Stati Uniti, spie improbabili_con Gianfranco Campa

Non ci sono più i complotti di una volta. In tempi di schieramenti netti e posizioni definite, ma con gerarchie ben precise ed una legittimazione degli apparati di potere appena scalfita da logoramento, la competizione tra i centri di potere e i colpi bassi annessi seguivano canovacci ordinari ed epiloghi chiari e relativamente rapidi. La vicenda di spionaggio ai danni del Pentagono, attribuita al poco più che ragazzo Jake Teixeira, è lo specchio della attuale situazione caotica che regna nell’amministrazione statunitense. L’individuazione di un capro espiatorio così poco credibile non riesce a nascondere la realtà di un conflitto interno agli alti gradi di quella classe dirigente, ma soprattutto dello scontro sordo e della manipolazione faziosa di tre componenti della amministrazione statunitense, alcune rappresentate da vere e proprie cariatidi. Se ai tempi di Nixon la stampa fu uno strumento più o meno volontario di un conflitto, risoltosi comunque rapidamente, nella attuale vicenda di fuga di documenti il sistema mediatico è componente diretta ed integrata dei processi di manipolazione tesi a confondere dati reali inoppugnabili e pilotare verso pulsioni belliciste il profluvio di informazioni vere e fasulle sfuggite e costruite ad arte. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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