“ACCIAIO DI DAMASCO”_di Daniele Lanza

(…ma solo nelle favole – Riflessione più seria*)
Gli insorti si materializzano dal nulla.
Traversano la frontiera dalla Turchia e da lì dilagano a macchia d’olio fino alla capitale in 10 GIORNI, da un capo all’altro del paese ovvero, senza quasi combattere.
50 anni di storia – la “dinastia” Assad – se ne vanno in una manciata di giorni.
Fa discutere non per il suo fragore, ma all’opposto, per il suo silenzio, per la distensione con cui tutto è avvenuto: è di questa “tranquillità” pertanto che si parlerà nei tempi a venire, che non di un evento militare (cosa che non è stato).
E’ evidente che si assiste ad una messinscena, è una commedia in grande stile quella riportata dai mezzi di informazione, i tratta di un evento “concordato” (il che compromette il la definizione di “rivoluzione”)
E’ evidente che il paese è stato………consegnato, da poteri più grandi di esso che erano poi alla base della sua stessa esistenza (…).
Nel 2013 quando i medesimi ribelli jihadisti (anzi, una forza armata assai più pericolosa di quella che vediamo oggi) si avvicinarono a Damasco furono inchiodati dove erano nel giro di ore, e quindi catapultati indietro e inceneriti nel giro di giorni dall’aviazione russa partita dalle basi presenti nel paese.
Nel 2024 il quadro è diverso, eppure malgrado la situazione militare prioritaria sul fronte ucraino – che assorbe verosimilmente quasi il 99% dei mezzi – è altrettanto vero che contro la sfilacciata armata Brancalone jihadista (a momenti un corteo di tifosi che sia avvia verso l’entrata di uno stadio) sarebbe bastato anche quel 2% rimanente, in coordinazione con rinforzi (veri) provenienti dall’IRAN.
Vorrei dire qualcosa di diverso, ma non è davvero possibile: le considerazioni da fari possono essere molteplici, ma ritenere qualcosa di diverso da quanto scritto sopra non rispetterebbe i canoni dell’onestà intellettuale (che io – pur essendo “schierato” – vorrei mantenere).
Premesso questo……c’è altro da puntualizzare ? Certo che c’è, tre cose che elenco di seguito secondo l’usuale schema in 3 lettere dell’alfabeto.
A – In primo luogo, come già espresso sin dal principio nei giorni scorsi, la logica del gioco diplomatico, della grande politica internazionale, non è alla portata dell’osservatore comune mi duole dire: non che non si possa esprimere un’opinione certo……ma troppi pezzi e dettagli del puzzle mancano al pubblico generale. Manca all’osservatore ordinario quella visione di insieme che solo i giocatori medesimi hanno: il discorso non è finalizzato a fare apologia di qualsiasi cosa i governanti facciano dietro le quinte, ma di comprendere che – purtroppo – si sa molto meno di quanto si crede (pure dell’analista che si sente sapiente).
I decisori internazionali invece dispongono del vero quadro della situazione (quello che i mass media riportano alterato) ed in base a quello devono prendere decisioni GRAVI per ragione di stato, stabilire priorità in funzione dell’interesse nazionale a prescindere dalla moralità comunemente accettata.
Non serve nascondersi dietro giri di parole: l’interrogativo in merito al ruolo di Mosca nel processo in corso, il suo grado esatto di coinvolgimento sarà oggetto di analisi nel tempo a venire. Si consideri tuttavia – è non è per nulla un alibi – che la Russia si trova da quasi 3 anni impegnata in un conflitto di livello ESISTENZIALE alle proprie porte: un fronte che deciderà il futuro dei confini tra occidente e Europa orientale e di rimando anche equilibri più estesi di carattere globale. Vladimir Putin ha a che fare col maggiore conflitto convenzionale sul suolo europeo dalle guerre mondiali del 900 per numero di vittime.
E in questi mesi, con l’elezione di Trump il venire meno di linee rosse Nato e il coinvolgimento di armamenti sempre più pericolosi (missili balistici e testate nucleari), si è arrivati a un momento cruciale.
Se occorre fare delle scelte……..allora la priorità va alla propria esistenza prima che a quella della Siria, pur con tutto il legame che può essersi creato con essa: se non si comprende questo e si rimane ancorati stoicamente a etica da educazione scolastica e romantiche fedeltà non si comprende purtroppo il “Game of throne” (per citare), il gioco della vita adulta, disgraziatamente.
B – A proposito della Siria stessa: vi sarebbe da notare come non soltanto gli alleati (Iran e Russia) non sono intervenuti, ma le stesse forze armate siriane governative NON hanno combattuto praticamente. Non vi sono state collisioni, da nessuna parte….ci si rende conto ? Se anche l’alleato non interviene, le forze nazionali hanno comunque la facoltà di battersi ed anche aspramente se necessario (si perderà, ma si ha combattuto): in questo caso non è avvenuto……..nulla. Il che significa che o si è avverata una diserzione di massa (come il Mossad ha comunicato), oppure gli alti comandi siriani sono stati comprati con somme stratosferiche (…).
Insomma, c’è qualcosa che non va nella Siria stessa, a prescindere dagli alleati che avrebbero o meno potuto salvarla: è una considerazione obbligatoria che si conclude nell’ultimo punto in basso.
C – Uno stato non può vivere di vita artificiale. Supporter, amici ed alleati possono aiutarti, finanziarti….ma non possono combattere e vivere al tuo posto. Questo è impossibile.
Se la Siria – priva di aiuti esterni – è collassata in 10 GIORNI senza sparare un colpo, significa signori miei, che la sua sopravvivenza fino ad oggi negli ultimi anni è stata un’illusione (se poi i suoi comandi sono stati corrotti, ancora peggio allora).
Probabilmente – odio dirlo – è stata tutta un’illusione a partire da quel lontano 2013: lo stato siriano di Assad era scomparso già allora (l’insurrezione armata l’avrebbe schiacciato a Damasco quel medesimo anno), ma l’aviazione russa salva miracolosamente la situazione all’ultimo momento.
Una salvezza e anche una fine: perchè da quel momento divenne dipendente in tutto e per tutto da forza esterna (da Mosca, da Teheran ma sarebbe potuto esserlo nei confronti di qualsiasi altro stato supportante…come l’Afghanistan americano): in pratica il regno di Assad, finito già nel 2013 si è perpetuato fino al presente 2024, artificialmente.
Questo – con tutto il bene che si può volere alla Siria – non è un sistema sostenibile: gli alleati non possono sempre essere presenti a pronti a tutto, come si vede. Se uno stato/regime non ha oggettivamente la forza per reggersi in piedi da solo……il problema è irrisolvibile.
Washington, ha il medesimo problema con l’UCRAINA (esattamente lo stesso): voglio vedere quello come andrà a finire.
STOP.
GAME OVER.
Difficile dire da dove iniziare.
Sarà necessario scrivere diversi interventi per esprimere una visione generale del processo in corso……..qui per iniziare, solo una brevissima nota di carattere umano.
Come specialista di Europa orientale non mi sono mai dedicato veramente a fondo del mondo arabo, che in questo caso è imperativo categorico (diffido dal fare tante considerazioni sui fatti in corso senza aver solidissime basi generali: come chi si improvvisa esperto in medicina, magari in possesso di nozioni anche sofisticate, ma poi manca di quelle più semplici, di BASE….che da sole bastano a cambiarti il quadro in un istante). Questo è il mio primo consiglio, per chiunque sia sinceramente interessato.
Potrei anche dire di non essere nemmeno un analista dell’ultima ora: della Siria mi interesso da oltre 10 anni, dai tempi delle primavere arabe promosse da Washington tra il 2011-13, che portarono alla prima guerra civile in questo paese ed al coinvolgimento diretto della Russia in tale scacchiere.
Questo però, ripeto, non significa esserne uno specialista.
Ad ogni buon conto, col passare del tempo, degli anni, ho appreso svariate cose su questo popolo ed imparato ad apprezzarne l’anima (cosa che non può cambiare solo perchè è mutato il regime), in definitiva la partnership diplomatica e strategica tra Mosca e Damasco mi ha coinvolto e profondamente.
Sembra che questo frammento di storia si sia chiuso stanotte, aggiungendo ulteriore irrealtà al tono surreale degli eventi, se vero che si prevedeva la caduta della capitale entro un mese, poi entro una settimana……….ed invece è avvenuta in un paio di giorni (?!).
Quanto fa specie non è il fragore della capitolazione di Damasco, ma al contrario il SILENZIO, la tranquillità con cui tutto questo è avvenuto: una lotta non combattuta.
Sulla natura singolare di questa rivoluzione mi sono già speso e non soltanto io: troppo strana per non attirare l’attenzione di un qualsiasi analista del pianeta. Una “rivoluzione” fatta in 10 giorni, praticamente quasi senza caduti, dove gli insorti prendono una città dopo l’altra arrivando in bicicletta e in motorino, senza incontrare resistenza alcuna.
Occorrerà qualche tempo perchè vi sia un’analisi specialistica adeguata che chiarisca i retroscena di una “rivoluzione non combattuta”, anche se le ipotesi ci sono già da tempo, emergono naturali si può dire, ed io stesso mi sono già aggiunto alla speculazione.
Per il momento posso soltanto dire addio ad un paese amico: forse il regime di Assad perfetto non era, ma per quanto concerne il regime dei jihadisti non vedo nulla di rassicurante all’orizzonte.
Posso soltanto dire: ADDIO SIRIA (quella che conoscevo).
وداعاً سوريا
 
1 – Bashar Assad e i membri della sua famiglia sono arrivati a Mosca. La Russia ha concesso loro asilo. (Tass /Cremlino)
2 – I ribelli siriani che hanno rovesciato il governo di Bashar al-Assad hanno garantito la sicurezza delle basi militari russe in Siria (RiaNovosti)
La prima notizia era prevista (chiudiamo il sipario su Assad e buona fortuna a lui).
La seconda lo era decisamente di meno. Patriotticamente parlando sono lieto che le cose si arrangino in tal modo, naturalmente…..sebbene questo confermi quindi che la comunicazione tra il Cremlino e gli insorti è solida (o forse c’era un’intesa ancora prima che le cose iniziassero ?).
Nessuno tocca e nemmeno si avvicina a una base navale con armi atomiche annesse (permesse dall’accordo russo-siriano sin dagli anni 70): ci fosse stato anche solo il minimo dubbio su questo, i ribelli jihadisti sarebbero stati fermati ad Aleppo dall’aviazione russa la settimana scorsa (nemmeno l’avrebbero presa).
Se invece li si è lasciati fare è perchè esistevano chiare garanzie che basi straniere (russe come americane) non sarebbero state molestate: la dichiarazione in tal senso di oggi è solo una conferma di un’intesa precedente, probabilmente.
Non di certo una prova, ma solo un indizio ecco, non mi si prenda in parola.
Insomma……i media occidentali si sforzano per presentare la “rivoluzione” come uno “schiaffo a Mosca”, ma c’è da ritenere che la cosa sia più complessa di così.
Azzardiamo un’ipotesi (arcana, ma): l’occidente ha innescato da anni un mantra contro la Russia, ovvero quello della “sconfitta strategica” che è stato ripetuto un milione di volte sui media planetari, ci siamo fin qui ?
Orbene….Washington si è compromessa al punto tale che NON può ritirarsi dal campo senza avere inflitto questa “sconfitta strategica”, per ragioni di credito, di opinione pubblica: la cosa tuttavia stride col fatto che la guerra in Ucraina è oggettivamente PERSA.
Come aggiustare le cose ?
Soluzione singolare: se non esiste una “sconfitta strategica”, allora inventiamola a tavolino, costruiamola………concordiamola magari col nemico stesso, dietro le quinte (?): la Siria è notoriamente uno stato satellite di Mosca sì ? Ebbene, allora facciamo iniziare una rivolta lì……con la collaborazione del Cremlino: in cambio delle condizioni di pace che vuole con Kiev.
Insurrezione non sanguinosa, che non danneggi nessuno, una cosa di pochi giorni (e senza toccare le basi militari, che non rientrano nell’accordo e lasciapassare per Assad): NOI (Washington) otteniamo così qualcosa in cambio, ma soprattutto avremo un argomento consistente in più per poter affermare di aver inflitto una “sconfitta strategica” a Mosca, malgrado la perdita sostanziale dell’Ucraina. Questo potremo presentare all’opinione pubblica internazionale.
Sui media di tutto il mondo si parlerà col megafono di una sconfitta russa (e i media russi non affermeranno l’incontrario. Non si stanno agitando in effetti…). Tutti soddisfatti e fine della commedia.
Insomma…..se è necessaria una “sconfitta strategica” da infliggere al nemico per terminare un conflitto a testa alta, ma non si riesce ad ottenerla, allora se ne concorda una sottobanco.
Stratagemma sottile: perdere sostanzialmente, ma con la facoltà di poter dire pubblicamente di aver VINTO (……).
Passo e chiudo per oggi.

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