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L’escalation della crisi diventa l’ultimo pasto dell’Euro-Cabala_di Simplicius

L’escalation della crisi diventa l’ultimo pasto dell’Euro-Cabala

Simplicius26 settembre
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È ormai chiaro che l’establishment UE-NATO ha scelto la via dell’escalation acuta come strategia attuale contro la Russia. La domanda è: perché? Ci sono diverse ragioni, la più importante delle quali è che le strutture politiche dell’Europa si stanno sgretolando sotto i nostri occhi e che una mania di guerra senza fine è l’ unico modo per la cabala di nascondere le sue varie policrisi sotto il tappeto, stordire le masse e mantenere il potere.

Ma oltre a questo, potrebbe anche avere a che fare con i tanto chiacchierati potenziamenti militari russi, che gli analisti temevano potessero preludere a una nuova serie di offensive autunnali su larga scala dopo la relativa calma dell’ultimo mese circa. Forse ritengono che l’esercito ucraino sia sul punto di essere spezzato da un’altra offensiva del genere, e hanno deciso che solo un intervento alleato – o la minaccia di un intervento – potrebbe portare la Russia al proverbiale tavolo delle trattative.

Il tintinnio di sciabole è ormai incessante, in linea con la macchina ben oliata che abbiamo descritto l’ultima volta, dove il disco della provocazione viene passato ai fanatici dei media tradizionali che cercano rabbiosamente frasi ad effetto utili per infiammare il più possibile le tensioni.

Qui Christiane Amanpour implora con entusiasmo la terza guerra mondiale:

Persino la regina del marciume affondato sembra turbata dal dover rispondere a una domanda così provocatoria. Non tutti i guerrafondai sono uguali, a quanto pare.

Una serie di nuovi “incidenti minacciosi” si sono diffusi in tutta Europa come un incendio, questa volta in Danimarca e Lettonia, con i jet della NATO in azione per ottenere risultati:

https://united24media.com/latest-news/i-jet-gripen-ungheresi-intercettano-aerei-da-guerra-russi-vicino-alla-lettonia-nella-missione-nato-baltic-air-policing-11968

Il Ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen ha dichiarato che la Danimarca sta valutando la possibilità di invocare l’Articolo 4 della NATO a seguito della recente intrusione di droni su aeroporti e basi aeree del Paese , che secondo i funzionari è stata un “attacco” condotto da un “attore professionista” contro la Danimarca. Questa sarebbe la terza richiesta di consultazioni ai sensi dell’Articolo 4 della NATO nelle ultime due settimane, a causa di potenziali azioni ostili da parte della Russia.

Ho menzionato la Francia?

Secondo fonti militari che hanno parlato con Radio France Internationale, questo fine settimana sono stati osservati droni non identificati sopra siti militari vicino a Mourmelon-le-Grand, nella Marna, nel nord della Francia.

Ovunque ci si giri c’è una nuova minaccia russa inventata dal complesso mediatico-militare-industriale:

Bloomberg riferisce ora che i diplomatici europei avrebbero detto ai funzionari russi, a porte chiuse, che la NATO è pronta a intensificare l’abbattimento degli aerei russi, una sorta di avvertimento finale:

https://www.bloomberg.com/news/articles/2025-09-25/europeans-privately-tell-russia-they-re-ready-to-shoot-down-jets

Questa settimana i diplomatici europei hanno avvertito il Cremlino che la NATO è pronta a rispondere con tutte le forze a ulteriori violazioni del suo spazio aereo, anche abbattendo aerei russi, secondo funzionari a conoscenza dello scambio.

In un incontro teso a Mosca, gli inviati britannici, francesi e tedeschi hanno espresso le loro preoccupazioni in merito a un’incursione di tre caccia MiG-31 in Estonia la scorsa settimana, secondo quanto riferito dai funzionari, che hanno parlato a condizione di anonimato poiché i colloqui si sono svolti a porte chiuse. Al termine della conversazione, hanno concluso che la violazione era stata una tattica deliberata ordinata dai comandanti russi.

Ricordiamo che la grave violazione della sovranità estone, che li ha tanto turbati, riguarda un aereo russo che sorvola una stretta rotta che costituisce una sorta di canale legale tra le ZEE dell’Estonia e della Finlandia. Un’immagine illustrativa di questa rotta da un volo regolare:

Ricordo che avevo scritto molte volte dei giochi di ZEE che Finlandia ed Estonia avevano pianificato di fare. Ad esempio, quasi un anno e mezzo fa ho scritto dei piani estoni di aumentare le dimensioni della sua ZEE per “intrappolare” deliberatamente le risorse russe proprio nel tipo di provocazioni che si stanno verificando ora; i piani a lungo concepiti stanno tutti dando i loro frutti:

https://news.err.ee/1608853667/estonian-foreign-ministry-wants-to-extend-controlled-maritime-area

Lavrov e l’ambasciatore russo in Francia hanno entrambi usato la temuta parola con la “W” in riferimento all’abbattimento degli aerei russi da parte della NATO:

A proposito, qualcuno ha considerato l’assurdità della contraddizione in gioco con queste provocazioni? La macchina mediatica occidentale ci ha martellato in testa, soprattutto di recente, quanto sia “debole” la Russia. Trump proprio ieri ha insinuato che la Russia sia un fallimento totale e una “tigre di carta” in quanto incapace di sconfiggere l’Ucraina, cosa che qualsiasi “vera potenza militare” avrebbe fatto in una settimana, ha detto.

Ma ora vogliono farci credere che la Russia sia in qualche modo “incoraggiata” ad attaccare la NATO stessa, facendo volare droni, aerei, bombardieri, velieri, ecc., attraverso i confini della NATO per scatenare simultaneamente una guerra con una mezza dozzina o più nazioni. Sono forse queste le azioni dello stesso esercito “debole” che sta lottando per avanzare in Ucraina, la cui aviazione non riesce a “stabilire la superiorità aerea” e la cui economia è sull’orlo del “collasso”?

Si tratta ancora una volta della stessa logica contraddittoria che la macchina occidentale ci ha imposto più e più volte: ricordate quando Assad scelse di gassare il suo stesso popolo “per disperazione”, proprio quando era sull’orlo della vittoria finale nella lunga “guerra civile”.

Ora, l’allarme si è diffuso in tutto il mondo in seguito all’appello senza precedenti del Segretario alla Difesa Pete Hegseth di convocare “urgentemente” ogni singolo ammiraglio e generale dell’intero esercito statunitense a Quantico:

https://archive.ph/BGIoN

NOVITÀ: l’incontro senza precedenti di Hegseth includerà i comandanti di alto rango attualmente di stanza in zone di conflitto e alti dirigenti militari di stanza in tutta Europa, Medio Oriente e nella regione Asia-Pacifico

È prevista la partecipazione di tutti coloro che hanno il grado di generale di brigata o superiore.

In realtà, si tratta probabilmente dell’ennesimo sfoggio di sfarzo e sfarzo dell’amministrazione Trump di Vanity Fair. Sono più propenso a concordare con la seguente interpretazione:

Lo stesso Trump sembra aver liquidato l’urgenza della chiamata alla Casa Bianca, lasciando intendere che “non è un grosso problema”.

Per quanto riguarda l’ultima “inversione di marcia” di Trump sull’Ucraina e le successive osservazioni denigratorie contro la Russia, l’assistente di Putin Ushakov ha insinuato divertito che il tono degli Stati Uniti dietro le quinte è in qualche modo diverso dalle offerte confezionate per il consumo pubblico:

Ushakov, assistente di Putin, commenta le dichiarazioni dell’amministrazione Trump sul conflitto in Ucraina: “Ci sono dichiarazioni pubbliche e comunicazioni che riceviamo attraverso canali sicuri. Prendiamo in considerazione entrambe le cose”.

Nel frattempo, la nostra interpretazione della cosiddetta “svolta” di Trump contro la Russia si è rivelata ampiamente supportata, poiché anche altre personalità europee interessate hanno colto l’evidente gesto di Trump:

Infine, sul tema dell’escalation della NATO in Europa, un post stimolante dal canale Military Informant:

Il successo militare della Russia fa infuriare gli Stati Uniti e la NATO. Gli Stati Uniti e la NATO hanno in mente qualcosa, qualcosa che sanno possa scatenare una guerra nucleare. Qualcosa con un enorme valore propagandistico. Non cambierà l’esito militare, ma sperano che inneschi una massiccia risposta russa. Cercano ripetutamente di stuzzicare la Russia, e la Russia saggiamente continua a rifiutarsi di abboccare. La Russia sa di volere una guerra totale. Si sta preparando per questo:

“La Francia ha completato l’esercitazione “Operazione Poker” delle Forze di Deterrenza Nucleare, svoltasi con intensità variabile e in momenti diversi durante l’anno. Questa volta si è svolta la terza fase dell’esercitazione: una simulazione di un attacco nucleare.

All’esercitazione prendono parte almeno cinque aerei cisterna Airbus A330 MRTT, un aereo AWACS E-3F “Sentry” e caccia Rafale B dello Strategic Air Force Command.

Dopo la conclusione delle esercitazioni francesi, sono in corso gli ultimi preparativi per una grande esercitazione delle forze di deterrenza nucleare nell’Europa settentrionale sotto la guida del Comando strategico statunitense.

All’esercitazione prenderà parte un gruppo di bombardieri strategici B-2 Spirit dell’Aeronautica Militare statunitense, il cui volo attraverso la base aerea di Whiteman verso l’Europa è stato avvistato poche ore fa. Anche il posto di comando aereo E-6B Mercury per il controllo nucleare e il ripetitore di comunicazioni è partito verso il nord del continente dalla base aerea di Ramstein, in Germania.

-Informatore militare

Alcuni articoli di interesse:

L’analista Yuri Podolyaka commenta una presunta nuova mini-offensiva nei piani dell’Ucraina di mettere in atto un colpo di stato propagandistico:

Yuri Podolyaka e diverse fonti militari riferiscono che Kiev sta tentando di organizzare un “mese di successo”. I loro piani includono un contrattacco a nord-ovest di Kupyansk per riprendere il controllo dell’intera città. Unità della Terza Brigata delle Forze Speciali delle Forze Armate ucraine stanno già arrivando nella zona di Velikaya Shapkovka e Smorod’kovka. Analogamente, le Forze Armate ucraine tenteranno di lanciare un altro contrattacco vicino a Pokrovsk. Questo verrà fatto prima dell’inverno, senza elettricità né riscaldamento, per risollevare il morale del morente Paese banderita.

Il famoso esperto ucraino di droni e guerra elettronica Serhiy Flash scrive che è stato scoperto un nuovo drone russo che, per la prima volta, è completamente privo di qualsiasi tipo di sistema di guida o trasmettitore elettronico: il drone presumibilmente caccia i bersagli in modalità completamente autonoma, utilizzando una sorta di intelligenza artificiale:

Chi si ricorda della mia serie di racconti sul drone nemico con intelligenza artificiale V2U? Un drone che cerca autonomamente i bersagli e può riconoscere gli oggetti.

In precedenza, questo drone aveva un modem LTE per alcuni scopi, ma ora il terzo trofeo che ho trovato non ha più alcun modem.

Quindi ora il drone non ha più alcun canale di comunicazione. Naviga autonomamente e attacca il bersaglio in modo autonomo. È impossibile sopprimerne il controllo e la navigazione con la guerra elettronica perché non c’è nulla da sopprimere.

Considero questa tecnologia una minaccia per il futuro: ad esempio, il drone può volare da solo sopra una strada o una ferrovia e cercare bersagli da attaccare. Ci sono già stati casi in cui un drone ha attaccato una folla di persone in un mercato.

Il modem era in alto, sotto il coperchio.

Se fosse vero, ciò segnerebbe l’inizio di una nuova era nella guerra ucraina e in generale.

A questo proposito, un po’ di comicità dal fronte:

A proposito di droni, un “esperto militare” ucraino ha lanciato l’allarme sulla crescente superiorità della Russia in questo campo:

All’ONU, Zelensky ha nuovamente deriso la Polonia per aver abbattuto solo quattro dei 19 “droni russi”:

Infine, alcuni giorni fa, il 21 settembre, ricorreva il terzo anniversario della “mobilitazione parziale” della Russia, in cui 300.000 riservisti furono chiamati a iniziare la transizione del conflitto da una sorta di raid di spedizione su larga scala a una vera e propria guerra classica.

Per l’occasione, l’analista russo Starshe Eddy ha scritto questo toccante articolo, che rappresenta una conclusione appropriata:

Tre anni fa, la Russia è entrata in guerra. Sì, avete sentito bene, la Russia è entrata in guerra il 24 febbraio 2022, ma è entrata in guerra, come fecero i nostri antenati, tre anni fa, quando fu annunciata la mobilitazione parziale.

Ricordo benissimo quei giorni, fortunatamente ero nel vivo dell’azione e ho visto con i miei occhi come migliaia di uomini russi si cambiavano dagli abiti civili alle uniformi militari. Alcuni di loro andarono in battaglia quasi subito, letteralmente nel giro di pochi giorni, mentre altri si preparavano negli accampamenti, nei campi di addestramento e nei punti di schieramento di unità e formazioni.

Fu un periodo molto difficile; il nemico, rinfrancato dal successo nella direzione di Kharkiv, si lanciava in avanti e pensava con arroganza che la vittoria fosse vicina. L’ambasciatore in Ucraina a Londra, Zaluzhny, dichiarò allora con enfasi di aver sconfitto l’esercito russo professionale e di voler ora annientare quello dilettante. Ma la Russia entrò in guerra; gli ex civili prima fermarono il nemico, poi ne annientarono le unità migliori, inflissero colossali perdite di uomini e causarono alle Forze Armate ucraine una catastrofica carenza di soldati, che alla fine sarà la causa della sconfitta finale dell’Ucraina.

Ma in quei giorni di settembre e ottobre del 2022, questo era ancora lontano. Dopo la ritirata del Distretto Militare Occidentale da Izyum e Balakliia, il nemico si stava dirigendo verso Severodonetsk e Svatove, sperando che, una volta superate queste linee, avrebbe raggiunto Luhansk. Ma la sanguinante 144a Divisione Fucilieri Motorizzata della 20a Armata, insieme alle unità di volontari di Bars, si aggrappava saldamente a Krasnyi Lyman, il che diede il tempo di rafforzare Kreminna e Rubizhne, dove il nemico non poteva più entrare, e sulle alture prima di Svatove, i combattenti della 27a Brigata Fucilieri Motorizzata e le forze speciali della 3a Brigata di Guardie Separata della Direzione Centrale di Intelligence assicurarono le loro posizioni.

Non c’era l’intera brigata; piccole forze del Distretto Militare Centrale furono urgentemente ridistribuite in questa direzione per presidiare il fronte, e ci riuscirono. Ripeto ancora una volta che ho assistito a tutti questi eventi in prima persona e, nonostante le varie dichiarazioni negative provenienti da persone lontane dal fronte, che piovevano sui canali Telegram in quel momento, posso valutare l’accaduto come testimone oculare.

Tre anni fa, la Russia è scesa in guerra, non tutta, ma anche questo è bastato a fermare il nemico. Onore, lode e gloria eterna a quegli uomini che hanno risposto alla chiamata della Patria e hanno imbracciato le armi, invece di fuggire come un branco di codardi attraverso Verkhniy Lars o in Kazakistan. Degni e fedeli figli della Russia, mi inchino profondamente a voi!


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Guerra Russia-Ucraina: progettare un cessate il fuoco_di RAND

Progettare un cessate il fuoco nella guerra tra Russia e Ucraina

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Un cessate il fuoco sarà essenziale per qualsiasi conclusione negoziata della guerra tra Russia e Ucraina. Con una profonda sfiducia da entrambe le parti, cosa servirà per raggiungere un accordo duraturo?

In un nuovo rapporto, i ricercatori della RAND esplorano questa sfida e delineano raccomandazioni pratiche per lavorare verso una pace duratura in Ucraina.

Ecco le loro principali raccomandazioni per i decisori politici e le parti interessate coinvolte nei dettagli di un futuro accordo di cessate il fuoco:

  • Iniziare a progettare il cessate il fuoco molto prima dell’inizio dei negoziati.
  • Negoziare questioni geopolitiche di ampio respiro parallelamente ai colloqui per il cessate il fuoco, ma su un piano diverso.
  • Progettare un accordo formale di cessate il fuoco che definisca chiaramente ruoli e responsabilità, protocolli e procedure operative.
  • Assicurarsi che l’accordo includa zone smilitarizzate lungo la linea del fronte, misure di rafforzamento della fiducia, meccanismi di risoluzione delle controversie, capacità di monitoraggio da parte di terze parti e meccanismi di responsabilità.
  • Includere una solida infrastruttura di telerilevamento per aiutare a monitorare la linea di conflitto lunga circa 2.000 miglia e garantire che qualsiasi interferenza con i sensori venga trattata come una violazione.
  • Aggiungere meccanismi che consentano una supervisione a livello politico dell’attuazione ed eventualmente condizioni specifiche che possano innescare una rinegoziazione.

Gli autori sottolineano che, sebbene la volontà politica sia necessaria per far funzionare un accordo, non è sufficiente per garantire il successo del cessate il fuoco. La struttura dell’accordo è importante.

“Accordi mal concepiti possono, di fatto, ridurre l’investimento politico in un processo di pace”, scrivono. “Accordi ben concepiti possono ridurre gli incentivi a riprendere i combattimenti, mitigare l’incertezza e contribuire a prevenire incidenti, contribuendo così al mantenimento della pace”.

La guerra tra Russia e Ucraina è il più grande conflitto militare in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale. Un cessate il fuoco – un accordo tra i belligeranti per cessare le ostilità attive ed evitarne la ripresa – sarà una componente chiave di qualsiasi conclusione negoziata della guerra. In qualsiasi circostanza, progettare, concordare e attuare un cessate il fuoco è un compito estremamente impegnativo. Le circostanze specifiche della guerra tra Russia e Ucraina lo rendono ancora più difficile. La linea di conflitto è lunga circa 3.300 km, si estende per terra e per mare, confina con diversi confini internazionali e attraversa aree fortemente minate. L’altissimo livello di sfiducia tra i belligeranti rende politicamente difficile qualsiasi accordo tra loro. Un cessate il fuoco creerà vulnerabilità militari che entrambe le parti temono possano essere sfruttate dall’altra parte per ottenere vantaggi tattici. La Russia e l’Ucraina hanno avuto un’esperienza recente, con gli accordi di Minsk 2014-2021, di un cessate il fuoco che non ha mai raggiunto una fine sostenibile dei combattimenti.

Questo rapporto presenta spunti di riflessione per una cessazione delle ostilità duratura, derivati da tre fonti: un’analisi completa delle migliori pratiche per l’istituzione e il mantenimento dei cessate il fuoco del passato, in particolare dopo le guerre interstatali; una revisione delle lezioni apprese dagli sforzi per il cessate il fuoco prima del 2022 in Ucraina; una valutazione delle tecnologie emergenti di telerilevamento e di come queste possano migliorare il monitoraggio del cessate il fuoco. Sulla base di questa ricerca originale, gli autori forniscono raccomandazioni per i responsabili politici e le parti interessate che lavorano per una pace duratura in Ucraina.

Risultati principali

  • L’analisi dei cessate il fuoco del passato mostra che alcune misure sono associate a una pace più duratura e, quindi, dovrebbero essere incluse in un futuro accordo Russia-Ucraina. Tra queste, le zone demilitarizzate (DMZ), i meccanismi di risoluzione delle controversie e il monitoraggio da parte di terzi. Inoltre, la pratica passata dimostra l’importanza di accordi formali rispetto a quelli informali e di accordi precisi e ben elaborati piuttosto che dichiarazioni di principio generiche.
  • La storia del fallimento degli accordi di Minsk offre importanti insegnamenti per i futuri negoziati per il cessate il fuoco, tra cui la necessità di meccanismi di responsabilità, di un percorso negoziale separato per affrontare questioni geopolitiche generali e di una preparazione molto anticipata rispetto all’inizio dei colloqui formali.
  • Le tecnologie di telerilevamento svolgeranno un ruolo cruciale in qualsiasi futura missione di monitoraggio da parte di terzi in Ucraina, data la portata e la pericolosità della linea di conflitto e la persistenza altrimenti irraggiungibile del monitoraggio ottenuto tramite telerilevamento. Per monitorare la linea di conflitto in modo completo, una missione di monitoraggio del cessate il fuoco da parte di terzi dovrebbe impiegare una suite combinata e integrata di tecnologie di telerilevamento con capacità e sistemi adattati alle condizioni geografiche uniche dell’Ucraina.

Raccomandazioni

I responsabili politici e le parti interessate coinvolte nella valutazione dei dettagli di un futuro accordo di cessate il fuoco nella guerra tra Russia e Ucraina dovrebbero considerare le seguenti linee guida

  • Negoziare le questioni geopolitiche generali parallelamente alle discussioni sul cessate il fuoco, ma su un binario separato.
  • Iniziare a lavorare sul progetto di cessate il fuoco molto prima dell’inizio dei negoziati.
  • Elaborare un accordo formale di cessate il fuoco che specifichi chiaramente i ruoli e le responsabilità assegnati, i protocolli e le procedure operative.
  • Assicurarsi che l’accordo includa le seguenti componenti chiave: (1) DMZ lungo la linea del fronte; (2) misure di rafforzamento della fiducia, in particolare ispezioni militari reciproche, visite di verifica in loco e sorveglianza aerea; (3) meccanismi di risoluzione delle controversie che coinvolgano le parti in conflitto in commissioni congiunte; (4) un ampio meccanismo di monitoraggio da parte di terzi; (5) solidi meccanismi di responsabilità per identificare, punire e scoraggiare il mancato rispetto.
  • Includere una solida infrastruttura di telerilevamento, con veicoli aerei senza equipaggio, aerostati, sensori fissi a terra, satelliti, boe e veicoli di superficie senza equipaggio.
  • Assicurarsi che l’accordo consideri l’interferenza con i sensori remoti come una violazione.
  • Includere meccanismi che permettano una supervisione a livello politico dell’attuazione e possibilmente condizioni specifiche che attivino la rinegoziazione.

Rassegna stampa tedesca 51_A cura da Gianpaolo Rosani

La sinistra si attesta all’11%, un punto davanti ai Verdi, un partito che fino a poco tempo fa era al
governo e che già nel 2021 si è presentato alle elezioni federali con una “candidata alla
cancelleria”. Non è male per la sinistra, che meno di un anno fa era già stata data per spacciata.
Senza Reichinnek il partito non avrebbe ottenuto l’8,6% alle elezioni federali. Grazie alla sua
presenza molto descritta sui social media, ha aiutato il partito a raggiungere un picco di popolarità
di breve durata, o riuscirà, come capogruppo parlamentare, a trasformare Die Linke in una forza
che non solo si affermi in modo duraturo nel Bundestag con risultati a due cifre, ma che forse un
giorno assuma responsabilità di governo come parte di una coalizione rosso-rosso-verde? In altre
parole: è solo il volto temporaneo del partito o la sua leader politica e ideologica a lungo termine?

22.09.2025
Senza fiato grazie al successo
Con la stessa rapidità con cui parla, Heidi Reichinnek ha riportato la sinistra alla ribalta. Resta solo da
vedere se all’entusiasmo seguiranno anche politiche concrete. Lei stessa ammette che la sua più grande
paura è quella di deludere i giovani elettori.

Di Tim Frehler e Christian Zaschke
La registrazione della conversazione con Heidi Reichinnek dura ormai esattamente da 13 minuti e 31
secondi, durante i quali la capogruppo della sinistra ha già parlato della fatica di cambiare mezzo ad
Alexanderplatz a Berlino,

Si apre una frattura all’interno dell’Unione. La CDU e la CSU sono coinvolte in un conflitto che
tocca l’essenza stessa dei conservatori: la loro solidarietà con Israele. Fu la cancelliera della CDU
Angela Merkel a dichiarare nel 2008 che la sicurezza di Israele era parte integrante della ragion di
Stato tedesca. Ora è proprio un cancelliere della CDU a mostrare un’inaspettata durezza nei
confronti di Israele. “Quando vengono superati i limiti e viene violato il diritto umanitario
internazionale”, ha criticato Merz alla fine di maggio, “anche la Germania, anche il cancelliere
tedesco deve dire qualcosa al riguardo”. La frattura sulla questione israeliana non è solo tra i partiti
dell’Unione, ma anche al loro interno.

19.09.2025
L’ allontanamento
La CDU e la CSU sono divise sulla questione israeliana. Il cancelliere Merz prende le distanze dal governo
di Gerusalemme, i compagni di partito lo interpretano come un allontanamento dalla tradizione e dai
principi.

Di Maria Fiedler, Sebastian Fischer, Jan Friedmann, Florian Gathmann, Paul-Anton Krüger, Christoph Schult
Martedì della scorsa settimana, i deputati della CDU e della CSU si sono riuniti per la prima volta dopo la
pausa estiva per la loro riunione di gruppo a Berlino.

Venerdì gli aerei da combattimento hanno violato lo spazio aereo estone per dodici minuti sopra il
Golfo di Finlandia, prima di essere respinti da due aerei da combattimento F-35 italiani di stanza in
Estonia. Il portavoce del comando supremo della NATO ha confermato l’incidente senza fornire
dettagli. “Questo non è il comportamento che ci si aspetterebbe da un’aviazione militare
professionale”, ha dichiarato Martin O’Donnell. Oltre ai due aerei da combattimento italiani, sono
state attivate anche squadriglie di allarme dalla Svezia e dalla Finlandia. Nel fine settimana la
Russia ha contestato la versione estone. “Il volo è stato effettuato nel rigoroso rispetto delle norme
dello spazio aereo internazionale, senza violare i confini di altri Stati”, ha dichiarato il Ministero
della Difesa di Mosca. I caccia MIG-31 hanno sorvolato acque neutrali a più di tre chilometri a nord
dell’isola estone di Vaindloo nel Mar Baltico e non hanno deviato dalla rotta concordata.

14.09.2025
La prossima volta: abbattimento
Aerei da combattimento russi violano lo spazio aereo dell’Estonia, la NATO li respinge. Si levano voci che
chiedono una reazione più dura.

Di Stefan Locke, Varsavia, e Peter Carstens, Berlino
Il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur chiede di non discutere pubblicamente dei metodi per
scoraggiare la Russia con l’aiuto della NATO. “Chiedo comprensione per il fatto che tali questioni non
vengano discusse pubblicamente, ciò che faremo insieme ai nostri alleati e in aggiunta”, ha dichiarato
Pevkur sabato al quotidiano ‘Postimees’.

La caccia ai “pazzi di sinistra”
La Casa Bianca sta usando l’attentato contro l’attivista di destra Charlie Kirk come pretesto per
perseguire gli oppositori politici. Nel mirino ci sono anche le fondazioni di George Soros.

Di Charlotte Walser
Quell’epoca è passata alla storia come maccartismo: negli anni ’50, durante la fase iniziale della Guerra
Fredda, negli Stati Uniti venivano perseguitati i comunisti e i loro simpatizzanti, reali e presunti. Artisti,
scienziati e funzionari pubblici di sinistra venivano convocati per essere interrogati e rischiavano la pena
detentiva. Il senatore repubblicano Joseph McCarthy era a capo di una delle commissioni d’inchiesta. Le
recenti dichiarazioni dei membri dell’amministrazione Trump ricordano quell’epoca.

Da mesi Donald Trump sta procedendo con cause legali, in alcuni casi per importi a doppia cifra,
contro grandi case editrici americane. Ora questa campagna ha raggiunto una nuova intensità:
lunedì sera ha annunciato sul suo servizio di informazione Truth Social che avrebbe citato in
giudizio il New York Times e quattro dei suoi giornalisti per diffamazione e calunnia, chiedendo un
risarcimento danni di 15 miliardi di dollari. Il Times ha riferito che la causa si riferisce ad alcuni
articoli del giornale che, secondo l’atto di citazione, “miravano a danneggiare la reputazione del
presidente Trump in questioni commerciali, personali e politiche”. Oltre al Times, Trump sta anche
perseguendo il libro “Lucky Loser”, scritto da due giornalisti del Times e pubblicato dalla Penguin. Il
libro e gli articoli avrebbero causato a Trump enormi perdite economiche e danneggiato i suoi
interessi.

17.09.2025
Libertà di espressione minacciata Dopo l’attentato a Charlie Kirk, il clima negli Stati Uniti si fa sempre più
teso. Il governo attacca le organizzazioni di sinistra, il presidente fa causa al quotidiano più influente del
Paese.
E ora contro il “New York Times”
Donald Trump fa causa al giornale per 15 miliardi di dollari di risarcimento danni. Già da tempo il
presidente degli Stati Uniti cerca di intimidire emittenti televisive ed editori. Ha già ottenuto i primi
successi.

Di Jörg Häntzschel
Da mesi Donald Trump sta procedendo con cause legali, in alcuni casi per importi a doppia cifra, contro
grandi case editrici americane. Ora questa campagna ha raggiunto una nuova intensità: lunedì sera ha
annunciato sul suo servizio di informazione Truth Social che avrebbe citato in giudizio il New York Times e
quattro dei suoi giornalisti per diffamazione e calunnia, chiedendo un risarcimento danni di 15 miliardi di
dollari.

Con la causa da 15 miliardi di dollari Trump cerca di agire contro i suoi critici più accaniti. Il motivo:
diffamazione e calunnia. Trump ha presentato la causa presso un tribunale della Florida, che
potrebbe essere più favorevole alle sue richieste. Nel suo annuncio su Truth Social, il presidente
ha definito il giornale “portavoce virtuale del partito democratico di sinistra radicale”. Con la sua
campagna diffamatoria contro i media indipendenti, Trump sfrutta un problema sociale: l’America
ha grandi difficoltà con l’alfabetizzazione mediatica – ci sono persone che effettivamente non
sanno quale sia la differenza tra un articolo di opinione e una notizia. La colpa è del sistema
educativo americano, che a sua volta è colpa del governo, che sottofinanzia proprio quel sistema.

17.09.2025
Il gigante controverso
Donald Trump, in una vendetta personale, fa causa al “New York Times” per miliardi di dollari. Perché
proprio questo giornale, spesso controverso, è più importante che mai

Di Caroline Smith
Nell’attuale fase della democrazia negli Stati Uniti, quasi tutti gli americani nutrono sentimenti contrastanti
nei confronti del New York Times.

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Un’Europa delle nazioni?_di Aurelien

Un’Europa delle nazioni?

Ancora una volta.

Aurelien24 settembre
 
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Dopo la discussione della scorsa settimana sulla cooperazione politica su piccola scala e basata sugli interessi a livello nazionale, ho pensato che potesse essere interessante passare al livello internazionale, dove comunque c’è molta confusione sulle attività politiche multilaterali e transnazionali e sul loro significato. Oggi mi concentrerò in particolare sull’Europa e sostengo che probabilmente assisteremo a uno spostamento dell’influenza e del potere politico dalle istituzioni agli Stati nazionali. Cercherò di spiegarlo facendo riferimento ad altri accordi e istituzioni del passato e del presente. Alcuni lo considererebbero pericoloso e persino spaventoso: io tenderei a considerarlo necessario e comunque inevitabile.

L’anno scorso ho scritto un lungo saggio sul funzionamento (o malfunzionamento) delle istituzioni internazionali, e non ripeterò tutto qui. Ma il ragionamento alla base di quel saggio, anche se non l’ho approfondito nei dettagli, si basava sul principio di quella che io chiamo integrità istituzionale. Questa espressione dal suono pretenzioso significa semplicemente che le istituzioni di successo, a qualsiasi livello, hanno diverse caratteristiche: devono servire a uno scopo ed essere strutturate in modo da perseguire tale scopo e soddisfare le aspirazioni di coloro che hanno fondato l’organizzazione e di coloro che, in teoria, dovrebbero beneficiare del suo lavoro. Se questo sembra elementare, beh, lo è, ma come molte cose elementari viene trascurato nella fretta. Cominciamo con alcuni brevi esempi storici di come le cose sono andate bene e male, per aiutarci a capire dove siamo ora.

Di solito è buona norma che qualsiasi tipo di cooperazione scaturisca naturalmente da esigenze e vantaggi reciproci: in effetti, è così che hanno avuto inizio, in un lontano passato, forme piuttosto sofisticate di cooperazione internazionale informale. Ad esempio, risulta che migliaia di anni prima che Romolo uccidesse Remo esistessero già sofisticate relazioni commerciali in tutto il Mediterraneo. E a questo proposito, gli stessi discendenti di Romolo commerciavano intensamente con altre parti del mondo, tra cui la costa orientale dell’Africa e persino l’India. Ciò richiedeva l’instaurazione di contatti diplomatici con corti e regni dall’Africa al Golfo Arabico fino ad alcune parti dell’India. (È utile ricordare che il potere e l’influenza romani non sempre si diffusero attraverso semplici conquiste e stermini.)

Queste reti commerciali, insieme a molte altre, sono state create e hanno poi prosperato semplicemente perché servivano a uno scopo utile. Non si trattava di “commercio” nel suo stupido senso ideologico moderno, in cui le nazioni scambiano beni identici cercando di battere l’una l’altra sul prezzo. Si trattava di commercio nel senso originario del termine, in cui io scambio ciò che ho e che tu desideri con ciò che tu hai e che io desidero. Al contrario, molte strutture e istituzioni moderne che si occupano di commercio (l’OMC ne è l’esempio più evidente) vedono chiaramente l’espansione del commercio come un bene assoluto e indiscutibile in sé, indipendentemente dal fatto che ciò porti o meno a risultati concretamente utili. L’aumento degli scambi commerciali tra due paesi viene inevitabilmente presentato come una cosa intrinsecamente positiva, indipendentemente dal fatto che i beni scambiati soddisfino effettivamente un’esigenza definita che in ciascun caso l’altro non può soddisfare a livello nazionale. Ecco un semplice esempio di un’organizzazione che ha perso la sua strada.

Passando dal commercio, storicamente, le singole nazioni e poi gli imperi sono cresciuti grazie all’espansione territoriale. Una volta stabilito un centro di potere, i suoi governanti cercavano di portare sotto il loro controllo le aree adiacenti. Ciò generava nuove risorse che rendevano l’entità originaria più ricca e potente, consentendo a sua volta un’ulteriore espansione. Questo effetto è visibile non solo nella crescita delle nazioni (la Francia ne è un buon esempio), ma anche nella crescita degli imperi, che fino a poco tempo fa erano di gran lunga la forma di governo dominante nella storia. Un’analisi time-lapse dell’espansione e del declino degli imperi persiano, romano, asburgico o ottomano lo dimostra molto chiaramente. E naturalmente gli imperi finirono per scontrarsi tra loro, come gli Ottomani e gli Asburgo, o semplicemente incontrarono avversari particolarmente forti, come fecero i Persiani con i Greci, con conseguenze politiche di vario genere.

A volte, come nel caso dei Romani e dei Persiani, il metodo di governo era una gestione centralizzata con governatori imperiali e guarnigioni militari. A volte, come nel caso degli Asburgo, l’Impero era tanto il risultato di alleanze matrimoniali quanto di conquiste militari. E in Africa, dove la densità di popolazione era bassa, uno Stato più forte riuniva intorno a sé Stati tributari più deboli, e talvolta li saccheggiava per procurarsi schiavi e altre merci. Ma in tutti questi casi, possiamo ragionevolmente affermare che il principio dell’integrità istituzionale era rispettato e che esisteva una certa relazione tra l’espansione degli imperi, la capacità di generare forza e gli obiettivi dei governanti. (Ci sono sempre delle eccezioni, naturalmente: ad Alessandro Magno è stato diagnosticato postumo un disturbo narcisistico di personalità, ed è sorprendente che il suo impero, che sembrava non avere alcuna logica di fondo se non il suo desiderio di conquista, sia crollato dopo la sua morte).

Gli imperi d’oltremare erano ovviamente una questione diversa, non da ultimo perché la loro fondazione richiedeva ingenti somme di denaro e risorse, oltre a notevoli capacità logistiche e di trasporto. Fortunatamente, forse, i Romani non erano in grado di trasportare un esercito in India. Naturalmente, i primi paesi a fondare possedimenti d’oltremare furono potenze marittime: prima la Spagna e il Portogallo, poi i Paesi Bassi. Gli obiettivi erano molteplici e troppo complessi per essere approfonditi in questa sede, ma certamente riguardavano il commercio, l’accesso alle ricchezze minerarie e, in alcuni casi, la diffusione del cattolicesimo. È forse interessante notare che i due imperi rovesciati dagli spagnoli, quello azteco e quello inca, erano entrambi basati su un sistema tributario ed erano entrambi in declino all’epoca.

Se guardiamo un’utile mappa di Wikipedia del mondo nel 1700, vediamo in gran parte i modelli tradizionali di espansione organica. Il mondo è costituito principalmente da imperi tradizionali (Safavide, Moghul, Qing, Ottomano, Russo e imperi minori in Africa), anche se gli imperi d’oltremare stanno facendo una timida e modesta comparsa. Ma nella maggior parte dei casi, tutto ciò che possiamo vedere è una “presenza” europea minima, legata principalmente al commercio e limitata in gran parte alla costa. Solo nelle Americhe ci sono aree apprezzabili “rivendicate” dalle potenze occidentali, e anche in questo caso solo quelle vicine al mare. La situazione coloniale si era sviluppata solo in misura marginale entro il 1800. Ciò era logico, date le tecnologie e gli obiettivi politici dell’epoca, ed era esattamente parallelo alla diffusione dell’Islam e all’influenza degli Stati del Golfo lungo la costa orientale dell’Africa, che riguardava tanto il dominio politico e la diffusione del diritto commerciale islamico quanto la conquista.

Anche a metà del XIX secolo, con l’Impero Ottomano ormai in declino e i nuovi Stati indipendenti dell’America Latina che stabilivano i propri confini, l’attenzione era ancora rivolta al commercio e alla posizione strategica. La Colonia del Capo, originariamente fondata dagli olandesi per sostenere il loro commercio con l’Oriente, fu conquistata dagli inglesi come base navale durante la guerra napoleonica, e gli afrikaner si spostarono verso nord e verso est per sfuggire agli inglesi e alle loro idee politiche liberali. A parte questo, l’unica presenza straniera in Africa era quella degli Ottomani nel nord e alcune minuscole enclavi costiere europee sparse altrove. Non a caso, l’Africa della seconda metà del XIX secolo era considerata in Europa misteriosa quanto la Luna. Nel frattempo, per gran parte del secolo l’Australia era solo una colonia penale. I francesi conquistarono il territorio che oggi conosciamo come Algeria agli ottomani nel 1830, ponendo fine alla pirateria e alla tratta degli schiavi in Europa, che era stata un problema nel Mediterraneo per secoli. Ma la logistica di ciò non era complicata.

Il contrasto tra la situazione dell’Africa nel 1880 e quella alla vigilia della prima guerra mondiale è così estremo che a prima vista sembra incomprensibile. Ma ci sono delle ragioni, anche se alcune sembrano bizzarre, che hanno portato le principali potenze europee ad allontanarsi progressivamente dai modelli di rotte commerciali e presenza strategica che erano durati per migliaia di anni, verso una vera e propria mitologia imperiale e una competizione per lo status che alla fine nessuna di esse poteva permettersi. È un altro esempio del luogo comune secondo cui nulla ha successo nella politica internazionale come una pessima idea ripresa da una grande potenza.

Poiché questo saggio riguarda le istituzioni, non mi soffermerò sui dettagli delle pressioni che hanno portato alla massiccia espansione degli imperi negli ultimi decenni del XIX secolo. (È possibile leggere informazioni sul contesto storico più ampio del Regno Unito qui e della Francia qui). In entrambi i paesi esisteva un “partito coloniale” che in entrambi i casi comprendeva elementi diversi e contrastanti: idealisti, religiosi, nazionalisti, strategici, militaristi, competitivi, speranzosi di guadagni economici e una classe media di recente alfabetizzazione e intensamente patriottica. (Non c’è da stupirsi che gli storici popolari non siano riusciti a imporre una narrazione globale).

In Gran Bretagna, l’imperialismo rappresentò una rottura significativa e controversa con la tradizione liberale, che preferiva il commercio alla guerra e sosteneva (a ragione, come si è poi dimostrato) che se si era interessati alle materie prime, era più utile mantenere buoni rapporti con i produttori piuttosto che cercare di occupare il loro paese. Infatti, fino alla fine del XIX secolo, nella politica britannica il termine “Impero” indicava l’Australia, la Nuova Zelanda, il Canada e forse la Colonia del Capo. (L’India era stata britannica per così tanto tempo che non era nemmeno considerata una colonia). D’altra parte, però, gli stessi liberali erano fortemente influenzati dal movimento evangelico, politicamente potente, per il quale la colonizzazione era un dovere sacro, al fine di abolire la schiavitù, diffondere la Parola di Dio e stabilire ciò che oggi chiameremmo buon governo. (In Francia, l’equivalente era l’ideologia repubblicana universalista). C’erano anche argomenti strategici, per il controllo delle rotte commerciali e, in Francia, per l’acquisizione di territori e popolazioni che aiutassero i 40 milioni di francesi ad affrontare in qualche modo i 70 milioni di prussiani. Alcuni speravano persino in benefici economici e, mentre alcuni individui diventavano ricchi, colonie come quelle fondate da Cecil Rhodes fallirono rapidamente e dovettero essere salvate dallo Stato. Per la Prussia, si trattava inequivocabilmente di prestigio e di “un posto al sole”; per il Belgio si trattava inequivocabilmente di saccheggio.

L’effetto, a differenza degli imperi precedenti, fu quello di trasformare i possedimenti imperiali in un simbolo dello status di grande potenza, a cui ovviamente solo le nazioni ricche potevano aspirare. Ma anche le grandi potenze scoprirono che mantenere gli imperi era costoso. Nel 1918, la Gran Bretagna aveva un impero che non poteva più permettersi. La base navale di Singapore fu costruita negli anni ’20 con un costo allora sbalorditivo di 60 milioni di sterline (miliardi, oggi), ma la Marina non poteva permettersi di basarvi permanentemente alcuna nave e non c’erano abbastanza truppe o aerei per difenderla adeguatamente. Così, mentre i Romani e gli Ottomani, ad esempio, erano in grado di organizzare ritirate misurate e persino di stabilizzare la situazione di tanto in tanto, gli imperi occidentali scomparvero rapidamente: molti paesi africani sono ormai indipendenti da quasi quanto lo sono stati colonie. Nel 1918 l’Impero britannico sembrava dominare il mondo: cinquant’anni dopo era scomparso.

Infatti, è una regola generale della politica che le istituzioni e gli accordi sviluppati come risultato di pressioni diverse e spesso contrastanti funzionino male e spesso non durino a lungo. Lo stesso vale per le istituzioni la cui ragion d’essere è venuta meno, ma che per un motivo o per l’altro devono cercare di trovarne una nuova. Ad esempio, non ha molto senso schierare le forze armate statunitensi in diversi punti del mondo. La loro natura, e persino la loro presenza, è dovuta più al caso e alla rivalità tra i vari corpi che a una logica strategica. Certamente, se qualcuno avesse suggerito nel 1945 che decenni dopo decine di migliaia di soldati statunitensi sarebbero stati di stanza in Corea del Sud, sarebbe stato considerato pazzo. Ma poi non sono mai riuscito a capire il senso di mantenere un solo reggimento di cavalleria corazzata statunitense in Germania e una divisione corazzata negli Stati Uniti, e non ho ancora incontrato nessuno che lo capisca.

Il che ci porta direttamente ai giorni nostri, in cui le istituzioni internazionali, un tempo rare, sono ormai onnipresenti: mi sembra di scoprirne una nuova almeno una volta al mese. Alcune istituzioni hanno una funzione così evidentemente utile che non sorprende scoprire che sono state istituite molto tempo fa: l’Unione postale internazionale è stata fondata nel 1874, per ragioni che erano evidenti anche all’epoca, ed è ancora utile. La vita oggi sarebbe molto più difficile senza l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile. Il fatto che si senta raramente parlare di tali organizzazioni indica, forse, che esse hanno uno scopo utile e incontrovertibile.

Ci sono molti controesempi, ma ne discuterò brevemente solo due. Uno è la Corte penale internazionale istituita dallo Statuto di Roma del 1998. Fin dall’inizio, la Corte ha sofferto di un problema strutturale e concettuale di fondo. Il suo scopo era quello di processare presunti criminali in circostanze molto specifiche in cui i tribunali nazionali non erano in grado o non erano disposti a farlo. Ciò avveniva solitamente quando un paese era stato distrutto da un conflitto o quando l’imputato non aveva alcuna possibilità di ottenere un processo equo nel proprio paese. La Corte opera in via eccezionale: la sua giurisdizione è complementare a quella dei tribunali nazionali. Inoltre, procede secondo le normali regole dei tribunali penali, ovvero la colpevolezza deve essere dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio. Ma queste procedure dettagliate e tecniche si svolgono in un clima di forte agitazione politica e morale, in cui i difensori dei diritti umani e i media danno semplicemente per scontato che chiunque non sia di loro gradimento possa essere trascinato davanti alla Corte, condannato e mandato in prigione. Questo probabile conflitto interno fu sottolineato all’epoca (io ero presente), ma fu calpestato dalla fretta di creare un’organizzazione che per la prima volta avrebbe portato pace e giustizia in tutto il mondo. Ricordo di aver pensato (e detto) all’epoca che la Corte sarebbe rapidamente degenerata in un gioco politico. Non pensavo che sarebbe successo così rapidamente.

Il secondo esempio è l’Unione Africana. In questo caso, i problemi strutturali derivavano da due convinzioni errate. In primo luogo, che fosse possibile creare un’organizzazione internazionale dall’alto verso il basso, come si potrebbe iniziare a costruire una casa partendo dal tetto, e in secondo luogo che fosse possibile creare un’organizzazione forte a partire da Stati deboli, essi stessi creazioni dall’alto verso il basso; nessuna delle due convinzioni sembra immediatamente convincente. Si presumeva inoltre che un continente enorme ed estremamente eterogeneo, con un quarto delle nazioni del mondo, più del doppio dei governi dell’Europa ma solo una frazione della ricchezza, potesse creare qualcosa di paragonabile all’Unione Europea, e farlo molto rapidamente. Alla fine, la struttura non è riuscita ad assorbire le pressioni e le tensioni causate da leader come Gheddafi e Mugabe, ed è stata disfunzionale per gran parte della sua esistenza iniziale. Inoltre, il 95% del suo bilancio proviene ancora da donatori stranieri. Ha un’ambiziosa architettura di pace e sicurezza, che esiste sotto forma di documenti e comitati, ma non tanto in termini operativi. La Forza africana di pronto intervento (ASF) avrebbe dovuto essere pienamente operativa nel 2010, e così è stato dichiarato nel 2015, ma in realtà è in gran parte incapace di condurre operazioni, a causa di controversie politiche e problemi di logistica e formazione. Inoltre, il tipo di crisi che avrebbe dovuto affrontare (essenzialmente l’interpretazione occidentale di quanto accaduto in Ruanda e altrove) ha lasciato il posto alla necessità di combattere organizzazioni come lo Stato Islamico, per le quali l’ASF non è mai stata progettata.

La caratteristica comune di queste due organizzazioni è che hanno fatto del bene, e sarebbe scortese negarlo, ma non c’è mai stata alcuna possibilità che potessero essere all’altezza delle aspettative esagerate dei loro sostenitori, molti dei quali non si sono nemmeno presi la briga di leggere i documenti costitutivi, ma hanno costruito organizzazioni fantasiose con attributi e capacità che non avrebbero mai potuto avere. Quelle stesse persone sono ora tra i critici più accaniti. L’Unione Africana era, per coloro che l’avevano concepita, un’espressione della dignità e dell’autosufficienza africana, nonché un’organizzazione che avrebbe stabilito il posto dell’Africa nel mondo come continente, non solo come un kit Lego con cui i donatori potevano creare modelli piacevoli. Da parte loro, le nazioni occidentali hanno investito molto nell’Architettura di Pace e Sicurezza, nella speranza che, in parole povere, gli africani potessero d’ora in poi risolvere i propri problemi senza bisogno del coinvolgimento occidentale o del dispiegamento di costose e disfunzionali operazioni dell’ONU che l’Occidente finiva per pagare in gran parte. Ma queste due concezioni, non necessariamente opposte, fallirono per ragioni pratiche, e quando nel 2013 scoppiò una vera e propria crisi in Mali, l’UA non ebbe praticamente alcun ruolo, l’ASF era introvabile e i combattimenti furono condotti principalmente dai francesi, proprio come gli algerini dominarono i tentativi di trovare una soluzione politica. Gli amici dell’Africa, tra i quali mi annovero da decenni, pensarono che si trattasse di un caso di eccessiva fretta. Ma quando ho chiesto ad alcuni di coloro che hanno partecipato alla stesura delle prime bozze dell’Atto costitutivo perché fosse stata inclusa una clausola di difesa reciproca, quando pochi Stati africani potevano pretendere di difendere anche solo il proprio territorio, la risposta è stata un’alzata di spalle piena di rammarico: per ragioni politiche dobbiamo inserirla.

Ci sono molti altri esempi di organizzazioni progettate per scopi contrastanti o che fanno l’opposto di ciò che dovrebbero fare. Un esempio è il Consiglio di cooperazione del Golfo, dominato dall’Arabia Saudita, la cui popolazione supera quella di tutti gli altri membri del CCG messi insieme e la cui influenza all’interno dell’organizzazione è spesso malvista. (Mi è stato suggerito che il CCG non sia altro che un mezzo utilizzato dall’Arabia Saudita per tenere in riga i propri vicini, ma forse questa interpretazione è un po’ troppo estrema).

E la cosa importante qui, che è il tema della seconda parte di questo saggio, è che le organizzazioni che non funzionano, o che non soddisfano le esigenze dei loro membri, inizieranno a decadere nel tempo e, se sopravvivranno, perderanno la loro importanza. E quando queste organizzazioni richiedono un impegno politico da parte del governo, e quando i governi non riescono più a persuadere i loro cittadini a sostenere tali organizzazioni, allora è probabile che si verifichino gravi problemi. A mio avviso, le principali istituzioni che strutturano la vita politica collettiva in Europa, tra cui, ma non solo, la NATO e l’UE, si trovano attualmente in questa situazione. Non svolgono più il ruolo che dovrebbero svolgere, o quello che i loro fondatori avevano previsto, e la loro esistenza è ormai simile a quella di uno zombie, che arranca senza avere una reale consapevolezza di dove sta andando.

Ho già parlato più volte della storia delle origini della NATO e non intendo ripetermi qui. Tuttavia, un aspetto che non viene sufficientemente sottolineato è la natura altamente contingente del suo sviluppo. Il senso di paura e debolezza che prevaleva in Europa alla fine degli anni ’40 probabilmente sarebbe svanito con il tempo. Sebbene il Trattato di Washington non garantisse il sostegno militare in caso di crisi che gli europei speravano, almeno segnalava all’Unione Sovietica che gli Stati Uniti si sarebbero interessati in caso di crisi e consentiva agli europei di utilizzare gli Stati Uniti come fattore di equilibrio politico. È ragionevole supporre che, con la ripresa dell’Europa dopo la guerra e in assenza di provocazioni e richieste da parte dell’Unione Sovietica, che Stalin era probabilmente troppo cauto per avanzare, la situazione si sarebbe stabilizzata. Ciò che cambiò tutto questo, naturalmente, e portò a quella che gli storici chiamano la “militarizzazione della NATO” fu la guerra di Corea e il coinvolgimento delle forze cinesi. All’epoca, ciò fu interpretato come una richiesta di Stalin (che effettivamente manteneva un rigido controllo sulle attività dei partiti e dei governi comunisti stranieri) e si pensò che una simile mossa di conquista verso ovest non avrebbe tardato ad arrivare. Tuttavia, sebbene Stalin sembri aver sponsorizzato la guerra e anche il coinvolgimento cinese, oggi sappiamo che era molto preoccupato di evitare uno scontro diretto con gli Stati Uniti, che avevano anch’essi forze nella penisola.

All’epoca queste sfumature erano sconosciute o non apprezzate, e sembrava logico supporre che il prossimo colpo sarebbe arrivato dall’Occidente. Il risultato fu un frenetico tentativo di schierare le forze e istituire una struttura di comando per la guerra che si prevedeva sarebbe scoppiata al massimo entro un paio d’anni. La guerra non arrivò – una delle poche virtù di Stalin era la sua naturale cautela – e così per decenni si assistette allo spettacolo bizzarro di un sistema di comando internazionale in tempo di guerra in tempo di pace, con quartier generali internazionali, aree di responsabilità, addestramento regolare, procedure standard e molte altre cose mai viste prima. Tutto ciò che mancava era la guerra e una teoria convincente su quale potesse essere il motivo plausibile. Paradossalmente, la paura ingiustificata dell’Unione Sovietica portò a pressioni per la rimilitarizzazione della Germania, che portò a cambiamenti sostanziali all’interno della NATO (e all’opposizione della Francia e di altri paesi occidentali), ma anche all’opposizione della Polonia e della Cecoslovacchia, che portò infine alla formazione dell’Organizzazione del Trattato di Varsavia nel 1955, il che aumentò i timori degli Stati occidentali che l’Unione Sovietica si stesse preparando per una guerra immediata, causando una serie di incomprensioni ed errori dai quali, a volte penso, siamo stati fortunati a uscire indenni.

Con il passare dei decenni, le attività della NATO assunsero una connotazione curiosamente rituale. L’organizzazione generò una massiccia burocrazia a Bruxelles e Mons, nonché nelle organizzazioni subordinate e nei quartier generali di tutta l’area NATO. Elaborò e mise in atto piani dettagliati per combattere una guerra difensiva (proprio come il WP elaborò e mise in atto i propri piani per combattere una guerra offensiva), ma non sembrò mai esserci una ragione convincente per cui entrambe le parti dovessero effettivamente entrare in guerra. Entrambe le parti sapevano quali forze sarebbero state teoricamente impegnate e in che modo, se mai ciò fosse accaduto (lo scontro tra il 1° Corpo d’armata britannico e la 3ª Armata d’assalto sovietica era previsto da entrambe le parti, ma fortunatamente non avvenne mai). Anche il vantaggio ideologico che ci si sarebbe potuto aspettare iniziò a svanire dopo l’invasione della Cecoslovacchia nel 1968. Negli anni ’80, la NATO era guidata e composta da una generazione che era semplicemente cresciuta con la Guerra Fredda come un fatto compiuto. Era in gran parte concentrata su questioni interne, discutendo di bilanci della difesa, “ripartizione degli oneri”, obiettivi delle forze armate, finanziamenti delle infrastrutture, comunicati infiniti, chi avrebbe ottenuto quale incarico e così via.

Con l’evolversi della situazione, le nazioni cominciarono a vedere dei vantaggi nel continuare con la NATO che non avevano nulla a che vedere con la sua funzione primaria dichiarata. Il principale di questi era quello di limitare gli Stati Uniti. Dalla fine degli anni ’40, il timore europeo era quello di un accordo tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica sull’Europa senza che gli europei fossero consultati. Il personale statunitense schierato in Europa, anche se in numero relativamente esiguo, e la necessità burocratica per gli Stati Uniti di consultare i propri partner europei non eliminarono del tutto questo rischio, ma lo limitarono. Un altro vantaggio era che la NATO rappresentava un paracadute accettabile per il riarmo della Germania, sotto un efficace controllo internazionale, rassicurando così i vicini della Germania, oltre che un modo per riportare la Germania stessa alla rispettabilità internazionale. (In realtà, durante la Guerra Fredda la Bundeswehr era l’esercito più antimilitarista della storia, con la possibile eccezione di quello canadese). Le nazioni più piccole vedevano la NATO come un contrappeso al potenziale dominio tedesco e francese sull’Europa e come un’opportunità per influenzare gli Stati Uniti e i loro partner europei più di quanto sarebbe stato possibile altrimenti. Le nazioni più grandi (in particolare il Regno Unito) vedevano nella NATO una struttura all’interno della quale potevano impegnarsi a fondo per cercare di influenzare discretamente gli Stati Uniti. Oltre a ciò, c’erano posizioni di comando prestigiose e istituzioni internazionali da ospitare. E c’erano anche molti altri fattori, il che significava che alla fine della Guerra Fredda, quando il futuro della NATO era in discussione, c’era un consenso per mantenerla, ma per ragioni che in gran parte non potevano essere articolate e che spesso erano in opposizione tra loro.

Nel caos multiforme della fine della Guerra Fredda, un’organizzazione creata negli anni ’50 per combattere una guerra apocalittica imminente si ritrovò sostanzialmente senza lavoro. Sopravvisse in parte per i motivi taciti sopra indicati, in parte per pura inerzia, perché nessuno riusciva nemmeno a immaginare come sostituirla. Poi la gente cominciò a guardare le mappe e si rese conto che una Germania nuova e più potente era nella NATO e la Polonia no, cosicché in caso di una disputa di confine che potesse diventare grave, il Portogallo e la Grecia avrebbero dovuto sostenere la Germania, forse anche militarmente. Un momento. Questa era solo una delle tante ragioni del caotico processo di allargamento della NATO (e altrettanto grave era il timore degli Stati dell’Europa centrale di rimanere bloccati in un vuoto strategico tra una Germania unificata e la Russia), ma l’intero processo era conforme al modello generale di un processo decisionale ad hoc e a breve termine, in cui le decisioni vengono prese principalmente perché soddisfano le esigenze contrastanti dei diversi Stati, piuttosto che per le loro virtù intrinseche. A coloro che hanno espresso preoccupazione per le conseguenze, la risposta è stata: “Ce ne preoccuperemo più tardi”.

Successivamente, sorge spontanea la domanda se un’organizzazione fondata nel panico, portata avanti per inerzia e che ha lottato per rimanere rilevante per trent’anni, riuscirà a sopravvivere ancora a lungo. Personalmente ne dubito, almeno nella sua forma attuale. Questo non significa che scomparirà come il Patto di Varsavia, ma piuttosto che svanirà lentamente nell’irrilevanza e tornerà ad essere solo un meccanismo di consultazione politica, mentre l’azione reale si svolgerà tra le nazioni. Perché? Beh, direi che ci sono due condizioni fondamentali affinché la NATO sia utile, ed entrambe stanno scomparendo.

Il primo è che fornisce all’Europa un contrappeso al potere sovietico e successivamente russo, nella forma degli Stati Uniti. Come ho spiegato più volte, non si trattava principalmente di una questione militare, né gli Stati Uniti stavano “proteggendo” l’Europa. L’idea era che l’Europa fosse chiaramente un’area di grande importanza strategica per entrambi i paesi, ma non necessariamente un’area per cui fossero disposti a entrare in guerra. C’era quindi il rischio che un governo statunitense isolazionista raggiungesse un accordo tacito con Mosca che l’Europa avrebbe finito per rimpiangere. Impedire che ciò accadesse era la ragione principale, non dichiarata, per cui gli Stati europei sostenevano l’adesione alla NATO e per cui le truppe statunitensi erano schierate in prima linea, in modo da essere coinvolte in eventuali combattimenti e impedire agli Stati Uniti di sottrarsi ai propri obblighi.

Questo argomento non è più valido. Innanzitutto, è chiaro che i timori e le aspettative della classe politica statunitense sono ora concentrati altrove. In parte si tratta di una questione generazionale: fino a poco tempo fa, il complesso culturale di Washington nei confronti dell’Europa era ancora sfruttabile e molti esponenti di spicco di Washington conservavano ricordi affettuosi di un anno trascorso a Oxford o alla Sorbona, del tempo trascorso nelle istituzioni europee o semplicemente del cibo, della cultura e della storia. Gli inglesi, che inoltre parlavano la stessa lingua degli americani ma meglio, hanno sfruttato particolarmente bene questa situazione, come so per esperienza personale. Ma questo appartiene al passato. Trump può essere un caso caricaturale, ma più in generale la politica statunitense è nelle mani di una classe post-culturale che mangia solo hamburger e non conosce la storia. Probabilmente questa situazione è destinata a durare. In ogni caso, la capacità pratica degli Stati Uniti di influenzare gli eventi in Europa è ormai ridotta quasi a zero, e le loro forze militari non costituirebbero un ostacolo alla Russia nel fare praticamente ciò che vuole.

In secondo luogo, la NATO stessa non è più un’organizzazione militare seria, né può tornare ad esserlo. Il denaro è l’ultimo dei problemi: i decisori europei stanno scoprendo che il mondo non è un gigantesco negozio Amazon da cui è possibile ordinare tutto ciò che si desidera. Ci si possono aspettare solo miglioramenti marginali nelle capacità europee, e gli Stati Uniti non saranno mai più in grado di schierare più di una capacità militare simbolica in Europa stessa. Un’alleanza militare senza una seria capacità militare (come l’alleanza de facto nell’Unione Africana) è fattibile solo quando non c’è concorrenza. Ma il dominio militare che la Russia già esercita in Europa rende la NATO effettivamente inutile. Questo non significa che tutto sia perduto (e affronterò la questione di cosa potrebbe fare l’Europa la prossima settimana), ma piuttosto che un’alleanza militare senza una seria capacità militare è nella migliore delle ipotesi un’anomalia, e che la NATO rischia di tornare lentamente a essere nient’altro che il meccanismo di consultazione politica da cui è partita, forse perdendo membri lungo il percorso.

Ho anche discusso più volte in passato delle origini e dei problemi dell’UE. In questo caso, penso che il punto chiave sia che esistono due Europe e che la confusione tra loro è alla base della disillusione e dell’alienazione oggi così diffuse tra la gente comune. La prima Europa è l’Europa fisica, l’Europa della storia, della geografia, dell’identità e della cultura. Era questa l’Europa a cui pensavano i padri dell’unità europea già negli anni ’30, ma soprattutto nel decennio successivo alla seconda guerra mondiale. La guerra aveva mostrato ciò che gli europei erano capaci di fare gli uni agli altri e al loro continente. Il conseguente senso di pura disperazione era probabilmente grave quanto la distruzione fisica, e questo era già abbastanza impressionante: pensate a Gaza su scala continentale. C’era la sobria consapevolezza che se si fosse permesso ai demoni di fuggire di nuovo, non sarebbe rimasta alcuna Europa.

Se ci si prende la briga di leggere i discorsi e le memorie dell’epoca, è immediatamente evidente che il vero obiettivo dei padri fondatori dell’Europa era la ricreazione simbolica del Sacro Romano Impero, ovvero uno spazio politico con rivalità, certo, ma fondamentalmente unito in termini di cultura e presupposti storici. In un certo senso, era anche un tentativo di superare definitivamente le divisioni della Riforma: i toni cristiani dei discorsi di personaggi come Monnet e Schuman sono inconfondibili. Al di là dell’idealismo superficiale, c’era anche una scelta brutale: accettare una certa dose di sovranazionalità o accettare il grave rischio della distruzione dell’Europa stessa. Ma a quel punto, l’Europa era piccola e omogenea, composta solo da sei nazioni le cui storie erano intrecciate da secoli e le cui culture erano profondamente interconnesse. Anche l’aggiunta del Regno Unito e dell’Irlanda non cambiò radicalmente le cose all’inizio. Ciò che era fondamentale era avere Francia e Germania, la cui competizione per il potere aveva diviso l’Europa in diverse forme per centinaia di anni, sotto lo stesso tetto. Tutto il resto era secondario.

Questo è il tipo di Europa, anche ampliata, di cui quasi tutti gli europei sarebbero soddisfatti oggi: l’idea che lo sciovinismo e il fanatismo siano diffusi è una pura assurdità. Le culture nazionali non sono comunque uniformi: la Francia di Strasburgo, la Francia di Nizza e la Francia di Tolosa potrebbero benissimo trovarsi in paesi stranieri, anche perché i confini sono cambiati frequentemente e le lingue si compenetrano. Un’Europa che prendesse il suo immenso patrimonio culturale e storico e lo celebrasse sarebbe un’Europa in cui quasi tutti sarebbero felici di vivere.

Ma l’Europa che abbiamo oggi non è un luogo reale, con una storia e una cultura, bensì un’idea normativa. È una creazione artificiale, un tentativo da un lato di unire con la forza paesi diversi, vietando al contempo qualsiasi discussione sulle reali differenze storiche, e dall’altro di incoraggiare la crescita di un’élite europea sradicata, servita da una popolazione di immigrati usa e getta e sostituibile, la cui presenza contribuisce anche a diluire il senso di comunità e di storia che, agli occhi di Bruxelles, può solo provocare conflitti. (L’ironia che sia proprio questa immigrazione di massa ad aver provocato conflitti è quasi troppo difficile da contemplare). Parallelamente, è necessario trasformare le molte culture diverse dell’Europa in un unico brodo grigio distribuito da Bruxelles e calpestare con forza qualsiasi senso di impegno, per non parlare dell’orgoglio, nei confronti del passato.

Inoltre, proprio come la NATO, l’UE si è resa conto di non sapere quando fermarsi. Ho citato più volte l’argomentazione di Iain MacGilchrist secondo cui l’emisfero sinistro del cervello è sfuggito al controllo e ora domina la nostra cultura. Si può certamente vedere il concetto originale di un’Europa unita come un’idea dell’emisfero destro: il disgusto per la sanguinosa storia del continente e la speranza di costruire qualcosa di meglio. Ma l’Europa è ora dominata dall’emisfero sinistro: sempre più membri, integrazione sempre più “profonda”. Classicamente, l’emisfero sinistro non sa mai quando fermarsi.

È difficile immaginare come questa situazione possa durare, e il contributo più grande della signora von der Leyen potrebbe essere quello di mandare l’intero furgone sopranazionale della zuppa grigia a sbattere contro un muro. Il fatto è che, al di là della retorica, le nazioni europee stanno iniziando a riconoscere che i loro interessi sono spesso molto diversi e, in molti casi, opposti. È un errore pensare che l’appartenenza alla stessa organizzazione favorisca l’unità e l’accordo. In realtà, è vero il contrario, perché paesi con interessi diversi, o anche paesi che normalmente non avrebbero alcun interesse, sono costretti a scontrarsi su parole e politiche nella lotta per trovare un terreno comune che altrimenti non sarebbe necessario. Questo vale probabilmente per quasi tutta l’Europa, indipendentemente dal fatto che i paesi facciano parte della NATO o dell’UE.

In breve – e ci sarebbe molto altro da dire – le istituzioni non durano per sempre. Anche gli imperi secolari finiscono per scomparire. Le istituzioni scompaiono, con più o meno clamore, quando non sono più in grado di funzionare, quando non rispondono più a un’esigenza reale e quando si sono allontanate troppo dai loro obiettivi originari e agiscono in modo autonomo. Il risultato non può che essere un ritorno alla rinazionalizzazione di molte funzioni politiche ed economiche. Bruxelles non ha molte divisioni (anche se ne ha molte) e alla fine non sarà in grado di impedire ai paesi di lavorare collettivamente su questioni che li interessano. Il trucco sarà farlo senza rompere tutto.

Il grande panico europeo e il sinistro accumulo di attacchi venezuelani da parte degli Stati Uniti+Trump sconvolge il mondo sull’Ucraina, di Simplicius

Il grande panico europeo dei droni, + il sinistro accumulo di attacchi venezuelani da parte degli Stati UnitiSimplicius 24 settembre 
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Sembra che l’Euro-cabala abbia puntato tutto sulla Grande Paura dei Droni come unica speranza attuale per catturare l’attenzione dei media e attutire il colpo delle incessanti avanzate russe sul fronte. Come se la smentita incursione polacca non fosse abbastanza grave, ora gli sventurati europei sono stati sottoposti a una simultanea paura dei droni su diverse città europee, tra cui Copenaghen in Danimarca, Malmö e Lund in Svezia, e persino Oslo in Norvegia.

https://www.nytimes.com/2025/09/22/world/europe/copenhagen-oslo-airport-closed-drone.html

Un rapporto separato tenta di attribuire la colpa alle petroliere russe della temuta “flotta ombra”:

Si sospetta che tre imbarcazioni collegate alla Russia abbiano lanciato droni verso l’aeroporto di Copenaghen, riporta il canale statale danese TV 2.

▪️La nave cargo russa sanzionata ASTROL-1 ha attraversato lo stretto di Øresund lunedì e ha effettuato diverse manovre irregolari.

▪️La petroliera PUSHRA, battente bandiera del Benin e sanzionata per il trasporto di petrolio russo, è stata monitorata per 4 ore da una nave tedesca della NATO e i suoi movimenti sono stati considerati sospetti.

▪️La nave cargo norvegese OSLO CARRIER 3 si trovava a 7 km dall’aeroporto di Copenaghen quando i droni erano in volo. L’equipaggio della nave è russo e il proprietario ha uffici a Kaliningrad.

Ufficialmente, le autorità danesi dichiarano di non avere ancora informazioni su chi avrebbe potuto controllare i droni.

Informatore militare

A proposito, va anche notato quanto sia diventata clamorosa la bufala della flotta ombra, con nuove affermazioni che suggeriscono che la temuta “flotta ombra” russa crescerà, a quanto pare, fino a comprendere l’intera marina mercantile mondiale:

Direttamente dall’ultimo articolo del NYT :

Fornisce una visione affascinante del funzionamento della macchina della propaganda, coordinata e senza soluzione di continuità.

Per prima cosa viene messa in atto la falsa provocazione, raramente supportata da prove, poi vengono chiamati in causa i leader dei paesi NATO più compromessi per rilasciare dichiarazioni minacciose, allo scopo di alzare la temperatura e provocare ulteriormente dichiarazioni o risposte russe che possono essere interpretate come “minacciose”.

Infine, ai media mainstream viene dato l’ordine di forzare ulteriori dichiarazioni provocatorie attraverso domande-esca formulate con cura; l’ultimo esempio di ciò si è verificato alla riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, dove i fanatici dei media mainstream hanno continuato la loro operazione psicologica tempestando Trump di domande come: “Sosterrai l’abbattimento degli aerei russi da parte della NATO?”. Tra tutti i possibili problemi sociali ed economici che attualmente devastano gli Stati Uniti, i giornalisti “comprati e pagati” si preoccupano solo di intrappolare Trump con una retorica carica e asinina solo per estorcergli il loro piccolo e necessario trafiletto propagandistico, che può essere sbattuto su tutti i titoli di domani come spunto per un altro giorno di agitprop che semina paura. È una propaganda ben oliata, a questo punto quasi autonoma, un trasportatore di propaganda in cui ogni piccolo ingranaggio conosce il proprio preciso ruolo e lo svolge senza pensarci due volte, senza il minimo accenno di consapevolezza o obiezione.

Ma mentre Trump stesso usa il palcoscenico delle Nazioni Unite per fare da scenografo e moralizzatore contro la Russia, sta segretamente creando una forza allarmante al largo delle coste venezuelane, di cui vale la pena parlare.

Ciò che è iniziato come un apparente attacco contro “terroristi e trafficanti di droga venezuelani” si è lentamente trasformato in quella che sembra un’operazione di decapitazione pianificata contro Maduro.

Trump ha inviato 10 NAVI DA GUERRA vicino al Venezuela, quasi il 13% della flotta schierata

Un cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke della Marina statunitense, l’USS Stockdale (DDG-106), ha attraversato il Canale di Panama.

Si tratta del quarto cacciatorpediniere della sua classe schierato nei Caraibi nelle ultime settimane.

Allo stesso tempo, Washington sta attivamente restaurando la sua vecchia base a Porto Rico e ha portato con sé unità del Corpo dei Marines, droni, mezzi navali e persino una nave collegata alle forze delle operazioni speciali.

Trump non solo sta spostando importanti risorse navali a Porto Rico e nelle aree limitrofe, ma ci sono anche inquietanti notizie secondo cui è arrivata una rara nave delle forze speciali, specializzata proprio nel tipo di incursioni che potrebbero cercare di destabilizzare o rovesciare il governo Maduro.

Da Slavyangrad:

Esiste una nave madre segreta delle forze speciali statunitensi che opera nei Caraibi?

Le nuove immagini satellitari sollevano interrogativi.

L’analisi delle immagini di Sentinel 2 del 20 settembre 2025 mostra una nave con una sovrastruttura anteriore e posteriore molto particolare, quasi identica alla MV Ocean Trader, una nave dello US Special Operations Command che opera a sud-ovest di St. Kitts.

La MV Ocean Trader è una risorsa affascinante. Trasformata da una nave commerciale Ro-Ro, funge da base operativa avanzata clandestina, in grado di varare piccole imbarcazioni e supportare squadre delle forze speciali, mimetizzandosi nel traffico marittimo commerciale.

La MV Ocean Trader è una nave unica nel suo genere, progettata per nascondersi in bella vista (spesso operando in modalità AIS in incognito e sotto copertura commerciale, a volte battendo false bandiere) e in grado di lanciare droni, elicotteri, imbarcazioni e SEAL.

Questo avvistamento, se confermato, rappresenta un passo significativo. L’ultima volta che ho avvistato la MV Ocean Trader è stato in Medio Oriente (NSA Bahrain, 23 maggio 2025).

Si adatterebbe al modus operandi di Trump: ha un’elevata tolleranza al rischio e dà il via libera a ogni operazione delle forze speciali che gli viene sottoposta. Nel frattempo, abbiamo la Polonia che fa impazzire i droni esca economici e i Paesi baltici che si lamentano dei jet russi che sorvolano lo spazio aereo internazionale. Nel frattempo, gli Stati Uniti giustiziano persone in acque internazionali e probabilmente conducono operazioni in Venezuela, poi c’è Israele che bombarda un alleato degli Stati Uniti e altri 5 Paesi.

Altri rapporti non confermati affermano che gli Stati Uniti hanno addirittura trasportato sistemi Patriot dal Qatar a Porto Rico:

Se fosse vero, ciò sarebbe significativo, poiché le varie navi da guerra del regime dispongono di potenti sistemi di difesa aerea AEGIS per contrastare la maggior parte delle minacce. La potenziale necessità di ulteriori batterie di Patriot potrebbe indicare che i pianificatori militari statunitensi temono gravi ritorsioni da parte del Venezuela per qualsiasi piano che stanno tramando in modo subdolo.

Anche il New York Times, nel suo ultimo articolo, ha dichiarato che l’aumento delle pressioni da parte degli Stati Uniti segnala chiaramente una “campagna più ampia” contro Maduro, un eufemismo neocon per “cambio di regime cinetico”:

https://archive.ph/KDeCK

Il NYT conferma l’impiego delle forze speciali che potrebbero essere utilizzate in un’operazione segreta per deporre Maduro:

La forza di 4.500 uomini attualmente a bordo di otto navi da guerra è troppo piccola per invadere il Venezuela o qualsiasi altro paese che offra rifugio ai trafficanti. E non sta operando nel principale specchio d’acqua per condurre una massiccia campagna di interdizione della droga. Questo sarebbe l’Oceano Pacifico orientale, affermano gli esperti regionali. Il dispiegamento clandestino di forze speciali d’élite suggerisce che potrebbero essere in programma attacchi o incursioni di commando all’interno del Venezuela stesso, osservano gli esperti.

L’ammiraglio Stavridis ha ulteriormente spiegato questa realtà:

“L’imponente flottiglia navale al largo delle coste del Venezuela e lo spostamento dei caccia F-35 di quinta generazione verso Porto Rico hanno poco a che fare con l’effettiva lotta alla droga : rappresentano un eccesso operativo”, ha affermato l’ammiraglio James G. Stavridis, ex capo del Comando meridionale del Pentagono.

“Piuttosto, sono un chiaro segnale a Nicolás Maduro che questa amministrazione sta seriamente prendendo in considerazione l’idea di ottenere un cambiamento di regime o di comportamento da Caracas”, ha affermato l’ammiraglio Stavridis. “La diplomazia delle cannoniere è tornata, e potrebbe funzionare”.

Dopo aver fatto un resoconto della grande flotta che sta navigando nella regione, il NYT conclude con il seguente promemoria:

Gli storici militari sottolineano altre condizioni provocatorie che precedettero importanti episodi militari americani nella seconda metà del XX secolo.

Nel dicembre 1989, l’amministrazione del presidente George H.W. Bush inviò più di 20.000 soldati americani a invadere Panama e ad arrestare il suo leader, Manuel Noriega, incriminato negli Stati Uniti per traffico di droga. Noriega fu condannato nel 1992 e morì a Panama City nel 2017.

Da parte sua, Trump sembra aver preso in giro il Venezuela dopo aver distrutto diverse imbarcazioni civili in omicidi extragiudiziali con droni:

Ascoltate attentamente ciò che dice, poiché sembra offrire un indizio sulla sua strategia: “Non troverete più nemmeno pescherecci o navi da crociera nelle acque venezuelane”, si vanta Trump. Invece di deporre direttamente Maduro, Trump potrebbe cercare di destabilizzare e far crollare la sua economia, il tutto seminando paura nella popolazione per fomentare tensioni che potrebbero essere sfruttate per deporre Maduro dall’interno attraverso altri “meccanismi” pianificati in modo più sottile.

Inoltre, la speranza più probabile e immediata è quella di provocare il Venezuela, inducendolo in qualche modo a fornire all’esercito statunitense una “ragione” per lanciare attacchi che potrebbero essere spacciati per giustificati. Dopotutto, se si schiera un’armata al largo delle coste di una nazione sovrana, si massacrano i suoi pescherecci civili con i droni Reaper, si distrugge la sua economia dove “nessuna nave da pesca o nave da crociera” osa operare – come si è vantato Trump – allora non si lascia altra scelta alla nazione in difesa se non quella di tentare di difendersi, che è esattamente la trappola che gli Stati Uniti vogliono tendere. Il Venezuela potrebbe inviare navi o altri aerei come forza deterrente e verrà progettato un “incidente” che darà al cane rabbioso Hegseth e soci tutte le giustificazioni di cui hanno bisogno.

Per un presidente così amante della pace, le ultime aperture di Trump alla guerra nei confronti sia del Venezuela che dell’Afghanistan sollevano certamente alcuni importanti interrogativi.

Da parte sua, Maduro ha lanciato diverse esercitazioni militari e di milizia come dimostrazione di forza e deterrenza:

Il venezuelano Maduro lancia esercitazioni militari nei Caraibi, in risposta alle azioni “OSTILI” di Trump. 2.500 soldati e 12 navi schierate nell’operazione “Sovereign Caribbean 200”. Raffiche di fuoco antiaereo e paracadutisti lanciati sull’isola di La Orchila, sede di una base militare.

Ma questo, ovviamente, fa tutto parte del piano. Come affermato in precedenza, i falchi della guerra degli Stati Uniti stanno cercando il Venezuela per “dare loro una ragione”, e questo rumore di sciabole non farà che aumentare le probabilità di un “incidente” che diventerà un casus belli per gli Stati Uniti, che sono in preda alla rabbia.

Altri Paesi al posto del Venezuela non possono far altro che armarsi e prepararsi per “il loro turno”. L’Iran sta facendo proprio questo. Una recente dichiarazione dell’alto parlamentare iraniano Abolfazl Zohrevand, che si dice sia anche membro della Commissione per la Sicurezza Nazionale dell’Iran, ci fornisce finalmente un po’ di chiarezza sul tema, ampiamente offuscato, delle spedizioni di armi russe all’Iran. Per tutto quest’anno, i siti di informazione sono stati inondati da vari resoconti fasulli sulla questione, ora per una volta abbiamo qualcosa di ufficiale:

I MiG-29 sono arrivati ​​in Iran, i Su-35 sono in arrivo in numero significativo, gli HQ-9 stanno arrivando in grandi quantità e gli S-400 sono già stati consegnati, annuncia Abolfazl Zohrevand, membro della Commissione per la sicurezza nazionale dell’Iran.

I nemici capiscono solo il linguaggio del potere: ora lasciali fare quello che vogliono

Abolfazl Zohrevand, membro della Commissione per la sicurezza nazionale dell’Iran, in un’intervista rilasciata questa settimana al Tahririeh Studies Institute.

La traduzione AI del video sopra è approssimativa, ma qui TASS conferma le sue affermazioni :

TEHERAN, 23 settembre. /TASS/. Un lotto di caccia MiG-29 di fabbricazione russa è arrivato in Iran, e anche i caccia Su-35 stanno gradualmente arrivando, ha affermato Abolfazl Zohravand, membro della Commissione per la sicurezza nazionale e la politica estera del parlamento iraniano.

“I MiG-29 di fabbricazione russa sono arrivati ​​in Iran come soluzione a breve termine e attualmente si trovano a Shiraz. I caccia Su-35 stanno gradualmente arrivando per una soluzione a lungo termine”, ha affermato il portale Didban Iran.

Per quanto riguarda l’S-400, la situazione rimane vaga. Alcune interpretazioni ritengono che abbia detto che è già stato consegnato, mentre altre affermano che è in “procinto” di essere consegnato, il che potrebbe essere solo un modo contorto per dire che non è ancora pronto, come accade ormai da oltre un decennio.


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Trump sconvolge il mondo con la radicale inversione di tendenza ucraina (…o ci ha ingannati tutti?)

Simplicio24 settembre∙Pagato
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Mentre scrivevo il precedente articolo, Trump aveva twittato qualcosa che aveva quasi “spaccato internet”, almeno per quanto riguarda la parte politica russo-ucraina. Ho pensato che sarebbe stato più opportuno scrivere un breve articolo separato sulla questione, dato che mi era sembrato subito ovvio cosa stesse succedendo e non richiedeva ulteriori riflessioni.

Sì, il vecchio Don Devious ha scioccato il mondo con una nuova “inversione di rotta” sull’Ucraina, come espresso nella sua ultima diatriba sotto forma di tweet. In essa, Donald cambia improvvisamente rotta per sostenere pienamente l’Ucraina che combatte e riprende tutto il suo territorio dalla Russia ai confini del 1991 e anche oltre , lasciando intendere che l’Ucraina potrebbe persino marciare su Mosca , forse prendendo spunto dall’ultimomomento di illuminazione di Yushchenko .

Alcuni vedono addirittura questo come una sorta di importante dichiarazione di guerra contro la Russia e la prova che gli Stati Uniti ora canalizzeranno ogni arma immaginabile e faranno tutto ciò che è in loro potere per “sconfiggere” la Russia in questa madre di tutte le guerre per procura.

Senza ulteriori indugi, ecco la scandalosa tirata in questione:

Ha scatenato una valanga di digrignanti “te l’avevo detto”, esborsi di premi “ci sono cascato di nuovo” e altre critiche “ti ho beccato” dall’angolo dei pessimisti che considerano il tweet decisivo come la trionfale rivendicazione della loro narrativa di lunga data secondo cui Trump avrebbe finito per intensificare le sue azioni e dichiarare guerra alla Russia.

Ma, essendo sempre un bastian contrario, non posso che dissentire da questa opinione, poiché se si legge tra le righe ci sono chiari segnali che sta succedendo qualcosa di completamente diverso.

I miei pensieri:

Lo sfogo di Trump mostra chiari segni di un leggero trolling, mescolato a esasperazione e a una sorta di recitazione che cerca essenzialmente di scaricare la guerra sull’Europa e sulla NATO in un modo che lo fa apparire nobilmente come un giocatore di squadra e un fervente sostenitore. Se si legge attentamente tra le righe, si inizia a percepire l’odore del sarcasmo sdolcinato: “Sì, avevate proprio ragione! Come ho potuto non accorgermene? L’Ucraina è molto più forte di quanto pensassi, e non solo può riprendersi TUTTO il suo territorio, ma può persino arrivare fino a Mosca!”

Questa sembra essere una forma avanzata di trolling. E il fatto che Trump affermi categoricamente “con il sostegno dell’Europa e della NATO” – anziché degli Stati Uniti – significa che se ne sta lavando le mani del conflitto. Le piccole frecciatine contro la Russia sono solo il suo modo di esprimere la sua delusione nei confronti di Putin per non averlo adulato e non avergli consegnato quel facile Premio Nobel per la Pace su un piatto d’oro.

Abbiamo visto di recente che Trump aveva già superato in astuzia l’Europa costringendola a un approccio “o si fa avanti o si zittisce”: questa non è altro che la logica continuazione e conclusione di quella commedia. Qui si tira fuori dalla guerra esagerando la sua lealtà alle direttive dell’establishment: è una performance, e anche buona, considerando quante persone ci sono cadute.

Un indizio importante per il teatro è stata la sua piccola foto con Macron sui media, in cui Trump ha raccontato il suo tweet di successo aggiungendo un po’ di brio beffardo nel suo stile caratteristico, quando ha detto a Macron non solo che “Ho sentito che la Francia sta andando molto bene”, ma anche che “siamo andati d’accordo su quasi tutto l’immaginabile”:

Chiunque non riconosca il classico gioco di provocazione di Trump, probabilmente non ha ben compreso il suo caratteristico “stile”. Il rapporto tra Trump e Macron è praticamente famoso per i suoi disaccordi, quindi questa affermazione fornisce una sorta di “chiave” o “leggenda” per comprendere gli eccentrici giochi mentali di Trump quando si tratta dell’ultima inversione di rotta.

Ciò che ha fatto in realtà è stato riconoscere che i media e i suoi oppositori non gli avrebbero concesso tregua – cosa a cui il suo ego è estremamente sensibile – a meno che non esagerasse le sue lodi e il suo impegno per la “causa” dell’establishment. Così ha ribaltato la situazione: “Vogliono un tifo isterico? Bene, glielo concedo”.

Dopo aver parlato del suo personaggio, dice: “Ah sì, ora ho visto la luce. L’Ucraina può vincere la guerra e conquistare Mosca, buona fortuna a tutti i soggetti coinvolti, buon divertimento!”

Purtroppo, Zelensky è caduto di nuovo nella trappola. Era completamente sgranato dalla gioia e dal sollievo infantili durante il suo incontro con Trump oggi, tragicamente ignaro del fatto che era stato nuovamente incastrato e gettato in pasto ai lupi da “Papà”.

È vivido come il giorno:

E con questo, se ne è lavato le mani, mentre incassava con orgoglio i profitti derivanti dall'”omicidio” da lui così apertamente denunciato, come si legge in una precedente dichiarazione:

Ma affermo che questa potrebbe essere un’opinione molto controversa, visto quante persone sono infuriate e giustamente infuriate sui social media. Forse mi sbaglierò su quest’ultima svolta di Trump. Una cosa è certa: non è il solito modo di affrontare la situazione in stile “5D” di Qanon ad aver portato a questa conclusione, ma piuttosto i tasselli che si incastrano in una logica “strategia di uscita” per Trump, con il suo solito tocco teatrale.

Per quanto Trump ami dipingere il ruolo del duro, in realtà è piuttosto accomodante, quando si tratta di compiacere amici, partner e persino critici. L’ultima performance si conclude con un volutamente trasandato “congedo” verso sinistra, lasciando il pubblico, abbindolato, raggiante di entusiasmo con sguardi spenti di finto trionfo.

Ma fatemi sapere cosa ne pensate.

SONDAGGIOL’ultimo “shock” di inversione di tendenza di Trump è…Performance ovvia da ritirareAutentico, segna l’escalation su RFSemplice confusione folle

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“Fermate la von der Leyen!”_di German Foreign Policy

“Fermate la von der Leyen!”

Germania: opposizione ferma alle sanzioni contro Israele proposte dalla Commissione UE. A Gaza, il bilancio delle vittime sale a oltre 65.000 e il numero dei morti per fame a 435. La Commissione ONU classifica gli eventi come genocidio.

19 Settembre 2025

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BERLINO/TEL AVIV (Rapporto proprio) – In Germania sta emergendo una forte opposizione alle sanzioni proposte dalla Commissione europea contro Israele. È “scioccante” che la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen stia “facendo passare la sua idea malriuscita di sanzioni commerciali…”, ha dichiarato Armin Laschet (CDU), Presidente della Commissione Affari Esteri del Bundestag; deve essere fermata. La Commissione aveva precedentemente proposto di imporre sanzioni contro i ministri di estrema destra e di sospendere l’accordo di associazione dell’UE con Israele nel settore del commercio. Un no della Germania potrebbe far fallire entrambe le misure. Questa minaccia è in atto anche se la situazione nella Striscia di Gaza è devastante e le forze armate israeliane continuano la loro nuova offensiva di terra. Ufficialmente, sono morte più di 65.000 persone, di cui oltre l’80% civili; il numero di morti per fame è salito ad almeno 435. Martedì scorso, una commissione indipendente delle Nazioni Unite ha concluso in un rapporto che Israele sta commettendo un genocidio; chiunque non si opponga è colpevole di “complicità”. Le organizzazioni umanitarie chiedono un intervento nella Striscia di Gaza.

Morte e distruzione

Lunedì, quando le forze armate israeliane hanno iniziato l’offensiva di terra su Gaza, la distruzione della città era già estesa. Solo nella settimana precedente, secondo l’Autorità Palestinese, erano stati distrutti oltre 600 edifici residenziali, più di 600 tende, dieci scuole e cinque moschee; le foto che mostravano la distruzione mirata di grattacieli avevano fatto il giro del mondo. Solo un terzo del milione di abitanti della città era già fuggito – in parte perché la presunta zona sicura nel sud della Striscia di Gaza, dove il governo israeliano sta cercando di cacciare la gente da Gaza, è stata ripetutamente attaccata, con conseguenze mortali.[1] La distruzione si è ulteriormente intensificata negli ultimi giorni; ad esempio, le forze armate israeliane hanno attaccato più volte l’unico ospedale pediatrico di Gaza. Secondo le autorità sanitarie di Gaza, il numero di vittime documentate ha superato i 65.000, e l’83% di tutte le vittime sono civili, secondo i dati interni dell’esercito israeliano (german-foreign-policy.com ha riportato [2]). Gli scienziati ipotizzano che un gran numero di morti non sia stato scoperto sotto le macerie e che quindi il numero delle vittime sia ancora più alto. Giovedì il numero di morti per fame è salito a 435, di cui 147 bambini[3].

Complicità

Con l’intensificarsi della morte e della distruzione, aumenta il numero di risoluzioni delle organizzazioni internazionali che esprimono dure critiche e chiedono conseguenze. Martedì scorso, ad esempio, una commissione indipendente delle Nazioni Unite ha presentato un rapporto in cui conclude che i crimini israeliani nella Striscia di Gaza costituiscono chiaramente un genocidio. La “responsabilità” è delle massime autorità statali israeliane, che “da due anni stanno orchestrando una campagna genocida con l’intento specifico” di “distruggere la popolazione palestinese di Gaza”[4]. “La comunità internazionale” non deve rimanere inattiva, ha chiesto la presidente della commissione, Navi Pillay; non fare nulla equivarrebbe a “complicità”. Pillay ha fatto riferimento all’obbligo di tutti gli Stati, in base al diritto internazionale, di usare “tutti i mezzi disponibili” per “fermare il genocidio a Gaza”. Mercoledì scorso, i principali rappresentanti di oltre due dozzine di importanti organizzazioni umanitarie attive a Gaza hanno pubblicato un appello in cui chiedevano a tutti gli Stati di “utilizzare ogni strumento politico, economico e legale disponibile per intervenire”[5] Chi non lo fa non solo è complice, ma contribuisce a creare un pericoloso precedente.

Nulla può giustificarlo

Nel frattempo, anche in Europa cresce il numero di governi e parlamentari che chiedono misure concrete. L’11 settembre, ad esempio, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui dichiara che “l’azione militare indiscriminata” delle forze armate israeliane nella Striscia di Gaza e l’affamamento mirato della popolazione non possono essere giustificati da nulla”.[6] Con una maggioranza di 305 contro 151 deputati e 122 astensioni, il Parlamento ha chiesto un’indagine completa su tutti i crimini di guerra; i responsabili devono essere chiamati a risponderne. Oltre alle sanzioni contro i ministri di estrema destra Bezalel Smotrich (Finanze) e Itamar Ben-Gvir (Sicurezza nazionale) e contro gli attivisti violenti dei coloni, dovrebbero essere sospese le disposizioni commerciali dell’Accordo di associazione dell’UE con Israele. Il Parlamento si è anche espresso a favore della soluzione dei due Stati. Anche l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha spinto per la sua attuazione in una risoluzione del 12 settembre, approvata con 142 voti favorevoli, 10 contrari e 12 astensioni. Il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, a cui il governo israeliano ha vietato l’ingresso nel Paese nell’ottobre 2024, ha dichiarato che l’attuazione della soluzione dei due Stati è “cruciale” per l’intera regione[7].

Sanzioni UE

Il dibattito sulle sanzioni contro Israele continua a infiammarsi nell’UE, soprattutto da quando la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione di mercoledì scorso, di essere favorevole alle sanzioni contro i ministri israeliani di estrema destra e alla sospensione dell’Accordo di associazione con Israele nel settore del commercio.[8] La Commissione ha presentato ufficialmente mercoledì delle proposte in tal senso. Le sanzioni personalizzate devono essere sostenute da tutti gli Stati membri; è sufficiente che vengano bloccate se, ad esempio, l’Ungheria pone il suo veto. La sospensione dell’Accordo di associazione per il commercio, invece, può essere impedita solo se gli Stati membri con il 35% della popolazione dell’UE sono contrari. Questo sarebbe possibile se la Germania, l’Italia e alcuni Stati più piccoli lo bloccassero. Il governo tedesco non si è ancora impegnato ufficialmente. All’interno dell’SPD, le voci che chiedono sanzioni si fanno sempre più forti. I partiti della CDU/CSU si oppongono strenuamente. È “scioccante che la Presidente della Commissione stia portando avanti la sua mezza idea di sanzioni commerciali contro l’unica democrazia del Medio Oriente”, ha dichiarato Armin Laschet (CDU), Presidente della Commissione Affari Esteri del Bundestag; deve essere fermata[9].

Il giorno del mai-mai

Anche il governo tedesco sta frenando sulla questione se gli Stati europei debbano unirsi alla grande maggioranza dei Paesi del mondo e riconoscere la Palestina come Stato. La Francia ha annunciato l’intenzione di riconoscere la Palestina la prossima settimana a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ha preparato l’iniziativa insieme all’Arabia Saudita. Il Canada vuole unirsi a questa iniziativa; anche il Regno Unito e l’Australia la stanno valutando. Sebbene la Germania abbia appoggiato la risoluzione delle Nazioni Unite di venerdì scorso, che prepara il terreno politico per la misura, ha chiarito che non riconoscerà lo Stato palestinese in sé; ciò potrà avvenire solo alla fine di un processo di pace, afferma.[10] Tuttavia, poiché un processo di pace non è in vista e potrebbe non aver luogo dopo l’espulsione armata dei palestinesi da Gaza, la posizione tedesca equivale a un rifiuto de facto di uno Stato palestinese.

[1] Christian Meier: Guerra ai grattacieli. Frankfurter Allgemeine Zeitung 16 settembre 2025.

[2] Vedi Cooperazione con le armi ad ogni costo.

[3] Faisal Ali, Stephen Quillen: L’invasione di terra di Israele intrappola centinaia di migliaia di persone nella città di Gaza. aljazeera.com 18.09.2025.

[4] Israele ha commesso un genocidio nella Striscia di Gaza, secondo la Commissione delle Nazioni Unite. ohchr.org 16.09.2025.

[5] Gaza: I leader dei principali gruppi di aiuto chiedono ai leader mondiali di intervenire dopo le conclusioni del genocidio delle Nazioni Unite. msf.org 17.09.2025.

[6] Il Parlamento spinge per gli aiuti a Gaza, il rilascio degli ostaggi e la giustizia. europarl.europa.eu 11.09.2025.

[7] L’Assemblea generale approva la Dichiarazione di New York sulla soluzione dei due Stati tra Israele e Palestina. news.un.org 12.09.2025.

[8] Vedi Terrorismo di Stato.

[9] Thomas Gutschker, Matthias Wyssuwa: Proposta con conseguenze moderate. Frankfurter Allgemeine Zeitung 18/09/2025.

[Michaela Wiegel: Macron non vuole essere intimidito. Frankfurter Allgemeine Zeitung 16/09/2025.

Guerra contro la Cina

In Europa esiste un riflesso che è dannoso per la Cina. È il rovescio della medaglia del rispetto reverenziale che suscitano la vastità, le dimensioni, la cultura e la statualità della Cina. Al confronto, l’Europa appare minuscola. Il confronto mitiga l’errore di essere incomparabili.

La Cina è più grande.

“Tenere a bada la Cina” è sempre stato vano. Per “tenere a bada la Cina” è necessaria la violenza e, se necessario, la guerra contro la Cina. Quasi ogni atto di violenza, almeno a Berlino, era stato considerato moralmente giustificato per umiliare la Cina.

L’Impero tedesco inviò le sue truppe per schiacciare i “pugni della giustizia e dell’armonia”, un movimento di resistenza cinese. L’imperatore Guglielmo, personalmente, qui davanti ai soldati tedeschi in partenza per la Cina, invocò il massacro.

“Non sarà concessa alcuna pietà! Non saranno fatti prigionieri! Proprio come mille anni fa gli Unni (…) si sono fatti un nome (…) possa il nome tedesco in Cina essere affermato da voi in modo tale che per mille anni nessun cinese oserà guardare storto un tedesco”.

Gli eroi tedeschi di questa carneficina furono onorati dallo Stato di Weimar … eroizzati durante il fascismo tedesco … e sono immortalati nei nomi delle strade della Repubblica Federale Tedesca. La capitale Berlino commemora questi criminali e i loro cannoni nella parte sud della città; a Colonia c’è un “quartiere cinese”, dove non vengono commemorati nomi cinesi, ma piuttosto quelli dei loro assassini tedeschi. La commemorazione onora i carnefici della politica globale tedesca e storicizza la proiezione di potere tedesca, che cercava di “tenere a bada la Cina”.

Questa proiezione di potere è attualmente di nuovo in discussione, in occasione dell’allineamento annuale della politica militare globale a Monaco di Baviera nel 2018.

“La Cina sta sviluppando un sistema alternativo completo all’economia occidentale”, ha lamentato il ministro degli Esteri tedesco, chiedendo ‘coraggio’ nella “proiezione di potere”:

“L’Europa ha bisogno di una proiezione di potere globale comune. Non dovrebbe mai concentrarsi esclusivamente sull’aspetto militare, né rinunciarvi completamente”.

L’Europa non ha mai rinunciato al potere militare ai confini della Cina. L’esercito è stato chiamato senza pietà durante la guerra di Corea e la guerra del Vietnam. La Repubblica Federale Tedesca ha partecipato tecnicamente, mentre il napalm e il fosforo devastavano il Vietnam. L’agitazione giornalistica era rivolta contro i “Vietcong”, i soldati scalzi, una sorta di diavoli rossi. Il “Drago”, la vicina Cina, attraverso le cui rotte e i cui porti i rifornimenti bellici contribuivano a frenare le guerre occidentali in Asia, era considerato non meno diabolico.

Le rappresentazioni razziste del popolo durante la guerra del Vietnam e quella di Corea stanno tornando oggi.

Le masse asiatiche che divorano le risorse globali, come suggerito qui in una rivista di Berlino, capovolgendo la verità su Berlino e l’Europa, che si nutrono del sangue delle vittime del loro dominio coloniale… Questa rappresentazione razzista viene illustrata ogni volta in modo diverso, ad esempio come la Cina che sta per mettere il mondo in bocca con le bacchette. Siamo divorati e dobbiamo difenderci.

Queste isteriche facilitano la violenza. Nelle riviste economiche, parlare di guerra è diventata routine: guerra doganale, guerra delle sanzioni e guerra dei sistemi. …

Pertanto, prendere le armi sembra logico. Ai confini indo-pacifici della Cina si è formato un anello di violenza che potenzialmente minaccia l’annientamento nucleare.

La Germania rimarrà neutrale? Guiderà l’attacco dell’Europa contro la Cina, nell’alleanza transatlantica? La Germania sta potenziando il proprio armamento con un crescendo di miliardi.

Le aziende tedesche produttrici di armi stavano già spingendo per avere una quota nel circolo armato intorno alla Cina, per “tenere a bada la Cina” dal mare. Nell’alleanza occidentale, la Germania sta rafforzando quel circolo, come faceva la Germania Ovest in passato, quando condivideva logistica e tecnologia, ma soprattutto un sacco di soldi e la rappresentazione razzista che ha portato al massacro in Vietnam.

La Germania non è neutrale. Sta per unirsi al fronte.

Tuttavia, a differenza di prima, le armi di oggi possono raggiungere Berlino direttamente dal campo di battaglia asiatico. … Non fatevi ingannare.

L’Europa è minuscola in confronto. La Cina è più grande.

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Auf Rechtskurs alla Trump

Il corso di estrema destra di Trump sta portando a effetti di imitazione nell’UE: diversi Paesi e l’AfD vogliono classificare gli “Antifa” come “terroristi”. L’AfD è attualmente il partito più forte e potrebbe entrare a far parte di una coalizione di governo.

22

Settembre

2025

WASHINGTON/BERLINO (Own report) – Il drammatico corso politico di destra degli Stati Uniti sotto il presidente Donald Trump sta portando ai primi effetti di imitazione in due Stati e in vari partiti dell’Unione europea. Dopo che giovedì Trump ha dichiarato di voler classificare le organizzazioni antifasciste (“Antifa”) come “organizzazioni terroristiche”, il Parlamento olandese ha invitato il governo del Paese a fare lo stesso. Venerdì, il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha annunciato la sua intenzione di unirsi al presidente statunitense. Anche il presidente del partito di governo belga Mouvement réformateur (MR) e l’AfD stanno avanzando richieste identiche. L’AfD è diventato il partito più forte della Germania davanti alla CDU e alla CSU in due sondaggi. All’interno dei partiti CDU/CSU si dice che se la SPD nel governo federale continuerà a rifiutare i tagli sociali estremi desiderati, sono ipotizzabili anche altre coalizioni di governo – un’allusione a una coalizione con l’AfD. Questa potrebbe quindi diventare necessaria per realizzare i drastici piani di riarmo di Berlino. Nel frattempo, l’amministrazione Trump mostra segni di fascistizzazione.

Formazione autoritaria

Negli Stati Uniti, l’amministrazione Trump sta portando avanti con tutte le sue forze la creazione di strutture autoritarie, la formazione della società e, nel medio-lungo termine, la fascistizzazione del Paese. Uno degli esempi più recenti è il tentativo di impedire qualsiasi critica a Charlie Kirk, un agitatore di estrema destra assassinato il 10 settembre, che definiva le donne nere “intellettualmente inferiori” e classificava esplicitamente gli aborti come “peggiori dell’Olocausto”. Trump deve molti voti di giovani elettori alla propaganda di Kirk. Ora ha fatto licenziare un presentatore televisivo liberale che aveva fatto commenti indecorosi sull’omicidio di Kirk, dando un esempio che costringerà altri liberali ad abbandonare i media.[1] Trump sta sottoponendo un numero crescente di organi di informazione – compresi quelli influenti come il Wall Street Journal e il New York Times – a cause legali miliardarie per aver pubblicato articoli critici e vuole vietare la pubblicazione di tutte le ricerche sul Pentagono che non siano state approvate dal governo.[2] Questo renderà impossibile la pubblicazione di articoli critici sulle forze armate statunitensi. I principali oppositori del presidente ipotizzano da tempo che Trump non permetterà più libere elezioni. Pertanto non potrà più essere rimosso dal suo incarico con mezzi democratici[3].

L’antifascismo come “terrore”

La scorsa settimana, due Stati dell’UE hanno adottato esplicitamente per la prima volta una delle proposte di Trump e hanno annunciato l’intenzione di integrarla nella propria legislazione. Si tratta del piano per classificare le organizzazioni antifasciste – stiamo parlando di “Antifa” come movimento – come terroristiche. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha dichiarato venerdì di essere “felice” del piano annunciato da Trump: “Anche in Ungheria è arrivato il momento di classificare organizzazioni come Antifa come organizzazioni terroristiche”, “seguendo il modello americano”.[4] Nella capitale ungherese Budapest, ad esempio, le organizzazioni antifasciste manifestano contro una marcia commemorativa annuale organizzata dai fascisti in memoria di una battaglia combattuta dalla Wehrmacht e dalle Waffen SS contro le forze armate dell’Unione Sovietica. [Giovedì, su richiesta del politico di estrema destra Geert Wilders (Partij voor de Vrijheid, PVV), il Parlamento olandese ha chiesto al governo di classificare anche “Antifa” come organizzazione terroristica[6], tra l’altro con i voti del partito di governo VVD (Volkspartij voor Vrijheid en Democratie), da cui proviene anche il Segretario generale della NATO Mark Rutte.

“Procedure fasciste”

Anche in altri Paesi dell’Unione europea sono stati lanciati inviti a vietare le organizzazioni antifasciste o almeno a ostacolarne le attività. In Austria, ad esempio, il “portavoce per la sicurezza” dell’FPÖ, Gernot Darmann, chiede che “questa palude di sinistra” – “gli Antifa” – “venga prosciugata”[7]. In Belgio, il presidente del partito di governo Mouvement réformateur (MR), Georges-Louis Bouchez, vuole che “la struttura Antifa” venga “sciolta” dalle autorità, seguendo l’esempio di Trump. Il suo partito lavorerà per questo “a livello governativo e parlamentare”, spiega Bouchez, che accusa esplicitamente “Antifa” di essere “una struttura con metodi fascisti”.[8] In Germania, i politici dell’AfD chiedono che il movimento antifascista sia classificato come “terrorista”. I membri dell’AfD al Parlamento europeo lo avevano già proposto anni fa nell’ambito delle loro attività parlamentari. Ora, ad esempio, il deputato AfD del Bundestag Alexander Wolf ha dichiarato sui social media: “Donald Trump vuole agire contro Antifa. … Molto bene!”. Anche il collega parlamentare di Wolf, Dario Seifert, ha dichiarato sui social media che il piano di Trump dovrebbe “essere un modello anche in Germania e in Europa”: “Categorizzare Antifa come gruppo terroristico!”.

Il partito più forte

L’AfD avanza questa richiesta in un momento in cui sta ottenendo cifre record nei sondaggi ed è anche sempre più oggetto di considerazioni di coalizione. In un sondaggio YouGov pubblicato il 17 settembre, l’AfD ha superato per la prima volta i partiti della CDU/CSU, piazzandosi al primo posto con il 27% (CDU/CSU: 26%). Anche un sondaggio INSA pubblicato il 20 settembre vede l’AfD (26%) davanti alla CDU e alla CSU (25%),[9] mentre la SPD è molto indietro con il 15%. Nello Stato federale della Sassonia-Anhalt, l’AfD è attualmente al 39%; il suo candidato principale Ulrich Siegmund punta a un governo unico dopo le elezioni statali del settembre dell’anno prossimo.[10] In tre grandi città del popoloso Stato tedesco occidentale della Renania Settentrionale-Vestfalia – Duisburg, Gelsenkirchen e Hagen – i candidati dell’AfD alle elezioni locali di poco più di una settimana fa sono arrivati al ballottaggio per la carica di sindaco questa domenica.

“Altre maggioranze possibili”

Allo stesso tempo, il dibattito sull’inclusione dell’AfD in una coalizione di governo – eventualmente anche a livello federale – si sta intensificando. La conservatrice Frankfurter Allgemeine Zeitung, vicina ai partiti CDU/CSU, riferisce che ci sono politici della CDU e della CSU – “anche di primo piano” – che “esprimono l’opinione a porte chiuse” che, a lungo termine, l’AfD “almeno” non può essere trascurato nelle questioni organizzative, come “l’assegnazione di posti di presidente di commissione”. [Due settimane fa, Carina Hermann, co-presidente dell’esecutivo federale della CDU, ha dichiarato in una riunione del consiglio direttivo che se l’SPD non avesse sostenuto i tagli sociali desiderati, allora “altre maggioranze” sarebbero state possibili al Bundestag. 12] In risposta, Karl-Josef Laumann, ministro degli Affari sociali del NRW e vicepresidente federale, non ha pronunciato freddamente la solita frase secondo cui una maggioranza con il ricorso a un partito di estrema destra era impensabile nei partiti della CDU/CSU. Al contrario, Laumann ha avvertito, non escludendo ovviamente questo scenario: “Molti se ne andrebbero e anch’io”[13].

La violenza

Il corso della destra in Europa non è solo il risultato di effetti di imitazione; l’amministrazione Trump e il suo ambiente politico lo stanno portando avanti attivamente (german-foreign-policy.com ha riportato [14]). Ciò non esclude nemmeno interventi che possono essere intesi come un invito alla violenza. Ad esempio, l’ex collaboratore di Trump Elon Musk ha alimentato la marcia di circa 150.000 estremisti di destra a Londra il 13 settembre con un discorso video in cui non solo ha chiesto lo scioglimento del Parlamento e un cambio di governo nel Regno Unito, ma ha anche affermato che con l’aumento dell’immigrazione “la violenza sta arrivando da voi”[15] Musk ha continuato: “Che ricorriate alla violenza o meno, la violenza sta arrivando da voi. O ti opponi o muori, questa è la verità”. Tra i 150.000 manifestanti c’erano anche persone note per le loro tendenze violente.

[Natalie Andrews, Aaron Zitner: In Kimmel Suspension, Trump Campaign Against Critics Escalates. wsj.com 18.09.2025.

[2] Ken Bensinger: Il Pentagono espande le sue restrizioni all’accesso dei giornalisti. nytimes.com 20.09.2025.

[3] Melanie Mason, Dustin Gardiner: Gavin Newsom: “Non credo che Donald Trump voglia un’altra elezione”. politico.com 27.08.2025.

[Gábor Tanács, Gavin Blackburn: Il premier Viktor Orbán segue Trump e dice che l’Ungheria designerà l’antifa come organizzazione terroristica. euronews.com 19.09.2025.

[5] Si veda La punta di un iceberg marrone.

[6] Carlos Robles: Il Parlamento olandese adotta una mozione per classificare l’antifa come organizzazione terroristica. bnonews.com 18.09.2025.

[7] FPÖ – Darmann: “La negazione della realtà da parte del Ministro della Giustizia è una protezione per l’estremismo di sinistra!” ots.at 21/09/2025.

[8] Caroline Vandenabeele: Georges-Louis Bouchez minaccia di “sciogliere Antifa”: perché non è così semplice. rtbf.be 19.09.2025.

[9] Salto a livello record – AfD supera la CDU/CSU per la prima volta nel sondaggio YouGov. welt.de 17/09/2025.

[10] L’AfD punta a un governo unico. deutschlandfunk.de 07/09/2025.

[11] Eckart Lohse: La Fondazione Adenauer mette in guardia la CDU dalla cooperazione con l’AfD. Frankfurter Allgemeine Zeitung 19.09.2025.

[12], [13] Florian Kain: il ministro della CDU minaccia di lasciare il partito. bild.de 10/09/2025.

[14] Si veda L’estrema destra transatlantica (III) e “Imparare dal tornado Trump”.

[Haroon Siddique: Che cosa ha detto Elon Musk alla manifestazione di estrema destra nel Regno Unito e le sue osservazioni hanno violato la legge? theguardian.com 15.09.2025.

A che punto siamo_di WS

L’ analisi   dei fatti,  sempre ben riportata  da Simplicius,    ci sollecita sempre  la domanda :   dove stiamo andando?

Ho già spiegato ad iosa  il mio punto  di vista:   i banksters   ci stanno portando   in una WW3   che  avrà come sempre  l’epicentro  in Europa.   Quindi  ogni  volta  si tratta  solo   di chiederci:   a  che punto  siamo?

 A questo ho  risposto  in altra occasione   che   siamo  in uno “  stallo”; nel momento in cui  i “piani A”   dei due contendenti, NATO  e Russia,   sono sostanzialmente  falliti  ma   esiste ancora, in realtà esisteva   fino a due  settimane fa,   una     “finestra”   per  una “  transazione”  che, fosse  anche  solo  un “pastrocchio”, comportasse  quantomeno  la “ deescalation”    da “  guerra  esistenziale”   a semplice  “conflitto”.

Bisogna però qui precisare        la  differenza   tra “tregua”  e  “armistizio”,    tra  quel trucchetto   che la NATO vuole  imporre  alla  Russia   per      fermare  l’usurante  pressione russa  sulla NATO-Ucraina  e  così  guadagnare  tempo  onde   rinforzare il proprio  “baluardo” ,  e  l’ “  armistizio” , cioè  un    qualunque tipo di   accordo scritto  e vincolante   a    certe reciproche  condizioni  immediatamente  concesse, condizione  richiesta dai russi  per  cessare  il fuoco.

La differenza è enorme: le “tregue” infatti non risolvono nulla  e hanno una valenza meramente  tattica; gli “armistizi” invece  “deescalano “   il conflitto   e  possono definire  le condizioni   della  eventuale pace  successiva   che  comunque non potrà   essere  quella  di una “resa incondizionata”.

Ricordiamo infatti  che mentre  nel 1918  gli  “imperi  centrali”   firmarono un armistizio,   nel   1945   a Germania e Giappone  fu  imposta  una “resa incondizionata”,  mentre  l’ Italia , che è  fuuurba, invece  firmò un  armistizio…con clausole  da  resa   incodizionata!

E anche      l’ URSS  nel 1989  firmò una specie   di  “ armistizio”,  esattamente  come  quello  che nel 1944 la Finlandia  firmò  con L’ URSS.

Quale è  quindi la differenza  tra “ resa incondizionata” è un “armistizio” ?  Che nella prima  il vincitore  si prende tutto  quello che  vuole occupando l’ intero  territorio nemico! 

Senza questa  “occupazione totale”   lo   Stato  perdente  rimane   vivo   e libero  di    tentare una revanche    esattamente   come  fece la Francia  nel 1914   o  la Germania nel 1939  e,  se vogliamo,  starebbe    tentando di fare la Russia adesso  anche  se   in guerra ci è stata  tirata  controvoglia .

Gli “armistizi”  quindi  non  portano  necessariamente    ad una “pace”  ma      portano comunque  a  lunghe   “tregue”  in cui i due contendenti  si  riconoscono legittimamente . Ad  esempio  la   resa incodizionata  del Giappone  è stata  solo agli  americani  che poi l’ hanno occupato.  Con i russi  il Giappone  ha firmato  solo un armistizio cui  non è seguita  alcuna pace; eppure   i due  stati  si riconoscono  reciprocamente,  sebbene   è sicuro che  i giapponesi  “ alla prima occasione “ proveranno a riprendersi quello  che ancora  ritengono proprio.

E  tornando  alla  guerra NATO -Russia   è appunto la “ deescalation”  la cosa  che più la Russia  desidera   e su cui  è disposta   a “ragionevoli” compromessi;  ma   è proprio   la “  deescalation”    ciò che  “l’ occidente” non può dargli .

Questo  perché ,  avendo  questultimo dovuto  creare   una   narrazione   da  “guerra  esistenziale” ,  con la firma di un   “armistizio” che  dovesse  comunque contenere le richieste russe,    rifiutate  dal “l’ occidente  combinato “  prima dello  SMO,   esso  risulterebbe   “lo sconfitto”,  con un contraccolpo   geopolitico  che   spazzerebbe  via le attuali   elites  occidentali.

L’avvento  della  nuova  amministrazione Trump   rappresenta(va)  appunto una occasione   di   “ deescalare”   scaricando  tutto  il costo  di questo  armistizio  sulle spalle  de l’€uropa; non c’ è dubbio  che   questa  fosse  l’ intenzione  di Trump,  perché  avrebbe potuto mettere  parte  di questa  “sconfitta”   anche sulle spalle dei suoi nemici  in patria.

Ma  ovviamente   sia  questi  che le elites  europee loro clientes  che ancora  dominano la colonia €uropa   non sono    d’accordo; costoro    stanno  facendo  di tutto  per tenere  la barra  della politica americana  sul progetto  “guerra  totale alla Russia”  ed io non vedo proprio come Trump possa  fronteggiare  questa  reazione   laddove  i suoi nemici  faranno  di tutto per   definirlo un “perdente”  se  lui  firmasse  qualcosa   che riconoscesse  le ragioni russe.

Quindi, purtroppo, la guerra  continuerà  in modalità che si possono facilmente prevedere  perché  con  queste  premesse  anche il “piano Colby “  salta e  sia  USA   che Cina  hanno interesse ad un appeasement  quantomeno per  tutto il tempo  che  la guerra in Ucraina durerà.

Questo  spinge entrambi  ad  una “ tregua non dichiarata”   nella quale entrambi hanno interesse  a che  la guerra  rimanga  confinata in  Europa  e  che  continui  a lungo  e a  bassa intensità.

Perché  quando crollerà la NATO-Ucraina per la NATO-€uropa   verrà  il momento  delle  decisioni  fatali:   rilanciare  con una guerra  diretta   o  sottoscrivere  una “sconfitta  strategica” ?

E’ ovvio  che  queste  élites  vogliano  procrastinare   questo  “redde  rationem”  e che , paradossalmente  e  per lo stesso motivo,    questo  sia  interesse anche  della Russia   che   a questo  tipo  di  guerra  ormai ci si è accomodata.

In ogni caso però  le €uroelites  hanno bisogno  di mantenere  una continua psicosi di guerra ,  sia per impedire a Trump   di prenderne le  distanze,  sia  per portare  avanti i loro progetti  di   compressione popolare  attraverso  l’ isteria   di guerra.

Da  qui  il  teatrino attuale con  “la Russia  ci invade!”

Purtroppo  però  c’ è  in questo un  aspetto  che  porterà   questo   teatro  dal  comico  al tragico, perché,   quando  verrà il “redde  rationem”,   se in €uropa   saranno  al potere  le attuali  eélites, non  vedo   cosa potrebbe   sostituirle per allora,  esse  sceglieranno  comunque il rilancio.

Ed in questo   particolarmente  ottuse  saranno le élites  tedesche    che  de l’ €urolager  sono state il volenteroso Kapò   e che ora  cominciano   a sognare  la propria piena  trasformazione in un IV Reich   da   lanciare  di nuovo  alla conquista  della Russia ,  per  una  “rivincita” al cui sostegno però stavolta   i tedeschi godrebbero del pieno appoggio  dei loro   masters “anglosassoni”.

Quindi mi  dispiace,  ma  per noi €urofessi   confermo la mia solita diagnosi : “ andrà male  prima di finire  molto peggio”.

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Dai sogni unipolari ai sistemi duali_a cura di Michael Hudson

Dai sogni unipolari ai sistemi duali

Da Michael 

Martedì 16 settembre 2025 Interviste  Nima  Permalink

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NIMA ALKHORSHID: Ciao a tutti. Oggi è giovedì 4 settembre 2025 e i nostri amici Richard Wolf e Michael Hudson sono di nuovo con noi. Bentornati, Richard e Michael.

RICHARD WOLFF: Sono contento di essere qui.

NIMA ALKHORSHID: C’è stato un vertice in Cina, il vertice della SCO [Shanghai Cooperation Organization], che è stato enorme: India, Russia, Cina, riunite insieme. E c’erano le potenze regionali, l’Iran e altre potenze dell’Asia centrale, che parlavano con queste superpotenze.

Dall’altro lato, abbiamo avuto Armenia e Azerbaigian che ne hanno fatto parte, considerando i nuovi conflitti in quella regione. Curiosa la reazione di Donald Trump, che sta parlando degli Stati Uniti:

DONALD TRUMP (CLIP): […] gli Stati Uniti, tutto il mondo morirebbe. È vero. È così potente. È così grande. E io l’ho reso davvero grande nei primi quattro anni. Poi ha iniziato a degenerare con l’amministrazione Biden. Ma l’abbiamo portata a un livello che non avrei mai pensato potesse essere raggiunto così rapidamente. Siamo i più caldi, i migliori e i migliori dal punto di vista finanziario. Il denaro che arriva è così grande grazie alle tariffe e ad altre cose, ma grazie alle tariffe. Le tariffe ci fanno ottenere anche queste altre cose, e in più ci fanno ottenere grandi negoziatori. Ho risolto sette guerre, e molte di quelle guerre erano dovute al commercio […]

NIMA ALKHORSHID: A proposito, le tariffe sono state la ragione principale per cui l’India è stata in qualche modo spinta verso la Russia e la Cina nel vertice: dopo anni, l’India è andata al vertice, il vertice SCO. Vai avanti, Michael, con la tua opinione.

MICHAEL HUDSON: Beh, la cosa interessante è che non c’è stata quasi nessuna copertura da parte della stampa americana, e anche di quella europea, sul vero significato del vertice. La copertura del New York Times è probabilmente la peggiore. Ha dato l’impressione che l’intera Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e gli incontri a Tianjin e a Pechino servissero semplicemente a discutere del confronto con l’Occidente. A leggere la copertura qui, e sul Financial Times e altri, si potrebbe pensare che le riunioni fossero tutte incentrate sul tema “Come ci organizziamo per minacciare l’Occidente?

La parata militare, dipinta come una minaccia imminente per l’Occidente, è l’unica cosa di cui si parla. Ciò che viene tralasciato è il fatto che tutta questa attenzione alla parata militare serviva a ricordare al mondo l’80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale in Asia; serviva a inquadrare l’intera discussione, che lo scopo – originario – dell’ordine economico postbellico progettato dagli strateghi americani era quello di porre fine al fascismo e introdurre un ordine mondiale equo basato sui principi delle Nazioni Unite. 

Sia il Presidente Xi che il Presidente Putin e altri hanno continuato a fare riferimento ai principi delle Nazioni Unite di parità di trattamento e di non interferenza in altri Paesi. Si è parlato di come ristabilire questo ordine. E, ovviamente, riconoscono che questo ordine non può più includere l’Occidente. Il discorso di Putin, in particolare, ha sottolineato come gli Stati Uniti e l’Europa abbiano portato l’Occidente ad allontanarsi dai principi delle Nazioni Unite, dall’economia internazionale aperta, dal trattamento della nazione più favorita, dove si trattano le altre nazioni in modo uguale e si riconoscono le esigenze di sicurezza di tutti.

Così il capo della NATO, Mark Rutte, si è lamentato del fatto che Putin sta ricevendo troppa attenzione, il che significa che non dovremmo discutere nemmeno di ciò di cui stanno realmente parlando in Cina. Significava non discutere di quanto negli ultimi giorni abbiamo visto un punto di riferimento nell’introduzione di un nuovo ordine economico. E il Presidente Putin, quando gli è stato riferito, ha spiegato che [nella] conferenza stampa – ne ha tenuta una – il confronto non era affatto al centro dell’attenzione. I colloqui vertevano su come definire i dettagli del consolidamento delle relazioni tra i Paesi asiatici, i Paesi BRICS e gli stessi Paesi del Sud globale. Nei discorsi tenuti e nelle conferenze stampa non c’è stato alcun riferimento all’Occidente;

Si trattava di loro stessi e, nello specifico, di come l’Asia e i Paesi del Sud globale possono andare avanti per la loro strada, con un contatto e un’esposizione minimi all’Occidente? Non stanno cercando di attaccare l’Occidente. Stanno cercando di isolarsi e di liberarsi dal modello economico occidentale del Thatcherismo di Margaret, della finanziarizzazione e del neoliberismo che ha portato l’Occidente alla deindustrializzazione. Come possono i membri della SCO, i BRICS e i loro alleati del Sud globale creare un’economia di mercato socialista, sostanzialmente simile a quella cinese, che aumenti effettivamente il tenore di vita e la produttività, invece di deindustrializzarsi?

Quindi, non c’è alcuna minaccia di guerra, se non da parte della NATO. Ma non ci saranno nemmeno relazioni pacifiche. L’idea è come diventare indipendenti dalle relazioni con l’Occidente. E questo è ciò che non viene discusso qui. E questa spaccatura è meglio rappresentata dall’oleodotto “Power of Siberia 2”. Questa è stata la discussione più importante che ne è scaturita. Si trattava di gas che originariamente era stato pianificato per andare in Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1. Ebbene, tutto questo è finito. Ebbene, tutto questo è finito. Il gas siberiano andrà in Cina attraverso la Mongolia. E proprio come il gas russo ha alimentato l’industria europea in passato, ora farà lo stesso per la Cina, la Mongolia e altri Paesi che sono collegati ai loro reciproci gasdotti;

Ciò significa che l’Europa dovrà dipendere dalle esportazioni di gas naturale liquefatto degli Stati Uniti, da prezzi molto più alti e dal calo delle forniture del Mare del Nord dalla Norvegia. E l’enorme quantità di gas in Siberia trainerà la crescita cinese;

Si può vedere la furia che questo ha provocato in Europa. Ieri pomeriggio, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha definito Putin “forse il più grave criminale di guerra del nostro tempo”. Cosa ha detto: L’Unione Europea si sta rapidamente trasformando da un’unione economica in un blocco politico-militare – con decisioni e dichiarazioni quasi costantemente aggressive. Ed è così che il Presidente Putin ha descritto le parole di Merz, secondo cui i rapporti occidentali sono semplicemente bellicosi. E Putin ha detto: Non diamo per scontato che debbano comparire nuovi Stati dominanti. Tutti saranno su un piano di parità. In altre parole, nessun nuovo Stato dominante significa che non permetteremo più agli Stati Uniti e ai loro satelliti in Europa di governare il mondo, e certamente non di governare noi;

Ma c’è un riconoscimento del fatto che, sì, gli Stati Uniti possono gestire l’Europa, e probabilmente il Giappone e la Corea per il momento, ma tutti questi incontri sono stati: come possiamo non essere coinvolti in questo? E prima ha citato il Presidente Trump. Sui social media ha scritto: “Presidente Xi, la prego di dare i miei più calorosi saluti a Vladimir Putin e Kim Jong-un mentre cospirate contro gli Stati Uniti d’America”. Questo è stato il messaggio, il resoconto di tutto ciò che è accaduto. Non voglio dilungarmi troppo, ma voglio solo sottolineare che il contrasto tra il successo del consolidamento dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e il commercio e gli investimenti dei BRICS è un sistema economico diverso dalla destabilizzazione degli Stati Uniti, l’economia statunitense che è destabilizzante. E questo rende molto difficile… Il risultato degli incontri, credo, è che se il mondo si sta dividendo in questi due sistemi diversi, che effetto avrà sui Paesi che hanno cercato di avere un piede in entrambi i sistemi, come la Turchia?

All’inizio si pensava che l’India sarebbe stata la parte debole dei BRICS e che l’India stesse cercando di avere un piede nell’economia statunitense e l’altro piede il più possibile nei BRICS, ma in realtà rappresentava gli interessi neoliberali degli Stati Uniti all’interno dei BRICS. I dazi di Trump hanno cambiato tutto questo. Casualmente, appena una settimana prima dell’incontro, Trump non ha dato all’India altra scelta se non quella di scegliere il proprio futuro con i BRICS e di fare pace con la Cina: Questa terra di confine sull’Himalaya, dove non c’è un vero confine definito, non è affatto importante. Ciò che è importante è il nostro sviluppo a lungo termine. Per l’India, il commercio di petrolio e gas che abbiamo con la Russia, la raffinazione del petrolio russo e il suo ottenimento sono molto più importanti per la nostra economia, che si basa sull’energia e sull’elettricità prodotte dal petrolio. È molto più importante delle nostre esportazioni, principalmente di prodotti di lavoro manuale, verso gli Stati Uniti.

Putin [Trump] ha continuato a dire che l’India ha bisogno del mercato statunitense. Senza il mercato statunitense andrà in rovina. E il Presidente Modi ha detto chiaramente che non è affatto così. Sono quindi all’opera due dinamiche opposte: Da un lato, i BRICS e la maggioranza globale stanno cercando di isolarsi dagli Stati Uniti-NATO, non per attaccarli, non per essere rivali. Non si tratta di rivalità, perché stanno facendo cose completamente diverse. L’Europa sta militarizzando la propria economia e deindustrializzando il settore non industriale. L’Asia deve avere una copertura militare, ma sta cercando di portare avanti la diffusione del modello industriale cinese di successo a tutti gli altri Paesi del BRICS e di organizzare i trattati a cui stanno lavorando, di conseguenza, per consolidare le loro relazioni reciproche. Ed è proprio questo che sconvolge l’Occidente: il pensiero che altri Paesi non dipendano dal mercato statunitense o dall’Europa, ma possano andare avanti per la loro strada. È un sistema diverso, che sta avendo successo, mentre l’economia statunitense si sta riducendo e quella europea si sta disintegrando.

NIMA ALKHORSHID: Fai pure, Richard.

RICHARD WOLFF: Sì, vorrei aggiungere a quanto detto da Michael un po’ di storia e un po’ di attenzione ai BRICS;

Alla fine della Seconda guerra mondiale, George Kennan e altri sostennero che, dopo la sconfitta del fascismo, la fase successiva sarebbe stata quella del consolidamento dell’impero americano – non usò quel linguaggio ma, in effetti, si trattava di isolare o, nelle sue parole, “contenere” l’Unione Sovietica, che allora, nel suo cervello, comprendeva l’Europa orientale;

Ok. Perché parlo di questo? Perché la storia ci ha portato a una sorta di 180 gradi. Se dovessi riassumere quello che ho capito da questo vertice in Cina dello scorso fine settimana, sarebbe che rappresenta un programma di “contenimento” dell’Occidente e, soprattutto, degli Stati Uniti – di nuovo, non con queste parole, perché fanno di tutto, mi sembra, per non usare il linguaggio, perché il linguaggio conta. Non si definiscono coinvolti in un grande confronto militare. Non si descrivono come oggetto di una grande cospirazione. Non lo fanno;

Potreste apprezzare, come ho fatto io, quello che ha detto il signor Putin, quando gli è stato mostrato il filmato che ci hai appena mostrato, Nima, a proposito dei “miei saluti mentre cospirate contro gli Stati Uniti”. Quando gli è stato chiesto cosa ne pensasse, Putin ha fatto un gran sorriso e ha detto di apprezzare il senso dell’umorismo di Donald Trump. Che modo straordinario di diffondere, con l’umorismo e il ridicolo, l’intensità di tutto questo. Il linguaggio della casa calda ora diventa una barzelletta. Questo ci dice molto su quello che sta succedendo qui. Numero uno;

Numero due: I BRICS si trovano ora in una posizione molto comoda, e questo è ciò che mi ha mostrato il vertice. Per cinque anni, dal 2020 a oggi, il divario tra le dimensioni e la ricchezza economica dei BRICS rispetto a quella degli Stati Uniti o del G7 è diventato sempre più ampio. È un dato straordinariamente importante. Ci hanno raggiunto nel 2020 e ora ci stanno lasciando nello specchietto retrovisore mentre avanzano;

Ecco perché il punto di Michael è così importante. La loro funzione principale ora è quella di consolidare, organizzare, integrare ciò che hanno già, come voglio ricordarvi: I BRICS insieme sono più della metà della popolazione di questo pianeta, mentre il G7 è appena il 10% di questo pianeta, e questi numeri sono molto, molto difficili da superare. E se si sommano i cinque anni in cui uno dei due Paesi cresce più velocemente dell’altro, voglio ricordarvi che la Germania è in recessione, la Gran Bretagna è in crisi: La Germania è in recessione; la Gran Bretagna resiste a malapena; gli Stati Uniti stanno meglio di tutti perché hanno il 2,5%, la Cina il 5 [%] e l’India il 7%. Non c’è gara. Il tempo è stato dalla loro parte e lo diventa sempre di più mentre parlo. Ed è con questo che hanno avuto a che fare. Lo sanno bene. Lo sanno anche gli Stati Uniti. Lo sanno tutti.

Ma questo significa che non hanno bisogno e non vogliono il confronto militare. E non lo vogliono perché non ne hanno bisogno. Mentre l’Occidente lo vuole perché ne ha bisogno. Bisogna tenerlo a mente, altrimenti si fraintende la dinamica che sta avvenendo. E, a mio avviso, alla base c’è una situazione molto, molto pericolosa. E vorrei concludere i miei commenti con questo;

Gli Stati Uniti mantengono 700 basi militari (circa) in tutto il mondo. Russia e Cina non hanno nulla del genere. La Cina ne elenca una, e non so cosa elenchino i russi, ma è una cosa banale. Ok. Che cosa significa? Beh, le faccio un secondo esempio. Durante gli incontri a Pechino, l’unica cosa drammatica che gli Stati Uniti hanno fatto, e che il Presidente ha annunciato, è stata un’azione straordinaria: Un’imbarcazione, una piccola imbarcazione, con alcuni motori fuoribordo, si muoveva in acque distanti 1.000 miglia dagli Stati Uniti. Dalle immagini che ci sono state mostrate era chiaro che questa barca non aveva missili a bordo. Non avrebbe potuto sostenerli. Era troppo piccola. Si muoveva nelle acque tra il Venezuela e Trinidad, che è una distanza breve. Quei Paesi sono separati da dieci o dodici miglia d’acqua;

E gli Stati Uniti hanno compiuto un passo straordinario – dato che non si può sapere cosa c’è su un’imbarcazione senza un’ispezione ravvicinata – non hanno fermato l’imbarcazione. Non hanno arrestato le persone a bordo. Hanno fatto esplodere l’imbarcazione con un drone o un missile, uccidendo, secondo il governo statunitense, undici persone che si trovavano su quella barca. Cioè, gli Stati Uniti – e questo è stato annunciato dal Presidente nella sua conferenza stampa… 

È stata annunciata senza arresto, senza processo, senza giuria, senza giudizio, e queste persone sono state giustiziate sommariamente;

Cosa stai facendo?

Tra l’altro, si tratta di acque internazionali dove il diritto internazionale globale lo vieta. Gli Stati Uniti non sono in guerra con il Venezuela. O se lo sono, nessuno lo ha dichiarato: né i venezuelani, né gli americani. Il Congresso non l’ha votato e il Presidente non l’ha detto. Ha annunciato che “noi” – chiunque fosse il “noi” reale – abbiamo fatto fuori un’imbarcazione di droga, come se sapesse a migliaia di chilometri di distanza cosa c’era in quell’imbarcazione, e dove stavano andando le persone nella barca, con quello che c’era nella barca. Dato che si trova a migliaia di chilometri di distanza, dato che ci sono molti Paesi tra quel luogo e gli Stati Uniti, quella barca poteva essere diretta in uno qualsiasi di essi, con Dio solo sa cosa dentro;

Che cosa state facendo? È un atto così oltraggioso, che sarà visto in tutto il mondo, che bisogna chiedersi: cosa ti spinge a farlo, e cosa ti spinge a far sì che il tuo presidente dica al mondo che lo stai facendo? L’unica risposta che mi viene in mente è che è molto importante, nel breve periodo, distogliere i titoli dei giornali dal caso [Jeffrey] Epstein, che minaccia il signor Trump. E nel lungo periodo, è una sottolineatura: l’azione militare è ciò a cui siamo ridotti. 

E ora, infine, in Afghanistan, gli Stati Uniti hanno iniziato, se ho capito bene, a usare i droni; e molto notoriamente, nel corso di alcuni anni, hanno ascoltato le loro fonti di informazione e hanno usato i droni per assassinare gruppi di persone che spesso si sono rivelati essere un funerale, un matrimonio, una riunione di famiglia;

Ok, se continuate a farlo – ed è l’equivalente di ciò che è stato fatto con quella barca – state insegnando alla gente di chiunque lo facciate a essere profondamente arrabbiata, amareggiata e impaurita, perché per loro questa è una distruzione militare irrazionale. Se volete sapere, onestamente, perché la guerra in Afghanistan – che ha contrapposto gli Stati Uniti ai Talebani – è stata persa dagli Stati Uniti – perché ciò che governa l’Afghanistan oggi, amici, sono i Talebani – loro hanno vinto, noi abbiamo perso – e una delle ragioni è ciò che abbiamo fatto lì. E sembra che non abbiamo imparato la lezione;

Tutta l’America Latina può ora sedersi e chiedersi: Si può inviare una nave con qualsiasi cosa, ovunque – nel Mar dei Caraibi, per esempio – o si rischia il dispiacere degli Stati Uniti, che sono disposti a essere giuria, giudice, pubblico ministero e boia, tutto in una volta, istantaneamente, quando ovviamente non c’è alcuna minaccia imminente per nessun americano?

Stiamo assistendo a qualcosa che, di per sé, è piccolo, ma inserito nel suo contesto, non è piccolo. È un segno pericoloso di un affidamento all’azione militare perché nient’altro funziona più per affrontare il problema. L’India è persa per noi. Il Presidente, che suggerisce di essere un grande leader grazie alle sue tariffe – proprio mentre osserviamo i BRICS organizzarsi per consentire a decine di Paesi di ridurre o eliminare i danni che ritengono siano stati causati dalle tariffe – cinquanta miliardi o cento miliardi raccolti dalle tariffe sono una compensazione infantilmente inadeguata rispetto ai danni causati da ciò che ha fatto l’India e, infine, ciò che ogni Paese del mondo sta facendo ora, ogni azienda coinvolta nel commercio internazionale sta facendo ora: stanno rivalutando.

E questo vale anche per le aziende americane, sia per quelle situate all’estero che per quelle che si trovano qui negli Stati Uniti. Una strategia pratica di massimizzazione dei profitti richiede di adattarsi a un’economia mondiale in forte cambiamento. Nella maggior parte dei casi, il resto del mondo non ha imposto tariffe agli Stati Uniti, ma potrebbe farlo. E se l’evoluzione si sviluppa in determinate direzioni, lo farà. E dove si trova la propria attività, con chi si commercia, da chi si compra, a chi si vende, tutti stanno ricalcolando. E in questo ricalcolo, l’importanza relativa dell’Occidente si sta riducendo e l’importanza relativa delle persone che si sono incontrate a Pechino sta crescendo. E le uniche persone che lo ignoreranno sono quelle che si autodistruggono, piuttosto che massimizzare i profitti, come sostengono di essere. Stiamo quindi assistendo a un’economia mondiale in evoluzione e a un incontro a Pechino che sarà considerato una pietra miliare molto importante. Il signor Trump ha accelerato questi cambiamenti. Questo è tutto.

MICHAEL HUDSON: Voglio riprendere il discorso che lei stava facendo sull’attacco al Venezuela, la barca. Il Presidente Trump ha fornito il quadro del perché lo ha fatto. Ha detto esplicitamente: Questo è solo il primo attacco al Venezuela. È il colpo di apertura. Come sapete, nelle ultime settimane si è discusso dei piani degli Stati Uniti di invadere il Venezuela, perché effettivamente rappresenta una minaccia per gli Stati Uniti. E bisogna capire quale sia questa minaccia;

La minaccia è che il Venezuela ha un petrolio che non è più direttamente controllato dagli Stati Uniti. Il controllo dell’approvvigionamento petrolifero mondiale, perlomeno il controllo dell’approvvigionamento petrolifero dei Paesi satelliti occidentali, è una chiave per il controllo diplomatico americano delle loro economie, perché è questo controllo da parte delle otto [sette] sorelle – le grandi compagnie petrolifere americane, britanniche e olandesi insieme – che permette agli Stati Uniti di imporre sanzioni per dire: Se il vostro Paese non fa quello che vogliamo, per esempio, se non interrompe le relazioni commerciali e di investimento con la Russia, vi taglieremo il petrolio.

Quindi penso che si debba mettere l’attacco al Venezuela nello stesso contesto della distruzione americana di Nord Stream. Gli Stati Uniti hanno già dichiarato che Trump ha messo una taglia di 50 milioni di dollari su (chiunque riesca a uccidere) il presidente venezuelano Maduro. Questa non è esattamente la regola della Carta delle Nazioni Unite sul non interferire con gli affari interni di altri Paesi. Gli Stati Uniti si sono già accaparrati i beni del Venezuela; sono stati accaparrati i beni in oro che erano custoditi presso la Banca d’Inghilterra. Gli Stati Uniti si sono impossessati delle reti di distribuzione e di stazioni di servizio del Venezuela negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti vogliono il petrolio venezuelano perché è una quantità enorme di petrolio. E gli Stati Uniti mirano a controllare questo petrolio da un secolo;

Ecco perché le sue raffinerie non sono in Venezuela, ma a Trinidad, perché è una zona separata dal Venezuela. Gli Stati Uniti hanno sempre voluto avere la possibilità di fare pressione sul Venezuela dicendo: “Voi avete il petrolio, ma chi lo raffinerà? Beh, qui siete a dodici miglia di distanza, a Trinidad. Beh, è una cosa molto separata, e noi possiamo controllare Trinidad e avere il nostro controllo su di voi;

Pensate all’imminente attacco al Venezuela nello stesso quadro di riferimento in cui Trump ha detto: Dobbiamo invadere la Groenlandia per la nostra sicurezza nazionale. La Groenlandia ha materie prime che gli Stati Uniti vogliono. Ha [una] situazione geopolitica favorevole nel nord per controllare gran parte del commercio marittimo e l’intera arena artica. Questo è l’obiettivo;

Gli Stati Uniti vogliono effettivamente invadere il Venezuela e, a quanto pare, stanno preparando forze marine per un’invasione. Non sappiamo quante siano. Ci sono varie voci e rapporti in giro, ma abbastanza per dire che i piani ci sono tutti. E quando Trump dice che questo è solo il primo passo, non si tratta della barca. Non si tratta di traffico di droga. Se non vi piace un altro Paese, se non vi piace il socialismo, qual è la traduzione americana del socialismo? Spaccio di droga, terrorismo. Sono accusati di questo.

Ancora una volta, l’unica cosa di cui gli Stati Uniti non possono parlare, come sono costretti a fare, è l’imperialismo neocoloniale. Conquistare il Venezuela. Conquistare la Groenlandia. Proprio come l’Inghilterra, la Francia e la Germania hanno conquistato parte dell’Africa. All’improvviso, siamo tornati indietro nella storia di 150 anni.

Ebbene, ciò di cui non possono parlare – per tornare agli incontri della SCO e dei BRICS – è che ciò che i BRICS stanno facendo, ciò che la Cina ha fatto, nel creare un’economia mista – beh, chiamiamola economia di mercato socializzata. Questa era la dinamica originaria del capitalismo industriale, che cercava di razionalizzare la produzione, ridurre al minimo gli sprechi e i costi inutili imposti dalle classi di estrattori di rendite: i proprietari terrieri, i monopolisti, le banche che non svolgevano un ruolo produttivo nel finanziamento dell’industria;

Il problema è che l’America e l’Europa non seguono più la logica originale del XIX secolo del capitalismo industriale. Sono disposti a far esplodere il mondo se non possono controllarlo e dominare altri Paesi. Questo è il problema dell’attacco alla nave del Venezuela, che è stato mostrato più e più volte sulla rete televisiva, l’esplosione della nave. Quindi, forse il titolo di questa trasmissione dovrebbe essere: “Barbarie all’ultimo stadio”. Questo termine è stato usato in gran parte di Internet, compresi gli ospiti del tuo programma, Nima, come Alastair Crooke e altri. Si tratta di barbarie tardiva e della volontà di attaccare altri Paesi che gli Stati Uniti e la NATO non possono controllare;

Questo è il contesto in cui l’Asia, i BRICS e gli altri paesi si muovono per dire: guardiamo dove l’economia statunitense e quella europea hanno sbagliato. Come possiamo evitarlo (tra di loro)? Come possiamo creare scambi commerciali tra di noi, investimenti tra di noi e relazioni monetarie tra di noi che non portino al tipo di finanziarizzazione che ha distrutto le economie occidentali, che hanno fatto una lunga deviazione dal capitalismo industriale verso il capitalismo finanziario e la polarizzazione finanziaria, polarizzando le economie tra creditori e debitori e imponendo tutta una serie di servizi di debito, di rendite fondiarie, di monopoli crescenti? Questo è il modello occidentale. E quello che i BRICS stanno discutendo è: come possiamo evitare tutto questo?

E stanno reinventando la ruota che la Gran Bretagna, la Germania, la Francia e gli Stati Uniti hanno sviluppato nei loro decolli industriali all’inizio del XIX secolo.

Ecco, questo è ciò che non si può discutere. Così, invece di spiegarlo – dicendo: “Non siamo più in paesi capitalisti industriali, ci stiamo deindustrializzando, e quindi l’unico modo in cui possiamo controllare gli altri Paesi è quello di prenderli con la forza militare, che si tratti del petrolio venezuelano, o della Groenlandia, o delle terre rare dell’Ucraina” – li hanno semplicemente chiamati: “Sono spacciatori di droga, sono bellicosi, sono malvagi”. E questa demonizzazione di altri Paesi – come se i Paesi che non puoi controllare fossero spacciatori di droga, fossero etnicamente inferiori, se sono slavi e tu sei ucraino, o se sono ispanici e tu sei un governo americano, un repubblicano – tutta questa demonizzazione è per evitare di parlare di ciò che questa spaccatura del mondo, che stiamo vedendo prendere forma nell’ultima settimana, è in realtà. 

RICHARD WOLFF: Volevo aggiungere perché c’è un dibattito in corso, che inizia riconoscendo – a mio avviso correttamente – che ci sono anche enormi differenze tra i membri dei BRICS. 

È corretto. Si tratta di Paesi molto diversi tra loro: storie diverse, sistemi economici diversi, culture diverse. È una massa molto complicata ed eterogenea. Numero uno. In questo momento è messa insieme da un nemico comune. E ciò che non viene riconosciuto qui negli Stati Uniti è che gli Stati Uniti sono quel nemico. Ecco perché si ha questo risultato apparentemente perverso: gli Stati Uniti vogliono fare di tutto per respingere e negare i BRICS, e poi si trovano di fronte al fatto che sono il più importante riunitore di questa massa eterogenea;

È importante anche riconoscere che, poiché il mondo sta cambiando, anche il modo in cui pensiamo all’economia mondiale deve cambiare. Il XX secolo ha impostato la questione come se fosse una grande lotta storica tra il sistema capitalista e il sistema socialista: Stati Uniti, URSS, ecc. Le questioni sollevate dal capitalismo contro il socialismo sono ancora sul tavolo. Non sono state risolte, né in Occidente né in Oriente. Avranno il loro ruolo. In questo momento sono secondarie, perché la questione chiave che motiva gli attori e gli affari mondiali è la rottura tra il dominio dell’Occidente e l’ascesa dell’Oriente; il declino del G7 e l’ascesa dei BRICS;

Ed è perfettamente appropriato per noi pensare a questa dinamica, non perché essa sostituisca o renda in qualche modo non più rilevante la lotta tra capitalismo e socialismo. Quella lotta è lì. È proprio sotto la superficie e verrà in superficie. Lo fa già ora, ma continuerà, in un Paese o in un altro, in una regione o in un’altra, in un gruppo di operai in sciopero in una fabbrica di – riempire un qualsiasi spazio vuoto di – qualsiasi Paese ora nei BRICS. Non hanno superato queste contraddizioni. Alcuni dei loro entusiasti possono dirlo, ma è un’ingenuità;

Le persone che hanno effettuato la transizione dal feudalesimo al capitalismo, ad esempio in Francia, Robespierre, Danton, tutti loro, amavano parlare di libertà, uguaglianza, fratellanza e lotta dei popoli: Robespierre, Danton, tutti loro, amavano parlare di libertà, uguaglianza, fraternità e lotta dei popoli. Credevano che se aveste introdotto il capitalismo, avreste ottenuto libertà, uguaglianza, fraternità e – aggiungete il contributo della Rivoluzione americana – democrazia.

Il 19° secolo ha insegnato alla gente che il capitalismo è stato conquistato, e così è stato. Si è seppellito il feudalesimo, è vero. Ma ha ottenuto la libertà, l’uguaglianza, la fraternità e la democrazia? Niente affatto. E chi l’ha ribadito con più forza di tutti nel XIX secolo? Karl Marx. Questo è il suo contributo. Amava la libertà, l’uguaglianza, la fraternità, la democrazia, le rivoluzioni francese e americana. L’ha detto e ridetto. Ma diceva che il capitalismo è il suo stesso ostacolo alla realizzazione di tutto ciò. E questo è stato il suo altro grande contributo: Non è un problema esterno, è un problema interno;

Beh, abbiamo tutto il diritto di dire – e io sostengo – che i BRICS rappresentano una rottura immensamente importante nel capitalismo occidentale, sfidando tutte le persone che l’hanno guidato o, come dice Michael, sfidando l’intera logica e ideologia del capitalismo nel XIX secolo e nel XX. Quindi è oltremodo importante, ma non rimuove, né cancella, né si lascia alle spalle le altre questioni. Ci insegna solo che, mentre potevamo pensare che la questione nel XX secolo fosse capitalismo contro socialismo, stavano accadendo molte altre cose; e queste sono ora venute alla ribalta, allontanate, messe in secondo piano, quelle altre questioni; non sono risolte. In futuro ci dimostreranno che quelle questioni restano sul tavolo. E lo faranno in Cina e anche altrove.

MICHAEL HUDSON: Beh, Richard, hai ragione nel sottolineare cosa fossero i BRICS. I BRICS hanno una varietà di sistemi politici e ci sono forze neoliberali molto forti all’interno dei BRICS. Come affrontano questo problema?

Credo che la chiave di questi incontri sia che, sebbene nominalmente si tratti di incontri geopolitici che abbiamo visto in Cina, l’intero incontro è stato costruito intorno all’anniversario militare della fine della Seconda Guerra Mondiale. È stato collocato in una prospettiva militare per sottolineare quanto sia importante la lotta di oggi nel plasmare i prossimi ottant’anni;

Perché proprio come la promessa del capitalismo industriale – di portare più uguaglianza e aumentare gli standard di vita – ha finito per prendere la deviazione verso il capitalismo monopolistico e il capitalismo finanziario, gli accordi delle Nazioni Unite e l’intero ordine economico che è stato concepito nel 1944 e nel 1945, che ha creato l’ONU, il FMI e la Banca Mondiale, non hanno affatto mantenuto la loro promessa;

E credo che il discorso del Presidente Xi abbia proclamato in questo incontro che l’obiettivo è “un’iniziativa di governo globale”. Sta parlando di: Come possiamo creare governi globali che possano essere concordati di fronte a questi punti di forza neoliberali in alcuni Paesi, di fronte agli interessi di rendita post-industriali sopravvissuti, in molti dei Paesi BRICS e in molti dei Paesi del Sud globale – come possiamo affrontarli? L’unica cosa che potevano affrontare e che si sono proposti di fare è stata: Creiamo una serie di presupposti fondamentali per il commercio internazionale: la non interferenza, uno di questi; l’uguaglianza tra i diversi Paesi; non minacciare la sicurezza nazionale degli altri;

L’equa sovranità economica tra le nazioni era il vero obiettivo. Ebbene, come si può avere sovranità economica per i Paesi del Sud globale, ad esempio, quando hanno l’equivalente moderno di ciò che avevano la Gran Bretagna e l’Europa: la sopravvivenza del feudalesimo, la sopravvivenza della classe dei proprietari terrieri, la rendita fondiaria, la sopravvivenza dei monopolisti? Ebbene, ciò che i Paesi del Sud globale hanno come eredità, che è altrettanto grave del feudalesimo, è l’eredità della proprietà straniera delle loro risorse di materie prime;

Ciò che l’Europa – Inghilterra, Germania, Francia – cercava in Africa non era replicare se stessa, non diffondere il capitalismo industriale che ha segnato il decollo industriale dell’Europa, ma cercare la rendita. Hanno cercato di creare la loro economia di rendita, una camicia di forza come lo era il feudalesimo. Volevano il controllo, volevano la rendita delle risorse petrolifere, minerarie, i monopoli dei trasporti – come gli investimenti europei in canali e ferrovie – e altre infrastrutture di base. Fin dall’inizio, gli investimenti europei e poi americani nel Sud globale hanno assunto una forma completamente diversa da quella degli investimenti nell’Europa continentale e negli stessi Stati Uniti. Si trattava di ricerca di rendite.

Questa è l’eredità con cui i Paesi BRICS devono fare i conti, perché ha creato oligarchie clientelari in molti Paesi del Sud. Ebbene, questo era un problema che preoccupava, fino alla scorsa settimana, l’India. Dove si colloca la sorta di economia mista e di identità geopolitica mista dell’India? Beh, sono riusciti a risolverlo. Dovranno risolvere il problema, da lei sottolineato, dei diversi sistemi economici dei Paesi BRICS e del Sud globale;

L’unico modo in cui possono iniziare a farlo è dire: “Quello che possiamo concordare è la dedollarizzazione utilizzando le rispettive valute, non il dollaro”: Quello che possiamo concordare è la dedollarizzazione utilizzando le rispettive valute, non il dollaro. La Cina creerà, sarà il principale investitore, una banca internazionale e creerà relazioni commerciali. Questo deve essere l’inizio. Come si comportano gli uni con gli altri. 

Prima di poter trattare – ora, come facciamo a trattare con le vostre economie nazionali – in modo che altri Paesi possano seguire lo stesso percorso della Cina nel mantenere il settore finanziario come un servizio di pubblica utilità, per creare denaro e credito ai fini degli investimenti di capitale e dei prestiti produttivi, invece delle acquisizioni aziendali predatorie, della leva finanziaria e della piramidalizzazione del debito che avete negli Stati Uniti? Questo è ciò che stanno cercando di fare. Credo che l’attenzione si concentri sulle relazioni geopolitiche internazionali prima di passare alle relazioni interne;

Mentre elaborano questa discussione geopolitica su, beh, come organizzeremo i mezzi di pagamento? Che cos’è un prestito produttivo? La strutturazione del commercio estero e degli investimenti ha il suo impulso nella trasformazione di queste economie interne per liberarsi dall’economia predatoria occidentale neoliberista, a caccia di rendite e finanziarizzata che avete qui.

NIMA ALKHORSHID: Richard, solo per aggiungere qualcosa a quanto detto da Michael: Negli ultimi tre anni, il dollaro statunitense ha perso circa il 107% del suo valore rispetto all’oro. Questo è, credo, il punto principale su cui Russia e Cina, e altri Paesi, stanno cercando di costruire la loro economia. L’obiettivo principale è costruire sul valore dell’oro. Continua, Richard. Vuoi aggiungere qualcosa?

RICHARD WOLFF: Sì, anche io personalmente sto esaurendo il tempo a mia disposizione, ma vorrei solo aggiungere un piccolo punto. Penso che vedremo ciò che Michael ha appena accennato. Vedremo – e tutto il mondo lo vedrà – come la Cina e i BRICS gestiranno in modo diverso i problemi economici che tutto il mondo deve affrontare. Lo vedranno, passo dopo passo, sia per quanto riguarda l’attenzione al clima – quanta parte del vostro sviluppo economico sarà determinata dal prendere sul serio le questioni climatiche, rispetto a non farlo? È già evidente. Quanta parte del vostro lavoro sarà incentrata nel fare in modo che la disuguaglianza di ricchezza e di reddito smetta di aumentare e cominci a diminuire, in modo tangenziale, adottando misure deliberate? E ci saranno delle prove;

E l’ultimo, che credo sia quello che potrebbe fare la differenza, è come integrare l’intelligenza artificiale. In Occidente è una minaccia per l’occupazione. Il motivo è che i capitalisti usano l’IA – se la usano, se la installano – perché possono licenziare i lavoratori e sostituirli con l’IA. Se avete cento lavoratori che svolgono un compito e l’IA permette a tutti loro di fare un po’ di più, potete licenziarne cinquanta e questi potranno fare quanto i restanti, che prima ne impiegavano cento. Ok? E lo vedrete. Ecco perché l’allarmismo e l’ansia per l’occupazione.

Ma naturalmente c’è un’opzione. Se l’intelligenza artificiale vi rende doppiamente produttivi, come nel mio esempio, l’alternativa è che tutti mantengano il loro lavoro ma lavorino quattro ore al giorno, non otto. Allora si ottiene la stessa produzione, gli stessi numeri, lo stesso profitto. È tutto uguale, ma l’IA è stata usata per migliorare il tempo libero della maggioranza, la classe operaia;

Ok, questi sono i due poli. Licenziate metà dei lavoratori, oppure teneteli tutti e date loro un lavoro a metà tempo, pagandoli allo stesso modo, perché tutti i conti tornano. I profitti sono gli stessi, le uscite le stesse, le entrate le stesse e i salari gli stessi. Metà lavoro, stesso salario. I lavoratori ne sarebbero entusiasti;

Questi sono i due poli. Si può fare qualsiasi cosa nel mezzo. Questa sarà una decisione che probabilmente prenderanno sempre più Paesi. E separerà coloro che sono, in generale, seri riguardo ai vecchi obiettivi socialisti, da coloro che non lo sono. E questo diventerà un tema di contesa in ogni economia;

È questo che intendo quando dico che non abbiamo lasciato il mondo del capitalismo contro il socialismo. In realtà siamo più vicini a farne una lotta reale – sul campo, ogni giorno – di quanto non lo fossimo. Solo che non lo capivamo. Pensavamo che la lotta fosse X, ma in realtà è Y. Ecco come penso che dovremmo pensare al significato dell’intero movimento dei BRICS.

Tuttavia, mi dispiace. Ho un’altra cosa da fare. Vi auguro ogni bene e sarò pronto a partire giovedì prossimo senza limiti.

NIMA ALKHORSHID: Sì, grazie, Richard. Ci vediamo presto. Michael?

MICHAEL HUDSON: Beh, credo che Richard abbia centrato il punto: sì, è uno scontro, ma non tanto tra socialismo e capitalismo, perché cosa significa capitalismo? In realtà è tra socialismo e capitalismo finanziario perché, alla fine del XIX secolo, tutti gli scrittori delle economie capitaliste credevano che la traiettoria del capitalismo industriale sarebbe stata verso un’economia mista, e tutti usavano la parola socialismo. Come abbiamo detto, il termine aveva un significato diverso per le diverse persone. C’erano molti tipi di socialismo: il socialismo anarchico, il socialismo libertario, il socialismo di mutuo soccorso, il socialismo cristiano, il socialismo di John Stuart Mill… tassare i proprietari terrieri, in sostanza, è il denominatore comune dell’economia classica;

E il socialismo era previsto come parte della dinamica del capitalismo industriale stesso. Tutto questo è finito dopo la Prima Guerra Mondiale. Si può guardare alla SCO, ai BRICS e ai Paesi del Sud globale; si può guardare a ciò che è successo nell’ultima settimana come a una ripresa dell’idea di un’economia di mercato – un’economia capitalista di Stato, un’economia mista, come quella cinese,  e come Lenin ha descritto nella sua Nuova Politica Economica del 1921 – si avrà sempre bisogno di una sorta di economia mista. 

Inoltre, è necessario un sistema fiscale, un’uniformità fiscale tra i Paesi che effettuano scambi e investimenti, in modo che il sistema fiscale si basi sulla tassazione della rendita economica, cioè del reddito non guadagnato: rendita fondiaria, rendita di monopolio, rendita delle risorse naturali e speculazione finanziaria, mantenendo… E ci sarà sempre una sorta di rendita perché le località hanno una posizione migliore. Ci sarà sempre un monopolio naturale sotto forma di infrastrutture pubbliche di base: trasporti, comunicazioni, sanità e istruzione. Questi settori potenzialmente in grado di estrarre rendite saranno mantenuti nel dominio pubblico, grazie alla finanza. E fino a quando la finanza verrà utilizzata, insieme al sistema fiscale, per plasmare il funzionamento delle economie, le discussioni, le argomentazioni e la teoria dello sviluppo economico, per le prossime generazioni, saranno tutte incentrate su questo.

È proprio questo che non viene discusso in Occidente. Ma se ne parla in Cina e tra i Paesi che si sono appena riuniti a Pechino. Quindi, penso che possiamo considerare questo come un’occasione per mettere in scena, da un lato, le linee positive che l’Asia sta prendendo, e per attirare tutti i Paesi del Sud globale che vogliono unirsi, anche se ciò significa allontanarsi dalle loro oligarchie di clienti acquisiti e dai loro interessi di rendita che l’Occidente ha messo al potere per tutto questo. E questo è, ovviamente, ciò che rappresenta l’intera lotta americana contro il Venezuela, che ha cercato di avere una rivoluzione socialista con l’America che dice: Renderemo il socialismo così costoso per voi in termini di spese militari e di sabotaggio delle vostre economie, in modo da poter dire che il socialismo è un fallimento perché siamo in grado di distruggere le economie socialiste.

Ebbene, i Paesi BRICS, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, hanno detto: Non potrete fare alle nostre economie quello che avete appena fatto al Venezuela e che minacciate di fare alla Groenlandia. Ci isoleremo da voi. Non combatteremo con voi. Ci difenderemo se ci attaccherete, come state facendo con la Russia in Ucraina. Se ci attaccherete a causa del percorso che stiamo seguendo, allora, ovviamente, ci sarà uno scontro. Non vogliamo combattere. Non vogliamo avere nulla a che fare con voi. Siete un sistema diverso. Siete una barbarie all’ultimo stadio. E noi andiamo per la nostra strada. Credo che questo sia ciò che sta plasmando la prossima generazione a livello globale.

NIMA ALKHORSHID: Grazie mille, Michael, per essere qui con noi oggi.

MICHAEL HUDSON: Grazie per avermi invitato, Nima. Era la discussione giusta da fare in questo momento.

Trascrizione e diarizzazione: hudsearch

Montaggio: Kimberly Mims
Revisione: ced

Foto di Farid Karimi su Unsplash

SITREP 19/09/25: La paura di un'”incursione russa” si intensifica mentre la NATO indebolita arranca per rispondere_di Simplicius

SITREP 19/09/25: La paura di un'”incursione russa” si intensifica mentre la NATO indebolita arranca per rispondere

Simplicius20 settembre
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Beh, ce lo aspettavamo tutti.

La campagna coordinata per accusare la Russia di varie violazioni transfrontaliere, iniziata con il fiasco dei “droni” polacchi la scorsa settimana, ha raggiunto nuovi vertici. Oggi, l’Estonia ha accusato i MiG-31 russi di aver violato il suo “spazio aereo” per dodici minuti, come spiega di seguito il Primo Ministro Kristen Michal:

Praticamente nello stesso momento, la guardia di frontiera polacca ha affermato che i jet russi hanno sorvolato in modo aggressivo le loro piattaforme petrolifere nel Mar Baltico:

Mentre ieri la Russia è stata accusata di aver fatto volare dei droni sopra gli edifici amministrativi del governo polacco, in seguito la responsabilità è ricaduta su due giovani bielorussi:

Anche Zelensky ha fatto del suo meglio per alimentare la situazione con ulteriori esagerazioni:

Gli eventi presentano i segni rivelatori di un’operazione sotto falsa bandiera coordinata perché, ancora una volta, al momento giusto, è stato invocato per la seconda volta in una settimana l’articolo 4 della NATO:

L’Estonia ha richiesto consultazioni alla NATO ai sensi dell’Articolo 4 dopo che i jet russi MiG-31 hanno violato il suo spazio aereo. “Una violazione del genere è del tutto inaccettabile”, ha dichiarato il Primo Ministro Kristen Michal.

Certo, non possiamo dirlo con assoluta certezza: forse la Russia sta davvero cercando di testare le “difese” della NATO o semplicemente di sollecitare una reazione da parte dell’avversario, magari anche come messaggio per fermare le provocazioni al confine russo. Ma sembra certamente trattarsi di una campagna informativa concertata, soprattutto considerando che la bufala della scorsa settimana è già stata smentita, con le stesse autorità polacche che hanno ammesso che il “drone” che avrebbe colpito un’abitazione polacca era in realtà un missile antiaereo lanciato da un F-16:

https://www.berliner-zeitung.de/politik-gesellschaft/polen-raeumt-offiziell-ein-rakete-kam-von-eigenem-flugzeug-nicht-von-russen-li.2357600

Lunedì, il quotidiano polacco Rzeczpospolita, citando fonti anonime dell’esercito, ha riferito che un missile aria-aria polacco AIM-120 AMRAAM, lanciato da un caccia F-16, era caduto sulla casa. Il missile, il cui valore secondo gli esperti militari era stimato in 850.000 euro, presentava un difetto nel sistema di guida. Tuttavia, un altro sistema di disinnesco della testata ha funzionato perfettamente, impedendo l’esplosione. Il missile metallico ha perforato il tetto ed è caduto in una stanza al piano superiore. Nessuno è rimasto ferito nell’impatto.

Anche il senatore polacco Marcin Bosacki lo ha ammesso, ma ha comunque dato la colpa alla Russia, dato che la Polonia non avrebbe dovuto lanciare missili se i droni di polistirolo “russi” non fossero entrati nel territorio polacco:

Ora, gli ultimi “incidenti” estoni e polacchi mirano a galvanizzare il sostegno militare della NATO, aumentando al contempo le tensioni per giustificare ulteriori azioni militari “concrete” contro la Russia, anche se di piccola entità, purché riescano gradualmente a creare slancio verso una data inevitabilità.

Ad esempio, dopo l’incidente della scorsa settimana, altri voli AWAC della NATO sono stati posizionati ai confini polacchi, con la cosiddetta “no fly zone”, mentre sia la Polonia che i Paesi Baltici hanno messo in atto alcune spettacolari manovre di confine con le loro guardie e truppe militari. Tutto ciò fa parte del piano di “lento costrizione” per incanalare gli eventi verso eventualità tanto necessarie, per culminare in una sorta di scontro armato con la Russia, in modo che le élite che spingono alla guerra possano finalmente raggiungere il loro obiettivo a lungo agognato.

Ricordiamo, tra l’altro, che ci era stato detto che l’Estonia, a differenza della Polonia, avrebbe reagito coraggiosamente a qualsiasi provocazione russa con immediati attacchi missilistici balistici su Mosca:

A quanto pare, essere “coraggiosi” è molto più facile su internet che nella vita reale, dove le conseguenze sono concrete. A quanto pare, Arseland riconsidererà la sua fiducia nel coraggio della NATO:

Zelensky, a modo suo, ha preso in giro la Polonia con la seguente affermazione:

Zelensky: Se la Polonia dovesse affrontare un attacco massiccio, non sarebbe in grado di salvare la sua popolazione. Noi abbiamo ricevuto 810 droni lanciati contro di noi e ne abbiamo abbattuti 700. Loro ne hanno avuti 19, ne hanno abbattuti 4. E non hanno nemmeno dovuto affrontare i missili.

Beh, ha ragione.

L’Euro-cabala è costretta a ricorrere a tali azioni disperate perché tutti i suoi piani, anche i più ben congegnati, sono andati a monte. Abbiamo parlato di recente di come Trump abbia ingannato l’Europa con il suo bluff, e ora vediamo che si è trattato di una mossa vincente perché, a quanto pare, gli europei non sono riusciti a trovare la solidarietà necessaria per soddisfare le condizioni di Trump, necessarie affinché gli Stati Uniti sanzionassero ulteriormente la Russia:

https://www.politico.eu/article/quit-russian-oil-for-eu-trump-other-demands-even-harder/

L’UE non potrà rinunciare alle risorse energetiche russe nonostante le pressioni di Trump — Politico

Per l’Unione Europea, soddisfare queste condizioni è estremamente difficile.

Ungheria e Slovacchia insistono nel mantenere l’accesso al petrolio russo; Budapest e Bratislava stanno aumentando i volumi di acquisto anziché ridurli.

Un compito ancora più arduo è l’abbandono completo del petrolio russo da parte di tutti i paesi della NATO, sottolinea la pubblicazione.

“La Turchia, alleato chiave dell’alleanza che controlla l’accesso al Mar Nero, si è rifiutata di sostenere le restrizioni commerciali occidentali con la Russia. Nel 2023, Ankara ha ricevuto il 41% del suo gas e il 57% del suo petrolio dalla Russia. Per cambiare la posizione del presidente turco Erdogan, Trump dovrà esercitare forti pressioni, considerando la crisi economica e l’aumento dei prezzi dell’energia nella stessa Turchia”, si legge nella pubblicazione.

In precedenza, Trump aveva dichiarato di essere pronto a imporre sanzioni alla Russia solo se tutti i paesi della NATO avessero smesso di acquistare petrolio russo.

Di fatto, anziché inaugurare trionfi geopolitici, la sempre intrigante Von der Leyen dovrà affrontare due distinte votazioni di sfiducia nelle prossime settimane.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dovrà affrontare due distinti voti di sfiducia al Parlamento europeo all’inizio di ottobre, ha riferito martedì Politico, citando un’e-mail interna della presidente dell’assemblea legislativa, Roberta Metsola.

Nel frattempo, mentre gli eurocrati fanno tutto ciò che è in loro potere per sostenere Zelensky e l’Ucraina con operazioni psicologiche e campagne informative, il resto del mondo vede sempre più chiaramente il futuro segnato.

Nel linguaggio più semplice possibile, un ufficiale militare tedesco ha confessato a Die Welt che l’Ucraina è condannata e non ha alcuna possibilità di vincere la guerra cinetica:

L’ex ufficiale militare tedesco Roland Kater ha affermato che l’Ucraina non è in grado di vincere la guerra sul campo di battaglia e che la sua situazione sta diventando “estremamente critica”. Secondo lui, la Russia ha una netta superiorità sia aerea che terrestre.

Una situazione difficile si sta delineando nei pressi di Pokrovsk, dove sono concentrati oltre 100.000 soldati russi. L’ex generale prevede che un’offensiva su vasta scala potrebbe aver luogo prima dell’inizio della stagione delle piogge a novembre.

Ora, la scorsa settimana, le forze russe hanno nuovamente accelerato le conquiste territoriali su diversi fronti. Persino la sempre accanita Sky News ha finalmente ammesso che “la difesa di Pokrovsk potrebbe presto giungere al termine”:

https://news.sky.com/story/kill-zone-around-crucial-ukrainian-city-as-russian-forces-try-to-squeeze-defenders-out-13432127

La situazione sta peggiorando, afferma la dottoressa Marina Miron, esperta del dipartimento di studi sulla difesa del King’s College di Londra.

Ha citato notizie secondo cui le forze russe controllano tutte le rotte di rifornimento e hanno “creato una zona di uccisione” utilizzando droni, rendendo molto difficile per l’Ucraina rifornire le sue truppe in quella zona.

Anche loro ammettono che la Russia sta ora adottando un approccio avverso alle vittime, come dimostrano le varie statistiche recenti che mostrano come le vittime russe stiano scendendo ai minimi storici:

“Non vogliono prendere d’assalto la città perché è troppo difficile e richiede troppa manodopera, supponendo molte perdite.” Invece, stanno cercando di circondarla completamente, ha aggiunto.

Ciò riflette un “approccio cambiato”, afferma il dott. Miron, in cui l’esercito russo sembra favorire operazioni di accerchiamento più lente piuttosto che le ondate di assalto con un alto numero di vittime con cui sono state conquistate località come Bakhmut.

I cartografi come Suriyak hanno fatto sì che le forze russe penetrassero in più sezioni della città stessa, in un certo senso in contrasto con le affermazioni di cui sopra, che affermavano che non ci sarebbero stati attacchi frontali:

Tuttavia, si tratta per lo più di operazioni lente e graduali, piuttosto che di veri e propri assalti, anche se alla fine ottengono lo stesso risultato, ovvero conquistare punti d’appoggio nella città vera e propria.

Poco a sud-ovest di Pokrovsk, le forze russe hanno conquistato il territorio attorno a Novopavlovka, comprimendolo lentamente in un altro calderone per rivaleggiare con gli altri:

Lungo tutto il fronte di Zaporozhye, le forze russe fecero questa sorprendente irruzione da Plavni nell’insediamento settentrionale di Primorsk, oltre ad addentrarsi leggermente in Stepnogorsk, che avevano appena iniziato ad assaltare:

Una delle più grandi e importanti avanzate avvenne lungo la linea Seversk e Serebrjansky. Il Ministero della Difesa russo annunciò la completa conquista della foresta di Serebrjansky, a lungo contesa, appena a nord di Seversk, oltre il fiume Seversky Donec, dove la 25ª Armata russa riuscì finalmente a respingere i “difensori” ucraini dopo tre lunghi anni di aspri combattimenti:

Ma ancora più importante fu il fatto che le forze russe iniziarono ad assaltare Yampol, cerchiata in giallo sopra. Ecco una vista più ravvicinata: l’area leggermente ombreggiata rappresenta le presunte conquiste, sebbene i contorni esatti non siano ancora stati completamente concordati:

Ciò è importante perché la cattura di Yampol porterebbe le forze russe a pochi chilometri da Krasny Lyman, una città chiave che funge da porta d’accesso a Slavyansk:

Poco più a nord, le forze russe ebbero ancora più successo, conquistando gran parte di Shandrygolove, che già tagliava le strade principali da Krasny Lyman a nord:

Più a nord, ci sono opinioni contrastanti su quanto le truppe russe siano arrivate al centro di Kupyansk, con alcune mappe che mostrano profonde brecce:

Kupyansk è diventata così critica che si dice che siano stati inviati lì rinforzi, tra cui la brigata Azov, il che inevitabilmente indebolirà gli altri fronti da cui provengono:

– Dal lato ucraino, si segnala che il 3° Bgd d’assalto (Azov) è stato inviato di corsa a Kupyansk…alcuni elementi della brigata hanno apparentemente iniziato ad arrivare dal 13 settembre

A proposito, si dice che il comandante delle forze russe a Kupyansk sia l’ex ufficiale ucraino Sergey Storozhenko, che si scontrerà con l’ex ufficiale russo Oleksandr Syrsky:

L’offensiva russa su Kupyansk, nella regione di Kharkov, è comandata dall’ex ufficiale delle forze armate ucraine Sergey Storozhenko, passato alla parte russa nel 2014.

Lo afferma un articolo della BBC.

Storozhenko è originario della regione di Kharkov. Ha studiato presso la facoltà di intelligence dell’Istituto delle Forze Terrestri di Kiev. Ha poi iniziato il servizio nella 36a Brigata di Difesa Costiera della Marina ucraina, dove è passato dal grado di comandante di compagnia a quello di comandante di brigata. È stato anche vice comandante del contingente ucraino in Kosovo nell’ambito delle forze della KFOR.

Secondo l’articolo, Storoženko passò alla parte russa dopo l’annessione della Crimea nel 2014. Secondo una fonte della BBC con accesso a database di dati personali, una settimana dopo il “referendum” sullo status russo della penisola, Storoženko ricevette un passaporto russo. Successivamente, nella Crimea annessa, guidò la neonata 126ª Brigata della Guardia Costiera.

“Credo che nel 2014 gli abbiano fatto un’offerta che non poteva rifiutare.

Solo un altro esempio di una lunga serie di impollinazioni incrociate tra gli eserciti ucraino e russo, dove gli ucraini alla guida dei russi combattono contro i russi alla guida degli ucraini. Solo poche settimane fa è stato riportato come Syrsky abbia recentemente inviato denaro a Mosca per il padre malato, incluso un biglietto al medico russo per prendersi cura di suo padre.

Un importante analista ucraino ha deriso le affermazioni secondo cui i progressi russi sarebbero diminuiti, in un articolo che fornisce anche buoni aggiornamenti su questi fronti dal punto di vista ucraino. Ha anche confutato le affermazioni secondo cui la Russia avrebbe subito ingenti perdite di personale, sostenendo che in realtà è il contrario :

Una riduzione dell’attività offensiva russa e una minore velocità di conquista del territorio non devono trarre in inganno.

Qualche giorno fa ho letto articoli secondo cui “la Russia ha gentilmente cancellato le sue risorse umane durante l’estate”.

No, gente. Non l’hanno cancellato. Al contrario, l’hanno aumentato.

Questi contratti con ingenti guadagni funzionano e consentono al nemico di formare nuove formazioni di truppe delle dimensioni di una divisione.

L’occupante sta ancora conducendo un riordino strategico per concentrarsi su Donetsk e Zaporizhia, nonché nella regione di Kharkiv.

Questa situazione si è protratta in parte a causa delle esercitazioni “West-2025”, in seguito alle quali una gran parte delle forze di occupazione si è spostata verso est e sud-est all’interno del nostro Paese.

Ottobre e novembre non saranno mesi “divertenti”; né ci saranno avanzamenti giornalieri di 5-15 kmq. — anzi, il ritmo potrebbe aumentare.

È comodo dire che ogni nemico che si riorganizza è come se “avesse cancellato le sue risorse”, “si fosse impantanato nelle battaglie” e così via.

Ma non sarà così, e i prossimi mesi lo dimostreranno ancora una volta.

Dovremmo aspettarci duri combattimenti per Pokrovsk e Myrnohrad, per Konstakhivka e Kupiansk, per Orikhiv e Huliaipole, per Siversk e Lyman, per Novopavlivka e Mezheva.

Alcuni di questi combattimenti potrebbero estendersi alla primavera-estate del 2026, periodo per il quale gli occupanti si stanno già preparando: continuano a formare nuove unità e a preparare le riserve.

Tutto questo accade mentre il sostegno della retroguardia al fronte è notevolmente diminuito e un terzo della popolazione sogna ancora la capitolazione in nome di un “accordo”.

Adesso, Kupiansk.

Dopo lo sfondamento del tubo a Radkivka e la conquista della foresta vicino al villaggio, il nemico acquisì la capacità di accumulare grandi numeri.

Attraverso il condotto il nemico è avanzato per oltre 10 km. In teoria, i punti di ingresso e di uscita possono essere controllati, ma è piuttosto difficile.

A causa della distanza tra l’entrata e l’uscita, questa è fondamentalmente diversa da Avdiivka o Sudzha.

A proposito, il fatto che ora abbiano iniziato a mettere il filo spinato direttamente nei tubi… direi che è una decisione discutibile.

Non esiste ostacolo migliore di un tubo esploso con barriere di cemento al suo posto che andrebbero minate.

Ora il nemico si è accumulato in quantità sufficiente sia a Radkivka sia nella foresta tra questa e Kupiansk.

La lotta per Kupiansk è ormai iniziata. In alcuni punti il ​​nemico è riuscito a stabilire delle posizioni, quindi probabilmente non è più una questione di liberare la città.

Vorrei già sollevare la questione della sicurezza e dell’opportunità di mantenere la nostra guarnigione sulla riva sinistra dell’Oskil.

Lì avremmo potuto solo contenere il nemico a Kivsharivka per lunghi mesi. Ma la situazione ora è cambiata, purtroppo.

 Posta ucraina

È interessante notare come egli sottolinei le affermazioni di rallentamento dell’avanzata russa. Un manifesto della Seconda Guerra Mondiale evidenzia quanto possano essere fuorvianti tali affermazioni, in cui l’avanzata alleata attraverso l’Italia dell’Asse veniva derisa a un ritmo tale da raggiungere Berlino entro il 1952:

Degno di nota è stato anche il suo accenno a un rafforzamento delle forze a Zaporozhye. Diversi canali hanno segnalato che unità russe con un nuovo simbolo tattico sono state viste spedite al fronte di Zaporozhye, il che indicherebbe l’apertura di una nuova operazione o di un nuovo fronte:

Il nemico osserva con ansia le colonne dell’esercito russo con un nuovo segnale tattico che arrivano al fronte di Zaporizhia

▪️Nella zona di Berdyansk sono state avvistate colonne di camion delle Forze armate russe con un nuovo cartello tattico mai visto prima, scrivono i propagandisti militari ucraini.

➖”I russi continuano a trasferire ulteriori forze nella direzione di Zaporizhia per rafforzare le azioni offensive.”

Un altro importante gruppo di analisti ucraini scrive quanto segue :

La distinzione tra offensiva estiva e offensiva autunnale russa è pura teoria, considerando come i russi sembrino evitare una singola battaglia decisiva e mantengano una pressione offensiva costante. I loro numeri di reclutamento non mostrano (ancora) segni di una fine di questa dinamica.

Sebbene il numero di attacchi sia diminuito, l’evoluzione della situazione nell’area di Lyman e al confine con Dnipropetrovsk dimostra che la Russia sta ancora creando seri problemi all’Ucraina, nonostante una sorta di pausa operativa. La Russia è anche pronta ad aumentare nuovamente la pressione a Pokrovsk.

Considerando tutto ciò, non vedo una situazione in cui il potenziale offensivo russo verrebbe sfruttato quest’anno. Allo stesso tempo, è chiaro che la Russia non è riuscita a raggiungere un chiaro successo operativo durante la campagna estiva.

Nel frattempo, si è verificato un altro scambio di corpi: la Russia ha restituito all’Ucraina 1.000 cadaveri, ricevendone in cambio solo 24:

18.09.25 Scambio dei defunti

Il 18 settembre si è svolto un altro scambio di salme tra Russia e Ucraina nella zona delle operazioni militari speciali. L’Ucraina ha ricevuto le salme di 1.000 soldati deceduti, la Russia di 24.

Calendario dello scambio delle salme per gli anni 2023-2025. In totale, durante questo periodo, la Russia ha consegnato 16.850 salme di militari ucraini deceduti, l’Ucraina 1.548.

Anche MediaZona segnala un costante calo delle perdite russe quest’anno:

Non c’è da stupirsi quindi che Putin abbia annunciato che la Russia ha ora oltre 700.000 soldati, e che la loro presenza in prima linea in Ucraina è in aumento:


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La barbarie dell’ultimo stadio incontra un blocco a economia mista_a cura di Michael Hudson

La barbarie dell’ultimo stadio incontra un blocco a economia mista

Da Michael  Martedì 16 settembre 2025 Interviste  Nima  Permalink

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NIMA ALKHORSHID: Ciao a tutti, oggi è giovedì 11 settembre 2025 e i nostri amici Michael Hudson e Richard Wolff sono di nuovo con noi. Bentornati.

RICHARD WOLFF: Sono contento di essere qui.

NIMA ALKHORSHID: Richard, cominciamo con quello che è successo negli Stati Uniti, che in qualche modo è stato scioccante. Charlie Kirk è stato ucciso con un colpo di pistola mentre parlava nel campus universitario dello Utah, se non sbaglio, parlando a un pubblico. E il Presidente degli Stati Uniti è uscito allo scoperto dando la colpa all’estrema sinistra;

Secondo lei, oggi negli Stati Uniti si cerca di inquadrare ciò che sta accadendo – la violenza – e di dare la colpa alla sinistra, alla destra e a tutto il resto. Cosa ne pensa?

RICHARD WOLFF: Il mio punto di vista è che la difficoltà fondamentale degli Stati Uniti oggi è un sistema capitalistico in declino. L’impero è a pezzi. Esiste a malapena. L’economia interna – ieri Jamie Diamond, il capo della più grande banca degli Stati Uniti, ha rilasciato un’intervista (in realtà due o tre) e ha parlato dell’indebolimento dell’economia statunitense. Ora, parla sempre come se fosse uno spettatore, piuttosto che uno dei responsabili. È carino. Si spera che nessuno si faccia ingannare. Ma eccolo lì, ad ammettere ciò che gli altri hanno paura di ammettere, ma fingendo di essere uno spettatore;

Il signor Trump finge in modo diverso, ma ha a che fare con lo stesso indebolimento dell’economia, con lo stesso impero in via di estinzione e con lo stesso capitalismo in crisi. Ma la specialità del signor Trump – e questo risale alla prima volta che è diventato un personaggio pubblico serio, se ricordate, scendendo da quella scala mobile da qualche parte a New York e spiegando al mondo che i problemi che abbiamo sono dovuti agli immigrati messicani, che poi ha calunniato – il signor Trump è specializzato, come spesso fanno i leader negli imperi in declino, nel trovare capri espiatori. I messicani sono capri espiatori. I cinesi sono capri espiatori. E anche la sinistra americana, che lui capisce bene come capisce tutto il resto, cioè per niente, ora sarà un capro espiatorio;

Quando non si riesce a risolvere un problema, si dà la colpa a qualcuno, per distogliere l’attenzione dalla propria incapacità di risolverlo. Il signor Trump ci ha detto che avrebbe posto fine alla guerra in Ucraina, nel giro di pochi giorni o settimane. Falso. Avrebbe posto fine alla guerra a Gaza in breve tempo. Falso. È entrato in guerra in Iran, una guerra che non c’era quando è diventato presidente, e si sta preparando, evidentemente, a fare lo stesso con il Venezuela. Quest’uomo sta trovando persone in tutto il mondo da incolpare. Voglio ricordare – è un parallelo che prenderei sul serio – che la Germania, negli anni precedenti a Hitler, ha dovuto affrontare la perdita del suo impero. Questo si è realizzato nella prima guerra mondiale, quando l’impero tedesco in Africa e in Asia è stato letteralmente portato via dalla parte vincitrice della prima guerra mondiale;

Nel 1923 si verificò la peggiore inflazione della storia moderna che spazzò via l’intera classe media. Tutti i loro risparmi, accumulati nel corso del XIX secolo, andarono persi. Alla fine del 1923, tutti i risparmi erano a malapena sufficienti per comprare un etto di burro al negozio locale. E poi nel 1929, come tutti sappiamo, arrivò la Grande Depressione. Così, in pochissimi anni, dal 1918 al 1933 o, se preferite, al 1929, la classe operaia tedesca fu davvero colpita. E, disperata, si rivolse a un leader che prometteva loro: “Sistemerò tutto subito”, ed ecco i capri espiatori: Ebrei, Rom, Slavi – tutta la collezione di capri espiatori in cui Hitler era specializzato. E poi entrò in guerra per distrarre il popolo da ciò che stava accadendo in patria, in modo da potersi concentrare sulle “gloriose” vittorie ottenute all’estero;

Se vi suona familiare, dovrebbe esserlo. E se pensate che vi stia raccontando una storia che vi deprime, non fatelo. I titoli dei giornali di oggi sono pieni di ciò che il popolo francese ha appena fatto, dicendo: unh-unh [no], non lo tollereremo. E in Nepal, dall’altra parte del mondo, un altro gruppo, un altro popolo si sta sollevando e sta dicendo no. La vera domanda, la domanda importante, non è che il signor Trump abbia trovato la sinistra come capro espiatorio, che voglia trasformare un omicidio nello Utah in qualcosa di più per poter, ad esempio, arrestare qualcuno di origine messicana per diffamare il Messico nel suo complesso. Un colpo basso. Sappiamo tutti che è meglio così.

Ma, sì, ci proverà. E sapete cosa dimostra? La disperazione, ecco cosa dimostra. E questa disperazione è, prima di tutto, economica. Siamo di fronte a un rischio di inflazione. Rischiamo una recessione. I nostri legami con l’estero stanno crollando. Il resto del mondo si sta mobilitando per aggirarci, per isolarci. Questa è la realtà;

Nel frattempo, la disuguaglianza di ricchezza e di reddito peggiora sempre di più. E abbiamo appena assistito a uno spettacolo in cui il consiglio di amministrazione di una tipica azienda americana megacapitalista, Tesla, offre al proprio amministratore delegato un pacchetto di retribuzioni per i prossimi anni del valore di 1.000 miliardi di dollari. Questo è il risultato del capitalismo: rendere la persona già più ricca ancora più ricca di quanto lo sia stata finora. È osceno e non durerà.

MICHAEL HUDSON: Beh, Richard ha ragione nel sottolineare l’indebolimento dell’economia statunitense e la disperazione che guida la politica interna di Trump. Ma credo che il suo sogno, che in qualche modo si possa invertire la deindustrializzazione dell’America, implichi la subordinazione degli alleati e la loro trasformazione in filiali di un Occidente statunitense in via di contrazione. Richard sottolinea giustamente il fatto che il resto del mondo si oppone a questo – il resto del mondo, cioè la SCO, i BRICS, la Russia, la Cina, l’Asia orientale, le economie di successo che continuano a crescere. Ma credo che Trump abbia una risposta proattiva – non Trump, dovrei dire lo Stato profondo, di cui Trump è semplicemente il frontman – a tutto questo;

E dice: “Bene, ho applicato le mie tariffe e minaccio di causare il caos in altri Paesi se non sostengono e sovvenzionano l’economia degli Stati Uniti”. Le minacce di dazi e sanzioni non hanno funzionato contro la Russia, non hanno funzionato contro l’Iran. La Cina è troppo indipendente perché possa funzionare. Quindi, non cercheremo di spendere e dissipare altre ricchezze statunitensi per combattere la Russia – almeno la Russia – e cercare di aumentare la guerra fredda. Quello che possiamo fare è consolidare il nostro controllo sulle economie occidentali. E se le imprese americane non si reindustrializzano, possiamo dire all’Europa, alla Corea e al Giappone di smantellare le loro industrie e di trasferirle negli Stati Uniti. E loro reindustrializzeranno gli Stati Uniti;

Ciò che gli Stati Uniti stanno cercando di fare in risposta al loro declino è imitare ciò che fece l’Impero britannico nel XIX secolo. Trattano i loro alleati come colonie, proprio come la Gran Bretagna trattava l’India e altri Paesi, per dire: “Tenete i vostri risparmi in sterline, tenete i vostri risparmi in Gran Bretagna. Non industrializzatevi, ma diventate dipendenti dall’industria americana;

Ciò che fa capire a Trump che deve esserci un cambiamento è che non c’è un’industria americana da cui dipendere. Così ha detto all’industria europea – soprattutto ai tedeschi – di delocalizzare negli Stati Uniti; ha detto alla Corea che, se volete fare soldi e profitti vendendo automobili, trasferite la produzione di Hyundai negli Stati Uniti. E per dire al Giappone: Potete evitare l’imposizione di pesanti dazi su di voi prestando agli Stati Uniti mezzo trilione di dollari entro la fine del mio quadriennio di presidenza. E voi ci darete un trilione di dollari. Non avrete alcun controllo su questo. Avrò il totale controllo personale su ciò che accadrà. E dopo che avremo fatto gli investimenti, e vi sarà stato restituito il vostro mezzo trilione di dollari, l’America avrà il 90% dei profitti dei vostri investimenti qui – non il 50%, come la stampa giapponese ha riportato inizialmente, ma solo il 10%. 

Beh, non sono ancora stati resi noti i dettagli dell’accordo con il Giappone, ma il Financial Times oggi ne ha parlato in modo meraviglioso, dicendo quanto sia orrendo l’accordo con il Giappone. E il giornalista del Financial Times ha fatto trapelare tutto e ha riportato un raggiante [Howard] Lutnick, che – il negoziatore americano – è apparso sulla CNBC e ha detto che questo è il periodo più divertente in cui ha lavorato. E Trump ha discusso a fondo. E il Financial Times descrive questo accordo segreto che non è ancora stato pubblicato dal Giappone, perché si può immaginare cosa proverebbe l’opinione pubblica giapponese se questo accordo fosse reso pubblico. E il Financial Times dice: “Questo puzza di coercizione, una nazione sovrana costretta a incanalare gli investimenti privati e del settore pubblico verso una nazione molto più ricca, sotto le strutture spudoratamente dirette dal Presidente degli Stati Uniti”.

I problemi sono evidenti. La resa più abietta è stata quella della Germania e dell’Europa. La stampa statunitense non ha parlato quasi per nulla del “bait-and-switch” che l’America ha avuto con [Ursula] von der Leyen: Faremo tutto quello che vuole, Presidente Trump, purché ci dia sicurezza – e almeno sappiamo cosa succederà – in modo che ci protegga dall’invasione della Russia. Ebbene, è successo che non c’è stata alcuna sicurezza. Trump aveva accettato di non imporre tariffe punitive all’Europa, ma all’improvviso ha cambiato idea. E invece di abbassare le tariffe dal 25% al 15%, ha detto: Beh, manterremo le tariffe che abbiamo – 50% su acciaio e alluminio – e se capita che uno qualsiasi dei vostri prodotti contenga acciaio o alluminio – fino al 50%.

Ebbene, questo è trattare l’Europa proprio come l’industria. Gli industriali europei hanno gridato: “Aspettate un attimo”: Aspettate un attimo. Quando produciamo un bene manifatturiero, questo include acciaio e alluminio, e dovremo chiudere le nostre attività. Trump dice: Beh, c’è una soluzione. Potete evitare i dazi delocalizzando negli Stati Uniti e facendo il tipo di accordo che Hyundai ha fatto negli Stati Uniti e che il Giappone ha fatto;

Si tratta di un’estorsione pura e semplice. E si può vedere cosa sta accadendo. La SCO e i BRICS si stanno rendendo conto che è una fortuna che non abbiano nemmeno provato a negoziare con Trump – andate per la vostra strada – e si sta vedendo il mondo dividersi in ciò che gli Stati Uniti possono trattenere dai Paesi che hanno sconfitto nella Seconda Guerra Mondiale – Germania e Giappone – e nella Guerra di Corea del 1951. Tutti hanno la sindrome di Stoccolma tra i loro leader. In qualche modo si identificano con il vincitore e gli Stati Uniti sono stati in grado di ritagliarseli. E questa è la risposta proattiva a tutto ciò. 

Nulla di tutto questo ha a che fare con quella che voi chiamate “la sinistra”. Stiamo parlando di interesse nazionale. Ma sono sicuro che Trump accuserà gli oppositori stranieri di aver detto: Aspettate un attimo. Vogliamo che il Giappone abbia i profitti dei suoi investimenti. Vogliamo che la Corea possa portare la nostra manodopera specializzata quando gli Stati Uniti non hanno appaltatori in grado di costruire la fabbrica Hyundai. E i tedeschi, che dicono: Beh, non possiamo semplicemente delocalizzare negli Stati Uniti. Ci vogliono anni per costruire una fabbrica. Andremo in bancarotta nel processo;

Questa è la risposta di Trump al mondo. E credo che vada al di là di qualsiasi cosa che la sinistra, o anche la destra, avessero anche solo sognato un anno fa, prima che Trump vincesse.

RICHARD WOLFF: Mi permetta di intervenire, e forse qui sarò un po’ in disaccordo con Michael, ma forse no. Sì, il tempo dirà sicuramente se il ritorno delle grandi imprese dal resto del mondo, che spostano la loro produzione negli Stati Uniti, è un fenomeno serio. Per ora abbiamo solo parole. Abbiamo promesse, abbiamo tutto questo. E come so io, e come sa Michael, e come sa la maggior parte delle persone che seguono questo fenomeno, è molto facile per un primo ministro, o per una grande azienda, parlarvi degli enormi investimenti che hanno in programma di fare l’anno prossimo, l’anno prossimo, fra tre anni, fra cinque anni. La maggior parte dei dirigenti che fanno queste promesse non saranno più in quelle posizioni tra tre anni, quando probabilmente quelle promesse saranno dimenticate o scusate. Numero uno;

Numero due: Il problema degli Stati Uniti è che non sono in grado di far fare ai lacchè che hanno avuto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale – Europa Occidentale, Giappone e così via – quello che devono fare. Michael ha ragione. Ora dovrebbero diventare tutti colonie. E colonie, lasciatemi spiegare. Colonie, nel senso preciso che segue: Sono stati incaricati di fare affari negli Stati Uniti. Se volete vendere negli Stati Uniti, dovrete accordarvi con l’azienda importatrice, se non importate voi stessi negli Stati Uniti. Dovrete pagare una tassa. È una tassa d’ingresso nell’economia americana. Ecco cos’è una tariffa. Se vendete nell’economia americana, dovrete pagare una tassa al governo americano;

E il governo americano è così disperato che dice: O lo pagate voi – la società estera che arriva – o lo paga l’importatore americano. Non ci interessa. Stiamo gravando allo stesso modo su di voi e sull’americano – non è una cosa che il governo americano vuole fare. Vuole che siano gli altri a pagare, ma non può ottenerlo. Quindi deve fare un accordo che danneggia il suo stesso cosiddetto programma: Perché mai dovreste venire qui, se una delle cose che dovrete fare, come azienda, è pagare tariffe molto alte, che potrebbero essere aumentate in qualsiasi momento, sulla parte importata di qualsiasi cosa produciate qui, che, almeno per i prossimi anni, sarà significativa?

No, credo che quello che vedo sia un impero in declino non più in grado di controllare enormi parti del mondo – Cina, India, Russia, BRICS – e quindi costretto a mangiarsi le proprie colonie – ad assalire Canada e Messico, i suoi principali partner commerciali – facendo Dio solo sa quali danni a quelle società;

E voglio essere chiaro: gli Stati Uniti possono convincere von der Leyen, o [Friedrich] Merz, o i leader giapponesi a cedere segretamente le necessità del loro Paese, ma l’unico modo per sostenerlo, l’unico modo possibile per farli rimanere in carica, è quello di far nascere un grande pericolo: È l’isteria per le invasioni russe, che si può vedere aumentata di sei tacche quando alcuni droni sorvolano la Polonia. Si vede che l’isteria si sta facendo strada. Si tratta di un’isteria molto utile, che concentra la colpa sulla Russia, quando il problema sono gli Stati Uniti.

Ma non potete dirlo perché possono farvi davvero male, cosa che i russi non possono fare. I russi hanno difficoltà a sottomettere l’Ucraina. Vogliono prendersela con il resto dell’Europa? È una battuta. Nessuno sano di mente – tranne chi è disperato, chi ha bisogno di un capro espiatorio. E qual è il capro espiatorio in Europa, questo capro espiatorio della Russia? Si trovano in una posizione in cui, per salvare qualcosa nella loro economia, devono inventarsi una programmazione completamente nuova – ci risiamo – per sovvenzionare le proprie industrie;

Questo fa parte del modo in cui reagiranno, e stanno reagendo, contro gli Stati Uniti, qualunque cosa dicano pubblicamente. Gli europei sanno cosa viene fatto loro. Non lo vogliono. Temono che, se saranno privati della loro industria, i loro stessi cittadini si rivolteranno contro di loro. E lo si può già vedere, nelle strade della Francia, nello spostamento a destra della scena politica tedesca, in quella britannica – [Nigel] Farage in Inghilterra, Alternativ für Deutschland in Germania – e così via. Non sta funzionando molto bene;

Gli americani sono disperati e si stanno prendendo cura di se stessi. Sperano di farlo a spese dei loro ex alleati/colonie. Così li spremono a fondo, che a loro volta demonizzano la Russia, per giustificare il potenziamento militare, che sarà la maschera per sovvenzionare la loro industria a spese dei loro Stati sociali democratici. Questo è ciò che sta accadendo. Non credo che funzionerà. E questo è il peggior incubo del signor Trump: che tutto questo capro espiatorio non funzioni;

Un ultimo punto: un mio amico è un industriale in Europa. Posso assicurarvi che capisce perfettamente cosa sta succedendo. E nella mia ultima conversazione con lui, in cui gli ho detto: C’è la possibilità di trasferire la vostra produzione negli Stati Uniti? Mi ha risposto ridendo: Sei pazzo? E io ho risposto: Beh, perché? Mi rispose: Ogni giorno sul nostro giornale – nel Paese dell’Europa occidentale in cui vive – vediamo immagini di truppe americane che pattugliano le città americane. Siete un Paese in cui non mi trasferirei nemmeno tra un milione di anni. C’è troppo disordine. E poi ho visto il vostro nuovo esercito, l’esercito dell’ICE, che chiudeva una fabbrica di batterie sudcoreana in Georgia, a causa dell’isteria che avete coltivato contro gli immigrati. Non mi trasferirò lì. Non entrerò in quel luogo folle che sta occupando le proprie città;

Vorrei infine citare una dichiarazione rilasciata ieri dal Vicepresidente Vance. Commentando l’occupazione che dovrebbe terminare – anche se non è così – a Washington, D.C., da parte delle truppe federali, il Vicepresidente ha detto, con grande piacere, che la sua più grande speranza è quella di vedere ciò che avviene nelle città di tutta l’America. Questo è ciò che ha detto. Non ho le parole esatte, ma questa è la citazione esatta. Lui è – sapete, gli industriali stranieri dicono: Non è un posto dove voglio andare. Considerando tutto ciò che sta accadendo nel mondo, non mi trasferirò in un posto che sembra stia cadendo a pezzi;

E con l’uccisione di quell’uomo di destra ieri, si può capire dove si va a parare. Ovviamente ha ragione. Cosa gli dirò? Che non deve preoccuparsi della violenza negli Stati Uniti, di situazioni come quella dell’impianto di batterie sudcoreano? Sono cose da pazzi. E siamo in un Paese che sta cadendo a pezzi. E tutta la pretesa di fare da capro espiatorio a questo, a quello, di sparare a raffica, prima di sapere qualcosa – non sanno nemmeno chi ha fatto la cosa nello Utah, per non parlare di quali potrebbero essere le motivazioni. 

Né sarà credibile quando lo faranno. Non possiamo più credere a nulla;

Michael e io usavamo il Bureau of Labor Statistics. Nelle ultime tre settimane ci sono state due manifestazioni: Il presidente licenzia la donna che lo dirige e il successivo responsabile spiega che nell’ultimo anno abbiamo sovrastimato di un milione il numero di posti di lavoro in questo Paese. Questi sono tutti sintomi, gente. Potete fingere, con questo o con quello, di contestarli o di cavillarli, ma la linea di fondo è ovunque: La ritirata, la disperazione, il capro espiatorio sostituiscono la capacità di fare qualcosa di serio.

MICHAEL HUDSON: Richard ha fornito quello che potrebbe essere un riassunto del mio punto di vista, sottolineando il ruolo del capro espiatorio e la capacità quasi da universo parallelo degli Stati Uniti di essere stati in grado di sostenere i leader che possono insistere sul fatto che la Russia si preoccupa abbastanza dell’Europa da invaderla davvero – invece di dire: Non vogliamo averci niente a che fare, abbiamo rivolto lo sguardo a est; tutto ciò che vogliamo è essere lasciati in pace e non essere molestati – ma questo è tutto ciò che gli Stati Uniti possono fare. 

Anche Trump ha tenuto un discorso ieri. Ha detto: L’America cadrà a pezzi senza le tariffe. Abbiamo bisogno dei dazi perché i dazi sono ciò che fa quadrare il bilancio, in modo da poter tagliare le tasse – non l’ha detto, ma l’implicazione, per concludere la frase, è che l’America cadrà a pezzi perché non avremo i dazi che ci permetteranno di tagliare le tasse sul 10% più ricco, mentre aumenteremo le tasse sul 90%. Si tratta della polarizzazione di cui parlava prima Richard. Come può l’America sostenere un’economia che remunera il 10%, compreso lo stipendio da mille miliardi di dollari di [Elon] Musk, senza prendere i soldi dalle sue colonie, le sue colonie di fatto – i Paesi che ha sconfitto nella Seconda Guerra Mondiale e in Corea?

Quindi, Trump ha proseguito dicendo: “Chi si sta opponendo? Chi si oppone alle tariffe è la sinistra. Ovviamente, la sinistra non vuole vedere la polarizzazione tra gli azionisti e gli obbligazionisti più ricchi, la cui ricchezza sta aumentando, mentre il patrimonio netto del 90% della popolazione sta diminuendo. E quando si arriva al 50% inferiore, la diminuzione è piuttosto rapida;

Beh, la cosa interessante è che in Europa, come giustamente sottolinea Richard, sono i nazionalisti a dire: “Mettiamo il nostro Paese al primo posto”. E i nazionalisti sono considerati di destra. Cosa c’è di “sinistra” e cosa c’è di “destra” se si vuole che il proprio Paese prenda il controllo del proprio destino? La stampa e il vocabolario utilizzato per descrivere questo processo, sia in Europa che negli Stati Uniti, sono diventati privi di significato tra destra e sinistra.

Anche se, certamente, la destra nazionalista in Europa è d’accordo sul fatto che, sì, dovremmo essere indipendenti, in modo da rendere la nostra classe finanziaria più ricca ancora più ricca – questa è la lotta che è scoppiata in modo molto esplicito in Francia, quando il nuovo primo ministro è un sostenitore del taglio della spesa sociale e si rifiuta di imporre la tassa patrimoniale del 2% sui più ricchi che la Camera bassa francese voleva imporre. 

Quindi, quando l’unica risposta alla dipendenza dalla destra degli Stati Uniti è una risposta della destra europea, si capisce che siamo in un “mondo bizzarro” che il vecchio vocabolario di destra e sinistra non aveva modo di anticipare logicamente.

RICHARD WOLFF: Posso commentare?

MICHAEL HUDSON: Certo.

NIMA ALKHORSHID: Richard, prima di commentare, non so se hai sentito la deputata dell’Assemblea Nazionale francese Mathilde Panot. È di sinistra, La France Insoumise?

RICHARD WOLFF: “La France Insoumise”.

NIMA ALKHORSHID: Sì, ecco cosa ha detto da quello che sta succedendo in Francia:

MATHILDE PANOT (CLIP): Il risultato dimostra, al di là del governo di [François] Bayrou, che [Emmanuel] Macron non ha più legittimità. Solo un terzo dell’Assemblea Nazionale gli ha dato la fiducia, il che significa che la politica di Macron a favore dei ricchi e contro il popolo ha avuto due terzi di voti negativi. Pertanto, si tratta di una minoranza nel Paese. Non credo che Bayrou e [Michel] Barnier possano continuare la stessa politica, non tenendo conto dei risultati delle elezioni […].

RICHARD WOLFF: Per la cronaca, si chiama “La France Insoumise” ed è un’alleanza di una mezza dozzina di partiti di sinistra che si sono riuniti in Francia, in un modo che altri Paesi devono ancora imparare, e hanno presentato un fronte comune. E questa sinistra, insieme, è il più grande blocco di voti all’Assemblea Nazionale. Quindi, a differenza di altri Paesi, la sinistra è una grande potenza. Non ne sentirete parlare sulla stampa americana, perché qui i pregiudizi sono grotteschi. Si sente parlare di Macron, che ora è sostenuto da appena il 20% della popolazione nei sondaggi pubblici, oppure si sente parlare dell’ala destra, di [Marine] Le Pen e di tutto il resto. Quello che non si sente dire è la formazione politica più ampia, che è di sinistra. E se pensate che sia un caso, beh, non state prestando attenzione.

Ora, permettetemi di spiegare ciò che Michael ha appena concluso: perché la destra sta prendendo il sopravvento in gran parte dell’Europa – non in tutta, non per un soffio, ma in gran parte dell’Europa. Perché proprio la destra? E comunque, quando risponderò a questa domanda per l’Europa, lo farò anche per gli Stati Uniti;

Quando il capitalismo crolla – e, ricordiamolo, in media abbiamo una flessione ogni quattro-sette anni. Questo accade da trecento anni. L’NBER (National Bureau of Economic Research) di Washington registra tutti gli alti e bassi. Ovunque vada il capitalismo, è un sistema fondamentalmente instabile. Se vivessi con una persona così instabile come il capitalismo, te ne saresti già andato da tempo, e dovresti pensarci. Ok. Allora perché?

Negli anni ’30, quando il capitalismo si è schiantato, un gran numero di persone è andato a sinistra. Ad esempio, negli Stati Uniti, cosa fecero milioni di americani di straordinario nella Grande Depressione degli anni ’30? Si sono iscritti a un sindacato per la prima volta nella loro vita. Si iscrissero a due partiti socialisti e a uno comunista, che lavorarono tutti insieme per produrre quello che viene chiamato il New Deal. Giusto? Questa è l’attività più di sinistra dimostrabile nella storia americana. È possibile che la classe operaia vada a sinistra quando il sistema inizia a crollare, come è successo negli anni ’30? La risposta è sì – e tra l’altro, cose simili sono accadute in Europa;

Ma dopo la Seconda Guerra Mondiale, e negli ultimi settantacinque anni, sappiamo tutti cosa hanno vissuto gli Stati Uniti e l’Europa: una guerra fredda, che aveva molto meno a che fare con l’Unione Sovietica, e molto più a che fare con l’arretramento del New Deal negli Stati Uniti, e con l’annullamento del potere della socialdemocrazia, dalla Scandinavia nel nord alla Grecia nel sud. Ed è quello che abbiamo fatto per settantacinque anni: martellare – antisocialismo, anticomunismo – tutto questo.

Allora perché ci sorprendiamo che ora che il capitalismo sta vivendo il suo ultimo, e forse definitivo, declino, abbiamo persone – la classe operaia – che si spostano in gran numero verso destra? Sono stati addestrati a farlo per settantacinque anni. La sinistra è stata demonizzata. Quello a cui state assistendo ora, la demonizzazione del signor Putin – e non sono qui per sostenerlo, in un modo o nell’altro, ma la demonizzazione è infantile – perché lo fareste? Il signor Putin è ora uguale al signor Stalin. È un po’ sciocco. Cosa state facendo? Perché siete disperati, perché è questo il vostro modo di pensare. Non solo i leader. I leader europei non potrebbero farla franca con questa demonizzazione infantile, se nella popolazione non ci fossero ancora i residui di settantacinque anni di indottrinamento;

Ma ecco la buona notizia: La destra non ha soluzioni per il collasso del capitalismo e più si agita, più questo diventerà chiaro. È quello che sta accadendo in Francia. Naturalmente, sono i primi. Lo sono stati negli ultimi tre secoli. Sono il canarino nella miniera di carbone, che ci fa sapere – oh-oh, cosa sta arrivando? Quando si scoprirà che la destra non ha alcuna soluzione, la gente si sposterà a sinistra. Attenzione, perché questo sta per accadere.

MICHAEL HUDSON: Richard, come può la classe operaia muoversi a sinistra senza un partito politico? Questo è il problema. Almeno in Europa, la sinistra potrebbe creare un nuovo partito, come ha fatto Sahra Wagenknecht in Germania. Ma l’America è solo un sistema a due partiti, come abbiamo descritto. E come si può vedere con un socialista democratico – il signor [Zohran] Mamdani, che ha ottenuto un sostegno schiacciante nella sua corsa a sindaco di New York, appoggiato da Bernie Sanders e da AOC [Alexandria Ocasio-Cortez] – il Partito Democratico lo denuncia come di sinistra. E i Democratici dicono: Noi non siamo la sinistra. Il socialismo è veleno per noi – e hanno preferito perdere le elezioni del 2016 con Hillary [Clinton], invece di vincere con Bernie, proprio perché il Partito Democratico è il grande nemico della sinistra. 

Ecco perché la classe operaia si è spostata verso i repubblicani, perché ha rinunciato, come ho fatto io, certamente – beh, non ho mai sostenuto i democratici per cominciare, dato che sono sempre stato un socialista – ma c’è la percezione tra i lavoratori, la classe media e la classe dirigente, che i democratici siano il partito dell’ultra-destra, della Guerra Fredda, dei neocon, dei neoliberisti.

RICHARD WOLFF: Sono d’accordo con lei, ma mi permetta di interpretare nuovamente lo stesso ruolo. Nell’ultima settimana sono emersi due sondaggi: uno, del New York Times, del Siena College; l’altro, della Gallup. Ed ecco cosa mostrano – e qui prendo in prestito, dovrei dare credito a chi di dovere, un articolo dell’American Prospect di uno dei suoi principali scrittori, Harold Meyerson. E in quell’articolo – è tutto disponibile in questo momento – i sondaggi mostrano che la maggioranza dei democratici vuole Bernie Sanders, vuole la soluzione di sinistra, vuole persone come Zohran Mamdani. E voglio anche sottolineare che anche Bernie sta iniziando a vederlo. Ha appoggiato, nel Maine, un candidato molto importante per il Senato, per sostituire Susan Collins, che è un disastro. E la persona – Platner è il suo nome, Graham Platner. È un pescatore di ostriche che ha scelto di non candidarsi nel Partito Democratico.

Quindi, sì, Bernie ha appoggiato Mamdani, che è in corsa [come] democratico, ma ha anche appoggiato Platner, che non è in corsa [come democratico] – e vedrete sempre di più – quello che vediamo qui è ciò che, di nuovo, è successo in Germania. Sahra Wagenknecht fa parte di quello che prima era chiamato “Die Linke”, il partito di sinistra. “Linke” in tedesco significa sinistra – Die Linke è “La Sinistra” – questo è il nome che hanno scelto. Insieme, Wagenknecht e Die Linke ottengono già più del 10% dei voti. Ma ecco l’origine di Die Linke: Una scissione dal Partito Socialista Tedesco – quello che è sempre, per metà del tempo, al governo, un equivalente approssimativo del nostro Partito Democratico – l’ala sinistra di questo si è staccata e si è alleata con la sinistra indipendente, compreso ciò che rimaneva del vecchio Partito Comunista della Germania Est. Hanno formato Die Linke, e ora sono in tutta la Germania un’alternativa di sinistra, che detiene seggi nel Parlamento regionale, ecc.

Quindi, l’idea che tutto questo debba andare in una direzione di destra è un errore. Non dovremmo sorprenderci che sia quella la prima direzione. Quando questo gioco capitalista inizia a svelarsi, la prima reazione delle persone spaventate è quella di andare dove è stato detto che si deve stare. Quando anche questo fallirà, avremo la possibilità di presentare la nostra idea;

Guardate: In questo Paese, se mi alzassi e spiegassi che piuttosto che permettere alla Tesla Corporation – che dipende dagli Stati Uniti – di dare un trilione di dollari a un uomo che è già il più ricco del pianeta, potremmo tassare meglio quel trilione e usarlo per affrontare i problemi di questo Paese – se mi candidassi alle elezioni con questa piattaforma, avrei già vinto. E non siamo nemmeno al punto di poterlo fare;

Michael ha ragione. La sinistra in Europa è meglio organizzata. Ma questo è un problema che possiamo risolvere, perché il sostegno, l’idea di come dovrebbe essere il nostro sistema politico, rispetto a quello che è, è già per noi. Ora dobbiamo solo organizzarlo e mobilitarlo. E questo mette la sinistra in una posizione migliore negli Stati Uniti rispetto alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

MICHAEL HUDSON: Vorrei poter essere d’accordo con lei, ma sono così pessimista sul marciume del Partito Democratico, e sul fervore e l’odio che ha per la classe operaia, per il socialismo, l’odio per Bernie Sanders, l’odio che ha per Mamdani, come minaccia esistenziale alla sua fedeltà a Wall Street e al settore finanziario che sono i suoi candidati. Lei ha accennato al fatto che, se lei fosse candidato – ma come può qualcuno con le sue e le mie idee, o con quelle di Bernie, essere nominato per la presidenza? Hai visto il furto corrotto della nomination democratica del 2016 da parte di Hillary. Avete visto la stampa di destra. Non vedo come possa verificarsi lo scenario che lei descrive, senza sciogliere il Partito Democratico così come è legalmente costituito, come una società indipendente gestita dal suo consiglio di amministrazione che ha escluso chiunque abbia una sfumatura di sinistra.

Quindi, ovviamente, i sondaggi dei Democratici sostengono ciò che voi e io, Bernie e gli altri sosteniamo, ma hanno un effetto molto limitato su chi saranno i candidati al Congresso e al Senato, e sull’effettivo sistema politico-amministrativo. E penso che questo sia il motivo per cui gli elettori hanno una sorta di senso intuitivo: se noi, naturalmente, vorremmo un Partito Democratico che rappresenti gli interessi della classe operaia, ma per farlo dobbiamo sostituire il Partito Democratico così come è ora strutturato politicamente e legalmente. E l’unico modo per farlo è impedirgli di vincere del tutto;

Sì, ci sarà un – supponiamo che ci sia stato un – partito, un partito repubblicano, a tutti. Questo era il sogno dei fondatori della Costituzione: Non ci dovrebbero essere settari – ci dovrebbe essere un solo partito. Almeno così ci sarebbe una varietà. Ci sarebbero socialisti di sinistra che corrono contro i repubblicani, tutti nello stesso tipo di primarie che secondo molti, tecnicamente, darebbero più possibilità a un politico di sinistra – di fare le leggi, imporre le tasse e determinare la politica estera americana – di quante ne avrebbe un Partito Democratico controllato dai neocons e dai neoliberali. Questo è il vero dilemma. Non vedo una via d’uscita senza sostituire il Partito Democratico così com’è costituito. Ed è per questo che ho appoggiato la candidatura di Jill Stein, che ha esposto proprio questi punti, anche nei nostri programmi sulla discussione di Nima.

RICHARD WOLFF: No, capisco la sua posizione. So che molte persone la pensano così. Dalla mia esperienza, direi che la maggior parte della classe operaia americana con cui interagisco la pensa più o meno così ed è pessimista sulla situazione. E non posso dire di esserne sorpreso, perché tutta la mia analisi mi fa capire perché, dopo settantacinque anni, ci troviamo in una situazione del genere;

Permettetemi di parlarne per un momento in modo molto diretto, dal punto di vista politico. Vivo a New York City. Sono seduto a New York, come credo lo sia anche Michael, mentre realizziamo questo programma. Sto guardando un socialista molto modesto, un socialdemocratico o un socialista democratico, se preferite, Zohran Mamdani, in corsa per la carica di sindaco – chiaramente, il candidato di punta, con sondaggi sempre intorno al 40%.

Si candida contro un sindaco in carica il cui livello di corruzione supera persino quello a cui siamo abituati qui a New York, e siamo abituati ad averne molta. La maggior parte dei suoi collaboratori chiave sono in carcere, o sotto processo, o indagati. È terribile. E sta facendo accordi, segreti e non, con il Presidente per accogliere l’ICE, che il resto del sistema politico di New York rifiuta, e così via. Giusto? Questo è un candidato contro di lui;

L’altro è un ex governatore le cui caratteristiche distintive sono l’oppressione sessuale nei confronti delle donne che lo circondano e il comportamento durante la pandemia che ha messo in pericolo gli anziani nelle case di cura in misura tale da farvi indietreggiare. 

Questi sono i suoi due candidati che vengono inondati di denaro dai ricchi di New York – non tutti, ma molti – nella loro disperata speranza di non essere tassati all’uno, o al due, o al tre per cento, che è tutto ciò che il signor Mamdani ha detto di voler tentare. Che spettacolo di assurdità è tutto questo.

Quindi la mia risposta a Michael è: “Non saremo noi a farlo, ma il Partito Democratico. Il Partito Democratico, come lui lo descrive correttamente, ha una leadership che spingerà letteralmente via i suoi stessi membri. Diventerà un partito minore – il giocattolo dei donatori che lo tengono in vita – e si ridurrà, man mano che una vera forza politica di sinistra lo sostituirà;

La sinistra non ha bisogno del Partito Democratico. Il Partito Democratico ha bisogno della sinistra. E questa realtà fondamentale diventa più vera ogni giorno che passa, a causa del declino dell’impero americano e del declino del capitalismo americano. Non può risolvere il suo problema. Si manda l’ICE a terrorizzare il capro espiatorio e si offendono così tante altre persone arrestandole erroneamente, ferendole, con un ovvio eccesso di violenza, che si vanifica il proprio sforzo;

È un po’ come quello che hanno appena fatto con l’impianto di batterie in Georgia. Una cosa molto stupida da fare. Le imprese sudcoreane, che sono tra le più importanti che speravano di portare qui, stanno dicendo: Aspettate un attimo. Oltre a tutti gli altri rischi che corriamo, corriamo il rischio che se mandiamo un team di persone, perché conosciamo la nostra tecnologia, non – sapete, il povero signor Trump deve arrivare zoppicando dopo: Cavolo, avremmo dovuto portarne qualcuno qui per addestrare i nostri lavoratori”;

Davvero, pensate? Che idea interessante, dopo aver distrutto tutto con il vostro assurdo gioco dell’ICE. Certo, è un esercito interno. Certo, sarà usato per trattenere il popolo, ma non funzionerà. Queste cose non funzionano. Quando dovrete fare quello che sta facendo il signor Trump, avrete aspettato troppo a lungo e sarà troppo tardi. E subirete tutti i passi falsi, tutti gli errori.

Invece di sedersi con i dirigenti di quell’azienda e parlare di ciò che i loro lavoratori sono, o non sono, in materia di immigrazione, e di elaborare un piano ragionevole, avete fatto il teatrino. Ma bisogna sempre chiedersi: perché questo eccesso di teatralità? Perché l’eccesso di capro espiatorio? Perché la situazione è disperata. Le persone disperate mettono in atto quello che finiamo per chiamare comportamento autodistruttivo. Lo stiamo vivendo.

MICHAEL HUDSON: Sono d’accordo. Non posso non essere d’accordo. Siamo nella stessa situazione – non so dove tutto questo ci porterà, né ho la percezione dei tempi imminenti.

RICHARD WOLFF: Beh, posso dirvi che se guardiamo tutti – o almeno presumo che molti di voi abbiano guardato – i video delle ultime due settimane in cui una barca, definita come una barca su cui sono presenti undici persone, in questa barca, e la barca si muove nell’acqua, e poi all’improvviso c’è un’esplosione di luce, e ci viene spiegato che queste undici persone sono ora saltate in aria. Sono morte. Lo sapremo solo due o tre o quattro giorni dopo, e le informazioni trapelano. La nave è a migliaia di miglia di distanza nell’oceano. Quindi non sta minacciando gli Stati Uniti, almeno non ancora. Si trova da qualche parte nella zona del Venezuela, ma non è chiaro, né potrebbe esserlo, se sta andando in Venezuela o dal Venezuela;

Il presidente e il vicepresidente ci annunciano, senza alcuna prova, che si tratta di corrieri della droga, che la barca forse trasporta droga e ha a che fare con il Venezuela. E quindi gli Stati Uniti non hanno alcun obbligo di arrestare queste persone, di sottoporle a un processo in cui abbiano il diritto di difendersi e di ricevere una punizione, se vengono giudicati colpevoli, che sia in qualche modo proporzionata a qualsiasi crimine commesso – tutto questo viene eliminato e Trump e Vance diventano processo, giudice, giuria e boia, tutto in una volta. E nessuno – mi riprendo – relativamente pochi pensano che ci sia qualcosa di sbagliato. Volete una prova di disperazione? Ecco. E ci sarà un numero significativo di persone che lo seguiranno? Sì, coloro che si sono spostati a destra, a causa della loro reale sofferenza negli ultimi quarant’anni di declino economico.

Ma anche quelle persone che questa sera al bar borbottano di dare un trilione di dollari a Elon Musk da aggiungere ai suoi già 400 miliardi di dollari – il livello di oscenità qui richiede metafore che ci riportano ai faraoni dell’antico Egitto, e di loro è rimasto ben poco.

MICHAEL HUDSON: Voglio dire qualcosa sull’attacco alla barca. Negli ultimi due giorni è emerso che non è stata la Guardia Costiera ad attaccare l’imbarcazione – tutti hanno detto, beh, aspettate un attimo: Si suppone che una barca si avvicini all’obiettivo e gli dica di fermarsi, di chiedere cosa sta facendo, di lasciarsi abbordare, o qualsiasi altra cosa – la barca è stata abbattuta dai droni. 

Pare che gli Stati Uniti abbiano dei droni che volano nell’oceano al largo del Venezuela, per abbattere qualsiasi cosa si muova. Ora, parliamo di capri espiatori. I droni non avevano alcun motivo – per rispondere alla domanda se fossero diretti in Venezuela o lontani dal Venezuela – solo per il fatto di trovarsi lì, gli Stati Uniti hanno dovuto abbattere un’imbarcazione. Non hanno abbastanza navi per andare ovunque nell’oceano, nell’Atlantico, in quell’area. Quindi, hanno usato i droni per trovare un’imbarcazione, in modo che Trump potesse dire: Abbiamo appena preparato quello che sarà il primo passo di una serie di attacchi a navi simili che hanno a che fare con il Venezuela, o in acque internazionali, ovunque;

È stato il senatore Rand Paul, il repubblicano, una sorta di estremista, al Senato, a sottolineare il fatto che tutto questo è stato fatto senza tutte le formalità legali che si dovrebbero seguire per seguire le formalità di guerra. E questo è ciò che dice Trump: Non ci sono più regole. Non lo capite? L’era 1945-2025 delle regole delle Nazioni Unite è finita. È totalmente sotto le regole degli Stati Uniti. Questo è più radicale. Si tratta di qualcosa che attraversa l’intero spettro politico, da sinistra a destra. Immagino che altri relatori, i dibattiti militari sui programmi di Nima, approfondiranno questo aspetto e quanto sia assolutamente radicale.

RICHARD WOLFF: Sì, e di nuovo, ripetiamo: per me, disperato. Non c’è bisogno di farlo. Non c’è bisogno di farlo. Quelle undici persone sono a migliaia di chilometri di distanza. Nessun americano – e nessuno ha affermato che nessun americano – è stato messo in pericolo da queste persone, o minacciato da queste persone. Che cosa state facendo? Perché violate deliberatamente tutte le norme del diritto internazionale, della legge dell’oceano, della presunzione di innocenza fino a prova contraria? Tutte queste cose, che dovremmo venerare come valori occidentali, buttate dalla finestra per uccidere undici persone e poi chiedersi chi fossero e cosa stessero facendo. Cosa… cosa?

Questo è l’atto di – posso vedere il Sig. Trump, che, presumo, abbia dovuto autorizzare questo genere di cose, di cattivo umore e che voglia, quindi, gestire la sua frustrazione per non essere riuscito a fermare la guerra in Iraq, o a fermare l’orrore a Gaza, o a fermare, o a fermare, non riesce a fare nulla di tutto ciò – non riesce a evitare la recessione, non riesce a evitare l’inflazione, non riesce a decidere se le tariffe debbano essere aumentate, o diminuite, o messe in pausa, o non messe in pausa, o cosa fare con l’India, ora che ha allontanato il più importante alleato estero che avrebbe potuto acquisire – il livello di frustrazione è probabilmente alto, e questo è un risultato.  

Si tratta di un atto impulsivo compiuto da una persona disperata, che avrebbe dovuto saperlo, che forse lo sapeva anche, ma che si è lasciata prendere dalla crisi, dal declino e dalla frustrazione. È questo che rende difficili i nostri tempi: non il signor Putin, né Xi Jinping, ma il problema che non lo sono. Qui non possono essere altro che comparse nella storia. La nostra storia riguarda il nostro sistema economico, il dominio degli Stati Uniti nel mondo, ed è finita;

Ed è terribilmente difficile per il popolo americano affrontarlo. E il signor Trump cavalca questa difficoltà. È entrato in carica su di essa e uscirà dalla carica su di essa. E non la risolverà. E questa sarà l’eredità che perseguiterà lui e la destra che lo sostiene per gli anni a venire.

MICHAEL HUDSON: Forse non vincerà il Premio Nobel per la pace.

NIMA ALKHORSHID: In realtà, prima di concludere, sanno cosa fare con l’India. Prima di concludere, vi mostrerò una clip di Lutnick, il Segretario al Commercio, che parla dell’India:

HOWARD LUTNICK (CLIP): […] vogliono aprire il loro mercato. Smettere di comprare il petrolio russo, giusto? E smettere di far parte dei BRICS, giusto? Sono la vocale tra Russia e Cina. Se è questo che volete essere, fatelo. Ma o sostenete il dollaro, sostenete gli Stati Uniti d’America, sostenete il vostro più grande cliente, che è il consumatore americano; oppure, credo, pagherete una tariffa del 50%. E vediamo quanto durerà.

NIMA ALKHORSHID: Quale soluzione migliore può offrire?

MICHAEL HUDSON: Esatto. Esatto.

RICHARD WOLFF: Il signor [Narendra] Modi ha fatto un viaggio. La sua risposta al signor Lutnick è: Ha notato dove sono andato? Il signor Lutnick è un esempio di uomo d’affari americano molto autocompiaciuto, che esce dagli ultimi settantacinque anni immaginando che questi settantacinque anni siano durati e dureranno per sempre. E qui sta l’errore catastrofico che tutta la storia insegna: Il passato non è il futuro e se si estrapola in avanti, si commettono errori di valutazione che ci distruggeranno. È quello che sta facendo.

MICHAEL HUDSON: L’illusione di fondo è che gli altri Paesi abbiano bisogno del mercato americano, ma non ne hanno bisogno. Il grande mercato è quello dei BRICS e dei loro alleati. Questa è l’illusione, insieme a quella che la Russia e l’Iran siano una minaccia militare per l’Europa. Si tratta di illusioni, che hanno una sorta di vita propria. Il fatto è che il petrolio russo è la chiave per la produzione e l’utilizzo dell’energia in India e, naturalmente, l’India ritiene che la dipendenza dal petrolio russo sia economicamente più importante del mercato statunitense. È questo che gli americani non riescono a capire. Il resto del mondo non ha bisogno degli Stati Uniti;

Ecco la domanda: Perché le colonie accettano di rimanere come parte dell’impero statunitense, invece di unirsi alla maggioranza globale? Questo è il grande enigma da risolvere. Ed è questa la posizione geopolitica che, a mio avviso, mette in ombra l’intera questione della destra e della sinistra.

NIMA ALKHORSHID: Grazie mille. Richard, hai qualcosa da aggiungere?

RICHARD WOLFF: No, penso che abbiamo fatto una buona conversazione su questioni urgenti. Mi sento bene.

NIMA ALKHORSHID: Grazie mille, Richard e Michael, per essere qui con noi oggi. È un grande piacere, come sempre.

Trascrizione e diarizzazione: hudsearch

Montaggio: Kimberly Mims
Recensione: ced

Foto di Clay Banks su Unsplash

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