un saggio del dicembre 2012 tratto dal sito www.conflittiestrategie.it sulla sussunzione delle scelte di politica economica al gioco delle strategie dei centri potere e come parte integrante delle strategie stesse attraverso la disamina di un esempio concreto di investimento infrastrutturale
Carducci non è mai riuscito a valicare i confini della terza Italia e parlare al mondo, il suo sogno umano fu nutrito di provinciali polemiche scolastiche e anticlericali; Lee Masters guardò spietatamente alla << piccola America >> del suo tempo e la giudicò e rappresentò in una formicolante commedia umana dove i vizi e il valore di ciascuno germogliano sul terreno assetato e corrotto di una società la cui involuzione è soltanto il caso più clamoroso e tragico di una generale involuzione di tutto l’Occidente. Per questo le spettrali, dolenti, terribili, sarcastiche voci di Spoon River ci hanno tutti commossi e toccati a fondo. E’ la voce di una società che non pensa più << in universali >>. Disse Lee Masters a un giornalista :<< Ogni due o tre anni ho fino a poco tempo fa riletto tutte le tragedie greche. La civiltà dei Greci fu la grande meraviglia del mondo. Essi pensavano in universali. Così i drammaturghi elisabettiani…
Pensare in universali significa far parte di una società dove non siano, come credono gli sciocchi, aboliti il dolore, l’angoscia spirituale o fisica, la problematicità della vita, ma esistono gli strumenti per condurre una comune concorde lotta contro il dolore, la miseria, la morte. E Lee Masters testimonia con l’Antologia che la società in cui si è trovato a vivere manca di questi strumenti, di questi << universali >> – in altre parole, ch’essa ha perso il senso e la guida dei suoi atti. Di qui le futili e atroci tragedie che hanno riempito il cimitero sulla collina.
Cesare Pavese *
Questo lavorio continuo per sceverare l’elemento << internazionale >> e << unitario >> nella realtà nazionale e localistica è in realtà l’azione politica concreta, l’attività sola produttiva di progresso storico. Esso richiede una organica unità tra teoria e pratica, tra ceti intellettuali e masse popolari, tra governanti e governati. Le formule di unità e federazione perdono gran parte del loro significato da questo punto di vista, mentre conservano il loro veleno nella concezione burocratica, per la quale finisce col non esistere unità ma palude stagnante, superficialmente calma e << muta >> e non federazione ma << sacco di patate >>, cioè giustapposizione meccanica di singole << unità >> senza nesso tra loro.
Antonio Gramsci *
Sacrificare i dettagli per realizzare disegni più vasti
Proverbio cinese *
1. Il 3 dicembre 2012 il presidente del Consiglio dei Ministri italiano Mario Monti e il presidente della Repubblica francese Francois Hollande si sono incontrati a Lione per ribadire, all’interno del trentesimo vertice bilaterale tra i due Paesi, l’importanza strategica della rete infrastrutturale Torino-Lione, più nota come TAV ( fa parte della rete ferroviaria dell’Alta Velocità formata dalla “ grande T ”: le linee da Torino a Venezia e da Milano a Napoli a cui si aggiungerà in seguito la Milano-Genova; oggi è detta “Alta Capacità” ), considerata << un’infrastruttura prioritaria non soltanto per i due Paesi, ma per l’Unione europea nel suo insieme >> (1).
Perché è una infrastruttura prioritaria? E cosa vuol dire l’Unione europea nel suo insieme?.
Leggerò la questione TAV, tratto Torino-Lione, cercando di rispondere alle due domande e proporrò una lettura della TAV tenendo presente l’intero Corridoio V( di cui fa parte), che unisce Lisbona (Portogallo) e Kiev (Ucraina), con particolare attenzione all’Italia e al suo territorio strategico in direzione dell’Est – Europa, del Mediterraneo e del Medio Oriente.
Dirò subito che l’intero Corridoio V non è strategico per l’Unione europea, perché l’Europa non è un soggetto politico unitario, né costituisce un polo di potenza con una propria strategia, quanto per gli USA, via Nato (Organizzazione del trattato dell’Atlantico del Nord), per penetrare ad Est dell’Europa, contrastare le potenze mondiali emergenti (soprattutto Russia e Cina) e ritardare le lagrassiane fasi, multipolare e policentrica, per l’egemonia mondiale ( insieme ad altre acquisizioni di territori per gli obiettivi di lunga strategia di conflitto con i poli di potenza emergenti). Non a caso Zbigniew Brezezinski, con chiarezza imperiale, ritiene che l’area attraversata dai Corridoi I, V e “dei due mari” sia il centro critico della sicurezza europea per: << L’obiettivo strategico fondamentale dell’America in Europa [ che] consiste quindi, molto semplicemente, nel rafforzare, attraverso una più stretta collaborazione transatlantica, la testa di ponte americana sul continente euroasiatico, in modo che un’Europa allargata possa servire a estendere all’Eurasia l’ordine
Fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Zbigniew Brzezinski (1998).
Mia Sovrapposizione dell’area critica (linea nera) sui corridoi transeuropei programmati sul territorio italiano.
democratico e il sistema di cooperazione internazionale >> (2).
2.Vediamo cosa sono queste grandi opere.
Per l’ Unione Europea (UE) il Corridoio V fa parte dei dieci corridoi Paneuropei ( nel frattempo sono diventati 30! ) i cui tracciati sono stati definiti nelle conferenze di Creta (1994) ed Helsinki (1997), quindi dopo la caduta del muro di Berlino e l’implosione dell’ex URSS. E’ un asse di trasporto multimodale ovest-est che collega il Portogallo all’Ucraina. Il corridoio è multimodale in quanto interessa strade, ferrovie, porti, aeroporti (3). L’UE ha assegnato all’Italia un ruolo strategico rispetto al processo di integrazione verso quei Paesi che dal 1° maggio 2004 (4) sono entrati a far parte dell’Unione Europea. All’urgente necessità per l’Italia di un collegamento rapido, per merci e passeggeri, coi Paesi dell’Europa centro- orientale, risponde appunto il Corridoio V, che partendo da Lisbona arriva sino a Kiev in Ucraina (5). E’ utile sottolineare che << Nei dieci anni passati la spesa in infrastrutture europee è andata calando, anche perché i singoli Stati sono poco inclini agli investimenti transeuropei. È aumentata invece la regolamentazione per rendere operativo il mercato unico. Lo stesso non potrà tuttavia essere realizzato appieno se mancano interconnessioni infrastrutturali tra Stati, tra centri e periferie della Ue.
Per superare queste barriere le Istituzioni europee hanno predisposto il mega-progetto «Connecting Europe Facility» (Cef) per aumentare ed accelerare gli investimenti nei «Trans-European networks» (Ten) mobilitando finanziamenti pubblici e privati… Nell’ambito del mega-progetto Cef-Ten, che rientra nella Strategia «Europa 2020» e nel bilancio Ue fino al 2020, sono state identificate tre grandi filiere di investimenti infrastrutturali che è bene richiamare…1) energia…2) trasporti…3) telecomunicazioni [(6)]… il Ten-T riguarda soprattutto ferrovie, vie navigabili interne e trasporti marittimi, porti, aeroporti e sistemi di trasporto aereo, nodi urbani. La Ten-T è strutturata in «rete globale» da realizzare entro il 2050 e in «rete centrale» per realizzare entro il 2030 i collegamenti multimodali. I corridoi della rete centrale sono 10 e l’Italia è direttamente interessata da quattro ( tra cui la Torino Lione, mia precisazione) >> (7). Il Vicepresidente della Commissione Siim Kallas, responsabile per i trasporti, ha dichiarato: “Mettendo a disposizione un finanziamento di questa importanza, la Commissione mira a un rilancio competitivo dell’economia europea per sostenere e favorire la crescita. Indirizzando questi fondi verso le infrastrutture TEN-T, contribuiamo inoltre alla realizzazione dell’intera rete TEN-T, offrendo vantaggi concreti ai cittadini e alle imprese che potranno usufruire di un sistema di trasporti più efficiente, sostenibile ed efficace” (8). Il programma di lavoro pluriennale finanzia le priorità della rete TEN-T. Il bando pluriennale del 2012 è incentrato su sei settori ( tra cui quello della rete ferroviaria europea ) per i quali è messo a disposizione un bilancio indicativo totale pari a 1,015 miliardi di euro. Quindi, da una parte, si dà la priorità al finanziamento di determinati investimenti infrastrutturali TEN-T per i Paesi importanti per l’integrazione dei Paesi dell’Est europeo; dall’altra si riducono le risorse finanziarie, così come è chiaramente sostenuto da Perry Anderson: << In tutti i paesi in cui sono state somministrate, le misure tese a restaurare la fiducia dei mercati finanziari nell’affidabilità dei governi locali si sono accompagnate anche alla riduzione delle spese sociali, alla deregolamentazione dei mercati e alla privatizzazione dei beni pubblici: ossia al repertorio neoliberista classico, corredato da un’accresciuta pressione fiscale. Per vincolarli, Berlino e Parigi hanno deciso di imporre l’obbligo del pareggio di bilancio nella costituzione dei diciassette membri della zona euro – una nozione che negli Stati Uniti è da tempo screditata come l’idea fissa di una destra folle >> (9). L’Italia è stata oggetto di entrambe le decisioni, apparentemente europee, ma, nella sostanza, americane. La mancanza di strategia unitaria della UE – i progetti strategici del trasporto multimodale sono una sommatoria dei progetti dei singoli Paesi che rafforzano le economie dei Paesi forti ( Germania in primis) – favorisce la flessibilità e l’adattabilità delle esigenze di fase della strategia USA ( per i dei Paesi della UE e per la penetrazione dei Paesi euroasiatici ) (10). Tant’è che << Il potenziamento nei trasporti e la creazione di un sistema di rapido dispiegamento, di uomini e mezzi, rende differente la relazione tra basi continentali e basi estere. La facilità e la rapidità di dispiegamento militare rendono infatti le installazioni continentali in grado di fornire una pronta risposta alle crisi locali ed alle necessità di intervento che si verificassero. Il dispiegamento rapido nelle aree di crisi non necessita quindi di una rete di installazioni e di una presenza stabile sul territorio quanto piuttosto di accordi di utilizzo delle installazioni in caso di necessità ed altre facilitazioni. La presenza militare all’estero assume quindi un’importanza soprattutto locale, maggiormente connessa al controllo territoriale ed alla possibilità di influenzare le politiche di difesa dei paesi ospitanti. La presenza militare estera degli Stati Uniti assume quindi un dispiegamento su scala globale, estendendosi a gran parte dei paesi mondiali, ed un’attività a scala macro-regionale, essendo destinata a risolvere problematiche che potrebbero svilupparsi contemporaneamente ed in differenti paesi >> (11)
L’Europa non è ancora la Schicksalsgemeinschaft, quella comunanza di destini della nazione weberiana, che lega governanti e governati in un ordine politico comune, in cui i primi paghino a caro prezzo la loro totale ignoranza dei bisogni esistenziali dei secondi, richiamata da Perry Anderson; né la confederazione di Stati auspicata da Zygmunt Bauman; né, tantomeno l’Unione dei popoli e delle loro tradizioni pensata da Franco Cardini; né quella dell’Unione delle nazioni auspicata da Gianfranco La Grassa; né, infine, il progetto dell’”Idea Europa” ( di tutta l’Europa) di Jacques Sapir (12).
Per l’Italia il progetto preliminare approvato dal CIPE ( deliberazione del 3 agosto 2011) prevede di realizzare l’opera per fasi:prima realizzare il tunnel di base e gli interventi di adeguamento del nodo di Torino e, solo dopo, qualora le dinamiche del traffico dovessero evidenziarne l’effettiva necessità, la tratta in bassa Valle di Susa (Bussoleno-Avigliana).
La FASE 1, il cosiddetto progetto “low cost”, consiste nella realizzazione prioritaria del tunnel di base e delle tratte di connessione alla linea storica esistente a Susa e S. Jean de Maurienne, comprese le due stazioni internazionali; il costo complessivo ammonta a circa 8,2 miliardi di euro, da ripartire tra i due Paesi. Il nuovo accordo conferma anche, come parte della prima fase, la ripartizione dei costi:l’importo delle opere verrà corrisposto per il 42,1% dalla Francia e per il 57,9% dall’Italia. Inoltre l’UE potrebbe erogare un finanziamento fino all’ammontare del 40% del costo complessivo dell’opera che è pari a 8,2 miliardi di euro.
Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2012.
La linea ferroviaria Torino Lione – corridoio est-ovest della “Rete ferroviaria trans-europea” è una componente essenziale del progetto europeo che ha come obiettivo la realizzazione di grandi direttrici ferroviarie che attraversano gli Stati Membri dell’Unione.
La tratta costituisce un investimento strategico per il futuro del nostro Paese in termini di maggior competitività, di abbattimento delle distanze, di prospettive di sviluppo.
L’idea di sviluppo infrastrutturale non riguarda solo gli assi strategici principali, ma anche il sistema di interconnessione con le reti a livello regionale e, soprattutto, con gli interporti e le piattaforme logistiche che sono in grado di generare valore aggiunto dai traffici e non si limitano a gestire i flussi in transito (13).
La posizione e le argomentazioni del governo italiano fanno parte, per dirla con Jacques Sapir, della “letteratura senza vergogna”. Il Governo nulla dice sulle questioni territoriali presenti nel Corridoio V : a) le problematiche diverse tra il Nord Est e il Nord Ovest ( per il nord-est la problematica del passaggio dai distretti industriali ai sistemi locali; per il nord-ovest la riconversione del territorio del triangolo industriale del boom economico ), b) le relazioni del sistema urbano e insediativo delle città in relazione al progetto ESPON (European Statial Planning Observation Network), c) la riorganizzazione dal Nord – Ovest al Nord – Est con una nuova configurazione dell’Italia settentrionale dal resto del Paese, d) lo sviluppo sbilanciato e non bilanciato dei territori che pongono domanda di infrastrutture diverse per la competitività delle imprese nel processo di mondializzazione, e) la mancanza di un briciolo di strategia su quelle che Federico Butera definisce “innovazioni senza sistemi”, eccetera (14).
Quanto fin qui detto è la conseguenza di una Italia che ha perso la propria sovranità e ha ridotto il proprio territorio a uno spazio geografico ad uso e consumo degli agenti strategici pre-dominanti(USA) e sub-dominanti europei ( Inghilterra, Germania, Francia ), annullando il proprio territorio ricco di storia, di cultura, di ricchezze, di intraprese ( in alcune parti della mia regione Puglia non si parla più la lingua italiana ma quella angloamericana! E molte parti di territorio e di città pregiate sono state e vengono vendute ad americani, inglesi, tedeschi. Solo per restare in Puglia!).
L’Italia, come ponte tra la penetrazione a Nord-Est e la proiezione mediterranea verso l’area mediorientale ed il nord Africa, si sta avviando a diventare una nazione “piattaforma militare” degli USA e della Nato.
3.Gli agenti sub-dominanti europei, con le loro corti di politici, giornalisti e intellettuali e le loro articolazioni in blocchi di potere, ritengono che le grandi opere pubbliche, sopratutto quelle collegate alle infrastrutture multimodali, siano importanti per la costruzione di un piano per la fuoriuscita dell’Europa dalla crisi: una sorta di New Deal americano che fu capace di far uscire il Paese dalla grande crisi del 1929 (15). Come se la grande crisi mondiale del ’29 fosse stata risolta con un bel programma di lavori pubblici o con il finanziamento della spesa pubblica in deficit di bilancio ( sistemata teoricamente post festum da J.M. Keynes nel 1933 con la pubblicazione de “ i mezzi per la prosperità” e nel 1936 con la pubblicazione de “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”) e non con il conflitto della seconda guerra mondiale quando venne sancito il passaggio dall’egemonia dell’impero inglese a quello americano per il mondo dell’occidente capitalistico << Alla fine del XIX secolo gli Stati uniti presentavano già delle caratteristiche che li rendevano possibili successori della Gran Bretagna. Ma ci vollero più di mezzo secolo, due guerre mondiali e una depressione catastrofica prima che essi sviluppassero le strutture e le idee che, dopo la Seconda guerra mondiale, li misero in grado di assumere veramente l’egemonia >> (16).
Oggi vogliono far credere, gli agenti sub-dominanti di cui sopra, che un ripensamento di un nuovo New Deal “americano-europeo”, proprio di quelle opere pubbliche necessarie alle strategie dei dominanti USA per consolidare la loro “testa di ponte” nello spazio ( non territorio ) sul continente euroasiatico, paragonando erroneamente l’attuale crisi a quella del ’29 (17), sia in grado di risolvere la crisi attuale che è una crisi d’epoca dove l’emergere dei grandi attori strategici mondiali ( in primis Russia e Cina) indicano l’inizio della fase multipolare (di preparazione a quella policentrica) dove la politica sarà sempre accompagnata dalle guerre << La guerra non è dunque solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi >> (18).
Per iniziare a togliere il velo ideologico dell’importanza delle opere pubbliche infrastrutturali per lo sviluppo e l’uscita dalla crisi dell’Europa e dell’Italia, bisogna uscire dal campo della teoria keynesiana, attraversare con passo pensante il campo della critica dell’economia politica per fermarsi nel vivaio del conflitto strategico che permette di disvelare la funzionalità delle infrastrutture, per gli agenti strategici pre-dominanti USA ( attraverso l’egemonia nelle agenzie della governance mondiale utilizzati come luoghi per l’economia, per la finanza, per il consenso e per la forza : G20, ONU, NATO, FMI, BM, WTO, eccetera), per la preparazione della fase multipolare soprattutto in direzione della Russia e del Medio Oriente in particolare di quell’area – chiave che Nicholas J. Spykman (1893-1943) ha definito come Rimland: <<…Il Rimland dell’Eurasia comprende le terre della fascia esterna: l’Europa costiera, i deserti d’Arabia e del Medio Oriente, l’Asia dei Monsoni. E’ uno spazio cerniera tra le potenze di mare e quelle di terra, che può essere attaccato da entrambe ma che, nello stesso tempo, consente di dominarle, dato che rappresenta il teatro di scontro. Il controllo del Rimland può garantire la possibilità di neutralizzare il potere dello Heartland…chi domina il Rimland domina l’Eurasia. Chi domina l’Eurasia ha in mano i destini del mondo. >> (19). E’ un caso l’accelerazione dell’attuale strategia USA nel pacifico asiatico ?.
Paradossalmente, la concezione delle opere pubbliche (tralascio per motivi di spazio e di non rilevanza ai fini del presente scritto la definizione di opera pubblica nelle varie teorie neoclassica, keynesiana, sraffiana e marxiana) nella teoria keynesiana e nella marxiana critica dell’economia politica, convergono nella loro logica economicistica ( anche se quella marxiana, che legge il capitale come un rapporto sociale complessivo della società a modo di produzione capitalistico, è una lettura critica e di cambiamento della società capitalistica) e annebbiano il significato diverso che l’approntamento delle opere pubbliche può assumere in determinati territori, in determinate aree di influenza, in determinate fasi dello sviluppo capitalistico ( soprattutto nella fase multipolare con la nascita delle potenze mondiali ). Occorre togliere la cortina fumogena che nasconde il reale scopo delle strategie politiche – militari – territoriali che diventano prioritarie, nella fase multipolare, per gli attori strategici globali, rispetto a quelle economiche e sociali.
Attraverso il conflitto strategico è possibile destrutturare il rapporto territorio – politica – potere, simboleggiato nelle rappresentazioni geografiche che tendono a raffigurare, e quindi a riprodurre il territorio in modo conforme ai rapporti sociali e di potere esistenti (20), e leggere l’asservimento del territorio italiano ed europeo ai desiderata degli USA, attraverso l’egemonia nelle agenzie della governance mondiale soprattutto quella della Nato, per le sue strategie di dominio in direzione dell’Est Europa, del Mediterraneo e del Medio Oriente.
In estrema sintesi si può sostenere che solo attraverso il conflitto strategico ( soprattutto il ruolo della sfera politico-militare) si può capire l’uso delle infrastrutture del Corridoio V in funzione delle strategie territoriali degli agenti strategici USA. Al contrario, se rimaniamo all’interno della critica dell’economia politica non andiamo oltre la lettura economicistica delle infrastrutture, come capitale fisso sociale, della fase di produzione e riproduzione della società a modo di produzione capitalistico ( il secondo libro de Il Capitale di Karl Marx).
4.La TAV Torino – Lione è stata oggetto da più di venti anni di: a) studi ( penso all’Università di Venezia, al Politecnico di Milano, al Politecnico di Torino); b) mobilitazione popolare “NO TAV” che ha prodotto inchieste, analisi, saperi popolari; c) apertura di diversi siti web; d) documentazione delle istituzioni locali di area vasta; e) inchieste di denunce del malaffare ( a livello di rete nazionale dei trasporti i primi e gli unici a denunciare e a capire la stortura e il malaffare dell’Alta velocità furono Luigi Preti in qualità di Presidente del PSDI e Nino Andreatta in qualità di ministro della DC); f) scelte errate dei modelli di riferimento europeo [ si è preferito, infatti, il modello francese ( la lobby con capofila la Fiat!) di nuove linee ferroviarie “dedicate”, senza curve o con raggi di curvatura molto ampi per il collegamento veloce tra le aree metropolitane, anzichè quello tedesco e svizzero, più vicino alla struttura del nostro Paese, alla nostra geografia urbana, all’assetto del territorio e alle esigenze della mobilità ]; g) strumenti finanziari ( project financing, project bond) per l’acquisizione delle risorse pubbliche senza nessun rischio per le imprese private con architettura progettuale, finanziaria, contrattuale ed economica strutturata su un grande sfruttamento finanziario delle finanze dello Stato con forti conseguenze sul territorio ( rete ferroviaria, nodi di penetrazioni nelle città, stazioni, eccetera); h) solite cordate di imprenditori che si accaparrano le risorse pubbliche ( i “cotonieri” di Gianfranco La Grassa: da Caltagirone a Lodigiani, da Todini a Ligresti, dalla Lega delle cooperative al capofila Impregilo della Fiat) (21). La TAV è stata studiata da tutti i punti di vista: economia dei trasporti, valutazioni ambientali e strategiche, relazioni territoriali, inquinamento ambientale, dissesto idrogeologico, eccetera.
Non c’è una ragione seria e scientifica perché la TAV Torino – Lione si debba fare!.
Allora, perché la TAV va fatta? Perché si ripete quello che è successo a Sigonella con la costruzione del nodo europeo del sistema di comunicazione globale?; a Vicenza con la costruzione della più grande base USA in Europa (sui terreni dell’ex aeroporto “Dal Molin”), che insieme a quella della Nato di Aviano costituiscono una sorta di hub dell’area mediterranea?; a Taranto dove la situazione si sta indirizzando sempre più verso la trasformazione da polo siderurgico di livello europeo a polo USA-NATO?; a Niscemi ( Caltanisetta) con la costruzione del Muos ( Mobile User Objective System ), un potentissimo sistema di comunicazione militare di ultima generazione messo a punto dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti?; per non parlare della riconsiderazione e del riposizionamento della base di Gaeta e dei comandi USA di Napoli e Taranto. Non è un caso che le basi Nato e Usa in Italia siano oggetto di interventi di elevato valore che corrisponde ad una elevata importanza delle stesse per le strategie USA.(22)
5.Per capire perché i nostri decisori hanno decretato la realizzazione della TAV Torino – Lione del Corridoio V, in esecuzione delle strategie dei pre-dominanti americani e sub-dominanti europei, occorre situarsi, per quanto detto sopra, nel vivaio del conflitto strategico, per leggere l’insieme del Corridoio V, in particolare, e, in generale, i corridoi europei che sono infrastrutture per lo sviluppo e l’integrazione dell’Unione dei 27 Paesi. In questa fase multipolare, essi nascondono l’uso politico militare degli agenti strategici (23): la penetrazione ad Est per chiudere il cordone militare alla Russia, attraverso il tentativo di fare entrare nella Nato un paese importante come l’Ucraina. << Come è noto, il rafforzamento delle relazioni con gli USA crea continui motivi di conflitto con Mosca, che teme ovviamente la cosiddetta “cintura speciale” degli stati membro della NATO attorno alla Federazione Russa, dall’Ucraina alle Repubbliche Baltiche, al Caucaso, con la chiusura o la riduzione di tutti gli accessi al mare, dal Baltico al Delta del Danubio, fino al Caspio e il problema dei gasdotti >> (24).
Fonte: “Limes” 2009.
I corridoi trans europei programmati sul territorio italiano ( Corridoi: V, I e dei “due
mari” ) sono al servizio di tutte le basi Nato ed USA. L’innervamento delle basi americane sul territorio italiano, per l’importanza che esso assume nelle strategie di dominio, è la continuazione di quel lungo processo di strategia globale iniziato con la liberazione e l’occupazione dell’Italia nella seconda guerra mondiale, con lo sbarco in Sicilia nell’estate del 1943 (25); allora, in funzione delle strategie contro il comunismo ( quando la Russia era una promessa, la Cina una poesia e il comunismo il paradiso terreste, cantava Giorgio Gaber), oggi, in funzione delle strategie di conflitto contro gli attori globali emergenti ( soprattutto Russia e Cina ) per il dominio mondiale.
Fonte: “Limes” 2007, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Mia sovrapposizione dei corridoi transeuropei sulle localizzazioni delle basi USA e Nato in Italia.
La carta non è aggiornata soprattutto per quanto riguarda le basi italiane in concessione d’uso agli USA.
Il loro approntamento accelera la lenta e costante americanizzazione del territorio italiano ed europeo. Il declino delle città storiche europee ed italiane verso una configurazione di città MEGA (26) comporta una nuova idea di città e di territorio europeo sul modello americano ( penso, per esempio, alle mutazioni che hanno subito le città di Barcellona, Lione, Torino, tanto per rimanere in tema di Corridoio V) che contagia anche le città e i territori dell’Asia ( Cina meridionale in primis) (27) con le loro peculiarità storiche, culturali e sociali ( i capitalismi) che si innervano con gli elementi universali del capitalismo.
Le città e i territori incorporano l’immagine del mondo funzionale all’impero americano e al suo progetto di strategia di dominio mondiale. La politica di potenza americana non è fondata soltanto sulla semplice espansione territoriale, ma è altresì fondata sulla diffusione della visione americana del mondo e si appoggia sull’esportazione e sull’imposizione di modelli esemplari, a partire appunto dal modello più vistoso e imponente, quello urbano ( così come è stato per gli imperi ateniese e romano) (28).
6.La Nato, dopo la caduta del muro di Berlino e l’implosione dell’ex URSS, è stata ricalibrata per affrontare la nuova strategia USA che, liquidata la breve fase unipolare durata più o meno un decennio, si prepara al lungo conflitto per l’egemonia mondiale contro le nuove potenze emergenti soprattutto Russia e Cina. Essa si trasforma da strumento di difesa contro la minaccia sovietica a strumento di attacco “fuori area” per le strategie egemoniche americane ( la Nato Response Force) e, quindi, le basi devono essere pronte ai diversi impieghi nei possibili teatri di guerra ( azioni flessibili delle basi, possibili con le nuove tecnologie informatiche e satellitari) (29). La Nato è uno strumento di politica estera degli USA. Con la Nato si superano le difficoltà connesse alle installazioni militari ( con il suo ruolo di alleanza politico-militare, volta a proteggere gli stati membri da attacchi esterni, con una maggiore interoperabilità degli strumenti militari, sia tramite lo sviluppo di progetti industriali congiunti che favoriscono le economie di scala, sia tramite la formazione e l’addestramento condivisi); si controlla militarmente e socialmente il territorio (risorse energetiche, attività economiche, alleanze diplomatiche per allargare la sfera di influenza, pressione territoriale); si ottiene la contribuzione finanziaria dei Paesi della Nato che sono importanti nell’affrontare le crisi che affliggono le varie aree del mondo (30); si coordinano le politiche di difesa( le armi nucleari trasformano l’Europa in una realtà macroregionale e gli USA si espandono e si rafforzano curando gli aspetti della sicurezza dei singoli stati); si impedisce la nascita di una organizzazione di difesa autonoma dell’Unione Europea; si attua la prevenzione dei conflitti; si realizza il sostegno alla stabilizzazione, alla ricostruzione post – conflitto, agli interventi umanitari; si applicano le strategie di intervento che integrano la dimensione militare e quella civile, compresa la ricostruzione economica e istituzionale ( istitution – building), per fare ciò la Nato si coordina con l’Unione Europea, l’Onu, l’Ocse e con le altre organizzazioni che intervengono nelle situazioni di crisi [ si pensi alla strategia per reintegrare l’Europa Balcanica con i poli del subsistema adriatico (poli 1, 3, 4), il polo del subsistema danubiano (polo 2), i poli del subsistema balcanico continentale ( poli 5°, 5b, 5c e sistema multipolare), i poli di sviluppo per la sostenibilità economica del fianco meridionale eurobalcanico ( poli 7a, 7b, 7c, 7d )]; si interviene con la militarizzazione delle grandi città (MEGA), a seguito della concentrazione della popolazione che sarà sempre più massiccia ( si calcola che entro l’anno 2020 il 70% della popolazione mondiale vivrà all’interno di zone urbane), per reprimere e controllare le contraddizioni sistemiche più pesanti ( povertà, scontri e tensioni sociali ) (31).
<< L’idea dei corridoi nasce con la caduta del Muro di Berlino per favorire la cooperazione economica fra Europa e i paesi dell’Est e predisporre le basi della loro futura integrazione nell’Unione Europea…i corridoi transeuropei rappresentano l’ossatura portante del disegno [ USA, mia precisazione] geopolitico e di integrazione economica tra l’Europa comunitaria e quella del Sud-Est ( corsivo mio). Infatti i corridoi vengono qualificati oggi come “multimodali”, indicando così che essi non corrispondono semplicemente ad un tracciato ma sono dei connettori globali (corsivo mio) attraverso cui passa il trasporto di merci, di persone, di energia e di sistemi di telecomunicazione. I corridoi multimodali dovranno altresì incentivare la creazione o il potenziamento di poli di sviluppo nelle aree da essi attraversate, al fine di rendere il progetto, nel tempo, economicamente sostenibile >> (32).
La strategia degli USA per l’allargamento della loro sfera di influenza ad Est dell’Europa si articola attraverso un diverso ruolo che la Nato si è dato dopo l’implosione sovietica. La Nato non ricopre più solo il ruolo militare con la militarizzazione territoriale e sociale italiana ed europea, ma anche quello politico ed economico, in “coordinamento” con le agenzie della governance mondiale ad egemonia americana.
Il problema che i corridoi multimodali transeuropei pongono, riguardano soprattutto l’autonomia e l’autodeterminazione delle nazioni (e di una Europa delle nazioni) che sappiano contrastare l’egemonia degli agenti strategici della potenza imperiale americana favorendo la fase multipolare dell’attuale crisi d’epoca.
<< In questo periodo di sventura, quando l’Italia correva incontro alla sua miseria ed era il campo di battaglia delle guerre che i principi stranieri conducevano per impadronirsi dei suoi territori, ed essa forniva i mezzi per le guerre e ne era il prezzo; quando essa affidava la propria difesa all’assassinio, al veleno, al tradimento, o a schiere di gentaglia forestiera sempre costose e rovinose per chi le assoldava, e più spesso anche temibili e pericolose – alcuni dei capi di esse ascesero al rango principesco – ; quando tedeschi, spagnoli, francesi e svizzeri la mettevano a sacco ed erano i gabinetti stranieri a decidere la sorte della nazione ( corsivo mio)…>> (33).
Parafrasando William Shakespeare posso chiedermi:<< che ammasso di immondizie, pattume e rifiuti è l’Italia, se serve da vile materia per illuminare una cosa indegna come i nostri agenti sub-decisori ? >> (34).
*Le citazioni che ho scelto come epigrafe sono tratte da:
- Edgard Lee Masters, Antologia di Spoon River, a cura di Fernanda Pivano, Einaudi, Torino, 2009, pag. XLV.
- Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, Volume III, quaderno 13 (XXX), Einaudi, Torino, 1975, pag. 1635.
- Pierre Fayard, Vincere senza combattere, Ponte alle Grazie, Milano, 2010, pag. 85.
NOTE
1.La dichiarazione congiunta è riportata in Marco Moussanet, Tav, una priorità per noi e per la UE in “Il Sole 24 ORE” del 4/12/2012. A proposito di alta velocità per le merci, riporto una affermazione del Presidente della Camera di Commercio locale di Algeciras, Don Carlos Fenoy, << Alta velocità per le merci? Lei è matto! Il consumo energetico e l’usura dei carri oltre gli 80 chilometri orari aumentano esponenzialmente i costi. E poi i treni veloci e i nodi inadeguati significano intasamenti nell’ultimo chilometro: pensi a una grande autostrada con piccoli caselli >>. La dichiarazione è riportata da Luca Rastrello, Corridoio 5. I fantasmi dell’alta velocità in “La Repubblica” del 28/5/2012. Quelli, che di ferrovie ne capiscono, sanno che chi fa viaggiare le merci con il treno non è interessato alla velocità, ma all’affidabilità e ai costi bassi.
2.Zbigniew Brzezinski, La grande scacchiera, Longanesi, Milano, 1998, pag. 119. Indirettamente Robert Kaplan conferma l’importanza dell’Ucraina per la testa di ponte americana sul continente euroasiatico di Brzezinski, si veda Robert D. Kaplan, Il fattore Russia dell’Europa in www.conflittiestrategie.it, maggio 2012.
3.Per ulteriori approfondimenti riguardanti le diramazioni, le interconnessioni delle reti e dei porti, dei collegamenti con gli altri corridoi europei, le congiunzioni tra i paesi dell’Ovest con i paesi dell’Est dell’ex URSS, si rimanda al sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (www.infrastrutturetrasporti.it) e alle varie Decisioni del Parlamento Europeo e del Consiglio in merito agli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete trans europea dei trasporti, nonché al libro verde “Verso una migliore integrazione nella rete trans europea di trasporto al servizio della politica comune dei trasporti” della Commissione delle Comunità Europee ( www.europa.eu) .
4.Dal 1° maggio 2004, dieci nuovi paesi e quasi 75 milioni di abitanti sono entrati a far parte dell’Unione Europea. L’UE a 25 membri costituisce ormai uno spazio politico ed economico di 450 milioni di cittadini e comprende tre ex repubbliche sovietiche (Estonia, Lettonia, Lituania), quattro ex Stati satelliti dell’URSS (Polonia, Repubblica ceca, Ungheria, Slovacchia), un’ex repubblica iugoslava (Slovenia) e due isole del Mediterraneo ( Cipro e Malta) in www.europa.eu .
5.Anna Marino, Il corridoio 5: storia e stato dei lavori in “ Il Sole 24 ORE” del 13/6/2007.
6.Per la definizione delle tre grandi filiere di investimenti infrastrutturali si rimanda a Rete Transeuropea dei Trasporti in www.europa.eu; la Comunicazione della Commissione Europea, Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, 3/3/2010, in www.europa.eu.
7.Alberto Quadrio Curzio, Investire sulle reti per riunire l’Europa in “Il sole 24 ORE” del 26/9/2012. Per l’elenco dei corridoi della rete centrale si rinvia a List of pre-identified projects on the core network in the field of tran sport in www.europa.eu. Per una sintesi complessiva degli aspetti progettuali e finanziari delle reti transeuropee di trasporto che coinvolgono l’Italia si veda Redazione, Le reti transeuropee di trasporto: il quadro evolutivo europeo in www.mobilityconference.it, 2011.
8.La dichiarazione del Vicepresidente della Commissione Siim Kallas è tratta da Commissione Europa, Infrastrutture di trasporto: la commissione sbocca più di 1,2 miliardi di euro per finanziare progetti essenziali TEN-T in www.europa.eu, novembre 2012-12-20.
9.Perry Anderson, L’Unione europea nella morsa dell’egemonia tedesca in “Le monde diplomatique/il Manifesto”, dicembre 2012, pag.21.
10.E’ opportuno precisare che le infrastrutture e la loro realizzazione necessitano di accordi internazionali stabili e di tempi di costruzione lunghi; la localizzazione delle infrastrutture non risponde quindi re attivamente alle evoluzioni dello scenario globale e della relativa strategia militare.
11.Daniele Paragano, Le basi militari degli Stati Uniti in Europa: posizionamento strategico, percorso localizzativo ed impatto territoriale, dottorato di ricerca in geopolitica, geostrategia e geoeconomia, Università degli Studi di trieste, 2007-2008, pag. 70.
12.Perry Anderson, L’Unione Europea,…op.cit; Zygmunt Bauman, Al bivio tra sopravvivere o disgregarsi. Per questo serve una confederazione, intervista a cura di Paolo Valentini, in “Corriere della sera” del 20/10/2012; Franco Cardini, Europa, la civiltà prima di sacrifici in www.eurasia-rivista.org, aprile 2012; Gianfranco La Grassa, Quanta sopportazione ci vuole in www.conflittiestrategie.it, novembre 2012; Jacques Sapir, Europa: fine della partita? In www.sinistrainrete.info, dicembre 2012.
13.La conferenza stampa di presentazione del progetto e dell’analisi dei costi benefici della Nuova Linea Torino Lione tenuta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 26/4/2012 a Roma. La documentazione completa della conferenza è disponibile sul sito www.governo.it.
14.Per un approfondimento delle tematiche si rimanda a Paolo Perulli e Angelo Pichierri, a cura di, La crisi italiana nel mondo globale. Economia e società del Nord, Einaudi, Torino, 2010.
15.L’Unione Europea è allo sbando. Da una parte si vincolano i singoli Paesi al pareggio di bilancio ( in Italia solo grazie alla chiusura anticipata della legislatura forse non verrà approvata la legge per l’attuazione del pareggio di bilancio da introdurre nella Costituzione ), dall’altra si invita ad un nuovo New Deal ( noto per la sua attuazione in deficit di bilancio) europeo, un programma di opere pubbliche per l’uscita dell’Europa dalla crisi. Per una interpretazione del New Deal americano, delle sue implicazioni nella società capitalistica e della sua sistemazione teorica post festum, si rimanda al bel affresco sintetico ed efficace di Gianfranco La Grassa, Sommarie riflessioni sulla criis. Parte prima: la prospettiva più tradizionale (economicista) in www.conflittiestrategie.it, dicembre 2012.
16.Giovanni Arrighi, Capitalismo e (dis)ordine mondiale, a cura di Giorgio Cesarale e Mario Pianta, Manifestolibri, Roma, 2010, pag.40. Il premio nobel per l’economia Peter North così dichiara << Non siamo usciti dalla depressione grazie alla teoria economica, ne siamo venuti fuori grazie alla Seconda guerra mondiale >> in Peter North, Una nuova economia di guerra, intervista, “Il Sole 24 ORE” del 10/10/2001.
17.Per una analogia, da prendere con le dovute cautele, dell’attuale crisi d’epoca con quella del periodo 1873-1896 ( di lunga stagnazione) si veda Gianfranco La Grassa, Sommarie riflessioni sulla crisi. Parte seconda: un ripensamento complessivo in www.conflittiestrategie.it, dicembre 2012; S. Amin, Il capitalismo entra nella sua fase senile, intervista a cura di Ruben Ramboer, in www.sinistrainrete.info. Per il ruolo del capitale che svolge nell’approntamento delle infrastrutture e nella riorganizzazione delle città a partire dall’ascesa di Napoleone III ( la Parigi del secondo impero) si veda David Harvey, Il capitalismo contro il diritto alla città, Ombre Corte, verona,2012, pp.7-39.
18.Clausewitz, Della guerra, Mondadori, Milano, 2007, pag.38.
19.Per l’egemonia degli USA attraverso le agenzie della governance mondiale si veda Giovanni Arrighi e Beverly J. Silver, Caos e governo del mondo. Come cambiano le egemonie e gli equilibri planetari, Mondadori, Milano, 2003. La citazione di Nicholas J. Spykman è tratta da Elena dell’Agnese, Geografia politica critica, Edizioni Guerini e Associati SpA, Milano, 2005, pag.51.
20.Giuseppe Dematteis, Le metafore della terra. La geografia umana tra mito e scienza, Feltrinelli, Milano, 1986; Franco Farinelli, Geografia. Un’interpretazione ai modelli del mondo, Einaudi, Torino, 2003; Claudio Minca e Luiza Bialasiewicz, Spazio e politica. Riflessioni di geografia critica, Cedam, Padova, 2004.
21.L’elenco delle pubblicazioni è lungo, ne cito solo alcuni per dare il quadro complessivo delle questioni: Virginio Bettini, Tav: i perché del NO, Utet, Torino, 2006; Maria Rosa Vittadini, Rileggendo Zambrini: l’alta velocità e la verifica parlamentare in “ Archivio di Studi urbani e Regionali” n.85-86/2006; Antonio Calafati, Dove sono le ragioni del si, Edizioni SEB, Torino, 2006; Donatella della Porta e Gianni Piazza, Le ragioni del no. Le campagne contro la Tav in Val di Susa e il Ponte dello Stretto, Feltrinelli, Milano, 2008; Mario Cavargna, 150 ragioni contro la Torino Lione in www.informarexresistere.fr ; Ivan Cicconi, Il libro nero dell’alta velocità, edizioni Koinè, Roma, 2011; Ferdinando Imposimato, Corruzione ad alta velocità, Koinè edizioni, Roma, 1999.
22.Mi interessa evidenziare due cose: 1) la partecipazione delle donne nei movimenti popolari ( in special modo quello di “NO Dal Molin”) si è distinta solo per le tematiche oggettive della differenza di genere e non per una soggettività femminile altra dal pensiero maschile su un tema sensibile per la storia del pensiero femminile di qualsiasi orientamento quale la militarizzazione del territorio; si veda Antonella Cunico, Per un’altra città. Storie e percorsi nel movimento NO Dal Molin in Diotima, Potere e politica non sono la stessa cosa, Liguori, Napoli, 2009; 2) le basi Nato sono utilizzate dagli USA, si rimanda all’intervista rilasciata dal prof. Natalino Ronzitti ( ordinario di diritto internazionale alla Luiss “Guido Carli” di Roma) dove viene evidenziata la confusione e l’ambiguità tra basi Nato e basi USA in Natalino Ronzitti, Il ruolo della Nato dopo la caduta del muro di Berlino in www.docenti.luiss.it, febbraio 2009; Natalino Ronzitti, a cura di, Le basi americane in Italia- problemi aperti, Dossier n. 70/2007, Servizio Affari Internazionali del Senato della repubblica, in www.senato.it .
23.Per lo scontro tra le diverse anime delle strategie di potere per la supremazia interna ma compatte nel portare avanti gli interessi complessivi della potenza imperiale USA si rinvia a Robert Kaplan, La classe imperiale americana in www.conflittiestrategie.it, dicembre 2012; Janine Wedel, Shadow Elite, ( l’elite nell’ombra) pubblicato in lingua inglese dalla Basic Group e recensito da Marcello Foa su “il Giornale” del 20/10/2010.
24.Per una introduzione alle politiche USA e Nato, con l’intreccio dei Gruppi Finanziario-Industriali (GFI) ( il gruppo di Kiev, il gruppo di Donetsk e il gruppo di Dnipropetrovsk), nell’Ucraina in Yuliya Rubans’ka e Gianfranco Franz, Geografia del potere e grandi progetti urbani in una città dell’Ucraina in “Archivio di Studi Urbani e Regionali” n.104/2012.
25. E’una peculiarità dell’impero americano, affinata col tempo, la capacità di disordine, di caos, di disaggregazione messa in atto, su scala mondiale, per la sua strategia di dominio ( gli esempi recenti sono eclatanti: Libia, Siria, la cosiddetta primavera araba). Sul territorio italiano – intrecciando mafia, banditismo e nazifascismo – risale alla seconda guerra mondiale, periodo 1943-1947, finalizzato strategicamente al contenimento del blocco URSS, si veda Giuseppe Casarrubea, Mario J. Cereghino, Lupara nera. La guerra segreta alla democrazia in Italia 1943-1947, Bompiani, Milano, 2009.
26. << Il progetto ESPON ( European Spatial Planning Observation Network) individua nel Nord Italia quattro città cosiddette MEGA ( Metropolitan European Growth Areas), fra le sei presenti in Italia: Milano, denominata “motore europeo”; Torino, area “forte”; Bologna, MEGA “potenziale”; e Genova, MEGA “debole”. Sulla carta delle città europee, esse contribuiscono a configurare l’asse centrale storico dell’urbanizzazione europea, la cosiddetta “banana blu”, che va dalla Pianura Padana centrale ai Paesi Bassi fino a Londra. In un secondo ordine, sono individuate dieci città denominate “ Aree urbane funzionali a carattere transnazionale e nazionale”: Bergamo, Brescia, Verona, Trento, Padova, Venezia, Udine, Trieste, Parma e La Spezia. Queste città, accostate alla forte densità di aree urbane di terzo ordine, dette Aree Urbane Funzionali Regionali e Locali, trasmettono comunque un messaggio di forte strutturazione urbana della macroregione del Nord. >> in Roberto Camagni e Nicola Francesco Dotti, Il sistema urbano in Paolo Perulli e Angelo Pichierri, La crisi italiana…op.cit., pp. 41-42.
27.Per esempio si veda Richard Walker e Daniel Buck, La via cinese in Giovanna Vertova, a cura di, Lo spazio del capitale. La riscoperta della dimensione geografica nel marxismo contemporaneo, Editori Riuniti, Roma, 2009, pp. 255-295; Paolo Perulli, La città. La società europea nello spazio globale, Mondadori, Milano, 2007.
28.Lewis Mumford, La città nella storia, Bompiani, Milano, 1997, Volume primo.
29.Istituto Affari Internazionali, La Nato e la difesa europea: sviluppi recenti, scenari e ruolo dell’Italia, a cura di Riccardo Alcaro et alii, aprile 2009, Senato della Repubblica-Camera dei Deputati in www.senato.it. ; Samir Amin, Fermare la Nato. Guerra nei Balcani e globalizzazione, Edizioni Punto Rosso, Milano, 1999.
30.Si sottolinea che gli USA nel 2010 risultano essere il paese che ha investito maggiori risorse nelle proprie Forze Armate, allocando 698 miliardi di dollari, apri al 43% delle spese militari complessive a livello mondiale. Nel secolo nuovo Cina, Gran Bretagna e Francia hanno mantenuto i propri valori pressoché costanti al 2% del PIL, gli Stati Uniti ( e la Russia) hanno rapidamente incrementato le proprie spese, fino a superare il 4% del PIL. Per approfondimenti si rimanda a Andrea Locatelli, Le risorse militari dell’egemonia americana, ISPI-Analysis, gennaio 2012, in www.ispionline.i ; Giuseppe Belardetti, Le ambizioni strategiche della Nato dopo il vertice di Chicago, ISPI-Commentary, giugno 2012 in www.ispionline.it .
31.Sulle nuove competenze della Nato si rinvia a Servizi Affari Internazionali e Servizi Rapporti Internazionali, Il vertice Nato di Chicago, 20-21 maggio 2012, Senato della Repubblica e Camera dei Deputati in www.senato.it; Daniele Paragano, Le basi militari…,op.cit.; Manlio Dinucci, Geopolitica di una “ guerra globale” in AaVv, Escalation. Anatomia della guerra infinita, Derive Approdi, 2005, pp.11-112; Adriaticus, Italia – Europa – Usa: la grande partita della ricostruzione in “Limes” n.2/1999; Adriaticus, La strategia dei poli per reintegrare l’Europa balcanica in “Limes” n.4/1999; Alfonso Desiderio, Paghiamo con le basi la nostra sicurezza in “Limes” n.4/1999; RTO( Organizzazione per la Ricerca e la Tecnologia della Nato), Rapporto Nato Operazioni Urbane 2020 in www.rta.nato.int .
32.Adriaticus, Italia – Europa – Usa…op.cit.,pp.57.58.
33.George W.F. Hegel, Il “Principe” di Macchiavelli e l’Italia in Niccolò Macchiavelli,, Il Principe, a cura di Ugo Dotti, Feltrinelli, Milano, 2011, pp.246-247.
34.William Shakespeare, Giulio Cesare, Mondadori, Milano, 2009.