Contenziosi in terra straniera, di Antonio de Martini

Trump era stato avvertito che rompere unilateralmente l’accordo JCPOA avrebbe avuto conseguenze sul piano militare.

Ieri l’Iran e Israele si sono scambiati una ventina di missili per parte avendo cura di non mirare a zone abitate.
Gli obbiettivi di entrambi sono in territorio siriano beninteso.

Gli iraniani hanno portato la guerra al confine di Israele colpendo la provincia di Quneitra ( alture di Golan), dopo che tutti gli sforzi occidentali miravano a perpetuare la guerra alla frontiera turca.

Il gioco è chiaro: se Trump colpirà l’Iran, questo colpirà Israele, il quale a sua volta colpirà la Siria.

L’Europa – rappresentata da Francia,Germania e Inghilterra, assente l’Italia, hanno preso per la prima volta ufficialmente, le distanze dalla politica USA.

Presto dovremo anche noi decidere se correre il rischio di perdere il cliente americano che ci compra le mozzarelle e l’olio di oliva, oppure il cliente iraniano che compra da noi tecnologia.

Unica ragione di ottimismo è la presenza in questi giorni a Mosca – per la celebrazione della vittoria su Hitler- di Netanyahu che sta trattando con Putin.

Il mezzo milione di russi ortodossi,spacciatisi per ebrei che lasciarono l’URSS e adesso costituisce ormai una colonia russa in Israele ( e ha creato un partito) assume valenza determinante nel mosaico del Levante.

Ha offerto un argomento negoziale comune alla Russia e a Israele e costituisce motivo per Netanyahu per non trascurare la mediazione di Putin e per Putin di voler salvaguardare anche Israele.

La Russia, celebrando più che la vittoria i suoi 20 milioni di morti che hanno salvato l’Europa dal nazismo, dice all’Occidente che non teme di perdere altri venti milioni di soldati.

Ricevendo l’ospite israeliano a Mosca durante questa crisi, Putin mostra che la via del compromesso di pace passa dal Cremlino mentre Trump non è riuscito a far chiudere la bocca nemmeno a una puttana.

In questo momento di grandi scelte, un governo Di Maio Salvini , con Mattarella al Quirinale, mi fa venire la pelle d’oca.