SOSPENDERE L’USO PUBBLICO DELLA RAGIONE, di Pierluigi Fagan

SOSPENDERE L’USO PUBBLICO DELLA RAGIONE.

La “società aperta” ha deciso di chiudersi. La società liberale va a polarizzarsi nella contraddizione delle sue stesse premesse.

L’ambasciatore italiano a Mosca, lì col chiaro mandato di favorire le relazioni commerciali bilaterali, ha avuto l’ardire di segnalare in una audizione parlamentare, il costo delle sanzioni per le nostre imprese su dati FMI. Un argomento che dovrebbe interessare una democrazia di mercato visto che parla di mercato, no? Dire questo è dire che non si dovevano elevare sanzioni? Credo che un ambasciatore navigato come Starace con un passato in Cina, USA, Giappone sappia qual è il suo limite ovvero dare informazioni, non suggerire decisioni. Ma la società aperta che amava definirsi anche società dell’informazione, ora scopre che le informazioni non piacciono, le informazioni disturbano le decisioni o per lo meno ne ricordano il prezzo. Non c’è nulla di male a sapere il costo delle decisioni, aiuta ad organizzarsi per poterle pagare o si pensa o si vuol far pensare che le decisioni ideali siano libere e gratuite?

Il direttore dell’unico quotidiano di informazioni sulle relazioni internazionali, Sicurezza internazionale, edito dalla LUISS Guido Carli, collegata in vari modi a Confindustria, diretto da un professore ricercatore affiliato al MIT di Boston e che pubblica in USA con la Cornell University, A. Orsini, ha l’ardire di invitare in tv ad inserire ciò che sta avvenendo in Ucraina in una inquadratura più ampia, nello spazio (geografia) e nel tempo (storia). Bassanini domanda nervosamente su twitter se Orsini esprime il pensiero della LUISS o personale di modo che LUISS sia obbligata a ribadire la sua stretta osservanza atlantista facendo una ramanzina al suo professore in pubblico sul fatto che questi si doveva attenere ai fatti e non dare interpretazioni. Già, “i fatti”.

Il giornalista RAI Marc Innaro, una prima volta a Mosca per sette anni, poi di nuovo negli ultimi otto, per aver riferito cosa i russi dicono dei fatti (se sta a Mosca cosa deve fare, riferire cosa dice Zelensky? Quello già lo riferiscono 7/24 sette-reti-sette+stampa e radio) è ora richiesto a gran voce esser spostato ad altro incarico. Magari come mi è capitato di sentire l’altro giorno su RAI News riferisce che i russi affermano di aver convocato l’ambasciatore della Croazia perché i russi avrebbero pizzicato 200 neo-nazi con passaporto croato ed avrebbero affermato che ve ne sono da ogni parte d’Europa e quindi hanno poi affermato che non tratteranno gli stranieri come prigionieri di guerra (il che ha un brutto significato come potrete intuire). O come ieri ha riferito che i russi sostengono che non sono così deficienti da sparare ad una centrale nucleare: 1) perché la vogliono prendere intatta; 2) perché la Russia dista dalla centrale meno che la Moldavia; 3) perché Mosca dista meno di Vienna. Così i russi sostengono che la controllano da giorni e che l’incidente è organizzato dagli ucraini per mandare in mondovisione la fake news. Siamo tutti adulti e dovremmo sapere tutti che la guerra delle informazioni e controinformazioni è norma, ma quando la fa Zelensky è verità, quando la fa Mosca è falsità sempre e comunque. Ma poi, non si capisce cosa altro dovrebbe fare Innaro se non riferire cosa dicono lì, cosa significa “corrispondente”?

Così, nell’uso pubblico della ragione, non puoi avanzare qualche dissonanza se prima non reciti il Credo nella Verità della Chiesa Unitariana del Bene contro il Male e del Vangelo della Marvel Comics, ma pare che ormai non basti più neanche quello. Non vogliamo nessun mondo multipolare, quindi ci polarizziamo, noi Bene, altri Male, tertium non datur e chi lo dà è collaborazionista suo malgrado. Il mondo crede a quel Vangelo, l’ha celebrato anche all’ONU. Peccato che tra astensioni e contrari, abbiamo votato paesi con metà della popolazione terrestre e poiché quel voto non comportava alcuna sanzione, è pure dubitabile che chi ha votato per la risoluzione voglia mai andare oltre alla semplice dichiarazione. Io non sono un paese ONU, ma se fossi stato lì l’avrei votata anche io quella dichiarazione, chi mai può difendere il “diritto” si un paese a varcare armato il confine di un altro? Siamo all’ovvio. Com’è ovvio che a tutt’oggi solo un quarto del mondo, l’Occidente polarizzato su Washington con il senior partner UK, ha elevato sanzioni, sebbene secondo la strana geografia surrealista della von der Leyen, questa sia la “comunità globale”.

Cos’è l’Illuminismo? Pensare con la tua testa. Avere il coraggio, pagarne il prezzo. Non pagare chi pensa per te tenendoti nell’infanzia eterna deresponsabilizzata, assumerti le tue responsabilità davanti al mondo. “Senonché a questo illuminismo non occorre altro che la libertà, e la più inoffensiva di tutte le libertà, quella cioè di fare pubblico uso della propria ragione in tutti i campi. Ma io odo da tutte le parti gridare: – Non ragionate! – L’ufficiale dice: – Non ragionate, ma fate esercitazioni militari. – L’impiegato di finanza: – non ragionate, ma pagate! – L’uomo di chiesa: – Non ragionate, ma credete!” diceva Kant in quel del 1784. Comprendere è prender assieme quanti più fatti ci è possibile, giudicare viene solo dopo che hai ben compreso, comprensione e giustificazione sono atti separati e con fini diversi.

Così oggi sembra che la società aperta-chiusa, la Wide-Shut-Society, la società spalancate ad alcune cose ma chiusa ad altre, necessiti di spegnare la luce, non è epoca di illuminismi. La società aperta mi sembrava dovesse esser liberale, ma si sa i liberali annunciano principi universali, ma con applicazioni particolari. Sono come i contratti assicurativi, la fregatura è a corpo 5. Locke annunciava la totale libertà di credenza, ma il totale era dentro il protestantesimo, se eri cattolico o ateo andavi al gabbio e buttavano via la chiave, se non di peggio.

Quando s’impone il buio, vuol dire che si vuol nascondere qualcosa?

SULLA FIGURA DELL’ANTICOMPLOTTISTA, di Vincenzo Costa

QUALI SONO GLI SCOPI DI ZELENSKY E DELL’OCCIDENTE? SULLA FIGURA DELL’ANTICOMPLOTTISTA
Siamo troppo occupati a chiederci che cosa abbia in mente Putin, e non ci stiamo facendo quella che è una domanda almeno altrettanto importante: che cosa ha in mente l’Occidente? Dove vuole arrivare?
L’opinione pubblica ha oramai del tutto perso il ben dell’intelletto. La gente davvero crede che Putin voglia arrivare a Berlino e magari, perché no?, a Roma. Lo dice quello che è l’eroe mondiale del momento, Zelensky.
Crediamo davvero che i Russi vogliano far saltare le centrali nucleari? Perché bisogna proprio avere la farina nel cervello per pensarlo, ma qui ci sono anche intellettuali che lo scrivono, che ci vogliono fare credere che i russi intendono fare esplodere il più grande reattore nucleare al mondo proprio vicino a casa loro.
La capacità di farsi due domande è completamente svanita. E il motivo è semplice: se ti fai una domanda significa che dai ragione e quelli che dicono “non ce lo dicono”. E ovviamente, chi è intelligente non dice così, non è un complottista. E così l’anticomplottista da cabaret che cosa fa per non essere complottista? Crede al Corriere della sera, perché un intellettuale serio legge quelle cose li. E diventa come quei cretini che credevano che lo sbarco in Normandia fosse fallito.
L’anticomplottista non si chiederà mai: ma perché i russi puntano su Chernobyl e sulle centrali nucleari? Non è che magari sanno che Zelensky e amici stanno combinando qualcosa di losco e vogliono impedire che facciano casini? Crederà che Putin sia pazzo e voglia far saltare il mondo e casa sua. Questa è un’interpretazione più intelligente per l’anticomplottista.
L’anticomplottista è questa mente geniale, che quando Zelensky chiede che la NATO dichiari lo spazio aereo no Fly zone non si chiede: ma questo è pazzo? Ma che cosa vuole Zelensky? Perché è chiaro che se chiede la no Fly zone vuole la catastrofe nucleare.
L’anticomplottista è questa figura innamorata della propria intelligenza, che non si vuole contaminare con i poracci, e quindi non si chiede: Ma chi è Zelensky?
Gia Zelensky, attore, comico, che diventa presidente sull’onda della popolarità raggiunta impersonando come attore la parte di un presidente puro e duro (sotto un’immagine del film con Zelensky in azione).
Baudrillard sarebbe rimasto impressionato, qui si tocca con mano la precessione dei modelli (l’anticomplottista di maniera non sa che cosa siala precessione dei modelli, e io non ho voglia di spiegarglielo, e lo lascio nella sua idea di essere colto): la realtà non precede la copia, ma è la copia della copia. Un presidente per finta diventa un presidente per davvero, ma la gente ama proprio l’immagine televisiva, elegge il personaggio del film. DI questa democrazia stiamo parlando.
Zelensky diventa presidente dopo una strage, fatta da gente che fa stragi e brucia vivi donne e vecchi. L’anticomplottista non si è accorto di questa cosa, il suo metro di giudizio è: ma putin ha attaccato l’Ucraina? Tolta questa espressione è il silenzio. La sua mente anticomplottista non reggerebbe la complessità. Lui ha bisogno di bianco e nero.
Zelensky fa diventare le unità naziste, e sono parecchie, parte dell’esercito regolare, e queste fanno stragi. Zelensky silenzio, l’Europa silenzio. Vengono chiusi i giornali di opposizione, è sostenuto dagli oligarchi (ma questi so buoni, e l’anticomplottista non crede che Zelensky sia stato sostenuto da questi oligarchi, e che era una maschera, nulla di più).
Zelensky è un attore, e per recitare questa parte, per fare commuovere durante qusta guerra, chi poteva farlo meglio di un attore? No, non si può dire? E perché? Di Maio è quello che è. Ma qualcuno crede che Zelensky sia competente? Anticomplottista, che dici?
Sappiamo che le armi che stiamo mandando non servono a niente, che produrranno solo morti inutili, che gli Ucraini moriranno e perderanno la guerra. Ma l’anticomplottista non si chiede: ma perché mandare armi che produrranno solo più morti e intensificheranno il conflitto se si sa che non serve a niente?
Perché Zelensky e gli usa vogliono questi morti? Perchè Zelensky sta mandando al macello i suoi cittadini? Qual è lo scopo se anche un moccioso sa che gli ucraini non possono vincere la guerra?
L’anticomplottista non si chiede mai: a che cosa mira l’Occidente? A che cosa mira Zelensky?
L’anticomplottista è l’abbandono della ragione. L’anticomplottismo è diventato il divieto di farsi domande.
A queste domande risponderà la realtà, e sarà troppo tardi.

Trappola mortale_con Antonio de Martini

La Russia di Putin sembra essere caduta in una trappola perfetta. Una trama tipica del mondo anglosassone del quale gli Stati Uniti sono i potenti finanziatori, ma i mediocri eredi. Una trama che ha percorso con vicende alterne gli ultimi tre secoli, ma che ha aggiunto un importante nuovo capitolo negli ultimi quarant’anni. L’uso esplicito della forza diretta da parte di Putin rivela certamente una buona capacità di reazione alla tenaglia sempre più opprimente che hanno saputo stringergli intorno. A dispetto delle apparenze ne rivela anche i limiti per il suo carattere difensivo ed estremo e per il ricorso all’ultima istanza di reazione di cui dispone solitamente una potenza, con tutti i rischi che esso comporta. Al momento, sul piano militare, l’iniziativa di Putin dovrebbe essere coronata dal successo. Dal punto di vista strategico e di lungo periodo il prezzo da pagare sarà alto e l’esito molto incerto. Dipenderà in gran parte dalle scelte di una potenza emergente ma dal bagaglio di cultura e sapienza millenarie: la Cina. Con questa dinamica, però, rischia di esaurirsi rapidamente il gioco multipolare, condizione entro la quale diverse potenze possono agire in relativa autonomia, per tornare infine ad una fase bipolare nella quale la Russia rischia di dissolversi o di aggregarsi in posizione subalterna. Vedremo se l’intervento in Ucraina rappresenta la reazione estrema oppure l’inversione definitiva di una tendenza apparsa con l’avvento di Gorbaciov e di Eltsin. Di sicuro dovrà compiere un enorme balzo in avanti nella capacità di softpower, senza il quale non è possibile sostenere il confronto di tale portata. L’unico dato certo di questa vicenda è la conferma dell’irrilevanza dei centri decisori europei messa a nudo dall’oltranzismo cieco e mutevole, ben oltre il grottesco, di questi giorni Buon ascolto, Giuseppe Germinario

NB_nel caso la visione del filmato fosse indisponibile su youtube rimane comunque quella di rumble

https://rumble.com/vwjz19-trappola-mortale-con-antonio-de-martini.html

 

Il generale Marco Bertolini spiega cosa sta succedendo in Ucraina

Il generale Marco Bertolini spiega cosa sta succedendo in Ucraina

 

Generale Marco Bertolini, fino a qualche settimana fa, sembrava impossibile che la Russia potesse invadere l’Ucraina. Sembrava che la diplomazia stesse lavorando sodo e pareva ci fossero, seppur flebili, spiragli di accordo tra le parti. Cosa è successo dopo? 

Vorrei innanzitutto fare una precisazione: Occidente è un termine che preferirei non utilizzare in quanto improprio. Come può esser definita la Polonia? Occidente o oriente? L’errore di fondo è continuare a ragionare con lo schema della Guerra fredda, che prevede i concetti di Europa orientale e occidentale. Fatta questa premessa, bisogna tenere presente che, dalla caduta del Muro di Berlino, la Russia sente la frustrazione che caratterizza tutte le ex super potenze decadute, che sono costrette ad ingoiare bocconi amari. In particolare, Mosca si è vista strappare molti pezzi del suo ex impero, che sono passati, con armi e bagagli, dall’altra parte. Questa condizione di debolezza era stata accettata da Gorbachev e da Eltsin. Poi è arrivato Putin ed ha impresso una direzione diversa, ricostruendo innanzitutto l’amor proprio russo.

Cosa differenzia Putin dagli altri leader russi?

Putin era diverso da quel leader improbabile che lo aveva preceduto (Eltsin, ndr). Con lui è cambiato tutto lo scenario: la stessa armata rossa, che era ormai diventata un esercito in smobilitazione, ha cominciato a darsi una ripulita, a lustrarsi le scarpe e a rivedere i mezzi. Lo stesso discorso riguarda le altre forze armate, come per esempio la Marina. Quando Putin è andato al potere, il comunismo non faceva più parte del bagaglio politico della nuova Russia, tuttavia il desiderio di tornare ad essere una potenza globale era rimasto molto forte. Putin ha quindi lavorato affinché Mosca tornasse non solo una potenza globale ma anche europea. Cito, per esempio, le aperture nei confronti di Berlusconi, il turismo in Europa, le importazioni: faceva tutto parte di un programma di trasformazione della Russia in senso occidentale ed europeo, che però si è scontrato contro gli Usa.

Perché?

Non era il comunismo in sé e per sé il nemico degli Stati Uniti, ma questa grossa realtà continentale che sarebbe nata se la Russia si fosse unita all’Europa. Se ciò fosse avvenuto, l’America si sarebbe trovata davanti un importante competitor.

Quali sono stati gli errori dei Paesi occidentali hanno portato all’attuale situazione in Ucraina?

A mio avviso uno degli errori più importanti è stato quello di togliere spazio alla Russia e di spingerla verso est, facendo passare armi e bagagli gli ex Paesi del Patto di Varsavia nell’ambito della Nato. La Russia ha sentito questi avvenimenti come un accerchiamento che si sarebbe completato con il passaggio dell’Ucraina nel Patto atlantico e che avrebbe tolto a Mosca qualsiasi possibilità di avere agibilità nel Mar Nero e, di conseguenza, di potersi proiettare nel Mediterraneo. Questo è stato l’errore fatto da parte occidentale.

E quelli della Russia?

Ce n’è uno che è sotto gli occhi di tutti: l’invasione. Ma, va detto, questa invasione è dovuta dal fatto che Putin ha fatto delle proposte di appeasement che, però, sono state rifiutate. Credo che il presidente russo non avesse l’interesse ad arrivare al punto attuale, ovvero a un intervento militare. Resta lo sconcerto, il dolore, la condanna per l’operazione militare. Ma io credo che si debba anche avere la mente lucida e l’onestà intellettuale per riconoscere quelle che sono le esigenze degli altri. Perché è questa l’essenza della diplomazia.

Come si sono mossi i russi? Si aspettava un’invasione di questo tipo? Hanno davvero, come dicono diversi analisti, “il freno a mano tirato”?

Noi ricordiamo ancora gli interventi su Belgrado e Baghdad: erano operazioni aeree decisamente molto più intense di quelle che si vedono ora in Ucraina. Probabilmente quindi sì: il freno a mano è stato tirato, ma per un motivo strategico. Mosca non può non pensare a quello che sarà il dopoguerra con l’Ucraina, in cui sarà necessario riprendere i rapporti cordiali con il popolo ucraino. Mosca non può permettersi di distruggere e umiliare l’Ucraina perché comunque dovrà conviverci. C’è poi un altro fattore che non è da sottovalutare: l’Ucraina non solo faceva parte dei Paesi satelliti dell’Urss, ma era una Repubblica Sovietica dell’Unione. Ci sono dunque anche vincoli culturali e familiari. Bisogna infine tenere presente che quella è una grande pianura e che ci sono familiari da una parte e dall’altra del confine. Che l’Ucraina abbia diritto all’indipendenza non c’è dubbio, ma credo anche che ci siano molte affinità tra i due Paesi, come la lingua, l’alfabeto, la religione ortodossa.

Generale, le faccio la fatidica domanda da un milione di dollari: quali saranno gli scenari del futuro? Cosa accadrà? L’occidente ha comminato delle sanzioni, la Russia ha risposto bloccando i voli britannici. Come si esce da questa situazione?

L’offensiva è appena iniziata, quindi ci sono ancora molte variabili che devono stabilizzarsi. In linea di principio, però, penso che si debba mantenere tra gli Stati quel galateo che una volta era sempre rispettato anche durante le guerre e che consentiva, una volta che le ragioni del combattimento si esaurivano, di tornare alla pace. Certo, con qualche amputazione o rinuncia. Ma si tornava a vivere serenamente. Se i toni si alzano troppo, se la controparte percepisce che l’unica alternativa alla sua vittoria è quella del cappio al collo o della rovina del Paese, temo che le guerre non finiranno mai. Una volta, i conflitti finivano quando una delle due parti diceva: “Basta, ne ho prese abbastanza”. Ma ora tutto è cambiato: se io so che la possibilità di resa non c’è, e che il cappio al collo me lo mettono comunque, è chiaro che combatterò fino alla fine. Noi abbiamo l’interesse che si arrivi alla fine di tutto questo nell’interesse della popolazione ucraina. Per fare questo bisognerebbe che anche i Paesi che non sono direttamente coinvolti, pur esprimendo il loro sdegno e la loro condanna, evitassero di attizzare troppo il fuoco.

https://it.insideover.com/guerra/il-generale-marco-bertolini-spiega-cosa-sta-succedendo-in-ucraina.html

CONSIDERAZIONI SULLA PRIMA SETTIMANA DI OSTILITA’ IN UCRAINA, di Roberto Buffagni

CONSIDERAZIONI SULLA PRIMA SETTIMANA DI OSTILITA’ IN UCRAINA

  1. Consultando varie analisi e seguendo le fonti d’agenzia che mi sono parse più equilibrate, mi sono fatto un’idea abbastanza verisimile, per quanto congetturale, della situazione sul campo. Lo schema operativo russo è un esempio da manuale di guerra di manovra, molto somigliante alla campagna sovietica in Manciuria contro il Giappone (1945). L’iniziativa è saldamente in mano dei russi. Il controllo russo dei cieli è quasi completo. Le operazioni principali hanno lo scopo di bloccare le forze ucraine nelle città, aggirarle, e circondarle in una vasta manovra aggirante a tenaglia, che richiederà ancora diverse settimane per concludersi (ovviamente, salvo imprevisti).
  2. L’analisi più informata, equilibrata e persuasiva che ho letto si deve a un analista militare statunitense, Bill Roggio, Senior Fellow di FDD (Foundation for the Defense of Democracies) e direttore del “Long War Journal”. Apparsa il 2 marzo sul sito di FDD, è stata ripubblicata dal “Daily Mail” britannico.[1]
  3. Non è vero che i russi siano in difficoltà, che dessero per scontata una conclusione rapidissima delle operazioni, che l’attacco sia pianificato male.
  4. Si confronti infatti la Blitzkrieg della Wehrmacht contro la Polonia nel 1939, altro esempio da manuale di guerra di manovra. I tedeschi impegnarono due gruppi d’armata, per un totale di 1.5000.000 uomini (in Ucraina, i russi ne impegnano circa 70.000). Bombardarono dal cielo e con l’artiglieria le città polacche, senza riguardo per le vittime civili, che si contarono a migliaia. Uccisi dalla popolazione circa 300 civili tedeschi, i tedeschi risposero fucilando 3000 civili polacchi (“domenica di sangue di Bromberg”) e deportandone 15.000. Le operazioni durarono cinque settimane, dal 1 settembre al 6 ottobre 1939. Rifugiatosi in esilio il governo polacco, la campagna di Polonia si concluse con la resa incondizionata di Varsavia, firmata dal generale polacco Blaskowitz.
  5. L’ONU ha stimato 136 vittime civili nei primi sei giorni di combattimenti. La Russia ha sferrato offensive su cinque fronti, i combattimenti sono durati ininterrottamente per sei giorni. Il numero di caduti civili sarebbe molto basso anche se fosse il triplo della stima ONU. La Russia, evidentemente, si impegna per evitare vittime civili, in vista di una stabilizzazione/riconciliazione dell’Ucraina: l’ucraina e la russa sono popolazioni sorelle, e moltissimi russi hanno parenti in Ucraina. La Russia dispone dei mezzi per effettuare un pesantissimo martellamento delle città ucraine, dal cielo e con l’artiglieria: se li usasse, il numero dei caduti civili si conterebbe a migliaia. Se in futuro il governo russo deciderà di spezzare con il terrore la volontà di combattere della popolazione ucraina, gli basterà ordinarlo ai comandi militari, e ce ne accorgeremo immediatamente: i satelliti registreranno intensi bombardamenti sulle città, con panorami urbani lunari e migliaia di vittime civili, e le immagini delle stragi appariranno su tutte le televisioni occidentali.
  6. In sintesi: l’esito delle operazioni militari è predeterminato. In tempi non lunghi, le FFAA ucraine saranno definitivamente sconfitte. La fornitura di armi agli ucraini non basterà a rovesciare le sorti sul campo; al massimo, prolungherà di un poco le operazioni e costerà altri caduti ai russi. Un’eventuale guerriglia partigiana non può cambiare il risultato del conflitto, anche se può certo aggravare la situazione per i civili ucraini, costare altri caduti ai russi, e indurli a ritorsioni per loro politicamente nocive.
  7. A quanto risulta sinora, non è verosimile che l’Ucraina diventerà “un nuovo Afghanistan” per la Russia, che così vi si impaluderebbe in un conflitto interminabile.
  8. L’obiettivo russo, infatti, non è l’occupazione e la conquista dell’Ucraina, ma la sua neutralizzazione e smilitarizzazione, più il riconoscimento dell’annessione russa della Crimea e dell’indipendenza delle Repubbliche del Donbass.
  9. Se La Russia non riuscisse a raggiungere questi obiettivi de jure perché nessun governo ucraino è disposto a concludere un trattato di armistizio, potrebbe raggiungerli de facto, senza occupare e annettere l’Ucraina.
  10. L’annessione della Crimea è già un fatto. L’indipendenza delle Repubbliche del Donbass è garantita dalla potenza confinante russa. La smilitarizzazione dell’Ucraina potrebbe essere assicurata, al termine della campagna, sbandando le FFAA ucraine, e distruggendo sistematicamente infrastrutture militari, depositi di armi, etc.
  11. Anche la neutralità dell’Ucraina può essere assicurata de facto. Ai russi è sufficiente: a) rivolgere un monito agli USA e alla NATO, che considereranno un casus belli l’ingresso dell’Ucraina nella NATO b) che considereranno un casus belli la violazione dello spazio aereo e delle frontiere ucraine da parte di qualsiasi paese NATO, anche per inviare armamenti c) monitorare, con presidi militari e sorveglianza elettronica, le frontiere ucraine.
  12. Dopo di che, il grosso delle FFAA russe potrebbe rientrare in patria e abbandonare l’Ucraina a se stessa. Questa soluzione, evidentemente, avrebbe gravi costi umani ed economici per l’Ucraina, che sarebbe consegnata all’anarchia: endemici conflitti politico-militari intestini, criminalità dilagante, economia che va a rotoli, emigrazione di massa. Per intenderci, una situazione simile a quella della Libia odierna, dopo l’intervento franco-britannico-americano che ha rovesciato Gheddafi senza insediare un nuovo governo stabile.
  13. Insomma: potrebbe rovesciare le sorti militari del conflitto in Ucraina soltanto l’intervento diretto della NATO. Come ripetutamente chiarito da fonti ufficiali USA, però, esso NON avverrà MAI, per la semplice ragione che un intervento diretto di truppe NATO in Ucraina potrebbe innescare una guerra nucleare con la Russia, la quale è in grado di distruggere Stati Uniti (per tacere delle nazioni europee).
  14. È dunque possibile un coinvolgimento della NATO solo in seguito a incidenti, equivoci, colpi di testa e di mano di singoli paesi NATO: per esempio, se la Polonia decidesse di occupare i territori nell’ovest ucraino, che tra le due guerre furono polacchi e ospitano l’importante città di Lemberg (oggi, Lviv).
  15. È invece impossibile un coinvolgimento diretto della NATO a seguito di una decisione formale dei suoi membri (ossia, in pratica, degli USA).
  16. L’unica altra possibilità di rovesciamento, stavolta politico, delle sorti del conflitto, è il “regime change” in Russia.
  17. È questa, infatti, la strategia che l’Occidente sta perseguendo. Sanzioni economiche, Russia definita “Stato canaglia” e lebbroso morale, messa al bando di tutto ciò che è russo da Dostoevskij ai gatti alle betulle, incoraggiamento di manifestazioni d’opposizione in Russia, apertura di un fascicolo penale presso il Tribunale Internazionale dell’Aja a carico del governo russo, con imputazione per “crimini contro l’umanità”. Tutto ciò, per alimentare disordini tra la popolazione, malcontento delle élites economiche, forze centrifughe negli Stati della Federazione russa, fino a provocare l’implosione del governo federale, e la sostituzione del Presidente V. Putin con un uomo politico gradito all’Occidente. A conclusione, imputazione di Putin davanti alla Corte dell’Aja.
  18. È una replica fedele dello schema operativo adottato con pieno successo contro la Jugoslavia. La differenza è che a) i russi lo hanno studiato con la massima attenzione, e certo hanno predisposto adeguate contromisure b) ma soprattutto, che è impossibile dare l’ultima, decisiva spinta al programma di destabilizzazione mediante la forza militare. Non è possibile bombardare Mosca come fu bombardata Belgrado; né è possibile armare milizie pro-occidentali all’interno della Federazione russa, perché la Russia sta impegnando in Ucraina circa il 15% dei suoi effettivi, e avrebbe risorse più che sufficienti per schiacciarle rapidamente.
  19. In conclusione: l’Ucraina è in trappola. Ad attirarla in questa trappola mortale sono stati, in ordine di responsabilità decrescente: gli USA, la NATO, i paesi UE che hanno collaborato all’operazione Euromaidan del 2014, i dirigenti ucraini insediati dal 2014 in poi.
  20. Il presidente Zelensky e i suoi sostenitori ucraini rifiutano di prendere in considerazione le richieste russe, armano i civili, chiedono l’istituzione di una “no-fly zone” sull’Ucraina, chiamano alla guerra a oltranza, invocano l’aiuto della NATO e della UE.
  21. Non lo avranno.
  22. Glielo dicono ufficialmente, con la massima chiarezza, i dirigenti politici USA: ma il presidente Zelensky e i suoi sostenitori ancora non ci credono, di essere rimasti soli.
  23. Tutto il mondo occidentale rivendica a gran voce la sua totale solidarietà con l’Ucraina in guerra, e tappa la bocca a chiunque s’azzardi a dire una briciola di verità: che questa solidarietà è puramente verbale, e NON PUO’ non esserlo.
  24. Infatti, l’unica solidarietà che conterebbe per l’Ucraina – la solidarietà militare – l’Occidente non soltanto non vuole, ma NON PUO’ darla, perché condurrebbe non soltanto l’Ucraina, ma l’intero mondo sull’orlo del precipizio della completa distruzione.
  25. Tutto ciò, l’Occidente lo sapeva benissimo. Lo sapevano gli USA, lo sapevano i paesi UE, lo sapevano anche il Presidente Zelensky e i suoi sostenitori.
  26. Lo sapevano, ma hanno creduto che bastasse il timore reverenziale al cospetto della superpotenza nordamericana per dissuadere la Russia da un intervento militare. Hanno creduto che la Russia avrebbe continuato a fare quel che ha fatto per quattordici anni, dal Summit NATO 2008 di Bucarest: avanzare proteste diplomatiche, e cercare sempre più affannosamente un’intesa con gli USA.
  27. Hanno creduto possibile integrare de facto l’Ucraina nella NATO, per poi associarvela, al momento politicamente più opportuno, anche de jure.
  28. Integrata de jure nella NATO, l’Ucraina, protetta dall’articolo 5 del trattato, sarebbe stata perfettamente al sicuro: perché certo la Russia non avrebbe rischiato un conflitto diretto con la NATO, con conseguenze incalcolabili.
  29. Si sono sbagliati.
  30. La Russia li ha anticipati, è intervenuta militarmente in Ucraina, sta vincendo la campagna, e verisimilmente non avrà successo, perlomeno prima della conclusione delle operazioni militari, la strategia occidentale di “regime change”.
  31. A questo punto, l’unica mossa politicamente ed eticamente decente che resterebbe ai paesi occidentali, e al Presidente Zelensky che conta su di essi, sarebbe prendere atto della realtà, riconoscere la sconfitta, e condurre una trattativa volta a concludere rapidamente le ostilità e minimizzare i danni per la popolazione ucraina.
  32. Questo purtroppo non avverrà presto, a mio avviso, perché implicherebbe riconoscere che l’ordine internazionale unipolare liberal-progressista a guida USA è finito; e sono compromesse anche le fondamenta ideologiche del liberal-progressismo che strutturano l’intero pensiero dominante nel mondo, in tutte le sue manifestazioni, high-brow, middle-brow e low-brow, per esprimersi con la fortunata formula di Dwight MacDonald.
  33. Se l’UE volesse giustificare la sua esistenza, e riparare ai suoi errori, dovrebbe prendere l’iniziativa di una mediazione efficace e realistica tra gli USA, l’Ucraina e la Russia. Speriamo che lo faccia.

 

[1] https://www.fdd.org/analysis/2022/03/02/putin-not-crazy-russian-invasion-not-failing/?fbclid=IwAR2zh7YXygA3pFZiZAAZZ_xAQ5ULe3Dplq4lqF4LyGmc1Bkw5XCsF0pOSso

 

https://www.dailymail.co.uk/news/article-10569141/Putin-NOT-crazy-Russian-invasion-NOT-failing-writes-military-analyst-BILL-ROGGIO.html

 

Invasioni e migrazioni_di Giuseppe Germinario

Le considerazioni di Daniele Lanza, riprese in calce e il breve scritto di George Friedman toccano un punto dolente e drammatico delle vicende belliche e postbelliche che solitamente è ignorato nei manuali di storia ma che provocano veri e propri sconvolgimenti delle formazioni sociali e immani tragedie collettive che si trascinano ben oltre la fase bellica: quello delle migrazioni. Un fenomeno che nel nostro immaginario rudimentale e privo di memoria viene collocato in lontani periodi storici e in formazioni sociali premoderne; i barbari ai tempi dell’impero romano, le orde dei mongoli dall’Asia Centrale.

Non è purtroppo così. Riguarda ogni tempo, compreso il nostro; ogni formazione sociale, da quelle cosiddette democratiche-liberali a quelle “diversamente” totalitarie; ogni angolo abitato della superficie terrestre nei vari tempi storici.

Da circa una settimana siamo bombardati mediaticamente da una esplosione di commozione e compassione riguardo alle centinaia di migliaia di profughi ucraini in fuga dalla guerra verso l’accogliente Europa con annesso corollario dell’invito alla accoglienza e alla solidarietà.

Di tragedia certamente si tratta; basterebbe incrociare uno sguardo appena distratto sui volti dei fuggitivi per confermarlo.

L’Europa ha già conosciuto almeno tre grandi episodi di esodi biblici negli ultimi cento anni: il più importante durante e dopo la seconda guerra mondiale con quindici milioni di tedeschi, tre dei quali deceduti lungo il percorso, rientrati in quel che restava della grande Germania e altri milioni peregrinanti qua e là per il continente; tra essi la popolazione italiana dell’Istria e Dalmazia. Il più recente, ma non ancora esaurito, quello legato all’implosione della Jugoslavia grazie allo “aiutino” determinante della NATO.

Situazioni nelle quali il frullatore di calcolo politico, risentimento esacerbato e spirito di vendetta produce un amalgama esplosivo nel calderone del quale finiscono inesorabilmente individui e parti di popolazioni conniventi con le scelte tragiche, ma anche componenti indifferenti o estranee, quando pure settori di popolazioni contrarie alle sopraffazioni.

La predominanza assoluta dell’aspetto emotivo nell’affrontare e presentare il fenomeno induce facilmente alla manipolazione e alla strumentalizzazione sino a diventare un formidabile veicolo propagandistico, di annichilimento di ogni punto di vista critico, di demonizzazione definitiva del nemico, specie quando può godere della totale accondiscendenza e complicità del sistema mediatico.

È esattamente quanto sta accadendo con l’ondata di profughi dall’Ucraina in fiamme.

Il primo impulso spingerebbe a contrapporre il clamore e l’attenzione riservata a questo esodo con il silenzio e l’omertà riservata a quello indirizzato in direzione opposta negli anni recenti dalla popolazione di origine russa e russofona, discriminata, annichilita e spesso perseguitata e trucidata, a cominciare dalla strage di Odessa nel 2014 sino a spingere al separatismo di alcune regioni e al silenziamento delle sue voci nel resto del paese.

Una reazione del genere lascerebbe intuire uno dei motivi, in una sorta di legge del contrappasso, ma non a spiegare la complessità delle ragioni dell’evento, tanto meno a giustificarlo.

Ad uno sguardo più attento sono altre le ragioni di fondo e contingenti.

  • Intanto l’Ucraina è diventata terra di esodo grazie al dissesto economico dovuto al passaggio da area centrale e strategica dell’Unione Sovietica ad area periferica, pur ricca di risorse, della Unione Europea; soprattutto però al saccheggio di oligarchie locali, specie nel momento in cui si sono asservite e sono state formate dal mondo occidentale, in particolare statunitense. Una sorta di terra di nessuno nella quale ha ripreso piede una forma esasperata di nazionalismo straccione, sino alle sue estreme consistenti propaggini naziste, radicato nella parte centroccidentale del paese, con la sua ragione d’essere nella russofobia e nella molestia delle popolazioni russofile, con la sua forza derivante soprattutto dal sostegno interessato e determinante degli USA, lato liberal-neocon e quindi della Germania e della pletora di paesi dalla Svezia, alla Polonia. È la vittoria definitiva, ma probabilmente crepuscolare, di quei centri decisori americani in un confronto iniziato in Germania con la morte sospetta di Herrhausen e di Rohwedder ed estesosi nel continente a tutta l’Europa Orientale e alla Russia stessa. Quelle morti nel 1991 segnarono la trasformazione definitiva rispettivamente della Deutsch Bank in una banca di investimento in tutto dedita al trattamento dei titoli speculativi integrata totalmente nel circuito finanziario americano, della Treuhandanstalt, la società di ristrutturazione e liquidazione del patrimonio industriale pubblico della ex RDT in una agenzia di mera liquidazione e colonizzazione della grande industria tedesca orientale con residui margini di iniziativa autonoma nelle piccole attività locali. Una scelta che favorì nella fase di transizione il ricambio rapido delle élites dominanti in Europa Orientale molto più legate e subordinate ai centri decisori politici e imprenditoriali stranieri grazie alle relazioni intessute con essi nel regime cosiddetto “socialista” in una sorta di economia separata. Ne fecero pesantemente le spese la parte di classe dirigente più legata alle attività locali e alle organizzazioni comunitarie. L’Ucraina è arrivata buon ultima al compimento di questo processo traendone il peggio sia come qualità della peggiore classe dirigente compradora, che in termini di saccheggio di risorse e di degrado delle strutture civili ed industriali.

  • A determinare le caratteristiche peculiari dell’attuale esodo che riguarda esclusivamente la parte occidentale e parzialmente quella centrale è l’origine di quelle popolazioni, il relativo sostegno che esse garantiscono all’attuale regime e di conseguenza la permeabilità di queste alla propaganda e all’allarmismo russofobo montati dal regime.

  • Al contrario l’esodo della popolazione sembra essersi arrestato nella zona orientale, nelle zone liberate/occupate (secondo i punti di vista) ed anche nelle città contese del fronte. In quest’ultimo caso vittima del carattere terroristico dell’attività di resistenza delle frange più radicali dell’esercito ucraino piuttosto che partecipe della resistenza.

Dinamiche che evidenziano drammaticamente il vicolo cieco nel quale hanno cacciato il paese una élites ottusa ed avventurista che fonda il proprio potere letteralmente sul sostegno esterno e sulla lacerazione di una popolazione la cui convivenza pacifica e il cui assetto statuale unitario può reggersi solo su una condizione di neutralità militare e di pari dignità delle diverse componenti della popolazione.

Al contrario, per una ovvia legge del contrappasso, il predominio precario della attuale élite ottenuto con un colpo di stato sanguinoso ed eterodiretto, con il separatismo nella sua parte orientale e con l’esodo iniziale di parte della popolazione russofila rischia di ritorcersi nel suo contrario con l’attuale esodo e con l’intervento militare russo.

L’ottusità con la quale l’attuale élite rimuove questa strada non farà che rendere ancora più drammatica la tragedia sino a far diventare l’Ucraina e l’Europa stessa una terra di nessuno dove soddisfare gli appetiti altrui. Dopo l’Ucraina, in Europa attendiamoci qualche altra novità in Bosnia e Serbia. Ne abbiamo accennato più volte nei mesi passati.

Congiunzioni astrali funeste alle quali beotamente si stanno allineando i vari satelliti europei. In prima fila, con il grigiore di un burocrate, il nostro salvatore della patria Mario Draghi.

ENIGMA, di Daniele Lanza
Mi fa impressione dirlo, ma la mappa sotto ricorda in tutto le mappe di ricollocazione di popolazioni e gruppi etnici nell’Europa del 1945-46 (quando i tedeschi cessarono di esistere in Prussia, etc. etc.). Anche questo aspetto – grafici di spostamenti di popolazione – ci riporta al 900 quindi, ai conflitti mondiali e quello freddo successivo (…)
I primi a scappare, sono coloro che meno possono accettare un cambio di direzione, di orbita del proprio paese sotto Mosca, i più timorosi….e lo hanno fatto in massa. Le prime ondate sono forti, le altre che seguiranno lo saranno gradualmente di meno, ma anche così si può stimare per il futuro un numero finale di 2/3 milioni di persone fuori dei confini ucraini.
La fascia più occidentale dell’Ucraina – presumo – è stata risparmiata finora da qualunque operazione non soltanto perchè non considerata russofona e nevralgica, ma anche per offrire un campo libero, un vero e proprio corridoio sicuro e calmo (una regione franca) per permettere alla popolazione civile che volesse spostarsi e lasciare il paese, di farlo in sicurezza.
Ragionando con freddo calcolo : da un punto di vista russo è quasi una perdita accettabile in quanto il flusso migratorio, contribuisce a spurgare la società ucraina di elementi che sarebbero in opposizione ad un corso politico in unità con Mosca : permettono di andarsene a tutta quella fascia di persone che costituirebbe una RESISTENZA silenziosa negli anni a venire (meglio lasciarli volare via dal paese in massa se vogliono).
D’altro canto…..il Cremlino non si rende conto dell’effetto che avranno nell’opinione pubblica europea quei milioni di sfollati. Un giornale nei giorni scorsi ha paragonato – in modo del tutto infelice – questi profughi europei a quelli non europei di altre guerre sottolineandone la maggiore impressione emotiva che suscitano. Esiste del vero (anche se espresso MALE dal giornalista in questione) in questo : la verità è che non si parla di lontani paesi di quello che per noi è il 3° mondo……..non è Afghanistan o Namibia, no. Abbiamo a che fare con un paese europeo le cui città sono in tutto e per tutto uguali alle nostre e i cui abitanti hanno lo stesso colere delle pelle e degli occhi : sarà RAZZISTA come discorso ma E’ così. Questa gente fa e farà decisamente più impressione che non altre ondate di profughi.
Per farla breve, considerando anche questo aspetto, analizzando la situazione nella sua totalità, vien sempre più arduo capire come andrà a finire a questo punto : sia quale sia l’esito delle trattative, il FATTO è avvenuto…..l’ordine europeo (materialmente e psicologicamente) è sovvertito.
Bisogna adattarsi a una nuova era. La seconda guerra fredda.

Gli ucraini prendono il volo

I ministri dell’Interno dell’UE hanno recentemente concordato di attuare misure che garantiranno ai rifugiati ucraini protezione e diritto a muoversi e lavorare nel territorio del blocco

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Destinazioni per i rifugiati ucraini

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La guerra in Ucraina ha creato un esodo attraverso il confine occidentale del Paese. In parte ciò è dovuto al fatto che la maggior parte dei combattimenti si sta svolgendo a est e in parte perché i paesi a ovest sono solidali con la causa dell’Ucraina. (Alcuni rifugiati, tuttavia, sono fuggiti in Russia, per ricordare che i legami familiari, culturali e religiosi tra Russia e Ucraina sono stati ancora interrotti.) In effetti, i ministri degli interni dell’UE hanno recentemente concordato di attuare misure che, contrariamente alle normali procedure, garantiranno all’Ucraina protezione dei rifugiati e diritto a muoversi e lavorare nel territorio del blocco. Questo è un po’ una partenza per l’UE. Negli anni precedenti, la migrazione di massa da luoghi come il Nord Africa, la Siria e l’Afghanistan tendeva a creare tensioni nei paesi membri.

Nel frattempo, la guerra ha anche rinnovato il dibattito sull’espansione della NATO. Per anni Ucraina, Bosnia-Erzegovina e Georgia hanno espresso interesse ad aderire alla NATO, ma la loro adesione è sempre stata improbabile: Ucraina e Georgia, ad esempio, sono bloccate hanno perso territorio a favore della Russia, quindi ammetterle nell’alleanza sarebbe quasi una garanzia militare conflitto con la Russia in futuro, qualcosa che la NATO desidera evitare. In Bosnia ed Erzegovina, l’adesione alla NATO è un sentimento condiviso solo da una parte del Paese; la Repulika Srpska spingerebbe probabilmente a separarsi dal resto del Paese ea ricevere il sostegno russo. Ciò destabilizzerebbe solo la regione.

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Alternative inesistenti_di Bernard Lugan

Contrariamente a quanto affermano i suoi leader, l’Algeria non è in grado di sostituire parzialmente la Russia nella fornitura di gas all’UE.

Approfittando del pesante contesto geopolitico, l’Algeria afferma di poter compensare parte dei volumi di gas russo aumentando le proprie esportazioni verso l’UE attraverso il gasdotto Transmed che la collega all’Italia. Un semplice effetto di annuncio costruito perché le riserve algerine si stanno esaurendo e tre quarti della sua produzione viene consumata localmente.

Anno dopo anno, l’Europa (UE) importa poco più del 40% del proprio consumo di gas dalla Russia, il 20% dalla Norvegia e tra l’11 e il 12% dall’Algeria.

En 2021, 10e producteur mondial, l’Algérie aurait produit 130 milliards de mètres cubes (mds de m3) de gaz sur une production mondiale de 3850 mds de m3, très loin derrière les Etats-Unis, la Russie, l’Iran et même La Cina.

Inoltre, dei 130 miliardi di m3 prodotti dall’Algeria, è necessario rimuovere:

– 48 miliardi di m3 per la produzione di gas urbano consumato localmente.

– 20 miliardi di m3 per la produzione di energia elettrica, l’Algeria produce il 99% della propria energia elettrica da gas naturale.

– 20 miliardi di m3 per la reiniezione in pozzi petroliferi o sacche di gas.

– 5 miliardi di m3 per il flaring, ovvero la combustione dei gas inutilizzati.

Si tratta di un totale di 93 miliardi di m3 su una produzione totale di 130 miliardi di m3. Ciò significa che l’Algeria ha solo circa 40 miliardi di m3 di gas da esportare. Per avere semplicemente un ordine di grandezza, l’UE importa ogni anno circa 520 miliardi di m3 di gas…

In queste condizioni, a meno che non applichi restrizioni drastiche ai suoi consumi interni, è difficile vedere come l’Algeria possa se non aumentare aneddoticamente le sue consegne nell’UE, a margine, e quindi pretendere di compensare una parte significativa delle consegne. …

A maggior ragione, ed è importante non dimenticare, che il 28 gennaio 2013, intervistato da Maghreb Emergent , Tewfik Hasni, ex vicepresidente di Sonatrach (Società nazionale per la ricerca, produzione, trasporto, lavorazione e commercializzazione di idrocarburi) ed ex CEO di NEAL, la controllata congiunta di Sonelgaz (National Electricity and Gas Company) e Sonatrach, ha dichiarato:

” Tutti gli esperti seri sanno che le nostre riserve garantiscono meno di vent’anni di consumo al ritmo attuale del loro sfruttamento (…) Se prendiamo in considerazione, ad esempio, l’evoluzione dei consumi interni al ritmo attuale, per prendere solo questo A titolo di esempio, Sonelgaz avrà bisogno di 85 miliardi di metri cubi di gas nel 2030 (ricordiamo, 20 miliardi di m3 nel 2022) per la sola produzione di elettricità. Non ci sarà più niente da esportare ” .

Il signor Tewfik Hasni si è poi basato sulla stima del consumo interno che aumenta del 7% all’anno, il che significa che l’Algeria avrà quindi meno quantità da immettere sul mercato.

Il 1 giugno 2014, in una clamorosa dichiarazione resa davanti all’APN (Assemblea Nazionale del Popolo), l’allora Primo Ministro algerino, il Sig. Abdelmalek Sellal ha cercato in questi termini di far conoscere ai deputati il ​​dramma che incombe:

” Entro il 2030 l’Algeria non potrà più esportare idrocarburi, se non in piccole quantità (…). Entro il 2030 le nostre riserve copriranno solo i nostri bisogni interni ” .

Tali proiezioni ufficiali, inoltre, sono state poi stabilite sulla base di dati contestati da alcuni esperti indipendenti per i quali le riserve disponibili erano in realtà inferiori ai volumi annunciati. Senza nuove scoperte, quindi, le esportazioni di gas algerine diminuiranno.

Per quanto riguarda lo shale gas, non può essere la soluzione. Certamente l’Algeria avrebbe enormi riserve in questo campo, ma per produrre un miliardo di metri cubi di gas (MBTu o Million British Thermal Unit ), occorre un milione di metri cubi di acqua dolce. Tuttavia, come tutti i paesi del Maghreb, l’Algeria è gravemente carente di acqua… e ne resterà sempre più a corto a causa dell’aumento della sua popolazione e del cambiamento climatico.

Per l’Algeria, non riuscendo a rilanciare la propria produzione di gas, l’urgenza è quindi di farla durare il più a lungo possibile, e quindi di razionalizzarne l’utilizzo. Tuttavia, al fine di preservare la pace sociale, il governo mantiene tariffe artificialmente basse che si traducono nel destinare una quota considerevole e crescente delle risorse di gas ai consumi delle famiglie e non alle esportazioni generatrici di valuta estera.

A queste condizioni, a parte il “bluff” inteso ad indurre gli investitori a cercare di far finanziare nuove esplorazioni da paesi esteri che, se riuscissero, non entrerebbero in produzione per almeno dieci anni, la proposta di fornitura di gas addizionale dell’Algeria alla UE per compensare la perdita di forniture russe è una vetrina.

http://bernardlugan.blogspot.com/

ZANG  TUMB  TUMB E SALAMINI: PIÙ STUPIDI DI COSÌ SI MUORE, di Massimo Morigi

ZANG  TUMB  TUMB E SALAMINI: PIÙ STUPIDI DI COSÌ SI MUORE (DA CTHULHU MORBUS CON L’ALTA CONSULENZA  DI  ETTORE PETROLINI E FILIPPO TOMMASO MARINETTI PER UNA TEORESI E PRASSI  GEOPOLITICA POETICA ED ONOMATOPEICA E QUINDI FUTURISTICA ET AVANSPETTACOLISITICA. TI À PIACIATO, EH?…

 

              In data 1° marzo 2022 il Senato della Repubblica a tambur battente e a passo di carica ha approvato a larghissima maggioranza l’invio di armi all’Ucraina – governo e opposizione finalmente uniti nel respingere ed annientare le orde cosacche per la salvezza della Nazione!!!, già ci provò la “buonanima” maestro di Predappio e l’altrettanto valido e dolce imbianchino di Vienna ma, rio destino, la sorte, ahi! ahi! ahi! sigh! sigh! sigh! et sob! sob! sob! (e ancora una volta sob! Abbondandis in abbondandum!), fu loro avversa (unica pecca dell’ineffabile imbianchino viennese fu la legittima ma eccessiva ambizione di sterminare letteralmente tutto il popolo russo per ripopolare poi gli immensi spazi sarmatici di tedeschi, eh già, chi troppo vuole nulla stringe…), ma ora il nuovo “superbuonanima” zio Joe Biden ha detto: «Un dittatore russo sta invadendo un paese straniero e pagherà un prezzo alto per questo. Nelle battaglie contro le autocrazie, le democrazie sono unite», zum zum zum zum zum zum zum zum zum!!! Ma, soprattutto, come  mi ha suggerito Filippo Tommaso Marinetti componendo per noi per l’occasione “Zang Tumb Tumb”: «[…] forza che gioia vedere udire fiutare tutto/tutto taratatatata delle mitragliatrici strillare/a perdifiato sotto morsi/shiafffffi traak-traak/frustate pic-pac-pum tumb bizzzzarrie/salti altezza 200 m. della fucileria/Giù giù in fondo/all’orchestra stagni/diguazzare buoi buffali/pungoli carri pluff plaff impen-/narsi di cavalli flic flac zing zing sciaaack
ilari nitriti iiiiiii… scalpiccii tintinnii 3/battaglioni bulgari in marcia croooc-craaac[…].
»

          Ed anche l’altro supremo italico Geopoliticus Maxismus che va sotto il nome di Ettore Petrolini  per celebrare la gloriosa decisione del Senato italiano, ha sempre per noi composto  “I Salamini”, carme sublime di cui mi pregio di fornirVi, come nel precedente, il seguente commovente stralcio: «ho comprato i salamini del dì nel quale io mi maritai con mia moglie non feci questione mai. qualche volte la porto pure sul tranvai questa mattina i salamini mi comprai. ho comprato i salamini e me ne vanto. se qualcuno ci patisce che io canto è inutile sparlar è inutile ridir sono un bel giovanottin sono un augellin… vorrei tornar bambino da tutti carezzato di sera e di mattino vorrei esser sbuccellato allor chi mi vedeva di me si innamorava al seno mi stringeva evviva l’alluminio! fiore di virgoletta e di bacillo quando ti vedo mi fa male un callo ti amo come si ama il coccodrillo. fiore di pippa spenta in bocca a un pollo sei bella più del grasso nel cappello più di una busta senza francobollo. fiore di viole dovevano arrivare trentasei automobili è arrivato un carrettino a mano eh! ti à piaciato?… io sono un poeta estemporaneo improvvisatore imbecille io son perché? perché sì. insisto sul sì; non faccio del male a nessuno se dico di sì; quante cose si possono risolvere rispondendo di sì; e allora, sì. ti à piaciato?… mi chiamo Ambrogio ho l’orologio che segna sempre le ventitré chi sa perché? e quando piove riparo dove l’acqua non cade sopra di me chi sa perché? forse perché io non sono biondo ed ho gli occhioni belli… e sono tondo tondo e canto gli stornelli ti à piaciato? […] tutto sbagliato, tutto un mondo da rifare. per esempio questo cosetto qui che teniamo sulla giacca si chiama bottone, e quello dove ci mettono il vino la chiamano botte. questi che abbiamo qui nella pancia li chiamano intestini, ma intestini quando stanno in testa; quando stanno qui impancini. tutto sbagliato, tutto un mondo da rifare. lo sai che differenza passa tra un servitore e il ferro? il servitore  china la schiena e il ferro China Bisleri. ti à piaciato? più stupidi di così si muore eh. adesso ti racconto un capolavoro del pensiero umano, lo sai che differenza passa fra le nozze naturali e le nozze d’argento? non lo sai? sta’ a sentire, eh? adesso ti spiego io, alle nozze naturali si vergogna lei, e alle nozze d’argento si vergogna lui. E alle nozze d’oro si vergognano tutti e tre…
ah! ti à piaciato, eh? più stupidi di così si muore, eh?
lo sai come si fa a distinguere un pesce da una pescia? non sai come si fa a distinguere un pesce maschio da una pescia femmina? adesso ti spiego io, si va in
una peschiera, eh?, si butta un poco di pane, se viene su lui è maschio, se viene su lei è femmina. e se vengono tutti e due è maschio e femmina.
ah! ti à piaciato, eh? più stupidi di così si muore, eh?
ho comprato i salamini e me ne vanto. se qualcuno ci patisce che io canto è inutile sparlar è inutile ridir sono un bel giovanottin sono un augellin…».

            Ad imperituro memento di sì grandi machiavelliche virtù et  pio et cristiano amor patrio mostrate dal nostro grande Senato della Repubblica (indubbio segnacolo non solo della riacquistata dignità dell’altissima Istituzione ma anche del ritrovato valore guerriero dell’italico popolo rinnovellato e purificato, però, dall’immortale spirito della nostra sublime Costituzione democratica della quale è ora perfettamente inutile richiamare gl’inneffabili principi  se non quello più  supercalifragilistichespiralidoso di tutti all’art. 11: “l’Italia(no) ripudiava la moglie ma ora c’è il divorzio e ora l’Italia(no) rimane senza una lira”, “più stupidi di così si muore”…), ispirato dalla nuova geopolitica poetica ed onomatopeica (e quindi avanspettacoslitica et futuristica…), la quale, ne sono certo, saprà dare,  sempre di più alla luce del salaminiano “più stupidi di così si muore”, consapevolezza scientifica a tutto questo rinnovellato e lustrale spirito patriottico e democratico di tutte le Istituzioni del Paese e del suo grande Popolo, CTHULHU MORBUS si pregia  di rinviarVi all’URL  https://web.archive.org/save/https://www.senato.it/3818?seduta_assemblea=24999, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20220301143257/https://www.senato.it/3818?seduta_assemblea=24999 .

         In trasferta di piacere da R’lyeh all’Hotel Gagarin, Armenia, immaginifico ostello dell’ex CCCP dove le eroiche ed istrioniche doti dell’italico popolo cercarono di dare il loro meglio in occasione del collasso (per sfortuna non ancora del tutto avvenuto, ma già, ahimè! la storia non finisce mai…) dell’impero sovietico, un amorevole saluto dal Vostro umilissimo servo (per la Vostra follia ed il Vostro autolesionismo)

CTHULHU MORBUS

P.S. Comunica  –  e commenta come sempre  brillantemente –  Roberto Buffagni ai fedeli lettori dell’ “Italia e il Mondo” che l’Università Milano Bicocca «ha annullato un corso su Dostoevskij di Paolo Nori» (Roberto Buffagni, Censurare la mente e il cervello, in “L’Italia e il Mondo”, 2 marzo 2022, all’URL http://italiaeilmondo.com/2022/03/02/censurare-la-mente-e-il-cervello_di-roberto-buffagni/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20220303080851/http://italiaeilmondo.com/2022/03/02/censurare-la-mente-e-il-cervello_di-roberto-buffagni/). Forse il provvedimento è rientrato, forse no ma anche forse sì e forse no (ottimo esempio di superposition quantistica e/o dialettica hegeliana applicata alla politica e alla cultura italiane, per non parlare della geopolitica futuristica ed avanspettocalistica ma anche alla geopolitica della commedia all’italiana, Hotel Gagarin docet). Zum zum zum zum zum zum zum zum zum!!! Zang Tumb Tumb. Ah! ti à piaciato, eh? Più stupidi di così si muore, eh?…

 

 

La Nuova Vecchia Germania, Di  George Friedman

La Nuova Vecchia Germania

Il 2022 non è il 1914 o il 1939, ma una Germania armata è significativa.

Sembra che la Russia avesse due obiettivi distinti ma sovrapposti nell’invadere l’Ucraina. Il primo è stato quello di prendere il controllo del suo confine occidentale, un’area che gli conferisce profondità strategica e che Mosca ritiene essere nella sua sfera di influenza. Il secondo consisteva nel mettere l’uno contro l’altro i membri della NATO, rompendo le fazioni che si opponevano a qualsiasi forma di intervento. Qualunque cosa si dica sul carattere e sul temperamento del presidente Vladimir Putin è irrilevante. Per la Russia, c’è una logica nella strategia. Difendere il proprio Paese è un compito spietato.

Dal punto di vista della Russia, l’Ucraina non dovrebbe avere importanza per nessun paese a meno che quel paese non voglia strangolare la Russia, cosa che non accadrebbe se la NATO non esistesse. Se l’Europa non fosse una base operativa per gli Stati Uniti, il principale avversario della Russia, gli Stati Uniti non sarebbero una minaccia.

Al centro di tutti i calcoli sulla potenza europea c’è la Germania. È da tempo una nullità militare e dal 1991 il suo obiettivo principale è la crescita economica. Ha un’economia massiccia e orientata all’esportazione che richiede una tonnellata di energia e gran parte di quell’energia proviene dalla Russia. (Altre ne arriveranno se e quando il gasdotto Nord Stream 2 sarà online.) I russi hanno pianificato questa crisi con questo in mente.

Come praticamente tutti i paesi, la Germania stava soffrendo per le ricadute economiche della pandemia di COVID-19 quando è iniziata la guerra in Ucraina. La perdita di energia russa non farebbe che peggiorare le cose. Poiché la Germania e la Russia tendono a cooperare su questioni economiche e la Germania ha evitato sia il riarmo militare che gli scontri con la Russia, Mosca pensava che qualunque cosa avesse fatto in Ucraina non avesse alcuna conseguenza per Berlino.

I primi giorni dell’invasione sembravano confermare il pensiero della Russia. In un primo momento, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha affermato con enfasi che non avrebbe consentito la fornitura di armi all’Ucraina dalla Germania. In un altro caso, un aereo britannico che consegnava missili anticarro all’Ucraina si è diretto intorno alla Germania piuttosto che chiedere i diritti di sorvolo. Nel frattempo, Putin ha incontrato il primo ministro ungherese Viktor Orban per concordare un accordo sul gas naturale, ma Orban ha detto di non essere disposto a prendere una posizione ostile nei confronti della Germania. Ciò ha sollevato speranze nel Cremlino che l’alleanza potesse essere divisa. Se anche un paese minore come l’Ungheria, un ex satellite sovietico, era pronto ad allontanarsi dalla NATO, allora le fondamenta del potere americano nella penisola europea si stavano dissolvendo, o almeno così si pensava.

Ma Putin non è riuscito a capire le ansie della Germania nei confronti della Russia. Russia e Germania potrebbero lavorare a stretto contatto nel quadro della NATO, ma se tale quadro si sciogliesse e l’Ucraina cadesse, l’unica cosa che si frappone tra Germania e Russia sarebbe la Polonia. Questo può sembrare paranoico, ma il fatto che la Russia abbia sostanzialmente preso il controllo della Bielorussia l’anno scorso con un colpo di stato incruento e stia cercando di conquistare l’Ucraina ora suggerisce che la paranoia avesse dei meriti.

La posizione strategica tedesca stava crollando. Berlino era in contrasto con i suoi colleghi membri dell’UE e della NATO, la Francia stava emergendo come il principale interlocutore europeo e gli Stati Uniti, il fondamento della sicurezza nazionale tedesca, stavano diventando impazienti se non ostili. Il governo sperava che, nonostante tutte le lamentele sull’Ucraina, gli affari con la Russia potessero continuare senza sosta poiché gli Stati Uniti avrebbero gestito qualsiasi serio confronto militare.

Ma non doveva essere. Washington non ha intrapreso un’azione militare, ovviamente, ma ha imposto alla Russia enormi oneri economici che bloccheranno il flusso di energia verso l’Europa. Il sogno di avere forti legami commerciali con la Russia pur facendo parte della NATO era finito. La Russia lo ha reso impossibile. Berlino è stata costretta a fare ciò che non voleva: scegliere. Ma poi non c’era davvero alcuna scelta. Nonostante il gas russo, la Germania ha affermato che armerà l’Ucraina e, cosa più significativa, si riarmarà con un budget per la difesa notevolmente migliorato.

A parte la rivitalizzazione della NATO, questa potrebbe benissimo essere la conseguenza più importante dell’invasione russa. Ricordiamo che una Germania potente e militarizzata è stata storicamente una forza destabilizzante in Europa. Quando la Germania si unì nel 1871, emerse rapidamente come una potenza economica importante ma insicura, preoccupata per gli attacchi simultanei di Russia e Francia. Le cose ora sono diverse, ovviamente. Il 2022 è un mondo diverso dal 1914 e dal 1939. Ma anche così, la grazia salvifica agli occhi di molti paesi europei è l’attuale debolezza militare. In geopolitica, le soluzioni a un problema possono generarne di nuovi.

La Russia si è messa in una brutta posizione. La frammentazione dell’Europa non è più possibile. Anche se dovesse sconfiggere l’Ucraina, sarebbe molto più vicino a un’Europa ostile, guidata da una Germania appena rimilitarizzata.

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L’invasione dell’Ucraina materializza la minaccia russa in Europa. Intervista a Jean-Robert Raviot

Allarghiamo i punti di vista a paesi con ambizioni da protagonista e comportamenti di fatto completamente allineati. Un bluff che non regge nei momenti di crisi acuta, con il risultato di una ulteriore perdita di credibilità ed autorevolezza_Giuseppe Germinario

L’invasione dell’Ucraina materializza la minaccia russa in Europa. Intervista a Jean-Robert Raviot

di 

Invadendo l’Ucraina, Mosca ha materializzato la minaccia russa che incombeva sull’Europa. A causa di questa reale minaccia, la NATO si ritrova così rilegittimata, dando corpo all’emergere di una nuova guerra fredda. Intervista a Jean-Robert Raviot, professore all’Università di Parigi Nanterre.

Jean-Robert Raviot è professore all’Università di Parigi Nanterre. È direttore del master di studi russi e post-sovietici e coordinatore del corso bilingue diritto francese – diritto russo. Intervista di Étienne de Floirac.

Come si spiega questo attacco improvviso all’Ucraina da parte della Russia dal 24 febbraio? Potrebbe essere stato un fattore scatenante a causare questa decisione?

Questa invasione russa dell’Ucraina mi ha sbalordito, come ha sbalordito molti osservatori. Pensavo che la pressione militare russa sul confine ucraino sarebbe proseguita in una specie di guerra di nervi. L’obiettivo dichiarato di Vladimir Putin era un obiettivo a lungo termine: ottenere un’Ucraina neutrale, quindi aprire un grande negoziato con gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO per ottenere una revisione completa dell’architettura di sicurezza del continente europeo. Russia rispetto a quella risultante dalla fine della guerra fredda. Ho quindi pensato che la Russia avrebbe aumentato la pressione militare fino a quando non avesse ottenuto almeno un risultato positivo: almeno l’applicazione degli accordi di Minsk-II da parte di Kiev [1], anche la federalizzazione dell’Ucraina, anche, in aggiunta, la proclamazione, da parte di quest’ultima, della sua neutralità e l’abbandono di ogni progetto di adesione alla NATO. È stato un errore. La crescente pressione significava che l’invasione russa dell’Ucraina era già passata dalla fase di un copione a quella di un piano. Sembra plausibile ritenere che sia stato il rifiuto degli Stati Uniti di avviare negoziati con Mosca sulla base dei due progetti di trattati presentati dalla Russia il 17 dicembre 2021 [2] che hanno accelerato lo sviluppo dell’operazione lanciata il 24 febbraio .

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Si può parlare di invasione o questa nozione è poco adatta alla situazione?

Non giochiamo con le parole: questa è un’invasione. Così come l’annessione della Crimea alla Russia nel 2014 è stata preceduta da un’annessione! Direi anche di più: la Russia sta invadendo militarmente l’Ucraina, ma sta anche invadendo le menti di ogni casa europea attraverso la televisione. Questa invasione concretizza una minaccia russa che fino ad ora era, per gli europei occidentali, solo una storia, virtuale, qualcosa di abbastanza astratto e distante. Attraverso questa invasione, la Russia fa rivivere la paura della guerra in patria, dei bombardamenti e dell’esodo, persino la paura della bomba atomica. Con questa invasione, Putin pone la Russia al di fuori di un dogma fondamentale che unisce l’Europa dal 1945: “  L’Europa è pace  ”. Nessuna guerra territoriale tra i popoli europei. In altre parole,Putin ha portato la Russia fuori dalla “civiltà europea”.

La Serbia di Milosevic, accusata di fomentare il genocidio contro gli albanesi del Kosovo, era già stata designata come “uscita dalla civiltà” nel 1999. La NATO aveva effettuato bombardamenti mirati su questo terreno, una cosiddetta guerra preventiva, “a scopo umanitario”. Ma la Russia di Putin non è dello stesso calibro, è una potenza nucleare e, a differenza della Serbia, è in una posizione offensiva. Per gli occidentali, quindi, la controffensiva non può che essere obliqua: sanzioni economiche e finanziarie, esilio dalla “comunità internazionale” in tutti gli ambiti. Potrebbe anche portare a sostenere una resistenza armata che si formerebbe in un’Ucraina che sarà presto occupata, totalmente o parzialmente.

Vladimir Putin, colpevole, ma non responsabile?

Per un realista, la nozione di colpa non fa parte del vocabolario dell’analisi politica e geopolitica. Putin è responsabile? Ovviamente. Chi invade chi? Ancora una volta, non giochiamo con le parole. Ciò che è più interessante è esaminare le cause che hanno portato Putin a pianificare e poi decidere di mettere in atto un’operazione di tale portata. Occorre quindi rischiare di analizzare le intenzioni attraverso la cornice del discorso ufficiale, cercando di intravedere l’universo mentale che ha plasmato questa decisione. Per me, due registri discorsivi consentono di tracciare due catene di causalità, strettamente legate tra loro, che hanno portato a questa decisione.

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La prima catena di causalità è di natura politica e geopolitica: è il registro politico e geopolitico della nuova guerra fredda [3] . La Nuova Guerra Fredda non è una continuazione, ma piuttosto una rinascita della Guerra Fredda vera e propria (1947-1990), avvenuta negli anni 2000 come reazione alla Guerra Fredda degli anni 90. Il freddo nasce da un nuovo desiderio russo di rivedere l’ordinamento europeo. La Russia ritiene che quest’ultima sia stata costruita senza di essa e contro di essa in un momento – gli anni ’90 – in cui era in una posizione debole. Personaggio chiave della Guerra Fredda, ottimo conoscitore dell’URSS, inventore del concetto di contenimentoche servì come base per la Dottrina Truman di contenimento dell’espansionismo sovietico, il grande diplomatico americano George Kennan (1904-2005) avvertì nel 1997 che la decisione di ammettere gli ex satelliti dell’URSS nell’Europa orientale era un “errore fatale  . Oggi misuriamo tutta l’esattezza premonitrice di questa frase…

Nel nuovo contesto internazionale degli anni 2000, segnato dall’uscita degli Stati Uniti dal suo status di superpotenza, quello del dopo Guerra Fredda, e dal ricollocamento del proprio impegno verso il Medio Oriente e l’Asia, nonché attraverso il rapido ascesa della Cina, la Russia cerca di riconquistare il potere sviluppando una “rivalità asimmetrica” con gli Stati Uniti che, per certi aspetti, prende in prestito dal repertorio della Guerra Fredda [5]. La nuova guerra fredda è caratterizzata da un contesto internazionale molto più complesso, fragile e fluttuante del vecchio mondo bipolare. Se la nuova Guerra Fredda ha finito per scaldarsi più velocemente di quella precedente, è perché la posizione asimmetrica della Russia nei confronti dell’Occidente ha amplificato la percezione, da parte dei suoi leader, di una crescente minaccia occidentale. La rivalità asimmetrica che si svolgeva simultaneamente in molteplici teatri operativi – militare-strategico, economico, finanziario, informativo, ideologico – ha destabilizzato il potere russo, lo ha costretto ad adattarsi costantemente e ha notevolmente amplificato la percezione di una minaccia multiforme proveniente dall’Occidente.

Su questa prima catena di causalità geopolitica si innesta una seconda, di ordine civilistico e culturale. È il registro del mondo russo, in virtù del quale la Russia è uno Stato portatore di una civiltà – il mondo russo [6] , rousskii mir – minacciato nella sua stessa esistenza da una latente e diffusa russofobia occidentale – una sorta di stasi che portare i leader occidentali a puntare sempre, più o meno consapevolmente, alla distruzione della Russia per impossessarsi delle sue risorse naturali, controllare i corridoi logistici del continente eurasiatico, anche, oggi, per contenere meglio la Cina. Questa stasi della civiltà russofoba dell’Occidente sarebbe stata la vera ragione dell’invasione della Russia da parte dell’Occidente nel 1812, nel 1941…

Secondo questa visione molto culturalista, che ritroviamo ad esempio nel pensiero di Alexander Solzhenitsyn, l’Ucraina non è una nazione a sé stante, ma il ramo di un grande popolo russo che, definito secondo le categorie di prima del 1917, ne comprendeva tre: Grandi Russi (Russi), Bianchi Russi (Bielorussi) e Piccoli Russi (Ucraini) [7]. La Russia dovrebbe quindi avere il compito di riunire in un’unica entità politica guidata da Mosca la Russia vera e propria, la Bielorussia, l’Ucraina ei russi che vivono negli Stati confinanti (Nord-Kazakistan). Oggi, continuiamo questa logica di pensiero, l’Ucraina sarebbe diventata l’anello debole del mondo russo, perché avrebbe in qualche modo perso la sua coscienza identitaria sotto l’influenza di un nazionalismo ucraino revanscista, anche “neo-nazista”, influenzato, manipolato da fuori. Putin lo ha ribadito molto chiaramente nel lungo discorso, con toni molto identificativi, che ha pronunciato davanti al Consiglio di sicurezza russo il 21 febbraio. In sostanza: l’Ucraina appartiene alla primissima cerchia del mondo russo, non appartiene più a se stessa, poiché i suoi attuali leader stanno spingendo contro la propria storia, l’Ucraina è troppo influenzata dall’Occidente, soprattutto da quando l’Occidente (nel 2014) ha organizzato un colpo di stato per insediare un governo a Kiev che non è solo un cavallo di Troia contro la Russia. Riporto qui i termini di un lungo messaggio pubblicato suTelegramma del presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, il 27 febbraio. Dobbiamo quindi porre fine a questa minaccia esistenziale per il mondo russo. E bisogna agire prima che sia troppo tardi: questo spiega i tempi dell’invasione.

La NATO non ha trovato una ragion d’essere in questa nuova guerra?

Era la minaccia sovietica a presiedere alla sua creazione nel 1949, e la scomparsa dell’URSS e del suo blocco l’aveva lasciata in qualche modo orfana. La guerra contro l’Ucraina nel 2022 consacra questa minaccia russa in tutta la sua realtà, la oggettiva pienamente. Questa è una manna dal cielo, perché solo la minaccia russa può legittimare la Nato, che non è mai riuscita a definirsi altro che un baluardo contro Mosca. Perché come altro definirlo? Lo scudo armato del mondo libero e delle democrazie? È difficile, perché la Turchia molto autoritaria di Erdogan ne è un pilastro, e il suo carattere strettamente difensivo minato dall’invasione di Cipro del Nord da parte della Turchia nel 1974, le operazioni svolte per conto della NATO in Serbia poi in Afghanistan…

E la Francia, quale potrebbe essere il suo ruolo?

Per quanto riguarda la Francia, non riesce a svolgere un ruolo positivo nell’attenuazione delle tensioni tra Russia e Occidente. Non è più percepito, a Mosca, come un attore con un grado di autonomia sufficiente per esercitare un’influenza. Mi sembra invece che ci sia un problema di interpretazione dei segnali emessi da gesti e discorsi contraddittori. Testimone il grande divario tra la visita di Macron a Mosca (7 febbraio), dagli accenti quasi gollisti, che mirava a disinnescare la crisi facendo sentire un’altra voce occidentale, e le battute molto guerrafondaie del ministro dell’Economia che dichiarava “una politica economica a tutto campo e guerra finanziaria alla Russia”,come se l’obiettivo primario della politica francese fosse quello di sanzionare la Russia, e non di risparmiare l’Ucraina, che si trova sotto le bombe…

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Giudizi

[1] Gli accordi Minsk-II, firmati il ​​12 febbraio 2015, sono firmati secondo il “Formato Normandia” (Russia-Ucraina-Germania-Francia, con rappresentanti delle autoproclamate repubbliche di Donbass e Lugansk). Russia e Ucraina si accusano a vicenda di non aver mai avuto intenzione di rispettarne i termini. Il 31 gennaio 2022, il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina ha dichiarato che ”  il rispetto degli accordi di Minsk, firmati sotto la minaccia dei russi sotto lo sguardo di tedeschi e francesi, significa la distruzione del Paese  ” .

[2] Proposta russa di avviare negoziati immediati su un ”  trattato tra gli Stati Uniti e la Federazione Russa sulle garanzie di sicurezza  ” da un lato e un ”  accordo sulle misure per garantire la sicurezza della Federazione Russa e degli Stati membri della NATO  ” su l’altra mano. Richieste russe: rinuncia a qualsiasi allargamento della NATO (all’Ucraina e ad altri Stati), nessun armamento aggiuntivo negli Stati che hanno aderito alla NATO dopo il 1997 (tutti gli Stati dell’Est Europa Est), divieto di insediamento di nuove installazioni militari americane sul territorio degli Stati risultanti dall’URSS (paesi baltici).

[3] Jean-Robert Raviot (dir.), Russia: Verso una nuova guerra fredda?, La Documentation française, 2016.

[4] George F. Kennan, “Un errore fatale”, New York Times , 5 febbraio 1997.

[5] Andrei P. Tsygankov, Russia e America. La rivalità asimmetrica , Polity Press, 2019.

[6] Marlene Laruelle, Il ‘mondo russo’. Soft Power e immaginazione geopolitica della Russia , 2015: https://www.ponarseurasia.org/the-russian-world-russia-s-soft-power-and-geopolitical-imagination/

[7] Alexander Solzhenitsyn, Come riorganizzare la nostra Russia? , Fayard, 1990. Prima del 1917, i “Russi”

https://www.revueconflits.com/jean-robert-raviot-russie-ukraine-poutine/

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