GUERRA EPISTEMOLOGICA E QUARTA TEORIA POLITICA, di Ivan Santacroce

Riceviamo e pubblichiamo. Gli spunti offerti impetuosamente dall’autore sono numerosi e, a mio parere, francamente opinabili. Sono, comunque, l’espressione di una area importante della cosiddetta componente “sovranista” della quale si deve tenere, in qualche maniera, conto.

I punti critici sono numerosi. Ne sottolineo alcuni:

  • la confusione tra scienza, scientismo e metodo scientifico
  • la contrapposizione tra scienza e filosofia, piuttosto che la riflessione sulla loro relazione
  • la ricerca e l’imposizione di un assoluto che nella dinamica delle relazioni umane, quindi della società, in realtà non esiste, partendo ciascun individuo e/o ciascun gruppo da un punto di vista e da una propria rappresentazione limitata della realtà
  • la riduzione del politico alla lotta tra il bene e il male
  • la critica del democraticismo che si rifugia nell’opposto della visione elitistica dell’azione politica
  • una visione della società e delle sue dinamiche interne che nel suo impeto olistico ne cancella e ne ignora le contraddizioni, le articolazioni e le dinamiche cooperative/conflittuali sulle quali ogni forza politica dovrà agire
  • una critica al “capitalismo assoluto” che induce ad ignorarne il carattere dinamico e pervasivo, per questo presente di fatto in tutte le formazioni sociali, anche in quelle antagoniste al mondo occidentale e, quindi, ad ignorare, tra le tante cose, il ruolo che la grande impresa e chi la gestisce dovranno avere in una qualche nuova forma di società

Non mi pare la strada più praticabile per sconfiggere le nefandezze della ideologia neoliberale, tra l’altro ormai solo parte dell’armamentario delle attuali élites occidentali, compresa l’ultima appena decisa praticamente all’unanimità dal parlamento francese. Giuseppe Germinario

GUERRA EPISTEMOLOGICA E QUARTA TEORIA POLITICA

Lotta all’unipolarismo culturale

Il contributo di Alexander Dugin per il mondo del dissenso europeo è assolutamente

inestimabile sotto diversi punti di vista. Dal “marxismo nero” al tradizionalismo integrale,

dall’idealismo magico alla critica della scienza, l’opera del “filosofo più pericoloso del

mondo” costituisce la più alta e completa enciclopedia del pensiero rossobruno e

l’espressione più all’avanguardia del “Nuovo Medioevo eurasiatico”.

Il Soggetto Radicale e il Sole di Mezzanotte

Sempre a Dugin si deve inoltre la codificazione di una nuova figura sacrale ed escatologica,

che appare nel momento più buio a risollevare le sorti della trascendenza in un mondo

relegato alla volgarità e all’interesse: essa è il Soggetto Radicale, il guerriero post-moderno, il rappresentante dell’élite spirituale, che può crescere in ognuno di noi, allorché imbracciamo la lotta assoluta, l’AMORE RADICALE contro i tiranni plutocrati ed individualisti.

Egli vede speranza e luce dove altri incontrano solo rassegnazione e abbandono; vede il Sole dove altri solo l’ombra. Questo Sole è il Sole di Mezzanotte, invisibile eppure esistente, il raggio eroico dello Spirito che infonde nel cuore il coraggio e la fede. Ove tutto sembra perduto, esso brilla nell’oscurità, accecante, a memoria eterna della nostra provenienza, della nostra natura divina.

È in questo senso che si configura l’opposizione estremista, il senso nascosto del nazionalbolscevismo e dell’incontro tra sinistra e destra: con la società aperta o contro la società aperta. La famosa distinzione di Sir Karl Popper tra amici della democrazia e nemici della democrazia si rivolge contro se stessa: il Soggetto Radicale ha ora la propria via, il proprio credo. In un iper-idealismo che non conosce egoismi, egli si schiera contro tutti i dogmi della modernità capitalistica, portando avanti quella rivoluzione-conservatrice anti-borghese e anti-americana che coniuga la spada degli eroi e il martello del lavoro. Da una parte la cultura occidentale, la società aperta meccanizzata, orizzontale e appiattita, dall’altra la cultura sacrale, verticale, eurasiatica, ove la comunità vale più dei singoli.

Anti-liberalismo contro liberalismo, civiltà organica contro civiltà del mercato: qui si gioca la partita della Quarta teoria politica e del sovranismo integrale.

Guerra epistemologica

Tuttavia la strada per abbattere l’Impero dei mercanti con un Impero spirituale è assai lunga e, nonostante i primi accenni favorevoli, ancora sembra in Italia non afferrarsi il punto nodale, la vera scaturigine della soggettività radicale, la spinta interiore alla rivoluzione metafisica.

Il nemico infatti non possiede solo armi politiche ed economiche, ma anche e soprattutto armi filosofiche e culturali. Non illudiamoci che la controinformazione da sola possa portare ad un cambio di rotta: abbiamo già assistito alla tragica fine del governo giallo-verde, incapace di assicurare concretezza all’idea sovranista.

Prima di tutto occorre sviluppare una dottrina, un’ideologia capace di distruggere le basi su cui si fonda il discorso dominante, l’irritante intellettualismo borghese e l’apologia del consumo. Solo se facciamo seguire la lotta epistemologica alla lotta politica possiamo garantire solide difese contro l’unipolarismo e l’imposizione dei valori americani alla nostra civiltà.

Una delle intuizioni più geniali di Dugin sta infatti nell’aver indicato come principale nemico della Quarta Teoria Politica il “totalitarismo liberale”, il neo-liberalismo che predica tolleranza e libertà ma solo per chi accetta i suoi dogmi: la scienza e il libero mercato. Attraverso dunque una critica dell’atomismo e del metodo scientifico, Dugin ci mostra la strada per recuperare il senso della Verità nel mondo post-moderno, attraverso il platonismo e l’idealismo assoluto. Solo così il “Noi” può veramente risorgere, spezzare le catene della razionalità capitalistica verso un olismo che comprenda tutto il popolo, al di là di destra e sinistra, verso l’affermazione di uno Stato forte, che controlli l’economia e assicuri la giustizia sociale.

Dobbiamo renderci conto che mai l’intellighenzia liberale accetterà una tale ridefinizione del paradigma e che senza una chiara avversione ai diritti civili, ai valori dell’Illuminismo e del libero scambio, il fronte del dissenso non riuscirà mai a opporre, gramscianamente, una contro-egemonia al potere liberale.

La nostra libertà

La post-modernità ci insegna che il sostegno alle classi meno agiate, la lotta all’immigrazione, la difesa delle identità culturali non sono dati di fatto ma una chiara antitesi ai valori che la società occidentale ha eletto come baluardi della democrazia e della libertà individuale.

Che cos’è se non una limitazione alla libertà di impresa evitare la delocalizzazione, imporre forti tasse alle multinazionali e adottare una moneta sovrana? Cosa se non una limitazione della libertà di genere sostenere la famiglia naturale e soprattutto auspicare a un’immagine della donna come madre e moglie? Cosa significa assicurare maggiori sussidi alle famiglie se non un affronto al mercato mondiale?

Non è un caso che si venga tacciati di fascismo non appena si provi a controbattere al politicamente corretto. Esiste ormai un’ opposizione inconciliabile tra i nemici dell’umano e i suoi veri difensori. Se l’accusa di fascismo può anche non riferirsi direttamente all’esperienza novecentesca, rimane comunque appropriata, a mio giudizio, per indicare le tendenze antagoniste al Grande Reset e al Nuovo ordine mondiale.

L’Occidente permette una “sua” libertà nel recinto della società aperta, come il lavoro flessibile, la libertà sessuale e di arricchirsi facendo impresa. Questa libertà può essere negata.

Ma se Dugin ancora propende per una democrazia dal basso, io ritengo che da queste premesse solo un governo autoritario, sostenuto da una propria idea di Stato e che imponga dei valori assoluti e una Verità unica, può proteggere ciò che noi riteniamo giusto, noi anti-liberali, e difendere dalla distruzione ciò che NOI riteniamo prezioso ed intoccabile. Qui entra in gioco il nostro sentimento individuale.

Non esistono più riforme o compromessi: combattere o sparire nel nulla. Il significato della soggettività radicale sta proprio in questo: siamo disposti a batterci contro un mondo che vuole annientarci e si stringe attorno a noi come in una morsa? Allora, sicuri di vincere, bisogna organizzarsi e combattere, impugnando la Quarta teoria politica per difendere la nostra libertà!

Ivan Santacroce