Tra Borgo Egnazia e Buergenstock, a cura di Giuseppe Germinario

Due iniziative diplomatiche e di relazioni internazionali con un unico filo conduttore.

Sul vertice di Bürgenstock:

  • tredici dei paesi partecipanti non hanno nemmeno firmato il documento finale
  • numerosi capi di stato, compresi quelli di USA e Germania, si sono rapidamente defilati dal consesso
  • è stata eliminata dal documento la dizione “aggressione russa”
  • i tre elementi di denuncia (sicurezza nucleare e centrale di Zaporizhzhia, sicurezza alimentare, scambio di prigionieri e restituzione dei bambini) sono chiaramente e rozzamente pretestuosi. In particolare sulla sicurezza alimentare andrebbe segnalato che l’Ucraina svolge un ruolo comunque marginale e assicura i suoi flussi prevalentemente verso Occidente; che la proprietà delle sue terre agricole è prevalentemente in mano delle multinazionali statunitensi
  • la presenza al vertice di alcuni paesi del cosiddetto “sud globale” si è fatta comunque sentire sia nell’annacquamento dei contenuti e del tono del comunicato sia negli spiragli che si potrebbero aprire nei corridoi diplomatici, al momento più riservati

Sul vertice di Borgo Egnazia:

l’importanza del documento è inversamente proporzionale alla qualità del menu gastronomico offerto, al carattere mondano e all’efficienza della organizzazione offerta dal Governo Meloni. Tre gli aspetti più rilevanti:

  • Non si parla più di offensiva militare in ucraina, ma di protrazione ad oltranza del conflitto al solo scopo di logorare la Russia a spese del popolo ucraino
  • L’impegno retorico di aiuto e sostegno al “Sud Globale”, in particolare l’Africa, in prevalenza con gli stessi strumenti economico-finanziari e politici che ne hanno alimentato la neocolonizzazione e la conflittualità interetnica
  • Una prima nota particolare all’impegno “africano” del Governo Meloni e al suo “piano Mattei”. L’attuazione del piano prevede e sollecita il massiccio e prevalente utilizzo di risorse ed investimenti statunitensi. L’attivismo inedito del Governo Meloni rivela sempre più le caratteristiche di utilizzo per conto terzi del più presentabile “marchio ITALIA”. Sarà interessante verificare il nuovo ed effettivo ruolo che sta assumendo l’ENI in questo disegno, pomposamente riportato ai fasti di Enrico Mattei, e quello della piccola e media industria; indagare su chi gestirà effettivamente il nascente hub energetico e logistico dell’Italia in Europa e le effettive condizioni di sicurezza geopolitica delle future nuove forniture energetiche
  • il resto è teatrino, comprese le minacce di estensione delle pratiche sanzionatorie tese soprattutto a compattare il fronte avversario

Giuseppe Germinario

Vertice sulla pace in Ucraina: Comunicato congiunto su un quadro di pace
Bürgenstock, Svizzera 16 giugno 2024

La guerra in corso della Federazione Russa contro l’Ucraina continua a causare sofferenze e distruzioni umane su larga scala e a creare rischi e crisi con ripercussioni globali. Ci siamo riuniti in Svizzera il 15-16 giugno 2024 per rafforzare un dialogo di alto livello sui percorsi verso una pace globale, giusta e duratura per l’Ucraina. Abbiamo ribadito le risoluzioni A/RES/ES-11/1 e A/RES/ES-11/6 adottate dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e sottolineato il nostro impegno a sostenere il diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite. Questo vertice è stato costruito sulla base delle precedenti discussioni che hanno avuto luogo sulla base della Formula di pace dell’Ucraina e di altre proposte di pace che sono in linea con il diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite.

Apprezziamo profondamente l’ospitalità della Svizzera e la sua iniziativa di ospitare il Vertice ad alto livello come espressione del suo fermo impegno a promuovere la pace e la sicurezza internazionali.

Abbiamo avuto un proficuo, completo e costruttivo scambio di opinioni sui percorsi da seguire per una pace globale, giusta e duratura, basata sul diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite. In particolare, riaffermiamo il nostro impegno ad astenerci dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, i principi della sovranità, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale di tutti gli Stati, compresa l’Ucraina, all’interno dei loro confini internazionalmente riconosciuti, comprese le acque territoriali, e la risoluzione delle controversie con mezzi pacifici come principi del diritto internazionale.

Abbiamo inoltre una visione comune sui seguenti aspetti cruciali:

In primo luogo, qualsiasi uso dell’energia nucleare e delle installazioni nucleari deve essere sicuro, protetto e rispettoso dell’ambiente. Le centrali e gli impianti nucleari ucraini, compresa la centrale nucleare di Zaporizhzhia, devono operare in modo sicuro e protetto sotto il pieno controllo sovrano dell’Ucraina, in linea con i principi dell’AIEA e sotto la sua supervisione.

Qualsiasi minaccia o uso di armi nucleari nel contesto della guerra in corso contro l’Ucraina è inammissibile.

In secondo luogo, la sicurezza alimentare globale dipende dalla produzione e dalla fornitura ininterrotta di prodotti alimentari. A questo proposito, la navigazione commerciale libera, completa e sicura, così come l’accesso ai porti marittimi del Mar Nero e del Mar d’Azov, sono fondamentali. Gli attacchi alle navi mercantili nei porti e lungo l’intera rotta, così come ai porti civili e alle infrastrutture portuali civili, sono inaccettabili.

La sicurezza alimentare non deve essere strumentalizzata in alcun modo. I prodotti agricoli ucraini devono essere forniti in modo sicuro e libero ai Paesi terzi interessati.

In terzo luogo, tutti i prigionieri di guerra devono essere rilasciati attraverso uno scambio completo. Tutti i bambini ucraini deportati e sfollati illegalmente e tutti gli altri civili ucraini detenuti illegalmente devono essere restituiti all’Ucraina.
Riteniamo che il raggiungimento della pace richieda il coinvolgimento e il dialogo di tutte le parti. Abbiamo pertanto deciso di intraprendere in futuro passi concreti nelle aree sopra menzionate con un ulteriore impegno dei rappresentanti di tutte le parti.

La Carta delle Nazioni Unite, compresi i principi del rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità di tutti gli Stati, può servire e servirà come base per raggiungere una pace globale, giusta e duratura in Ucraina.

Elenco dei Paesi che sostengono il comunicato congiunto
Stato 16 giugno 2024

Albania, Andorra, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Benin, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Cabo Verde, Canada, Cile, Comore, Costa Rica, Costa d’Avorio, Consiglio d’Europa, Croazia, Cipro, Cechia, Danimarca, Repubblica Dominicana, Ecuador, Estonia, Commissione europea, Consiglio europeo, Parlamento europeo, Figi, Finlandia, Francia, Gambia, Georgia, Germania, Ghana, Grecia, Guatemala, Ungheria, Islanda, Irlanda, Israele, Italia, Giappone, Kenya, Kosovo, Lettonia, Liberia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Moldavia, Monaco, Montenegro, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Macedonia del Nord, Norvegia, Palau, Perù, Filippine, Polonia, Portogallo, Qatar, Repubblica di Corea, Romania, Ruanda, San Marino, Sao Tomé e Principe, Serbia, Singapore, Repubblica Slovacca, Slovenia, Somalia, Spagna, Suriname, Svezia, Svizzera, Timor Leste, Türkiye, Ucraina, Regno Unito, Stati Uniti, Uruguay.

Il comunicato finale, tradotto in italiano, del vertice G7 in Puglia nel link di seguito:

Apulia-G7-Leaders-Communique it

 

Col senno di poi, la retorica iperbolica della Russia che ha preceduto questi colloqui è stata probabilmente mal indirizzata, e sarebbe stato meglio per funzionari come Medvedev fidarsi dei partner della Russia come l’India invece di dubitare delle loro intenzioni.

I colloqui svizzeri sull’Ucraina di questo fine settimana , che hanno escluso la Russia e a cui non ha partecipato la maggior parte del Sud del mondo, si sono conclusi con un comunicato congiunto in gran parte inoffensivo che può essere letto qui . Ha semplicemente ripetuto alcuni dei principali punti di discussione dell’Occidente su questo conflitto, includendo anche alcune righe sulla sicurezza nucleare e sulle questioni umanitarie. Tuttavia, alcuni dei principali partecipanti, come l’India, hanno deciso di non firmarlo , cosa che ha deluso gli organizzatori.

Il leader della delegazione di quel paese ha spiegato la neutralità di principio del suo governo nei confronti di questo conflitto, per cui parteciperà sempre a qualsiasi iniziativa di pace anche se non è d’accordo con i dettagli della stessa. È anche importante menzionare in questo contesto che il presidente svizzero ha affermato che durante il vertice sono stati espressi “punti di vista diversi”, suggerendo così che l’India e gli altri partner russi si siano opposti gentilmente all’Ucraina e alla risoluzione del conflitto prevista dall’Occidente.

Un’altra notizia interessante emersa dal vertice è stata che il commissario ucraino per i diritti umani ha poi rivelato che alcuni dei partecipanti che “tradizionalmente hanno buoni rapporti con la Russia” si sono offerti di mediare tra le due parti in conflitto. Dato che le relazioni dell’India con la Russia sono ufficialmente considerate da entrambe le parti come un partenariato strategico speciale e privilegiato, sarebbe perfettamente logico che il capo della delegazione fosse stato uno di coloro che hanno offerto i servizi diplomatici al loro paese.

Questi risultati supplementari contrastavano con le aspettative di alcuni funzionari russi, come l’ex presidente e vicepresidente in carica del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev, che alla fine del mese scorso aveva twittato che i paesi che avevano scelto di partecipare si erano tacitamente schierati con l’Ucraina. Dichiarazioni meno drammatiche sono state fatte anche da altri funzionari, il cui succo era che questi colloqui erano una perdita di tempo e potevano essere sfruttati dall’Occidente per aumentare la pressione sulla Russia.

È comprensibile che la Russia fosse arrabbiata per il fatto che si stesse svolgendo un evento multilaterale sul conflitto ucraino senza la sua partecipazione, ma la sua reazione a quest’ultimo è stata molto più dura rispetto a precedenti eventi simili avvenuti l’anno scorso, come i colloqui di Jeddah, dove gli ultimatum di Kiev erano in primo piano. e centro. Il contrasto tra questi approcci è stato spiegato qui , e si riduce alle mutate condizioni diplomatiche mentre Cina e Brasile cercano ora di collaborare congiuntamente. condurre un processo di pace più giusto e inclusivo.

Affinché questi sforzi iniziali dessero i maggiori frutti, era necessario che gli ultimi colloqui svizzeri fallissero, soprattutto a causa della mancata partecipazione del Sud del mondo. Ciò conferisce all’ultima iniziativa maggiori possibilità di successo poiché il numero prevedibilmente maggiore di partecipanti provenienti dal Sud del mondo potrebbe essere presentato come un segno di un maggiore sostegno internazionale al consenso congiunto di pace sino-brasiliano in sei punti . Pertanto i suddetti principi potrebbero diventare la base per un nuovo ciclo di colloqui.

Tornando all’evento dello scorso fine settimana, le cose non sono state così negative come alcuni in Russia si aspettavano, soprattutto dopo che si è saputo che l’India e altri paesi avevano rifiutato di firmare il comunicato congiunto, mentre l’Ucraina ha rivelato che alcuni di loro si erano addirittura offerti di mediare per porre fine al conflitto. conflitto. Col senno di poi, la retorica iperbolica della Russia che ha preceduto questi colloqui è stata probabilmente mal indirizzata, e sarebbe stato meglio per funzionari come Medvedev fidarsi dei partner della Russia come l’India invece di dubitare delle loro intenzioni.

Russia Ucraina il conflitto 62a puntata Smarrimento e determinazione di Presidenti Con Max Bonelli

Da una parte un Presidente, Biden, che vaga per conto proprio da tempo in mondi imperscrutabili, ma che detiene ancora le chiavi dei destini di questo mondo; dall’altra un Presidente, Putin, assertivo e presente, che continua a porre con chiarezza le condizioni di un possibile accordo ad un prezzo sempre più alto per l’avversario, ma corrispondente ai progressi sul terreno militare. Da una parte sei anatre zoppe ed una figurante le quali confidano ancora, almeno in apparenza, di logorare e piegare l’avversario con il loro repertorio di sanzioni, di predazioni e con una guerra di usura, non più offensiva, che sta, però, consumando tragicamente i propri paladini sempre meno disposti al sacrificio; dall’altro un leader ben in sella, dal consenso crescente che lascia intravedere il carattere e le intenzioni di successori dalle idee ben più radicali. Al cospetto di entrambi, la realtà sul terreno militare in Ucraina che mostra il drammatico dissanguamento dell’esercito ucraino e il progressivo avanzamento delle posizioni russe. Il quadro geopolitico diventa sempre più instabile e pericoloso con la classe dirigente occidentale, a guida statunitense, al momento chiusa in un vicolo cieco e incapace di arretramenti compatibili con la propria sopravvivenza. Niente, però, è ancora deciso. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Stati Uniti, elezioni presidenziali! L’arma della giustizia Con Gianfranco Campa

Questione di giorni per conoscere il destino di Donald Trump, degli Stati Uniti, dello stesso Biden, in apparenza il beneficiario della trappola ordita. L’amministrazione della giustizia si sta confermando l’arma definitiva dello scontro politico in atto sino ad assumere aspetti talmente pretestuosi tali da delegittimare pesantemente le istituzioni. Una leadership disposta a tutto pur di sopravvivere. Sa che, in caso di avvicendamento del presidente, questa volta il ricambio traumatico di interi apparati può essere perseguibile o, quantomeno, il suo tentativo può destabilizzare definitivamente gli assetti di potere. Una situazione che apre la strada a colpi di mano, dentro e fuori a quel paese, sempre più avventuristici. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Covid e Vaccini! Il coraggio e il prezzo della verità Con la professoressa Ute Kruger e Max Bonelli

La gestione della recente pandemia ha avuto i suoi eroi, ha mietuto le proprie vittime illustri. Non c’è stata, però, alcuna consacrazione semplicemente perché eroi e vittime si trovano dalla parte di coloro che hanno contestato quella conduzione; ancora gli artefici tentano di coprire con il velo dell’omertà e della rimozione l’intricata rete di interessi, connivenze ed intenti manipolatori che ha guidato quelle scelte. E’ stato il primo tentativo manifesto e ostentato di manipolazione e conculcamento di una opinione pubblica negli ultimi decenni, seguito a ruota dall’evento bellico in Ucraina. Ha reso evidente la potenza, la pervasività dei mezzi a disposizione di queste élites dominanti, ma anche i limiti della loro capacità di penetrazione nel tempo. Il tempo, però, è il fattore chiave; è nell’immediato che tali comportamenti spianano la strada alle corrispondenti scelte politiche; è nell’immediato che l’esperienza deve educare a tempi e modi di reazione adeguati e tempestivi. Nel tempo lungo gli effetti sono più subdoli, ma ingenerano anche un sentimento di diffidenza direttamente proporzionale al contrasto della narrazione rispetto alla realtà che si vuole soffocare. La vicenda della professoressa Kruger rappresenta un caso emblematico. Ne avevamo già discusso in due registrazioni; offriamo adesso una testimonianza diretta che ci farà toccare con mano la crudezza della realtà. Non è purtroppo un caso isolato, in Svezia come altrove. https://www.gospanews.net/2024/06/07/scandalo-sul-turbo-cancro-da-vaccini-nellue-universita-di-stoccolma-costringe-accademici-a-ritirare-studio-shock-sui-danni-mrna/ Buon ascolto, Giuseppe Germinario

NB_Il video integrale è disponibile solo su rumble

 

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Ripensamenti ai poli_ Con Max Bonelli, Ivan Santacroce, Alfio Krancic

Negli anni ’70 tra gli ambienti classicamente istituzionali, con la parziale eccezione del Partito Socialista, imperava nelle bocche e nella penna degli esponenti politici l’epiteto della “convergenza tra gli opposti estremismi”. Un vero e proprio anatema che intendeva esorcizzare ed accomunare due aree politiche in realtà ferocemente distinte e contrapposte in nome della difesa della democrazia nei proclami, degli assetti sostanziali di potere e delle alleanze internazionali nella sostanza. Un esorcismo che tendeva da una parte a disconoscere il ruolo politico di quelle due aree politiche, salvo contrattarne la partecipazione discreta, ma occasionale nelle varie contingenze, necessaria alla gestione delle costanti fibrillazioni interne agli schieramenti dominanti; dall’altra ad accomunare, quindi a screditare ed additare al pubblico ludibrio, le componenti più mature di ciascuno di quei due poli alle frange più distruttive e nichiliste del terrorismo, puntando il dito senza appello sulle pur esistenti zone d’ombra di contiguità, con il solo scopo di disconoscere le basi sociali e culturali di quei fenomeni e di quegli avvenimenti. Fatto ancora più rilevante, ad accomunare le componenti disposte ad assecondare le mire egemoniche degli stati egemoni all’epoca con quelle attente rispettivamente all’indipendenza nazionale e all’emancipazione sociale. Ci ha pensato il tempo ad evidenziare, comunque, i limiti e i paradossi di quelle realtà. Da circa dieci anni stiamo assistendo ad una riproposizione di questo esorcismo sotto l’egida della condanna del cosiddetto “sovranismo” e il ripudio delle formazioni politiche “rosso-brune”. I paladini sono, di fatto, gli epigoni di buona parte dello schieramento politico di quei tempi, ma con una adesione ancora più piatta e univoca all’atlantismo. Gli argomenti attuali, in realtà, a sostegno delle pratiche esorcistiche, sono molto più fragili. Il termine “sovranismo”, letteralmente non fa che riproporre l’importanza delle prerogative dello stato nelle dinamiche geopolitiche e nella gestione interna delle formazioni sociali. Un termine in realtà troppo generico per definire un programma politico unificante, ma il cui utilizzo come anatema rivela inconsapevolmente la postura dimessa e servile degli alfieri di tale narrazione. Nella realtà politica odierna emerge, però, una novità. Il tema dell’interesse nazionale, della sua definizione, della collocazione internazionale in una fase di incipiente multipolarismo sta portando effettivamente ad un avvio di dibattito comune tra aree un tempo acerrime avversarie ed incomunicabili. La contingenza delle elezioni politiche da adito al sospetto di operazioni affrettate ed opportunistiche che più volte hanno già portato ad esiti nefasti. Un tema appunto prettamente politico per il cui svolgimento e conseguimento gli stessi operatori economici, tra essi i tanto celebrati operatori della finanza, assumono un ruolo in primo luogo politico in condominio, piuttosto che in posizione di predominio, con gli altri attori. Qualche traccia di una sedimentazione più seria del dibattito politico-culturale si comincia a notare, anche se dannatamente in ritardo rispetto all’incalzare degli eventi. Determinata più che da dinamiche interne, dalla crescente uniformità politica, culturale e dalla conseguente sterilità e strumentalità degli argomenti della compagine degli esorcisti Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Russia Ucraina, il conflitto 61a puntata Una diversa determinazione Con Max Bonelli

Due sono gli aspetti che emergono particolarmente dalle immagini e dalle parole in questa puntata con Max Bonelli: l’azzardo sempre più alto e sempre più rischioso che caratterizza le scelte del campo occidentale, in particolare dall’attuale leadership statunitense. Una nuova versione, più cinica, del “armiamoci e partite” rivolta agli europei con la complicità ottusa e criminale della quasi totalità delle proprie élites. Un azzardo che arriva a confondere e a sostituire alla cruda realtà dei fatti sul terreno il messaggio comunicativo e la schermaglia verbale. Per altri aspetti, la diversa determinazione delle forze in campo in Ucraina. Dalla parte russa lo scontro sta sempre più assumendo le caratteristiche della “guerra patriottica” e la postura di un confronto esistenziale di lunga durata. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Stati Uniti, elezioni presidenziali. Piegare la realtà, con Gianfranco Campa

Poche settimane alle scelte improrogabili, pochi mesi all’obbiettivo finale. Non sarà la conclusione di uno scontro politico di natura esistenziale; sarà un punto di svolta verso un epilogo senza esclusioni di colpi. Trump sta rivelando una volta di più la sua indomita capacità di resistenza agli attacchi più spregiudicati; sta confermando, purtroppo, la difficoltà a creare le condizioni di una successione ormai improcrastinabile. Il movimento MAGA avanza come una onda irresistibile destinata a rendere impossibile una ricomposizione degli assetti tradizionali di potere statunitensi. Il suo programma e le sue aspirazioni sono molto più radicali di quanto siano apparse nelle scelte contraddittorie portate avanti durante e dopo la sua presidenza. Un’onda in grado di smascherare e neutralizzare le trame sempre più sfacciate che si ordiscono ai suoi danni. Emergono il livello delle minacce ordite e la fitta rete di collusioni e complicità costrette ad esporsi insolitamente nel tentativo di catturare ed eliminare una preda sfuggente. Traspare l’odio. In Europa le élites dominanti hanno colto la drammaticità del momento; non si può dire lo stesso per quella area critica che dovrebbe approfittare degli enormi spazi offerti da questa incertezza. Una trama il cui svolgimento ormai ultradecennale farà certamente scuola e che i redattori di Italia e il mondo hanno contribuito a svelare in questi anni, anticipandone spesso gli esiti e rivelando quei retroscena che il sistema mediatico ha sistematicamente coperto. Una puntata da ascoltare. Giuseppe Germinario

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Il Politico, lo Stato, le multinazionali Con Gianfranco La Grassa e Piergiorgio Rosso

Nel dibattito teorico e nell’azione il rapporto tra le categorie del politico, lo Stato e le multinazionali, più in generale tra l’economia e il politico è stato definito nella maniera più controversa sino ad assumere caratteri deterministici tanto semplici nella efficacia della rappresentazione e nell’individuazione dell’avversario, quanto distorcenti e sterili nella realizzazione degli obbiettivi politici e di strutture organizzative meno effimere. La conversazione con Gianfranco La Grassa e Piergiorgio Rosso prende spunto da una interessante intervista ad un manager della multinazionale Danieli, pubblicata sul sito lo scorso 21 aprile ( http://italiaeilmondo.com/2024/04/21/industria-e-diritto-di-fronte-allo-smantellamento-delle-catene-del-valore/ ) e segue la pubblicazione di numerosi altri articoli, tra i primi: http://italiaeilmondo.com/2017/09/13/astri-nascenti-stelle-cadenti-mine-vaganti-2a-parte-di-giuseppe-germinario-gia-pubblicato-sul-sito-conflittiestrategie-it-il-28112013/ . Sotto l’abito corto dell’autonomia dell’economico e delle scelte manageriali, stiamo calzando una delega della funzione politica sempre più incondizionata da parte della nostra classe dirigente e del nostro scadente ceto politico a prescindere dalla coloritura apertamente globalista o fumosamente nazionalista dei governi sino ad ora succedutisi a partire dagli anni ’90. Il Governo Meloni non oppone nessuna eccezione a questa tendenza sino a raschiare il barile con gli ultimi collocamenti azionari di ENI e Poste Italiane, propedeutici al progressivo allineamento delle politiche di queste aziende strategiche per la fornitura energetica e la gestione del risparmio e della logistica nazionali. In questo quadro dovremo valutare il peso e la funzione che sta svolgendo il cosiddetto “Piano Mattei” e il peculiare dinamismo manifestato dall’attuale governo, rispetto ai predecessori. Le figuracce, a cominciare da quanto successo in Etiopia, non mancano. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Russia Ucraina, il conflitto 60a puntata Cambi al vertice Con Max Bonelli

Novità ai vertici del governo russo. Il segnale dell’avvio di un radicale cambiamento ai vertici non solo del ceto politico, ma della stessa classe dirigente. La forza e la consistenza di questo movimento la si deduce an che dal momento. Non avviene in un momento di grave crisi o di collasso, come si è soliti assistere nelle vicende dei vari paesi, ma in una fase di consolidamento e di successo sia nell’andamento del conflitto in Ucraina, sia nel grado di coesione e di dinamismo della formazione sociale russa, sia nella autorevolezza acquisita nel contesto geopolitico. Una fase analoga a quella vissuta dagli Stati Uniti, ma dalle dinamiche del tutto diverse. Sul fronte del conflitto ucraino, nel frattempo, i punti di pressione si moltiplicano sino a sconvolgere gli assetti di un esercito ucraino sempre più esausto. Vedremo quali traumi provocherà, a sua volta, nel regime ucraino. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Freund Todd, tra disfatta e decadenza 2a parte Con Roberto Buffagni e Teodoro Klitsche de la Grange

Siamo alla seconda parte della conversazione con Buffagni e Klitsche de la Grange. Il tema della decadenza di una civiltà non è nuovo tra politologi e filosofi. Julien Freund ne è un acuto osservatore. La tesi assume contorni più nitidi e chiari a partire da metà ‘800. Al giorno d’oggi appare drammaticamente attuale anche se paradossalmente la percezione risulta più acuta tra le classi popolari e nel ménage quotidiano piuttosto che tra le élites e le classi dirigenti europee e statunitensi, non ostante tale processo stia assumendo le caratteristiche e le dimensioni di una vera e propria catastrofe. Emmanuel Todd lo ha sottolineato con certosina accuratezza. Ci soffermiamo su questo aspetto in questo secondo appuntamento. Due autori e due loro testi caduti sotto la lente di osservazione di Roberto Buffagni e Teodoro Klitsche de la Grange. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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