MACERIE URLANTI, di Pierluigi Fagan

MACERIE URLANTI. Occupandomi di tristi fatti di politica internazionale, morti ed ingiustizie abbondano. Data la loro quantità è altamente sconsigliato indugiarvi, quindi non seguo foto, filmati e racconti raccapriccianti anche perché nulla aggiungono alla possibile comprensione. Credo che anche i medici del pronto soccorso sospendano il lavoro dei neuroni specchio e dei centri dell’empatia per svolgere la funzione di riparatori di ultima istanza. Debbono dividere il dolore da ciò che lo provoca per potersi continuativamente dedicarsi a questo.
Ho quindi letto un articolo da cui al titolo per un’altra ragione che non la simpatia umana. L’articolo riferiva delle macerie del centro profughi bombardato due volte dagli israeliani in quel di Gaza nord. I sopravvissuti stanno lì con le sole mani a cercar di togliere un po’ di massi, pietre e polvere per arrivare alle urla strazianti di chi è intrappolato sotto, per lo più invano. Di giorno e peggio di notte, le macerie urlano e piangono di dolore, paura, chiamano aiuto. Voci maschili, femminili, ragazzi, bambine. Se ne sentono sempre meno ma se ne sentono ancora e forse andranno avanti per un po’ come sappiamo da eventi simili, ad esempio terremoti di cui qui da noi c’è una certa esperienza. Ieri hanno bombardato ancora, hanno cioè bombardato i soccorritori che per altro hanno visto bombardato anche l’unico bulldozer che poteva dare una mano a smuovere il cemento armato. Per altro non si sa neanche bene a che fine soccorrerli visto che l’infrastruttura ospedaliera della Striscia è degradata ai minimi termini.
L’altro giorno era quella strana festa americana che si chiama Halloween. Leggo altrettanto raramente articoli su fatti di costume, ma l’altro giorno leggevo una difesa di questa festa che a molti (soprattutto i meno giovani) risulta doppiamente strana, per il suo contenuto e per il fatto che qui da noi è stata importata o forse imposta di colpo solo di relativamente recente. Le feste fanno Pil. La difesa sosteneva che in fondo è solo una utile catarsi che offre ai bambini la possibilità di esorcizzare la paura della morte. Si metta allora nello stesso tempo ma in due spazi diversi, bambini fortunati che raccolgono dolcetti vestiti da fantasmi e zombie che vorrebbero far paura e bambini terrorizzati sul serio sotto due metri di pietre, soli, affamati, assetati, magari con la gamba maciullata che piangono con una disperazione che verrà sedata solo dalla lenta perdita di forze che prelude la morte, da soli. Da noi invece, un trionfo di zucche vuote che ridono.
Perché scrivere di questo? Non certo per giudizio morale, un atteggiamento falso col quale qui da noi si dà per scontato il fatto e ci si divide solo nel giudizio. Invece che agire sul fatto, agiamo nel giudizio che è più comodo. Ci sono due tipi di discorso, quello sui fatti e quello su altri discorsi. Per evitare il discorso sui fatti, passiamo gran parte del tempo nel cortile del carcere sociale di cui i sociali sono il luogo ideale, a discorrere su altri discorsi. Tizio ha detto, Caio ha risposto, sei antisemita, sei un terrorista di Hamas, mi fai schifo, ti odio. È tutto intrattenimento. Assumo invece quanto prima scritto come fatto, che fatto è?
In questi giorni, mi espongono più volte al giorno alla timeline delle notizie su al Jazeera. Al Jazeera tratta i fatti in corso come Repubblica trattava la strage di Bucha in Ucraina, si va di foto, video, testimonianza, racconto, notizie che qui -in genere- non vengono neanche date o date previa sterilizzazione, minimizzazione, decontestualizzazione. Essendo l’unica fonte informativa sul campo, l’emittente qatarina (la Crusca suggerisce qatariota ma apre alla versione -ina) è quanto vedono, sentono, possono pensare un miliardo e novecento milioni di musulmani, da Rabat a Jakarta.
Ricordo ai meno dotati in geografia, che tutto l’Occidente, conta più o meno la metà del mondo musulmano. E ricordo che il mondo africano, asiatico e sudamericano si specchia più facilmente nella condizione musulmana che non in quella occidentale, in questo caso, in sempre più casi.
Per quanto moralmente disdicevole come ha sostenuto l’altro giorno mi sembra Manconi ovvero che “i morti non si contano”, se dislochiamo il punto di vista e ci immaginiamo uno dall’altra parte che magari vive qui da noi, sottoposto come ognuno di noi alla decina di giorni e passa di anatomia del massacro ucraino che ha contato 450 morti e il fra un po’ un mese di circa 390 morti al giorno nella Striscia per un totale di poco meno che 9000 morti e più di 20.000 feriti, spesso incurabili, non si può non notare il doppio standard. I morti si contano eccome, quelli “nostri” sono sempre di più di quelli altrui, magari non di più quantitativo ma qualitativo. La cosa, per altro, in storia, ha una sua normalità è forse anormale pretendere il contrario.
Dove voglio arrivare? Volevo segnalare la radicale ed irreversibile perdita di ogni elemento di universalismo e soft power della nostra civiltà.
Il lavoro di schiere di teorici che, nei trascorsi anni hanno ammonito i detentori dell’hard power che con quello non si governa il mondo che ha bisogno di una mielosa egemonia valoriale per esser catturato cognitivamente nel sistema dominante, è stato gettato via di colpo. Ora, è chiaro e lampante a miliardi e miliardi di persone non occidentali, quello che siamo in sostanza. Non ci rendiamo conto dell’enormità della frattura che si sta creando con una civiltà che sorride per un bambino che fa finta di farci paura per ricevere una caramella e fa finta di niente per evitare si ascoltare l’urlo di terrore di un bambino che sta per morire dissanguato. Noi scherziamo sopra una tragica realtà solo perché noi siamo sopra le macerie e gli altri sono sotto le macerie e noi siamo quelli che hanno fatto le macerie. Tutto ciò è irrecuperabile, rimarrà a segnare un solco che non si potrà mai più colmare.
Non si tratta solo delle macerie di Jabalia, sono decine e decine le ingiustizie, le contraddizioni, le assurdità palesi che strizzano gli intestini che leggo frequentando le voci e le immagini dell’altra parte. Un racconto del terrore continuato e sordo ad ogni ragione a cui sono esposti ormai sei-sette miliardi di persone nel condominio planetario, ogni giorno. Non c’è bisogno di nessun tribunale di giustizia internazionale, l’istruttoria è presto fatta, la sentenza va in automatico, l’appello non potrà esser concesso, cause ed effetti talmente sproporzionati da non poter esser usate come attenuanti.
Tutto ciò è effetto della torsione imposta dagli Stati Uniti d’America a partire dalla guerra ucraina, l’idea di riquadrare e rendere omogenea e compatta la comunità occidentale da porre in chiara e dichiarata opposizione al resto del mondo. L’abbandono di ogni velleità mondialista, globalista, universale, egemone culturalmente. Quella partita è data realisticamente per persa. Si passa a noi contro tutti, mito fondativo: Fort Alamo.
Questo porta e porterà sempre più alla ricerca della coerenza interna a scapito di quella esterna. All’interno siamo tutti convocati a riempire di chiacchiere la realtà da cui ci allontaniamo in un nevrotico esercizio di evasione massa. Eccoci così a parlare di antisemitismo ed antisionismo, diritto di vendetta, scontro di civiltà, guerra santa vs jihad, drammi esistenziali sparati a nove colonne su qualche ingiustizia patita sul piano dei diritti civili, inclusività, resilienza, sostenibilità, merito e demerito, stupidità artificiale mentre volgiamo lo sguardo e le orecchie dall’altra parte della macerie urlanti prodotte da un piccolo popolo di sua origine mediorientale ma che si vuole rappresentare come la radice stessa della cultura occidentale data dal mandato di un dio inventato da una manciata di sacerdoti senza fedeli in quel di Babilonia, duemilacinquecento anni fa.
Alla fine, sarà naturale che ognuno di noi riscontri la nostra diversità dal resto del mondo poiché diventa ogni giorno più oggettiva. Mi sono sempre domandato come accadde che un intero popolo di grande civiltà come quello tedesco, il popolo di Leibniz e Goethe, di Kant, Hegel e Marx, Bach e Beethoven se non vogliamo metterci Mozart e Freud e decine di altri, finì con il diventare quel buco nero che inghiottì sé stesso pensando pure di esser superiore ogni altro. Il processo di radicalizzazione occidentale prelude ad un simile collasso gravitazionale condotto di nuovo su un sottofondo di Wagner che ci dia l’impressione di essere una civiltà di umanità giusta ed eroica mentre ne siamo l’Antitesi.
Quando l’Antitesi si pensa Tesi e la confusione è massima, la logica si riversa nel suo contrario, c’è solo da aspettare il Superamento.
Nell’attesa, provare almeno un po’ di vergogna non serve, ma almeno preserva un briciolo residuo di dignità umana seppellita da sempre più silenziose macerie.

PM addresses at the Partnership for Global Infrastructure and Investment & India-Middle East-Europe Economics Corridor event during G20 Summit, in New Delhi on September 09, 2023.

LA GUERRA TEMPORALE. Nel discorso fatto da Netanyahu alla nazione, spicca questo chiaro avviso: la guerra sarà lunga. Tecnicamente, certo che la volontà di degradare decisivamente Hamas necessita di un tempo lungo e per varie ragioni.
La prima è che se non si entra in massa a Gaza, cosa che non avverrà almeno per un po’, non c’è altro modo che colpire continuativamente. Sarà la forza della costante pressione contro la forza della resistenza ad allungare il conflitto.
La seconda è che Hamas va militarmente considerato un nucleo armato con una massa di civili attorno. Occorre quindi separare fisicamente i secondi dal primo. Si stimano in 1,4 milioni i palestinesi di Gaza nord passati o passanti a sud. Questo trasferimento ritenuto all’inizio provvisorio è chiaro che ora diventa definitivo. Sia perché non c’è quasi più nulla a cui tornare (al momento si stima una distruzione del 50% degli edifici di Gaza nord e siamo solo all’inizio), sia perché sarà la stessa durata del conflitto attivo ad impedirlo. Bisognerà, nel tempo, spingere i 2,3 milioni di palestinesi della Striscia a dividersi tra chi rimarrà nella parte ancora disponibile e coloro che non ce la faranno e prima o poi se ne andranno in uno delle decine di campi profughi vecchi o nuovi tra Cisgiordania, Giordania, Libano e Siria. Sono 6 milioni i rifugiati palestinesi in queste aree. Tutte le difficoltà che si stanno incontrando a far affluire gli aiuti umanitari, il sabotaggio permanente delle linee di rifornimento (elettrico, energetico, telecomunicazioni, cibo ed acqua), i bombardamenti più o meno mirati (o volutamente non mirati) anche di questa area prima data per “sicura”, sono tipiche tattiche di assedio tese a rendere sempre meno sopportabile la vita civile la cui infrastruttura economica sarà a lungo paralizzata. È solo questione di tempo a che centinaia di migliaia di civili cedano e vadano via. Un milione di palestinesi in meno nella Striscia, dimezza di per sé l’alone civile di protezione intorno Hamas e quindi dimezza la sua stessa operatività a molti livelli.
La terza è che le opinioni pubbliche s’infiammano per le novità ma poi si abituano al conflitto permanente. Vale per gli occidentali e vale in buona parte per i musulmani. Altresì, la mancanza dell’invasione di massa, sottrae il punto di massima indignazione che giustificherebbe l’allargamento del conflitto che tutti vogliono evitare.
La quarta è che Netanyahu ed il suo stesso governo ha bisogno di comprare tempo per rimanere in sella e rimandare la resa dei conti interna.
La quinta è che a novembre del prossimo anno ci saranno le elezioni americane ed è conveniente aspettarne l’esito poiché la strategia Biden potrebbe deviare nel caso di ritorno di Trump. Non solo quella locale, quella geopolitica più generale. Quella di Trump, nel quadrante, potrebbe essere anche più compiacente di quella di Biden.
La sesta è dar tempo agli stessi palestinesi di eventualmente modificare qualcosa nella propria rappresentanza politica a livello di Autorità. Abu Mazen non è un interlocutore credibile per dividere i palestinesi tra buoni e cattivi, non è un interlocutore credibile per avviare successivi colloqui di pace, men che meno per arrivare un giorno a discutere della sistemazione politico-amministrativa.
Infine, la settima, è dar tempo alla diplomazia. La diplomazia, in questo caso, serve non tanto a mediare in questo conflitto che non ha alcuna mediazione possibile, quanto a gestire le complesse reti di relazioni tra USA + Israele con la passiva Europa al seguito ed il mondo arabo. Questo dividendo l’asse moderato da quello infiammato (a questo punto con il solo Iran sebbene si debba segnalare il sostanziale attendismo sia del paese sia delle sue emanazioni come Hezbollah), portare il Qatar a cambiare postura attiva nel fiancheggiamento ad Hamas (cosa che renderebbe la sua resistenza ancora più difficile), normalizzando il confitto e facendo intravedere future soluzioni di sistemazione semi-definitiva in via pacificata al fine di poter poi riprendere i processi previsti negli Accordi di Abramo (Trump) e della Via del Cotone o IMEC (Biden). L’allentamento delle pressioni che le opinioni pubbliche musulmane esercitano sui propri governi è precondizione per continuare e domani riprendere, le relazioni strategiche con questi attori.
Questo punto è decisivo in termini strategici, è -a mio avviso- il punto cruciale dell’intera faccenda. Questi progetti oggi sono ovviamente inattuali, ma le strategie scavallano la cronaca, hanno tempi diversi e quell’idea rimane l’unica a poter dare un assetto meno caotico all’area, dal punto di vista sia di Israele, sia degli Stati Uniti d’America, sia della corona confinante di stati musulmani. È questa strategia a richiedere in via prioritaria di degradare Hamas ed ogni altra forma di resistenza armata che possa poi diventare sabotaggio e terrorismo permanente che ostacoli le vie logistiche di quei progetti.
A chiudere due note.
La prima è che -nei fatti- i paesi arabi limitrofi, si stanno agitando molto formalmente ma per niente sostanzialmente. Il che confermerebbe l’idea che nell’area, la soppressione di Hamas è sostanzialmente condivisa per quanto non si possa dare visibilità pubblica di questo gradimento. Sia perché in generale la Fratellanza Musulmana è un progetto politico rivolto all’interno dell’islam contro i governi corrotti, filoccidentali e lontani dalla severità coranica che ispira questo movimento, cioè quelli in carica. Sia perché molti sono allettati (Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti) dalla soluzione IMEC che pretende la degradazione sostanziale di Hamas. Ma il tempo, potrebbe servire anche a trovare un qualche modo di allargare questo sotterraneo consenso anche ad Egitto, Turchia e forse anche Iraq prima escluse dal progetto. Segnalo che l’India si è astenuta al voto ONU che richiedeva una pausa umanitaria, così l’Iraq e la Tunisia. Per altro anche l’Etiopia neoiscritta ai BRICS-11 varati in agosto. Nonché, diversamente da Francia, Spagna e Portogallo, la stessa Italia e la Grecia terminali europei del corridoio IMEC.
La seconda è una nota ufficiale di Netanyahu emessa ieri che nega di esser stato avvertito di un imminente attacco fuori scala di Hamas, cosa inizialmente sostenuta ufficialmente dai servizi egiziani. Evidentemente, anche internamente ad Israele, qualcuno non è poi così convinto di questo tanto pubblicizzato “ingenuo fallimento” che ha permesso la strage del 7 ottobre. Scusate se insisto, ma a maggior ragione si inquadri la faccenda in un quadro ampio che ha mesi nel passato e nel futuro dell’area, quadro che prescinde da tutta la fantasmagorica narrazione epico-valoriale che copre i solidi e logici interessi strategici di attori complessi tutti consapevoli del fatto che con Hamas tra i piedi nulla si sarebbe potuto fare, quel “ingenuo fallimento” e la conseguente autoflagellazione eccessivamente pubblicizzata è del tutto incredibile nel senso proprio di non credibile. La si può creder vera o falsa per ideologia, io non la credo vera sul piano del realismo concreto, solo l’estrema sprovvedutezza delle opinioni pubbliche che accedono di colpo a quadranti geopolitici ed eventi di cui non avevano alcuna precedente conoscenza, massaggiati da narrazioni verosimili ben confezionate per apparire logiche e credibili, può credere a questa improvvisa dissennatezza dell’apparato securitario israeliano.
[Link per capire meglio cosa c’è sotto il progetto IMEC, a proposito di “contesto” quello che si cerca sempre di non mostrare spingendo a concentrarsi su eventi irrelati dal forte contenuto emotivo]

Infrastrutture: scacco matto dell’Occidente?

Global South al centro degli interessi. L’Occidente tenta di recuperare con un piano di connettività tra India, Golfo ed Europa. Quali prospettive?

La connettività infrastrutturale è tornata protagonista dei grandi vertici internazionali. Ai margini del Summit G20 a New Delhi di settembre è stato infatti annunciato da parte di Stati Uniti, Unione europea (con Germania, Francia e Italia), Regno Unito, India, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti un Memorandum of Understanding per il lancio di un nuovo Corridoio India–Medio Oriente–Europa (IMEC). Il corridoio segna il coronamento delle diverse strategie che i Paesi occidentali avevano messo in cantiere nel corso degli scorsi anni – tra cui la Partnership for Global Infrastructure and Investment del G7 e il Global Gateway dell’UE – che troverebbero ora un’attuazione concreta. È anche l’esito di un percorso avviato a gennaio e concretizzato dopo l’incontro a maggio del Consigliere per la Sicurezza Nazionale USA Jake Sullivan con i massimi esponenti dei Paesi interessati.

Si tratta di un progetto da 20 miliardi di dollari che si dovrebbe sostanziare in due corridoi separati: il corridoio orientale che collegherà l’India al Golfo Arabico e il corridoio settentrionale che collegherà il Golfo Arabico all’Europa. Il piano prevede una ferrovia che, una volta completata, fornirà una rete di transito transfrontaliero nave-rotaia, a integrazione delle rotte di trasporto marittime e stradali esistenti, consentendo il transito di beni e servizi da, per e tra India, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Giordania, Israele ed Europa.

Non solo trasporti, ma anche un piano complessivo di connettività che prevede la realizzazione di nuovi collegamenti tra le reti elettriche di tutti i Paesi interessati dal progetto, così come la realizzazione di una nuova pipeline per l’export di idrogeno verde verso l’Europa. In questo senso si creerebbe un significativo mercato interconnesso per l’energia sostenibile, mettendo in comunicazione luoghi di produzione e consumo estremamente remoti e rendendo più efficace l’incontro tra domanda e offerta. È un tassello ulteriore di una strategia che Paesi come l’India già stanno perseguendo per esempio attraverso la International Solar Alliance, che mira a creare un mercato integrato a livello internazionale per le energie rinnovabili. Infine, l’iniziativa, di cui maggiori dettagli saranno forniti entro novembre, mira a migliorare la connettività digitale prevedendo la costruzione di un nuovo cavo per migliorare le comunicazioni digitali tra i Paesi membri, favorire la competitività e la creazione di una catena del valore sempre più integrata.

Gli interessi in campo

Quello che maggiormente emerge è il nuovo protagonismo dei Paesi del G7 – che sembrano aver sfruttato l’assenza cinese al vertice del G20 di New Delhi,  i recenti screzi sino-indiani, nonché la perdita di slancio del progetto della Belt and Road (BRI) per acquisire consenso presso i Paesi del Global SouthL’obiettivo dell’IMEC è quello di collegare e rendere sempre più interdipendenti dal punto di vista economico questi Paesi, in particolare l’India, attraverso un progetto infrastrutturale di lungo termine che potrebbe cambiare in modo significativo le supply chains internazionali. Il progetto, inoltre, prende avvio in un momento in cui l’India aspira a divenire uno dei poli della manifattura globale del clean tech e dell’alta tecnologia, con l’intenzione di acquisire un ruolo cruciale tra i maggiori produttori ed esportatori di idrogeno a livello mondiale, con flussi che si indirizzerebbero soprattutto verso l’Europa. Ne sono prova i negoziati in corso tra India e UE per esportare nel Vecchio Continente fino a 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde all’anno prodotto in India.

Dal punto di vista geopolitico, come già ricordato, pesa la crisi in cui attualmente sembra versare la Belt and Road cinese, la cui dotazione di investimenti è in una fase di progressivo declino nel corso degli ultimi anni. Ciò anche in ragione dei timori dei Paesi riceventi circa la qualità complessiva degli investimenti e i possibili pericoli circa la sostenibilità delle proprie finanze pubbliche, in particolare per il rischio di trovarsi coinvolti in una pericolosa trappola del debito. A ciò si aggiunge il rallentamento dell’economia di Pechino, che probabilmente, potrà produrre una diminuzione dello sforzo finanziario complessivo in investimenti all’estero.

I Paesi del Golfo, dal canto loro, vedono nell’iniziativa un’occasione per ribadire e aumentare la propria centralità nelle reti di connettività e dei commerci globali, divenendo un hub commerciale imprescindibile nella rotta Est-Ovest. Il corridoio rafforza inoltre la credibilità dei piani di transizione economica ed energetica, con la Vision 2030 dell’Arabia Saudita che intende rivedere nel profondo la struttura dell’economia del Paese. In questo quadro l’India risulta essere già il secondo partner commerciale dell’Arabia Saudita e l’India il quarto dell’Arabia saudita, con un trend di scambi in continuo aumento. Il corridoio garantisce una maggiore autonomia e possibilità agli Stati partecipanti di conseguire i propri interessi e aumentare il loro potere contrattuale, giocando sia nel campo occidentale sia nel campo della BRI cinese. Non è da dimenticare, infatti, che sia gli Emirati Arabi Uniti sia l’Arabia Saudita sono membri della BRI cinese, e questo non ha impedito all’Arabia Saudita di annunciare importanti investimenti nel progetto. In questo contesto, è stata anche recentemente annunciata l’adesione di Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti al Gruppo dei BRICS.

Inoltre, non è da sottostimare la possibile portata del piano per quanto riguarda la normalizzazione dei rapporti politici nella regione. Come è ben noto, i progetti infrastrutturali, aumentando le relazioni economiche e le interdipendenze, tendono a determinare un miglioramento delle relazioni politiche complessive. Ciò sembra essere il caso dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita che, a partire dagli Accordi di Abramo, sembrano essere orientati verso una normalizzazione complessiva, come ribadito dalle recenti dichiarazioni dei vertici politici dei due Paesi in occasione della recente Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Entrambi i leader hanno dichiarato come il corridoio sarà un veicolo di pace e di sviluppo nella regione, prefigurando la possibilità di raggiungere uno storico accordo di pace tra i due Paesi. Lo scambio di visite dei giorni scorsi di membri importanti dei due Governi conferma il rafforzamento delle relazioni, che si avviano verso una completa normalizzazione.  Infine, l’atteggiamento del Golfo sembra anche la conseguenza della rivalutazione dei rapporti di forza nella regione. L’ascesa dell’India ha portato Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti ad avvicinarsi ad essa, con l’affievolirsi dello storico legame che legava i due Paesi arabi al Pakistan.

Il ruolo di USA e UE

Per gli Stati Uniti, il corridoio rappresenta sicuramente un chiaro successo geopolitico ed economico nel tentativo di “containement” dello sviluppo infrastrutturale ed economico cinese nei Paesi dell’Asia e del Golfo, permettendo una diversificazione delle catene del valore e un de-risking anche per quanto riguarda gli approvvigionamenti. È la consacrazione, almeno potenzialmente, dell’inserimento dell’India nelle catene del valore occidentali e del legame sempre più stretto con gli Stati Uniti e con gli altri Paesi del G7. È non di meno un ritorno del protagonismo USA nella regione nel Golfo, fulcro di storici interessi americani.

Dal punto di vista dell’Unione europea, il progetto è altrettanto strategico e segna uno dei passi fondamentali per la messa in opera del progetto Global Gateway, il piano da €300 miliardi lanciato a dicembre 2021 e finalizzato ad aumentare la connettività europea nel mondo dal punto di vista dei trasporti e dei settori digitale ed energetico. Bruxelles aveva già individuato nel Middle Corridor, in particolare nel Trans-Caspian International Transport Route, un tassello fondamentale nella strategia del Global Gateway, e come elemento centrale di diversificazione e di de-risking per le catene del valore e logistiche tra Est e Ovest, in particolare verso la Cina. Se il Northern Corridor, transitante per la Russia, ha sempre meno importanza a causa del conflitto, il Middle Corridor vive ora problemi di capacità: i traffici nel 2022 sono aumentati del 250% rispetto al 2021 e ciò ha indotto l’Unione europea, attraverso la BEI, a veicolare nuovi investimenti in progetti di connettività infrastrutturale nei Paesi dell’Asia centrale. Inoltre, la Commissione europea ha incaricato la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo di studiare la fattibilità di corridoi di connettività sostenibile tra Europa e l’Asia centrale, con la possibile integrazione delle infrastrutture dei Paesi dell’Asia centrale nelle reti Trans European Network – Transport (TEN-T), che rappresentano i nodi principali di trasporto ferroviario, portuale, aeroportuale del Continente.

Il corridoio IMEC rappresenterebbe quindi un ulteriore tassello per diversificare le rotte logistiche nella direttrice Est-Ovest e collegare tre poli fondamentali della futura manifattura e del commercio globaleEuropa, India e Medio Oriente. La Commissione europea, inoltre, sostiene che il nuovo corridoio garantirebbe una riduzione del 40% dei tempi complessivi per i commerci tra India ed Europa, con una riduzione altresì dei costi.

I limiti

Allo stato attuale, il progetto risulta essere ancora poco chiaro nella sua strutturazione finale. Dove terminerà il corridoio in Europa? In Grecia, nel Porto del Pireo a maggioranza cinese, oppure in Italia, Paese membro del G7, del corridoio IMEC e della PGII? Nel primo caso come reagirebbe Pechino? Farebbe prevalere considerazioni di natura economica, con un probabile aumento degli introiti per il Porto del Pireo, o quelle di natura strategica e geopolitica, avversando il progetto visto come strumento per indebolire la BRI? Bisogna inoltre ricordare come i principi cardine della PGII del G7 siano spesso in contrasto con quelli della BRI cinese per quel che riguarda gli standard di sostenibilità ambientale, finanziaria, tecnica. Potrà questo progetto indurre un miglioramento complessivo della qualità dei progetti BRI, aumentando la competizione e quindi generando un circolo virtuoso verso l’alto? Vi è infine il problema che riguarda la sovrapposizione tra progetti infrastrutturali: se non si troverà una qualche forma di coordinamento tra progetti BRI e quelli della PGII e dell’IMEC, il rischio è quello che in nome della geopolitica si perda di vista la sostenibilità e l’efficienza economica dei progetti stessi.

Un secondo elemento riguarda appunto la sostenibilità economica del progetto. Il cambiamento tra modalità di trasporto tra terra e acqua nelle diverse sezioni che comporranno il tracciato pongono dubbi sulla sua efficienza economica. Un rafforzamento della sostenibilità economica dello stesso potrebbe derivare dalla conclusione di un accordo di libero scambio tra Unione europea e India, che potrebbe incrementare i volumi di traffico in questa direttrice, e rendere quindi molto più solido finanziariamente l’intero corridoio.

Dubbi sorgono anche dal punto di vista geopolitico. L’India beneficerà molto economicamente da questa iniziativa, ma il suo allineamento strategico ed economico che si va a delineare con l’Occidente sarà solido e duraturo nel tempo? E permane anche l’incognita Stati Uniti: se Trump vincesse le elezioni il prossimo anno, non è detto che manterrà l’interesse strategico verso l’iniziativa.

Dal punto di vista finanziario, per realizzare l’intero corridoio serviranno ingenti risorse, che dovranno necessariamente vedere il coinvolgimento del settore privato. Quest’ultimo investirà solamente se crederà fortemente nella solidità finanziaria e strategica del progetto e se saranno posti adeguati meccanismi di de-risking da parte dei promotori. La realizzazione del corridoio ferroviario, inoltre, richiederà il rafforzamento delle reti infrastrutturali ferroviarie in India, nonché in tutta la tratta tra Emirati Arabi e Paesi del Golfo, per poi dover passare da Giordania e Israele. Una prospettiva sfidante, considerando che il Gulf Cooperation Council ha ormai previsto da più di 10 anni la realizzazione di un corridoio ferroviario di circa 2.110 km: di questa tratta, sino ad oggi, solo una modesta parte è stata completata.

A questo quadro si aggiungono le opposizioni di natura politica e geoeconomica al progetto. Il presidente turco Erdogan ha affermato che non vi può essere un tale corridoio senza la Turchia. Ankara ha invece promosso un’alternativa chiamata Iraq Development RoadIinitiative, un progetto che sarebbe in corso di sviluppo e di negoziato con l’Iraq, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti. La rotta proposta, del valore di 17 miliardi di dollari, porterebbe le merci dal porto di Grand Faw, nell’Iraq meridionale con abbondanti giacimenti di petrolio, attraverso 10 province irachene fino alla Turchia. Il piano si baserebbe su 1.200 km di ferrovia ad alta velocità e su una rete stradale parallela. Si svilupperebbe su tre fasi: la prima dovrebbe essere completata nel 2028 e l’ultima nel 2050. La Turchia, finora sempre in bilico tra campo occidentale e campo delle autocrazie, non intende quindi ritrovarsi esclusa dalle direttrici dei commerci Est-Ovest, anche in ragione delle ambizioni per divenire un hub energetico e manifatturiero con proiezione globale.

Il corridoio IMEC sembra inevitabilmente essere uno dei prodotti dell’attuale fase della globalizzazione. Una globalizzazione più regionale, con blocchi che vogliono assicurarsi catene del valore sempre più diversificate e resilienti. E questo obiettivo passa dal corteggiamento del Global South da parte dei Paesi occidentali da una parte, e da Cina, Russia e altre autocrazie dall’altra. In questo scenario, India e Paesi del Golfo sono alleati e tasselli cruciali e ambiti per entrambi i blocchi. Ma New Delhi, Ryadh e Abu Dhabi non hanno alcuna intenzione di giocare come pedine, bensì come protagonisti attivi e probabilmente indipendenti. E proprio da tale indipendenza ne deriveranno, probabilmente, i maggiori benefici economici per questi Paesi.

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure PayPal.Me/italiaeilmondo 

Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

Letto all’estero. L’evoluzione della guerra in Ucraina vista dalla Russia_ da REVUE CONFLITS

Letto all’estero. L’evoluzione della guerra in Ucraina vista dalla Russia
da REVUE CONFLITS

 

In questo testo, scritto da Vassily Kashin, uno dei principali pensatori strategici russi, l’autore presenta la sua analisi e la sua visione dello stato attuale della guerra in Ucraina e della possibile evoluzione del conflitto. È un’analisi da conoscere se si vuole capire come vengono percepite le cose dall’altra parte del conflitto.
Vassily Kashin ha conseguito un dottorato in scienze politiche. È ricercatore presso il Centro di studi avanzati europei e internazionali dell’Università nazionale di ricerca e della Scuola superiore di economia. È anche ricercatore senior presso l’Istituto dell’Estremo Oriente russo. Il testo che segue, tradotto dai redattori di Conflits, è stato pubblicato sul giornale russo Profil, che tratta temi economici e commerciali.

L’articolo è apparso sul sito web originale il 1° novembre. Lo stesso giorno, il generale ucraino Valery Zaluzhny, comandante in capo dell’esercito ucraino, ha riconosciuto il fallimento della controffensiva in un’intervista a The Economist. Di fronte a una guerra di logoramento e a forze ucraine esauste, ci si chiede cosa possa fare la Russia nel 2024. Vassily Kashin fornisce alcune risposte nella sua analisi.

Non ha funzionato: il fallimento della controffensiva ucraina e le sue conseguenze
L’obiettivo della grande offensiva ucraina era quello di infliggere una pesante sconfitta strategica alla Russia, tagliando il corridoio terrestre che portava alla Crimea. Tuttavia, tra gli ufficiali militari e i politici occidentali realmente informati, pochi o nessuno credevano che le Forze Armate dell’Ucraina (AFU) sarebbero state in grado di raggiungere un tale risultato. Sarebbe strano aspettarsi un atteggiamento diverso: durante tutta la guerra, gli ucraini non sono mai riusciti a sfondare le difese preparate delle truppe russe.

L’offensiva di Kharkov del settembre 2022 fu condotta contro forze russe estremamente ridotte e distribuite lungo il fronte, che non disponevano di un serio sistema di fortificazioni. Anche l’offensiva nella regione di Kherson dell’agosto-novembre 2022 è stata condotta contro una forza russa esausta e tesa, ma ha consentito solo avanzamenti limitati a costo di pesanti perdite, finché la minaccia di distruzione dei punti di attraversamento del Dnieper ha costretto le forze russe a ritirarsi sulla riva sinistra.

Alla luce di quanto sopra, sarebbe stato imprudente aspettarsi un successo degli ucraini in queste nuove condizioni. Nell’estate del 2023, l’equilibrio delle forze si era spostato a favore della Russia. La linea di difesa russa era perfettamente equipaggiata e fortificata. Anche la mobilitazione dell’industria nazionale cominciava a dare risultati evidenti.

Il vero obiettivo dell’offensiva non era quindi quello di sconfiggere le forze russe con accesso al Mar d’Azov, ma di costringere Mosca a negoziare a condizioni favorevoli all’Occidente. A tal fine, era necessario in primo luogo dimostrare che l’Ucraina manteneva l’iniziativa strategica, in secondo luogo infliggere pesanti perdite all’esercito russo, che avrebbero destabilizzato la situazione all’interno del Paese, e in terzo luogo compiere progressi che avrebbero permesso di rivendicare la vittoria.

Crisi della strategia ucraina
L’offensiva ucraina aveva obiettivi essenzialmente politici e il criterio principale del suo successo avrebbe dovuto essere il cambiamento dell’umore della società russa e la percezione della situazione da parte dei leader del Paese. Questa pianificazione è stata caratteristica di Kiev per tutta la durata del conflitto. Gran parte dello sforzo dell’Ucraina, e forse la maggior parte delle sue perdite, erano legate a operazioni progettate per creare un forte effetto mediatico.

La difesa ostinata di città dichiarate “fortezze” in condizioni deliberatamente sfavorevoli, le rischiose incursioni di squadre di sabotatori appositamente addestrati nell’ex territorio russo e la pubblicazione di video su TikTok, così come gli attacchi a oggetti simbolici nelle città russe (il Cremlino, i grattacieli di Mosca) sono esempi tipici di questo tipo di azione. È probabile che questa strategia si basi sul trasferimento sconsiderato in Russia delle idee occidentali sull’atteggiamento del pubblico nei confronti della guerra, formatesi durante le campagne americane ed europee all’estero, come le guerre in Vietnam e in Iraq.

Leggi anche

Podcast Stati Uniti: blocco degli aiuti all’Ucraina

Per usare una metafora cinematografica, l’Ucraina ha cercato di interpretare il ruolo di un maestro di kung fu in un vecchio film d’azione di Hong Kong che, puntando il dito su specifici punti dolenti, spera di mettere fuori gioco un avversario di forza e dimensioni superiori. Ma il maestro non conosce bene l’anatomia e sbaglia continuamente, colpendo punti in cui ci sono poche terminazioni nervose.

L’atteggiamento della società russa nei confronti della NATO è tale che accetterà di ammettere la sconfitta e di ritirarsi dal conflitto solo dopo una serie di gravi fallimenti sul campo di battaglia (accerchiamento e sconfitta di grandi gruppi militari). Ogni fallimento minore incoraggerà la Russia a utilizzare sempre più risorse per raggiungere la vittoria. E in termini di risorse, la Russia è di gran lunga superiore all’Ucraina (anche con tutto l’aiuto che l’Occidente può fornire).

La visione occidentale della fine del conflitto
Il fallimento della “controffensiva” ha dimostrato che la strategia di porre fine al conflitto a condizioni accettabili per l’Occidente ha raggiunto un’impasse. Quali sono queste condizioni?

Non è mai stato seriamente ipotizzato un ritorno ai confini del 1991, o addirittura allo stato del 23 febbraio 2022. Inoltre, l’integrità territoriale dell’Ucraina non era una priorità per gli Stati Uniti e i loro alleati. Né il desiderio di annettere nuovi territori era la motivazione principale di Mosca per lanciare un’operazione militare speciale.

La ragione del conflitto era un disaccordo sul posto dell’Ucraina nel sistema di sicurezza regionale. La Russia ha cercato di eliminare l’Ucraina come potenziale fonte di minaccia, costringendola ad adottare uno status di neutralità e ad accettare restrizioni sull’industria della difesa e sulle forze armate.

Per gli Stati Uniti, è importante preservare l’Ucraina come potenziale testa di ponte militare. Di conseguenza, per Washington, l’esito del conflitto è accettabile: l’Ucraina perde una parte significativa del suo territorio, ma rimane un avamposto degli Stati Uniti – con il conseguente riarmo, lo spiegamento di basi militari statunitensi e così via. In altre parole, per l’America non importa quanto territorio perda l’Ucraina, purché rimanga economicamente vitale, cioè controlli i suoi principali centri economici e politici.

Ponendo fine al conflitto in queste condizioni nel prossimo futuro, gli Stati Uniti potrebbero ridurre temporaneamente la spesa per il sostegno militare a Kiev, “congelando” di fatto il conflitto. Ciò consentirebbe all’America di concentrarsi sulle crisi in altre parti del mondo e, soprattutto, di concentrare i propri sforzi sul contenimento della Cina.

In futuro, con l’Ucraina integrata nel sistema delle istituzioni occidentali e gestita da un regime nazionalista e russofobico, Washington potrebbe in qualsiasi momento tornare a utilizzare l’Ucraina come strumento militare per scoraggiare o sconfiggere strategicamente la Russia.

In futuro, con l’Ucraina integrata nel sistema delle istituzioni occidentali e governata da un regime nazionalista e russofobo, Washington potrebbe in qualsiasi momento riprendere a usare quel Paese come strumento militare per dissuadere o sconfiggere strategicamente la Russia.

Cosa cerca la Russia?
Per Mosca, un tale risultato significa un’alta probabilità di una nuova guerra, molto più distruttiva, forse in un futuro non troppo lontano. Naturalmente, questa guerra non è predeterminata. Anche supponendo che il conflitto si concluda in termini accettabili per Washington, molte cose potrebbero andare storte.

Ad esempio, gli Stati Uniti potrebbero rimanere impantanati in conflitti in Medio Oriente con l’Iran e i suoi alleati e in Estremo Oriente con la Cina e Taiwan. Se le cose vanno male per gli americani in queste parti del mondo, non potranno mai tornare al progetto di ricostruzione e rimilitarizzazione dell’Ucraina.

Il problema, tuttavia, è che queste probabilità dipendono da molti fattori sui quali Mosca ha poca o nessuna influenza.

La pianificazione russa deve basarsi sullo scenario peggiore, ovvero la rapida rimilitarizzazione dell’Ucraina. Di conseguenza, dal punto di vista di Mosca, la NATO non può essere chiusa finché questa minaccia non sarà eliminata.

Leggi anche

10 minuti di geopolitica. Ucraina, guerra dei droni

Nel marzo 2022, la Russia è stata vicina ad accettare un accordo di pace in base al quale non avrebbe acquisito alcun nuovo territorio, ma avrebbe ricevuto garanzie di smilitarizzazione e neutralità dall’Ucraina. E proprio questo accordo, come ormai sappiamo per certo, è stato vanificato dall’intervento diretto di Stati Uniti e Regno Unito.

Da allora, la situazione è cambiata. La Russia si trova di fronte al compito di raggiungere i confini esterni delle sue quattro nuove entità costitutive della Federazione. La Costituzione russa rende impossibile qualsiasi compromesso territoriale. L’elevata minaccia di provocazioni, sabotaggi e attività terroristiche da parte dell’Ucraina potrebbe creare la necessità di raggiungere altri confini. In ogni caso, la questione territoriale sarà risolta sul campo di battaglia. L’attuale confine si troverà probabilmente lungo la linea di contatto al momento del cessate il fuoco.

L’equilibrio di potere
La posizione strategica dell’Ucraina si sta deteriorando. I segni di stanchezza sono sempre più evidenti. Lo dimostra l’ordinanza del Ministero della Difesa ucraino pubblicata all’inizio di settembre, che consente di dichiarare idonee al servizio militare le persone affette da epatite virale, HIV asintomatico, lievi disturbi mentali, malattie del sangue e degli organi circolatori e una serie di altri disturbi. Altre misure sono state adottate per aumentare il numero di persone che possono essere mobilitate (laureati, studenti in congedo, medici donne, disabili a carico, ecc.) I certificati di invalidità rilasciati in precedenza sono in corso di revisione, le commissioni militari sono state ispezionate e le pratiche di mobilitazione estreme – raid, consegne forzate alle commissioni militari e pestaggi degli evasi – sono ampiamente utilizzate.

A quanto pare, le perdite irrecuperabili rappresentano un importo significativo rispetto alle risorse di mobilitazione a disposizione di Kiev. Allo stesso tempo, l’attuale tasso di aumento delle perdite è tale che l’Ucraina non sarà in grado di mantenerlo a lungo. Il limite della forza potrebbe non essere di anni, ma di mesi.

Naturalmente, la cerchia di persone che possono essere mobilitate può ancora essere allargata. Dopo tutto, durante la Grande Guerra del Paraguay del 1864-1870, il Paraguay riuscì a mandare nell’esercito e a perdere sul campo di battaglia fino al 90% della popolazione maschile e, nella fase finale del conflitto, a mettere sotto le armi donne e bambini.

Tuttavia, la capacità dello Stato ucraino di controllare la società è limitata. La corruzione e l’evasione dal servizio militare sono massicce. Inoltre, il costante rinnovo dell’elenco delle categorie di cittadini soggetti alla mobilitazione ha portato a un declino della qualità dei coscritti e a un ulteriore aumento del numero di vittime. Inviando nell’esercito reclute sempre meno sane e addestrate, è stato possibile comprare una piccola tregua dalla sconfitta a costo di grandi sacrifici.

Leggi anche

La guerra in Ucraina: uno studio sulle operazioni non convenzionali

I politici e gli esperti occidentali ripetono ormai come un mantra che sia l’Ucraina che la Russia sono incapaci di condurre operazioni offensive su larga scala. La prima parte di questa tesi è stata confermata dal fallimento della controffensiva ucraina. Tuttavia, nulla fa pensare che la Russia non sia in grado di fare un passo avanti sul campo di battaglia. In termini di numeri e di armamenti, l’esercito russo continua a diventare più forte del nemico.

Dalla primavera, le truppe russe hanno iniziato ad acquisire grandi quantità di armi che prima erano del tutto assenti (ad esempio, i moduli di pianificazione e correzione universali per le bombe) o utilizzate in piccole quantità (munizioni di sbarramento, droni FPV). In alcune aree precedentemente problematiche (uso dei droni per la ricognizione), la Russia ha eguagliato o addirittura superato il suo nemico.

Un risultato importante è stata la transizione della Russia, a giudicare dagli ultimi documenti pubblicati, verso l’uso di nuovi tipi di munizioni di sbarramento in grado di attaccare un bersaglio in modo autonomo, utilizzando l’intelligenza artificiale e le tecnologie di riconoscimento dei modelli.

Infine, il conflitto in Medio Oriente scoppiato il 7 ottobre e la crescente minaccia di una grave crisi politico-militare intorno a Taiwan nel 2024 hanno già portato a una riallocazione delle risorse militari statunitensi e a una riduzione degli aiuti all’Ucraina.

La capacità di lanciare una grande offensiva dipende in gran parte dalla capacità dell’esercito russo di sviluppare nuove tattiche per superare l’attuale crisi posizionale. Se tali tecniche verranno trovate, le dinamiche del conflitto potrebbero cambiare radicalmente.

Una fase pericolosa
Il deterioramento della situazione in Ucraina ha portato a un’intensificazione delle discussioni in Occidente sulle modalità di risoluzione del conflitto. Tale soluzione potrebbe essere raggiunta attraverso i negoziati. Ma il loro avvio è ostacolato dalla crisi politica interna in corso negli Stati Uniti, dalla lotta tra diverse parti dell’attuale amministrazione americana e dal timore di indebolire l’unità occidentale.

Il problema della futura collocazione dell’Ucraina nel sistema di sicurezza europeo, che è la chiave per porre fine al conflitto, è stato parzialmente risolto. Le infrastrutture del Paese sono state distrutte. Il bombardamento degli impianti energetici nell’autunno-inverno del 2022-2023 non ha portato al collasso del sistema energetico solo perché il calo del consumo di elettricità, soprattutto nell’industria, è stato così brutale da superare i danni causati dai missili russi alla capacità produttiva e alle reti.

Il potenziale demografico continua a ridursi: gli emigrati ucraini in Europa si stanno stabilendo (trovano lavoro, i loro figli frequentano le scuole locali) – la probabilità di un loro rimpatrio sta diminuendo. La fine del conflitto e l’apertura delle frontiere potrebbero portare non al ritorno dei rifugiati, ma all’esodo della popolazione maschile ancora intrappolata in Ucraina.

Il perdurare dei combattimenti si ripercuote anche sul clima imprenditoriale. L’Ucraina rimane un Paese incredibilmente corrotto. Allo stesso tempo, sotto la copertura del conflitto armato e dei poteri straordinari dell’esercito e del controspionaggio, è in corso una ridistribuzione su larga scala delle proprietà con la forza. Chiaramente, non sono questi i presupposti per un decollo economico postbellico.

Di conseguenza, la ricostruzione dell’Ucraina potrebbe essere difficile o richiedere molto più tempo e denaro del previsto. Tuttavia, poiché questi fattori sono difficili da prevedere, la Russia cercherà in ogni caso di ottenere garanzie che non vi sarà una rimilitarizzazione su larga scala dell’Ucraina. Il prezzo di queste garanzie per gli Stati Uniti e i suoi alleati è ora ridotto.

Leggi anche

Panslavismo collaudato dalla guerra in Ucraina

Parlare di questo argomento sarà doloroso per Washington e i suoi partner. Probabilmente non vogliono vedere l’Ucraina nella NATO, ma dare a Mosca tali impegni è per loro inaccettabile. Inoltre, il livello di fiducia tra Russia e Stati Uniti è negativo: le parti potrebbero sospettare l’una dell’altra di non essere disposte a negoziare e di voler semplicemente far trapelare informazioni sul dialogo per ottenere un rapido effetto politico.

Il conflitto entra quindi in una fase pericolosa. L’avversario si rende conto che la sua posizione si sta deteriorando e può cercare di sbloccare la situazione con una brutale escalation.

Già oggi si moltiplicano i tentativi di colpire il territorio russo entro i confini del 1991 e la Crimea. Anche il trasferimento di nuovi missili all’Ucraina va visto in questo contesto.

Le attività sovversive e terroristiche stanno diventando pericolose. Il recente tentativo fallito dei servizi segreti ucraini di organizzare l’avvelenamento di massa di diplomati e insegnanti della scuola di aviazione di Armavir è un segno della transizione dei servizi di sicurezza ucraini verso l’organizzazione di attacchi terroristici di massa, tipici dell’epoca delle guerre nel Caucaso settentrionale.

Un cambiamento radicale dell’equilibrio di potere sul campo di battaglia a favore della Russia potrebbe anche rimettere all’ordine del giorno l’opzione di introdurre truppe della NATO nel territorio ucraino, il che potrebbe portare Russia e Stati Uniti sull’orlo di una crisi nucleare.

Il tentativo di cambiare le dinamiche del conflitto attraverso un’escalation non porterà a un risultato positivo. La posta in gioco è troppo alta per la Russia e gli Stati Uniti, quindi un’eventuale crisi nucleare potrebbe rivelarsi pericolosa senza precedenti. Questa situazione può essere evitata solo se i principali partecipanti al conflitto avviano un dialogo che tenga conto delle condizioni oggettivamente esistenti.

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure PayPal.Me/italiaeilmondo 

Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

La genesi del nazionalismo americano: le origini di un’eccezione storica

publié le 18/10/2023 
Per quasi due secoli, e fino a poco tempo fa, il nazionalismo americano è stato caratterizzato da una capacità di resistenza fuori dal comune. Mai i fallimenti e le battute d’arresto esterne, le crisi interne e i cambiamenti culturali hanno indebolito la fede degli americani nel loro eccezionalismo, né la loro incrollabile certezza nell’eccellenza e nella superiorità morale della loro nazione. Si tratta di una caratteristica di civiltà che è unica per gli Stati Uniti e che li distingue radicalmente dalle altre nazioni occidentali, il cui esaltato nazionalismo, che era molto reale prima del 1914, è stato in gran parte sepolto dalle rovine delle due guerre mondiali.ar Éric Juillot

Per comprendere la natura inossidabile del nazionalismo americano, dobbiamo guardare indietro alle condizioni uniche che hanno governato la costruzione della nazione in questo Paese. La nascita e l’affermazione di una nazione presuppongono una maturazione secolare, durante la quale i suoi membri diventano gradualmente consapevoli di formare una comunità politica distinta dalle altre. Questo processo storico è, in superficie, alimentato dal lavoro e dalle azioni di generazioni di studiosi, artisti e leader che, ciascuno al proprio livello, contribuiscono a forgiare o a rivelare le caratteristiche specifiche della nazione in divenire.

Non c’è alcun eccesso teleologico in queste considerazioni generali. Al massimo, sono il riconoscimento di una tendenza importante nella storia dell’Occidente, e non solo, nella storia dell’umanità, osservabile dalla fine del Medioevo europeo; una tendenza che, inoltre, si è tradotta in un’impressionante diversità di forme, dimensioni e contenuti.

Un problema di storia e geografia
Nel caso americano, la genesi della nazione si è subito scontrata con alcuni ostacoli molto specifici, che da soli sono bastati a determinare in larga misura le direzioni prese all’inizio del processo nazionalista: per dare sostanza e consistenza all’idea nazionale, la storia e la geografia – i due pilastri delle nazioni europee – mancavano sull’altra sponda dell’Atlantico.

La storia innanzitutto: quando nel 1783 si emancipò definitivamente dalla metropoli britannica, la giovane Repubblica americana si isolò contemporaneamente da un passato immemorabile che avrebbe potuto contribuire a fondarla. I secoli di storia della venerabile Corona d’Inghilterra non potevano più essere mobilitati da un regime e da un popolo nato da una rottura bellicosa con la sua patria originaria. La Magna Carta del 1215, ad esempio, è un pezzo fondamentale della storia britannica che è stato visto come un lontano precursore del sistema parlamentare inventato dalla Gran Bretagna. I Padri fondatori della nazione americana possono averne ammirato il contenuto, ma è impossibile per loro seguirne le orme, poiché la Rivoluzione americana ha posto gli Stati Uniti in un’orbita diversa da quella della Gran Bretagna.

Inoltre, le tredici ex colonie che oggi compongono questo Paese non hanno lo spessore storico da cui attingere il materiale identitario necessario per affermare la propria nazione: le più antiche hanno poco più di un secolo e mezzo, sono caratterizzate da risultati politici modesti e da una produzione culturale scheletrica. Il ricorso all’antichità greco-romana, ai suoi grandi uomini e alle sue virtù, ha certamente mobilitato molte menti durante la guerra d’indipendenza, ma ha avuto un impatto limitato sull’identità.

La geografia, da parte sua, non è più sfruttabile della storia, a differenza dell’Europa. In questo continente, lo sviluppo delle nazioni è inestricabilmente legato alle loro radici territoriali. Esse si affermano nel tempo prendendo il controllo e dispiegandosi nel proprio spazio, in un processo secolare che giunge a maturazione nel XVIII secolo: le zone di frontiera che erano sempre state in movimento erano ora più spesso delimitate da una linea accuratamente riprodotta su mappe sempre più precise, una linea la cui fissità divenne una questione esistenziale sia per gli Stati che per i popoli.

Tuttavia, non c’è nulla di paragonabile sul suolo americano: i territori delle tredici colonie sono il risultato di un’appropriazione recente, sono scarsamente controllati, poco sviluppati e scarsamente popolati, a parte una sottile fascia costiera. Non ci sono luoghi di memoria, né venerabili monumenti ereditati da un passato prestigioso, né opere militari su larga scala che esprimano i sacrifici passati e futuri necessari per il loro controllo.

Provvidenza… provvidenziale
Per rafforzare il loro senso di identità, gli americani non possono fare affidamento sulla storia e sulla geografia. Sono quindi costretti ad affidarsi quasi esclusivamente alla Provvidenza, in una misura che nessun’altra nazione può eguagliare.

Se l’idea di un rapporto speciale con Dio ha alimentato, in varia misura, tutte le costruzioni nazionali in un momento o nell’altro della loro storia, è negli Stati Uniti che questo tema è stato sfruttato con maggiore coerenza e forza, in mancanza di una parola migliore, e con ritardo: mentre la Francia post-rivoluzionaria sostituiva nei suoi principi fondanti il tema della figlia maggiore della Chiesa con quello della sovranità del popolo, gli Stati Uniti hanno investito massicciamente nell’idea di un nuovo popolo scelto da Dio per convincersi della propria eccellenza morale e civile. C’è una dimensione premoderna in questa scelta vincolata che, ancora oggi, distingue gli Stati Uniti dalle altre nazioni occidentali.

Inoltre, sul suolo americano, il ricorso alla Provvidenza come elemento fondante della nazione si inserisce in un contesto culturale eminentemente favorevole. La religiosità popolare ha sviluppato forme specifiche a partire dal XVIII secolo, portando a una vera e propria americanizzazione del protestantesimo nel contesto dei “Grandi Risvegli”, ovvero le grandi esplosioni di fervore ed effervescenza religiosa che hanno segnato la nascita e il rapido trionfo dei movimenti evangelici. Il primo è apparso a metà degli anni Trenta del XVII secolo, il secondo all’inizio del XIX secolo.

L’evangelicalismo è unico in quanto rifiuta l’idea calvinista della predestinazione. Al contrario, insiste sul carattere universale della grazia salvifica, concessa da Dio a tutte le sue creature, purché ne siano consapevoli e riconoscenti. Il rifiuto della predestinazione ebbe conseguenze di vasta portata, in quanto portò alla generalizzazione del sentimento di elezione, vissuto con forza dai milioni di fedeli che si riunirono alle nuove correnti evangeliche, fino a provocare il declino delle altre fedi: nel 1850, negli Stati Uniti c’era un numero di templi metodisti e battisti tre volte superiore ai luoghi di culto delle vecchie comunità congregazionaliste, presbiteriane ed episcopaliane. L’evangelicalismo divenne così la forma più diffusa e nazionale del protestantesimo americano.

Dal sentimento di elezione sperimentato da ogni singolo credente allo stesso sentimento sperimentato collettivamente da una nazione convinta del suo legame privilegiato con Dio, c’era solo un passo da compiere nei primi decenni del XIX secolo, quando la coscienza nazionale americana si stava affermando.

La certezza dell’eccellenza religiosa era già consolidata da tempo. Innumerevoli esempi si possono trovare negli scritti dei secoli precedenti: “Scrivo delle meraviglie della Religione Cristiana che dalle depravazioni dell’Europa è fuggita sulle coste dell’America […] con cui la Sua Divina Provvidenza ha irradiato un deserto indiano”, scriveva Cotton Maher a metà del XVII secolo mentre scriveva la sua storia dei coloni del New England. Più di un secolo prima, all’inizio dell’era coloniale, Francis Higginson scriveva nel suo New England’s Plantation:

“Il nostro più grande conforto e protezione è vedere insegnata, qui in mezzo a noi, la vera religione e i santi comandamenti di Dio Onnipotente […], così non abbiamo dubbi che Dio sia con noi, e se Dio è con noi, chi può essere contro di noi?”.

Due secoli dopo, la convinzione fondamentale dell’elezione da parte di Dio di una nuova nazione moralmente superiore – se non perfetta – divenne il fondamento del nascente nazionalismo americano, portato dai cuori e dalle menti di milioni di fedeli la cui vita religiosa irrigava e modellava la vita civile, il cui legame individuale e verticale con Dio si espandeva in un legame orizzontale con tutti i compatrioti di una nuova nazione.

Il destino manifesto
È in questo contesto che negli anni Quaranta del XIX secolo emerse il tema del “destino manifesto”, un tema che avrebbe plasmato il nazionalismo americano nel lungo periodo. L’espressione apparve per la prima volta nel 1844, in un articolo di John O’Sullivan, editore della Democratic Review: “Il nostro destino manifesto [consiste] nell’estenderci sull’intero continente assegnatoci dalla Provvidenza per il libero sviluppo dei nostri milioni di abitanti che si moltiplicano ogni anno“.


Il corso dell’impero si dirige verso ovest, Emanuel Leutz (1862) – US Capitol – @WikiCommons

Con il suo irresistibile potere evocativo, il destino manifesto servirà sia all’interno, come cemento civico, sia all’esterno, come bussola che indica la rotta di ciò che l'”America” deve e può fare nel mondo e per esso.

Nell’immediato, sta portando nella nascente coscienza nazionale ciò che fermenta in modo latente da decenni. La giovane nazione americana ha il miglior motivo per credere in se stessa e per affermarsi, poiché il legame privilegiato che ha con la Provvidenza la pone chiaramente al di sopra degli altri sul piano morale, in attesa di superarli su tutti gli altri piani, quando gli americani, ormai certi del loro valore, daranno al loro lavoro collettivo tutto il respiro che merita.

Su questa base, è allora possibile procedere alla mitizzazione del materiale storico disponibile, la cui dimensione provvidenziale compenserà la sua scarsità. Fu allora che i Puritani del New England divennero figure chiave nella memoria nazionale americana. I Pellegrini che attraversarono l’Atlantico nel 1620 per sfuggire alle persecuzioni religiose e alla corruzione morale della vecchia Europa rappresentarono, due secoli dopo, un ideale politico e morale da cui la nascente coscienza nazionale americana trasse la forza necessaria per crescere.

L’epopea del Mayflower divenne il primo capitolo della narrazione nazionale che stava prendendo forma, con i suoi riferimenti e passaggi obbligati, tra cui spicca il famoso sermone del 1630 di John Winthorp, il futuro leader del Massachusetts:

“Se saremo sleali verso il nostro Dio nel compito che abbiamo intrapreso, e Dio sarà così indotto a ritirare da noi l’aiuto che ora ci sta dando, allora saremo la favola e lo zimbello del mondo intero”.

Etnocentrismo, sostegno della Provvidenza subordinato a elevati standard morali da parte di tutti: questo discorso aveva tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento comune e per promuovere i Puritani dell’inizio del XVII secolo al rango di fondatori della nazione, più di altre comunità pionieristiche come i Quaccheri della Pennsylvania o i Filantropi della Georgia. L’intolleranza religiosa e il fanatismo che li animarono per diversi decenni furono prontamente nascosti sotto il tappeto come parte di questo processo di mitizzazione.

Decenni dopo, i Puritani furono associati ai “Padri fondatori” della nazione. L’espressione, nella sua accezione ristretta, si riferisce al piccolo gruppo di figure principali dell’epoca rivoluzionaria: Washington, Adams, Hamilton, Madison, Jefferson, ecc. Fu teorizzata e utilizzata in diverse occasioni da Warren Harding, il futuro Presidente degli Stati Uniti, negli anni Dieci del Novecento, e di nuovo nel 1921 sui gradini del Campidoglio, in termini che vale la pena citare: “Devo affermare la mia fede nell’ispirazione divina dei Padri Fondatori. Ci deve essere stata certamente l’intenzione di Dio nella creazione di questa repubblica del nuovo mondo”.

Un secolo dopo la sua creazione, la Repubblica americana procede così a mitizzare coloro che vi hanno partecipato più da vicino, per bocca di un Presidente imbevuto di cultura biblica, come la maggior parte dei suoi compatrioti, e come loro impegnato nell’idea dell’eccezionalità americana sotto l’egida di Dio. Il fatto che la maggior parte dei Padri fondatori fossero uomini dell’Illuminismo molto distanti dalle questioni religiose non impedisce di arruolarli sotto la bandiera del nazionalismo provvidenzialista.

Per alcuni di loro il processo di mitizzazione dei grandi uomini della Rivoluzione era iniziato addirittura prima: Jefferson, ad esempio, era venerato negli ambienti evangelici qualche decennio dopo la sua morte per la sua legge del 1786 in Virginia che, stabilendo la libertà religiosa, li aveva protetti in quella colonia dagli attacchi delle chiese costituite.

L’ultimo elemento centrale nella costruzione di una narrazione nazionale mitizzata è stata la Costituzione del 1787. Essa ha subito un processo di sacralizzazione che la rende di fatto intoccabile ancora oggi: emendata 27 volte da dichiarazioni sussidiarie, il testo originale non è mai stato modificato, e questo illustra e rafforza una caratteristica molto singolare del nazionalismo americano.

La sua durata deriva in primo luogo dalla certezza dell’elezione divina, una garanzia di eccellenza indiscutibile che nessuna smentita inflitta dalla realtà può seriamente intaccare. Ma questa straordinaria resistenza al tempo dipende anche dal rapporto che gli americani hanno con la loro Rivoluzione e con la Costituzione che ne è il prodotto: quest’ultima deve essere sacra e intoccabile, deve essere oggetto di uno speciale culto civico per convincere tutti della solidità delle fondamenta dell’edificio sociale e politico americano, e questa solidità presuppone una forma di perfezione originaria davanti alla quale è opportuno inchinarsi.

Ma questo tipo di atteggiamento implica un rapporto particolare con il tempo: mentre tutte le altre nazioni occidentali sono concentrate su un futuro che sperano sia superiore al presente e al passato – fino a prendere la forma radicale dell’ambizione di un uomo nuovo nella Germania totalitaria e nell’URSS – il popolo americano si distingue per la mancanza di orientamento verso il futuro: ciò che è essenziale non deve essere raggiunto, perché è già stato raggiunto al momento della Rivoluzione. Nel futuro non c’è un “Grand Soir” a cui guardare, e ogni generazione deve accontentarsi di portare avanti fedelmente un sistema e dei valori che sono sempre stati superiori a quelli che altri popoli hanno saputo sviluppare.

La perfezione ereditata dall’epoca della fondazione si aggiunge così alla certezza dell’eccellenza divina per forgiare il nazionalismo americano in un metallo particolarmente resistente. Mentre altrove in Occidente il nazionalismo sembra essere fatto di ghisa che viene inesorabilmente erosa dalla ruggine del tempo, sul suolo americano un acciaio temperato di natura quasi inalterabile racchiude nel suo guscio protettivo tutte le convinzioni e le certezze che danno vigore al sentimento nazionale.

Sostenuti da questa corazza politico-culturale, gli americani hanno sviluppato un rapporto speciale con il mondo, perseguito con costanza, in forme spesso ripetute, per quasi due secoli.

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure PayPal.Me/italiaeilmondo 

Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

 

I funzionari occidentali spingono sempre più verso i “colloqui di pace” + Aggiornamenti sulla guerra, di SIMPLICIUS THE THINKER

Sembra che ogni giorno ci sia una nuova notizia bomba, mentre il progetto ucraino va fuori controllo. La nuova che sta facendo scalpore è quella della NBC, che ha rivelato ciò che già si “sussurrava” in ambienti chiusi:

Nelle scorse settimane ho riportato diverse notizie che parlavano di negoziati “segreti” in corso. Per esempio, questo video del Ministro degli Esteri danese Lars Rasmussen di due settimane fa, quando ha spifferato tutto ai famosi burloni russi sui colloqui segreti:

‼️

Il Ministro degli Esteri danese Lars Rasmussen ha dichiarato che l’Ucraina si sta preparando ai negoziati con la Federazione Russa. È in corso un processo di negoziazione segreto sull’accordo di Kiev di separarsi dai territori. “Questa discussione si sta svolgendo tra gli Stati europei, e la Francia svolge un ruolo di primo piano. Penso che a un certo punto il Presidente dell’Ucraina correggerà la situazione e dirà che è arrivato il momento di iniziare i negoziati”, ha sottolineato Rasmussen.‼️
L’articolo della NBC inizia confermando questo fatto con l’ammissione che i funzionari europei hanno iniziato a parlare “tranquillamente” con il governo ucraino su ciò che esattamente i colloqui di pace potrebbero comportare – tutto questo secondo un “alto funzionario degli Stati Uniti e un ex alto funzionario degli Stati Uniti che ha familiarità con le discussioni.

 

 

Le conversazioni hanno incluso indicazioni molto ampie su ciò che l’Ucraina potrebbe dover rinunciare per raggiungere un accordo, hanno detto i funzionari. Alcuni dei colloqui, che i funzionari hanno descritto come delicati, si sono svolti il mese scorso durante una riunione dei rappresentanti di oltre 50 nazioni che sostengono l’Ucraina, compresi i membri della NATO, nota come Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina.
Ma la maggior parte di queste notizie sono passate di moda, come sempre. Le vere chicche sono le piccole rivelazioni, a volte indirette, come la seguente:

 

I funzionari dell’amministrazione Biden sono anche preoccupati che l’Ucraina stia esaurendo le forze, mentre la Russia ne ha una scorta apparentemente infinita, hanno detto i funzionari. L’Ucraina sta anche lottando con il reclutamento e di recente ha assistito a proteste pubbliche per alcuni dei requisiti di coscrizione a tempo indeterminato del presidente Volodymyr Zelenskyy.
Si tratta di un aspetto importante che si collega a molte discussioni recenti, tra cui quella del nuovo articolo di Zaluzhny, sui gravi problemi demografici e di reclutamento dell’Ucraina.

Un nuovo rapporto afferma addirittura che la mobilitazione tentata dall’Ucraina è fallita in modo massiccio, con solo il 13% degli obiettivi raggiunti:

La mobilitazione iniziata in Ucraina quest’estate è completamente fallita. Su 200 mila persone, ne sono state reclutate solo 30 mila.

 

Nella regione di Poltava, il piano è stato realizzato per il 13%, nella regione di Cheras per l’11%, nella regione di Chernivtsi per il 9%, e così via. L’ufficio di Zelensky ha ampliato le categorie del progetto – le Forze Armate dell’Ucraina ora reclutano donne e disabili per servire nelle retrovie.In modalità di prova, è stata lanciata una serie di tre battaglioni femminili. All’inizio saranno impiegati anche nelle retrovie e, se l’esperimento sarà considerato riuscito, saranno trasferiti in prima linea in casi di emergenza.
Questo non è corroborato, ovviamente, quindi non possiamo esserne sicuri al 100%, ma suona vero, dato l’aumento dei filmati e dei rapporti che abbiamo visto di nuovi livelli di estrema disperazione nel reclutamento; cose come il previsto “tirocinio di combattimento” di Zaluzhny, l’enorme aumento delle donne reclutate, compresi diversi nuovi video che mostrano comandanti donne alla guida di squadre, l’aumento della coercizione e della brutalità nei metodi di reclutamento, come i posti di blocco sulle strade, il reclutamento dagli ospedali e il nuovo reclutamento digitale che vede le persone rintracciate tramite varie app.

La logica vuole che queste tattiche escalation non si vedrebbero se non ci fosse una grande carenza di corpi reclutati. Inoltre, ricordiamo i numerosi video che abbiamo visto di recente in cui veri ufficiali ucraini, funzionari, ecc.

 

Questo è stato evidenziato in un altro video recente di un blogger ucraino:

L’articolo prosegue affermando che:

 

Secondo due persone che hanno familiarità con la questione, il presidente Joe Biden si è concentrato intensamente sull’esaurimento delle forze militari ucraine. “La manodopera è in cima alle preoccupazioni dell’amministrazione in questo momento”, ha detto uno di loro. Gli Stati Uniti e i loro alleati possono fornire all’Ucraina armi, ha detto questa persona, “ma se non hanno forze competenti per usarle non serve a molto”.
Il fatto è che queste sono tutte ammissioni indirette del fatto che le perdite dell’Ucraina sono molto, molto più grandi di quanto si ammetta. Ora si accetta di dire 100k morti per l’AFU, ma con l’avvertenza che “i morti russi sono 300k”. In realtà, tutto questo è una copertura per una verità molto più indicibile. Non ci sarebbe una così grave carenza di uomini, interi corpi di ufficiali spazzati via, se non fosse che l’Ucraina ha in realtà subito centinaia di migliaia di perdite o più.

 

Un’altra statistica scioccante afferma che un enorme 63% di tutti gli ucraini è in grado di nominare un parente stretto o un amico morto in guerra. Probabilmente ci sono matematici di talento che possono ricavare delle stime, ma quando il 63% di 20-30 milioni di persone conosce un parente stretto che è morto in guerra, questo sembra parlare di perdite empie.

Il 63% degli ucraini dichiara di conoscere almeno un parente stretto o un amico morto in guerra, con un numero medio di tre. Si tratta di un aumento enorme rispetto all’ultimo sondaggio di febbraio, secondo il quale solo il 17% degli ucraini ha dichiarato di aver subito una perdita, mentre il dato del settembre 2022 era solo del 9%. Questo suggerisce fermamente che il tritacarne di Bakhmut ha fatto il suo lavoro e che la controffensiva ucraina sta andando male come si pensava in precedenza: 69% a ovest e solo 52% a est. Ciò implica perdite più pesanti dai principali bastioni dei nazionalisti ucraini. Le implicazioni di ciò sono piuttosto ovvie.Sondaggio originale

https://archive.ph/Jj9r8

Le perdite della Russia continuano a essere minori. Per esempio, una grande rivelazione recente è arrivata da MediaZona, che ha rivelato che le cosiddette “pesanti perdite” ad Avdeevka erano proprio come pensavo – completamente inventate.

Infatti, si può vedere che le perdite di ottobre per la Russia sono letteralmente le più basse dell’intera guerra:

Ricordiamo che questo è un progetto filo-ucraino che vorrebbe esagerare ogni perdita che riesce a ottenere, in modo da non poter essere accusato di propagare una “narrazione del Cremlino”.

Ma come possono essere così bassi quando abbiamo visto così tante armature russe distrutte ad Avdeevka? Come ho detto, la maggior parte era già lì da anni di battaglie e l’Ucraina ha mostrato gli stessi pochi colpi riusciti più e più volte da innumerevoli angolazioni diverse. Va bene, lo fanno entrambe le parti, anche le fonti russe hanno mostrato la distruzione della famigerata colonna Leopard da 50 angolazioni diverse; è normale. Ma la differenza è che nella “controffensiva” ucraina hanno finito i blindati e sono passati a tattiche di carne che hanno portato a perdite massicce. Nel caso della Russia, l’ambiente è molto più favorevole perché non si tratta di attraversare decine di chilometri di terreno aperto. Gli obiettivi della Russia sono a solo 1 o 2 campi di distanza ad Avdeevka, come raggiungere la fabbrica di Coca Cola, o Stepove, ecc.

Ma torniamo all’articolo della NBC.

La prossima rivelazione dell’articolo è così sconvolgente che la incollerò direttamente dall’articolo in modo che non si possa dire che me la sto inventando:

Per chi ha seguito da vicino gli eventi, non si tratta di una notizia sconvolgente. Perché questa è l’esatta tempistica che ho già riportato molti mesi fa, quando i funzionari “sussurravano” che l’Ucraina sarebbe arrivata alla fine di quest’anno. Ma è comunque una rivelazione che apre gli occhi, visti i recenti sviluppi, perché conferma che il piano è ancora in corso e non era solo una voce infondata.

L’aspetto interessante è che questo coincide con un’altra dichiarazione “bomba” di Arestovich, che ha confessato di aver fatto propaganda alla popolazione ucraina per mantenere viva la speranza. Ora, dice, ha intenzione di smettere per permettere all’Ucraina di sopravvivere.

Questo post, tratto dal suo Twitter ufficiale, era in risposta all’articolo della NBC di cui sopra, quindi è particolarmente pertinente:

È vero che una parte significativa della responsabilità per la fiducia del cittadino medio nella nostra rapida e bella vittoria ricade su di me personalmente.Ma non sto scappando da questa responsabilità.All’epoca ho creato l’illusione in modo che potessimo sopravvivere.Oggi la sto distruggendo in modo che possiamo sopravvivere ulteriormente.Molte persone si sono offese per il fatto che ho offerto la NATO in cambio di territori (anche se non ho offerto territori in cambio, ma chi legge fino a questo punto). Quindi vi svelerò un piccolo segreto, cari lettori: ancora mezzo anno o due di una politica “di successo” come quella che stiamo portando avanti ora, e potremo dimenticarci della NATO.Parleremo solo di alcune “…garanzie senza aderire”.È già in corso – guardate attentamente il materiale della NBC:E tra un altro anno – non ci sarà nulla di tutto ciò.Ci sarà un altro accordo di Minsk – con un nuovo nome.Ma tutto questo può essere risolto.Pensate.
Un altro strato di pertinenza aggiuntiva è il fatto che, a quanto pare, egli si sta muovendo in vista delle prossime elezioni presidenziali, che, secondo gli ultimi rapporti dell’ufficio di Zelensky, sono ancora in fase di pianificazione provvisoria, ma di questo si parlerà più avanti.

Sopra, ammette di aver creato “illusioni” per mantenere viva la speranza, ma ora deve infrangerle per dare all’Ucraina una possibilità di sopravvivenza. Ma prima parlavamo di tempistiche. Qui afferma che “ancora mezzo anno o due” l’adesione alla NATO può essere dimenticata. Poi, un anno dopo, ci sarà una nuova Minsk.

Quindi, secondo lui, la tempistica che prevede è che tra due anni da oggi sarà firmata una nuova Minsk. Si tratta di una tempistica estremamente lusinghiera per l’Ucraina e l’unica domanda è se egli pensi davvero che l’Ucraina durerà così a lungo o se stia ancora facendo il numero del mago che seppellisce nuove “illusioni” all’interno del suo finto atto di dissipazione.

Zelensky ha quindi emesso un brusco rimprovero. In primo luogo, Zaluzhny sarebbe stato “censurato” per il suo stesso articolo, di cui ho parlato la volta scorsa. L’accusa era di aver aggiunto una demoralizzazione non necessaria. Ora, Zelensky si è scagliato contro le ultime “voci” di trattative.

Alcuni ipotizzano che Arestovich sia la persona che gli Stati Uniti sosterranno per sostituire Zelensky alle prossime elezioni. Ricordiamo che le elezioni presidenziali ucraine del marzo 2024 sono state salvate dagli Stati Uniti come un’ultima “carta per uscire di prigione”. È la loro occasione per togliere di mezzo Zelensky e sostituirlo rapidamente con una figura più “amichevole”, se la situazione lo richiederà.

Al momento, è probabile che la situazione lo richieda, perché Zelensky sta iniziando a uscire dal seminato e ad attenersi all’assolutismo della vittoria. Ricordiamo che la situazione è sempre complicata e multiforme. Per Zelensky, da un lato gli Stati Uniti potrebbero volerlo sostituire se si rifiuta di fare delle proposte di pace; dall’altro, però, Zelensky ha dei sostenitori nazionalisti molto pericolosi che hanno appeso una spada su di lui, e potrebbero ucciderlo, se solo pensasse di fermare la guerra che i nazionalisti sognano da tanto tempo.

Se foste al suo posto, cosa temereste di più? Che Biden vi “sostituisca” alle elezioni o che i terroristi nazisti assassinino voi e la vostra famiglia? Qui sta il problema.

Ma perché gli Stati Uniti dovrebbero volere che lui fermi il conflitto, vi chiederete. Non è forse nell’interesse degli Stati Uniti continuare a gettare per sempre carne da macello ucraina sulla Russia per indebolirla il più possibile? Perché non continuare fino a quando l’AFU non sarà completamente sterminata, causando il massimo danno all’economia russa, alle sue risorse di manodopera e così via?

La risposta è questa:

Se permettete all’Ucraina di continuare a combattere in questo stato sempre più ridotto, rischiate che la Russia ottenga una vittoria decisiva e totale in cui la Russia assumerà il pieno controllo dell’Ucraina, delle sue risorse, ecc. e prenderà il controllo di tutte le regioni ambite come Odessa e Kharkov. Questo sarebbe un impulso incalcolabile alla potenza della Russia.

Per i pianificatori statunitensi, è molto meglio tagliare le perdite e congelare la situazione in un momento in cui gli Stati Uniti possono ancora mantenere il controllo su uno Stato-rimo ucraino abbastanza pericoloso che può essere parassitato per continuare a ferire, destabilizzare e recintare la Russia perennemente.

Inoltre, questo dà loro la possibilità di riarmare e rifornire massicciamente l’Ucraina per il futuro, mentre la spoglia dei suoi beni per arricchire le parti interessate occidentali, consentendo loro di rilanciare la guerra in una data futura per continuare a dissanguare la Russia.

Se Zelensky va “fino in fondo”, rischia la cattura totale dell’Ucraina da parte delle forze russe – tutti quegli ettari incalcolabili di terra fertile destinati a BlackRock e co. Sarebbe una catastrofe per l’Occidente e segnerebbe la rinascita dell’Impero russo, per molti versi.

La famosa citazione di Brzezinski:

Ma torniamo all’articolo della NBC.

La sezione finale pone la domanda se Putin sia disposto a negoziare, per la quale non hanno una vera risposta. Nel suo articolo sulla NBC, B di MoA ritiene che la Russia accetterà i colloqui di pace, ma solo per dare un’apparenza di diplomazia, mentre chiede più di quanto l’Ucraina, secondo loro, accetterebbe mai di dare:

La Russia probabilmente accetterà i colloqui di pace. Ma probabilmente chiederà più di quanto l’Ucraina sia disposta a dare. Come minimo, il pieno controllo sui cinque oblast’ che ha annesso, compresa la Crimea, e nessuna relazione NATO con l’Ucraina. L’attuale parlamento ucraino probabilmente respingerà queste richieste, che porteranno a ulteriori richieste russe.
Il problema, quando si tratta di questa grande questione – che è la più grande di tutte – è determinare chi ha veramente l’ultima parola in Russia.

In genere ci sono due schieramenti: il primo crede che Putin abbia un potere monarchico e assoluto e che abbia l’ultima parola su tutto ciò che è politico o geopolitico. Poi c’è l’altro schieramento – al quale personalmente appartengo – che ritiene che la situazione sia molto più complessa e sfumata di così. I siloviki di Putin, e in particolare i generali e i membri della vecchia guardia dell’intelligence, hanno un peso importante, se non la maggioranza, in questa situazione.

Il fatto è che è difficile immaginare che questa vecchia guardia stagionata permetta qualsiasi compromesso, soprattutto perché ha segnalato il contrario in modo sempre più esplicito. Ci sono vecchi conti da regolare e non credo che permetteranno alla Russia di uscire da questo conflitto senza ricevere la sua libbra di carne sotto forma di tutti i nuovi territori e le concessioni richieste dall’Ucraina.

Ma tutto ciò detto, è probabilmente ancora troppo presto per definire la partita. Alcuni stanno già esultando per la “vittoria” della Russia. Io credo che l’Ucraina rimanga pericolosa (non nel senso che possa vincere la guerra, ma piuttosto che possa creare vittime non necessarie e prolungarla) e che continui ad avere un potenziale di combattimento sufficiente a portarla avanti ancora per un bel po’. Ciò non significa che non sia possibile che si verifichi un crollo improvviso o un cambiamento inaspettato delle circostanze. Ma a parte questo, soprattutto se adotta una postura molto difensiva, è probabile che l’AFU possa resistere ancora per un bel po’, almeno da 1 a 1,5 anni.

Ho già spiegato il motivo in precedenza, ma lo ripeterò in sintesi: nella guerra moderna, difendersi è diventato per certi versi estremamente redditizio e facile grazie all’ISR offerto da droni di sorveglianza a basso costo e onnipresenti. Dato che la sorpresa strategica non è più possibile da ottenere, questo dà un grande effetto di aggravamento all’arsenale del difensore, che permette a una forza più piccola e più debole di andare avanti molto più a lungo di quanto sarebbe normalmente previsto dalla “teoria strategica classica”.

Inoltre, gli strumenti necessari per la difesa – ATGM, mine, pale per scavare fortificazioni – sono proprio quelli che non scarseggiano in Occidente; sono gli strumenti offensivi che l’Occidente sta esaurendo.

In ogni caso, anche se l’Ucraina riuscisse a resistere così a lungo, la domanda è se Washington le permetterà di violare il ciclo elettorale del 2024. Dato che il crescente deterioramento della situazione ucraina sarà come una ferita aperta sul fianco dell’establishment, è difficile credere che permetteranno che la situazione continui, diciamo, nell’estate del 2024, alla vigilia delle elezioni.

Anche al momento in cui scrivo, è stata annunciata una “conferma” (che non ho ancora verificato) che Zelensky terrà effettivamente le elezioni presidenziali ucraine del 2024. Questa sarà l’occasione per Washington di gettarlo completamente sotto l’autobus, soprattutto in considerazione del fatto che il sentimento pubblico nei suoi confronti ha già dato adito a ciò.

Dal punto di vista della Russia, non le dispiacerebbe che la guerra si trascinasse almeno fino al 2024, poiché infliggerebbe colpi d’immagine devastanti all’establishment al potere, sia a livello nazionale che sulla scena mondiale.

Tutto ciò che possiamo dire è che, soprattutto se non dovesse arrivare l’importante finanziamento di Biden, i prossimi cinque mesi circa che porteranno alle elezioni presidenziali ucraine del marzo 2024 saranno estremamente dolorosi per l’Ucraina, tanto da rendere inimmaginabile il peggioramento del sentimento pubblico e del morale militare.

Infine, è importante notare come questo si colleghi alla grande rivelazione dell’articolo del TIME della scorsa settimana: che Zelensky è sempre più isolato, senza precedenti, al punto che i suoi stessi collaboratori hanno detto, in via ufficiosa, che è come un pazzo messianico che non accetta un no come risposta e non riesce a vedere l’intrattabilità della situazione.

Se questo isolamento è effettivamente vero, avrà un ruolo importante nei prossimi eventi, poiché i “gestori” statunitensi lo useranno per strappare facilmente il controllo del regime, semplicemente facendo leva su tutti i lacchè disaffezionati che lo circondano e che probabilmente ne hanno abbastanza. Se Zelensky è solo, significa che non ci sarà nessuno a sostenerlo o a difenderlo quando arriverà il momento di “staccare la spina”.

Tuttavia, questo nuovo articolo di RT sostiene in modo interessante il contrario: che Washington ha perso il controllo su Zelensky e non sarà in grado di sostituirlo perché rimane il politico di gran lunga più popolare, più di tutti gli altri oppositori messi insieme, nonostante il suo sostegno sia in calo.

L’autore avanza una proposta interessante:

la Russia dovrebbe invece favorire e “proteggere” Zelensky, con la tesi che gli Stati Uniti cercheranno disperatamente di sbarazzarsi di lui per porre fine alla guerra. Mantenendolo al potere, la Russia può avvicinare l’Ucraina al collasso:

Naturalmente, tutto questo va a nostro vantaggio: più Zelensky rimane al potere, più a lungo l’Ucraina continuerà a combattere, avvicinando il suo crollo.

Sembra che le crepe stiano iniziando a manifestarsi, in quanto la Russia sta avanzando praticamente su tutti i fronti. Ma si tratta di avanzamenti piccoli e graduali, una sorta di avviluppamento da mille tagli che con il tempo può trasformarsi in un vortice insopportabile.

Solo sul fronte di Kupyansk-Kharkov, per esempio, sono in corso piccoli progressi incrementali su almeno 6-7 assi diversi, da Seversk (Spirnoe) e Belgorovka, a Torske in direzione di Krasny Liman, e 4-5 assi diversi sulla linea Kremennaya-Svatove-Kupyansk.

Certo, si tratta di avanzamenti molto piccoli, ma si ha sempre più la sensazione che i difensori ucraini stiano iniziando a essere sopraffatti. Una delle ragioni è che le riserve sono state prelevate da molte di queste direzioni per sostenere Avdeevka e per tappare altri buchi cruciali.

Nel frattempo, l’AFU continua a subire massicce perdite di colpi, prosciugando la sua forza lavoro chiave. Il più grave è stato l’attacco di ieri a una cerimonia di premiazione della 128a brigata di montagna della Transcarpazia, che si teneva non lontano dalla linea del fronte a Zaporozhye:

Le macabre conseguenze possono essere viste qui.

L’intero mondo filo-ucraino si è infiammato di indignazione:

In realtà il bilancio dei morti è stato confermato molto più alto: oltre 50 morti e molti altri feriti gravi. Lo stesso Zelensky è stato costretto a fare le condoglianze in video. Anche il nuovo Ministro della Difesa ucraino ha espresso le sue parole:

Il colpo fu estremamente doloroso perché riguardò in particolare la sezione di artiglieria, con molti alti ufficiali di artiglieria uccisi, tra cui il tenente colonnello della brigata:

Si tratta di perdite devastanti per una regione che ha bisogno soprattutto dell’artiglieria.

Inoltre, questo è stato solo uno dei circa tre grandi attacchi russi contro concentrazioni di personale nelle retrovie negli ultimi giorni.

Un altro è stato sferrato alla base aerea di Mirgorod, nella regione di Poltava. Prima il Gauleiter ha cercato di dire che sono stati colpiti solo beni civili, anche se ha almeno fornito la conferma dell’attacco:

Ma poi sono cominciate ad arrivare notizie di perdite effettive e necrologi. Per esempio, questo post ucraino parla di 47 morti, il cui obiettivo è l’831ª brigata dell’aviazione tattica – che risulta essere la base aerea di Mirgorod al momento della ricerca – e include il sergente Nikolai Zavada:

Per un Paese che soffre di una carenza terminale di personale, queste sono battute d’arresto demoralizzanti.

Ci sono stati anche altri scioperi di questo tipo, ad esempio a Dnipro:

Ma passiamo brevemente ad Avdeevka. Ci sono solo un paio di notizie chiave su cui vorrei concentrarmi.

In primo luogo, mentre i combattimenti continuano ad essere aspri, le forze ucraine hanno confermato che la Russia ha sfondato a nord, oltre la ferrovia verso Stepove, ma non sappiamo esattamente fino a che punto.

In pratica, ciò significa che le forze russe si sono probabilmente insediate nella linea degli alberi sul lato opposto della ferrovia. La linea gialla segna la ferrovia, ma è delimitata su entrambi i lati da siepi. Le posizioni precedenti della Russia si erano scavate nelle siepi sul lato destro, ora probabilmente si sono scavate sul lato sinistro, il che dà loro un forte trampolino di lancio per iniziare potenzialmente ad attaccare Stepove stessa:

I resoconti di UA confermano anche che la Russia sta cercando di prendere d’assalto l’AKHZ o la fabbrica di Coca Cola, ma riferiscono che finora non c’è stato alcun successo. Fonte ucraina (Avdos = Avdeevka):

Riferiscono che le colonne russe non stanno più “attraversando il campo”.

Ma le due notizie più critiche sono le seguenti. In primo luogo, il top milblogger ucraino Butusov ha scritto questa nota urgente che dice che c’è una “reale minaccia di perdere la città”, con altri buoni dettagli

:

Conferma che le forze russe hanno attraversato la ferrovia in due punti, Stepove e vicino alla Cokeria. In un nuovo post successivo, scrive anche un’aggiunta:

Avdiivka è la linea di difesa più importante nel Donbas. Tutte le risorse e le riserve disponibili sono oggi principalmente necessarie qui“.

Questo ci dà un’idea di quanto sia importante questo quadrante per l’AFU.

.

Ma c’è un’altra notizia che ha fatto il giro del mondo e che sembra fare eco all’urgenza di Butusov:

Prima dice che ci sono già prove di truppe russe che hanno preso d’assalto la recinzione della fabbrica di Coca Cola. Poi dice che la città può resistere solo per un massimo di 2 settimane a questo ritmo, prima di essere persa.

Questa è ovviamente una stima molto discutibile, ma ci sono stati un paio di rapporti russi in prima linea che sembravano confermare la possibilità di un rapido collasso di Avdeevka. È chiaro che questo probabilmente non accadrà e che Avdeevka potrebbe durare ancora diversi mesi. Ma dimostra l’urgenza e la possibilità di un crollo a seconda di chi gioca bene o male le proprie carte.

In questo momento si dice che le forze russe si stiano riorganizzando per un’altra spinta molto più grande, quindi questo potrebbe essere un tentativo di svolta cruciale.

A questo proposito, un aggiornamento da Vozhak Z, soldato russo sul fronte sud di Avdeevka:

Oggi c’era rumore e fumo a Koksokhim (fabbrica di coca). Gli aerei erano schierati, sembrava che avessero fatto esplodere il deposito di munizioni – il fumo nero e denso è rimasto per molto tempo. Gli equipaggi dei carri armati hanno lavorato in modo efficiente nella nostra zona. Non gli è stato permesso di lavorare a lungo. Dopo 3-5 minuti dalla prima salva, arriva un kamikaze tedesco (FPV). Ma i ragazzi si sono abituati e hanno fatto un ottimo lavoro. Di curiosità. Le creste hanno cambiato frequenza sulle Baofeng (radio) e sono finite sulle nostre. Su Baofeng nessuno fa conversazioni importanti da molto tempo; tutto si basa su password e parole in codice. Si sentiva qualcosa del tipo “Mykola, vieni qui presto”. Alla fine, uno dei nostri si è stancato e ha detto in diretta: “Khokhols, sei già stufo, cambia frequenza”. Non scriverò rapporti tutti i giorni, a seconda della situazione e della situazione. I crestati nelle pagine pubbliche non si battono più il petto; stanno gradualmente capendo che prenderemo Avdiivka.Il mio nome di battaglia è Leader.La vittoria sarà nostra!
Nel frattempo, truppe ucraine sono state viste presumibilmente nei sotterranei dello stabilimento AKHZ:

Un momento di deja vu dei giorni di Azovstal.

Alcuni articoli vari:

Nuove foto satellitari mostrano che la nave da sbarco russa Minsk, colpita dai missili Storm Shadow il mese scorso, è già in fase di riparazione.

:

  1. La nave è uscita dal bacino di carenaggio ed è stata fatta galleggiare nelle vicinanze, il che significa che non ha problemi in acqua, né buchi nello scafo.2.

    L’intera sovrastruttura è stata smontata nel processo di probabile sostituzione con una nave da sbarco donatrice, di cui credo che la Russia abbia diversi esemplari nell’area.

    Ricordiamo che la parte ucraina sosteneva che la sovrastruttura era caduta nello scafo, distruggendo tutto, ecc. Tutto smentito. In realtà, su una nave da sbarco, la sovrastruttura non è neanche lontanamente complessa o costosa come su una nave da guerra vera e propria, perché la nave da sbarco non ha un vero e proprio armamento, a parte qualche piccola difesa aerea, il che significa che non ha tutte quelle decine di stazioni radar e vari effetti ad alta tecnologia.

    In effetti, sugli account navali degli esperti pro-UA, ho visto commentatori “scioccati” dalla velocità con cui la Russia ha già raggiunto questo livello di riparazione della nave. Non sono abbastanza esperto di questioni navali per esprimermi sulla velocità, ma gli esperti ritengono che stia facendo progressi sorprendenti.

Il sottomarino di classe Kilo, invece, è ancora un’incognita, in quanto è in fase di lavorazione sotto un telo di copertura, che si può vedere nella parte destra della foto qui sopra. Ma sembra che sia in fase di riparazione, il che confuta ulteriormente le teorie pro-USA secondo cui è stato “completamente distrutto”.

Il prossimo:

Ho seguito il continuo sviluppo degli aggiornamenti dell’intelligenza artificiale russa, in particolare dei loro ultimi droni Lancet. Questa settimana abbiamo due nuovi campioni.

Qui un Lancet, che utilizza chiaramente la nuova intelligenza artificiale, abbatte un Leopard 2A6:

Si tratta dello stesso Leopard che è stato distrutto di recente ad Avdeevka, vicino al deposito di scorie. A quanto pare le forze russe hanno deciso di finirlo per buona misura.

Ed ecco un altro esempio del Lancet che abbatte quello che è stato dichiarato essere un camion RM-70 MLRS. Si possono vedere i nuovi sensori AI che modellano il bersaglio:

Ricordiamo che l’Occidente ha recentemente riconosciuto che le nuove capacità russe di intelligenza artificiale vengono utilizzate attivamente nei suoi droni.

A seguire:

A proposito di interessanti sviluppi tecnologici, qui un soldato ucraino afferma in modo sorprendente che i nuovi proiettili russi della Corea del Nord sono così silenziosi che non si sente nemmeno il loro arrivo, rendendoli molto più letali per le truppe in prima linea:

I proiettili che la Russia ha ricevuto dalla Repubblica Democratica Popolare di Corea sono molto silenziosi. Maxim Nesmeyanov, un soldato del distaccamento combinato “Lvov” del Servizio di frontiera dello Stato, ne ha parlato: “I proiettili sovietici si sentono, ma quando questo proiettile coreano vola, non si sente nemmeno in video. Quando c’è vento nella foresta, non si sente”, ha detto.
Il prossimo:

Il sito web USNews ha fatto scalpore dichiarando che la Russia è salita al primo posto nella classifica delle forze armate più forti del mondo, superando gli Stati Uniti.

Non possono essere accusati di parzialità, dato che la Russia si trova piuttosto in basso nelle classifiche della maggior parte delle altre categorie.

Tuttavia, nella classifica del “Paese più potente” – che comprende i Paesi che hanno maggiore influenza sui fattori economici globali, ecc:

Si tratta di un riconoscimento erudito del fatto che i successi militari della Russia nell’OMU hanno di fatto innalzato la sua statura, anziché abbassarla, visto ciò che la Russia si trova ad affrontare: l’intera potenza combinata della NATO.

Il prossimo:

Ricordate quelle strane voci sulle forze russe che scavavano una sorta di “tunnel” ad Avdeevka? Finalmente abbiamo avuto la conferma di cosa siano, come ha spiegato il comandante della brigata Pyatnashka Akhra Avidzba a Pegov di Wargonzo:

La maggior parte dei combattenti della regione di Donetsk sono minatori; conoscono bene il piccone e possono costruire tunnel veloci al volo. Si è scoperto che hanno scavato alcuni tunnel lunghi fino a 160 metri sotto le posizioni più impervie dell’AFU, poi li hanno fatti esplodere sulla luna, facendo salire un “astronauta” ucraino, come spiega il comandante.

Il prossimo:

Un nuovo articolo di France24 illustra il degrado della situazione nell’AFU.

Il 35enne che combatte vicino alla città di Bakhmut, devastata dalla guerra, si è spinto oltre i commenti del più alto funzionario militare ucraino, che questa settimana ha ammesso che la guerra con la Russia ha raggiunto una situazione di stallo. “Lo dico già da tempo. Passo dopo passo stiamo perdendo la guerra”, ha dichiarato all’AFP il militare, che usa il nome di battaglia “Mudryi” (Saggio). “Più questa guerra statica continua, peggio è per noi”, ha detto in un’intervista telefonica.


Infine, due piccoli dettagli sulla gestione della casa.

Innanzitutto, se avete Twitter/X seguitemi su https://twitter.com/simpatico771.

Ho deciso di iniziare a usare Twitter in modo più diffuso e di ampliare la copertura di questo sito, in particolare per quanto riguarda gli argomenti e le cose che, se inseriti qui, appesantirebbero questi resoconti. In particolare, man mano che Twitter/X si arricchisce di nuove funzionalità orientate al long-form, intendo dilettarmi anche in questo campo con alcuni contenuti secondari. Non temete, questa piattaforma sarà sempre primaria. Semplicemente, come tutti ben sanno, è pericoloso limitarsi a un solo sbocco nell’era della de-piattaforma, quindi cercherò sempre un modo per “diversificare” il mio pubblico, in modo da non essere mai completamente “cancellato” in un colpo solo dai TPTB, e da potermi ricostituire come un virus.

La verità è che la critica principale che ricevo qui è la lunghezza, e anch’io vorrei dare un taglio alle mie relazioni. Me ne sono reso conto l’altro giorno, quando stavo cercando qualcosa in un vecchio rapporto e la mia mano si è quasi intorpidita a causa dello scorrimento. Mi sono detto: “Accidenti, ma ho scritto tutto questo? Per questo motivo sarà bene scaricare alcune delle cose meno importanti su X post, e mi farebbe piacere se tutti voi poteste unirvi a me, soprattutto ora che il sistema è notevolmente migliorato in termini di censura e simili.

La seconda cosa è solo un piccolo appello per chiunque stia pensando di sottoscrivere un abbonamento qui, per favore prendete in considerazione l’idea di farlo. Il tasso di abbandono in questo momento è ai massimi livelli, soprattutto a causa degli eventi altamente divisivi in corso riguardo alla crisi israeliana. Ho ricevuto diverse cancellazioni arrabbiate che mi accusavano di non prendere le parti di Israele e cose del genere.

Non si tratta di un problema grave, ma mette un po’ in crisi le mie prospettive di crescita, per cui chiedo a chiunque sia in grado e abbia voglia di venire a unirsi a noi qui nel Giardino. In futuro dovrò prendere in considerazione la possibilità di pubblicare occasionalmente degli articoli a pagamento per combattere il tasso di crescita, anche se si tratterà di una sorta di elemento aggiuntivo, piuttosto che dei resoconti principali che rimarranno gratuiti. Per ora mi sono trattenuto, ma i miei “colleghi” mi considerano pazzo perché la “guida” interna di Substack raccomanda di fare 2 articoli gratuiti ogni 1 a pagamento per “massimizzare la crescita degli abbonati a pagamento”.

Ad essere onesti, non ho mai iniziato questo lavoro per fare soldi. In effetti, ho iniziato a scrivere qui senza nemmeno rendermi conto che le persone possono “donare denaro” senza che io abbia approvato o impostato il tutto, e non avevo nemmeno pensato che fosse un account “monetizzato”. Ma dopo qualche articolo, sono iniziate ad arrivare le notifiche di “pagamento promesso”, anche se non avevo collegato l’account a una banca e non avevo nemmeno preso in considerazione l’idea del pagamento. Credo che sia stato un mese o due dopo che le promesse si sono accumulate al punto che ho finalmente detto: “Perbacco, posso premere il pulsante “accetta” e iniziare a ricevere queste offerte terribilmente generose”.

Ma ora, naturalmente, sono arrivato al punto in cui ho scelto di impegnarmi a tempo pieno, quindi la questione dei soldi non è più una preoccupazione opzionale. Ma non prendete questo sproloquio per dire che la situazione è disastrosa: al contrario, sta andando benissimo e ringrazio tutti coloro che si sono abbonati. Sto semplicemente spiegando che, essendo ormai la mia vocazione a tempo pieno, devo preoccuparmi anche della piccola e prosaica questione di combattere il churn rate, cioè la naturale “infiltrazione” di cancellazioni che si verificano quotidianamente per i motivi più disparati.

Quindi, non è un appello d’emergenza, ma piuttosto una leggera esortazione a chiunque sia in grado e abbia voglia di abbonarsi: vi sarò eternamente grato per il vostro aiuto. E un grande ringraziamento a coloro che continuano a dare una mano con il servizio Tip Jar: non siete dimenticati, perché anche questo è un aiuto importante.

Grazie ancora a tutti e continuiamo a seguire lo spettacolo.


If you enjoyed the read, I would greatly appreciate if you subscribed to a monthly/yearly pledge to support my work, so that I may continue providing you with detailed, incisive reports like this one.

Alternatively, you can tip here: Tip Jar

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure PayPal.Me/italiaeilmondo 

Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

La guerra in una nuova epoca: Il ritorno dei grandi eserciti, di Vasily Kashin, Andrei Sushentsov

Ottobre 2023 Club Valdai

Partecipanti all’analisi situazionale:Yevgeny Buzhinsky,Presidente del Centro PIR, Tenente Generale (in pensione), membro e vicepresidente del RIACVasily Kashin,Ricercatore senior, direttore del Centro per la ricerca globaleIlya Kramnik,Borsista di ricerca, Gruppo di valutazione del rischio, IMEMO, Accademia russa delle scienze (RAS)Sergei Markedonov,R i c e r c a t o r e capo, Centro per la sicurezza euro-atlantica, Università MGIMOViktor Murakhovsky,Capo redattore della rivista “Arsenal”, esperto militare, colonnello (in pensione)Alexander Nikitin,Direttore del Centro di Sicurezza Euro-Atlantica, Università MGIMONikolai Silayev,Direttore, ricercatore capo, Laboratorio per l’analisi dei dati intellettuali, Università MGIMODmitry Stefanovich,Ricercatore, Settore Economia Militare e Innovazioni, Istituto di Economia Mondiale e Relazioni Internazionali (IMEMO), Accademia delle Scienze Russa (RAS)Andrei Sushentsov,Direttore del programma del Valdai Discussion Club; Preside della Scuola di Relazioni Internazionali dell’Università MGIMO.

Si ringrazia lo studente del Master MGIMO Alexei Danilenko per l’assistenza tecnica nella preparazione di questo rapporto.

Contenuti

La Grande Guerra: dal passato al presente

3 Esiste una base di confronto?

7 La guerra per il futuroLa guerra di Corea Il conflitto in Ucraina

11 Le grandi guerre in una nuova era

11 Come nascono gli eserciti e l’inutilità dell’esperienza

13 Politica manifatturiera: Ritorno alle origini

14 La produzione della difesa può essere autonoma?

15 Incursioni informative in un conflitto militare

16 La propaganda in evoluzione

19 Le conseguenze delle grandi guerre per la società e l’economia

19 Ideologia

19 Emigrazione

21 Vantaggi degli eserciti di massa

21 Interesse per la politica estera

21 Base industriale

22 Sfere prioritarie

22 Sviluppo di sistemi di difesa aerea e civile

22 Potenza spaziale

23 Un mondo nuovo e coraggioso

 

La Grande Guerra: dal passato al presente

La guerra ad alta intensità in Ucraina rappresenta il più grande conflitto militare in termini di forze coinvolte, vittime e durata dalla guerra Iran-Iraq del 1980-1988. Ma è solo l’entità dei combattimenti a giustificare un confronto. Dal punto di vista politico, gli eventi attuali sono unici nella storia recente.La guerra Iran-Iraq è stata uno scontro tra due potenze regionali, causato dalle l o r o differenze. Le operazioni militari lanciate dalle coalizioni guidate dagli Stati Uniti contro l’Iraq nel 1991 e nel 2003 hanno visto il leader mondiale attaccare una potenza regionale indebolita. Inoltre, nel 2003 l’Iraq era completamente isolato da dieci anni e non era in grado di acquistare o mantenere sistemi d’arma sofisticati. La guerra delle Falkland nel 1982 e il conflitto tra Georgia e Ossezia meridionale nel 2008 hanno coinvolto avversari altamente diseguali, il che ha reso questi impegni così brevi.

Esiste una base di confronto?

Il conflitto in Ucraina è il risultato delle divergenze tra due grandi potenze, gli Stati Uniti e la Russia. Pertanto, il precedente storico più vicino al conflitto ucraino è la guerra di Corea, conclusasi quasi settant’anni fa. Era molto diversa in termini di tattiche ed equipaggiamento militare, ma piuttosto vicina agli sviluppi attuali per quanto riguarda gli aspetti politici. In entrambi i casi, una grande potenza nucleare ha dovuto impegnare le proprie forze in una campagna militare prolungata contro uno Stato regionale non nucleare che riceve supporto militare ed equipaggiamento militare da una potenza nucleare ostile. In entrambi i casi, il conflitto riguarda il futuro dell’ordine mondiale, non i l destino del Paese che ospita il teatro delle operazioni.Nel suo discorso sulla politica asiatica degli Stati Uniti del gennaio 1950, il Segretario di Stato americano Dean Acheson lasciò la Corea al di fuori del “perimetro di difesa” dell’America in Asia, concepito per contrastare quello che definì “l’imperialismo sovietico”.1 L’entrata in guerra degli americani non aveva tanto a che fare con il destino della Corea quanto con il timore che la vittoria dei comunisti nella penisola coreana sarebbe stata il prologo della loro marcia vittoriosa in Asia e nel mondo. Dopo la guerra, il presidente Dwight Eisenhower concettualizzò questa visione come “teoria del domino”. 

L’esito del conflitto ucraino, qualunque esso sia, deciderà il futuro dell’ordine globale guidato dagli Stati Uniti. Ancora prima dell’inizio dell’operazione militare speciale (SMO) della Russia, il 17 febbraio 2022 il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che “la posta in gioco va ben oltre l’Ucraina. Si tratta di un momento di pericolo per la vita e la sicurezza di milioni di persone, nonché per le fondamenta della Carta delle Nazioni Unite e dell’ordine internazionale basato sulle regole che preserva la stabilità in tutto il mondo”.2 In seguito, sono seguite ripetute dichiarazioni che collegavano l’esito dei combattimenti in Ucraina a l destino dell’attuale ordine globale stabilito dagli Stati Uniti e dai loro alleati unilateralmente e nel loro interesse.In combinazione con il fattore nucleare, questa alta “posta in gioco” ha predeterminato la natura dell’attuale conflitto. Come l’URSS in Corea, gli Stati Uniti utilizzano le proprie forze armate in Ucraina in modo limitato, ma altamente sofisticato. Come in Corea, questo coinvolgimento è volto a minimizzare la probabilità di un’escalation verticale.L’Unione Sovietica inviò in Corea le sue unità di aviazione da combattimento, l’artiglieria di difesa aerea e le truppe radar. Pur essendo dislocate nelle retrovie, queste forze giocarono un ruolo importante nella guerra. Durante il conflitto, i sovietici abbatterono centinaia di aerei da guerra statunitensi e uccisero numerosi militari americani. Ma il coinvolgimento dell’URSS in quanto tale fu un fattore di i m p o r t a n z a strategica ancora maggiore. Fu l’Unione Sovietica a impedire alle forze ONU guidate dagli Stati Uniti di sfruttare la loro superiorità aerea, di tagliare le linee di rifornimento cinesi e nordcoreane e di isolare l’area delle operazioni di combattimento. Il risultato fu una guerra prolungata, con perdite considerevoli per gli Stati Uniti (36.000 morti e oltre 100.000 feriti) e un esito incerto.In Ucraina, i satelliti di ricognizione, gli aerei e i droni statunitensi fanno parte di una forza d’attacco integrata di ricognizione che comprende armi da fuoco controllate dall’Ucraina, come i sistemi missilistici. Il targeting americano è probabilmente alla base della maggior parte degli attacchi ucraini a lungo raggio che uccidono i soldati russi.Come in Corea, il coinvolgimento limitato della superpotenza ostile nelle operazioni di combattimento non è un segreto per la controparte. Il desiderio di evitare un’escalation è stato un fattore limitante per gli Stati Uniti negli anni Cinquanta. Lo stesso sentimento dissuade la Russia dall’attaccare le forze nemiche coinvolte nel conflitto. Gli Stati Uniti non hanno colpito le basi dell’aviazione da combattimento sovietica. La Russia finora si è astenuta dall’abbattere i velivoli spaziali statunitensi, i satelliti, il perno dei sistemi di ricognizione, comunicazione e comando ucraini.Oggi, le superpotenze e i loro più stretti alleati che non sono direttamente coinvolti nella campagna militare sono responsabili della consegna della maggior parte dei rifornimenti a coloro che sostengono il peso dei combattimenti. Questo richiede molte risorse. Secondo l’Istituto di Kiel per l’economia mondiale, gli aiuti esteri all’Ucraina tra il gennaio 2022 e il maggio 2023 sono stati pari a 165 miliardi di euro e questa cifra continua a crescere.Non sappiamo quanto denaro abbia speso l’URSS per la guerra di Corea. Le spedizioni di armi inviate in Corea consistevano per lo più in eccedenze e trofei lasciati dalla Grande Guerra Patriottica, ma anche questi costavano molto. In alcuni casi, l’URSS fornì ai suoi alleati cinesi e coreani armi avanzate, come gli aerei da combattimento MiG-15, che costarono anch’essi un bel po’ di soldi tra gli sforzi del dopoguerra per risanare l’economia sovietica e l’estrema povertà dell’URSS.Come la guerra di Corea, la campagna in Ucraina si svolge all’ombra delle armi nucleari, che non vengono utilizzate ma definiscono il quadro delle operazioni militari. A un certo p u n t o , l’escalation porta inevitabilmente a considerare le opzioni nucleari. Durante la guerra di Corea, il generale Douglas MacArthur esortò il presidente Harry Truman ad autorizzare l’uso di armi nucleari per evitare la minaccia della sconfitta. La Russia non ha mai dichiarato ufficialmente l’intenzione di usare le armi nucleari in Ucraina, nonostante le accuse dell’Occidente di voler brandire la sua “clava nucleare”. Né ha mai dato motivo di pensare che il loro uso fosse seriamente contemplato. Le dichiarazioni russe relative a una potenziale escalation nucleare avevano lo scopo di impedire l’aperta interferenza della NATO nel conflitto (ci riferiamo, ad esempio, alle opzioni di no-flight zone discusse nei primi mesi dell’operazione militare speciale) e si sono rivelate piuttosto efficaci.La guerra di Corea fu innescata dalle divergenze tra i due regimi coreani. Sebbene sia stato il Nord a lanciare l’attacco massiccio che ha scatenato la guerra, entrambi i regimi coreani nutrivano un’estrema ostilità nei confronti dell’altro nel periodo precedente la guerra e covavano piani per stabilire il controllo sulla penisola coreana. Si sono verificati regolarmente scontri armati tra i due regimi (il che ricorda la situazione del Donbass tra il 2015 e il 2021). Molte di queste schermaglie sono state avviate dal Sud, ambizioso e duro quanto il Nord.Il Nord considerava la conquista del Sud come essenziale per la propria sopravvivenza politica. Temendo le minacce del Sud, il Nord agiva sulla base di informazioni imprecise ed eccessivamente ottimistiche sulla situazione interna del Paese.

I nordcoreani credevano che un attacco decisivo e riuscito avrebbe portato alla caduta del regime sudcoreano, proprio come le élite russe hanno sottovalutato la disponibilità dell’Occidente a fornire una sostanziale assistenza militare e tecnico-militare a Kiev, permettendo all’Ucraina di continuare la sua resistenza militare.

La guerra per il futuro

Sia la guerra di Corea che l’operazione militare speciale russa in Ucraina sono esempi di scontri sul diritto di giocare un ruolo specifico nella formazione del futuro ordine internazionale. Entrambe sono emerse durante periodi di trasformazione strutturale del sistema di relazioni internazionali.

La guerra di Corea

La guerra di Corea ha segnato un passo significativo nell’istituzione di un sistema bipolare di relazioni internazionali, riflettendo la tendenza all’egemonia americana emersa dopo la Seconda guerra mondiale. Se gli Stati Uniti avessero ottenuto una vittoria convincente nella penisola coreana, sconfiggendo le forze comuniste e unificando la regione sotto il controllo d e l regime di Seoul, l’emergere del bipolarismo avrebbe potuto essere impedito o rimandato indefinitamente.L’assenza di una chiara vittoria americana, nonostante i notevoli sforzi compiuti dagli Stati Uniti (durante la guerra di Corea furono ripristinate alcune pratiche di gestione economica di emergenza risalenti alla seconda guerra mondiale, tra cui il controllo dei prezzi e dei salari), portò all’emergere di un avversario paragonabile all’America. I successivi successi sovietici nello sviluppo industriale, nella missilistica e nella tecnologia nucleare, insieme al raggiungimento della parità nucleare, hanno ulteriormente consolidato questa tendenza.D’altra parte, pur non riuscendo a raggiungere i propri obiettivi globali, gli Stati Uniti sono riusciti a evitare una grave sconfitta. La Corea del Sud è stata salvata, il sistema di alleanze americane è stato rafforzato e gli Stati U n i t i h a n n o ristrutturato e migliorato le loro politiche in ambito militare ed economico.Nei decenni successivi, gli Stati Uniti si trovarono sulla difensiva, mentre l’Unione Sovietica era all’offensiva, diffondendo la sua influenza in tutto il mondo. Ciononostante, gli Stati Uniti furono in grado di  mantenere la sua posizione di “superpotenza numero uno” fino al m o m e n t o i n cui, negli anni ’70, l’URSS ha iniziato ad avvicinarsi visibilmente al suo declino.Il successivo grande cambiamento nell’ordine mondiale – la transizione dal bipolarismo all’unipolarismo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 – non è stato accompagnato da ostilità a causa della rinuncia unilaterale dell’Unione Sovietica alle sue posizioni nella politica internazionale, seguita dall’autodissoluzione.I cambiamenti nella struttura delle relazioni internazionali si basano su spostamenti dell’equilibrio di potere nell’economia, nell’industria, nella scienza e nella tecnologia, e persino nella cultura e nell’ideologia. Questi cambiamenti si accumulano fino alla transizione verso una fase qualitativamente nuova. Di conseguenza, gli Stati si trovano ad affrontare sia nuove minacce strategiche sia nuove opportunità. Queste minacce e opportunità sono abbastanza convincenti da spingere i Paesi a sostenere le spese significative e gli enormi rischi associati alla guerra moderna.La minaccia di una grande guerra persiste durante tutta la fase di transizione nell’evoluzione dell’ordine mondiale. Il fatto che la guerra di Corea, un conflitto indubbiamente unico tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Sessanta, si sia conclusa con un armistizio non era predeterminato; è stato un colpo di fortuna per tutta l’umanità. Diverse crisi in quel periodo avevano il potenziale per degenerare in una vera e propria guerra prolungata, forse con una conseguente escalation nucleare.

Conflitto in Ucraina

Nel contesto della crisi ucraina, la Russia come grande potenza – pur essendo direttamente coinvolta – non è il motore principale dei cambiamenti in corso nell’equilibrio di potere globale, anche se vi contribuisce. I cambiamenti sono in gran parte legati all’indebolimento interno degli Stati Uniti, che si manifesta con il declino del loro ruolo nell’economia globale, il rapido accumulo di debito, le crescenti tensioni socio-politiche e la crescente disfunzione della politica interna. In questo contesto, i progressi della Cina hanno portato all’emergere di un centro economico alternativo che, pur rimanendo indietro rispetto agli Stati Uniti in termini di ruolo nella finanza globale, di PIL nominale e di livello di sviluppo di alcune tecnologie, li supera di gran lunga in termini di capacità industriale e sta rapidamente riducendo il divario in altri settori. Lo sviluppo di altre nazioni non occidentali non è forse progredito a un ritmo così vertiginoso, ma ha anche complicato notevolmente la posizione dell’America.La logica seguita dagli Stati Uniti e dai loro partner in queste circostanze è stata apertamente descritta nelle dichiarazioni pubbliche dei politici occidentali. Essi percepiscono l’Ucraina come uno strumento per infliggere una sconfitta strategica 

sulla Russia, che forse non è il loro più grande, ma certamente il loro più resistente e attivo avversario sulla scena internazionale. Questa sconfitta, come minimo, dovrebbe diminuire il ruolo della Russia come attore significativo nella politica internazionale e dare una lezione ad altri potenziali avversari, mentre il risultato massimo sarebbe un cambio di regime a Mosca e l’affermazione degli Stati Uniti come egemone indiscusso. I principali strumenti scelti per raggiungere questi obiettivi sono stati il sostegno militare all’Ucraina e l’imposizione di sanzioni a oltranza alla Russia. In combinazione con ostilità prolungate e un numero crescente di vittime, ci si aspettava che il crollo dell’economia russa destabilizzasse il Paese e lo costringesse a ritirarsi dal conflitto, completamente sconfitto, nel giro di poche settimane.Eliminando la Russia dallo scacchiere geopolitico, gli Stati Uniti hanno cercato di concentrare tutte le risorse, proprie e degli alleati, nell’isolamento economico e nella pressione militare sulla Cina. L’obiettivo dell’America è quello di minare la crescita economica della Cina e di innescare una destabilizzazione interna tagliandole l’accesso ai mercati esterni, alle fonti di tecnologia e alle risorse strategicamente importanti. Le dimensioni dell’avversario cinese rendono possibile il successo solo se gli Stati Uniti impiegano tutte le loro risorse per raggiungere questo obiettivo.A prescindere da dove sarà il confine finale dopo la conclusione dell’operazione militare speciale, si può affermare che il conflitto in Ucraina è già diventato un grave fallimento strategico per gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno già subito perdite significative a causa della loro incapacità di impedire alla Russia di lanciare l’operazione militare speciale, di provocarne una rapida sconfitta e di proteggere il loro partner, l’Ucraina, da perdite e distruzione. Le sanzioni contro la Russia sono state associate a grandi costi economici sia per gli Stati Uniti che per l’Europa, forse superiori alle perdite subite dalla Russia in t e r m i n i assoluti. Il sequestro dei beni russi all’estero ha accelerato il processo di allontanamento dal dollaro e dai servizi dell’infrastruttura finanziaria occidentale in tutto il mondo. Nonostante le azioni ostili dell’Occidente collettivo e le restrizioni imposte, la Russia è riuscita a evitare la destabilizzazione economica e politica interna, ha intrapreso la militarizzazione della sua economia e ha ampliato il suo esercito. È molto probabile che dopo la campagna, qualunque sia il suo esito, la Russia rappresenti una sfida maggiore per gli Stati Uniti di quanto non fosse prima dell’inizio dell’operazione militare speciale. Parlando dei “successi” degli avversari, vale la pena notare che gli Stati Uniti sono riusciti a solidificare il loro controllo sull’Europa e su alcuni alleati chiave nella regione Asia-Pacifico, a consolidare la propria élite attorno a nuovi obiettivi strategici e ad avviare il processo di creazione di un’economia militare innovativa.  Anche se la Russia non ha ancora eliminato il regime ostile in Ucraina, ha minato in modo significativo il potenziale economico e demografico del Paese (a causa dell’emigrazione di massa), riducendo la capacità degli Stati Uniti di utilizzare l’Ucraina come risorsa strategica contro la Russia in futuro. Considerando l’entità della distruzione economica in Ucraina, è possibile che nel prossimo futuro l’Ucraina si trasformi da risorsa strategica a passività strategica, richiedendo decine di miliardi di dollari all’anno per il suo mantenimento. In Russia, l’operazione militare speciale in Ucraina è diventata uno strumento per cambiamenti radicali nella politica interna, per la nazionalizzazione delle élite e per una nuova valutazione dei fondamenti della politica economica. Questi cambiamenti probabilmente non si sarebbero potuti realizzare in un contesto di stabilità fin troppo familiare.Gli Stati Uniti stanno preparando il terreno alla possibilità che il conflitto in Ucraina si concluda con un cessate il fuoco senza una soluzione politica globale, simile al modello della guerra di Corea. Questo non è in linea con i piani della Russia per raggiungere gli obiettivi della sua operazione militare speciale. In ogni caso, il conflitto ucraino servirà da preludio a successivi conflitti militari su larga scala in altre parti del mondo.

Le grandi guerre in una nuova era

La campagna militare in Ucraina non è affatto un confronto locale transfrontaliero, né un intervento di una forza superiore contro uno Stato più debole, né una guerra contro una guerriglia. Nei decenni passati, le grandi potenze sono state per lo più coinvolte in questi tre tipi di ostilità che hanno distorto l’economia delle loro politiche di difesa e degradato la loro abilità militare.

Come nascono gli eserciti e l’inutilità dell’esperienza

Nelle prime fasi del conflitto, sia l’esercito russo che quello ucraino dimostrarono di non avere le capacità necessarie per condurre una guerra su larga scala. Errori nel comando e nei rifornimenti hanno causato perdite significative per entrambe le parti.Le sfide che dovettero affrontare andavano oltre il fatto che la loro scienza e tattica militare si dimostrarono inadeguate allo scoppio del conflitto. Addestrato durante l’era precedente, il comando dell’esercito non era preparato psicologicamente ad affrontare le alte perdite, mentre era costantemente sotto pressione, essendo sotto  minaccia di armi di alta precisione, con nuovi strumenti di ricognizione e di guida, nonché il nuovo ruolo svolto dai fattori politici nella conduzione della guerra.In queste condizioni, i principali Paesi hanno scoperto che l’esperienza accumulata per decenni nel combattere le insurrezioni o nel confrontarsi con avversari più deboli si è rivelata non solo inutile, ma anche dannosa. Questo problema era già stato individuato in precedenza. In particolare, è un fatto che il comando militare sovietico aveva un motivo per non incoraggiare lo studio dell’esperienza della guerra in Afghanistan. Durante la perestrojka, i generali sovietici che lo facevano potevano essere criticati per essere troppo rigidi e arretrati, anche se ora è chiaro che avevano assolutamente ragione.All’inizio del 2023, la parziale mobilitazione della Russia ha eroso la schiacciante superiorità di uomini di cui l’Ucraina aveva goduto nel 2022. Il confronto si è evoluto in una guerra di trincea, almeno al momento della stesura di questo rapporto, mentre i tentativi d i entrambe le parti di lanciare un’offensiva decisiva n o n hanno raggiunto i loro obiettivi.Nell’ultimo anno, entrambi gli eserciti hanno subito cambiamenti radicali. È attraverso il loro coinvolgimento in azioni di combattimento e quindi dovendo pagare un prezzo molto alto in termini di perdite che la Russia e l’Ucraina hanno assistito alla nascita di eserciti equipaggiati per combattere una guerra terrestre su larga scala nella prima metà del XXI secolo.Gli eserciti russo e ucraino hanno ormai acquisito un know how unico in termini di tattiche e formazione del personale. Una grande guerra richiede una trasformazione così profonda che un Paese che non ha l’esperienza necessaria nel suo recente passato e che entra nel conflitto con il fardello di partecipare a operazioni ibride, antiterrorismo, anti-insurrezione, di mantenimento della pace o umanitarie, difficilmente riuscirà in questo sforzo.Gli attacchi di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023 e il successivo conflitto armato dimostrano chiaramente che il conflitto ucraino è diventato una pietra miliare nello sviluppo dell’arte della guerra.Le tattiche delle Forze di Difesa Israeliane, uno degli eserciti più esperti e meglio equipaggiati del mondo occidentale, sono state commentate nei termini più sprezzanti dai partecipanti all’operazione militare speciale in Ucraina e dagli esperti militari, sia russi che ucraini.Secondo i commentatori, la ricognizione israeliana a livello tattico era debole rispetto agli standard del conflitto in Ucraina. Non c’era protezione contro i droni da combattimento utilizzati massicciamente dal nemico, mentre il personale non aveva le competenze per c o n t r a s t a r l i . È stato notato che grazie ai droni  la concentrazione di truppe e veicoli allo scoperto, il dispiegamento di pezzi di artiglieria a poca distanza l’uno dall’altro e vicino alle munizioni s a r e b b e impensabile in Ucraina a causa dell’efficienza del fuoco di controbatteria e della minaccia permanente dei droni. Sulla base dell’esperienza dei combattimenti a Mariupol, Soledar e Bakhmut, le tattiche di combattimento della fanteria israeliana nelle aree urbane appaiono obsolete e primitive.È possibile che gli eserciti asiatici, che non hanno avuto alcuna esperienza di combattimento negli ultimi 30 anni, tra cui Cina, Giappone, Corea del Sud e Vietnam, siano meglio equipaggiati per operare in questa nuova realtà rispetto a quelli che hanno passato questi anni a inseguire uomini musulmani barbuti con RPG-7 arrugginiti attraverso colline e deserti, pensando che la guerra fosse questo.

Politica manifatturiera: Tornare alle basi

Il conflitto in Ucraina ha dimostrato ancora una volta la saggezza delle parole di Friedrich Engels, secondo cui “la guerra è diventata un ramo della grande industria”.3 Ma l’Occidente sembra aver dimenticato questo principio, avendo spostato la produzione in Paesi con manodopera più economica. Questo, a sua volta, ha portato a un paradosso quando una coalizione di 50 Paesi che riforniva l’Ucraina non è riuscita ad eguagliare la Russia in termini di fornitura di proiettili d’artiglieria per il fronte.

Anche la Russia ha perso gran parte del suo potenziale manifatturiero durante i l periodo post-sovietico e ha dovuto affrontare molteplici colli di bottiglia in questo s e n s o . Sebbene sia stata in grado di aumentare la produzione di sistemi di difesa più velocemente rispetto all’Occidente, il ritmo non è ancora riuscito a soddisfare le aspettative d e l l e forze armate russe.

Come nelle epoche precedenti, ma con la dovuta considerazione per i progressi della tecnologia, per avere successo in guerra occorre la capacità non solo di produrre armi ed equipaggiamenti ad alta tecnologia, ma anche di fabbricare prodotti che rientrano nei livelli medi o addirittura inferiori in termini di sofisticazione tecnologica. Tra questi si possono annoverare camion, munizioni d’artiglieria non guidate e proiettili per fucili, uniformi e equipaggiamenti militari.

Vale la pena ricordare che un Paese può mettere al servizio della causa militare, in un modo o nell’altro, tutte le sue capacità di lavorazione ed estrazione, nonché l’agricoltura. Allo stesso tempo, il settore dei servizi è praticamente inutile e cade in secondo piano quando si tratta di sostenere gli sforzi militari, fatta eccezione per i trasporti, le TIC e la medicina.

Poiché i servizi dominano nella struttura del PIL delle economie moderne, sono quasi inutili come indicatore per misurare le capacità militari nazionali. Il fatto che i servizi rappresentino una grossa fetta delle economie degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, con circa il 78% e il 73% dei rispettivi PIL, potrebbe indicare la loro capacità relativamente limitata di convertire questa potenza economica in una risorsa militare.

Ciò appare evidente se si considera che i Paesi sviluppati h a n n o faticato a fornire armi all’Ucraina, anche se i Paesi del G7 da soli rappresentano il 44% dell’economia mondiale rispetto alla Russia.3,2%. Ma questa quota apparentemente piccola è compensata da settori estrattivi altamente sviluppati, dall’agricoltura e da un’industria manifatturiera relativamente sviluppata.Ciò presenta l’equilibrio del potere militare nel mondo sotto u n a nuova luce.

Ad esempio, la Cina da sola ha una produzione manifatturiera doppia rispetto a quella degli Stati Uniti e del Giappone, le due maggiori economie del G7.Le principali potenze militari stanno ora riflettendo se tornare ai principi di base della politica industriale risalente alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo, dando priorità alla capacità di scalare la produzione nel settore della difesa.

La produzione della difesa può essere autonoma?

Oggi, a differenza della prima metà del XX secolo, non c’è nessun Paese al mondo in grado di raggiungere la piena autonomia nella produzione della difesa, il che è attribuibile alle catene di produzione sempre più complesse e al fatto che tutti i prodotti militari o i beni civili strategici richiedono oggi un mix più ampio di materiali, componenti e attrezzature.Gli Stati Uniti si affidano in larga misura a una rete di alleanze con le potenze industriali, non solo per unire gli sforzi militari, ma anche per promuovere la cooperazione industriale nella produzione della difesa. La Russia, invece, dipende meno dai legami di cooperazione nel settore della difesa. Tuttavia, la Russia non è in grado di soddisfare la propria domanda interna di attrezzature di produzione e di alcuni componenti elettronici.La Cina si è probabilmente avvicinata più di ogni altro Paese al livello di autonomia di cui godeva l’URSS al suo apice, anche se Pechino ha ancora un po’ di strada da fare, dato che continua a fare affidamento su componenti importati per alcuni dei suoi sistemi.

Altri Paesi sono ancora più vulnerabili, soprattutto quelli europei, dove la produzione di difesa probabilmente cesserebbe del tutto in caso di gravi interruzioni delle catene di approvvigionamento internazionali.Nel mondo di oggi, la dipendenza dalla divisione internazionale del lavoro per la produzione di beni strategici crea una grande vulnerabilità, con vari Paesi che cercano sistematicamente di capitalizzare questo fattore nel tentativo di indebolire i loro avversari.Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno imposto sanzioni a tappeto alla Russia nella speranza non solo di portare la sua economia verso il baratro, ma anche di minare la sua produzione di difesa. Questo piano è fallito, in gran parte a causa di un’errata comprensione del funzionamento del settore manifatturiero in Russia e dell’atteggiamento di sostegno dei Paesi in via di sviluppo nei confronti della Russia, c h e h a persino contribuito a mantenere aperti alcuni canali di fornitura.L’interruzione delle catene di produzione dell’avversario è emersa come una priorità nella guerra fredda in corso tra Stati Uniti e Cina. Gli americani hanno vietato l’esportazione di microchip avanzati e di attrezzature per la loro produzione in Cina, mentre i cinesi hanno imposto restrizioni all’esportazione di componenti e materiali per la produzione di pannelli solari al di fuori del Paese.In questi tempi di incertezza, le grandi potenze sono state spinte a riqualificare la produzione dei loro principali prodotti civili strategici e dei principali armamenti, nonché a chiudere le loro catene di produzione. In effetti, l’aspirazione allo status di grande potenza implica ora l’autosufficienza nella produzione di questi prodotti, anche se ciò comporta un prezzo in termini di qualità inferiore e costi più elevati.

Incursioni informative in un conflitto militare

L’uso delle informazioni come componente della guerra moderna è diventato uno strumento efficace per sostenere gli alleati e condurre guerre per procura. Negli ultimi decenni gli sforzi per sviluppare la tecnologia militare si sono concentrati sulla ricognizione, il monitoraggio, le comunicazioni e il comando, mentre quasi tutti i Paesi, comprese le grandi potenze, hanno continuato a fare affidamento sulla tecnologia dell’era della Guerra Fredda in tutti gli altri settori. Tuttavia, le nuove strutture di ricognizione e di raccolta di informazioni, di comunicazione e di comando hanno cambiato radicalmente il modo in cui vengono utilizzate le armi più vecchie.In Ucraina, gli Stati Uniti sono riusciti a  migliorare le capacità delle Forze Armate ucraine comunicando efficacemente agli ucraini i dati provenienti dalla sua costellazione di satelliti di ricognizione, la più grande al mondo nel suo genere, nonché dai suoi aerei di rilevamento radar a lungo raggio dislocati nei Paesi dell’Europa orientale della NATO e dai centri americani di intelligence elettronica e di cyber-operazione in questi Paesi. I sistemi di comunicazione utilizzati dalle Forze armate ucraine si basano sulla tecnologia statunitense e su Starlink, anch’esso un sistema di produzione americana di cui la Russia non d i s p o n e . Questo tipo di assistenza è di primaria importanza per le Forze armate ucraine, superando anche le consegne di armi letali, tra cui cannoni, carri armati e missili.Sembra che nelle prime fasi del conflitto, l’Ucraina abbia beneficiato dei dati satellitari ricevuti dall’Occidente per sferrare i suoi colpi più distruttivi dal Tochka-U, un vecchio sistema missilistico di epoca sovietica, o da MRL altrettanto vecchi. Quando l’Ucraina ha ricevuto sistemi moderni come gli HIMARS, questi non sono riusciti a fare una differenza radicale in termini di prestazioni, poiché il fattore chiave sono stati i dati di intelligence provenienti dai satelliti occidentali, insieme alle contromisure della Russia, comprese le difese aeree, le tattiche di camuffamento, dispersione e fortificazione. Il flusso di dati di intelligence è rimasto invariato, mentre la Russia ha migliorato le sue difese aeree e le sue capacità di guerra elettronica, oltre a migliorare l’occultamento e la dispersione delle sue truppe.Questa componente informativa consente all’Occidente di avere un serio impatto sul modo in cui si svolge la campagna militare, fornendo informazioni in tempo reale all’Ucraina e condividendo le infrastrutture di comunicazione. Questo non porta a un’escalation, ma solo finché i politici e i militari rimangono all’interno del paradigma esistente. Prima o poi, il fatto che questo coinvolgimento non letale comporti pesanti perdite renderà le infrastrutture informatiche coinvolte nel conflitto un obiettivo legittimo, indipendentemente dal loro scopo originario.

La propaganda in evoluzione

Ciò che distingue l’Ucraina dai conflitti precedenti è che si svolge in un ambiente mediatico totalmente nuovo, in cui le parti in conflitto hanno un controllo minimo, se non nullo, sui flussi di informazione.

Quando i grandi Paesi hanno affrontato avversari scarsamente armati in un conflitto ibrido, le loro macchine propagandistiche hanno potuto facilmente far fronte a questa nuova realtà. In primo luogo, gli invasori avevano il controllo del modo in cui la guerra avanzava e del suo ritmo. Affrontando un nemico praticamente disarmato, potevano ridurre al minimo l’esposizione pubblica a eventi traumatizzanti come le perdite, le intere unità intrappolate in un accerchiamento o la possibilità che il nemico facesse prigionieri. In secondo luogo, ogni volta che gli eventi prendevano una brutta piega, potevano semplicemente abbandonare tutto e a n d a r s e n e , proprio come hanno fatto gli Stati Uniti in Afghanistan.Tuttavia, questo diventa impossibile in un conflitto su larga scala. Entrambe le parti, sia vincenti che perdenti, subiscono pesanti perdite, traumi e compiono passi sconsiderati per tutto il t e m p o , dal primo all’ultimo giorno del conflitto.Ad esempio, la Germania nazista ottenne la sua ultima grande vittoria sull’URSS nella battaglia di Bautzen del 21-30 aprile 1945, quando i tedeschi sopraffecero una forza combinata dell’Armata Rossa e della Polonia durante l’offensiva sovietica contro Berlino. I tedeschi uccisero generali sovietici e polacchi, accerchiarono una divisione sovietica e la battaglia causò diverse migliaia di vittime. Anche se questo fatto non ebbe alcuna rilevanza per l’offensiva sovietica contro Berlino, non è difficile immaginare come questa sconfitta avrebbe potuto influenzare l’opinione pubblica con la guerra vicina alla fine, cioè se qualcuno avesse saputo di queste perdite.Tuttavia, nel regno dei nuovi media non è p o s s i b i l e nascondere i grandi fallimenti o i passi falsi. Tutto ciò che si può fare è riconoscerli e poi muoversi rapidamente per scoprire cosa è successo, spiegarlo e rassicurare tutti che non si ripeterà. Durante l’operazione militare speciale, la Russia è stata la prima a r e n d e r s e n e conto, facendo di centinaia di canali Telegram il suo principale strumento di propaganda. Ogni canale si rivolge a un pubblico specifico, offrendo vari punti di vista su ciò che accade sul campo di battaglia. Ma nel loro insieme sono tutti progettati per sostenere lo sforzo bellico e mobilitare il sostegno popolare per gli obiettivi principali della campagna militare in corso.L’Occidente, compresa l’Ucraina, ha scelto un approccio diverso alla sua campagna militare nello spazio mediatico. Pur utilizzando i social media e i messaggeri, ha scelto di concentrarsi sui media tradizionali in un massiccio sforzo di propaganda sostenuto dal prestigio delle principali testate occidentali cosiddette indipendenti. Sfortunatamente, ciò ha portato alla pubblicazione ricorrente di  disinformazione che può essere facilmente sfatata. Poiché il pubblico è in grado di capire questi sforzi, ciò mina la fiducia nei confronti di questi m e d i a . Lo stesso vale per i politici occidentali e ucraini. Ad esempio, a l l ‘inizio del 2023, Vladimir Zelensky ha parlato di lunghe code ai centri di leva e ha parlato di uno sforzo di mobilitazione civile, mentre la gente ha caricato online centinaia di video che mostravano uomini inseguiti per le città ucraine dagli ufficiali di leva.L’Ucraina ha inasprito la censura di guerra durante il conflitto e ha cercato di portare il settore dei media sotto il controllo centralizzato del governo, introducendo qualcosa di simile a un divieto generalizzato di discutere le azioni di combattimento sui social media, reprimendo qualsiasi informazione sulla distruzione e sui danni causati dagli attacchi russi e sulla loro efficacia, esagerando al contempo le prestazioni delle difese aeree dell’Ucraina.Anche i Paesi occidentali che sostengono l’Ucraina hanno espresso la loro preoccupazione per la portata della propaganda, temendo che i media non riflettano la situazione reale. Questo sentimento sta diventando sempre più diffuso in Ucraina, dove il governo ha dovuto adottare misure draconiane p e r arruolare i coscritti nell’esercito.E tutto ciò avviene nonostante le risorse stanziate per lo sforzo propagandistico, la cura con cui vengono redatti i messaggi, la persistente reputazione dei media internazionali in lingua inglese e l e costose trovate pubblicitarie delle Forze Armate ucraine per mantenere viva la fiducia nella vittoria e sollevare il morale degli alleati. Spesso tutto ciò ha un prezzo altissimo, come nel caso dell’incursione nel distretto di Graivoronsky della regione di Belgorod nel maggio 2023.Nel complesso, l’operazione militare speciale ha dimostrato che, nel mondo di oggi, un’azione militare su larga scala richiede nuovi metodi in termini di preparazione della società ad accettare perdite e privazioni inevitabili, nonché di copertura del modo in cui si svolge la campagna militare. Modellato dalle circostanze più che dalla progettazione, l’approccio russo presenta molti difetti, tra cui la rapida diffusione di dati non verificati, i regolari attacchi di panico e l’uso di una rete decentrata di risorse mediatiche nelle lotte politiche interne. Tuttavia, offre anche alcuni vantaggi, come la possibilità di facilitare un dialogo franco con milioni di abbonati a Telegram o la possibilità di inviare aggiornamenti sull’operazione militare speciale in tempo reale a persone al di fuori della zona dell’operazione militare speciale. Ciò significa che le linee di comunicazione sono aperte per interagire con il pubblico.

Le conseguenze delle grandi guerre per la società e l’economia

A differenza delle guerre “ibride” degli anni ’90-’90, le ostilità su larga scala come l’operazione militare speciale non permettono alla società di “nascondersi” o “chiudersi” al loro impatto. Tendono a causare gravi traumi psicologici alle persone, dividendo il tempo in “prima” e “dopo” il conflitto. L’inevitabile coinvolgimento di un numero significativo di persone in una campagna militare attraverso la coscrizione, la mobilitazione o il reclutamento di soldati a contratto da tutti i gruppi della popolazione trasforma gli eventi in u n a causa nazionale.

Ideologia

Questi sforzi sono impossibili senza che la società si riunisca intorno a idee unificanti che vadano oltre valori comuni ma importanti come il patriottismo e la “difesa dell’integrità territoriale”. La Costituzione russa vieta l’ideologia di Stato obbligatoria nel suo primo capitolo. Per modificarla sarebbe necessaria l’adozione di una nuova Legge fondamentale. Tuttavia, in realtà, un’ideologia di Stato consolidata ha iniziato a formarsi spontaneamente dopo il 2014, e questo processo si è accelerato con l’inizio dell’operazione militare speciale. Alcune idee hanno iniziato ad acquisire una dimensione legislativa (come la legislazione conservatrice), mentre altre sono state percepite dalla società come nuove norme universalmente accettate, la cui violazione ha scatenato reazioni estremamente ostili (questo includeopinioni consolidate della società sui risultati storici dell’Unione Sovietica e sul suo ruolo nella Seconda Guerra Mondiale).

Emigrazione

L’incapacità di una parte della società russa di abbracciare nuove regole e un nuovo sistema di valori ha portato molti ad emigrare. Forse questa tendenza può essere un fattore di cambiamento nella composizione dell’élite russa. Allo stesso t e m p o , si registra un significativo deflusso di popolazione dall’Ucraina, sia verso l’Occidente che verso la Russia.

Vantaggi degli eserciti di massa

L’impossibilità di condurre operazioni militari con piccoli eserciti professionali nell’attuale conflitto, la trasformazione della guerra in una causa nazionale, come è avvenuto dalla metà del XIX secolo fino alla metà d e l XX, dovrebbe portare al riemergere di alcune vecchie priorità politiche. Questa tendenza non deve essere vista in una luce completamente negativa.Per esempio, durante l’epoca degli eserciti di massa, un aspetto positivo era l’attenzione che la maggior parte dei governi prestava all’istruzione universale, poiché le scuole erano considerate un elemento cruciale per la formazione e l’educazione dei futuri soldati, da cui dipendeva la sopravvivenza dello Stato. L’ascesa degli eserciti di massa è legata anche allo sviluppo dell’assistenza sanitaria tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, nonché all’enfasi posta sugli sport di massa (in contrapposizione agli sport ad alte prestazioni, che si sono trasformati in una forma di show business durante la Guerra Fredda). Nella fase iniziale, queste tendenze sono già evidenti in Russia.

Interesse per la politica estera

Nella nuova realtà, l’interesse per la politica estera sta crescendo tra ampi gruppi di persone. A differenza del periodo di stabilità degli anni 2000 e 2010, quando le relazioni internazionali erano principalmente appannaggio di pochi specialisti e non suscitavano un interesse pubblico diffuso, oggi tutti possono vedere il legame tra gli eventi globali e il proprio benessere personale. A differenza del p a s s a t o , uno Stato non può permettersi di condurre la politica estera solo in base alle proprie considerazioni, lasciando alla propaganda la spiegazione delle proprie azioni sulla scena internazionale. Si richiede invece una comunicazione diretta, sincera e aperta con il pubblico sulle ragioni delle decisioni, compreso il riconoscimento degli errori.

Base industriale

In termini di politica economica, una potente base industriale è tornata ad essere un attributo obbligatorio di una grande potenza. Questa base dovrebbe essere in grado di garantire il funzionamento stabile del complesso della difesa e dei settori strategicamente importanti anche in presenza di interruzioni delle connessioni esterne. Per la Russia, gli obiettivi critici che richiedono sforzi significativi includono il rilancio dell’industria meccanica e della produzione di microelettronica.

Sfere prioritarie

In questa nuova era, lo Stato deve dare priorità non solo all’industria, ma anche all’agricoltura, alle TIC e ai trasporti. È fondamentale investire maggiormente nella scienza e nell’istruzione. Ciò è importante sia per lo sviluppo interno, in un contesto di interruzione dei legami con l’esterno e di minori opportunità di collaborazione internazionale, sia per innalzare il livello intellettuale dei soldati di leva che si arruolano nell’esercito.

Sviluppo di sistemi di difesa aerea e civile

Durante l’operazione militare speciale, è emerso chiaramente che il costo e la diffusione dei mezzi per condurre attacchi di precisione a lungo raggio sono diminuiti in modo significativo. Ad esempio, i droni kamikaze con gittate di centinaia o addirittura migliaia di chilometri sono disponibili a prezzi che vanno dalle migliaia alle decine di migliaia di dollari. Tali armi sono potenzialmente facilmente accessibili anche ad attori non statali.Alla luce di ciò, è necessario riconsiderare gli approcci alla sicurezza delle infrastrutture, al backup di siti e sistemi critici e allo sviluppo di sistemi di difesa aerea. È necessaria anche una nuova prospettiva sui sistemi di difesa civile, che comprenda la costruzione di strutture protette dedicate, la formazione del pubblico e il miglioramento del sistema di amministrazione pubblica.

POTENZA SPAZIALE

Un potente gruppo orbitale non è solo un fattore cruciale per l’efficacia delle proprie forze armate, ma anche un mezzo ideale per influenzare l’equilibrio di potere e il corso delle ostilità in qualsiasi parte del mondo, come è apparso evidente durante l’operazione militare speciale. La capacità di fornire dati di ricognizione e di puntamento in tempo reale dai satelliti per le proprie forze armate o per quelle alleate, garantendo al contempo l’affidabilità delle comunicazioni spaziali, consente di modificare in modo significativo il corso della guerra senza alcun rischio e a costi contenuti. Lo spazio esterno come strumento per l’influenza globale e la proiezione di forza sostituisce e supera lo strumento tradizionale della Marina. Sembra che lo sviluppo di capacità spaziali debba essere un obiettivo primario per lo Stato, derivante dalle esigenze di difesa nazionale e di politica estera.

Un mondo nuovo e coraggioso

La ridistribuzione del potere e dell’influenza nel mondo, insieme alle mutevoli dinamiche di potere tra le principali nazioni, è diventata il catalizzatore di differenze estremamente acute tra di esse. Queste differenze, intensificandosi, coinvolgono l’ideologia, l’economia e i legami tecnicoscientifici e umanitari. I fattori che in passato hanno impedito alle grandi potenze di arrivare a un’escalation si stanno indebolendo. Per la prima volta dagli anni Sessanta, questi Paesi si trovano ad affrontare una minaccia reale di conflitti non nucleari su larga scala contro avversari comparabili.Tali conflitti possono portare all’escalation della minaccia di un conflitto nucleare, anche se non devono necessariamente culminare nell’uso di armi nucleari. Le armi nucleari stabiliscono piuttosto il quadro geografico e politico all’interno del quale le grandi potenze conducono tali guerre e impongono anche limitazioni all’uso di alcuni armamenti non nucleari.Le forze armate emerse nel periodo successivo alla Guerra Fredda non rispondono adeguatamente a questo nuovo livello di minacce militari. È necessaria una crescita quantitativa significativa degli eserciti moderni. Inoltre, conflitti come quello in Ucraina non possono essere combattuti pienamente da formazioni militari costituite su base volontaria, come dimostrano le esperienze di Russia e Ucraina. La mobilitazione della popolazione nelle forze armate diventa inevitabile, così come il mantenimento e l’espansione delle pratiche di coscrizione.La minaccia di una grande guerra e la rottura dei legami economici per motivi politici catalizzeranno inevitabilmente la diversificazione del sistema finanziario globale, portando al graduale emergere di diversi centri di crescita industriale e tecnologica indipendenti con potenzialità diverse.Ogni centro di questo tipo rappresenterà un’alleanza di Stati di diversa potenza, che perseguono il cammino dell’integrazione economica e industriale e puntano all’espansione.Per le nazioni di piccole e medie dimensioni, il desiderio naturale sarà quello di mantenere la massima autonomia politica il più a lungo possibile, diversificando i propri legami esterni. Cercheranno di formare coalizioni per contrastare la pressione delle grandi potenze che cercano di imporre loro delle scelte. È possibile che tali coalizioni di “piccole e medie dimensioni” si evolvano nel tempo in alleanze “militari ed economiche” e competano tra loro intorno alle grandi potenze.

Ogni centro cercherà di acquisire una propria piattaforma ideologica e valoriale ben definita, che in diversi Paesi e gruppi di Paesi costituirà una combinazione di concetti politici, ideologie e nazionalismi in proporzioni variabili. Il ruolo maggiore svolto dall’ideologia contribuirà all’alienazione tra questi centri, all’approfondimento delle linee di divisione e a un minore spazio di manovra in politica estera per l e élite al potere. Tutti i principali Paesi saranno costretti a ricorrere a quadri ideologici per le loro politiche estere e interne, con restrizioni della gamma di opinioni ammissibili e della libertà di parola (una tendenza che si osserva già tra tutti i principali attori della politica globale).La forma prevalente di conflitto tra le grandi potenze sarà quella delle guerre per procura di tipo nuovo, ossia conflitti di grandi dimensioni in cui una grande potenza nucleare concede al suo cliente l’accesso alle sue capacità informative (ricognizione e puntamento satellitare, infrastrutture di comunicazione, ecc.), nonché alla tecnologia e alle competenze militari e, se necessario, effettua u n intervento diretto limitato nel conflitto che non provochi un’escalation nucleare.Tuttavia, la minaccia di uno scontro militare diretto tra grandi potenze e di una guerra nucleare persisterà e, forse, diventerà ancora più acuta che durante la Guerra Fredda. L’obiettivo principale della diplomazia in questo nuovo mondo sarà quello di sviluppare un kit di strumenti che permetta di sopportare decenni di turbolenze senza bombardamenti nucleari. Questo obiettivo può essere raggiunto solo nel quadro di un rigoroso realismo di politica estera e di un graduale sviluppo di regole e restrizioni alla concorrenza.

Report_Warfare in a New Epoch_ENG

Report_Warfare in a New Epoch_ENG it.PDF

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure PayPal.Me/italiaeilmondo 

Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

 

 

 

Libri che ci aiutano a capire il mondo?_di AURELIEN

Libri che ci aiutano a capire il mondo?
Beh, alcuni, in ogni caso. E un po’.

Dato che alcuni degli argomenti di cui scrivo possono essere controversi, c’è sempre il rischio che si sviluppino discussioni di cattivo umore su aspetti periferici, come è successo con l’ultimo saggio. Mi preme cercare di mantenere questo spazio libero da polemiche (ce ne sono già in abbondanza), quindi vi prego di cercare di esprimervi con moderazione.

Grazie a coloro che continuano a fornire traduzioni. Le versioni in spagnolo sono disponibili qui, e alcune versioni italiane dei miei saggi sono disponibili qui. Marco Zeloni sta ora pubblicando anche alcune traduzioni in italiano.

Questi saggi saranno sempre gratuiti, e potete sostenere il mio lavoro mettendo like e commentando, e soprattutto trasmettendo i saggi ad altri e ad altri siti che frequentate. Ho anche creato una pagina Buy Me A Coffee, che potete trovare qui.☕️ Grazie a tutti coloro che hanno già contribuito.E ora ….

Quando si scrive regolarmente, senza un elenco fisso di argomenti o un’idea precisa di ciò che si vuole dire in un dato momento, la serendipità interviene inevitabilmente. Sento qualcosa o leggo qualcosa e penso: “Ah, questo è il mio argomento”. Guardando i dati analitici del sito, da qualche tempo mi interessava vedere quanti lettori cliccavano sui link ai libri e sui nomi degli autori che citavo nei vari saggi, e mi ero chiesto se fosse possibile fare qualcosa in merito. Poi il lettore Alex mi ha chiesto dei consigli di lettura: un argomento già affrontato in passato. Dato che il mio prossimo saggio in programma, sul simbolismo di Gaza e dell’Ucraina, era ancora solo una bozza nella mia testa, ho pensato di provarci.

Sono riluttante a produrre elenchi di letture, perché anche se ho avuto molto a che fare con le università e con l’insegnamento e la formazione in generale, non sono uno specialista accademico in nessun settore, mentre so che molti membri di questo illustre gruppo di commentatori lo sono. Proverò quindi a fare qualcosa di più modesto: inizierò una discussione su alcuni dei libri e degli scritti che ho trovato utili per sviluppare la mia visione del mondo, e vedrò chi vorrà aggiungerli, o comunque contestarli. I miei saggi, ovviamente, non dipendono principalmente dall’apprendimento dei libri: Scrivo quasi esclusivamente su argomenti di cui ho una certa conoscenza ed esperienza personale. Tuttavia, così come mi capita spesso di imbattermi in persone che hanno una conoscenza teorica dettagliata di un certo argomento, ma non hanno alcuna idea della sua realtà, allo stesso modo incontro persone con una grande esperienza pratica, ma che non riescono a comunicarla o a farne uso in modo organizzato e strutturato, combinandola con le intuizioni di altri. Così cerco, come nelle cose che ho scritto sotto diversi nomi, nelle conferenze e nella formazione, di combinare queste due cose. Questo naturalmente ha delle implicazioni sul tipo di libri che leggo, e i miei obiettivi potrebbero non essere gli stessi dei vostri. Ma ecco come stanno le cose.

Non si tratta di un elenco di libri, che sarebbe noioso, né di un saggio bibliografico, che occuperebbe troppo spazio. Piuttosto, tocca alcuni punti preliminari e poi solleva tre domande fondamentali a cui dobbiamo rispondere se vogliamo “capire il mondo”. Direi che sono:

Da dove veniamo?

Come siamo arrivati al punto in cui siamo ora?

Come possiamo capire dove siamo ora?

Quasi tutti i libri specifici citati rientrano in una di queste categorie. Permettetemi però di iniziare suggerendo i diversi tipi di libri che ho trovato utili (o meno) per la comprensione, con alcuni esempi.

Il primo, ovviamente, è quello dei libri che mirano alla spiegazione piuttosto che alla polemica. Un’opera polemica e di condanna può produrre una piacevole scarica di endorfine e confortarvi nelle vostre opinioni, ma non imparerete nulla. Per questo motivo, diffido dei libri scritti in base a un’agenda o che sono specificamente pubblicizzati come una sfida alla “narrazione convenzionale”. In realtà, un libro che si basa su nuovo materiale, interpretazioni convincenti e argomentazioni coerenti finirà comunque per ribaltare la “narrazione convenzionale”, e in effetti questo accade spesso. Gran parte di questa scuola di scrittura (talvolta descritta come “controstoria” o “controconoscenza”) consiste semplicemente nel prendere gli stessi eventi, e persino gli stessi fatti, e invertire tutte le etichette, in modo che i buoni diventino i cattivi e così via.

L’ho visto per la prima volta nel clima attivista della fine degli anni Sessanta, dove qualsiasi cosa scritta da chiunque avesse più di trent’anni era immediatamente sospetta, e in particolare nel contesto della guerra del Vietnam. In opposizione a molte delle sciocchezze anticomuniste e di destra dell’epoca, scritte da scrittori popolari come Robert Moss, che incolpavano l’Unione Sovietica di tutti i mali del mondo, si sviluppò una scuola di scrittori che semplicemente cambiavano tutte le etichette (per infastidire i genitori, forse?) e incolpavano gli Stati Uniti di tutti i problemi del mondo. Il prototipo fu probabilmente il libro di David Horowitz del 1967 Da Yalta al Vietnam, che sosteneva che ogni crisi dal 1945 era colpa degli Stati Uniti e che all’epoca si trovava ovunque nelle università in un’edizione economica in brossura. Questa e altre opere simili erano francamente intese come polemiche piuttosto che come storia seria, ma ebbero un’immensa influenza sui gruppi che volevano sentirsi dire che tali affermazioni erano vere.

Naturalmente esistevano libri simili su tutti i fronti dello spettro politico, ma molti di essi (che sostenevano la gentilezza dell’apartheid, ad esempio, o l’umanità dello Scià dell’Iran) sono oggi completamente dimenticati. Tuttavia, le opere di Horowitz e di altri hanno continuato a essere influenti e hanno contribuito a creare una contro-ortodossia su una serie di questioni (Hiroshima, per esempio) che non è supportata da prove, ma che soddisfa il desiderio di sentirsi dire e di credere a certe cose. Ma viviamo in un mondo di post-verità, dove il passato è quello che si vuole che sia stato, e viviamo anche in un’economia di mercato, dove se c’è una domanda di libri con certe conclusioni, qualcuno li scriverà. Personalmente, la storia polemica di qualsiasi tipo non mi interessa, quindi non troverete alcun libro polemico in quello che segue. (E sì, la scrittura della storia è piena di violente discussioni sui fatti e sulle interpretazioni, ma non è la stessa cosa).

D’altra parte, sono sempre stato impressionato dai racconti di persone che sono state lì e hanno fatto questo. Naturalmente dobbiamo stare attenti, perché c’è una distinzione tra la narrazione personale (interessante ma spesso inaffidabile e a volte addirittura mendace) e la narrazione di persone che in generale sanno di cosa stanno parlando. Quindi continuiamo a leggere Machiavelli (non solo Il Principe, ma anche i Discorsi), non per il suo valore di shock, ma per la sua chiara comprensione delle realtà della politica in un ambiente in cui il potere governa. (Qualche anno fa mi trovavo in un Paese arabo storicamente instabile con un collega militare che aveva letto Il Principe su mia raccomandazione, e mi disse che non riusciva a capacitarsi di quanto fosse spaventosamente appropriato al Paese in cui ci trovavamo). È per questo che la gente legge ancora Machiavelli, mentre contemporanei approssimativi come Jean Bodin, la cui teoria del governo assolutista ebbe un’influenza massiccia all’epoca, sono dimenticati se non dagli specialisti. Lo stesso vale, ovviamente, per Carl von Clausewitz, che viene ancora letto non solo per le sue intramontabili intuizioni intellettuali sulla strategia, ma anche per le sue intuizioni pratiche sulla confusione, la paura e l’incertezza della guerra in qualsiasi epoca. E se si trova più buon senso sulla politica nel saggio di Max Weber La politica come vocazione o nel libro di Robert Michels La legge di ferro dell’oligarchia che in interi scaffali di moderni manuali di scienze politiche, è perché entrambi sapevano di cosa parlavano.

Leggendo questi autori si ha la sensazione, come nel caso di Conrad o Melville che scrivono sul mare, di essere in mani sicure e di potersi fidare dei loro giudizi. A volte gli effetti sono più sottili. Negli ultimi anni la maggior parte di noi ha avuto la sensazione che George Orwell avesse capito e previsto tutto. Nella misura in cui questo è vero, non deriva solo da un intelletto acuto, ma da un’esperienza di vita enormemente varia. Dopo tutto, era stato un poliziotto paramilitare in Birmania e un soldato in Spagna. È stato un attivista politico, un giornalista, un barbone a Parigi e a Londra e un propagandista di guerra per la BBC. Conosceva grandi scrittori dell’epoca e conservava vecchi legami etoniani con l’élite britannica. In Spagna fu testimone di menzogne organizzate e di omicidi politici da entrambe le parti, e riuscì a fuggire prima di essere quasi assassinato lui stesso. Vide anche lo sviluppo spontaneo del socialismo tra la gente comune. Sapeva che aspetto e odore avessero i cadaveri e aveva assistito in prima persona all’imprigionamento e alla tortura. Questo è uno dei motivi per cui 1984 è così potente e spaventoso; è in gran parte basato su un’estrapolazione ragionevole delle sue esperienze, anche se esagerate a fini satirici. (Se siete interessati alla storia del libro, dovreste leggere The Ministry of Truth di Dorian Lynsey). Ma infine, Orwell era intellettualmente onesto e quando non aveva esperienza diretta di ciò di cui stava scrivendo (le purghe di Stalin, per esempio) lo diceva. (Un modello per gli opinionisti di oggi, direte voi? Sì, ma in questo caso la maggior parte di loro non scriverebbe affatto).

Ne consegue che capire bene il mondo oggi significa affidarsi in modo sproporzionato a chi c’è già stato e l’ha fatto. E no, non intendo dire aeroporto-taxi-hotel-incontri con anglofoni e ritorno all’aeroporto. Il critico e umorista Clive James una volta disse che chi aveva trascorso anche solo cinque minuti in Giappone ne sapeva infinitamente di più di chi non ci era mai stato. Per quanto riguarda la mia esperienza, non aveva torto, ma c’è un limite a questa affermazione: bisogna tenere gli occhi e la mente aperti. Ho conosciuto persone che vivevano in Giappone da cinque anni e continuavano a pensare che fosse “abbastanza simile” a Londra o a New York. Quindi date sempre un’occhiata alla biografia dell’autore. Al giorno d’oggi, molti sembrano volutamente oscuri: X è l’autore di Y e Z, tiene conferenze qui, ha lavorato lì, ha partecipato a questi programmi televisivi. Guardate i ringraziamenti: c’è qualche segno che le persone della regione abbiano effettivamente contribuito a qualcosa? Quanti riferimenti provengono da fonti non occidentali? L’idea è chiara.

Naturalmente, anche l’esperienza personale da sola non dà magicamente delle intuizioni, e non c’è niente di peggio di chi cerca di generalizzare dalla propria esperienza come se questa spiegasse tutto, ovunque. Un “generale in pensione” o un “diplomatico in pensione” non è necessariamente un esperto di tutte le guerre e di tutte le crisi diplomatiche. Ricordo di essere rimasto deluso da Perilous Interventions del diplomatico indiano Hardeep Puri, apparso qualche anno fa e che prometteva molto, ma che alla fine si è rivelato un resoconto piuttosto pedestre del funzionamento del Consiglio di Sicurezza, seguito da un resoconto critico degli interventi internazionali, tratto per lo più dai media occidentali.

È anche importante cercare di tenersi relativamente aggiornati e di capirne le ragioni. La storia può essere scritta dai vincitori, ma soprattutto è scritta da coloro che hanno la storia migliore da raccontare. Per esempio, le linee generali della concezione popolare della Prima guerra mondiale sono state fissate negli anni Venti, così come quelle della Seconda guerra mondiale sono state fissate negli anni Cinquanta, e da allora poco è cambiato. Il mito della Prima guerra mondiale come massacro insensato condotto da generali stupidi e di classe superiore è così seducente che è sopravvissuto a decenni di studi adeguati da parte di persone come Gary Sheffield (Forgotten Victory) o William Philpott (Attrition).

Allo stesso modo, il mito della Seconda guerra mondiale, di democrazie deboli e impreparate che temevano Hitler, è stato propagato da politici come Churchill e De Gaulle, che all’epoca si erano posti come salvatori delle loro nazioni e hanno continuato a farlo nelle loro memorie. Tuttavia, se da un lato la storiografia recente ha rafforzato l’importanza di questi due individui, dall’altro ha dimostrato che le loro argomentazioni auto-glorificanti sono state enormemente esagerate. Sono cresciuto con l’immagine popolare degli accordi di Monaco, e solo molto più tardi ho scoperto le argomentazioni estremamente complesse che circondavano gli obiettivi e la libertà di manovra, soprattutto del governo britannico (ben riassunte da Richard Evans), per non parlare dei timori popolari e delle élite di una guerra che avrebbe comportato un livello di distruzione che oggi associamo alle armi nucleari, e la fine della civiltà stessa. Ed ecco il revisionista Britain’s War Machine di David Edgerton, che mostra quanto la Gran Bretagna fosse ben preparata, sia militarmente che economicamente, nel 1939. La letteratura sulla Francia è, comprensibilmente, in gran parte in francese, ma racconta essenzialmente la stessa storia di un Paese meglio preparato di quanto si pensasse, che ha usato intelligentemente la linea Maginot per costringere i tedeschi ad avanzare attraverso il Belgio, e le cui forze hanno combattuto con coraggio e determinazione quando ne hanno avuto l’occasione. Soprattutto, elimina la sprezzante rappresentazione anglosassone (presente ad esempio in Alastair Horne) di una nazione moralmente debole e desiderosa di arrendersi.

Più in generale, la letteratura sulla Seconda guerra mondiale con cui sono cresciuto è poco leggibile oggi. Ho letto L’ascesa e la caduta del Terzo Reich di William Shirer poco dopo la sua uscita, ed era, ed è, un’ottima storia di un giornalista che era presente all’epoca, ma oggi è irrimediabilmente obsoleta. Questo è particolarmente vero per il fronte orientale, dove tutto ciò che è stato scritto prima dell’apertura degli archivi sovietici negli anni Novanta può essere tranquillamente ignorato, poiché, nella misura in cui il fronte è stato coperto, è stato dalle memorie auto-assolutorie dei generali tedeschi. Oggi, libri come Absolute War di Chris Bellamy hanno rivoluzionato la nostra comprensione del conflitto. E anche sullo Stato nazista è stata fatta un’enorme quantità di lavoro: Citerei Hitler’s Empire di Mark Mazower, per avere un’idea della spaventosa follia dei piani nazisti per l’Oriente conquistato, e Wages of Destruction di Adam Tooze, che mostra molto chiaramente che erano i tedeschi, non gli inglesi e i francesi, a essere economicamente deboli.

E così via. Ma il punto è che gli esempi storici semisconosciuti continuano ad avere una vita ultraterrena che ha un effetto misurabile sulla politica di oggi. Quando si sente un idiota parlare di “placare Putin” o un generale che non ha mai visto sparare un colpo parlare di attacchi russi a onde umane in Ucraina, si sa che non si basano necessariamente sulle loro letture, ma su un vago ricordo di ciò che hanno imparato una volta, o che gli è stato detto da qualcuno, non si sa chi. Una vera comprensione della storia, e ancor più dei suoi abusi, è una buona protezione contro l’incomprensione del presente. Naturalmente la “storia” stessa è inevitabilmente una categoria costruita e, come ha sottolineato Michel-Rolph Trouillot in Silencing the Past, ciò che viene omesso può essere importante quanto ciò che viene incluso. A volte, questo silenzio può avere effetti tangibili: l’effettiva omertà contro la menzione della tratta degli schiavi intra-africani e ottomani/arabi, ad esempio, fa sì che la maggior parte delle persone non sia a conoscenza delle origini di una delle principali fonti di conflitto e insicurezza in alcune parti dell’Africa di oggi.

Potrei continuare, ma un ultimo esempio specifico che ricordo è l’esplosione della scrittura anticoloniale degli anni Sessanta, caratterizzata dalla Penguin African Library, la cui visione manichea del mondo ha teso a perdurare, anche quando i libri stessi (che si potevano lasciare in giro per infastidire i genitori) sono svaniti. Oggi si riconosce che la storia del colonialismo, e persino il significato di termini come “impero” applicati alle potenze europee, sono molto complessi e contestati. Già nel 1991, la storia popolare di Thomas Pakenham “The Scramble for Africa”, che descriveva ciò che i colonizzatori pensavano di fare e perché, illustrava la confusione, la contingenza e le controversie che circondavano l’intera impresa coloniale. Più recentemente, libri scientifici come Reordering the World di Duncan Bell e libri più popolari come Empires in the Sun di Lawrence James hanno riempito l’inizio e la fine della storia in tutta la sua improvvisata incoerenza.

L’ultima osservazione generale che voglio fare è che, nella misura in cui si considerano i libri come strumenti per aiutare a pensare, è possibile trovare valore in certe intuizioni in libri per i quali altrimenti non si avrebbe molto tempo. Confesso di non aver letto ogni parola nemmeno dei più grandi successi dei Quaderni del carcere di Gramsci, e molto di ciò che ha scritto, ad essere onesti, era altamente specifico per un tempo e un luogo. Ma la sua idea di egemonia culturale fa certamente riflettere. Non ho letto ogni parola di Nietzsche (e chi l’ha fatto?), ma la sua insistenza chiara e netta sul fatto che se si abbandona la religione si deve rinunciare anche ai quadri morali che ne derivano, e che in questo caso il sistema di credenze che vince è quello che ha più potere, è quasi un secchio d’acqua fredda oggi come allora. Allo stesso modo, non sono un fan in generale del filosofo marxista francese Louis Althusser (sì, quello che strangolò la moglie e finì i suoi giorni in un manicomio), ma basandosi su Gramsci, Althusser ha elaborato l’idea dell’apparato statale ideologico, che ha contrapposto all’apparato statale repressivo della polizia, dei tribunali e così via. La sua idea era che il capitalismo si riproduce in parte attraverso il dominio ideologico nella scuola, nelle chiese, nelle famiglie e così via. Anche in questo caso, si tratta di un’idea che risale a un certo periodo e a un certo luogo, quando il marxismo era molto più centrale nella vita intellettuale occidentale di quanto non lo sia ora, ma ha ancora un valore oggi. (A proposito, se volete vedere il pensiero e l’espressione macchinosi di Althusser smontati da un critico elegante e riflessivo, leggete la controffensiva di EP Thompson del 1978, The Poverty of Theory. Thompson, che non ha mai abbandonato del tutto il Partito Comunista, negli anni Ottanta è stato ferocemente attaccato dai critici di destra per la sua posizione sulle armi nucleari. Ricordava acidamente che, a differenza di loro, aveva combattuto nella Seconda guerra mondiale come ufficiale del Royal Armoured Corps: un altro punto a favore del “been there, done that”). E in generale non mi rifiuterei di leggere un libro di qualcuno le cui opinioni politiche non mi piacciono, perché non si sa mai quali riflessioni utili potrebbero scaturire dalla sua lettura.

Passiamo quindi ad altri libri che sono consigliabili praticamente senza riserve. Come vedremo tra poco, i libri più utili, soprattutto sulle questioni regionali, sono quelli di chi ha una qualche esperienza sul campo, ma anche la capacità intellettuale di usarla con saggezza. Si tratta della tradizione essenzialmente pragmatica di vedere com’è il mondo, e per di più com’era, e poi cercare di trarre delle conclusioni, piuttosto che cercare di imporre un quadro di riferimento esterno a una realtà recalcitrante. Quest’ultimo è terribilmente facile da fare, soprattutto se si è laureati in Relazioni Internazionali in un’università americana, ma raramente produce qualcosa di valido.

Forse il punto più ovvio da cui partire è che allora era diverso. Tutte le società moderne hanno grandi difficoltà ad accettarlo, perché vivono in un eterno presente, dove il passato, seppure con qualche differenza rispetto al nostro più benedetto stato attuale, stava chiaramente avanzando verso di esso. Ciò può essere confrontato con la visione tradizionale, precedente all’Illuminismo, secondo cui il mondo era migliore nei tempi passati e da allora siamo in uno stato di continuo declino. Almeno fino a un paio di centinaia di anni fa, più vecchio era meglio, e le persone più sagge e competenti erano vissute, per definizione, più a lungo. E naturalmente ci sono molte società che considerano la storia umana stessa come un modello o una ciclicità. (I tentativi occidentali in questo senso, come quelli di Thoynbee e Spengler, mi sembrano intrinsecamente poco convincenti, perché cercano di costruire teorie ambiziose su una base probatoria molto fragile, dove non abbiamo la certezza che il futuro sarà come il passato).

Eppure il buon senso ci dice che allora era diverso, e spesso i cambiamenti sono piuttosto rapidi. Quando si è accumulato un certo numero di anni sul contachilometri della vita, ci si rende subito conto che i cambiamenti sono avvenuti anche nel corso della propria vita. Sembra chiaro, ad esempio, che la tanto decantata relativa apertura e tolleranza delle società occidentali sia stata in realtà un’eccezione storica che è durata nella sua forma matura dagli anni Settanta agli anni Duemila, prima di tornare lentamente alla natura generalmente intollerante del passato.

Ma ovviamente più si va indietro nel tempo, più le cose sono diverse, il che dovrebbe essere troppo ovvio per doverlo dire, ma purtroppo non lo è. Di solito inizio con i greci e con quell’opera trascurata di Platone, il Timeo. Questo dialogo (in realtà un monologo) è generalmente classificato come un affascinante mito della creazione. Ma in realtà non è affatto un mito, è l’equivalente di un manuale di cosmologia e fisica e ci dice, per esempio, che i pianeti e le stelle sono esseri viventi, che ci sono quattro elementi, tutti formati da triangoli, e che l’acqua si comprime nella pietra. Oppure provate a leggere Omero, e in particolare l’Iliade, senza filtrarlo attraverso prospettive moderne per cercare di renderlo “attuale”. (Ricordo ancora lo shock di leggere Il mondo di Odisseo di MI Finley molti decenni fa). Ma forse i Greci erano ancora più diversi di così. Se dobbiamo credere a Julian Jaynes in The Origin of Consciousness in the Breakdown of the Bicameral Mind (L’origine della coscienza nel crollo della mente bicamerale), la coscienza come la intendiamo noi non si trova in Omero, e le voci degli dei che i nostri antenati sentivano in realtà provenivano dalla loro stessa mente, i cui emisferi funzionavano in modo completamente indipendente l’uno dall’altro. Nonostante tutti i tentativi di far credere che gli antichi fossero “proprio come noi”, e quindi non pericolosi per i laureandi schizzinosi, è ovvio che i Greci (e i Romani, se è per questo) non erano affatto come noi.

E anche i nostri antenati europei più recenti non erano molto simili a noi. Oggi che la letteratura medievale è raramente insegnata nelle università (“troppo difficile”), abbiamo perso il contatto con un modo di pensare che è sia recente in termini di civiltà, sia terribilmente diverso da quello che conosciamo. Ma le cosmologie che troviamo in Chaucer e Dante, e persino in Shakespeare, non sono miti simbolici, ma descrizioni pragmatiche del mondo così come si credeva che fosse. Se si poteva volare abbastanza in alto, si potevano toccare le sfere: la musica che facevano era reale, ma i nostri sensi sono troppo rozzi per sentirla. Alla domanda moderna: “Ci credevano davvero?”, la risposta, descritta in libri come “L’immagine scartata” di CS Lewis e “L’immagine del mondo elisabettiano” di EMW Tillyard (entrambi ormai in disuso), è che sì, ci credevano davvero.

E questo dovrebbe farci riflettere, non da ultimo se consideriamo che in molte parti del mondo odierno esistono ancora culture lontane da quella moderna liberal-razionale-materialista come quella di Dante. La tendenza a quello che chiamo cronicismo, il sentimento di superiorità nei confronti del passato e la convinzione che, laddove non possa essere torturato per sembrare una prefigurazione del presente, debba essere censurato o scartato, è estremamente potente, e lo sta diventando sempre di più. Non è difficile capire perché. Se anche solo qualche centinaio di anni fa le persone non condividevano la nostra mentalità liberale-razionalista-materiale, è possibile che quella stessa mentalità sia essa stessa contingente, anziché essere la fine della storia, e che in futuro si possa guardare alla nostra visione del mondo con incredulità? Sarebbe terrificante. Per molti versi, il modo migliore per comprendere il presente è capire che il passato era diverso e che il presente, come direbbe William Gibson, non è comunque uniformemente distribuito. E non è nemmeno detto che la progressione dal passato al presente abbia seguito una progressione inevitabile: è difficile leggere la storia senza rendersi conto di quanto tutto sia terribilmente contingente, e non solo nei Re e nelle Regine: lo storico della Bibbia Bart Ehrman, per esempio, ha mostrato in Lost Christianities come versioni della fede oggi irriconoscibili sarebbero potute arrivare a dominare la civiltà occidentale, se non fosse stato per una serie di straordinari incidenti storici, proprio come Shadow of the Sword di Tom Holland mostra quanto fosse improbabile l’ascesa dell’Islam.

Cosa possiamo dire di questa progressione? Innanzitutto che non è stata né inevitabile né unidirezionale. Dimentichiamo, ad esempio, che le idee dell’Illuminismo non hanno trionfato così: si legga Enemies of the Enlightenment di Darrin MacMahon. Tuttavia, a livello macroscopico, sembrano esserci stati dei modelli di cambiamento lenti e profondi. The Ever-Present Origin di Jean Gebser e The Master and His Emissary di Ian McGilchrist tracciano, in modi diversi, enormi cambiamenti di mentalità e suggeriscono, tra l’altro, che l'”individuo” come intendiamo questo concetto è uno sviluppo sorprendentemente recente. Gebser vede l’umanità passare da una modalità di pensiero arcaica, a una modalità magica, poi mitica e infine all’attuale modalità mentale-razionale, che secondo lui potrebbe potenzialmente portare a una “catastrofe” per l’umanità. McGilchrist parla di quella che considera la lotta tra l’emisfero destro e quello sinistro del cervello per il predominio, con il cervello sinistro razionale, privo di immaginazione e ossessionato dai dettagli (l'”Emissario”) che ora ha pericolosamente il controllo. Questi sono entrambi modi di descrivere la progressiva ascesa della società razionale, liberale, materialista e manageriale in cui viviamo.

A sua volta, questa ascesa è stata possibile grazie alla fine della religione come autentica forza strutturante trascendente per la vita e il pensiero, e al suo successivo sviluppo (o regresso) in una sorta di umanesimo senza palle. Come mostra Charles Taylor in Un’epoca secolare, ciò non è avvenuto perché la scienza ha “smentito” la religione (un’impossibilità logica, in ogni caso), ma perché la religione si è effettivamente arresa in anticipo, cercando di fare appello a qualsiasi idea alla moda del momento, perdendo sempre di più la sua essenza fondamentale. Come ha mostrato Alasdair McIntyre in After Virtue, l’effettivo abbandono del cristianesimo come punto di riferimento comune e di partenza per l’argomentazione morale ha prodotto una pletora di schemi etici sostitutivi di derivazione umana, che erano “incommensurabili”, secondo i suoi termini, e che quindi portavano semplicemente le persone a gridare l’una contro l’altra senza nemmeno capire di cosa stesse gridando l’altra.

Il che ci porta alla domanda logica: come facciamo a sapere se esistono norme morali assolute o verità definitive? Nietzsche ha posto il problema, come abbiamo visto, ma c’è una risposta? In realtà no, anche se diversi scrittori hanno cercato di sviluppare sistemi etici: questo è il problema. Nulla, ovviamente, ci impedisce di sviluppare o adottare le nostre idee etiche, di cercare altri con le stesse idee e di agire di conseguenza. È dubbio che una vita non “etica” sia possibile, dal momento che le persone si comportano generalmente secondo alcune regole, anche cattive. Ma il postmodernismo non ha forse eliminato tutto questo? Le opinioni non sono tutte ugualmente buone? Torniamo al problema che dimostrare che le idee sono cambiate nel tempo è un atto dirompente, perché implica che le idee possano cambiare anche in futuro. Ma se considerato con freddezza, non c’è bisogno di farsi prendere dal panico.

Togliamo prima di tutto di mezzo Foucault: forse mai un filosofo, nemmeno Kant o Hegel, ha prodotto così tanti danni involontari, usati ignorantemente da persone che non hanno idea di cosa stia cercando di dire. Foucault diceva che lo scopo della filosofia è interpretare il mondo. Ciò significa esaminare i meccanismi della vita, chi fa cosa, chi decide, chi controlla, perché le persone accettano regole e modi di pensare e, in effetti, come pensiamo alle questioni in primo luogo. E questo, ha detto, cambia nel tempo. Il modo in cui si parlava di malattia mentale nel XVI secolo è semplicemente incompatibile con quello in cui se ne parla nel XIX secolo, ed è interessante e importante seguire i cambiamenti. I primi libri – L’archeologia della conoscenza, Le parole e le cose – e il Discorso della filosofia, perduto e pubblicato solo di recente, si occupano molto di questo aspetto e vale la pena di leggerli. Foucault era per molti versi uno scrittore tradizionale, scriveva in un francese generalmente chiaro, elegante e un po’ antiquato, ma è stato mal servito dai traduttori, che lo hanno fatto sembrare più oscuro di quanto fosse in realtà.

Gli altri post-modernisti (e si discute se Foucault lo fosse davvero) sono un’altra questione, e in questo caso dobbiamo tenere presente la tradizione intellettuale francese di brillantezza superficiale, amore per il paradosso, esagerazione deliberata e giochi di parole. In gran parte di Derrida o Barthes c’è questa tradizione di intuizione brillante e paradossale (più Nietzsche che Cartesio, potremmo dire) e i loro scritti devono essere trattati con discrezione. Quando Barthes parlava della “morte dell’autore”, ad esempio, era deliberatamente provocatorio e per molti versi diceva solo quello che i critici letterari dicevano da decenni sotto l’etichetta della “fallacia intenzionale”: un libro è necessariamente più di quello che l’autore vi ha consapevolmente inserito, non è un cruciverba da risolvere. In generale, le opere di questi autori sono spesso divertenti e stimolanti, ma resta da chiedersi se abbiano effettivamente un valore finale. (Naturalmente, perché una qualsiasi delle loro teorie sia vera, deve esistere la possibilità di una verità oggettiva, come sottolineato da Julian Baggini nel suo eccellente libro “Breve storia della verità”).

Il che ci porta infine al punto in cui ci troviamo, ovunque esso sia. E qui ci imbattiamo nel problema di chi deve descrivere il mondo, e come? Trent’anni fa, l’idea che le norme liberali occidentali e il denaro liberale occidentale strutturassero in modo massiccio la nostra comprensione del mondo era considerata scandalosa ed estrema. Antropologi come Edward T Hall (Al di là della cultura) e Clifford Geertz (L’interpretazione delle culture) cominciarono a educarci all’infinita varietà e relatività delle culture (l’essere già stati fatti colpisce ancora). Al giorno d’oggi, l’idea che il potere occidentale detti ogni atto di ogni Paese del mondo è diventata un cliché, e quelli di noi che trent’anni fa erano dei radicali senza speranza sono ora dei reazionari senza speranza per aver detto le stesse cose che abbiamo sempre detto.

Tuttavia, resta vero che la stragrande maggioranza degli scritti destinati ad aiutarci a capire il mondo è prodotta da occidentali o finanziata da loro, e anche da quel sottoinsieme di occidentali allineati con il PMC internazionale e la sua ideologia di liberismo. Un ricercatore angolano o argentino che cerchi di capire cosa sta succedendo in Gabon o a Gaza si troverà rapidamente di fronte a libri e articoli online gratuiti in inglese, scritti da stagisti che non hanno mai visitato nessuno dei due paesi. Naturalmente, il fatto che il liberalismo sia un’ideologia non è sempre ammesso, e quindi è utile leggere libri come Liberalism di Domenico Losurdo: A Counter-history e Why Liberalism Failed di Patrick Deneen come contrappeso, anche se entrambi sono aperti alle riserve. Allo stesso modo, la fiducia che si può avere nella versione esportata del liberalismo per risolvere i problemi del mondo non sopravviverà alla lettura di Governance and Nation-Building di Jenkins e Plowden, Bad Samaritans di Ha-Joon Chang, Ideology of Failed States di Susan Woodward o a casi di studio devastanti come Congo Masquerade di Theodore Trefon.

Gli altri Paesi, e per questo anche i loro governanti, devono essere visti per quello che sono, e non come vittime indifese o gratificati destinatari dell’attenzione occidentale, a seconda delle vostre idee politiche, e allora capirete meglio il mondo. Nessuno, leggendo Root Causes of Sudan’s Civil Wars di Douglas Johnson, si sarebbe sorpreso dei recenti scontri in quel Paese. Se leggete il francese e avete seguito il lavoro di esperti come Stephen Smith e Antoine Glaser, non sareste stati colti di sorpresa dai recenti colpi di stato nell’Africa francofona, né avreste cercato spiegazioni complesse quando ne esistono di semplici. Anche se non lo fate, c’è il lavoro di William Reno sugli Stati patrimoniali, Patrick Chabal su Soffrire e sorridere, Jeffrey Herbst sui problemi degli Stati e del potere in Africa, il lavoro di Jean-François Bayart e altri sullo Stato africano come impresa criminale, e il resoconto di David Keene in Nemici utili sul perché la guerra è positiva per le carriere politiche e per arricchirsi. Per capire perché e come gli Stati e i leader africani manovrano per sopravvivere in un mondo di grandi potenze, leggere, tra gli altri, Africa and the International System di Christopher Clapham e Black Man’s Burden di Basil Davidson. Per comprendere la realtà dei conflitti in Africa, date un’occhiata a libri come Fighting for the Rain Forest di Paul Richards sulla Sierra Leone o The Mask of Anarchy di Stephen Ellis sulla Liberia. (Suggerimento: non è affatto come pensiamo che sia).

Sono tutti autori che sono stati lì e l’hanno fatto e, invece di trattare gli abitanti del luogo come oggetti e comparse, danno loro la dignità di attori. Lo stesso vale per gli esperti del Medio Oriente: non ci si deve accontentare di quello che pensa il Wall Street Journal su Hezbollah, per esempio, oggi ci sono un sacco di buoni studi di persone che conoscono bene l’organizzazione, alcuni in inglese, come Warriors of God di Nicholas Blandford. Per avere un’idea della catastrofe ancora in corso che è stata la caduta dell’Impero Ottomano, leggete A Line in the Sand di James Barr e A Peace to End All Peace di David Fromkin. La prossima volta che qualcuno cercherà di convincervi che la CIA ha creato l’ISIS, sorridete con indulgenza e ditegli che ci sono molti studi eccellenti sulle origini di questa organizzazione, sui suoi analoghi e sulla sua storia, di cui La nuova minaccia di Jason Burke è un esempio molto leggibile. E così via, anche per altre parti del mondo.

Mi è stato detto che ora devo fermarmi, ed è un peccato perché c’è molto altro nella mia lista, e volevo scrivere qualcosa per quelli di noi che vivono nella degenerata, kafkiana, tragica farsa della civiltà occidentale di oggi, e dare alcuni esempi di libri che potrebbero rendere più facile evitare di sprofondare ancora di più nella melma dello sconforto. Ma mi sono già dilungato troppo e questo dovrà aspettare un’altra volta.

Nel frattempo, qualche commento?

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure PayPal.Me/italiaeilmondo 

Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

Zaluzhny scrive un articolo per l’Economist: “Come vincere la guerra” – Analisi, di SIMPLICIUS THE THINKER

L’Economist ha pubblicato un nuovo oped scritto da Valery Zaluzhny, comandante in capo dell’AFU.

Fa alcune osservazioni molto interessanti, per non parlare di un paio di ammissioni sorprendenti, riguardo alla guerra.

Il taglio principale dell’articolo è diagnostico; è un tentativo di trovare modi significativi per riorientare l’AFU verso una direzione vincente, con l’implicita ammissione che questa non è la direzione che stanno affrontando attualmente.

L’articolo offre una rara opportunità di entrare direttamente negli ingranaggi della mente stessa, piuttosto che informazioni di seconda e terza mano su ciò che l’alto comando ucraino può o non può pensare.

Egli inizia con questa proposta:

Gli ucraini hanno dimostrato la loro disponibilità a sacrificare anima e corpo per la loro libertà. L’Ucraina non solo ha fermato l’invasione di un nemico molto più forte, ma ha anche liberato gran parte del suo territorio. Tuttavia, la guerra sta ora passando a una nuova fase: quella che noi militari chiamiamo guerra “posizionale” di combattimento statico e attitudinale, come nella prima guerra mondiale, in contrasto con la guerra “di manovra” di movimento e velocità. Questo avvantaggerà la Russia, permettendole di ricostruire la sua potenza militare, finendo per minacciare le forze armate dell’Ucraina e lo Stato stesso. Qual è la via d’uscita?
L’autore prosegue affermando che, al di là dell’essenziale, come proiettili e missili, l’Ucraina ha bisogno di alcuni sistemi chiave per riacquistare un’immaginaria “iniziativa” contro la Russia. Il primo con cui inizia è quello delle capacità aeree – per intenderci, gli F-16: gli F-16.

“Il controllo dei cieli è essenziale per le operazioni di terra su larga scala”.

Questo è vero, finora. Come nota, al momento in cui scriviamo, ci sono nuove notizie, non verificate, secondo cui il primo lotto di circa 5 F-16 sarebbe “arrivato in Ucraina”¹. Sono molto scettico al riguardo, ma vale la pena menzionarlo per fare il punto successivo.

Un altro funzionario ucraino ha recentemente espresso l’opinione che 120-150 F-16 permetterebbero all’Ucraina di “stabilire un dominio/superiorità aerea”.

Si tratta di affermazioni bizzarre e distorte. Non solo l’Ucraina non ha la capacità infrastrutturale per sostenere o ospitare un numero così elevato di F-16, ma la premessa di base è assurda.

Tra i sostenitori dell’Esercito Ucraino sembra esserci una strana idea di fondo, secondo la quale ogni aspetto delle forze armate ucraine è “libbra per libbra” migliore delle loro controparti/equivalenti russe. Quindi la logica segue invariabilmente che l’Ucraina ha bisogno solo di una frazione di una determinata categoria di sistemi per dominare la Russia in quella particolare categoria.

Per esempio, prendiamo i carri armati. Sappiamo che la Russia produce circa 800-1600 carri armati all’anno e ne ha ancora migliaia e migliaia. Eppure la narrazione illusoria continua a essere che solo un centinaio o due carri armati “avanzati della NATO” come gli Abrams o i Leopard cambieranno in qualche modo la partita e neutralizzeranno immediatamente il vantaggio russo.

E se vi dicessi che anche se l’Ucraina avesse 1000 Abrams/Leopard e la Russia solo 500 carri armati sovietici, la Russia vincerebbe comunque la battaglia dei carri armati (e la guerra, se è per questo)?

Questa realtà di base è radicata nei seguenti fatti:

l’efficacia effettiva dei carri armati principali di ciascuna parte è marginale rispetto all’una o all’altra. Quindi non è il carro armato in sé che conta, ma l’ecosistema in cui il carro armato funziona come parte di una macchina militare ben oliata.

L’esercito russo ha una superiorità e un vantaggio di gran lunga maggiori in vari sistemi integrativi essenziali, reti, dottrine, logistica, ISR locale/tattico, ecc. che danno alle loro forze di carri armati un vantaggio moltiplicatore sul terreno, anche se sono “in inferiorità numerica” o “in inferiorità di armi” rispetto ai corazzati “superiori” della NATO. Ricordiamo il solitario T-80 russo che ha devastato l’intera colonna ucraina (che aveva diversi carri armati al suo interno), come esempio.

Il fatto più ignorato di tutti: I carri armati e le truppe russe in generale sono semplicemente migliori. Meglio addestrati, meglio guidati, con un morale migliore, e hanno una migliore consapevolezza intorno a loro a causa di quanto detto sopra #2.

Un rapido chiarimento sul punto #1:

Molti opinionisti ed “esperti” perdono tempo a spaccare il capello in quattro su ogni piccolo sistema.

“Omg, il Leopard 1A5 ha un controllo del fuoco EMES-18, ha 5 pixel in più di risoluzione rispetto alle termiche PNM-T del T-72! Questo significa sicuramente che 1 Leopard può distruggere 20 T-72 da solo!”.

La dura verità è che le varie differenze nei sistemi moderni di questo tipo sono di solito estremamente marginali. Un carro armato con termiche di Gen 1 distrugge facilmente un carro armato con termiche di Gen 3 se lo individua per primo, soprattutto se il primo carro armato ha intorno a sé un ecosistema molto più integrato che gli consente di avere una migliore percezione dell’ambiente circostante e una maggiore consapevolezza del flusso della battaglia in generale. Lo stesso vale per ogni altro sistema.

L’argomentazione per la potenza aerea è la stessa. Perché 100-150 F-16 dovrebbero in qualche modo dominare gli oltre 1000 jet da combattimento di cui dispone la Russia? Chi è sano di mente può pensare che un singolo F-16 abbia un moltiplicatore di forza di x10 contro i jet russi?

La fredda e dura verità è questa:

Se l’Ucraina avesse 1.000 F-16 e la Russia solo 250 dei suoi migliori caccia, probabilmente la Russia vincerebbe comunque la guerra aerea.

Questo perché la Russia ha tutti i vantaggi in teatro che aumentano la sua potenza aerea. Per esempio:

L’integrazione degli AWACS, che danno ai jet una visione molto più ampia e la capacità di volare al buio con i radar spenti, rendendoli molto più “invisibili” da lontano (le radiazioni dirette su un’imbarcazione ricevente sono 3-4 volte più potenti delle radiazioni riflettenti provenienti dal proprio radar che rimbalzano le onde del “bersaglio”).

Una vasta moltitudine di sistemi AD integrati a terra che danno alla Russia “occhi” sull’intero teatro delle operazioni, mentre l’Ucraina ha una visione relativamente limitata e a macchia di leopardo a causa dei suoi sistemi completamente inferiori (quantitativamente e qualitativamente).

Ancora una volta: I piloti russi sono di gran lunga migliori. Hanno un addestramento migliore, scuole di volo migliori, un numero maggiore di ore di volo, un morale migliore, conoscono meglio i loro sistemi (al contrario di chi vola su un F-16 nuovo di zecca che ha imparato solo il mese scorso), hanno un coordinamento migliore e tutto il resto.

Qualcuno dirà che anche l’Ucraina ha accesso agli AWACS della NATO, solo che non possono raggiungere le zone più calde. Dal confine polacco al Donbass ci sono oltre 1200 km, mentre i radar AWACS raggiungono al massimo i 400-600 km, a seconda delle dimensioni e dell’altitudine dell’oggetto.

Quindi, dimenticatevi la frottola che dare aerei all’Ucraina aiuterà in qualche modo nella guerra aerea. L’unico uso che gli aerei possono avere è quello di lanciare munizioni da lontano, come i JDAMS e gli Storm Shadows. Certo, questo può aiutare – anche se non sarà un “game changer” di alcun tipo, l’Ucraina perderà comunque facilmente – ma chiamatelo per quello che è. Invece di mentire sulla potenza aerea, Zaluzhny e co. dovrebbero semplicemente dire che abbiamo bisogno di questi aerei per lanciare munizioni o per usarli in ruoli difensivi per abbattere gli attacchi dei missili da crociera russi in arrivo. Ma naturalmente lo scopo della menzogna è quello di “vendere” una fantasia al pubblico occidentale. Devono ispirare speranza e meraviglia dando ai creduloni occidentali la visione hollywoodiana dei loro maestosi F-16 americani che spazzano via dai cieli quei comunisti, proprio come in Top Gun! Oorah!

Il fatto è che è la Russia ad avere un vantaggio qualitativo e un vantaggio in termini di peso. Volete una prova? È stato lo stesso Zelensky a sostenere che l’AFU aveva un milione di uomini in totale, mentre la Russia ha iniziato l’intera SMO con solo circa 70.000 uomini. Per tutto il tempo la Russia ha combattuto in Ucraina in grande inferiorità numerica, ma con una disparità di perdite compresa tra 5:1 e 10:1, a favore della Russia.

Ecco perché nessun aiuto occidentale può aiutare l’Ucraina. Se gli Stati Uniti dessero loro 1000 lanciatori HIMARS e l’intero stock di oltre 5.000 carri armati Abrams, l’Ucraina perderebbe comunque, ma ci vorrebbe più tempo.

Credo che la percezione derivi dal fatto che a volte l’Ucraina sembra avere un potere smisurato, ma è fuorviante. Per esempio, non avendo una flotta navale, viene percepita come se avesse respinto o “annullato” l’intera massiccia flotta russa del Mar Nero. Una minuscola flotta di 20-40 camion HIMARS (contando i Mars II e gli M270) ha ugualmente “devastato le infrastrutture russe!”.

Ma ciò che si ignora è il fatto che la Russia sta ancora combattendo questo conflitto con una mano dietro la schiena. Questo fatto non è più chiaro di oggi, quando siamo testimoni di come una “vera guerra” possa essere combattuta, per scelta, nello scenario israeliano. Si noti come Israele distrugga deliberatamente tutti gli ospedali e le infrastrutture di Gaza per paralizzare completamente il nemico.

Bisogna rendersi conto che l’Ucraina ha ancora infrastrutture funzionanti che permettono ai suoi soldati di essere evacuati e rattoppati, di avere cibo, vestiti e un riparo, tra le altre cose. Immaginatevi se la Russia si mettesse a fare “senza esclusione di colpi” e distruggesse tutte le infrastrutture ucraine. L’AFU crollerebbe perché non avrebbe più nulla per gestire le sue ingenti perdite. Allo stesso modo, la Russia potrebbe costringere al collasso tutte le infrastrutture sociali/sociali colpendo le città come fa Israele, il che farebbe crollare l’intero “back end” dell’AFU, lasciandolo logisticamente paralizzato.

Quindi, il punto è che l’Ucraina è in grado di gestire la “percezione” di avere alcuni effetti fuori misura su alcune categorie di ingaggio, ma è un effetto illusorio solo perché la Russia ha scelto di combattere una guerra tra gentiluomini. E anche in questo caso, come ho detto, la Russia ha inflitto perdite sproporzionate pur combattendo in inferiorità numerica per la maggior parte del tempo.

Forse è un po’ discorsivo, ma era importante stabilire una base di partenza per capire perché alcune delle proposte di Zaluzhny sono radicate in un’illusione fantastica.

Tornando al suo articolo, egli avanza poi alcune richieste strane e poco pratiche:

Quindi vuole droni che sparino reti per fermare i droni russi. Poi chiede esche che emettano segnali per “attirare le bombe a vela russe”. Questo non ha nemmeno senso. Le bombe a vela russe sono alimentate da GPS/Glonass: non c’è nessuna “esca” che possa “attirarle”. Posso solo supporre che non si riferisca alle famose Fab-500M62 UMPK, ma piuttosto alle bombe di tipo KAB, che sono a guida laser, e un qualche tipo di emettitore laser può teoricamente farle decollare, ma non sono vere e proprie bombe plananti.

Poi chiede più sistemi EW, pur ammettendo che la Russia è in vantaggio nella guerra EW. Tutto ciò è abbastanza semplice, quindi passiamo alla richiesta successiva:

Il terzo compito è il fuoco di controbatteria: sconfiggere l’artiglieria nemica. In questa guerra, come nella maggior parte delle guerre passate, il fuoco di artiglieria, razzi e missili costituisce il 60-80% di tutti i compiti militari. Quando l’anno scorso abbiamo ricevuto per la prima volta i cannoni occidentali, abbiamo avuto un discreto successo nel localizzare e colpire l’artiglieria russa. Ma l’efficacia di armi come Excalibur, un proiettile americano a guida gps, è diminuita drasticamente a causa del miglioramento della guerra elettronica russa.
Questa è un’ammissione importante. Direttamente dalla bocca del cavallo, vediamo che anche i proiettili Excalibur sono stati bloccati. Ricordiamo tutti i discorsi del dottor Philip Karber a West Point che affermavano proprio questo, e che alcuni deridevano.

Ed è vero, non vedo più molti colpi Excalibur nei video AFU pubblicati. Avevo attribuito la cosa alla scarsa disponibilità del costoso proiettile, ma a quanto pare è stato reso quasi inutile dal jamming russo, così come il JDAM.

Ecco perché in passato ho detto che il proiettile Krasnopol della Russia è superiore: ha sia la modalità GPS/Glonass che quella a guida laser, anche se la sua gittata lascia molto a desiderare rispetto all’Excalibur, ma compensa con la versatilità.

Nel frattempo, il fuoco di controbatteria della Russia è migliorato. Ciò è dovuto in gran parte all’uso delle munizioni Lancet, che funzionano insieme ai droni da ricognizione, e alla crescente produzione di proiettili a guida di precisione che possono essere puntati da osservatori a terra. Nonostante il parere negativo di alcuni analisti militari, non possiamo sminuire l’efficacia delle armi e dell’intelligence russa in questo senso.
Bene, bene, bene. Non solo sembra fare riferimento proprio a Krasnopol, ma addirittura gli attribuisce qualche meritato merito.

Per ora siamo riusciti a raggiungere la parità con la Russia grazie a una quantità minore di potenza di fuoco più precisa. Ma questo potrebbe non durare. Dobbiamo potenziare i nostri campi gps locali – utilizzando antenne a terra piuttosto che solo i satelliti – per rendere i nostri proiettili a guida di precisione più precisi di fronte ai disturbi russi. Dobbiamo fare maggiore uso di droni kamikaze per colpire l’artiglieria russa. E abbiamo bisogno che i nostri partner ci inviino migliori attrezzature per la ricognizione dell’artiglieria, in grado di localizzare i cannoni russi”.
Naturalmente, deve aggiungere un po’ di gonfiore per bilanciare il pericoloso pessimismo delle lodi sulle capacità russe. Come possono i suoi sistemi “a quantità ridotta” essere “più precisi” se ha appena ammesso che i proiettili Excalibur si inceppano? Ricordiamo che si sta riferendo alla guerra di controbatteria, quindi stiamo parlando di artiglieria e SPG. A quale altro sistema, oltre all’Excalibur, potrebbe riferirsi per ottenere questa pretesa “parità”? Presumo l’HIMARS, che è l’unica cosa che l’Ucraina ha usato efficacemente nel ruolo di controbatteria, ma anche questo è drasticamente diminuito di recente, mentre la Russia continua a uccidere un sacco di batterie ucraine ogni giorno.

La prossima richiesta è un’altra sciocchezza irrealizzabile:

Il quarto compito è la tecnologia di sminamento. All’inizio della guerra avevamo attrezzature limitate e obsolete per questo scopo. Ma anche le forniture occidentali, come i carri armati norvegesi per lo sminamento e i dispositivi di sminamento a razzo, si sono rivelate insufficienti di fronte all’estensione dei campi minati russi, che in alcuni punti si estendono per 20 km. Quando facciamo breccia nei campi minati, la Russia li rifornisce rapidamente sparando nuove mine a distanza.
In primo luogo conferma ciò che abbiamo scritto qui per molto tempo: Le capacità di estrazione a distanza della Russia (RAAM/FASCAM), che riforniscono rapidamente i campi minati sparando centinaia di mine attraverso camion MLRS specializzati come il sistema ISDM Zemledeliye:

La tecnologia è la risposta. Abbiamo bisogno di sensori simili a radar che utilizzino impulsi di luce invisibili per rilevare le mine nel terreno e di sistemi di proiezione di fumo per nascondere le attività delle nostre unità di sminamento. Possiamo usare motori a reazione di aerei dismessi, cannoni ad acqua o munizioni a grappolo per rompere le barriere di mine senza scavare nel terreno. Anche nuovi tipi di scavatori di tunnel, come un robot che utilizza torce al plasma per scavare gallerie, possono essere d’aiuto.
Aspetta… cosa?

Rileggete quanto sopra e chiedetevi: quanto sembra realistico tutto questo? Immaginatevi la conversazione:

Zio Sam: “Mi dispiace, Valery, il popolo è un po’ stanco di tutta questa farsa e le casse si sono esaurite”.
Zaluzhny: “No, no, fidati di me. Ci manca solo quest’ultima piccola cosa, poi la vittoria sarà nostra, davvero, lo prometto!”.
Zio Sam: “Sigh… che cos’è?”.
Zaluzhny: “Ci servono solo laser speciali per sparare alle mine nel terreno, motori a reazione e cannoni ad acqua per eliminare le munizioni…”.
Zio Sam: “… è tutto?”.
Zaluzhny: “… e… e… scavatori di tunnel giganti, oh e anche robot che usano torce al plasma per…”.
Zio Sam: “Vattene via!”

Insomma, andiamo, gente. Questa sta diventando una parodia dei brevetti, per l’amor di Dio! C’è ancora qualcuno sano di mente in quel paese?

Robot giganti con torce al plasma per scavare tunnel? Di cosa diavolo state parlando, ci sono 300.000 e più morti e un paese che sta per collassare. È davvero questo lo stadio in cui ci troviamo? Stiamo raschiando il fondo del barile.

La sua proposta finale è quella di contribuire alla costituzione di riserve ucraine:

La mia quinta e ultima priorità è costruire le nostre riserve. La Russia non è riuscita a sfruttare il suo grande vantaggio in termini di manodopera perché Vladimir Putin teme che una mobilitazione generale possa innescare una crisi politica e perché non è in grado di addestrare ed equipaggiare un numero sufficiente di persone. Tuttavia, anche la nostra capacità di addestrare le riserve sul nostro territorio è limitata. Non possiamo risparmiare facilmente i soldati che sono schierati al fronte. Inoltre, la Russia può colpire i centri di addestramento. E ci sono lacune nella nostra legislazione che permettono ai cittadini di eludere le proprie responsabilità.
In questo caso sembra che stia parlando di un vantaggio puro su base societaria, cioè di manodopera totale disponibile, piuttosto che di manodopera dispiegata. Sta dicendo che la Russia ha molta più forza lavoro “potenziale”, ma Putin ha “troppa paura” di chiamarla in causa attraverso la mobilitazione. Ne consegue che se Putin dovesse mai chiamarli a raccolta, l’Ucraina si troverebbe di fronte a uno scenario da fine partita.

La parte più divertente – o più triste, se è per questo – è la sua soluzione al problema. La chiama “stage di combattimento”, ma leggete cosa comporta in realtà:

Stiamo cercando di risolvere questi problemi. Stiamo introducendo un registro unificato delle reclute e dobbiamo ampliare la categoria dei cittadini che possono essere chiamati per l’addestramento o la mobilitazione. Stiamo anche introducendo un “tirocinio di combattimento”, che prevede l’inserimento di personale appena mobilitato e addestrato in unità esperte di prima linea per prepararlo.
Aspettate, quindi la vostra soluzione è mettere le reclute non addestrate in prima linea a combattere, non è forse la definizione letterale di “carne da cannone”?

Bisogna saper leggere tra le righe. Sta cercando di usare le parole in modo da attirare il pubblico occidentale a cui si rivolge, senza dire nulla di troppo “scioccante”. In sostanza, ha detto che abbiamo un enorme problema di manodopera sul fronte a causa delle perdite, e per alleviarlo stiamo inviando truppe appena mobilitate e completamente non addestrate in posizioni di combattimento in prima linea (dove in genere muoiono nel giro di poche ore).

Conclude con:

La Russia non deve essere sottovalutata. Ha subito gravi perdite e ha consumato molte munizioni. Ma avrà una superiorità in armi, equipaggiamenti, missili e munizioni per un tempo considerevole. La sua industria della difesa sta aumentando la produzione, nonostante le sanzioni senza precedenti. Anche i nostri partner Nato stanno aumentando drasticamente la loro capacità produttiva. Una guerra di posizione è una guerra prolungata che comporta rischi enormi per le forze armate ucraine e per il suo Stato. Se l’Ucraina vuole sfuggire a questa trappola, avremo bisogno di tutte queste cose: superiorità aerea, capacità di guerra elettronica e di controbatteria molto migliorate, nuova tecnologia di sminamento e capacità di mobilitare e addestrare più riserve. Dobbiamo anche concentrarci su un comando e un controllo moderni, in modo da poter visualizzare il campo di battaglia in modo più efficace rispetto alla Russia e prendere decisioni più rapidamente, e su una razionalizzazione della nostra logistica, interrompendo quella russa con missili a più lungo raggio. Approcci nuovi e innovativi possono trasformare questa guerra di posizione in una guerra di manovra.
Pensa che un paio di mine e di robot laser possano trasformare questa guerra in una guerra di manovra per l’Ucraina? Mi dispiace, ma quella nave è salpata. L’unica volta che avete avuto una “guerra di manovra” è stato quando la Russia aveva 120.000 uomini totali in teatro, mentre voi ne avevate 400-700.000 al momento dell’offensiva di Kharkov. Una volta che la Russia ha raggiunto la parità di uomini e ha fatto crollare le linee, i vostri sogni di manovra sono finiti per sempre.

Quanto sopra ha concluso la parte principale dell'”appello al pubblico” del suo saggio su The Economist. Tuttavia, in fondo, si rimanda a un altro rapporto “più dettagliato”, anch’esso scritto da lui, che serve come una sorta di manuale supplementare più tecnico o un pezzo di accompagnamento.

Questo documento più lungo, di 9 pagine, si intitola:

LA MODERNA GUERRA POSIZIONALE E COME VINCERE IN ESSA

Si tratta in pratica di una forma più lunga dello stesso articolo dell’Economist, ma entra in maggiori dettagli esplicativi per ogni sezione, utilizzando un linguaggio più tecnico, ecc.

Pertanto, non abbiamo bisogno di analizzarlo nei dettagli come il precedente, perché copre gran parte dello stesso terreno. Tuttavia, ci sono alcune aree in cui ci permette di ampliare il pensiero di Zaluzhny o di fare nuovi approfondimenti sul suo approccio strategico al resto del conflitto.

La prima affermazione veramente significativa che fa è la seguente, relativa alla guerra di controbatteria:

La controbatteria sta diventando una componente importante del confronto armato. E nonostante le dichiarazioni di alcuni cosiddetti “analisti militari”, varie pubblicazioni, anche nei media russi, sul graduale indebolimento della Russia, non abbiamo il diritto di sminuire l’importanza e le capacità delle armi russe, il suo ISR (intelligence, sorveglianza e ricognizione) e le contromisure, la capacità del complesso militare-industriale dello Stato aggressore di fornire alle truppe un numero significativo di armi ed equipaggiamenti sia obsoleti che moderni. Dobbiamo valutare realisticamente le minacce, analizzare l’esperienza e trarre conclusioni.
Qui rimprovera tutti coloro che sminuiscono le capacità tecnologiche della Russia nel settore dell’ISR e del MIC in generale.

Spiega poi che l’Excalibur avrebbe dato all’AFU una superiorità miracolosa all’inizio, ma la sua efficacia è rapidamente diminuita:

Subito dopo aver ricevuto le armi missilistiche e di artiglieria occidentali, le Forze Armate dell’Ucraina hanno ottenuto una superiorità significativa e un successo significativo nella contro-batteria. Così, le munizioni guidate di precisione, come l’Excalibur (proiettile da 155 mm), si sono rivelate piuttosto efficaci nella lotta contro l’artiglieria semovente e i radar di controbatteria. Tuttavia, con il passare del tempo, le loro capacità sono diminuite in modo significativo, poiché il sistema di puntamento (che utilizza il GPS) è molto sensibile all’influenza della guerra elettronica nemica, che porta a una perdita di precisione delle munizioni. Il nemico ha imparato rapidamente ad applicare nuove tattiche: dispersione (da parte dei cannoni); fuoco dalla massima distanza; uso di nuovi mezzi di guerra elettronica (il sistema di contromisure elettroniche “Pole 21”), ecc. Inoltre, il nemico ha iniziato a utilizzare in modo diffuso ed efficace le munizioni Lancet con “illuminazione” del bersaglio, gli UAV Orlan, Zala e altri per la controbatteria, il cui contrasto è piuttosto difficile.
Beh, è ovvio. Il punto centrale della guerra è che ci si deve adattare al nemico. È per questo che non capirò mai le persone che esultano per gli occasionali “successi” della nuova wunderwaffe ricevuta dall’Ucraina. I nuovi sistemi daranno sempre problemi a un esercito all’inizio, ma una forza veramente di alto livello può imparare a contrastarli. La Russia lo ha fatto – direttamente dalla bocca di Zaluzhny.

È interessante anche il fatto che sembra fare riferimento a un nuovo tipo di Lanet “con illuminazione del bersaglio”. Non ne sono sicuro al 100%, ma sembra che si riferisca ai nuovi Lanet basati sull’intelligenza artificiale e alla loro capacità di trovare o forse “illuminare” il bersaglio da soli.

La serie successiva contiene una delle ammissioni più importanti di tutte:

Per mantenere e aumentare la superiorità nel duello, i russi, attraverso l’uso di sistemi di artiglieria obsoleti (D-1, D-20, ecc.), hanno aumentato in modo significativo la densità dell’artiglieria e la sua capacità di utilizzare massicciamente munizioni convenzionali.
In primo luogo egli afferma che la Russia ha contrastato l’Ucraina saturando sostanzialmente il campo di battaglia con un mucchio di sistemi legacy “obsoleti”. Ma questa è una strana ammissione: in pratica sta dicendo che l’artiglieria russa dell’era della Seconda Guerra Mondiale (il D-1 è del 1943 e il D-20 del 1955) è ancora abbastanza buona da sopraffare in qualche modo tutte le ultime capacità “guidate” della NATO? Quindi, per deduzione, questo significa che non sono molto “obsolete”, se si possono ancora trovare nuovi usi per loro.

Il nemico ha anche aumentato la produzione e l’intensità dell’uso di munizioni guidate di precisione Krasnopol da 122 mm, che vengono puntate sui bersagli illuminandoli con un telemetro da postazioni di osservazione a terra. Come contromisura al nemico, siamo stati costretti a utilizzare sistemi di artiglieria a razzo, ad esempio “HIMARS”, per sconfiggere la sua artiglieria”.
Quindi ammette che il Krasnopol è così potente che l’Ucraina ha dovuto riorientare i suoi HIMARS solo per cercare di affrontarlo? Ma ecco il punto più importante di tutti:

Tuttavia, una parte significativa della serie di missili esistenti è stata utilizzata per colpire questi obiettivi (artiglieria, MLRS, ecc.). Attualmente, siamo riusciti a raggiungere una parità fittizia con l’artiglieria nemica, numericamente prevalente, grazie a un numero minore di colpi di qualità superiore (accurati).
In primo luogo, la parola “fittizio” significa fondamentalmente “teorico” o addirittura “immaginario”. È importante tenerlo a mente.

Ma questa è un’ammissione molto più grande di quanto sembri. Per mesi gli analisti hanno discusso dello strano riorientamento degli HIMARS ucraini e se fosse una scelta, o in generale di cosa fosse responsabile. Da mesi, cioè, l’HIMARS ha iniziato ad essere usato con molta parsimonia per il vero scopo per cui era stato progettato, colpire importanti obiettivi strategici/operativi nelle retrovie, e ha iniziato invece ad essere usato quasi esclusivamente in un ruolo di controbatteria.

Questa è la prima ammissione in assoluto – per non parlare di quella di alto livello – che risolve finalmente l’argomento. Sta dicendo che la maggior parte del loro stock di missili HIMARS, cioè i missili M30A GMLRS, ha dovuto essere criticamente riorientata per contrastare il vantaggio dell’artiglieria russa.

Naturalmente parla della “immaginaria”, cioè “fittizia”, parità raggiunta, ma credo che questo sia solo un discorso da venditore e un punto di forza in uno. Certo, ha avuto alcuni modesti successi, ma chiamarla parità sarebbe una parodia. In ogni caso, questa ammissione può sembrare una cosa da poco, ma per noi analisti che ci siamo spremuti le meningi su questi argomenti per molto tempo, è l’equivalente di un cercatore d’oro che trova l’oro. Tali gemme, definitivamente confermate dai livelli più alti, ci forniscono intuizioni estreme che possono essere estrapolate all’esterno, illuminando molte altre incognite accessorie del campo di battaglia.

Proseguendo, la successiva sezione importante su cui si sofferma è quella della guerra elettronica. Tutto ciò che vorrei menzionare qui è che egli nomina i sistemi specifici che la Russia sta utilizzando, e mi ha ricordato l’articolo che ho fatto tempo fa su questi stessi sistemi:

Tra i principali vantaggi dell’equipaggiamento russo per la guerra elettronica c’è anche l’istituzione della produzione in serie della cosiddetta “guerra elettronica di trincea” (“Silok”, “Piton”, “Harpoon”, “Piroed”, “Strizh”, “Lisochok”), di cui il livello tattico delle truppe russe è saturo.Nonostante il fatto che dall’inizio dell’aggressione armata su larga scala, il nemico abbia perso una parte significativa di questo equipaggiamento, oggi continua a mantenere una significativa superiorità nella guerra elettronica. Lungo gli assi di Kupyansk e Bakhmut, il nemico ha effettivamente creato un sistema di guerra elettronica a strati, i cui elementi cambiano costantemente la loro posizione.
Alcuni ricorderanno uno dei miei primi articoli qui, che in realtà entrava nel dettaglio di tutti i sistemi sopra citati:

Mystery Russian Systems Are Taking Out Ukrainian Drones

·
FEB 13
Mystery Russian Systems Are Taking Out Ukrainian Drones
Una breve esplorazione di alcuni dei nuovi progressi nel campo della tecnologia dei droni e degli anti-droni in guerra. Recentemente si sono moltiplicate le lamentele interne all’esercito ucraino, secondo cui su alcuni fronti i loro droni vengono neutralizzati con crescente intensità dalle forze russe. In primo luogo, si lamenta che la Russia stia utilizzando un nuovo tipo di ‘
Read full story

 

È interessante notare che all’epoca questi sistemi erano ancora molto speculativi e, sebbene avessi citato esempi di utilizzo reale da parte delle truppe russe, era ancora impossibile determinare quanto fossero realmente diffusi.Ma Zaluzhny conferma che questi sistemi non solo sono entrati in “produzione di massa”, ma che le forze russe sono “sature” di questi sistemi a “livello tattico”, il che significa sostanzialmente a livello di trincea. E questo dimostra perché non si vedono quasi mai video di droni ucraini che distruggono le trincee russe, così come si vedono infiniti droni russi che devastano quelle ucraine. Questa è una buona conferma che le trincee russe sono ora ben protette da una varietà di sistemi di questo tipo. Se avete letto il mio articolo precedente, noterete che questi sistemi sono automatizzati e funzionano anche mentre i soldati dormono.Zaluzhny prosegue citando diversi nuovi sistemi EW ucraini che, a suo dire, hanno quasi raggiunto la “parità” con la Russia, disturbando le comunicazioni satellitari lungo l’intera linea del fronte. Afferma che questo è uno dei principali fattori che contribuiscono allo “stallo” che impedisce a entrambe le parti di avanzare, e che ha quindi consegnato il conflitto a una guerra di logoramento “posizionale”.I rapporti russi in prima linea parlano di discrete capacità ucraine di EW/jamming, ma fingere di aver raggiunto la “parità” con la più potente superpotenza di segnali/EW del mondo è solo un’altra banale messa in scena per i suoi padroni occidentali.

Ma finalmente arriviamo alla parte iniziale del suo appello: la parte prescrittiva.

La necessità di evitare il passaggio a una forma di ostilità posizionale, come la “guerra di trincea” del 1914-1918, impone la ricerca di approcci nuovi e non banali per rompere la parità militare con il nemico. L’idea principale della via d’uscita dalla situazione attuale può essere presentata in modo illustrativo nell’immagine.
Egli presenta le due immagini seguenti come rimedi per rompere l’enigma della moderna guerra di manovra:
(ci scusiamo per la qualità, perché è così che sono venute)

Poi prescrive passo dopo passo come rompere la moderna trappola delle ostilità posizionali:

Ottenere la superiorità aerea:

Questo passa attraverso le idee delineate in precedenza, che sono: sovraccaricare l’AD russa con attacchi di saturazione dei droni; dare la caccia ai droni russi con droni che sparano reti; accecare i droni russi con le luci stroboscopiche; usare simulatori di radiazioni per dissuadere i cacciabombardieri russi dal lanciare bombe radenti.

Su questo punto entra più nel dettaglio, anche se non ho ancora capito bene cosa intende:

Uso di simulatori di radiazioni del sistema missilistico antiaereo a medio raggio per colpire le stazioni di illuminazione in prossimità della linea di contatto, al fine di ridurre l’efficacia dell’uso di bombe guidate in planata contro le nostre truppe in fase di offensiva (a causa del fatto che gli aerei da trasporto lanceranno bombe guidate dalla massima distanza possibile) e ridurre l’intensità dell’aviazione con equipaggio a causa del rifiuto dei piloti di effettuare sortite;
Quello che sembra stia dicendo è che vuole usare radar AD a medio raggio a basso costo, portati molto più vicino alla linea del fronte, in grado di parodiare i sistemi AD veri e propri, che a loro volta non possono essere rischiati così vicino alla linea del fronte e devono essere trattenuti nelle retrovie. Questo, secondo lui, farà sì che i piloti russi di Su-34 si chiudano a riccio e “si rifiutino di condurre le loro sortite” perché i loro sistemi radar amici rileveranno quelli che sembrano essere sistemi AD in prima linea.

In un certo senso non ha tutti i torti, perché i Su-34 russi che lanciano bombe-glide devono necessariamente volare molto in alto perché la bomba-glide possa prendere distanza. Quindi è probabile che vengano illuminati dai radar sulla linea di contatto. In teoria potrebbe funzionare, ma credo che i radar russi sarebbero in grado di distinguere il segnale di un “simulatore” da quello di un sistema AD registrato.

In secondo luogo, la teoria non ha senso perché per colpire i bersagli sulla linea di contatto i Su-34 russi lanciano il loro carico utile da 25-50 km nella parte posteriore. Non ci sono molti sistemi missilistici AD in grado di arrivare a quella distanza, in quanto si è già fuori dal raggio d’azione degli SHORAD, e la Russia sa che l’Ucraina non oserebbe mettere un S-300 o qualcosa di simile proprio sulla linea di contatto. In breve: saprebbero che si tratta di un bluff.

E infine è un punto irrilevante, perché anche se tutto ciò potesse avere successo, difficilmente l’Ucraina otterrebbe una “superiorità aerea” o qualcosa di simile. Né sarebbe in grado di ribaltare da solo le sorti della guerra posizionale. Ma è per questo che continua.

Si sofferma di nuovo sulla controbatteria e sullo sfondamento delle mine. Qui non aggiunge molto di diverso rispetto a prima, il che suona fondamentalmente come “migliorare tutto”. Certo, se si potesse letteralmente trasformare l’esercito che si ha in un esercito completamente diverso, allora si potrebbe vincere la guerra immaginaria. Ma questo è il problema: è quasi impossibile riprogettare completamente il proprio esercito da zero nel bel mezzo di una guerra brutale che si sta perdendo, con risorse che non si hanno né si avranno mai.

L’unica idea utile è quella di “costruire campi GPS” vicino alla linea del fronte per aumentare la precisione di oggetti come Excalibur. Questo può essere fatto a basso costo con alcune stazioni GPS, suppongo. Ma il problema è che questo aiuterà solo a colpire i bersagli proprio sulla linea di contatto. Non servirà a nulla per i bersagli operativi di profondità a 20 km di distanza, che è il vero scopo di Excalibur, dato che durante la traversata di quella distanza si troverà di nuovo in uno spazio aereo controllato dall’EW senza stazioni GPS amiche per correggere la rotta. Lo stesso vale per i JDAMS, tra l’altro, che a questo punto sono stati per lo più eliminati come inutili, dato che l’EW russo ha semplicemente ucciso la loro precisione.

Per quanto riguarda la sezione di breccia, sono quasi troppo senza parole per commentare questa assurdità:

Uso di un mini-scavatore di tunnel con una trivella, di un Rapid Burrowing Robot (RBR), di tubi vuoti per l’iniezione di esplosivi gassosi o liquidi, di missili con esplosivo ad aria combustibile per la violazione delle barriere di mine; uso di cannoni anti-drone per contrastare gli UAV di ricognizione nemici, che aumenteranno il livello di occultamento dei distaccamenti (squadre) di rimozione degli ostacoli durante la violazione delle barriere di mine.

Questo è tutto ciò che ho trovato su “RBR”:

Qualcuno mi aiuti. Sta suggerendo di scavare sotto il campo di battaglia con i bot al plasma? Mi sto ancora grattando la testa.

Non aggiunge molto nella sezione successiva, quindi passerò alla prossima ammissione che apre gli occhi:

Le forze armate russe spendono un gran numero di missili e munizioni, ma bisogna riconoscere che sono stati fatti alcuni preparativi per la guerra, per cui la Russia in questo momento conserva ed è in grado di mantenere una superiorità in armi ed equipaggiamenti, missili e munizioni per un tempo considerevole, mentre le capacità dell’industria militare stanno aumentando, nonostante l’introduzione da parte dei principali Paesi del mondo di sanzioni senza precedenti contro lo Stato aggressore.
Ricordate quanto i commentatori filo-ucraini sostenevano che la Russia fosse impreparata e poco professionale?

Alla fine, è lui a fare la valutazione finale più importante:

Allo stesso tempo, il prolungamento di una guerra, di norma, nella maggior parte dei casi, è vantaggioso per una delle parti in conflitto. Nel nostro caso specifico, si tratta della Federazione Russa, che ha l’opportunità di ricostituire e rafforzare la propria potenza militare.
Per tutti coloro che si chiedono sempre da che parte stia il tempo, ecco che il comandante in capo dell’AFU lo dice: il tempo è dalla parte della Russia.

In generale, il succo della sua analisi prescrittiva finale è che: “per sconfiggere la Russia abbiamo bisogno che il nostro esercito sia un esercito completamente diverso, nuovo”.

Il problema è che tutti i punti da lui specificati sono cose che anche la Russia sta attivamente migliorando e sviluppando il suo potenziale militare.

Quindi, per tutti i nuovi “droni” o sistemi EW che richiede, per tutta la capacità di violare o espandere la portata della sua potenza di fuoco, anche la Russia sta facendo ognuna di queste cose. E la sua capacità di fare queste cose è di gran lunga superiore a quella dell’Ucraina e persino di tutti i suoi partner della NATO messi insieme.

Non si tratta di criticarlo, sta facendo tutto il possibile e si suppone che stia facendo del suo meglio. Ma è sciocco se pensa che la Russia stia ferma. Anch’essa sta progettando nuovi modi per uscire dal pasticcio posizionale, e le sue risorse per farlo sono molto, molto più grandi.

La verità è che la speranza più “ottimale” di Zaluzhny e dell’Ucraina non è quella di rompere lo stallo, ma di mantenere lo stallo come status quo. Cioè, la traiettoria è che la Russia romperà lo stallo e l’AFU tornerà indietro, al ritmo attuale. E se gli venissero date tutte le cose che ha chiesto, la migliore speranza di Zaluzhny è semplicemente quella di neutralizzare la Russia in uno stallo continuo, nella migliore delle ipotesi.

La maggior parte della sua proposta è un’illusione. Parla di cose come la riforma dell’intero sistema di mobilitazione per semplificarlo in un quadro di servizio selettivo di ispirazione americana. Viene voglia di prenderlo per le spalle e scuoterlo urlando: “Svegliati!”. In quale realtà alternativa sta vivendo?

Ma credo che in gran parte si tratti di una finta facciata di “forza” per il pubblico occidentale; è l’unica spiegazione logica.

Inoltre, è interessante che la sua intera proposta lasci fuori molti degli elementi di guerra asimmetrica-ibrida-5GW che il suo stesso presunto idolo – Gerasimov – ha inavvertitamente reso popolari. Il fatto è che l’Ucraina può avere anche una minima possibilità di vincere questa guerra solo raddoppiando e puntando “all in” sullo stile di guerra 5GW/guerriglia. Eppure, tutte le sue idee procedono dal punto di vista di un confronto tra superpotenze pari e pari. Certo, l’Ucraina può avere molto “capitale umano spendibile”, ma non prendiamoci in giro, un Paese che ha 20 aerei contro 5000, zero marina, ecc. non vincerà un confronto cinetico diretto combattendo in stile napoleonico.

Dovrebbe orientarsi verso un approccio in stile generale Giap / Vietcong, ma invece continua a fantasticare di vincere una guerra terrestre di massa con l’artiglieria contro la Russia, implorando una manciata di jet da combattimento per “stabilire la superiorità aerea” contro un Paese con la seconda forza aerea più grande e potente del mondo. È uno scherzo?

Dov’è la teoria della guerra ibrida, informativa e propagandistica, dei sistemi economici e asimmetrici, eccetera? O i robot al plasma e i “simulatori di radar” avrebbero dovuto rappresentare tutto ciò?

Buona fortuna, ma non credo che il vostro “tutor”, Gerasimov, sia impressionato.


If you enjoyed the read, I would greatly appreciate if you subscribed to a monthly/yearly pledge to support my work, so that I may continue providing you with detailed, incisive reports like this one.

Alternatively, you can tip here: Tip Jar

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure PayPal.Me/italiaeilmondo 

Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

Chi accompagna Oleksiy Arestovych alle urne?_a cura di Roberto Buffagni

 

Traduciamo (con il traduttore automatico) questo articolo, di grande interesse, apparso il 17 ottobre su un periodico ucraino. L’ex consigliere presidenziale Oleksiy Arestovych, da tempo dimessosi, sta intensificando le sue critiche al presidente Zelensky, probabilmente in vista delle prossime, possibili elezioni presidenziali e parlamentari in Ucraina, che potrebbero tenersi nel marzo 2024, se Zelensky lo permetterà.

Arestovych caldeggia il cessate il fuoco, l’apertura di una trattativa con la Russia, la rinuncia ai confini ucraini del 1991, obiettivo strategico dichiarato ufficialmente dal governo ucraino. Chi appoggia Arestovych, all’interno e all’esterno dell’Ucraina?

Buona lettura. Roberto Buffagni

 

 

https://strana.news/ukr/articles/analysis/448104-khto-vede-na-vibori-oleksija-arestovicha.html

Zelensky, Akhmetov, il Dipartimento di Stato o l’FSB. Chi accompagna Oleksiy Arestovych alle urne?

Denys Rafalskyi 14:33, 17 ottobre 2023

 

Oleksiy Arestovych, ex consigliere dell’Ufficio presidenziale, ha recentemente criticato duramente la squadra di governo di Volodymyr Zelenskyy.

 

In particolare, ha accusato le autorità di errori strategici in campo militare, di soppressione delle libertà civili e politiche e di incoraggiamento della corruzione.

 

La nostra leadership ha esaurito i limiti della sua competenza, ha portato la situazione a un punto morto e continua a insistere sulle sue politiche sbagliate. Ci sta portando al disastro“, ha scritto recentemente Arestovych nel suo canale Telegram. A suo avviso, è la leadership politica, non quella militare, ad avere la piena responsabilità del corso degli eventi al fronte.

 

Vede una via d’uscita nello svolgimento delle elezioni in Ucraina, che, a suo avviso, fanno sperare in un “reset“, nella “distruzione del monopolio dell’incompetenza” e nell’arrivo al potere di nuove forze “capaci di prendere decisioni che corrispondano alla situazione reale“.

 

“Nei prossimi mesi, anche coloro che si oppongono categoricamente alle elezioni cominceranno a pregare per esse come unica speranza di rompere lo stallo strategico“, prevede Arestovych.

 

Gli esperti attribuiscono questo netto aumento della sua retorica ai preparativi per le prossime elezioni. Tuttavia, il dubbio è se Arestovych stia agendo di propria iniziativa, rompendo finalmente con i vecchi legami e affermandosi nella nicchia dell’opposizione, o in accordo con Bankova come “sparring partner” di Zelenskyi.

 

E se sta giocando una partita non concordata con Zelenskyy, ma contro di lui, allora chi lo sta “coprendo” e promuovendo come progetto politico alternativo al presidente?

 

“Rompere il monopolio dell’incompetenza”

Dopo aver lasciato l’ufficio presidenziale con uno scandalo nel gennaio 2023, Arestovych, sebbene abbia iniziato a criticare l’operato delle autorità, fino a poco tempo fa lo faceva con cautela.

 

Ma ora si limita a riversare condanne sulla squadra al potere.

 

Arestovich si concentra su due aspetti: le decisioni militari della leadership del Paese e la sua politica interna.

 

Parlando della guerra, l’ex consigliere presidenziale ha invitato le autorità a riconoscere che con l’attuale equilibrio delle forze al fronte, “qualsiasi confine del 1991 è fuori questione“.

 

Con l’attuale rapporto tra personale ed equipaggiamento, non c’è alcuna prospettiva di offensiva. Dobbiamo stare sulla difensiva e schiacciare l’esercito russo“, ha detto Arestovych.

 

Secondo Arestovych, la leadership del Paese ha annullato le possibilità di successo di un’offensiva che esistevano fino a poco tempo fa, disperdendo le Forze Armate dell’Ucraina, gettandole ad attaccare “i cumuli di macerie lasciati da Bakhmut“. Secondo Arestovych, era necessario concentrare gli sforzi per sfondare le difese russe nella direzione d’attacco principale – a sud verso il Mar d’Azov. Inoltre, in altre parti del fronte, avrebbero dovuto iniziare a costruire fortificazioni a più livelli simili a quelle russe per mantenere la difesa con perdite minime.

 

Tuttavia, nessuna di queste cose è stata fatta, il che, secondo Arestovych, ha portato al fallimento dell’offensiva ucraina, che non è riuscita a svolgere il suo compito principale di tagliare il corridoio terrestre verso la Crimea.

 

È importante notare che Arestovych incolpa la leadership politica del Paese, non il comando militare. Ovvero, Zelenskyy.

 

Arestovych incolpa anche la leadership politica dell’Ucraina per la corruzione dilagante e i problemi nelle relazioni con i partner stranieri. Afferma inoltre che si è instaurata una “tirannia interna“, che le autorità giustificano con la guerra. “È impossibile spiegare sia a noi stessi sia agli altri perché un Paese che lotta per la “libertà contro l’autocrazia” non permette ai suoi cittadini di andare all’estero, mentre l’autocrazia [intesa come Russia – ndr] lo fa“, ha scritto l’ex consigliere dell’Amministrazione presidenziale sul suo canale Telegram.

 

Pertanto, secondo lui, ci sono “due fronti di lotta contro l’autocrazia per gli ucraini – esterno e interno“.

 

In un altro post, approfondisce questa tesi: secondo lui, la squadra che governa l’Ucraina “blocca” gli affari, le libertà civili e i rivali politici, litiga con i vicini e i principali partner e “incoraggia la corruzione“.

 

Inoltre, ritiene che il governo russo sia più efficace di quello ucraino nel rispondere alle sfide attuali.

 

Mentre le autorità russe stanno già prendendo decisioni, da cannibali ma adeguate alla situazione attuale, la leadership ucraina è corrotta e inadeguata“, ha scritto l’ex consigliere dell’Ufficio presidenziale.

 

Una simile politica ci sta portando [cioè l’Ucraina – ndr] alla catastrofe“, insiste Arestovych. A suo avviso, c’è solo una via d’uscita: le elezioni.

 

Le elezioni danno la speranza di un reset, rompendo il monopolio dell’incompetenza e dando una possibilità a chi è in grado di prendere decisioni in linea con la situazione reale. Capisco bene le preoccupazioni di chi teme che le elezioni in tempo di guerra siano una minaccia di sconvolgimenti interni. Ma queste persone sono solo male informate. Rispetto gli errori di queste persone perché non sono causati dalla loro stupidità, ma dalla mancanza di informazioni reali e di capacità di valutare sobriamente la situazione. come unica speranza di rompere lo stallo strategico“, ha scritto Arestovych sul suo canale Telegram.

Danilov vi ha visto la “mano del Cremlino

Queste dichiarazioni di Arestovych non potevano non attirare l’attenzione su di sé, se non altro perché dall’inizio della guerra nessuno si è mai permesso di criticare così duramente non solo il presidente in prima persona, ma anche il corso del Paese in generale e di prevedere una catastrofe imminente se non ci sarà un cambio di governo.

 

I sostenitori di Poroshenko, ad esempio, criticano molto e spesso Zelenskyy a livello personale, ma nemmeno loro hanno osato dichiarare la “prossima catastrofe“, il fallimento dell’offensiva, o esprimere altre tesi che potrebbero portare all’accusa di “seminare sentimenti disfattisti” dopo il 24 febbraio 2022.

 

La reazione delle autorità non si è fatta attendere.

 

Il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale Oleksiy Danilov ha pubblicato un lungo post su Facebook in cui afferma che il Cremlino avrebbe intenzione di lanciare un nuovo progetto politico in Ucraina, “rivolto ai resti della popolazione filorussa“.

 

I segni di tale attività sono la forte intensificazione di vari ‘esperti‘, ‘attori dell’intelligence’ e altri truffatori nel promuovere l’agenda russa in russo. Sono loro che attualmente gridano al “fallimento” della controffensiva, accennano alla necessità di rivedere gli obiettivi della guerra (e non si tratta più di uno spostamento verso i confini del 1991), danno consigli su come combattere alle Forze armate, emettono false illazioni sui “conflitti” tra i vertici militari e politici, invitano ad accettare i “ russi buoni ” e infine accennano alla necessità di negoziare con la Russia“, ha scritto Danilov. Ha anche osservato che le forze dell’ordine “monitorano attentamente le manifestazioni di tali azioni ostili, identificandole e reprimendole“.

 

Danilov non ha fatto il nome di Arestovich, ma molti lo hanno visto come una risposta alle dichiarazioni dell’ex consigliere dell’Ufficio presidenziale. E quest’ultimo lo ha presto confermato, pubblicando una risposta al segretario dell’NSDC.

 

Arestovych ha scritto sul suo canale Telegram che “l’unica funzione del Segretario dell’NSDC è quella di rompere le scatole allo Stato“.

 

Non ho notato nessun altro beneficio da parte sua in due anni e mezzo nell’Ufficio [del Presidente – ndr]”, ha scritto Arestovych.

 

L'”uomo sobrio” Arestovych

Questa polemica, tuttavia, non ha distolto l’attenzione dalla domanda principale di questa situazione: perché Arestovych ha iniziato a criticare così aspramente la Bankova? La risposta è sostanzialmente la stessa: l’ex consigliere dell’Amministrazione presidenziale si sta preparando per le prossime campagne elettorali.

 

Ma su chi lo stia portando alle urne e sul perché stia criticando così audacemente il governo, le opinioni divergono.

 

Si discutono diverse versioni.

 

La prima, che è in cantiere da tempo, è che gli attacchi di Arestovych siano stati concordati in anticipo con l’Ufficio presidenziale, che sta preparando diverse “colonne” per le elezioni, tra cui il suo ex consigliere.

 

L’analista politico Kost Bondarenko è propenso a questa versione.

 

Arestovych è diventato più attivo dopo le “recensioni” negli Stati Uniti (si dice che a settembre si sia recato in America con Zelenskyy – ndr). Sarà uno dei candidati come sparring partner di Zelenskyi alle prossime elezioni presidenziali. Dopo essersi promosso con questa campagna, passerà alla campagna parlamentare, dove cercherà di consolidare i voti del cosiddetto sud-est. Gli viene garantito il 10% se non ci sono concorrenti in questa nicchia. Naturalmente, la sua candidatura dipende dal fatto che Zelenskyy stesso si candidi e da chi l’Occidente – soprattutto gli Stati Uniti – metterà sulla scheda elettorale. In ogni caso, credo che il suo gioco sia coordinato, altrimenti non sarebbe andato all’estero“, commenta Bondarenko a Country.

 

A sua volta, l’analista politico Vadym Karasyov afferma che non ci sono ancora segnali chiari per stabilire se Arestovych stia giocando per se stesso o per la Bankova. “Più avanti potrebbe essere chiaro se abbiamo visto Arestovych sfidare Bankova e diventare un oppositore, o se si tratta di un piano per conservare i voti di coloro che sono insoddisfatti del governo con l’aiuto di un politico amico dell’Amministrazione presidenziale, con il quale sarà possibile “strappare” una coalizione nella Verkhovna Rada. e un governo di coalizione“, afferma l’esperto.

 

La seconda versione è che Arestovych ha ottenuto il sostegno degli americani che vogliono vedere una maggiore diversità politica in Ucraina e non sono interessati alla monopolizzazione del potere da parte di Zelenskyy.

 

Questa versione è supportata anche dal fatto già citato che la retorica dell’ex consigliere dell’Ufficio presidenziale ha iniziato a inasprirsi dopo il suo viaggio negli Stati Uniti. A questo proposito, si ricorda anche l’intervista rilasciata a Gordon all’inizio di ottobre, in cui ha affermato che se l’Occidente deciderà di porre fine alla guerra senza ritirarsi ai confini del 1991 e Zelenskyy opporrà resistenza, il presidente dell’Ucraina sarà “sostituito” nelle elezioni.

 

Cercheranno una persona sobria che sia in grado di valutare razionalmente ciò che sta accadendo e che firmerà [l’accordo di cessate il fuoco con la Russia – ndr]. Non c’è ancora un’altra immagine“, ha detto Arestovych.

 

E poiché egli chiede di abbandonare l’idea di tornare ai confini del 1991, questa dichiarazione può essere interpretata come un suggerimento che la “persona sobria” che l’Occidente sta cercando è proprio Arestovych.

 

È possibile che Arestovych sia sostenuto da una certa parte delle élite occidentali, che apprezzano l’ampiezza delle opinioni in Ucraina. Dicono che il Paese non può parlare solo con la voce di Zelensky, ci sono anche diverse opinioni critiche“, commenta al Paese l’analista politico Ruslan Bortnik.

 

La terza versione, di cui si discute negli ambienti politici, è che Arestovych sia stato appoggiato e sostenuto da Rinat Akhmetov, il quale, sebbene si sia dato alla macchia, sta probabilmente cercando di trovare un modo per mantenere una certa influenza sul governo ucraino.

I rischi delle elezioni

Infine, ci si chiede se ci saranno elezioni prima della fine della guerra.

 

Nelle ultime settimane, negli ambienti politici ucraini sono circolate voci secondo cui la questione delle elezioni è già stata risolta e sono previste per la prossima primavera, nonostante la guerra. Come minimo, elezioni presidenziali (come prevede la Costituzione a marzo) e forse anche elezioni parlamentari.

 

Tuttavia, è chiaro che sono possibili solo se Zelenskyy è d’accordo. Per avviare il processo, infatti, è necessario modificare il Codice elettorale, cosa impossibile senza i voti della fazione dei Servi del Popolo.

 

Lo stesso Zelenskyy e altri funzionari del governo sono ancora vaghi sulle elezioni, sottolineando i problemi esistenti con il loro svolgimento. Una parte dell’opposizione, guidata da Poroshenko, è contraria alle elezioni durante la guerra. Non ci sono segnali chiari che indichino che la leadership dei Paesi occidentali (e non solo alcuni dei loro rappresentanti, come il senatore statunitense Graham) insiste sullo svolgimento delle elezioni. Anche la maggioranza della popolazione ucraina, secondo i sondaggi, è contraria allo svolgimento di elezioni prima della fine delle ostilità.

 

Tuttavia, secondo la versione attualmente discussa negli ambienti politici ucraini, Zelenskyy vuole ancora indire le elezioni, sperando che durante la legge marziale, con le sue limitazioni dei diritti e delle libertà dei cittadini, il governo abbia maggiori possibilità di raggiungere il risultato desiderato rispetto al tempo di pace. Inoltre, avendo ricevuto un mandato per altri cinque anni, vogliono tenersi le mani libere per qualsiasi esito della guerra senza temere un calo del loro rating se lo scenario della sua fine non coincide con le aspettative degli elettori e le promesse delle stesse autorità.

 

Allo stesso tempo, l’esempio di Arestovych dimostra che il processo pre-elettorale, se avviato, potrebbe rivelarsi un’impresa estremamente pericolosa per il presidente e la sua squadra. Come Arestovych ora, altre forze politiche costruiranno le loro campagne sulla critica più dura a Zelenskyy, promuovendo la tesi che un cambio di governo è necessario, altrimenti ci sarà una catastrofe. Inoltre, se non ci saranno grandi successi in prima linea, come in passato, ci saranno regolarmente scandali di corruzione.

 

Tutto questo potrebbe portare a una forte destabilizzazione della situazione nel Paese e rendere imprevedibile l’esito delle elezioni. Soprattutto se si deciderà di indire elezioni parlamentari, che probabilmente coinvolgeranno un gran numero di militari appartenenti a diverse liste di partito. O forse le Forze Armate creeranno nuovi partiti. In questo caso, la perdita della maggioranza nella Rada da parte di Zelenskyy sarà abbastanza possibile. Per non parlare dei costi in termini di sforzo, di irritazione della società o addirittura dell’esercito, che si disperderà in diversi schieramenti politici.

 

Se Zelenskyy deciderà di tenere le elezioni in queste condizioni è ancora una questione aperta. Tuttavia, se l’Occidente assumerà improvvisamente una posizione dura sulla questione e ne dichiarerà l’assoluta necessità, il margine di manovra del presidente si restringerà notevolmente.

 

 

Il profilo della rivista TIME descrive la triste fase del conflitto di Zelensky nel Führerbunker, di SIMPLICIUS THE THINKER

La blogosfera parla del nuovo devastante profilo della rivista TIME su Zelensky, che ne fa il ritratto più cupo, da Führerbunker del 1945. Bernhard ne parla bene su MoA, ma io ripeterò alcuni degli stessi punti per portare l’analisi in una direzione leggermente diversa, anticipando ciò che accadrà in seguito all’attuale agitazione politica negli Stati Uniti.

Prima di tutto le rivelazioni più salienti.

Zelensky ammette che il mondo intero sta perdendo interesse per l’Ucraina, trattandola come una replica televisiva che va in onda per la decima volta di fila:

“La cosa più spaventosa è che una parte del mondo si è abituata alla guerra in Ucraina”, dice. “L’esaurimento della guerra si diffonde come un’onda. Lo si vede negli Stati Uniti, in Europa. E vediamo che non appena iniziano a stancarsi un po’, per loro diventa uno spettacolo: ‘Non posso guardare questa replica per la decima volta’”.
I membri della squadra di Zelensky dicono che ha perso la “brillantezza” che aveva un tempo, arrivando a dare ordini e andandosene con freddezza senza alcuna fanfara o banalità. Si sente “tradito” dai suoi “alleati”, dice.

Ma è qui che arriva la parte più spaventosa:

Ma le sue convinzioni non sono cambiate. Nonostante le recenti battute d’arresto sul campo di battaglia, non intende rinunciare a combattere né chiedere alcun tipo di pace. Al contrario, la sua convinzione della vittoria finale dell’Ucraina sulla Russia si è indurita in una forma che preoccupa alcuni dei suoi consiglieri. È irremovibile, al limite del messianico. “Si illude”, mi dice frustrato uno dei suoi più stretti collaboratori. “Non abbiamo più opzioni. Non stiamo vincendo. Ma provate a dirglielo“.
È la quintessenza del momento Führerbunker.

Continuano a dire che la testardaggine di Zelensky impedisce loro di discutere l’unico grande argomento tabù: il cessate il fuoco.

Zelensky ammette molto apertamente che se non otterrà ulteriori aiuti, l’Ucraina

perderà:

https://substack.com/redirect/41c28f64-cf3b-41b6-a496-e388d31f869a?j=eyJ1IjoiOWZpdW8ifQ.aV5M6Us77_SjwXB2jWyfP49q7dD0zz0lWGzrtgfm1Xg

In un paragrafo molto rivelatore, si ammette che non solo la controffensiva è fallita e che Zelensky dovrà licenziare il generale in carica, ma che la situazione è peggiorata a tal punto che le unità non seguono nemmeno più gli ordini di avanzare o attaccare:

Il freddo renderà anche più difficili le avanzate militari, bloccando le linee del fronte almeno fino alla primavera. Ma Zelensky si è rifiutato di accettarlo. “Congelare la guerra, per me, significa perderla”, dice. Prima dell’inverno, i suoi collaboratori mi hanno avvertito di aspettarmi grandi cambiamenti nella loro strategia militare e un’importante scossa nella squadra del Presidente. Almeno un ministro dovrà essere licenziato, insieme a un generale di alto livello responsabile della controffensiva, per garantire la responsabilità dei lenti progressi dell’Ucraina al fronte. “Non stiamo andando avanti”, dice uno degli stretti collaboratori di Zelensky. Alcuni comandanti di prima linea, continua, hanno iniziato a rifiutare gli ordini di avanzare, anche quando provenivano direttamente dall’ufficio del Presidente. “Vogliono solo stare in trincea e mantenere la linea”, dice. “Ma non possiamo vincere una guerra in questo modo”.
E poi raccontano di come l’ordine di riprendere Gorlovka sia stato accolto con franca incredulità in prima linea, tanto da spingere i comandanti a chiedersi: “Con cosa?“.

Quando ho sollevato queste affermazioni con un ufficiale militare di alto livello, mi ha risposto che alcuni comandanti hanno poca scelta nel mettere in discussione gli ordini provenienti dall’alto. A un certo punto, all’inizio di ottobre, la leadership politica di Kiev ha chiesto un’operazione per “riprendere” la città di Horlivka, un avamposto strategico nell’Ucraina orientale che i russi hanno tenuto e difeso strenuamente per quasi un decennio. La risposta è arrivata sotto forma di domanda: Con cosa? “Non hanno gli uomini né le armi”, dice l’ufficiale. “Dove sono le armi? Dov’è l’artiglieria? Dove sono le nuove reclute?”.
Un aspetto interessante di questa ammissione è che alcuni ricorderanno che diversi mesi fa, all’incirca al momento della controffensiva, ho discusso le possibilità di vettori qui. Una cosa che ho menzionato specificamente è che Russell “Texas” Bentley stava esortando a gran voce le forze armate russe a inviare rinforzi nell’area settentrionale di Donetsk-Gorlovka, perché riteneva che la direzione meridionale di Azov fosse solo una finta, e che l’AFU avrebbe effettivamente attaccato per cercare di riprendere Donetsk-Gorlovka. È interessante ora vedere che forse alcuni dei suoi istinti erano corretti.

Ma il terribile articolo continua, confessando che la mancanza di manodopera è diventata così grave per l’AFU che anche se tutte le nuove armi di ultima generazione provenienti dall’Occidente dovessero essere consegnate, l’Ucraina potrebbe non avere più nemmeno gli uomini per usarle:

In alcuni settori dell’esercito, la carenza di personale è diventata ancora più grave del deficit di armi e munizioni. Uno dei più stretti collaboratori di Zelensky mi dice che anche se gli Stati Uniti e i loro alleati dovessero consegnare tutte le armi che hanno promesso, “non abbiamo gli uomini per usarle“.
Ricordate quanti video ho pubblicato di recente che mostrano comandanti in prima linea e opinionisti ucraini che sottolineano specificamente questo aspetto? Sempre più voci si sono levate dai ranghi dell’AFU negli ultimi tempi per affermare che stanno esaurendo gli uomini. Questo include gli innumerevoli video che spiegano come presto l’intera popolazione dovrà essere mobilitata, uomini, donne e bambini.

Il più recente di questi video è stato il comandante della 3ª Brigata d’assalto ucraina, Dmitry Kukharchuk, che ha spiegato esattamente il punto di snodo in cui l’Ucraina ha iniziato a perdere la guerra:

C’è anche un nuovo video di un funzionario ucraino che chiede più carne perché tutte le perdite le hanno impoverite:

È qualcosa che è stato ripetuto più e più volte di recente da molti degli opinionisti più seri e “consapevoli” della parte ucraina, di cui ho parlato qui ripetutamente: L’Ucraina è stata sconfitta dalla sua stessa propaganda occidentale.

Dopo la mossa militarmente e strategicamente brillante e coraggiosa di ritirare le forze russe da Kiev l’anno scorso per accorciare le linee e concentrare tutte le forze in un’area molto più piccola, i mulini della propaganda occidentale pro-Ucraina sono andati in overdrive. Pensavano che la Russia fosse “in fuga” e speravano di poter sferrare un ultimo “colpo di grazia” attraverso la propaganda, che avrebbe fatto crollare il morale della società russa e portato a una sorta di rovesciamento che avrebbe posto fine all’OMU.

Ma queste persone purtroppo sapevano ben poco di dottrina e strategia militare. Quello che la Russia ha fatto è stato un riorientamento delle forze assolutamente semplice e pedante, da manuale, con una logica chiara. In realtà, quel momento avrebbe dovuto essere una manovra estremamente agghiacciante per l’Ucraina. Avrebbe dovuto segnalare: “Oh oh… questo significa che la Russia si sta togliendo i guanti”. Il lancio iniziale su Kiev è stato solo un tentativo sfacciato di evitare spargimenti di sangue e di vedere se il conflitto poteva essere chiuso in fretta e furia. Ma non avendo funzionato, i pianificatori militari russi sapevano chiaramente che ora l’intera operazione doveva essere spostata su un piano di guerra vera e propria, piuttosto che su un semplice raid di operazioni speciali potenziate.

Da quel momento in poi tutto è cambiato. I filo-ucraini avrebbero dovuto capire che il peso massimo si stava togliendo i guantoni. Invece, hanno continuato a propagandare che la Russia è una tigre di carta sconfitta, codarda, inetta e completamente indifesa. Questa propaganda ha “funzionato” incredibilmente bene, troppo bene, ma il problema è che ha funzionato dalla parte sbagliata.

Invece di convincere i russi, ha convinto gli ucraini e l’opinione pubblica occidentale che la guerra era già stata vinta, che la Russia non avrebbe mai potuto riprendersi da questa brutale “sconfitta” (che non era affatto una sconfitta, ma una manovra strategica e una concentrazione di forze). Da allora, nessuno nella società ucraina ha più pensato di prendere sul serio la guerra e il “posteriore” dell’Ucraina si è ritirato, mentre il posteriore della Russia ha di fatto accelerato, in termini di galvanizzazione della società a sostegno delle truppe e della macchina militare da cima a fondo.

Ora, gli opinionisti filo-ucraini più consapevoli stanno disperatamente cercando di riportare il loro gregge al pensiero razionale, ma è troppo tardi.

In realtà, questa vicenda sarà studiata per generazioni come esempio di un enorme fallimento della propaganda, una campagna di propaganda che ha distrutto la propria parte a causa di un’attenuazione inadeguata e di una microgestione sfumata delle percezioni. Hanno invece usato un metodo di forza bruta per inondare in ogni modo, senza preoccuparsi di chi la propaganda stesse effettivamente influenzando negativamente.

Per mesi ho pubblicato video in cui i soldati ucraini in prima linea imploravano i civili di smettere di esagerare e sottovalutare le forze russe. Hanno detto più e più volte che questo è irrispettoso nei confronti dell’AFU, che muore a vagonate ogni giorno a causa di questi cosiddetti “orchi” sdentati e “ubriaconi senza fissa dimora”, come vengono definiti i soldati russi. Ma senza successo. Si può probabilmente incolpare l’infantile movimento NAFO come il principale responsabile di tutto ciò.

Ma il rapporto del Times continua sottolineando le perdite:

Dall’inizio dell’invasione, l’Ucraina si è rifiutata di rilasciare un conteggio ufficiale di morti e feriti. Ma secondo le stime statunitensi ed europee, il bilancio ha superato da tempo i 100.000 morti da ogni parte della guerra. Il conflitto ha eroso i ranghi delle forze armate ucraine, tanto che gli uffici di leva sono stati costretti a richiamare personale sempre più anziano, portando l’età media di un soldato in Ucraina a circa 43 anni. “Sono uomini adulti ormai, e non sono poi così in salute”, dice lo stretto collaboratore di Zelensky. “Questa è l’Ucraina. Non è la Scandinavia.”

L’articolo si addentra nella corruzione con le stesse vecchie storie che tutti sappiamo essere sempre presenti. L’unica cosa interessante è che Arestovich ha successivamente commentato l’articolo, non solo concordando con le parti relative alla corruzione, ma dipingendo Zelensky esattamente con quei toni da dittatore solitario e distaccato:

MoA ritiene che Arestovich potrebbe essere in fase di preparazione per la sostituzione, pubblicando questo articolo che discute le varie teorie sul perché ad Arestovich sia improvvisamente “permesso” di criticare così aspramente il regime al potere.

E perché hanno rilasciato ora un rapporto del TIME così dannoso? Alcuni ritengono che sia stato fatto solo per accendere un fuoco d’urgenza nel Congresso degli Stati Uniti, come per dire: “Guardate come vanno le cose, abbiamo bisogno che il bilancio venga approvato al più presto!”.

Potrebbe essere, anche se penso che sia anche un tentativo disperato di riguadagnare la simpatia globale dopo che la riserva mondiale è andata alla situazione israeliana nelle ultime settimane. I redattori del TIME hanno probabilmente pensato che, mostrando la realtà ultra-grave della situazione ucraina, avrebbero potuto riportare l’attenzione del mondo sull’Ucraina per puro senso di colpa. In sostanza, un ultimo disperato tentativo di indurre il mondo a impegnarsi nuovamente nei confronti dell’Ucraina.

Come si concilia tutto questo con il pasticcio in corso al Congresso degli Stati Uniti?

Le ultime notizie di ZeroHedge indicano ancora una situazione di stallo totale:

Sommario:

Quindi il piano della Camera per separare gli aiuti a Israele da quelli all’Ucraina è completamente morto al Senato. Ma il piano del Senato per combinare le due cose è completamente morto alla Camera. Nessuna delle due parti riesce a trovare un accordo e sembra che nessuno sappia esattamente cosa accadrà se lo stallo continuerà fino all’esaurimento del budget.

Rand Paul:

Se il senatore McConnell pensa di far passare un conglomerato da 100 miliardi di dollari – quello che vuole Biden – non c’è modo che passi alla Camera. Il senatore McConnell non ignora il modo in cui funziona la Camera”, ha dichiarato Paul. “È una posizione molto precaria quella in cui si trova lo speaker. Ci sono alcune sfide pratiche legate alle richieste di Vance e Paul. Per prima cosa, una legge su Israele a sé stante con compensazioni non può essere approvata dal Senato guidato dai Democratici.
Mentre il futuro inizia ad apparire sempre più cupo per l’Ucraina, si apprende che all’interno del Paese si chiede di passare a una difesa totale su tutti i fronti, piuttosto che continuare a tentare di compiere alcuni vistosi progressi e assalti in aree oscure.

Dal canale Legitimate Ukrainian TG:

Sugli avvertimenti al regime di Kiev da parte dell’Occidente: “La nostra fonte riferisce che i servizi di intelligence occidentali stanno avvertendo l’Ufficio del Presidente di un’altra offensiva delle Forze Armate russe in una direzione diversa da Avdievka, dove i russi stanno adottando la tattica del “cappio”. Ora le Forze Armate della RF stanno accumulando uomini ed equipaggiamenti. L’Occidente consiglia a Zelensky di abbandonare qualsiasi operazione offensiva e di intraprendere una difesa profonda, altrimenti le conseguenze saranno catastrofiche.
Dal canale Rezident_UA:

La controffensiva ucraina si sta avvicinando alla sua tragica conclusione – il cosiddetto “Massacro di Azov” ha avuto un grande costo per le Forze Armate ucraine (AFU), con conseguenti perdite significative in termini di attrezzature e uomini. Inoltre, la capacità dell’Ucraina di intraprendere un’operazione simile in futuro è stata gravemente ridotta, poiché la sua forza militare sta diminuendo, insieme alla fiducia dei suoi partner occidentali a Kiev. Vale la pena notare che, durante la controffensiva estiva, l’AFU è riuscita a riconquistare meno di 300 chilometri quadrati di territorio e non ha messo in sicurezza nessuna posizione strategica. Attualmente, ci sono prove sostanziali che indicano che le Forze Armate russe stanno avendo la meglio sui fronti, in particolare nel settore orientale, dove l’offensiva delle forze russe è particolarmente forte. Gli esperti militari occidentali sono convinti che la guerra di posizione esaurirà gradualmente le riserve rimanenti dell’AFU, costringendo il Presidente Zelensky a scegliere tra la perdita di Kupyansk, Marinka, Avdeevka, o una ritirata di massa lungo la direzione di Azov. La controffensiva non è più un’opzione, al massimo l’AFU può tentare di impegnarsi in azioni difensive su tutto il fronte”.
Ma Zelensky ha già spiegato il suo pensiero al riguardo nel nuovo profilo del TIME, dicendo che non può smettere di attaccare per paura di dare alla Russia tutta l’iniziativa e il vantaggio.

Così l’AFU, per ora, continua a lanciarsi senza pensieri contro le lance e i caltroni dell’esercito russo. Negli ultimi giorni sono giunte notizie di nuove, enormi perdite per l’AFU in ogni distretto importante.

Per esempio, da Masno a Bakhmut:

Da 200 a 4… I combattimenti intorno a Bakhmut sono estremamente pesanti. Oggi ho discusso della situazione di Bakhmut con un soldato ucraino, che era in licenza per il fine settimana. La sua unità è stata circondata nelle ultime settimane. 200 uomini sono stati circondati, in 5 giorni 170 sono stati uccisi. Stamattina ha parlato con la sua unità: dei 200 uomini che componevano la sua unità originaria, solo 4 sono vivi oggi. Da quello che ho sentito, i cimiteri si stanno riempiendo di nuovo in molte città. I combattimenti che si stanno svolgendo ora sono molto più pesanti rispetto a quelli che si sono verificati durante l’apice dell’offensiva ucraina.
Presumo che questo si riferisca alle nuove conquiste delle forze russe a Berkhovka (Bakhmut nord-occidentale), dove le forze ucraine sono state in qualche modo messe alle strette dalla riserva e hanno dovuto ritirarsi. Una delle ragioni è che in quella zona operano i VDV d’élite russi, quindi non sono sorpreso di sentire delle ingenti perdite dell’AFU in quella zona.

E un nuovo rapporto del Nytimes sui combattimenti di Avdeevka ammette che l’AFU sta subendo pesanti perdite in quella zona:

Il personale militare ha ammesso ai giornalisti del Nytimes che non è facile per loro resistere all’assalto delle truppe russe e che ci sono fondati timori di perdere un insediamento strategicamente importanteGli ucraini stanno subendo pesanti perdite nella battaglia per Avdiivka, ammette il personale militare delle Forze Armate ucraine ai giornalisti del New York Times. Uno di loro ha raccontato che solo sei soldati della sua unità, composta da più di 50 persone, sono rimasti illesi dopo i primi giorni di combattimenti. “Il massimo che abbiamo avuto è stata mezza giornata di silenzio”, ha detto l’ex parlamentare, che ora presta servizio nella 109ª Brigata di Difesa Territoriale, “Queste battaglie sono state le più brutali di tutti i tempi”. “I combattimenti del primo giorno sono stati così intensi che la 110ª Brigata Separata Meccanizzata ha esaurito i droni. Si è rivolta alla 109ª Brigata, situata nelle vicinanze, per ottenere rinforzi. Ma anche lui ha esaurito rapidamente le scorte: “Li abbiamo respinti, ma di notte [i militari russi] hanno inviato nuovi soldati”, ha detto il pilota del drone con il nome di battaglia “Boomer”. Valutando realisticamente la situazione, il comandante del battaglione della 59a brigata con il nome di battaglia “Bardak” ritiene che l’Ucraina potrebbe perdere Avdiivka sotto il peso della potenza di fuoco russa, come è successo con Artemovsk (Bakhmut). “Questo è possibile se finiamo le persone e le munizioni”, ha detto Bardak.
In realtà, è stato riferito che l’intera struttura di comando è stata evacuata da Avdeevka, poiché si è capito che la tenaglia sta iniziando a chiudersi. Secondo notizie non confermate, Zaluzhny starebbe addirittura spingendo per un ritiro completo:

Ufficio del Presidente dell’Ucraina: la proposta di ritirare le truppe da Avdiivka del generale Valery Zaluzhny – il 49enne comandante in capo dell’esercito ucraino – non ha ricevuto l’approvazione di Zelensky e dei suoi subordinati. Zelensky ha deciso di lasciare che i suoi soldati combattessero fino alla fine.
Si tratta di una riproposizione della situazione di Bakhmut, dove Zaluzhny aveva implorato la ritirata completa nel febbraio 2023, ma Zelensky ha continuato il massacro per mesi, generando decine di migliaia di soldati uccisi.

.

Per quanto riguarda Avdeevka in generale, ci sono ora conferme da parte ucraina che la Russia ha effettivamente preso la zona a sud del deposito di scorie e sta iniziando a prendere d’assalto la fabbrica di coke. Ma alcuni rapporti affermano anche che la Russia sta operando a ovest della ferrovia Stepove e sta guadagnando terreno:

AvdiyivkaGli occupanti sono riusciti a superare la ferrovia a ovest. Ora stanno cercando di sfondare direttamente in direzione di Stepovoy.Inoltre, il nemico è presente nei pressi di AKHZ (Coke Plant) e dei suoi dintorni. La nostra arte e i nostri droni lavorano senza sosta. Molti nemici vengono falciati. Gli orchi si ritirano continuamente, ma nuovi gruppi arrivano per gli assalti. Gli occupanti sono come scarafaggi. Inoltre, hanno portato lì un esercito fresco.È stato difficile, ma sarà ancora più difficile.Per favore, non chiedeteci se terremo Avdiivka.Innanzitutto, nessuno lo sa. In secondo luogo, è irrispettoso nei confronti dei nostri militari, che ora stanno trattenendo una vera e propria orda. Il post ucraino
È difficile saperlo con certezza, perché questo video di 3 Bradley distrutti è stato apparentemente geolocalizzato proprio vicino a Stepove, sul lato ovest della linea di demarcazione:

Un’altra Bradley distrutta è stata avvistata proprio sui binari a 48.1906, 37.69704.

Tuttavia, questo si trova sui binari a sud di Stepove, l’area in cui credo che la Russia abbia attraversato i binari è appena a nord di Stepove, potenzialmente qui nel cerchio giallo:

Il cerchio blu è il punto in cui sono stati distrutti i Bradley e un Leopard.

Potete vedere il video completo della distruzione del Leopard 2A6 qui:

Si sostiene che sia stato colpito da un T-72 russo che ha sparato un proiettile HE (High Explosive), piuttosto che dall’artiglieria o da un ATGM, il che lo renderebbe la prima vera uccisione confermata di un carro armato russo contro un carro armato più avanzato della NATO.

Come lo sappiamo? Perché il corrispondente in prima linea, Andrei Filatov, avrebbe filmato l’evento con il proprio drone e avrebbe dichiarato che il Leopard è stato distrutto da un T-72 e non dall’artiglieria.

L’inquadratura della fiancata del Leopard mostra una chiara area colpita nella parte posteriore, che probabilmente ha rotto il motore e ha causato la fuoriuscita di fluidi e l’incendio:

Non c’è alcuno squarcio nel terreno che indichi un colpo di artiglieria, perché l’artiglieria avrebbe creato un grande cratere. Né il carro armato potrebbe essere stato colpito direttamente da qualcosa come un 152 mm, perché avrebbe creato danni molto più visibili e potenzialmente strappato la torretta.

L’altra alternativa sarebbe l’ATGM, ma il colpo sul video non sembrava proprio un ATGM, né un APFSD – che è ciò che suppongo abbia portato la gente a ipotizzare il colpo HE. È difficile dirlo con certezza, tutto ciò che sappiamo è che nel video si dice che il nominativo “North” ha colpito il Leopard “al primo tentativo”, ma non si menziona il metodo.

Comunque sia, mentre i Leopard possono avere una corazza frontale quasi impenetrabile, si dice che abbiano una corazza laterale piuttosto debole, anche rispetto ai carri armati sovietici tradizionali. Sembra che si vedano 3 membri dell’equipaggio che si lanciano, ma un Leopard ha 4 membri dell’equipaggio perché non ha un caricatore automatico. Salgono su un Bradley che si dirige a nord lungo la linea degli alberi verso Stepove.

Questo episodio ci mostra come l’Ucraina sia estremamente disperata nel voler mantenere la linea di demarcazione tra le siepi e non permettere alle forze russe di avanzare nemmeno di un centimetro. Il fatto che abbiano perso 3-4 Bradley e un Leopard in un giorno nello stesso identico punto per cercare di trattenere l’avanzata significa che stanno facendo di tutto.

Ecco come alcuni vedono la mappa attuale:

Questa è una vista rovesciata che mostra come le forze russe si siano insediate nella striscia di foresta appena a sud dello Slag Heap e direttamente a ridosso della Coke Plant:

Un’altra postazione ucraina:

Avdiivskyi – il nemico ha quasi completamente preso il controllo della ferrovia dal distretto di Stepovoy al territorio dell’AKHZ. Allo stesso tempo, i nostri soldati hanno bloccato ulteriori avanzamenti. Non hanno ancora stabilito un solo punto d’appoggio permanente a ovest della ferrovia. Maryinsky, Berdyansky – nessun cambiamento. Messaggio ucraino
Questo dice che i russi non sono andati a ovest della ferrovia, ma che hanno consolidato l’intera lunghezza della ferrovia da nord a sud, mentre prima c’era un vuoto nel mezzo sotto Stepove.

Ecco un nuovo post di Vozhak Z, l’autore russo volontario che combatte a sud di Avdeevka:

GIORNO VENTISECONDONon ci sono cambiamenti significativi nel nostro settore. Sono in corso battaglie posizionali, carri armati, artiglieria e droni stanno lavorando. Stiamo ancora cercando le trincee nemiche, le troviamo e le distruggiamo. Gli eventi principali, ovviamente, sono a nord. Ci sono informazioni che i nostri hanno iniziato l’assalto a Koksokhim (Cokeria), non conosco ancora i risultati. Il terracon è di nostra proprietà, ma i tedeschi vi sparano costantemente con i mortai. Quando prenderemo Koksokhim, le cose andranno più velocemente. Le perdite del nemico sono pesanti, come lui stesso scrive regolarmente nel carrello. Sono ancora in compagnia, la mia ferita sta guarendo a poco a poco. La battaglia continua, i combattimenti non si placano. Teniamo i pugni per la fazione del Nord. Il mio nome di battaglia è Leader. La vittoria sarà nostra!
Questo mi porta al prossimo punto.

Negli ultimi giorni c’è stata una serie – beh, tre – di post russi che hanno criticato l’andamento di Avdeevka dal punto di vista delle perdite russe o delle cattive tattiche, del comando. Uno di questi è stato quello di Vozhak, che è rimasto ferito in un assalto che, a suo dire, non era stato adeguatamente preparato con l’artiglieria.

Un altro rapporto ha fatto eco a pensieri simili, affermando che qualsiasi assalto senza un adeguato supporto di artiglieria è un “assalto di carne” e sostenendo che le forze russe hanno dovuto operare in questo modo di recente.

Un terzo rapporto è stato redatto dallo stesso Andrei Filatov a cui ho fatto riferimento in precedenza. Egli ha descritto come gli assalti iniziali che abbiamo visto all’inizio dell’operazione di Avdeevka abbiano avuto le perdite che hanno avuto a causa di una mancanza di coordinamento, dove alcune colonne dovevano avanzare insieme per “sfoltire” il fuoco dell’artiglieria ucraina. Ma alcune unità “sono arrivate con 3 ore di ritardo”, mentre altre “non sono andate affatto”, secondo lui, il che ha portato la colonna d’assalto principale della 114a Brigata DPR a subire un fuoco molto più pesante.

È difficile dire quanto sia accurata la sua descrizione, dopo tutto è solo un corrispondente e non sarebbe a conoscenza di piani militari approfonditi. In generale, mi occupo di queste questioni perché hanno fatto il giro degli ambienti ucraini come ulteriore “prova” che la Russia sta perdendo ad Avdeevka. Ma il fatto è che, come sempre, bisogna conoscere la propria fonte. Filatov, per esempio, è un grande reporter, ma è anche conosciuto come uno dei più cinici e critici. La sua è una buona opinione, perché credo che abbia molto a cuore le truppe. Ma il punto è che si è lamentato su ogni fronte su cui è stato impegnato, e la Russia ha sempre vinto su tutti quei fronti.

Inoltre, come sempre gli account pro-UA scelgono il suo unico post di critica, ma ignorano il post che ha fatto subito dopo e che dimostra che l’Ucraina sta subendo molte più perdite ad Avdeevka.

Qual era il post? Il racconto di una storia di cui è stato testimone in prima persona, in cui l’AFU ha sacrificato la vita di 30 uomini solo per cercare di rubare la bandiera della Russia in cima allo Slag Heap:

Sul simbolismo e sul tritacarne, tutto è come ci si aspetterebbe. L’Ukrops ha deciso di ripetere “l’operazione bandiera”.Durante la notte il nemico ha avuto due Bradleys meno (uno sulla foto, l’altro bruciato). Uomini 30 fanteria in meno.E tutto per cosa? E tutto per il gusto di sososniki o semplicemente di “teste di cazzo per una medaglia”, salirono sul versante meridionale della discarica, si vestirono con abiti anti-fluorescenti e cercarono di mettere una bandiera.Contavano sulla possibilità di sparare alla loro bandiera, e i nostri combattenti, che avrebbero cercato di buttarla giù, sarebbero stati colpiti da un cecchino dai piani alti dell’AKHZ. Ma noi abbiamo attirato gli sciocchi, gli sciocchi non potevano. Gli idioti ci hanno provato nella guerra delle bandiere. Il ripieno per l'”operazione” è stato assegnato.
Così hanno perso 30 uomini e 2 Bradley solo per giocare una sorta di gioco di bandiera di vanità sul mucchio. Per i sostenitori di UA che hanno postato con tanto entusiasmo il suo precedente resoconto degli errori della Russia nell’assalto iniziale, non si può prendere uno e non l’altro. O entrambi i resoconti sono falsi o bisogna fidarsi di entrambi, il che dimostra che l’AFU sta buttando via montagne di uomini per le ragioni più frivole. Se non si preoccupano di liquidare 30 uomini per una bandiera, immaginate quanti ne gettano quotidianamente per obiettivi strategici effettivamente rilevanti?

La stessa cosa vale per Vozhak: hanno ripubblicato il suo unico post di reclamo, ma il suo nuovo aggiornamento che ho postato sopra dice specificamente “le perdite del nemico sono pesanti”.

Alcuni account hanno anche sottolineato quanto disperatamente i sostenitori pro-UA abbiano cercato di inventare false perdite, per esempio postando questa famigerata foto di un campo di cadaveri e cercando di spacciarla come “perdite dell’assalto alla carne” russo ad Avdeevka. L’unico problema è che si trattava di morti ucraini di Bakhmut, come hanno sottolineato molti resoconti attendibili.

:

Ops.

Questa trasmissione ucraina da Avdeevka parla di “perdite folli”:

Ma vediamo cosa ha da dire oggi Vozhak:

Il nemico nei suoi canali TG conferma che le nostre truppe hanno attraversato la ferrovia e stanno attaccando in direzione di Stepnoye. Si stanno consolidando anche nella zona di Koksokhim. Sempre più spesso nei loro posti di comando si insinua il dubbio di riuscire a tenere Avdeevka. In realtà, la larghezza del corridoio attraverso il quale viene rifornito il gruppo di Avdiivka è di 9 chilometri. La strada principale che passa per Orlovka e Lastochkino è battuta dalla nostra artiglieria. È comunque troppo presto per parlare di una svolta radicale. La svolta avverrà quando prenderemo Koksokhim”.
Quindi afferma che le truppe russe hanno effettivamente sfondato la ferrovia e stanno attivamente prendendo d’assalto la Cokeria.

Un’altra selezione di aggiornamenti che confermano alcuni di questi dati:

Avdiivka. I tracciati GPS delle Forze Armate dell’Ucraina sono stati caricati in rete durante diversi periodi delle battaglie per Avdiivka (vedi in tg). Secondo questi dati, il nemico non si è mosso lungo la strada principale tra Orlovka e la città per un bel po’ di tempo, la linea logistica principale è già stata interrotta. I principali movimenti sono effettuati su rotaia lungo il territorio della fabbrica della cokeria di Avdiivka (qui) e all’interno della città stessa e degli insediamenti limitrofi.
In base a ciò, la localizzazione GPS mostra che l’AFU non utilizza più la via di rifornimento dell’MSR che va da Avdeevka a Orlovka, poco più a ovest. La parte in cui si dice che gli spostamenti avvengono su rotaia non ha senso, dal momento che la Russia controlla sicuramente la linea ferroviaria in questo punto, quindi non sono sicuro di cosa intendano – forse intendevano dire accanto alla ferrovia, che ha una strada. In effetti, è la strada che si vede utilizzare dall’evacuazione di Bradley nel video precedente.

Un altro:

La situazione ad Avdiivka. Le riserve delle Forze Armate dell’Ucraina in città e sul territorio dello stabilimento sono enormi: munizioni, armi, cibo e altri mezzi tecnici. I civili hanno lasciato la città da tempo – l’assalto era solo una questione di tempo, e tutti lo sapevano. L’APU ha anche rimosso tutte le attrezzature pesanti e il quartier generale dalla città.
Un altro:

Avdeevka ritagli.Lungo il nord sono intrappolati nelle case esterne e nei combattimenti.Secondo Experienced (Opytne), il progresso è ostacolato da molti campi minati.C’è anche l’informazione che hanno preso la cava di Avdeevka, ma questo non è certo.Siamo avanzati a sud del cumulo di rifiuti e ci siamo stabiliti su una sorta di piantagione forestale
Postazione ucraina che conferma che le forze russe stanno prendendo d’assalto la Cokeria:

I russi, dopo aver guadagnato un punto d’appoggio la scorsa settimana sul terriccio a nord di Avdeevka, hanno ripreso le forze e, come previsto, hanno preso d’assalto la cokeria. Il quartier generale [ucraino] è già stato evacuato dalla città, ma è ora che il Comando pensi alle unità stesse. Perché Debaltsevo 2.0 sta chiaramente emergendo.
E infine:

L’esercito russo ha combattuto fino alla cokeria di Avdeevsky Gli analisti militari ucraini pubblicano una nuova mappa della situazione alla cokeria di Avdeevka con gli ultimi successi delle Forze Armate russe evidenziati in rosso e grigio – il nemico ammette che il cumulo di rifiuti di Avdeevka è sotto il completo controllo delle nostre truppe e che sono entrate nella periferia della zona industriale.A ovest del cumulo di rifiuti di Avdeevsky, le truppe russe hanno guadagnato un punto d’appoggio nella fascia forestale lungo la ferrovia. A sud di Avdeevka, le Forze armate russe continuano ad attaccare in diverse direzioni. Le operazioni di combattimento posizionale continuano a ovest di Krasnogorovka. Lo Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Ucraina ha riferito in serata che le truppe russe hanno effettuato una serie di attacchi nelle zone di Avdeevka, Tonenky e Pervomaisky.
Alcuni di questi fanno menzione dell’altra avanzata più importante, ovvero che le forze russe si sono nuovamente insinuate per qualche centinaio di metri a sud verso il margine di Severnoe, visto qui nella mappa di Suriyak

:

L’unico altro aggiornamento è che c’è stato un post un po’ criptico da parte di un altro soldato russo sul fronte che ha detto che la vera direzione da guardare sarebbe verso “Keramik”:

Ragazzi, non c’è nessun assalto alla cokeria Avdeevsky. Non c’è bisogno di correre davanti alla locomotiva, non c’è bisogno di esporre i nostri uomini. Sì, il cumulo di rifiuti è nostro, sì, monitoriamo visivamente l’intero territorio della cokeria, sì, ci stiamo preparando. Il compito è quello di rendere profondo il budello in cui siamo saliti. Stiamo andando a nord, stiamo andando bene. Cercate la città di Keramik sulla mappa e capirete tutto.
Non molto tempo dopo questo post, che io stesso ho liquidato come forse un deliberato depistaggio, è stato annunciato che l’AFU ha effettivamente lanciato il proprio contrattacco da nord per cercare di tagliare le forze russe verso Krasnogorovka. Ma a questo sono seguite notizie, come quella di seguito riportata da Rybar, secondo cui le forze russe si sono ugualmente dirette verso Keramik:

Le cronache dell’operazione militare speciale del 1° novembre 2023I militari russi stanno continuando la loro operazione di copertura dell’area fortificata di Avdeevsky. Finora i combattenti sono avanzati con successo verso Novokalynove e Keramik, attraversando i binari della ferrovia. A sud, l’AFU ha tentato un attacco a Vodyanoy, ma senza successo. Per un resoconto più dettagliato dell’offensiva delle Forze Armate russe nei pressi di Avdeevka, potete leggere il nostro nuovo materiale.
Nell’inquadratura più ampia si può vedere quanto sia lontano Keramik:

Francamente non riesco a capirne il significato se non quello di:

Aumentare l’ampiezza del bulge russo intorno a Krasnogorovka per motivi di sicurezza.

Come distrazione e operazione di fissaggio per attirare i difensori/riserve dell’AFU lontano dai più seri punti caldi di Avdeevka più a sud.

Se c’è un punto di alta quota che può essere usato per sorvegliare ulteriormente la valle di Avdeevka.

Ma alcune fonti sostengono che la Russia abbia già preso un pezzo di territorio:

Lascio Avdeevka con questo ultimo post ucraino, che dà il senso del tenore della battaglia, scritto dall’ex vicecomandante del Battaglione Azov Ihor Mosiychuk:

Le battaglie più sanguinose dall’inizio della guerra: La caduta di Avdiivka sarà una condanna a morte per il sostegno finanziario e militare dell’Ucraina, – ex vice comandante del Battaglione Azov, Mosiychuk▪️”Pertanto, Zelensky è contrario alla posizione di Zaluzhny sul ritiro dei militari dalla città, e Tarnavsky sta trasferendo le riserve dalla direzione di Zaporozhye. ▪️The battaglie per Avdiivka stanno diventando le più sanguinose dall’inizio della guerra.❗️I appena parlato con Avdeevka: caos nella leadership delle Forze Armate dell’Ucraina, perdite anche militari, perdite umane, non abbastanza munizioni.▪️The ragazzi capiscono che mancano pochi giorni alla perdita della città. I miei interlocutori dicono: “Beh, una settimana”. Ve lo immaginate? E ci tengono in un bagno caldo.▪️It sarà un disastro. Il crollo dell’Ucraina. Dite alla gente la verità. Ritirate le truppe. Stabilizzate il fronte. Costruite la linea Mannerheim. Smettere di mentire. Creature. Sarete demoliti. Non mi dispiace per voi. Mi dispiace per l’Ucraina”.

Una breve nota sulle altre direzioni. Le cose continuano per lo più allo stesso modo altrove. A Kherson, l’Ucraina continua a rivendicare alcuni “successi”, ma in realtà le informazioni reali sono che stanno subendo solo orrori assoluti. È emerso persino un video che mostra le truppe ucraine sparate da “distaccamenti di blocco” di mercenari polacchi per costringerle ad attraversare il Dnieper. Ci sono ammutinamenti ovunque e i consigli interni ucraini sono pieni di rabbia urlante per i tradimenti:

Questo è il 35° Marines dal fronte del ponte Antonovsky che si lamenta di un gruppo di feriti che ha aspettato l’evacuazione per 8 giorni sulla riva sinistra.

Qui ce n’è un altro che parla di oltre 100 abbandoni di unità:

E questo è l’aspetto di quei marines dell’AFU costretti ad attraversare costantemente sotto pesanti bombardamenti:

Continuano a parlare di una sorta di “espansione” della loro testa di ponte ma, come ho scritto l’ultima volta, è semplicemente assurdo. Non stanno facendo altro che giocare, senza alcuna prospettiva di avanzamento serio.

L’unico altro fronte di interesse da menzionare:

Ricorderete che ho scritto di alcuni “interessanti” sviluppi all’estremo nord, che sembravano presagire l’apertura di un potenziale nuovo fronte, lassù. Non solo le 19-90 mila truppe russe presumibilmente stanziate sul confine (a seconda di chi lo chieda), ma anche l’aumento dell’attività dei DRG e l’incremento dei colpi di artiglieria transfrontaliera russa, ad esempio verso Vovchansk. Ora c’è questo rapporto:

Al confine con le regioni di Kharkiv e Sumy, le Forze Armate ucraine stanno creando unità per fermare la nostra probabile offensiva.Lungo il confine con la regione di Belgorod, si sta rafforzando la difesa aerea mobile con SAM su pickup, e 250 missili aerei S-5K non guidati sono stati consegnati a Russkie Tishki per essere utilizzati da installazioni di fortuna.700 persone sono arrivate a Tarasovka, e unità di forze speciali sono state viste lungo il confine.Nella riserva, sono state create unità sulla base di 3 otbr, 1 obr di forze speciali e teroborona. Hanno 40 carri armati e vari MANPADS. Sembra che il nemico si stia preparando per la nostra offensiva nello stile dell’inizio della campagna – prima si lancia in profondità nel suo territorio, e poi tagliando dalle retrovie, pensa di distruggere le colonne come nel febbraio-marzo 2022.
Sembra quindi che l’AFU abbia preso atto e stia seriamente rafforzando quella regione, in una sorta di timore di un possibile nuovo assalto di massa.

Oggi c’è stata un’ulteriore conferma che la Russia ha completamente sgomberato la Bielorussia, dando ulteriore credito all’idea che le forze rimanenti siano state trasferite nella regione di Belgorod.

La Russia ha continuato a respingere i massicci attacchi alla Crimea e a Sebastopoli in particolare.

Decine di missili e droni più avanzati della NATO, tra cui gli Storm Shadows, sono stati abbattuti. Alcuni esperti ritengono che la Russia stia davvero entrando in sintonia con il suo modo di fermare questi assalti a saturazione, soprattutto perché i rapporti affermano che ha adottato un approccio molto più proattivo. Ad esempio, abbattendo i missili in arrivo con diversi mezzi di pattugliamento, come i Mig-31 e i Su-30, invece di affidarsi alla sola difesa aerea terrestre:

Gli obiettivi del regime di Kiev non cambiano: Sebastopoli, il ponte di Crimea e il checkpoint di Chongar, osserva PolitNavigator. Allo stesso tempo, un lancio di Storm Shadow costa più di 1,5 milioni di dollari, ATACMS più di 2 milioni. Negli ultimi tre giorni sono stati lanciati 15 missili contro la Crimea e le forze armate ucraine non faranno decollare gli aerei solo per il gusto di sparare. Zelensky ha chiaramente bisogno di un episodio eclatante per fare notizia sui media di tutto il mondo, soprattutto dopo l’articolo del Time, che lo ha fatto apparire beato. Tuttavia, a prescindere dalle motivazioni che spingono Kiev, resta il fatto che gli attacchi missilistici non portano risultati. Forse la ragione è stata la partenza dei MiG-31 con a bordo i complessi Kinzhal per pattugliare la zona neutrale sul Mar Nero. Ma in generale, secondo il direttore dell’Istituto dei Paesi della CSI di Sebastopoli, il capitano della riserva di 1° grado Sergei Gorbaciov, non si tratta tanto dei MiG: “Penso che, prima di tutto, abbiamo imparato a combattere. Abbiamo compreso le caratteristiche tecniche dell’uso in combattimento delle armi nemiche, abbiamo compreso le tecniche, i metodi, abbiamo già acquisito una significativa esperienza di combattimento e stiamo migliorando le tecniche di respingimento di tali minacce.È possibile che l’esercito russo abbia iniziato a utilizzare armi da combattimento nuove o precedentemente inutilizzate, ha osservato anche il capitano di 1° grado.
Ciò si collega alle recenti notizie fornite da Shoigu, secondo cui la Russia ha abbattuto un numero massiccio di aerei ucraini nelle ultime due settimane. L’affermazione è che la Russia sta ora utilizzando più attivamente il nuovo A-50U AWACS che, in combinazione con i sistemi S-400 tramite collegamenti dati, può espandere enormemente il rilevamento e la portata dei sistemi AD.

Alcuni si sono comprensibilmente opposti all’affermazione di Shoigu di oltre 20-30 aerei ucraini abbattuti solo nelle ultime settimane. L’Ucraina sostiene di non aver mai avuto nemmeno lontanamente il numero di aerei che la Russia sostiene di aver distrutto. Questo può essere vero o meno, tuttavia è degno di nota il fatto che continuiamo a ricevere piccoli scorci di rapporti che ci danno un’idea di quanto l’Ucraina possa essere stata rifornita segretamente.

Ad esempio, è di questa settimana la notizia che il Kazakistan sta silenziosamente “mettendo all’asta”, in un evento di liquidazione di massa all’ingrosso, oltre 100 jet da combattimento, che sono proprio i tipi più utilizzati dall’Ucraina: Mig-29, Su-24/27, ecc. Finiranno in Ucraina? E per tutto questo tempo l’Ucraina ha sottratto ad altri Paesi simili liquidazioni all’ingrosso di dimensioni gigantesche?

Un’altra importante conferma. Ricordiamo che qualche tempo fa abbiamo parlato delle nuove capacità del Lancet della Russia. Ora fonti occidentali confermano che la Russia ha aumentato l’uso di versioni completamente automatizzate del Lancet:

Le Forze Armate russe hanno iniziato a utilizzare attivamente le munizioni di sbarramento Lancet con un nuovo sistema di guida. Infatti, il sistema di riconoscimento e acquisizione del bersaglio del nuovo Lancet (alias Izdeliye-53) funziona come la testata di homing di un missile aria-superficie, il che consente di raggiungere una precisione assoluta nel colpire il bersaglio, compresi gli oggetti in movimento.È degno di nota il fatto che dopo aver distrutto l’MLRS ceco RM-70 Vampire, il drone ha preso di mira anche il SAU ceco da 152 mm gommato vz.77 Infatti, dopo l’introduzione dei nuovi Lancet, i compiti dell’equipaggio si riducono alla designazione di una zona di combattimento nel programma e al lancio del drone dalla catapulta. Le funzioni di ricerca e acquisizione del bersaglio sono svolte dall’automazione e l’equipaggio può cambiare posizione subito dopo il lancio.
La trasmissione ufficiale del Ministero della Difesa britannico è stata persino costretta a riconoscere il recente aumento dei successi del Lancet:

Anche l’ISW (Institute for the Study of War) ha lanciato l’allarme. Da un articolo di Newsweek:

Le fonti hanno detto che le nuove versioni di questi droni hanno un “sistema di guida automatica che può distinguere i tipi di obiettivi e aumentare le percentuali di successo degli attacchi”, ha detto sabato l’ISW. Le forze del Cremlino starebbero testando i droni kamikaze senza equipaggio “per attacchi di massa sincronizzati a sciame“.
L’articolo afferma che il Lancet dovrebbe costare circa 35.000 dollari. Ricordiamo che la produzione di proiettili da 155 mm da parte dell’UE costa oggi più di 8.000 dollari a proiettile, e questo per quanto riguarda i proiettili non guidati. Ci vogliono decine di proiettili per colpire un bersaglio. Ciò significa che Lancet è molto più economico dell’artiglieria ucraina, poiché 4 proiettili non guidati hanno già lo stesso prezzo di un drone Lancet.

Nel frattempo, gli Stati Uniti continuano a soffrire di problemi di armamento: il tanto decantato lancio di prova del loro nuovo missile intercontinentale Minuteman III sull’Oceano Pacifico è stato apparentemente considerato un fallimento:

🇺🇸U Il test di un missile intercontinentale disarmato Minuteman III dell’USAF è stato “interrotto in sicurezza sull’Oceano Pacifico alle 12:06 a causa di un’anomalia durante un lancio di prova dalla base spaziale di Vandenberg, in California”.
Sembra che anche le decadenti capacità degli Stati Uniti in materia di missili intercontinentali siano ora in discussione.


If you enjoyed the read, I would greatly appreciate if you subscribed to a monthly/yearly pledge to support my work, so that I may continue providing you with detailed, incisive reports like this one.

Alternatively, you can tip here: Tip Jar

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure PayPal.Me/italiaeilmondo 

Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

Russia, Ucraina 47a puntata Adattamenti ad una situazione più dinamica Con Stefano Orsi, Max Bonelli

Ad una situazione più dinamica del conflitto, corrisponde un aumento delle perdite, soprattutto da parte ucraina, paragonabile a quello delle prime settimane della controffensiva estiva ormai in evidente fase di esaurimento senza aver raggiunto praticamente nessuno degli obbiettivi prefissati dal comando ucraino. Nelle precedenti puntate avevamo comunque sottolineato la sorprendente ostinazione e perseveranza dei combattenti ucraini, a dispetto delle pesanti perdite; aumentano le testimonianze che associano questa capacità di resistenza all’uso diffuso di “corroboranti”. Nel complesso la situazione strategica, la disponibilità di risorse e il controllo strategico e tattico del teatro pende sempre più a favore dei russi in un contesto nel quale gli Stati Uniti e la NATO faticano a supportare il confronto militare ormai su due fronti accesi e su altri focolai pronti a divampare. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure PayPal.Me/italiaeilmondo 

Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

https://rumble.com/v3t3t5g-russia-ucraina-47a-puntata-adattamenti-ad-una-situazione-pi-dinamica-con-st.html

 

1 11 12 13 14 15 172