Il secolo dei renitenti, di WS

Questo articolo di Lanza , su cui sono sostanzialmente d’accordo, solleva un argomento “attrigante”, “intrigante” nel italish oggi in uso: la “rivolta” del “sud del mondo”, in realtà solo dei 4 big dell’ Asia continentale, a “l’ordine basato su regole”, di fatto la versione americana del “Rule Britannia” del secolo XIX.
Spiega infatti il Toynbee che le sfide vanno raccolte e le antiche civiltà asiatiche alla fine, dopo averle subite sulla propria pelle, hanno raccolto quella del Mackinderismo inglese “orecchiato” e “ fatto proprio” dagli U$A.
E a Tientsin è appunto stato certificato che lo SCO ha raccolto la sfida geopolitica con un “ormai più non ti temo”.
Ma da lì a dedurre che lo SCO abbia propri piani geopolitici ed addirittura che li abbiano i BRICS tutti insieme si passa a un volo pindarico. Non solo i quattro attori più grossi, Cina , Russia , India e Iran, hanno agende e problemi diversi , ma anche gli stati “di contorno” , Turchia, Armenia, Kazakistan ect.., non disdegnano ma addirittura hanno “allineamenti” con gli U$A.
Gli SCO come i BRICS hanno solo una cosa in comune : non vogliono prendere ordini dagli U$A.
E così a Tianjin è stato solo certificata una postura di “reazione” ma per cosa e come questa reazione avverrà, sarà deciso solo dagli U$A quando questi vorranno testare questa “prontezza di reazione” sulle linee rosse dei singoli “soci del club “.
Il che significa che “l’ eccezionalismo” americano resta, per ora, libero di operare a proprio piacimento al di fuori de l’ area SCO: la “bestia” resta “libera” anche se il recinto gli è stato un po’ ristretto.
Perché Toynbee ci insegna anche che bisogna stare molto accorti a come cercare di vincere le sfide raccolte; occorre cioè molto pragmatismo, molta lungimiranza, molta prudenza e molta pazienza per evitare di cadere poi in problemi più grossi che si rivelino poi addirittura insormontabili.
In altre parole, soprattutto in geopolitica, bisogna conoscere bene i propri limiti ed evitare dogmatismi e sogni di gloria , il che è appunto l’usuale approccio geopolitico delle vecchie civiltà asiatiche e che è anche il “ Tao di Putin” (https://julianmacfarlane.substack.com/p/the-tao-of-vladimir-putin)
Putin infatti ha e ha sempre avuto a cuore solo la salvezza della Russia da perseguire con “quello che c’è”. Per quanto Putin sia sempre aperto ai suggerimenti e alle elucubrazioni dei suoi supposti ideologi/consiglieri, le sue “stelle polari” sono sempre : pragmatismo, prudenza e pazienza.
E Putin ha rimesso in piedi la “casa Russia” operando con “quello che c’è”, accettando spesso compromessi e spesso facendo finta di non vedere la doppiezza altrui, ma senza mai deflettere dalla sua meta perché “tutti i venti sono buoni per chi sa dove vuole andare”.
Un buon politico infatti spesso può e deve omettere verità e accettare ipocritamentr cose negative e finanche vergognose , ma non deve mai mentire su quelli che sono i propri principi.
Non è infatti stato Putin a decidere la propria rotta politica ma “i venti” spesso anche contrari che hanno soffiato sulla sua “barca”.
Putin lavorava nel controspionaggio in Europa e per formazione non è un “euroasiatico”, del tipo Dughin ad esempio; lui “ pietroburghese “ non sentiva nessun fascino “orientale” e non voleva di certo contrapporsi agli U$A /€uropa; sono stati gli U$A/€uropa a spingerlo in Asia contrapponendosi alla Russia e operando per la sua distruzione.
E questa è una cosa che Putin non poteva accettare.
Anche Xi, come tutti i cinesi , è un pragmatico, ispirato da Sun Yat Sen; la stella polare della dirigenza cinese era solo porre fine al “secolo delle umiliazioni” , cosa che oggi si può considerare raggiunta. Non ci sono per ora spiriti di rivalsa; la Cina non desider(av)a nessuna contrapposizione con gli U$A/€uropa.
Pure quel gran furbacchione di Modi è un pragmatico; la sua India fa affari con tutti e alle spalle di tutti.
Non è questa una postura molto prudente ma Modi, calcola giustamente che il peso de l’ India nel calcoli geopolitici altrui “copra il rischio”.
Ma se gli USA lo minacciano direttamente non può che reagire anche lui; “la faccia” anche se in “Occidente” è ormai un “asset” che può essere venduta e rivenduta in continuazione, in Asia è ancora una cosa molto seria che non può essere pubblicamente perduta.
Così come molti commentatori hanno già notato, sono stati gli U$A a fare “Tianjin “, cosa che può essere vista come un atto di chiarificazione geopolitica di principio ma che nei fatti ancora non significa nulla più che la proclamazione di un “club di renitenti”; nessuno dei suoi “soci” desidera realmente andare “dalle parole ai fatti” e tantomeno andarci “fino in fondo”.
Saranno solo le modalità con cui gli U$A raccoglieranno questa reazione a decidere gli eventi futuri.
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