SUL “NOMOS” POST-MODERNO(*), di Teodoro Katte Klitsche de la Grange

 

NOTA

Questo articolo è stato pubblicato nel 2003 su “Palomar”. E’ il primo di una serie di saggi che saranno pubblicati sul sito. La problematica che affronta appare tuttora – in gran parte – attuale. Sovranità, jus belli, potere e diritto sono riproposti di continuo in un ordine internazionale in via di trasformazione, di cui il conflitto in Ucraina è una delle conseguenze. 

Teodoro Katte Klitsche de la Grange

SUL “NOMOS” POST-MODERNO(*)

Carl Schmitt, nelle prime pagine del “Der Nomos der Erde”, dopo aver individuato nell’occupazione sia l’atto fondante di un ordinamento che la possibilità di dominio non solo sulla terra, ma anche (sia pure profondamente diverso) sul mare, e i rapporti tra i due tipi, sostiene che queste sono profondamente trasformate “da un nuovo avvenimento spaziale: la possibilità di un dominio sullo spazio aereo. Cambiano non solo le dimensioni della sovranità territoriale, non solo l’efficacia  e la rapidità dei mezzi umani di potere, di comunicazione e informazione, ma anche i contenuti dell’effettività. Quest’ultima possiede sempre un aspetto spaziale e rimane sempre, tanto nel caso delle occupazioni di terra e delle conquiste, quanto nel caso delle barriere e dei blocchi, un importante concetto di diritto internazionale. Muta inoltre, in seguito a ciò, anche la relazione tra protezione e obbedienza, e quindi la struttura del potere politico e sociale stesso, e il rapporto tra questi e altri poteri. Ha inizio così un nuovo stadio della coscienza umana dello spazio e dell’ordinamento globale”.

Tale affermazione, come tutto l’inizio del “Der Nomos der Erde”, si può collegare alla definizione che un altro grande giurista, Maurice Hauriou, da dell’ “idea direttiva” dello Stato ovvero di “attività protettiva di una società civile nazionale svolta da un potere pubblico a base territoriale” e prosegue, chiarendola, “non si deve confondere l’idea dell’opera da realizzare, che merita il nome di “idea direttiva dell’impresa” né con la nozione di scopo né con quella di funzione. L’idea dello Stato, per esempio, è cosa ben diversa dallo scopo dello Stato o dalla sua funzione”[1]. Nel “Précis de droit constitutionnel” Hauriou ricollega l’idea di Stato all’ “ordine  individualista”, conseguente al formarsi di civiltà sedentarie[2]: di guisa che la sedentarietà, cioè il rapporto stabile e ordinato con la terra è il fondamento (tra l’altro) dell’idea di Stato, tipo particolare di ordinamento localizzato.

Lo Stato (e il di esso concetto) si specifica con una serie di distinzioni caratteristiche, tra le quali, particolarmente interessante il tema qui trattato, è quella tra interno ed esterno e la delimitazione tra tali due aree, cioè il confine. Interno ed esterno, intra o extra moenia, non costituisce soltanto una divisione spaziale, né si limita a determinare l’ambito d’esercizio dell’imperium dello Stato, ma è la distinzione tra due diversi “ordinamenti”, fondati su principi e presupposti diversi. All’interno, lo spazio della sovranità statale, dell’imperium basato sul principio che “il sovrano nello Stato ha verso i sudditi soltanto diritti e nessun dovere (coattivo)”[3], la volontà sovrana è, per definizione, irresistibile e non condizionabile con limiti e controlli giuridici.

Corollario di questa illimitatezza è che non vi è alcun potere esterno che possa influire all’interno (dei confini) dell’unità politica. Mentre all’esterno il diritto internazionale (denominazione che Schmitt corregge, con maggiore precisione, in interstatale) si basa su una società di Stati simili e pari, componenti l’ordinamento internazionale: per cui, di converso, nessuno può dettar legge all’altro, ma i rapporti tra gli stessi sono a carattere, in linea di principio, paritario. Tuttavia Spinoza ne coglieva assai chiaramente il senso (e il limite), quando scriveva che “Lo Stato, dunque, in tanto è autonomo in quanto è in grado di provvedere alla propria sussistenza e alla propria difesa dall’aggressione di un altro, e… in tanto è soggetto ad altri, in quanto teme la potenza di un altro Stato o in quanto ne è impedito dal conseguire ciò che vuole o, infine, in quanto ha bisogno del suo aiuto per la propria conservazione o per il proprio incremento”[4]; per cui uno Stato, in diritto uguale e pari agli altri, lo è di fatto nella misura in cui riesca ad avere potentia sufficiente a garantire quel tanto di jus effettivamente esercitabile nel consesso internazionale (o interstatale).

Il rapporto tra jus e potentia, nel pensiero di Spinoza, è simmetrico: nel senso che non c’è il primo senza la seconda, né la seconda senza il primo. Un diritto internazionale che non si fondasse sul potere di fatto dei soggetti dell’ordinamento internazionale di conservare la pace e fare la guerra ma su un legalitarismo normativistico sarebbe un non-senso, una parata inutile di pubbliche impotenze.

Ciò non è senza conseguenze, ovviamente, per lo Stato: se questo non ha potentia sufficiente a garantire la protezione, perché non può, almeno, difendersi, se non aggredire, è la stessa obbligazione politica “principe” verso i sudditi a perdere – anch’essa – di senso. Uno Stato che ha bisogno della protezione di un altro non è libero; e neppure può garantire la protezione dei cittadini, (o lo può, ma solo in parte) per la medesima ragione. In tal modo, a seguire Hobbes, ne viene meno anche la legittimità e la funzione, intesa dal filosofo di Malmesbury come garanzia della protezione cui corrisponde il dovere di obbedienza (con la conseguenza che questa va data a chi effettivamente è in grado di assicurare quella).

Le possibilità di fatto sono, tuttavia, quelle che determinano la possibilità concreta di appropriazione, distribuzione e regolazione di una materia e/o di uno spazio: è la potentia che determina lo jus: il “Nomos” moderno della terra presupponeva la navigazione oceanica (e tecnologia, conoscenze che l’hanno reso possibile), cui conseguiva l’appropriazione e la divisione del continente americano – e di parte degli altri – realizzata dalle potenze europee. Ma anche su un altro versante, quello europeo ed euro-asiatico (continentale), connotato da una pluralità di Stati confinanti (per terra) o vicini, non difesi come l’Inghilterra dal fatto di essere un’isola, le innovazioni tecniche e scientifiche sviluppate tra il finire del medioevo e l’inizio dell’evo moderno non furono neutrali, ma decisive per l’assetto politico-giuridico costituitosi.

Sicuramente il nascere dello Stato moderno dal corpo delle monarchie feudali lo si deve a fattori “ideali”, tra cui non bisogna trascurare l’esigenza di una protezione più efficace di quella assicurata dal pluralismo feudale; ma tra quelli “materiali” appare decisiva la diffusione delle armi da fuoco. Queste decretarono l’obsolescenza, ad un tempo, della cavalleria aristocratica feudale e di quella “guerriera” dei popoli nomadi. A Pavia i tercios spagnoli, a Khazan gli strelizzi russi aprivano un nuovo capitolo della storia (militare e) politica; non nasceva solo lo Stato moderno, ma nelle contese tra questo e i non-Stati (interni ed esterni) – ovvero le altre forme di unità e organizzazione politica – il primo vinceva (quasi) sempre. Le aristocrazie feudali fecero così, essendo divenute più che inutili, d’impaccio alla nuova istituzione, una “fine” politica parallela a quella dei popoli nomadi, che per millenni avevano costituito uno dei principali “motori” della storia del Vecchio Mondo: negli stessi anni in cui la Fronda aristocratica perdeva il conflitto con lo Stato monarchico di Mazzarino e del giovane Luigi XIV, russi e cinesi s’incontravano sull’Amur, e definivano i confini dei rispettivi imperi. I nomadi erano circondati nelle loro tende, come la grande nobiltà francese sorvegliata a Versailles: non vi sarebbe stata più alcuna di quelle eruzioni nelle terre dei popoli stanziali che dalle invasioni indo-europee  protostoriche a Tamerlano avevano periodicamente rimesso in moto la storia del mondo. I popoli nomadi regredivano (nelle possibilità politiche) da Gengis Khan a Pugaciov: dall’imperatore al ribelle.

Così era ridimensionato, e praticamente scompariva, quel “principio fluttuante, vacillante” della storia, che Hegel vedeva nei nomadi[5].

Occorre vedere quanto di questa “chiusura” politico-istituzionale si debba allo spirito del Rinascimento e della Riforma, e quanto al fatto che artiglierie e moschetti erano molto più efficaci nel serrare le frontiere marittime e terrestri degli eserciti feudali, e molto meno condizionanti il potere monarchico. Sicuramente, tuttavia, lo “spirito” della modernità e l’elemento, per così dire, materiale, hanno collaborato allo stesso esito. Si può, a tale proposito, ricordare l’opinione di Marx che l’umanità si pone (e risolve) i problemi quando ne sono mature le soluzioni[6]. Il sistema degli Stati sovrani europei nasceva proprio al momento in cui ne maturavano le condizioni “fattuali”.

Appare decisivo che, comunque, non sarebbe stato possibile realizzare, almeno al grado di efficacia ottenuto, quella “chiusura” se non con i mezzi che la tecnica “moderna” aveva messo a disposizione: pochi moschettieri ed artiglieri ben armati ed addestrati potevano fermare e sconfiggere orde assai più numerose di valorosi guerrieri nomadi, occuparne e presidiarne il territorio (il che, in modo parzialmente inverso, nel senso della conquista e dell’espansione, si ripeterà nel Nord America).

La complessità, poi, della nuova organizzazione militare escludeva – o rendeva altamente improbabile, e quindi marginale – che gruppi poco numerosi o poco organizzati (ovvero non organizzati come Stati) potessero arrecare offese rilevanti alle comunità ordinate in Stati, anche a quelli più piccoli e deboli, come i principati italiani e tedeschi, per via di terra: per mare la situazione era parzialmente diversa. Lo sviluppo della pirateria atlantica ai danni anche delle grandi potenze, e il permanere di quella mediterranea (che colpiva però, come scriveva Montesquieu, essenzialmente i commerci dei piccoli Stati) era dovuto alla minor sproporzione, sul mare, del rapporto tra potenza e vulnerabilità: i commerci marittimi erano più vulnerabili dei confini. E più difficile inseguire e scoprire i pirati negli oceani che i predoni nelle steppe e nelle foreste.

2 L’intuizione di Schmitt che la nuova dimensione acquisita con la navigazione aerea modificava sia la guerra che le forme del “politico” è stato confermata dai nuovi attacchi terroristici.

Il nuovo tipo di terrorismo (tra l’altro realizzato col mezzo aereo) ha in comune con l’offesa dall’aria altre caratteristiche, già individuate chiaramente dal generale italiano Giulio Douhet, teorico – pioniere della guerra aerea “totale”. Non esistono in primo luogo, “linee” di fronte, perché sono impossibili (o pressoché superflue): il terrorista, come l’aereo, le può oltrepassare senza prima essere costretto a combattere per forzarle. Secondariamente, neppure barriere naturali possono concorrere a rinsaldarle: l’aereo quindi, come il terrorista, è “indipendente dalla superficie, capace di muoversi in tutte le direzioni con uguale facilità”.

In terzo luogo così “la guerra può far sentire la sua ripercussione diretta oltre la più lunga gittata delle armi da fuoco impiegate sulla superficie, per centinaia e centinaia di chilometri, su tutto il territorio ed il mare nemico. Non più possono esistere zone in cui la vita possa trascorrere in completa sicurezza e con relativa tranquillità. Non più il campo di battaglia potrà venire limitato: ……  tutti diventano combattenti perché tutti sono soggetti alle dirette offese del nemico: più non può sussistere una divisione fra belligeranti  e non belligeranti”. Un quarto aspetto è che: “la vittoria sulla superficie non preserva dalle offese aeree dell’avversario il popolo che ha conseguito la vittoria”; per cui concludeva Douhet: “Tutto ciò deve, inevitabilmente produrre un profondo mutamento nelle forme della guerra, perché le caratteristiche essenziali vengono ad esserne radicalmente mutate”[7] di guisa che il più forte esercito e la più potente marina non servono ad evitare le offese che il mezzo aereo – e il nuovo terrorismo – sono in grado di produrre.

Neppure determinati jura belli, come quello di preda, che valgono a relativizzare la guerra o almeno l’atto di ostilità, sono concretamente esercitabili in tipi di guerra – e di azioni belliche – come quella aerea o terroristica. Il saccheggio che soddisfa l’avidità dell’aggressore salvando in genere la vita dei vinti, in questo tipo di conflitto non è esercitabile. L’unico obiettivo dell’azione diventa quindi la distruzione della vita e dei beni del nemico, senza riguardo alle distinzioni classiche della guerra “relativizzata” dello jus publicum europaeum.

Tale conclusione mina quindi il ricordato presupposto, fondamento – di fatto – dello Stato moderno; il quale, caratterizzato dalla distinzione tra interno ed esterno, si fonda sulla possibilità concreta di serrare porti e frontiere, riducendo e minimizzando sia gli atti di ostilità non rapportabili alla guerra “classica” sia i soggetti che la possono esercitare. Questo (ulteriore) elemento di novità, è suscettibile di sviluppi impensabili in un sistema di relazioni internazionali dominato dai soggetti “normali” (gli Stati) e costruito con istituti, rapporti (e concetti) sull’idea (classica) di Stato e di conflitto interstatale.

L’ “opposizione” di mare e terra, e la delimitazione che ne deriva, (l’offesa arrecabile per mare si trasforma difficilmente in quella di terra; al punto che le potenze marittime hanno, nelle guerre intereuropee, sempre avuto necessità di almeno una “spada” sul continente) non esiste più per la guerra aerea: questa può colpire indifferentemente sul suolo e sull’acqua, e trasferire l’offesa dall’uno all’altro elemento senza cambiare il mezzo con cui è portata[8].

Analoga è la guerra terroristica, condotta da piccole unità, sfuggenti al controllo ed al regime delle “linee” (di confine, di fronte, di “amicizia”) tipiche dell’ordinamento internazionale classico, guerra compresa, come a tutte le altre distinzioni intrinseche e conseguenti al relativo diritto di guerra (belligeranti e neutrali; civili e militari e così via). Di guisa che come guerra aerea e terrorismo non tollerano o riconoscono “linee” così  affievoliscono o fanno venir meno quelle distinzioni, giuridiche, che costituiscono delle chiusure “ideali”, necessarie per umanizzare la guerra e scongiurarne la peculiare  dinamica dell’ “ascesa agli estremi” cioè alla guerra assoluta.

3 Carl Schmitt, nel passo citato, nota come le nuove forme di guerra e di dominio modificano la relazione tra protezione ed obbedienza, le strutture del potere politico (e sociale) e il rapporto tra poteri: così collega l’esterno all’interno, come sottolinea l’influenza delle situazioni fattuali e concrete sull’assetto normativo. E’ noto che i fattori concreti (geografici, storici, climatici, e così via) condizionano e modellano l’ordinamento (la costituzione) delle comunità umane: da Montesquieu a de Maistre l’hanno rilevato in tanti. Meno noto, anzi spesso trascurato, è che di solito le società si organizzano nella forma la quale meglio permette di condurre la guerra in una determinata epoca storica. Tuttavia il rapporto tra istituzioni e guerra fa parte del pensiero umano, almeno a far data da Polibio di Megalopoli e dalla sua spiegazione dell’ascesa di Roma[9]. Di tutti i (numerosi) fattori che determinano strutture e dimensioni di una società umana, questo, a dispetto di certe astrazioni della “progettualità” politica (praticata da ideologi, costruttori di utopie), è uno dei principali: perché se una società perfetta (sotto il profilo culturale, economico, giuridico) non fosse organizzata in modo da proteggersi efficacemente dai tanti vicini, non altrettanto colti, ricchi, pii o giusti, ma meglio attrezzati a far la guerra, non durerebbe che pochi anni o, al massimo, decenni. Le unità politiche di lunga durata sono state capaci di risolvere quel problema, con delle istituzioni non congrue perché buone, ma buone perché adatte; ed avendo oltretutto il senso politico di cambiarle, anche radicalmente, ove la rei novitas lo richiedesse.

La fortuna, in determinate epoche, di certe forme di aggregazione politica si deve così alla loro capacità di consentire un’esistenza libera alle comunità che in queste si organizzavano; la loro decadenza – e sostituzione con altre forme e tipi – dal non essere più adatte a quella.

Nella storia europea, in particolare mediterranea, vediamo che fino al IV secolo a.C. le comunità hanno la forma della polis o delle tribù; solo nell’Oriente mediterraneo  esistono imperi, le cui caratteristiche – come, ad esempio, l’estremo “decentramento” di quello achemenide – erano tuttavia tali da renderli nemici affrontabili dalle altre unità politiche, come dimostra l’esito delle guerre persiane. A partire dalla fine del IV secolo, i popoli mediterranei si organizzano – per larga parte – in unità politiche regionali: a oriente quelle degli epigoni di Alessandro, a occidente Roma e Cartagine. La fine dell’ultima potenza regionale, l’Egitto dei Tolomei, segnò l’inizio dell’imperium unico mediterraneo. Toynbee nota che nel I secolo d.C. l’area temperata del Vecchio Mondo, dall’Oceano Atlantico al Mar Cinese, era divisa in (solo) quattro grandi imperi, al di fuori dei quali esistevano una miriade di piccole comunità politiche, talvolta clienti degli imperi, ma per lo più indifferenti a questi, perché troppo deboli per muovere loro la guerra. In epoca più recente l’assetto costituzionale e il diritto pubblico interno delle potenze “marittime” (Inghilterra e U.S.A.) sono stati ritenuti tali perchè tipici di due “isole”: in senso geografico (e politico) l’Inghilterra da De Maistre[10]; in senso politico (perchè privi di nemici credibili  ai confini terrestri e grandi guerre da sostenere con questi) gli U.S.A. da Tocqueville e da Hegel[11]. Differente invece, quello degli Stati continentali, per la necessità di eserciti permanenti, sempre potente strumento di difesa e di centralizzazione, ma a volte d’oppressione. Si può affermare pertanto, parafrasando Marx, che il modo di condurre la guerra determina il modo di governare. In questo senso lo jus belli del diritto internazionale dell’Europa moderna era quello peculiare degli Stati, non solo dotati di una (notevole) omogeneità culturale, ma di forme politiche e modi simili di combattere e quindi di danneggiarsi o avvantaggiarsi (reciprocamente). Il che comportava – con l’eccezione, solo relativa, delle potenze marittime – delle regole applicabili (con relativa facilità) perché i soggetti dell’ordinamento internazionale erano simili e se non pari, almeno non troppo impari.

  1. Diversa appare la situazione attuale, per una pluralità di ragioni: riducendo le quali ai limiti del presente scritto, ovvero ai riflessi che possono avere i nuovi modi di condurre la guerra – aerea e aerospaziale in primo luogo, e terroristica – sulle forme ed organizzazioni dell’unità politica, abbiamo diverse conseguenze.

In primo luogo che la “chiusura” dello Stato, sulla cui possibilità si basava l’idea (e l’ideologia) del medesimo, appare più difficile, e così i “beni “ che assicurava alla comunità: ordine, pace, e sicurezza. Il “defensor pacis”, in un mondo in cui gli Stati sono fra loro come nello stato di natura è tale se riesce ad assicurare chiusura e distinzione tra interno ed esterno. Se tra questi spazi viene meno il confine, disordine e insicurezza penetrano all’interno, e non l’inverso. La capacità di garantire “attività protettiva” viene così correlativamente ridotta.

Secondariamente, nel XX secolo si è contribuito in vari modi ad attenuare e/o negare quella “chiusura”. La Weltbürgerkrieg del marxismo-leninismo, con la contrapposizione amicus/hostis tra borghesia e proletariato, e la minaccia – più volte prospettata (e spesso impiegata) di mobilitare, con la guerra rivoluzionaria, i proletari, amici dell’Unione Sovietica e quinta colonna alle spalle degli Stati borghesi, ne è stata quella, ideologicamente più intensa e qualificata[12]. Anche la nuova minaccia terroristica di Al Quaeda, non solo nega qualsiasi distinzione tra interno ed esterno (e le altre peculiari allo jus publicum europaeum), ma, a quanto è dato capire, nega che la distinzione tra amici e nemici corra lungo i confini degli Stati attualmente esistenti, islamici o “non”, e sembra piuttosto contrapporre credenti ad infedeli[13].

In qualche misura , anche se su basi diverse, la stessa aspirazione a leghe di Stati o comunque ad istituzioni internazionali che scongiurino il ricorso alla forza sostituendolo con procedure “giuridiche” (d’ispirazione Kantiana), o meglio para-giudiziarie, concorre ad attenuare quella distinzione, ma senza granchè dei benefici prospettati: anche perché, a ben vedere, non riesce a portare la pace se non attraverso la guerra, che differisce da una “normale” guerra solo perché a dichiararla e condurla è una lega di Stati piuttosto che uno Stato singolo[14]. Il caso del Kosovo ne è stata la conferma più chiara, perché occasione (e motivo) dell’intervento non era un’aggressione esterna (come nella guerra all’Irak per l’occupazione del Kuwait), ma la repressione attuata dallo Stato sovrano sulla popolazione di etnia albanese residente nel proprio territorio. Con ciò si contestava allo Stato l’esercizio della funzione di “polizia” cui è connessa quella di identificare il nemico interno (il ribelle) e anche il criminale. Il principio di non-intervento negli affari interni dello Stato, essenziale alla distinzione tra quelli e gli affari esterni, viene così meno. In termini weberiani le relazioni  chiuse vengono sempre più sostituite da relazioni aperte[15]. Conseguenza di ciò non è tuttavia di sostituire il diritto alla guerra, ma di espropriare lo Stato del diritto d’individuare il nemico , trasferendolo ad un’istituzione internazionale, cui compete il potere anche d’esercitare la “violenza legittima” e garantire la pace, non solo tra Stati, ma anche negli Stati[16].

In questo senso il termine di “operazione di polizia internazionale” spesso dato a quella guerra è in effetti corretto nel sostantivo, ma fuorviante nell’aggettivo: perché costituisce attività di polizia (in quanto interna allo Stato che la subisce), ma proprio per ciò, quanto all’oggetto non è internazionale, nel senso delle relazioni fra più Stati, ma solo con riguardo al soggetto cioè all’istituzione (internazionale) che l’esercita[17]. A una simile concezione vanno ricondotti anche altri organismi (come la Corte penale internazionale di cui al recente Statuto di Roma) che, derogando alle regole (per la verità ripetutamente violate nel XX secolo) dell’esclusività statale dell’esercizio della giustizia la trasferiscono, in determinati casi, all’istituzione internazionale[18].

  1. Dati i rapporti (e le distinzioni) tra interno ed esterno, jus e potentia, modi di guerra e forma politica, occorre vedere in quale guisa i nuovi tipi di ostilità possono modificare il Nomos o, più limitatamente, l’ordinamento internazionale, e di riflesso, e in quale misura, quello interno.

Nella situazione odierna nessuno Stato appare in grado di esercitare appieno lo jus belli, perché nessuno è in grado di condurre una guerra (con qualche possibilità di sopravvivenza) con gli U.S.A., tranne, forse, la Russia e, in futuro, la Cina. Lo jus non corrisponde pertanto alla potentia, limitata alle guerre realmente possibili. E anche tali tipi di ostilità (tra Stati senza eccessivo squilibrio di potenza), sono praticabili nei limiti in cui la superpotenza non se ne ritenesse lesa o minacciata: di fatto quindi sottoposte a un possibile veto U.S.A.. A questo occorre aggiungere il favore al principio di intervento, finalizzato alla salvaguardia di diritti umani che limita la sovranità al contrario, salvaguardata da quello di non-intervento.

In tale situazione è la guerra terroristica, condotta da piccoli – o piccolissimi – gruppi umani, l’unica sempre praticabile. Ciò comporta che questi gruppi sono, paradossalmente, più efficienti ed adatti  dello Stato all’esercizio dello jus belli (malgrado tale diritto non sia loro riconosciuto).

Si verifica così una scissione tra jus e potentia: confermata dal fatto che la maggior parte dei conflitti successivi alla Seconda guerra mondiale non sono guerre tra Stati, ma tra uno Stato e una fazione (partito, etnia, ecc.) o tra fazioni all’interno di uno Stato.

A questo punto si pone anche il problema se può considerarsi Stato, nel senso dello jus publicum europaeum un’entità politica largamente (o totalmente) di fatto priva dello jus belli. Ai giuristi – ma non solo a loro – è familiare giudicare che, se a un istituto – e al concetto corrispondente – si sottrae un carattere (un attributo) essenziale, questo non è riconducibile a quello normalmente considerato e definito. A sottrarre (o ridurre) lo jus belli  allo Stato, se ne azzera (o si riduce) la capacità di protezione. E’ possibile, poi, ricondurre, al genere “Stato” un’istituzione, connotandola, per fare un esempio (tra i molti), secondo la definizione “funzionale” di Hauriou: “Protéger la société individualiste par son gouvernement, lui assurer la paix et l’ordre au dedans et au dehors par sa force armée, par sa diplomatie, par sa police, par sa législation, par ses tribunaux[19]”, di cui la protezione è l’elemento essenziale? E lo stesso potremmo ripetere paragonandolo ad altre definizioni o concetti di Stato elaborati. Certo si può chiamare “Stato” un ente privo dello jus belli, analogamente a come l’eufemismo prima ricordato definisce “operazioni di polizia internazionale” delle guerre tout-court, ma occorre intendersi, prescindendo dal tasso d’ipocrisia o d’illusione di certe operazioni da vocabolario, che quanto ne risulta non è uno Stato né qualcosa di diverso dalla guerra.

Il tutto non è indifferente all’altro aspetto della sovranità, così limitata dalla (parziale) inidoneità del ricorso alla forza, cioè quello interno. Invero il rapporto hobbesiano tra protezione ed obbedienza e l’effettività della decisione sovrana poggiano sul monopolio statale della violenza legittima, che appare doppiamente eroso: in primo luogo dalla (parziale) inidoneità prima ricordata e, secondariamente, dal ruolo delle istituzioni internazionali.

Ma se lo Stato non è più idoneo, se non è più la “gran macchina” della pace e della sicurezza, se non riesce a tenere al di fuori dai confini lo “stato di natura”, a chi si dovrà dare obbedienza? Un sostituto dello Stato moderno non è all’orizzonte, e ciò ch’è visibile è piuttosto un ritorno, mutatis mutandis, a forme politiche pre-moderne, di volta in volta imperiali, feudali, particolaristiche, corporative, comunque contrapposte allo Stato e all’ordine interstatale dello jus publicum europaeum, perché non basate su quella chiusura (e distinzione) e sull’assolutezza della decisione sovrana. A un mondo in cui lo jus è determinato da quel tanto di potentia esercitabile in una situazione concreta e in continuo movimento, meno o poco “calcolabile” e prevedibile; e quindi tendenzialmente non comparabile con ordine concreto in se concluso, come quello determinato dallo Stato.

La non coincidenza tra Stato, sovranità e jus belli fa, di converso, intravedere, in futuro, forme politiche di confusione e sovrapposizione tra quelli: con Stati non sovrani, sovrani senza Stato, belligeranti non statali e così via. Lo stesso Impero, ordine politico assai differenziato nelle varie situazioni storiche, non ha escluso sia forme “interne” di ostilità (come le guerre “tribali” nelle colonie extraeuropee o i conflitti tra feudatari  nel Sacro Romano Impero), sia, di conseguenza situazioni di “pace” interna non comparabile a quella assicurata dallo Stato europeo “classico”, e, in taluni casi financo, autorità “locali” che praticano una politica all’esterno (quindi estera) non coincidente né compatibile con quella dell’Impero[20].

In effetti l’impero è un ordinamento politico che, al contrario dello Stato, ha conosciuto forme diversissime, in cui le variabili prevalgono largamente nelle costanti. Tuttavia uno dei caratteri tipici (quasi sempre) degli imperi è di consentire forme – più o meno limitate – di ostilità all’interno (e all’esterno) dell’unità politica, cui corrisponde spesso una “competenza” in politica estera, riconosciuta (o tollerata) alle unità politiche “minori” o “vassalle”. In questo contesto si può immaginare – ma di fatto l’immaginazione è divenuta, in parte, già realtà – che possano esservi forme di ostilità limitate sia nei soggetti (accanto agli Stati, movimenti e partiti di liberazione, forme in futuro anche gilde armate e compagnie di ventura) sia nel motivo e nei modi di guerra, secondo distinzioni che ricalcano la dottrina della “guerra giusta” di S. Tommaso e dei teorici della controriforma. Per cui certi motivi e modi di guerra sarebbero consentiti: come (nei modi) l’uso di armi convenzionali, la eliminazione degli obiettivi militari, al contrario dell’impiego di armi “NBC” e, in genere, la sistematica distruzione di bersagli civili. Nei motivi sarebbero consentite guerre per la tutela dei “diritti umani”, probabilmente l’autodeterminazione di popoli e regioni, forse guerre limitate per diritti determinati. A una moltiplicazione  dei soggetti ( lo justus hostis, limitato fino a tutto il XIX secolo allo Stato, diviene un concetto “elastico”) corrisponderebbe una casistica dei modi e dei motivi (justa causa e justus modus), con un solo limite: l’illiceità di nuova guerra (giusta) alla potenza egemone, d’altra parte già esclusa di fatto, che lo sarebbe così anche – e conseguentemente – di diritto. Al di sotto di questo, le guerre – entro una “soglia” determinata – sarebbero consentite e tollerate.

Inter pacem et bellum nihil medium: questa frase di Cicerone era ripresa da Schmitt (come titolo di un breve saggio) a denotare uno dei principi del diritto internazionale classico, da Schmitt considerato ormai tramontato per i vistosi vulnera subiti nel primo dopoguerra[21], e dovuti alla prassi di azioni ostili non militari o senza dichiarazione di guerra. Tuttavia sempre condotte da Stati contro Stati. Nel secondo dopoguerra (e già durante la seconda guerra mondiale) lo sviluppo inconsueto di nuovi soggetti politici belligeranti, con i movimenti partigiani, aggiungeva allo Stato un “nuovo” soggetto politico[22].

Il successivo sviluppo è costituito proprio da Al Quaeda, il cui principale carattere differenziale rispetto ai movimenti partigiani e ai partiti rivoluzionari è di non avere come quelli, seppure in forma fluida, gli elementi di Stato “in embrione”[23], ma prescinde (almeno apparentemente) in modo completo dalla “statalità”. Ciò non ha impedito a un’organizzazione avulsa da un popolo e da un territorio (cioè da due dei tre elementi-base dello Stato) di condurre un’operazione “bellica”[24].

La presenza, pertanto di soggetti politici non statali e il carattere “illimitato” e “irregolare” delle guerre da questi condotte, contrapposto alla “guerra in forma” fra Stati dello  jus publicum europaeum, appare non inquadrabile in un ordinamento che, come quello classico, costituisce un sistema di relazioni fondate su un contesto di pace e sicurezza reciproca. Il nuovo Nomos post-moderno che si intravede al tramonto dello Stato e dell’ordinamento “classico” appare quindi assai meno rassicurante di quello formatosi nell’età moderna.

Teodoro Klitsche de la Grange

 

(*) Questo articolo è la rielaborazione di un contributo scritto per la rivista nordamericana “Telos”, destinata ad un “Symposium” internazionale sul “Der Nomos der Erde” di Carl Schmitt.

[1] V.M. Hauriou, La théorie de l’institution et de la fondation (essai de vitalisme social), trad. it. in Teoria dell’istituzione e della fondazione, Milano 1967, pp. 15-15.

[2] M. Hauriou op. cit., P. Iª, cap. 1, Sez. II, Paris 1929 p. 41 ss..

[3] E’ la definizione di I. Kant in “Die Metaphysik der Sitten”, p. II, sez. I.

[4] Trattato politico, Torino 1958 p. 196.

[5] V. Vorlesungen über die Philosophie der Geschichte, trad. it., Firenze 1941 p. 212. Hegel prosegue con considerazioni sul diritto “Non sono legati al suolo, e non conoscono niente dei diritti che la convivenza, insieme con l’agricoltura, rende di natura obbligatoria. Questo principio incostante ha costituzione patriarcale, ma prorompe in guerre e rapine interne, ed anche in aggressioni contro altri popoli”.

[6] Nella prefazione alla Zur Kritik der Politischen Ökonomie, trad. It., Roma 1974, pp. 5-6.

[7] Giulio Douhet, Il dominio dell’aria, rist. Roma 1955, p. 9-10.

[8] Scrive Schmitt che i conquistadores (ma lo stesso vale per i coloni inglesi) si spostavano velocemente e per questo sottomisero gli Amerindi: sui vascelli per mare e sui cavalli per terra. La guerra aerea evita anche l’inconveniente di dover cambiare mezzo di trasporto.

[9] VI libro delle Storie.

[10] Du Pape, II, 2.

[11] La démocratie en Amérique, Lib. I°, p. 1, cap. VIII°. Una considerazione analoga faceva Hegel, secondo il quale “L’America del nord…va considerata come uno Stato tuttora in divenire: esso non è ancora tanto progredito da aver bisogno della monarchia. E’ uno Stato federativo: ma questi, per quel che concerne i loro rapporti con l’estero, sono gli Stati peggiori. Solo la sua particolare posizione ha impedito che questa circostanza non causasse la sua totale rovina. Ciò si è visto nell’ultima guerra con l’Inghilterra” e prosegue: “ gli Stati liberi nordamericani non hanno nessuno Stato confinante, rispetto a cui siano nella situazione in cui gli Stati europei sono reciprocamente, uno Stato cioè che debbano considerare con sospetto e contro cui debbano mantenere un esercito stanziale. Il Canada e il Messico non incutono loro timore”. Vorlesungen über die Philosophie der Geschichte, trad. it., Firenze 1941 p. 231. Si noti che sia Hegel che Tocqueville prendono lo spunto per queste considerazioni dal rifiuto di alcuni Stati del New England d’inviare i loro contingenti militari nella guerra del 1812 contro l’Inghilterra.

[12] Ne è un esempio chiaro ed argomentato, tra tanti, il discorso di Stalin al XVII congresso del PCUS (nel 1934): “la guerra si svolgerebbe non unicamente sul fronte, ma pure nell’interno dei paesi dei nostri nemici. La borghesia può essere sicurissima che i numerosi amici della classe operaia dell’U.R.S.S. nell’Europa e nell’Asia tenterebbero di colpire alle spalle i loro  oppressori che avessero ordito una guerra delittuosa contro la patria della classe operaia di tutti i paesi…”. Tale minaccia di Stalin era indirizzata (prevalentemente) alle democrazie liberali. Fu attuata, com’è noto, in tutt’altra direzione.

[13] Il tratto comune tra marxismo-leninismo e fondamentalismo islamico appare non solo quello di prescindere degli Stati (e dei confini) al fine di scriminare amici e nemici, ma anche di depotenziare o negare l’idea di Stato. Se nel marxismo questo è destinato ad estinguersi con l’avvento della società senza classi, nell’Islam – più o meno fondamentalista – appare negata la distinzione tra potere  spirituale e temporale, che nell’idea di Stato dell’Europa moderna è il carattere fondamentale.

[14] Quando poi s’intende applicare un diritto a carattere universalistico (diritti umani) ci s’imbatte  in una contraddizione con i principi dell’ordinamento internazionale. Non solo, il che è evidente con la “chiusura” per cui è lo Stato a decidere cos’è che deve valere come diritto all’interno dell’unità politica; ma anche col principio che, a determinare la “legittimità” di uno Stato non è la conformità delle sue leggi (o comportamenti) a un sistema ideale o anche positivo di norme, ma l’effettività del potere sul (proprio) territorio. Che questo sia un criterio non solo realistico ma anche opportuno è dimostrato dal fatto che riconoscimenti e trattati hanno un senso solo con chi può garantire la pace o minacciare la guerra: ove non sia in grado di fare queste due cose, un trattato con lo stesso è del tutto inutile, e talvolta farsesco.

[15] V. Max Weber Wirtshaft und Gesellshaft, Vol. I°, p. 1, cap. I, prgrf. 10.

[16] A sviluppare coerentemente  certe posizioni di “pacifismo giudiziario” si ha l’impressione si creda di aver risolto l’enigma della storia (e della Provvidenza) invertendo il detto di Hegel Die weltgeschichte ist das weltgericht, e cioè trovato il weltgericht adatto a giudicare e financo a fare la storia del mondo. Ma non è questo il reale rapporto tra Storia e Tribunali (anche autorevoli). Lo prova il fatto che nella veste di giudici stanno sempre i vincitori, in quella d’imputati, i vinti.

[17] In effetti si potrebbe sostenere, a sostegno dell’intervento nel Kosovo, che, di fatto nella regione lo Stato iugoslavo non esisteva più, essendovi una guerra civile. In tal caso, a seguire Kant, non varrebbe più il principio di non intervento v. in “Per la pace perpetua” in Antologia degli scritti politici, Bologna 1961, p. 110; sul tema, ci sia consentito richiamare il nostro scritto “Breve Storia della guerra giusta” in Palomar 2/2002.

[18] Com’è noto tale trattato non è stato ratificato  dagli Stati militarmente più forti del pianeta come gli USA, la Russia e la Cina, e neppure da quelli che verosimilmente avrebbero più occasioni (e tentazioni) per violare le regole istituite dal Trattato, come Israele, l’India o il Pakistan. E’ dubbio quale consistente beneficio per la pace ed il diritto possano apportare norme non applicabili ai (più) probabili trasgressori

[19] V. Précis de droit Constitutionnel  cit. p. 49, Paris 1929, in cui ne descrive le funzioni essenziali (quella riportata nel testo è la prima).

[20] Un esempio classico ne costituisce, a leggere l’Anabasi, quella del satrapo Tissaferne contro i mercenari greci; ovvero come scrive Otto Brunner in “Land und Herrshaft. Grundfragen der territorialen Verfassungsgeschichte Österreichs in Mittelater„ (trad. It. Milano 1983, p. 7) quella dei feudatari nel medioevo: “si da politica – politica spinta sino all’estrema conseguenza della guerra – non solo fra gli “Stati” medievali ma anche al loro interno … i regni medievali  si articolano in poteri locali ai quali competono il diritto ed il dovere di svolgere, entro determinati confini, una politica autonoma sia all’interno che dall’esterno del territorio. Anzi, questa politica, in certe circostanze, può perfino volgersi contro i poteri superiori”.

[21] Inter pacem et bellum nihil medium trad. it. ne lo Stato, X, 1939, pp. 541-548.

[22] In effetti “vecchio” dato che risaliva alle guerre napoleoniche, come ricordato da Schmitt nella Theorie des Partisanen (1963), che lo fa risalire ai guerilleros spagnoli antinapoleonici del 1808-1812. In realtà le prime forme della moderna guerra partigiana devono essere fatte risalire agli insorgenti italiani del 1796-1799 e all’esercito della “Santa Fede” guidato dal Cardinal Ruffo, che riconquistò il Regno di Napoli nel 1799.

[23] Come notato da un grande giurista italiano, Santi Romano, nel 1946, in uno scritto sul partito rivoluzionario: “si tratta di un’organizzazione, la quale, tendendo a sostituirsi a quella dello Stato, consta di autorità, di poteri, di funzioni più o meno corrispondenti e analoghi a quelli di quest’ultimo: è un’organizzazione statale in embrione, che, a mano mano,, se il movimento è vittorioso si sviluppa sempre più in tal senso”, Santi Romano Frammenti di un dizionario giuridico, p. 224, rist. Milano 1983.

[24] Sul che ci permettiamo di rinviare a quanto scritto in Osservazioni sul terrorismo post-moderno in Behemoth n. 30, luglio-dicembre 2001.

saggio del 2003, pubblicato su “Palomar” n. 14 (4/2003)

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Queste cinque strategie per il 2023 rafforzeranno il nuovo ruolo globale dell’India, di Andrew Korybko

Le cinque strategie suggerite in questo pezzo sono fondamentali per accelerare ulteriormente la transizione sistemica globale verso la molteplicità che ha già raggiunto la sua ultima fase tripolare come risultato delle magistrali risposte dell’India agli eventi caotici dello scorso anno. Nell’arco di un solo anno, l’India è emersa come una grande potenza di importanza mondiale, le cui politiche hanno davvero cambiato il corso delle relazioni internazionali a causa del contesto storico in cui sono state promulgate.

Il 2022 ha visto la transizione sistemica globale accelerare senza precedenti a seguito delle conseguenze che cambiano il paradigma a tutto spettro catalizzate dall’operazione speciale della Russia in Ucraina. Mosca è stata costretta a difendere le sue linee rosse di sicurezza nazionale lì dopo che la NATO le ha attraversate, dopodiché il Golden Billion dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti ha imposto sanzioni senza precedenti che hanno destabilizzato il mondo. Nonostante abbiano riaffermato con successo la loro egemonia unipolare in declino sull’UE , gli Stati Uniti non sono riusciti a fare lo stesso altrove.

Il Sud del mondo, guidato congiuntamente da BRICS SCO , ha rifiutato di soddisfare le richieste anti-russe dell’America poiché queste dozzine di stati erano già diventati abbastanza fiduciosi nell’affermare i loro oggettivi interessi nazionali nel corso degli anni al punto in cui non sarebbero stati costretti a entrare concedendo loro unilateralmente. Da nessuna parte questa sfida è stata più significativa dal punto di vista geostrategico di quando si è trattato dell’India, che gli Stati Uniti avevano precedentemente previsto sarebbe stata facilmente costretta a marciare di pari passo con i suoi diktat.

L’America ha dato per scontata la conformità dell’India alle sue richieste anti-russe poiché i suoi politici presumevano erroneamente che fosse già diventato il loro più grande stato vassallo. Questa falsa valutazione era dovuta al fatto che l’India era l’unico principale partner di difesa del loro paese, un membro del Quad, un partecipante al quadro economico indo-pacifico e un praticante della democrazia in stile occidentale. Ai loro occhi, tutto ciò significava che l’India si sarebbe sottomessa agli Stati Uniti molto tempo fa.

La realtà era completamente diversa, tuttavia, poiché le relazioni strategiche in rapido sviluppo dell’India con gli Stati Uniti erano in realtà guidate dal desiderio della sua leadership di trovare un equilibrio tra il Golden Billion e il Sud del mondo di cui il loro paese fa parte per emergere come kingmaker nel New Cold Guerra A tal fine, è diventata decisamente la valvola alternativa della Russia dalla pressione occidentale, in modo da scongiurare preventivamente lo scenario in cui il suo partner decennale diventasse sproporzionatamente dipendente dalla Cina.

Ciò a sua volta ha rivoluzionato le relazioni internazionali, rompendo l’ impasse bi-multipolare caratterizzata dall’enorme influenza del duopolio delle superpotenze sino-americane, che sarebbe stata rafforzata se la Cina fosse stata in grado di ottenere ciò che voleva dalla Russia nello scenario precedente. La transizione sistemica globale si sta ora muovendo irreversibilmente verso la tripolarità in vista della sua forma finale di multiplexity , ma questo processo può essere ulteriormente accelerato dall’India facendo quanto segue nel 2023:

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1. Raddoppia sul corridoio di trasporto nord-sud

I ripetuti riferimenti del presidente Putin al Corridoio di trasporto nord-sud (NSTC) questo mese dimostrano che lo considera un megaprogetto rivoluzionario a livello globale poiché al giorno d’oggi funge da nucleo fisico del terzo polo di influenza che Russia, India e Iran sono creare insieme. Raddoppiando l’NSTC proprio come la Russia ha segnalato che si sta preparando a fare, l’India può potenziare i propri sforzi collettivi per superare l’impasse bi-multipolare nelle relazioni internazionali molto prima del previsto.

2. Assemblare in modo tangibile un nuovo movimento non allineato

La neutralità di principio dell’India ha già raccolto il grande dividendo strategico di trasformarla nel kingmaker della Nuova Guerra Fredda, la cui posizione può essere cementata facendo leva sulla sua presidenza del G20 per assemblare un nuovo Movimento dei Non Allineati (” Neo-NAM “) ). In quanto voce del Sud del mondo suo aspirante leader , l’India è in una posizione unica per svolgere il ruolo di ispirare gli altri a emularne il successo in modo da scongiurare preventivamente la propria possibile dipendenza dal duopolio della superpotenza sino-americana.

3. Ricalibrare costantemente il multi-allineamento come richiesto

Il segreto del grande successo strategico dell’India finora è che la sua leadership si è dimostrata capace di adattarsi in modo flessibile a circostanze in rapido cambiamento al fine di ottimizzare il perseguimento di interessi nazionali oggettivi. Questo approccio richiede una ricalibrazione costante considerando la continua incertezza che si prevede si dispiegherà durante l'”Età della complessità” di questo decennio, che comporterà prevedibilmente l’India che intraprenderà mosse politiche più decisive come richiesto per mantenere il suo insostituibile ruolo di kingmaker.

4. Mantenere l’equidistanza tra le superpotenze

Sulla base di quanto sopra, l’imperativo guida dell’approccio di cui sopra è quello di mantenere l’equidistanza tra le superpotenze sino-americane, che preserverà l’ autonomia strategica duramente guadagnata dall’India insieme a non provocare inavvertitamente un dilemma di sicurezza con l’una o l’altra. Scongiurare preventivamente il secondo scenario è fondamentale poiché l’India può mal permettersi di stare dalla parte cattiva della Cina o degli Stati Uniti, il che potrebbe portare rispettivamente a minacce militari o economiche contro di essa se considerano l’India come il loro nemico.

5. Prepararsi allo scenario di una nuova distensione sino-americana

La raffica di diplomazia tra Cina e Stati Uniti da quando il presidente Xi ha incontrato le sue controparti occidentali durante il G20 di novembre dimostra che stanno effettivamente esplorando la possibilità di compromessi reciproci di vasta portata volti a ritardare indefinitamente la fine del bi-multipolarità guidata dall’India. Nel caso in cui l’anno prossimo venga raggiunta una nuova distensione, il che è tutt’altro che garantito ma non può ancora essere escluso, allora l’India deve essere preparata allo scenario peggiore di Cina e Stati Uniti che si alleano contro di essa.

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Le cinque strategie suddette sono fondamentali per accelerare ulteriormente la transizione sistemica globale verso la multiplexità che ha già raggiunto la sua ultima fase tripolare a seguito delle magistrali risposte dell’India agli eventi caotici dell’anno passato. Nell’arco di un solo anno, l’India è emersa come una grande potenza di importanza mondiale, le cui politiche hanno davvero cambiato il corso delle relazioni internazionali a causa del contesto storico in cui sono state promulgate.

Invece di sottomettersi agli Stati Uniti come il loro più grande stato vassallo come i politici di quest’ultimo presumevano erroneamente fosse già da anni, il che avrebbe portato la Russia a diventare il “partner minore” della Cina per necessità e quindi a radicare il bi-multipolarismo, l’India ha riaffermato il suo indipendenza. Ciò ha avuto l’effetto di far deragliare la grande traiettoria strategica di entrambe le superpotenze, ostacolando così la fase successiva della transizione sistemica globale, che ora è irreversibile.

Tuttavia, il duopolio di superpotenze sino-americane sta attualmente complottando per unire le forze per ritardare indefinitamente la fine guidata dagli indiani del sistema bi-multipolare che hanno pari interessi egoistici nel preservare, ergo le loro discussioni in corso su una nuova distensione. È con questo scenario in mente, che sarebbe importante se si avverasse, che i cinque suggerimenti sono stati formulati sopra al fine di facilitare i cambiamenti sistemici globali che sono stati catalizzati dall’India nell’ultimo anno.

Anche nel caso in cui la Cina e gli Stati Uniti accettino una serie di compromessi reciproci di vasta portata volti a consentire loro di respingere congiuntamente questi suddetti cambiamenti, i loro sforzi saranno vani poiché l’India continuerà a garantire l’irreversibilità di tutto ciò che si è svolto guidando dal fronte. Il raddoppio dell’NSTC renderà la tripolarità una realtà molto prima del previsto, mentre l’assemblaggio tangibile del Neo-NAM multilateralizzerà questo sistema includendo al suo interno l’intero Sud del mondo.

L’India è l’unico Paese in grado di guidare l’evoluzione tripolare nelle Relazioni Internazionali per la sua equidistanza tra le superpotenze e il ruolo di kingmaker che le ha conferito nella Nuova Guerra Fredda. Nessun altro può ispirare dozzine di altri stati a seguire il loro esempio e quindi sostenere i progressi che sono stati raggiunti finora nella transizione sistemica alla multiplexità. Senza esagerare, si può quindi concludere che il ritrovato ruolo globale dell’India è veramente storico.

Appendice

Il principale diplomatico indiano ha condiviso alcune verità “politicamente scomode” durante il suo viaggio in Europa, di

 

I cinque modi in cui gli Stati Uniti hanno riaffermato con successo la loro egemonia sull’Europa nel 2022, di ANDREW KORYBKO

I primi tre sono stati il ​​risultato diretto della campagna di guerra dell’informazione anti-russa delle agenzie di intelligence statunitensi e della conseguente arma politica delle false percezioni che sono state instillate nelle menti dell’élite europea. Gli ultimi due si sono poi basati sui progressi precedenti per riprogettare geostrategicamente il continente attraverso un intelligente sistema di divide et impera sostenuto dalla spada di Damocle che catalizza crisi a cascata in tutta l’Africa che inevitabilmente si riverserebbero in Europa come punizione se gli Stati Uniti i vassalli osano mai ribellarsi seriamente.

La riuscita riaffermazione dell’egemonia unipolare statunitense in declino sull’Europa è stato uno degli sviluppi più importanti dello scorso anno. L’obiettività di questa valutazione è evidenziata dal direttore generale del prestigioso Consiglio russo per gli affari internazionali, Andrey Kortunov, che ha ampiamente elaborato tale tendenza nel suo rapporto su ” Una nuova coesione occidentale e un ordine mondiale ” che ha pubblicato alla fine di settembre. Vale la pena leggerlo per coloro che non hanno ancora familiarità con i suoi pensieri.

Il presente pezzo non rimescolerà l’intuizione di quello stimato esperto, ma si baserà su di essa nella direzione geostrategica. La tendenza generale su cui Kortunov ha dedicato molto tempo a indagare ha alcune sfaccettature aggiuntive che ha sorvolato o ha completamente perso nel suo rapporto. Questa analisi mirerà quindi a correggere tali carenze, pur riconoscendo umilmente che anch’essa è tutt’altro che esaustiva e tralascia certamente alcuni dettagli.

Quelli che seguono sono i cinque modi in cui gli Stati Uniti hanno riaffermato con successo la loro egemonia sull’Europa nel 2022. Questi fattori hanno contribuito alla trasformazione dello scorso anno per la grande strategia russa poiché hanno costretto il Cremlino a opporsi con decisione al Miliardo d’oro dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti dopo aver realizzato che qualsiasi un potenziale riavvicinamento con questo blocco de facto della Nuova Guerra Fredda era ormai impossibile, anche se a tal fine avesse intrapreso alcuni compromessi pragmatici. Ecco come gli Stati Uniti hanno reso inevitabile questo risultato:

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1. Reti e valori di influenza sono stati sfruttati per separare l’UE dalla Russia

Le agenzie di intelligence americane hanno sfruttato le loro reti di influenza profondamente radicate in tutto il continente per costringere l’UE a concedere unilateralmente i suoi oggettivi interessi nazionali (e soprattutto economici) nei confronti della Russia. Nel perseguimento di ciò, hanno anche sfruttato nozioni nebulose dei cosiddetti “valori occidentali” per presentare falsamente l’ operazione speciale della Russia non come una campagna militare in difesa delle sue linee rosse di sicurezza nazionale , ma come una presunta minaccia esistenziale per l’Occidente .

2. Il totalitarismo liberale è stato utilizzato come arma come reazione “autodifensiva” alla Russia

L’inclinazione totalitaria insita nell’ideologia liberal-globalista che è proliferata in tutta l’UE dalla fine della Vecchia Guerra Fredda è stata utilizzata come arma dagli Stati Uniti per rendere irreversibile il disaccoppiamento di quel blocco dalla Russia. I manager della percezione americana hanno provocato le sue manifestazioni più fasciste come la dilagante russofobia, facendole finalmente emergere con il falso pretesto di essere tenuti a “difendere i valori occidentali” dalla cosiddetta “sovversione russa”, che ha portato a differenze inconciliabili tra i due.

3. La mentalità della seconda guerra mondiale è stata manipolata per rafforzare il nuovo vassallaggio dell’UE

Dopo essere stata guidata dai precedenti due sviluppi nel considerare la Russia come una minaccia esistenziale simile alla seconda guerra mondiale, l’UE è stata facilmente manipolata per cedere la propria sovranità agli Stati Uniti sulla falsa base che in caso contrario si sarebbe verificata la “nuova guerra hitleriana”. ” schiacciandoli dopo l’Ucraina. Concedere all’America il controllo delle loro politiche militari ha visto esigere che gli europei facessero sacrifici a tempo indeterminato per lo “sforzo bellico”, che in pratica li ha portati a subordinare anche le loro economie a quella degli Stati Uniti.

4. La “competizione amichevole” provocata dagli Stati Uniti tra gli europei li tiene divisi

La preesistente tendenza alla centralizzazione dell’Europa è stata accelerata senza precedenti di fronte alla “minaccia russa” falsamente presentata, ma gli Stati Uniti hanno abilmente provocato una “competizione amichevole” tra i suoi vassalli come parte del loro “sforzo bellico condiviso” per garantire che rimanessero divisi e non si unissero mai contro esso. Ciò l’ha vista incoraggiare una rivalità tra Germania Polonia sulla leadership dell’Europa centrale e orientale (CEE), che dovrebbe essere mantenuta a tempo indeterminato ai fini del divide et impera dal suo “junior partner” nel Regno Unito .  

5. Le crisi alimentari e di carburante prodotte artificialmente in Africa sono brandite come una spada di Damocle

Le sanzioni anti-russe dell’Occidente hanno prodotto artificialmente le crisi alimentari e del carburante dell’Africa che altrimenti non si sarebbero mai materializzate, ma sono state successivamente maneggiate dal leader statunitense di questo blocco de facto della Nuova Guerra Fredda come una spada di Damocle sui suoi vassalli dell’UE. Nella peggiore delle ipotesi in cui si ribelleranno seriamente, l’America aggraverà queste crisi sistemiche allo scopo di provocare disordini politici senza precedenti in Africa che si tradurranno inevitabilmente in un’ondata paralizzante di migrazione incontrollabile verso l’UE.

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I cinque sviluppi sopra menzionati aggiungono credibilità alla conclusione di Kortunov secondo cui gli Stati Uniti hanno effettivamente riaffermato con successo la loro egemonia unipolare in declino sull’Europa nell’ultimo anno, il che rappresenta una delle tendenze più significative a livello globale del 2022. I primi tre sono stati il ​​risultato diretto della sua campagna di guerra dell’informazione anti-russa delle agenzie di intelligence e conseguente armamento politico delle false percezioni che sono state instillate nelle menti dell’élite europea.

Gli ultimi due si sono basati sui progressi precedenti per riprogettare geostrategicamente il continente attraverso un intelligente sistema divide et impera sostenuto dalla spada di Damocle che catalizza crisi a cascata in tutta l’Africa che inevitabilmente si riverserebbero in Europa come punizione se i vassalli degli Stati Uniti mai il coraggio di ribellarsi seriamente. Quest’ultimo probabilmente non sarà necessario, dal momento che la precedente “divisione del lavoro” guidata dalla manipolazione da parte degli Stati Uniti della mentalità europea della seconda guerra mondiale si è dimostrata sufficiente per tenerli sotto controllo.

Guardando al futuro, ci si aspetta che gli Stati Uniti sfruttino la loro restaurata egemonia sull’UE per darsi un vantaggio sulla Cina nei loro colloqui in corso su una nuova distensione . Minaccerà che il blocco imponga sanzioni massime simili a quelle russe contro la Repubblica popolare su una base altrettanto manipolata e guidata da valori se la Cina non concede i suoi interessi di sicurezza nell’Asia-Pacifico. Questo scenario non dovrebbe essere preso alla leggera poiché gli Stati Uniti hanno già convinto l’UE a sacrificare i propri interessi economici nei confronti della Russia.

https://korybko.substack.com/p/the-five-ways-that-the-us-successfully?utm_source=post-email-title&publication_id=835783&post_id=93333191&isFreemail=true&utm_medium=email

Intelligenza artificiale: tra Cina e Stati Uniti viene dichiarata la guerra degli standard, dalla ÉCOLE DE GUERRE ÉCONOMIQUE

Intelligenza artificiale: tra Cina e Stati Uniti viene dichiarata la guerra degli standard

dalla 

A partire dal secondo dopoguerra e, a fortiori, nell’ultimo decennio, il tema dell’“intelligenza artificiale” si è davvero affermato come una questione tecnologica chiave, portando a una corsa all’innovazione tra attori globali. Ma ancor più che suscitare semplicemente l’interesse di startup, ricercatori, fondi di investimento o scrittori di fantascienza, l’IA si sta anche affermando come una vera e propria questione di sovranità politica e geopolitica attraverso una guerra di standard sfrenata.

Dall’AEGE Influence Club

AI: una tecnologia dirompente al centro delle sfide globali

Con le sue promesse per il futuro, l’intelligenza artificiale suscita l’appetito delle grandi potenze che desiderano ottenere un vantaggio competitivo sui loro vicini e sui loro rivali: l’IA (e tutte le tecnologie che la circondano come l’apprendimento automatico per esempio) promette quindi ai suoi difensori di beneficiare dai metodi automatizzati di elaborazione delle informazioni, una vera necessità nell’era dei big data e dell’infoobesità, in un momento in cui i dati non sono mai stati così accessibili, ma ugualmente difficili da elaborare e analizzare. In questo contesto, ottenere un vantaggio sullo sviluppo dell’IA sta potenzialmente ottenendo un vantaggio eccezionale nella sfera cognitiva.

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Intelligenza artificiale: l’Italia vuole essere grande in Europa

Le grandi potenze interessate a questa promessa stanno quindi conducendo una vera e propria guerra su questo tema: Cina, Stati Uniti, Unione Europea, le potenze si scontrano in un campo di attività dove tutto resta da fare. E al centro di questo “grande gioco”, questa lotta per l’IA, c’è la standardizzazione. Gli Stati si affidano alle loro aziende (e viceversa) per dettare il ritmo di questo confronto attraverso gli standard, monopolizzando il più possibile i posti nei comitati di standardizzazione come ISO o ETSI, arrivando talvolta al ricorso a metodi mafiosi se non barbouzeries. È per comprendere meglio questa guerra di standard in materia di IA che l’Agenzia francese per gli standard (AFNOR) ha commissionato all’Influence Club della School of Economic Warfare unrelazione , documento che è servito come base per la stesura di questo articolo.

Standardizzazione: uno strumento per influenzare e conquistare i mercati

In questo contesto di guerra tra grandi attori, la standardizzazione appare infatti come un asse fondamentale per consentire agli attori pubblici e privati ​​di imporre i propri interessi. Non riconosciuta, sottovalutata, spesso fraintesa, la standardizzazione è tuttavia un elemento fondamentale di qualsiasi approccio alla sovranità economica e quindi un elemento centrale in qualsiasi guerra economica.

In un certo senso, mantenere lo standard significa mantenere il mercato. In effetti, la norma è per un mercato o una tecnologia ciò che le regole grammaticali sono per una lingua. Lo standard consente agli attori di un ecosistema economico o tecnologico di operare secondo standard comuni e interoperabili. Tuttavia, per un operatore economico, essere in grado di influenzare o scrivere le regole del gioco in cui si appresta a giocare rappresenta un sostanziale vantaggio competitivo.

La norma si impone così come strumento di influenza geopolitica e commerciale: non è solo un vincolo che frenerebbe la creatività e lo sviluppo delle imprese in nome della tutela dei consumatori, può essere anche un’arma competitiva formidabile per bloccare un mercato in suo favore.

Un esempio permette di rendersi conto dell’importanza della standardizzazione per la conquista dei mercati tecnologici: il caso del conflitto tra “Tipo 2” e “Tipo 3”, le prese di ricarica per le auto elettriche in Europa. Le due prese hanno gareggiato per diventare lo standard ufficiale per le prese di ricarica nell’UE. Uno dei punti vendita è stato sostenuto dalle case automobilistiche tedesche, che avevano già iniziato a implementare la tecnologia. L’altra rocca era difesa da industriali francesi, che avevano anche iniziato a schierare le proprie roccaforti. Riuscire ad imporre uno standard unico di spina avrebbe quindi consentito ai produttori tedeschi di scalzare i loro concorrenti francesi, e viceversa.

In effetti, è andata così: la spina tedesca si è affermata grazie a importanti sforzi di lobbying e standardizzazione ed è ora alla base di tutte le auto elettriche e ibride nell’UE, una vera battuta d’arresto per l’industria automobilistica francese, che è quindi entrata in questo mercato con notevole ritardo e che ha dovuto riadattare tutta una parte della sua produzione per adeguarsi a questo nuovo standard.

Ciò che è valido in questo esempio è altrettanto valido nel contesto dell’IA: i vari attori dell’intelligenza artificiale possono sperare di bloccare il mercato a loro favore e quindi ottenere un vantaggio a lungo termine sulla concorrenza, imponendo la loro visione secondo gli standard che potrebbero passare attraverso comitati normativi come l’ISO. La questione è quindi cruciale e spiega perché paesi come Cina e Stati Uniti se ne stanno impadronendo.

Cina e Stati Uniti: due strategie normative, un vincitore

Nella vera e propria guerra economica che infuria tra Stati Uniti e Cina, tecnologia e innovazione fanno ovviamente parte dei maggiori teatri di scontro: in questo senso, l’intelligenza artificiale sta infatti prendendo il posto della posta in gioco di questa rivalità sino-americana .

Una posizione di leadership nell’IA consentirebbe infatti al governo cinese di raggiungere una serie di obiettivi:

  • In primo luogo, l’intelligenza artificiale consentirebbe alla Cina di piantare l’ultimo chiodo del suo dominio industriale globale totale , ottimizzando ulteriormente il suo circuito di produzione e le sue reti di distribuzione (in particolare automatizzando parte del trasporto del suo progetto Silk New Roads);
  • Poi, l’intelligenza artificiale consentirebbe all’apparato statale cinese di aumentare ulteriormente il proprio apparato di sorveglianza e intelligence , sia che miri a controllare la propria popolazione (es. );
  • Infine, l’intelligenza artificiale consentirebbe alla Cina di modernizzare notevolmente i sistemi d’arma dell’Esercito popolare di liberazione (PLA) e assumere così un vantaggio significativo sul grande rivale americano rispondendo a molti problemi dell’Esercito popolare di liberazione (APL).

Ma nonostante l’AI sia al centro della strategia di lungo termine della Cina, il Medio Impero se ne va con una grossa spina nel fianco nel settore delle nuove tecnologie: sulla standardizzazione ci sono anche i colossi americani della Silicon Valley, pionieri in fatto di innovazione, creando standard de facto per tenere i mercati totalmente prigionieri.

Questo dominio è quasi totale nell’innovazione industriale, nel cloud, nei social network o nell’informatica pura. Ma il PCC cerca di impedire alle aziende americane di replicare questo modello sulla nascente industria dell’IA. La Cina vuole quindi assumere il controllo di questo settore con una politica di crescente potenza che è illustrata da alcuni successi.

Per contrastare questa egemonia tecnologica e normativa americana, Pechino ha messo a disposizione molte risorse alle sue rivendicazioni in AI: nel periodo 2019-2020, sono stati stanziati ben 70 miliardi di dollari per la ricerca in questo ambito dal governo cinese.

Come diretta conseguenza di questo volontarismo dello Stato cinese, nel 2019, 6 degli 11 “unicorni” del settore AI globale erano cinesi. Nello stesso anno, l’Allen Institute for Artificial Intelligence ha stimato che la Cina avrebbe presto superato gli Stati Uniti in termini di ricerca di base sull’IA: entro il 2025, l’1% più ricco di articoli accademici sull’IA sarà composto per la maggior parte da articoli cinesi. Una corsa universitaria che ovviamente si trasforma anche in una corsa ai brevetti, secondo l’Organizzazione internazionale per la proprietà intellettuale (OMPI), che indica che nell’ultimo decennio i cinesi da soli hanno depositato quasi il 75% di brevetti relativi all’IA. Infine, secondo i dati di LexisNexis, Tencent e Baidu, due società cinesi, sono i due maggiori proprietari di brevetti AI,

Il sostegno dello Stato cinese ai suoi grandi conglomerati ha quindi effetti diretti molto visibili. Ma oltre a questo sostegno alle imprese e alla ricerca, la Cina sta mettendo in piedi una vera e propria offensiva normativa per dominare in maniera più strutturale il settore dell’IA. La strategia normativa cinese in AI si basa quindi su due aspetti:

  • La creazione di standard de facto sull’IA , al di fuori di qualsiasi comitato normativo, diventando i primi a rilasciare un’innovazione, spingendo per la sua adozione di massa pur non rendendola compatibile con altri sistemi informatici o altre IA . Esempio interessante di questa strategia, la Cina intende utilizzare le sue Nuove Vie della Seta per diffondere i propri standard nell’IA: un accordo cinese di “riconoscimento degli standard”, firmato dal 2019 da quarantanove Paesi, prevede che la Cina renda incompatibili con la propria infrastruttura di trasporto sono tutte navi e treni autonomi stranieri che non seguono gli standard di interoperabilità cinesi.
  • La creazione di standard ufficiali sull’IA , rappresentandosi massicciamente nei comitati normativi per proporre progetti di standard favorevoli agli interessi cinesi. Per farlo, la Cina può contare sui suoi colossi digitali, i BHATX (Baïdu, Huawei, Alibaba, Tencent e Xiaomi), per agire per loro conto (e quindi per conto della Cina) all’interno della grande rete internazionale (es. ISO, IEC ) o organizzazioni di globalizzazione regionali (ad es. ETSI); questa strategia è esplicitamente descritta nel piano “China Standards 2035”, o in francese “Les Normes chinoises en 2035”.

La strategia cinese di predominio nell’IA si basa quindi su innovazione tecnologica, ricerca scientifica e massiva standardizzazione. Questa strategia è presunta e sembra consentire ai cinesi di allargare il divario con il paese dello zio Sam, ma gli Stati Uniti non sono lasciati indietro in questa guerra aperta. Il deputato Cédric Villani, in un rapporto del 2018, tornava così a lungo sulla presunta volontà di Washington di imporsi come leader in materia di IA, in particolare utilizzando come arma normativa l’indiscutibile vantaggio che i GAFAM rappresentano per l’America. Come la Cina, gli Stati Uniti utilizzano standard de facto , ma in misura ancora maggiore.

Washington sostiene infatti le aziende della Silicon Valley affinché utilizzino il loro vantaggio nei settori tecnologici, in modo che portino innovazione attorno all’IA e affinché queste scoperte diventino poi standard de facto . Un buon esempio di questa normalizzazione per fatto compiuto è il caso di Google con TenserFlow. Molto innovativa e in anticipo rispetto al resto del mercato (e in particolare rispetto alle tecnologie cinesi), questa tecnologia di deep learning è stata adottata fin dall’inizio da quasi tutto il mercato, diventando il riferimento su cui tutto è stato costruito. tecnologie di apprendimento profondo. Questi sono quindi obbligati ad essere interoperabili con questa tecnologia americana di Google. Essere i primi a poter fornire l’innovazione che tutti cercavano significa assicurarsi il controllo dell’intero mercato presente e futuro creando uno standard di fatto.

Una volta che questi standard de facto sono stati messi in atto dai GAFAM (cioè una volta che la tecnologia americana è stata sufficientemente diffusa), l’American National Standards Institute (ANSI) registra questi standard e li difende negli organismi internazionali di standardizzazione, come ISO e IEC, mobilitare considerevoli risorse di lobbying per far adottare questi standard.

Interrogato dall’AEGE Influence Club, Patrick Bezombes, presidente della commissione per la standardizzazione dell’IA e dei Big Data presso l’Agenzia francese per gli standard (AFNOR), conferma questa attività di lobbying molto significativa da parte dei GAFAM americani nei comitati per gli standard: “i gruppi americani guadagnano miliardi in profitto all’anno, quindi possono facilmente decidere di investire in un team di cento persone solo per lavorare sullo standard e proiettarsi in una visione a lungo termine su questo argomento”. Una strategia costosa e quindi molto meno accessibile ai piccoli attori dell’innovazione dell’IA, come le aziende europee.

Ciò che risulta quindi chiaro è che la strategia cinese è abbastanza simile a quella americana. Usare le imprese monopolistiche per mantenere, affascinare l’innovazione tecnologica, ma soprattutto per stabilire standard de facto, alle aziende americane e cinesi non resta che farle adottare definitivamente presentando ai comitati di standardizzazione un fatto compiuto. Questo approccio pragmatico si basa su un puro equilibrio di potere ed è possibile solo perché Washington, come Pechino, può contare sul proprio apparato industriale e sui propri gioielli nella ricerca di base. Giocatori di dimensioni più modeste, come la Francia, non possono, per mancanza di risorse, copiare questa strategia. Devono quindi cogliere questo confronto normativo o scegliendo da che parte stare, oppure scommettendo su una “terza via”, necessariamente meno offensiva.

Quale posto per la Francia in questa guerra normativa?

Con le due superpotenze in testa alla corsa alla leadership per l’IA, la Francia si sta gradualmente rendendo conto che se vuole esistere in questa competizione, dovrà fare affidamento sull’Europa. Dopo diversi anni di ritardo, Parigi sembra aver finalmente avuto la spinta necessaria, una presa di coscienza che si è tradotta nell’adozione a livello nazionale di una roadmap volta a fare della Francia un hub fondamentale nella corsa all’IA, ma anche con la pubblicazione ad aprile 2021 dalla Commissione Europea dell’Artificial Intelligence Act (AI Act).

Lo scopo principale dell’AI Act è creare un quadro giuridico rigoroso e chiaro attorno alla tecnologia AI. La novità di questo documento risiede nel suo approccio olistico, sia puramente legale, ma anche più etico, con questioni filosofiche o ecologiche.

Ma un altro elemento dell’AI Act è passato inosservato pur essendo una caratteristica chiave di questo documento: il documento della Commissione Europea istituisce, in tutta l’UE, una classificazione delle tecnologie AI correlata ai rischi che vanno dal minimo all’inaccettabile (4 livelli) . Tuttavia, questa classificazione consentirà alle autorità europee di effettuare un vero e proprio controllo di conformità che porti a tecnologie accettate sul territorio europeo con un marchio “trusted AI”, consentendo così di escludere dal mercato comune europeo qualsiasi IA americana o cinese che non non soddisferebbe gli standard europei.

Potenze industriali di prim’ordine, Cina e Stati Uniti basano logicamente la loro strategia normativa sull’innovazione tecno-industriale; In ritardo in questo settore, la Francia e l’UE hanno fatto la scelta della responsabilità e dell’etica per chiudere il loro mercato agli attori stranieri.

Ma ciò non dovrebbe impedire alla Francia di adottare un approccio di standardizzazione più aggressivo, inviando o incoraggiando gli industriali francesi a unirsi ai comitati di standardizzazione come capi progetto su argomenti specifici, ma anche più in generale producendo pressioni all’interno dei voti di questi comitati al fine di approvare testi favorevole alle imprese e ai cittadini europei. Anche la Francia, Paese da tempo all’avanguardia nella ricerca e nell’innovazione (4° Paese al mondo per numero di premi Nobel), deve riconnettersi con le proprie origini e incoraggiare in modo più ampio la ricerca sull’IA nei propri stabilimenti. eccellenza al fine di depositare brevetti che porteranno a standard de facto di origine francese.

E la Francia?

Utilizzati in modo complementare, i brevetti e la standardizzazione consentono sia di proteggere il nostro mercato e le nostre tecnologie, ma anche di distribuirle. Questi due vettori alimentano quindi lo stesso unico obiettivo: la competitività.

Va ricordato che questo approccio all’avanguardia dell’innovazione e della standardizzazione, la Francia ha già saputo sfruttarlo nel corso della sua storia, ad esempio per le celle a combustibile, l’idrogeno, le tecnologie nucleari, ma anche per lo standard “GSM”, che serve ancora oggi come base per la telefonia mobile globale. È questa strategia che ha in parte consentito al Paese di rimanere competitivo in questi campi altamente dirompenti. Pertanto, la Francia ha tutto l’interesse a fare il grande passo e ad adottare strategie di standardizzazione simili nell’Intelligenza Artificiale.

Soprattutto, la Francia non è sola in questa guerra tra due grandi potenze: Parigi ha molti alleati che possono agire al suo fianco: utilizzando i suoi alleati europei come trampolino di lancio e i suoi partner africani come risorsa, la Francia ha davvero i mezzi per realizzare un politica di accerchiamento normativo che consentirà di tutelare la prequadra francese ed europea in tema di innovazione sull’IA. Pertanto, sebbene la Francia non disponga in questa fase di un tessuto industriale sufficiente per competere con Washington e Pechino in termini di standardizzazione attiva, può comunque utilizzare la standardizzazione a fini “difensivi”, per proteggere il mercato europeo dagli appetiti dei due grandi imperi. Questo protezionismo economico attraverso la standardizzazione, limitando e condizionando l’accesso al mercato (francesi,

La Francia deve quindi lanciarsi nella battaglia normativa contro i suoi maggiori avversari internazionali, ma questo significa mobilitare alla sua causa industriali, imprese, gruppi di riflessione, centri di ricerca, imprenditori e altri attori europei che desiderano impegnarsi in campo normativo.

I LITTLE PINKS E IL FUTURO DEI GIOVANI CINESI, di Yu Liang

I LITTLE PINKS E IL FUTURO DEI GIOVANI CINESI

Dottrine della Cina di Xi | Episodio 18

Chi sono i giovani nazionalisti cinesi online soprannominati Little Pink  ? Sottoprodotto della cultura dei fan-club dell’Internet cinese, questo fenomeno è sia uno dei più strutturanti per i giovani cinesi di oggi sia uno dei più difficili da cogliere visti dall’Europa. Proponiamo una lettura critica di un testo di Yu Liang su questo fenomeno, un’indagine in forma di discorso nazionalista agli intellettuali cinesi.

AUTORE
DAVID OWNBY E FREYA GE

IMMAGINE
SHAN WU, PICCOLO ROSA, 2020

Yu Liang è vicedirettore e ricercatore associato dell’Istituto di studi cinesi dell’Università Fudan di Shanghai, lo stesso istituto guidato dall’apologeta del Partito Zhang Weiwei . Yu è stato anche redattore capo di Guancha Syndicate (观察者网), una delle piattaforme online più popolari e influenti della Cina dall’inizio degli anni 2010. spola tra giornalismo e mondo accademico.

L’argomento discusso nel testo tradotto qui1è quello della “Little Pink” (小粉红), nome dato dai loro detrattori, ai giovani patrioti – o meglio nazionalisti – cinesi online. Questo nuovo giovane cinese setaccia il web alla ricerca di coloro che osano insultare la Cina e poi annegarli in un torrente di attacchi online. Yu Liang – come editore di Guancha Syndicate nei primi anni 2010 – è stato determinante nel fondare questa nuova cultura del patriottismo Little Pink. In questo testo adotta una posizione relativamente neutrale nei loro confronti e cerca di spiegare chi sono e cosa fanno al di là del loro tentativo propagandistico di imporre la Cina come modello superiore respingendo tutti i suoi detrattori .

In altre parole, Yu sostiene che i Little Pinks sono un sottoprodotto della cultura dei fan club sul web cinese. Lo scopo di un fan club cinese è difendere la propria squadra, idolo o gruppo preferito e attaccare squadre, idoli o gruppi rivali. È un fenomeno quasi interamente online, originato da Weibo e WeChat. Si basa quasi esclusivamente su like e avatar virtuali, e quindi supporta il consumismo e i grandi marchi. Yu sostiene che tutta la Cina è diventata l’idolo di Little Pink e che hanno depredato chiunque insultasse la Cina, cercando la scarica di adrenalina di difendere la loro tribù.

A un certo livello, tutto ciò può sembrare banale. I marchi contano, tuttavia, e le guerre online finiscono per influenzare i profitti reali dei grandi marchi in Cina, il che è importante per l’economia cinese e per l’economia globale. Freya Ge scrive che “quando diversi marchi, tra cui H&M, Nike, Adidas, GAP, New Balance, tra gli altri, hanno rilasciato una dichiarazione di ‘boicottaggio del cotone dello Xinjiang’ all’inizio di quest’anno, i Little Pinks hanno rapidamente preso il controllo. piattaforme online e chat nel mondo reale camere. Hanno chiesto il boicottaggio di questi marchi e hanno affermato che gli sforzi per boicottare il cotone dallo Xinjiang facevano parte di una cospirazione organizzata dall’Occidente. Su Zhihu (知乎), i post hanno ricevuto migliaia di Mi piace da cui i netizen hanno affermato che non avrebbero mai più acquistato questi prodotti e hanno visto coloro che li hanno acquistati come “reliquie della dinastia Qing”. Molti negozi che vendono questi marchi hanno perso clienti. Ovviamente, i Little Pinks vorrebbero vedere ridotti i ricavi di questi marchi per “calunniare il popolo cinese”.

In altre parole, i Little Pink si impegnano in una sorta di politica identitaria: la Cina, ormai ricca e potente, diventa la base della loro identità. In quanto cittadini di Internet, i Little Pink, come praticamente tutti i cinesi, hanno assistito al cambiamento del mondo online e la Cina sembra emergere vittoriosa da questi cambiamenti. Ma per quanto riguarda la loro lealtà al Partito?

I Little Pinks non sarebbero completamente o ufficialmente sotto il controllo del governo, anche se il Partito-Stato ha contribuito a crearli attraverso “l’educazione patriottica” e gode dell’adulazione rivolta alla Cina come idolo. Agiscono da soli, seguendo la logica impulsiva della logica di gruppo online. In questo testo, Yu Liang sembra particolarmente preoccupato che gli intellettuali cinesi non riescano a comprendere questa logica, e continuino a condannare la Little Pink da posizioni ideologiche che poco hanno a che vedere con l’esperienza di questi giovani internauti cinesi.

In realtà, è sicuramente il “nuovo nazionalismo” di Yu Liang che parla, nel senso che critica gli intellettuali pubblici per la loro incapacità di cogliere ciò che sta accadendo – mentre insiste che spetta a loro “guarire” la “spaccatura” tra la loro generazione e quella della giovane Little Pink.

L’ascesa della Little Pink

I nuovi gruppi sociali e tipi di pensiero che i Little Pink incarnano emergono inizialmente come una sorta di nuova mentalità sociale. Si sviluppa silenziosamente attraverso cambiamenti silenziosi nel modo di produzione, nella struttura sociale e nella situazione politica della Cina. All’inizio non c’era un nome per definire ciò che si stava sviluppando. Le cose poi lentamente diventano una tendenza – spesso intesa in termini di devianza – perché una volta che le persone se ne accorgono, spesso la descrivono in termini negativi. Questa tendenza spinge il nuovo gruppo sociale a prendere coscienza di sé. L’ascesa della Little Pink e il nuovo patriottismo hanno attraversato un tale processo.

Un fenomeno importante che vediamo oggi nell’opinione pubblica cinese è una grave disconnessione tra le tendenze ideologiche emergenti nel comportamento online dei giovani e l’ambiente intellettuale cinese. Le tradizionali categorie accademiche di analisi, come i dibattiti tra sinistra e destra, illuminismo e conservatorismo, elitarismo e populismo, nazionalismo e universalismo liberale, autoritarismo e democrazia liberale, economia di mercato ed economia pianificata, perdono gradualmente il loro potere esplicativo.

In passato, le parti opposte hanno ripetutamente invocato un immaginario “terreno comune” che trascenda sinistra e destra, ma in realtà il battibecco è continuato. La trascendenza era sfuggente nel vecchio quadro cognitivo. Negli ultimi anni, dalla sottocultura giovanile cinese sono emerse una serie di tendenze socio-ideologiche. Si basa sulle tensioni attuali e cerca di trascendere il divario sinistra-destra, includendo il “partito della tecnologia” – o “partito industriale” (工业党) -, la Piccola Rosa e il gruppo dei “barbari alla porta (入关学)” sono i principali rappresentanti. Tra questi possiamo dire che i “Little Pink” costituiscono il gruppo più importante.

Secondo la descrizione di Wang Xiuying, gli assi chiave del partito tecnologico descritto sono “una fede incrollabile nel progresso tecnologico perpetuo, una mancanza di compiacenza e una volontà di affrontare la prossima catastrofe – che si tratti di un’invasione aliena, un’apocalisse climatica o un nuova guerra mondiale. Vedi il suo articolo sulla London Review of Books .

Per citare nuovamente Wang Xiuying sui barbari: “Questa narrazione confronta l’attuale confronto sino-americano con il rovesciamento della dinastia Ming che ha portato al dominio Manchu. Gli Stati Uniti assomigliano alla dinastia Ming dell’inizio del XVII secolo: è il potere supremo e detta le regole, ma sta marcendo dall’interno. La Cina prende il posto dei barbari: operosa, pagando il dovuto tributo, ma mai rispettata, costantemente denigrata e demonizzata… Insomma, l’egemonia americana deve essere sfidata e i barbari devono entrare dalla porta se vogliamo beneficiare di un progresso pacifico. »

“Little Pink” si riferisce alla nuova generazione di giovani patrioti nati dopo il 1990, che sono cresciuti profondamente integrati nella moderna economia di mercato e nella vita urbana, ma il loro nome è stato scelto dai loro rivali. A seguito di una serie di grandi eventi pubblici sulla scena internazionale nel 2008 — che hanno coinvolto principalmente dibattiti tra destra e sinistra guidati da intellettuali sul web cinese — questo paradigma ha gradualmente lasciato il posto a dibattiti tra il patriottismo dei comuni utenti di Internet e i “valori universali”. Le principali parti in conflitto sono rispettivamente le “teste parlanti che sostengono l’America (公知美分)” e gli individui che “portano le proprie azioni” (自干五). I predecessori di Little Pink,

Queste terminologie richiedono alcune spiegazioni. “Talking Heads Supporting America” ​​​​è tradotto come gongzhi meifen in cinese. In origine, gongzhi significava semplicemente “intellettuale pubblico”, ma negli ultimi anni è stato trasformato in un termine per deridere l’élite intellettuale che parla di questioni pubbliche online. Meifen significa “penny americano” ed è probabilmente derivato da un termine usato per deridere i troll di Internet pagati per attaccare coloro che criticano il governo cinese. Si chiamano wumaodang — la “festa dei cinquecento” — perché dovrebbero ricevere 500 yuan per ogni messaggio. Lo ziganwu, che letteralmente significa “il partito che porta le proprie azioni” si riferisce a persone che difendono il corpo e l’anima del governo senza essere pagate. Il termine è stato coniato da persone che si risentono di questi troll, per esprimere il loro disprezzo per gli individui autofinanziati che sono ritenuti troppo stupidi per accettare i soldi offerti loro. I termini sono spesso riappropriati e abusati, nel qual caso “il partito che porta il proprio capitale” potrebbe benissimo diventare “il partito che porta il proprio patrimonio con orgoglio”.

La parola Jinjiang si riferisce a un sito web chiamato “Jinjiang Literary City 晋江文学城”, originariamente istituito come piattaforma per discussioni letterarie, ma ora è diventato un sito per scambi politici. Il sito era rosa e la maggior parte dei suoi utenti erano donne: il che ha dato origine all’espressione “Little Pink”. Fengyi si riferisce al Fengyi Food Forum, fondato da alcuni “Little Pinks”, furiosi che il sito Jinjiang abbia finito per limitare i posti politici nel tentativo di calmare la situazione.

“Big V” si riferisce ai blogger con un gran numero di follower e un account verificato. Queste celebrità possono avere centinaia di migliaia di follower.

Le persone legate alle Jinjiang Girls e alle Fengyi Sisters erano principalmente netizen attivi nei siti di letteratura e intrattenimento — alla moda e patriottici — e contrari ai gruppi di intellettuali pubblici che, ai loro occhi, adoravano l’Occidente e denigravano la Cina. Inizialmente, i Little Pink erano un sottoramo minore dello ziganwu “il partito che porta le proprie azioni”. Alcuni eminenti intellettuali pubblici, rendendosi conto di avere a che fare con nuovi oppositori che non somigliavano alla sinistra tradizionale, li soprannominarono beffardamente “Little Pink”. Il gruppo è cresciuto rapidamente, con il nome “Little Pink” che ha prodotto un’esplosione di consapevolezza di sé. Nel 2013, le celebrità online e gli intellettuali pubblici che parlavano di “valori universali” sui social media hanno iniziato a diminuire, mentre la consapevolezza di “Little Pink” ha continuato a crescere, trasformando gradualmente l’ambiente dell’opinione pubblica online un tempo dominata dagli intellettuali pubblici. Nel gennaio 2016, “Little Pink” ha condotto ainondazione di computer su Facebook, che ha sconvolto l’opinione pubblica nazionale e internazionale.

Oggetto dell’attacco era la pagina Facebook del presidente taiwanese Tsai Ing-wen, i Little Pink ne hanno approfittato per denunciare l’idea di indipendenza taiwanese.

L’atteggiamento generale degli intellettuali tradizionali e dei circoli dei media nei confronti dei Little Pink è negativo e sospettoso, e molti intellettuali liberali li criticano per avere solo “istruzione superiore”, sostenendo che sono “impulsivi e iperattivi”, tutti dal “grado più basso” di società. Vedono i Little Pinks come il prodotto di una mentalità di “lealtà” e “odio” e discutono tristemente del ritorno dell ‘”estrema sinistra” e del “fallimento di trent’anni di illuminazione”.

Tuttavia, i Little Pinks sono diventati rapidamente il mainstream dell’opinione pubblica online. Questo mainstreaming è stato visibile alla fine del 2019, quando il sito Bilibili ha organizzato la sua prima festa di Capodanno. Accompagnando la canzone “Flower Suite 种花组曲”, lo schermo si è riempito con le parole “Non mi pento di essere nato in Cina in questa vita, e sceglierò di nascere in Cina anche nella mia prossima vita”. Il mainstream della politica giovanile su Bilibili è in particolare “rosa”. Ad esempio, nel 2019, Fang Kecheng (方可成), un noto collaboratore (UP主) del sito, è stato identificato dai netizen come qualcuno che ha favorito l’indipendenza di Hong Kong.. Ha lasciato il sito dopo aver ricevuto una raffica di critiche. Nel 2020, il noto collaboratore scientifico “Paperclip” ha pubblicato un video ritenuto offensivo nei confronti della Cina dai netizen, che ha portato a ripetuti boicottaggi da parte dei netizen e alla chiusura dell’account.

I “Little Pink” sono la “generazione del rinnovamento” della Cina nata da circostanze difficili. Le loro idee sono un mix complesso che sembra includere il nazionalismo, il conservatorismo e alcuni temi di sinistra, che hanno in comune la loro opposizione ai “valori universali” americani, e sono quindi spesso visti come l’opposto del liberalismo o delle “luci” dello stile degli anni ’80 Ma il liberalismo ei Little Pinks non sono realmente rivali, perché le idee espresse dai Little Pinks non seguono completamente la traiettoria dei tradizionali movimenti pendolari di sinistra e di destra – ma contengono elementi nuovi.

I critici hanno sostenuto che i Little Pinks sono il prodotto di una nuova cultura aziendale mediatica globalizzata, e che in questo senso sono forse più universali dei loro nemici apparentemente “universali”. Il loro modo di agire, il loro modo di parlare e le loro reazioni emotive sono tutti radicati nell’economia di mercato globalizzata, anche se una delle loro caratteristiche è quella di mostrare una sorta di “globalizzazione anti-globalizzazione” – cioè nazionalista. Dobbiamo comprendere i Little Pinks in questo contesto più ampio, che ci aiuterà a comprendere le tendenze ideologiche mostrate dalla gioventù cinese contemporanea.

Shan Wu, PICCOLO ROSA, 2020 — CC BY 4.0

Le tre ondate del nuovo patriottismo della gioventù cinese

Il “nuovo patriottismo” della “Little Pink” differisce radicalmente dalle manifestazioni del patriottismo del passato. Per vedere i Little Pinks in una prospettiva più ampia, inizieremo con una semplice genealogia delle tre ondate di nuovo patriottismo giovanile cinese che hanno avuto luogo dal 2008.

La prima ondata è stata guidata da gruppi patriottici di studenti cinesi d’oltremare. Questi studenti vivevano all’estero da tempo, il che significava che la loro comprensione della società occidentale era passata dall’immaginazione all’esperienza personale, portandoli a cogliere l’enorme divario tra il “mito” occidentale e la realtà occidentale. Questi gruppi inizialmente si sono riuniti su piattaforme di studenti all’estero come Xixihe (西西河), ed sono emersi nel contesto di vari sconvolgimenti politici internazionali che hanno coinvolto la Cina nel 2008, come gli sforzi per proteggere i corridori dalla staffetta della torcia olimpica cinese in Europa, o l’opposizione alla copertura distorta della Cina da parte dei media occidentali come la CNN. I partecipanti appartenevano a una relativa élite, erano altamente istruiti e possedevano abilità linguistiche sofisticate. Hanno parlato sul sito anti-CNN – poi ribattezzato “il sito di Avril” – e su altri siti dedicati esclusivamente a questi temi.

Dopo l’ascesa dei social media nel 2010, i gruppi patriottici si sono spostati su Weibo, utilizzando identificatori che iniziano con AC (abbreviazione di anti-CNN), diventando uno dei semi del nuovo potere della gioventù patriottica nell’era dei social network. Questa ondata di giovani patrioti non si è più impegnata nelle fantasie glamour dell’Occidente, ma ha cercato di trasmettere esperienze reali al popolo cinese. Una serie di articoli di un individuo sotto lo pseudonimo di “Piccola bottiglia d’acqua (小水瓶)”, uno studente dell’Università di Pechino all’estero, erano tipici di quest’epoca. Un articolo intitolato L’assistenza sanitaria cinese è peggiore di quella americana? Dovremmo scambiare?non si limitò a confrontare il sistema sanitario in Cina e negli Stati Uniti, ma puntò il dito contro Han Han (韩寒, nato nel 1982), leader della gioventù liberale e popolare blogger dell’epoca, per la sua mancanza di esperienza reale della vita in Occidente . In questa fase, i Little Pink hanno cercato di definirsi attraverso domande e confronti.

La seconda ondata è iniziata nel 2010. A quel tempo, la “primavera araba” e la “rivoluzione di Twitter” erano in pieno svolgimento, la sensazione sui social media cinesi era che i valori universali occidentali sembravano essere al loro apice. Alcune élite cinesi con esperienza di vita, lavoro o impegno mediatico al di fuori della Cina, inclusi esperti, studiosi e attivisti sociali, si sono unite alla prima ondata di studenti stranieri e giovani patrioti in Cina per condurre una resistenza organizzata all’Occidente attraverso i media e altri mezzi. Nel giugno 2011, lo Shanghai Chunqiu Institute for Development and Strategic Studies(春秋战略发展研究院), un think tank privato, in collaborazione con lo Shanghai Wenhui Daily (文汇报), ha organizzato un “Dibattito del secolo” tra Zhang Weiwei (张维为) (nato nel 1957) e il politologo americano Francis Fukuyama (nato nel 1952), dichiarando la fine della “fine della storia”.

Successivamente, il Guancha Syndicate , una conseguenza dell’Istituto Chunqiu, ha iniziato a prendere il sopravvento nell’opinione pubblica online. In una serie di iniziative, come sostenere lo sviluppo dell’alta velocità ferroviaria cinese, opporsi al “Washington Consensus”, sfatare alcuni “miti” occidentali, affermare i vantaggi dello sviluppo cinese e la difesa del “modello cinese”, Guancha si è continuamente ampliata la sua influenza e attirò un gran numero di scrittori d’élite, sostituendo così il sito web di April e diventando la bandiera dei nuovi media patriottici.

A questo punto, il tono discorsivo del nuovo patriottismo divenne più positivo, sottolineando la natura di successo dell’esperienza di sviluppo della Cina, mostrando una chiara consapevolezza di sé che il percorso della Cina era distinto da quello dell’Occidente. A questo punto è emerso un altro fenomeno importante: un gruppo di giovani opinion maker operanti nel campo della scienza e dell’ingegneria, che prima appartenevano alla “maggioranza silenziosa”, ma che ora hanno integrato l’opinione pubblica mainstream con l’ausilio di nuovi media come come Guancha, cercando di aggiornare il modello obsoleto del discorso politico basato sugli antagonismi sinistra-destra con un nuovo discorso sullo sviluppo basato sul funzionamento effettivo della scienza e della tecnologia. Questo gruppo è stato chiamato il “partito della tecnologia”.

La terza ondata è stata l’emergere di Little Pink come li conosciamo oggi. I precedenti gruppi patriottici non facevano più parte dell’élite intellettuale, ma piuttosto dell’esercito di riserva dei giovani della nuova borghesia urbana, che allargò ulteriormente la base del nuovo patriottismo. Rispetto alle due precedenti ondate di gruppi patriottici, i Little Pink erano più giovani, la proporzione di donne era maggiore, i legami con la vita di tutti i giorni erano più chiari e attiravano molti gruppi di fan, ad esempio i gruppi di moda femminile come Jinjiang e Fengyi Forum . C’erano anche Little Pink maschi, molti dei quali provenivano da gruppi di appassionati di sport e giochi a siti come Diba, Hupu e Bilibili.

In termini di idee, i “Little Pink” sono meno teorici e politici rispetto alle due ondate precedenti, quando le persone erano più consapevoli della loro “politica da tastiera”. I Little Pinks hanno attinto intuitivamente alla loro esperienza di vita. Hanno meno bagaglio storico e non condividono i ricordi delle generazioni precedenti del doppio shock della Rivoluzione Culturale e della riforma e dell’apertura. Il miracolo dell’ascesa della Cina dal 2008 fa sentire loro che la Cina si sta sviluppando più velocemente dell’Occidente, la vita in Cina è più conveniente, la sicurezza pubblica è migliore, l’industria è più forte e che la gestione della pandemia è migliore, tutto ciò ha generato puro senso di orgoglio nazionale.

Per quanto riguarda il loro stile di recitazione, il loro impegno nella cultura commerciale dei fan ha permesso loro di sviluppare capacità organizzative, come “sostenere idoli” e attaccare i nemici, che le prime due ondate di gruppi di Young Patriots non possedevano. Il suo stile di mobilitazione online multicentrica è diverso dagli stili di azione dell’élite degli studenti internazionali o della comunità intellettuale, ma è legato e interagisce anche con le prime due ondate.

Va notato che lo sviluppo di Internet mobile ha consentito a sempre più giovani delle città di terzo e quarto livello di unirsi ai ranghi di Little Pink. Questi nuovi membri portano con sé molte differenze economiche e culturali, tanto che i Little Pinks sono ormai un gruppo abbastanza eterogeneo.

The Little Pinks, una contraddizione culturale

La pratica socialista nella Cina contemporanea è una contraddizione disordinata di individualismo, consumismo, socialismo, conservatorismo e persino internazionalismo. Il fenomeno Little Pink incarna un mix simile, ma il suo aspetto esteriore di identità nazionalista e patriottismo può facilmente camuffare le sue intriganti contraddizioni interne.

Politiche identitarie nazionali e autostima culturale della nuova borghesia

Il movimento patriottico della Little Pink, che si è ampiamente diffuso su Internet, incarna la coscienza della nuova classe media di una società consumistica. Mobilita la classe media, compresi studenti e colletti bianchi, e il suo esercito di giovani di riserva. Al contrario, i precedenti movimenti patriottici tendevano a raggiungere una base più ampia, come nelle proteste anti-giapponesi, che fino al 2012 includevano persone di base come i lavoratori migranti, e mostravano caratteristiche della politica antimperialista di massa, cultura di strada e mascolinità.

Il movimento patriottico Little Pink è nato da eventi come: l’incidente del 2018 in cui la polizia svedese ha trattato brutalmente i turisti cinesi; la pubblicità del marchio di moda italiano Dolce & Gabanna che ha umiliato la Cina e scatenato le proteste patriottiche dei giovani; gli attacchi su Internet al regista cino-americano Chloe Zhao per aver pubblicato commenti anti-cinesi nel 2021; e attacchi ad alcune star sudcoreane che avrebbero insultato la Cina, scatenando il movimento “no fan idol before the nation” in cui i fan dichiaravano la loro fedeltà alla Cina e non al loro idolo. È ovvio che questi eventi si concentrano nei settori della moda, dei consumi e della cultura.

Pertanto, mentre la forza combinata delle azioni di Little Pink è coerente con la tradizionale grande narrativa del nazionalismo, il suo diffuso potere di mobilitazione deriva da una richiesta di identità nazionale della classe media in un’epoca di globalizzazione, piuttosto che da una coscienza nazionalista in senso stretto. – e il senso di questa politica identitaria è pretendere che l’altra parte riconosca che “sono anch’io una persona civile, proprio come gli occidentali. Questa passione per il riconoscimento ha dato origine a una forma di politica dell’identità di natura nazionalistica, ma non un segno distintivo della politica dell’identità nelle società occidentali.

Modalità affettive e cognitive nel mondo virtuale

Le emozioni comuni e gli interessi condivisi sono le componenti ideologiche di livello più basso della società e l’energia cinetica che generano è di gran lunga maggiore delle idee razionali. Quando scaviamo sotto la superficie delle forti emozioni patriottiche della Little Pink, scopriamo che la Little Pink condivide importanti componenti ideologiche ed emotive contemporanee con i loro rivali, gli “universalisti”. Questi includono: “evitare il sublime 躲避崇高”, la politica della vita, la giocosità postmoderna, la correttezza politica e un ampio senso di fragilità. Allo stesso tempo, troviamo anche elementi eterogenei, che culminano in un “meccanismo unico di identificazione e autenticazione emotiva. »

L’autore si riferisce qui a un articolo del 1992 dello scrittore Wang Meng (nato nel 1934), in cui elogia la “letteratura folle” dello scrittore Wang Shuo (nato nel 1958) per essere in perfetta armonia con le tendenze attuali della cultura consumistica e popolare intrattenimento. L’idea è che gli “intellettuali illuministi” degli anni ’80 fossero sognatori e completamente tagliati fuori dalle masse.

La generazione che ha dato l’addio alla rivoluzione ha rifiutato i precedenti movimenti patriottici, non riuscendo a vedere che la generazione più giovane aveva, in una certa misura, realizzato questo stesso sogno senza rendersene conto. L’idea che “il patriottismo può anche essere carino” e che una politica basata su interessi comuni renda più interessante il Paese e la sua storia, produce nuovi idoli per i fan club. Ad esempio, il webcomic “Year Hare Affair” (那年那兔那些事) presenta vari paesi sotto forma di immagini di animali dei cartoni animati, che in realtà corrispondono alla proposta degli anni ’90 di “evitare il sublime”. L’economia di mercato “rimuoverà il sublime” dalla vita quotidiana, ma fino a quando la lotta nella storia del mondo contemporaneo non sarà terminata, il “sublime” continuerà a risiedere nella cultura quotidiana.

La “generazione che ha detto addio alla rivoluzione” è un altro riferimento agli intellettuali liberali che avevano deciso dopo la Rivoluzione Culturale che la rivoluzione stessa era il problema principale della Cina moderna.

“The Hare Case” è un webcomic e media franchise cinese creato da Lin Chao. Il fumetto utilizza animali antropomorfi come allegorie di nazioni e stati sovrani per rappresentare eventi politici, militari e diplomatici del XX secolo.

La stessa cultura della narrativa online contiene una sorta di struttura che guida la pratica emotiva. In particolare, la fan fiction ricrea storie di idol dalle narrazioni degli stessi autori, aiutando i fan a stabilire uno spazio emotivo flessibile e interattivo dell’immaginazione attorno a un idolo, che crea un’atmosfera altamente coinvolgente. “Year Hare Affair” e “Azhong Gege 阿中哥哥” hanno entrambi assorbito le modalità e i metodi della pratica emotiva dalla fan fiction, prendendo il “paese” come oggetto della creazione dei fan e proiettando su di lui l’emozione, in modo che il patriottismo e la grande lotta possano partecipare anche al concorso spazio emozionale della narrativa online.

Azhong Gege si riferisce a un vezzeggiativo comunemente usato dai fan cinesi. Gege (哥哥 , letteralmente “fratello maggiore”) è generalmente usato per riferirsi a idoli maschili.

È stato ampiamente notato che i sentimenti patriottici dei movimenti precedenti si sono trasformati in una forma di correttezza politica che ha la caratteristica di essere decisamente non negoziabile. Il comportamento di “scavare la propria fossa” è prominente: l’uso dei social media per portare alla luce commenti inappropriati passati delle persone sul paese, quindi riportare i risultati e incolpare la persona in questione. Persone come la regista Chloé Zhao e il defunto pianista Fou Ts’ong (傅聪, 1934-2020) sono state ampiamente criticate sui social media per le loro inclinazioni filo-occidentali. Questi critici spesso si rifiutano di considerare il contesto delle osservazioni, o il fatto che i tempi e le persone cambiano, e tracciare linee in base all’attuale confronto tra Stati Uniti e Cina. Come dobbiamo interpretare un simile comportamento?

Shan Wu, PICCOLO ROSA, 2020 — CC BY 4.0

Da un lato, questo tipo di pensiero stereotipato e assolutista si basa sul fatto che mentre gli adolescenti possono essere abbastanza esperti nelle attività quotidiane di consumo e divertimento, sono inesperti nella difficile lotta per la sopravvivenza e il lavoro nella società. Di conseguenza, trovano difficile pensare alle cose in modi complessi e realistici e sono abituati a identificare amici e nemici attraverso la parola e il simbolismo, portando a sentimenti e opinioni che sono poco più che tag.

Questa non è una mentalità ristretta nazionalistica, ma una malattia moderna che colpisce il mondo intero. Un libro pubblicato di recente, The Coddling of the American Mind: How Good Intentions and Bad Ideas Are Settinging a Generation for Failure, di Greg Lukianoff e Jonathan Haidt, descrive in dettaglio come i giovani americani, danneggiati dalla correttezza politica e da una cultura di iperprotezione, siano diventati sempre più suscettibili e vulnerabili ai danni emotivi, il che li rende desiderosi di “parlare” e di “denunciare” illeciti. Sono stati indottrinati in “microaggressioni” e sono desiderosi di censurare il comportamento politicamente scorretto e invadente di coloro che li circondano nella loro vita quotidiana. I Little Pink condividono questa forma di correttezza politica, ma il contenuto è diverso. In questo senso, i Little Pink ei loro rivali di “valori universali” sono persone di “discorso”, che identificano amici e nemici sulla base di idee incarnate nel discorso, piuttosto che di considerazioni empiriche.

Allo stesso tempo, è importante notare che è proprio nella sfera politica che l’emozione funziona ancora come il meccanismo di riconoscimento più diretto, in grado di identificare amici e nemici più velocemente della ragione. La politica dell’identità è originariamente una sorta di politica dell’emozione, che dipende dall’esperienza emotiva in una situazione specifica. Quando il conflitto internazionale sfugge al controllo degli esseri umani, e quando i sostenitori dei “valori universali” usano parole come “razionalità” e “Illuminismo” per criticare i Little Pinks, e non sono in grado di nascondere la loro posizione emotiva filo-occidentale, sarà impossibile guadagnarsi il rispetto dell’altra parte. È come quando il virologo di Hong Kong Guan Yi 管轶 (classe 1962), all’inizio della pandemia, ha ammesso che “questa volta ho paura” e che “anche i veterani come me hanno voglia di disertare. Anche se aveva ragione sul suo giudizio medico, rispetto al team medico che ha deciso di andare controcorrente e aiutare Wuhan, Guan è stato attaccato da giovani netizen per aver rivelato chiaramente la sua posizione emotiva.

L’attacco dei piccoli investitori: le modalità di organizzazione dei fan-club

L’attacco dei fan online [o “spedizione” 出征] alle celebrità indipendentiste di Hong Kong nell’agosto 2019 illustra drammaticamente le somiglianze tra il movimento Little Pink e il movimento mainstream dei fan club, così come le differenze tra i Little Pink e i passati movimenti patriottici . Nel 1999, 2004, 2005 e 2012 i movimenti antiamericani e antigiapponesi si sono trasformati in marce di strada, i cui temi hanno espresso desideri popolari nel contesto di grandi dibattiti politici, mentre l’attacco alla Little Pink è stato un movimento puramente online : si sono divisi i compiti, hanno scritto i messaggi che avrebbero inviato, organizzato il voto e cercato di convincere la gente dalla loro parte,

Gli “attacchi” sono una forma comune di organizzazione comunitaria prodotta dall’economia globale di Internet. Metodi di organizzazione simili possono essere visti nel populismo della politica Twitter dell’era Trump negli Stati Uniti e nel gennaio 2021, quando gli investitori al dettaglio hanno utilizzato Reddit per attaccare Wall Street nell’incidente di GameStop. I singoli investitori sono in un certo senso separati dalle unità sociali e dalle istituzioni tradizionali, ma non rimangono in una situazione “atomizzata”, e usano invece Internet per organizzarsi.

Questo tipo di movimento unito di investitori al dettaglio sta sempre più trapelando da Internet, influenzando l’organizzazione e il funzionamento del mondo reale. L’incidente di Xiao Zhan 肖战事件, durato dal 2020 al 2021 e la cui influenza si fa sentire ancora oggi, è un tipico esempio di socializzazione dell’economia dei tifosi. Inizialmente, l’incidente di Xiao Zhan era solo una disputa interna all’interno della considerevole base di fan di Xiao, ma ha scatenato una reazione a catena e le segnalazioni dei fan hanno portato al blocco del sito di fanfiction ., che ha poi influenzato le attività quotidiane di intrattenimento di altri gruppi di tifosi. La lotta si è allargata e lo stesso Xiao Zhan è diventato un bersaglio, e quelli contro di lui hanno adottato una tipica tattica consumistica: boicottare i marchi di cui Xiao è portavoce, il che ha suscitato punti di critica vendendo lusso nel gioco. denaro e il governo sono stati tutti coinvolti.

Cose simili sono successe molte volte. Ad esempio, nel febbraio 2021, c’è stata una controversia su Bilibili su un cartone animato giapponese chiamato “Jobless Reincarnation” a causa di accuse di pornografia. Inizialmente si trattava di una disputa all’interno del fan club, ma poiché uno streamer su un sito di Bilibili ha fatto commenti inappropriati sulla storia della Cina, i Little Pinks si sono uniti a loro e hanno attaccato, il che ha poi portato anche un gruppo di attiviste Douban a intervenire, provando per influenzare il prezzo delle azioni di Bilibili. Ciò riflette lo stato squilibrato e instabile dell’ecologia culturale giovanile, in cui incidenti minori spesso portano a conflitti multipartitici.

Nel luglio 2021, solo perché un certo marchio cinese di scarpe e abbigliamento ha “annunciato” che avrebbe donato articoli per un valore di 50 milioni di RMB alle aree disastrate dell’Henan, i netizen patriottici si sono precipitati nella stanza del live streaming del marchio per acquistare freneticamente le loro proprietà ed esprimere la loro gratitudine, tipico esempio di come il movimento emozionale ‘Little Pink’ stia diffondendo instabilità nell’economia cinese.

I rivali di Little Pink

Avendo inteso la “Little Pink” come una particolare espressione cinese di un fenomeno globale, dobbiamo introdurre la prospettiva analitica della “nicchia ecologica” per studiarne la reale collocazione nelle contraddizioni sociali.

Gli intellettuali mainstream che sembrano rifiutare con veemenza la Little Pink non appartengono alla stessa nicchia ecologica e quindi non costituiscono una concorrenza diretta. Dietro la loro apparente opposizione c’è una “divisione di specie” generazionale, ei due gruppi non si capiscono a causa delle differenze nelle esperienze storiche e nei sistemi di discorso. Ad esempio, quando i Little Pinks hanno criticato il diario di Fang Fang, hanno usato armi come rap, meme e disegni digitali, che le persone dalla parte di Fang Fang non potevano capire, il che ha portato a risultati divertenti. Le rabbiose denunce degli intellettuali contro la Little Pink spesso mancavano il bersaglio e non costituivano una vera e propria critica.

I gruppi giovanili legati all’indipendenza di Hong Kong e all’indipendenza di Taiwan occupano la stessa nicchia ecologica del Little Pink. Nel 2019, l’ex invincibile Diba è stato attaccato da gruppi giovanili legati all’indipendenza di Hong Kong. Questi giovani sono, come Little Pink, nativi del cyberspazio e combattono usando gli stessi metodi online di altri gruppi di fan, come incontrarsi su piattaforme Internet, dividersi il lavoro e cooperare per hackerare il sito di Diba e rivelare informazioni private dei membri di gruppi rivali. Una volta attaccato, Diba ha ripetutamente chiesto una tregua. Questo ci permette di vedere che diversi campi generano nuovo denaro online, ciascuno sviluppando la capacità organizzativa dell’investitore al dettaglio nell’era della globalizzazione. Hanno interessi di moda, modalità di azione e armi discorsive simili, nonostante le loro posizioni e idee contraddittorie. Per usare una metafora biologica, sono tutti nella stessa “nicchia ecologica”, il che significa che sono in competizione.

Diba è un sito sportivo, dove le liti inizialmente opponevano tifoserie di diverse squadre di calcio o di basket: i conflitti tra tifoserie hanno finito per estendersi ad altri ambiti.

Una volta compreso dove si inseriscono i Little Pink in termini di “politica dell’identità + coscienza nazionale”, allora possiamo comprendere meglio il loro coinvolgimento con altri movimenti di politica dell’identità nell’ecologia dell’opinione pubblica, come i loro conflitti con il femminismo. Nel febbraio 2020, l’account Weibo del Comitato Centrale della Lega della Gioventù Comunista Cinese ha lanciato due idoli patriottici virtuali, “Red Flag Manga 红旗漫” e “Jiangshan Jiao 江山娇”, che avrebbero dovuto ospitare una celebrazione online della giornata. Made in China, che è finita in polemica.

È un esempio di un tentativo delle autorità cinesi di partecipare alla cultura giovanile che, in questo caso, è finito male — tra l’altro perché la tempistica coincideva con l’inizio della pandemia — ed è stato giustamente considerato dai giovani cinesi come un irritante distrazione.

Tra le altre cose, il personaggio femminile “Jiangshan Jiao” ha suscitato un’ondata di ira femminista, e quando è stato chiesto di partecipare all’attività “100 domande per Jiangshan Jiao”, le femministe hanno inviato domande come: “Jiangshan Jiao, hai il ciclo? “Jiangshan Jiao, il capo ti ha chiesto di raderti la testa?” “Jiangshan Jiao, hai un fratello minore perché i tuoi genitori non volevano una figlia?” “. Hanno persino inventato canzoni rap per ridicolizzare Jiangshan Jiao, che ha avuto un enorme impatto. Come le Little Pink, le giovani femministe sono immerse nel discorso dell’economia di mercato globalizzata e mediata e della politica dell’identità. Sanno usare abilmente i nuovi canali mediatici ei nuovi mezzi discorsivi per diffondere il loro messaggio. Quando le femministe hanno attaccato il sito di Bilibili nel febbraio 2021 e durante l’incidente a Chengdu nell’aprile 2021, si potevano vedere le femministe combattere contro gli uomini di Little Pink. Ciò dimostra che i Little Pink sono stati profondamente coinvolti in ciò che il sociologo britannico Anthony Giddens (nato nel 1938) chiama “politica della vita” piuttosto che “politica tradizionale”, e che le sfide future verranno principalmente da gruppi che occupano nicchie ecologiche simili nella vita sociale. .

L’incidente di Chengdu nell’aprile 2021 si riferisce a una donna che stava mangiando in un ristorante cinese con stufato e ha chiesto ad altri clienti che mangiavano ai tavoli adiacenti di smettere. Non solo non hanno obbedito, ma hanno gettato del brodo sulla donna, portandola a rendere pubblico l’incidente.

I Little Pinks sono la loro stessa nemesi

Nel 2020, molte persone hanno notato l’esistenza di una curiosa mentalità sociale: i giovani sono generalmente fiduciosi sul futuro del Paese a livello macro, ma pessimisti sulle loro prospettive di vita personale a livello micro, preoccupati per le questioni del lavoro, del matrimonio e riproduzione. Cosa ha dato origine a questa mentalità schizofrenica?

La nuova emozione patriottica rappresentata dai Little Pinks ha messo radici nell’era della globalizzazione e di un’economia di mercato con caratteristiche socialiste, che è sottilmente diversa dal patriottismo del “secolo breve”. Quest’ultimo si basa sull’esperienza della sofferenza e sul senso di responsabilità, nel senso che, sebbene la Cina moderna sia povera e debole, e sia stata più volte vittima di bullismo, i patrioti tuttavia “hanno esplorato questa vasta terra con le loro mani danneggiate”.2. Il primo si basa maggiormente sull’esperienza della forza nazionale e della felicità personale. Ciò solleva la questione se i sentimenti possano essere influenzati dal cambiamento degli standard di vita e delle esperienze.

L’idea del “breve secolo ventesimo” è più spesso associata allo storico Eric Hobsbawm (1917-2012), e si riferisce al periodo compreso tra l’inizio della prima guerra mondiale e la caduta dell’Unione Sovietica, e quindi all’ascesa e la caduta del comunismo e il “trionfo” del capitalismo liberale.

La più grande pandemia del secolo ha bloccato lo sviluppo economico e ridotto le opportunità di lavoro per i giovani. Allo stesso tempo, in quanto persone cresciute su Internet, la generazione degli anni ’90 fa molto affidamento sulle piattaforme Internet per il lavoro e la vita. La loro vita personale diventa sempre più “dentro (宅化)” e la loro capacità di comprendere la vita reale e le pressioni offline è diminuita. Sono nati su Internet e moriranno su Internet. Sono sempre più in preda a una combinazione di consumismo, cultura dello straordinario e cultura del debito. Ora che i giganti del capitale delle piattaforme sono intrappolati nella loro stessa concorrenza in devoluzione, che si stanno ulteriormente infiltrando in tutti gli aspetti della vita sociale delle persone e passando dall’esplorazione di nuovi spazi preziosi alla raccolta di utenti con ogni mezzo possibile, l’impressione che i giovani abbiano un capitale, in particolare il capitale della piattaforma, si è notevolmente deteriorata. L’immagine di Jack Ma (马云, classe 1964) è precipitata. I giovani online hanno applaudito la prematura scomparsa di Zuo Hui (左晖, 1971-2021), il fondatore di una famosa piattaforma di brokeraggio online.

Allo stesso tempo, sono aumentate le aspettative dei giovani nei confronti delle imprese statali e del pubblico impiego, e cominciarono a immaginare cose buone sull’economia pianificata. In questo contesto, dal 2020, potremmo notare che l’interesse dei giovani per il marxismo è cresciuto in modo esponenziale. Il sito Bilibili offre molti brevi video prodotti da decine di migliaia di internauti di propria iniziativa, che presentano il marxismo e criticano i capitalisti. Il numero di tali video è aumentato di sette volte dal 2019. Il documentario di CCTV del 2019 “The Power of Capital” era originariamente concepito per celebrare le glorie della riforma e dell’apertura, fornendo una visione positiva della costruzione del capitalismo e dei mercati. Tuttavia, dopo essere stato ripubblicato su Bilibili, è stato accolto da una raffica di critiche. Allo stesso tempo, le vendite diAnche le opere selezionate di Mao Zedong sono aumentate nel 2020.

Pertanto, dobbiamo notare che la generazione Little Pink, sebbene immersa nell’economia di mercato, mostra ancora sintomi del tardo capitalismo nella loro avversione per il capitale e nella loro devozione al “marxismo dei video musicali”. Data la loro ridotta esperienza di vita, aspettative ridotte, tendenza a uscire online con persone che la pensano allo stesso modo, correttezza politica, manipolazione emotiva, a cui potremmo aggiungere la popolarità di una cultura cupa e l’utilità dell’ansia come strumento per generare traffico mediatico… Questi fattori, insieme all’involuzione del capitale globale, hanno prodotto nei giovani di oggi uno stato emotivo che potremmo definire una cultura “patriottica”, antimperialista e anticapitalista + risentimento online”. Questa è forse una delle fonti dello “stato d’animo schizofrenico” dei Little Pinks. Non si tratta tanto di un ritorno della sinistra quanto di quella che Fukuyama chiama l’attuale “politica del risentimento” tra i giovani occidentali, un prodotto del deterioramento dell’economia politica e della proliferazione della politica identitaria.

La politica occidentale del risentimento può facilmente trasformarsi in politica di strada e politica populista in un sistema elettorale, mentre la rabbia che contagia i giovani cinesi diventa invece una mentalità di totale rassegnazione e fuga dall’opinione pubblica online.. Un esempio potrebbero essere le quattro “rivolte” proposte dai giovani su Bilibili: non compreremo casa, non ci sposeremo, non faremo figli e non lavoreremo dodici ore al giorno, sei giorni alla settimana. “Se mi sdraio, i capitalisti non potranno più sfruttarmi”. L’essenza di questo risentimento è, da un lato, una legittima rivendicazione contro lo sfruttamento del capitale; dall’altro è l’espressione della frustrazione di un’anima catturata dal consumismo ma che rimane insoddisfatta. Questa logica non punta a una narrativa di classe, ma piuttosto a una narrativa di welfare simile a quella che vediamo nelle socialdemocrazie occidentali.

Shan Wu, PICCOLO ROSA, 2020 — CC BY 4.0

Conclusione

Alcuni teorici usano il termine “nuovo individualismo” per cercare di descrivere l’attuale mentalità dei giovani internauti cinesi. Nell’era dell’economia di mercato, l’individualismo è certamente un aspetto essenziale di come intendiamo e viviamo la nostra vita, ma la miscela di individualismo e nazionalismo che vediamo nella Little Pink ovviamente va oltre questo, oltre l’individualismo astratto. L ‘”individuo” nel pensiero di liberazione degli anni ’80 era un individuo umanista, spiritualmente puro come immaginato dagli intellettuali. Quando negli anni ’90 sono decollate le vere riforme e aperture, l’economia di mercato ha lasciato nell’ombra questi “individui umanistici” e l’individuo è diventato l’astratto “uomo economico” dell’economia occidentale.

Nel 1998, Liu Xiaofeng (刘小枫, nato nel 1956) ha pubblicato un riassunto delle idee dell’era post-rivoluzionaria e del periodo della trasformazione sociale, concentrandosi su una discussione sul “dolore e la felicità” associati alla trasformazione sociale. un’etica della libertà individuale. Tuttavia, rispetto alla generazione Little Pink, sembrerebbe che la trasformazione di cui parla Liu avvenga solo durante il passaggio dall’economia pianificata all’economia di mercato, e il “peso” di cui parla non includa l’ansia prodotta dal divario tra ricchi e poveri a livello personale , perché l ‘”individuo” in quel momento non era ancora pienamente consapevole del prezzo dell’alloggio, del costo dell’istruzione o di questioni come gli straordinari e la scarsa retribuzione. Né comprende l’esperienza del contatto diretto con i cittadini del mondo – che è l’esperienza dei giovani nell’era odierna del consumo globalizzato – in un momento in cui la riforma e l’apertura della Cina sono in “acque profonde”.

Dopo il 2008, quando l’ascesa della Cina è diventata sempre più evidente, i cinesi sono stati esposti direttamente alla comunicazione globale dei media e alle emozioni competitive che può produrre. Il fenomeno “Little Pink” ne è una manifestazione. Rispetto alla generazione altrettanto consumista di Taiwan “My Little Happiness (小确幸)”, i giovani della terraferma si trovano in una guerra di identità con l’Occidente a causa del ringiovanimento della Cina, mentre i giovani di Taiwan si trovano a proprio agio nel sistema internazionale occidentale.

La politica e l’etica della Little Pink, che rifiutano sia l’intellettualizzazione che la proletarizzazione, sono difficili da accettare per gli intellettuali che sono diventati maggiorenni negli anni ’80, i quali non capiscono perché le riforme, l’apertura e i mercati globali non solo non siano riusciti a determinare la fine del storia che avevano chiesto, ma invece hanno generato una comunità patriottica più ampia. Tuttavia, il fenomeno Little Pink e tutte le controversie che ha suscitato riflettono vividamente la rielaborazione e la ricodificazione di varie dottrine e idee nella realtà, tracciando i sintomi di una postmodernità ancora non presente, di una storia che non riesce a finire, e del desiderio di felicità dell’ultimo uomo e della sua continua lotta.

I Little Pinks sono un processo che, in una certa misura, va oltre l’individualismo stoico e la “politica depoliticizzata” e si riconnette con la collettività, la nazionalità, la storia e il socialismo. La domanda per il futuro è: in un’era di cambiamenti senza precedenti, la generazione Little Pink salirà o scenderà?

Gli intellettuali devono prima abbandonare la loro posizione di critica esterna e rifiutare termini semplicistici come “populista” o “spina dorsale脊梁”. Allo stesso tempo, devono superare stereotipi come “gioventù” e “mainstream” e capire che Little Pink non è solo una sottocultura giovanile, ma anche un’espressione di un certo spirito che è stato soppresso dagli intellettuali e dal sistema educativo e che poteva trovare il suo posto solo tra i giovani.

Abbiamo assistito all’ascesa della “forza Little Pink 原力”, ma ci manca una teoria per spiegare questa forza. La direzione che prenderanno i giovani cinesi e il nuovo patriottismo dipende dalla possibilità di portare a compimento l’interazione tra i vari attori intellettuali, sociali e pratici della Cina. È anche una delle responsabilità ineludibili degli intellettuali cinesi.

FONTI
  1. 余亮,”小粉红的系谱、生态与中国青年的未来”, originariamente pubblicato nell’edizione di maggio 2021 della Beijing Cultural Review , ripubblicato sul sito web di Aisixiang il 6 ottobre 2021.
  2. Questa frase è tratta da una poesia di Dai Wangshu 戴望舒 (1905-1950).

https://legrandcontinent.eu/fr/2022/12/24/les-little-pink-et-lavenir-de-la-jeunesse-chinoise/

Perché non aveva altra scelta, di Vladimir Putin_ a cura di ANDREW KORYBKO

Qui sotto il resoconto della conferenza stampa del 22 dicembre tenuta da Vladimir Putin, preceduto e seguito da un commento di Andrew Korybko. Mi pare di grande importanza. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Putin ha spiegato perché non aveva altra scelta che proteggere la popolazione russa in Ucraina di Andrew Korybko

Chiaramente, le motivazioni umanitarie hanno giocato un ruolo importante nella decisione del presidente Putin di iniziare l’operazione speciale del suo paese. Era in parte guidato dal desiderio di difendere i diritti umani dei suoi coetnici in Ucraina dopo che i patron occidentali del suo regime sostenevano la violenta violazione di Kiev come parte della guerra ibrida contro la Russia del nuovo blocco de facto della Guerra Fredda. La guerra civile ucraina ha quindi posto la Russia in una posizione strategicamente svantaggiosa che ha costretto il presidente Putin ad agire.

Il presidente Putin ha inaspettatamente tenuto giovedì una conferenza stampa di vasta portata , durante la quale ha spiegato perché non aveva altra scelta che proteggere la popolazione russa in Ucraina, tra gli altri importanti argomenti di cui ha discusso. Il leader russo ha regolarmente ribadito questa motivazione umanitaria dietro l’ operazione speciale del suo paese , ma questa volta lo ha fatto in modo molto più dettagliato del solito. Il presente pezzo analizzerà ogni parte della sua risposta, dopodiché verranno condivisi alcuni pensieri finali……

Segue dopo il testo della intervista

_______________________________________________________________________

Presidente della Russia Vladimir Putin: Per favore.

Yulia Bubnova: Buon pomeriggio.

Agenzia TASS, Yulia Bubnova.

Ad essere onesti, vorrei iniziare con un po’ di sintesi. Chiaramente, non è stato l’anno più facile, e nemmeno il più ordinario, ma quali sono stati i suoi principali risultati per te?

Cosa abbiamo ottenuto, forse, cosa non siamo riusciti a ottenere, e come vedi il nostro futuro, dove stiamo andando e dove dovremmo arrivare?

Grazie.

Vladimir Putin: Non ci sono situazioni ideali. Le situazioni ideali si verificano solo nei piani, sulla carta, e tu vuoi sempre qualcosa di più. Ma in generale, penso che la Russia abbia superato l’anno con sicurezza. Non temiamo che la situazione attuale ci impedisca di attuare i nostri piani per il futuro, anche per il 2023.

Ripeto ancora una volta, crediamo – ci tengo a sottolinearlo – che tutto ciò che sta accadendo, e tutto ciò che riguarda l’operazione militare speciale, sia una misura assolutamente obbligata e necessaria. Dovremmo essere grati ai nostri militari, alle nostre truppe, agli ufficiali, ai nostri soldati per quello che stanno facendo per la Russia, difendendo i suoi interessi, la sovranità e, soprattutto, proteggendo il nostro popolo. Agiscono con dignità e ottengono ciò di cui il Paese ha bisogno.

Per quanto riguarda l’economia, come sapete, nonostante i crolli, le devastazioni e le catastrofi previste per noi nella sfera economica, non sta accadendo niente del genere. Inoltre, la Russia si sta comportando molto meglio di molti paesi del G20, e lo fa con sicurezza. Questo vale per i principali indicatori macroeconomici e per il PIL. Sì, c’è stato un piccolo calo. L’ho detto abbastanza di recente: 2,9 per cento, secondo esperti nostri e internazionali. Ora danno un’altra cifra, ancora più piccola: 2,5.

Il tasso di disoccupazione è un indicatore chiave a livello mondiale. In Russia è al di sotto del periodo pre-pandemia: lasciate che ve lo ricordi, allora era del 4,7 per cento e ora è del 3,8-3,9 per cento. Cioè, il mercato del lavoro è stabile.

I conti pubblici sono stabili, anche qui non ci sono dettagli allarmanti. Questo risultato non è caduto solo nelle nostre ginocchia. È il risultato del lavoro del Governo, delle squadre regionali, delle imprese e del sentimento della società, che mostra unità e voglia di lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni.

Pertanto, in generale, ci sentiamo fiduciosi e non ho dubbi che ogni obiettivo che ci siamo prefissati verrà raggiunto.

Konstantin Panyushkin: Buon pomeriggio.

Konstantin Panyushkin, Channel One.

Sulla scia del Consiglio di Stato, se vogliamo. Come valuteresti personalmente i risultati dell’attuazione delle politiche giovanili quest’anno, considerando il modo dignitoso in cui si sono comportati i giovani russi dal 24 febbraio?

Vladimir Putin: Sai, ne parliamo sempre – beh, non noi, ma guarda la nostra letteratura classica: parla sempre di padri e figli, è sempre una questione di giovani in qualsiasi periodo dello sviluppo del paese – e, anzi, credo che stia accadendo lo stesso in tutto il mondo: i giovani sono costantemente accusati di essere superficiali, indegni di qualcosa, che prima era tutto migliore.

Al contrario, credo che i giovani siano sempre migliori. Ricorda le prove più difficili in ogni momento della nostra storia. Tutti dicevano: “No, quello era allora, ora non potevano farlo”. Ma cosa non possono fare? I giovani possono fare tutto. Ci sono diversi tipi in tutte le fasce d’età. Ma in generale, i nostri giovani mostrano, principalmente, un desiderio di progresso, dimostrano un alto livello di istruzione, formazione, comprensione dei processi in corso nel mondo, nella società e comprensione di dove andare, cosa ha un vero valore , su cosa devi fare affidamento.

Parlo della nostra storia, dell’amore per la Patria, per la nostra Patria. Ciò è particolarmente pronunciato durante i periodi di prova.

Ricorda i nostri difficili eventi nel Caucaso settentrionale. La gente non pensava molto alla nostra giovinezza. Ma ricorda i paracadutisti di Pskov: questo è un esempio di ciò che i giovani possono fare, di come possono comportarsi eroicamente. E ora guarda come stanno combattendo i giovani e come i nostri giovani stanno rispondendo a ciò che sta accadendo nella zona dell’operazione militare speciale, come stanno sostenendo i nostri combattenti.

Oggi sono andato al  Manezh ed ero vicino alle lacrime quando ho visto come i giovani nella loro adolescenza e un po ‘più grandi raccoglievano cose, scrivevano lettere. C’erano anche molti volontari giovani.

Sì, le persone sono diverse. Ci sono persone che sono salite in macchina e se ne sono andate silenziosamente, sì. Ma nel complesso, voglio ribadire che i giovani russi – e posso dirlo con sicurezza – stanno dimostrando amore per la loro terra, voglia di lottare per essa e di andare avanti individualmente e come Paese.

Andrei Kolesnikov: Buon pomeriggio.

Giornale Kommersant.

Signor Presidente, quest’anno lei non ha tenuto il suo discorso all’Assemblea federale e, a quanto pare, non ce ne sarà uno. Come molti altri, ho scritto su questo, osservando che la questione del discorso è divampata in diversi formati di recente, ad esempio, alla riunione del Consiglio per lo sviluppo strategico e i progetti nazionali. Sembra che ieri se ne sia parlato anche nella riunione allargata del consiglio del ministero della Difesa.

Potresti spiegare perché è così quest’anno? E cosa riserva il futuro per il tuo indirizzo?

Vladimir Putin: Penso che non ci fosse nemmeno un indirizzo nel 2017. Mi riferisco all’anno solare. Ma dovrebbe esserci.

Qual è il problema? Il problema è che si tratta di eventi in rapido movimento, la situazione si sta sviluppando molto rapidamente. Pertanto, è stato molto difficile, probabilmente non molto, ma piuttosto difficile definire i risultati in un momento specifico e piani specifici per il prossimo futuro. Lo faremo all’inizio del prossimo anno, senza dubbio.

Ma il punto del discorso sta in quello che ho appena detto. Si è riflesso nelle mie affermazioni in un modo o nell’altro. Era impossibile non parlarne. Quindi, francamente, è stato piuttosto difficile per me e per l’ufficio esecutivo comprimere questo in un discorso formale senza molte ripetizioni, e basta. In altre parole, ho già parlato di cose fondamentali in un modo o nell’altro, quindi non c’era molta voglia di raccogliere tutto di nuovo e ripetere quello che avevo già detto.

Per qualcosa di sostanziale, abbiamo bisogno di tempo e analisi aggiuntive di ciò che sta accadendo, di cosa stiamo parlando e pianificando per il prossimo futuro.

Lo faremo. Non menzionerò le date esatte, ma lo faremo sicuramente nel prossimo anno.

Kseniya Golovanova: Kseniya Golovanova, Interfax.

Signor Presidente, vorrei chiederle dell’accordo sulla fornitura di batterie di missili Patriot all’Ucraina raggiunto durante la visita di Zelensky negli Stati Uniti. È possibile parlare di pieno coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto in Ucraina? E le conseguenze di questa decisione? Ad esempio, la Russia può portare i suoi sistemi più vicino ai confini dei paesi della NATO o dispiegarli nelle immediate vicinanze degli Stati Uniti?

Grazie.

Vladimir Putin : Lei ha chiesto se è possibile parlare di un maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto in Ucraina. Penso che dobbiamo guardare al problema in modo più ampio. Cosa intendo nello specifico e perché?

Perché gli Stati Uniti lo fanno da molto tempo, sono stati a lungo coinvolti nei processi che si svolgono nello spazio sovietico e post-sovietico. In epoca sovietica interi istituti lavoravano in Ucraina e si rendevano pienamente conto dello sfondo della questione. Hanno specialisti esperti e profondi che lo sanno professionalmente. Ripeto, il terreno è stato gettato in epoca sovietica; le persone sono state selezionate, i significati sono stati definiti e così via. Non voglio entrare nei dettagli a questo punto: questo non è il formato adatto per approfondire la storia del problema. Detto questo, è ancora chiaro da dove provenga tutto questo.

L’unità del mondo russo è una questione molto sottile. Divide et impera: questo slogan è stato utilizzato in tempi antichi ed è ancora utilizzato attivamente nella politica reale. Per questo il nostro potenziale avversario, i nostri avversari lo hanno sempre sognato e si sono sempre impegnati in questo. Hanno cercato di dividerci e poi gestire le parti separate.

Cosa c’è di nuovo qui? L’idea del separatismo ucraino è nata da sola molto tempo fa, quando eravamo ancora un solo paese. Sai, ho sempre detto che se qualcuno decide che si è formato un gruppo etnico separato e vuole vivere in modo indipendente, per l’amor di Dio, è impossibile andare contro la volontà della gente.

Ma se è così, questo principio deve essere universale ed è impossibile andare mai contro la volontà di persone che si sentono in una realtà diversa, che si considerano parte del popolo russo e del mondo russo, che credono di fanno parte di questa cultura, parte di questa lingua e parte di questa storia e di queste tradizioni. Nessuno può nemmeno combatterli.

Ma una guerra è stata scatenata contro di loro nel 2014. Voglio dire una guerra. Di questo si trattava. Che cosa è stato quando i centri di milioni di città forti sono stati colpiti dal cielo? Cos’era quando le truppe armate venivano schierate contro di loro? Era una guerra, operazioni di combattimento. Abbiamo sopportato tutto questo, sopportato e sopportato, nella speranza di qualche accordo di pace. Ora si scopre che siamo stati semplicemente ingannati. Quindi, un paese come gli Stati Uniti è coinvolto da molto tempo in questo. Tanto tempo.

In questo senso si può dire che, conducendoci all’attualità, hanno raggiunto l’obiettivo prefissato. Da parte nostra, non avevamo altra scelta che le azioni che abbiamo intrapreso alla fine dello scorso febbraio. Sì, questa è stata la logica che ha plasmato gli sviluppi, ma il nostro obiettivo principale è proteggere le persone che, lasciatemelo ripetere, si sentono parte della nostra nazione, parte della nostra cultura.

Cosa credevamo un tempo? Credevamo che va bene, l’URSS ha cessato di esistere. Ma, come ho detto ieri alla riunione del Consiglio del Ministero della Difesa, pensavamo che le nostre radici storiche comuni, il nostro background culturale e spirituale sarebbero stati più forti di ciò che ci separa, e tali forze sono sempre esistite. Abbiamo dato per scontato che ciò che ci unisce fosse più forte. Ma no, non è stato così, a causa dell’assistenza di forze esterne e del fatto che persone con opinioni nazionaliste estreme sono salite al potere sostanzialmente dopo il crollo dell’Unione.

E questa divisione andava sempre più peggiorando con l’aiuto di queste forze e nonostante tutti i nostri sforzi. Come ho detto una volta, all’inizio siamo stati separati, separati e poi messi l’uno contro l’altro. In questo senso hanno ottenuto dei risultati, certo, e in questo senso per noi è stato un po’ un fiasco. Non ci è rimasto nient’altro. Forse siamo stati deliberatamente portati a questo, a questo baratro. Ma non avevamo un posto dove ritirarci, questo è il problema.

Erano sempre pienamente coinvolti; hanno fatto del loro meglio. Non ricordo ora, ma puoi leggerlo nei libri di storia. Uno dei deputati della Duma di Stato zarista ha detto, se vuoi perdere l’Ucraina, aggiungici la Galizia. E questo è quello che è successo alla fine; si è rivelato un visionario. Come mai? Perché le persone di quella parte si comportano in modo molto aggressivo e di fatto sopprimono la maggioranza silenziosa nel resto di quel territorio.

Ma ancora una volta, abbiamo creduto che le basi alla base della nostra unità sarebbero state più forti delle tendenze che ci stanno separando. Ma si è scoperto che non era così. Hanno cominciato a sopprimere la cultura russa e la lingua russa, hanno cercato di rompere la nostra unità spirituale in modi totalmente barbari. E hanno fatto finta che nessuno se ne accorgesse. Come mai? Perché, come ho detto, la loro strategia era dividere e governare.

Un’unificazione del popolo russo è indesiderabile. Nessuno lo vuole. D’altra parte, la nostra disunione li renderebbe felici; continuerebbero volentieri a farci a pezzi. Ma la nostra unificazione e consolidamento sono cose che nessuno vuole, tranne noi, e lo faremo e ci riusciremo.

Per quanto riguarda gli aspetti tecnico-militari, il punto è che, come ho detto ieri, la fregata Admiral Gorshkov entrerà in servizio di combattimento all’inizio di gennaio, dotata di nuovi sistemi d’arma.

Non è che stiamo pianificando provocazioni, ma è comunque un fattore per rafforzare le nostre forze strategiche. Si tratta di impianti a medio raggio, ma hanno caratteristiche di velocità tali da poterci dare certi vantaggi in tal senso.

Per quanto riguarda il Patriot, è un sistema piuttosto vecchio. Direi che non funziona come il nostro S-300. Tuttavia, coloro che si oppongono a noi presumono che questi sistemi siano armi difensive. Tutto bene. Lo terremo a mente e c’è sempre un antidoto. Quindi quelli che stanno facendo questo, lo stanno facendo invano: non fa altro che prolungare il conflitto, e basta.

Konstantin Kokoveshnikov: Buon pomeriggio.

Konstantin Kokoveshnikov, canale televisivo Zvezda.

Se posso, avrei un’altra domanda sull’operazione militare speciale. Lei, come al solito, ha detto poco sull’andamento dell’operazione, preferendo non parlare dei dettagli. Tuttavia, vedi qualche segno che il conflitto si sta esaurendo?

Grazie.

Vladimir Putin: Sai, ne ho già parlato. La situazione in realtà ha cominciato a evolversi – qui era meno percettibile, mentre l’Occidente ha preferito non parlare né accorgersi di nulla – nel lontano 2014, dopo il colpo di stato istigato dagli Stati Uniti, quando a Maidan sono stati distribuiti dei biscotti. Ne ho parlato molte volte.

Ma il nostro obiettivo non è scatenare il conflitto militare, ma porre fine a questa guerra. Questo è ciò che vogliamo e questo è ciò che cercheremo di fare.

Quanto a me che ne parlo poco o con parsimonia, questo è logico. Da un lato, forse sarò parsimonioso, ma il Ministero della Difesa tiene briefing quotidiani per riferire all’opinione pubblica e al Paese su cosa sta succedendo, dove sta avvenendo, in che modo e così via.

In breve, faremo del nostro meglio per porre fine a tutto questo, e prima è, meglio è, ovviamente. Per quanto riguarda cosa e come ciò avvenga, ho notato in numerose occasioni che l’intensificarsi del conflitto porterà a perdite ingiustificate. Molti un po ‘fa un mickle.

Alexei Petrov: Alexei Petrov, canale televisivo Rossiya.

Signor Presidente, la mia domanda segue essenzialmente questo tema.

Gli ambienti politici occidentali hanno recentemente affermato, anche nella NATO, che le risorse occidentali che vengono fornite all’Ucraina come assistenza non sono illimitate; infatti, stanno finendo. Allo stesso tempo, alcuni esperti occidentali ritengono che le risorse della Russia siano limitate agli ultimi missili, munizioni e così via.

Lo abbiamo già sentito prima, ma, tuttavia, qual è la situazione nella nostra industria della difesa? Può ricostituire le risorse di cui abbiamo bisogno, da un lato, e produrre abbastanza per continuare l’operazione militare speciale, dall’altro?

Grazie.

Vladimir Putin: Prima di tutto, non credo che le risorse dei paesi occidentali e dei membri della NATO siano state ridotte. Un’altra questione è che l’Ucraina viene rifornita di armi dei paesi dell’ex Patto di Varsavia, la maggior parte delle quali è di fabbricazione sovietica. Questa risorsa si sta davvero esaurendo; abbiamo distrutto e bruciato quasi tutte queste armi. Sono rimaste solo poche dozzine di veicoli corazzati e un centinaio di altri sistemi d’arma. Ne abbiamo distrutti molti. Lo stock di questi sistemi è quasi esaurito.

Ma questo non significa che i paesi occidentali e la NATO non abbiano altre armi. Li hanno. Tuttavia, non è facile convertirsi a nuovi sistemi d’arma, compresi quelli standard della NATO. Ciò richiede tempi di preparazione, formazione del personale, scorte di pezzi di ricambio, manutenzione e riparazione. È una questione grande e complicata. Questo è il mio primo punto.

In secondo luogo, c’è anche la questione delle capacità dell’industria della difesa occidentale. Il settore della difesa degli Stati Uniti è vasto e può essere potenziato, ma anche lì non sarà facile, perché ciò comporta stanziamenti aggiuntivi e l’assegnazione dei fondi fa parte del processo di bilancio. Non è una cosa semplice.

Si dice che i sistemi Patriot possano essere inviati in Ucraina. Lascia che lo facciano; elimineremo anche i Patriots. E dovranno inviare qualcosa per sostituirli o creare nuovi sistemi. È un processo lungo e complicato. Non è tutto così semplice. Ne teniamo conto e contiamo tutto ciò che viene inviato lì, quanti sistemi ci sono nei depositi, quanti altri possono fabbricare e quanto velocemente, e se possono addestrare il personale necessario.

Passiamo ora alle nostre capacità e risorse. Li stiamo spendendo, ovviamente. Non fornirò cifre qui, ad esempio, quante conchiglie stiamo usando al giorno. Le cifre sono alte. Ma la differenza tra noi e coloro che ci stanno combattendo è che l’industria della difesa ucraina si sta rapidamente avvicinando allo zero, se non a una cifra negativa. Tutte le sue capacità produttive saranno presto distrutte, mentre la nostra struttura è in fase di espansione. Come ho sottolineato ieri nella riunione del Consiglio del Ministero della Difesa, non lo faremo a scapito degli altri settori economici. Dobbiamo comunque provvedere all’esercito, in un modo o nell’altro, come ha detto ieri il Ministro.

A differenza dell’Ucraina, negli ultimi decenni abbiamo sviluppato la nostra industria, compreso il settore della difesa. Abbiamo sviluppato la scienza e la tecnologia militare. Mancano alcuni elementi, come munizioni vaganti, droni e simili, ma ci stiamo lavorando. Sappiamo quali imprese possono produrli, quante e in quanto tempo. Abbiamo i fondi per finanziare centri di ricerca e tecnologia e capacità produttive. Abbiamo tutto questo.

Sì, c’è un problema con l’aumento della velocità e dei volumi di produzione. Ma possiamo farcela e sicuramente lo faremo.

Aisel Gereykhanova : Aisel Gereykhanova, Rossiyskaya Gazeta.

Signor Presidente, in questa situazione, esiste una reale possibilità di una soluzione diplomatica alla situazione ucraina? È possibile?

Vladimir Putin : Ogni conflitto, ogni conflitto armato finisce con una sorta di negoziato sulla pista diplomatica, in un modo o nell’altro, e noi non ci siamo mai rifiutati di negoziare. È la leadership ucraina che si è proibita di negoziare. Questo atteggiamento è alquanto insolito, persino bizzarro, direi. Tuttavia, prima o poi, tutte le parti che si trovano in uno stato di conflitto si siedono e negoziano. Prima questa realizzazione arriva a coloro che ci si oppongono, meglio è. Non ci siamo mai arresi.

Valery Sanfirov : Valery Sanfirov, Vesti FM.

Signor Presidente, negli ultimi tempi si è incontrato spesso con i militari.

Vladimir Putin : Questo ti sorprende?

Valery Sanfirov : No.

Vladimir Putin : Ogni giorno, in modo che tu capisca, ogni giorno.

Valery Sanfirov : Una domanda sugli eroi.

Hai superato Kutuzovsky Prospekt mentre ti recavi a questa riunione del Consiglio di Stato; le strade in quella zona prendono il nome dal generale Dorokhov, Rayevsky, Barclay de Tolly e Vasilisa Kozhina. Anche la riunione del Consiglio di Stato si è svolta in una sala con circa 11.000 targhe con i nomi degli eroi decorati di San Giorgio, se non sbaglio.

L’operazione militare speciale sta producendo eroi e comandanti nazionali? Ci sono nuovi nomi che appaiono?

Vladimir Putin : Sì, certo. Sfortunatamente, qualsiasi conflitto armato è associato a perdite, tragedie, feriti e così via. E di regola, sai, quelli che muoiono difendendo gli interessi della loro Patria, della loro Patria, del loro popolo, quelli che ricevono ferite, sono i più forti. Sono in prima linea. E, naturalmente, sono eroi. L’ho detto molte volte. Questa è la mia personale profonda convinzione.

Pensaci: tu ed io siamo qui in questa sala del Palazzo del Cremlino; siamo al caldo, con il sole artificiale che splende sopra di noi; le luci sono accese, l’interno è bellissimo e i soldati sono là fuori nella neve. Vedi?

Parliamo delle solette dei loro stivali e così via, delle loro armi, ma possono essere presi di mira in qualsiasi momento. Certo, sono tutti eroi. Stanno facendo uno sforzo enorme, mettendo a rischio la loro salute e la loro vita. Certo, sono eroi. Alcuni di loro commettono atti speciali, atti che vengono definiti eroismo, eroismo personale. Non solo duro lavoro, ma eroismo personale.

Ci pensiamo, ovviamente, e troveremo sicuramente un modo per presentarli come modelli per tutta la nostra società, come esempio da seguire per le giovani generazioni. Queste persone stanno rafforzando lo spirito interiore della nazione. Questo è molto importante. Certamente li abbiamo. Ce ne sono molti. Probabilmente ne conosci alcuni; altri non li conosciamo ancora, non abbiamo ancora i loro nomi, ma li elencheremo di sicuro.

Maria Glebova : Maria Glebova, RIA Novosti.

Se posso, vorrei tornare all’economia.

Prima hai detto che l’economia non è crollata. Ma ora sentiamo che il colpo principale arriverà l’anno prossimo. Potrebbe dirci se sarà possibile mantenere a galla l’economia russa?

Inoltre, alla fine di ogni anno, incontri i dirigenti d’azienda russi. Ma non quest’anno. Perché? Vede ora il loro ruolo nella crescita degli investimenti privati?

Vorrei anche sollevare questioni sociali. Tutti gli impegni sociali assunti continueranno ad essere rispettati?

Grazie.

Vladimir Putin : Per quanto riguarda l’economia, ho già toccato questo argomento, ma ho qualcosa da aggiungere.

In primo luogo, il collasso economico previsto non si è verificato. È vero, abbiamo registrato un calo e ripeterò le cifre. Ci sono state promesse – o forse previsioni o speranze – che l’economia russa si contrarrà. Alcuni hanno affermato che il suo PIL sarebbe diminuito del 20% o più, del 20-25%. È vero, c’è un calo del PIL, ma non del 20-25 per cento; è infatti del 2,5%. Questa è la prima cosa.

Secondo. L’inflazione, come ho detto, quest’anno sarà poco più del 12 percento: è anche uno degli indicatori più importanti. Questo, penso, è molto meglio che in molti altri paesi, compresi i paesi del G20. L’inflazione non è buona, ovviamente, ma essere più piccola che in altri paesi è buona.

L’anno prossimo – abbiamo accennato anche a questo – ci impegneremo per raggiungere l’obiettivo del 4-5 per cento, sulla base dell’andamento dell’economia nel primo trimestre, almeno lo speriamo. E questa è una tendenza molto buona, a differenza di altri paesi del G20, dove l’inflazione è in aumento.

La disoccupazione è al minimo storico del 3,8%. Abbiamo un deficit di bilancio, questo è vero, ma è solo del 2 per cento quest’anno, anche l’anno prossimo, poi è previsto all’uno per cento, e meno dell’uno per cento nel 2025: ci aspettiamo circa lo 0,8 per cento. Vorrei sottolineare che altri paesi – sia le grandi economie in via di sviluppo che le cosiddette economie di mercato sviluppate – registrano un deficit molto maggiore. Negli Stati Uniti, credo, è del 5,7%, e in Cina è di oltre il 7%. Tutte le principali economie registrano deficit superiori al 5%. Non siamo.

Questa è una buona base per entrare con fiducia nel 2023.

La nostra priorità per il 2023 sarà lo sviluppo delle infrastrutture. Non credo sia necessario elencare tutti i progetti, ne abbiamo molti: il progetto del dominio operativo orientale, il corridoio nord-sud e altri progetti infrastrutturali in tutto il paese (di recente Marat Khusnullin ha riferito sulla costruzione di strade) e così via. Aeroporti, porti, molti altri progetti.

Successivamente, dobbiamo anche affrontare le questioni finanziarie. Cosa voglio dire? Il sistema finanziario del paese è stabile, le banche sono affidabili e operano senza interruzioni, grazie al governo e ai dipendenti delle banche che lavorano molto duramente e conoscono molto bene il proprio lavoro. Sono persone altamente qualificate che gestiscono molte cose, se non tutto. Dobbiamo mantenere la stabilità macroeconomica. Non permetteremo alcuna spesa incontrollabile ma, come ho detto, ci muoveremo verso il raggiungimento dei principali indicatori macroeconomici che possano sostenere la stabilità economica in generale.

Ho parlato di infrastrutture. Il prossimo aspetto importante è il mantenimento della stabilità del sistema finanziario, del sistema bancario e del bilancio. È importante fare una cosa molto importante, che è quella di sostituire l’investimento su cui prima facevano affidamento i partecipanti all’attività economica, comprese alcune istituzioni occidentali, fondazioni e così via, con fonti interne al Paese. Devono essere sostituiti con finanziamenti interni. Certo, possiamo farlo impegnando vari strumenti. Non voglio entrare nei dettagli. Se stai facendo una domanda sull’economia, molto probabilmente i tuoi lettori sanno cosa sono. Esistono e devono essere sviluppate. Non è una cosa semplice ma è possibile.

Certo, dobbiamo risolvere il problema principale, che è l’aumento dei salari reali. È assolutamente ovvio. Considerando l’inflazione e le entrate di bilancio, possiamo fare un passo in questa direzione. Abbiamo tutta una serie di misure economiche che dobbiamo prendere. Non ho dubbi che siano tutti realizzabili. I risultati del prossimo anno mostreranno come possiamo realizzare questi piani e avvicinarci alla soluzione di questi compiti.

Maria Glebova : E le grandi imprese?

Vladimir Putin : Grandi imprese.

Vedi, mi piace sempre incontrare i miei colleghi, anche se ora il COVID è di nuovo in aumento, insieme all’influenza suina. È l’unico problema. Voglio dire, potrei incontrarli come se stessi incontrando te, ma devono riunirsi in un posto. Possono comportare determinati rischi reciproci in termini di situazione epidemiologica. È l’unico problema. In ogni caso, manteniamo un contatto costante e continueremo a sviluppare questo dialogo.

Stanno attraversando momenti difficili. Vedi, ci sono persone diverse. Lo sappiamo bene, il Paese lo sa. Prima di tutto, sono stati tutti soggetti a sanzioni. Occidentali, filo-occidentali o meno, sono stati sottoposti alle sanzioni indiscriminatamente. Per che cosa? Per costringere le imprese a confrontarsi con il governo. Ma le persone che vivono in questo paese devono servire gli interessi del paese. E il Paese è interessato a che lavorino in modo efficace e paghino le tasse. Non devono far sequestrare una barca all’estero o un castello sul Mar Mediterraneo oa Londra.

Vedete, il punto è che se una persona vive qui e associa la sua vita, la vita dei suoi figli e della sua famiglia a questo paese, è una cosa. Ma se una persona non associa la propria vita a questo paese e semplicemente prende soldi da qui per costruirsi una vita all’estero, significa che non apprezza il paese in cui vive e guadagna denaro, ma invece apprezza le sue buone relazioni nel luogo in cui la sua proprietà e i conti bancari lo sono. Questo tipo di persone rappresenta un pericolo per noi.

Ma non giudichiamo, purché funzionino in modo efficace. Manteniamo e continueremo a mantenere i nostri contatti.

Voglio sottolineare che forse non al 100 percento, non tutti, ma la maggior parte dei rappresentanti delle imprese, comprese le grandi imprese, sono patrioti del nostro paese, patrioti della Russia. Ogni persona ha le proprie circostanze individuali, ma tutti si sforzano non solo di vivere e lavorare in Russia, ma di lavorare nell’interesse del nostro paese, mantenere il proprio personale, le imprese, sviluppare l’economia, ecc.

Nakhid Babayev : Buon pomeriggio, signor presidente.

Il mio nome in Nakhid Babayev, NTV.

Vorrei parlare di più dell’economia. La Russia sta subendo perdite dopo l’adozione del prezzo massimo del petrolio russo? Il settore petrolifero ha chiesto allo Stato aiuti, concessioni?

Da qui la domanda successiva. Si parla molto delle misure di risposta e si sta elaborando un ordine esecutivo. Le misure da esso delineate saranno in grado di tutelare i nostri interessi?

Vladimir Putin : Sai, penso che firmerò l’ordine esecutivo lunedì o martedì prossimo. Si tratta di misure preventive, perché non vi sono danni evidenti alla Russia, all’economia russa o al settore energetico e dei combustibili russo. Stiamo vendendo petrolio approssimativamente agli stessi prezzi di questo limite.

Sì, l’obiettivo dei nostri avversari e avversari geopolitici è ridurre le entrate al bilancio russo, ma non perdiamo nulla a causa di questo limite. Il settore russo dei carburanti e dell’energia, il bilancio e l’economia non stanno subendo perdite, perché già vendiamo petrolio a questo prezzo.

Ma ciò che è importante è che stanno cercando di portare nuovi strumenti, non caratteristici dell’economia di mercato, nell’economia globale. Il cliente, l’acquirente, sta cercando di introdurre una nuova regolamentazione non di mercato da utilizzare in teoria e in pratica in tutto il mondo.

Immagina questo: vuoi andare da un concessionario per comprare un’auto, diciamo, una Mercedes o una Chevrolet. Vai lì e dici: “Lo comprerò per cinque rubli, non di più”. Va bene. Compri una, due, tre auto e poi la fabbrica Mercedes chiuderà, perché la produzione di auto Mercedes o Chevrolet non sarà più redditizia. È lo stesso nel settore energetico, completamente la stessa cosa.

Questo settore è già privo di investimenti. Ci sono problemi legati al fatto che il denaro non viene investito in nuovi progetti come gasdotti, produzione e sviluppo a causa delle preoccupazioni ambientali e della transizione verso fonti energetiche rinnovabili. Le banche non prestano denaro e le compagnie di assicurazione si rifiutano di emettere polizze. Le grandi aziende globali hanno smesso di investire nel volume di cui ha bisogno il settore energetico globale.

E ora stanno cercando di fissare amministrativamente un prezzo massimo. Questa è la strada per distruggere il settore energetico globale. Potrebbe arrivare il momento in cui il settore sottoinvestito smetterà di fornire il volume necessario di prodotti ei prezzi saliranno e danneggeranno coloro che stanno cercando di introdurre questi strumenti.

Pertanto, i produttori di energia, i produttori di petrolio in questo caso, la prendono sul personale, riferendosi a se stessi, non alla Russia, ma a se stessi perché tutti credono che questo sia il primo tentativo di dettare regole amministrative di regolamentazione dei prezzi ai produttori, e ne seguiranno altri.

Alexei Lazurenko : Alexei Lazurenko, Izvestia.

Vorrei approfondire lo stesso argomento.

Decisioni simili per limitare i prezzi del gas sono state adottate diversi giorni fa. Cosa faremo in questo contesto? Quanto è grande questa minaccia per noi e quale sarà il futuro dei gasdotti Nord Stream?

Vladimir Putin : Questa iniziativa segue lo stesso schema, per quanto ne so. Ancora una volta, si assiste a un tentativo di utilizzare la leva amministrativa per regolamentare i prezzi. Nulla di buono può venirne fuori per i mercati del gas o del petrolio.

Nel complesso, a volte i nostri colleghi e partner mi sorprendono davvero per quanto siano poco professionali. C’è stato un tempo in cui è stata la Commissione europea a costringerci a passare ai prezzi di mercato ea fissare il prezzo del gas naturale sulla borsa merci. Noi, a nostra volta, e io personalmente, abbiamo cercato di convincere Bruxelles a non farlo, dicendo che non è così che funziona il mercato del gas e che avrebbe gravi conseguenze, con conseguente aumento dei prezzi. Questo è esattamente ciò che sta accadendo in questo momento. Adesso non sanno come uscire da questa situazione e stanno cercando di regolamentare anche il prezzo del gas.

Tuttavia, c’è una leggera differenza rispetto al modo in cui cercano di regolare i prezzi del petrolio. Questa volta, la Commissione europea si sta concentrando sulla regolamentazione degli scambi di merci. Stanno ancorando i prezzi del gas al GNL, affermando che i prezzi del gas devono essere correlati ai prezzi del GNL, ecc. Tuttavia, questo è un tentativo di utilizzare metodi amministrativi per regolare i prezzi.

Sai, non ci ascoltano, non vogliono trattare con noi, non gli piacciono e vogliono contrastarci. Bene, ma per quanto riguarda l’ascolto di se stessi? Mi riferisco a coloro che cercano di regolamentare i prezzi del gas in Europa. Prendono sempre spunto dagli americani, inchinandosi e umiliandosi ogni volta che gli viene ordinato di fare qualcosa. Questa volta non ci sono stati ordini, ma avrebbero potuto ascoltare quello che dicono gli esperti americani. Prendi Friedman, un importante economista e vincitore del premio Nobel. Ha detto che se vuoi creare una carenza di pomodori, limita il prezzo dei pomodori. Immediatamente avrai una carenza di pomodori. Stanno facendo lo stesso con petrolio e gas, esattamente lo stesso. Per qualche ragione, nessuno sta ascoltando.

Abbiamo tenuto d’occhio questi sviluppi, osservandoli. Se il sistema che propongono si inclina verso la regolamentazione amministrativa e va contro i contratti di Gazprom con le sue controparti, o se c’è qualche interferenza in questi contratti, ci riserviamo il diritto di considerare se abbiamo l’obbligo di eseguire questi contratti mentre l’altra parte viola loro.

Per quanto riguarda i Nord Stream…. Cosa posso dire? Questo è stato un attacco terroristico, il che è ovvio, e tutti lo hanno riconosciuto. Ancora più sorprendente è che si tratta di un atto di terrorismo internazionale, o dovrei dire di stato. Come mai? Perché gli individui non possono compiere da soli attacchi terroristici di questo tipo. Gli Stati erano chiaramente coinvolti nel perpetrarli.

Come si dice in questi casi: cerca chi ne trarrà beneficio. Chi trarrà vantaggio dal fatto che il gas russo venga fornito all’Europa solo attraverso l’Ucraina, chi trarrà vantaggio dal fatto che l’Ucraina riceva i soldi? L’aggressore è la Russia, ma ricevono denaro da noi per il transito e noi li paghiamo, sebbene ci chiamino aggressori e sebbene siano aggressori anche in relazione al Donbass. Stiamo contrastando l’aggressività, non il contrario. Prendono soldi e va bene. Il denaro è denaro.

Chi trae vantaggio dal fatto che il gas russo venga fornito all’Europa solo attraverso l’Ucraina? Ecco chi l’ha fatto saltare in aria. Nessuno sta indagando. Abbiamo avuto l’opportunità solo una volta di ispezionare i luoghi delle esplosioni. Tutto questo era nei media, non c’è niente da ripetere, perché sono sicuro che lo sai già. Ma non c’è una vera indagine, nessuno sta indagando. È sorprendente ma vero.

Per quanto riguarda petrolio e gas, sai cosa mi è venuto in mente in questo momento durante la nostra conversazione? Ne ho già parlato una volta, ma penso che sarà difficile non essere d’accordo con quanto sto per dire.

Guarda, stanno cercando di mettere un tetto massimo alle risorse energetiche, al petrolio e al gas. Chi li produce? Anche la Russia, i paesi arabi, l’America Latina, l’Asia, l’Indonesia, il Qatar, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti producono petrolio. Gli Stati Uniti producono sia petrolio che gas, ma consumano tutto: gli resta poco per il mercato esterno. Cioè, viene prodotto in quei paesi, ma consumato in Europa e negli Stati Uniti.

Credo che quello che stanno cercando di fare ora sia un residuo del colonialismo. Sono abituati a derubare altri paesi. In effetti, in larga misura, l’ascesa delle economie dei paesi europei si basa sulla tratta degli schiavi e sulla rapina in Africa, Asia e America Latina. In larga misura, la prosperità degli Stati Uniti è nata dalla tratta degli schiavi e dall’uso del lavoro degli schiavi, e poi, ovviamente, come risultato della prima e della seconda guerra mondiale, il che è ovvio. Ma sono abituati a derubare gli altri. E un tentativo di regolamentazione non di mercato nella sfera dell’economia è la stessa rapina coloniale, o, in ogni caso, un tentativo di rapina coloniale.

Ma il mondo è cambiato ed è improbabile che possano farlo oggi.

Alexander Yunashev: Signor Presidente, buon pomeriggio.

Alexander Yunashev, Vita.

Vorrei chiederti in che modo gli eventi degli ultimi mesi hanno cambiato la tua vita e la tua routine quotidiana? Trovi il tempo per allenarti?

La prossima settimana è Capodanno, quindi vorrei augurarti buone vacanze e chiederti come le trascorrerai?

Grazie.

VladimirPutin: Grazie.

Non c’è niente fuori dall’ordinario qui. Festeggerò questo capodanno con la mia famiglia, con persone a me care, e guarderò il discorso del Presidente, il discorso.

Per quanto riguarda lo sport, continuo a fare esercizio. Credo che questo sia solo un modo per mantenermi in forma e devo mantenermi in forma per il lavoro. È come una pillola che ti fa stare bene e lavorare bene. Vorrei che tutti avessero questa attitudine allo sport: è una buona cosa. Dicono che aiuta anche a mantenersi in forma mentalmente: una mente sana in un corpo sano.

Grazie anche a te.

Buone vacanze! I miei migliori auguri.

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prosegue il commento di Korybko

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* “ Lei ha chiesto se è possibile parlare di un maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto in Ucraina. Penso che dobbiamo guardare al problema in modo più ampio. Cosa intendo nello specifico e perché? Perché gli Stati Uniti lo fanno da molto tempo, sono stati a lungo coinvolti nei processi che si svolgono nello spazio sovietico e post-sovietico. 

– Il presidente Putin ha immediatamente collocato la fase attuale del conflitto ucraino nel giusto contesto storico ricordando al suo pubblico le sue vere origini, sottolineando che tutto può essere ricondotto in ultima analisi all’ingerenza americana nell’ex Unione Sovietica.

* “ In epoca sovietica interi istituti lavoravano in Ucraina e si rendevano pienamente conto dello sfondo della questione. Avevano specialisti esperti e profondi competenti professionalmente. Ripeto, il terreno è stato gettato in epoca sovietica; le persone sono state selezionate, i significati sono stati definiti e così via. Non voglio entrare nei dettagli a questo punto: questo non è il formato adatto per approfondire la storia del problema. Detto questo, è ancora chiaro da dove provenga tutto questo ”.

– Ha poi costruito sulla precedente intuizione spiegando il modus operandi in gioco, in particolare l’influenza che le forze esterne hanno esercitato nell’esacerbare le differenze di identità preesistenti attraverso i loro servizi di intelligence.

* “ L’unità del mondo russo è una questione molto sottile. Divide et impera: questo slogan è stato utilizzato in tempi antichi ed è ancora utilizzato attivamente nella politica reale. Per questo il nostro potenziale avversario, i nostri avversari lo hanno sempre sognato e si sono sempre impegnati in questo. Hanno cercato di dividerci e poi gestire le parti separate.

– Il presidente Putin ha poi affermato esplicitamente ciò a cui aveva accennato fino a quel momento, vale a dire che il gioco finale americano è sempre stato quello di portare avanti la classica strategia del divide et impera contro l’ex Unione Sovietica e il suo stato successore della Federazione Russa.

* “ Cosa c’è di nuovo qui? L’idea del separatismo ucraino è nata da sola molto tempo fa, quando eravamo ancora un solo paese. Sai, ho sempre detto che se qualcuno decide che si è formato un gruppo etnico separato e vuole vivere in modo indipendente, per l’amor di Dio, è impossibile andare contro la volontà del popolo”.

– Ciò a cui si riferisce specificamente rispetto alla sua posizione precedentemente articolata è il suo magna opus dell’estate 2021 “Sull’unità storica di russi e ucraini “, che ha ribadito la sua fede nell’indipendenza dell’Ucraina, anche se come uno stato veramente sovrano e non un proxy di potenze ostili come gli Stati Uniti.

* “ Ma se è così, questo principio deve essere universale ed è impossibile andare mai contro la volontà di persone che si sentono in una realtà diversa, che si considerano parte del popolo russo e del mondo russo, che credono di essere parte di questa cultura, parte di questa lingua e parte di questa storia e di queste tradizioni. Nessuno può nemmeno combatterli .

– È qui che il presidente Putin ha iniziato a spiegare la motivazione umanitaria alla base dell’operazione speciale del suo paese, richiamando l’attenzione sul fatto che non dovrebbero essere applicati doppi standard nei confronti di ucraini e russi quando si tratta del diritto all’autodeterminazione sancito dalle Nazioni Unite.

* “ Ma contro di loro nel 2014 si è scatenata una guerra. Una guerra intendo. Di questo si trattava. Che cosa è stato quando i centri di città con milioni di abitanti sono stati colpiti pesantemente dal cielo? Cos’era quando le truppe armate venivano schierate contro di loro? Era una guerra, operazioni di combattimento. Abbiamo sopportato tutto questo, sopportato e sopportato, nella speranza di qualche accordo di pace. Ora si scopre che siamo stati semplicemente ingannati. Quindi, un paese come gli Stati Uniti è coinvolto da molto tempo in questo. Tanto tempo.”

– Non lo dice direttamente, ma l’ultima parte del passaggio di cui sopra accenna a quanto si senta deluso nei confronti della sua ex amica Merkel per aver ammesso che Minsk era solo uno strattagemma per riarmare Kiev in vista della sua prevista offensiva finale sul Donbass, che aveva lo scopo di porre definitivamente fine alla guerra civile ucraina.

* “ In questo senso, è possibile dire che, conducendoci all’attualità, hanno raggiunto l’obiettivo desiderato. Da parte nostra, non avevamo altra scelta che le azioni che abbiamo intrapreso alla fine dello scorso febbraio. Sì, questa è stata la logica che ha plasmato gli sviluppi, ma il nostro obiettivo principale è proteggere le persone che – lasciatemelo ripetere – si sentono parte della nostra nazione, parte della nostra cultura”.

– Il presidente Putin ha dato l’esempio in questa parte, dissipando il pio desiderio che in precedenza aveva sconsigliato agli analisti russi di indulgere dopo aver riconosciuto di essere stato effettivamente ingannato dalla Merkel su Minsk, nonostante alcuni membri della comunità di Alt-Media continuassero a insistere sul fatto che non lo fosse .

* “ Cosa credevamo una volta? Credevamo che va bene, l’URSS ha cessato di esistere. Ma, come ho detto ieri alla riunione del Consiglio del Ministero della Difesa, pensavamo che le nostre radici storiche comuni, il nostro background culturale e spirituale sarebbero stati più forti di ciò che ci separa, e tali forze sono sempre esistite. Abbiamo dato per scontato che ciò che ci unisce fosse più forte. Ma no, non è stato così, a causa dell’assistenza di forze esterne e del fatto che persone con opinioni nazionaliste estreme sono salite al potere sostanzialmente dopo il crollo dell’Unione .

– Qui aggiunge all’intuizione precedente spiegando il processo di pensiero dei politici russi che hanno inavvertitamente contribuito a far sì che tutti loro, compreso lui stesso, siano stati indotti dalla Merkel a indulgere in un pio desiderio su Minsk e ad innamorarsi di fantasie politiche ben intenzionate sull’Ucraina.

* “ E questa divisione andava sempre più peggiorando con l’aiuto di queste forze e nonostante tutti i nostri sforzi. Come ho detto una volta, all’inizio siamo stati separati, separati e poi messi l’uno contro l’altro. In questo senso hanno ottenuto dei risultati, certo, e in questo senso per noi è stato un po’ un fiasco. Non ci è rimasto nient’altro. Forse siamo stati deliberatamente portati a questo, a questo baratro. Ma non avevamo nessun posto dove ritirarci, questo è il problema ”.

– Il presidente Putin ha dimostrato ancora una volta di riconoscere apertamente le sue carenze politiche descrivendo la complicata situazione in cui è stata costretta la Russia alla vigilia della sua operazione speciale come “qualcosa di un fiasco per noi”, il che è vero e testimonia il fallimento dell’approccio precedente del suo paese.

* “ Erano sempre pienamente coinvolti; hanno fatto del loro meglio. Non ricordo ora, ma puoi leggerlo nei libri di storia. Uno dei deputati della Duma di Stato zarista ha detto, se vuoi perdere l’Ucraina, aggiungici la Galizia. E questo è quello che è successo alla fine; si è rivelato un visionario. Come mai? Perché le persone di quella parte si comportano in modo molto aggressivo e di fatto sopprimono la maggioranza silenziosa nel resto di quel territorio”.

– Elaborando un po’ di più sul motivo per cui la Russia è stata condotta in un tale “fiasco”, ha insinuato che è in parte perché i politici hanno sottovalutato l’influenza degli ucraini ipernazionalisti dell’ex regione polacca della Galizia orientale sul resto del paese, il problema di quanto era stato previsto un secolo fa.

“ Ma ancora una volta, abbiamo creduto che le basi alla base della nostra unità sarebbero state più forti delle tendenze che ci stanno separando. Ma si è scoperto che non era così. Hanno cominciato a sopprimere la cultura russa e la lingua russa, hanno cercato di rompere la nostra unità spirituale in modi totalmente barbari. E hanno fatto finta che nessuno se ne accorgesse. Come mai? Perché, come ho detto, la loro strategia era quella di dividere e governare ».

– Tornando al motivo principale per cui ha sollevato le origini dell’ultima fase del conflitto ucraino, il presidente Putin ha spiegato come gli ucraini ipernazionalisti della Galizia abbiano imposto violentemente la loro identità ai loro compatrioti russi, cosa che gli Stati Uniti hanno sostenuto come parte della loro divisione. trama e regola.

* “ Un’unificazione del popolo russo è indesiderabile. Nessuno lo vuole. D’altra parte, la nostra disunione li renderebbe felici; continuerebbero volentieri a farci a pezzi. Ma la nostra unificazione e consolidamento sono cose che nessuno vuole, tranne noi, e lo faremo e ci riusciremo”.

– L’ultima parte della sua risposta sul ruolo dell’America nel provocare l’operazione speciale della Russia ha riassunto la grande motivazione strategica dell’egemone unipolare in declino e la contrappone a quella del suo paese, dichiarando che Mosca non sarà mai sconfitta nella sua ricerca di unire il popolo russo.

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Chiaramente, le motivazioni umanitarie hanno giocato un ruolo importante nella decisione del presidente Putin di iniziare l’operazione speciale del suo paese. Era in parte guidato dal desiderio di difendere i diritti umani dei suoi coetnici in Ucraina dopo che i patroni occidentali del suo regime sostenevano la violenta violazione di Kiev come parte della guerra ibrida contro la Russia del nuovo blocco de facto della Guerra Fredda . La guerra civile ucraina ha quindi posto la Russia in una posizione strategicamente svantaggiosa che ha costretto il presidente Putin ad agire.

http://en.kremlin.ru/events/president/news/70170

https://korybko.substack.com/p/putin-explained-why-he-had-no-choice?utm_source=post-email-title&publication_id=835783&post_id=92640506&isFreemail=true&utm_medium=email

La sovranità tecnologica europea e i suoi limiti, di Anastasia Tolstukhina

Un saggio particolarmente interessante, prodotto dal Club Valdai, la fondazione russa dedita alla ricerca e alla analisi politica e geopolitica. Segue il filone aperto qualche mese fa sulla geopolitica dei semiconduttori e sugli ultimi tre articoli riguardanti la specifica situazione in Cina. A dispetto della supponenza irritante con la quale i nostri cicisbei europei trattano gli analisti russi, il testo rivela l’attenzione e la notevole capacità critica di questi centri. Riescono, in particolare, a mettere a nudo le debolezze fondamentali che la retorica europeista tende a rimuovere più che agli occhi esterni a quelli propri dei centri, per così dire, decisori europei. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Alcuni studiosi ritengono che la “sovranità tecnologica” possa essere interpretata come “la necessità per un paese di sviluppare o mantenere l’autonomia rispetto alle tecnologie chiave, o di avere il livello più basso possibile di dipendenza strutturale”. Altri ritengono che si tratti della “capacità di un Paese (o di un gruppo di Paesi) di generare autonomamente conoscenza tecnologica e scientifica o di utilizzare capacità tecnologiche sviluppate da attori esterni attraverso l’attivazione di partenariati affidabili”.2 Così, nel primo caso , l’accento è posto sullo sviluppo indipendente di tecnologie chiave e, nel secondo caso, l’accento si sposta sulla creazione di partenariati affidabili. I funzionari europei intendono la sovranità tecnologica come qualcosa che si trova nel mezzo delle interpretazioni di cui sopra. Pertanto, parlando della sua comprensione dell’autonomia strategica, che nel complesso è direttamente correlata al concetto di “sovranità tecnologica”, il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton ha affermato quanto segue nel suo discorso programmatico nel 2020: “Autonomia strategica non significa protezionismo, non si tratta di chiudere le porte ai nostri partner, isolarci o bloccare gli investimenti esteri <…> Si riferisce piuttosto alla capacità di avere una scelta, nello sviluppo e nel mantenimento delle nostre infrastrutture, tecnologie, abilità, competenze e nel ridurre le dipendenze critiche su paesi terzi, quindi possiamo fare affidamento sui nostri, se necessario».3 Ciò solleva il problema dell’equilibrio: cosa prevarrà? Sta sviluppando la produzione high-tech nazionale o coinvolgendo partner di cooperazione esterni? Per capirlo, vediamo come l’Europa si sta preparando a un “viaggio tecnologico” autonomo e se questo sia possibile anche nel prossimo futuro.

Passi per raggiungere la “libertà tecnologica”

La prima cosa degna di nota è che l’UE non inizia il suo viaggio verso la “libertà e sicurezza tecnologica” dal punto di partenza. I membri dell’UE hanno una base tecnologica significativa. Ad esempio, tutti hanno sentito parlare del finlandese Nokia, del tedesco Siemens e Bosch, del francese Orange e così via. Nella microelettronica, i paesi dell’UE possono realizzare apparecchiature per la produzione di semiconduttori che godono di un’ampia domanda in tutto il mondo (azienda olandese ASML), chip crittografici (tedesco Infi neon), componenti di semiconduttori (olandese NXP) e simili. Inoltre, anche la potenza di calcolo esistente è importante. Ad esempio, la società francese Atos produce supercomputer e conduce ricerche nell’ambito dei calcoli quantistici.4 Tuttavia, nonostante questo considerevole potenziale tecnologico, tutto questo non è sufficiente nelle attuali circostanze geopolitiche instabili. Pertanto, al fine di garantire un percorso relativamente autonomo e sicuro nello “oceano tecnologico” (e in futuro, per competere con gli “squali” statunitensi e cinesi), l’UE è attiva in più aree contemporaneamente.

In primo luogo, nell’UE, l’attenzione è rivolta allo sviluppo di standard e norme per il cyberspazio, che dovrebbero aiutare a stabilire il controllo sulla tecnologia. Il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) è già operativo ed entreranno in vigore il Digital Markets Act (DMA) e il Digital Services Act (DSA) progettati per limitare il predominio dei colossi tecnologici statunitensi in Europa e proteggere quanto prima gli utenti nello spazio digitale.5 Il Parlamento europeo ritiene che l’adozione di nuovi progetti di legge non sia solo un’opportunità per definire la traiettoria dello sviluppo dell’economia digitale nell’UE, ma anche un’opportunità per diventare un punto di riferimento globale nello sviluppo di standard, che possono compensare le perdite dell’Europa nella battaglia per la leadership tecnologica.6 L’apertura di un ufficio dell’UE nella Silicon Valley7 all’inizio di settembre per fornire agli organismi di regolamentazione europei l’accesso diretto ai colossi tecnologici statunitensi è indicativa dei seri piani dell’UE per raggiungere la leadership nella regolamentazione della tecnologia.

In secondo luogo, gli europei stanno aumentando gli stanziamenti per la R&S8 e stanno anche elaborando un programma quadro di ricerca scientifica e innovazione intitolato Orizzonte Europa, il cui budget 2021-2027 ammonterà a circa 95,5 miliardi di euro, nei programmi di calcolo quantistico, soprattutto da quando nel 2018 l’UE ha fatto delle tecnologie quantistiche la sua priorità e ha stanziato 1 miliardo di euro per finanziare programmi di ricerca congiunti nei prossimi 10 anni.10 Quantum Flagship è una delle iniziative di ricerca più ambiziose dell’UE e si ritiene che sia il più grande impegno di finanziamento della tecnologia quantistica. L’UE teme di rimanere indietro nella corsa quantistica, che è irta di gravi rischi, compresi i rischi per la sicurezza informatica (si ritiene che i computer quantistici saranno in grado di infrangere i protocolli di crittografia esistenti in pochi secondi). Inoltre, secondo gli esperti, la crittografia quantistica e i computer quantistici potrebbero finire negli elenchi di articoli per la difesa e strategici e quindi ricadere sotto restrizioni all’esportazione.11

In terzo luogo, gli sforzi sono andati allo sviluppo e alla produzione di prodotti high-tech nazionali. Nel febbraio 2022, la Commissione europea ha pubblicato una legge sui chip europei.12 L’UE prevede di sviluppare e produrre i propri chip all’avanguardia per prevenire future carenze. In base a questa legge, la commissione prevede di stanziare 11 miliardi di euro di fondi statali per la ricerca, la progettazione e la produzione di semiconduttori. Complessivamente, entro il 2030 dovrebbero essere raccolti 43 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati ​​per portare la quota dell’UE sul mercato internazionale dei semiconduttori dal 9% al 20%13.

Oltre ai chip per computer, per garantire l’autonomia tecnologica e il successo dell’ingresso nell’era dell'”economia dei dati”, l’UE ha bisogno anche della propria potenza di calcolo avanzata sotto forma di supercomputer e tecnologia quantistica. A tal fine, l’UE sta portando avanti un’iniziativa per creare supercomputer, compreso il calcolo ad alte prestazioni exaFLOPS. In particolare, il 13 luglio 2021, il Consiglio Europeo ha adottato una risoluzione sulla creazione della joint venture Euro HPC, il cui scopo è dispiegare un’infrastruttura di supercomputer di prim’ordine in tutta Europa per soddisfare le esigenze degli utenti, nonché sviluppare un ecosistema di ricerca e innovazione per la tecnologia informatica ad alte prestazioni. Entro il 2023, si prevede di creare due computer exaFLOPS che Francia e Germania sperano di dispiegare nei loro territori. Inoltre, si presume che questi supercomputer funzioneranno con chip di fabbricazione europea.14 Pertanto, l’UE prevede di sviluppare microprocessori ad alta efficienza energetica per l’elaborazione estrema, noti come European Processor Initiative (EPI). La giovane azienda SiPearl è incaricata di sviluppare i chip. Prevede di lanciare il processore Rhea nel 2022 e consegnarlo in tempo per i supercomputer exaFLOPS europei nel 2023.15

Gli Stati membri dell’UE stanno perseguendo la cooperazione tecnologica quantistica con un memorandum d’intesa recentemente firmato da Francia e Paesi Bassi per stabilire una cooperazione accademica e creare sinergia tra imprese francesi e olandesi.16

Cosa ostacola l’obiettivo desiderato?

Secondo Thierry Breton, “è necessario realizzare rapidamente un cambiamento radicale per gestire… la transizione digitale ed evitare dipendenze esterne nel nuovo contesto geopolitico”, le società straniere in una varietà di settori, dalle materie prime e componenti18 alle piattaforme digitali e alle infrastrutture di telecomunicazione.19

Ad esempio, esiste una profonda dipendenza dai prodotti a semiconduttori statunitensi e asiatici realizzati da società come Intel, TSMC, AMD e Nvidia. Inoltre, il mercato europeo è dominato da aziende IT statunitensi che forniscono software, processori, computer e tecnologie cloud20, solo per citarne alcune, all’Europa. L’UE dipende in gran parte dalla Cina per quanto riguarda le macchine automatiche per l’elaborazione dei dati, le apparecchiature per le telecomunicazioni e le apparecchiature elettriche. Inoltre, il 98% dei metalli delle terre rare viene importato.21

Investimenti privati ​​e pubblici inadeguati (rispetto agli Stati Uniti)22 nelle industrie ad alta tecnologia e quantità inadeguate di capitale di rischio, il che, secondo gli analisti, pone il rischio di acquisizioni di Imprese europee e start-up a capitale straniero e, peggio ancora, la loro delocalizzazione dall’UE verso paesi terzi.23

Il ritardo nella corsa ai brevetti verso Cina e Stati Uniti, che rende difficile per gli europei entrare nei mercati con le loro invenzioni e la loro tecnologia.24

Il problema dell’esportazione della tecnologia europea in altri paesi tra sanzioni e mercati off-limits negli Stati Uniti e in Cina.25 L’accesso ai mercati è estremamente importante se si vuole che le aziende siano competitive e redditizie.

Aumento della spesa militare, che devia gli investimenti che potrebbero essere utilizzati per lo sviluppo tecnologico. A breve termine, l’UE stanzierà altri 200 miliardi di euro per esigenze militari.26

Difficoltà nello sviluppo e nella conduzione di una politica tecnologica coordinata tra i 27 membri dell’UE.

La crisi energetica è un ostacolo fondamentale al processo produttivo stabile. Sono necessarie enormi quantità di elettricità affinché i supercomputer o le fabbriche produttrici di chip funzionino correttamente.

Progressi nell’UE in generale.

La maggior parte dei problemi di cui sopra sono difficili da risolvere. Per superarli sono necessari volontà politica, tempo e massicci investimenti. Ma questa non è ancora la parte più difficile.

Nessuno può permetterselo

L’UE non è in grado di garantire la propria indipendenza tecnologica e di “fare affidamento sulle proprie risorse, quando necessario” come vorrebbe vedere Breton. Inoltre, nessun paese al mondo può permetterselo, compresi gli Stati Uniti. Ed ecco perché. I progressi avvenuti negli ultimi decenni sono stati possibili grazie alla globalizzazione e alla divisione internazionale del lavoro. Prendiamo ad esempio la microelettronica, la spina dorsale dell’industria IT. Diverse aziende sparse in tutto il mondo lavorano per creare un microchip dall’inizio alla fine della catena del valore. Di norma, alcuni progettano chip (Fabless), come gli statunitensi AMD o Qualcomm, mentre altri li fabbricano (Foundry), come il taiwanese TSMC.28 È vero, ci sono società IDM (Integrated Device Manufacture) che progettano, producono e commercializzano i loro processori (ad esempio, l’americana Intel, la Micron Technology o la sudcoreana SK Hynix.29) Ma non sono la risposta assoluta come l’intera linea di prodotti di attrezzature e componenti necessari per la produzione di prodotti a semiconduttore, e non producono tutti i componenti, i materiali di base, ecc. utilizzati nella microelettronica. Con il 90 percento delle forniture globali, la Cina è il principale fornitore di magneti in terre rare.30 Russia31, Ucraina (produzione interrotta a marzo)32 e Cina sono i principali fornitori globali di gas inerti33 necessari per la produzione di semiconduttori. Le macchine fotolitografiche34, fondamentali per il processo produttivo, sono realizzate dall’olandese ASML, che detiene l’80% del mercato globale. L’azienda tedesca Siltronic AG è tra i principali produttori mondiali di wafer di silicio iperpuro. La giapponese Showa Denko KK è uno dei maggiori fornitori di prodotti chimici per la produzione di microcircuiti.35 La britannica ARM progetta uno dei migliori core per processori. Gli esempi abbondano. L’industria dei semiconduttori è un’industria di scala. Nessun paese e nessuna azienda può permettersi di sostituire le importazioni della catena del valore dei semiconduttori o di numerosi altri prodotti high-tech. L’Ue non eviterà “le dipendenze esterne nel nuovo contesto geopolitico” e deve consolidare e instaurare una cooperazione con i partner e gli alleati che ritiene convenienti.

Cooperazione

Rivediamo l’EU Chips Act, che ha lo scopo non solo di incoraggiare gli investimenti nel settore, ma anche di garantire una fornitura ininterrotta di microcircuiti, anche attraverso la localizzazione della produzione dei maggiori produttori mondiali di chip all’avanguardia, come Intel o TSMC. Questo passaggio è molto importante, perché, secondo gli esperti, se le catene di approvvigionamento vengono interrotte, alcuni settori industriali dell’Europa potrebbero esaurire i microcircuiti in alcune settimane, con le fabbriche costrette a rallentare o interrompere del tutto la produzione.36 Intel ha accettato di investire 80 miliardi di euro per espandere l’industria dei semiconduttori nell’UE nei prossimi 10 anni.37 Durante la prima fase, questa società americana investirà più di 33 miliardi di euro nella creazione di centri di ricerca e impianti di produzione in Germania, Francia, Irlanda, Italia, Polonia e Spagna. L’UE fa meno affari con TSMC che con Intel. Anche se Taiwan ha accolto con favore l’EU Chips Act,38 non sono stati fatti passi seri per localizzare la produzione di TSMC in Europa. Nel 2021, questa società ha negoziato con il governo tedesco per costruire un impianto, ma il dialogo si è interrotto molto probabilmente a causa di problemi relativi ai sussidi statali, problemi del personale e domanda dei clienti, come riportato dal vicepresidente senior per le vendite in Europa e in Asia di TSMC Lora Ho.39 In particolare, uno studio di Ernst & Young mostra che il numero di progetti di investimento estero in Germania è andato gradualmente diminuendo dal 2017 a causa di processi di coordinamento prolungati, burocrazia e costi di produzione elevati.40 Le cose però sembrano molto migliori negli Stati Uniti rispetto all’UE. A seguito di una serie di inviti provenienti dagli Stati Uniti, TSMC ha annunciato nel maggio 2020 che avrebbe costruito un impianto da 12 miliardi di dollari in Arizona. La produzione di massa dovrebbe iniziare nel 2024. Secondo alcuni esperti, questa mossa indica il piano di TSMC di riprodurre la sua catena di fornitura integrata taiwanese negli Stati Uniti per paura di una potenziale invasione cinese.41 Indubbiamente, oltre ai semiconduttori, la cooperazione riguarda anche altri ambiti, come la tecnologia quantistica. Almeno due computer quantistici basati su IBM Quantum System One sono in costruzione in Germania.42 Tuttavia, le opinioni sulla cooperazione dell’UE con altri stati differiscono in alcuni settori high-tech. Il Regno Unito, la Svizzera e Israele dispongono di importanti ecosistemi per la ricerca quantistica e sono disposti ad aderire ai programmi quantistici e spaziali di Orizzonte Europa dell’UE. Ma Thierry Breton si oppone alla partecipazione di paesi terzi ai programmi di ricerca dell’UE sul calcolo quantistico e ritiene che sia di fondamentale importanza creare capacità europee indipendenti per lo sviluppo e la produzione di computer quantistici”. La Germania e un certo numero di altri paesi insistono nel mantenere la porta aperta ai paesi associati per i programmi di ricerca quantistica e spaziale, sostenendo che la lotta per la sovranità tecnologica non dovrebbe interferire con la cooperazione nella ricerca scientifica. Gli investimenti esteri restano nelle capitali nazionali.44

Consolidamento

L’UE si impegna a rispettare il principio incrollabile dell’unità transatlantica nella sfera politico-militare e tecnologica in un contesto di elevati livelli di incertezza globale e di nuove sfide. Gente dall’altra parte dell’Atlantico condividono questo approccio. Antony Blinken definisce alleati e partner degli Stati Uniti “moltiplicatori di forza” e “una risorsa unica”. 45 Il Trade and Technology Council, TTS, creato nel 2021 è un modo per mostrare il consolidamento dell’Occidente. Un nuovo forum che opera attraverso almeno 10 gruppi di lavoro è progettato per mantenere una comunicazione regolare tra i funzionari degli Stati Uniti e dell’UE su un’ampia gamma di questioni, dallo sviluppo di standard tecnici e moderazione dei contenuti alla diffusione di reti 5G/6G e alla garanzia di catene di approvvigionamento stabili e sicurezza informatica. Il principale obiettivo presunto di TTC è quello di redigere regole e standard tecnologici internazionali per promuovere i valori e gli interessi occidentali.46 Tuttavia, questo pone la domanda: gli interessi degli Stati Uniti e dell’UE saranno presi in considerazione allo stesso modo? Gli esperti dell’ISPI affermano che il TTC può garantire che, una volta indeboliti dalla potente lobby delle multinazionali, i regolamenti e le norme dell’UE saranno in linea con gli interessi americani.48 A sua volta, il Center for European Reform è nel complesso piuttosto scettico sullo sviluppo di misure normative universali in tempi brevi, poiché ritiene che vi siano chiari limiti alla cooperazione digitale transatlantica, dal momento che gli americani sono molto meno inclini a limitare la Big Tech rispetto agli Europei.49 Sembra che a breve termine, TTS si concentrerà sul coordinamento delle politiche in tanto che il mondo attraversa un periodo di maggiori rischi geopolitici piuttosto che sull’unificazione degli standard; il suo obiettivo principale sarà mantenere la leadership occidentale nella tecnologia nel mezzo della concorrenza spietata con la Cina e del conflitto con la Russia. In particolare, alcuni esperti affermano che il TTS è diventato il “pilastro” del partenariato transatlantico, indispensabile per coordinare le sanzioni e i controlli sulle esportazioni.50

Conclusione

Considerazioni importanti:

la sovranità tecnologica è un valore relativo e ha i suoi limiti, perché ogni  paese in una certa misura, conta su altri paesi per lo sviluppo tecnologico.

Anche se la divisione internazionale del lavoro si sta restringendo e si sta localizzando, l’interdipendenza economica rimarrà un fattore importante, che diventerà sempre più forte man mano che le possibili alternative di cooperazione vengono interrotte per ragioni politiche.

L’UE è notevolmente limitata nella sua capacità di essere un attore tecnologico indipendente e di competere con le piattaforme tecnologiche statunitensi o cinesi, poiché rimane significativamente e strutturalmente dipendente da attori esterni in una varietà di settori tecnologici ed energetici, e manca di investimenti pubblici e privati. La localizzazione della produzione estera avanzata negli Stati membri dell’UE elimina ogni possibilità per le aziende europee di mettersi alla prova in quelle nicchie critiche in cui l’UE vorrebbe avere successo. Quindi, implementando le sue strutture in Europa, Intel “cannibalizzerà” le start-up europee emergenti, come SiPearl, che cercano di creare processori avanzati. In questo modo, è probabile che l’UE svolga il ruolo di un importante partner minore degli Stati Uniti in una battaglia congiunta per la leadership tecnologica contro il “drago cinese” e si limiti a riempire nicchie isolate e a sacrificare parte della sua sovranità tecnologica nel processo .

C’è un grande rischio che l’alleanza tecnologica USA-UE, TTC, sia dominata dagli americani (come nel caso della NATO), dal momento che il rapporto tecnologico transatlantico è asimmetrico quanto il rapporto di difesa. Tuttavia, non si può escludere che l’UE possa esercitare un’influenza significativa sullo sviluppo di norme e standard tecnologici universali, poiché ritiene che la regolamentazione sia la sua principale risorsa e non smetterà mai di difendere i propri interessi davanti alle società statunitensi. La sovranità tecnologica dell’UE può essere rafforzata: 1) fornendo leadership in aree in cui ha già un vantaggio o potenziale per creare nuovi mercati; 2) sviluppare e implementare standard e norme nel cyberspazio per una maggiore protezione e controllo; 3) coordinare il suo processo decisionale e mettere in comune le risorse scientifiche, finanziarie e di altro tipo di tutti gli Stati membri; 4) assumere e trattenere personale altamente qualificato; 5) garantire catene di approvvigionamento affidabili di materie prime, componenti, attrezzature ed energia

Per sopravvivere in un mondo frammentato, l’Occidente ha optato per una strategia di cooperazione e consolidamento. È in corso la costruzione di un ecosistema tecnologico chiuso. È diventato importante tenere le tecnologie avanzate chiave fuori dalle mani dei concorrenti, quindi in alcuni casi le esportazioni di tecnologia sono ridotte a zero.51 Ciò solleva la questione, tuttavia, della sostenibilità economica del sistema dato il mercato limitato per le vendite.

L’industria high-tech è di grandi dimensioni e comporta una certa quantità di esportazioni, altrimenti i costi di produzione sarebbero troppo alti e l’attività non redditizia. Per salvaguardare e aumentare i profitti, è necessario essere integrati nel mercato globale, cosa impossibile in un “mondo basato sui blocchi”. Fino a quando non verrà identificato un leader, la lotta competitiva tra i paesi leader rimarrà feroce e la geopolitica prevarrà sull’opportunità economica in questa corsa estenuante, mentre la divisione del mondo in blocchi tecnici ed economici separati e isolati influenzerà negativamente l’economia globale e potrebbe portare a una prolungata recessione globale.

NOTE

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1 Crespi F., Caravella S.,Menghini M.,Salvatori Ch. Sovranità tecnologica europea: un quadro emergente per la strategia politica // Intereconomia. Numero 6. Volume 56, 2021. Pp. 348-354. URL: https:// www.intereconomics.eu/contents/year/2021/number/6/article/european-technological-sovereignty-anemerging-framework-for-policy-strategy.html

2 Crespi F., Caravella S., Menghini M., Salvatori Ch. Sovranità tecnologica europea: un quadro emergente per la strategia politica // Intereconomia. Numero 6. Volume 56, 2021.Pp. 348-354. URL: https:// www.intereconomics.eu/contents/year/2021/number/6/article/european-technological-sovereignty-anemerging-framework-for-policy-strategy.html

3 Discorso principale – Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno, Commissione europea // European Defense Review. 8.12.2020. URL: https://www.edrmagazine.eu/keynote-speech-thierry-bretoncommissioner-for-internal-market-european-commission

4 Il calcolo quantistico è ancora in una fase sperimentale, ma ha un enorme potenziale rivoluzionario.

5 Secondo gli esperti, le aziende europee dipendono al 90% dai fornitori di servizi statunitensi per la gestione dei propri dati, il che crea rischi in termini di controllo sull’accesso di terze parti ai dati, spionaggio, minacce informatiche e accesso sicuro.

6 L’informatore di Facebook Frances Haugen testimonia in Parlamento l’8 novembre // Parlamento europeo. 03.11.2021. URL: https://www.europarl.europa.eu/news/en/press-room/20211028IPR16121/facebookwhistleblower-frances-haugen-testifies-in-parliament-on-8-november

7 Perché l’Unione europea sta aprendo un’ambasciata nella Silicon Valley // World Economic Forum. 16.08.2022. URL: https://www.weforum.org/agenda/2022/08/why-the-european-union-is-opening-a-silicon-valleyembassy

8 Nel 2021, gli stanziamenti del bilancio pubblico per la R&S nell’UE ammontavano a 109,25 miliardi di euro (0,75% del PIL dell’UE), ovvero il 35% in più rispetto al 2011, 81,139 miliardi di euro. Vedi: URL: https://3dnews.ru/1071691/bolshevsego-v-evrope-byudgetnih-sredstv-na-niokr-videlyayut-v-shveytsarii-i-norvegii-av-es-v-lyuksemburge

9 Quadro della Comunità Europea per la Ricerca e l’Innovazione // National Research University Higher School of Economics. URL: https://fp.hse.ru/frame

10 Borsa laterale A. La ricerca europea del potere tecnologico // CIRSD. URL: https://www.cirsd.org/en/horizons/ horizons-winter-issue-20/europes-quest-for-technological-power

11 Borsa laterale A. La ricerca europea del potere tecnologico // CIRSD. URL: https://www.cirsd.org/en/horizons/ horizons-winter-issue-20/europes-quest-for-technological-power 12 European Chips Act – Domande e risposte // Commissione europea. 8.02.2022. URL: https://ec.europa . eu/commission/presscorner/detail/en/qanda_22_730 13 Ibid.

14 Borsa laterale A. La ricerca europea del potere tecnologico // CIRSD. URL: https://www.cirsd.org/en/horizons/ horizons-winter-issue-20/europes-quest-for-technological-power

15 Ibid.

16 Ibid.

17 Crespi F., Caravella S., Menghini M., Salvatori Ch. Sovranità tecnologica europea: un quadro emergente per la strategia politica // Intereconomia. Numero 6. Volume 56, 2021. Pp. 348-354. URL: https:// www.intereconomics.eu/contents/year/2021/number/6/article/european-technological-sovereignty-anemerging-framework-for-policy-strategy.html

18 Nella produzione odierna di chip vengono utilizzati circa 90 elementi chimici. Inoltre, tutte le materie prime utilizzate nella microelettronica devono essere altamente purificate, un processo separato ad alta intensità di manodopera e costoso che attualmente può essere svolto solo da poche aziende in tutto il mondo.

19 Crespi F., Caravella S.,Menghini M.,Salvatori Ch. Sovranità tecnologica europea: un quadro emergente per la strategia politica // Intereconomia. Numero 6. Volume 56, 2021.Pp. 348-354. URL: https:// www.intereconomics.eu/contents/year/2021/number/6/article/european-technological-sovereignty-anemerging-framework-for-policy-strategy.html

20 Secondo Synergy Research Group, il tre maggiori fornitori di servizi cloud – Amazon, Microsoft e Alphabet Inc. – rappresentano il 69% del mercato cloud europeo. Il più grande fornitore di servizi cloud in Europa, DeutscheTelekom, detiene solo il 2% della quota di mercato europea, seguita da OVHCloud con l’1%. Cfr.:URL: https://www.spglobal.com/marketintelligence/en/news-insights/latest-newsheadlines/microsoft-s-burgeoning-cloud-business-draws-eu-scrutiny-69718304

21 L’Europa nella geopolitica della Tecnologia: collegare le dimensioni interne ed esterne // 9.04.2021. URL: https://www.ifri.org/sites/default/files/atoms/files/pannier_europe_geopolitics_technology_2021_.pdf 22 Ad esempio, l’EU Chip Act prevede 11 miliardi di euro di investimenti pubblici. Nell’agosto 2022, gli Stati Uniti hanno approvato il CHIPS and Science Act, in base al quale verranno rilasciati 170 miliardi di dollari in cinque anni per promuovere la ricerca scientifica negli Stati Uniti e circa 52 miliardi di dollari in sussidi governativi saranno accantonati per la produzione di semiconduttori negli Stati Uniti. Un prestito fiscale sugli investimenti del valore di 24 miliardi di dollari sarà concesso anche ai produttori di microcircuiti. Vedi: URL: https://www.reuters.com/business/majority-us-senate-backs-billboosting-chipmakers-compete-with-china-2022-07-27/

23 Pannier A. La ricerca europea del potere tecnologico // CIRSD. URL: https://www.cirsd.org/en/horizons/ horizons-winter-issue-20/europes-quest-for-technological-power 24 Classifica dei paesi per numero di brevetti // NONEWS. 22.10.2018. URL: https://nonews.co/directory/lists/ countries/number-patents 25 Stati Uniti e Cina mantengono i loro mercati chiusi ai fornitori stranieri. Ad esempio, un’azienda europea come Atos non può sperare di esportare le sue macchine in questi paesi e il suo mercato è localizzato principalmente in Europa, Brasile e India. Vedi: URL: https://www.cirsd.org/en/horizons/horizons-winterissue-20/europes-quest-for-technological-power 26 Borrell: l’UE dovrebbe aumentare le spese militari per rifornire le forniture trasferite all’Ucraina // TASS . 18.05.2022. URL: https://tass.ru/mezhdunarodnaya-panorama/14659435 27 La bolletta dell’elettricità per il supercomputer ammonta a decine di milioni di euro all’anno. Ad esempio, Fugaku (supercomputer giapponese) consuma dai 30 ai 40 MW fatturati a 40 milioni di euro all’anno. Cfr.: URL: https://www.cirsd.org/en/horizons/horizons-winter-issue-20/europes-quest-for-technological-power

28 TSMC rappresenta il 60% del mercato dei semiconduttori e rimane il leader indiscusso. Inoltre, l’azienda detiene l’80% del mercato mondiale nella produzione di wafer semiconduttori con un processo produttivo da 5 a 32 nm. Vedi: URL: https://habr.com/ru/company/ua-hosting/ blog/553838/

29 Principali produttori di componenti elettronici a semiconduttore e carenza di prodotti. Parte 2. Produttore di dispositivi integrati (IDM), fine // Elettronica moderna. URL: https://www.soel.ru/online/vedushchieproizvoditeli-poluprovodnikovykh-elektronnykh-komponentov-i-chast2/

30 Un approccio transatlantico alla sovranità digitale // ISPI. 16.06.2022. URL: https://www.ispionline.it/en/ pubblicazione/transatlantic-approach-digital-sovereignty-35455

31 La Russia ha limitato le sue esportazioni di gas inerte fino alla fine dell’anno, incluso il neon, come dice la risoluzione del governo approvata. Questi gas includono argon, elio e altri, che sono ampiamente utilizzati per la produzione di semiconduttori, che a loro volta vengono utilizzati per realizzare microcircuiti. La Russia fornisce fino al 30 percento del neon consumato a livello globale. Vedi: URL: https://iz.ru/1343367/2022-06-01/rossiia-dokontca-goda-ogranichila-eksport-inertnykh-gazov

32 imprese ucraine hanno coperto fino al 90% delle esigenze totali delle società IT statunitensi e fino al 40% delle esigenze delle società tecnologiche taiwanesi. L’interruzione delle esportazioni di neon dall’Ucraina ha causato uno shock dei prezzi sul mercato con i prezzi dei neon che sono aumentati di 9 volte. Il neon non può essere ottenuto da nessun’altra parte in volumi industriali. I fornitori alternativi – Russia e Cina – non aumenteranno la produzione per consegnarla ai paesi occidentali, e la Russia ha recentemente smesso completamente di fornire gas inerti a tutti i paesi per impedire alle aziende di paesi ostili di acquistare neon tramite intermediari. Inoltre, la Russia ha smesso di fornire preziosi elio, argon e krypton. Vedere: URL: https://vk.com/video-17733403_456239267

33 Il capo del Cyber ​​Command dice al Congresso che la carenza di chip ha implicazioni per la sicurezza nazionale // Cyberscoop. 10.03.2022. URL: https://www.cyberscoop.com/cyber-command-chief-congress-chip-shortage-nationalsecurity/

34 Oltre ad ASML, le macchine fotolitografiche sono prodotte dai giapponesi Nikon e Canon, ma sono di qualità molto inferiore all’azienda olandese. Vedere.: URL: https://yandex.ru/video/ preview/13478062475003201025

35 I giapponesi hanno minacciato il mondo di gonfiare il prezzo dei prodotti chimici utilizzati nella produzione di chip // CNEWS. 05.07.2022. URL: https://www.cnews.ru/news/top/2022-07-05_yapontsy_ugrozhayut_vzvintit

36 TSMC è l’azienda più richiesta al mondo // The Epoch Times. 12.03.2022. URL: https://www . epochtimes.ru/mnenie/tochka-zreniya/tsmc-samaya-vostrebovannaya-kompaniya-v-mire-148536/

37 Intel investirà 80 miliardi di euro nella costruzione di centri e impianti di ricerca in Europa // 3DNEWS. 15.03.2022. URL: https://3dnews.ru/1062019/intel-rasskazala-o-planah-po-investirovaniyu-bolee-33-mlrd-vpoluprovodnikovuyu-otrasl-evrosoyuza

38 Il governo accoglie con favore l’EU Chips Act che mira a collaborare con Taiwan, TSMC // Focus Taiwan. 02.09.2022. URL: https://focustaiwan.tw/business/202202090011

39 TSMC sta negoziando un nuovo impianto con il governo tedesco // RBC. 11.12.2021. URL: https://quote . rbc.ru/news/short_article/61b4c14e9a7947275e5cb243

40 Direktivestitionen in Europa: Wirtschafterholtsichlangsam von Pandemie – Schweizbleibtattraktiv // EY. 31.05.2022. URL: https://www.ey.com/de_ch/news/2022-press-releases/05/direct-investment-in-europe

41 TSMC è l’azienda più richiesta al mondo // The Epoch Times. 12.03.2022. URL: https://www . epochtimes.ru/mnenie/tochka-zreniya/tsmc-samaya-vostrebovannaya-kompaniya-v-mire-148536/

42 Borsa laterale A. La ricerca europea del potere tecnologico // CIRSD. URL: https://www.cirsd.org/en/horizons/ horizons-winter-issue-20/europes-quest-for-technological-power

43 Borsa laterale A. La ricerca europea del potere tecnologico // CIRSD. URL: https://www.cirsd.org/en/horizons/ horizons-winter-issue-20/europes-quest-for-technological-power 44 L’Europa nella geopolitica della tecnologia: collegare le dimensioni interna ed esterna // 9.04 .2021. URL: https://www.ifri.org/sites/default/files/atoms/files/pannier_europe_geopolitics_technology_2021_.pdf

45 Una politica estera per il popolo americano // Dipartimento di Stato americano. 03.03.2021. URL: https://www . state.gov/a-foreign-policy-for-the-american-people/

46 Consiglio commerciale e tecnologico USA-UE: obiettivi di Parigi e prossimi passi // Global Policy Watch. 13.06.2022. URL: https://www.globalpolicywatch.com/2022/06/us-eu-trade-and-tech-council-paris-takeaways-andnext-steps/

47 Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia: una cartina di tornasole per la cooperazione transatlantica // ISPI. 16.06.2022. URL: https://www.ispionline.it/en/pubblicazione/eu-us-trade-and-technology-council-litmus-testtransatlantic-cooperation-35457

48 L’Europa nella geopolitica della tecnologia: collegare la dimensione interna ed esterna // 9.04.2021. URL: https://www.ifri.org/sites/default/fi

49 Reality bytes: il limite per la cooperazione digitale transatlantica // Centre for European Reform. 13.07.2022. URL: https://www.cer.eu/insights/reality-bytes-limits-transatlantic-digital-co-operation

50 Consiglio commerciale e tecnologico USA-UE: obiettivi di Parigi e prossimi passi // Global Policy Watch. 13.06.2022. URL: https://www.globalpolicywatch.com/2022/06/us-eu-trade-and-tech-council-paris-takeaways-andnext-steps/

51 Ad esempio, nel 2019, gli Stati Uniti hanno inserito Huawei nell’elenco delle sanzioni e da allora a tale società è stato vietato di ricevere microcircuiti moderni sotto i 45 nm, oltre a una serie di altri componenti importanti. Per questo motivo, Huawei sta rapidamente perdendo quote di mercato degli smartphone. Vedi: URL: https://yandex . ru/video/preview/6754694362550471518

Lezioni dal successo e dal fallimento: L’innovazione indigena in Cina nella industria dei semiconduttori Parte 3_ di Jacopo 🧽 1949

La nuova politica industriale e il panorama dell’innovazione

Dal 2012, sotto il governo del Presidente Xi Jinping, l’industria dei semiconduttori è tornata ad essere una delle priorità della politica industriale nazionale cinese. Nell’ambito della promozione della strategia di “innovazione indigena” adottata nel “Programma nazionale a medio e lungo termine per lo sviluppo della scienza e della tecnologia (2006-20)” (MLP), il Ministero della Scienza e della Tecnologia ha istituito un totale di 16 grandi progetti nazionali di S&T (noti anche come “megaprogetti”) in aree tecnologiche chiave, tra cui le reti mobili a banda larga, i macchinari avanzati, l’energia nucleare, gli aeromobili commerciali e lo sviluppo di nuovi farmaci, per raggiungere l’obiettivo di trasformare la Cina in una nazione innovativa entro il 2020. Introdotto nel 2012, “Ultra-Large-Scale Integrated Circuit Manufacturing Equipment and Technology” è uno dei 16 megaprogetti designati per far progredire lo sviluppo di tecnologie e attrezzature avanzate per chip con nodi di processo di 45 nanometri o inferiori. Il progetto ha finanziato un’ampia gamma di progetti di R&S condotti da università, istituti di ricerca e aziende nazionali. Nel giugno 2014, il Consiglio di Stato ha emanato le “Linee guida per promuovere l’industria nazionale dei circuiti integrati” e ha istituito il “Gruppo di guida dell’industria nazionale dei circuiti integrati”, guidato dal Presidente Xi Jinping. Una strategia chiave identificata in queste linee guida è quella di concentrare il sostegno politico su un piccolo numero di aziende nazionali leader. Tre mesi dopo, è stato istituito il National IC Industry Investment Fund (noto anche come Big Fund), con capitali raccolti da 16 enti statali e imprese commerciali, tra cui il Ministero delle Finanze, China Development Bank Capital e alcuni fondi di investimento statali e SOE come China Tabaco, China Mobile e China Electronics Technology Group. Alla fine del 2018, il Big Fund aveva completato la sua prima fase di investimenti, destinando un fondo totale di 104,7 miliardi di renminbi a investimenti in tutte le parti della catena del valore dei semiconduttori: progettazione di circuiti integrati (19,7%), produzione di circuiti integrati (47,8%), imballaggio e test (11%), materiali per semiconduttori (1,4%), apparecchiature per semiconduttori (1,2%) ed ecosistema industriale (19%). Tra i maggiori beneficiari degli investimenti del Big Fund figurano Tsinghua Unigroup (10 miliardi di RMB) nella progettazione e produzione di circuiti integrati, Yangtze Memory Technologies Co (YMTC) (19 miliardi di RMB) nella produzione di chip di memoria, SMIC (21 miliardi di RMB) nella fonderia di circuiti integrati e Jingsu Changjiang Electronics Technology (JCET) (4,6 miliardi di RMB) nel confezionamento e collaudo di circuiti integrati. Allo stesso tempo, la prima fase del Big Fund ha mobilitato altri 541,5 miliardi di RMB di finanziamenti sotto forma di investimenti azionari, obbligazioni societarie e prestiti bancari, compresi vari IC Fund locali istituiti dai governi regionali. Entro la fine del 2019, il Fondo nazionale IC ha lanciato la seconda fase di investimenti, prevedendo di raccogliere oltre 200 miliardi di RMB di capitale. Si prevede che la seconda fase di investimenti rafforzerà ulteriormente gli anelli deboli della catena di fornitura di IC in Cina, soprattutto per quanto riguarda le apparecchiature e i materiali per semiconduttori. Nel 2015, il governo cinese ha pubblicato “Made in China 2025”, un piano per lo sviluppo di dieci settori manifatturieri avanzati entro il 2025, tra cui le tecnologie dell’informazione di nuova generazione, gli strumenti di controllo e la robotica, le attrezzature aerospaziali e per l’aviazione, le attrezzature marittime e la cantieristica, le attrezzature ferroviarie, i veicoli ad alta efficienza energetica e a nuova energia, le attrezzature elettriche, i nuovi materiali, i dispositivi medici e le macchine agricole. I semiconduttori, in particolare i circuiti integrati, sono stati identificati come il fondamento dell’industria informatica di nuova generazione. Nell’ottobre 2015, il Consiglio di Stato ha pubblicato una tabella di marcia tecnica per l’attuazione del piano, stabilendo gli obiettivi per il settore dei semiconduttori per “sviluppare l’industria di progettazione dei circuiti integrati, far crescere l’industria di produzione dei circuiti integrati, migliorare l’industria del packaging e dei test avanzati, facilitare i progressi nelle attrezzature e nei materiali chiave per i circuiti integrati”Nel luglio 2020, il Consiglio di Stato ha pubblicato “Diverse politiche per la promozione dello sviluppo di alta qualità dell’industria dei circuiti integrati e dell’industria del software nella nuova era”, un documento politico che ribadisce l’impegno del governo cinese nel settore con l’intensificarsi della pressione degli Stati Uniti. Questo nuovo documento politico estende una delle maggiori agevolazioni fiscali per i produttori di semiconduttori con tecnologie avanzate al di sotto dei 28 nanometri, da un lato, e dall’altro fornisce il sostegno del governo per facilitare il finanziamento azionario delle imprese di semiconduttori. Nello stesso mese, il campione nazionale cinese dei semiconduttori, SMIC, delistata dal NASDAQ nel 2019, ha lanciato un’offerta pubblica iniziale (IPO) presso il mercato STAR della Borsa di Shanghai. SMIC ha raccolto 53 miliardi di RMB nella più grande IPO della nazione nel corso del decennio, fornendo a SMIC un’ampia liquidità per investire in nuovi impianti e in R&S.

Uno sguardo strategico alla filiera cinese dei semiconduttori

È ancora presto per valutare l’efficacia della nuova politica industriale del Presidente Xi Jinping. È certo, però, che queste politiche sono destinate a rimanere, dato che la tendenza alla de-globalizzazione si è accelerata a causa della pandemia globale COVID-19. Dal 2020, la carenza globale di chip per semiconduttori causata dalla COVID-19 e le sanzioni statunitensi alle aziende cinesi di alta tecnologia hanno portato a un ritorno della politica industriale dei semiconduttori nelle principali economie. Nel dicembre 2020, i leader europei hanno rilasciato una dichiarazione congiunta su “Un’iniziativa europea sui processori e le tecnologie dei semiconduttori”, in cui hanno stabilito di destinare il 20% dei piani europei di ripresa e resilienza, ovvero 145 miliardi di euro, alla ricerca, alla progettazione e alla capacità di produzione di processori per semiconduttori in Europa.65 L’8 giugno 2021, il Senato degli Stati Uniti ha approvato l’American Innovation and R&D Competitiveness Act of 2021, con l’obiettivo di investire più di 200 miliardi di dollari nella scienza, nella tecnologia e nell’innovazione americane nei prossimi cinque anni.Dei 200 miliardi di investimenti, 52 miliardi saranno spesi per sovvenzionare l’industria dei semiconduttori per garantire la produzione locale di chip e la catena di approvvigionamento, mentre oltre 100 miliardi saranno utilizzati per ristrutturare la National Science Foundation, istituendo nuovi dipartimenti per la tecnologia e l’innovazione a sostegno di aree quali i semiconduttori, l’intelligenza artificiale, il calcolo ad alte prestazioni e la produzione avanzata. Altri importanti Paesi produttori di semiconduttori, tra cui la Corea del Sud e il Giappone, hanno proposto misure simili per sovvenzionare e aumentare la produzione nazionale di semiconduttori. In questo contesto globale, la nuova politica industriale cinese per la creazione di un’industria nazionale dei semiconduttori dovrà non solo promuovere l’innovazione interna, ma anche garantire l’autosufficienza della produzione nazionale. Dopo tre decenni di investimenti pubblici e privati, la Cina ha creato una catena di approvvigionamento nazionale relativamente completa per i semiconduttori. Oltre al settore della produzione di chip, di cui si è ampiamente parlato, la Cina ha consolidato una forte presenza nei segmenti della progettazione di circuiti integrati, del confezionamento e del collaudo, anche se permangono significativi punti deboli nelle attrezzature, nei materiali e negli strumenti EDA per la produzione di circuiti integrati. La prossima fase di innovazione interna della Cina nelle tecnologie dei semiconduttori sarà avviata attraverso il rafforzamento delle capacità esistenti e il recupero degli anelli mancanti nella catena di fornitura. Per completare la documentazione sull’evoluzione dell’industria cinese dei semiconduttori, viene fornita una panoramica dell’attuale panorama industriale e dei sette principali segmenti della catena di fornitura dei semiconduttori :

Imballaggio e test : La Cina ha una forte presenza nel settore dell’imballaggio e del collaudo dei circuiti integrati, che negli ultimi anni rappresenta oltre la metà della produzione globale. La Cina è entrata in questo segmento industriale già negli anni ’90 sulla base di vantaggi comparativi nel costo della manodopera, ma questa industria cinese è diventata sempre più ad alta intensità di capitale, sfruttando la forza derivante dalla colocazione con la più grande catena di fornitura elettronica del mondo. Le tre maggiori aziende cinesi di packaging e testing sono JCET, Tianshui Huatian Microelectronics (TSHT) e Tongfu Microelectronics (TFME, ex Nantong Fujitsu Microelectronics). Tutte e tre le aziende affondano le loro radici in fabbriche di elettronica di proprietà statale situate nelle basi industriali cinesi pre-riforma, successivamente riformate e privatizzate. Grazie agli investimenti del National IC Fund, negli ultimi anni le principali aziende cinesi di packaging e testing si sono espanse rapidamente, hanno acquisito concorrenti stranieri e le loro attività in Cina e hanno sperimentato significativi aggiornamenti tecnologici. JCET, la più grande e avanzata azienda cinese di packaging e testing, è un fornitore di Apple dal 2018.

Produzione di circuiti integrati. La produzione di circuiti integrati è il segmento dell’industria dei semiconduttori a maggiore intensità di capitale e tecnologia. La costruzione di un impianto di produzione di circuiti integrati all’avanguardia, in grado di elaborare wafer da 12 pollici e di fabbricare chip a un nodo di 7 nanometri, costa circa 10-15 miliardi di dollari. Guidata da SMIC, la Cina ha una forte presenza nel segmento delle fonderie: produttori in appalto che forniscono servizi di fabbricazione ad altre aziende. SMIC e Huahong sono attualmente le fonderie più grandi e sofisticate della Cina, classificate rispettivamente tra le prime cinque e le prime dieci del mondo. SMIC è in grado di produrre chip con nodi di processo a 14-nm, mentre la filiale più avanzata di Huahong, Huali Microelectronics, offre chip con nodi di processo a 22-nm. Grazie agli investimenti del National IC Fund, la Cina ha recentemente compiuto progressi nel segmento dei chip di memoria. I chip di memoria, tra cui la memoria flash NAND e i chip DRAM, sono dispositivi semiconduttori di base ampiamente utilizzati nell’elettronica moderna. La Cina ha fatto diversi tentativi per aumentare la produzione interna di chip di memoria, ma i progressi sono stati limitati. Sia Huahong-NEC che SMIC si sono impegnate nella produzione di DRAM nella loro fase iniziale, ed entrambe sono uscite dal mercato a causa delle pesanti perdite subite a causa dell’elevata volatilità del mercato. Più recentemente, Fujian Jinhua, sostenuta dal governo provinciale del Fujian, intendeva entrare nel mercato delle DRAM attraverso una joint venture con UMC di Taiwan. Il progetto è stato interrotto dopo che Jinhua è stata inserita nell’elenco delle entità nel 2018. Il recente passo avanti della Cina nella produzione interna di chip di memoria è stato compiuto da due start-up investite dal Big Fund: Yangtze Memory Technology Co. (YMTC) e ChangXin Memory Technologies (CXMT). YMTC era in precedenza Wuhan Xinxin Semiconductor Manufacturing Co. (XMC), una fonderia di circuiti integrati fondata nel 2006, gestita da SMIC e produttrice a contratto di memorie flash NAND per un’azienda americana, Spansion. XMC ha iniziato la ricerca e lo sviluppo di memorie flash NAND 3D nel 2014, quando Simon Yang si è unito all’azienda dopo aver lasciato SMIC. Solo nel 2016 XMC ha avuto capitali sufficienti per investire in impianti di produzione. Nel 2016, XMC è stata acquisita da Tsinghua Unigroup per fondare YMTC. Grazie ai massicci investimenti di Unigroup e del National IC Fund, YMTC ha accelerato la ricerca e lo sviluppo e ha incrementato la produzione. Nel 2018 YMTC ha iniziato a produrre in massa memorie NAND 3D a 32 strati. Nel 2020, YMTC ha lanciato la sua memoria flash 3D a 128 strati, sviluppata internamente, eguagliando la tecnologia dei principali produttori coreani. CXMT è un IDM specializzato nella produzione di DRAM. L’azienda è stata fondata nel 2016 a Hefei, nell’Anhui, come JV tra il governo municipale di Hefei e GigaDevice, una società di progettazione di memorie flash NOR con sede a Pechino. Basandosi sulla tecnologia e sul portafoglio di brevetti acquisiti da Qimonda, un produttore tedesco di DRAM in bancarotta, CXMT ha sviluppato chip DRAM a 19 nanometri attraverso l’innovazione interna. Nel settembre 2019, CXMT ha avviato la produzione di massa di moduli DRAM DDR4 da 8 Gb, il primo chip DRAM sviluppato internamente in Cina alla pari con la tecnologia mainstream internazionale.

Progettazione di circuiti integrati : In Cina è emersa un’industria di progettazione di circuiti integrati da quando, all’inizio degli anni 2000, è stato introdotto il modello di business fabless (le case di progettazione sfruttano le capacità di produzione delle fonderie nazionali e internazionali per specializzarsi nella progettazione di chip). Spinte dall’esplosione della domanda da parte dell’industria manifatturiera elettronica, alcune società cinesi di progettazione fabless sono diventate capaci e competitive a livello internazionale nei loro mercati di nicchia. Ad esempio, OmniVision Technologies, parte del gruppo Will Semiconductor con sede a Shanghai, è il terzo fornitore al mondo di sensori di immagine CMOS dopo Sony e Samsung e fornisce i principali produttori di smartphone, tra cui Apple, Huawei e Xiaomi. Goodix Technology, con sede a Shenzhen e fondata nel 2002, è uno dei maggiori fornitori al mondo di chip per l’identificazione delle impronte digitali. Le maggiori aziende cinesi di semiconduttori senza fabbrica, tuttavia, hanno ancora difficoltà a competere con i leader internazionali come Qualcomm, Broadcom, Nvidia e MediaTek. HiSilicon, la società di progettazione di semiconduttori interna al gigante delle telecomunicazioni Huawei, è attualmente la più grande e sofisticata azienda cinese di semiconduttori, l’unica della Cina continentale che negli ultimi anni si è classificata tra le prime dieci aziende di semiconduttori al mondo. Tuttavia, HiSilicon non è in competizione con le aziende internazionali di semiconduttori, poiché è principalmente un fornitore vincolato per gli smartphone, le apparecchiature di telecomunicazione e altre attività elettroniche di Huawei. La capacità tecnologica di HiSilicon è stata chiaramente dimostrata con la realizzazione del Kirin 9000, il secondo chipset per smartphone a 5 nanometri al mondo prodotto da TSMC, solo dopo l’A14 di Apple. Tuttavia, HiSilicon dipende dall’accesso alle catene di fornitura internazionali per mantenere il suo vantaggio tecnologico:

-ha bisogno di TSMC per fabbricare chip avanzati, dei fornitori americani di EDA (Cadence e Synopsys) per gli strumenti di progettazione dei chip e della britannica Arm per i core IP. Con le sanzioni statunitensi contro Huawei, per HiSilicon è diventato estremamente difficile anche solo mantenere l’attuale attività, per non parlare dell’avanzamento tecnologico. Unisoc di Tsinghua Unigroup è attualmente la seconda azienda di semiconduttori in Cina. L’azienda era precedentemente nota come Spreadtrum Communications ed è stata fondata nel 2001 a Shanghai come produttore di chipset per smartphone. Nel 2018, Spreadtrum si è fusa con RDA Microelectronics, che Unigroup ha acquisito nel 2014 per diventare Unisoc. Spreadtrum e RDA sono state due delle start-up fabless di maggior successo in Cina, che hanno seguito il modello commerciale di MediaTek di fornire soluzioni “chiavi in mano” (cioè chipset, software e know-how) ai produttori di telefoni cellulari. Grazie al boom dell’industria cinese della telefonia mobile, sia Spreadtrum che RDA hanno guadagnato quote di mercato significative rifornendo i mercati di fascia media e bassa. Con la fusione delle due società e un’ulteriore iniezione di capitale da parte di Unigroup, Unisoc è posizionata per diventare un campione nazionale nella progettazione di circuiti integrati.

Attrezzature per la produzione di semiconduttori : Mentre la Cina ha creato una catena di fornitura di semiconduttori relativamente completa, l’industria dei macchinari è stata precedentemente trascurata. Il motivo è in parte la presenza di un mercato interno relativamente piccolo per le attrezzature e i produttori di chip cinesi si sono affidati a macchinari importati. Negli ultimi anni, il National IC Fund ha investito in un certo numero di produttori di apparecchiature nella prima fase del fondo e ha pianificato di puntare al settore delle apparecchiature per semiconduttori per un finanziamento massiccio nella seconda fase. È emerso un piccolo numero di produttori cinesi di apparecchiature per semiconduttori, anche se non sono ancora in grado di competere con i leader internazionali come Applied Materials, ASML o LAM Research. NAURA Technology Group è il più grande produttore cinese di apparecchiature per semiconduttori, con un fatturato annuo di oltre 4 miliardi di RMB (o 700 milioni di USD) nel 2019. NAURA è stata costituita nel 2017 dalla fusione di un gruppo di produttori di apparecchiature per semiconduttori di proprietà statale a Pechino, un importante cluster di apparecchiature di capitale nell’era pre-riforma. NAURA fornisce forni di ossidazione/diffusione, una serie di incisori e apparecchiature di pulizia per la produzione di circuiti integrati alle principali fonderie cinesi, come YMTC, SMIC e Huahong. Advanced Micro-Fabrication Equipment Corporation (AMEC) è un altro importante produttore cinese di apparecchiature per semiconduttori. Fondata nel 2004 a Shanghai da un gruppo di dipendenti di Applied Materials, l’azienda si occupa principalmente della fornitura di incisori e macchine per la deposizione chimica organica di metalli, anche se gran parte delle sue vendite è destinata alla produzione di chip per LED e fotovoltaici, dato che la Cina è il più grande produttore al mondo di LED e celle solari fotovoltaiche. Ciononostante, AMEC utilizza le entrate derivanti dai settori LED e fotovoltaico per investire massicciamente nella ricerca e sviluppo e l’azienda ha sviluppato apparecchiature di incisione avanzate per un processo di produzione a 7 nanometri. La macchina litografica è una tecnologia fondamentale per la produzione di circuiti integrati. L’olandese ASML monopolizza la produzione delle macchine litografiche più avanzate al mondo con tecnologia a ultravioletti estremi utilizzate per il nodo di processo a 7 nanometri o inferiore. Il produttore cinese di macchine litografiche più avanzato è Shanghai Micro Electronics Equipment Co. (SMEE), che fornisce macchine per processi a 90-nm relativamente arretrati. Si prevede che SMEE fornisca macchine litografiche a 28-nm di produzione propria nel 2021 e macchine a 14-nm nel 2022.

Materiali per semiconduttori : Per soddisfare la crescente domanda delle fonderie locali, alla fine degli anni 2010 la Cina ha investito molto nei materiali per semiconduttori. In questo settore sono nate numerose start-up e molti produttori chimici esistenti si sono diversificati nella fornitura di gas speciali per l’elettronica utilizzati nella produzione di circuiti integrati. Il principale produttore cinese di wafer di silicio è Zing Semiconductor Corporation (ZingSemi), con sede a Shanghai, fondata nel 2014 da Richard Ru-Gin Chang, il già citato fondatore di SMIC. Nel 2018, ZingSemi ha lanciato i primi wafer di silicio da 12 pollici di produzione nazionale, ponendo fine alla completa dipendenza della Cina dai wafer da 12 pollici importati per la produzione di circuiti integrati. Nel 2015 ZingSemi e una serie di produttori di wafer e fornitori di prodotti chimici si sono fusi per formare National Silicon Industry Group (NSIG), attualmente il più grande fornitore di materiali per semiconduttori in Cina.

Strumenti EDA : Rispetto alla presenza limitata ma in espansione della Cina nel settore delle apparecchiature e dei materiali per semiconduttori, i progressi del Paese nello sviluppo di un’industria del software a supporto della progettazione di circuiti integrati sono ancora più limitati. A livello internazionale, il mercato degli strumenti EDA è dominato da tre aziende americane: Synopsys, Cadence e Mentor Graphics. La maggior parte delle aziende di progettazione cinesi, tra cui HiSilicon di Huawei, dipende dal software EDA di queste tre società. L’azienda EDA cinese più grande e sofisticata è Huada Empyrean, con sede a Pechino, che potrebbe essere l’unica azienda cinese in grado di offrire set di strumenti che coprono l’intero flusso di progettazione dei chip IC. Nonostante le dimensioni di Huada Empyrean siano ancora minuscole rispetto ai tre maggiori fornitori, le principali aziende americane hanno un vantaggio che le aziende cinesi non possono replicare in breve tempo: i principali fornitori di EDA hanno stretti rapporti con le fonderie, grazie ai quali possono partecipare allo sviluppo di nuovi nodi di processo avanzati e mantenere la loro leadership nel software EDA.

Nuclei IP : Il nucleo IP è un’area in cui la Cina si affida fortemente alla tecnologia straniera. Tra i primi dieci fornitori di IP per semiconduttori al mondo, c’è solo un’azienda cinese del continente, VeriSilicon. La VeriSilicon, con sede a Shanghai, è stata fondata nel 2001 da un gruppo di persone provenienti dalla Silicon Valley. L’attività principale dell’azienda è la fornitura di IP per l’elaborazione delle immagini, un mercato importante ma non certo critico per le ambizioni di indipendenza tecnologica della Cina. La maggior parte delle aziende cinesi di semiconduttori si affida alle IP fornite dalla britannica Arm (di proprietà della giapponese Softbank), il più grande fornitore di IP per semiconduttori al mondo, per progettare i chip dei processori. Questa dipendenza crea un potenziale pericolo se le PI di Arm sono sottoposte ai controlli di esportazione del governo statunitense o se Arm viene acquisita da un’azienda americana (come Nvidia, attualmente in trattativa per acquisire Arm nel 2021). Una possibile soluzione per ridurre la dipendenza dall’estero è l’adozione dell’architettura di CPU open-sourced, RISC-V, alla quale le aziende cinesi hanno partecipato attivamente allo sviluppo.

Il cambiamento dell’approccio della Cina all’innovazione indigena nella industria dei semiconduttori

A causa della sua alta priorità nell’agenda del governo, dell’enorme valore economico e delle sofisticate capacità tecnologiche, l’industria dei semiconduttori è un caso critico per comprendere l’approccio della Cina alla chiusura e all’eventuale superamento delle frontiere tecnologiche. Negli ultimi tre decenni, la Cina ha compiuto notevoli progressi nel padroneggiare le competenze della produzione e della R&S dei semiconduttori, ma le ambizioni di generazioni di leader cinesi di costruire un’industria dei semiconduttori leader a livello mondiale non si sono ancora realizzate. Questa contraddizione ha portato a una serie di spiegazioni sui “miti” dell’industria cinese dei semiconduttori: perché l’industria cinese dei semiconduttori è contemporaneamente in rapida crescita e non riesce a realizzare il suo potenziale? Uno dei miti più diffusi dell’industria cinese dei semiconduttori è l’enorme potenziale previsto dal divario tra il mercato dei semiconduttori più grande del mondo e la limitata capacità produttiva della Cina. Questo entusiasmo è spiegato dalla società di consulenza PriceWaterhouseCoopers (PWC) in una serie di rapporti che prevedono la migrazione globale dell’industria dei semiconduttori verso la Cina (si veda PriceWaterhouseCoopers 2002 e i suoi successivi aggiornamenti fino al 2017). Secondo gli analisti di PWC, l’ingresso della Cina nella produzione di semiconduttori non è fondamentalmente diverso dalla padronanza del Paese nella produzione di tessuti, acciai e giocattoli: la migrazione globale di tecnologie e industrie mature in luoghi a basso costo. Due fattori specifici della Cina facilitano questo processo: un grande mercato cinese ha avvicinato la produzione e un governo favorevole fornisce infrastrutture e input di qualità superiore. Questa teoria popolare è essenzialmente una variante della ben nota teoria del ciclo di vita del prodotto, introdotta dall’economista americano Raymond Vernon, che prevede la diffusione tecnologica dalle economie avanzate a quelle in via di sviluppo, quando il design del prodotto è standardizzato, il processo di produzione è maturato e l’aumento della concorrenza ha ridotto i profitti degli innovatori.Questa teoria del gap produttivo, tuttavia, presenta tre errori critici. Innanzitutto, il fatto di essere il più grande mercato di consumo di semiconduttori al mondo non si traduce necessariamente nel più grande produttore locale. Dal 2005, la Cina è diventata il più grande consumatore mondiale di semiconduttori, rappresentando oltre il 60% del mercato globale nel 2016, ma la sua quota di produzione globale di chip, inferiore al 15%, è rimasta indietro rispetto ai principali Paesi produttori.Questo perché la produzione di semiconduttori è un’industria globalizzata, in cui le economie di scala spingono a concentrare la produzione in poche aziende e località. I bassi costi di trasporto dei materiali leggeri consentono di separare geograficamente la produzione e il consumo di semiconduttori. E soprattutto, la tecnologia dei semiconduttori ha continuato a progredire rapidamente negli ultimi decenni seguendo la Legge di Moore. Poiché le aziende leader, come Intel, Samsung e TSMC, sono ancora ricompensate con una parte importante dei profitti del settore grazie all’invenzione di nuovi design di prodotto e nuovi processi di produzione, l’industria dei semiconduttori non è certo un’industria matura. In secondo luogo, la tempistica dello sviluppo dell’industria dei semiconduttori in Cina non si adatta alla narrazione del gap produttivo. Il governo cinese ha iniziato a sponsorizzare progetti di semiconduttori negli anni ’80 e ’90, molto prima che le multinazionali prendessero in considerazione la possibilità di trasferire la produzione di semiconduttori in Cina. Diversi leader governativi del Progetto 909, tra cui Wang Yangyuan e Hu Qili, hanno ripetutamente affermato che lo scopo della sponsorizzazione di un progetto su larga scala è quello di dimostrare la plausibilità della gestione di una moderna impresa di semiconduttori sul territorio cinese, supportata da un’infrastruttura decente, da un pool di ingegneri e manager capaci, dall’accesso a capitali, materiali e attrezzature e da un livello ragionevole di protezione della proprietà intellettuale. Queste affermazioni hanno confermato che gli sforzi del governo sono importanti almeno quanto il divario tra consumo e produzione per attirare gli investimenti delle imprese. In terzo luogo, l’idea del divario di produzione e le teorie del ciclo di vita del prodotto in essa incorporate non sono riuscite a prevedere l’ordine e i tipi di ingresso nel settore. Secondo il modello classico del ciclo del prodotto, ci si aspetterebbe che la Cina acquisisca prima i segmenti a più basso valore aggiunto (cioè imballaggio, test e assemblaggio), per poi passare alle attività di progettazione e fabbricazione di chip a più alto valore aggiunto. In effetti, questo è l’ordine di ingresso dei Paesi del Sud-Est asiatico, come la Malesia o le Filippine. Tuttavia, alla fine degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000, la Cina è entrata quasi contemporaneamente nelle attività di progettazione, produzione e confezionamento di chip, test e assemblaggio, con un sostegno altrettanto forte da parte degli investimenti stranieri in tutti e tre i segmenti. A questo proposito, l’ingresso della Cina nei semiconduttori è stato apparentemente il risultato di azioni governative e commerciali deliberate piuttosto che di altro. Ma quali sono le politiche governative e le strategie aziendali responsabili della crescita del settore? Gli studiosi hanno attribuito il successo della Cina nell’industria dei semiconduttori alle imprese private e al governo locale che si sono adattati alle dinamiche della globalizzazione. Dagli anni ’80, la globalizzazione ha plasmato l’industria dei semiconduttori attraverso la liberalizzazione del commercio, i progressi nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e un processo di modularizzazione – la standardizzazione delle interfacce tra i componenti e i sottosistemi – che ha reso il processo produttivo dei semiconduttori altamente frammentato. In altre parole, la progettazione, la produzione e il trasporto di un semiconduttore sono sempre più distribuiti tra diverse aziende a livello transfrontaliero in diverse fasi della produzione. La globalizzazione dell’industria dei semiconduttori offre ai Paesi in via di sviluppo l’opportunità di entrare in parti delle catene del valore con barriere tecnologiche e organizzative ridotte.Dan Brenznitz e Michael Murphree hanno definito le aziende cinesi di semiconduttori, in particolare le fonderie e le case di progettazione, come “fast followers”, che adottano il modello di business “pure-play foundry” e “fabless”, sperimentato da TSMC e MediaTek, per specializzarsi in parti delle catene del valore globali.Questo modello di business comporta una rapida innovazione di prodotto di seconda generazione e di processo in mercati di comprovato successo. Il modello di sviluppo cinese “Run of the Red Queen”, come lo hanno descritto, non è tuttavia il risultato delle ambizioni tecno-nazionalistiche del governo centrale in politiche come la campagna “Indigenous Innovation”. Essi sostengono che esso sia stato favorito da governi locali pragmatici che, in una situazione di forte concorrenza interregionale per la crescita e l’industria, sono accomodanti nei confronti delle esigenze delle imprese nella politica e nella pianificazione economica e sono quindi in grado di adattarsi alle opportunità presentate dalla globalizzazione. Un osservatore di lungo corso dell’industria cinese dei semiconduttori, Douglas Fuller, ha attribuito il successo del settore a un particolare tipo di impresa resa possibile dalla globalizzazione ed esemplificata da SMIC.Come già detto, la classificazione di SMIC come impresa di proprietà straniera o nazionale è stata confusa nei primi tempi dell’azienda. Fuller sostiene che le aziende come la SMIC costituiscono una classe a sé stante, che definisce imprese ibride. Le imprese ibride sono imprese a investimento estero con management cinese e una strategia operativa basata sulla Cina. Il successo delle imprese ibride è sostenuto da due fattori: uno è la disciplina finanziaria, imposta dagli investitori stranieri, che costringe le imprese ibride a superare le imprese nazionali favorite dallo Stato che hanno perso la disciplina di mercato a causa di una sponsorizzazione statale troppo generosa. L’altro fattore è una strategia operativa basata sulla Cina, che consente alle imprese ibride di investire nelle capacità locali e di migliorare la tecnologia cinese rispetto alle imprese convenzionali a investimento estero che percepiscono la Cina solo come mercato o fonte di input. Poiché l’insieme delle istituzioni che governano le imprese ibride è essenzialmente mutuato da un’ampia fascia di mercato, Fuller sostiene che lo sviluppo dell’industria cinese dei semiconduttori avviene attraverso “l’importazione di istituzioni” in un mondo di globalizzazione. Le teorie che evidenziano il ruolo della globalizzazione nello sviluppo dell’industria cinese dei semiconduttori hanno il loro valore, soprattutto per spiegare la rapida crescita degli anni 2000. Tuttavia, uno zoom su un arco storico più lungo dell’industria rivelerebbe l’effetto sovrastimato della globalizzazione, per tre motivi. In primo luogo, l’industria dei semiconduttori, legata a livello globale, è stata costruita sulla base di ingenti investimenti in infrastrutture negli anni ’90 e di una serie di riforme volte ad accogliere le iniziative governative, piuttosto che sull’importazione una tantum di istituzioni straniere. Sebbene i progetti 908 e 909 non siano stati esempi di successo di politica industriale, l’attuazione di questi progetti ha comunque permesso di trarre importanti insegnamenti politici. Ad esempio, all’indomani del Progetto 908, i leader cinesi impararono che il recupero della tecnologia dei semiconduttori avveniva solo in imprese ben gestite e commercialmente valide, per cui continuarono a invitare industriali cinesi di etnia straniera a gestire le imprese chiave e a consultare esperti stranieri per la stesura della nuova politica industriale del Documento 18.In retrospettiva, furono gli sforzi di riforma del governo centrale a creare lo spazio legale e istituzionale per l’emergere delle cosiddette imprese ibride. In secondo luogo, la rapida crescita degli anni 2000 ha creato i suoi problemi. All’interno di SMIC, dopo che la partenza del fondatore Richard Change ha creato un vuoto di leadership, l’azienda ha lottato per integrare ingegneri, manager e investitori locali e stranieri, che spesso avevano obiettivi divergenti. Questo dilemma è stato causato in particolare dal suo modello di governance internazionalizzato. A livello industriale, gli sforzi dei governi locali per replicare la formula di SMIC hanno portato a numerosi progetti falliti, tra cui alcune frodi di alto profilo. A metà degli anni Duemila, sono stati effettuati investimenti locali in 130 siti di produzione di semiconduttori in 15 province, tra i quali pochi hanno raggiunto il mercato.Fallimenti simili nei progetti locali di semiconduttori derivanti dalla mancanza di capacità a livello di governo locale continuano a emergere oggi, esemplificati dalla frode di alto profilo di Wuhan Hongxin Semiconductors, che è costata al governo locale quasi 20 miliardi di dollari dal 2017 al 2021.Infine, e fondamentalmente, il modello di business di incorporazione nelle catene del valore globali non è riuscito ad ampliare e approfondire le capacità tecnologiche della Cina come previsto. L’elevata crescita di SMIC e di altre aziende produttrici di semiconduttori negli anni 2000 è derivata dalla specializzazione in una fase della produzione nella catena del valore, mentre dipendeva dai fornitori a monte per le attrezzature, i materiali e la tecnologia e dagli integratori di sistemi a valle per i mercati. Poiché i fornitori a monte e i mercati a valle sono entrambi al di fuori della Cina, queste aziende di semiconduttori facevano grande affidamento sul commercio globale. Dopo lo scoppio della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina sull’industria dell’alta tecnologia dal 2017, è emerso chiaramente che questo modello di business ha lasciato gran parte delle tecnologie critiche “chokepoint” nelle mani di fornitori stranieri.

Gli approcci della Cina all’industria dei semiconduttori

Per comprendere l’approccio della Cina all’industria dei semiconduttori, è necessario comprendere le sfide dell’innovazione tecnologica dei semiconduttori all’avanguardia e dove i responsabili della politica industriale e i dirigenti d’azienda sono riusciti e hanno fallito nell’affrontare queste sfide. In generale, per costruire un’industria dei semiconduttori leader a livello mondiale è necessario affrontare le sfide dell’accumulo di capacità tecnologiche, del finanziamento di investimenti su larga scala e dell’integrazione di organizzazioni innovative in un settore globalizzato. Accumulare un livello sufficiente di capacità tecnologiche è il prerequisito di qualsiasi industria avanzata. L’industria dei semiconduttori, tuttavia, pone sfide uniche sotto due aspetti :l’alto tasso di cambiamenti tecnici e la dipendenza dalla conoscenza tacita. In primo luogo, i cambiamenti tecnici nelle tecnologie dei semiconduttori sono regolati dalla cosiddetta Legge di Moore. Ogni due anni, cioè, il numero di transistor integrati in un singolo chip raddoppierà, con conseguente aumento delle prestazioni e riduzione dei prezzi.Ma la Legge di Moore non è affatto iscritta nelle leggi della fisica; si tratta piuttosto di una profezia che si autoavvera, resa possibile dalla feroce concorrenza delle principali aziende di semiconduttori del mondo nello spingere le frontiere tecnologiche. In secondo luogo, mentre la moderna industria dei semiconduttori è un’industria basata sulla scienza, nata dalla ricerca nei laboratori scientifici, le conoscenze necessarie per la produzione e l’innovazione dei semiconduttori sono altamente tacite, accumulate attraverso anni di esperienza in prove ed errori.Anche le innovazioni architettoniche, che spesso distruggono le competenze delle aziende consolidate nella maggior parte dei settori, riconfigurando radicalmente la progettazione dei prodotti e i processi di produzione, non hanno quasi mai sconvolto le posizioni delle aziende leader nel settore dei semiconduttori a partire dagli anni Novanta. Il cambiamento architettonico più recente nella tecnologia dei semiconduttori è il passaggio dalla tecnologia di processo CMOS planare utilizzata nei nodi a 22 nm e superiori alla tecnologia 3D FinFET (fin field-effect transistor) utilizzata nei nodi a 14/16 nm e inferiori dal 2014 circa. Tuttavia, nessuna delle aziende leader di lunga data, tra cui Intel, TSMC e Samsung, è stata indebolita da questa transizione, a riprova del ruolo critico dell’esperienza accumulata nell’innovazione dei semiconduttori. Nel settore dei semiconduttori, quindi, non esistono scorciatoie o salti alle frontiere tecnologiche. Solo le imprese ritardatarie in grado di apprendere e innovare a un ritmo più veloce rispetto alle imprese consolidate sono in grado di recuperare il ritardo.Una seconda sfida nella costruzione di un’industria dei semiconduttori è la mobilitazione di capitali per grandi investimenti su un lungo periodo di tempo. Un moderno impianto di produzione di semiconduttori (“fab”) costa miliardi di dollari per la costruzione di camere bianche e altre strutture e per l’installazione di attrezzature costose come la macchina litografica. Con costi fissi così elevati per impianti e macchinari, di solito ci vogliono diversi anni prima che il produttore di semiconduttori recuperi l’investimento iniziale e ottenga la redditività. Ogni anno si devono spendere altre centinaia di milioni di dollari per la manutenzione e altri soldi per gli investimenti nello sviluppo di nuovi processi, solo per stare al passo con le frontiere tecnologiche in movimento. Per superare questi ostacoli finanziari nella gestione di una fabbrica di semiconduttori, è necessario un impegno finanziario di grandi quantità di capitale investito per un lungo periodo di tempo, fino a quando l’investimento non darà i suoi frutti. Una terza sfida consiste nel costruire organizzazioni aziendali innovative, con il controllo strategico di dirigenti capaci e l’integrazione organizzativa di manager e ingegneri competenti, in grado di adattarsi a un’industria dei semiconduttori globalizzata e in rapida evoluzione. Nell’economia di transizione cinese degli ultimi quarant’anni, il superamento degli ostacoli nella costruzione di organizzazioni innovative richiede spesso riforme e l’adozione di pratiche di governance e di gestione nuove per l’ambiente cinese. Ad esempio, la decisione strategica di organizzare il settore con IDM o una combinazione di fonderie specializzate e aziende fabless non può essere presa se i funzionari governativi e i dirigenti delle aziende leader non hanno acquisito una comprensione delle dinamiche del settore globale. Inoltre, il funzionamento del modello di business delle fonderie pure-play richiede che la fonderia, in quanto produttore a contratto, protegga la proprietà intellettuale del cliente e attui pratiche di proprietà intellettuale riconosciute a livello internazionale. Ciò richiede non solo cambiamenti nelle pratiche commerciali, ma anche nelle normative governative. Per competere per i talenti a livello globale, le strategie per attrarre e trattenere i talenti nelle aziende cinesi, per fare un altro esempio, devono essere adottate di conseguenza. In effetti, le risorse umane nelle principali aziende cinesi di semiconduttori sono cambiate radicalmente, passando dal sistema di impiego a vita della Huajing, di proprietà statale, negli anni ’90, agli incentivi basati sulle azioni della Silicon Valley della SMIC, a partire dagli anni 2000, per attrarre manager e ingegneri qualificati con mobilità globale. Pertanto, la gestione di una moderna impresa di semiconduttori potrebbe comportare l’adozione di una serie complicata di regole e norme accettate a livello globale, il che è già abbastanza difficile. Ma costruire un’azienda innovativa è ancora più difficile, perché i dirigenti d’azienda e i funzionari governativi devono prendere decisioni strategiche e costruire un’attività integrata sulla base di nuove regole e norme. Per superare le sfide tecnologiche, finanziarie e organizzative nella costruzione dell’industria dei semiconduttori, il governo cinese e l’industria si sono evoluti nel tempo. Nel corso degli anni ci sono state tre fasi di coevoluzione tra governo e industria, caratterizzate da politiche industriali e forme dominanti di imprese commerciali. La prima fase è quella dell’industria di Stato, caratterizzata dal dominio delle imprese statali e delle joint venture sino-straniere. Ha avuto origine dall’economia pianificata pre-riforma ed è durata fino al 1999, quando il precedente campione nazionale di proprietà statale, Huajing, è stato rilevato da un management di etnia cinese. La seconda è una fase di globalizzazione che inizia con il rilascio del Documento 18 e la fondazione di SMIC e Grace nel 2000, caratterizzata dall’emergere di grandi e sofisticate fonderie di semiconduttori profondamente inserite nel sistema produttivo globale. L’ultima fase, quella attuale, è iniziata con l’istituzione del National IC Industry Investment Fund nel 2014, che promuove un’industria dei semiconduttori legata al mondo e orientata al mercato nazionale, con un ritmo di recupero più rapido grazie a massicci investimenti azionari sostenuti dal governo. Nella Tabella è riportata una presentazione stilizzata delle caratteristiche principali delle tre fasi.

Nella prima fase dell’industria di Stato, le aziende cinesi di semiconduttori sono nate da fabbriche statali create nell’era pre-riforma. I responsabili politici hanno intrapreso un percorso dipendente dalla storia, affidandosi alle aziende di Stato come veicolo per lo sviluppo dell’industria. All’inizio della riforma, i responsabili politici hanno percepito l’arretratezza dell’industria cinese dei semiconduttori come un mero problema tecnico: con l’aggiornamento delle attrezzature e degli strumenti, le fabbriche statali sarebbero diventate produttori di alta tecnologia. Non sapevano che la possibilità di successo dell’upgrade dipendeva in realtà dalla trasformazione delle SOE da officine all’interno di un sistema pianificato a entità indipendenti e generatrici di profitti, in grado di sopravvivere alla concorrenza del mercato. Poche aziende di Stato sono riuscite a riqualificarsi, ad eccezione di un piccolo numero di casi come Huajing negli anni ’80, guidato da direttori di fabbrica intraprendenti sostenuti da burocrati locali. Tuttavia, il cambiamento delle politiche negli anni ’80 ha fatto sì che l’enfasi sullo sviluppo tecnologico si spostasse dallo sviluppo interno verso l’importazione di attrezzature frammentarie, a causa dei finanziamenti limitati e del reverse engineering dei semiconduttori stranieri che stavano diventando sempre più disponibili.80 Le istituzioni ereditate dall’economia pianificata non avevano preparato le SOE e lo Stato ad avere successo in questa transizione. Le istituzioni ereditate dall’economia pianificata non hanno preparato le aziende di Stato e le SOE ad avere successo in questa transizione. Le aziende di Stato hanno generalmente una base debole per l’apprendimento e l’innovazione, poiché hanno ereditato dall’economia pianificata un’organizzazione di R&S frammentata in cui i laboratori e gli istituti di ricerca erano storicamente scollegati dalle fabbriche. Le SOE si sono affidate allo Stato, soprattutto al governo centrale, per ottenere finanziamenti per gli investimenti in tecnologie avanzate, ma le sovvenzioni statali erano limitate, lente e distribuite per esigenze concorrenti. Nel complesso, in questa fase lo Stato cinese e le sue aziende di Stato hanno dimostrato scarsa capacità di superare le sfide della costruzione di un’industria dei semiconduttori. In termini di accumulazione tecnologica, le aziende di Stato hanno abbandonato le basi dello sviluppo tecnologico interno a favore di metodi meno rischiosi di importazione di tecnologie straniere, ma poche sono state in grado di assorbire e migliorare le tecnologie importate. Per quanto riguarda l’accesso ai finanziamenti, il sistema di pianificazione centrale non era in grado di soddisfare le esigenze di grandi investimenti a lungo termine a livello aziendale. Dal punto di vista organizzativo, poi, le imprese statali faticavano ad adattarsi all’economia di mercato emergente. Negli anni ’90, il governo cinese ha sponsorizzato una serie di progetti nazionali per acquisire tecnologie avanzate per i semiconduttori e aggiornare l’industria statale. Negli alti e bassi dei progetti 908 e 909, le joint venture sino-estere sono emerse come punte di diamante per il progresso delle tecnologie nazionali previste dai piani quinquennali. Nel favorire le joint venture sino-straniere rispetto alle tradizionali aziende statali, i leader cinesi hanno preso in considerazione l’acquisto all’ingrosso di tecnologie straniere, comprese le attrezzature, la progettazione dei prodotti, il software, la formazione del personale e i diritti di proprietà intellettuale, nonché l’adozione di una gestione e di un’organizzazione straniere. Nei progetti nazionali, i funzionari governativi di alto livello erano impegnati nella progettazione e nella guida di questi progetti di sviluppo su larga scala, per cui le iniziative locali erano meno visibili. Le imprese private di semiconduttori erano ancora fuori discussione. Tuttavia, alle joint venture sino-straniere è stato chiesto di trasformarsi da progetti statali a vere e proprie imprese moderne con organizzazioni integrate, un compito in cui hanno ottenuto scarsi risultati. Parte del fallimento è dovuto al fatto che la loro strategia di apprendimento si è affidata eccessivamente alle multinazionali reclutate come partner stranieri, per cui le imprese comuni hanno perso il controllo dei loro indirizzi strategici, operativi e tecnologici. Le imprese comuni hanno sviluppato capacità produttive con l’assistenza straniera, ma la speranza di andare oltre la tecnologia trasferita e di generare tecnologie proprie non si è realizzata. Tuttavia, attraverso questi esperimenti di progetti statali, il governo e l’industria cinese hanno imparato almeno tre lezioni importanti. In primo luogo, nel finanziamento di investimenti su larga scala per i progetti di semiconduttori, il coinvolgimento personale dei massimi dirigenti ha creato nuovi percorsi al di fuori del vecchio sistema pianificato di allocazione delle risorse per le imprese di semiconduttori per accedere a capitali nazionali ed esteri. Queste nuove fonti di finanziamento nazionali ed estere hanno preannunciato la liberalizzazione del mercato dei capitali per le imprese di semiconduttori nel decennio successivo. In secondo luogo, nella creazione di organizzazioni imprenditoriali, i leader cinesi hanno utilizzato le imprese della JV come vetrina per dimostrare la possibilità di gestire moderne imprese ad alta tecnologia nell’ambiente cinese. L’attenzione ad alto livello ha creato l’opportunità di avviare importanti cambiamenti istituzionali, tra cui le riforme della politica industriale, della fiscalità, della regolamentazione dell’import-export e della finanza industriale. In terzo luogo, le intense interazioni tra i leader cinesi e la comunità di industriali cinesi etnici d’oltremare nell’esecuzione dei progetti statali hanno creato condizioni favorevoli alla circolazione dei cervelli, consentendo il ritorno degli imprenditori d’oltremare. In retrospettiva, i progetti nazionali sui semiconduttori degli anni ’90 hanno costituito una fase di transizione tra l’industria di Stato e l’industria collegata a livello globale nel decennio successivo. Nel 2000, l’industria cinese dei semiconduttori è entrata in una nuova fase di globalizzazione, con la creazione di un nuovo tipo di aziende collegate a livello globale. Come esemplificato da SMIC, queste aziende di semiconduttori hanno radici profonde in Cina e stretti legami con le autorità centrali e locali. Esse attingono alle risorse locali di infrastrutture potenziate e ai pool di talenti ingegneristici, ma prosperano grazie all’inserimento nelle reti di produzione globale e all’internazionalizzazione del management e dei tecnologi. A differenza delle filiali ad investimento estero delle multinazionali o delle joint venture sino-estere, queste aziende sono più motivate a far progredire la tecnologia locale e ad adattarsi alle istituzioni locali. L’alleanza tra lo Stato cinese e la classe imprenditoriale cinese d’oltremare si è formata sulla base del fatto che gli imprenditori d’oltremare aiutano il governo cinese a realizzare le proprie ambizioni tecnologiche, mentre lo Stato cinese sostiene questi imprenditori a creare un’attività in un settore strategico. Grazie a questa delega di autorità, gli imprenditori d’oltremare, come Richard Chang, sono stati in grado di esercitare un controllo strategico sulle nuove imprese di semiconduttori collegate a livello globale, adottando una corporate governance internazionalizzata e il modello di business delle fonderie pure-play, nuovo per la Cina. L’adozione di pratiche di gestione delle risorse umane e di schemi retributivi, come la retribuzione basata su azioni e bonus, prevalenti nella Silicon Valley, ha permesso alle aziende collegate a livello globale di attingere al bacino globale di talenti, attirando e trattenendo manager e ingegneri cinesi qualificati che altrimenti non sarebbero tornati in patria. Con queste risorse umane, queste imprese possono finalmente formare organizzazioni integrate e collaborare con le imprese delle GVC nello sviluppo tecnologico. In questa fase, mentre il ruolo del governo centrale non è stato visibile nel finanziare direttamente le industrie, i governi locali hanno preso diverse iniziative nelle politiche industriali locali, fornendo un bacino di capitali a cui imprese come la SMIC possono attingere per finanziare la costruzione di fab. La fase di globalizzazione non è tuttavia priva di limiti nell’affrontare le sfide dell’innovazione dei semiconduttori. Per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico, l’inserimento delle principali fonderie di semiconduttori cinesi nella catena del valore globale ha limitato i collegamenti e le ricadute su clienti e fornitori locali, limitando l’ampiezza e la profondità dell’apprendimento tecnologico nell’industria locale. Alla fine degli anni 2010, era ormai chiaro che l’industria cinese dei semiconduttori, in ritardo di sviluppo, riceveva poca assistenza dalle fonderie leader del Paese, che dipendevano da macchinari stranieri. Per quanto riguarda l’accesso ai finanziamenti, non solo il capitale fornito dalla politica industriale locale era inefficiente e dispendioso, ma anche l’allocazione a breve termine e basata su progetti di questi fondi era inadeguata a soddisfare le esigenze dell’industria di investimenti continui e a lungo termine. Sul fronte organizzativo, la struttura di corporate governance adottata dal modello di business della New Economy della Silicon Valley ha contribuito ad attirare in Cina talenti e capitali internazionali, ma ha avuto meno successo nel creare organizzazioni integrate in cui persone con background diversi potessero concordare sugli obiettivi a lungo termine dell’organizzazione. Ad esempio, dopo la partenza di Richard Chang nel 2009, la SMIC è scivolata immediatamente in un periodo di lotte interne perché, in assenza di una leadership forte, i dirigenti erano in disaccordo tra loro nel perseguire la redditività o la crescita. Il risultato è stato un decennio perso nel ritmo di recupero tecnologico. La terza e attuale fase dell’industria cinese dei semiconduttori è caratterizzata dallo sviluppo nell’ambito di una serie di nuove politiche industriali che hanno iniziato a essere attuate dal 2014, tra cui il Fondo nazionale per gli investimenti nell’industria dei circuiti integrati e “Made in China 2025”. Il ritorno dello Stato cinese e della politica industriale al centro della scena non è tuttavia un semplice ritorno all’industria statale degli anni ’80 e ’90. Se da un lato lo Stato cinese, in particolare il governo centrale, ha aumentato i suoi interventi attraverso massicci investimenti e sussidi, dall’altro si è astenuto dall’interferire nella governance interna e nella gestione delle imprese. La struttura di corporate governance delle aziende leader e il loro controllo strategico da parte della classe imprenditoriale di etnia cinese sono rimasti intatti. Le aziende legate a livello globale, come la SMIC, hanno avuto il pieno sostegno dello Stato come campione nazionale per guidare lo sviluppo tecnologico e la competizione internazionale. A differenza dei costosi progetti sui semiconduttori degli anni ’90, gli interventi statali nell’ambito della nuova politica industriale sono gestiti attraverso fondi azionari sostenuti dal governo e gestiti da manager d’investimento professionisti, come ad esempio il National IC Industry Investment Fund e vari fondi d’investimento IC locali e non governativi. Gli investimenti forniti dai fondi IC cercano di affrontare tutte e tre le sfide dell’innovazione dei semiconduttori, ma i risultati sono contrastanti. Per quanto riguarda l’accelerazione del recupero tecnologico, la strategia iniziale dei fondi IC è stata quella di sostenere le aziende locali, come Tsinghua Unigroup, nell’acquisizione di aziende straniere leader e delle loro tecnologie, dando luogo a un’ondata di acquisizioni cinesi di produttori internazionali di semiconduttori tra il 2014 e il 2018. Il contraccolpo da parte di governi e aziende straniere, tuttavia, soprattutto dopo i tentativi falliti di Unigroup di acquisire il produttore americano di chip di memoria Micron e il produttore di hard disk Western Digital nel 2016, ha reso tali strategie meno praticabili.

Alla fine del 2018, con l’inserimento nella lista nera del Fujian Jinhua da parte del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, seguito dal crollo di Jinhua nell’emergente guerra fredda tecnologica, le strade per le acquisizioni tecnologiche estere sono diventate sempre più impraticabili. In termini di finanziamento di investimenti su larga scala, i fondi IC hanno superato i precedenti investimenti statali. Dal 2015, le principali fonderie di semiconduttori cinesi, tra cui SMIC e Huahong, hanno ampliato costantemente le loro capacità produttive. Ma forse più significativi sono gli investimenti in due produttori indigeni di chip di memoria, Yangtze Memory Technology e ChangXin Memory Technologies, con l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza nei chip di memoria DRAM e flash, i segmenti industriali che non sono stati affrontati dalle precedenti politiche industriali. La costruzione di queste aziende di produzione di chip di memoria, che richiedono molto capitale, costa centinaia di miliardi di dollari, ma è la chiave per l’autosufficienza della Cina nel settore dei semiconduttori. Per quanto riguarda la creazione di organizzazioni innovative, le nuove politiche industriali potrebbero avere effetti inaspettati sulle imprese consolidate e sulle start-up. I massicci investimenti azionari in aziende consolidate, seguiti dal fatto che i fondi IC sono diventati i maggiori azionisti di aziende come SMIC, hanno portato stabilità nella governance aziendale. La recente transizione dell’amministratore delegato di SMIC nel 2017, ad esempio, è molto più fluida rispetto alla precedente transizione caotica tra il 2009 e il 2011, grazie al controllo manageriale consentito dalla partecipazione passiva dei fondi IC. L’effetto più significativo è forse quello sulle start-up locali. Con il sostegno dei fondi IC, diventa possibile per le start-up locali, controllate strategicamente da industriali locali, stabilirsi in questo settore ad alta intensità di capitale. Gli esempi principali sono, ancora una volta, Yangtze Memory Technology e ChangXin Memory Technologies. Sebbene i fondatori di entrambe le aziende, Simon Yang di YMTC e Zhu Yiming di CXMT, siano rientrati in patria, entrambi hanno accumulato una vasta esperienza lavorativa a livello nazionale (ad esempio, Simon Yang come ex-CTO di SMIC e Zhu Yiming come fondatore di GigaDevice Semiconductors, un’azienda fabless di grande successo) prima di fondare i due produttori di chip. Rispetto alla precedente generazione di aziende di semiconduttori SMIC e Grace, i produttori di chip degli anni 2010 sono più orientati al mercato nazionale e controllati strategicamente da manager e ingegneri locali, pur mantenendo collegamenti globali. Di conseguenza, questi produttori di chip potrebbero avere maggiori possibilità di raggiungere l’integrazione organizzativa.

Osservazioni conclusive sull’industria dei semiconduttori

L’industria dei semiconduttori è un settore critico nella società dell’informazione contemporanea. Il ruolo dei semiconduttori è destinato a diventare ancora più importante man mano che le applicazioni dell’intelligenza artificiale, alimentate da chip per computer a semiconduttori, penetreranno in ogni aspetto della vita del XXI secolo, dai trasporti e dalla produzione industriale alle infrastrutture essenziali e ai servizi pubblici. La Cina ha a lungo perseguito l’autosufficienza in questa industria e tecnologia critica, con vari alti e bassi nel corso di una storia di sviluppo industriale che risale agli anni Sessanta. Il governo, la globalizzazione e il mercato interno hanno guidato la crescita dell’industria cinese dei semiconduttori in tutte e tre le sue fasi. L’industria di Stato, nata dal complesso militare-industriale del sistema economico pianificato pre-riforma, negli anni ’90 era purtroppo già un anello debole dell’industria elettronica cinese in piena espansione. Negli anni Novanta, il governo ha cercato di migliorare l’industria statale attraverso trasferimenti di tecnologia estera prima, e joint venture con multinazionali poi, attraverso progetti a regia statale. Tuttavia, anche uno Stato forte come quello cinese non può costruire un’industria leader a livello mondiale senza la collaborazione di imprese innovative. L’industria statale, tuttavia, era tutt’altro che innovativa. Abbandonando le tecnologie sviluppate internamente, le aziende di semiconduttori di proprietà dello Stato e le JV hanno perso il controllo strategico e sono diventate dipendenti da partner stranieri per le attrezzature, i progetti e le capacità di gestione. Tuttavia, le prove e gli errori dei progetti statali negli anni ’90 hanno promosso le riforme istituzionali e stabilito legami con la classe imprenditoriale cinese d’oltremare nel settore dell’alta tecnologia, gettando le basi per la transizione del settore nel decennio successivo. La globalizzazione ha favorito il boom dell’industria cinese dei semiconduttori, soprattutto nei segmenti delle fonderie e dei fabless negli anni 2000. L’introduzione del modello aziendale di fonderia pura da parte di imprenditori di etnia cinese ha dato vita a una nuova classe di aziende di semiconduttori legate a livello globale, sostenute dallo Stato cinese e da capitali stranieri. Esemplificata da SMIC, la più grande e sofisticata fonderia di semiconduttori cinese è cresciuta e si è aggiornata rapidamente inserendosi nelle catene del valore globali e attirando manager e ingegneri cinesi d’oltreoceano che sono tornati in patria. Tuttavia, sotto l’intensa concorrenza internazionale, i limiti della globalizzazione nello spingere la crescita e la tecnologia sono stati presto avvertiti dalle principali fonderie cinesi. Affidarsi ai trasferimenti di tecnologia lungo la catena di fornitura globale, senza il supporto di collegamenti all’indietro con una vivace industria nazionale di apparecchiature e con la comunità di ricerca, ha limitato fortemente la capacità delle fonderie collegate a livello globale di progredire verso i nodi tecnologici più avanzati al di sotto dei 10 nm. Con l’intento di raggiungere l’autosufficienza, dal 2014 sono state varate una serie di nuove politiche industriali per i semiconduttori, che hanno portato massicci investimenti statali e sovvenzioni al settore. Ma in ultima analisi, la spinta all’autosufficienza dipende dall’accesso ai mercati nazionali da parte di imprese innovative. Con le nuove politiche industriali, la crescita delle aziende innovative di semiconduttori è favorita sia da un mercato interno in crescita che dall’accesso ai capitali. Nell’ultimo decennio, sia le imprese di semiconduttori consolidate che quelle in fase di avviamento sono diventate sempre più orientate verso il mercato nazionale, grazie al successo di aziende di sistemi come Huawei, Xiaomi e altre, consentendo alle imprese locali di diventare meno dipendenti dalle catene di fornitura globali. L’investimento azionario da parte dei fondi nazionali e locali dell’industria dei circuiti integrati sembra aver finalmente alleviato il problema di lunga data del settore: la mancanza di capitale paziente in quantità massicce da investire nelle imprese innovative per sostenere il processo di innovazione e apprendimento. Con questo nuovo impegno finanziario da parte dello Stato, le imprese cinesi di semiconduttori controllate strategicamente da imprenditori locali e rimpatriati potrebbero perseguire un percorso di innovazione interna attraverso l’accesso al mercato nazionale.

https://jacopo1949.substack.com/p/lezioni-dal-successo-e-dal-fallimento-efe

Lezioni dal successo e dal fallimento: L’innovazione indigena in Cina nella industria dei semiconduttori Parte 2_di Jacopo1949

Globalizzazione e industria non statale

Il documento 18 e la liberalizzazione del mercato

Il Consiglio di Stato ha emanato “Diverse politiche per incoraggiare lo sviluppo dell’industria del software e dei circuiti integrati” (in cinese: 鼓励软件产业和集成电路产业发展的若干政策), noto anche come Documento 18 del Consiglio di Stato dell’anno 2000 (di seguito, Documento 18), nel luglio 2000, pochi mesi prima dell’adesione della Cina al WTO. Il documento 18 è la prima politica governativa top-down a livello industriale della Cina in forma legale nei confronti di un settore specifico. Per quanto riguarda l’importanza del Documento 18, uno studio del 2003 della U.S. Semiconductor Industry Association ha osservato che: “Con l’eccezione dell’industria automobilistica – un’altra priorità del governo cinese – nessuna misura settoriale specifica comparabile è stata emanata dal governo, un fatto debitamente notato dai funzionari governativi nazionali, regionali e locali”.Si tratta anche di un importante passo avanti rispetto agli interventi una tantum dello stile del Progetto 908/909, con il coinvolgimento diretto del governo nel finanziamento, nella pianificazione e nella gestione di specifiche imprese industriali. Dalla pubblicazione del Documento 18, la politica cinese per l’industria in senso lato si è spostata verso politiche e regolamenti basati su incentivi, più in linea con le economie industriali avanzate. Anche se il Documento 18 e misure simili non impedirebbero completamente l’ingerenza della burocrazia, va notato che i destinatari del Documento 18 sono tutti i livelli del governo (nazionale, provinciale e municipale), non una manciata di burocrati d’élite che svolgono una missione statale. Queste differenze non possono essere sopravvalutate. Lo sfondo del Documento 18 è l’anticipazione dell’ingresso della Cina nell’OMC nel 2001 e le relative restrizioni agli interventi statali nell’economia. Come le precedenti iniziative governative nei semiconduttori alla fine degli anni ’90 (ad esempio, il Progetto 909, la joint venture Huajing-CSMC), la formazione del Documento 18 ha comportato intense consultazioni con esperti di etnia cinese residenti all’estero , scienziati nazionali e consulenti stranieri. I trattamenti speciali e le politiche sperimentali sperimentate nel Progetto 909 hanno costituito la base del Documento 18. Questi principi guida includevano: 1) concentrarsi sullo sviluppo industriale piuttosto che sulla ricerca scientifica; 2) incoraggiare le imprese non statali e private (imprese minying, in cinese: 民营企业); 3) concentrarsi sulla progettazione di circuiti integrati, sul software e sulla produzione di circuiti integrati; 4) incoraggiare il capitale straniero a investire in tutti i segmenti dell’industria dei circuiti integrati, tra cui la progettazione, la fabbricazione, il confezionamento e il collaudo.L’attuazione del Documento 18 ha avuto un inizio difficile a causa della controversa politica di riduzione dell’IVA esterna che ha favorito i produttori locali. In base al Documento 18, i produttori locali di semiconduttori hanno ottenuto uno sconto fiscale del 14% sull’IVA cinese del 17%. Nel marzo 2004, il governo statunitense si è appellato al WTO per la violazione delle regole commerciali da parte della Cina, che utilizzava le tasse per discriminare i produttori esteri. La Cina ha rapidamente ritirato la politica di sconti sull’IVA nell’aprile 2005. Ma gli incentivi monetari offerti dagli sconti IVA non erano comunque significativi. All’inizio degli anni 2000, i parchi di sviluppo ad alta tecnologia istituiti dalle città cinesi offrivano ogni tipo di agevolazione fiscale. In confronto, la riduzione dell’IVA specificata nel Documento 18 era insignificante, a causa del complicato processo di richiesta, e poche aziende di semiconduttori sono state rimborsate dagli sconti.Il vero significato del Documento 18, tuttavia, non risiede nelle agevolazioni fiscali, ma nel chiarimento delle leggi che regolano l’industria dei semiconduttori in Cina. Il Documento 18 ha facilitato la formazione di imprese private e ad investimento straniero in un settore precedentemente considerato sensibile alla sicurezza e in cui l’ingresso di soggetti non governativi era considerato “off-limits”. Nel Documento 18, i responsabili politici cinesi hanno scritto che qualsiasi impresa di semiconduttori operante in Cina avrebbe goduto dei benefici specificati. Hanno incoraggiato gli investimenti stranieri in tutti i segmenti della catena di fornitura, dalla progettazione, alla produzione, al confezionamento e al collaudo. Hanno aperto canali di accesso al capitale nazionale ed estero. Il documento prevede che il governo investa in ricerca e sviluppo, nella formazione di lavoratori qualificati e nella protezione della proprietà intellettuale. La pubblicazione del Documento 18 ha messo in moto una potente ondata di innovazione e imprenditorialità nell’industria cinese dei semiconduttori. All’inizio degli anni 2000, il settore cinese dei semiconduttori ha visto l’ingresso di centinaia di società di progettazione fabless e di una manciata di fonderie pure-play nazionali e straniere che hanno abbracciato con decisione la struttura del settore a disintegrazione verticale. Nel settore della progettazione di circuiti integrati senza fabbrica, il numero di nuovi ingressi è aumentato vertiginosamente nei primi cinque anni del 2000. Per tutti gli anni ’90, l’ingresso di imprese di progettazione di circuiti integrati non ha mai superato le 20 nuove imprese all’anno. Dopo la pubblicazione del Documento 18, il numero di nuove imprese di progettazione è passato da 98 nel 2000 a quasi 471 nel 2004. La maggior parte delle imprese del nuovo settore cinese della progettazione di circuiti integrati è costituita da start-up senza fabbrica che esternalizzano la produzione di chip a fonderie locali e internazionali. Nel settore della produzione di chip, l’afflusso di talenti, tecnologie e capitali stranieri, unito a sovvenzioni aggressive da parte dei governi regionali, ha portato alla creazione di una nuova azienda campione nazionale, la Semiconductor Manufacturing International Corporation (in cinese: 中芯国际) o SMIC, a Shanghai. Dal 2004, SMIC è il più grande e tecnologicamente avanzato produttore di chip della Cina e si colloca tra le prime cinque fonderie a livello globale. Il modello di business di SMIC è quello di una fonderia “pure-play”, che produce chip per aziende di semiconduttori nazionali e straniere, tra cui aziende fabless e IDM. A differenza delle precedenti imprese cosiddette “campioni nazionali”, SMIC è un’azienda non statale con forti legami con le reti di produzione globali.

L’impresa globale SMIC

L’origine di SMIC è riconducibile alla forte influenza degli esperti di etnia cinese residenti all’estero sull’industria nazionale alla fine degli anni Novanta. Il fondatore della SMIC, Richard Ru-Gin Chang, è stato uno dei numerosi industriali consultati dal governo cinese in merito ai progetti 908 e 909. Egli è stato coinvolto nell’acquisizione di Huajing da parte di CSMC e successivamente gli è stato chiesto da funzionari del MEI di gestire la fabbrica da 8 pollici per il Progetto 909. Chang ha costruito una carriera costruendo nuove fabbriche per Texas Instruments. Nel 1997, Chang ha fondato la fonderia World Semiconductor Manufacturing Corporation (WSMC) a Taiwan per competere con il leader del settore TSMC. Nel 1999, gli azionisti di WSMC vendono l’azienda a TSMC contro la volontà di Chang. Allo stesso tempo, funzionari governativi cinesi di alto livello estesero i loro inviti a Chang, convincendolo che, con il sostegno del governo cinese, avrebbe potuto realizzare la sua ambizione di lanciare una fonderia di livello mondiale dalla Cina continentale. Nell’agosto 2000, SMIC è stata fondata nel parco scientifico di Zhangjiang a Shanghai, il più importante parco industriale di semiconduttori. Chang ha messo insieme un team di oltre 300 manager e ingegneri, per lo più di etnia cinese residenti all’estero, reclutati da fonderie e IDM leader negli Stati Uniti, a Singapore e a Taiwan. Per finanziare l’impresa da 1,48 miliardi di dollari, Chang ha raccolto capitali da investitori internazionali, tra cui le società di venture capital Walden International, Vertex Venture Holdings, H&Q Asia Pacific e Goldman Sachs, oltre a vari gruppi aziendali statali cinesi e ai bracci di investimento del governo municipale di Shanghai.L’obiettivo tecnologico iniziale di SMIC era un modesto nodo di processo da 8 pollici e 0,18 micron, ma l’azienda è stata aggressiva nell’aumentare la produzione. Nel gennaio 2002, la fabbrica di Shanghai di SMIC stava già entrando nella produzione di massa. SMIC è un nuovo tipo di impresa che molti studiosi hanno difficoltà a classificare. Essendo registrata nelle Isole Cayman, SMIC è un’impresa a capitale interamente straniero (WFOE) secondo la legge cinese. Sebbene diverse organizzazioni statali e legate al governo cinese detengano azioni della SMIC, la SMIC stessa non è mai entrata a far parte dei maggiori gruppi statali controllati dalla Commissione per la supervisione e l’amministrazione dei beni di proprietà statale del Consiglio di Stato (SASAC). Per questo motivo, alcuni studiosi la classificano come un’azienda di proprietà straniera.Il problema di questa classificazione è che, pur avendo capitale straniero e un managment di etnia cinese residente all’estero, le operazioni della SMIC sono saldamente basate in Cina. Ad eccezione di alcuni uffici all’estero, la SMIC non ha interessi commerciali al di fuori della Cina. L’azienda ha ricevuto ingenti investimenti dal governo cinese, che sono cresciuti nel tempo. L’ovvia contraddizione tra la classe giuridica della SMIC (cioè WFOE) e il comportamento di un’azienda nazionale ha portato a riconoscimenti bizzarri della SMIC. Alcuni studiosi considerano la SMIC un campione nazionale WFOE, descrivendola come un figlio adottivo del governo cinese.Altri sostengono che la SMIC sia simile alla Foxconn, il produttore di elettronica a contratto, in quanto appartiene a una classe unica di imprese a investimento estero gestite da cinesi etnici con una strategia operativa basata in Cina, tranne che per il fatto che Honghai/Foxconn è legata a una società madre estera, mentre la SMIC non lo è.La questione controversa è se la tecnologia avanzata della SMIC possa essere considerata cinese o estera. Tuttavia, nel 2020 è diventato chiaro che SMC è semplicemente un nuovo tipo di multinazionale cinese, poiché il governo degli Stati Uniti è disposto a sanzionare SMIC per la sua capacità attuale e potenziale di far progredire l’alta tecnologia cinese. Nei primi anni di vita, SMIC non era un campione nazionale designato come Huajing o Huahong-NEC fin dall’inizio. SMIC è diventata un campione di fatto solo dopo aver ottenuto vittorie in un’agguerrita competizione nazionale. Nel 2000, Huahong-NEC era ancora il campione nazionale ufficiale, ma il concorrente più forte di SMIC era un’altra fonderia in fase di avviamento, Grace Semiconductor Manufacturing Co. fondata nello stesso anno nello stesso parco industriale. Grace ha profondi legami con il governo cinese e con i gruppi imprenditoriali taiwanesi, dal momento che ha due insoliti co-fondatori: Winston Wang, figlio di Wang Yung-Ching, proprietario del conglomerato industriale taiwanese Formosa Plastics Group, e Jiang Mianheng, figlio dell’ex presidente cinese Jiang Zemin. Forse a causa di questi legami, nel 2001 le banche statali cinesi hanno concesso più prestiti a Grace (800 milioni di dollari) che a SMIC (430 milioni di dollari), fornendo a Grace un capitale iniziale leggermente superiore, pari a 1,63 miliardi di dollari, rispetto al fondo di avviamento di 1,48 miliardi di dollari di SMIC.Mentre il gruppo dirigente internazionalizzato di SMIC è stato reclutato a livello globale, Grace ha attinto dal pool di ingegneri specializzati in semiconduttori di Taiwan. Nonostante le differenze di origine, SMIC e Grace hanno gareggiato utilizzando strategie operative simili.

– Entrambe le aziende hanno puntato sulla tecnologia di processo a 8 pollici e 0,18 micron al momento del lancio, un livello tecnologico modesto, circa due generazioni indietro rispetto ai leader internazionali, anche se erano già più avanzate di Huahong-NEC. Entrambe hanno costruito mega fabbriche di dimensioni enormi con un volume di 100.000 wafer al mese per ottenere economie di scala sufficienti per la concorrenza internazionale. Entrambe le società hanno adottato il modello di fonderia “pure-play” inventato da TSMC, specializzandosi nella produzione di semiconduttori per case di progettazione indipendenti e IDM. All’inizio degli anni 2000, sia SMIC che Grace hanno investito molto nella produzione in outsourcing dagli IDM, una sorta di processo di esportazione con produzione avanzata, in cui le fonderie cinesi hanno importato attrezzature e materiali, hanno utilizzato progetti di IDM stranieri e hanno esportato i chip fabbricati. Gli ordini di outsourcing riempiono rapidamente le fabbriche, ma soprattutto aiutano ad assicurarsi la proprietà intellettuale dalle aziende di outsourcing. SMIC ha ricevuto IP da clienti come Toshiba, TI, Infineon ed Elpida, mentre Grace ha ricevuto IP da SST, OKI, Sanyo e Toshiba.Alla fine, la gara tra SMIC e Grace per il dominio del mercato è stata determinata dal successo commerciale piuttosto che dai legami politici. SMIC ha ottenuto i primi successi aumentando la produzione delle sue prime fabbriche molto più velocemente di Grace. Iniziata la costruzione nell’agosto 2000, la prima fabbrica da 8 pollici di SMIC a Shanghai è entrata in produzione di massa in meno di un anno e mezzo, compreso meno di un anno per la qualificazione del processo a 0,18 micron. Al contrario, Grace ha impiegato circa 21-4 mesi per qualificarsi per il processo da 0,18 micron.Probabilmente, SMIC disponeva di un team più esperto di ingegneri di produzione e di processo. Il collegamento di Grace con la base di competenze taiwanesi è avvenuto principalmente attraverso Nanya, un produttore di chip di memoria di secondo livello che fa capo al Formosa Plastics Group, mentre il team di fondatori di SMIC proviene dai migliori IDM e fonderie di tutto il mondo, tra cui Intel, Charted e TSMC. Come è stato rivelato in seguito nella causa TSMC-SMIC, gli ingegneri reclutati da SMIC hanno portato con sé importanti conoscenze tacite e segreti commerciali, tra cui la conoscenza di “flussi di processo dettagliati … tra cui l’obiettivo del processo e il tipo di apparecchiatura” dalle fonderie rivali.Il vantaggio di SMIC derivante dalla sua rapida accelerazione è stato accumulato non solo in termini commerciali, in quanto ha generato rapidamente entrate, ma anche per assicurarsi un ulteriore sostegno da parte del governo cinese. Quando Grace entrò in produzione nel 2003, SMIC aveva già i suoi stabilimenti di Shanghai pienamente operativi e stava cercando di aggiungere ulteriore capacità. Nel 2002, SMIC ha acquisito gli impianti da 8 pollici di Motorola a Tianjin e, con il sostegno del governo municipale di Pechino, ha iniziato a costruire il primo impianto cinese da 12 pollici a Pechino. Nel luglio 2003, la China Security Regulatory Commission ha allentato i requisiti di redditività triennale per le grandi imprese cinesi (definite con un valore di mercato superiore a 2 miliardi di dollari) per essere quotate alla Borsa di Hong Kong, una mossa ampiamente considerata come favorevole alle fonderie di semiconduttori. Nel marzo 2004, SMIC si è quotata in borsa a Hong Kong e a New York, raccogliendo un capitale aggiuntivo di 1,1 miliardi di dollari. Grazie alle sue enormi dimensioni, che nel 2004 rappresentavano più della metà della capacità di fonderia in Cina, e al sostegno di vari livelli del governo, SMIC è diventata chiaramente il nuovo campione nazionale dell’industria cinese dei semiconduttori. La formazione di SMIC, un nuovo tipo di multinazionale cinese con origini e legami globali a seguito della liberalizzazione dell’industria dei semiconduttori nel 2000, ha contribuito ad accelerare il tasso di aggiornamento tecnologico negli anni 2000. Questo progresso può essere sintetizzato grossolanamente da tre parametri: l’aumento della quota di produzione globale, la riduzione del divario con la frontiera tecnologica internazionale e l’espansione delle capacità di progettazione e produzione di semiconduttori sofisticati. In primo luogo, la quota della Cina nella produzione globale di semiconduttori è aumentata rapidamente negli anni 2000. Nel 2000, l’intera industria cinese dei semiconduttori aveva un fatturato di 2,88 miliardi di dollari, pari a meno del 2% della capacità produttiva globale. Un decennio dopo, grazie agli investimenti del settore privato nazionale, delle multinazionali e del governo cinese, l’industria è cresciuta fino a raggiungere un fatturato annuo di 38 miliardi di dollari, pari al 10,5% della capacità produttiva globale. Poiché l’industria cinese è emersa in un contesto di espansione delle catene del valore globali e di specializzazione verticale, le aziende cinesi hanno adottato il modello della fonderia dedicata, portando a una presenza eccessiva nel settore della fonderia. Dalla metà degli anni 2000, la Cina continentale è già diventata il secondo fornitore di capacità di fonderia, dopo solo la Taiwan.Alla fine degli anni 2020, tra le più grandi fonderie pure-play del mondo, SMIC si colloca tra le prime cinque, mentre Huahong Group è tra le prime dieci. In secondo luogo, negli anni Duemila, SMIC, in qualità di azienda leader cinese, era molto più vicina alle frontiere tecnologiche rispetto a qualsiasi altra azienda cinese. A metà degli anni Novanta, dopo diversi cicli di importazioni e trasferimenti di tecnologia, la tecnologia dei semiconduttori cinese era ancora un decennio indietro rispetto al mainstream. Il progetto statale 908/909 intendeva avvicinarsi alle frontiere tecnologiche, ma entrambi i progetti hanno incontrato grandi difficoltà nel creare imprese capaci di sostenere l’aggiornamento. Con l’emergere di aziende collegate a livello globale, il divario si è infine ridotto a una generazione o a un anno e mezzo circa alla fine degli anni 2000.Infine, le aziende cinesi di semiconduttori sono diventate produttori sofisticati di chip per computer veramente moderni per usi industriali e di consumo. A metà degli anni ’90, la principale azienda nazionale, Huajing, progettava e produceva principalmente dispositivi discreti, come transistor e diodi. Nel Progetto 909, il governo cinese ha dovuto organizzare un trasferimento di tecnologia da NEC per acquisire le tecniche di progettazione e produzione di chip IC per Smart Card, un tipo di chip di base piuttosto semplice e a basso costo nell’elettronica moderna. Grazie a Huahong-NEC, i cinesi sono diventati capaci di produrre in massa chip DRAM di base a un livello di qualità accettabile. A metà degli anni 2000, SMIC era in grado di offrire un’ampia gamma di capacità per produrre in serie varietà di chip per telecomunicazioni, multimedia e computer per clienti stranieri e nazionali. Si tratta di un progresso notevole: la produzione di DRAM di base consiste nel fabbricare ripetutamente progetti relativamente semplici, ma i circuiti integrati per applicazioni specifiche hanno progetti unici e personalizzati per ogni applicazione, che spesso richiedono alle fonderie di lavorare a stretto contatto con le case di progettazione per sperimentare e perfezionare i processi.

In terzo luogo, sebbene SMIC abbia fatto avanzare la tecnologia cinese più vicino alla frontiera tecnologica rispetto a qualsiasi altra azienda, SMIC si è comunque affidata pesantemente al trasferimento di tecnologia e alle licenze dall’estero per passare a ogni nuova generazione di nodi di processo per tutti gli anni 2000. I partner di SMIC per le licenze in ogni generazione di nodi di processo includono la giapponese Toshiba (per la logica a 0,13 micron), la giapponese Fujitsu (per le DRAM a 0,22-0,11 micron), la giapponese Elpida (per le DRAM a 90 nm e 100 nm), la tedesca Infineon (DRAM a 80 e 90 nm), Chartered di Singapore (per la logica a 0,10 micron) e IBM (per la logica CMOS a 45 nm). Questi accordi di licenza, da un lato, hanno permesso a SMIC di recuperare rapidamente il ritardo con bassi rischi di innovazione. Questo è il modello operativo che Dan Breznitz e Michael Murphree hanno descritto come il modello “Run of the Red Queen”: Le aziende cinesi sono brave a seguire velocemente i modelli di business e le tecnologie collaudate senza correre il rischio di spingersi oltre le frontiere tecnologiche.D’altra parte, questi accordi di licenza dipendono da relazioni intricate nell’industria globale che possono facilmente andare storte. I partner di SMIC per le licenze tecnologiche erano produttori di chip di memoria europei e giapponesi, tra cui Infineon, Fujitsu ed Elpida (nati dalla fusione delle attività DRAM di NEC e Hitachi), che concedevano in licenza le tecnologie di progettazione e di processo delle DRAM esternalizzando le produzioni a SMIC. In questi accordi, le licenze tecnologiche fanno parte di accordi di esternalizzazione della produzione che hanno esteso le protezioni dei diritti di proprietà intellettuale ai produttori a contratto. Tuttavia, questi produttori di chip di memoria si sono affidati all’outsourcing per ridurre i costi, perché erano già in svantaggio competitivo sul mercato. Nel 2007, SMIC aveva già abbandonato il settore dell’outsourcing per i produttori di DRAM, citando il “calo dei prezzi delle DRAM”.Nel giro di pochi anni, Infineon, Fujitsu ed Elpida sono uscite dal settore delle DRAM. Con il cambio di marcia di SMIC, che si è concentrata sulle sue attività di fonderia nella produzione di chip logici, è diventato sempre più difficile per SMIC acquisire IP da IDM e fonderie rivali. Nel 2007 SMIC ha ottenuto la licenza per il processo logico a 65 nm da IBM, ma a causa delle restrizioni del portafoglio IP di IBM, SMIC non può modificare il processo senza perdere le protezioni IP di IBM. Tuttavia, in qualità di fornitore di servizi di fonderia, SMIC compete nel fornire variazioni e personalizzazioni nelle tecnologie dei nodi di processo. Nello sviluppo del processo logico a 40 nm di nuova generazione, SMIC ha dovuto svolgere più attività di ricerca e sviluppo interne e ha sviluppato un portafoglio di proprietà intellettuale. Di conseguenza, il processo a 40 nm di SMIC è entrato in produzione di massa solo nel 2013, con almeno cinque anni di ritardo rispetto a TSMC. All’inizio degli anni 2010, l’apparente divario tra SMIC e i leader tecnologici all’avanguardia si è nuovamente ampliato. Nel 2009, il cofondatore e CEO di SMIC Richard Chang è stato costretto a dimettersi per aver perso le cause legali con TSMC. Purtroppo, gli investimenti aggressivi e il modello di recupero di SMIC nel primo decennio dipendevano fortemente dalla leadership di Chang. Con il dipartimento di Chang, i dirigenti successivi non sono stati in grado di formulare strategie coerenti né di mantenere un’organizzazione integrata, portando a un decennio di stagnazione. Con la partenza di Chang, è emersa la complicazione intrinseca della struttura azionaria internazionalizzata della SMIC. Questa struttura aveva permesso all’azienda di assicurarsi finanziamenti, talenti e clienti globali. Ma richiedeva l’integrazione di interessi diversi e talvolta incompatibili all’interno dell’azienda, in particolare i conflitti tra capitale statale, management internazionale e ingegneri locali. Nel 2009, David N. K. Wang, ex dirigente di Applied Material ed ex amministratore delegato di Huahong, è diventato amministratore delegato di SMIC. Sotto la guida di Wang, SMIC ha abbandonato l’espansione della capacità produttiva, ha interrotto gli accordi per la gestione delle fabbriche di Chengdu e Wuhan ed è tornata a registrare profitti in due anni. Tuttavia, la vendita della fabbrica di Chengdu a Texas Instruments nel 2010, soprattutto con il trasferimento di circa 300 ingegneri di SMIC, ha provocato insoddisfazione all’interno di SMIC. Il 27 giugno 2011, il presidente del consiglio di amministrazione di SMIC, Jiang Shangzhou, un alto funzionario governativo che bilanciava gli interessi all’interno dell’azienda, è morto improvvisamente per malattia. Due giorni dopo, il principale azionista statale, Datang Telecom, ha chiesto le dimissioni di David Wang e ha sostenuto l’assunzione del ruolo di Chief Operation Officer (COO) Yang Shining (o Simon Yang). La lotta tra l’amministratore delegato David Wang, sostenuto da capitali internazionali, e Simon Yang, appoggiato da Datang, è uscita allo scoperto. Alla fine, sia Wang che Yang sono stati costretti a dimettersi. Ma circa 100 ingegneri della fazione radicale si sono dimessi con Yang e si sono uniti a lui per avviare la ricerca e sviluppo della memoria flash NAND 3D a Wuhan Xinxin. Sulla base delle fondamenta di Xinxin, Simon Yang è stato successivamente sostenuto dalla Tsinghua Unigroup, di proprietà statale, per fondare la Yangtze Memory Technologies, una forza importante nel recupero della Cina nella tecnologia della memoria. Alla SMIC, le turbolenze del 2011 hanno portato a una pesante perdita di 165 milioni di dollari nel quarto trimestre dell’anno, la più grande dalla sua fondazione. Nell’agosto 2011, Chiu Tzu-yin è stato nominato nuovo CEO. Chiu è stato un membro del team fondatore di SMIC, ha studiato negli Stati Uniti presso gli AT&T Bell Labs e ha ricoperto posizioni chiave in TSMC. Nel 2003 Chiu ha lasciato SMIC per assumere la posizione di CEO di Huahong-NEC, dove ha contribuito in modo determinante alla trasformazione di Huahong-NEC in una fonderia pura. Dopo il ritorno a SMIC, Chiu ha continuato a enfatizzare i nodi di processo maturi per la redditività e ha sostanzialmente rallentato il ritmo di recupero. Sotto la guida di Chiu, SMIC si è concentrata maggiormente sulla varietà dell’offerta di servizi di fonderia e sulle esigenze delle case di progettazione locali. Dopo l’uscita dalla DRAM, l’attività di SMIC si è fortemente concentrata in due aree: i circuiti integrati di comunicazione (ad esempio, reti mobili e computer) e l’elettronica di consumo (ad esempio, carta multimediale, TV digitale, assistente digitale personale (PDA)). Queste aree sono quelle in cui eccellono le case di progettazione fabless nordamericane e cinesi. Dal 2012, SMIC opera con profitti sostenuti. Il nuovo motore di crescita di SMIC è il boom del settore della progettazione di semiconduttori a livello nazionale, guidato dalla domanda locale di elettronica di alta qualità e a basso costo. Fin dall’inizio, SMIC ha adottato una strategia per sostenere le aziende nazionali senza fabbrica, ma la strategia ha dato i suoi frutti solo nel 2015. Nel 2005, SMIC ha prodotto il primo chip di banda base 3G in Cina basato su un nodo di processo da 0,13 micron per lo standard indigeno TD-SCDMA, ma allora i clienti nazionali rappresentavano solo l’otto per cento del fatturato di SMIC. La quota dei clienti della Cina continentale è cresciuta gradualmente dal 20% nel 2009 a quasi il 50% nel 2016 (Figura 4.2). Nel 2015, le aziende nazionali di progettazione di semiconduttori hanno superato le aziende nordamericane diventando sia la principale fonte di reddito di SMIC sia il più grande gruppo di utenti per i nodi avanzati (definiti da SMIC come processo a 90 nm o inferiore). Mentre i clienti cinesi di SMIC tendono a progettare chip in nodi meno avanzati, Chiu ha collaborato con successo con Huawei per produrre chip di fascia bassa presso SMIC e nel 2015 ha formato una joint venture tra Huawei, Qualcomm, IMEC e SMIC per sviluppare la tecnologia logica a 14 nm.

Nel 2014, il governo cinese ha avviato il suo ultimo ciclo di investimenti statali nell’industria dei semiconduttori. A settembre è stato istituito il National Integrated Circuit Industry Investment Fund (noto anche come Big Fund), con un fondo totale di oltre 100 miliardi di RMB da investire in particolare nei settori della fabbricazione di circuiti integrati (47,8%) e della progettazione di circuiti integrati (19,7%). SMIC è il maggior beneficiario del National IC Fund, ricevendo un totale di 21 miliardi di RMB in investimenti azionari. L’iniezione di capitale statale ha sollevato SMIC dalle pressioni finanziarie, ma la pressione politica per far progredire le tecnologie dei semiconduttori cinesi è aumentata. Alla fine del mandato di Chiu Tzu-yin, la mancanza di un impegno a lungo termine per recuperare il ritardo aveva portato a un crescente divario in termini di tecnologie e di scala con la fonderia leader TSMC, anche se SMIC era diventata redditizia per anni. Nel 2017, SMIC era solo un decimo di TSMC in termini di fatturato e, mentre TSMC era pronta a produrre in massa chip a 7 nm per Apple e Huawei, SMIC stava lottando per l’avvio del processo a 28 nm, un nodo tecnologico in ritardo di almeno quattro generazioni rispetto a TSMC. Nel 2017 Chiu ha lasciato il posto a due co-CEO: Zhao Haijun, un insider di SMIC dal 2010, e Liang Mong Song, l’ex direttore di TSMC che ha aiutato Samsung a sviluppare i processi a 16 e 14 nm. Con l’arrivo di Liang, SMIC ha finalmente fatto breccia nella tecnologia FinFET a 14-nm. Tuttavia, quando i nodi a 14-nm di SMIC entreranno in produzione di massa alla fine del 2019, il ritardo rispetto a TSMC sarà di quasi sei anni. L’ulteriore sviluppo tecnologico di SMIC sarà impegnativo. Nel dicembre 2020, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aggiunto SMIC all’elenco delle entità della BRI, dopo che il Dipartimento della Difesa ha dichiarato che SMIC è una società “posseduta o controllata” dall’esercito cinese. Queste sanzioni vietano a SMIC di acquistare attrezzature e materiali con tecnologie americane senza una licenza del governo statunitense. In particolare, SMIC non potrà acquistare attrezzature per la produzione di semiconduttori avanzati con nodi da 10 nm o superiori. Con le precedenti sanzioni a Huawei, a SMIC è stato anche vietato di lavorare con Huawei e le sue filiali, un importante cliente nazionale che ha la domanda e l’esperienza per i nodi avanzati di SMIC. Queste sanzioni hanno avuto effetti collaterali anche sull’integrazione organizzativa di SMIC. Alla fine di dicembre 2020, una lettera di dimissioni di Liang Mong Song è circolata bruscamente su Internet, aumentando le speculazioni sul fatto che Liang fosse diventato meno utile in quanto SMIC non è in grado di progredire al di sotto dei nodi a 10 nm. Alla fine, Liang è rimasto dopo che SMIC ha offerto ai suoi dipendenti più importanti delle stock option nel maggio 2021. Tuttavia, questi recenti sviluppi evidenziano le sfide che ci attendono: per entrare nelle tecnologie avanzate dei semiconduttori con nodi a 10 nm e inferiori, SMIC non può più fare affidamento sui principali fornitori stranieri di apparecchiature per trasferire le tecnologie, un vantaggio di cui ha goduto a lungo come seguace. Al contrario, SMIC deve collaborare con produttori di apparecchiature di secondo livello, non americani, per innovare nelle nuove generazioni di nodi di processo, un compito difficile che richiede la capacità di integrare le competenze tra le organizzazioni di SMIC e dei suoi fornitori. Sebbene lo Stato possa esercitare pressioni politiche e incentivi finanziari per spingere SMIC a innovare, non è chiaro se SMIC sia in grado di affrontare queste sfide come un’impresa innovativa, ossia formulando una strategia di investimento valida ed eseguendola con un’organizzazione integrata.

https://jacopo1949.substack.com/p/lezioni-dal-successo-e-dal-fallimento-437

Lezioni dal successo e dal fallimento, di jacopo1949

Lezioni dal successo e dal fallimento: L’innovazione indigena in Cina nella industria dei semiconduttori

Un estratto esclusivo del libro di Yin Li della Fudan Univeristy, pubblicato per Routledge

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Questo era un altro post che volevo scrivere da un po’,dato che è un argomento di cui si parla ormai quotidianamente nei media,think thank e università internazionali,le cosiddette “élite” insomma : l’industria dei semiconduttori,ed in particolare modo i semiconduttori cinesi,uno dei principali,per non dire IL principale, nodo dello scontro tecnologico ormai dichiarato tra Cina e Stati Uniti. In questa newsletter,sono orgoglioso di presentarvi una traduzione integrale del capitolo dedicato a tale industria nel libro uscito a giugno per Routledge “China’s Drive for the Technology Frontier : Indigenous Innovation in the High-Tech Industry”

La Cina è diventata una potenza innovativa nelle industrie ad alta tecnologia, ma l’opinione diffusa presume che il modello cinese sia costruito sul contrabbando tecnologico e sul capitalismo di Stato. Questo libro sfata i miti che circondano il modello cinese con una nuova visione delle strategie cinesi per l’innovazione tecnologica. L’argomento centrale è che l’innovazione indigena svolge un ruolo cruciale nella trasformazione dell’industria high-tech cinese. Come ogni nazione industrializzata di successo nella storia, l’innovazione interna in Cina consente alle imprese industriali di assimilare le conoscenze sviluppate altrove, di utilizzare le risorse scientifiche e tecnologiche e le capacità umane accumulate nel Paese e, infine, di avvicinarsi alla frontiera tecnologica. La domanda è: in che modo le imprese e i governi cinesi si impegnano nell’innovazione interna? Il libro presenta casi di studio dettagliati di due settori critici dell’alta tecnologia – l’industria delle apparecchiature per le telecomunicazioni e l’industria dei semiconduttori – e, al loro interno, le storie aziendali dei principali innovatori cinesi.

L’autore è Yin Li, professore assistente presso la Scuola di Relazioni Internazionali e Affari Pubblici dell’Università di Fudan, 复旦大学. I suoi interessi di ricerca si concentrano sull’economia dell’innovazione, sulla politica industriale e sulla governance delle tecnologie emergenti. Le sue ricerche sono state pubblicate sulle principali riviste di studi sull’innovazione, tra cui Research PolicyTechnovation e JASIST. Li ha conseguito una laurea in economia presso la Renmin University of China, un master in economia presso l’Università del Massachusetts e un dottorato in politiche pubbliche presso il Georgia Institute of Technology.

N.B. L’estratto è risalente a qualche mese prima delle recenti scelte della amministrazione Biden in materia di controllo delle esportazioni per i semiconduttori. Qua potrete essere informati sulle implicazioni di questa azione.

Dato che è molto lungo,questa è la prima parte. Le altre due arriveranno prossimamente.

L’industria dei semiconduttori: recuperare terreno nella tecnologia d’avanguardia

I semiconduttori, tra cui diodi, transistor e circuiti integrati (IC), sono la spina dorsale della tecnologia informatica avanzata. Questi minuscoli dispositivi elettronici sono alla base di tutto nella società dell’informazione di oggi, dai computer ai telefoni cellulari, dagli elettrodomestici alle automobili, fino alla robotica e alle reti elettriche. Con l’avanzamento del 5G, dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie dell’Internet delle cose (IoT), l’uso di chip per computer e semiconduttori avanzati sarà probabilmente onnipresente nel prossimo futuro. La padronanza della tecnologia dei semiconduttori, quindi, non è solo la chiave per catturare i driver tecnologici e i centri di valore nella produzione di elettronica, ma è anche fondamentale per assicurarsi la leadership nel settore globale. L’innovazione nella tecnologia dei semiconduttori è estremamente dinamica e globalizzata. Dagli anni ’70, l’evoluzione tecnologica dei semiconduttori ha seguito all’incirca la legge di Moore: ogni due anni le prestazioni dei circuiti integrati raddoppiano e il loro prezzo si dimezza.Per stare al passo con il ritmo dell’evoluzione tecnologica è necessario un ampio ventaglio di competenze e capacità, nonché un ingente investimento finanziario. Mentre un tempo l’industria dei semiconduttori era dominata dai produttori di dispositivi integrati (IDM) che progettavano, producevano e vendevano i propri semiconduttori, oggi la ricerca e sviluppo (R&S) e la produzione dell’industria dei semiconduttori sono organizzate in reti globalizzate da aziende specializzate, tra cui le fonderie (che producono chip su scala enorme e sofisticati sulla base dei progetti dei clienti) e le case di progettazione fabless (che si concentrano sui progetti dei chip e affidano i compiti di produzione alle fonderie). Prendendo come esempio la produzione dei SoC (system on chip) mobili di Apple, il chip utilizzato nell’iPhone viene progettato da Apple nella Silicon Valley, fabbricato da Taiwan Semiconductor Manufacturing Corporation (TSMC) a Hsinchu, utilizzando attrezzature fornite dall’azienda olandese ASML con prodotti chimici e materiali giapponesi, e infine testato e assemblato nella Cina continentale. Questo sistema di produzione globale è dominato da una manciata di grandi aziende con sede negli Stati Uniti, in Europa e in Asia orientale. Ma la capacità di produzione dei chip a semiconduttore più avanzati, con nodi di 10 nm o inferiori, è detenuta solo da tre aziende: Intel, Samsung e TSMC. Oggi, sebbene la Cina sia diventata il più grande produttore di elettronica al mondo, il Paese fa ancora molto affidamento sulle aziende straniere per la fornitura di chip e dispositivi semiconduttori. Dal 2006, l’importazione di semiconduttori, compresi i circuiti integrati e altri tipi di dispositivi al silicio, ha superato il petrolio greggio, diventando la principale merce importata dalla Cina. Il valore annuale delle importazioni cinesi di circuiti integrati ha raggiunto i 200 miliardi di dollari nel 2013 e i 300 miliardi di dollari nel 2018. La Cina persegue da tempo l’autosufficienza nella tecnologia dei semiconduttori. La Cina ha una lunga storia di sviluppo delle tecnologie dei semiconduttori che risale agli anni Cinquanta. Negli anni ’80 e ’90, il governo cinese ha speso miliardi per importare tecnologie straniere avanzate per potenziare le sue aziende statali di semiconduttori. Negli anni 2000, la Cina ha abbracciato la globalizzazione invitando le imprese multinazionali e private a espandere rapidamente la propria capacità produttiva di semiconduttori. Negli ultimi anni, la Cina ha deciso di far progredire l’industria nazionale dei semiconduttori utilizzando attivamente gli strumenti della politica industriale. La dipendenza della Cina dai fornitori stranieri e la sua ricerca dell’autosufficienza dei semiconduttori hanno reso l’accesso alla tecnologia avanzata dei semiconduttori un punto di rottura nella rivalità tecnologica emergente tra Stati Uniti e Cina. Nell’ottobre 2018, il Bureau of Industry and Security (BIS) del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aggiunto Fujian Jinhua, una start-up cinese di proprietà statale produttrice di memorie dinamiche ad accesso casuale (DRAM), all’elenco delle entità BIS per il controllo delle esportazioni, vietando a Jinhua di procurarsi attrezzature e materiali di produzione statunitense che alla fine hanno portato al collasso di Jinhua. Il 15 maggio 2020, il BIS ha vietato a Huawei Technologies, il gigante cinese delle tecnologie di telecomunicazione, di acquistare semiconduttori progettati e prodotti con tecnologie americane dopo un anno dall’inserimento di Huawei nella BIS Entity List per il controllo delle esportazioni, come menzionato nel capitolo precedente. Quattro mesi dopo, il Dipartimento del Commercio ha stabilito controlli sulle esportazioni del principale produttore cinese di chip, Semiconductor Manufacturing International Corporation (SMIC), imponendo alle aziende statunitensi di ottenere licenze prima di vendere a SMIC tecnologie e apparecchiature specifiche. La sentenza ha di fatto vietato a SMIC di acquistare attrezzature con tecnologie statunitensi per la produzione di semiconduttori avanzati di lunghezza pari o inferiore a 10 nm. Con l’aumento delle tensioni con gli Stati Uniti, è logico supporre che la Cina raddoppierà il percorso di sviluppo interno. Nel 2016, il Presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato: “Avere una tecnologia di base controllata da altri è il più grande pericolo nascosto”.Nel 2020, il Presidente Xi ha nuovamente invitato a compiere sforzi per perseguire “tecnologie strategiche e che richiedono un impegno a lungo termine” nei settori “che si basano su componenti, parti e materie prime importate”.Riuscirà la Cina a colmare il divario con i leader mondiali nella produzione e nella tecnologia dei semiconduttori? In che modo l’industria e le imprese cinesi si sono impegnate nell’apprendimento e nell’innovazione tecnologica? Quali sono gli insegnamenti dell’innovazione interna nell’industria dei semiconduttori? Per rispondere a queste domande, ripercorriamo l’evoluzione dell’industria cinese dei semiconduttori e delle sue principali imprese commerciali dalla loro nascita negli anni Cinquanta a oggi. Esaminiamo l’importante spinta dello Stato cinese verso la tecnologia avanzata dei semiconduttori e il modo in cui le principali aziende cinesi di semiconduttori hanno organizzato la produzione e l’innovazione in risposta alle politiche governative e ai cambiamenti industriali globali. Prima di addentrarci nel settore, nella storia e nei casi di aziende specifiche, è necessaria una breve panoramica della struttura dell’industria dei semiconduttori e delle caratteristiche tecnologiche per comprendere il contesto dello studio.

La struttura dell’industria dei semiconduttori.

La moderna industria dei semiconduttori è composta da tre parti principali, che corrispondono alle tre fasi principali della produzione di chip a semiconduttore: progettazione, fabbricazione, confezionamento e collaudo (Figura 4.1)La produzione di semiconduttori può essere organizzata come parte di un’operazione commerciale integrata in un’impresa più grande che produce semiconduttori come componenti per i suoi prodotti finali o come attività separata per produrre semiconduttori per i clienti. In quest’ultimo caso, un produttore di chip di questo tipo è chiamato fonderia commerciale. Una fonderia commerciale che esegue tutte e tre le fasi principali di progettazione, fabbricazione, confezionamento e collaudo dei semiconduttori è chiamata IDM. Intel, ad esempio, è un IDM che progetta e produce processori per computer ad alte prestazioni. Anche i produttori di chip di memoria (ad esempio, memoria flash NAND e DRAM), come Samsung, Hynix e Micron, sono IDM, poiché la produzione di chip di memoria richiede una stretta integrazione tra progettazione e produzione. A partire dagli anni Novanta, l’industria globale dei semiconduttori è diventata molto frammentata e ognuna delle tre fasi di produzione dei chip viene svolta da aziende diverse e specializzate, spesso situate in zone distanti del mondo. Un’azienda manifatturiera specializzata nella produzione di semiconduttori secondo i progetti di un cliente è chiamata “fonderia pura”. Un’azienda di progettazione di semiconduttori che si concentra sulla progettazione di chip, esternalizzando tutte le operazioni di produzione alla fonderia, viene definita un’azienda di semiconduttori “fabless” o un’azienda di progettazione “fabless”, poiché “fab” è il gergo del settore per le linee di produzione. In generale, le aziende fabless americane come Qualcomm, Nvidia e AMD guidano il settore della progettazione di circuiti integrati, mentre l’Asia orientale (cioè TSMC e Samsung) domina i servizi di fonderia di circuiti integrati. Ogni parte dell’industria dei semiconduttori è supportata da una serie di attrezzature, materiali e software. Ad esempio, la progettazione di circuiti integrati necessita di software specializzato, come gli strumenti di automazione della progettazione elettronica (EDA) e i nuclei IP (proprietà intellettuale) forniti da aziende di software specializzate, mentre la produzione di circuiti integrati si affida a produttori di apparecchiature specializzate per la fornitura di macchinari avanzati (ad esempio, macchine per litografia) e a fornitori di materiali per la fornitura di wafer di silicio di alta qualità e di vari prodotti chimici speciali.

Misure della tecnologia dei semiconduttori. La tecnologia dei semiconduttori può essere misurata in due modi: per nodo litografico o per dimensione del wafer. I nodi litografici misurano le dimensioni minime delle caratteristiche di un circuito integrato, il che li rende una buona misura sia per la progettazione dei semiconduttori sia per la tecnologia dei processi di fabbricazione. In generale, più piccoli sono i nodi tecnologici, più avanzata è la tecnologia. Negli anni ’90, i nodi litografici erano tipicamente misurati in micron (1 micron o 1 μm = 1/1000 di millimetro); alla fine degli anni 2000, la tecnologia dei semiconduttori era avanzata fino alla scala dei nanometri (1 nm = 1/1000 μm). Un’altra misura della tecnologia di produzione dei semiconduttori è la dimensione del wafer, che si riferisce alla dimensione del wafer di silicio utilizzato per la fabbricazione dei semiconduttori nelle fonderie. Poiché su un wafer di dimensioni maggiori è possibile fabbricare più circuiti integrati per wafer, riducendo il costo per chip, le linee di produzione più avanzate utilizzano wafer di dimensioni maggiori per compensare i costi più elevati delle tecnologie dei nodi avanzati. Le principali fonderie hanno iniziato la transizione dalle linee di wafer da 8 pollici a quelle da 12 pollici per i nodi avanzati negli anni 2000, ma le linee di wafer da 6 pollici rimangono valide per la fabbricazione di chip prodotti nei nodi maturi.

L’origine dell’industria

La Cina è stata tra le prime nazioni a sviluppare le tecnologie dei semiconduttori. Nel 1956, la campagna del governo cinese “Marcia verso la scienza” (in cinese: 向科学进军) identificò i semiconduttori come una priorità fondamentale per il futuro della Cina. Negli anni Cinquanta, l’Accademia delle Scienze cinese organizzò seminari per scienziati stranieri di ritorno per tenere lezioni sulla teoria e la produzione dei semiconduttori e cinque università cinesi d’élite, tra cui l’Università di Pechino, l’Università di Fudan, l’Università di Jilin, l’Università di Xiamen e l’Università di Nanchino, istituirono dipartimenti di fisica dei semiconduttori. Già nel 1957 si è laureata la prima classe del dipartimento di fisica dei semiconduttori dell’Università di Pechino; tra questi, molti hanno poi assunto posizioni di leadership nel governo, nell’industria e nel mondo accademico, tra cui Wang Yangyuan (presidente di SMIC), Xu Juyan (ingegnere capo di Huajing) e Yu Zhongyu (ingegnere capo del Ministero dell’Industria Elettronica, MEI).

Nel 1965, i ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze (CAS) svilupparono il loro primo circuito integrato, solo sette anni dopo l’invenzione del circuito integrato da parte di Texas Instrument nel 1958. Nel 1972, il CAS aveva sviluppato circuiti di integrazione su larga scala con più di mille transistor su un singolo chip. Successivamente, CAS ha sviluppato memorie ad accesso casuale (RAM) da 4K nel 1979 e da 16K nel 1980, consentendo a questi circuiti integrati prodotti internamente di alimentare i computer mainframe adottati dall’esercito cinese, dalle università e dai laboratori statali. Tuttavia, l’industria civile dei semiconduttori era piccola e arretrata, costituita da decine di fabbriche di proprietà statale strutturate attraverso un’economia pianificata a livello centrale. I prodotti principali di queste fabbriche erano semplici diodi e transistor, un tipo di semiconduttore di base “a dispositivi discreti” non qualificabile come microelettronica avanzata. L’industria statale cinese dei semiconduttori prima della riforma soffriva dei problemi prevalenti in un’economia pianificata, tra cui strutture organizzative burocratiche e gerarchiche, un sistema di incentivi basato sul raggiungimento di quote di produzione, che comportava un uso inefficiente dei materiali e disincentivavava il profitto e l’innovazione, la separazione organizzativa tra R&S e produzione, nonché percorsi di carriera rigidi e la mancanza di incentivi per i singoli individui.Tuttavia, vi erano tre problemi particolarmente rilevanti per l’industria dei semiconduttori. In primo luogo, la separazione tra R&S e produzione a causa di barriere burocratiche è inefficiente per lo sviluppo e il trasferimento di tecnologia. In uno studio sull’industria dei semiconduttori di proprietà statale a Shanghai negli anni ’80, i ricercatori hanno scoperto che le fabbriche statali spesso producevano progetti sviluppati nei laboratori da 10 a 15 anni prima, perché le fabbriche avevano difficoltà a riattrezzarsi per i progetti più recenti.In secondo luogo, le fabbriche statali soffrono di modelli di gestione scadenti e di scarse competenze dei lavoratori. Negli anni ’80, le fabbriche cinesi di semiconduttori avevano rendimenti inferiori al 20-40%, il che significa che il 60-80% dei semiconduttori prodotti era difettoso, rispetto ai produttori giapponesi, competitivi a livello internazionale, che avevano rendimenti superiori al 70%.Infine, lo sviluppo indipendente della tecnologia dei semiconduttori non è solo lento, ma anche isolato dai paradigmi tecnologici mainstream internazionali. Al momento della riforma, alla fine degli anni ’70, l’industria statale era rimasta molto indietro rispetto alla frontiera tecnologica internazionale per quasi due decenni. Per tutti gli anni ’70 e i primi anni ’80, le fabbriche di semiconduttori e le organizzazioni di ricerca cinesi hanno iniziato a importare apparecchiature straniere per espandere la produzione e aggiornare la tecnologia. All’inizio degli anni ’80, è stato fatto un grande sforzo per importare attrezzature per 33 siti di semiconduttori (tra cui fabbriche e istituti di ricerca) per un costo totale di 1,3 miliardi di RMB (150 milioni di dollari), finanziato dai governi nazionali e locali. Tuttavia, poiché i fondi erano distribuiti e limitati per ogni sito, gli importatori hanno scelto di acquistare attrezzature di seconda mano in pezzi. La maggior parte di queste linee erano linee da 3 pollici obsolete che i produttori stranieri intendevano eliminare. Tuttavia, le organizzazioni cinesi coinvolte non avevano le capacità necessarie per distribuire, utilizzare e mantenere le attrezzature importate. Di conseguenza, solo poche di queste linee di produzione importate sono state messe in uso.Negli anni ’80, il governo cinese ha avviato una serie di riforme dell’economia pianificata e del sistema di S&T. Nei settori economici, la riforma ha allentato il controllo dello Stato e ha permesso il decentramento dell’industria: i ministeri dell’industria hanno dismesso centinaia di migliaia di imprese statali e hanno trasferito la proprietà alle autorità provinciali, municipali e locali; è stata concessa maggiore autonomia alle imprese; è stato introdotto un sistema fiscale per la riscossione delle entrate, consentendo alle imprese di trattenere una parte dei loro redditi; sono state tollerate forme di proprietà non statali, che hanno portato all’emergere di imprese straniere e private. Nel sistema di S&T, al fine di ridurre gli oneri fiscali e creare un mercato per la tecnologia, i finanziamenti per gli istituti di ricerca sono stati notevolmente ridotti, con alcuni istituti non prioritari che sono stati completamente defiscalizzati e costretti a lavorare con il mercato e le imprese. I singoli ricercatori sono stati inoltre incoraggiati ad abbandonare le “ciotole di riso di ferro” (cioè il lavoro a tempo indeterminato) e ad avviare un’attività in proprio, dando vita ad alcune delle prime imprese cinesi di S&T.Poiché la natura della riforma cinese è graduale, le misure di riforma sono state attuate lentamente, soprattutto nelle imprese statali, dove la struttura burocratica e gerarchica dell’industria di Stato è rimasta fino alla fine degli anni Novanta. Nel 1982, il Consiglio di Stato ha creato il “Lead Group for Electronics, Computers, and Large-Scale IC” (电子计算机和大规模集成电路领导小组), il primo organismo governativo di alto livello per il coordinamento interministeriale e la definizione di politiche industriali strategiche, presieduto dal vicepremier Wan Li. Nel 1984, il Gruppo guida è stato rinominato “Gruppo guida del Consiglio di Stato per la promozione dell’industria elettronica” (国务院振兴领导小组), un nome che ricorda da vicino le analoghe campagne di promozione dell’industria elettronica promosse in Giappone e Corea negli anni Cinquanta e Sessanta.Il Gruppo guida comprendeva importanti funzionari governativi di alto livello, tra cui Jiang Zemin, allora Ministro dell’Industria elettronica e successivamente Presidente della Repubblica Popolare. Tuttavia, il Gruppo guida durò solo quattro anni. La politica principale del Gruppo Guida era quella di consolidare l’industria elettronica di proprietà dello Stato e di costruire un piccolo numero di imprese chiave. Queste misure erano una risposta ai fallimenti, ampiamente percepiti, della già citata importazione di massa di apparecchiature straniere da parte di 33 siti di semiconduttori all’inizio degli anni Ottanta. I leader cinesi consideravano l’industria dei semiconduttori “frammentata” (散) e “caotica” (乱). Era frammentata perché c’erano troppe organizzazioni piccole e rivali, e caotica perché non c’era un coordinamento efficace tra le organizzazioni nell’acquisizione e nell’aggiornamento della tecnologia. La misura del Gruppo Guida fu quella di forzare i consolidamenti, spingendo l’industria statale dei semiconduttori a concentrarsi in tre regioni designate: due grandi basi industriali nel delta del fiume Yangtze (comprendenti Shanghai, Jiangsu e Zhejiang) e Pechino e un piccolo cluster a Xi’an per le operazioni aerospaziali. A metà degli anni ’80, il MEI ha ceduto la maggior parte delle organizzazioni di semiconduttori di proprietà del governo centrale. Tra il 1988 e il 1995, grazie alla fusione di imprese statali e alla joint-venturing con multinazionali, sono nate cinque fabbriche di semiconduttori di proprietà statale di dimensioni relativamente grandi, tra cui Huayue Microelectronics, Shanghai Belling, Shanghai Philips, Huajing Electronics e Beijing Shougang-NEC13. Le cinque imprese chiave hanno ricevuto finanziamenti speciali per l’acquisizione di tecnologie straniere e l’aumento delle dimensioni. Tre delle cinque imprese chiave nazionali (Shanghai Belling, Shanghai Philips e Shougang-NEC) erano joint venture (JV) sino-straniere, che coinvolgevano rispettivamente la belga ITT, l’olandese Philips e la giapponese NEC. Le loro origini, la tecnologia e i mercati sono brevemente riassunti di seguito: Huayue Microelectronics a Shaoxing, Zhejiang, ex fabbrica statale #871, fondata nel 1988, ha costruito la prima linea di fabbricazione cinese da 4 pollici per la produzione di dispositivi analogici e circuiti integrati bipolari per televisori e telefoni. Shanghai Belling è uno spin-off della Shanghai Bell Telephone Equipment Manufacturing Corporation, la prima joint venture cinese di microelettronica, fondata nel 1988. Shanghai Bell è nata dalla fusione delle aziende statali #14 Factory e Shanghai Electronics and Operation Instruments Holding Company in una joint venture con la belga ITT. Shanghai Belling produce circuiti integrati per gli interruttori telefonici di Shanghai Bell. Shanghai Philips è nata dalla fusione delle fabbriche #5, #7 e #19 e dalla joint venture con Philips dei Paesi Bassi nel 1988. Nel 1991 ha costruito la prima linea da 5 pollici in Cina. Shanghai Philips ha iniziato come fonderia, ricevendo il trasferimento di vecchie tecnologie da Philips e producendole per l’esportazione. Nel 1995, Shanghai Philips ha cambiato il suo partner estero con la canadese Nortel e l’ha ribattezzata Advanced Semiconductor Manufacturing Corporation, o ASMC. Beijing Shougang-NEC è stata fondata nel 1991 da Beijing Shougang (Capital Steel) come joint venture con la giapponese NEC. Era l’unica azienda delle cinque imprese chiave situata al di fuori del delta del fiume Yangtze. Nel 1995 Shougang-NEC ha costruito la prima linea di produzione cinese da 6 pollici con nodi di processo avanzati da 1,2 micron per produrre circuiti integrati per TV a colori, condizionatori d’aria, VCD e schede IC. Huajing è nata nel 1989 dalla fusione della Wuxi Jiangnan Wireless Device Factory (fabbrica #742) di Wuxi, Jiangsu, e dell’Istituto #24 di Sichuan. Produceva dispositivi discreti e circuiti integrati bipolari e complementari a ossido di metallo (CMOS), principalmente per televisori e apparecchiature audio. Huajing era tra le aziende statali con le prestazioni più elevate ed è stata quindi selezionata per realizzare il Progetto di Stato 908, il primo grande investimento cinese in aziende di semiconduttori.

Trasferimenti di tecnologia e Progetto 908

Negli anni ’70 e ’80, l’innovazione nella tecnologia dei semiconduttori stava accelerando nel mondo sviluppato. Negli anni Settanta, la scoperta della tecnologia di integrazione su larghissima scala (VLSI) ha permesso di creare circuiti integrati con milioni di transistor su un singolo chip di silicio, consentendo lo sviluppo di complesse tecnologie informatiche e di telecomunicazione. Grazie a questa tendenza, Texas Instrument, Fairchild, Intel e altre fonderie commerciali si sono affermate come innovatori del mercato. Nel frattempo, il progetto VLSI giapponese del 1975-9, che combinava i poteri di R&S delle agenzie governative e delle aziende private per sviluppare tecnologie avanzate, ebbe un grande successo, consentendo ai produttori giapponesi di chip di memoria di superare la concorrenza degli americani negli anni ’80.Nel 1981, il gigante informatico IBM adottò una strategia di innovazione aperta per entrare nel mercato dei personal computer (PC), rifornendosi di componenti chiave dei suoi nuovi PC da fornitori esterni, tra cui Intel per i chip dei computer e Microsoft per i sistemi operativi. Il successo dei PC IBM e dei loro cloni ha permesso a Intel di diventare l’azienda di semiconduttori più grande e tecnologicamente più avanzata.Osservando questa tendenza, nel 1989 un gruppo di scienziati e ingegneri cinesi di spicco ha proposto al Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese di investire nella prima fonderia mercantile cinese di livello mondiale, puntando sulla tecnologia a 1 micron.Il Consiglio di Stato ha approvato la proposta nel 1990, chiedendo al MEI di sponsorizzare un progetto significativo che avrebbe fatto avanzare la tecnologia cinese verso la frontiera mondiale. Questo progetto, successivamente chiamato in codice Progetto 908 per il suo lancio nell’agosto del 1990, è il progetto cinese di integrazione su larga scala (LSI) per la realizzazione di circuiti LSI che integrano decine di migliaia di transistor su un chip e sono prodotti in un nodo litografico sub-micron (1,0-0,8 μm). Il Progetto 908 ha previsto un investimento di 2 miliardi di RMB per aggiornare varie parti della catena di fornitura dei semiconduttori nazionali, tra cui progettazione, fonderia, imballaggio e test, materiali e attrezzature, ma la priorità del progetto è la costruzione di una fonderia di semiconduttori di livello mondiale. Una delle cinque imprese chiave sopra menzionate, Huajing, è stata selezionata per intraprendere il progetto di fonderia, con un investimento statale di 970 milioni di RMB (inclusi 380 milioni di RMB di prestiti dalla China Development Bank), per introdurre una linea di produzione con tecnologia di nodo di processo da 0,8μm e wafer da 6 pollici proveniente dall’estero. Il finanziamento rimanente dei due miliardi di investimento del Progetto 908 è stato utilizzato per creare nove centri di progettazione di circuiti integrati, un’azienda di test e confezionamento e sei progetti di fornitura di attrezzature di fabbricazione. AT&T Lucent è stata assunta nel 1994 come partner straniero per trasferire a Huajing la tecnologia di processo, formare gli ingegneri e fornire strumenti e biblioteche per la progettazione di circuiti integrati di comunicazione avanzati. Il predecessore di Huajing è la fabbrica statale #742 situata a Wuxi, Jiangsu, una città industriale nel delta del fiume Yangtze a circa 80 miglia a ovest di Shanghai. La #742 è stata una delle prime imprese statali a importare linee di produzione di semiconduttori dall’estero. Nel 1980, la fabbrica ha importato una linea di seconda mano da 3 pollici con un nodo da 5 micron da Toshiba e ha fatto formare i suoi ingegneri in Giappone. I prodotti principali della linea sono circuiti integrati bipolari e CMOS utilizzati nell’elettronica domestica. Con un certo senso del mercato, i dirigenti della fabbrica #742 si sono concentrati sulla produzione di circuiti integrati bipolari di fascia bassa per i televisori in bianco e nero e, grazie alla buona qualità e agli alti rendimenti, la fabbrica ha tratto profitto dai mercati di consumo in crescita in Cina. Alla fine degli anni ’80, la fabbrica #742 ha persino lavorato a stretto contatto con gli istituti di ricerca locali per sviluppare alcune capacità di R&S, tra cui la progettazione, il collaudo e la produzione del primo circuito LSI in Cina, una RAM da 64k, nel 1987. In confronto, la maggior parte delle fabbriche statali dell’epoca erano dei silos di produzione, che raramente collaboravano con gli istituti di ricerca e avevano una scarsa percezione della produzione per i mercati. All’inizio del Progetto 908, la Fabbrica #742 aveva 5.000 dipendenti e una linea di fonderia da 5 pollici autocostruita, che la rendeva la più grande e sofisticata fabbrica di semiconduttori ed elettronica della Cina dell’epoca. Nell’agosto 1990, Huajing è stata fondata come nuova impresa dalla fusione della fabbrica #742 di Wuxi, Jiangsu, e dell’Istituto #24 della provincia di Sichuan per intraprendere il Progetto 908. Il Progetto 908 avrebbe dovuto essere completato durante l’ottavo piano quinquennale (1991-5), ma la costruzione della parte centrale del progetto, una linea di produzione da 6 pollici, è iniziata solo nel dicembre del 1995. I lunghi ritardi sono stati in gran parte dovuti a ostacoli burocratici. I ministeri del governo centrale hanno impiegato due anni per approvare i finanziamenti e altri tre per approvare i trasferimenti di tecnologia da AT&T Lucent. Hu Qili, all’epoca ministro dell’Industria elettronica, ha successivamente illustrato nel suo libro di memorie come l’inefficiente coordinamento tra i ministeri abbia causato i lunghi ritardi nella fase di pianificazione:

-se Huajing voleva importare una macchina litografica, doveva presentare diverse proposte a diversi settori del MEI per l’approvazione, il che poteva richiedere mesi; poi, dopo l’approvazione iniziale del MEI, quest’ultimo doveva negoziare il budget dell’investimento con il Ministero delle Finanze per un altro lungo periodo, e infine il piano del progetto doveva essere approvato dal Comitato di Pianificazione dello Stato prima di essere attuato.Quando i fondi furono disponibili e Huajing iniziò la costruzione della linea da 6 pollici nel 1997, la linea era già in ritardo rispetto alle frontiere internazionali.Le sfide più grandi per Huajing furono tuttavia l’utilizzo della linea di fabbricazione avanzata che costava quasi un miliardo di yuan per essere importata. A quanto pare, c’era un enorme divario di competenze tra i circuiti integrati di comunicazione che i pianificatori centrali intendevano realizzare per il Progetto 908 e la base di competenze esistenti di Huajing. Secondo diversi resoconti sulle capacità della Huajing, quest’ultima e la fabbrica precedente #742 producevano circuiti integrati relativamente semplici, basati sul reverse engineering di chip stranieri. A differenza delle industrie tecnologiche meccaniche tradizionali (come automobili e macchinari), dove il reverse engineering – il processo di smontaggio di prodotti esistenti per ottenere informazioni sulla loro struttura e sul loro design – può produrre un apprendimento significativo, il reverse engineering nella produzione di semiconduttori produce poche conoscenze. Questo perché i circuiti integrati, come dice il nome, sono essenzialmente circuiti miniaturizzati stampati su silicio. Pertanto, il reverse engineering di un chip non è altro che la fotocopiatura della cianografia, ma non è possibile acquisire la conoscenza critica e il know-how degli strumenti e della messa a punto dei macchinari di produzione. Sebbene Huajin sia stata in grado di effettuare il reverse engineering di semplici circuiti integrati bipolari per televisori, la sua limitata esperienza non era sufficiente per progettare e fabbricare sofisticati circuiti integrati di comunicazione ai nodi micron. Di conseguenza, Huajing ha continuato a produrre circuiti integrati basati sul reverse engineering e gli ingegneri di Lucent hanno riferito che la libreria IP trasferita non è stata utilizzata affatto.Il MEI potrebbe aver riconosciuto la debolezza di Huajing. Nell’attuazione del Progetto 908, il MEI ha organizzato la fusione tra Huajing e l’Istituto #24, trasferendo quest’ultimo dalla provincia interna del Sichuan alla sede centrale di Huajing nella provincia costiera del Jiangsu, per rafforzare le capacità di R&S di Huajing. L’Istituto #24 era un prestigioso e avanzato istituto di ricerca sui semiconduttori del complesso militare-industriale cinese negli anni ’70 e ’80, con l’esperienza di aver intrapreso diversi progetti statali per il progresso delle tecnologie IC. Tuttavia, anche con l’aiuto di scienziati e ingegneri dell’Istituto #24, Huajing non era in grado di sviluppare un numero sufficiente di prodotti che potessero utilizzare la linea di fabbricazione avanzata. Di conseguenza, nel 1997 Huajing ha prodotto solo 800 wafer al mese nella sua nuova fabbrica da 6 pollici con una capacità di 12.000 wafer al mese. A metà degli anni ’90, la situazione finanziaria di Huajing si stava già rapidamente deteriorando a causa della forte concorrenza delle importazioni. Era chiaro che Huajing non poteva né utilizzare la linea di produzione importata né permettersi i costosi prestiti bancari. Nel 1997, la Huajing ha registrato una perdita di 240 milioni di RMB. Fortunatamente, una serie di contatti con l’industria dei semiconduttori di Taiwan tra il 1997 e il 1999 ha offerto l’opportunità di salvare la Huajing. All’inizio del 1997, il MEI invitò un gruppo di industriali taiwanesi del settore dei semiconduttori a visitare la fabbrica di Huajing e, grazie a questa visita, alcuni di questi industriali iniziarono a negoziare con il MEI la possibilità di rilevare la fabbrica. Alla fine, un gruppo di manager e ingegneri taiwanesi trovò una start-up chiamata Central Semiconductor Manufacturing Co. (CSMC) a Hong Kong e, attraverso una joint venture tra CSMC e Huajing, affittò la fabbrica da 6 pollici di Huajing con i suoi 200 dipendenti. CSMC era guidata da Peter Chen (in cinese: 陈正宇), che aveva conseguito il dottorato in ingegneria elettronica negli Stati Uniti e aveva fondato aziende di semiconduttori nella Taiwan cinese negli anni Ottanta. Alla fine del 1997, l’accordo è stato approvato dal Consiglio di Stato. Nel 1999, le due parti hanno concordato di creare una società mista, Huajing-CSMC, con CSMC che detiene il 51% delle azioni e Huajing il 49%. Sotto la gestione di CSMC, la fabbrica da 6 pollici di Huajing si è trasformata con successo. In 15 mesi, Huajing-CSMC ha raggiunto il pareggio. Il relativo successo di Huajing-CSMC può essere attribuito a due fattori. Uno è l’introduzione del modello di fonderia “pure-play”, sviluppato da TSMC nel 1987. Adottando un modello di fonderia pura, Huajing-CSMC ha fabbricato chip come produttore a contratto per le aziende di progettazione di semiconduttori all’estero e ha esportato i loro prodotti. Il modello di fonderia ha permesso a Huajing-CSMC di utilizzare la sua linea di produzione avanzata e di superare la mancanza di capacità interne di progettazione di chip. L’altro fattore è rappresentato dai manager e dagli ingegneri di etnia cinese reclutati dalla Silicon Valley e da Taiwan, che hanno portato con sé capitali, management e accesso a clienti stranieri. Pur impiegando la stessa forza lavoro, le stesse attrezzature e gli stessi impianti di Huajing, Huajing-CSMC è riuscita a sfruttare meglio le risorse produttive. Perché la Huajing non è riuscita ad aggiornarsi e a padroneggiare le tecnologie avanzate? In quanto impresa statale (SOE) ad alte prestazioni, Huajing e i suoi predecessori avevano accumulato alcune capacità tecnologiche, come dimostra la linea da 5 pollici autocostruita, ed erano abili tra le SOE nell’accedere ai mercati appena emersi. Negli anni ’90, Huajing è stata spesso definita “l’Accademia di Huangpu” per la formazione di un gran numero di ingegneri e manager. Le sue scarse prestazioni nel Progetto 908 e il suo fallimento finale come azienda indipendente sono stati in gran parte dovuti alla mancanza di controllo strategico. Non avendo l’autorità per formulare una strategia indipendente, la Huajing ha dovuto perseguire l’alto obiettivo del governo, irraggiungibile con la sua base di conoscenze. Una strategia sensata sarebbe stata quella di investire nel miglioramento della tecnologia e del portafoglio di prodotti esistenti, accumulando nel frattempo scala e capacità. Tuttavia, senza autonomia strategica, i manager di Huajing non sarebbero stati in grado di mobilitare finanziamenti e attrarre talenti, anche se avessero pensato a una strategia del genere. Questo problema non era certo di Huajing, ma era molto diffuso nelle aziende di Stato cinesi nel rigido sistema economico pianificato. A metà degli anni ’90, l’intera industria statale cinese era già sull’orlo del fallimento di fronte all’intensificarsi della concorrenza da parte di aziende non statali e straniere in seguito alla Riforma e all’Apertura. Il Progetto 908 era già in disgrazia nel 1995, quando il governo cinese annunciò il 9° Piano quinquennale (1996-2000). Senza realizzare gli obiettivi di aggiornamento tecnologico del Progetto 908, Huajing non è mai diventata l’azienda di semiconduttori all’avanguardia immaginata dallo Stato cinese. Nel 1999, la linea da 6 pollici utilizzata da Huajing-CSMC era già una tecnologia all’avanguardia e Huajing-CSMC non ha cercato di recuperare il ritardo. Ciononostante, la trasformazione di Huajing da fabbrica di proprietà statale a fonderia JV ha segnato una svolta importante nell’approccio della Cina all’industria dei semiconduttori. Tuttavia, permettendo alla CSMC, con sede a Hong Kong, di rilevare un ex campione nazionale, lo Stato cinese ha segnalato l’adozione di un sistema economico più aperto anche in un settore considerato critico per la sicurezza nazionale, in quanto fa progredire l’alta tecnologia cinese. Huajing-CSMC non è stata solo la prima fonderia di semiconduttori puramente operativa in Cina, ma ha anche dimostrato la possibilità di gestire una moderna fonderia di semiconduttori utilizzando infrastrutture e forza lavoro ingegneristica cinese. In definitiva, ha fatto da ponte tra l’industria nazionale statale degli anni ’80 e l’industria non statale collegata a livello globale degli anni 2000.

Progetto 909 e joint venture sino-estere

A metà degli anni ’90, mentre il Progetto 908 procedeva lentamente, i leader cinesi cercavano nuovi approcci per affrontare la stagnazione dell’industria statale. Da un lato, come in molti settori controllati dal governo, come le automobili e le telecomunicazioni, la creazione di joint venture con aziende straniere era una delle principali politiche industriali per i semiconduttori. Tre delle cinque “imprese chiave” dei primi anni ’90, tra cui Shanghai Belling, Shanghai Philips e Beijing Shougang-NEC, erano joint venture sino-straniere. Shanghai Philips e Beijing Shougang-NEC hanno costruito le prime linee di wafer da 5 e 6 pollici in Cina rispettivamente nel 1991 e nel 1995, prima di Huajing. Per tutti gli anni ’90, queste joint venture hanno gestito le fonderie di semiconduttori più avanzate in Cina, ottenendo il favore del governo cinese. Tuttavia, queste JV di semiconduttori dipendevano fortemente dai partner stranieri per i trasferimenti di tecnologia e raramente si aggiornavano dopo i trasferimenti iniziali di tecnologia specificati negli accordi di JV, spingendo il governo cinese a creare nuove imprese per tutti gli anni ’90.D’altra parte, i funzionari cinesi di alto livello hanno iniziato a stabilire contatti frequenti con la comunità etnica cinese d’oltremare nei centri tecnologici globali. Ingegneri e manager etnici cinesi sono stati attivi nei centri dell’industria dei semiconduttori, dalla Silicon Valley a Hsinchu, e sono stati a lungo considerati un’importante fonte di conoscenze e competenze per lo sviluppo dell’industria dei semiconduttori nella Taiwan cinese. Il presidente Jiang Zemin, che negli anni ’80 era ministro dell’Industria elettronica e membro del “Gruppo di punta del Consiglio di Stato per la promozione dell’industria elettronica”, è diventato presidente della Cina nel 1993 e ha continuato a mostrare un grande interesse personale per la sponsorizzazione dell’industria dei semiconduttori. Jiang espresse apertamente la sua ammirazione per le moderne aziende di semiconduttori su larga scala della Corea del Sud e si dimostrò ricettivo nei confronti degli esperti cinesi etnici d’oltremare.Dal 1995 al 1999, gli esperti cinesi etnici d’oltremare furono pesantemente coinvolti nella pianificazione del successivo progetto statale cinese nel settore dei semiconduttori, il Progetto 909, e nella formulazione di un documento formale di politica industriale, il Documento 18. Fu in questo contesto che fu consentita la già citata acquisizione della Huajing da parte di dirigenti cinesi etnici d’oltremare. Nel dicembre 1995, il governo cinese ha pubblicato il 9° Piano quinquennale (1996-2000) per l’industria dei semiconduttori, in cui si proponeva la costruzione di una fabbrica da 8 pollici dotata di tecnologia di processo con nodi da 0,35 a 0,5 micron. Inoltre, il 9° Piano quinquennale prevedeva la creazione di diverse case di progettazione di semiconduttori commerciali per utilizzare la fabbrica. Con un’attenzione di alto livello, l’esecuzione del piano è stata rapida. Nell’aprile 1996, il Consiglio di Stato si è associato alla città di Shanghai per finanziare il Progetto 909, un nuovo progetto che avrebbe dovuto sostituire il Progetto 908 per realizzare le ambizioni high-tech della Cina. Il Progetto 909 è stato l’ultimo progetto statale nel settore dei semiconduttori con un coinvolgimento diretto del governo nell’investimento e nella gestione di un’impresa di semiconduttori. È stato anche il progetto più costoso dell’epoca, con un costo di oltre 10 miliardi di RMB, superiore alla somma di tutti i precedenti investimenti statali nel settore e più di quanto abbiano speso il Giappone o la Corea del Sud in una fase simile di recupero.Per evitare le impasse burocratiche che hanno ostacolato il Progetto 908, la pianificazione e l’esecuzione del Progetto 909 sono state deliberatamente condotte al di fuori della burocrazia consolidata. Per finanziare il progetto, il premier Zhu Rongji ha stanziato fondi per il progetto dal Fondo del premier, ovvero una categoria speciale della spesa discrezionale del governo centrale gestita dall’ufficio del premier. Per accelerare il processo decisionale è stato istituito un comitato intergovernativo con la consulenza di un gruppo di esperti composto da dieci specialisti dell’industria dei semiconduttori, tra cui cinque esperti di etnia cinese residenti all’estero. Nel giro di quattro mesi, il MEI e la città di Shanghai hanno avviato la costituzione di Huahong Group, una nuova impresa statale per la realizzazione del Progetto 909, con un capitale registrato di 4 miliardi di RMB, suddiviso tra il governo centrale e Shanghai in ragione di 60:40. Hu Qili, ministro dell’Industria elettronica e stretto alleato del presidente Jiang Zemin, è diventato presidente del consiglio di amministrazione della nuova impresa. Il fulcro del Progetto 909 era la costruzione di una linea di produzione da 8 pollici. Nella pianificazione sono stati presi in considerazione tre approcci: 1) sviluppare autonomamente la tecnologia e costruire la fabbrica; 2) investire in una fabbrica da far gestire a manager e ingegneri di etnia cinese residenti all’estero ; 3) creare una joint venture con una multinazionale. Secondo Hu Qili, i leader del Progetto 909 erano convinti che “Dobbiamo dipendere dalla collaborazione, non dallo sviluppo indipendente “ e quindi l’opzione uno è stata esclusa per prima. Hu ha anche sostenuto che il Progetto 909 aveva bisogno non solo di attrezzature straniere, ma anche di talenti internazionali, esperienza manageriale, proprietà intellettuale e accesso ai mercati. Per dirla con le parole di Hu, “dobbiamo coinvolgere partner tecnici e manageriali internazionali, come hanno fatto altri Paesi. Dal 1995 al 1999, la MEI di Hu Qili è entrata in contatto con molti industriali di etnia cinese residenti all’estero, tra cui Richard Ru-Gin Chang, che alla fine sarebbe venuto nella Cina continentale per avviare le sue fonderie. Tuttavia, Chang e altri industriali non erano ancora pronti ad assumersi il compito. Alla fine è stata scelta l’opzione della joint venture perché considerata la meno rischiosa e perché un’azienda straniera affermata sarebbe stata in grado di offrire tecnologia, gestione e, soprattutto, proprietà intellettuale. Come sosteneva Hu, per realizzare l’obiettivo del Progetto 909 di “interrompere il circolo vizioso del recupero tecnologico… dobbiamo avere la proprietà intellettuale…” acquisita dall’estero. L’ostacolo maggiore nell’approccio della joint venture è stato trovare un partner straniero capace e disposto. Le difficoltà erano duplici. Da un lato, a differenza di molti settori in cui il governo cinese ha attuato con successo politiche di “mercato commerciale per la tecnologia” per attrarre partner stranieri di joint venture, dall’altro il governo non disponeva di un mercato dei semiconduttori controllato dallo Stato da poter offrire. Nel 1997, il ciclo economico del mercato globale dei semiconduttori stava passando da un boom a un crollo dei prezzi a causa della sovraccapacità. Senza un mercato garantito, le aziende straniere di semiconduttori erano scettiche sulla prospettiva di investire in una fonderia avanzata in Cina in un periodo di crisi del settore. D’altro canto, le tecnologie dei nodi di processo avanzati oggetto del Progetto 909 sollevavano preoccupazioni circa l’acquisizione di attrezzature e macchinari dall’estero, dato il controllo sulle esportazioni degli Stati Uniti che limitava la vendita di attrezzature avanzate per la produzione di semiconduttori alla Cina.Il governo cinese ha letteralmente creato un nuovo mercato interno per sostenere il Progetto 909. Nel 1996, il governo ha lanciato il “Progetto Carta d’Oro”, una serie di progetti di e-government per il lancio di carte d’identità nazionali, carte intelligenti (prepagate) e carte SIM per cellulari integrate con chip per computer. Il progetto Gold Card ha sostanzialmente creato un mercato di approvvigionamento governativo di circuiti integrati del valore di milioni di dollari all’anno. Il governo si riforniva di questi chip dalle aziende di semiconduttori create nell’ambito dei progetti 908 e 909, che si rifornivano della produzione della prevista linea da 8 pollici. Nel 1999, Huahong ha creato due case di progettazione, una a Pechino per la produzione di chip per schede SIM e una a Shanghai per i chip delle carte d’identità nazionali, per catturare questo mercato degli appalti.Utilizzando i mercati degli appalti pubblici come trampolini di lancio, il governo sperava che le società di semiconduttori create dal Progetto 909 sarebbero diventate imprese commercialmente redditizie.Dopo lunghe trattative con una serie di multinazionali statunitensi, giapponesi ed europee,alla fine NEC ha accettato di aderire al Progetto 909 e ha trasferito la tecnologia e le attrezzature per i nodi da 8 pollici e 0,5μm. All’epoca NEC era la seconda azienda di semiconduttori al mondo e aveva già avviato una vasta attività di produzione di elettronica attraverso partnership con le imprese statali cinesi, tra cui la già citata fonderia Shougang-NEC che ha portato in Cina la prima fabbrica da 6 pollici. Nel 1997 è stata costituita una joint venture da 1,2 miliardi di dollari, Huahong-NEC, con 200 milioni di dollari di NEC, 500 milioni di dollari di Huahong Group e altri 500 milioni di dollari di prestiti bancari. NEC ha trasferito l’attrezzatura e la tecnologia completa della fabbrica da 8 pollici, ha fornito la gestione e la formazione dei lavoratori e ha accettato di gestire la fabbrica e di acquistare il 35% della sua produzione nei primi cinque anni. Per compensare il contributo di NEC in termini di tecnologia e capacità di gestione, sia Huahong che NEC hanno condiviso il controllo dell’impresa comune, con due posti nel consiglio di amministrazione. Inoltre, NEC ha nominato il direttore generale e si è assunta la piena responsabilità della gestione della produzione, delle vendite e del marketing. La costruzione della fabbrica di Huahong-NEC è iniziata nel 1997 e la fabbrica è entrata in produzione pilota molto rapidamente all’inizio del 1999. I prodotti iniziali erano chip DRAM da 64 megabyte (MB) e i prodotti venivano esportati da NEC con il marchio NEC. Nei primi anni, i chip di memoria rappresentavano l’80% della produzione totale di Huahong-NEC, mentre il resto era costituito da chip per smart card destinati ai mercati nazionali. Grazie all’approvvigionamento, alla gestione e alla tecnologia di NEC, Huahong-NEC ha rapidamente incrementato la produzione di 8 pollici, migliorando la resa dal 50% a oltre il 90% nel giro di tre mesi, un livello di qualità generalmente considerato conveniente nella concorrenza internazionale. Huahong-NEC ha dichiarato di aver ottenuto un profitto di 350 milioni di RMB nel primo anno completo di produzione nel 2000, un risultato raro nei progetti statali cinesi per i leader del Progetto 909 che rivendicano vittorie precoci. Tuttavia, i dati di Huahong-NEC sono stati criticati da persone all’interno e all’esterno del governo cinese. Molti dubitano della redditività iniziale di Huahong-NEC, poiché di solito è difficile per le nuove fabbriche raggiungere la redditività nei primi anni di attività a causa degli elevati costi di ammortamento. Si ipotizza che Huahong-NEC non abbia avuto profitti sostenibili fino al 2004.Una controversia più grande riguardava tuttavia la gestione giapponese di Huahong-NEC. Mentre NEC ha aiutato l’impresa comune a raggiungere l’obiettivo principale di costruire la fabbrica da 8 pollici, altri aspetti del Progetto 909, tra cui l’apprendimento delle capacità gestionali e l’acquisizione di proprietà intellettuale, hanno avuto risultati contrastanti. Diverse relazioni e indagini condotte nei primi anni 2000 hanno evidenziato una mancanza di apprendimento tra i dirigenti e gli ingegneri cinesi di Huahong-NEC. L’esame del Progetto 909 da parte del Ministero della Scienza e della Tecnologia ha criticato il fatto che il personale cinese a Huahong-NEC fosse generalmente escluso dalle “operazioni principali”, anche se gli investigatori hanno ammesso che il personale cinese nominato dal governo era spesso costituito da burocrati piuttosto che da veri esperti tecnologici.I ricercatori hanno scoperto che i giapponesi hanno strategicamente limitato la formazione del personale ingegneristico cinese, che ha sviluppato solo competenze in compiti specifici senza una comprensione dell’intero processo di fabbricazione. In un caso di studio sorprendente, gli ingegneri cinesi di Huahong-NEC non erano in grado di confermare ai clienti se la fabbrica fosse in grado di produrre chip con determinate specifiche senza consultare gli ingegneri NEC in Giappone.La parte cinese aveva comunque esercitato pressioni su NEC affinché trasferisse più tecnologie. Huahong aveva speso circa dieci milioni di RMB per inviare ingegneri ad acquisire la tecnologia del nodo di processo da 0,18 micron dall’IMEC, il centro europeo di ricerca sui semiconduttori in Belgio. La tecnologia dell’IMEC non è stata effettivamente utilizzata, ma è stata usata come merce di scambio per chiedere a NEC di trasferire tecnologie equivalenti. Un’area in cui Huahong-NEC ha dato un contributo significativo all’economia nazionale è stata la riduzione del costo dei circuiti integrati per smart card. Le filiali di Huahong per la progettazione di semiconduttori hanno ricevuto da NEC una serie completa di strumenti di progettazione e librerie IP per i circuiti integrati per smart card. Dopo la produzione di massa di chip fatti in casa presso la fabbrica di Huahong-NEC, i prezzi dei circuiti integrati per smart card importati sono scesi da alcuni dollari per chip a pochi centesimi nel giro di un decennio. Quando i prezzi delle DRAM hanno iniziato a scendere in seguito al fallimento della bolla delle dot-com, le condizioni finanziarie di Huahong-NEC si sono deteriorate. Dal 2001 al 2003, Huahong-NEC ha perso denaro in un mercato delle DRAM debole. Solo nel 2002, Huahong-NEC ha registrato una perdita di 700 milioni di RMB.Huahong-NEC ha continuato a perdere denaro. Nel 2003, sia il governo cinese che NEC erano insoddisfatti dell’impresa comune. All’epoca, NEC era interessata a riportare la produzione nei propri stabilimenti in Giappone, dato che la sua attività nel settore dei semiconduttori era in declino. Nel 2003, entrambe le parti hanno deciso di rescindere il contratto di gestione quinquennale assegnato a NEC, e sono stati inseriti nuovi manager e ingegneri di etnia cinese della diaspora. Sotto la nuova gestione, Huahong-NEC si è trasformata da fabbrica di DRAM vincolata per NEC a fonderia pura per clienti nazionali e internazionali, anche se gli acquisti governativi di circuiti integrati per Smart Card sono rimasti un’importante fonte di reddito. Nel 2003 è stato invitato un nuovo partner straniero, Jazz Semiconductor, con sede negli Stati Uniti, per assicurarsi nuovi clienti ed espandersi in nuove aree applicative della memoria flash. Attraverso una serie di ristrutturazioni, nel 2009 il Gruppo Huahong è diventato un’azienda statale di proprietà del governo municipale di Shanghai. Nel 2010, Huahong ha ricevuto un’altra sovvenzione governativa, il “Progetto 909 Upgrade”, per investire in una linea da 12 pollici. Il progetto di upgrade è stato intrapreso da una nuova fonderia, Huali Microelectronics (HLMC), interamente controllata dal Gruppo Huahong. Nel 2013, Huahong-NEC si è fusa con Grace Semiconductors, una start-up di fonderia con sede a Shanghai, per formare Huahong Grace Semiconductors. Nel 2018, Huahong si è espansa a Wuxi per costruire nuovi impianti da 12 pollici. Oggi Huahong semiconductors è tra le prime dieci fonderie di semiconduttori pure-play a livello globale. Concentrandosi principalmente sulle memorie non volatili e sulle applicazioni discrete di potenza che utilizzano nodi di processo maturi, Huahong non è certo un concorrente per le tecnologie di punta che sono state pianificate dal governo più di 20 anni fa. Mentre Huahong-NEC ha ottenuto risultati contrastanti nel promuovere la tecnologia cinese, il Progetto 909, di alto profilo, potrebbe aver fatto più progressi nel sollecitare cambiamenti istituzionali e politici importanti per l’industria. Come ha affermato Wang Yangyuan, scienziato e consulente governativo di alto livello, “Huahong-NEC ha dato un enorme esempio per l’intero settore e ha spinto le politiche pertinenti… Huahong-NEC ha dimostrato che la Cina ha le condizioni e l’ambiente per l’industria dei semiconduttori… comprese le infrastrutture, il mercato, il talento e le politiche”.Un importante cambiamento politico è la riforma fiscale. A metà degli anni ’90, la Cina ha applicato un’imposta sul valore aggiunto della produzione (IVA) del 17% ai semiconduttori, alle materie prime e alle attrezzature importate. I leader del Progetto 909 hanno fatto pressione per ottenere varie agevolazioni fiscali per le attrezzature e le materie prime importate, che alla fine sono state estese all’intero settore. Nel 2002, la Cina ha eliminato le tariffe sui semiconduttori aderendo all’Information Technology Agreement, un accordo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). L’altro cambiamento è stato l’apertura dell’industria dei semiconduttori agli investimenti stranieri, in particolare l’introduzione di capitali di rischio stranieri. Nel 1999, il Ministero della Scienza e della Tecnologia ha confermato che le imprese di semiconduttori possono richiedere capitali di rischio che prima erano considerati off-limits. Hu Qili, l’architetto del progetto, ha concepito il progetto come una dimostrazione della possibilità di gestire imprese di semiconduttori avanzate sul territorio cinese, nonostante l’infrastruttura industriale e l’ambiente istituzionale legale del Paese siano relativamente deboli. Per raggiungere l’obiettivo, ha previsto un’impresa manifatturiera di base per sostenere una catena industriale più ampia.Huahong ha compiuto passi importanti verso la promozione dell’ecosistema industriale, anche se i progressi sono stati inferiori alle aspettative. Huahong ha partecipato al finanziamento di diverse aziende di semiconduttori fabless con sede nella Silicon Valley che si sono poi trasferite a Shanghai. Newave Semiconductor, una start-up fabless che ha ricevuto un terzo del capitale iniziale dal braccio di investimento di Huahong, Huahong International, è stata la prima azienda fabless cinese finanziata dal capitale di rischio. Newave è stata fondata da un gruppo di cinesi d’oltremare nella Silicon Valley e a Shanghai. L’azienda progettava chip a radiofrequenza (RF) per apparecchiature di telecomunicazione. Newave operava principalmente a Shanghai, dove poteva attingere a un ampio pool di ingegneri locali, pur mantenendo la sede centrale nella Silicon Valley per mantenere la vicinanza con i leader del settore. Newave ha avuto un grande successo ed è stata successivamente acquisita da IDT nel 2001 per 80 milioni di dollari, un record per le start-up cinesi di semiconduttori dell’epoca. Huahong International ha successivamente investito in diverse start-up locali, tra cui Spreadtrum Communications, che è cresciuta fino a diventare un’azienda di semiconduttori di punta specializzata in SoC per smartphone. Sebbene l’investimento di Huahong fosse in gran parte simbolico, è difficile non sottovalutare la sponsorizzazione statale dietro Huajing nell’incoraggiare l’afflusso di capitali, talenti e start-up di semiconduttori in Cina nel decennio successivo.

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