Italia e il mondo

Linee blu, rossa e verde: il piano israeliano che ridisegna il sud del Litani_di Mounir Rabih

Linee blu, rossa e verde: il piano israeliano che ridisegna il sud del Litani

Dopo la seconda riunione allargata del “meccanismo” di supervisione del cessate il fuoco, tutti gli occhi saranno puntati sull’incontro tra Netanyahu e Trump il 29 dicembre.

L’OLJ / Di Mounir RABIH, il 19 dicembre 2025 alle 23:00

Lignes bleue, rouge et verte : le plan israélien qui redessine le sud du Litani

Veicoli della Finul e dell’esercito libanese durante una pattuglia congiunta nella regione di Marjeyoun, vicino al confine con Israele, il 4 dicembre 2025. Rabih Daher/AFP

Bannière articles premium desktop

Due sono le linee guida che si delineano per il Libano nel prossimo futuro, mentre continuano gli sforzi per impedire lo scoppio di una nuova guerra israeliana. Il primo, permanente, è quello dei negoziati condotti attraverso il comitato di supervisione del cessate il fuoco denominato “meccanismo”, che comprende anche gli Stati Uniti, la Francia e l’ONU, all’interno del quale è stato innalzato il livello di rappresentanza, in un contesto di volontà israeliana di ampliare ulteriormente la delegazione. Questo orientamento si è tradotto nella nomina a sorpresa del vicepresidente del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano, Yossi Dreznin, all’interno della delegazione. Il secondo è l’incontro di Parigi, che ha riunito francesi, sauditi e americani, alla presenza del comandante in capo dell’esercito libanese, il generale Rodolphe Haykal, per esaminare i risultati ottenuti finora dalle truppe nell’ambito del piano di ritiro delle armi, le prossime tappe e le modalità di sostegno all’istituzione militare.

Durante la riunione del meccanismo venerdì a Naqoura – la seconda nella sua nuova forma che include rappresentanti civili di entrambi i paesi – , la decisione israeliana di nominare una seconda figura civile all’interno della propria delegazione ha sorpreso tutti. Gli israeliani sono quindi rappresentati da due civili, di fronte all’ex ambasciatore Simon Karam che rappresenta il Libano. Si tratta di un nuovo metodo israeliano volto a spingere il Libano ad ampliare a sua volta la propria delegazione e ad integrarvi altre personalità civili, con l’obiettivo di rilanciare una vecchia proposta: la formazione di diverse commissioni di negoziazione, rispettivamente sulla situazione della sicurezza e militare, sulla delimitazione dei confini, nonché su ciò che gli israeliani definiscono «negoziati economici» o zona economica. Secondo le nostre informazioni, è stato concordato di tenere una nuova riunione del “meccanismo” dopo le festività, in linea di principio il 7 gennaio, in parallelo con la presentazione da parte dell’esercito di una relazione sui progressi compiuti in materia di disarmo di Hezbollah a sud del Litani. Si discuterà anche del piano che sarà messo in atto per il ritiro delle armi a nord del fiume.

Joseph Aoun presto a Washington?

Per quanto riguarda la riunione di Parigi, il generale Haykal ha illustrato tutte le fasi del processo di disarmo e i risultati ottenuti finora, sottolineando al contempo la necessità di proseguire gli sforzi fino all’annuncio di una zona completamente smilitarizzata a sud del Litani. Secondo alcune stime, l’esercito potrebbe annunciare questa fase verso la metà di gennaio 2026. Durante la riunione di Parigi è stata discussa la possibilità di prorogare il termine fino al mese di febbraio, nell’ipotesi in cui fosse necessario entrare in alcune zone residenziali e perquisirle. In questo contesto, i francesi hanno proposto l’adozione di un nuovo “meccanismo” derivato dal comitato esistente, con la disponibilità del contingente francese dell’UNIFIL a occuparsi delle ispezioni nei siti da cui sono state ritirate le armi. È stata inoltre affrontata la questione dell’organizzazione di una conferenza a sostegno dell’esercito. È stato fissato un calendario di massima per il mese di febbraio, senza data né luogo definiti, poiché tali elementi rimangono legati al grado di serietà dell’esercito nel portare a termine la sua missione a sud del Litani e al passaggio effettivo al ritiro delle armi a nord del fiume.

Leggi anche

Aoun saluta un «passo fondamentale sulla via della ricostruzione dello Stato»

Tutte queste questioni rimangono tuttavia in sospeso in attesa dell’incontro previsto tra Benjamin Netanyahu e Donald Trump il 29 dicembre. Il primo ministro israeliano presenterà al presidente americano rapporti e informazioni che, secondo lui, dimostrano i tentativi di Hezbollah di riarmarsi e ricostruire le proprie capacità militari. Cercherà di ottenere il via libera americano per lanciare un’operazione militare contro Hezbollah in Libano. Al contrario, Washington privilegia la cessazione delle guerre e la prevenzione della loro ripresa, ed eserciterà pressioni in tal senso, basandosi sul coordinamento con lo Stato libanese o sui negoziati con il presidente del Parlamento, Nabih Berry. In questo contesto, alcune informazioni riferiscono di contatti in corso con il presidente della Repubblica, Joseph Aoun, al fine di fissare una data per una visita a Washington e un incontro con Donald Trump.

Una mappa del sud del Litani, in tre linee

Tuttavia, per rinunciare all’opzione militare, è chiaro che Israele sta cercando di imporre condizioni severe al Libano. Tali condizioni, che Netanyahu discuterà con Trump, sono molto simili al piano applicato nella Striscia di Gaza. Si basano essenzialmente sul disarmo totale di Hezbollah e sull’impedimento, a breve e lungo termine, di qualsiasi ricostituzione di una struttura militare che possa rappresentare una minaccia per Israele.

Secondo le nostre informazioni, la proposta israeliana consiste nel tracciare una mappa della zona a sud del Litani divisa in tre linee. La prima è la linea blu – che oggi funge da confine tra il Libano e Israele – che rimarrebbe invariata. La seconda, denominata «linea rossa», costituirebbe la linea di sicurezza: Israele desidera mantenere una presenza militare e di sicurezza in questa zona, sia direttamente sul terreno, sia attraverso attrezzature, veicoli militari o robot. Questa linea sarebbe sinuosa e si estenderebbe sui punti che l’esercito israeliano occupa ancora nel sud del Libano e dove ha eretto installazioni e fortificazioni. La terza linea, la più importante, è quella che gli israeliani definiscono «linea di interesse», che in seguito sarebbe stata conosciuta come «linea verde». In pratica, corrisponde a una zona cuscinetto o a una zona economica voluta dagli Stati Uniti. Si applicherebbero condizioni rigorose alle persone autorizzate a risiedervi o ad accedervi. Questa linea comprenderebbe vaste aree, comprese zone residenziali, dove il ritorno degli abitanti potrebbe essere vietato. Il Libano, da parte sua, pone come condizioni il ritorno delle popolazioni e la cessazione delle aggressioni. Il presidente Joseph Aoun, che ha ricevuto Simon Karam dopo la riunione, ha sottolineato che il «punto di partenza» di tutte le discussioni deve essere «il ritorno degli abitanti dei villaggi di confine nelle loro case e sulle loro terre», secondo la presidenza.

Per memoria

Washington calma le acque: due mesi per l’esercito, tre garanzie richieste dagli sciiti

La matrice cristiana del diritto internazionale_di André Larané

Diritto internazionale (877-2003)

La matrice cristiana del diritto internazionale

Sceau de Raymond de Mondragon : hommage d'un vassal à son seigneur ; celui-ci lui remet un fief figuré par un fêtu de paille en échange de son service militaire figuré par son armure (Archives nationales)Fin dai tempi più remoti, le comunità umane si sono regolarmente combattute per appropriarsi di terre, greggi, metalli preziosi o schiavi, senza preoccuparsi di alcuna giustificazione.

Solo le città greche hanno conosciuto nell’antichità una parvenza di codificazione delle guerre. Ma è principalmente intorno all’anno mille, all’alba della civiltà europea, che la cristianità medievale gettò le basi di quello che sarebbe diventato il diritto internazionale…

La guerra, una costante nella storia dell’umanità

Le guerre sono attestate dall’archeologia fin dal Mesolitico (dico), circa diecimila anni fa, e hanno sempre avuto come obiettivo lo schiacciamento dell’avversario, la sua sottomissione, se non addirittura il suo sterminio. Non sono mai state regolate da alcun «diritto internazionale». Al massimo sono state contenute dalla diplomazia: l’arte di prevenire i conflitti e di porvi fine…

Vassili Verechtchaguine, Apothéose de la guerre, 1871. Galerie Trétiakov, Moscou

La «tregua sacra»

Nell’antichità classica si nota un’eccezione, ovvero il mondo greco. Questo era costituito da numerose città gelose della propria indipendenza. Ciascuna di queste città era formata dall’unione degli autoctoni (dal greco: « nati dalla stessa terra » ; oggi diremmo « autoctoni »), con l’esclusione degli stranieri (« metoqui ») e dei prigionieri di guerra o schiavi.

Questa coesione umana permise l’avvento della democrazia ateniese, ma generò anche frequenti conflitti di interesse tra le città.

Athlète et entraîneur (assiette attique à figures rouges signée Epictétos et retrouvée dans la nécropole étrusque de Vulci, 520-510 av. J.-C., musée du Louvre)Le città greche erano quindi spesso in guerra tra loro, ma poiché condividevano tutte le stesse credenze, gli stessi costumi e la stessa lingua, concordavano frequenti tregue in cui si può vedere il primo abbozzo di un diritto «internazionale» di guerra e pace. In primo luogo c’era l’ékécheiria o «tregua sacra» durante i Giochi panellenici come le Olimpiadi, i Giochi Pitici (Delfi) e i Giochi Nemei e Istmici. Alcune feste religiose come le Panatenee (Atene) potevano comportare una sospensione delle ostilità. Chiunque violasse questi divieti poteva essere perseguito per sacrilegio.

Queste pratiche scomparvero con la conquista romana nel II secolo a.C. e la Grecia entrò allora nel diritto comune, o meglio nell’illegalità comune.

« Guai ai vinti »

In tutto il mondo antico, infatti, il «diritto di guerra» si riassumeva nella formula attribuita al gallico Brenno: «Vae victis!» (Maledizione sui vinti!). Questa formula è rimasta valida nei primi due millenni della nostra era per tutto ciò che riguarda i rapporti tra gli imperi e i loro vicini : imperi islamici, imperi turco-mongoli, imperi cinesi o anche imperi aztechi.

Bas-relief du palais de Ninive montrant le siège de Lakish (royaume de Juda) en 701 av. J.-C. par le roi assyrien Sennacherib (British Museum)

All’esatto contrario delle città greche o delle nazioni europee del II millennio della nostra era, questi imperi sono Stati multiculturali o multinazionali basati sulla forza militare, come dimostra brillantemente lo storico Gabriel Martinez-Gros. Il primo impero che corrisponde a questa definizione è quello dei Persiani e dei Medi fondato da Ciro II il Grande 2500 anni fa e sarebbe presuntuoso credere che l’era degli imperi sia finita…

Tutti gli imperi hanno una vocazione universale e non vedono confini. Sono naturalmente inclini alla guerra di conquista e crollano quando non possono più espandersi e si scontrano ai loro confini con « barbari » più resistenti delle loro stesse truppe. Così è stato per i Persiani assaliti dai Macedoni di Alessandro Magno, per gli Abbasidi (Baghdad) e i Song (Cina) che hanno affrontato i Mongoli, o ancora per gli Aztechi attaccati dagli Spagnoli di Cortés!

In questo universo spietato, non c’è spazio per la moderazione o le convenzioni. La guerra prosegue fino alla totale sconfitta del nemico e, se gli avversari si esauriscono a vicenda, possono al massimo firmare una tregua o un trattato effimero. Così i Romani che cercano di placare i Germani insediandoli nelle loro regioni di confine.

Il cristianesimo medievale inventa il diritto internazionale

Un’eccezione emerge nell’Europa occidentale intorno all’anno Mille. Essa deriva dall’instaurazione del feudalesimo (dico) sulle rovine dell’Impero d’Occidente e in Germania.

Nel Regnum francorum fondato da Clodoveo, la progressiva scomparsa delle città e dell’amministrazione ereditate da Roma portò le comunità rurali a vivere in un circuito chiuso, poiché la società era ormai strutturata solo dalla Chiesa, dai suoi vescovi e dai suoi abati.

Al vertice, sotto l’autorità spirituale della Santa Sede, il re o l’imperatore non ha altre entrate se non quelle provenienti dai propri domini. In mancanza di risorse fiscali, delega il mantenimento dell’ordine ai propri compagni d’armi (conti o baroni), affidando a ciascuno di essi un territorio o un feudo di cui deve garantire la protezione e da cui ricava le proprie entrate. Questi vassalli di primo rango si appoggiano a loro volta ai propri fedeli o vassalli, affidando a ciascuno di essi l’amministrazione di una parte del proprio territorio, e così via fino alla castellania di base.

Con il capitolare di Quierzy, nell’877, l’imperatore carolingio concesse ai suoi compagni e ai loro vassalli il diritto di lasciare in eredità il proprio feudo al legittimo erede. Da quel momento in poi, i detentori di un feudo ereditario si impegnarono a rispettare i possedimenti altrui affinché i propri non fossero a loro volta contestati.

Se per caso un maleducato tentasse senza motivo legittimo di impadronirsi del territorio del suo vicino, quest’ultimo potrebbe richiedere l’arbitrato del loro comune sovrano. Nei casi più importanti, la questione poteva essere sottoposta al re o addirittura al papa… È quanto accadde nel 1213, quando il re d’Inghilterra Giovanni Senza Terra, minacciato di essere detronizzato dal re di Francia Filippo Augusto, si dichiarò vassallo del papa Innocenzo III per mettersi al riparo dal suo rivale.

« Pace di Dio » e « tregua di Dio »

La Chiesa non si ferma qui. Si intromette nel rituale dell’investitura (dico) con cui un giovane signore viene chiamato a entrare nella cavalleria: inculca nei futuri combattenti un certo codice d’onore invitandoli a rispettare i non combattenti e a difendere «la vedova e l’orfano».

Adoubement d'un futur chevalier

Incoraggia anche e soprattutto la « pace di Dio », ovvero le pause nelle guerre private che regolarmente devastano le campagne.

La prima «pace di Dio» riportata dalle cronache si tenne a sud di Poitiers il 1° giugno 989, in un prato vicino al villaggio di Charroux, noto per la sua reliquia della Vera Croce. Davanti alla folla riunita, alla presenza del duca d’Aquitania e sotto l’invocazione della preziosa reliquia, il vescovo di Clermont lancia tre anatemi, ovvero tre minacce di scomunica contro i « violatori delle chiese » , dei «ladri dei beni dei poveri» e di «coloro che maltrattano i chierici», in totale un bel po’ di gente! Con questi anatemi, il vescovo mira a garantire «la pace che vale più di ogni altra cosa». E affinché il messaggio sia ben recepito, i cavalieri presenti prestano giuramento di pace, con la mano sulla reliquia.

Mentre si moltiplicano assemblee simili, il concilio di Arles (1037-1041) aggiunge la «tregua di Dio». Questa sospendeva le attività belliche in determinati giorni e periodi dell’anno, durante i periodi più sacri del calendario liturgico, sotto pena di scomunica.

Queste «tregue di Dio» possono in realtà essere relativamente estese. Il monaco borgognone Raoul Glaber (985-1047), prezioso cronista di quel periodo, riporta il caso di una tregua che va dal mercoledì sera all’alba del lunedì mattina: ai guerrieri non resta molto tempo per risolvere le loro controversie!

Si assiste così alla nascita di un primo «diritto della guerra e della pace» nel cuore della cristianità medievale. Nell’XI secolo esso porta alla fine delle guerre private, sia attraverso la minaccia della scomunica che attraverso la messa al passo dei signori predoni da parte del re capetingio e dei suoi principali baroni.

Controversie matrimoniali, controversie ereditarie

Non facciamoci però illusioni. La guerra non scompare dopo l’anno mille, nel « bel Medioevo » (dico). Si assiste solo alla scomparsa delle guerre di conquista che, come abbiamo visto, sono il destino di tutte le altre regioni del mondo civilizzato!

Ne consegue che praticamente tutte le guerre di quel periodo – e sono state numerose – sono state scatenate per motivi giuridici, come è avvenuto ai nostri giorni, nel gennaio 1991, con l’operazione «Tempesta nel deserto» volta a liberare il Kuwait con l’approvazione dell’ONU.

Queste guerre medievali non avevano nulla a che vedere con aggressioni arbitrarie e immotivate. Erano piuttosto la conseguenza dell’ordine feudale, con i suoi legami di vassallaggio ereditario, e dell’autorità spirituale della Chiesa e del suo braccio armato: i monaci e gli abati di Cluny.

La Chiesa, infatti, non si è occupata solo di cristianizzare i costumi cavallereschi. Come è noto, ha anche legiferato sul matrimonio. In questo modo è riuscita a tenere a freno i potenti di questo mondo, vietando sotto pena di scomunica la poligamia e i matrimoni consanguinei (fino al settimo grado di parentela!).

Ha anche imposto il libero consenso dei coniugi e l’indissolubilità del matrimonio (anche in caso di adulterio femminile!), senza contare la parità di accesso all’eredità per figli e figlie (a differenza, in particolare, di quanto si osserva nelle società islamiche).

Nel Medioevo le donne avevano ottenuto gli stessi diritti degli uomini (con la sola eccezione dell’accesso al sacerdozio). Ne conseguirono numerose rivendicazioni territoriali in ambito politico, causate da dispute ereditarie: un fratello e una sorella che si contendono la signoria paterna; un uomo che rivendica l’eredità della moglie, cugini che si contendono una corona in virtù di una discendenza sia femminile che maschile, ecc.

Infatti, tra l’XI e il XVI secolo non vi fu alcuna annessione né alcun trasferimento di sovranità senza che gli autori facessero riferimento a una rivendicazione di questo tipo, legata a un matrimonio o a un’eredità.

Così è stato per la «conquista» dell’Inghilterra da parte del duca di Normandia Guglielmo il Bastardo. Quest’ultimo invocò il testamento di suo zio, il defunto re Edoardo il Confessore, morto senza eredi. Lo stesso vale per la prima guerra tra i Capetingi (francesi) e i Plantageneti (inglesi), conseguenza dell’eredità di una donna, Eleonora d’Aquitania, e del suo secondo matrimonio. Anche la seconda guerra, la guerra dei Cent’anni, ebbe origine da una disputa tra gli eredi dell’ultimo Capetingio diretto, morto senza discendenti. Le guerre d’Italia derivano dal fatto che Carlo VIII, Luigi XII e Francesco I pretendono di recuperare l’eredità che ritengono loro spettante.

Fino alla fine del Medioevo, tutte le acquisizioni erano legittimata da un’eredità o da un matrimonio, se necessario forzato da una guerra. È così che la Francia annesse la Linguadoca, la Provenza e la Bretagna (ed è così che, molto più tardi, nel 1603, alla morte di Elisabetta I, la Scozia e l’Inghilterra furono riunite sotto la stessa corona).

Il caso più spettacolare è ovviamente quello della famiglia degli Asburgo che, grazie a matrimoni e eredità, diventerà sovrana di metà Europa (esclusi i possedimenti americani). A questo proposito, ricordiamo il simpatico distico di Massimiliano I«Che gli altri facciano la guerra, tu, felice Austria, contrai matrimoni, perché i regni che Marte dona agli altri, Venere li assicura a te.»

Fanno naturalmente eccezione le guerre condotte in territori pagani o musulmani, dove non esistono eredità o doti. Si torna così al diritto universale di conquista. È il caso della conquista dell’Andalusia musulmana e della Prussia pagana, della creazione degli Stati franchi in Terra Santa e della costituzione di un regno normanno in Sicilia da parte di un pugno di avventurieri.

All’interno della stessa cristianità, le guerre più brutali sono quelle combattute dalle comunità rurali delle Alpi svizzere che lottano per la propria sopravvivenza, senza curarsi del codice cavalleresco. Anche le città mercantili italiane, che hanno acquistato la propria indipendenza a partire dal XIII secolo, combattono occasionalmente, anche se in modo meno brutale e per rivendicazioni puramente pecuniarie.

André Larané

Rassegna stampa tedesca 68a puntata a cura di Gianpaolo Rosani

Lo Stern natalizio è più tranquillo e ancora più empatico rispetto alle altre edizioni. Vogliamo dare
spazio a storie non meno intense, che altrimenti potrebbero passare inosservate nel frastuono
della politica berlinese e americana o dover cedere il posto a reportage crudi su sofferenze
incommensurabili.

STERN
23.12.2025
EDITORIALE

Conoscete lo Stern come una rivista provocatoria e spietata quando si tratta di denunciare gli abusi. Ma
anche sfacciata, chiassosa e curiosa quando mettiamo in luce gli aspetti bizzarri ai margini della nostra
società.

Merz sarà anche uno stratega, ma non è certo un politico esperto in liste e precauzioni. Il
cancelliere capisce dell’arte della tattica, del mestiere di tessere reti di alleanze e mantenerle nel
tempo quanto un’oca alla vigilia di Natale. È sempre stato così. Nel 2002 Merz ha lasciato la
presidenza del gruppo parlamentare dell’Unione al Bundestag ad Angela Merkel. In seguito,
offeso, ha lasciato il campo. Non ha tratto insegnamenti tattici da questa esperienza, perché
sconfitte di questo tipo si ripetono.

27.12. 2025
LIBERTA´DI OPINIONE
Un cancelliere senza intuito
Friedrich Merz passa da una sconfitta all’altra. Gli mancano sensibilità tattica e seguaci. Per il governo
questo può rivelarsi fatale, sostiene Jacques Schuster

Friedrich Merz ha una tendenza quasi demoniaca a manovrare la propria esistenza politica in una situazione
senza via d’uscita fin dall’inizio. Da sette mesi ci si stupisce di quanto spesso il cancelliere federale si trovi in
situazioni che avrebbero potuto essere evitate con un orecchio sensibile alle sfumature e ai sottintesi.

Nel complesso, per i giornalisti è diventato più sgradevole o pericoloso esercitare la loro
professione. Ci sono tre ragioni per questo: il modo di trattare i fatti è cambiato. Le società
occidentali sono più polarizzate. La funzione di controllo dei media non è più accettata da alcuni
governi. Per un Trump, un Benjamin Netanyahu o un Viktor Orbán, l’abuso di potere fa
naturalmente parte del loro uso e mantenimento del potere. I giornalisti sono di intralcio, vengono
insultati o limitati nel loro operato, mentre si cerca di ottenere il controllo sui controllori. In
Germania la situazione è ancora buona. Ad eccezione dell’AfD, i partiti principali accettano la
funzione di controllo dei media. Ma ogni giorno assistiamo alla lotta per i fatti e alla polarizzazione
della società.

12.12.2025
EDITORIALE
Odio contro i fatti, odio contro i giornalisti
Gli attacchi ai media sono in aumento. Questo mina le fondamenta della democrazia.

Di Dirk Kurbjuweit
In qualità di caporedattore, vivo nella costante preoccupazione che possa succedere qualcosa a uno di noi.
Il giornalismo può essere una professione pericolosa.

Da un punto di vista formale, è stata una clamorosa sconfitta per la presidente della Commissione
europea Ursula von der Leyen e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, tuttavia il cancelliere si è
detto soddisfatto del risultato. “L’Europa ha capito che l’ora è giunta e ha dato prova della sua
sovranità”. Il ministro delle Finanze tedesco Lars Klingbeil (SPD) ha elogiato le decisioni del vertice
UE: “Alla fine la Russia dovrà pagare per la distruzione causata dall’attacco”. L’UE non è riuscita a
trovare un accordo sulla confisca immediata dei beni statali russi. Questo modello di cosiddetto
prestito di riparazione era stato auspicato dal cancelliere Merz e dalla presidente della
Commissione tedesca Ursula von der Leyen. “A mio avviso, questa è davvero l’unica opzione”,
aveva dichiarato Merz giovedì mattina. Entrambi i politici tedeschi hanno commesso errori gravi
nella preparazione della decisione e sottovalutato l’opposizione di alcuni Stati membri come il
Belgio, dove si trova la maggior parte dei fondi russi congelati. Anche la Francia e l’Italia, con
grande sorpresa dei partecipanti al vertice, si sono improvvisamente opposte. Gli osservatori
considerano l’accordo dell’UE sui beni russi come un segno di debolezza.

21.12.2025
L’Europa finanzia l’Ucraina con debiti comuni
Dopo una lunga disputa, i capi di Stato concordano su 90 miliardi di euro per aiutare Kiev. Il cancelliere
federale Merz non riesce a convincere l’UE a utilizzare i beni russi

Di CHRISTOPH B. SCHILTZ
Il finanziamento dell’Ucraina per i prossimi due anni è assicurato. L’Unione Europea metterà a disposizione
di Kiev un prestito senza interessi pari a 90 miliardi di euro.

Con il piano di riservare i beni russi all’Ucraina, Merz ha ora tentato il grande colpo. L’UE dovrebbe
apparire come un attore geopolitico che tiene testa a Putin e anche a Trump. Il tentativo ha
rischiato di ritorcersi contro: si sono approfondite le divisioni che si sono aperte nell’UE a quasi
quattro anni dall’attacco russo all’Ucraina. Da una parte ci sono la Polonia, i paesi scandinavi e i
paesi baltici, che si sentono direttamente minacciati dalla Russia. Questa volta volevano dare un
calcio a Putin e dimostrare che non si lasciano intimidire. Dall’altra parte ci sono tre Stati che non
vogliono più avere nulla a che fare con la guerra, ovvero Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia.
E poi c’è il terzo schieramento, quello del resto dei paesi, rappresentato in modo esemplare da
Francia, Italia e Spagna: i governanti giurano solidarietà all’Ucraina, ma sono stanchi della guerra
e coinvolti in conflitti interni. Attraverso gli occhi del governo tedesco emerge l’immagine di un’UE
in cui la solidarietà sta svanendo sempre più e la Germania fatica a farsi sentire.

20.12.2025
VERTICE DEL DESTINO
Il piano del cancelliere – affondato come il
“Titanic”
L’UE metterà a disposizione miliardi per Kiev, ma i beni russi rimarranno congelati. La notte a Bruxelles è
andata diversamente da come Friedrich Merz se l’era immaginata. Questo incontro ha anche fornito un
assaggio delle future lotte per la distribuzione delle risorse. Friedrich Merz ha raggiunto il suo obiettivo
principale a Bruxelles: salvare finanziariamente l’Ucraina. Eppure il vincitore di questo vertice UE
proviene da un altro Paese

Di Josef Kelnberger
Perché non così fin dall’inizio? Ottima osservazione, risponde Friedrich Merz venerdì mattina presto, è
davvero un’ottima osservazione.

Non passa quasi un giorno senza che Merz parli da un podio o appaia in un programma televisivo.
Ma quasi altrettanto spesso le apparizioni del cancelliere lasciano il pubblico perplesso: cosa ha
detto questa volta? Senza alcun senso o scopo apparente, al cancelliere sfuggono continuamente
frasi che dovrebbero suonare incisive, ma che lo mettono regolarmente in difficoltà. Questi
incidenti retorici hanno una caratteristica comune: Merz associa l’espressione di una posizione
conservatrice al rozzo disprezzo di un gruppo percepito come estraneo, anche se non sarebbe
necessario alcun tipo di emarginazione per esprimere la sua posizione. Si rivelano la motivazione
e l’essenza della sua politica: a casa è più bello, noi siamo i migliori. Friedrich Merz ha buone
intenzioni. È solo che a volte è un po’ imbarazzante il modo in cui lo dice.

19.12.2025
Capire Merz
Gli ex capi di governo tedeschi erano restii a esprimersi, Friedrich Merz invece parla piuttosto troppo che
troppo poco, irritando regolarmente molti cittadini.

Di Stefan Kuzmany
La domanda era ovvia. Il governo degli Stati Uniti aveva appena presentato la sua nuova dottrina di
sicurezza, un manifesto di radicale opposizione all’Unione Europea. Ora un giornalista voleva sapere quali
effetti avrebbe avuto questo documento sulla Germania.

Poiché Kiev finirà i fondi al più tardi nel secondo trimestre del 2026, era indispensabile trovare una
soluzione in occasione di questo vertice UE. Il cancelliere tedesco ha perso parte del suo capitale
politico tra i suoi colleghi di governo. Il primo ministro belga Bart De Wever è uscito vincitore dal
confronto con il primo ministro tedesco. In qualità di sede del fornitore di servizi finanziari
Euroclear, che custodisce i fondi statali russi, il Belgio si è opposto fin dall’inizio alla variante
propagandata da Merz. Secondo le informazioni fornite dai diplomatici, nel corso dell’incontro è
emerso rapidamente che diversi Stati non erano disposti a concedere garanzie illimitate. Tuttavia, i
capi di Stato e di governo non potevano permettersi un fallimento. La discussione sul
finanziamento di Kiev riguarda in ultima analisi anche il ruolo geopolitico dell’Europa: gli Stati Uniti
hanno chiarito che gli europei devono fornire una contropartita alle assicurazioni americane,
ovvero il finanziamento.

20.12.2025
Merz perde capitale politico
Il cancelliere tedesco elogia il vertice UE sull’Ucraina come un successo, ma i capi di governo hanno
respinto la sua opzione preferita

Di ANTONIO FUMAGALLI, BRUXELLES
I capi di Stato e di governo europei non devono mancare di perseveranza. Lo ha dimostrato ancora una
volta in modo esemplare il vertice di Bruxelles, conclusosi solo nella notte tra giovedì e venerdì.

23.12.2025
Crepe nella politica europea sull’Ucraina
Dopo la controversia sugli aiuti finanziari al Paese sotto attacco, il presidente francese Macron ha in
programma una telefonata con il leader del Cremlino Putin, mettendo così in imbarazzo il cancelliere
Merz

Di Daniel Brössler e Josef Kelnberger – Berlino
Per mesi il cancelliere Friedrich Merz (CDU) sembrava tirare le fila della politica europea nei confronti
dell’Ucraina. Ma ora il presidente francese Emmanuel Macron sembra voler tornare a essere il numero uno
in Europa. Macron deciderà “nei prossimi giorni” quando e in quali circostanze potrà avere un colloquio
personale con il presidente russo Vladimir Putin, secondo quanto comunicato domenica dall’Eliseo. Putin
aveva precedentemente accettato l’offerta di Macron di un colloquio. Merz non era apparentemente a
conoscenza del piano.

L’ATTACCO MISSILISTICO DI TRUMP IN NIGERIA_di Chima

L’ATTACCO MISSILISTICO DI TRUMP IN NIGERIA

Nonostante lo sfarzo e la pompa magna, i missili da crociera Tomahawk lanciati dalla marina di Trump atterrano su un pezzo di terreno agricolo vuoto in uno Stato nigeriano dove non ci sono quasi residenti cristiani.

Chima27 dicembre
 
LEGGI NELL’APP
  
CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi
Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 6.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:
– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;
– IBAN: IT30D3608105138261529861559
PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo
Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo
Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).
Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

RACCOLTA FONDI DI FINE ANNO: I vostri generosi contributi finanziari mi aiutano in questo difficile passaggio da accademico universitario a libero professionista. Vi invito a effettuare una donazione all’indirizzo: buymeacoffee.com/chimandubichi. In alternativa, potete prendere in considerazione la possibilità di diventare un abbonato a pagamento.


36 states lose financial autonomy suit against FG
Mappa che mostra i 36 stati che costituiscono la Federazione nigeriana. Questi stati federati sono raggruppati in 6 regioni geopolitiche rappresentate con colori diversi. Nell’angolo in alto a sinistra si trova lo Stato di Sokoto, la cui popolazione è quasi al 100% musulmana.

Il presidente Donald Trump ha pubblicato un lungo messaggio sui social media, vantandosi e descrivendo gli attacchi missilistici statunitensi contro alcuni covi terroristici nello Stato di Sokoto come un’azione unilaterale intrapresa per proteggere “i cristiani in Nigeria”. Ha deliberatamente fatto credere ai suoi seguaci MAGA che non ci fosse alcun coordinamento con le autorità militari nigeriane. A quanto pare, aveva semplicemente ordinato a Pete Hegseth di lanciare missili a caso in alcune zone e in qualche modo i terroristi sono stati tutti annientati.

Fotografia diffusa dal Pentagono che mostra il lancio di missili da crociera Tomahawk dalla USS Paul Ignatius in navigazione nella parte orientale dell’Oceano Atlantico. Anche dei droni aerei hanno lanciato missili Hellfire contro obiettivi nello Stato di Sokoto.

In realtà, da quando Trump ha iniziato a vantarsi di preoccuparsi dell’inesistente “genocidio dei cristiani”, il governo federale nigeriano ha cercato di approfittare della situazione ripetendo le stesse richieste di aiuto che erano state respinte dalle precedenti amministrazioni statunitensi.

Ad esempio, l’amministrazione Obama ha rifiutato di vendere armi specializzate a meno che la Nigeria non concedesse basi militari e consentisse il dispiegamento di truppe statunitensi per combattere sul suo territorio.

Il governo nigeriano ha ribadito la sua posizione standard: i soldati statunitensi continueranno ad essere accolti in numero limitato come addestratori e istruttori militari. Tuttavia, non ci saranno basi militari né dispiegamenti su larga scala di truppe statunitensi per combattere sul suolo nigeriano. La Nigeria non era interessata a seguire la strada intrapresa dalla Repubblica del Niger, che all’epoca ospitava oltre 1000 soldati statunitensi presumibilmente impegnati nella “lotta al terrorismo”. L’amministrazione Obama ha risposto respingendo la richiesta della Nigeria di vendita di armi, sostenendo che vi fossero “violazioni dei diritti umani” nei confronti dei sospetti terroristi arrestati. Obama è arrivato persino a impedire al Brasile di vendere alla Nigeria gli aerei da combattimento A-29 Super Tucano, con la motivazione che questi velivoli militari di fabbricazione brasiliana contenevano componenti statunitensi.

La prima amministrazione Trump ha revocato le restrizioni nel 2017, consentendo all’aeronautica militare nigeriana di acquistare 12 velivoli per circa 593 milioni di dollari. Gli aerei non sono arrivati in Nigeria fino al 2021 e anche allora gli americani hanno imposto restrizioni sul loro utilizzo. Al contrario, l’esercito nigeriano era libero di utilizzare i suoi aerei a turbogetto di fabbricazione russa e cinese come meglio credeva.

Avanti veloce al 2025, Trump è tornato alla Casa Bianca per il suo secondo mandato. Questa volta, però, le cose sono diverse. A differenza del suo primo mandato, Trump non può contare sul sostegno automatico di tutti i membri della sua famigerata coalizione elettorale. Ciò è risultato evidente dal disincanto tra la base del movimento MAGA, derivante dalla gestione scadente da parte di Trump della vicenda Epstein.

Nel disperato tentativo di invertire il calo di consensi tra i suoi seguaci religiosi del MAGA, ha iniziato a presentarsi come un capo guerriero che combatte contro il inesistente “genocidio dei cristiani nigeriani”. Pur negando con forza l’assurda affermazione di Trump, il governo nigeriano ha visto l’opportunità di ottenere l’accesso a dati di sorveglianza di alta qualità provenienti da sofisticati droni americani e satelliti militari statunitensi.

Qualche giorno fa, alcuni terroristi jihadisti hanno attaccato una moschea, uccidendo cinque persone e ferendone molte altre. Ovviamente, Trump e i suoi funzionari non si curano affatto di questa informazione, poiché contraddice la falsa narrativa del “genocidio dei cristiani”.

Per tutto il mese di novembre, gli americani hanno fatto volare dei droni dalla Repubblica del Ghana nello spazio aereo nigeriano. I dati di sorveglianza raccolti dai droni statunitensi sono stati trasmessi all’aeronautica militare nigeriana per condurre bombardamenti sui nascondigli dei terroristi nello Stato di Borno, lo Stato nord-orientale che è l’epicentro dei terroristi jihadisti legati sia ad al-Qaeda che all’ISIS.

Ieri Trump ha cercato di mettere in scena un grande spettacolo, dei fuochi d’artificio da mostrare ai suoi sostenitori MAGA, ancora delusi dal fallimento della pubblicazione del dossier Epstein, tra le altre questioni. L’esercito nigeriano ha individuato un nascondiglio di terroristi nello Stato nord-occidentale di Sokoto, la cui popolazione è quasi al 100% musulmana, e i missili da crociera americani hanno preso di mira quella località.

Se ci fossero dei beneficiari dell’attacco di ieri sera, sarebbero i musulmani comuni che sono stati vittime dei banditi terroristi locali, noti per aver fatto saltare in aria moschee e ucciso molti musulmani nel processo.  Boko Haram né ISWAP (Stato Islamico – Provincia dell’Africa Occidentale) hanno alcuna presenza nello Stato di Sokoto.

Nello Stato di Sokoto non ci sono quasi cristiani che Trump possa proteggere. Se volesse “proteggere i cristiani”, allora il luogo in cui intervenire sarebbe lo Stato di Borno, nel nord-est della Nigeria, e non lo Stato di Sokoto, nel nord-ovest della Nigeria.

I'm not taking a new wife, says Tinubu - Lagos Panorama
Il presidente Tinubu e sua moglie provengono dal sud-ovest della Nigeria, dove i matrimoni misti tra musulmani e cristiani sono molto comuni. Il presidente è un musulmano praticante, mentre sua moglie è una pastora cristiana evangelica.

Personalmente, ho sentimenti contrastanti riguardo all’intera operazione. Da un lato, sono lieto che l’esercito statunitense abbia coordinato con la Nigeria l’attacco contro i banditi che terrorizzavano la popolazione musulmana di Sokoto. Dall’altro lato, sono preoccupato dalle menzogne e dalle false dichiarazioni diffuse da Trump e dai suoi funzionari. Trump non ha condotto questo attacco per aiutare la Nigeria con il suo problema di terrorismo. Lo ha fatto per attirare i suoi seguaci MAGA, che abbracciano la falsa narrativa di un “genocidio cristiano” in un paese in cui i cristiani ricoprono posizioni di rilievo nell’esercito e nei servizi di sicurezza.

Esaminiamo un elenco delle posizioni di potere nel settore della sicurezza e dell’esercito in Nigeria e identifichiamo chi le ricopre:

  1. Il ministro della Difesa, generale Christoper Musa — Cristiano
  2. Capo di Stato Maggiore della Difesa (CDS) Generale Femi Oluyede — Cristiano
  3. Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare (CAS) Vice Maresciallo dell’Aeronautica Kelvin Aneke — Cristiano
  4. Capo di Stato Maggiore della Marina (CNS) Vice Ammiraglio Idi Abbas — Musulmano
  5. Ispettore generale di polizia (IGP) Kayode Egbetokun — Cristiano
  6. Capo di Stato Maggiore dell’Esercito (CAS) Tenente Generale Waidi Shaibu— Musulmano
  7. Capo dei servizi segreti della difesa (CDI) Maggiore generale Udiandeye — Cristiano
  8. Direttore dei Servizi di Sicurezza dello Stato (DSS) Sig. Adeola Ajayi— Cristiano
Solo due persone nella foto sono musulmane. Gli altri sono cristiani.

Temo che in futuro l’uomo forte arancione alla Casa Bianca possa decidere di sferrare un attacco unilaterale senza coordinarsi o consultarsi con il governo nigeriano, causando potenzialmente la perdita di vite innocenti. Ricordo vividamente quando Trump sganciò bombe aeree su un raduno di civili yemeniti e poi affermò di aver preso di mira “un raduno di Houthi yemeniti”. Ricordo anche l’incidente precedente, quando i funzionari del Pentagono sotto l’amministrazione Biden hanno lanciato missili contro innocenti afghani e hanno falsamente affermato che i civili morti erano “terroristi dell’ISIS-Khorasan”.

ADDENDUM :

Proprio mentre stavo per andare in stampa, è emerso un filmato che mostra la zona rurale dello Stato di Sokoto colpita dai missili da crociera statunitensi. Sembra che i missili da crociera Tomahawk siano stati lanciati dalla nave da guerra americana USS Paul Ignatius, e i missili AGM-114 Hellfire lanciati dai droni MQ-9 Reaper abbiano mancato la parte nord-orientale dello Stato di Sokoto, dove operano i banditi terroristi, colpendo invece la parte sud-orientale dello Stato, relativamente più sicura. Almeno uno dei missili ha colpito un appezzamento di terreno agricolo vuoto. La popolazione locale nelle vicinanze del terreno agricolo bruciato afferma che non ci sono state vittime.

Guarda il breve video clip del canale televisivo nigeriano Arise News:

Naturalmente, non importa se nessuno dei banditi locali che operano a Sokoto è stato colpito da quei costosi missili lanciati con grande pompa e fasto. L’importante è che Trump mantenga il titolo di “Capo difensore dei cristiani nigeriani” tra i suoi seguaci MAGA. Si spera che i fuochi d’artificio li terranno incollati abbastanza a lungo da fargli dimenticare il fiasco che ha circondato la pubblicazione del dossier Epstein e la lotta intestina sul ruolo di Israele nella politica interna ed estera degli Stati Uniti.

Mi aspetto quasi che la cantante Nicki Minaj, che non è molto informata, salga su un palco negli Stati Uniti per salutare Trump come oro puro. Negli Stati Uniti circolano voci secondo cui lei starebbe adulando Trump nella speranza di ottenere la grazia per suo marito e suo fratello. Tuttavia, vale la pena notare che sia suo fratello che suo marito sono stati condannati con accuse statali, non federali. Pertanto, è improbabile che Trump abbia l’autorità di graziare nessuno dei due.

Il segretario alla Difesa (Guerra) degli Stati Uniti Pete Hegseth incontra il consigliere per la sicurezza nazionale della Nigeria Nuhu Ribadu al Pentagono il 20 novembre 2025.

Tornando al punto di partenza, mi aspetto ulteriori attacchi missilistici statunitensi contro obiettivi all’interno della Nigeria nei prossimi giorni e settimane. Qualcuno di questi attacchi sarà efficace contro i terroristi? Chi lo sa. Dopotutto, dal 2012 al 2024 la Repubblica del Niger ha ospitato 1.100 soldati statunitensi armati di droni. Eppure, il problema del terrorismo in Niger persiste ed è persino più grave che in Nigeria.

Personalmente, preferirei che il Pentagono si limitasse a fornire dati di sorveglianza all’esercito nigeriano. Tuttavia, stiamo parlando del Pentagono di Trump. Trump vuole essere visto come il capo guerriero che ordina ai droni e alle navi della Marina statunitense di lanciare missili contro i terroristi nigeriani. Il governo nigeriano asseconderebbe volentieri la vanità di Trump, a condizione che egli sia disposto a consentire l’accesso a tecnologie di sorveglianza all’avanguardia. Si spera che la prossima volta i missili statunitensi siano puntati sui nascondigli dei terroristi nello Stato di Borno, nel nord-est, piuttosto che nello Stato di Sokoto, nel nord-ovest.


RACCOLTA FONDI DI FINE ANNO: Le vostre generose donazioni mi aiutano in questo difficile passaggio da docente universitario a libero professionista. Vi prego di effettuare le vostre donazioni a: buymeacoffee.com/chimandubichi. Anche l’impegno a diventare un abbonato a pagamento è una buona opzione.

Sharp Focus on Africa è gratuito oggi. Ma se questo post ti è piaciuto, puoi dimostrare a Sharp Focus on Africa che i loro articoli sono preziosi sottoscrivendo un abbonamento futuro. Non ti verrà addebitato alcun costo a meno che non attivino i pagamenti.

Prometti il tuo sostegno

SITREP 26/12/25: L’AFU fugge da Gulyaipole, mentre la Russia inciampa nella torbida Kupyansk_di Simplicius

SITREP 26/12/25: L’AFU fugge da Gulyaipole, mentre la Russia inciampa nella torbida Kupyansk

27 dicembre
 LEGGI NELL’APP 
 
CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi
Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 6.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:
– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;
– IBAN: IT30D3608105138261529861559
PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo
Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo
Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).
Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

La notizia più importante della scorsa settimana sono stati gli attacchi della Russia nella regione di Odessa e Nikolaev. Questi hanno preso di mira sia le infrastrutture della rete energetica sia, cosa più sorprendente, quelle dei trasporti e ferroviarie, in quello che sembra essere un tentativo di isolare Odessa dalla logistica occidentale.

Panico nella regione di Odessa dopo gli attacchi al ponte sul Dniester, vicino al villaggio di Mayaki. Gli attacchi al ponte e al ponte di Zatoka sono in corso da 9 giorni consecutivi. Il sud della regione potrebbe essere isolato dagli ultimi porti funzionanti, attraverso i quali viene rifornita di benzina la parte centrale dell’Ucraina e la regione di Odessa. Gli imprenditori locali si stanno già offrendo di trasportare persone dall’altra parte per 10.000 grivne.
Il panico si sta diffondendo su entrambi i lati del ponte, con persone che fanno rifornimento di carburante e cibo e lunghe code alle stazioni di servizio di Odessa. Altre fonti riferiscono che la “febbre” durerà per 1-2 settimane, finché la logistica non sarà riorganizzata attraverso Moldavia e Romania. A quel punto, potrebbero comparire attraversamenti su pontoni a Mayaki.

Altri resoconti ucraini:

Questo filmato risale alla settimana scorsa e mostra i tedeschi russi che colpiscono con precisione i ponti Sarata o Zatoka e altri attraversamenti ferroviari nella regione di Odessa:

Bombe plananti assistite da jet russi e droni Geran-2 colpiscono il ponte Zatoka nella regione di Odessa.

Altri due video provengono da altri valichi ferroviari nella regione di Odessa. La Russia sta intensificando la pressione sulla regione in seguito agli attacchi ucraini alle navi russe nel Mar Nero.

Bisogna tenere presente che lo scopo di tali attacchi non è quello di abbattere il ponte, cosa che i Geran non sono abbastanza forti per fare, ma piuttosto quello di mettere in ginocchio la ferrovia ripetutamente, anche dopo che è stata ripetutamente riparata.

Proprio oggi, il massimo esperto dell’AFU Serhiy “Flash” Beskrestnov ha scritto questo aggiornamento urgente sulla situazione, menzionando gli attacchi alle squadre di riparazione e fornendo la seguente mappa:

Secondo l’esperto di droni Flash, la Russia sta cercando di chiudere la ferrovia Kovel-Kiev per interrompere i viaggi tra Ucraina e Polonia.

Due giorni fa, i Geranium hanno attaccato un treno, poi una squadra di riparazione; l’altro ieri, un ponte ferroviario; e la scorsa notte, un deposito di locomotive.

Sono emersi video di traffico intenso, code, carenza di carburante e persino proteste per le interruzioni di corrente. Ma al momento possiamo solo ipotizzare perché esattamente il Ministero della Difesa russo abbia deciso di iniziare a colpire le infrastrutture di trasporto proprio ora. La ragione principale degli attacchi in generale, in particolare alla rete energetica, sembra essere stata la “risposta” “occhio per occhio” agli attacchi dell’Ucraina alle petroliere russe della “flotta ombra” sia nel Mar Nero che nel Mediterraneo; ma la rappresaglia russa sembra andare oltre.

Gli attacchi al ponte sull’autostrada Odessa-Reni potrebbero bloccare il 60% delle importazioni di carburante in Ucraina, il che porterà ad un aumento dei prezzi e a una carenza di benzina, ha affermato il fondatore del gruppo Prime, Dmitry Levushkin.

Gli analisti russi hanno cercato una spiegazione del perché attacchi così su larga scala contro ponti e infrastrutture di trasporto nella regione non si siano verificati molto tempo fa, cosa con cui sono d’accordo e su cui ho scritto ampiamente in precedenza:

Molti si sono chiesti cosa abbia impedito loro di attaccare questi ponti nel 2022.
Nel 2022, le Forze Armate russe non disponevano di Geran o FAB con UMPK, che sono armi economiche. È estremamente costoso colpire i ponti con i missili Kalibr e Kh-101. Ogni missile costa almeno 130 milioni di rubli e ne occorrono molti. Un ponte di grandi dimensioni richiede diverse decine di missili, il che equivale a quasi sei mesi di produzione all’epoca.
Attualmente, è possibile lanciare 10-20 Geran al giorno contro questi ponti, sebbene non causino danni critici. I FAB con UMPK possono essere lanciati a decine con grande efficacia, ma questo è pericoloso per gli aerei che penetrano nella zona di difesa aerea nemica.

L’ultima parte è vera riguardo al pericolo di avvicinare i Su-34 abbastanza da poter sganciare i FAB dotati di kit di bombe plananti UMPK. Tuttavia, la Russia ha implementato i nuovi FAB con una portata di 200-300 km. Come si può vedere di seguito, questo consentirebbe di colpire Odessa da ben oltre la sicurezza della Crimea stessa:

L’unico problema è che non sappiamo in quanti esemplari la Russia abbia finora prodotto questi kit a lungo raggio e possiamo solo supporre che il numero non sia ancora elevato.

Un’altra spiegazione per ciò che la Russia ha fatto di recente in generale in Ucraina è la suddivisione del Paese in più regioni disconnesse, almeno in termini di rete elettrica. Detto questo, non dovremmo esagerare: una rapida occhiata alla situazione energetica di Odessa, anche a partire dalla fine del 2024, ha mostrato alcuni degli stessi articoli “urgenti” e “allarmanti” su come l’intera regione fosse stata disconnessa dagli attacchi. Non ci si dovrebbe aspettare che la Russia vinca magicamente la guerra mettendo in ginocchio l’Ucraina solo attraverso questi attacchi alla rete energetica; in fin dei conti, solo i progressi sul campo di battaglia possono garantire la vera vittoria.

Detto questo, diamo un’occhiata alla situazione in prima linea.

L’altra notizia più importante è stato il sorprendente e continuo crollo della Russia nella direzione di Kupyansk:

Ciò che inizialmente era iniziato come una ritirata tattica “incerta” si è ora apparentemente trasformato in un grave crollo difensivo da parte russa, con il contrattacco ucraino che avrebbe riconquistato gran parte della parte occidentale di Kupyansk, sulla riva destra del fiume Oskol.

Certo, le fonti di entrambe le parti sono discordanti sulla situazione precisa. Molte fonti legate all’esercito russo continuano a sostenere che le “avanzate fantasma” dell’Ucraina non hanno fatto altro che creare una vasta zona grigia nella parte occidentale della città, con sacche di resistenza russa rimaste, ma senza un vero e proprio consolidamento da parte delle truppe ucraine.

Video che mostra le truppe russe che evacuano il loro comandante ferito durante la ritirata da Kupyansk:

Molte fonti russe sostengono che Zelensky abbia gettato tutto in questo “tritacarne” simile a Kursk per creare un’enorme occasione di pubbliche relazioni. Tonnellate di unità d’élite dell’AFU e mercenari sono state inviate lì, e la parte russa afferma che stanno morendo a frotte. Se questo è vero, allora la situazione è probabilmente molto simile a quella di Kursk, tuttavia non spiega ancora l’incapacità della Russia di prepararsi o anticipare un simile attacco. Solo il terreno estremamente impervio fornisce una spiegazione plausibile, dato che la “testa di ponte” russa è sopravvissuta sul lato occidentale dell’Oskol tramite pontoni e altri attraversamenti dubbi, e una volta che la forza principale è stata minacciata, i russi molto probabilmente si sono ritirati tatticamente con la sicurezza al primo posto per non rimanere intrappolati.

Un altro rapporto russo “positivo” afferma:

“A Kupyansk

Stiamo mantenendo la nostra presenza in città. Il nemico attacca costantemente. I ragazzi mantengono saldamente la difesa. La situazione è estremamente difficile, ma non ancora critica.

I nostri equipaggi di droni stanno lavorando a pieno regime, sia in città che lungo l’intera linea di contatto di Kupyansk. Stiamo facendo del nostro meglio per interrompere i rinforzi e le rotazioni nemiche.

Nella stessa Kupyansk, la 68a Divisione fucilieri motorizzati ha già radunato un gran numero di militari delle Forze armate ucraine.

A Kupyansk-Uzlovoe, Novoosinovo, Kovsharovka e Kurilovka, ogni minuto si lavora anche su mezzi pesanti, pick-up e sistemi missilistici anticarro.

A Glushkovka, il punto di controllo dei droni e il sistema di difesa aerea nemici sono stati distrutti. Pubblicherò tutti i filmati non appena possibile.

Incrociate le dita per i nostri ragazzi.”

Un altro importante analista militare russo scrive a proposito della situazione:

In questo caso, il termine 122° si riferisce al 122° reggimento fucilieri motorizzati della 68a divisione fucilieri motorizzati della Guardia del 6° CAA del distretto militare di Leningrado.

Radov ha poi elencato le tattiche responsabili del successo dell’AFU in questo contrattacco, affermando che le unità ucraine hanno utilizzato la nuova tattica russa di “infiltrazione” contro di essa; ovvero si sono infiltrate gradualmente in piccoli gruppi con l’aiuto di droni. Ciò è stato facilitato principalmente dal fatto che Kupyansk è circondata da numerose foreste, il che ha permesso alle unità dell’AFU di creare una forte presenza segreta appena fuori città, sotto copertura. Questa è stata in realtà la ragione principale del crollo di Kharkov in generale intorno a Izyum e verso est nel ’22: questa regione settentrionale è ricca di foreste, il che offre alle unità ucraine molti vantaggi nell’accumulare forze in segreto.

Un esempio della fitta zona boschiva nella periferia occidentale della città, da cui precisamente provengono le forze ucraine infiltratesi:

Ci sono molti forti echi della controffensiva di Kharkov del 2022, e i russi saranno ora costretti a riconquistare Kupyansk per la terza volta .

Rybar ha redatto un rapporto in cui attribuisce la responsabilità di quanto accaduto ai “falsi rapporti” dei comandanti russi in questa regione. Ho già detto che il raggruppamento settentrionale qui ha subito alcuni degli errori più gravi e, in generale, ha ottenuto i risultati peggiori di tutti gli altri raggruppamenti. Mentre il raggruppamento meridionale e quello centrale hanno conquistato vaste aree delle regioni di Zaporozhye e Donbass negli ultimi due anni, questo raggruppamento settentrionale è rimasto sostanzialmente bloccato nell’area circostante Kupyansk per tutto il tempo, con scarsi progressi.

Da Rybar:

Un combattente russo, che si dice sia sul fronte di Kupyansk, aggiunge:

“Kupiansk. La città non si è arresa. Potrebbe essere necessario prenderla una terza volta.” La situazione a Kupiansk è la prospettiva di un combattente da questa prospettiva. È generalmente accurata. Le nostre forze sono isolate e la situazione è disperata.

Un altro soldato russo segnalato interviene dal fronte di Kupyansk:

Con il canale militare russo che ha pubblicato il commento sopra:

Kupjansk… Probabilmente tutto è descritto in questi rapporti. A dire il vero, leggendo le parole del mio compagno di combattimento, mi viene un nodo alla gola. Non si lamenta mai, ma è pieno di coraggio, eroismo e audacia. La situazione, per usare un eufemismo, non è delle migliori. Ma questi ragazzi non si ritireranno e, sfortunatamente, nessuno conosce i loro nomi e non hanno ricevuto alcuna onorificenza per la presa di Kupjansk. E tutti i problemi sono legati al fatto che hanno fatto rapporto, ma le riserve non sono state rinforzate e ora i ragazzi stanno respingendo ondate di attacchi con le stesse forze che sono rimaste lì! Ma qualcuno indossa già con orgoglio la medaglia di Eroe della Russia!

Stanno tenendo la difesa, non chiedono premi, non si lamentano della mancanza di rinforzi. Stanno solo facendo il loro dovere.

E da qualche parte lì, in uffici caldi, persone che non hanno mai combattuto condividono la gloria e si appropriano dei successi altrui. Non si preoccupano di chi combatte per ogni centimetro di terra a costo della propria vita. Ciò che conta sono il giornalismo e le ambizioni personali.

Pioniere della Riserva

L’ironia è che questa regione è amministrata da uno degli eserciti più d’élite della Russia, la 1ª Armata Corazzata della Guardia dei distretti militari occidentali e ora di Mosca. Questa era la crème de la crème dei raggruppamenti d’armate russi prima della guerra, e includeva la 4ª Divisione Corazzata della Guardia e la 47ª Divisione Corazzata, che essenzialmente avrebbero dovuto essere i raggruppamenti corazzati più forti della Russia, incaricati di difendere Mosca dalle incursioni NATO occidentali. Storicamente erano equipaggiati con il miglior equipaggiamento, inclusi i T-80U, e furono le prime e uniche unità a ricevere i T-90M.

Nel frattempo, il raggruppamento di maggior successo, che sta attraversando le regioni di Zaporozhye e Dnipro vicino a Gulyaipole, è soprannominato “Eastern Express” e corrisponde al “modesto” Distretto Militare dell’Estremo Oriente. Nello specifico, questo include la 35ª Armata Interforze dell’Oblast’ dell’Amur, la 36ª Armata Interforze della Buriazia, la 29ª Armata Interforze di Chita, in Siberia, e la 5ª Armata Interforze di Ussuriysk, nel Territorio del Litorale, all’estremità del Pacifico.

Ecco quindi l’ironia: i viziati ragazzi di Mosca, dotati delle migliori attrezzature, vengono sconfitti, mentre i combattivi Buriati, Siberiani e Estremo Oriente battono ogni record di velocità terrestre per avanzare. Vi suona familiare?

In definitiva, Zelensky sembra aver lanciato strategicamente questa controffensiva per umiliare Putin, che aveva appena annunciato la “conquista completa” di Kupyansk. Zelensky ci è riuscito, in una certa misura, e il Ministero della Difesa russo ha nuovamente perso credibilità annunciando con orgoglio questa “conquista totale”. Detto questo, se i resoconti russi sulle perdite sproporzionate delle Forze Armate Aeree (AFU) per un obiettivo di pubbliche relazioni sono veritieri, allora possiamo aspettarci lo stesso finale di Kursk e Sumy, con le forze russe che alla fine ristabiliscono il controllo dopo aver concesso un periodo di tempo alle Forze Armate Aeree eccessivamente zelanti per esaurirsi. Questo è particolarmente vero se i resoconti russi secondo cui gran parte dell’avanzata delle Forze Armate Aeree non è altro che la creazione di zone grigie piuttosto che un vero e proprio controllo su una parte della città.

Infine, su questo punto, non possiamo aspettarci che la Russia abbia successo ovunque e in ogni momento. È un gioco di quattro passi avanti e uno indietro. La Russia ha appena conquistato Seversk, Pokrovsk, Mirnograd (per la maggior parte) e presto anche Gulyaipole, entro un giorno o due. Molti altri insediamenti più piccoli cadono ogni giorno, quindi una singola battuta d’arresto in un’area non è affatto catastrofica, ma semplicemente evidenzia debolezze e ribadisce che questa è pur sempre una guerra in cui alcune battaglie potrebbero essere perse a causa di errori nel quadro generale delle vittorie in corso.

Se non fosse per la difficile situazione del fiume Oskol che taglia in due la città e la regione in generale, tutto questo probabilmente non sarebbe mai accaduto.

Altrove, la Russia continua a ottenere successi, in particolare nella direzione di Gulyaipole.

Ricorderete che, in alcuni rapporti precedenti, avevo previsto che la Russia avrebbe conquistato la successiva zona importante oltre il fiume Haichur, fino alla successiva linea difensiva a nord di Orekhov. Le forze dell'”Eastern Express” hanno già sfondato completamente l’Haichur e stanno accelerando verso ovest, come avevamo previsto.

Si noti la linea gialla che corre a nord di Gulyaipole (cerchiata in giallo). Questa strada era la precedente LoC russa e le forze russe ora la stanno superando ampiamente, con i principali salienti sulle linee Dobropillya e Andriivka:

In basso a sinistra della mappa si può vedere Orekhov, con la principale via di rifornimento che corre a nord verso Zalyvne, Ternivka e infine Novomykolaivka, non visibile su questa mappa. Come si può vedere, le forze russe nei salienti sopra indicati sono già a quasi un quarto del percorso verso questa prossima linea di difesa e MSR.

Il “Far Eastern Express” si dirige verso Zaporizhia. La 37a Brigata Motorizzata di Fucilieri della Guardia ha conquistato il villaggio di Kosovtsevo, nella regione di Zaporizhia.

Nella città di Gulyaipole, l’AFU è completamente crollata. Al momento in cui scrivo, circolano notizie della presa totale della città, con le forze russe geolocalizzate che avrebbero piantato una bandiera ai suoi estremi confini occidentali, sebbene ciò non sia ancora stato pienamente confermato dai principali cartografi.

Dal famoso cartografo russo Creamy Caprice:

26.12.25 Gulyaypole

Presa di Gulyaypole.

Le unità delle Forze armate russe stanno avanzando nelle zone residenziali per oltre 1,5 km e stanno prendendo nuove posizioni nella periferia occidentale della città, sotto il fuoco delle Forze armate ucraine.

Geolocalizzazione: 47.660768, 36.224185

Per usare una mappa migliore, li collocheremmo qui e in pratica segneremmo la completa conquista della città:

I canali nemici segnalano una crisi nella gestione delle unità delle Forze Armate ucraine a Gulyai-Pole. Nella 102ª Brigata di Truppe Separate, alcuni ufficiali stanno incoraggiando i loro subordinati ad abbandonare le loro posizioni senza permesso, a ritirarsi o ad arrendersi. C’è una mancanza di coordinamento in città e ci sono stati casi in cui le posizioni della 102ª Brigata sono state attaccate dalle loro stesse truppe.
Nel tentativo di mantenere il controllo della città, vengono inviate in città unità d’assalto della 1ª, 225ª e 33ª brigata meccanica BTG 154ª.

In effetti, le truppe ucraine si stanno ritirando così rapidamente che, a quanto pare, per la prima volta in assoluto la Russia ha catturato il quartier generale di un battaglione attivo dell’AFU, con tutti i suoi equipaggiamenti e le sue attrezzature:

Le forze russe hanno catturato il posto di comando di un battaglione di difesa territoriale ucraino in via Sobornaya a Guliaipole.

L’edificio ospitava il quartier generale del 1° Battaglione di linea della 106ª Brigata di difesa territoriale, che fu trasferito al comando della 102ª Brigata di difesa territoriale.

Gli ucraini hanno ammesso ufficialmente la sconfitta, ma hanno trovato varie scuse .

Ci furono molte altre piccole avanzate russe, ma per ora ci limiteremo alle azioni principali, poiché l’articolo è già troppo lungo.

Solo un’eccezione. Le forze russe apparentemente hanno condotto un assalto corazzato su larga scala a nord di Pokrovsk sulla linea Dobropillya (non la Dobropillya menzionata in precedenza sulla linea Gulyaipole, che non è correlata).

L’AFU dichiara perdite ingenti e ha pubblicato questo video, sebbene sia incerto come sempre a causa del loro “editing creativo”. Tuttavia, poiché gli assalti corazzati di grandi dimensioni stanno diventando sempre più rari, è comunque interessante da vedere per ragioni storiche; di particolare interesse sono i diversi tipi di nuove gabbie e le aggiunte anti-drone ai veicoli corazzati:

Commento russo:

Sotto il fuoco nemico, i nostri marines stanno sbarcando truppe in direzione di Shakhova-Sofiyivka-Dobropil, il 22 dicembre. Apprendiamo i dettagli. Ci sono state perdite parziali o totali di 6 carri armati, 9 BMP, 5 BTR, 1 BREM e 10 ATV. Nonostante l’incubo di tali attacchi di gruppi corazzati, è l’unico modo per schierare immediatamente grandi gruppi di fanteria per un assalto decisivo e un’avanzata, piuttosto che inviare 2 persone al giorno.

Ad esempio, in altri luoghi sono stati avvistati diversi carri armati russi che apparentemente utilizzavano container come gabbie anti-drone:

Sebbene i canali ucraini abbiano riso, alcuni hanno abilmente suggerito che questa potrebbe essere una difesa ingegnosa contro la minaccia dei droni guidati dall’intelligenza artificiale, ormai in rapida crescita. I container interrompono il “profilo” del carro armato, il che impedirebbe ai sistemi di intelligenza artificiale addestrati sui classici profili dei carri armati di colpire i veicoli in modalità automatica. Non è diverso da come i russi dipingevano forme strane sui loro aerei, coprendoli con pneumatici di gomma, ecc., per interrompere il rilevamento assistito dall’intelligenza artificiale dei satelliti NATO.

Qui Sladkov mostra un’altra delle recenti protezioni in stile “Dandelion” per i carri armati russi:

Un altro sguardo recente alle mostruosità d’acciaio che ora vanno in battaglia dalla parte russa:

Ultimi elementi:

A proposito delle offensive di Zaporozhye, ecco un video ucraino che mostra la nuova, imponente linea difensiva principale che si sta costruendo nella regione:

Il Servizio speciale statale dei trasporti ucraino ha pubblicato i risultati del suo lavoro: sono stati costruiti 2130 punti di forza per plotoni, sono stati costruiti più di 3000 km di fossati anticarro, sono stati installati più di 1000 km di “piramidi”, sono stati installati 16000 km della linea di sbarramento “Egoza” e sono stati installati 4,3 mila km di ostacoli a bassa visibilità.

Si dice che si trovi da qualche parte nella zona di confine tra Zapo e Dnipro, esattamente dove le truppe dell'”Eastern Express” stanno avanzando oltre Gulyaipole.

Budanov ha fornito alcune informazioni rivelatrici sui piani della Russia per la coscrizione obbligatoria nel 2026, provenienti dalla fonte ufficiale ucraina:

Il piano di mobilitazione della Russia per il 2025 prevedeva il reclutamento di 403.000 persone, cifra raggiunta all’inizio di dicembre. Pertanto, nel 2025 i russi supereranno il piano di reclutamento delle truppe.

Ha affermato che la principale fonte di rifornimento dell’esercito russo sono i soldati a contratto.

Secondo Budanov, entro il 2026 il piano di mobilitazione dei russi prevede il reclutamento di 409.000 persone. Alla domanda se la Russia incontri problemi nel processo di reclutamento di personale per la guerra, Kirill Budanov ha risposto:

“Certo. Per questo motivo, aumentano periodicamente l’importo dei pagamenti una tantum: varia a seconda della regione, ma si tratta di importi significativi. È così che attirano le persone ad arruolarsi nell’esercito”, ha detto.

Infine, mentre scriviamo, si è verificato un altro massiccio attacco russo con missili da crociera e droni contro le centrali elettriche ucraine, dando priorità a Kiev, con segnalazioni che sostengono che Kiev abbia perso l’elettricità.


Il vostro supporto è inestimabile. Se avete apprezzato la lettura, vi sarei molto grato se vi impegnaste a sottoscrivere una donazione mensile/annuale per sostenere il mio lavoro, così da poter continuare a fornirvi resoconti dettagliati e incisivi come questo.

Previsioni e profezie per il 2026_di Tree of Woe

Previsioni e profezie per il 2026

Quando ti stai dirigendo verso un futuro fantascientifico ma non sai quale fantascienza…

26 dicembre
 LEGGI NELL’APP 
 
CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi
Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 6.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:
– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;
– IBAN: IT30D3608105138261529861559
PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo
Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo
Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).
Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

Tra pochi giorni daremo inizio al 2026° Anno del Signore. In momenti come questi, è consuetudine che generali da poltrona, esperti in pigiama e profeti di sventura demoralizzati offrano le loro previsioni per l’anno (o gli anni) a venire.

Sono un uomo di costume, o almeno un uomo che vuole poter riutilizzare il testo standard che ha scritto nel suo articolo omonimo del 2022, 2023 e 2024. Oggi, quindi, proporrò la mia previsione per il 2026 d.C.

Poiché ho già esaminato le previsioni dell’anno scorso in ” Aggiornamento delle mie previsioni”, ci tufferemo direttamente nelle previsioni di quest’anno. Mentre negli anni precedenti ho fatto una sola previsione importante, quest’anno ne farò due.

I progressi dell’intelligenza artificiale dividono la società in due fazioni

Cominciamo con l’Intelligenza Artificiale (IA). Come ho spiegato in “Updating My Priors” , nel 2024 non ho nemmeno menzionato l’IA perché non prevedevo che la nostra élite politica e tecnocratica si sarebbe schierata contemporaneamente a sostegno di un futuro americano basato sull’IA. Solo il 30 maggio 2025 ho finalmente capito che la leadership del nostro Paese aveva deciso che l’IA e la robotica erano la nuova strada attraverso la quale l’America avrebbe evitato il collasso economico, vinto le sue guerre e sconfitto il declino demografico. Da allora, l’élite del Paese si è quasi interamente schierata a favore dell’IA.

Naturalmente, “l’élite” rappresenta solo una piccola frazione della popolazione, e anche i suoi membri non hanno opinioni uniformi. A dicembre 2025, si distinguono essenzialmente quattro fazioni, che possiamo classificare lungo un asse orizzontale benefico/dannoso e un asse verticale efficace/inefficace (verso l’alto/verso il basso):

  • Gli ottimisti dell’IA , convinti che l’IA inaugurerà una “nuova età dell’oro per la prosperità umana”. Questa è la posizione dichiarata dell’amministrazione Trump, incarnata nel Piano d’azione per l’IA . (Il governo cinese sembra condividere la stessa visione di fondo). Questo è ovviamente il quadrante vantaggioso-efficace.
  • Pragmatici dell’IA che credono che l’IA possa essere utile ma non la ritengono attualmente inefficace. A seconda della loro posizione nel quadrante, questa fazione include sia ottimisti con un orizzonte temporale più lungo, sia scettici disposti a investire nell’IA nel caso in cui si sbagliassero.
  • I Doomer dell’IA credono che l’IA sarà altamente distruttiva. Questo quadrante comprende i veri P(doomer) che temono Skynet e il Basilisco di Rocco; coloro che hanno preoccupazioni umanistiche sulla disoccupazione, la perdita di potere, la distruzione delle competenze e così via; e persino coloro che vedono elementi spirituali malevoli all’opera, con l’IA che canalizza forze occulte.
  • Pessimisti dell’IA che credono che l’IA sarebbe dannosa se fosse efficace, ma non lo è; o che credono che l’IA potrebbe essere utile se fosse efficace, ma è dannosa perché inefficace. Fondamentalmente, non credono che la tecnologia funzioni, e molti pensano che non funzionerà mai.

Dopo aver trascorso buona parte del mio tempo libero nel 2025 lavorando con l’IA in vari ruoli, mi collocherei a metà strada tra gli ottimisti dell’IA e i disfattisti dell’IA, ma sicuramente nei quadranti “efficaci”: abbiamo auto senza conducente e software di auto-codifica. Abbiamo robot umanoidi che combattono nel kung-fu e droni autonomi. Abbiamo superato il test di Turing e viviamo nel futuro. La vera domanda è in quale futuro viviamo e per quanto tempo.

La mia previsione è che nel corso del 2026 assisteremo a una convergenza sull’efficacia dell’IA sull’asse y e a una divergenza di opinioni sull’asse x, tale che le persone saranno sempre più divise tra fazioni ottimiste e fazioni pessimiste. Lo scetticismo sulla potenza della tecnologia lascerà il posto allo scetticismo sui benefici e/o sulla sostenibilità della tecnologia.

Ciò significa che la fazione dei catastrofisti crescerà rapidamente. Sarà composta da due sottofazioni. La prima, o “super-catastrofisti”, sarà composta da seguaci di Yudkowski che vedono il disallineamento come un pericolo esistenziale, mentre la seconda, “eco-catastrofisti”, sarà composta da coloro che vedono il vero pericolo nello sconvolgimento economico o nell’esaurimento delle risorse (ad esempio, l’IA causerà una perdita di posti di lavoro su larga scala o un consumo di risorse insostenibile). Sembra probabile che la fazione ottimista dell’IA userà i timori apparentemente esagerati della fazione dei super-catastrofisti come strumento di propaganda per deridere i catastrofisti dell’IA in generale. “La mia macchina mi porta in spiaggia e tu stai parlando male di Skynet?”

Nonostante questi meme, la sottofazione eco-sventurata avrà molto di cui lamentarsi. Per tutto l’anno a venire, l’intelligenza artificiale continuerà a guidare la spesa in conto capitale e la crescita del PIL, in concomitanza con l’impennata dei prezzi dell’energia e la disoccupazione. Ciò causerà un continuo “boom della disoccupazione” che aggraverà la nostra già desolante divisione tra ricchi e poveri.¹

Ma non credo che causerà una Grande Depressione o addirittura un crollo del mercato a livello di Grande Recessione, non nel 2026. Per molti decenni, la finanziarizzazione ha gradualmente separato Wall Street da Main Street, separando il capitale dal lavoro interno a favore di quello offshore. L’intelligenza artificiale può rendere completo questo disaccoppiamento, separando quasi completamente il lavoro dal capitale. Le azioni possono salire anche se i posti di lavoro scompaiono. Allo stesso tempo, l’intelligenza artificiale è anche la prima tecnologia, dopo l’energia nucleare e la missilistica, ad essersi assicurata il supporto dell’intero complesso militare-industriale. Non si permetterà all’intelligenza artificiale di crollare e bruciare nel 2026, perché il governo degli Stati Uniti ritiene che sia la chiave per mantenere una posizione di leadership globale. A un certo punto, in futuro, gli Stati Uniti non saranno in grado di “rinviare la questione”, ma al momento c’è ancora spazio per un altro tentativo.

Con l’ampliarsi della spaccatura tra ottimisti e pessimisti, alla fine diventerà problematico per il sistema bipartitico. Il progresso dell’intelligenza artificiale non si allinea perfettamente con l’attuale programma di nessuno dei due partiti. “Cosa preferiresti, dotare l’economia dei servizi di manodopera straniera a basso costo o di robot a basso costo?” Ehm… “Cosa preferiresti, esternalizzare la produzione in Cina o costruire fabbriche di robot in America?” Ehm… “Cosa preferiresti, uno stato di sorveglianza basato sull’intelligenza artificiale o un’intelligenza artificiale deregolamentata che permette ai tuoi figli di creare porno on-demand?” Ehm…

I Democratici di Wall Street vedranno l’IA come un motore di creazione di ricchezza per la loro classe miliardaria, mentre i Democratici del Welfare la vedranno come un’opportunità per inaugurare politiche socialiste come il reddito di cittadinanza. Tuttavia, la classe creativa dei colletti neri, che è il centro memetico del potere democratico, è tra le fazioni più contrarie all’IA del Paese; la vedono già come una grave minaccia al loro prestigio professionale e al loro sostentamento. Nel frattempo, i progressisti sindacalisti vedranno l’opposizione all’IA come un mezzo per riconquistare i voti della classe operaia dai populisti di destra. I primi politici attivamente “contrari all’IA” proverranno probabilmente dalla sinistra.

Nel frattempo, i repubblicani di Main Street si preoccuperanno che l’IA causi disoccupazione e disoccupazione, mentre i repubblicani nativisti tecnocratici (come JD Vance e Peter Thiel) vedono l’IA come un modo per sostenere la crescita economica ed evitare l’immigrazione di massa. I falchi repubblicani concentrati sulla difesa vedranno l’IA come un’arma necessaria nella competizione tra grandi potenze con Cina e Russia, ma i repubblicani di orientamento libertario vedranno l’IA come un minaccioso strumento di sorveglianza e controllo digitale. La destra è già divisa, e l’IA la dividerà ancora di più.

Non ci sono risposte semplici a questo tipo di riallineamento. Questa biforcazione non sarà risolta nel 2026, ma sarà chiaramente visibile e inizierà a essere una questione sollevata dai politici lungimiranti alle elezioni di medio termine.

Le elezioni di medio termine rendono di nuovo l’America blu

A dicembre 2025 (nel 119° Congresso), i Repubblicani detengono una risicata maggioranza sui Democratici sia alla Camera (220 a 215) che al Senato (53 a 47). Con rammarico, prevedo che i Democratici otterranno la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Non voglio che ciò accada e penso che dovremmo impegnarci a fondo per impedirlo. Ma se le cose non cambiano, è probabile che accada.

Dalla Seconda Guerra Mondiale (20 cicli di midterm dal 1946 al 2022), il partito del presidente ha perso seggi alla Camera in 18 cicli. Ne ha guadagnati solo due: nel 1998 (Democratici sotto Bill Clinton, +5 seggi) e nel 2002 (Repubblicani sotto George W. Bush, +8 seggi). Andando ancora più indietro nel tempo, dalla Guerra Civile (41 cicli), il partito del presidente ha perso seggi alla Camera in 38 cicli, con eccezioni principalmente nel 1934 (Democratici sotto Franklin D. Roosevelt, +9 seggi), nel 1998 e nel 2002. La perdita media dopo la Seconda Guerra Mondiale è di circa 26-28 seggi. Questo andamento si ripete in tutti i partiti e in tutte le epoche, ed è spesso descritto come una “penalità di midterm” a causa di fattori come la minore affluenza alle urne tra i sostenitori del presidente, i referendum sulle prestazioni presidenziali e la regressione rispetto ai successi ottenuti negli anni presidenziali.

Al Senato, la tendenza è simile ma meno pronunciata, poiché solo circa un terzo dei seggi è conteso a ogni ciclo. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il partito del presidente ha perso seggi al Senato in modo netto nella maggior parte dei cicli (perdita media di circa 4 seggi), sebbene abbia guadagnato o mantenuto seggi in diversi cicli (ad esempio, 1962, 1970, 2002, 2018, 2022). Tuttavia, guadagni simultanei sia alla Camera che al Senato sono estremamente rari, verificatisi solo nel 1934 e nel 2002.

Nel complesso, il partito del presidente ha perso seggi (soprattutto alla Camera) in circa il 90% delle elezioni di medio termine, con eccezioni legate a circostanze particolari come l’elevato consenso presidenziale (ad esempio, la manifestazione post-11 settembre del 2002) o la reazione negativa all’opposizione (ad esempio, l’impeachment di Clinton nel 1998). Le perdite tendono inoltre a essere maggiori nel secondo mandato presidenziale, che è quello in cui ci troviamo.

A questo punto, vedo poche prospettive per un comizio epico attorno al Presidente Trump. La reazione contro i Democratici si è già verificata nel 2020 e attualmente sembra essersi indebolita. L’energia che esisteva nella base repubblicana nel 2024 era vibrante, viscerale, abbondante; io e mia moglie eravamo capitani della Trump Force, volontari porta a porta e impegnati in comizi ed eventi, ed era rinvigorente farne parte. Le vibrazioni si sono inasprite e la base MAGA ora si sente indebolita, sia di persona che online. La morte di Charlie Kirk potrebbe aver acceso la solidarietà tra i Repubblicani, ma non è successo; la Destra ha speso le sue energie principalmente a combattere contro la Destra Incorretta, invece che contro la Sinistra.

Prevedo quindi che i Democratici otterranno il controllo della Camera e del Senato. Per essere più concreti, prevedo che la Camera passerà ai Democratici con un rapporto di circa 235 a 200 e il Senato con un rapporto di circa 51 a 49, ma non scommetterei su questi numeri specifici sui mercati pronosticatori.

Cos’altro dovremmo aspettarci?

Cos’altro dovremmo aspettarci nel 2026? Sono sicuro che sarà un anno ricco di eventi. Riflettete sul futuro nella sezione commenti di Woe.

Contemplations on the Tree of Woe è grato per il supporto di tutti i nostri abbonati quest’anno e augura a tutti un anno nuovo sano e prospero. Grazie per aver letto, condiviso e sottoscritto il substack.

 Iscritto

1

Se avremo un futuro luminoso o oscuro dopo il 2026 dipenderà in parte da come verrà gestito questo problema. Questo, a sua volta, dipenderà in parte dalla capacità di risolvere i vincoli sulle risorse energetiche e sulle materie prime.

CINA e STATI UNITI, due piani di sicurezza nazionale a confronto_di Giuseppe Germinario

CINA e STATI UNITI, DUE PIANI DI SICUREZZA NAZIONALE A CONFRONTO

CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi

Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 6.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:

– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;

– IBAN: IT30D3608105138261529861559

PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo

Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo

Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).

Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

Il dibattito politico-strategico internazionale di quest’ultimo mese si è incentrato quasi esclusivamente sul NSS (National Security Strategy) statunitense. È passato infatti in secondo piano il fatto che anche i governi cinese, nel maggio scorso e  russo, due mesi fa, hanno a loro volta presentato un documento analogo. Il corollario di questa relativa “attenzione” è stato una produzione asfittica di analisi comparate dei tre documenti delle tre principali realtà geopolitiche.

Una disattenzione in qualche modo comprensibile nei riguardi di quello russo, tutto incentrato sulla situazione interna e sulla gestione in particolare delle differenze etniche e di nazionalità presenti nella Federazione Russa. Non che l’amministrazione russa abbia trascurato i temi della coesione sociale, dello sviluppo economico e della diversificazione produttiva interni al paese, della postura geopolitica e della strategia militare. Tutt’altro! Li ha semplicemente esposti in documenti nettamente separati e a se stanti.

Colpisce, invece, l’enfasi all’approccio “olistico” che promana dai due documenti cinese e statunitense, nel primo ostentato e dichiarato continuamente, quasi ossessivamente, nel secondo più sotteso.

Tre impostazioni diverse quindi  che, a loro modo, rivelano tre impostazioni ed urgenze diverse: quella russa, apparentemente più regionale, se così si può parlare di un paese diffuso in quattro continenti, non fosse altro perché assillato fondatamente dalla sicurezza  dei propri confini e confortato ormai da una economia sviluppata  e dinamica che può e potrà contare su risorse proprie addirittura ridondanti.

Le altre due dal carattere esattamente speculare nella loro acuta attenzione alla collocazione geopolitica e al nesso tra politica estera e situazione interna.

Della situazione russa continueremo ad approfondire in altre occasioni.

Il sito, per altro, ha riservato una attenzione costante e originale, sin dalla sua nascita, alla situazione e alle posizioni e tendenze presenti negli Stati Uniti.

L’attuale leadership statunitense, tornata al governo da circa un anno, ma non ancora saldamente al potere, se mai ci riuscirà pienamente e stabilmente, ha compreso il nesso tra la sua insostenibile sovraesposizione internazionale, così poco selettiva, l’approccio universalistico dell’eccezionalismo americano, il globalismo predicato e la allarmante fragilità interna della propria formazione sociale. Una fragilità provocata ed alimentata dalle precedenti leadership al governo, ma detentrici ancora di significative leve di potere, le quali hanno consentito di “parassitare” il proprio paese ad opera di forze esterne di cui sono espressione. Una narrazione, quella di un paese parassitato, per altro poco credibile agli occhi del resto del mondo, con qualche fondamento in situazioni di decadenza imperiale, tesa comunque ad identificare e additare un nemico esterno, anche se, per il momento, di natura diversa rispetto alle narrazioni precedenti e ad additare e delegittimare, pur con buone ragioni, l’avversario politico interno come nemico.

Ne consegue un radicale cambiamento, almeno nelle intenzioni, delle priorità e delle modalità di esercizio dell’impegno politico e di ottenimento dei risultati, quindi, in ordine decrescente:

  1. Difesa ed impermeabilità dei propri confini nazionali ed epurazione degli immigrati illegali e in condizione precaria. Ricostruzione della base industriale del paese fondata sui primati tecnologici dei quali dispone il paese e ripristino su basi nuove della coesione sociale fondata sulla valorizzazione dei ceti produttivi
  2. Delimitazione, nei limiti del possibile, dell’intervento diretto e proattivo e nelle sue più svariate forme al proprio “giardino di casa”, esteso dalla Groenlandia all’America Latina. Dovrebbe essere questo, quindi, lo spazio di confronto più diretto con Russia e Cina, ma in condizioni molto diverse rispetto solo a pochi decenni fa. La Russia e soprattutto la Cina hanno avuto il tempo di tessere importanti relazioni politiche ed economiche con i paesi di quel continente, grazie anche alla “complicità” statunitense nei passati processi di deindustrializzazione di quelle aree; le élites politiche locali non sono più, per altro, di stretta e totale emanazione nordamericana
  3. Il confronto con le maggiori potenze emerse, Cina e Russia, viene, per meglio dire si vorrebbe trasformare in un rapporto di accesa competizione però  di lunga durata e di cooperazione tattica in attesa del riaccumulo delle forze necessarie a sostenere un eventuale confronto aperto
  4. Sussunzione sempre più rigorosa delle strategie e politiche economiche, delle stesse catene di produzione alle strategie politiche, geopolitiche e militari. Di fatto le catene di produzione dei settori strategici devono coinvolgere la sola cerchia dei paesi più fidati, lasciando libero il commercio e le catene di produzione dei soli settori complementari

Da questo la riconsiderazione di una nuova stratificazione del sistema di alleanze, di un ruolo più proattivo, nelle rispettive aree, dei soggetti da aggregare e/o riaggregare, di una qualità diversa delle modalità operative e di esercizio della politica estera, diplomatica, economica e militare.

Tutti propositi e schemi attuativi che prevedono una fase transitiva di scompaginamento del sistema consolidato di relazioni inquadrabile in una definizione particolare e spregiudicata, tipicamente trumpiana, di multilateralismo.

Si osserva curiosamente l’utilizzo di un primo termine comune, il multilateralismo, alle due opzioni strategiche speculari  cinese e statunitense.

L’altro tratto comune a quello cinese, che risalta nella NSS, è la trasformazione della cosiddetta politica di aiuti, legata alla famigerata attività delle ONG,  in quella di investimenti produttivi, a quanto pare anche con forme di compartecipazione delle élites locali nella gestione. L’Africa e l’America Latina sono i continenti maggiormente deputati a ricevere queste attenzioni. Se per i cinesi, la pratica degli investimenti produttivi ed infrastrutturali sono stati sin dall’inizio fondativi delle relazioni economiche, per gli Stati Uniti potrebbe rivelarsi un ritorno al passato remoto, rispetto alle politiche quasi esclusivamente  direttamente finanziarie-predatorie o assistenziali dei tempi recenti. Resteranno da verificare quote, modalità e pretese a svelare le reali intenzioni.

Ci sono, però degli aspetti che in qualche maniera caratterizzano diversamente questi due tratti “comuni”:

  1. Se è vero che la NSS presuppone una iniziale, scompaginante dinamica molecolare e variabile delle relazioni con i singoli paesi, è altrettanto vero che l’obbiettivo dell’attuale leadership statunitense è quello di ricostruire il più rapidamente possibile nuove reti  di alleanze a strutture concentriche con i paesi e le leadership più affini politicamente e culturalmente, il documento parla appunto di civiltà di fatto giustapposte, nella fascia più prossima al centro di gravità. Gli esempi di questa prima fascia sono sicuramente l’AUKUS, l’area della “pax silica” ( Giappone, Olanda, Gran Bretagna, Taiwan in via ufficiosa, Corea del Sud, Singapore, Australia, Emirati Arabi Uniti, Israele e, presumo, Arabia Saudita). Sono paesi, in quest’ultimo caso,  ai quali è riservato il privilegio a vario titolo e grado  della compartecipazione ai grandi progetti strategici economico-scientifici-militari, quali l’intelligenza artificiale e il ciclo di hardware connesso. Sono paesi che sono particolarmente istigati e che sono delegati ad assumere un ruolo di guida periferica e regionale delle gestione della competizione e dello scontro in primo luogo con la Cina, ma sempre sulla base di relazioni primarie strategiche di tipo bilaterale tra il paese capofila, gli Stati Uniti e ciascuno di essi. E sempre con la consapevolezza dell’incertezza e mutevolezza, della diffidenza che caratterizza questa fase di transizione. A sottolineare quanto questa contezza sia ben più radicata di come traspaia nel NSS può essere sufficiente questa rivelazione: il documento del NSS  sottolinea più volte il rischio concreto, a causa delle élites che lo governano e dei conseguenti processi migratori incontrollati, che i paesi dell’Europa e della UE, in particolare i più rilevanti (Regno Unito, Francia, Germania, Italia) cambino di natura e perdano l’impronta specifica della loro civiltà, allontanandole, grazie al prevalere di forze islamiche radicali ormai annidate,  in maniera ostile dagli attuali profondi legami che consentono strette collaborazioni e sinergie anche militari. Due di questi, Regno Unito e Francia, dispongono di arsenale atomico proprio. Ebbene, la Casa Bianca e il Dipartimento della Guerra hanno incaricato il Dipartimento di Stato di preparare un piano di sicurezza entro il 2028 cui seguirà un piano operativo del Pentagono e dei servizi segreti , da completare entro il 2035, che prevede l’utilizzo di un gran numero di forze speciali, già presenti in loco, per sequestrare e rimuovere l’arsenale atomico intero, intanto del Regno Unito. Se ne parlerà più diffusamente in altre occasioni.  A corollario, già adesso gli Stati Uniti stanno limitando pesantemente i visti di accesso dalla Gran Bretagna. Il recente divieto di ingresso negli USA dell’ex commissario UE, Breton, rappresenta un altro indizio della fondatezza di questi propositi
  2. Esiste una seconda fascia, in fase avanzata di formazione, di “alleati” deputati ad essere particolarmente spremuti e spogliati, nella loro doppia funzione di paesi tributari e di paesi di prima linea disposti ad assumere il ruolo suicida ed autolesionista di gestione diretta del confronto militare regionale. I paesi della UE, nella quasi totalità, sono deputati consapevolmente ad immolarsi a questo sacrificio!
  3. La terza fascia è costituita dai terreni di caccia: 1)- l’Africa in particolare, dove sarà possibile una competizione ed un conflitto con non tracimi in uno scontro generalizzato incontrollato, ma con un fattore di ulteriore imprevedibilità rispetto a qualche decennio fa: la presenza di élites locali più indipendenti e consapevoli degli spazi di agibilità offerti dalla presenza di forze multipolari;e le regioni artiche 2)- la regione caucasica, turcomanna (kazaki, ect) ed artica, pericolosamente vicine queste tre ultime ai confini delle potenze competitrici
  4. Una quarta fascia, quella destinata ad assumere un ruolo di comprimari di un mondo multipolare e ad arricchire gli spazi di agibilità ed imprevedibilità, costituita al momento in particolare da India, Turchia, Iran, Brasile(?), interessata a protrarre il più possibile, in questo tendenzialmente più consonanti  con Russia e Cina, una fase di transizione scevra da alleanze politiche rigidamente ben definite

La sottolineatura, sia pure ancora approssimativa di questi quattro punti,  serve a definire meglio i fondamenti culturali, le caratteristiche comuni e le differenze dell’impostazione “olistica” dei due documenti e delle terminologie e degli schemi adottati, ma anche delle “ipocrisie” presenti soprattutto nel documento cinese.

  • Se la natura sottesa, sotto traccia, dell’impostazione olistica del documento statunitense deriva dal fondamento pragmatico-empirico del bagaglio culturale anglosassone, l’impostazione ribadita continuamente  nel documento cinese, deriva dall’attenzione e dall’appartenenza al “tutto” del bagaglio culturale confuciano e dalla schema peculiare del bagaglio comunista di procedere rigorosamente nell’esposizione e nello schema mentale dal generale al particolare. Impostazioni corroborate dalla formazione professionale stessa delle due classi dirigenti e in particolare dei due presidenti
  • La maggiore insistenza, di fatto l’ossessione, che spinge i redattori cinesi ad affermare la dinamica multilaterale di soggetti atomizzati non vincolati specificatamente in alleanze consolidate nasce da una aspirazione, probabilmente al momento genuina, e consapevolezza che un sistema rigido di alleanze, specie in uno schema tripolare, costituisca il prodromo di un conflitto generalizzato catastrofico
  • Il multilateralismo nella accezione cinese consiste in una relazione paritaria tra stati che consenta rapporti compromissori e diplomatici non condizionati da alleanze politico-militari e da identità ideologiche, ma regolati da istituzioni internazionali rette da procedure consensuali. La visione di un paese in espansione che deve alimentare con le esportazioni il suo imponente apparato produttivo industriale e il suo fabbisogno di materie prime ed energetiche da importare. La natura e i limiti dei BRICS sono il prodotto più evidente di questa visione, tipica di una élite libera dai cascami interni di un retaggio imperialistico recente e nutrita, quindi, di una visione progressiva di sviluppo della propria formazione sociale
  • Una visione che induce e funge da supporto  ad una contrapposizione dualistica e semplicistica, di fatto impregnata di ipocrisia, tra le forze positive propugnatrici della globalizzazione foriera di vantaggi comuni e relazioni regolamentate pacifiche, di cui la Cina si pone come paladina e le forze protezionistiche, fautrici di azioni unilaterali e arbitrarie, de stabilizzatrici, impersonate in particolare dagli Stati Uniti. Da qui la riesumazione delle mirabilie della teoria dei vantaggi comparati di David Ricardo che consente di proclamare tutti vincitori nell’agone internazionale. La realtà impone una interpretazione più prosaica del sistema di relazioni di un paese e della sua classe dirigente, la Cina, capace di utilizzare con grande abilità pratiche protezionistiche e aperture di mercato selettive in funzione delle esportazioni e di sfruttare  gli spazi offerti  dal contesto di una globalizzazione alimentata da una classe dirigente statunitense talmente presuntuosa ed accecata dalla propria missione da ritenere possibile il controllo egemonico globale grazie al proprio complesso e sofisticato predominio militare, tecnologico, politico-culturale, finanziario e di direzione manageriale, rinunciando alla propria base produttiva nazionale e ad una sufficiente coesione della propria formazione sociale nazionale. Una dinamica che sta producendo nel mondo nuovi perdenti e nuovi vincitori nonché nuovi squilibri destabilizzanti che non tarderanno a produrre nuovi conflitti e nuove ricomposizioni pur in un quadro tendenziale  di sviluppo medio. Un paese, gli Stati Uniti, che fonda la propria esistenza e predominio su un debito colossale e su una rendita militar finanziaria, e un paese che fonda gran parte della sua potenza detenendo il 40% delle esportazioni mondiali, con tutti gli scompensi che tale attivo comporta e tutte le dipendenze dalle rotte commerciali e dalle basi di estrazione che induce sono entrambi, per il momento a diverso grado, fattori che alimentano nuovi squilibri, contraddizioni e conflitti nonché nuove gerarchie.
  • A leggere tra le righe del documento cinese la nebbia degli enunciati irenici è attraversata ampiamente, anche se in maniera strisciante, dalla luce del realismo di una classe dirigenze che sottolinea il tema del controllo interno flessibile e pone, nello stesso documento,  allo stesso livello il tema della sicurezza e dell’espansione, del controllo e dello sviluppo interno delle attività e delle tecnologie strategiche, del controllo e della sicurezza delle rotte commerciali, della regolamentazione con una propria giurisdizione delle relazioni internazionali specifiche, di una selettiva apertura interna consentita dall’acquisizione sufficiente di potenza e predominio tenologico-finanziario. Anche se sottaciuti, i problemi creati dal procedere difficoltoso della “belt and road”, dal recupero di ingenti crediti ai paesi terzi e delle garanzie draconiane imposte, dalla natura ovviamente interessata degli investimenti infrastrutturali all’estero esistono ed indurranno prima o poi alla accentuazione di politiche di influenza.

Per concludere, ferma restando la diversa natura e qualità delle attuali politiche estere dei due paesi, sono innegabili le affinità presenti nei due documenti. Entrambi colgono il nesso tra politica estera e politica interna, ma uno, quello cinese, per affermarlo pienamente, l’altro per liberarsene e ricostituirlo su nuove basi. Entrambi fautori di una politica listiana (da Friedrich List); per uno, quello statunitense, è una grande novità averla  enunciata  e praticata apertamente e violentemente, piuttosto che in maniera subdola; con dinamiche e condizioni operative diverse dovute ad una realtà espansiva più lineare, quella cinese, e una di arretramento e riassestamento, quella statunitense.

Oltre che per le ragioni culturali già citate, il nesso è apertamente proclamato in quello cinese perché il confronto e scontro politico è più controllato grazie alla fase espansiva del sistema e alla attuale maggiore funzionalità dell’assetto istituzionale, più flessibile di quanto la narrazione occidentale racconti, in grado però di nascondere potenzialmente anche a se stesso per troppo tempo le pecche e le tare; un tema, comunque, ben presente nella dirigenza cinese, sempre più attenta ai criteri di selezione e di verifica dei risultati. E’ presente, ma sottinteso, in quello statunitense preda di un violento scontro politico interno dall’esito incerto  e di un crescente disordine e riassetto  istituzionale.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, devono trattare se non risolvere un paradosso ed affrontare un rischio supplementare.

  • Il paradosso è  determinato dagli strumenti disponibili per innescare e realizzare il processo di reindustrializzazione. Parte di questi sono gli stessi che hanno determinato questa situazione e che dovranno essere a loro volta ridimensionati e ricondotti a modalità di controllo e funzioni diverse: i circuiti finanziari e la funzione del dollaro. Un paradosso di per sé, ma anche perché contribuisce a rendere fluida ed instabile la composizione del blocco sociale che sostiene l’attuale amministrazione
  • Il rischio è legato alla parziale consegna, alla porticina lasciata socchiusa, obtorto collo, della gabbia entro cui vivono i propri uccellini, alias i propri alleati. Si sa che gli uccellini abituati in gabbia, difficilmente riescono ad apprezzare il valore della libertà ed approfittare delle opportunità, la porticina socciusa, appunto, di quella gabbia. I paesi europei sono l’esempio più deprimente. Non è detto, però, che le attuali dinamiche interne alla NATO, così oltranziste e legate ad una fazione precisa dello schieramento politico statunitense, non producano una propria nemesi. Qualche uccellino potrebbe tentare l’avventura in proprio.

La Cina, d’altro canto, corre rischi di diversa natura, in primo luogo che sorgano rapidamente altri paesi intenzionati a perseguire, con altri strumenti, le stesse finalità di riorganizzazione e di riequilibrio perseguite dagli Stati Uniti e con questo rimettere in discussione i tempi e le modalità di riequilibrio della postura decisi dalla dirigenza cinese. Il contenzioso che si sta riaprendo nelle aree “periferiche” del mondo potrebbe aprire nuovi spazi in questa direzione.

Per concludere, una visione conciliativa ed irenica di una classe dirigente, pur nella sua probabile ipocrisia, è sostenuta sicuramente dall’humus culturale e dalla tradizione del paese, ma può essere “aggiustata” e capovolta dalle dinamiche geopolitiche esterne suscettibili di cambiare la direzione e ribaltare gli equilibri interni alla stessa classe dirigente.

Una preoccupazione latente nel documento cinese. Una preoccupazione, quindi, di stabilità interna, anch’essa, che accomuna i due paesi, l’uno, la Cina, impegnata a costruire un welfare universale quanto meno carente e discriminatorio al momento, l’altro, gli Stati Uniti, a ricostruire attraverso il tentativo di reindustrializzazione quel ceto medio produttivo indispensabile a garantire dinamismo e coesione. Una preoccupazione mascherata da un trionfalismo da “magnifiche sorti e progressive” tipiche della sicumera statunitense.

Due documenti che annunciano di fatto una progressiva separazione di aree e standard operativi, una competizione accesa e ambiti di cooperazione condizionata, piuttosto che di accordi strategici.

Il discorso di J. D. Vance al raduno di Erika Kirk: testo integrale

Il discorso di J. D. Vance al raduno di Erika Kirk: testo integrale

Mentre il movimento trumpista si frammenta sotto l’effetto di divisioni sempre più radicali – una frangia per la quale l’antisemitismo è una leva per conquistare il potere – il vicepresidente americano cerca di trovare un equilibrio.

Ma su quali basi è possibile riunire i sostenitori di Hitler con gli eredi di Reagan?

Lo traduciamo.

Autore Il Grande Continente

Il discorso è importante; offre una panoramica del retroterra culturale che muove il movimento MAGA. La chiosa è interessante per l’unilateralità e la faziosità dell’interpretazione. Il segno degli scarsi strumenti di analisi e comprensione di cui dispone il progressismo liberale_Giuseppe Germinario


J.D. Vance ha tenuto domenica 21 dicembre un importante discorso alla conferenza AmericaFest 2025, creata dall’organizzazione Turning Point, fondata dall’attivista trumpista Charlie Kirk, assassinato quest’anno, e poi ripresa dalla moglie Erika Kirk

Al centro di questo discorso vi sono un omaggio al suo «amico Charlie» e un invito al resto del movimento conservatore a rimanere unito, in uno dei momenti più delicati dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.

Accompagnato sul palco dalla vedova di Kirk, colui che è considerato uno dei potenziali successori di Trump alla guida del movimento MAGA per il 2028 ha rifiutato di sottoporre i repubblicani a “test di purezza”, ritenendo che le controversie siano la prova della libertà di pensiero e di opinione all’interno del movimento conservatore.

Questa facciata fiduciosa fatica tuttavia a nascondere le profonde divisioni che si stanno accentuando tra le diverse fazioni del partito repubblicano e che hanno una matrice radicale: l’emergere all’interno del partito di un movimento antisemita e hitleriano.

Al centro della controversia c’è il podcaster di estrema destra Nick Fuentes, le cui dichiarazioni antisemite, razziste e misogine gli sono valse l’esclusione dalla maggior parte delle piattaforme e degli eventi mainstream, ma che grazie al suo pubblico e alla sua influenza tra i giovani del partito repubblicano — il New York Times stima che il 40% il numero di giovani quadri che seguirebbero scrupolosamente le sue trasmissioni radicali — sembra essere la figura emergente del mondo trumpista.

Criticato da Charlie Kirk per il suo sostegno a Israele e la sua mancanza di radicalità nei confronti della comunità LGBT, Fuentes ha visto il suo pubblico crescere notevolmente dopo la morte di quest’ultimo; nel novembre 2025, un’intervista con l’ex conduttore di punta della Fox News Tucker Carlson ha causato un’onda d’urto nel mondo conservatore. Il presidente del potente think tank Heritage Foundation, uno dei principali autori del Progetto 2025, ha dovuto ritirare il suo sostegno all’intervista a causa delle critiche e delle dimissioni all’interno della sua stessa organizzazione.

Tra coloro che hanno criticato l’approccio di Carlson c’è Ben Shapiro, altro podcaster e fondatore del Daily Wire, presente da molti anni nel movimento conservatore. Di fede ebraica ortodossa e difensore di Israele, in seguito all’intervista e alle numerose osservazioni antisemite che la costellano, ha definito Tucker Carlson «il più virulento propagatore di idee ignobili in America» 2 ».

Presente alla conferenza AmericaFest, Ben Shapiro ha accusato apertamente di codardia coloro che rifiutano di condannare le dichiarazioni complottiste e antisemite, chiedendo una maggiore vigilanza di fronte all’ascesa di queste idee radicali. Questo intervento è stato immediatamente seguito da quello di Tucker Carlson, che da parte sua ha affermato di «aver riso» davanti al suo discorso, deridendo l’idea di introdurre la censura in un evento dedicato a Charlie Kirk 3.

Tra le persone prese di mira da Shapiro figura anche la podcaster Candace Owens. Figura conservatrice in ascesa, ha fatto parte del Daily Wire, prima di essere licenziata nel 2024 a seguito di commenti antisemiti.

Da allora Candace Owens continua, sui propri canali social, a diffondere teorie complottistiche provenienti dall’alt right, spesso su sfondo antisemita, condividendo ormai con i suoi milioni di ascoltatori testi tratti dalla propaganda antisemita nazista. Sostenitrice di Donald Trump durante il suo primo mandato, oggi afferma di pentirsi di questo impegno, in particolare dopo il sostegno che il presidente ha dimostrato a Israele contro l’Iran 4.

Owens non è stata invitata a partecipare all’AmericaFest 2025, probabilmente a causa delle tensioni esistenti tra lei ed Erika Kirk. Dopo l’omicidio di Charlier Kirk, Owens aveva realizzato numerosi video e podcast in cui avanzava teorie complottistiche relative all’assassinio, mettendo in discussione l’identità dell’assassino e le sue motivazioni. In particolare, affermava che i servizi segreti israeliani e francesi fossero coinvolti e che Charlie Kirk stesse per ritirare il suo sostegno a Israele, il che lo avrebbe messo in contrasto con alcuni donatori ebrei di Turning Point USA 5.

Se alcuni, come Tucker Carlson, hanno sostenuto sui social network le affermazioni di Owens, altri deridono la sua ossessione complottista antisemita. D’altra parte, questi video hanno contribuito in modo significativo alla crescita del suo pubblico: grazie alla potenza degli algoritmi, questa figura marginale è diventata una delle figure centrali del movimento MAGA.

Il discorso di J. D. Vance cerca di trovare un compromesso tra queste due posizioni, secondo l’idea che non si debba escludere nessuna delle voci conservatrici, indipendentemente dalla loro virulenza, mentre il partito repubblicano ha appena subito una sconfitta alle elezioni locali e l’amministrazione Trump è scossa dagli scandali legati al caso Epstein, che ha già portato alle dimissioni della rappresentante al Congresso Marjorie Taylor-Greene  6.

Il potenziale futuro candidato cerca quindi di unificare il più possibile i conservatori, mentre una separazione tra il movimento MAGA e il partito repubblicano sembra più che mai una possibilità. 

Per riunire un partito diviso su una matrice così radicale, è necessario proiettare la violenza all’esterno, e in primo luogo in Europa: «Aiutiamo gli anziani americani in pensione, in particolare eliminando le tasse sulla previdenza sociale, perché crediamo che sia necessario onorare il padre e la madre piuttosto che inviare tutti i loro soldi in Ucraina».

Sul territorio degli Stati Uniti, il nemico è multiforme: i democratici, la sinistra, l’«estrema sinistra» — tutte cose confuse per J. D. Vance — sono ovunque; mantengono il loro controllo sul dibattito pubblico; i loro gruppi «avvelenano i vostri figli con trattamenti ormonali sostitutivi e tossine nelle vostre riserve idriche», aprendo al contempo il Paese agli stranieri a scapito dei nativi: ad esempio, il governatore democratico del Minnesota Tim Walz «permette agli immigrati somali di frodare [il programma di assicurazione sanitaria MediCaid] per miliardi di dollari».

Questa sinistra antinazionale «che vince quando il nostro Paese perde» deve essere annientata. Mentre gli americani, secondo Vance, «hanno sete di identità e di appartenenza», il programma non può che essere chiaro: « più azioni legali», «espulsioni più rapide» per restituire l’America ai «veri patrioti».

Come va, Phoenix? Sono davvero felice di essere qui con tutti voi in questo giorno speciale che conclude l’incredibile AmFest 2025. Siete un pubblico fantastico e devo ammettere che questa giornata ha dissipato uno dei miei più grandi dubbi, perché quando ho visto Nicki Minaj dichiarare il suo sostegno alla verità, al coraggio e alla saggezza, una vocina insistente nella mia testa mi chiedeva se lei pensasse che io assomigliassi al meme di J. D. Vance  7. E a quanto pare, e l’ho confermato quando è scesa dalle scale, Nicki Minaj sa davvero come sono realmente, e questo è il più bel complimento che potessi immaginare.

Devo iniziare esprimendo la mia gratitudine. Erika, non potrò mai ringraziarti abbastanza per la tua forza, la tua eleganza e le tue gentili parole di sostegno nei confronti di questa amministrazione e di me stesso. Stai guidando un movimento incredibile a Turning Point, e io combatterò al tuo fianco, al fianco del presidente Trump e di tutti i patrioti presenti in questa sala per difendere il Paese che amiamo tanto.

E quando dico che combatterò al vostro fianco, intendo al fianco di tutti voi, senza eccezioni. Il presidente Trump non ha costruito la più grande coalizione politica sottoponendo i suoi sostenitori a interminabili e controproducenti test di purezza. Dice “Make America Great Again” perché tutti gli americani sono invitati. Non importa se siete bianchi o neri, ricchi o poveri, giovani o anziani, contadini o cittadini, controversi o un po’ noiosi, o qualcosa a metà strada tra questi estremi.

Persone di tutte le fedi religiose si uniscono alla nostra causa perché sanno che il movimento America First migliorerà le loro vite, e sanno anche che ai democratici non interessa nulla se non forse rendere transgender i loro figli.

Quindi, se amate l’America, se volete che siamo tutti più ricchi, più forti, più sicuri e più orgogliosi, c’è posto per voi in questa squadra.

Non ho portato con me una lista di conservatori da denunciare o escludere, e non mi interessa se alcune persone… Sono certo che i media che diffondono fake news mi denunceranno dopo questo discorso. Ma lasciatemi solo dire che il modo migliore per onorare Charlie è che nessuno di noi qui presenti faccia dopo la sua morte ciò che lui si è rifiutato di fare quando era in vita. Ci ha invitati tutti qui. Charlie ci ha invitati tutti qui per un motivo. Perché credeva che ognuno di noi, che tutti noi, avessimo qualcosa di interessante da dire, e si fidava di voi nel formarvi la vostra opinione.

Abbiamo compiti ben più importanti da svolgere che escluderci a vicenda. Dobbiamo costruire, e il presidente Donald Trump è un costruttore. Stiamo costruendo un Paese migliore, e voi avete il vostro legittimo posto nel successo della vostra nazione e nel successo di questo movimento. E stiamo costruendo aggiungendo, crescendo, non distruggendo.

Charlie Kirk era anche un grande costruttore. Capiva che ogni famiglia può avere i suoi disaccordi, le sue conversazioni difficili. Possiamo imparare, migliorare e trattarci meglio l’un l’altro. Possiamo amarci nonostante i nostri disaccordi. Ma per vincere bisogna lavorare in squadra, e sono onorato di far parte della squadra di Turning Point, sono onorato di far parte della vostra squadra, e continuerò ad esserlo.

C’è ancora molto lavoro importante da fare, amici miei. Siamo solo all’inizio di questo mandato, non è nemmeno passato un anno, ma sono molto orgoglioso dei risultati ottenuti dal presidente e dall’intera amministrazione. In solo un anno abbiamo posto fine alla crisi al confine causata da Joe Biden e Kamala Harris. Dicembre segna il settimo mese senza alcun passaggio al confine meridionale. Più di 2,5 milioni di immigrati clandestini hanno lasciato gli Stati Uniti, il che rappresenta la prima volta in oltre cinquant’anni che il nostro saldo migratorio è negativo, e questo è solo l’inizio.

Quando si ripristina ciò che dovrebbe essere fatto al confine, si vedono i risultati ovunque. Gli affitti stanno diminuendo da quattro mesi consecutivi e il numero di americani nativi che oggi hanno un lavoro è più alto che mai.

Kamala Harris ha aperto le frontiere e distrutto l’economia, mentre l’amministrazione Trump vi ha offerto un tasso di migrazione netto negativo e una creazione di posti di lavoro molto più elevata. I salari reali stanno finalmente aumentando. L’inflazione è la metà rispetto a quella dei democratici, i prezzi della benzina sono ai minimi storici da anni e abbiamo finalmente dimostrato chiaramente che negli Stati Uniti crediamo nel duro lavoro e nel merito.

A differenza della sinistra, noi ci opponiamo a qualsiasi forma di discriminazione, e mi piace ciò che Nikki ha detto al riguardo: non trattiamo nessuno in modo diverso a causa della sua razza o del suo sesso. Abbiamo quindi relegato la DEI nel cestino della storia, dove è giusto che stia. Negli Stati Uniti d’America non è più necessario scusarsi per essere bianchi. E se sei asiatico, non devi parlare del colore della tua pelle quando fai domanda per l’università, perché giudichiamo le persone in base alla loro personalità, non alla loro etnia o ad altre caratteristiche che non possono controllare.

Non vi perseguiamo perché siete uomini, perché siete eterosessuali, perché siete omosessuali, perché siete qualsiasi cosa. L’unica cosa che vi chiediamo è di essere ottimi patrioti americani. E se lo siete, fate parte della nostra squadra.

Basta confrontare le due situazioni. Kamala Harris ha usato il governo per censurarvi. Nell’amministrazione Trump, usiamo il governo per proteggere la vostra libertà di espressione, sia nei campus universitari che nel mercato digitale delle idee. Oggi, il nostro esercito accoglie i patrioti invece di licenziarli per aver rifiutato di accettare un obbligo vaccinale illegale.

E per onorare Charlie, ma anche per onorare tutti voi, ci stiamo impegnando per porre fine al flagello della violenza di sinistra negli Stati Uniti d’America. Stiamo perseguendo le reti criminali di estrema sinistra, ma stiamo anche perseguendo i mostri che le finanziano. Non vogliamo solo perseguire il membro di Antifa che ha lanciato un mattone contro un agente dell’ICE. Vogliamo sapere chi ha comprato quel mattone e perseguire anche loro.

Stiamo riportando l’America alla salute grazie al nostro eccellente Segretario alla Salute e ai Servizi Sociali, Bobby Kennedy. Stiamo abbassando il prezzo dei farmaci e ripulendo la nostra catena alimentare dal veleno che si è accumulato nel corso di una generazione.

Ma amici miei, c’è ancora molto da fare. E a coloro che dicono: «Dobbiamo fare di più, dobbiamo andare più veloci», credetemi, vi capisco. La grandezza attende ciascuno di voi nel movimento America First che stiamo costruendo insieme, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto per riuscirci.

Volete più azioni legali? Bene, anche noi. Donald Trump e io abbiamo una lista dei migliori giudici e procuratori in grado di rendere la giustizia più rapida, quindi unitevi a noi nella lotta contro le stupide regole del Senato che li ostacolano.

Volete che le espulsioni avvengano più rapidamente? Allora visitate il sito ICE.gov/join, perché stiamo formando un esercito di patrioti e abbiamo bisogno di persone benevole che abbiano a cuore il Paese per aiutarci a rendere più sicuri i confini e ad agire ancora più rapidamente.

Volete che gli affitti continuino a diminuire e che gli stipendi continuino ad aumentare come hanno fatto negli ultimi mesi? Allora unitevi a noi. Non restituite il potere a coloro che hanno inizialmente causato il crollo dell’economia. Unitevi al movimento America First e avrete sempre un posto nel nostro fantastico team.

Il mese prossimo segnerà il primo anniversario ufficiale dell’amministrazione Trump e sono davvero orgoglioso dei risultati ottenuti finora. Oggi i democratici parlano già del 2028 e sembra che nomineranno un liberale californiano responsabile di blackout elettrici generalizzati, dell’apertura delle frontiere e dell’ascesa di bande violente incontrollate. I democratici esitano semplicemente tra Gavin Newsom e Kamala Harris.

E nel frattempo, cosa propongono i democratici? Devo dire, signore e signori, che non stanno mandando i loro migliori elementi. Omar Fateh era il candidato di Ilhan Omar a sindaco di Mogadiscio… volevo dire Minneapolis. Piccolo lapsus.

Il candidato democratico al Senato nel Maine mi definisce nazista, il che è piuttosto divertente detto da uno che ha letteralmente un tatuaggio nazista sul petto. 

Per quanto riguarda Jasmine Crockett, il suo percorso parla da sé. Vuole diventare senatrice, anche se la sua immagine di ragazza di strada è reale quanto le sue unghie.

Chiedetevi cosa hanno in comune tutte queste persone. La risposta, purtroppo, è che sono burattini. In realtà non hanno alcuna importanza. Sono gli ingranaggi di una macchina che vuole impoverirvi, indebolirvi e mettervi in pericolo nel Paese che i vostri antenati hanno costruito.

E mentre il presidente Trump ed io stiamo facendo tutto il possibile per smantellare questa macchina, la sinistra è ancora lì, amici miei, ed è ancora molto potente. Non fatevi illusioni. Sono i gruppi militanti che vogliono avvelenare i vostri figli con terapie ormonali sostitutive e tossine nelle vostre riserve idriche. Sono i consigli di amministrazione delle aziende che impongono quote di diversità mentre si lamentano che Donald Trump non permette loro più di delocalizzare i posti di lavoro americani all’estero, e che piangono per questo. Sono i giudici distrettuali ribelli che emettono ingiunzioni nazionali ogni volta che il presidente muove un dito. Sono i procuratori di Soros che hanno applaudito mentre le loro città bruciavano.

Cosa li accomuna? Guadagnano quando il nostro Paese perde. Si arricchiscono quando voi vi impoverite. Assumono clandestini che fanno venire per rubarvi il lavoro. Bevono buon vino nei paesi in cui delocalizzano i vostri posti di lavoro. Vi censurano perché preferiscono distruggere la Costituzione piuttosto che rischiare di perdere un dibattito. Fanno arrivare milioni di elettori perché sanno che non possono vincere il dibattito con le persone che sono già qui.

Sapete cos’altro li accomuna? Li prenderemo tutti a calci nel sedere il prossimo novembre e ogni anno a seguire.

Parte del sogno americano è l’idea che siamo tutti, ognuno di noi, nella stessa squadra, che facciamo tutti parte della stessa famiglia americana. Se volete distruggere questo, fate quello che hanno fatto i democratici, non solo negli ultimi cinque anni, ma negli ultimi trent’anni o quarant’anni. Rendete una razza nemica di un’altra. Rendete un sesso nemico dell’altro. Fate in modo che gli americani diffidino e si disprezzino a vicenda invece di amare il loro Paese comune.

Quando penso ad alcuni dei dibattiti più accesi che si svolgono nel nostro Paese, alla natura della cittadinanza, al significato di essere americani, tutto ciò rimanda a una verità evidente. Gli americani hanno sete di identità e di appartenenza. Abbiamo sete di trovare il nostro posto nel mondo, e non c’è da stupirsi.

Da molti anni ormai, i nostri compatrioti americani devono confrontarsi con un’economia globalizzata che ha omogeneizzato le culture e svuotato le nostre città della loro essenza. Gli accademici e gli attivisti impongono a tutti, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, le loro teorie sul genere e sulla razza. I giganti della tecnologia utilizzano le loro piattaforme Internet per censurare gli articoli che mettono in discussione il discorso dominante dell’estrema sinistra nel nostro Paese.

Più che mai, posso testimoniarlo, la gente parla dell’identità americana e cerca di capire cosa ci unisce. Ma vorrei dire una cosa. L’unica cosa che è davvero servita da punto di riferimento per gli Stati Uniti d’America è che siamo stati, e per grazia di Dio saremo sempre, una nazione cristiana.

Vorrei essere chiaro, perché, ovviamente, i media che diffondono notizie false distorceranno tutto ciò che dirò. Non sto dicendo che bisogna essere cristiani per essere americani. Sto dicendo qualcosa di più semplice e più vero. Il cristianesimo è la fede dell’America. Il linguaggio morale comune dalla Rivoluzione alla Guerra Civile e oltre. Nel corso di tutta questa storia, i grandi dibattiti del nostro Paese hanno sempre riguardato il modo migliore, come popolo, per compiacere Dio.

© AP Photo/Jon Cherry

© AP Photo/Gerald Herbert

© AP Photo/Jon Cherry© AP Photo/Gerald Herbert

Pensateci bene: questa convinzione ha ispirato la nostra comprensione della legge e dei diritti naturali, il nostro senso del dovere verso il prossimo, la convinzione che i forti debbano proteggere i deboli e la fede nella coscienza individuale. E la nostra famosa idea americana di libertà religiosa è un concetto cristiano.

Poiché siamo tutti creature di Dio, dobbiamo rispettare il percorso di ogni individuo verso Dio. Ma negli ultimi cinquant’anni l’attenzione si è concentrata su una cosa specifica: è stata condotta una guerra contro i cristiani e il cristianesimo negli Stati Uniti d’America. Lasciate che vi dica che, di tutte le guerre che Donald Trump ha posto fine, questa è quella di cui siamo più orgogliosi.

Per decenni, la sinistra ha cercato di escludere il cristianesimo dalla vita nazionale. Lo ha bandito dalle scuole, dai luoghi di lavoro, dagli elementi fondamentali della sfera pubblica. La libertà di religione si è trasformata in libertà dalla religione. E in una sfera pubblica priva di Dio, abbiamo ottenuto un vuoto. E le idee che hanno riempito questo vuoto hanno sfruttato il peggio della natura umana, invece di elevarla.

Non ci hanno detto che eravamo figli di Dio, ma figli di questo o quel gruppo identitario. Hanno sostituito il magnifico disegno di Dio per la famiglia, su cui uomini e donne potevano contare e a cui potevano tornare, con l’idea che gli uomini potessero trasformarsi in donne a condizione di prendere le pillole giuste fornite dalle grandi aziende farmaceutiche. Avevano tutto il fervore religioso di un convertito zelante, senza la grazia e il perdono di un vero cristiano.

Le Scritture ci dicono: «Li riconoscerete dai loro frutti». E potremmo chiederci: quali sono i frutti di queste persone e dei loro principi? E la risposta è un uomo di nome Tyler Robinson, che ha ucciso il mio amico.

Pensateci. Ha tutto ciò che l’estrema sinistra si aspetta dai nostri giovani. Ha rifiutato il conservatorismo e la spiritualità, i valori di una famiglia di una piccola città. Si è trasferito in un piccolo appartamento, è diventato dipendente dal porno, è diventato dipendente dall’odio e ha finito per andare a letto con qualcuno che non sa se è un uomo o una donna.

È uno scenario da incubo, ma è lo scenario che la sinistra ha attivamente presentato come quello che desidera per le famiglie americane, e in particolare per i giovani uomini presenti in sala. È proprio per questo che dobbiamo combatterli.

Perché i frutti del vero cristianesimo sono uomini come Charlie Kirk. I frutti del vero cristianesimo sono buoni mariti, padri pazienti, costruttori di grandi cose e uccisori di draghi, e sì, uomini disposti a morire per un principio se questo è ciò che Dio chiede loro di fare. Perché molti di noi riconoscono che è meglio morire da patrioti che vivere da codardi.

Vi dirò una cosa di cui non ho mai parlato pubblicamente prima d’ora, ma nei giorni successivi alla morte di Charlie ho sofferto molto. Sono sicuro che molti di voi hanno provato la stessa cosa. Ricordo di aver guardato tutti i video dell’omicidio, alla ricerca di indizi, cercando di capire cosa fosse successo. Cercavo di nascondere il mio amico e quel terribile proiettile che lo aveva colpito, ma cercavo anche di guardarmi intorno.

Ho passato diverse notti insonni di fila, informandomi su tutte le teorie del complotto, esplorando tutte le piste. Quando la mia adorabile moglie, Usha, mi ha detto di andare a letto, le ho risposto che dovevo a Charlie di provare a rivoltare ogni pietra. Ed è quello che ho cercato di fare.

Ricordo di essere stato tormentato dal timore che la morte di Charlie non solo privasse una famiglia del marito e di un buon padre, ma privasse anche il nostro movimento di un grande leader e di un grande uomo d’azione. È l’unica volta che ricordo che mia moglie mi abbia detto di essere davvero preoccupata per me. Me lo ha ripetuto più volte.

Ma ciò che mi ha salvato non è stato mentire a me stesso, bensì accettare la realtà della lotta in cui siamo impegnati. La morte di Charlie è stata una perdita immensa, una perdita irreparabile. Abbiamo subito un duro colpo, amici miei, e non serve a nulla abbellire le cose o fingere che non sia successo nulla. Dobbiamo accettarlo.

E ciò che mi ha salvato è stata la consapevolezza che la storia della fede cristiana, come quella degli Stati Uniti d’America, è quella di una perdita immensa seguita da una vittoria ancora più grande.

È una storia di notti molto buie seguite da albe molto luminose. Ciò che mi ha salvato è stato ricordare la bontà intrinseca di Dio e il fatto che la sua grazia trabocca quando meno te lo aspetti. Non molto tempo fa, alcune settimane fa, ho trascorso del tempo in un ministero cristiano per uomini. Ecco cosa fanno. Prendono uomini che soffrono di dipendenze o vivono per strada e li aiutano a rimettersi in piedi. Li nutrono. Li vestono. Offrono loro un riparo e consigli finanziari. Mettono in pratica la parte migliore della missione di Cristo.

Dopo di che, ho pranzato con quattro di questi uomini. C’erano due bianchi, un ispanico e un nero. Tutti avevano avuto delle difficoltà, ognuno a modo suo. Alcuni avevano perso i contatti con la loro famiglia, a volte da molto tempo. Altri cercavano disperatamente di ricongiungersi con i propri figli per poterli vedere a Natale. Ma tutti erano riusciti a rimettersi in piedi. E cosa li ha salvati? Non è stata una comunità razziale o un risentimento comune. Non è stato un gergo filosofico. Non è stato un corso preparatorio alla DEI, né un aiuto sociale. È stato il fatto che un figlio di un falegname era morto 2000 anni fa e aveva cambiato il mondo.

© Laura Brett/Sipa USA

© AP Photo/Jon Cherry

© Laura Brett/Sipa USA© AP Photo/Jon Cherry

Se vi recate in quasi tutte le mense per i poveri di questo Paese, troverete cristiani che danno da mangiare ai bisognosi. Se vi recate dai tossicodipendenti che le loro famiglie non vogliono più nemmeno guardare in faccia, come mia madre in un certo periodo della sua vita, spesso sono i ministeri cristiani a stare al loro fianco nei momenti più difficili. Troverete cristiani seduti pazientemente accanto ai letti degli ospizi, nelle sale di risveglio e in tutti i luoghi del mondo dove le persone hanno abbandonato gli altri.

Ed è questa verità morale che cerchiamo di porre al centro del nostro lavoro all’interno dell’amministrazione Trump e nel nostro grande movimento. Una vera politica cristiana non può limitarsi alla protezione dei bambini non ancora nati o alla promozione della famiglia, per quanto importanti siano queste questioni. Deve essere al centro della nostra comprensione globale del governo.

Perché penalizziamo le aziende che delocalizzano i posti di lavoro americani all’estero? Perché crediamo nella dignità intrinseca del lavoro umano e in ogni persona che ha un buon lavoro in questo Paese. Perché abbiamo lavorato, senza l’aiuto del Congresso, per limitare i visti H-1B, ad esempio? Perché riteniamo ingiusto che le aziende aggirino la manodopera americana per rivolgersi a opzioni meno costose nel terzo mondo.

Aiutiamo gli anziani americani in pensione, in particolare eliminando le tasse sulla previdenza sociale, perché crediamo che sia necessario onorare il proprio padre e la propria madre piuttosto che inviare tutti i loro soldi in Ucraina. Crediamo che ci si debba prendere cura dei poveri, ed è per questo che abbiamo Medicaid, affinché i più bisognosi tra noi possano permettersi le medicine o portare i propri figli dal medico. Ed è per questo che siamo indignati dall’ingiustizia di Tim Walz, che permette agli immigrati somali di frodare questo programma per miliardi di dollari. Questi soldi dovrebbero andare agli americani, perché è a loro che sono destinati.

Ora vorrei concludere, amici miei, ma vi ho ascoltato e so che alcuni di voi sono impazienti di fronte alla lentezza dei progressi, e la mia risposta è: bene. Siate impazienti. Usate questo desiderio di giustizia per il vostro Paese come carburante per impegnarvi in questo movimento in modo più significativo, migliore e più potente.

So che alcuni di voi sono scoraggiati dalle dispute interne su una serie di questioni. Non scoraggiatevi. Non preferite guidare un movimento di liberi pensatori che a volte sono in disaccordo piuttosto che un gruppo di automi che ricevono ordini da George Soros?

So che molti di voi sentono la mancanza del nostro caro amico Charlie Kirk. Anch’io. Mi manca il suo ottimismo. Mi manca la sua energia. Mi mancano le telefonate in cui elaboravamo strategie per spingere questo o quel membro del Congresso repubblicano ad agire. Ma soprattutto mi manca la saggezza di Charlie.

Mi manca il suo monito che la politica non è una prova generale o un gioco. Stiamo prendendo decisioni che salveranno il nostro Paese e daranno al popolo americano una nuova possibilità di realizzare i propri sogni. Se vi manca Charlie Kirk, promettete di lottare per la causa per cui è morto? Promettete di riprendervi il Paese da coloro che gli hanno tolto la vita? Promettete di aiutare a sconfiggere i radicali che hanno applaudito alla sua morte? Promettete di onorare la sua memoria avendo fede in Dio, che lui amava?

Amici miei, impegnatevi a fare queste cose e vi prometto la vittoria. Vi prometto frontiere chiuse e comunità sicure. Vi prometto buoni posti di lavoro e una vita dignitosa. Solo Dio può promettervi la salvezza in paradiso, ma insieme possiamo realizzare la promessa della più grande nazione nella storia della Terra.

Buon Natale, amici miei. Continuiamo a lottare.

Gli Stati Uniti sanzionano i funzionari dell’UE per la repressione della libertà di espressione, ampliando notevolmente il divario tra Stati Uniti ed Europa_di Simplicius

Gli Stati Uniti sanzionano i funzionari dell’UE per la repressione della libertà di espressione, ampliando notevolmente il divario tra Stati Uniti ed Europa

Simplicius 25 dicembre
 
LEGGI NELL’APP
 CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi
Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 6.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:
– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;
– IBAN: IT30D3608105138261529861559
PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo
Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo
Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).
Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

Ieri, per la prima volta, gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni contro funzionari europei associati al Digital Services Act dell’UE e all’Online Safety Act del Regno Unito, in particolare per aver oltrepassato i limiti nel tentativo di censurare gli americani extraterritorialmente sul suolo statunitense.

Questi tentativi di censura sono stati messi in atto attraverso una fitta rete di ONG che hanno collaborato con varie istituzioni statunitensi, tra cui l’amministrazione Biden, per “segnalare” i contenuti americani e creare “liste nere” di “trasgressori” americani destinati alla rimozione dalle piattaforme e ad altre forme di soppressione illegale della libertà di espressione.

Sottosegretario agli Affari Pubblici degli Stati Uniti Sarah Rogers:

I nostri obiettivi sono stranieri, ma noterete che alcuni hanno collaborato con i burocrati statunitensi alla repressione della libertà di parola in stile Murthy. Non preoccupatevi: anche noi al @StateDept perseguiamo la trasparenza, la verità e la riconciliazione.

Sebbene si tratti di un passo importante, il sottosegretario alla diplomazia pubblica Sarah Rogers ha specificatamente sottolineato che queste cosiddette “sanzioni” non sono del tipo ad alto impatto come il Magnitsky Act, che mira a privare i soggetti interessati dei servizi bancari e a rovinarli finanziariamente, spesso applicato agli interessi russi, ma piuttosto semplici restrizioni sui visti, almeno per ora , che impediscono semplicemente ai funzionari sanzionati di visitare gli Stati Uniti o espellono quelli che già si trovano nel Paese.

L’elenco completo degli ex funzionari sanzionati. Il più importante tra loro è Thierry Breton, un pezzo grosso della Commissione europea sotto il regime corrotto della von der Leyen e uno dei “menti” della stessa “Legge sui servizi digitali”.

Un’altra era Josephine Ballon di HateAid, un’organizzazione che vigila sui “discorsi di incitamento all’odio”; ecco la sua opinione succintamente “democratica” sulla libertà di espressione:

Naturalmente, tutti i massimi esponenti dell’Unione Europea hanno ricevuto l’ordine di iniziare a organizzare una difesa disperata dei cosiddetti “valori europei”:

Ma come al solito, l’ultimo “assalto all’Europa” da parte dell’amministrazione Trump ha rivelato o messo in evidenza due aspetti fondamentali.

In primo luogo, il fatto che il divario tra Stati Uniti ed Europa si stia ampliando, poiché l’amministrazione Trump sembra comprendere che il Deep State si è ritirato su posizioni più difendibili nell’UE, dopo essere stato almeno in parte ostacolato e respinto negli Stati Uniti. E così ora, l’amministrazione Trump ritiene che debba essere perseguito e tagliato alla radice in Europa stessa, almeno secondo la plausibile ipotesi di Richard Werner:

Questa controversia in atto sta portando alla luce la guerra in corso tra Trump e lo Stato profondo, almeno in Europa: dopo aver dovuto cedere terreno negli Stati Uniti, lo Stato profondo americano si è ritirato nella sua fortezza più grande: la Germania e l’UE, dove si è trincerato, traendo i suoi poteri legali dagli Statuti di occupazione del 1945 in Germania e dal suo controllo sulla dittatoriale Commissione europea sin da quando la CIA ha creato queste istituzioni dell’UE (con Jean Monnet, Schuman, Spaak ecc. e il Movimento europeo, tutti asset della CIA).

In questo caso specifico, possiamo fare riferimento al “Complesso industriale della censura” – termine coniato da Mike Benz – che è una sorta di sovrapposizione di molte ONG globaliste e altri “interessi particolari” che hanno creato una sorta di rete internazionale in grado sia di influenzare che di operare in qualsiasi nazione occidentale.

Le élite hanno espresso il loro shock per questo sviluppo, sconvolte dal fatto che gli Stati Uniti possano osare creare una frattura tra i diversi rami dello Stato profondo globale:

Ma la seconda cosa che ho menzionato e che gli ultimi sviluppi hanno rivelato è la totale ipocrisia delle élite europee che fingono di scandalizzarsi. Si indignano per l’«attacco» alle loro cosiddette libertà quando gli Stati Uniti osano fare proprio ciò che queste stesse élite europee hanno allegramente inflitto a molte nazioni meno fortunate, in particolare alla Russia.

Ad esempio, confrontiamo l’agitazione di Kaja Kallas con le sue precedenti richieste di vietare i viaggi ai russi:

In effetti, se ci pensate bene, l’indignazione melodrammatica generale per il cambiamento di posizione dell’amministrazione Trump nei confronti dell’Europa è piuttosto “ricca”.

Prendiamo questo recente titolo che sostiene che solo ora, dopo aver profanato il sacro “giardino europeo”, gli Stati Uniti finalmente siano passati nella categoria dei “maligni”:

Pensate a quanto ciò sia offensivo per il resto del mondo reale, che esiste al di fuori della fortezza neocolonialista del “giardino” edenico di Borrell. Decenni di interferenze nelle elezioni globali, invasioni di decine di paesi del terzo mondo, in particolare del Medio Oriente, distruzione di nazioni e milioni di vite umane, tutto in nome di una “libertà” inventata: tutto bene e accettabile: gli Stati Uniti erano il “faro splendente” della democrazia.

Ma ora che il drago americano liberato ha rivolto il suo alito infuocato sulla sacra Europa, tra le élite in preda al panico si è scatenato un improvviso scoppio di digrignare di denti e stringere le perle. Che evidente malignità! Si può vedere il palese razzismo eurocentrico trasparire nei disperati tentativi di proteggere quella fortezza finale e inviolabile dei privilegi dell’élite globale che è il sacro “giardino” europeo dalla punizione più straziante e impensabile: la parità di trattamento.

Benvenuti nell’età dell’oro, cari europei: sotto il pontefice massimo Trump, anche voi siete diventati la giungla.

Ora prostratevi e implorate perdono.

Un addio appropriato da parte di un utente X:

La morsa si sta stringendo sulla classe dirigente dell’UE, distaccata e egocentrica.
L’Europa ribolle di rabbia mentre i cittadini vedono le loro nazioni soffocare sotto il peso della corruzione, della censura, dell’immigrazione di massa, del fanatismo ideologico e del fallimento istituzionale.
Bruxelles è diventata un bunker sigillato di arroganza, sordo alla realtà e ostile al proprio popolo.
Tagliandosi fuori dalla strada, dalla responsabilità e dal buon senso, l’UE ha firmato la propria condanna a morte. Ciò che rimane è una struttura vuota e decadente che barcolla verso il collasso.

Ricordate solo che, quando le cose vanno male, c’è solo una cosa che i marci eurocrati sanno fare, come sempre: raddoppiare la posta in gioco.

Il rapporto di oggi è breve per darvi la possibilità di godervi il Natale senza troppa fatica mentale. Detto questo, un ultimo punto.

Ora che è arrivato il Natale, l’Occidente sta naturalmente ricorrendo a una propaganda di basso livello per criticare la Russia che non ha accettato il disperato tentativo di “tregua natalizia” di Zelensky, con persino il Papa che ha manifestato il suo “disappunto” nei confronti della Russia per unirsi al coro dei suoi padroni globalisti:

Link Twitter

L’unico piccolo problema è che la precedente proposta di tregua natalizia avanzata dalla Russia nel 2023 è stata categoricamente respinta sia da Zelensky, sia da Biden, sia dagli europei:

https://en.wikipedia.org/wiki/2023_Russian_Christmas_truce_proposal
https://en.wikipedia.org/wiki/2023_Russian_Christmas_truce_proposal

La sera dello stesso giorno, il presidente russo Vladimir Putin ha incaricato il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu di dichiarare un cessate il fuoco temporaneo di 36 ore lungo l’intera linea di contatto tra le truppe russe e ucraine da mezzogiorno (12:00 ora di Mosca; 09:00 UTC) del 6 gennaio fino alla mezzanotte (24:00/00:00 ora di Mosca; 21:00 UTC) tra il 7 e l’8 gennaio 2023.

La proposta di tregua è stata respinta dalle autorità ucraine, che l’hanno definita una “trappola cinica”. Nonostante fosse stato dichiarato il cessate il fuoco, esso ha avuto scarso effetto poiché i combattimenti sono continuati.

Sempre da Wiki:

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che la proposta di tregua era solo una “pausa” per le forze russe e un’occasione per loro di riorganizzarsi. Alla richiesta dei giornalisti di commentare l’iniziativa di Putin, ha osservato che la Russia ha continuato a bombardare “ospedali, asili e chiese” ucraini il giorno di Natale 2022 (“il 25”) e a Capodanno. “Penso che lui [Putin] stia cercando di prendere fiato”, ha aggiunto Biden.

Questo è tutto.

Per unirsi allo spirito festivo natalizio, Zelensky ha persino dato prova della sua eleganza in un’offerta ufficiale in cui ha condiviso il suo grande desiderio natalizio… che Putin muoia; questo oltre alla sua descrizione dei russi come non umani in altre parti del discorso.

Zelensky auspica la morte di Putin nel suo messaggio natalizio:

Mio caro popolo, fin dai tempi antichi gli ucraini credevano che nella notte di Natale i cieli si aprissero.

E se confidano loro i propri sogni, questi si avvereranno sicuramente.

Oggi abbiamo tutti un unico sogno. E abbiamo un unico desiderio per tutti:

“Che muoia”, come tutti dicono a se stessi.

L’ultima volta Zelensky ha espresso lo stesso augurio nei confronti del presidente americano con la sua frase “alcuni vivono, altri muoiono”, questa volta è toccato alla Russia. Sembra che l’oscurità abbia divorato il vecchio Zelensky e che i pensieri di morte ora opprimano regolarmente la fragile psiche del povero leader ucraino. In alcune tradizioni si dice addirittura che augurare del male agli altri possa segnare lo stesso destino.

Non preoccuparti però, se quanto detto sopra ti ha un po’ rattristato, l’italiana Meloni ha un messaggio natalizio che sicuramente ti tirerà su il morale:

Buon Natale a tutti!


Il tuo sostegno è prezioso. Se ti è piaciuto leggere questo articolo, ti sarei molto grato se ti iscrivessi a un abbonamento mensile/annuale per sostenere il mio lavoro, in modo che io possa continuare a fornirti report dettagliati e approfonditi come questo.

In alternativa, puoi lasciare una mancia qui: buymeacoffee.com/Simplicius

Una sconfitta tedesca_di WS

Mi  aspettavo appunto   che anche Simplicius  cogliesse   “la novità”    accaduta   qualche  giorno fa  a Bruxelles;  per la prima  volta , credo , nella  storia della U€,    il  blocco  “  €urogermanico”   è  stato politicamente   sconfitto    da  un “blocco”  “antigermanico ”       abilmente manovrato  sì dalla Meloni,  ma all’interno del quale  è stato  determinante il ruolo della Francia    con la sua  appendice belga  .
Il fatto  è stata    registrato   soprattutto dai  giornali inglesi  che ora  attaccano la Francia e Macron per aver presumibilmente “pugnalato alle spalle” Merz .

E  questa   della “ indignazione inglese” è la parte più gustosa  di  questo  avvenimento;  ci indica le linee di faglia che si stanno formando nell’ €urolager.

Tra  Francia  e  Germania  non si tratta nella fattispecie di un conflitto politico, perché sia Macron che Merz sono entrambi “ funzionari  del Kapitale “,  burattini degli stessi banksters;  rivela piuttosto   il riemergere   di   una faglia geopolitica antica   almeno 1200 anni   che appunto gli inglesi hanno sempre  saputo   sfruttare  bene  a proprio vantaggio   da  secoli  ,  e che  ovviamente    corrisponde  ai relativi ” st(r) ati profondi” dei due paesi. “St(r)ati profondi  che i due presidenti  attuali  non potevano far altro che  rappresentare.

Ma  è veramente una “sconfitta  tedesca”? Beh  qui in seguito propongo una lettura alternativa. Lo  so che è fantasiosa  ed improbabile; per una   volta, però,  voglio dire  qualcosa  di “ottimistico”.

Ricapitolando,  le relazioni   franco -tedesche   sono sempre state  cruciali nella  storia  europea , e l’  “ €urolager”  ha funzionato tanto bene proprio poggiando  su di un  direttorio franco-tedesco con due Kapò ” specializzati”, il primo per i servizi e la proiezione militare e il secondo per il controllo economico.

 Ma questo duo doveva lavorava sempre nell’ interesse dello stesso padrone:  “il Grande kapitale”.

 Ma è evidente che  questo   duo  sia  sempre   stato  un matrimonio sbilanciato a sfavore della Germania cui spettava  sempre  di fare in modo che la Francia non affondasse economicamente nella sua grandeur.

La  Germania  infatti  resta l’osservato  speciale dei banksters    (  e mi sembra ovvio),  sempre  tenuta ad un livello  di controllo ben  superiore  alle  altre  due potenze  sconfitte, Giappone  ed Italia.

Nella fattispecie  al Giappone è stato permesso  di  essere una potenza  subnucleare; ha accumulato  grandi scorte  di plutonio.  La  Germania non ne detiene nemmeno un grammo  perché non  gli è stato  concesso di processare il proprio combustibile nucleare  esaurito; ha dovuto sempre   trasferirlo  alla   Francia  pagandole   profumatamente il servizio.

 Il motivo è che,  al contrario  di quello   giapponese,  il nucleare  civile  tedesco  sorto  dopo la crisi  del ‘73   era  complemente “ castrato”  fin  da l’ inizio;  prova   evidente  di un disegno  strategico  che  vedeva  nel Giappone una  risorsa  “bankesters”  per una futura  WW  “ revanchista” in Asia contro  Russia / Cina . Disegno che  adesso    comincia ad  evidenziarsi   non solo   nel rapido  riarmo giapponese, quanto  addirittura  nella  proclamata intenzione giapponese   di dotarsi  di  armi nucleari, cosa  che  , a mio parere,   il Giappone  potrebbe  fare  in pochi mesi,  sempre che non lo abbia già sostanzialmente fatto.

Alla   Germania invece  non è stato concesso  di  avere  una propria filiera nucleare e    tra l’altro questo spiegherebbe  l’ improvvisa  decisione  tedesca  di uscire dal nucleare dopo la stesa  dei  due gasdotti Nord  Stream.  Politicamente ed economicamente era molto più  redditizio      trafficare  con la Russia  che   sostenere la potenza nucleare  francese, pagandola pure.

è vero che  fare  il Kapò    economico   dell’ €urolager porta  enormi  vantaggi  alle  esportazioni tedesche , ma  è altrettanto  vero  che   questo  flusso  di soldi  che entra in  Germania     grazie  all’ €uromarco svalutato  deve pure uscirne per  sostenere   i suoi  “vincitori”: la  finanza “angloamericana”  e   la pomposa “grandeur”   del suo  cameriere  francese.

La Germania   quindi , per  “il Padrone”  è solo un  gigante    castrato,  del quale,  per  quanto   appunto  “ canti  soavemente”,  non ci si può fidare  pensando  che  sia anche  “contento”.

Da  questo punto di vista le “ demenziali” mosse  tedesche  assumono  quindi una luce  diversa; la  decisione   dei padroni  de  “l’ eurolager”  di usare  l’€uropa   contro  la Russia  potrebbe  essere  per  questo “ castrone”  una  occasione di  recuperare  libertà  ed  attributi.

Infatti  più  l’€uropa  va in guerra, più  essa  diventa innefficiente e più la Germania è giustificata      a NON pagare   il  consueto  tributo  ai suoi  vincitori, per mettere  invece  quei soldi      nel  PROPRIO   riarmo.

“ Riarmo “ ovviamente  CONTRO   “l’ orso  russo”,  secondo la “narrazione”   del Padrone    de  l”eurolager”.

“Orso”  però   con cui   poi   si potrebbe   trattare  una PROPRIA   “  zona  di influenza”, grazie  ai profondi legami  che  ancora  sussistono, anche se  ben nascosti.

E  per  questo ovviamente  occorre    che lo stato di  guerra  si prolunghi    A BASSA  INTENSITA ‘ affinché la Germania  abbia  il  tempo di rendere irreversibile     la sua  transizione  a “grande potenza “ , proprio  come  la Russia non ha alcun interesse  a  finire “la guerra “  adesso.

E i primi  a   cogliere  la   stonatura  di questa  “canzone  tedesca”  non possono    che  essere i francesi     i quali     vedono   non solo   rinascere  il “gendarme  tedesco”,  ma anche rimpicciolire  il proprio   ruolo  di “  gendarme ” ANCHE  per l’inaridirsi   del   flusso  finanziario   da  Berlino a Parigi.

 E l’ altro  giorno  a  Bruxelles la Francia  ha  dato appunto  un “  segnale”  di insoddisfazione  e sicuramente   ha fatto anche un test  per  capire  da  che parte realmente vada la Germania.

Così,   quella  che   a prima vista può  sembrare una “sconfitta  tedesca”,  potrebbe   essere il tassello da inserire  in una guerra in cui, evento mirabile  della  storia, i tedeschi   perdono “  tutte le battaglie “  ma  “vincono  la  guerra” .

 Io lo  so  che questo è poco probabile perché  i tedeschi  sono   per loro  natura    impediti   alla   guerra   tridimensionale ,   cosa in cui   invece   eccellono  i nostri   e loro “ padroni “. Ma non  sarebbe   divertente ?

Gli  eventi recenti di Bruxelles   ci dicono  comunque che  già  diversi  ne “l’ €urolager”  hanno   capito   che   QUESTA  guerra in Ucraina l’ €uropa l’ ha già persa  e  seppur   i padroni   dell’ €urolager   vorrebbero andare  avanti    “rilanciando” , per ogni    detenuto  e , Kapò  di questo lager   si  tratta  già ora  di    definire il proprio individuale interesse sia  nella futura   escalation     sia  nella ammissione della sconfitta. In questa ipotesi  dovranno valutare anche  la  propria  posizione nei nuovi possibili  equilibri  determinati  da  questo fallimento.

Chissà,  forse il 18 dicembre  2025  potrebbe  essere  più memorabile    di quanto adesso  appaia.

CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi

Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 6.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:

– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;

– IBAN: IT30D3608105138261529861559

PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo

Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo

Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).

Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

1 2 3 372