Italia e il mondo

Come la mobilitazione annunciata da Putin riapre uno spiraglio per il negoziato, di Francesco Russo

Per Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, il Cremlino desidera congelare il conflitto, accontentandosi dei territori occupati finora e mostrando la sua determinazione a difenderli con ogni mezzo: “Putin vuole alzare la posta, non allargare il conflitto, ma il rischio di un’escalation c’è”

AGI – La mobilitazione parziale annunciata dal presidente russo Vladimir Putin può essere sicuramente il preludio di un’escalation ma offre anche la possibilità, se non di una tregua, di un congelamento del conflitto, purché Kiev si accontenti della riconquista dell’Oblast di Kharkiv e sia disposta a cedere a Mosca i territori persi finora nelle quattro regioni dove si svolgeranno i referendum per l’unificazione con la Russia. È la lettura offerta dal direttore di Analisi DifesaGianandrea Gaiani, in un’intervista all’Agi.

In che modo l’annuncio di una mobilitazione parziale dei riservisti russi, in seguito alla convocazione di referendum nelle quattro regioni ucraine occupate, segna un cambio di marcia del conflitto?

“Credo che il cambiamento sia a livello politico e strategico. Il riconoscimento da parte della Russia delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, il giorno prima dell’inizio dell’operazione in Ucraina, aveva rappresentato il riconoscimento di entità politico-territoriali di una parte dell’Ucraina abitata per lo più da popolazioni russofone e in certi casi russofile, considerando che due milioni di civili del Donbass sono fuggiti in Russia.
Finora si era parlato di referendum solo per le regioni di Kherson e Zaporizhzhia. Allargare le consultazioni ad aree già in mano ai filorussi dal 2014 significa lanciare un messaggio politico e alzare il livello dell’escalation sul piano politico e militare. Mosca conferma che fa sul serio e, se prima pensavamo volesse creare una zona cuscinetto che separasse la Nato dal territorio russo, ora fa sapere che ritiene quei territori Russia. Se i referendum avranno esito positivo, e certamente lo avranno perché la popolazione filo-Kiev è fuggita da quelle zone, sul piano militare la risposta a qualunque attacco rientrerebbe nella dottrina della difesa nazionale che, in tutti i Paesi del mondo, prevede qualunque tipo di risposta con qualunque tipo di arma di distruzione, non necessariamente nucleare. Penso ad esempio a bombardamenti dei siti nei Paesi Nato dove vengono stoccate le armi da consegnare all’Ucraina.
Ad ogni modo, l’obiettivo di Putin non è allargare il conflitto ma alzare la posta per la Nato e l’Occidente. L’iniziativa russa ha lo scopo di congelare il conflitto e, soprattutto, di lanciare un monito: ‘Noi siamo disposti a difendere queste aree in quanto territorio russo, voi siete disposti a fare la guerra alla Russia?’. È un monito rivolto a tutti i Paesi Nato, in particolare a quelli europei, che in questa guerra stanno perdendo tutto”.

In concreto, la mobilitazione come potrà mutare la situazione sul campo?

“I limiti dei russi stanno nell’aver impegnato solo parte delle loro forze armate e di aver combattuto in inferiorità numerica, il che è molto difficile in una situazione offensiva. Richiamare i riservisti potrebbe compensare il deficit nei numeri, una volta trascorso il paio di mesi necessario per l’addestramento e l’aggiornamento. Il fatto che i russi mobilitino così tante forze, pur con l’obiettivo di consolidare quanto conquistato, non esclude che i russi lancino azioni offensive per completare il controllo delle regioni occupate fino ai loro confini amministrativi”.

Quali sono gli scenari possibili? Cosa attendersi dall’inverno?

“Gli scenari sono tre: una guerra di attrito prolungata, un’escalation che potrebbe coinvolgere l’Occidente o un congelamento del fronte che apre uno spiraglio per avviare le trattative, fronte sul quale è molto attiva la Turchia. Se poi la guerra si allargasse, Kharkiv e Odessa potrebbero tornare nel mirino”.

Putin ha evocato nuovamente le armi nucleari…

“Putin ha ribadito di avere questa forma di deterrenza e ha chiarito la sua determinazione nel difendere i territori presi. Se il Donbass sarà completamente russificato, viene ricordato che chi attaccherà quel territorio attaccherà il territorio russo, esponendosi a una risposta che non esclude nessun tipo di arma. Ma nessuna potenza nucleare esclude l’utilizzo di armi atomiche, perché servono come deterrenza. Anche gli Stati Uniti non lo hanno mai escluso nella crisi con la Corea del Nord”.

L’intelligence militare britannica ha suggerito che l’urgenza con cui sono stati convocati i referendum tradisca il timore di una nuova offensiva ucraina. C’è però chi sostiene che Kiev al momento non abbia la possibilità materiale di sferrare un contrattacco paragonabile a quello che ha consentito la riconquista di parte della regione di Kharkiv, che sarebbe costata notevoli perdite umane…

“In realtà è costato molte più perdite il tentato contrattacco a Kherson e su certi aspetti dell’offensiva a Kharkiv ho posto degli interrogativi. Mi ha lasciato perplesso che i russi avessero lasciato in quella regione solo due battaglioni della Rosguardia, non si fossero accorti della concentrazione di sette brigate ucraine e, invece di chiudere il tappo, si fossero ritirati lasciando sul campo molti mezzi.
Non ne discutiamo mai ma dovremmo tenere conto del fatto che russi e americani non hanno mai smesso di parlarsi e che i tentativi di trovare un’intesa non sono mai finiti. I russi sono pronti a discutere su una base negoziale che consenta loro di tenersi parte dei territori che hanno già occupato; gli ucraini forse no. L’escalation di oggi serve ad alzare la posta e stabilire i i paletti sui quali poter avviare una trattativa. Il Cremlino ha segnato una linea: il messaggio è che non c’è l’intenzione di continuare a conquistare territorio ucraino ma quella di rafforzare le aree conquistate finora, dalle quale i russi non intendono spostarsi. Vedremo entro una settimana se su questo punto c’è la possibilità che l’Europa induca l’Ucraina ad accettare un negoziato”.

In sostanza, ritieni che il ritiro da Kharkiv possa essere stato una scelta precisa che ha l’obiettivo di porre le basi per trattare?

“I russi non hanno provato nemmeno a tappare la falla. Non sappiamo se sia stata una scelta precisa o sia stato dovuto a carenza di mezzi. Il risultato è che i russi hanno perso un terreno pari a due volte la Val d’Aosta ma hanno accorciato le loro linee di difesa. Si sono ritirati anche da posizioni difendibili, nell’area al confine settentrionale dove avevano linee di rifornimento garantite da Belgorod, in territorio russo. Non escluderei che il ritiro abbia potuto rispondere all’esigenza di creare condizioni favorevoli all’apertura di un negoziato, consentendo a Zelensky di vantare un successo militare mai visto finora e sedersi al tavolo del negoziato da una posizione più vantaggiosa”.

Da Podolyak a Kuleba, gli alti funzionari ucraini hanno chiarito che intendono perseverare nei tentativi di liberare le aree occupate ma ciò non può avvenire senza nuovi, massicci rifornimenti di armi occidentali. per quanto tempo l’Occidente potrà continuare a sostenere Kiev? La Germania ha già dichiarato da tempo di aver terminato le riserve…

“L’Ucraina ha fame di mezzi, munizioni e armamenti per sostenere le sue offensive. E mantenere la pressione sui russi ha un significato politico per Zelensky, che è stato molto criticato in patria per le fortissime perdite subite. Gli eserciti occidentali non hanno però quasi più nulla da dare perché, se questa guerra continua, c’è il rischio di un loro coinvolgimento. È una questione di numeri: le forze corazzate delle principali potenze europee hanno un’entità ridicola. L’Italia ha forse 200 carri armati di cui un terzo operativo, la Francia e la Germania ne hanno 250 e non tutti operativi. Nessun esercito occidentale avrebbe la possibilità di reggere un conflitto del genere per più di qualche settimana”.

Oggi Shoigu ha affermato che gli ucraini hanno esaurito le loro scorte di armamenti sovietici. È plausibile?

“Gli ucraini hanno perduto il loro arsenale originale: mezzi pesanti, artiglieria e corazzati ex sovietici che l’Ucraina produceva pure ma adesso la sua industria bellica è stata devastata dalla guerra, perché i russi hanno colpito tutti gli stabilimenti. Ora stanno esaurendo anche le riserve di mezzi forniti dai Paesi Nato e sono mesi che continuano a chiedere più armi. Kiev sta premendo sugli Usa per ottenere armi a lungo raggio che potrebbero arrivare a colpire in profondità. Il messaggio di Putin ha quindi anche lo scopo di scoraggiare la fornitura di questo tipo di armi e incoraggiare il negoziato. Oggi Putin e Shoigu hanno alzato l’asticella. Ciò solleva la preoccupazione per un’escalation ma offre anche l’opportunità di una mediazione”.

L’Ucraina afferma però che i referendum cancellano ogni possibilita di soluzione diplomatica…

“Ci sono elementi di questa crisi che non vengono resi pubblici e che si cerca di offuscare con la propaganda da entrambe le parti. Basti pensare che l’Ucraina non ha tirato nemmeno una sassata contro il gasdotto. Tutte queste ambiguità suggeriscono che ci siano già trattative sotto banco. E lo slittamento della messa in onda del discorso di Putin significa che stanotte ci sono stati alcuni confronti con alcuni interlocutori per definire possibili scenari”.

CI sono quindi le condizioni per un accordo?

“Dipenderà dalla volontà degli europei di svolgere finalmente un ruolo da protagonisti in una guerra che minaccia la nostra sicurezza. Finora l’Europa è mancata come soggetto geopolitico e si è limitata a seguire la Nato e gli angloamericani. Quanto sta succedendo dovrebbe essere valutato anche alla luce degli interessi dell’Europa. Ci sono valutazioni di organizzazioni non certo filorusse che paventano che l’obiettivo vero della guerra sia la distruzione del primato dell’Europa come potenza economico-industriale. La Russia ne uscirà logorata ma l’Europa in primavera rischia una devastazione economico-industriale senza precedenti. Se questa è la realtà, dobbiamo venire a patti con la Russia o cessare di essere una potenza economica e industriale. E domandarci chi ci guadagnerà”.

@cicciorusso_agi

https://www.agi.it/estero/news/2022-09-21/ucraina-russia-discorso-putin-mobilitazione-18159479/

Da “operazione militare speciale” a guerra aperta, di Gilbert Doctorow

Da ‘operazione militare speciale’ a guerra aperta: significato dei referendum in Donbas, Kherson e Zaporozie

Il discorso televisivo di ieri mattina di Vladimir Putin e il successivo commento del suo ministro della Difesa Shoigu che annuncia la parziale mobilitazione delle riserve dell’esercito russo per aggiungere un totale di 300.000 uomini alla campagna militare in Ucraina sono stati ampiamente riportati dalla stampa occidentale. La stampa occidentale ha riportato anche i piani per indire referendum sull’adesione alla Federazione Russa nelle repubbliche del Donbas questo fine settimana e anche nelle oblast di Kherson e Zaporozie in un futuro molto prossimo. Tuttavia, come accade molto comunemente, l’interrelazione di questi due sviluppi non è stata vista o, se osservata, non è stata condivisa con il grande pubblico. Poiché proprio questa interrelazione è stata messa in evidenza nei talk show della televisione di stato russa negli ultimi due giorni,

L’idea stessa di referendum nel Donbas è stata ridicolizzata dai media mainstream negli Stati Uniti e in Europa. Vengono denunciati come ‘finzione’ e ci viene detto che i risultati non verranno riconosciuti. Al Cremlino, infatti, non interessa affatto se i risultati siano riconosciuti validi in Occidente. La loro logica è altrove. Per quanto riguarda il pubblico russo, l’unica osservazione critica sui referendum è stata sulla tempistica, con anche alcuni patrioti che hanno affermato apertamente che è troppo presto per votare dato che la Repubblica popolare di Donetsk, le oblast di Zaporozie e Kherson non hanno ancora stato completamente “liberato”. Anche qui la logica di queste votazioni sta altrove.

È una conclusione scontata che le repubbliche del Donbas e altri territori dell’Ucraina ora sotto l’occupazione russa voteranno per entrare a far parte della Federazione Russa. Nel caso di Donetsk e Lugansk, è stato solo sotto la pressione di Mosca che i loro referendum del 2014 riguardavano la dichiarazione di sovranità e non l’adesione alla Russia. Tale annessione o fusione non fu accolta allora dal Cremlino perché la Russia non era pronta ad affrontare il previsto massiccio attacco economico, politico e militare da parte dell’Occidente che sarebbe seguito. Oggi Mosca è più che pronta: infatti è sopravvissuta egregiamente a tutte le sanzioni economiche imposte dall’Occidente anche prima del 24 febbraio e alla fornitura sempre crescente all’Ucraina di materiale militare e ‘consiglieri’ dei paesi NATO.

Il voto sull’adesione alla Russia raggiungerà probabilmente il 90% o più a favore. E’ perfettamente chiaro anche ciò che seguirà immediatamente da parte russa: entro poche ore dalla dichiarazione dei risultati del referendum, la Duma di Stato russa approverà un disegno di legge sulla “riunificazione” di questi territori con la Russia e nel giro di un giorno sarà approvato dalla camera alta del parlamento e subito dopo il disegno di legge sarà firmato in legge dal presidente Putin.

Guardando oltre il suo servizio come agente dell’intelligence del KGB, che è tutto ciò di cui gli “specialisti russi” occidentali parlano all’infinito nei loro articoli e libri, ricordiamo anche la laurea in giurisprudenza di Vladimir Putin. In qualità di Presidente, è rimasto sistematicamente all’interno del diritto interno e internazionale. Lo farà ora. A differenza del suo predecessore, Boris Eltsin, Vladimir Putin non ha governato per decreto presidenziale; ha governato con leggi promulgate da un parlamento bicamerale costituito da più partiti. Ha deliberato in armonia con il diritto internazionale promulgato dalle Nazioni Unite. La legge delle Nazioni Unite parla della santità dell’integrità territoriale degli Stati membri; ma la legge dell’ONU parla anche della santità dell’autodeterminazione dei popoli.

Cosa deriva dalla fusione formale di questi territori con la Russia? Anche questo è perfettamente chiaro. In quanto parti integranti della Russia, qualsiasi attacco contro di loro, e sicuramente ci saranno tali attacchi provenienti dalle forze armate ucraine, è un casus belli. Ma ancor prima, i referendum sono stati preceduti dall’annuncio di mobilitazione, che indica direttamente ciò che la Russia farà ulteriormente se gli sviluppi sul campo di battaglia lo richiederanno. Le fasi progressive di mobilitazione saranno giustificate dall’opinione pubblica russa come necessarie per difendere i confini della Federazione Russa dagli attacchi della NATO.

La fusione dei territori ucraini occupati dalla Russia con la Federazione Russa segnerà la fine dell'”operazione militare speciale”. Un SMO non è qualcosa che conduci sul tuo territorio, come relatori alla serata con Vladimir Solovyovtalk show ha commentato un paio di giorni fa. Segna l’inizio di una guerra aperta contro l’Ucraina con l’obiettivo della capitolazione incondizionata del nemico. Ciò comporterà probabilmente la rimozione della leadership civile e militare e, molto probabilmente, lo smembramento dell’Ucraina. Dopotutto, il Cremlino ha avvertito più di un anno fa che il corso dettato dagli Stati Uniti per l’adesione alla NATO per l’Ucraina comporterà la sua perdita della statualità. Tuttavia, questi obiettivi particolari non sono stati finora dichiarati; la SMO riguardava la difesa del Donbas contro il genocidio e la de-nazificazione dell’Ucraina, un concetto di per sé piuttosto vago.

L’aggiunta di altri 300.000 uomini in armi alle forze dispiegate dalla Russia in Ucraina rappresenta un quasi raddoppio e sicuramente affronterà la carenza di numeri di fanteria che ha limitato la capacità della Russia di “conquistare” l’Ucraina. È stata proprio la mancanza di stivali a terra a spiegare il doloroso e imbarazzante ritiro della Russia dalla regione di Kharkov nelle ultime due settimane. Non hanno potuto resistere alla massiccia concentrazione di forze ucraine contro la loro stessa presa scarsamente sorvegliata sulla regione. Il valore strategico della vittoria ucraina è discutibile, ma ha notevolmente migliorato il loro morale, che è un fattore importante nell’esito di qualsiasi guerra. Il Cremlino non poteva ignorarlo.

Alla conferenza stampa a Samarcanda la scorsa settimana dopo la fine del raduno annuale dei capi di stato dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, a Vladimir Putin è stato chiesto perché ha mostrato così tanta moderazione di fronte alla controffensiva ucraina. Ha risposto che gli attacchi russi agli impianti di generazione di elettricità ucraini che hanno seguito la perdita del territorio di Kharkov erano solo “campi di avvertimento” e ci sarebbero state azioni molto più “di impatto” in arrivo. Di conseguenza, mentre la Russia passa dalla SMO alla guerra aperta, possiamo aspettarci una massiccia distruzione delle infrastrutture civili e militari ucraine per bloccare completamente tutti i movimenti di armi fornite dall’Occidente dai punti di consegna nella regione di Lvov e altri confini al fronte. Alla fine potremmo aspettarci bombardamenti e distruzione dei centri decisionali dell’Ucraina a Kiev.

Per quanto riguarda un ulteriore intervento occidentale, i media occidentali hanno raccolto la minaccia nucleare appena velata del presidente Putin ai potenziali cobelligeranti. La Russia ha dichiarato esplicitamente che qualsiasi aggressione contro la propria sicurezza e integrità territoriale, come quella sollevata dai generali in pensione negli Stati Uniti che hanno parlato alla televisione nazionale nelle ultime settimane dello scioglimento della Russia, sarà accolta da una risposta nucleare. Quando la minaccia nucleare russa è diretta a Washington, come è ora il caso, piuttosto che a Kiev oa Bruxelles, supposizione fino ad ora, è improbabile che i responsabili politici a Capitol Hill rimarranno a lungo sprezzanti riguardo alle capacità militari russe e perseguiranno un’ulteriore escalation.

Alla luce di tutti questi sviluppi, sono costretto a rivedere il mio apprezzamento per quanto è emerso alla riunione dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. I media occidentali hanno concentrato tutta l’attenzione su un solo problema: il presunto attrito tra la Russia ei suoi principali amici mondiali, India e Cina, sulla guerra in Ucraina. Mi è sembrato grossolanamente esagerato. Ora sembra essere una totale sciocchezza. È inconcepibile che Putin non abbia discusso con Xi e Modi di cosa sta per fare in Ucraina. Se la Russia ora fornisce al suo sforzo bellico una parte molto maggiore del suo potenziale militare, allora è del tutto ragionevole aspettarsi che la guerra finisca con la vittoria russa entro il 31 dicembre di quest’anno, poiché il Cremlino sembra aver promesso ai suoi fedeli sostenitori. 

Guardando oltre la possibile perdita della statualità dell’Ucraina, una vittoria russa significherà più di un naso sanguinante simile all’Afghanistan per Washington. Esporrà il basso valore dell’ombrello militare statunitense per gli Stati membri dell’UE e porterà necessariamente a una rivalutazione dell’architettura di sicurezza europea, che è ciò che i russi chiedevano prima che la loro incursione in Ucraina fosse lanciata a febbraio.

https://gilbertdoctorow.com/2022/09/22/from-special-military-operation-to-open-war/

Ucraina, il conflitto_16a puntata. Equilibrio instabile_Con Max Bonelli e Stefano Orsi

Il conflitto in Ucraina ha raggiunto una fase di relativo equilibrio. Lo slancio offensivo nella parte nord del fronte, presentato come una marcia trionfale, ha perso quasi completamente il proprio slancio. Quella che è apparsa una rotta dell’esercito russo, si è rivelato alla fine un ripiegamento ordinato, con scarsa perdita di mezzi, tranne che per la propaggine a nord, verso il confine russo di Belgorod. A sud le forze ucraine si sono dissanguate nei continui e sterili attacchi nella zona di Kherson. L’epicentro della battaglia, però, sembra
fissarsi nella zona di Kharkyv e, soprattutto, di Zhaporija, in una situazione però di crescente pressione su vari punti del migliaio di chilometri di linea. E’ una corsa contro il tempo, in attesa che il richiamo parziale della riserva, ordinato da Putin, possa manifestare i primi effetti determinanti sul campo.
Come in ogni conflitto, anche il più virulento, i canali riservati di comunicazione tra i contendenti non mancano e con esso qualche spiraglio di tregua. E’ una situazione sul campo pesantemente influenzata dalle dinamiche geopolitiche delle quali il recente vertice SCO a Samarcanda e l’assemblea generale dell’ONU hanno offerto una rappresentazione simbolica potente con qualche venatura patetica, quale si è dimostrata la prolusione di Mario Draghi. Il tempo lungo offrirà alla Russia le vie di uscita da una condizione critica, grazie alle dinamiche innescate assieme a Cina ed India. La contingenza, però, annuncia continui pericoli e focolai a ridosso dei suoi confini, suscettibili di destabilizzare il paese. Sono le carte che l’attuale leadership statunitense intende giocare ai limiti dell’azzardo e dell’avventurismo; impulsi nutriti da una smodata indole predatoria altrettanto nefasta, confermata dalla intenzione del Congresso Americano di stornare all’Ucraina i 300 miliardi di dollari di fondi sequestrati alla Russia. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v1l4op1-ucraina-il-conflitto-16a-puntata-equilibrio-instabile-con-max-bonelli-e-ste.html

L’UCRAINA È IN MACERIE, MA LA UE RILANCIA L’ESCALATION, di Marco Giuliani

L’UCRAINA È IN MACERIE, MA LA UE RILANCIA L’ESCALATION

Nuovo massiccio invio di armi a Kiev. I russi soffrono, ma alla Von der Leyen non basta: “Zelensky deve vincere”. E l’Italia è ormai appaltata da Washington

La nuova, cervellotica campagna di guerra lanciata dalla sig.ra Ursula Von der Leyen sulla pelle degli ucraini, non lascia spiragli a una (eventuale) trattativa che possa condurre verso una tregua. Così, per la gioia di Blinken – al quale Draghi ha poche ore fa giurato fedeltà ribadendo, in sostanza, che l’Italia è un appalto della Nato – e per il riarmo di Zelensky, che è al riparo nel suo bunker di Kiev e continua a mandare in onda i suoi show televisivi, la UE dichiara ancora guerra a Mosca. «L’Ucraina vincerà», ha affermato la Presidente della Commissione europea a seguito di alcuni territori rioccupati da Kiev e da cui, per la verità, i militari russi hanno presumibilmente spostato le loro operazioni. Ipse dixit. Una Russia sconfitta sappiamo tutti che è un’evenienza che non potrà in alcun modo verificarsi, a meno di un ricorso all’arma nucleare e l’interessamento di paesi terzi. Europa che ha lasciato intendere, tra l’altro, di voler cacciare l’Ungheria di Orban perché non allineata al piano anti-Putin commissionato da Washington (la scusa dell’antiabortismo è una pagliacciata). Entriamo nel merito, riportando, come è nostro uso, fatti e riscontri.

La nuova escalation promossa dalla Casa Bianca, ratificata da Bruxelles e messa a punto dai singoli membri della UE (l’Italia, tanto per cambiare, è scattata sull’attenti), ha i suoi risvolti nei nuovi pacchetti di armi in partenza per Kiev e nella discriminante relativa alla messa al bando dall’Ungheria di Orban, rea di non seguire alla lettera le politiche militariste e sanzionatorie euroatlantiche. Per Budapest, si prospettano i tagli dei fondi del Pnrr e l’eventuale proposta di esclusione dall’unione, magari per lasciare spazio proprio all’Ucraina, che di diritti civili ha ancora molto da imparare. Ma veniamo al punto. Lascia un tantino perplessi, ancora una volta, la quasi totale inconsistenza di una iniziativa autonoma da parte dei singoli stati, a fronte di una situazione che va purtroppo peggiorando di giorno in giorno. La Germania si trova in difficoltà ed è oggetto di un crescente dissenso della sua opinione pubblica, con il quale dovrà prima o poi fare i conti; la Francia, salvo l’ipotesi di tagliare le forniture elettriche all’Italia per due anni, è tra i pochissimi superstiti a riuscire a confrontarsi (telefonicamente) ancora con Mosca, ma sembra piuttosto immobile e in balia degli eventi; abbiamo già detto di Draghi, per cui però bisogna apporre una postilla. Il 25 settembre in Italia ci saranno le elezioni, e ciò che si prospetta è solo un rimpasto che porterà a ricalcare in fotocopia la linea degli ultimi 6 mesi. Questa è la sensazione, nata da una serie di indizi derivati dai proclami e dalle politiche messe in atto dai partiti maggiori e dai loro consimili. L’ex Goldman Sachs ha soltanto preparato il terreno.

I movimenti di destra, centro e sinistra sono letteralmente appiattiti, salvo poche voci isolate, su posizioni che non fanno presagire un cambio di passo circa la diplomazia internazionale e le (enormi) difficoltà di undici milioni di italiani che Eurostat ha definito “in povertà”. Proprio in queste ore di campagna elettorale, infatti, stanno per essere inviati – si parla del decreto aiuti – altri settecento milioni di euro a Kiev, mentre nelle Marche si è verificata un’alluvione che ha messo in ginocchio interi paesi e località. Sarebbe curioso sapere quanto intende stanziare in merito il dimissionario governo, che evidentemente sembra di nuovo più concentrato su ciò che accade agli ucraini anziché ai suoi connazionali. Se queste sono le premesse, compreso l’acquisto di materiali energetici in ordine sparso (anche dall’Iran, dove poche ora fa è stata linciata un’altra ragazza perché con il velo in disordine), a prezzi maggiorati e non certo dalle più illuminate democrazie, l’autunno sarà sanguinoso. Ma tutto fa brodo, purché venga danneggiata Mosca. In questa maniera, ci si chiede, quale tipo di supporto potranno ricevere gli italiani di fronte alla dilatazione delle bollette, del caro-vita che non accenna a ridimensionarsi o di fronte all’aumento dei carburanti?

Ma stiano tutti tranquilli: il premier con valigie in mano, nel frattempo, tra economisti in doppiopetto e finanzieri ebrei con la kippah in grande sfoggio, si è guadagnato il World Statesman di New York, premio fedeltà ricevuto dai suoi padri putativi americani a seguito di iniziative partite dalla Casa Bianca e che lui si è solo limitato ad applicare. Per chi, come tanti commercianti, ha visto l’aumento della luce del 300% nel giro di poche settimane, magra, magrissima consolazione. Anzi, una vera e propria beffa. Ovviamente, in attesa degli ulteriori aumenti previsti a ottobre 2022.

 

MG

 

 

BIBLIOGRAFIA & SITOGRAFIA

 

Mario Draghi premiato come “World Statesman a New York, agenzia di Aska News uscita il 20 settembre 2022–

Sky TG24, edizione del 30 agosto 2022 –

Televideo Rai del 18/09/2022, p. 150 –

www.agi.it, pagina del 17/09/2022 consultata il 20/09/2022 –

www.europa.today.it, pagina del 17/09/2022 consultata il 19/09/2022 –

www.adnkronos.com, pagina del 16/09/2022 consultata il 19/09/2022 –

 

La guerra, di George Friedman

Giudizi dall’altro campo, ma che in buona parte coincidono con quelli dei dirimpettai. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Durante la seconda guerra mondiale, bisognava dire solo “la guerra” perché gli altri sapessero di cosa si stava discutendo. Siamo arrivati ​​allo stesso punto con la guerra russo-ucraina. Questo non è ciò che i russi si aspettavano che accadesse. Si aspettavano che la guerra finisse rapidamente perché consideravano i loro militari evidentemente superiori a ciò che gli ucraini avrebbero messo in campo. Poche nazioni iniziano una guerra presumendo che perderanno. Iniziano guerre con la stessa aspettativa: colpisci duro e torna a casa per Natale. Ma la storia del mondo è piena di storie di grandi eserciti e guerrieri che combattono battaglie lunghe e disperate. E la storia della guerra è piena di esempi di fiducia che incontrano la realtà.

Non è affatto chiaro quale sarà il risultato finale. L’offensiva russa iniziale si concluse con un fallimento, non tanto a causa delle forze ucraine, per quanto coraggiose potessero essere state, quanto a causa di una strategia russa poco sviluppata, che portò a carenze di rifornimenti e fallimenti di comando. I russi si raggrupparono, concentrandosi su avanzamenti più modesti nell’aspettativa che nel tempo avrebbero spezzato le forze ucraine e occupato, se non tutta l’Ucraina, almeno una parte sostanziale di essa.

Controllo territoriale russo dell'Ucraina, 9/11/22
(clicca per ingrandire)

Gli ucraini non si sono spezzati. Le guerre sono combattute dai soldati, ma sono anche combattute con armi e intelligenza. Anche i soldati coraggiosi fallirebbero senza questo e altro materiale. È qui che i russi hanno sperimentato il proprio fallimento dell’intelligence. Sapevano che gli Stati Uniti avevano la capacità di schierare armi di livello mondiale, ma credevano che il dispiegamento avrebbe richiesto tempo. Quindi doveva essere una guerra breve, e quando non riuscirono a ottenere una rapida vittoria, gli ucraini furono armati con una straordinaria gamma di armi all’avanguardia, consegnate in numero e tipo in espansione, con perdite sostituite.

Gli Stati Uniti hanno guadagnato tempo affinché l’esercito ucraino si evolvesse dalla forza di fanteria leggera che iniziò la guerra in un esercito che assomigliava, per molti versi, a una grande potenza. I sistemi antiaerei costrinsero i russi a prestare attenzione, i sistemi anti-corazza li indussero a concentrarsi sul movimento di fanteria e l’artiglieria americana significava che gli ucraini potevano vincere duelli di artiglieria. Il presidente russo Vladimir Putin in diverse occasioni ha affermato che la guerra non era contro l’Ucraina ma contro gli Stati Uniti. In un certo senso aveva ragione, anche se lo intendeva solo come propaganda.

Tutto ciò è vero e fuorviante. La guerra non è finita e l’Ucraina non ha vinto, sebbene i recenti progressi siano significativi. Nessuno avrebbe creduto che l’Ucraina potesse sopravvivere all’assalto russo nei primi mesi. Ma lo ha fatto. I russi riorganizzarono la loro struttura di comando, introdussero armature superiori e imposero una dura disciplina alle loro truppe. Hanno pagato un prezzo sbalorditivo, ma col tempo hanno ridefinito la guerra.

Ora devono ritrovare il loro equilibrio. Da un lato, sono in condizioni di gran lunga migliori rispetto al 1941. La sconfitta definitiva è molto improbabile e possono scegliere il momento e il luogo per attaccare da un ampio menu. D’altra parte, sono in condizioni molto peggiori. Non sono in una lotta per la vita o la morte contro un nemico mostruoso. Le truppe non stanno difendendo le loro mogli e i loro genitori da destini indicibili. I soldati non sono consegnati alla propria morte. Ma a volte può distruggere un esercito per combattere per fini che non sono personali per i soldati. Buttare via i loro fucili non è un affronto alle loro famiglie.

I russi stanno comunque combattendo con tutto questo in mente. Non stanno semplicemente combattendo per posticipare l’inevitabile perché più a lungo dura una guerra, maggiore è il prezzo che pagano i leader. Putin non può permettersi di perdere questa guerra, né i tanti altri che hanno contribuito a pianificarla. Quindi, prima di festeggiare, ucraini e americani devono calcolare la loro prossima mossa, partendo dal presupposto che la prossima mossa della Russia sia il collasso o la capitolazione, entrambi improbabili.

Una cosa su cui i russi potrebbero contare è un inverno molto freddo in Europa, che potrebbe portare alla capitolazione europea. Ma in questa fase della guerra non importa molto. Il sostegno dell’Europa è incoraggiante ma ha un significato militare minimo. Gli Stati Uniti e l’Ucraina non smetteranno di combattere per mantenere l’Europa in guerra.

Un’altra strategia che i russi potrebbero tentare è chiedere aiuto alla Cina. Ma sono già alleati con la Cina e la Cina non si è mossa per aiutare. La Cina potrebbe supportare solo un piccolo contingente in Ucraina, che dovrebbe rifornire a causa dei limiti russi. La Cina è anche consapevole della guerra economica che gli Stati Uniti stanno conducendo contro la Russia e, data la propria condizione economica, la Cina non vuole affrontarla.

Una terza strategia potrebbe essere quella di negoziare la pace. Ma i russi non possono tornare al confine russo con nient’altro che soldati morti a dimostrarlo. Gli ucraini non cederanno parte del loro paese, considerando qualsiasi insediamento come temporaneo. Un negoziato da entrambe le parti sarebbe ora una capitolazione.

La quarta strategia è l’unica che sembra una reale possibilità. Una parte deve sconfiggere l’altra. Nessuna delle parti può permettersi il costo del fallimento di un simile attacco. Il vantaggio russo è la manodopera. Ci sono rapporti da più fonti, comprese quelle americane, di un gran numero di truppe russe che si addestrano nell’Estremo Oriente russo. I russi hanno bisogno di più truppe, quindi questi rapporti sono credibili. La Russia non ha intenzione di sconfiggere un esercito armato di armi americane con il numero di forze che ha schierato finora. I russi devono scegliere se attaccare con una forza schiacciante o perdere la guerra. Sceglieranno il primo.

I russi sono protetti da una realtà politica e militare. Gli Stati Uniti non sono interessati a colpire direttamente la Russia, né con armi convenzionali né con armi nucleari. La Russia può rispondere. Nessuna delle parti vuole una guerra russo-americana diretta. I rinforzi possono essere colpiti all’attraversamento dell’Ucraina, ma i russi invieranno un gran numero di tirocinanti perché sono inevitabili pesanti perdite in ogni fase.

Finché Putin sarà presidente, sarà fatto ogni sforzo per vincere, perché non può permettersi niente di meno della vittoria. E non vedo altre possibili strategie se non quella della manodopera, che presumo accadrà molto presto o dopo l’inverno. Non mi sembra che le attuali forze schierate dalla Russia possano fare di più che mantenere alcune aree. Ci deve essere un rinforzo. Putin potrebbe avere altre strategie, ma sono difficili da immaginare.

https://geopoliticalfutures.com/the-war/

Frenate gli entusiasmi e i trionfalismi, c’è poco da festeggiare_Di Claudio Martinotti Doria

Scrivo queste brevi note dopo aver letto accurate analisi compiute da esperti indipendenti sull’offensiva ucraina nell’oblast di Kharkiv.

Come sempre quanto scrivo è a scopo divulgativo, i dati indicati non hanno valenza tecnica, sono ponderati in base a quanto letto finora di attendibile, non certo tramite i media mainstream che fanno solo propaganda e tantomeno da fonti ucraine che sono totalmente inattendibili. Anche quelle russe vanno prese con grano salis, anche se occorre riconoscere che generalmente sono improntate a discrezione e riservatezza nel riportare i dati inerenti i colpi inferti al nemico, non vantandosene o gonfiandone l’entità come fanno abitualmente le fonti ucraine, che esagerano in maniera persino patetica e puerile, fino ad inventarsi successi bellici inesistenti.

 

Ci sarebbe da scrivere per ore, ma voglio essere estremamente sintetico, quindi riporto solo l’essenziale.

 

In seguito a quest’offensiva le forze armate ucraine hanno riconquistato circa 2000 kmq di territorio occupato dai russi nell’oblast di Kharkiv (nell’impeto dell’entusiasmo la cifra è già salita in alcune fonti ucraine a 5000 kmq, sapete come vanno queste cose, quando si sniffa troppo per l’entusiasmo!) e si rileva che la Russia ha perso molte attrezzature militari che ha dovuto abbandonare durante la ritirata.

Preciso che si è trattata di ritirata non di disfatta, le parole hanno un peso e devono soprattutto averlo e mantenerlo durante una guerra. Le perdite russe sono state modeste, i comandi militari preferiscono ritirarsi e perdere territori e armamenti piuttosto che vite umane preziose di soldati, a differenza del regime di Kiev che non esita a mandare a morte i propri soldati ANCHE SOLO PER ESIGENZE POLITICHE DI PROPAGANDA, infatti durante l’offensiva le perdite ucraine sono state molto elevate.

A tal proposito è bene precisare che in un paio di settimane di combattimenti, tra la fine di agosto e la prima decade di settembre, durante la fallito offensiva nell’oblast di Cherson, poi trasformata ad arte in “diversivo” dalla propaganda occidentale di cui avremo modo di parlarne in altri articoli, e quella successiva e vittoriosa a Kharkiv l’Ucraina ha perso tra gli 8000 e i 10mila mila soldati, intendo proprio morti, e come minimo il doppio sono rimasti feriti più a meno gravemente (generalmente i feriti dopo una cruenta battaglia sono dal doppio al triplo rispetto ai morti).

Nei sei mesi precedenti i regime di Kiev ne aveva già persi, tra morti feriti e prigionieri, circa 250mila (secondo fonti del Pentagono), su un esercito che stime realistiche compiute da esperti militari valutavano in 600mila (le cifre che sentite di due milioni sono pura propaganda), quindi siamo alla metà circa. 

Qualsiasi paese civile e responsabile con un 50% di perdite si sarebbe già arreso, ma non l’Ucraina, per diversi motivi, il principale è che vive ormai esclusivamente di economia di guerra, finanziata dall’Occidente, USA e UK e UE in primis.

L’Ucraina non è solo sostenuta dalla NATO ma la NATO PARTECIPA IN PRIMA PERSONA ALLA GUERRA, con migliaia di uomini in divisa ucraina e decine di migliaia di attrezzature belliche fornite in continuazione, armi sempre più letali e in gradi colpire a distanza, in genere queste ultime vengono usate contro obiettivi civili e non militari, per terrorizzare e punire, come ritorsione contro la popolazione filorussa, considerata collaborazionista e nemica dai nazisti di Kiev. Ecco perché la popolazione delle aree riconquistate fuggono insieme coi militari russi, per evitare di fare una brutta fine,

Questa è la verità dei fatti, gli ucraini si limitano a fornire carne da cannone. anche se parecchie centinaia di soldati NATO muoiono anch’essi tra le fila dei combattenti, ma in proporzione di 1 a 100 rispetto agli ucraini. Sono gli ucraini che si stanno facendo massacrare, anche quando gridano vittoria, l’hanno pagata a caro prezzo.

Le guerre si devono valutare soprattutto dal punto di vista delle forze in campo e della disponibilità di armi e munizioni e da questo punto di vista la guerra di logoramento che entrambi gli schieramenti volevano attuare, volge indubbiamente a favore della Russia, anche dopo il successo dell’offensiva ucraina a Kharkiv.

La NATO non mollerà mai e proseguirà ad libitum (fino all’ultimo ucraino, non era solo uno slogan), ma come arsenali da mettere in campo è agli sgoccioli, l’UE non supererà l’inverno dovendo gestire molto probabilmente vere e proprie sommosse popolari, perché il malcontento esploderà sia per il freddo che per le bollette esorbitanti da pagare oltre al resto dell’inflazione che colpisce anche generi di prima necessità. I governi europei non reggeranno a lungo, 

Inoltre, com’era prevedibile, la Russia sarà meno moderata nel colpire, non combatterà più in stile cavalleresco con particolare riguardo ai civili, i bombardamenti saranno più intensi e feroci, gli ucraini si devono preparare a un inverno al freddo e senza corrente elettrica, senza mezzi di sussistenza, nella miseria più assoluta, e l’Occidente non potrà aiutarli perché sarà messa male per conto suo. Pare che i russi abbiano già colpito, nelle ore appena precedenti la stesura di questo scritto, diverse centrali elettriche e infrastrutture ucraine e continueranno a farlo fino a ridurre il paese in una totale dipendenza dagli aiuti esterni, peggiorando in tal modo la situazione (già tragica) per tutti paesi complici di Kiev.

Le guerre non si vincono solo con la propaganda o con qualche incursione di successo per rioccupare momentaneamente delle porzioni di territorio per quanto vaste. Queste sono vittorie effimere che servono solo alla propaganda e per motivare gli stolti a combattere e continuare a offrirsi come carne da cannone. Quando i russi inizieranno a fare sul serio, la propaganda potrà solo tacere per lo sgomento o urlare contro i cattivi russi che infieriscono sui poveri ucraini nazisti, parassiti e corrotti che hanno portato la loro nazione alla distruzione totale. Come fecero Hitler e i nazisti con la Germania nella metà degli anni ‘40. 

Nel frattempo un’intera armata russa ha oltrepassato il confine ed è penetrata nel Donbass posizionandosi attorno ai territori riconquistati dagli ucraini. Altri 10mila guerrieri ceceni, guerrieri e non soldati, perché i ceceni è da secoli che sanno combattere come sanno respirare, stanno confluendo nel Donbass. Nel frattempo in Russia sono stati reclutati altri 135mila soldati per rinforzare le forze armate. E non è stata ancora avviata la mobilitazione generale, perché significherebbe passare dallo stato di OPERAZIONE MILITARE SPECIALE allo STATO DI GUERRA TOTALE.

Se non fosse chiaro questo concetto, se questo temuto passaggio avvenisse, significherebbe la completa distruzione dell’UCRAINA e uno scontro diretto con la NATO. Quindi gli sprovveduti che fanno tifo da calcio, tifando per gli ucraini democratici ed eroici, come descritti dai media occidentali, farebbero bene a rinsavire, perché non si sta giocando a Risiko,

i russi fanno sul serio, e se si superano troppe linee rosse poi anche i lobotomizzati e decerebrati che tifano da casa davanti agli schermi televisivi, dovranno fare i conti con le conseguenze vere, reali, di una guerra. E non mi riferisco solo alla chiusura dei rubinetti del gas, al freddo durante l’inverno, ai prezzi alle stelle per l’inflazione, alle bollette stratosferiche per luce e gas, ecc., ma al rischio di sentire vibrare le mura di casa e frantumare i vetri delle finestre per tutti coloro che vivono nei pressi di obiettivi militari e strategici in tutta Europa. Se la cosa vi diverte, proseguite pure col vostro tifo demenziale.

Io sono anziano e dispongo di una formazione storico psicologica e vi assicuro che la situazione è drammatica, soprattutto dopo il trionfalismo ingiustificato montato ad arte dalla propaganda occidentale per questa unica offensiva riuscita in sei mesi di conflitto. Si monteranno la testa e proseguiranno convinti di aver messo in gravi difficoltà la Russia, di essere a un passo dalla vittoria. Del resto coi politicanti che governano l’Europa l’UK e gli USA in questo periodo, dobbiamo aspettarci di tutto, essendo di una supponente e spaventosa ignoranza sfociante in atteggiamenti guerrafondai, tipici di coloro che la guerra l’hanno sempre fatta fare ad altri o non la conoscono minimamente.

Riprendendo la metafora calcistica delle tifoserie, che pare essere appropriata per essere compresa dagli italiani, temo che tra non molto, continuando così, non vi saranno neppure più squadre di calcio per le quali tifare, non ci saranno più gli stadi, non ci sarà la corrente elettrica per far funzionare il televisore per vedere le partite (intendo quelle vecchie registrate), e il rischio è anche che non ci saranno più neppure molti tifosi. Ho reso il quadro della situazione? Dopo di ché se vorrete ancora divertirvi, cercate di fumare roba buona e potente per farvi evadere dalla realtà, perché quest’ultima sarà plumbea oltre ogni più pessimistica immaginazione.

 

 

Cav. Dottor Claudio Martinotti Doria, Via Roma 126, 15039 Ozzano Monferrato (AL), Unione delle Cinque Terre del Monferrato,  Italy,

Email: claudio@gc-colibri.com  – Blog: www.cavalieredimonferrato.it – http://www.casalenews.it/patri-259-montisferrati-storie-aleramiche-e-dintorni

Independent researcher, historiographer, critical analyst, blogger on the web since 1996

20 Osservazioni strategiche sul blitz di Kiev sostenuto dalla NATO nella regione di Kharkov, di Andrew Korybko

Il mondo intero ora si chiede se la dinamica militare-strategica del conflitto ucraino si sia finalmente spostata a favore di Kiev.

Kiev ha colpito la regione di Kharkov durante il fine settimana con il sostegno della NATO dopo aver messo fuori combattimento la Russia e poi aver lanciato migliaia di truppe sulla linea del fronte indebolita di Kharkov per sopraffare i difensori sorpresi. Il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov ha dichiarato domenica che le vittime degli aggressori tra il 6 e il 10 settembre hanno superato le 12.000, più di un terzo delle quali è stato ucciso. Tuttavia, hanno effettivamente compiuto progressi tangibili sul campo al punto di conquistare più di 2.000 chilometri quadrati durante quei cinque giorni. Il mondo intero ora si chiede se la dinamica militare-strategica del conflitto ucraino si sia finalmente spostata a favore di Kiev.

Per quei lettori che non hanno seguito la serie analitica dell’autore su questo argomento, sono incoraggiati a sfogliare almeno i seguenti pezzi per aggiornarsi sull’evoluzione dei suoi pensieri durante il fine settimana:

* ” Kharkov: cosa sta guidando le ultime dinamiche militari e cosa potrebbe venire dopo? 

* ” Critiche costruttive collegate al ritiro tattico della Russia da Kharkov 

* ” Interpretare le carenze dell’intelligence russa in vista della controffensiva di Kharkov 

Alcune di queste intuizioni verranno riciclate in questa analisi mentre altre parti verranno scartate alla luce di tutto ciò che è accaduto finora. Il presente articolo inizierà quindi esaminando la sequenza degli eventi che hanno portato al blitz di Kiev sostenuto dalla NATO nella regione di Kharkov:

* È stato rivelato che la Russia ha gravi carenze di intelligence

Sia i critici che i sostenitori di quel paese si stanno grattando la testa chiedendosi come abbia fatto a non vedere l’arrivo della controffensiva di Kharkov e prepararsi di conseguenza considerando il fatto che dovevano esserci stati molteplici segnali che l’hanno preceduta, il che può essere attribuibile solo a gravi carenze di intelligence.

* Alcuni a Mosca erano sotto il fascino del pio desiderio

Nonostante il presidente Putin li avesse messi in guardia contro un pio desiderio alla fine di giugno, alcune figure di spicco a Mosca erano chiaramente sotto il suo fascino a causa di una combinazione delle suddette gravi carenze di intelligence, ma anche del loro stesso desiderio di credere che le forze militari di Kiev fossero irrimediabilmente paralizzate.  

* La Russia aveva finora evitato di intraprendere una guerra totale contro Kiev

Le osservazioni precedenti, unite alla sincera convinzione del presidente Putin nell’unità storica di russi e ucraini e alla sua conseguente sensibilità alle vittime civili , hanno portato le sue forze a evitare la guerra totale rifiutando di distruggere infrastrutture critiche come ponti e centrali elettriche.

* La NATO ha continuato a rafforzare con successo le capacità militari di Kiev

Non è chiaro come abbiano continuato a farlo con successo di fronte alle innumerevoli affermazioni russe di aver distrutto numerosi elementi dell’equipaggiamento in arrivo, ma la NATO ancora in un modo o nell’altro ha continuato a rafforzare le capacità militari di Kiev al punto che le forze del suo procuratore sono diventate ancora una volta una minaccia.

* La mentalità di Kiev era che i fini giustificassero i mezzi a prescindere

Mentre la Russia continuava a combattere con una mano volontariamente legata dietro la schiena, Kiev considerava il conflitto una guerra totale e quindi non era contraria a militarizzare le aree residenziali per rallentare l’avanzata di Mosca o a gettare un numero illimitato di suoi uomini nel tritacarne per recuperare il territorio che ha perso.

L’analisi condividerà ora alcune osservazioni su come si è svolta la controffensiva di Kharkov:

* La controffensiva di Kherson ha coperto quella di Kharkov

Uno dei rappresentanti di Kiev ha ammesso che il primo aveva lo scopo di psicanalizzare la Russia riguardo al secondo, ma questa finta non sarebbe riuscita se la Russia non avesse avuto gravi carenze di intelligence e alcuni dei suoi funzionari non fossero stati attirati da un pio desiderio che li ha accecati a questo bait-and-switch.

* La Russia ha difeso in modo inadeguato il fronte di Kharkov dopo essere stata ingannata

Cadere per la finta di Kiev dando la priorità alla difesa delle sue conquiste lungo il fronte di Kherson non era problematico in linea di principio, ma la decisione della Russia di ridistribuire alcune delle sue forze da quella di Kharkov a lì e poi lasciare quel fronte nord-orientale non adeguatamente difeso non era saggia col senno di poi.

* Kiev ha sfruttato questa opportunità per cogliere la Russia completamente alla sprovvista

Il ritmo, le dimensioni e i tempi di ciò che il Ministero della Difesa russo ha descritto come il suo raggruppamento in risposta al blitzkrieg sostenuto dalla NATO di Kiev conferma che è stato colto completamente alla sprovvista, la cui ottica è stata manipolata dai media mainstream (MSM) come “La debolezza militare di Mosca”.

* Gli attaccanti hanno sfruttato appieno la reazione dei difensori

Tirarsi indietro di fronte a questa controffensiva a sorpresa è stata la cosa giusta da fare per la Russia per evitare di perdere inutilmente la vita dei suoi soldati facendo un’ultima resistenza destinata a fallire, ma ha anche portato Kiev a trarre pieno vantaggio dalla sua reazione riconquistando sulla sua scia vaste fasce di territorio.

* La Russia ha perso molte attrezzature mentre Kiev ha perso molte vite

Per quanto impressionanti siano state le conquiste sul campo sostenute dalla NATO di Kiev nei cinque giorni della sua controffensiva di Kharkov, ha anche perso un gran numero dei suoi soldati secondo le statistiche citate in precedenza, mentre i difensori hanno salvato la vita ai loro uomini ma lasciato un sacco di attrezzature nel processo.

Le informazioni raccolte dalle due sezioni precedenti consentono di trarre diverse conclusioni rilevanti:

* Russia e Kiev stanno combattendo due conflitti drasticamente diversi

Il primo è rimanere sinceramente fedele alle auto-restrizioni imposte alla sua condotta militare dal presidente Putin per la sua visione di un’operazione speciale, mentre il secondo sta conducendo una guerra totale senza alcuna preoccupazione per le conseguenze collaterali fintanto che alla fine può rivendicare un avvincente vittoria.

* La costruzione di Kiev sostenuta dalla NATO è stata facilitata dalla mancanza di una guerra totale da parte della Russia

Probabilmente non ci sarebbe mai stata alcuna controffensiva di Kharkov in primo luogo se la Russia non avesse evitato di intraprendere una guerra totale e invece avesse distrutto l’intera infrastruttura critica del suo avversario all’inizio della sua operazione speciale.

* Le operazioni di Infowar di MSM ora hanno una base semi-solida

L’ottica connessa con le conseguenze di quanto appena accaduto fornisce una base semisolida per le due spinte primarie delle operazioni di infowar del MSM: 1) convincere l’opinione pubblica occidentale della necessità di continuare ad armare Kiev; e 2) seminare dubbi su Mosca tra i suoi sostenitori.  

* La Russia deve ripristinare urgentemente la fiducia nelle sue forze in patria e all’estero

Coloro che negano l’ultima battuta d’arresto stanno screditando la Russia in patria e all’estero dopo che è indiscutibile che gli eventi di questo fine settimana sono stati dannosi per la sua causa, ecco perché Mosca deve urgentemente ripristinare la fiducia nelle sue forze, specialmente in risposta alle imminenti operazioni di infowar di MSM.

* Kiev ha inavvertitamente provocato la Russia a un’escalation contro le infrastrutture regionali

Secondo quanto riferito , la reazione della Russia agli ultimi sviluppi ha preso la forma di un attacco alle infrastrutture elettriche e idriche nell’est controllato da Kiev domenica notte, cosa che è stata finora riluttante a fare come spiegato in precedenza, ma sembra obbligata ad essersi impegnata a “salvare la faccia”. ”.

Con queste conclusioni in mente, è possibile fare alcune previsioni sul futuro:

* Il rifiuto di adeguarsi alla politica di guerra totale di Kiev limiterà le opzioni della Russia

Con le forze di Kiev che si rafforzano continuamente con l’appoggio della NATO ei loro leader non si fanno scrupoli a gettare un numero illimitato di uomini nel tritacarne, le opzioni della Russia rimarranno gravemente limitate fintanto che rifiuta di adeguarsi alla politica di guerra totale del suo avversario.

* La mentalità politica del Cremlino deve cambiare per Total War

L’operazione speciale si basa sulle auto-restrizioni militari della Russia volte a promuovere l’obiettivo politico postbellico di ripristinare le relazioni storicamente fraterne tra il suo popolo e quello ucraino, ma l’intero paradigma deve cambiare se il Cremlino decide finalmente di dichiarare una guerra totale.

* Total War rientra nelle capacità militari di Mosca

È puramente dovuto a fattori politici e non militari inesistenti presumibilmente collegati alla diminuzione delle riserve di armi o qualsiasi altra cosa che la Russia non abbia condotto una guerra totale contro Kiev fino a questo punto, essendo ben all’interno delle sue capacità militari e può essere fatto con il minimo costo fisico per sé.

* La Russia potrebbe richiedere una mobilitazione formale per intraprendere una guerra totale

La precedente osservazione connessa con l’inadeguata difesa russa del fronte di Kharkov dopo aver ridistribuito le forze da lì a quello di Kherson suggerisce che potrebbe essere già al limite della sua forza lavoro, quindi perché probabilmente richiederà una mobilitazione formale – con tutto ciò che comporta – fare una guerra totale.

* “Putin Oscuro” potrebbe finalmente diventare una profezia che si autoavvera

Lungi dall’essere il ” mostro, pazzo o mentitore ” che i suoi amici e nemici hanno finora immaginato che fosse, il presidente Putin ha finora dimostrato di essere molto riservato in tutto ciò che fa, ma potrebbe finalmente ribaltarsi per conformarsi (sia sostanzialmente o superficialmente) alla sua reputazione popolare.

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Alla luce delle 20 osservazioni strategiche sulla guerra lampo di Kiev sostenuta dalla NATO nella regione di Kharkov che sono state condivise in questa analisi, si può dire che le affermazioni sulle dinamiche strategico-militari del conflitto ucraino che si stanno finalmente spostando a favore di Kiev non sono accurate. Quello che è successo in realtà è che l’ultima controffensiva ha svelato alcune amare verità sulle carenze russe, ma questo sviluppo ha anche creato involontariamente il pretesto per il Cremlino per intensificare la guerra totale contro il suo avversario in risposta se alla fine viene presa la decisione in tal senso. Il prossimo futuro fornirà quindi maggiore chiarezza sul fatto che il presidente Putin stia seriamente tollerando quella scelta fatale.

https://korybko.substack.com/p/20-strategic-observations-about-kievs?utm_source=substack&utm_medium=email

Interpretazione delle carenze dell’intelligence russa in vista della controffensiva, Di Andrew Korybko_

Tre articoli cruciali, proprio per la autorevolezza e l’orientamento politico della fonte, che riequilibrano il punto della situazione e spiegano nelle more anche alcune dinamiche del conflitto, cruciali per il suo esito, come l’attenuazione degli attacchi in profondità sui punti di raccolta ed i centri logistici e di comunicazione. Da leggere con attenzione, Giuseppe Germinario
Non c’è dubbio che la Russia e i suoi alleati siano stati colti di sorpresa, soprattutto dopo che l’ex consigliere per la sicurezza nazionale diventato addetto stampa per la brigata Bohun delle forze speciali ucraine Taras Berezovets si è vantato di come la sua squadra abbia elettrizzato i suoi avversari prima di questa operazione.

La polvere ha iniziato a depositarsi dopo la fulminea controffensiva di Kiev sostenuta dalla NATO nella regione di Kharkov, che ha portato le sue forze a riconquistare circa 2.000 chilometri quadrati nell’Ucraina nord-orientale. Non c’è dubbio che la Russia e i suoi alleati siano stati colti di sorpresa, soprattutto dopo che l’ex consigliere per la sicurezza nazionale diventato addetto stampa per la brigata Bohun delle forze speciali ucraine Taras Berezovets si è vantato di come la sua squadra abbia elettrizzato i suoi avversari prima di questa operazione. Secondo lui nei commenti riportati da The Guardian :

“[La tanto decantata controffensiva di Kherson] è stata una grande operazione speciale di disinformazione. [La Russia] ha pensato che [la prevista controffensiva] sarebbe stata nel sud e ha spostato le loro attrezzature. Poi, invece del sud, l’offensiva è avvenuta dove meno si aspettavano (a Kharkov), e questo li ha fatti prendere dal panico e fuggire. Nel frattempo i [nostri] ragazzi a Kharkiv hanno ricevuto il meglio delle armi occidentali, per lo più americane”.

Quel giornale britannico ha anche citato una fonte militare senza nome che ha affermato che i servizi di controspionaggio della loro parte hanno sradicato con successo tutti gli informatori e gli agenti sotto copertura di Mosca a Kharkov, dopo di che “I russi non avevano idea di cosa stesse succedendo”. Sebbene entrambe le affermazioni sarebbero normalmente trattate con scetticismo considerando la storia di Kiev di bugie ed esagerazioni, questa volta risultano credibili alla luce di tutto ciò che è appena accaduto. Il presente pezzo cercherà quindi di interpretare le carenze dell’intelligence russa in vista della controffensiva di Kharkov.

Prima di procedere, il lettore è invitato a rivedere le precedenti analisi dell’autore su questo argomento:

* ” Kharkov: cosa sta guidando le ultime dinamiche militari e cosa potrebbe venire dopo? 

* ” Critiche costruttive collegate al ritiro tattico della Russia da Kharkov ”

Dopo averlo fatto, probabilmente saranno d’accordo sul fatto che Kiev abbia davvero messo a dura prova la Russia, cosa che ha avuto successo perché:

* La Russia ha gravi carenze nell’intelligence umana, delle immagini e dei segnali

Questa osservazione potrebbe suonare dura per quei lettori che simpatizzano con la Russia, ma non c’è altro modo per spiegare come le sue forze non abbiano rilevato il massiccio accumulo di forze di Kiev sostenuto dalla NATO intorno a Kharkov, che ovviamente sono arrivate lì da tutta l’Ucraina e persino dall’estero anche.

* Le sue forze militari erano curiosamente sicure nonostante fossero cieche intorno a Kharkov

Il punto di cui sopra rende ancora più curioso il fatto che le forze russe fossero così fiduciose sulla situazione militare intorno a Kharkov che, secondo quanto riferito, non avrebbero nemmeno pensato di costruire difese adeguate né di schierare forze aggiuntive lì nonostante i regolari scambi di fuoco con Kiev nelle ultime settimane.

* Kiev ha sfruttato le percezioni imprecise della Russia sulle capacità militari del suo avversario

Con il senno di poi, sembra convincente che la Russia abbia falsamente pensato, nonostante le gravi carenze dell’intelligence, che Kiev non fosse in grado di preparare una grande controffensiva, non avrebbe avuto successo anche se ci avesse provato, e che questo scenario si sarebbe realisticamente realizzato solo a Kherson, se non del tutto, cosa che i suoi oppositori hanno sfruttato.

Da questi punti, si può dedurre quanto segue sulle percezioni russe prima degli ultimi eventi:

* Le carenze dell’intelligence russa sono state nascoste da funzionari di livello inferiore ai loro livelli superiori

Per quanto difficile possa essere da credere, il vantaggio del senno di poi infonde agli osservatori obiettivi la fiducia di concludere che i funzionari di livello inferiore hanno nascosto le gravi carenze dell’intelligence russa in Ucraina ai loro livelli superiori, che hanno messo in moto tutto ciò che è accaduto di recente.

* Kherson era chiaramente considerato molto più militarmente significativo di Kharkov

Il riferito ridispiegamento delle forze da parte della Russia da Kharkov a Kherson suggerisce che considerava solo il primo fronte militarmente rilevante per vincolare le risorse di Kiev in modo che non potessero sostenere la prevista controffensiva contro il secondo, che Mosca aveva pianificato di schiacciare prima di avanzare su Odessa.

* L’ossessione strategica con Odessa alla fine ha condannato la difesa russa di Kharkov

Praticamente tutti gli osservatori credono che uno degli obiettivi massimalisti della Russia sia incorporare Odessa in Novorossiya, che apparentemente è diventata una tale ossessione che i suoi funzionari hanno trascurato le loro gravi carenze di intelligence in tutta l’Ucraina e sono stati quindi facilmente manipolati da Kiev intorno a Kharkov.

Se la leadership russa arriva a riconoscere uno dei precedenti, allora ci si può aspettare quanto segue:

* Un’indagine globale e in rapido movimento potrebbe portare a sconvolgimenti organizzativi

La causa principale delle carenze dell’intelligence russa è dovuta ai funzionari di livello inferiore che nascondono “fatti scomodi” ai loro superiori, il che probabilmente richiederà un’indagine su chi ha fatto cosa e perché (incluso il motivo per cui il suo controspionaggio non lo ha rilevato) prima di ( importanti?) cambiamenti organizzativi.

* La difesa sarà probabilmente prioritaria rispetto all’attacco

Dopo aver realizzato che è praticamente cieco in Ucraina e lo è già da tempo, la Russia probabilmente darà la priorità alle sue difese su tutto il fronte invece di pianificare potenziali offensive poiché non può essere certo che altre controffensive non siano attualmente in preparazione.

* Mosca potrebbe mitigare i suoi obiettivi massimalisti o tracciare percorsi per ripristinarne la fattibilità

È molto probabile che due scenari strategico-militari considerino i punti precedenti: 1) la Russia si concentrerà sull’assicurarsi i guadagni esistenti e li considererà il massimo che realisticamente otterrà nel conflitto; oppure 2) pianificherà le proprie controffensive al fine di ripristinare la fattibilità dei suoi obiettivi massimalisti (es. Odessa).

Di Andrew Korybko

Analista politico americano

Kharkov: cosa sta guidando le ultime dinamiche militari e cosa potrebbe venire dopo?

La realtà dietro le ultime dinamiche è più sfumata di quanto affermano Kiev, i suoi mecenati occidentali e la Russia, cosa che la presente analisi spiegherà in modo conciso. A tal fine, identificherà i fattori meno discussi che guidano gli sviluppi sul campo più recenti, pronogherà cosa potrebbe accadere dopo e quindi condividerà alcune osservazioni rilevanti sul conflitto ucraino in generale.

Il Western Mainstream Media (MSM) guidato dagli Stati Uniti è estasiato dalle ultime dinamiche militari intorno a Kharkov dopo che le forze di Kiev avrebbero riconquistato circa 1.000 chilometri quadrati (385 miglia quadrate) di territorio dalla Russia e dai suoi alleati del Donbass. Ciò a sua volta ha spinto molti degli oppositori di Mosca a glorificare l’avanzata dell’esercito sui social media e condividere le previsioni sulla sua presunta vittoria imminente nell’ultima fase del conflitto ucraino , provocata dagli Stati Uniti, scoppiata alla fine di febbraio. La realtà è più sfumata, tuttavia, come la presente analisi spiegherà concisamente. Quello che segue è un elenco puntato di punti che attirano l’attenzione sui fattori meno discussi dietro le ultime dinamiche militari:

* Le forze di Kiev dipendono interamente dal supporto militare straniero

Il consigliere presidenziale ucraino Alexey Arestovich ha ammesso a fine marzo che la Russia ha “praticamente distrutto la nostra industria della difesa”, il che significa che le forze di Kiev sono state in grado di mantenere il conflitto in corso da allora solo grazie al supporto militare straniero (USA-NATO).

* Dal 2021 gli Stati Uniti hanno già fornito ai propri procuratori 15,2 miliardi di dollari in aiuti militari

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato la scorsa settimana che gli ultimi 2,8 miliardi di dollari in aiuti militari del suo paese a Kiev portano il totale complessivo a 15,2 miliardi di dollari da quando l’amministrazione Biden è salita al potere, dimostrando così che le forze riceventi sono veramente delegati USA-NATO, soprattutto quando considerando il punto precedente.

* La controffensiva di Kherson ha coperto quella di Kharkov

La controffensiva di Kharkov ha seguito rapidamente quella fallita di Kherson ed è riuscita così a ottenere un certo successo sul campo (per quanto potenzialmente transitorio) dopo che i difensori hanno dato giustamente la priorità alle loro forze limitate per proteggere il fronte meridionale molto più strategicamente significativo.

* La Russia preferirebbe ritirarsi piuttosto che tirare un Mariupol (per ora)

A differenza delle forze di Kiev che militarizzano illegalmente le aree residenziali per sfruttare de facto i civili lì come scudi umani esattamente come ha dimostrato Amnesty International il mese scorso, la Russia preferirebbe ritirarsi piuttosto che rischiare danni collaterali ai civili e alle infrastrutture, almeno secondo i suoi calcoli attuali (che potrebbero cambiare) .

* Kharkov potrebbe essere sacrificabile in Russia da una prospettiva strategica

Non tutti i guadagni sul campo in qualsiasi conflitto devono essere mantenuti indipendentemente dal costo, che è stato precedentemente dimostrato nel contesto ucraino rispetto a Kiev all’isola dei serpenti , quindi ne consegue che il ritiro tattico della Russia da Kharkov potrebbe anche servire a strategie simili rispetto al fronte meridionale per esempio.

Dopo aver identificato i fattori rilevanti, è tempo di prevedere cosa potrebbe accadere dopo:

* La Russia potrebbe completare completamente il suo ritiro tattico dalla regione di Kharkov…

Ricordando il precedente stabilito dal suo precedente ritiro tattico dalle regioni settentrionali dell’Ucraina intorno a Kiev, la Russia potrebbe anche completare completamente la stessa manovra da Kharkov per ragioni strategiche che possono essere solo ipotizzate in questo scenario fino a quando tutto non sarà più chiaro in seguito.

* …Oppure la Russia e i suoi alleati del Donbass potrebbero respingere l’esercito per procura della NATO

C’è anche la possibilità che le forze in difesa respingano attivamente gli aggressori, sia per fermare l’avanzata alimentata dalla NATO di questi ultimi e quindi congelare la linea di contatto in questa parte dell’Ucraina o per ri-liberare il territorio recentemente conquistato, che potrebbe in ogni caso portare a una grande battaglia.

* La potenziale battaglia di Kharkov potrebbe rivelarsi un punto di svolta nel conflitto

Se la Russia e i suoi alleati del Donbass decidessero di invertire le ultime dinamiche militari, la conseguente battaglia di Kharkov potrebbe alla fine rivelarsi un punto di svolta nel conflitto, dopo di che i colloqui di pace potrebbero potenzialmente riprendere prima del prossimo inverno e prevedibilmente essere dettati dal vincitore.

* La Russia potrebbe finalmente dichiarare la mobilitazione ufficiale delle sue forze

Secondo lo scenario precedente, il significato della potenziale battaglia di Kharkov nel determinare la successiva dinamica militare-strategica del conflitto ucraino potrebbe costringere la Russia a dichiarare finalmente una mobilitazione ufficiale per eguagliare il numero, sostenuto dall’estero, del crescente esercito per procura della NATO.

* Successo rapido = Cambio di gioco mentre stallo = Più o meno lo stesso

Nel caso in cui i delegati della NATO combattano una grande battaglia con le forze potenzialmente mobilitate della Russia su Kharkov, il rapido successo di uno di loro sarebbe un punto di svolta per la loro parte, mentre una situazione di stallo porterebbe a qualcosa di più o meno lo stesso e alla fine potrebbe portare al congelamento della linea di contatto entro l’inverno.

* Non si può escludere una mossa asimmetrica della Russia

Indipendentemente dal fatto che la Russia completi il ​​suo ritiro tattico in corso da Kharkov per ragioni strategiche che restano da vedere o decida di contrattaccare in una grande battaglia su quella regione, non si può escludere che il presidente Putin non ordini una delle sue classiche mosse asimmetriche per scuotere tutto.

Alcune osservazioni generali concludono ora l’analisi:

* La controffensiva di Kharkov è l’ultimo evviva dell’anno a Kiev (e forse mai)

Si prevede che il prossimo inverno complicherà le operazioni militari per entrambe le parti, il che significa che la controffensiva di Kiev a Kharkov sarà il suo ultimo hurra dell’anno, anche se potrebbe anche essere l’ultimo hurry in assoluto se la Russia ottiene un rapido successo nella potenziale battaglia su questa regione che detti i suoi termini di pace.

* La guerra dell’informazione da entrambe le parti si intensificherà inevitabilmente

Considerando che le ultime dinamiche militari rappresentano l’ultimo hurra di Kiev dell’anno (e forse mai), e tenendo conto che la possibile battaglia sulla regione di Kharkov potrebbe cambiare le regole del gioco nel conflitto, è inevitabile che le operazioni di guerra dell’informazione di entrambe le parti si intensificheranno.

* Il pio desiderio potrebbe strappare la sconfitta dalle fauci della vittoria

L’opinione pubblica russa e ucraina sul conflitto è irrilevante per plasmare le sue dinamiche militari, ma se le operazioni di informazione delle loro stesse parti fuorviano inavvertitamente i loro decisori con un pio desiderio , allora entrambi potrebbero improvvisamente perdere importanti guadagni e quindi essere sconfitti nonostante loro.

* Entrambe le parti probabilmente si aspettano che i colloqui di pace riprendano entro l’inizio del prossimo anno

Tutti gli eventi militari che si svolgeranno prima del prossimo inverno saranno quasi certamente sfruttati dalla parte con il maggior slancio (sia assoluto nello scenario del loro rapido successo o relativo in una situazione di stallo continua) per riprendere i colloqui di pace entro l’inizio del prossimo anno con condizioni favorevoli alla propria causa.

* Nessuna delle due parti probabilmente raggiungerà mai i risultati massimalisti desiderati

Non c’è alcuna possibilità che la Russia lasci che i fascisti invadano la Crimea dopo essersi riunita democraticamente con essa per scongiurare quello scenario né permetterà a Kiev di riconquistare tutto il Donbass dopo aver riconosciuto la sua indipendenza, anche se la NATO non permetterà nemmeno a Mosca di smilitarizzare completamente l’Ucraina poiché la manterrà pompandola a piene mani.

* Il grande contesto strategico dimostra che il tempo è dalla parte della Russia

La transizione sistemica globale al multipolarismo , accelerata dalle controproducenti sanzioni anti-russe dell’Occidente, significa che il tempo è dalla parte di Mosca poiché l’UE sta affrontando gravi crisi economiche politiche che porteranno a cambiamenti strategici irreversibili che alla fine andranno a beneficio del Cremlino.

https://korybko.substack.com/p/kharkov-whats-driving-the-latest

Critiche costruttive legate al ritiro tattico della Russia da Kharkov

Gli eventi in rapida evoluzione intorno a quella regione hanno screditato in modo irresistibile l’interpretazione prevalente del conflitto ucraino che è stata finora promossa dai quartieri multipolari della comunità dei media alternativi. Considerando tutto ciò che è accaduto negli ultimi giorni, è giunto il momento per gli influencer chiave di rivalutare molto di ciò che avevano dato per scontato se aspirano sinceramente a ottenere una comprensione più obiettiva di tutto possibile.

Le forze russe e alleate stanno attualmente effettuando un ritiro tattico dalla regione di Kharkov di fronte alla controffensiva sostenuta dalla NATO di Kiev, che ha avuto molto più successo sul campo rispetto a quella fallita di Kherson che l’ha immediatamente preceduta. L’autore ha condiviso i suoi pensieri su questo sviluppo nel suo pezzo intitolato ” Kharkov: cosa sta guidando l’ultima dinamica militare e cosa potrebbe venire dopo? ”, che risponde a queste due domande e poi si conclude con alcune osservazioni generali sul conflitto ucraino .

Il presente articolo affronta l’argomento da una prospettiva diversa condividendo critiche costruttive legate al ritiro tattico della Russia, con lo scopo di sfrondare alcuni dei pensieri di gruppo e frantumare i miti correlati spinti dai quartieri multipolari della Alt-Media Community (AMC). Il presidente Putin ha messo in guardia i membri delle sue burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche (” stato profondo “) dal concedersi un pio desiderio a fine giugno, quindi è importante promuovere quella causa pragmatica attraverso uno sforzo ben intenzionato per valutare oggettivamente ciò che la Russia avrebbe potuto fare diversamente.

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Per cominciare, ecco le principali narrazioni dell’AMC che sono screditate dagli ultimi eventi:

* Le forze militari di Kiev sono state schiacciate da tempo

Ovviamente, mentre il consigliere presidenziale ucraino Alexey Arestovich ha ammesso a fine marzo che la Russia aveva già “praticamente distrutto la nostra industria della difesa”, Kiev da allora è stata in grado di riprendersi abbastanza con l’aiuto militare della NATO per fare progressi sul campo intorno a Kharkov .

* La Russia ha distrutto tutte le armi occidentali in arrivo

Basandosi su quanto sopra, è ovvio che la Russia non ha distrutto tutte le armi occidentali in arrivo poiché ne sono arrivate in prima linea abbastanza da riequipaggiare con successo le forze di Kiev al punto da consentire loro di lanciare la loro controffensiva in corso nel nord-est.

* Mosca domina tutte le dimensioni dello spazio di battaglia

Dopo aver dato per scontate le due narrazioni precedenti, sono portati naturalmente a presumere che Mosca domini tutte le dimensioni dello spazio di battaglia, anche se chiaramente non è così, altrimenti non si sarebbe impegnato in un ritiro tattico così rapido a differenza di quanto intrapreso finora nel conflitto.

* L’ultimo ritiro tattico è quello di creare un calderone per Kiev

I modi in cui l’attuale ritirata tattica viene condotta in modo molto forte suggeriscono che non fa parte di una manovra pianificata per circondare le forze di Kiev in un calderone e credere che ogni passo fisico indietro in un conflitto al proprio fianco sia uno “scacco 5D”  non è comunque una mossa realistica.

* La Russia vince sempre, qualunque cosa accada

Nessuna entità in questo mondo è perfetta e niente va sempre secondo i piani, essendo infatti il ​​caso che la Russia, proprio come qualsiasi altro attore internazionale (soprattutto Kiev, gli Stati Uniti, la NATO e l’Occidente collettivo in questo contesto) a volte subisce battute d’arresto pur cercando sinceramente di raggiungere i suoi obiettivi.

La parte successiva dell’analisi descriverà in modo conciso la realtà dietro quelle narrazioni screditate:

* La NATO ha ripristinato con successo alcune delle capacità militari di Kiev

Proprio perché l’ultima fase del conflitto ucraino è davvero diventata una guerra per procura senza precedenti tra NATO e Russia, quel blocco guidato dagli Stati Uniti ha fatto del suo meglio per ripristinare con successo alcune delle capacità militari dei suoi delegati nonostante la distruzione da parte di Mosca del relativo complesso industriale.

* Le “linee dei topi” dell’Occidente rimangono in gran parte intatte

Nonostante i migliori sforzi della Russia per distruggerli, i corridoi logistici-militari dell’Occidente verso i loro delegati ucraini che Politico ha descritto ad aprile come “linee dei topi” sono rimasti in gran parte intatti e quindi fungono da ancora di salvezza di Kiev per far andare avanti il ​​conflitto già da oltre sei mesi.

* Nessuna delle parti in conflitto esercita un dominio militare

Né la Russia, né Kiev, né gli alleati NATO di quest’ultimo esercitano il dominio militare, con la mancanza di tale status da parte del primo non sorprende considerando i molti stati che sta combattendo per procura; mentre il fallimento del blocco guidato dagli Stati Uniti nel raggiungere lo stesso suggerisce che la capacità difensiva di Mosca è più forte di quanto pensassero.

* Il ritmo, la scala e il tempismo delle ultime mosse della Russia suggeriscono una sorpresa

I tre fattori summenzionati associati al ritiro tattico in corso dalla regione di Kharkov suggeriscono fortemente che la Russia, i suoi alleati del Donbass, e in particolare i civili, sono stati veramente sorpresi dalle ultime dinamiche militari e che non c’è alcun piano “scacchi 5D” in gioco.

* Questo ritiro tattico è quasi sicuramente una battuta d’arresto inaspettata

Il precedente controllo della realtà porta alla probabile conclusione che il processo descritto si sta svolgendo a causa di pressioni esterne e quindi non è stato avviato volontariamente dalla Russia a differenza dei suoi precedenti ritiri tattici dall’Ucraina settentrionale e da Snake Island , il che lo renderebbe quindi una battuta d’arresto inaspettata.

Con queste amare verità in mente, ecco le loro possibili conseguenze imminenti:

* Kiev continuerà a combattere fino a quando l’Occidente non chiuderà il rubinetto militare

Non c’è dubbio che le forze di Kiev siano mantenute in funzione esclusivamente dal supporto militare occidentale, ma il fatto che gli aiuti esteri abbiano già portato loro a ripristinare abbastanza delle loro capacità per lanciare l’ultima controffensiva con un certo successo sul campo suggerisce che questa guerra per procura andrà avanti.

* L’Occidente dovrebbe pompare più e migliori armi in Ucraina

A meno che la controffensiva di Kiev non finisca con la sua schiacciante sconfitta da parte della Russia oppure Mosca non faccia con successo qualcosa di asimmetrico per rimodellare le dinamiche del conflitto, si prevede che l’Occidente si sentirà incoraggiato anche da una situazione di stallo intorno a Kharkov per pompare più e migliori armi in Ucraina.

* Riguadagnare il terreno perduto rimarrà difficile per la Russia

La Russia avrà difficoltà a riguadagnare il terreno perduto considerando la pratica parità militare tra sé e Kiev a causa del solido sostegno di quest’ultima da parte di molti stati della NATO, il che significa che l’attuale battuta d’arresto probabilmente non sarà invertita presto in assenza di una importante (e forse prolungata) battaglia.

* Sono probabili rappresaglie contro gente del posto che ama la Russia

Kiev probabilmente condurrà una feroce caccia alle streghe anti-russa in pieno coordinamento con i suoi sostenitori della NATO contro tutti quei locali che non erano stati in grado di fuggire dai territori rapidamente riconquistati, il che potrebbe portare a violazioni dei diritti umani su vasta scala che l’Occidente continuerebbe prevedibilmente a negare nonostante le possibili prove.

* La Russia deve accettare la realtà intorno a Kharkov o cambiarla

Ci sono solo due strade da percorrere per la Russia intorno a Kharkov: 1) accettare la realtà dell’inaspettata battuta d’arresto che ha appena subito per le ragioni che sono state spiegate in precedenza; oppure 2) lavorare attivamente per cambiarlo preparandosi a combattere una battaglia importante e possibilmente prolungata per riguadagnare il terreno perduto.

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Per concludere, l’autore vorrebbe ricordare al lettore il motivo per cui ha pubblicato queste critiche costruttive legate al ritiro tattico della Russia da Kharkov. Gli eventi in rapida evoluzione intorno a quella regione hanno irresistibilmente screditato l’interpretazione prevalente del conflitto ucraino che è stata finora spinta dai quartieri multipolari dell’AMC. Considerando tutto ciò che è accaduto negli ultimi giorni, è giunto il momento per gli influencer chiave di rivalutare molto di ciò che avevano dato per scontato se aspirano sinceramente a ottenere una comprensione più obiettiva di tutto possibile.

Proprio come nell’introduzione, è pertinente nella conclusione ricordare la cautela del presidente Putin di abbandonarsi a un pio desiderio in modo che tutti possano soffermarsi su di esso come impressione finale. Non solo i canti delle sirene associati a quella mentalità hanno infettato l’AMC, ma hanno anche influenzato alcuni membri dello “stato profondo” russo che sono responsabili dell’operazione militare speciale del loro paese in Ucraina. Se c’è un lato positivo in questa battuta d’arresto, è che quei funzionari impareranno da questo controllo della realtà, correggeranno le loro false percezioni e di conseguenza formuleranno politiche più efficaci.

https://korybko.substack.com/p/constructive-critiques-connected

La toppa e lo sbrego_di Francesco Dall’Aglio

Le dichiarazioni rese ieri dal portavoce del Ministero della Difesa russo sono francamente risibili: e sebbene nessuno ascolti le dichiarazioni del portavoce di un qualsisia Ministero delle Difesa di un paese implicato in un conflitto credendo di trovarci la verità (oddio, qualcuno lo fa e poi lo scrive pure sui giornali), mi aspettavo qualcosa di meglio della riedizione del “gesto di buona volontà” della ritirata dai dintorni di Kiev e Kharkiv di qualche mese fa. Certo, così come allora anche adesso la ritirata è stata pianificata bene: ma questo significa solo che la possibilità che fosse necessaria era stata presa in considerazione, non che la ritirata stessa fosse desiderabile o parte di un piano strategico (quella di Kiev forse sì, ma queste sono altre considerazioni).
Il motivo per cui la ritirata è avvenuta è chiaro, ma non può essere detto ufficialmente: non ci sono gli uomini per tenere tutto il fronte, soprattutto se l’esercito ucraino va all’attacco con tutto quello che ha. E soprattutto se va all’attacco in un settore, quello di Kharkiv, che per mesi ha funzionato da riserva di unità da mandare in altri settori del fronte, dove stoccare unità da rigenerare o dove spedire reparti non proprio eccellenti. La verità è che la “pausa strategica” di questa estate è stata sfruttata bene dall’esercito ucraino, male da quello russo. Le unità non sono state avvicendate, non tutti i settori potenzialmente critici sono stati coperti meglio e la terza armata è stata organizzata in ritardo e con meno mezzi del necessario, ed è arrivata nella zona delle operazioni pochissimi giorni fa – e dal punto di vista russo meno male che ci è arrivata, altrimenti la situazione tra Kharkiv e Izyum sarebbe ancor più catastrofica.
Poche cose sono peggiori, in guerra o nella vita, del ripetere sempre la stessa tattica perché in passato è andata bene. È vero, l’esercito russo ha sempre agito in inferiorità numerica ed è riuscito finora a ottenere buoni risultati sia in attacco che in difesa (vedi Cherson), ma alla fine i nodi vengono al pettine. Se vuoi fare la guerra devi fare la guerra; se non vuoi fare la guerra non devi fare la guerra; ma non puoi fare e non fare la guerra allo stesso momento. Ora si tratta di capire quali saranno le misure che il comando russo prenderà per il prosieguo del conflitto: perché la guerra non è finita, purtroppo, nonostante i commenti di alcuni entusiasti – così come non era finita a marzo, nonostante i commenti di altri entusiasti. La situazione sul campo è peggiorata per l’esercito russo, ma il guadagno territoriale dell’esercito ucraino non basta a risolvere la questione; si dice siano in preparazione altre offensive in altri settori, ma anche qui bisogna vedere in primo luogo se la notizia è vera, e poi considerare che tutti gli altri settori (Donbas, Zaporozhie) sono strategicamente fondamentali per la Russia e meglio difesi. E considerare le perdite subite dall’esercito ucraino, molto elevate sia in uomini che in materiali, e vedere come e quando saranno rimpiazzate. La palla ora passa a Putin, che è chiamato da varie parti a decidere cosa fare dell’operazione speciale. Se lasciarla così com’è (e militari e nazionalisti gli daranno addosso, come stanno già facendo) fidando nel successo delle misure economiche anti-occidentali, del logoramento dell’esercito ucraino in questa serie di avanzate, dell’inverno che sta arrivando eccetera; o se trasformarla in operazione militare, cosa che garantirebbe migliori risultati sul campo ma comporterebbe uno stress molto maggiore per l’economia e la società russa.
PS – intanto Kadyrov ha detto che se le cose non cambiano in 48 ore “sarà costretto ad andare a Mosca e spiegare ai vertici la situazione sul campo”. Annamo bene.
e ancora…
È lunga, se preferite le cavolate propagandistiche dell’una o dell’altra parte (la nostra, occidentale) non perdete tempo.
“Nella notte le truppe russe a Kupyansk si sono ritirate senza combattere oltre il fiume Oskil, lasciando agli ucraini la parte occidentale della città. Se l’offensiva ucraina appena partita da sud, in direzione di Lyman, avrà successo, si procederà alla completa evacuazione del personale militare da tutto il settore di Izyum (io li avrei già fatti partire), il che è in linea con le decisioni prese finora – i russi non hanno bisogno al momento di scambiare vite per chilometri, come invece devono fare gli ucraini, e tutta l’avanzata ucraina in questo settore ha sempre visto lo sganciamento dei reparti russi ogni volta che rischiavano di essere sopraffatti, con l’eccezione di Balaklya dove uno dei due gruppi SOBR si è trincerato, resiste e manda in giro TikTok patriottici.
Alcune considerazioni su quella che ora possiamo tranquillamente considerare una débâcle russa, per quanto su un settore limitato del fronte.
Inutile girare intorno al problema fondamentale per l’esercito russo: schiera su tutto il fronte circa 150.000 uomini. L’esercito ucraino ne ha messi in campo più di 100.000 in due soli settori. A Cherson gli è andata molto male, a Kupyansk-Izyum molto bene. Questa differenza di risultato però ci dice alcune cose su quelle che sembrano essere le priorità strategiche del comando russo, che sa benissimo di non avere uomini a sufficienza. Quando era ovvio che prima o poi sarebbe partita l’offensiva sia verso Cherson che verso Izyum, il comando ha spostato dal fronte di Kharkiv QUATTRO gruppi tattici composti da unità del distretto militare orientale (36a, 37a, 38a e 64a brigata di fanteria motorizzata), rimpiazzati da TRE (quindi già uno in meno) gruppi tattici, DUE dei quali composti da unità della riserva e UN SOLO reparto in servizio attivo, il 752° reggimento della 3 divisione di fanteria motorizzata. Probabilmente l’ipotesi era di mandare in seguito altri reparti, ma questa cosa non è avvenuta. Le conseguenze sono evidenti.
Risulta evidente quindi che il comando russo ha dato la priorità al fronte di Cherson, dove in effetti l’offensiva ucraina è stata più o meno annichilita, a discapito di quello di Kharkiv. Non che fosse disposta a perdere tranquillamente il saliente di Izyum, ma trovandosi nella potenzialità di perdere entrambe le aree, per quella mancanza di personale di cui sopra, si è preferito rinforzare Cherson. E anche questo è in linea con la strategia seguita fino adesso: strategia sulla quale perdurano ancora una serie di incomprensioni che sarebbe il caso di risolvere una volta per tutte. La Russia vuole il Donbas, la Crimea, il territorio che c’è tra Donbas e Crimea, e (probabilmente) una zona di rispetto intorno alle due aree fuori tiro diretto dell’artiglieria. Non vuole Kiev, non vuole Kharkiv, non vuole, probabilmente, nemmeno Odessa. Se gliele regalano se le prende, ovviamente, ma non andrà mai all’assalto delle città, e di certo non lo farà né ha mai pensato di farlo con 150.000 uomini in totale: e senza le città le oblast’ restano in mano ucraina. In quest’ottica è chiaro che Cherson ha una importanza infinitamente maggiore di Izyum. Meglio tenerle tutte e due, ovviamente: ma dovendone perderne una, meglio tenere Cherson. E che una almeno l’avresti persa, viste le forze in campo, era non dico probabile ma certamente possibile. Lo sapevo io che gli ucraini stavano mettendo in campo più di 100.000 uomini per offensive localizzate, figuriamoci se non lo sapeva il comando russo.
La domanda che un po’ tutti si stanno facendo è: che succede ora? Lasciamo perdere la propaganda: i russi diranno che si è trattato di una brillante ritirata tattica che consente di accorciare il fronte e di salvare migliaia di vite (è vero), gli ucraini che si tratta di una brillante avanzata che risolve a loro vantaggio un’area finora molto problematica del fronte (è vero), col vantaggio aggiuntivo che dell’offensiva di Cherson già non si ricorda più nessuno. Perdere Izyum complica la situazione nel Donbas, naturalmente, perché l’area di Lyman torna in mano ucraina. Per tutto il resto, la situazione rimane invariata.
In realtà una variazione significativa c’è: le perdite ucraine. Per mettere in piedi un’altra offensiva del genere servono altri sei mesi, e ulteriori e continui aiuti NATO, e cosa succederà tra sei mesi nessuno lo sa. Certo si arriva all’inverno in una situazione di riequilibrio, che è appunto il trade-off di cui sopra: il nord all’Ucraina, il sud alla Russia. Però questo non risolverà i problemi dell’Ucraina. Altri sei mesi di bombardamenti (che sicuramente aumenteranno), di infrastrutture distrutte, di vite perse, di freddo non aiuteranno certamente: e non penso che l’Occidente possa, o voglia, pagare tutte le spese ucraine, visto che già non ce la fa più. Mentre in Russia da più parti si invoca la dichiarazione di guerra, la mobilitazione di tutta la popolazione, radere al suolo Kiev e bombardare l’aeroporto polacco di Rzeszów, da dove passano tutti i rifornimenti NATO, il comando resta inamovibile. Una cosa va detta degli alti gradi russi: sono immuni all’isteria. Del resto 80 anni fa hanno tranquillamente accettato l’idea che i nazisti potessero prendere Mosca, figuriamoci la perdita di Izyum. Io penso (o forse spero) che non ci saranno variazioni di rilievo, almeno per il momento. La Russia continuerà a spostare il conflitto sul piano economico più che su quello militare, e sul piano globale più che su quello locale, scommettendo sul fatto che resisterà più dell’Occidente. Se alla fine dei giochi hai azzoppato l’Euro e spostato l’asse economico a est, puoi anche perdere Kupyansk. Se però questa cosa non dovesse funzionare; se le sanzioni cominciassero a colpire più profondamente la società russa e la capacità militare russa; se ci fossero altre avanzate ucraine, e minacciassero le aree realmente strategiche e vitali dei territori occupati; allora le cose cambierebbero sicuramente. Quello che di certo cambierà adesso sono i vertici militari del distretto di Kharkiv.
Due PS.
PS 1: le truppe ucraine che avanzano sono addestrate da istruttori NATO, hanno equipaggiamento NATO, rifornimenti NATO, intelligence NATO, satelliti e AWACS NATO che comunicano in tempo reale ogni spostamento di truppe russe, i loro reparti sono coordinati da “volontari” NATO e altri “volontari” NATO si trovano sul campo. Sarebbe forse il caso di smetterla di considerare questo conflitto come una partita tra Russia e Ucraina, sia nella valutazione della performance militare russa (e ucraina) che nella valutazione del nostro ruolo che, ci piaccia o no, è quello di parte attiva nel conflitto. Finora questa cosa è passata in cavalleria. Se un HIMARS ammazza un civile russo in Crimea, non penso continuerà ad esserlo.
PS2: che succede ora a tutti i civili che nelle zone occupate hanno collaborato a vario titolo con i russi?”

 

Perché i soldati ucraini si fanno massacrare da Zelensky che a sua volta prende ordini da Washington e Londra?_Di Claudio Martinotti Doria

Chi mi legge abitualmente s’informa tramite i media indipendenti nel web e quindi presumo sia al corrente dell’offensiva che Zelensky ha lanciato a fine agosto contro l’oblast di Cherson nel sud dell’Ucraina.

Ha voluto essere di parola, anche se ha scelto l’ultimo giorno dopo numerosi rinvii, aveva ripetutamente promesso da mesi una controffensiva entro agosto che avrebbe spazzato via i russi dai territori conquistati, almeno quelle erano le intenzioni.

Tutti gli analisti militari e geopolitici seri e indipendenti lo deridevano, pensando a un bluff, invece anche i comici e buffoni, seppur criminali, corrotti e incapaci, possono essere di parola, soprattutto quando la vita la fanno rischiare ad altri.

Appena sono riusciti a raccogliere il maggior numero possibile di mezzi corazzati (soprattutto polacchi) e concentrare circa 40mila soldati nell’area, Zelensky nonostante la netta contrarietà dello Stato Maggiore Militare che poneva scarsa o nulla fiducia nella riuscita del piano, ha ordinato l’offensiva, commettendo il classico errore dello stratega da salotto, addestrato a giocare a Risiko (forse manco a quello).

Anziché concentrare tutte le forze in un solo punto per avere maggior impatto e possibilità di sfondamento, li ha divisi in cinque aree e quindi cinque direzioni di attacco diverse, disperdendo le forze che già non sarebbero state sufficienti per un solo attacco in un unico punto, considerando la potenza di fuoco dell’artiglieria e aviazione russa. Così ha disperso la forza d’attacco su un fronte di poco meno di 200 km. Considerando che di solito ad attaccare sono il 50% delle forze, l’altra metà rimane di riserva nelle retrovie per compensare le perdite o rinforzare i punti deboli, se dividete per cinque 20mila soldati su 200 km, vi renderete conto che l’impatto non poteva che essere lieve per i russi, i quali applicano la stessa tattica da mesi, a ogni offensiva ucraina.

Arretrano e li lasciano avanzare e poi man mano che si trovano sempre più allo scoperto in un territorio pianeggiante, senza riuscire ad arrivare a centri abitati (l’unico modo che hanno per trovare riparo e trincerarsi), i russi iniziano a bombardarli senza tregua arrecando loro gravissime perdite.

E’ la tecnica militare del “tritacarne”, una tattica di logoramento lenta e inesorabile che riduce gradatamente il numero dei soldati e dei mezzi degli ucraini fino a che saranno costretti alla resa o a far intervenire le forze di altri paesi della NATO, che in questo caso non potrebbero invocare l’articolo 5 del Trattato Atlantico, perché non sono loro a essere attaccati ma ad attaccare.

Com’è possibile che Zelensky ripeta sempre gli stessi errori? E soprattutto come mai gli ucraini si prestano a farsi massacrare, anziché fuggire, per non essere arruolati oppure finire in prigione per essersi rifiutati di indossare la divisa? Cercherò di rispondere a entrambe le domande essenziali per capire l’esito e lo sviluppo di questo conflitto.

Zelensky non ha alcuna capacità strategica, gli unici ordini che sa impartire sono quelli di attaccare e resistere senza cedere un metro, combattere fino all’ultimo uomo. Vi ricorda qualcuno? Un certo Hitler, quando ormai era impazzito e drogato fino al midollo (altra analogia con Zelensky) e psichicamente alterato perché l’esito della guerra non corrispondeva alle sue attese e tutti i suoi comandanti lo deludevano e li sostituiva in continuazione.

Zelensky prende decisioni a scopo politico, per influenzare i suoi sponsor angloamericani e UE, che ultimamente lo stanno sostenendo sempre meno.

Ha assolutamente bisogno di una vittoria, seppur minima, per continuare a mungere i suoi finanziatori, ben sapendo che una cospicua parte di questi finanziamenti non finisce al fronte ma nelle tasche dei numerosi oligarchi e comandanti corrotti, a tutti i livelli, che vendono le armi ricevute facendo finta siano andate distrutte dai bombardamenti russi.

E questo in parte spiega anche la seconda domanda, come vedremo meglio in seguito.

Inoltre una cospicua parte di questi lauti finanziamenti sono utilizzati per pagare tutto l’apparato militare, con stipendi che per i canoni ucraini sono piuttosto elevati.

Zelensky compie scelte ciniche e spietate esclusivamente per motivi economici, personali e del suo entourage di sostenitori interni, neonazisti e nazionalisti in primis. Della vita dei suoi soldati non gliene frega nulla, per cui non esita a mandarli a morte certa.

Ora veniamo al perché i soldati si prestano a farsi massacrare.

L’Ucraina è da parecchio tempo in miseria, in particolare dall’inizio del conflitto che dura ormai da sei mesi, il paese vive prevalentemente di un’economia di guerra, gli unici soldi che arrivano e circolano sono quelli che alimentano la guerra. E per convincere la gente a combattere, occorre prima averli ridotti nella miseria, privi di scelte di lavoro, ai limiti della sopravvivenza, dopo di ché gli fornisci degli incentivi convincenti perché si arruolino, oltre all’obbligo, che però funziona poco, perché molti si sottraggono emigrando e nascondendosi o rifugiandosi all’Estero, Russia compresa (ne ospita circa due milioni).

Quelli rimasti in patria che scelta hanno per sopravvivere economicamente se non arruolandosi?

Per comprendere perché sono disposti a rischiare la vita, facciamo un paragone con la situazione italiana, così vi sarà più chiaro.

Un Carabiniere appena assunto in Italia percepisce uno stipendio netto di circa 1200 euro mensili, un maresciallo maggiore anziano poco meno di 2000 euro mensili e un capitano poco più di 2000, gli scatti di grado non sono particolarmente rilevanti in termini salariali, poche centinaia di euro l’anno.

Nell’esercito ucraino in seguito allo stato di guerra gli stipendi sono tutta un’altra cosa, proporzionalmente al potere di acquisto che si ha nel loro paese. Utilizzando l’esempio italiano sarebbe come se un soldato ucraino prendesse in Italia 2800 euro al mese, un maresciallo maggiore anziano circa 10mila, e un capitano 15mila. A queste somme erogate diciamo legittimamente dalle istituzioni governative, aggiungiamo la corruzione diffusa capillarmente, cioè le rendite che provengono dai saccheggi, dalle estorsioni ai civili, dalla vendita di armi, ecc., e ci rendiamo meglio conto di quanto possano accumulare i combattenti, soprattutto sottufficiali e ufficiali, che riescono a sopravvivere (magari ricorrendo a cinismo, furberie e sotterfugi), facendo perlopiù rischiare la vita ai loro sottoposti.

In due o tre mesi di guerra, se sopravvivono, possono accumulare una piccola fortuna che gli consentirà di vivere agiatamente per tutto il resto della loro vita (inflazione permettendo).

Quindi la motivazione primaria è l’avidità e la mancanza di alternative. Ecco perché gli ucraini combattono una guerra per procura, è l’unico lavoro di cui dispongono, l’Occidente li foraggia per questo scopo, combattere e morire al posto degli occidentali.

Ma c’è un problema che si sta facendo sempre più grave, diventa sempre più difficile sopravvivere alla guerra.

Prendiamo l’esempio degli ultimi due giorni, tra fine agosto e inizio settembre.

Zelensky ha appunto ordinato l’attacco in cinque aree diverse, e inoltre ha ordinato l’incursione notturna alla centrale nucleare di Zaporižžja, da parte delle forze speciali ucraine, per cercare di riprenderla prima che arrivasse la delegazione dell’AIEA dell’ONU che doveva ispezionare la centrale, probabilmente per poi utilizzare la delegazione come scudo umano contro i russi, come fanno abitualmente gli ucraini, che di crimini di guerra ne hanno commessi a iosa.

L’incursione è finita malissimo, nonostante pensassero che il piano fosse ottimo, utilizzando imbarcazioni silenziose con motori elettrici e poi delle chiatte che trasportavano il grosso delle forze e dei mezzi da sbarco.

Tutte le imbarcazioni e le chiatte sono state distrutte e affondate dalle forze aeree russe, la maggioranza degli incursori sono morti o fatti prigionieri. Si stima fossero circa 500, il minimo necessario per compiere un’operazione di questa portata, considerando che la centrale nucleare di Zaporižžja è la più grande d’Europa, estendendosi su una superficie gigantesca.

Anche le forze attaccanti nel resto del fronte non hanno subito una sorte migliore. Si stima che le perdite in vite umane subìte dall’esercito ucraino siano di oltre mille al giorno. Molto probabilmente fra qualche giorno saranno costretti a ritirarsi, lasciando sul campo quasi tutti i mezzi corazzati impiegati.

A Zelensky non rimarrà altro da giocare che la carta della commiserazione: “Avete visto con quale coraggio combattono gli ucraini?” “Come si sacrificano per il bene dell’Occidente?” “Meritano di essere sostenuti di più, dovete aumentare le risorse e i finanziamenti!”

Una carta cinica e ignobile ma l’unica che gli rimane, possibilmente prima che i comandi militari si stanchino di lui e lo facciano fuori con un colpo di stato. Magari con il beneplacito degli anglosassoni. Altrimenti non rimarrà che far combattere anche i polacchi e i baltici, i più fanatici russofobi che ci siano in Europa. I polacchi e i baltici saranno fanatici ma non sono stupidi, sono consapevoli che se non ci sono riusciti gli ucraini a sconfiggere i russi, che dopo otto anni di addestramento e armati fino ai denti erano diventati l’esercito più potente d’Europa, come potrebbero riuscirci loro che sono anche inferiori di numero (militarmente) rispetto agli ucraini? Perché mai dovrebbero seguirne la sorte? Solo per fanatismo? No. Per farlo prima dovrebbero essere ridotti alla fame anche loro, e sono sulla buona strada per riuscirci, dopo le ultime demenziali mosse politiche ed economiche che hanno compiuto contro la Russia e contro la Cina, le cui ritorsioni si stanno facendo sentire pesantemente.

I porti baltici ad esempio non lavorano più. Tra non molto anche loro potranno sopravvivere solo tramite l’economia di guerra. Una tale situazione diverrà insostenibile da mantenere per l’Occidente, diventerà peggiore di un “buco nero” per le finanze già travagliate dei paesi occidentali.

Ormai i paesi occidentali hanno oltrepassato il precipizio e come riferisce l’aneddoto “ se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà dentro di te …”. E probabilmente stiamo già precipitando nell’abisso, dobbiamo solo toccare il fondo.

Cav. Dottor Claudio Martinotti Doria, Via Roma 126, 15039 Ozzano Monferrato (AL), Unione delle Cinque Terre del Monferrato,  Italy,

Email: claudio@gc-colibri.com  – Blog: www.cavalieredimonferrato.it – http://www.casalenews.it/patri-259-montisferrati-storie-aleramiche-e-dintorni

Independent researcher, historiographer, critical analyst, blogger on the web since 1996

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