Tre uomini in treno, a cura di Giuseppe Germinario e di Claudio Martinotti Doria

Abbiamo appreso dai giornali della missione congiunta di Macron, Draghi e Scholz in treno verso Kiev. In questo sito abbiamo offerto una vasta testimonianza del dibattito e dei tormenti che stanno affliggendo le classi dirigenti e gli analisti statunitensi, russi e cinesi a proposito del conflitto ucraino. Esiste un angolo di mondo pervaso invece da certezze granitiche, pari solo alla scarsa consapevolezza riguardo all’inarrestabile declino cui sta scivolando. Gli unici coerenti, indefessi ed imperterriti nel proseguire a prescindere sulla loro linea di rigore morale, anche al prezzo di qualsiasi sacrificio se non proprio, delle proprie popolazioni, sono i nostri autorevoli statisti europei, nella quasi totalità. Dall’immagine l’allegra compagnia sembrerebbe in procinto di impegnarsi in un acceso confronto a briscola. La triade a capo della confraternita sembra in realtà essere stata colta da un sussulto di realismo. Pare che vogliano indurre Zelenski a più miti consigli. Ma delle due l’una:

  • hanno sbagliato direzione. Avrebbero dovuto allungare il viaggio verso Mosca per poi solcare l’Atlantico su un boat-love, destinazione Washington, le due sedi di insediamento dei veri decisori dei destini dell’Ucraina
  • sono stati in realtà mandati in avanscoperta da chi, comodamente insediato a Washington, come suo solito usa lanciare l’esca e nascondere la mano per concedersi ogni mano libera, anche nei confronti del proprio burattino a Kiev. Trattandosi di un pesce particolarmente grosso il pescatore ha appeso agli ami ben tre molluschi.

Staremo a vedere.

Nel frattempo abbiamo ricevuto da un volonteroso un dettagliato piano di pace che riflette la situazione sul campo, ma che sicuramente risulterà indigesto ad una parte dei commensali. Il buon esito dipenderà dall’afflizione da astinenza che perseguiterà sempre più uno dei due contendenti sul campo. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Ipotesi di un piano di pace che ponga fine al conflitto in Ucraina, che un ministro degli Esteri italiano serio e competente e con una visione realistica e prospettica della situazione avrebbe potuto fornire alle parti in causa.

Di Claudio Martinotti Doria

Ci sarebbero molte premesse da fare prima di enucleare seppur sinteticamente i punti della proposta del piano di pace, ma non voglio ripetermi, le ho scritte già una miriade di volte nei miei articoli precedenti, per cui mi limiterò a ripetere solo l’essenziale in poche righe.

Se questo piano di pace non fosse accettato dalla leadership ucraina (e dai loro burattinai anglosassoni e occidentali in genere) il conflitto proseguirà a tempo indeterminato. La Russia può reggerlo senza problemi (l’Ucraina no, fra breve sarà allo stremo) e se ulteriormente provocata potrebbe esserci un’escalation che ridurrebbe le infrastrutture ucraine a ruderi, le forze armate ucraine collasseranno, la miseria e penuria saranno sempre più gravi e irrimediabili, i razionamenti non saranno sufficienti e i prezzi saliranno alle stelle, la popolazione si rivolterà, ci saranno sommosse e la guerra civile esploderebbe ovunque nel paese, non solo nelle regioni del sud-ovest (perché di guerra civile si tratta). Inoltre se questo piano di pace non fosse accettato la Russia proseguirebbe nell’Operazione Militare Speciale fino a ricongiungersi con la Transnistria togliendo ogni sbocco al mare all’Ucraina distruggendo quel poco di economia residua che gli rimane. Vorrei che questo fosse chiaro.

Ecco in sintesi il piano di pace per ottenere quantomeno un “cessate il fuoco”, prolungato e controllato.

1-      L’Ucraina riconosce la Crimea come uno stato facente parte della Federazione Russa.

2-     L’Ucraina riconosce la Repubblica Popolare di Doneck e di Lugansk, nella loro estensione territoriale dell’intero Donbass, come stati facenti parte della Federazione Russa.

3-     L’Ucraina riconosce il diritto degli Oblast’ di Zaporižžja e di Cherson di aderire alla Federazione Russa se la maggioranza della popolazione manifestasse questo desiderio.

4-     L’Ucraina concederà il riconoscimento di regione autonoma, dotata di piena autonomia, con un proprio statuto e un proprio governo ai seguenti oblast’:

–          Odessa;

–          Mykolaïv;

–          Dnipropetrovs’k;

–          Kharkiv;

–          Poltava;

–          Sumy

–          Černihiv;

5-     Gli oblast’ elencati al punto precedente dovranno essere interamente e permanentemente “smilitarizzati”, nessun insediamento di Forze Armate ucraine sarà consentito, potranno operare solo le Forze dell’Ordine, in numero adeguato e non eccessivo, armate solo per le funzioni di servizio istituzionale. Non dovranno esserci depositi di armi di alcun genere, nessuna milizia territoriale a scopi bellici.

6-    Quanto contemplato al punto precedente si dovrà estendere a tutti i territori a ovest del fiume Dnepr negli oblast’ di Čerkasy e di Kiev.

7-     Mai e per nessun motivo le Forze Armate ucraine dovranno oltrepassare il fiume Dnepr in nessun punto del suo percorso, che svolgerà il ruolo di confine naturale tra l’Ucraina Occidentale e le regioni autonome smilitarizzate.

8-     L’Isola dei Serpenti nell’oblast di Odessa rimarrà sotto il controllo della Federazione Russa;

9-     A garanzia del rispetto di questo piano di pace, se e quando verrà sottoscritto dalle parti, stanzieranno in posizione strategica a ovest del fiume Dnepr, in particolare negli oblast autonomi, Forze di Pace di paesi Nato non invisi alla Federazione Russa e di paesi non facenti parte della NATO ma su mandato dell’ONU, con la stessa condizione precedente di non essere invisi alla Federazione Russa.

Per maggiori dettagli il sottoscritto rimane a disposizione.

15 giugno 2022

Cav. Dottor Claudio Martinotti Doria, Via Roma 126, 15039 Ozzano Monferrato (AL), Unione delle Cinque Terre del Monferrato,  Italy,

Email: claudio@gc-colibri.com  – Blog: www.cavalieredimonferrato.it