Qui sotto un articolo di Pepe Escobar che ipotizza, praticamente afferma, la natura sintetica del coronavirus la cui diffusione potrebbe essere un atto proditorio della guerra ibrida ormai in corso tra gli Stati Uniti e le potenze (ri)emergenti, in particolare la Cina, in predicato quest’ultima di soppiantare in tempi brevi gli Stati Uniti nel ruolo di paese guida se non addirittura di potenza egemone. Tuttavia, se è vero che il confronto geopolitico e il conflitto tra stati e formazioni sociali sta assumendo un carattere sempre più virulento, mi pare che l’autore tenda a forzare un po’ troppo l’interpretazione delle dinamiche di un confronto ancora allo stato iniziale e dall’esito in realtà tutt’altro che scontato.
Partiamo dalla ipotizzata natura artificiale del corona virus. E’ vero che a Wuhan, epicentro della epidemia, sono localizzati laboratori batteriologici. Sono siti installati dai francesi e cogestiti da europei, americani e cinesi. Se in una prima fase la manipolazione era di fatto in mano totalmente agli occidentali, da diversi anni in realtà la Cina ha acquisito le abilità necessarie alla manipolazione e di conseguenza è in grado di controllare attentamente i cicli operativi e le sperimentazioni. Non vanno sottovalutate inoltre le condizioni igieniche particolarmente precarie delle attività agricole, di trasformazione e distribuzione dei prodotti agricoli e animali; un ambiente nel quale virus e batteri trovano alimento e possibilità di mutazione. L’ipotesi quindi di un ciclo naturale trova anch’esso un fondamento anche se le particolari condizioni “favorevoli” non confliggono con l’ipotesi della manipolazione. Quanto al controllo dei processi e all’intenzionalità eventuale del contagio, date le capacità acquisite, sarebbe più riconducibile a qualcosa sfuggito accidentalmente ad opera dei cinesi. La guerra batteriologica, comunque, presenta ancora notevoli controindicazioni legate alla diffusione scarsamente controllabile del virus con tutti i rischi conseguenti a carico degli stessi provocatori. L’autore stesso, del resto, parrebbe in attesa di accertamenti più attendibili da parte delle autorità cinesi. Stessa riserva di giudizio un po’ troppo “ottimistico” sul livello di equilibrio del confronto tra Stati Uniti e Cina. La Cina ha indubbiamente saputo approfittare del processo di globalizzazione e di decentramento dei processi produttivi per acquisire rapidamente una potenza economica ed una capacità tecnologica sorprendente; come d’altronde gli Stati Uniti, per non parlare dei paesi europei ormai geopoliticamente fuori della partita, stanno rischiando seriamente di perdere il controllo di importanti e strategici settori della componentistica e della catena produttiva. La conseguenza di fatto di una visione troppo economicistica del proprio dominio e di una grave sopravvalutazione della propria capacità egemonica. Visione, tra l’altro, che sembra contaminare lo stesso Pepe Escobar quando tende ad assimilare ed identificare la potenza politica e il confronto geopolitico con la competizione e la guerra economica. Per proseguire il ragionamento, la Cina però non ha ancora raggiunto una efficienza ed una dinamicità sistemica tale da poter competere ed eventualmente superare gli Stati Uniti. Soffre ancora di grandi aree ancora depresse e marginali e di un mercato interno insufficiente che solo con l’ultimo piano quinquennale sta cercando di alimentare. Il suo sviluppo tecnologico è ancora settoriale e spesso, dietro i marchi nazionali, nasconde ancora almeno parzialmente il controllo occidentale. Lo stesso dato sui brevetti acquisiti, citato trionfalmente dal saggista, può essere particolarmente fuorviante se non si analizza qualitativamente il fenomeno. Gode di una espansione commerciale estera rilevante se non ridondante, necessaria ad una sorta di accumulazione primitiva, ma non ancora supportata dalla necessaria influenza politica e potenza militare. Parrebbe adottare una modalità operativa più simile a quella delle potenze di fine ‘800, senza per altro gli eccessi interventisti di allora, piuttosto che a quelle ben più sofisticate messe a punto e in opera alla fine del secolo scorso. Quest’ultima, la potenza militare e la capacità di influenza politica, ha raggiunto un livello sufficiente tale da garantire la difesa efficace del paese che prescinda dalla deterrenza nucleare, ma non ha ancora un carattere offensivo e di presidio territoriale, specie dei mari, paragonabile a quello statunitense. Lo stesso progetto di relazioni ed influenza legato alla nuova “via della seta” inizia ad evidenziare importanti contraddizioni e limiti nel relativo sistema di relazioni intessuto con gli altri paesi. Per non parlare della contraddizione politico-economica tra un settore indutriale privato medio-piccolo dipendente ancora dalla tecnologia occidentale ed un sistema di grandi industrie di fatto ristrutturato e molto più autonomo tecnologicamente nonché degli scompensi ricorrenti misconosciuti tra una amministrazione centralizzata e i centri periferici politicamente molto influenti. Gli Stati Uniti d’altro canto, pur con gli scompensi enormi creati dalle delocalizzazioni, non possono essere considerati “un guscio vuoto dedito al gioco d’azzardo”. Più che di un declino assoluto, si deve parlare di un declino relativo tale da indurre in tempi non remoti ad un confronto dall’esito però assolutamente non predeterminato. La truce lotta politica in corso negli Stati Uniti ha assunto questo come posta in palio e da quell’esito dipendono in gran parte le dinamiche geopolitiche mondiali. Una maggior cautela e riserva di giudizio mi paiono quindi opportune._Germinario Giuseppe
Mai sprecare un’arma: la guerra ibrida degli Stati Uniti contro la Cina
Markus 23 Febbraio 2020 , 10:01 Armamenti, Armi batteriologiche, Cina, Deep State, Eurasia, Guerra, Opinione, Pandemia 329 Viste
Pepe Escobar strategic-culture.org
La politica delle nuove vie della seta, o Belt and Road Initiative (BRI), era iniziata con il Presidente Xi Jinping nel 2013, prima in Asia centrale (NurSultan) e poi nel sud-est asiatico (Jakarta).
Un anno dopo, l’economia cinese, a parità di potere di acquisto, aveva superato quella degli Stati Uniti. Inesorabilmente, anno dopo anno dall’inizio del millennio, la quota statunitense dell’economia globale si è andata riducendo, mentre quella della Cina è in costante ascesa.
La Cina è già il centro nevralgico dell’economia globale e il principale partner commerciale di quasi 130 nazioni.
Mentre l’economia degli Stati Uniti è un guscio vuoto e il modo, tipico dei giocatori d’azzardo, con cui il governo degli Stati Uniti si autofinanzia (i mercati dei pronti contro termine e tutto il resto) viene visto come un incubo distopico, lo stato della civiltà avanza in una miriade di aree della ricerca tecnologica, anche grazie al Made in China 2025.
La Cina supera di gran lunga gli Stati Uniti nel numero dei brevetti registrati e produce almeno otto volte più laureati STEM [Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica] all’anno rispetto agli Stati Uniti, guadagnandosi lo status di miglior contributore alla scienza globale.
Una vasta gamma di nazioni in tutto il Sud globale ha sottoscritto accordi per entrare a far parte della BRI, che dovrebbe essere completata nel 2049. Solo l’anno scorso, le aziende cinesi hanno firmato contratti per un valore di 128 miliardi di dollari per progetti di infrastrutture su larga scala in decine di nazioni.
L’unico concorrente economico degli Stati Uniti è impegnato a ricollegare la maggior parte del mondo con la versione del 21° secolo, completamente interconnessa, di un sistema commerciale che era stato al suo apice per oltre un millennio: le vie della seta eurasiatiche.
Inevitabilmente, questa è una cosa che la classe dirigente statunitense non è assolutamente in grado di accettare.
Considerare la BRI come una “pandemia“
Mentre i soliti sospetti si arrovellano sulla “stabilità” del Partito Comunista Cinese (PCC) e dell’amministrazione Xi Jinping, il fatto è che la leadership di Pechino ha dovuto affrontare tutta una serie di problemi estremamente gravi: un’epidemia di influenza suina che ha ucciso la metà dei capi, la guerra commerciale voluta da Trump, la Huawei accusata di estorsione e prossima ad essere esclusa dall’acquisto dei chip prodotti negli Stati Uniti, l’influenza aviaria, il coronavirus che ha praticamente bloccato metà della Cina.
Aggiungeteci l’incessante raffica di propaganda da guerra ibrida del governo degli Stati Uniti, superata solo da una massiccia dose di sinofobia; tutti, dai “funzionari” sociopatici ai consiglieri autonominatisi, stanno consigliando alle imprese di spostare le catene di approvvigionamento globale al di fuori della Cina o si lanciano in vere e proprie richieste di cambio di regime, con ogni possibile forma di demonizzazione intermedia.
In questa offensiva totale, tutto è permesso per tirare calci al governo cinese mentre è a terra.
Alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, una nullità del Pentagono definisce, ancora una volta, la Cina come la più grande minaccia, economicamente e militarmente, per gli Stati Uniti e, per estensione, all’Occidente, costringendo una UE traballante e già subordinata alla NATO a sottomettersi ulteriormente a Washington in questo remix di Guerra Fredda 2.0.
L’intero complesso dei media aziendali statunitensi ripete fino allo sfinimento che Pechino sta “mentendo” e sta perdendo il controllo. Scendendo ai livelli più bassi e razzisti, questi scribacchini arrivano ad accusare la stessa BRI di essere una pandemia, con la Cina “impossibile da mettere in quarantena.”
Tutta roba forte, per non dire altro, che arriva dagli schiavi generosamente ricompensati di un’oligarchia senza scrupoli, monopolistica, estrattiva, distruttiva, depravata, criminale, che usa il debito in modo offensivo per aumentare la propria ricchezza e il proprio potere, mentre le masse proletarie statunitensi e globali sono costrette ad usare il debito in modo difensivo, per cercare di sopravvivere. Come ha dimostrato in modo conclusivo Thomas Piketty, la disuguaglianza si basa sempre sull’ideologia.
Siamo immersi in una feroce guerra di informazioni. Dal punto di vista dell’intelligence cinese, l’attuale cocktail tossico non può essere semplicemente attribuito ad una serie casuale di coincidenze. Pechino ha seri motivi per considerare questa straordinaria catena di eventi come parte di una guerra ibrida coordinata, un attacco alla Cina a tutto campo.
Prendiamo l’ipotesi di lavoro del Dragon Killer: un attacco con un’arma biologica in grado di causare immensi danni economici ma protetta da una plausibile negabilità. L’unica mossa possibile da parte della “nazione indispensabile” sulla scacchiera del Nuovo Grande Gioco, considerando che gli Stati Uniti non possono battere la Cina con le armi convenzionali e non sono in grado di vincere una guerra nucleare contro di essa.
Un’arma da guerra biologica?
All’apparenza, il coronavirus è un’arma biologica da sogno per coloro che sono intenzionati a provocare il caos in tutta la Cina nella speranza di un cambio di regime.
E’ comunque una cosa complicata. Questo articolo fa uno sforzo decente nel tentativo di tracciare le origini del coronavirus. Confrontalo ora con le intuizioni del Dr. Francis Boyle, professore di diritto internazionale presso l’Università dell’Illinois e autore, tra gli altri, di Biowarfare and Terrorism. È la persona che aveva redatto la bozza della proposta di legge antiterrorismo sulle armi biologiche degli Stati Uniti del 1989, approvata da George H. W. Bush.
Il dottor Boyle è convinto che il coronavirus sia un’arma offensiva da guerra biologica uscita dal laboratorio di Wuhan BSL-4, anche se “non dice che era stato fatto deliberatamente.”
Il Dr. Boyle aggiunge: “Tutti questi laboratori BSL-4 di Stati Uniti, Europa, Russia, Cina, Israele sono stati fatti per ricercare, sviluppare, testare agenti per la guerra biologica. In verità, non vi è alcun motivo scientifico legittimo per avere laboratori BSL-4.” A tutto il 2015, le sue stesse ricerche sulle armi batteriologiche erano arrivate a far spendere al governo degli Stati Uniti la bellezza di 100 miliardi di dollari: “Abbiamo oltre 13.000 presunti scienziati che dovrebbero occuparsi di medicina e che qui, negli Stati Uniti, … testano armi biologiche. In realtà, questo va molto indietro nel tempo, anche prima dell’11 settembre.”
Il Dr. Boyle accusa direttamente “il governo cinese di Xi e dei suoi compagni” di una copertura “fin dall’inizio. Il primo caso segnalato si era verificato il 1° dicembre, e avevano temporeggiato fino a quando non era stato più possibile. E tutto ciò che vi stanno dicendo è una bugia. È propaganda.”
Per il Dr. Boyle anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è d’accordo: “Hanno approvato molti di questi laboratori BSL-4 (…) Non potete fidarvi di ciò che dice l’OMS perché sono tutti comprati e pagati da Big Pharma e lavorano in combutta con il CDC [Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie], che è il governo degli Stati Uniti e lavorano in combutta con Fort Detrick.” Fort Detrick, ora un laboratorio all’avanguardia per la guerra biologica, in precedenza era un noto centro di ricerca della CIA per gli esperimenti sul controllo mentale.
Basandosi su decenni di ricerca nel campo della guerra biologica, il Deep State statunitense ha una notevole familiarità con tutta la gamma delle armi biologiche. Da Dresda, a Hiroshima e Nagasaki alla Corea, al Vietnam e a Falluja, i dati storici mostrano che il governo degli Stati Uniti non batte ciglio quando si tratta di scatenare armi di distruzione di massa su civili innocenti.
Da parte sua, la Defense Advanced Research Project Agency (DARPA) del Pentagono ha investito una fortuna nelle ricerche sui pipistrelli, sui coronavirus e sulle armi biologiche per l’editing genico. Guarda caso, proprio adesso, come se questa fosse una forma di intervento divino, gli “alleati strategici” della DARPA sono stati scelti per sviluppare un vaccino genetico.
La Bibbia dei Neoconservatori del 1996, il Progetto per un Nuovo Secolo Americano (PNAC), affermava in modo inequivocabile che “le forme avanzate di guerra biologica in grado di ‘colpire’ genotipi specifici possono far uscire la guerra biologica dal regno del terrore e trasformarla in uno strumento politicamente utile.”
Non c’è dubbio che il coronavirus, finora, sia stato uno strumento politicamente utile inviato dal Cielo, permettendo di raggiungere, con il minimo investimento (rafforzato da un’offensiva propagandistica senza sosta), gli obiettivi della massima potenza globale, gli Stati Uniti, mentre la Cina si è ritrovata relativamente isolata e con l’economia semi paralizzata.
Però bisogna vedere le cose in prospettiva. Il CDC ha stimato che durante la stagione influenzale 2018-2019, negli Stati Uniti si erano ammalate 42,9 milioni di persone. 647.000 erano state state ricoverate in ospedale. 61.200 erano morte.
Questo articolo descrive in dettaglio la “guerra popolare” cinese contro il coronavirus.
Tocca ai virologi cinesi decodificare la sua origine, probabilmente sintetica. Il modo in cui la Cina reagirà, a seconda dei risultati, avrà conseguenze sconvolgenti, letteralmente.
Preparare il palcoscenico per i Ruggenti Anni Venti
Dopo essere riusciti, a loro vantaggio, a trasferire in Eurasia le catene di approvvigionamento commerciali e a svuotare il continente americano, le élite statunitensi (e quelle occidentali subordinate) stanno ora fissando il vuoto. E il vuoto sta guardando verso di loro. Un “Occidente” guidato dagli Stati Uniti si trova ora di fronte all’irrilevanza. La BRI è in procinto di invertire almeno due secoli di dominio occidentale.
In nessun modo l’Occidente e soprattutto il “leader di sistema,” gli Stati Uniti, lo consentiranno. Tutto era iniziato con le operazioni sporche che avevano causato problemi nella periferia dell’Eurasia, dall’Ucraina alla Siria al Myanmar.
Ora è il momento in cui il gioco si fa davvero duro. L’assassinio mirato del Magg. Gen. Soleimani e in più il coronavirus, l’influenza di Wuhan, hanno davvero preparato il palcoscenico per i Ruggenti Anni Venti. In realtà, il nome giusto dovrebbe essere WARS, Wuhan Acute Respiratory Syndrome. Questo smaschererebbe immediatamente il gioco, facendo capire che si tratta di una Guerra contro l’Umanità, indipendentemente dalla sua provenienza.
Pepe Escobar
Fonte: strategic-culture.org Link: https://www.strategic-culture.org/news/2020/02/21/no-weapon-leftbehind-the-american-hybrid-war-on-china/
https://comedonchisciotte.org/mai-sprecare-unarma-la-guerra-ibrida-degli-stati-uniti-contro-la-cina/