REALTA’ PARALLELA E REALTA’ DELLA GUERRA II parte, di Roberto Buffagni

REALTA’ PARALLELA E REALTA’ DELLA GUERRA

Seconda parte

 

Nella prima parte[1],  ho sintetizzato i punti essenziali dall’operazione di guerra psicologica condotta dall’Occidente nell’ambito delle ostilità tra Russia e Ucraina, volta alla creazione di una vera e propria Realtà Parallela.

In questa seconda parte, delineo – anche qui, sintetizzando con la massima brevità – i fondamenti culturali e ideologici sui quali la campagna di guerra psicologica fa leva, e aggiungo alcune considerazioni. Ho già anticipato alcuni dei temi che qui toccherò[2].

  1. I fondamenti culturali su cui fa leva la Realtà Parallela e che la rendono persuasiva per la maggioranza degli occidentali sono: a) il liberal-progressismo b) l’universalismo politico.
  2. Liberal-progressismo. Il liberalismo si fonda sui “diritti inalienabili dell’individuo”. Postula dunque che l’intera umanità è composta da individui, tutti eguali in quanto dotati dei medesimi “diritti inalienabili”. La relazione di interdipendenza tra l’individuo e gli altri individui, tra l’individuo e la comunità politica, tra l’individuo e la dimensione trascendente viene omessa o, nel linguaggio lacaniano, forclusa: anche perché famiglia, comunità politica, Dio sono le ragioni e le bandiere del primo avversario storico del liberalismo classico, l’alleanza Trono-Altare ossia la Cristianità europea.
  3. Il liberalismo classico si propone di difendere i “diritti inalienabili dell’individuo” dall’intromissione dell’autorità statale ed ecclesiastica, e dunque intende limitare al massimo i poteri dello Stato, che idealmente deve divenire lo Stato “guardiano notturno”, il cui solo compito è la difesa della vita e della proprietà dei cittadini.
  4. Dopo la vittoria contro i suoi avversari storici premoderni, il liberalismo si propone di realizzare nell’effettualità storica i “diritti inalienabili dell’individuo”, e ne affida il compito allo Stato, l’unico agente che disponga delle capacità tecniche e della forza coercitiva necessarie. Gli Stati liberali dunque imprendono grandi campagne di ingegneria sociale, volte a realizzare nell’effettualità storica i “diritti inalienabili dell’individuo”. Questa opera di ingegneria sociale viene identificata con la promozione del “progresso dell’umanità”. La prima formulazione teorica coerente del progetto si deve al grande sociologo positivista francese Auguste Comte.[3] Nasce il “liberal-progressismo”.
  5. Dopo l’ancien régime, il liberalismo classico prima, il liberal-progressismo poi, incontrano un nuovo avversario storico: il movimento operaio, nelle sue varie manifestazioni politiche, dal socialismo democratico al comunismo marxista e poi leninista. Le differenze di contenuto ideale tra liberalismo classico, liberal-progressismo, socialismo e comunismo sono profonde e note. Liberal-progressismo, socialismo e comunismo, però, concordano su tre punti: il ruolo dello Stato come primo agente della trasformazione sociale, il “progresso” come fine, e l’ampiezza globale del progetto ideale, storico e politico, che può e quindi deve interessare tutto il mondo e l’intera umanità.
  6. Liberal-progressismo, socialismo e comunismo hanno infatti, nonostante le profonde differenze e l’asperrimo conflitto che li divide, un minimo comun denominatore: l’universalismo politico.
  7. Universalismo politico. L’universalismo è una cosa sul piano delle idee, dei valori, della spiritualità. Il cristianesimo, per esempio, è universalista al 100%: “«Non c’è più giudeo né greco; non c’è piùschiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal.3,28). L’universale, eguale dignità di tutti i singoli uomini in quanto imagines Dei, però, non implica necessariamente la realizzazione nell’effettualità storica di questa eguaglianza, che è anzi un fine escatologico, non storico. Le differenze tra i singoli, le culture, le lingue, i costumi permangono sino alla fine del mondo, come illustrato dal racconto biblico della Torre di Babele. In termini filosofico-teologici, la giustificazione del permanere delle differenze in tutto il tempo storico viene brillantemente articolata dal Dottore della Chiesa Nicola Cusano[4] nel suo De docta ignorantia (1440): “La verità non ha né gradi, né in più né in meno, e consiste in qualcosa di indivisibile. Perciò l’intelletto, che non è la verità, non riesce mai a comprenderla in maniera tanto precisa da non poterla comprendere in modo più preciso, all’infinito, ed ha con la verità un rapporto simile a quello del poligono col circolo: il poligono inscritto, quanti più angoli avrà, tanto più risulterà simile al circolo, ma non si renderà mai uguale ad esso, anche se moltiplicherà all’infinito i propri angoli, a meno che non si risolva in identità col circolo.”
  8. Se tradotto sul piano politico, l’universalismo non può che incarnarsi in forze inevitabilmente particolaristiche: perché esistono solo quelle, nella realtà storica. Al tempo della Cristianità europea, si incarna nelle potenze cristiane che sconfiggono, conquistano e convertono a forza popolazioni non cristiane.
  9. L’azione politica, infatti, implica sempre il conflitto con un avversario o un nemico (l’endiadi amico/nemico è l’essenza del Politico, secondo Schmitt[5] e Freund[6]).
  10. Senza conflitto, senza nemico/avversario non c’è alcun bisogno di politica, basta l’amministrazione: “la casalinga” può dirigere lo Stato, come Lenin diceva sarebbe accaduto nell’utopia comunista.
  11. A questa contraddizione insolubile si può (credere di) sfuggire solo postulando come certo e autoevidente l’accordo universale, se non presente almeno futuro, di tutta l’umanità.
  12. Il progetto del liberal-progressismo è la realizzazione nell’effettualità storica dei “diritti inalienabili dell’individuo”. Esso ritiene che l’intera umanità sia composta da individui, tutti eguali tra di loro in quanto dotati dei medesimi “diritti inalienabili”. La relazione di interdipendenza tra l’individuo e gli altri individui, tra l’individuo e la comunità politica, tra l’individuo e la dimensione trascendente viene omessa. La logica interna del progetto liberal-progressista conduce dunque alla graduale affermazione di un “governo mondiale” liberal-progressista che garantisca e realizzi nell’effettualità storica i “diritti inalienabili” di tutti gli individui, in quanto tali componenti l’universale umanità.
  13. Su questo progetto di “governo mondiale” il liberal-progressismo postula l’accordo, se non presente, almeno futuro, dell’intera umanità. Che altro potrebbero volere se non questo, gli individui, non appena gli venga fatto intendere quali sono i diritti inalienabili che gli appartengono, e il loro interesse a che siano realizzati storicamente per tutti loro?
  14. La realizzazione storica di un “governo mondiale” porrebbe termine alla logica di potenza. La logica di potenza, infatti, ossia l’incessante conflitto tra entità politiche che, per garantire la propria sicurezza, inseguono la potenza e la supremazia, scaturisce dall’anarchia del sistema-mondo. Sinora, nel mondo non è mai esistito un giudice terzo dotato della legittimazione e della forza di coercizione necessarie a comporre le controversie tra le potenze e garantire l’applicazione universale della giustizia. Le potenze devono risolvere da sé, con la forza e l’astuzia – come “leoni” o “volpi” nella classificazione machiavelliana – le controversie che le contrappongono e generano i conflitti.
  15. Il “giudice terzo” che pone termine alla logica di potenza e garantisce la giustizia universale può essere solo un “governo mondiale”.
  16. In questa immagine utopica di fine della logica di potenza e realizzazione della concordia universalis si vede chiaro che l’universalismo politico è il minimo comun denominatore tra liberal-progressismo, socialismo e comunismo. Il futuro “governo mondiale” liberal-progressista, che pone termine alla logica di potenza, è analogo alla “uscita dalla preistoria dell’umanità” marxista e alla “casalinga che dirige lo Stato” leninista. Come recita l’inno del movimento operaio otto e novecentesco, “Su, lottiamo! l’ideale/ nostro alfine sarà/l’Internazionale/ futura umanità!“. Si tratta insomma di progetti utopistici, che trasferiscono sul piano storico fini escatologici; o casi di gnosticismo politico, nell’interpretazione del filosofo della politica Eric Voegelin[7].
  17. Le correnti di pensiero e le culture politiche che risalgono vuoi al liberal-progressismo, vuoi al socialismo e al comunismo, le ideologie insomma genericamente definite “di sinistra” e “democratiche”, che sono largamente egemoni nell’Occidente, si incontrano dunque su questi punti fondamentali: a) progressismo b) diritti inalienabili dell’individuo identici per tutta l’umanità c) disvalore etico della logica di potenza d) valore etico positivo della concordia universalis, e sua realizzabilità o a mezzo “governo mondiale” (liberal-progressismo) o a mezzo “uscita dalla preistoria dell’umanità” (comunismo).
  18. Quanto esposto al punto precedente costituisce la condizione necessaria, anche se non sufficiente, perché risulti persuasiva l’operazione di guerra psicologica volta alla creazione di una Realtà Parallela di cui stiamo parlando. (Noto per inciso che la creazione di “realtà seconde” o, nella mia formulazione, “parallele”, è caratteristica di tutti gli gnosticismi politici, nell’interpretazione di Eric Voegelin; come illustrato plasticamente nel romanzo di Heimito von Doderer I demoni. Dalla cronaca del caposezione Geyrenhoff[8])
  19. Dopo la vittoria sui fascismi prima, sul comunismo poi, il liberal-progressismo americano può fondare un ordine internazionale unipolare liberal-progressista, che, per sua logica interna, tende alla creazione di un governo mondiale a guida statunitense (“globalizzazione”) e si propone come obiettivi strategici il progresso dell’umanità, la realizzazione storica dei diritti inalienabili degli individui, la concordia universalis. Gli ostacoli a questo progetto strategico – le differenze culturali ed etiche, i residui particolaristici e oscurantisti di precedenti e/o diverse culture, le sovranità statuali che vi si contrappongano, possono e dunque devono essere rimosse, con la persuasione (il “soft power”) o con la forza (lo “hard power”). A giustificazione di questa azione uniformante e universalizzante e dei suoi costi umani, l’estrema, autoevidente, decisiva importanza del fine strategico ultimo: la realizzazione nell’effettualità storica della pace, della concordia universalis.
  20. Gli Stati Uniti d’America, dunque, in quanto egemoni mondiali privi di competitori pari grado, e in quanto guide di questo maestoso progetto storico-ideale, rivestono anticipatamente, sin d’ora, il ruolo che sono destinati ad assumere in futuro, una volta compiuta l’opera: il ruolo di giudice terzo del mondo, garante della fine dei conflitti politici e della concordia universalis.
  21. Ne consegue logicamente che chiunque, persona o Stato, si opponga agli Stati Uniti d’America, non è semplicemente un loro avversario o nemico politico, ma si rende responsabile di un gravissimo crimine contro l’umanità. Egli viola infatti la sola legge – legge non ancora scritta, ma che un giorno destinato a sorgere sarà scritta nel diritto positivo e applicata nell’ effettualità storica – che possa por termine ai conflitti devastanti che per millenni hanno insanguinato il mondo, e inaugurare la pace, il progresso senza limiti dell’umanità, la concordia universalis.
  22. In attesa di rivestire effettualmente il ruolo di “giudice terzo del mondo”, gli Stati Uniti ne sono il “benign hegemon”. Queste persuasioni non sono, o non sono soltanto, banali travestimenti cinici della logica di potenza. Gli Stati Uniti hanno creduto sinceramente in questo loro ruolo destinale e nella realizzabilità del grande progetto liberal-progressista. Lo dimostrano scelte strategiche quali la politica di “engagement” nei confronti della Cina. La ratio della politica di engagement USA con la Cina è il seguente: favorendo lo sviluppo economico cinese, trasformeremo la Cina in un paese liberal-progressista, dunque in un pacifico partner degli USA che collaborerà alla globalizzazione e pacificazione del mondo. Secondo logica di potenza, invece, con la disgregazione dell’URSS cessava ogni interesse statunitense all’alleanza con la Cina, che il presidente Nixon stipulò negli anni Settanta in funzione antisovietica. La scelta di favorire lo sviluppo economico della Cina è una scelta autolesionista, un errore strategico di prima grandezza perché la potenza economica è “potenza latente” destinata a trasformarsi in “potenza manifesta” ossia potenza militare: come è in effetti avvenuto.
  23. Il sorgere di due grandi potenze, Cina e Russia, mette oggettivamente fine, nell’effettualità storica, all’ordine internazionale unipolare a guida statunitense. Non mette però fine alla volontà statunitense di preservarlo e riaffermarlo; riaffermando, con esso, il proprio ruolo destinale di “giudice terzo del mondo” e il grande progetto ideologico e utopico che vi si collega.
  24. Non è la logica di potenza a rendere intollerabile per gli Stati Uniti l’intervento militare russo in Ucraina. L’Ucraina è un interesse vitale russo, ma non lo è per gli Stati Uniti. La Russia non può usare l’Ucraina come “cancello” per espansioni imperiali ai danni degli alleati europei degli USA, perché entrerebbe in conflitto con la NATO e non dispone dei requisiti di potenza sufficienti per espansioni imperiali in Europa; dunque la Russia non minaccia l’egemonia statunitense sull’Europa.
  25. L’intervento militare russo in Ucraina è assolutamente intollerabile per gli Stati Uniti perché manifesta la fine dell’ordine internazionale unipolare, e smentisce la pretesa statunitense di esser già, in nome del destino che incarnano, i giudici terzi del mondo.
  26. Infatti, che giudice del mondo è mai, un giudice che non dispone della forza coercitiva necessaria per applicare le sue sentenze? È un “profeta disarmato”, come Machiavelli definì Gerolamo Savonarola. E gli Stati Uniti effettivamente non dispongono della forza coercitiva per applicare la loro sentenza di condanna della Russia, per l’unico motivo che la Russia dispone di seimila testate nucleari e, se attaccata dagli Stati Uniti, li può incenerire. Fiat iustitia, et pereat mundus?
  27. La logica di potenza – l’antica, premoderna, oscurantista logica di potenza – incompatibile con il progresso dell’umanità, e con gli Stati uniti d’America suoi rappresentanti nel mondo, si mette di traverso, come pietra di scandalo, al grande progetto storico-ideologico di realizzazione della pace e della concordia universalis.
  28. Perché l’intervento militare russo in Ucraina risponde esclusivamente alla logica di potenza. La Russia attacca l’Ucraina per difendersi da una potente alleanza militare straniera e impedire che essa si insedi ulteriormente ai suoi confini, al fine di garantire la propria sicurezza: e basta. L’azione russa è conforme alla logica di potenza perenne, come si esprime, ad esempio, nella dottrina Monroe[9]. Attaccando l’Ucraina, la Russia non “ha ragione” e non afferma i “principi universali” che difendono gli Stati Uniti[10]. La Russia si limita ad avere “le sue ragioni” e i suoi interessi: interessi e ragioni particolari, parziali, propri, russi, ossia la difesa della sicurezza e dell’integrità statuale della Russia; e ovviamente, anche della differenza culturale del suo popolo. Queste ragioni e questi interessi russi confliggono con le ragioni e gli interessi ucraini (difesa della propria sovranità, indipendenza, integrità territoriale, differenza culturale) e l’esito del conflitto verrà deciso dalla forza e dall’astuzia, dalle “volpi” e dai “leoni” di Machiavelli.
  29. Nella prima parte di questo scritto, distinguevo così la Realtà Parallela dalla realtà: “La Realtà Parallelaè dove muoiono solo gli altri. La realtà è dove muori anche tu, dove muoio anche io.” Nella realtà, gli Stati Uniti, giudice terzo del mondo incaricato dal destino di realizzarvi la concordia universalis, non possono applicare la sentenza di condanna che hanno emesso contro la Russia, perché morirebbero anch’essi. Creano dunque una Realtà Parallela in cui questa condanna viene applicata, e dove muoiono solo gli altri: per esempio, gli ucraini; e forse anche gli europei.
  30. Per concludere. Per non lasciarsi catturare dalla Realtà Parallela bisogna rendersi conto che il maestoso progetto utopico di governo mondiale e realizzazione storica della concordia universalis è errato in radice, chiunque lo promuova e voglia incarnarlo. Esso è una traslazione sul piano storico di un fine escatologico, la Città di Dio: ma la realizzazione della Città di Dio risponde a un’altra logica, la logica della Croce. In essa, il confine tra il bene e il male non passa lungo le frontiere politiche, ma nel cuore di ogni uomo. In attesa della Città di Dio, compito della politica non è redimere il mondo ma “antivedere il peggio, e sventarlo” (Julien Freund): ossia, porre limiti all’ingiustizia e al male. Per farlo, è indispensabile comprendere la logica di potenza, che continua a operare fino alla fine del mondo. Può anche essere utile la paura, l’umile paura di morire che provò anche Gesù Cristo nel Getsemani e sulla croce. Quando abbiamo paura di morire, possiamo star certi che siamo al cospetto della realtà.

 

[1] https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-ucraina_guerra_psicologica_delloccidente_e_le_realt_parallele_prima_parte/39602_45756/

https://italiaeilmondo.com/2022/03/27/realta-parallela-e-realta-della-guerra-i-parte_di-roberto-buffagni/

[2] https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-guerra_in_ucraina_quale__la_posta_in_gioco_culturale/39602_45639/

https://italiaeilmondo.com/2022/03/17/guerra-in-ucraina-qual-e-la-posta-in-gioco-culturale_di-roberto-buffagni/

[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Auguste_Comte

[4] https://it.cathopedia.org/wiki/Nicola_Cusano

[5] https://www.filosofico.net/schmitt.htm

[6] https://fr.wikipedia.org/wiki/Julien_Freund

[7] https://www.filosofico.net/voegelin.htm

[8] Die Dämonen: Nach der Chronik des Sektionsrates Geyrenhoff (1956) https://en.wikipedia.org/wiki/Heimito_von_Doderer

[9] https://www.treccani.it/enciclopedia/james-monroe_%28Enciclopedia-Italiana%29/#:~:text=La%20dottrina%20di%20Monroe.,politica%20estera%20del%20suo%20paese.

[10] https://www.state.gov/briefings/department-press-briefing-march-21-2022/?fbclid=IwAR081ZMwV3Hkpqiu3er3_vyMrj6U5pE4RWVqx5Kyaq_vdOofsn_aJKDcrT0

UN MESE DOPO, di Pierluigi Fagan

situazione in Ucraina al 26 marzo secondo il Ministero della difesa francese
Intanto l’Azerbaijan ha attaccato nuovamente il Nagorno-Karabakh. Sarà uno stillicidio_Giuseppe Germinario
UN MESE DOPO. Dopo il primo mese di guerra, oggi siamo forse in grado di fare ipotesi (che comunque tali rimarranno) su come andrà a “finire” il conflitto.
I conflitti dentro il conflitto sono tre. C’è il conflitto “aggressore-aggredito” provocato dall’invasione russa in Ucraina, c’è il conflitto “provocatore-provocato” tra Stati Uniti e Russia che fino ad oggi sono stati i due pari competitor planetari militari avendo più o meno la stessa dotazione nucleare, c’è il conflitto a guida americana “democrazie vs autocrazie” che era il programma di politica estera di Biden alle elezioni, con cui gli americani tentano di bipolarizzare il mondo giocandosi così la loro partita per ritardare l’avvento di un ordine multipolare che ne relativizzerebbero la potenza, la ricchezza, l’influenza.
I tre conflitti non possono intendersi slegati, sono intrecciati assieme e questo ne determina la complessità d’analisi. Ma al contempo, ne facilita la lettura strategica. Sebbene la strategia di comunicazione americana faccia terra bruciata intorno a tutto ciò che non si riferisce all’Ucraina propriamente detta, con questa reiterazione ossessiva del format “aggressore-aggredito”, è proprio fuori del semplice conflitto ucraino che va trovata la chiave strategica.
Ieri terminava il primo mese di guerra e non a caso è terminato con un discorso planetario del presidente americano. Biden ci ha fatto sapere che questo conflitto non terminerà non per mesi ma per anni. Perché?
Ovviamente perché il conflitto basato sul format “democrazie vs autarchie” è su sfondo geopolitico-storico. La battaglia tra mondo uni-bi-polare e mondo multipolare è di fase di transizione storica, non è certo cosa che si svolge in breve tempo. Ed è proprio per comprare tempo che gli USA hanno lanciato questa sfida non appena i russi gli hanno dato l’occasione.
Ma anche il conflitto tra le due superpotenze atomiche, che a sua volta è un conflitto compreso in quello della transizione multipolare ove per gli americani è necessario depotenziare il nemico più temibile sulla scala militare, ha la stessa necessità strategica temporale. Come detto poco tempo fa, c’è chi ha letto l’intera guerra fredda come una lunga pressione tra l’enorme capacità di spesa americana vs le limitate capacità sovietiche. Obbligare l’URSS ad usare sostanze per la chiave militare portava a fallimento economico, sociale e quindi infine, politico e così in effetti è andata.
Oggi, di nuovo, tenere la Russia in conflitto semi-permanente, per anni, ed oltretutto sotto pesanti sanzioni, punta allo stesso effetto. Inclusa la speranza che qualche Elstin, prima o poi sopravvenga a Putin, come ha chiaramente detto ieri Biden, creando un clamoroso incidente diplomatico. Altri conflitti satellite come nel Caucaso, nel centro-Asia, rivolte in Bielorussia, ripresa in Siria, Libia o magari nuovi impegni nei mari polari o di Barents con qualche nave giapponese ed ogni altro teatro strategico in cui è impegnata la Russia, aggraveranno il dilemma tra “risorse sempre più scarse e possibili impeghi alternativi”. Essendo potenza aggressiva ed in guerra, la Russia verrà sospesa dal consesso internazionale e questo depotenzierà l’intero schieramento avversario nel confronto multipolare.
Questi due conflitti si basano su un ancora presente vantaggio di risorse, viepiù oggi che gli USA diventano USA + Resto dell’Occidente + Area larga di influenza occidentale e con un vantaggio di risorse ed un conflitto permanente, c’è solo da far lavorare il tempo a proprio favore, non troppo ma abbastanza.
Naturalmente, tutto ciò non funzionerebbe se non ci fosse l’Ucraina e la sua disponibilità ad immolarsi per la causa. Dal loro punto di vista non è una strategia sbagliata, anzi. Poter esser di fatto la punta di lancia dell’ambiente NATO, anche senza le garanzie protettive dell’art. 5 è la migliore posizione militare possibile per restare vivi nel confronto coi russi, anche se ovviamente tutto ciò al prezzo di migliaia di vittime e distruzione materiale. Sempre meglio che capitolare però. E non si svalutino i vantaggi di esser finanziato ed armato gratuitamente per anni per il duro lavoro che si compirà.
Quindi c’è un aggredito disponibile a continuare il suo ruolo per anni senza arrendersi, su questo il sistema a guida americana investirà per far fallire i russi se non provocare il fatale “regime change”, il tutto imporrà direttamente ed indirettamente la riduzione della transizione di complessità al multipolare in un comodo bipolare dalle mille frizioni periferiche su tanti tavoli (commerciali, economici, finanziari, sanzionatori, giuridici, multilateriali, di scambio scientifico e tecnologico etc.). Non ci sarà un confronto diretto tra Occidente e Multipolari ma uno scontro prolungato in via indiretta in cui i primi faranno pagare prezzi salati a tutti coloro che insistono nelle loro mire di contro-potenza. Tra l’altro, da una parte c’è un sistema con un chiaro leader forte e potente (USA), dall’altra un sistema vago con molti leader tra loro anche in competizione reciproca in altri confronti regionali. Così va letto l’incontro sino-indiano di cui parlammo ieri. Il “divide et impera” è tutto a favore dei primi, o quasi.
A questo punto, molte sono le conseguenze in analisi sui vari formati del triplice conflitto e di più le possibili previsioni sugli sviluppi futuri. Per ridurre l’incertezza derivata dalle troppe variabili e reciproche non lineari interrelazioni, sarebbe utile capire la strategia russa. Ma in questa guerra non sappiamo davvero quale essa sia. Su questo ha giocato l’esercito dei commentatori il cui ruolo è quello di razionalizzare gli eventi dando ai grandi pubblici la propria visione dei fatti, stante che pure i fatti non li conosce davvero nessuno visto che non c’è alcuna terza parte sul campo a testimoniarli. Ma su questo ha giocato anche Mosca. Solo quando Mosca dirà “per noi va bene così” congelando il conflitto allo stato delle cose che saranno sul campo a quel momento, si capirà come intendono giocarsi questa partita che è ormai chiara a tutti, loro compresi, anzi forse a loro chiara prima ancora di iniziarla.
Il c.d. “conflitto congelato” che ormai pare l’unica prossima possibile tappa di ciò che vediamo e sentiamo ruotare intorno agli eventi, che caratteristiche avrà? Qui, per la prima volta da quando è iniziata questa storia, tentiamo l’ipotesi in quanto abbiamo un mese di fatti, dichiarazioni, azioni alle spalle, sebbene ancora molta nebbia davanti. L’Ucraina rimarrà a tutti gli effetti uno stato legittimo e sovrano, ma in guerra. Come tale non potrà comunque esser accettato nella NATO a meno che gli europei non vogliano firmare la loro nuclearizzazione, cosa da escludere con sicurezza. Da parte russa, quindi, per “congelare” operativamente il conflitto sul campo, occorrerà trovare la migliore posizione logistica. Infatti, se i russi avranno interesse a portare il conflitto a bassa intensità per lungo tempo visto che non potranno far altro perché gli è imposto dal vero nemico che è a Washington e non certo a Kiev, debbono mettersi un una postura difendibile al minimo prezzo visto che gli ucraini super-armati ed i loro interessati sponsor, non desisteranno mai.
Non potendo mai avere un impegno da parte di Kiev sull’obiettivo no-NATO anche se è impedito di fatto, un riconoscimento delle due repubbliche e del dato di fatto della Crimea, avendo sostanzialmente degradato la forza militare avversaria a livello infrastrutturale ed avendo probabilmente eliminato le punte più belliche e ideologiche (di cui non conoscevamo l’anima nazi-kantiana) che hanno condotto il lungo conflitto del Donbass in questi anni, Mosca dovrà attestarsi alla posizione più difendibile.
Questa è ovviamente il Dnepr. A destra del Dnepr c’è l’Ucraina gradatamente più industriale, russofona ed in parte russofila, a sinistra del Dnepr il contrario. In più a sinistra del Dnepr, il territorio si farebbe sempre più infido per i russi, i prezzi di vite umane, militari e civili, insostenibili, la vicinanza all’area NATO da evitare. Un chiaro “over streetching”. Quanto al Dnepr, basterà far saltare tutti ponti non tra i principali e presidiare questi per abbassare di molto l’impegno bellico prolungato. Si chiama “geo-politica” perché la geografia conta ed i fiumi sono una componente fondamentale come già avvenne da queste parti nella IIWW con la “linea Stalin”. Quanto alle coste, inglobato il Mar d’Azov come lago interno lo spazio russo, consolidato il collegamento con la Crimea, guadagnato molti chilometri di confine verso ovest, rimarrà in questione Odessa. Odessa ed il suo antistante, sarà forse il fronte più attivo nella lunga guerra di posizione e logoramento futura. Vitale tenerla per gli ucraini, vitale per i russi impedirglielo quanto più possibile, anche isolandola di fatto via mare.
Infine, se il tempo sostiene la strategia americana nei due altri livelli di conflitto, su questo livello base su cui gli altri due si poggiano, c’è un punto a sfavore del fronte occidentale. Per quanto stressati, punzecchiati in altri teatri, sanzionati ed in parte isolati, i russi hanno più riserva degli ucraini, qui conta la semplice demografia. Va bene i dollari e le armi, ma alla fine il collo di bottiglia sono gli uomini che possono combattere. Come mostrano i recenti bombardamenti logistici a Ivano-Frankivsi’k e Leopoli, per quanto “congelato” al fronte, il conflitto potrebbe prevedere comunque un continuo sabotaggio russo del flusso logistico di rifornimento ucraino.
Ma non è affatto detto che andrà così. Come detto, i russi si sono tenuti coperta la variabile “intenzioni” aggiungendo già dai primi giorni, l’avvertenza che se la strategia generale era fissa, la sua applicazione sul campo sarebbe stata variabile visto che le guerre si fanno in due. Quindi, l’ipotesi (che per altro non è mia, ma fatta da altri ed anche tempo fa e sulla quale, per la verità, avevo espresso errate perplessità) è plausibile, ma solo gli eventi ci diranno se diventerà fatto o meno ed a che condizioni, prezzi, ripercussioni dirette ed indirette, anche per noi italiani ed europei.

Realtà parallela e realtà della guerra I parte_di Roberto Buffagni

Realtà parallela e realtà della guerra

Prima parte

 

In questa prima parte sintetizzo con la massima brevità i punti essenziali dall’operazione di guerra psicologica condotta dall’Occidente nell’ambito delle ostilità tra Russia e Ucraina, volta alla creazione di una vera e propria Realtà Parallela; operazione disinformativa di una vastità, capillarità, radicalità senza precedenti storici. Elenco gli snodi essenziali della “narrativa” occidentale, e li metto a confronto con le realtà fattuali e documentali che essi distorcono e occultano.

Nella seconda parte analizzerò i fondamenti culturali e ideologici sui quali la campagna di guerra psicologica fa leva e aggiungerò alcune considerazioni.

 

  1. Dall’inizio delle ostilità in Ucraina l’Occidente ha organizzato una vastissima, capillare, radicale campagna di guerra psicologica volta alla creazione di una Realtà Parallela.
  2. Che cos’è una Realtà Parallela? Quale caratteristica essenziale la distingue dalla realtà? La Realtà Parallela è dove muoiono solo gli altri. La realtà è dove muori anche tu, dove muoio anche io. Come il desiderio, la Realtà Parallela non ha limiti. La realtà è ciò che impone limiti al desiderio.
  3. A creare la Realtà Parallela è lo sforzo internazionale di circa 150 aziende di Pubbliche Relazioni, coordinate da Nicky Regazzoni, cofondatore di PR Network[1] e Francis Ingham[2], un esperto di pubbliche relazioni strettamente legato al governo britannico. Nell’articolo di Dan Cohen linkato in calce, abbondanti informazioni e documentazione in merito[3].
  4. Gli snodi narrativi fondamentali della Realtà Parallela sono:
  5. L’invasione russa dell’Ucraina è solo il primo passo di un progetto di espansione imperiale russa a danno dei paesi europei. Vanno dunque occultate tre realtà: che la Russia ha invaso l’Ucraina per difendersi dalla NATO, l’alleanza militare più potente al mondo; che un’espansione imperiale russa a danno di altri paesi europei implicherebbe un conflitto diretto con la NATO; che la Russia non dispone dei requisiti fondamentali (potenza demografica, potenza economica, potenza militare) per tentare un’espansione imperiale ai danni di altri paesi europei.
  6. L’Ucraina può vincere da sola contro la Russia, se l’Occidente la sostiene con le sanzioni alla Russia e l’invio di armi. Vanno dunque occultate le seguenti realtà: che la Russia sta impegnando in Ucraina circa 180.000 effettivi, e può disporre di altri 600-700.000 uomini, per tacere della sua netta superiorità di mezzi, mentre l’Ucraina sta impegnando tutti i suoi uomini e i suoi mezzi: l’esito militare del conflitto è dunque predeterminato. La Russia sta vincendo. Lo prova il fatto che essa non fa affluire ingenti rinforzi in Ucraina, come certo farebbe se fosse in difficoltà sul campo.
  7. La Russia è in malafede quando sostiene che l’invasione è motivata dal possibile ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica. Per la Russia, la guerra ha sia motivazioni di espansione imperiale [v. sub a] sia ideologiche: è “una guerra contro la democrazia”. La posta in gioco sono dunque i “principi universali”[4], il diritto di ciascuno Stato alla propria sovranità e indipendenza. Va dunque occultata la realtà che il 15 dicembre 2021, la Russia ha aperto una trattativa diplomatica con gli USA, nella quale chiedeva due sole cose: firma di un trattato a garanzia che l’Ucraina non sarebbe entrata nella NATO; applicazione dei Trattati di Minsk a tutela delle popolazioni russofone del Donbass (per intenderci, sul modello Alto-Adige). Nella proposta russa, non si faceva alcuna menzione del regime politico ucraino, né si chiedevano menomazioni territoriali o politiche della sovranità ucraina. L’iniziativa diplomatica russa del 15 dicembre seguiva immediatamente la sottoscrizione, in data 10 novembre 2021, dello US-Ukrainian Charter on Strategic Partnership[5], che ribadiva la dichiarazione del Summit NATO di Bucarest 2008 sull’ingresso dell’Ucraina nella NATO[6], e l’integrazione operativa tra FFAA ucraine e NATO[7]. Se gli USA avessero accettato le richieste russe del 15 dicembre 2021, in Ucraina non si sarebbe sparato un colpo.
  8. Dopo la dichiarazione del Summit NATO di Bucarest 2008 preannunciante l’ingresso nell’Alleanza Atlantica di Georgia e Ucraina, la scelta di compiere anche formalmente l’ingresso nella NATO spettava esclusivamente alla libera scelta del governo ucraino, democraticamente eletto. Va dunque occultata la realtà che il presidente Zelensky si è lasciato sfuggire in un’intervista con il giornalista della CNN Fareed Zakaria[8]: “Zelensky: ‘In Occidente tutti mi hanno detto che non abbiamo alcuna possibilità di entrare a far parte di NATO o UE. Ho chiesto loro di non mettere all’angolo il popolo ucraino perché il nostro popolo è coraggioso e anche l’Occidente dovrebbe avere il coraggio di dire apertamente al popolo ucraino che, beh, non diventerai un membro NATO-UE. Non hanno una posizione consolidata, e l’ho chiesto personalmente. Ho chiesto loro, personalmente, di dire apertamente che vi accetteremo nella NATO tra un anno, o due, o cinque. Ditelo apertamente e chiaramente, o semplicemente dite di no, e la risposta è stata molto chiara, non diventerete un membro della NATO o dell’UE, ma pubblicamente le porte rimarranno aperte.”[9] Va insomma occultata la realtà che gli USA e la NATO, con la complicità della UE, hanno intrappolato l’Ucraina in una situazione senza via d’uscita, facendole credere che ne avrebbero garantito la sicurezza con la deterrenza NATO, la prosperità con l’ingresso nella UE: per poi sacrificarla e regalarle guerra e miseria . Come disse già nel 2015 il professor John Mearsheimer, “L’Occidente sta guidando l’Ucraina sul ‘sentiero delle primule’, e il risultato finale sarà la distruzione dell’Ucraina”.[10] Mearsheimer impiega una locuzione idiomatica anglosassone coniata da Shakespeare: il primrose path, il sentiero delle primule, è la via facile del piacere che conduce all’ eternal bonfire, il fuoco eterno.

Questi sono gli snodi essenziali della “narrazione” occidentale che crea la Realtà Parallela. Da essi conseguono numerose derivazioni, digressioni e spin-off che qui per brevità e chiarezza non elenco, e che sono d’altronde facili da individuare quando si abbiano chiari i punti fondamentali della costruzione narrativa e li si confronti con i dati di realtà.

Fine prima parte

[1] https://www.thepr.network/

[2] https://prca.mena.global/regional-board-membe/francis-ingham/

[3] https://consortiumnews.com/2022/03/23/ukraines-propaganda-war/

[4] https://www.state.gov/briefings/department-press-briefing-march-21-2022/?fbclid=IwAR081ZMwV3Hkpqiu3er3_vyMrj6U5pE4RWVqx5Kyaq_vdOofsn_aJKDcrT0

[5] https://www.state.gov/u-s-ukraine-charter-on-strategic-partnership/?fbclid=IwAR3tdJJgO6bitetFUn8J7aMxkIZdEOocvrbbLDCvFCpJ3gcwVaiN1S7mQcc#:~:text=The%20United%20States%20and%20Ukraine%20pledge%20to%20combat%20the%20proliferation,to%20manage%20emerging%20technology%20risks

[6]Guided by the April 3, 2008 Bucharest Summit Declaration of the NATO North Atlantic Council and as reaffirmed in the June 14, 2021 Brussels Summit Communique of the NATO North Atlantic Council, the United States supports Ukraine’s right to decide its own future foreign policy course free from outside interference, including with respect to Ukraine’s aspirations to join NATO.”

[7]The United States remains committed to assisting Ukraine with ongoing defense and security reforms and to continuing its robust training and exercises. The United States supports Ukraine’s efforts to maximize its status as a NATO Enhanced Opportunities Partner to promote interoperability.”

[8] https://transcripts.cnn.com/show/fzgps/date/2022-03-20/segment/02

[9] https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-chi_ha_intrappolato_lucraina_la_trascrizione_delle_parole_di_zelensky_alla_cnn/45289_45700/?fbclid=IwAR215yb1j3NBfZqfMMiJoILPqOeEv6Cd6XsBnj_DkfoY7ncjPKqnCiiBwms

[10] https://twitter.com/i/status/1500398483555115012

Imparare lezioni dalla guerra in Ucraina, di George Friedman

Non vi è dubbio sul carattere estremamente sofisticato degli strumenti di governo delle dinamiche geopolitiche disponibili nello strumentario dei centri decisori statunitensi. Quelle indicate da Friedman tuttavia sono certamente strumenti importanti di soffocamento, ma sempre meno determinanti. Man mano che l’opzione militare e politica, intesa come diretta espressione di potenza e di potere, tende a prevalere, tutti gli altri ambiti, compreso quello economico, anche nella sua espressione bellica, vengono sussunti ad essa progressivamente_Giuseppe Germinario

Imparare lezioni dalla guerra in Ucraina

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Dopo una guerra, tutte le parti si rivolgono a “lezioni apprese”, una frase che è diventata un luogo comune. Una guerra è, in un modo orribile, un’opportunità di apprendimento, con l’obiettivo che i successi e i fallimenti delle proprie forze siano identificati e il processo che ha portato a entrambi i risultati sia studiato e integrato nella pianificazione e nell’addestramento per la prossima guerra. Questo è del tutto ragionevole e necessario. È anche ovvio che il processo è un’occasione per puntare il dito: prendersi il merito per le vittorie altrui o scaricare la colpa per le sconfitte è una parte inevitabile del processo di apprendimento, per non parlare del processo di promozione. Gli ufficiali sono umani come il resto di noi. Un aspetto più preoccupante del processo di apprendimento è che la guerra viene elevata a verità rivelata e talvolta guida le nazioni verso la sconfitta futura, il passato sovrasta tutti i cambiamenti che hanno reso le lezioni apprese non solo inutili ma catastrofiche. La carica di fanteria di Napoleone fu molto apprezzata nel 1914, con i leader inizialmente incapaci di cogliere il significato della mitragliatrice.

Il mondo è pieno di lezioni dall’invasione russa dell’Ucraina. Faccio la mia parte, ma è importante capire che il bel mezzo di una guerra non è il posto migliore per trarre conclusioni. Le guerre sono cose complicate, come hanno appreso gli Stati Uniti in Vietnam, Iraq e Afghanistan. Tuttavia, è in battaglia che le lezioni più importanti vengono apprese e implementate senza un processo di rinnovo di due anni. Rimanere in vita è un grande motivatore per l’innovazione.

Si dice che i russi stiano lanciando grandi riserve nella lotta. Stanno anche reclutando forze armate siriane e, si dice, mercenari da tutto il mondo. Ovviamente, si aspettano una lunga guerra e sono a corto di fanteria, o sta succedendo qualcos’altro. Forse intendono seguire questa guerra irrompendo nell’Europa orientale e stanno reclutando forze straniere per compiti di occupazione, una teoria interessante di cui non ho la minima prova. Gli ucraini stanno mobilitando tutti i loro cittadini. Per quanto tempo combatteranno i cittadini se la battaglia diventa senza speranza?

È a livello strategico, non operativo o tattico, che si possono vedere le lezioni importanti. La Russia è un paese povero con un esercito mediocre e non una grande potenza. Ma è circondato da paesi ancora più poveri con eserciti anche peggiori. Lo spirito può portarti così lontano, ma un esercito spietato e disciplinato potrebbe portarti dove vuoi andare. Non è una bella vista, ma può essere molto efficace.

Alla fine, si sa chi ha vinto con la bandiera di chi sventola sulla capitale, e questo lo scopriremo.

Ma la lezione strategica più importante finora non ha nulla a che fare con la Russia o l’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno dimostrato che forse l’arma più potente al mondo è il dollaro armato. Il commercio mondiale richiede dollari USA, sia in mano che come benchmark rispetto al quale avviene il trading. L’euro è un lontano secondo e nessuno firmerebbe un progetto di costruzione quinquennale denominato in yuan. Per accedere ai dollari, è necessario avere accesso al luogo che li stampa, la Federal Reserve, o a qualche istituto finanziario che nuota in dollari – e tali istituzioni sono ossessionate dal non infrangere eccessivamente le normative statunitensi. La storia di come funziona è complessa come un attacco aereo navale, eppure può essere più letale. Niente dollari significa che nessuno si prenderà il moolah locale con cui comprare qualcosa. Gli Stati Uniti, essendo di gran lunga la più grande economia del mondo e il più grande importatore, può devastare un paese. Come ha scoperto l’Iran, la mancanza di accesso ai dollari unita al blocco delle esportazioni può paralizzare l’economia di una nazione.

La chiave per armare il dollaro e il commercio è la cooperazione di altre nazioni. Gli Stati Uniti hanno mobilitato non solo la maggior parte della NATO, ma anche paesi come il Giappone, lontano dai combattimenti ma vicino al dollaro. Il desiderio degli alleati di non impegnarsi in una guerra cinetica né di spuntare gli Stati Uniti ha creato una coalizione di banche centrali che cooperano tutte per isolare l’economia russa, che dipende dall’esportazione di materie prime (energia) piuttosto che di prodotti industriali o tecnici. La combinazione del divieto delle importazioni russe di energia negli Stati Uniti e della gestione del dollaro come arma – di concerto con una grande alleanza – pone una crisi militare imprevista per la Russia.

È stato detto che nessuna nazione è stata a più di tre pasti non serviti dalla rivoluzione. I dettagli non hanno senso, ma il principio è corretto. L’azione eroica è in qualche modo più gestibile di una lunga e incessante miseria. Una cosa è morire per il tuo paese; un altro è vedere i tuoi figli soffrire la fame.

La strategia bellica americana deriva in parte dal non voler impegnare in combattimento le truppe russe, sia per l’avversione a perdere altre guerre, sia perché il baricentro del nemico oggi non è militare ma finanziario. A differenza di un attacco aereo, gli attacchi finanziari non esplodono all’improvviso. Lentamente macinano il tessuto della nazione fino a quando la bandiera stessa non giace in chiacchieroni. O questa è la teoria.

C’è, ovviamente, un aspetto negativo. In ogni guerra soffre il fronte interno. Negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale, la benzina veniva severamente razionata insieme a cose come i cosmetici (metallo nella custodia, olio nel trucco). Gli Stati Uniti resistettero, con brontolii, perché, a differenza delle altre nazioni, erano disponibili tre pasti al giorno e si proiettavano film.

Gli Stati Uniti oggi stanno affrontando un certo dolore nella loro offensiva economica, principalmente per il costo della benzina e di altri beni. La domanda è se starà dietro l’offensiva economica per difendere una nazione di importanza strategica per gli Stati Uniti ma di scarso significato emotivo. Partire per l’attacco a Pearl Harbor era una cosa, garantire la sicurezza di Kharkiv è un’altra questione. È più facile combattere che limitare la propria dieta.

Quindi, tornando alle lezioni apprese. Le lezioni militari di cui le persone sono ossessionate non sono definitive. La Russia può vincere, e una brutta vittoria è ancora una vittoria. La Russia potrebbe perdere e una sconfitta in Ucraina potrebbe significare molto o poco per i russi. Non siamo pronti a fare quello che ho fatto io ea discutere il significato più profondo dell’esito militare della Russia.

Ma possiamo già parlare di due cose. In primo luogo, l’uso del dollaro e l’accesso alla Fed sembrano essere un’arma sorprendente. Gli Stati Uniti hanno isolato la Russia senza bisogno di un blocco. La lezione, provata in una piccola parte con l’Iran, ha dimostrato la sua efficacia e la Russia ha dimostrato che poteva scalare. E, cosa più importante, è un’arma che solo gli Stati Uniti hanno. Questa settimana, i funzionari statunitensi stanno parlando con i funzionari cinesi. I cinesi hanno molti problemi economici e hanno bisogno di dollari. Ciò non significa che andranno in silenzio e senza chiedere concessioni, ma i cinesi hanno imparato che la potenza militare russa non è all’altezza della potenza economica statunitense. Per quanto riguarda l’invasione di Taiwan, uno sguardo alle prestazioni della Russia in Ucraina e al contatore degli Stati Uniti dimostra due cose: non dare mai per scontato che una guerra sia una schiacciata.

L’esito della guerra Ucraina-Russia è di una certa importanza strategica e di grande importanza morale. Quel risultato è ancora sconosciuto. Ma la certezza che gli Stati Uniti controllano la valuta del commercio globale è stata dimostrata, almeno fino a quando non emergerà una valuta alternativa e le persone saranno disposte a firmare accordi quinquennali al suo interno.

https://geopoliticalfutures.com/learning-lessons-from-the-war-in-ukraine/

La Russia e il multipolarismo in Europa_con Gianfranco La Grassa

Il multipolarismo sta sbarcando in Europa. I paesi europei più che parteciparvi, lo stanno subendo. La narrazione dominante addita la Russia come artefice della minaccia. In realtà sono i centri decisori al momento prevalenti negli Stati Uniti a cercare di stringere il giogo al collo. Le sue pressioni sono enormi ed assillanti. Un atto di forza che potrebbe trasformarsi in una manifestazione di fragilità. Tanto dipenderà dall’esito del conflitto in Ucraina. L’intervento russo assume ancora, proprio per il carattere estremo dell’iniziativa, una postura difensiva. Riuscire ad arrestare comunque il processo di allargamento della NATO ad est rappresenterebbe una prima significativa vittoria ed una ripresa dell’iniziativa già manifestatasi nei suoi prodromi in Libia, in Siria e in Africa. L’intesa con la Cina ne rappresenterebbe il suggello. I circoli dirigenti europei hanno ancora una volta scelto di appiattirsi totalmente sulla linea avventurista americana, definendo così l’Europa, il proprio continente, come il terreno di contesa e di battaglia di interessi altrui. Lo stanno facendo in nome della pace e dell’unità europea. Avrebbero avuto la possibilità di giocare sulle contraddizioni e sul conflitto che sta imperversando nei centri politici statunitensi; stanno al contrario alimentando le condizioni per una polverizzazione della realtà politica continentale foriera di lotte intestine ben manipolate e rinfocolate dall’esterno. E’ una classe dirigente che deve la propria esistenza sulla delega e sulla dipendenza ormai settantennale dalle scelte di oltreatlantico, condannando così l’Europa, in primis l’Italia, ad una condizione prossima di pauroso dissesto e degrado. Qualche segnale di reazione comunque appare all’orizzonte; più strutturato in Francia, con la candidatura di Zemmour all’Eliseo, più sottotraccia in Germania, in Ungheria. In Italia i sussulti di un paio di anni fa si sono rivelati un fuoco fatuo; forse ancora meno. Acrobazie parodistiche di saltimbanchi improvvisati, incapaci di destare un qualche timore nei centri che contano. L’epilogo lo abbiamo visto con l’allineamento tempestivo ed esibito, ammantato di anelito patriottico, di quelli che avrebbero aspirato a rappresentare una opposizione seria a questo sfacelo e a questa postura così meschina ed autolesionista. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/vxuk3p-la-russia-e-il-multipolarismo-in-europa-con-gianfranco-la-grassa.html

UCRAINA AXIS MUNDI, di Pierluigi Fagan

UCRAINA AXIS MUNDI.

Nel suo discorso alla nazione in cui spiegava le ragioni del ritiro dopo venti anni dalla guerra in Afghanistan, Biden condensò la ragione dicendo che gli Stati Uniti non dovevano più esaurirsi nel gestire i problemi del 2001 (11 settembre), perché dovevano concentrarsi su quelli del 2021. Diede solo un sintetico ragguaglio su questo nuovo scenario: Russia e Cina.

La Russia è il principale competitor militare degli USA sebbene tra i due ci sia una certa distanza in termini di complessiva forza militare, la supposta “parità atomica” funge da deterrente a scalare i pioli di un possibile conflitto diretto. Abbiamo detto “supposta” parità atomica perché se in termini di testate è certa, in termini di capacità di lancio ed intercetto nessuno può sapere davvero come stanno le cose. Non foss’altro perché i sistemi d’arma spaziali (satelliti) sfuggono ad ogni reale rilevazione da parte degli analisti che si occupano di queste cose. L’aggiornamento dell’arsenale nucleare è stato, con qualche zigzag, praticamente costante negli ultimi settanta anni. La ricerca della preminenza ipotetica che sarebbe la facoltà di un “first strike” annichilente o la ricerca sul come annichilire la risposta avversaria, sono fini in sé. Lo sono per alimentare in continuità il sistema “ricerca e produzione” in un campo che altrimenti non consuma mai il suo prodotto. Lo sono per il fall out tecnologico che questa ricerca produce, fall out che può riversarsi non solo sul campo militare. Lo sono perché obbliga lo e gli avversari a sfinirsi in una continua distrazione di ricchezza su investimenti militari e non civili. Sebbene sia sbagliato dare a questa ultima dinamica ruoli eccessivi, nelle analisi sui perché del crollo sovietico, c’è stata anche una sottolineatura di come questa continua riconcorsa abbia fiaccato -nel tempo- l’economia sovietica, in molte analisi dei principali studiosi in materia. Questa strategia di “costo di potenza”, per ragioni di potenza economica complessiva, ma anche per ragioni di aspirazione di capitali da tutto il mondo tramite il sistema titoli di Stato – dollaro, pone gli USA in una posizione di vantaggio ancora incolmabile. E’ come giocare a poker contro un miliardario, perderete sempre perché lui dà un valore al denaro diverso dal vostro avendone incomparabilmente di più. Quello che non ha glielo presta il resto del mondo perché il Treasury Bond è il bene rifugio principale.

La Cina è il principale competitor, anzi l’unico, sul piano economico. Stimata precedentemente al 2028 la raggiunta parità di Pil tra i due giganti, quando oggi la Cina fa ancora solo tre quarti del Pil americano, le incertezze strategiche economiche americane unite ai due anni di pandemia, hanno fatto temere un pareggio anche più anticipato. Tale pareggio è solo una cifra, è la rete delle conseguenze complesse il problema.

Si consideri l’effetto sistemico di queste competizioni. La Russia ha contrastato l’operazione Siria dietro a cui c’era l’interesse strategico anglo-americano (ed una complessa faccenda di condutture di gas verso l’Europa). E’ entrata nel teatro libico sostenendo la parte avversaria quella promossa da Washington, sta penetrando il Sahel ed è variamente presente in Africa, esporta armamenti a piene mani in India, dà talvolta sponda all’Iran. Quindi al di là del confronto diretto tra le due potenze atomiche, c’è anche questo più ampio scenario mondo. Fiaccare la Russia non è solo l’obiettivo della competizione diretta è anche e soprattutto il poter aver mani libere nell’utilizzo della variabile militare sul tavolo-Mondo. Fiaccare la Russia ma sperabilmente anche promuovere un regime change in favore di un regime più liberale ovvero conforme il gioco dominato dagli USA.

La Cina poi, ha evidente strategia-Mondo nel suo sviluppo infrastrutturale delle varie Vie della Seta. Tale ragnatela, si arborizza da tempo in Asia, Africa e financo Sud America, ha una attenzione particolare al Medio Oriente anche per via della fame energetica cinese, mentre da tempo cerca di penetrare il boccone prelibato ovvero l’Europa. In questo campo di gioco gli Stati Uniti hanno una certa difficoltà strategica. La unità e potenza d’azione dello stato cinese è molto più efficiente della potenza d’azione indiretta americana tramite vari domini di mercato ed istituzioni finanziarie come World Bank e Fondo Monetario Internazionale. I cinesi premettono al loro andare in giro per il mondo a fare affari, il totale agnosticismo rispetto a come il partner si organizza politicamente o economicamente al suo interno, lo trattano da “pari a pari” sebbene solo dal punto di vista politico e culturale. Gli americani invece, oltre ad avere meno potenza finanziaria diretta da investire nel comprare amicizia geopolitica tramite la geoeconomia, vincolano i partner ad affiliarsi a forme di “democrazie di mercato”, nonché vari obblighi a formare l’attività economica secondo vari principi della loro teoria di mercato. L’espressione “democrazia di mercato” dice che poiché gli USA dominano il mercato, son così in grado di gestire la politica di un Paese (almeno ciò che a loro interessa) che, come involucro, rimane formalmente una “democrazia”.

Ieri Lavrov, il ministro degli esteri russo, ha detto a chiare lettere che il problema della pace con l’Ucraina non passa solo dalle relazioni e competizioni tra russi e ucraini, ma tra russi ed americani, via ucraini. Per questo, al di là dei nostri sospiri speranzosi sui passi in avanti delle trattative, toccherà rassegnarsi a tempi medio-lunghi. In realtà gli americani non hanno alcuna fretta a chiudere la partita, anzi. Hanno già ottenuto vari punti segnati dal comportamento stesso dei russi che “non avevano alternative” come recita Putin, ma si può ancora ottenere di più. Incluso portare lo scontro a livelli tali da obbligare la Cina a dover scegliere da che parte stare. Costo alto per i cinesi che se da vari punti di sistema delle alleanze e condivisione degli obiettivi strategici generali quali la promozione di un nuovo ordine multipolare sono alleati di fatto dei russi, dall’altra temono di esser trascinati nell’angolo degli ostracizzati in cui gli americani sono riusciti a ficcare i russi che da questo punto di vista, la partita l’hanno già in buona parte persa.

Altro risultato già ottenuto dagli americani è stato il riaccorpamento integrale dei coriandoli europei al proprio dominio geopolitico, la rottura -irreversibile per lungo tempo futuro- di importanti relazioni commerciali tra Europa e Russia oltre a quelle tra Europa e Cina che verranno curate in seguito. Hanno inoltre ottenuto la, già richiesta invano da Trump, maggior contribuzione alle spese militari della comune alleanza nonché i proventi della vendita delle armi americane all’Europa a seguito di questi spesa militare incrementata. Ma tutto ciò verrà più chiaramente saldato in un molto probabile nuovo trattato commerciale sulle basi dell’ex TTIP poi abbandonato, che farà dall’Occidente a guida USA un sistema omogeneo macro-regionale che sarà la forma della nuova globalizzazione multipolare. Tramite questo nuovo sistema che racchiuderà in sé più del 50% del Pil mondiale (assieme a UK, oceanici e Canada), gli Stati Uniti potranno giocare la competizione con la Cina da rinnovata posizione di forza al di là del Pil specifico. Intorno al Nuovo Sistema Occidentale, andranno poi a collocarsi i partner privilegiati come il Giappone, la Corea del Sud, il Messico e Centro America, nonché tutti quelli che ambiguamente flirtano coi cinesi o coi russi come l’India o gli undici paesi ASEAN a cui verrà progressivamente richiesto da che parte stanno.

Tutto questo che non ha nulla di strano se non per chi è digiuno di questo tavolo del gioco di tutti i giochi a cui in questi giorni accede come spettatore con la testa piena di valori impalpabili senza rendersi conto di come la grammatica di questo gioco sia tremendamente seria, concreta e basata su valori palpabili e tremendamente materiali nonché del tutto amorali. Tutto ciò spiega molte cose del “film di guerra” trasmesso h24 dalle emittenti del racconto del mondo.

Ecco perché sono 3 miliardi i dollari in armamenti e formazione militare investiti fino al 2021 dagli USA in favore dell’Ucraina, ecco perché -anche solo prendendo le recenti notizie del Washington Post- l’impegno americano in Ucraina già dallo scorso dicembre (sono svariati anni in realtà) nel mentre Mosca provava inutilmente a chiedere un tavolo di trattiva di sicurezza con gli USA-NATO, ecco perché gli USA hanno stanziato l’altro ieri 13,6 miliardi di dollari per l’Ucraina con un in più di un altro miliardo d’armi pesanti (con sovralimentazione del proprio ipertrofico complesso militar-industriale) nella sola ultima settimana. Ed ecco perché l’urto catastrofico dei profughi per loro non è un problema mentre lo sarà per gli europei ed ecco anche perché a gli USA, il terremoto planetario i cui effetti molti fanno ancora fatica a scorgere, per loro sarà uno splendido affare.

Gli USA sono potenzialmente l’unica potenza semi-autarchica. Per più di un terzo fanno import-export limitrofo (Canada e Messico), poi c’è l’Europa, poi tutti gli altri in ordine sparso. Con la Cina possono giocare da rinnovate posizioni di forza e se pure dovranno fare qualche sacrificio in termini di import, ne beneficerà la bilancia commerciale, oltretutto spingendo la ripresa industriale interna. Ma lì dove gli USA sono più imperturbabili sono le materie prime. Praticamente autonomi per energia, grano, olii, fertilizzanti ed in parte dei minerali, possono lasciare il resto del mondo precipitare nel buco nero della già paventata “carestia” un concetto medioevale di cui non sentivamo parlare da secoli e che è oggi ben paventato da ONU e FMI. Carestia porta disordine sociale e politico, il temuto Grande Caos in cui il mondo complesso rischia di precipitare in una ragnatela di effetti farfalla con feedback non lineari che è ininfluente per chi sta su una isola (continentale) protetta da due oceani e con l’essenziale stipato in cantina.

Per tutto questo Biden non ha nessuna intenzione di alzare il telefono per invitare Putin al “diamoci una calmata”. La strategia è del tipo “tanto peggio, tanto meglio”. Si valuterà nei prossimi tempi anche le onde telluriche che investiranno le organizzazioni multilaterali, tra cui l’ONU ed il Consiglio di sicurezza.

Alcuni si sono irritati e sorpresi dai miei recenti toni con cui ho trattato Zelensky. Chiunque abbia avuto esperienze di marketing e pubblicità non potrà non notare come tutta la narrazione Zelensky ricalchi in tutta evidenza una chiara strategia. Forse questa affermazione risulterà infondata ai più, ma io ho lavorato in quel campo per due decenni e passa, diciamo ad alti livelli prima di lasciare tutto e convertirmi allo studio, con una specializzazione professionale specifica proprio in strategie di marketing e comunicazione. Non c’è alcuna possibilità di sostenere il contrario, credetemi, la mia non è una convinzione politica è meramente una constatazione tecnica. Zelensky è il testimonial (bravissimo) di una strategia di comunicazione (abilissima e molto professionale) che presuppone un abilissimo team che ne cura immagine e testi, team ovviamente non ucraino. Ma è anche un PR con un altro team che gli apre porte di parlamenti, interventi nelle piazze pacifiste, interviste, servizi copertina e da ultimo anche merchandising e tutto il noto sistema che accompagna il format “rivoluzioni colorate”. E chi lo dirige gestisce anche le sue relazioni internazionali, l’amicizia con i Trimarium in funzione anti-UE, gli attacchi a Germania e qualche volta Israele, l’ambiguo rapporto con la Turchia che sta nella NATO tanto quanto si bilancia con la Russia e molto altro. O mi volete dire che un comico ucraino in politica da tre anni con un Paese al 133° posto per Pil, è in grado di far tutto questo da solo o con un gruppo di amici?

Ogni giorno concede qualcosa facendo respirare gli animi pacifisti e ragionevoli, un minuto dopo fa marcia indietro. Ogni giorno alza la posta paranoica contro l’inumanità russa (che è per molti versi obiettiva), poi chiede più armi, più soldi, più riconoscimento e più odio per il nemico. Ogni giorno noi non abbiamo alcuna informazione terza sui teatri di guerra, ma abbiamo cori di esperti che fanno sperare: “i russi sono impantanati”, “i russi cedono psicologicamente”, “i russi stanno preparando attacchi biochimici ed atomici (quando queste sono pari accuse fatte dai russi nei loro confronti). Non vediamo i militari russi, non vediamo i militari ucraini, vediamo solo immagini ucraine e sentiamo solo comunicati ucraini. Se c’è speranza c’è in invio d’armi e tutto il circuito si rilancia. Ogni giorno gli europei vanno incontro a questo tsunami emotivo terrorizzante spinti da dirette h24 gestite da professionisti della comunicazione che non hanno mai un dubbio, un’alzata di sopracciglio, un possibile ricordo del necessario bilanciamento quando si stratta di comunicazione di guerra. Così i popoli, così i loro intellettuali principali, così i partiti annichiliti. Questa strategia è basica, si chiama “push&pull”. Granelli di sabbia in questa abbondante vasellina che osano finire le frasi col punto interrogativo, sono subito coperti di ignominia ed ostracizzati.

Qui abbiamo ricordato a sommi capi solo dati ufficiali, noti, non discutibili. Così per discorsi fatti negli ultimi anni da tutti gli osservatori geopolitici e di relazioni internazionali che sono le discipline che trattano il campo. A molti risulteranno strani, ma ciò è dovuto all’ignoranza di questo livello del gioco del mondo. Qui non c’è alcun complotto come molti pensano o pensano di quelli che dicono queste cose. A questo livello si chiamano semplicemente strategie e sono la norma per i giocatori di questo gioco. Non c’è nulla di strano, l’unica cosa strana è domandarvi perché non vi avete mai prestato attenzione. Forse credevate che l’agenda del mondo fosse Salvini, o le teorie economiche, o le baruffe culturali. Ma quelli sono solo i giochi, questo è il gioco di tutti i giochi.

E tenete conto che se ad alcuni farà ribrezzo e se ad alcuni altri non piacerà tutto questo, ad altri invece non fa alcun ribrezzo e piace perché convinti della giustezza di questa strategia. Infatti, essa va solo giudicata secondo il “cosa ci converrebbe fare dal punto di vista del nostro interesse”, su cui si possono avere legittime opinioni avversarie, per quanto non sia poi così ben visto un liberale dibattito in merito. Vi spingono a forza a pensare del Bene e del Male, ma da quando mondo è mondo in questi giochi vige solo il “mi conviene – non mi conviene”. Ed in certi casi come l’Italia, non c’è neanche il dubbio, semplicemente non c’è alternativa.

La guerra in Ucraina è l’asse intorno al quale gli Stati Uniti d’America intendono giocarsi una rischiosa ma ben pensata ed obiettivamente molto promettente partita per contrastare l’avvento dell’ordine multipolare che farebbe delle potenze isolane, tutte anglosassoni, dei potenzialmente se non isolati, decisamente ridimensionati. Forse non sarà l’ultima partita, ma è senz’altro un ottimo “buying time”. Ad occhio e croce, penso valga almeno dieci anni di tempo comprato. Sempre che continui ad andare secondo i piani. Complimenti a chi l’ha pensata, chapeau. A tutti gli altri: in bocca al lupo!

https://pierluigifagan.wordpress.com/2022/03/17/ucraina-axis-mundi/

GUERRA IN UCRAINA. QUAL È LA POSTA IN GIOCO CULTURALE?_di Roberto Buffagni

GUERRA IN UCRAINA. QUAL È LA POSTA IN GIOCO CULTURALE?

  1. Qual è la posta in gioco culturale (spirituale, ideale, ideologica) del conflitto in Ucraina? Semplificando al massimo, cerco di rispondere alla domanda.
  2. Se la Russia vince – se la Russia ottiene gli obiettivi politici limitati per conseguire i quali sta conducendo, con mezzi limitati, una guerra limitata, “vestfaliana” – segna l’inizio della fine dell’ordine internazionale unipolare liberal-democratico a guida USA.
  3. L’ordine internazionale unipolare liberal-democratico a guida USA s’è inaugurato con la disgregazione dell’URSS. Trent’anni fa, sconfitta l’URSS, gli USA restano l’unica grande potenza al mondo: non hanno più nemici che possano minacciarne la sicurezza.
  4. Esso è un ordine internazionale che ha un contenuto ideologico, il liberal-progressismo. È un contenuto ideologico obbligatorio perché sconfitti i suoi avversari storico-ideali (ancien régime, fascismi, comunismo) il liberalismo si conforma al suo concetto, e si manifesta come universalismo politico.
  5. Il liberalismo è universalista perché si fonda sui “diritti inalienabili dell’individuo”. Postula dunque che l’intera umanità è composta da individui, tutti eguali in quanto dotati dei medesimi “diritti inalienabili”. La relazione di interdipendenza tra l’individuo e gli altri individui, tra l’individuo e la comunità politica, tra l’individuo e la dimensione trascendente (Dio) viene omessa o, nel linguaggio lacaniano, forclusa: anche perché famiglia, comunità politica, Dio sono le ragioni e le bandiere del primo avversario storico del liberalismo classico, l’alleanza Trono-Altare ossia la Cristianità europea.
  6. Questa omissione o forclusione conforma il liberalismo alla logica capitalistica, nella quale esistono solo individui: individui produttori e individui consumatori, che si legano astrattamente tra loro mediante lo scambio di merci, compresa la merce-lavoro.
  7. Esempio uno: “Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità” (Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, 1776).
  8. Esempio due: “I rappresentanti del popolo francese costituiti in Assemblea Nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo.” (Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 1789).
  9. Privo di avversari ideologico-politici che possano limitarne la manifestazione nell’effettualità storica, l’universalismo politico liberale, contenuto ideologico dell’ordine internazionale unipolare a guida USA, procede ad ampliarsi secondo la sua logica, e a estendersi all’universale umanità.
  10. Esso tende ad estendersi all’universale umanità, intesa come collezione di individui, mediante la logica capitalistica (globalismo economico) e mediante la politica estera statunitense (globalismo politico). Il centro direttivo USA ritiene che politica estera statunitense e logica capitalistica siano perfettamente compatibili e operino a conseguire lo stesso scopo strategico finale.
  11. La logica strategica dell’ordine internazionale unipolare a guida USA è la graduale creazione, prima de facto, poi de jure, di un governo mondiale. Esso controllerà un insieme di Stati, che gradualmente adotteranno sia la logica capitalistica, sia il regime sociale liberal-democratico dei quali gli Stati Uniti rappresentano il metro campione. Gli Stati Uniti d’America sono il “benign hegemon” mondiale.
  12. La stessa logica strategica sarebbe stata adottata anche dall’URSS, qualora essa avesse vinto la Guerra Fredda e si fossero disgregati gli USA: perché anche il comunismo, come il liberalismo, è un universalismo politico. Ovviamente, il contenuto ideologico di un ordine internazionale unipolare a guida URSS sarebbe stato il comunismo, e non il liberalismo: la somiglianza che qui rilevo è puramente formale, logica.
  13. Il postulato ideologico dell’ordine unipolare liberal-progressista a guida USA è che tutti gli individui componenti l’intera umanità non possono non desiderare che siano affermati nell’effettualità i “diritti inalienabili” di cui sono virtualmente titolari, anche se, magari, ancora non ne sono consapevoli.
  14. Perché questi “diritti inalienabili dell’individuo” si realizzino nell’effettualità storica può essere sufficiente l’adesione alla logica capitalistica del loro sistema economico. Il premio che essa riserba a chi vi aderisca è il benessere, la ricchezza, la modernizzazione scientifica e tecnologica, e il conseguente “empowerment” degli individui, che nel settore politico conduce all’instaurazione di una liberal-democrazia, il regime storicamente e logicamente più conforme alla logica capitalistica.
  15. Le liberal-democrazie sono per definizione pacifiche. Tra liberal-democrazie non si danno guerre. La competizione tra liberal-democrazie si limita alla competizione economica, un importante fattore di sviluppo i cui effetti collaterali indesiderati si possono ridurre con opportuni interventi politico-amministrativi.
  16. Da questi postulati ideologici discende la scelta statunitense di una politica di “engagement” con la Cina.
  17. Secondo logica capitalistica (teoria dei costi comparati di Ricardo) è perfettamente razionale integrare l’economia cinese con l’economia americana. Lo sviluppo economico cinese è poi destinato a trasformare anche la Cina in una liberal-democrazia, dunque in un pacifico partner della liberal-democrazia USA.
  18. Secondo la logica di potenza, invece, con la disgregazione dell’URSS cessa ogni interesse USA all’alleanza con la Cina, che il presidente Nixon stipulò negli anni Settanta in funzione antisovietica. La scelta di favorire lo sviluppo economico della Cina è una scelta autolesionista, un errore strategico di prima grandezza perché la potenza economica è “potenza latente” destinata a trasformarsi in “potenza manifesta” ossia potenza militare.
  19. Gli eventi storici dimostrano che la logica di potenza sconfigge la logica capitalistica. La Cina, già demograficamente fortissima, si sviluppa economicamente, inizia a sviluppare potenza militare, diviene una grande potenza nucleare, non si trasforma in una liberal-democrazia, e si profila come concorrente alla pari degli Stati Uniti, che dal 2017 in poi la designano come avversario principale. Essa può infatti divenire, in un futuro prossimo, egemone regionale dell’Asia Settentrionale.
  20. Risalita dallo sfacelo impostole dalla sconfitta dell’URSS e dal susseguente “periodo di torbidi” provocato dalla introduzione della logica capitalistica nella sua forma più violenta e predatoria, la Russia si ritrova, si dà una direzione politica coesa ed efficace, si stabilizza come grande potenza. La sua “potenza latente” economica è insufficiente, la demografia manchevole, ma la sua “potenza manifesta” militare, convenzionale e nucleare, basta a garantirne l’autonomia politica rispetto all’egemone mondiale statunitense. Essa però, ad oggi, non è in grado di divenire egemone regionale, né lo sarà in futuro a meno che non riesca ad invertire la sua curva demografica e a sviluppare a ritmi cinesi la sua “potenza latente”.
  21. Questa è la situazione odierna: con il sorgere di due grandi potenze politicamente capaci di autonomia, l’ordine internazionale unipolare liberal-democratico a guida USA è oggettivamente finito.
  22. Nei decenni precedenti, e specialmente a partire dagli anni Duemila, gli Stati Uniti procedono ad attuare il loro progetto di uniformazione del mondo (globalizzazione o mondializzazione economico-politica). Vi impiegano tanto la persuasione (“soft power”) quanto la forza militare (“hard power”), combinandole.
  23. L’episodio paradigmatico della combinazione tra soft e hard power nel perseguimento del progetto di uniformazione del mondo è la seconda invasione dell’Irak (2003). Essa si propone l’obiettivo di sconfiggere con le armi lo Stato irakeno, definito una “dittatura”, e di “esportarvi la democrazia”. L’operazione “Desert Storm” è intesa come primo passo di un progetto più ambizioso, che deve estendersi mediante la stessa combinazione di soft e hard power all’Iran e alla Siria, ridisegnando l’intero Medio Oriente.
  24. Il testo che meglio illustra la ratio del progetto è “Shock and Awe: Achieving Rapid Dominance”, di Harlan K. Ullman and James P. Wade1, 1996.
  25. In estrema sintesi, il progetto Shock and Awe combina una dottrina militare operativa con una dottrina psicologico-culturale. “Shock” significa “trauma”, “Awe” significa “timore reverenziale”, una parola che designa l’emozione travolgente che si prova di fronte alla manifestazione del sublime naturale (tifoni, terremoti, eruzioni vulcaniche) o del divino (apparizioni miracolose della potenza divina). Una buona benché libera traduzione potrebbe essere “Sidera e converti”.
  26. Nel testo di Ullman e Wade infatti si argomenta che l’effetto psicologico sulla volontà del nemico di una tempesta di fuoco che lo soverchi e travolga come un’eruzione vulcanica o una manifestazione del Dio degli eserciti sortisca un effetto di vera e propria “siderazione”. La siderazione traumatica induce “awe”, timore reverenziale, e consente di convertire il nemico: convertirlo al modello di uomo e società portato da chi sa dispiegare tanta inarrivabile potenza (ovviamente la potenza è un attributo divino). Un modello – la liberal-democrazia – che d’altronde, garantendo i “diritti inalienabili dell’individuo”, è conforme a ciò che tutti gli uomini non possono non desiderare per sé, non appena siano liberati dai modelli oscurantisti cristallizzati negli Stati “dittatoriali”, non liberal-democratici. Nel testo si fa espresso riferimento all’esperienza del Giappone, convertito alla liberal-democrazia dopo una campagna di bombardamenti a tappeto terrificante, e suggellata dal lancio di due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
  27. Il progetto del ridisegno del Medio Oriente si risolve in una catastrofe politica, o ovviamente in una catastrofe umana per l’Irak. L’Irak sconfitta sul campo precipita nel caos e nella guerra civile, ed entra nella zona di influenza iraniana.
  28. Un ulteriore progetto di esportazione della democrazia mediante la combinazione di soft e hard power, l’invasione e occupazione dell’Afghanistan, dopo vent’anni finisce anch’esso in una catastrofe politica per gli Stati Uniti, umana per l’Afghanistan.
  29. Il progetto di esportazione della democrazia in Siria si arresta a metà dell’opera per l’intervento russo che sostiene il governo di Bashar El – Assad, e termina con una sconfitta politica degli Stati Uniti, una catastrofe umana per la Siria.
  30. L’unico progetto di esportazione della democrazia che si concluda con un successo politico americano è la frammentazione della Jugoslavia, con la creazione dello Stato del Kosovo, e l’integrazione nella NATO di Slovenia, Croazia e Montenegro. La catastrofe umana provocata dalla guerra civile jugoslava è terribile.
  31. Tranne (forse, è discutibile) il caso jugoslavo, gli altri interventi di esportazione della democrazia USA non rispondono a interessi strategici americani. Secondo logica di potenza, gli Stati Uniti non avevano alcuna ragione di occupare l’Irak, sino ad allora cliente degli USA, o l’Afghanistan, che non poteva minacciare l’India o il Pakistan, o la Siria, che non poteva minacciare Israele e apparteneva invece, storicamente, alla sfera d’influenza russa. Si tratta di guerre puramente ideologiche, decise in quanto conformi a un progetto globale di riconfigurazione economica, politica, culturale dell’intero mondo. (Poi ovviamente nella dinamica della decisione pesano anche gli interessi economici e istituzionali di tutti i centri coinvolti).
  32. Il fallimento catastrofico del progetto di riconfigurazione globale del mondo in un insieme di pacifiche liberal-democrazie capitalistiche guidate dal metro campione di tutte le liberal-democrazie capitalistiche, gli Stati Uniti d’America, e il sorgere delle due grandi potenze cinese e russa, impone una battuta d’arresto finale all’ordine internazionale unipolare liberal-democratico americano, e ne segna la fine nell’effettualità storica.
  33. Inizia a sorgere l’ordine internazionale multipolare.
  34. La guerra in Ucraina, che vede la vittoria militare della Russia e la sconfitta politica degli Stati Uniti, è la prima doglia del parto dell’ordine internazionale multipolare.
  35. La guerra ucraina è tutta – dalle cause lontane, alla conduzione delle operazioni militari, all’esito politico – conforme alla pura logica di potenza. La Russia scende in campo per difendere un interesse vitale: negare a un’alleanza militare straniera la creazione di un bastione alle proprie frontiere. Essa conduce una guerra limitata per obiettivi politici limitati, una guerra “vestfaliana” che non si prefigge di convertire o uniformare a sé il nemico ma semplicemente di impedirgli di nuocere alla propria sicurezza. La Russia cerca la trattativa col nemico in parallelo alla conduzione delle operazioni militari, come da Westfalia al Vietnam si è sempre fatto.
  36. La causa lontana della guerra in Ucraina è l’espansione a Est della NATO. Secondo logica di potenza, essa non è conforme all’interesse strategico degli Stati Uniti, perché provoca inutilmente la Russia, una potenza che non è in grado di diventare egemone regionale sul continente europeo; e perché getta la Russia nelle braccia della Cina, della quale sarebbe rivale naturale (4250 km di frontiera in comune). Nonostante i ripetuti, chiari moniti russi, gli americani perseguono l’espansione NATO sino all’Ucraina, integrandovela de facto se non de jure, e provocano le attuali ostilità.
  37. Quest’ultima forzatura statunitense è anche l’ultima manifestazione della logica dell’ordine internazionale unipolare liberal-democratico.
  38. L’Ucraina è un interesse vitale russo, ma non è un interesse vitale degli USA. Infatti, gli USA si guardano bene (e razionalmente) dall’intervenire militarmente a sostegno dell’Ucraina.
  39. Però, la reazione statunitense all’invasione russa è, su tutti i piani tranne quello che conterebbe davvero ossia il piano militare, violentissima. Contro la Russia, USA e UE scagliano un vero e proprio anatema, quando sarebbe nell’interesse americano (per tacere dell’interesse europeo) limitare i danni provocati dal proprio errore strategico e, in vista del conflitto con la Cina, non alienarsi radicalmente la Russia.
  40. Perché l’anatema? Qual è la posta in gioco, per gli USA?
  41. Per gli USA, la posta in gioco è il prestigio della loro posizione di guida dell’ordine internazionale unipolare. Dico “il prestigio”, perché nei fatti, con il sorgere di due grandi potenze come Russia e Cina, l’ordine internazionale unipolare è già finito.
  42. Quel che non è finito è “il prestigio” di guida di quell’ordine, che gli USA ancora detengono e vogliono conservare.
  43. È infatti questo prestigio che consente agli USA di presentarsi nel mondo come Stato eccezionale, che non conosce né superiori né eguali, e che dunque può pretendere di presentarsi come “giudice terzo” nelle controversie internazionali. Da questo scranno inarrivabile gli USA possono decidere che cosa è giusto, che cosa sbagliato, che cosa bene e che cosa male; quale regime sociale sia accettabile (la democrazia liberal-progressista) e quale inaccettabile (tutti gli altri); possono chiamare le loro guerre “instaurazione dei diritti e della democrazia”, e se le perdono, “sfortunati errori”: mentre le guerre altrui, vinte o perse, sono sempre “crimini”; possono insomma, come Dio nella teologia islamica, decidere a piacer loro se il fuoco debba esser caldo o freddo.
  44. Con la sconfitta politica che conseguirà alla guerra ucraina, questo prestigio degli Stati Uniti, o se si vuole la loro “investitura” di eccezionalità e superiorità, comincerà a logorarsi.
  45. Non può essere “giudice terzo” nelle controversie internazionali uno Stato incapace di eseguire le proprie sentenze.
  46. Non può essere “eccezionale” uno Stato che promette protezione a un suo cliente, lo spinge a confrontarsi con un’altra grande potenza minacciandone un interesse vitale, e poi lo abbandona al suo destino.
  47. Non può realizzare universalmente nell’effettualità i “diritti inalienabili dell’individuo” se rifugge dal confronto militare con una “dittatura” come la Russia, che agisce in conformità alla pura logica di potenza, la quale è sempre particolare, mai universale: perché la ratio della logica di potenza è l’anarchia del sistema-mondo, nel quale ciascuna potenza è costretta a garantire da sé la propria sicurezza, nel conflitto permanente con le altre.
  48. Il prestigio o investitura degli Stati Uniti come guida dell’ordine internazionale unipolare liberal-democratico è il garante, o se si vuole, nel linguaggio della finanza, “il sottostante”, di tutto il pensiero dominante occidentale: “diritti inalienabili dell’individuo”, liberal-democrazia, primazia dell’economico, cosmopolitismo, universalismo politico.
  49. Logoratosi e poi spentosi questo prestigio, deposta questa investitura, il pensiero dominante occidentale smetterà di essere dominante. I luoghi comuni, i riflessi condizionati, le certezze che oggi il pensiero dominante dà per scontate non saranno più scontate. Chi pensa nel mondo occidentale, ossia tutti gli occidentali, pensatori o no che siano, dovranno di nuovo interrogarsi su che cosa è uomo, che cosa è mondo, che cosa è giusto, che cosa è sbagliato, che cosa male e che cosa bene: e dovranno chiedersi “da che punto di vista pensiamo e parliamo”: un punto di vista che non sarà mai più l’unico vero punto di vista da cui guardare il mondo e l’uomo.
  50. Come diceva un orientale,” Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente.”

 

 

 

 

1 National Defense University, Institute for Strategic Studies, 1996. Gratuitamente reperibile in rete.

A proposito di “GUERRA ALLA COMPLESSITA’ “, di Roberto Buffagni

Leggendo il post di stamani di Pierluigi Fagan, “GUERRA ALLA COMPLESSITA'”, http://italiaeilmondo.com/2022/03/17/guerra-alla-complessita-di-pierluigi-fagan/ vengo a sapere che secondo Massimo Gramellini “Sull’Ucraina chi vi dice ‘ma è più complesso’ è complice di Putin”.
Pierluigi dice la sua da par suo, e vi invito a leggerlo. Già che ci siamo dico anche la mia.
Questo poi sarebbe un caso semplicissimo: la Russia attacca l’Ucraina per difendersi dalla NATO.
Quel che è non so se “complesso” ma certamente complicato è il polverone disinformativo che alzano i media occidentali.
La disinformazione vuole comunicare 2 cose:
1) che l’Ucraina può vincere da sola contro la Russia
2) che la pressione occidentale (sanzioni, guerra psicologica) può destabilizzare il governo russo e sostituire Putin con una personcina ammodo di gradimento per l’Occidente.
La cosa 1 è totalmente falsa, impossibile come che domattina sorga il sole a Ovest, se uno non si fida di quel che trapela dai report dal terreno basta verificare i rapporti di forza militare tra Ucraina e Russia e si capisce che non c’è partita.
La cosa 2 è altamente improbabile, non c’è la minima prova indiziaria che si possa verificare. Lo scopo della disinformazione è
a) nascondere il fatto oggettivo che l’Occidente non ha carte vere in mano. L’unico modo per rovesciare le sorti del conflitto militare in Ucraina sarebbe un coinvolgimento diretto della NATO (comprese FFAA USA); e l’esito del conflitto convenzionale su territorio europeo tra NATO e Russia non è predeterminato come l’esito del conflitto Russia/Ucraina. Ovviamente chi ha conservato un barlume di razionalità tra i dirigenti NATO e USA non vuole uno scontro diretto con la Russia, perché da un canto esso potrebbe avere conseguenze incalcolabili ( = guerra nucleare) e dall’altro l’Ucraina non è un interesse vitale USA, mentre lo è per la Russia.
b) Nascondere il fatto oggettivo che USA, UE, dirigenti ucraini dal 2014 in poi hanno condotto l’Ucraina sul “primrose path” che porta all’ “everlasting bonfire” (Shakespeare, Macbeth), il sentiero delle primule che conduce al fuoco eterno: ossia le hanno promesso protezione (NATO) e prosperità (UE) pur sapendo benissimo che l’ingresso dell’Ucraina nella NATO era categoricamente inaccettabile per la Russia. Poi al momento buono, al momento di venire sul serio in soccorso dell’Ucraina, essi se ne restano a casa e l’unico soccorso che le prestano sono chiacchiere e video ben confezionati.
c) prolungare il più possibile il conflitto in Ucraina nella vaga speranza che succeda qualcosa di favorevole all’Occidente, per esempio che Putin muoia di morte naturale o violenta, che il popolo russo si sollevi contro il suo governo, ma soprattutto che si trovi il modo di imprimere uno spin alla narrazione occidentale che consenta ai responsabili di questa tragedia di cavarsela politicamente, scaricando tutta la colpa sui russi malvagi e zaristi e facendo credere che “abbiamo fatto tutto il possibile per aiutare l’eroica Ucraina ma di fronte a tanta crudele barbarie asiatica russa altro non potevamo fare se non scatenare la Terza Guerra Mondiale: e siccome amiamo l’umanità ce ne siamo, a malincuore, trattenuti.”
Poi ci sono anche gli irrazionali secondo i quali i russi stanno bluffando, che dunque un coinvolgimento diretto della NATO nel conflitto – a mezzo no -fly zone o false flag con armi chimiche – sarebbe una buona idea perché comunque la Russia non risponderebbe simmetricamente, così dimostrando di essere tutta chiacchiere e distintivo, il che destabilizzerebbe il governo russo con effetti graditi all’Occidente, qualcosa di vendibile come vittoria.
Costoro, che esistono e purtroppo esistono all’interno dello Stato amministrativo USA che teleguida li rapporti politici Ucraina/Russia, sono irrazionali per due motivi:
1) non c’è la minima prova indiziaria che i russi stiano bluffando, e anzi, siccome stanno combattendo per difendere un loro interesse vitale, tutto lascia pensare che facciano mortalmente sul serio
2) anche qualora i russi bluffassero e non rispondessero simmetricamente a una provocazione NATO, nulla lascia pensare che la destabilizzazione del governo russo che ne conseguirebbe darebbe luogo all’insediamento di una dirigenza favorevole all’Occidente. È invece assai più verisimile il contrario, ossia che una manifestazione di debolezza di prim’ordine come questa, che si risolverebbe in una clamorosa sconfitta militare e politica per la Russia, con l’aggravante che i soldati russi caduti in Ucraina sarebbero morti invano, provocherebbe l’insediamento di una dirigenza molto, molto più radicale nella sua opposizione all’Occidente (che in Russia c’è, Putin non è affatto un estremista).
Dopo di che, l’unico che potrebbe calcolare le conseguenze è il senno di poi o Dio, a piacere.

GUERRA ALLA COMPLESSITA’, di pierluigi fagan

GUERRA ALLA COMPLESSITA’.

Si è formalizzato ieri, su alcuni giornali italiani, il fronte di guerra alla complessità. Non che ieri sia nato, non è mai “nato”, c’è sempre stato, noi viviamo in un universo mentale semplificato, da sempre. Né ieri si è manifestata la sua discesa in campo per la conquista dei cuori e delle menti relativamente all’orientamento delle pubbliche opinioni rispetto alla guerra in Ucraina. Sono ventuno giorni che domina indisturbato. Ieri ha solo attaccato coloro che avanzano riserve su questo dominio del semplificato.

Di sua prima base, il complesso deriva dal suo etimo: intrecciato assieme. Tante e diverse variabili tra loro interrelate (relate a due vie) fanno sistemi complessi. Poche variabili, poche interrelazioni, poco complesso. Tante variabili, tante interrelazioni, molto complesso. In mezzo varie gradazioni. Nel complesso si osserva un oggetto o un fenomeno assieme al contesto. Infine, si cerca di risalire alla matassa intrecciate di cause che l’hanno preceduto. Questo di prima base poi c’è molto altro.

Semplificando, invece, si possono ridurre le variabili e le interrelazioni a proprio piacimento. Si può ridurre il problema del potere in Russia il cui studio impegna una manciata di studiosi da anni ad un singolo pazzo, ex-KGB, omofobo e violento. La Russia non è una potenza con 6000 ordigni nucleari assisa al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, è solo uno stato canaglia a capo dell’Impero del Male. O elevare un comico finanziato chissà da chi in uno Stato-Mafia a Churchill. Infine, potrete isolare un fatto nel mentre si compie ignorando ciò che magari anche voi stessi avete fatto, consapevolmente o meno, per generarlo.

I semplificatori operano una distrazione logica. Presuppongono che l’oggetto del discorso sia la condanna dell’invasione russa, ma non si capisce contro chi facciano questa guerra. Chi giustifica o non condanna ciò che è successo secondo l’ovvio ed universale principio dell’inviolabilità dei confini di uno Stato da parte di un altro, armato? A parte Luttwak e qualche Stranamore americano che in questi decenni hanno spinto a varie guerre umanitarie, democratiche e liberanti, Saddam che invadeva il Kuwait e poco altro, non mi pare di vedere queste masse di teorici della guerra giusta. E comunque non li ho visti nel caso ucraino. Li ho visti invece nel campo dei semplificatori, soprattutto americani, negli ultimi decenni semmai. Allora con chi ce l’hanno?

Ce l’hanno con coloro che cercano di mettere nel ragionamento tutte le variabili e tutte le interrelazioni, di valutare il contesto, di includere i processi di causazione di lunga e media durata. Questi perplessi lo fanno per sovvertire il giudizio sul principio di inviolabilità dei confini sovrani da parte di un nemico armato? No di certo. Cercano solo di capire come siamo finiti in un dato fatto, perché e come si è prodotto, per capire come comportarsi e soprattutto come se ne esce. Ed in genere, è capendo come ci sei entrato che trovi il modo di uscirne.

I semplificatori vogliono solo inchiodarti alla condanna del fatto, i complessificatori non hanno alcun problema a condannare il fatto, si pongono tutt’altro problema: capire e risolvere.

Un padre che ha un figlio drogato certo non sta facendo una crociata per giustificare eroina libera per tutti quando cerca di capire come è arrivato lì e soprattutto come può aiutarlo ad uscirne, no? Una intera disciplina, la sociologia, analizza i fatti sociali più disturbanti non certo per giustificarli ma al contrario per conoscerne le cause di modo da contenerli se non evitarli. Se diciamo che povertà e disagio sono condizioni di possibilità per la delinquenza per questo stiamo dicendo di non fare i processi ai delinquenti? Così la psicologia. Ma a ben vedere anche la biologia. Se curiamo i cirrosi epatici è per incentivarli a tracannare all’infinito?

Quando Hanna Arendt seguiva il processo Eichmann per il New Yorker cercando di capire la natura dal Male e giungendo infine alla convinzione che l’origine di quel Male era in sostanza l’inconsapevolezza delle proprie singole azioni poste in processi più ampi di cui non si aveva o voleva avere consapevolezza, stava con ciò giustificando l’Olocausto? Nel rilevare la stupidità del Male o forse il come la stupidità porta al Male, stava giustificando il Male? Stava dando il destro all’assolvimento degli stupratori perché provocati dalla portatrice di minigonna come secondo un certo Gramellini fanno coloro che cercano di capire cause ed antefatti della guerra attuale? Forse Arendt chiese di assolvere Eichmann? O di giustificare lo sterminio nazista nei confronti della sua stessa origine ebraica?

Viene allora il dubbio che questi crociati contro la complessità dei fatti, vogliano loro giustificare qualcosa. Ma cosa? Sembra che vogliano partecipare alla costruzione di un unico e forte sentimento di condanna senza altre distrazioni per forzare ad una unica reazione attiva. Praticamente lo stimolo-risposta di Skinner. E lo fanno infrangendo la Legge di Hume per il quale da un com’è non consegue per forza il come dovrebbe essere, da una descrizione non consegue una prescrizione. Invece dall’ovvia, lampante ed indubitabile osservazione che qui c’è un aggressore ed un aggredito, conseguono in logica prescrizione vari assunti. Perché non mandiamo più armi in Ucraina? Perché non andiamo lì ad impicciarci della contesa che c’è da anni anche se ci siamo svegliati tre settimane fa e ne sappiamo dal nulla al niente? Perché non ignoriamo le conseguenze immediate e quelle future di quello che sta accadendo? Perché non proteggiamo a qualunque costo l’aggredito dall’aggressore a costo di iniziare una escalation che potrebbe portare a cose che neanche vogliamo nominare? Perché è il non averlo fatto per tempo ottanta anni fa che portò ad Eichmann, dicono.

I semplificatori forse hanno similarità con Eichmann sebbene vaneggino di un nuovo Hitler, neo-zarista ed intrinsecamente sovietico abusando delle scorciatoie logiche dell’analogia per cui le pere sono la stessa cosa delle mele dal momento che entrambe sono “frutta”. Anche lì, il colpevole diceva che lui era teso solo ad occuparsi col il massimo di perizia ingegneristica ad un problema logistico. A lui arrivavano solo input e la sua etica del lavoro gli imponeva di occuparsi solo dell’output. Ignorava cause e conseguenze, contesti, processi causativi più ampi del suo singolo specifico. L’essere il Male derivava da questa sua ostinata semplificazione. La Banalità del Male è appunto la banale semplificazione.

Così la banalità del Male, pensando di fare il Bene, attacca coloro che cercano di evitare si compia ancora più male. Lupi travestiti da agnelli scrivono su i fogli degli Agnelli, dicendo che gli agnelli sono i lupi. Ma che cosa pretendi nello scrivere queste cose, che chi usa la stupidità a fin di Male capisca che l’essenza del Male è assenza di comprensione complessa? Ma se lo capissero non sarebbero così stupidi no? Tagliamo le ali al pensiero così istituiremo la no-fly-zone per l’intelligenza e l’onestà intellettuale. Non ci distraiamo, siamo in guerra e come si dice in questi frangenti: à la guerre comme à la guerre…

https://pierluigifagan.wordpress.com/2022/03/16/guerra-alla-complessita/

Vladimir Putin e il rischio della terza guerra mondiale, di George Soros con appendice

Cominciano ad apparire le prime donne, per lo meno le loro controfigure! Non è un buon segno. George Soros si è sentito in dovere di presentare il proprio “cursus honorum” prima di additare i due nemici e spingere alla resistenza e alla provocazione sempre più spinta. Nel frattempo la messinscena di Zelensky davanti al Congresso Americano sembra fatta apposta per rinfocolare gli animi ed innescare le peggiori dinamiche tra politici/peones che agiscono in funzione esclusiva del proprio elettorato. Il discorso non è farina del sacco di Zelensky. E’ fatto apposta da americani per vellicare i “buoni propositi” americani. Una tragica parodia che ha coinvolto l’intero Congresso, con l’eccezione di una pattuglia di trentuno repubblicani, ma solo per la parte riguardante il sostegno finanziario all’Ucraina; unanimità, quindi, alla fornitura di aerei.

 

Non saranno questi a decidere in ultima istanza, ma se si sceglie di infuocare ulteriormente l’atmosfera facendo annusare il sangue ai predatori e alla canea non sarà facile resistere, ammesso che lo si voglia. Il fatto che Biden abbia stanziato ben 14 miliardi di dollari a sostegno della resistenza ucraina è un ulteriore tassello sulla strada intrapresa dai centri decisori. Un percorso lungo il quale i “false flag” possono determinare le scelte.

Tanto più che il prezzo maggiore è destinato ad essere pagato dagli europei.

Nel frattempo a Biden non resta che fuggire dalle domande dei giornalisti

Probabilmente le decisioni di chi conta veramente saranno rese note dopo il vertice dell’assemblea NATO del 24 marzo. Ciò non esclude una continua sarabanda di colpi di mano di centri contrapposti, tipica della situazione politica statunitense di questi ultimi sei anni. Le facce preoccupate di Giannini, direttore della Stampa e di qualche altro sino ad ora perfettamente schierati nella campagna propagandistica e pienamente partecipi del circo dell’autore in calce, sono, nel loro miserabile piccolo, il primo indizio di una consapevolezza tardiva del disastro verso cui ci si sta avvicinando. Così corrucciati da un paio di giorni sui nostri schermi di fronte al fanatismo coerente della dirigenza ucraina, percepibile più che nella gesticolazione tossica di Zelensky, nello stile algido della vice Iryna Vereshchuk, vera epigona hitleriana del “dopo di me il diluvio”, lasciano intravedere l’inquietudine che si insinua anche tra i fedeli destinati però a rimanere esposti in prima linea. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Vladimir Putin e il rischio della terza guerra mondiale

Dopo aver ricevuto il via libera dal presidente cinese Xi Jinping, il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato la sua guerra in Ucraina nel tentativo di reclamare il vecchio impero russo. Ma entrambi i leader sembrano aver valutato male la situazione, sollevando la prospettiva di una catastrofe globale, a meno che non vengano rimossi dal potere.

SAN FRANCISCO – L’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio è stata l’inizio di una terza guerra mondiale che ha il potenziale per distruggere la nostra civiltà. L’invasione è stata preceduta da un lungo incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping il 4 febbraio, l’inizio delle celebrazioni del capodanno lunare cinese e dei Giochi olimpici invernali di Pechino. Al termine di quell’incontro, i due uomini hanno rilasciato un documento di 5.000 parole, accuratamente redatto, che annunciava una stretta collaborazione tra i loro due paesi. Il documento è più forte di qualsiasi trattato e deve aver richiesto in anticipo negoziati dettagliati.

Sono rimasto sorpreso dal fatto che Xi sembrasse aver dato carta bianca a Putin per invadere e dichiarare guerra all’Ucraina. Deve essere molto fiducioso che la sua conferma come sovrano a vita della Cina entro la fine dell’anno sarà una mera formalità. Avendo concentrato tutto il potere nelle sue mani, Xi ha accuratamente sceneggiato lo scenario in base al quale sarà elevato al livello di Mao Zedong e Deng Xiaoping. Dopo aver ottenuto il sostegno di Xi, Putin ha iniziato a realizzare il sogno della sua vita con incredibile brutalità. Avvicinandosi all’età di 70 anni, Putin sente che se ha intenzione di lasciare il segno nella storia russa, è ora o mai più. Ma il suo concetto del ruolo della Russia nel mondo è distorto. Sembra credere che il popolo russo abbia bisogno di uno zar da seguire ciecamente. Questo è l’esatto opposto di una società democratica, ed è una visione che distorce l'”anima” russa, che è emotiva fino al sentimentalismo.

Da bambino, ho avuto molti incontri con i soldati russi quando hanno occupato l’Ungheria nel 1945. Ho imparato che avrebbero condiviso il loro ultimo pezzo di pane con te se ti fossi rivolto a loro. Più tardi, all’inizio degli anni ’80, ho intrapreso quella che chiamo la mia filantropia politica.

In primo luogo, ho creato una fondazione nella mia nativa Ungheria, quindi ho partecipato attivamente alla disintegrazione dell’impero sovietico. Quando Mikhail Gorbaciov salì al potere nel 1985, la disintegrazione era già iniziata. Ho creato una fondazione in Russia e poi ho fatto lo stesso in ciascuno degli stati successori. In Ucraina ho fondato una fondazione ancor prima che diventasse un paese indipendente. Ho anche visitato la Cina nel 1984, dove sono stato il primo straniero autorizzato a fondare una fondazione (che ho chiuso nel 1989, poco prima del massacro di piazza Tienanmen).

Non conosco Putin personalmente, ma ho assistito alla sua ascesa molto da vicino, consapevole della sua spietatezza. Ha ridotto in macerie la capitale della Cecenia, Grozny, proprio come sta attualmente minacciando di fare con la capitale dell’Ucraina, Kiev.

Putin era un abile operatore del KGB, ma sembra essere cambiato di recente. Avendo sviluppato un’idée fixe , sembra aver perso il contatto con la realtà. Certamente ha valutato male la situazione in Ucraina. Si aspettava che gli ucraini di lingua russa accogliessero a braccia aperte i soldati russi, ma si sono rivelati non diversi dalla popolazione di lingua ucraina. Gli ucraini hanno opposto una resistenza incredibilmente coraggiosa contro probabilità apparentemente schiaccianti.

Nel luglio 2021, Putin ha pubblicato un lungo saggio sostenendo che russi e ucraini sono davvero un popolo e che gli ucraini sono stati fuorviati dagli agitatori neonazisti. La prima parte della sua argomentazione non è priva di giustificazioni storiche, dato che Kiev era la sede originaria della Chiesa ortodossa russa. Ma nella seconda parte, è stato Putin a essere fuorviato. Avrebbe dovuto saperlo meglio. Molti ucraini hanno combattuto valorosamente durante le proteste di Euromaidan nel 2014.

Gli eventi del 2014 lo hanno reso molto arrabbiato. Ma l’esercito russo si è comportato male quando gli è stato ordinato di attaccare i suoi fratelli ucraini. Anche la corruzione radicata nell’aggiudicazione degli appalti della difesa ha svolto un ruolo importante nella sua sottoperformance. Eppure, invece di incolpare se stesso, Putin sembra essere letteralmente impazzito. Ha deciso di punire l’Ucraina per avergli tenuto testa e sembra agire senza alcun vincolo. Sta gettando l’intero esercito russo nella battaglia e ignora tutte le regole di guerra, non ultimo bombardando indiscriminatamente la popolazione civile. Molti ospedali sono stati colpiti e la rete elettrica che alimenta la centrale nucleare di Chernobyl (attualmente occupata dalle truppe russe) è stata danneggiata. In Mariupol assediata, 400.000 personesono rimasti senza acqua e cibo per quasi una settimana.

La Russia potrebbe benissimo perdere la guerra. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea stanno entrambi inviando armi difensive in Ucraina e ci sono sforzi per acquistare caccia MIG di fabbricazione russa che i piloti ucraini sanno come pilotare. Questi potrebbero fare la differenza. Indipendentemente dal risultato, Putin ha già fatto miracoli quando si tratta di rafforzare la determinazione e l’unità dell’UE.

Nel frattempo, Xi sembra essersi reso conto che Putin è diventato un canaglia. L’8 marzo, un giorno dopo che il ministro degli Esteri cinese Wang Yi aveva insistito sul fatto che l’amicizia tra Cina e Russia fosse rimasta “solida”, Xi ha chiamato il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per dire di aver sostenuto i loro sforzi di pacificazione. Voleva la massima moderazione nella guerra per scongiurare una crisi umanitaria.

Non è affatto certo che Putin accetterà i desideri di Xi. Possiamo solo sperare che Putin e Xi vengano rimossi dal potere prima che possano distruggere la nostra civiltà.

https://www.project-syndicate.org/commentary/putin-ukraine-world-war-3-risk-by-george-soros-2022-03

Discorso di Zelensky al Congresso, annotato

Sotto assedio a Kiev, il suo paese invaso dalla Russia e in un disperato bisogno di aiuto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha implorato i legislatori americani di ulteriori aiuti: più aiuti letali, una no-fly zone sul suo paese e più sanzioni contro i russi.

Poiché i paesi membri della NATO si rifiutano di essere coinvolti direttamente nel conflitto, Zelensky ha proposto una nuova organizzazione per la sicurezza internazionale e ha chiesto al presidente Joe Biden di essere il leader non solo degli Stati Uniti, ma anche del mondo.

Zelensky è stato in tournée negli organi di governo occidentali. Ha invocato Winston Churchill in un discorso virtuale al parlamento del Regno Unito. Il suo traduttore è rimasto soffocato dall’emozione quando si è rivolto al parlamento dell’Unione europea. Zelensky ha usato il nome di battesimo del primo ministro canadese, Justin, per chiedere un aiuto più diretto davanti al parlamento canadese .

I leader stranieri si sono già rivolti al Congresso, inclusi Churchill e Nelson Mandela. Ma non l’hanno mai fatto virtualmente da una zona di guerra.

Leggi il discorso di Zelensky al Congresso degli Stati Uniti, insieme al contesto, di seguito.

Come consegnato tramite interprete

Grazie mille. Signora Presidente, membri del Congresso, onorevoli colleghi, americani, amici, sono orgoglioso di salutarvi dall’Ucraina, dalla nostra capitale Kiev, una città che ogni giorno è sotto attacco missilistico e aereo delle truppe russe . Ma non si arrende, e non ci abbiamo nemmeno pensato un secondo.

Zelensky sta parlando al Congresso degli Stati Uniti da una zona di guerra. Piuttosto che riunirsi nell’ornata e formale camera della Camera, senatori e membri del Congresso si riuniscono in un auditorium nel complesso del Campidoglio.

Proprio come molte altre città e comunità del nostro bel paese che si sono trovate nella peggiore guerra dalla seconda guerra mondiale. Ho l’onore di salutarvi a nome del popolo ucraino, popolo coraggioso e amante della libertà che da otto anni resiste all’aggressione russa.

La Russia ha annesso il territorio ucraino della Crimea nel 2014 e ha fomentato una ribellione separatista nell’est del Paese. L’allora presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko si è rivolto di persona a una sessione congiunta del Congresso e ha chiesto ai legislatori statunitensi un aiuto più diretto per opporsi alla Russia. L’amministrazione Obama ha concesso assistenza alla sicurezza ma non aiuti letali. Il conflitto è proseguito a fuoco lento, provocando la morte di circa 14.000 persone negli anni precedenti la piena invasione russa dell’Ucraina a febbraio.

Coloro che danno i loro migliori figli e figlie per fermare questa invasione russa su vasta scala. In questo momento si decide il destino del nostro Paese. Il destino del nostro popolo, se gli ucraini saranno liberi , se saranno in grado di preservare la loro democrazia . La Russia non ha attaccato solo noi, non solo la nostra terra, non solo le nostre città; ha intrapreso una brutale offensiva contro i nostri valori , i valori umani fondamentali. Ha lanciato carri armati e aerei contro la nostra libertà, contro il nostro diritto a vivere liberamente nel nostro paese scegliendo il nostro futuro .

Queste parole parlano direttamente ai fondamenti del governo americano: vita, libertà, ricerca della felicità e capacità delle persone di scegliere il proprio governo.

Contro il nostro desiderio di felicità, contro i nostri sogni nazionali, proprio come gli stessi sogni che avete voi, americani. Proprio come chiunque altro negli Stati Uniti. Ricordo il tuo memoriale nazionale a [Monte] Rushmore, i volti dei tuoi eminenti presidenti, coloro che hanno gettato le basi degli Stati Uniti d’America come sono oggi: democrazia, indipendenza, libertà e cura per tutti, per ogni persona, per tutti chi lavora diligentemente, chi vive onestamente, chi rispetta la legge.

Noi in Ucraina vogliamo lo stesso per la nostra gente. Tutto ciò è una parte normale della tua stessa vita. Signore e signori, amici, americani, nella vostra grande storia avete pagine che vi permetterebbero di capire gli ucraini, capirci ora quando ne avete bisogno in questo momento . Quando abbiamo bisogno di te adesso.

Qui, Zelensky sta essenzialmente dicendo: “Aiutaci e la nostra democrazia. Aiutaci a emularti”.

Ricorda Pearl Harbor. Terribile mattina del 7 dicembre 1941 , quando il tuo cielo era nero per gli aerei che ti attaccavano. Ricordalo. Ricorda l’11 settembre, un terribile giorno del 2001 in cui il male ha cercato di trasformare le tue città, territori indipendenti in campi di battaglia. Quando persone innocenti sono state attaccate dall’aria, sì. Proprio come nessun altro se lo aspettava, non potevi fermarlo.

Il 7 dicembre, un giorno in cui il presidente Franklin D. Roosevelt ha detto che “vivrebbe nell’infamia” in un discorso al Congresso. 11 settembre, giornata che ha portato gli Usa a chiedere aiuto agli alleati della Nato. Questi sono anche i giorni in cui gli Stati Uniti sono stati attaccati dal cielo. Oggi Zelensky vuole una no-fly zone sull’Ucraina.

Il nostro paese ha vissuto lo stesso ogni giorno . In questo momento, in questo momento, ogni notte da tre settimane a questa parte, varie città ucraine: Odesa … [un lungo elenco di nomi di città ucraine], la Russia ha trasformato il cielo ucraino in una fonte di morte per migliaia di persone . Le truppe russe hanno già lanciato quasi 1.000 missili contro l’Ucraina, innumerevoli bombe, usano droni per ucciderci con precisione. Questo è un terrore che l’Europa non vede da 80 anni e chiediamo per la nostra vita una risposta a questo terrore dal mondo intero.

C’è molto da chiedere, creare una no-fly zone sull’Ucraina per salvare le persone? È chiedere troppo? Umanitario, no-fly zone, qualcosa che la Russia non sarà in grado di terrorizzare le nostre città libere.

L’amministrazione Biden ha ripetutamente respinto gli appelli di Zelensky alla NATO per imporre una no-fly zone sull’Ucraina – o trasferire aerei da combattimento in Ucraina – sostenendo che attirerebbe gli Stati Uniti in una guerra attiva con la Russia ed è una ricetta per la terza guerra mondiale. Gli esperti militari si sono chiesti se una no-fly zone fermerebbe gli attacchi.

Se questo è chiedere troppo, offriamo un’alternativa. Sai di che tipo di sistemi di difesa abbiamo bisogno, S-300 e altri sistemi simili. Sai quanto dipende dal campo di battaglia, dalla capacità di usare aerei , aviazione potente e potente per proteggere la nostra gente, la nostra libertà, la nostra terra. Aerei che possono aiutare l’Ucraina, aiutare l’Europa e tu sai che esistono e li hai ma sono sulla Terra, non in Ucraina — nel cielo ucraino . Non difendono il nostro popolo.

Zelensky chiede tipi alternativi di aiuto: un aiuto diretto inferiore a una no-fly zone, compresi i sistemi missilistici di difesa aerea S-300 di fabbricazione sovietica , che potrebbero essere forniti da altri paesi. Ma Biden ha anche rifiutato le proposte di dare all’Ucraina aerei da combattimento statunitensi e anche di dare alla Polonia aerei americani in modo che il paese potesse scaricare i suoi jet dell’era sovietica in Ucraina.

Ho un sogno, queste parole sono note a ciascuno di voi oggi Posso dire che ho bisogno. Ho bisogno di proteggere il nostro cielo. Ho bisogno della tua decisione, del tuo aiuto, il che significa esattamente lo stesso, lo stesso che provi quando senti le parole “Ho un sogno”.

Zelensky ha parlato con il parlamento dell’UE, il parlamento del Regno Unito e il parlamento canadese, ogni volta con un messaggio su misura. Qui invoca le dichiarazioni fatte dall’eroe americano dei diritti civili Martin Luther King Jr., proprio come ha fatto con le famose dichiarazioni di Churchill davanti al parlamento del Regno Unito.

Signore e signori, amici, l’Ucraina è grata agli Stati Uniti per il loro schiacciante sostegno , per tutto ciò che il vostro governo e il vostro popolo hanno fatto per noi, per armi e munizioni per l’addestramento, per le finanze, per la leadership nel mondo libero, che aiuta noi per fare pressione sull’aggressore economicamente.

Gli Stati Uniti hanno approvato 13,6 miliardi di dollari per l’Ucraina come parte di una massiccia fattura di spesa che è stata firmata questa settimana.

Sono grato al Presidente Biden per il suo coinvolgimento personale per il suo sincero impegno nella difesa dell’Ucraina e della democrazia in tutto il mondo. Vi sono grato per la risoluzione che riconosce come criminali di guerra tutti coloro che commettono crimini contro l’Ucraina e contro il popolo ucraino. Tuttavia, ora, è vero che nel momento più buio per il nostro Paese, per l’intera Europa, vi invito a fare di più. Sono necessari nuovi pacchetti di sanzioni, costantemente, ogni settimana fino a quando la macchina militare russa non si ferma.

Zelensky ha ripetutamente espresso la sua gratitudine per il sostegno degli Stati Uniti e della NATO, mentre ha ripetutamente invitato l’Occidente a fornire maggiori aiuti e ad esercitare maggiore pressione sulla Russia.

Sono necessarie restrizioni per tutti coloro su cui si basa questo regime ingiusto. Proponiamo che gli Stati Uniti sanzionino tutti i politici della Federazione Russa che rimangono nei loro uffici e non taglino i legami con coloro che sono responsabili dell’aggressione contro l’Ucraina, dai membri della Duma di stato all’ultimo funzionario che ha mancanza di morale per rompere questo terrore di stato. Tutte le [aziende americane] devono lasciare la Russia dal loro mercato , lasciare immediatamente il loro mercato perché è inondato dal nostro sangue. Signore e signori, membri del Congresso, vi prego di prendere l’iniziativa, se nel vostro distretto ci sono aziende che finanziano la macchina militare russa che lascia gli affari in Russia, dovreste fare pressione. sto chiedendo diassicurati che i russi non ricevano un solo centesimo che usano per distruggere le persone in Ucraina. La distruzione del nostro paese, la distruzione dell’Europa. Tutti i porti americani dovrebbero essere chiusi per le merci russe. Noi siamo… la pace è più importante del reddito e dobbiamo difendere questo principio nel mondo intero.

La gravità delle sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Occidente è stata a dir poco notevole. La Russia è impostata per default sui prestiti esteri non appena questa settimana. Ma Zelensky vuole che si faccia di più. Sanziona tutti i politici russi, non solo quelli specifici, sostiene. Richiedere alle società statunitensi di lasciare i mercati russi.

Dicendo che “la pace è più importante del reddito”, Zelensky suggerisce che alcune cose – la difesa della democrazia e l’ordine internazionale basato sulle regole – sono più importanti del danno che le sanzioni arrecheranno all’economia globale.

Siamo già entrati a far parte della coalizione contro la guerra, una grande coalizione contro la guerra che unisce molti paesi, decine di paesi, quelli che hanno reagito in linea di principio alla decisione del presidente Putin di invadere il nostro paese, ma dobbiamo andare avanti e fare di più. Abbiamo bisogno di creare nuovi strumenti per rispondere rapidamente e fermare la guerra, l’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio. E sarebbe giusto se finisse in un giorno, che in 24 ore, quel male venisse punito immediatamente. Oggi il mondo non ha tali strumenti. La guerra del passato ha spinto i nostri predecessori a creare istituzioni che dovrebbero proteggerci dalla guerra, ma purtroppo non funzionano. Lo vediamo, lo vedi, quindi ne abbiamo bisogno di nuove, nuove istituzioni, nuove alleanze e noi le offriamo.

Se la Russia dovesse attaccare un membro della NATO, gli alleati della NATO sarebbero obbligati a intervenire in difesa di quel paese ai sensi dell’articolo 5 dello statuto dell’organizzazione Ma l’Ucraina non è un membro dell’alleanza e Biden e altri leader della NATO hanno affermato di non avere in programma di inviare truppe nel paese.

Proponiamo di creare un’associazione U-24 uniti per la pace, un’unione di paesi responsabili che abbiano la forza e la coscienza per fermare immediatamente i conflitti, fornire tutta l’assistenza necessaria in 24 ore, se necessario anche armi se necessarie, sanzioni, sostegno umanitario , supporto politico, finanze, tutto il necessario per mantenere la pace e salvare rapidamente il mondo, salvare vite.

Questa è un’idea interessante: un nuovo accordo internazionale che suona come un’alternativa alla NATO , di cui l’Ucraina non è membro, e alle Nazioni Unite, dove la Russia ha la capacità di porre il veto sulla maggior parte delle cose come membro permanente del Consiglio di sicurezza. Zelensky potrebbe anche cercare di segnalare un minore desiderio che l’Ucraina aderisca alla NATO , una linea rossa per Putin.

Inoltre, tale associazione, tale sindacato fornirebbe assistenza a coloro che stanno vivendo disastri naturali, disastri causati dall’uomo, che sono caduti vittime di crisi umanitarie o epidemie. Ricorda quanto è stato difficile per il mondo fare le cose più semplici, solo per somministrare vaccini, vaccini contro il Covid per salvare vite , per prevenire nuovi ceppi. Il mondo ha passato mesi, anni a fare cose del genere molto più velocemente, per assicurarsi che non ci fossero perdite umane, né vittime.

Il mondo è ancora molto indietro nel dare accesso ai vaccini Covid-19 ai paesi in via di sviluppo. Zelensky sembra anche fare un cenno al cambiamento climatico, che secondo gli esperti diventerà la principale minaccia mondiale.

Signore e signori, americani, se tale alleanza esistesse oggi, cioè l’U-24, saremmo in grado di salvare migliaia di vite nel nostro paese. In molti paesi del mondo, coloro che hanno bisogno di pace, coloro che subiscono una distruzione disumana. Vi chiedo di guardare un video, video di ciò che le truppe russe hanno fatto nel nostro paese, nella nostra terra. Dobbiamo fermarlo. Dobbiamo prevenirlo, distruggere in modo prevenibile ogni singolo aggressore che cerca di soggiogare altre nazioni.

Si prega di guardare il video .

Il video è grafico e difficile da guardare. Mostra bambini uccisi e feriti. Le forze russe hanno preso di mira sempre più aree civili, una violazione del diritto internazionale.

[IN INGLESE] E alla fine, per riassumere, oggi, oggi non basta essere il leader della nazione. Oggi vuole essere il leader del mondo. Essere il leader del mondo significa essere il leader della pace. La pace nel tuo paese non dipende più solo da te e dal tuo popolo. Dipende da chi ti sta accanto, da chi è forte. Forte non significa debole. Strong è coraggioso e pronto a combattere per la vita dei suoi cittadini e cittadini del mondo. Per i diritti umani, per la libertà, per il diritto a vivere dignitosamente e a morire quando sarà il momento. E non quando è voluto da qualcun altro. Dal tuo vicino.

Zelensky passa all’inglese qui e lancia un appello diretto a Biden, il presidente degli Stati Uniti che aspira anche a essere il leader del mondo libero. Quello che sta succedendo alle persone in Ucraina, dice Zelensky, colpisce ogni democrazia.

[IN INGLESE] Oggi il popolo ucraino difende non solo l’Ucraina, stiamo lottando per i valori dell’Europa e del mondo, [non udibile] in nome del futuro. Ecco perché oggi il popolo americano sta aiutando non solo l’Ucraina, ma l’Europa e il mondo, a mantenere in vita il pianeta, a mantenere la giustizia nella storia. Adesso ho quasi 45 anni. Oggi la mia età si è fermata quando il cuore di più di 100 bambini ha smesso di battere.

Non vedo alcun senso nella vita se non può fermare le morti. E questo è il mio problema principale come leader del mio popolo, grandi ucraini, e come leader della mia nazione, mi rivolgo al presidente Biden, tu sei il leader della nazione, della tua grande nazione. Ti auguro di essere il leader del mondo. Essere il leader del mondo significa essere il leader della pace.

Questo è un messaggio diretto a Biden, che ha cercato di fare la sua presidenza sulla difesa della democrazia dalle autocrazie, ma ha anche rifiutato di tentare la terza guerra mondiale facendo di più per l’Ucraina.

Grazie.

[IN UCRAINO] Gloria all’Ucraina.

[IN INGLESE] Grazie per il vostro supporto.

https://edition.cnn.com/interactive/2022/03/politics/ukraine-zelensky-congress-speech-annotated/

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