TABULA RASA, di Pierluigi Fagan

Cosa fa una “altra-egemonia”? Assume la posizione dell’egemone, ma col proprio punto di vista, con la propria visione del mondo. C’è una NON sottile differenza tra l’invitare ad uscire dalla NATO e dall’UE e chiederne lo scioglimento ed è nel riferimento. Nel primo caso il riferimento rimane l’egemone, rispetto ad esso che è e rimarrà tale, si marca una distinzione, ma è una distinzione minoritaria per forza di cose, che non intacca la radice dell’egemone, per certi versi la rinforza prevedendone la continuazione di potere. Nel secondo caso, invece, il riferimento è direttamente il potere, ci si pone in forma competitiva con l’egemone per il potere, si avanza una idea di diverso potere o la posizione dell’egemone o la posizione altro-egemonica cha a questo punto perde la sua origine “contro” e diventa “per”. Per un nuovo assetto di potere.
Con quelle sincronie intellettive che promanano dagli invisibili movimenti dentro le immateriali immagini di mondo, pochi giorni fa, Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, ha invocato con grande tranquillità come fosse evidenza logica improcrastinabile, lo scioglimento dell’alleanza implicita con Israele e lo scioglimento della NATO. Forse Tarquinio candidato PD alle europee, originato in un partitino (DemoS) a suo tempo scisso dai tranquilli Popolari per l’Italia, è diventato un trinariciuto antimperialista? Non necessariamente.
Semplicemente ha preso atto che a tempi nuovi debbono corrispondere assetti nuovi ed è ora di chiudere il dopoguerra saldato ampiamente il debito e con gli americani e con gli ebrei-israeliani. Quindi Tarquinio non ha chiesto all’Italia di uscire da certe alleanze, ha chiesto di sciogliere quelle alleanze.
Così l’articolo di Agamben da me postato e la cui posizione mi son sentito di far mia e così vedo per altri che si sono espressi qui e lì e non solo in Italia, non ha chiesto di uscire dall’euro e dalla UE in occasione delle ultime elezioni di questo week end, ha chiesto di sciogliere queste istituzioni, negargli il riconoscimento. Cominciando dal mandare a vuoto l’invito a votare
>>(ha votato poco meno del 50% in Italia e poco più in Europa)<<
poiché non partecipi ad una cosa che secondo te non dovrebbe esistere. Forse Agamben o io stesso, siamo diventati “sovranisti” stante che da Macron a Scholz in giù sono tutti sovranisti? Non necessariamente.
Semplicemente s’è preso atto che a tempi nuovi debbono corrispondere assetti nuovi ed è ora di chiudere, anche qui, il dopoguerra che impose all’Europa di diventare in blocco un sub-sistema americano contrapposto all’URSS. La diade USA-UE andava forse bene nella guerra fredda anche perché Europa non era minimamente in grado di essere e fare alcunché di diverso. Fu questo allineamento a forzare il processo di ripristino della convivenza subcontinentale, vero una qualche forma prima di mercato comune e poi di “unione”, per quanto il termine stesso sia ambiguo. Ma quella storia è finita, ne è iniziata un’altra con la quale siamo fuori sincrono.
In quei decenni ogni stato convergeva verso la NATO che li riceveva passivamente, oggi è la NATO a decidere cosa, come, quando e perché fare una certa strategia e gli stati, in funzione del legame di alleati, debbono seguire. Il che porta, come rilevato dall’ineffabile Tarquinio, a trasformare una alleanza meramente difensiva che non ha sparato neanche un mortaretto per settantatré anni contro un nemico ideologico manifesto, in una alleanza offensiva contro un nemico neanche ideologico, un semplice competitor geopolitico da fase multipolare. Neanche un competitor degli europei che fino a poco tempo fa vedevano reti comuni da Lisbona a Vladivostok, dei soli americani.
Viepiù se si stanno cambiando i termini dell’alleanza, come fanno gli israeliani trasformandosi nel popolo oggi meno amato delle Terra visto i crimini contro i livelli minimi di umanità reclamati dall’intero parterre delle Nazioni Unite o come fanno gli americani trasformando la NATO in una SuperLeague contro tutto il mondo che si ribella al lungo dominio occidentale volendo dedicarsi ad un proprio futuro di pacifico commercio à la Montesquieu, queste alleanze non possono ritenersi più valide. Come i contratti non sono più validi se si cambiano i termini pattuiti, l’oggetto stesso del patto.
A questo punto, una posizione altro-egemonica deve dichiarare di voler fare tabula rasa, azzerare alleanze, accordi, patti, trattati. Per? Si vedrà, prima si torna all’ora zero, poi si ricomincia a contare daccapo, su altre basi, con altri intenti, chiarendo bene i fini e le proporzioni di potere tra i contraenti nuovi patti. Mi sembra un buon punto da cui ripartire per cercare una strategia adattativa ad un mondo che sta cambiando molto profondamente e molto velocemente. Una posizione altro-egemonica deve dichiarare e pretendere la tabula rasa per poi avanzare una propria idea di come stare nel mondo nuovo. Sciogliere UE, euro e NATO, questo l’inizio delle costruzione di una posizione altro-egemonica. Bisogna cominciare ad aprire spazio per un nuovo pensiero politico.
+ Un approfondimento specifico:
La natura cataclismatica delle ultime elezioni europee, a livello sistemico quindi europeo, è data: 1) affluenza di circa solo il 50% aventi diritto, molti paesi sono sotto questo requisito minimo (Germania e Belgio hanno raggiunto Austria e Malta che hanno sfondato l’età minima del voto a 16 anni, hanno avuto quindi nuovi votanti che hanno mantenuto un po’ l’indice di partecipazione in quei paesi); 2) partito opposizione in Francia ottiene il doppio dei voti di quello di governo, fatto che porterà a nuove elezioni; 3) partito di opposizione in Germania che arriva allo stesso livello dei tre partiti di governo sommati, il che dovrebbe portare a nuove elezioni, le porti poi effettivamente o meno; 4) a seggi, i due partiti che perdono più vistosamente sono liberali e verdi, cuore del New Green Deal neoliberale; 5) c’è una marcata radicalizzazione sbilanciata a destra e questo sembra essere l’unico tratto comune di un sistema che in comune non ha altro sul quale fondarsi. Tale situazione è strutturale ovvero non mostra caratteri contingenti, quindi inutile sperare si riequilibri. L’UE è arrivata al capolinea della sua traiettoria, va sciolta.

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IMPORTANTE: La Russia diventa ufficialmente la quarta economia mondiale, superando il Giappone, di SIMPLICIUS

Molti ricorderanno la notizia dell’anno scorso secondo cui la Russia aveva superato la Germania per il 5° posto nel PPP del PIL. Allo SPIEF, Putin ha annunciato che la Russia ha ufficialmente superato il Giappone per il 4° posto, secondo la Banca Mondiale:

Ma prima un po’ di background:

Questa può sembrare una notizia vecchia, dato che diversi mesi fa le persone hanno pubblicato il presunto sorpasso della Russia sull’economia giapponese. Tuttavia, c’è stata molta confusione poiché la fonte più utilizzata era un sito web del Regno Unito chiamato World Economics , che hanno confuso con la Banca Mondiale ma che in realtà non è una fonte “ufficiale” di alcun tipo.

Quello che è successo ora è che la Banca Mondiale ha annunciato la scorsa settimana di aver rivisto i dati sul PIL dal 2021 in poi, e in quelle revisioni ha scoperto che la Russia aveva già superato il Giappone già nel 2021, e ha continuato ad avanzare fino a Ora.

Ecco il loro comunicato ufficiale: https://www.worldbank.org/en/news/press-release/2024/05/30/global-purchasing-power-parities-data-released-for-2021

WASHINGTON, 30 maggio 2024 — Le nuove parità di potere d’acquisto (PPP), che forniscono un modo standardizzato per valutare il potere d’acquisto relativo di diverse economie, sono state rilasciate oggi dall’International Comparison Program (ICP) per l’anno di riferimento 2021.

Hanno una varietà di collegamenti a vari grafici e visualizzazioni.

E in effetti, la Russia ora sta sempre più superando la Germania, lasciandola nella polvere con 6,45 t contro 5,9 t. Per non parlare del fatto che la cifra dell’India è di 10,9 t, con la Russia che ha solo 1/10 della popolazione indiana ma più della metà del suo potere economico. Inoltre, fonti ufficiali riferiscono che la Russia ha un’economia sommersa di circa il 40%, che non può essere spiegata, praticamente la più alta del mondo:

Ecco un intero articolo russo dell’inizio di quest’anno che ne parla in dettaglio:

Tenete presente che ciò avvenne anche prima dell’annuncio ufficiale della Banca Mondiale del superamento del Giappone da parte della Russia. L’articolo rileva:

L’altro giorno, la Banca Mondiale ha pubblicato un rapporto sull’economia sommersa per paese, secondo il quale essa rappresenta circa il 5% del PIL totale in Giappone, l’8% in America e fino al 39% nel nostro paese, la Russia.

L’indice dell’economia sommersa in Russia è uno dei più alti al mondo, quasi l’84% più alto della media globale. Solo l’Ucraina (46% del PIL, ovvero 1.100 miliardi di UAH), la Nigeria (48% del PIL) e l’Azerbaigian (67% del PIL) hanno un’economia più grande nell’ombra. Al quinto posto c’è lo Sri Lanka con un indicatore del 38%.

Si prosegue spiegando aneddoticamente che molti russi guadagnano fino a un terzo dei loro stipendi dai mercati grigi clandestini, con milioni di annunci per servizi “non ufficiali” che lo attestano.

Ciò significa che la vera potenza economica nascosta della Russia potrebbe essere addirittura molto più elevata e addirittura più vicina a quella dell’India. Ho già sostenuto a lungo che la Russia, essendo il paese più sanzionato, indebolito e terrorizzato economicamente sulla terra, attraverso embarghi e veri e propri sabotaggi industriali come gli attacchi Nordstream, potrebbe non ottenere risultati soddisfacenti, per ora, nascondendo al contempo un’economia molto più potente di qualsiasi altra economia attuale. i registri mostrano. Se si eliminano quegli handicap artificiali che danneggiano ingiustamente l’economia russa, allora è quasi certo che la vera potenza economica non misurata della Russia è quella del terzo posto dietro Cina e Stati Uniti. È notevole che anche sotto un attacco senza pari, la Russia sia in grado di comandare uno dei paesi più veloci economie in crescita e più robuste del mondo.

L’economista Stefan Demetz nota inoltre correttamente che la struttura del debito particolarmente bassa della Russia e l’autosufficienza sotto forma di surplus commerciale rendono il suo valore economico ancora più alto di quanto sembri:

La Banca Mondiale ha recentemente riclassificato i dati relativi al PIL PPA e la Russia è diventata quarta davanti a Giappone e Germania.

Ma considerando il debito molto basso a fronte di alti livelli di riserva e l’autosufficienza in campo energetico, alimentare e militare, la Russia appare migliore di quanto indichino questi grafici.

Ci sono molti che dubitano del significato dell’indice PPP rispetto al PIL nominale, credendo alla menzogna inculcata in Occidente secondo cui il PIL regolare è quello “reale” mentre il PPP è solo una riformulazione “creativa” ma in definitiva spuria. Ma questo è lontano dalla verità, almeno per quanto riguarda i paesi in surplus commerciale, in particolare: per loro la PPP è il vero indicatore economico.

Questo perché il PIL nominale è prezzato in dollari (USD) e quindi è rilevante solo se si utilizzano quei dollari principalmente per acquistare cose, che è ciò che fanno i paesi che importano molte delle loro merci, dal momento che la maggior parte delle merci sui mercati mondiali sono acquistati nella “valuta di riserva” globale del dollaro statunitense. Ma la Russia è in surplus commerciale, il che significa che esporta molto più di quanto importa. È autosufficiente e non ha bisogno di fissare i prezzi in dollari, ma piuttosto nella propria valuta. Fatto ciò, il PIL “nominale” espresso in dollari diventa irrilevante e non si applica. E le poche cose che la Russia importa, ora le regola in altre valute native, come lo Yuan con la Cina, ecc. In breve: per paesi come la Russia, il PIL PPA è l’ unica misura accurata della dimensione e del potere economico, è il PIL nominale che valuta ingannevolmente l’economia del paese target in termini di valuta estera (USD) che non utilizza nemmeno nei suoi mercati interni e che distorce i numeri in base alle fluttuazioni delle valutazioni del cambio valutario.

Puoi leggere molto di più a riguardo nel mio precedente articolo sull’argomento:

La verità sul potere economico della Russia: è davvero così piccolo e debole come sostiene l’Occidente?

·
3 APRILE 2023
La verità sul potere economico della Russia: è davvero così piccolo e debole come sostiene l’Occidente?
Prefazione: Il seguente articolo è basato su uno che avevo precedentemente pubblicato sul Saker in questo esatto anniversario, che credo abbia maggiore importanza nel clima odierno. Quindi ho deciso di rivederlo pesantemente e aggiornarlo con i dati più recenti, triplicandone la lunghezza, per renderlo il più attuale possibile. Credo che questo sia io…
Leggi la storia completa

Questa sarà la fine della parte gratuita dell’articolo. Dopo il salto, seguiremo gli attuali sviluppi economici globali, con un focus sugli Stati Uniti in particolare, giustapponendo l’ascesa dei BRICS a quella dell’Occidente in declino, con particolare attenzione ai numeri economici fraudolenti recentemente rilasciati da l’amministrazione Biden e le cupe prospettive che proietta per il futuro dell’intero ordine finanziario occidentale.

Cominciamo con i dati sull’occupazione appena diffusi dal BLS (Bureau of Labor Statistics). I democratici hanno pubblicizzato centinaia di migliaia di “nuovi posti di lavoro creati”, e invece hanno sminuito il fatto che ogni singolo nuovo lavoro è andato ai clandestini, mentre i lavoratori nativi hanno perso l’incredibile cifra di 600.000 posti di lavoro:

L’altra notizia bomba era che tutti i nuovi lavori erano part-time, mentre quelli a tempo pieno continuavano ad essere schiacciati:

Questo è il motivo per cui i rapporti distinguono tra l’uso delle “buste paga” e quello dei “lavoratori”, poiché è possibile aggiungere 10 nuove buste paga con solo 4 nuovi lavoratori se molti di questi “lavoratori” hanno semplicemente ottenuto più lavori part-time.

ZeroHedge illustrato con le visualizzazioni più illuminanti:

Ecco un’altra visualizzazione della composizione del lavoro nell’ultimo anno: 1,2 milioni di posti di lavoro a tempo pieno sono stati persi, sostituiti da 1,5 milioni di posti di lavoro part-time!

Per non parlare dei posti di lavoro federali saliti alle stelle, gonfiando artificialmente l’immagine di un mercato del lavoro in crescita:

Come molti sanno, il governo degli Stati Uniti può indorare artificialmente i rapporti sui posti di lavoro nei momenti chiave semplicemente dando vita a una corsa alle assunzioni. Il governo può schioccare le dita e assumere decine di migliaia di lavoratori dell’IRS o addirittura creare un dipartimento o una divisione completamente nuovi al solo scopo di sostenere i lavoratori temporanei per portare i titoli dei giornali a un momentaneo ottimismo sul lavoro; ma è tutta una farsa, perché tali lavori distorcono il quadro economico reale e organico.

Ecco Chris Hedges che analizza percettivamente il tutto e riconosce la falsità:

Sottolinea inoltre astutamente che anche i dati sulla disoccupazione sono fraudolenti in base all’utilizzo dei dati ufficiali U3 rispetto a U6.

I numeri U3 “ufficiali” del governo non contano nessuno come “disoccupato” se non ha cercato lavoro nelle ultime 4 settimane, il che significa che è una cifra inutile e fraudolenta. L’U6 è leggermente migliore, ma arriva fino al limite di 1 anno. Chiunque non si sia preso la briga di cercare lavoro per 1 anno è considerato un “lavoratore scoraggiato a lungo termine” e non viene più conteggiato nelle statistiche sulla disoccupazione. Sfortunatamente, una parte enorme della forza lavoro si è arresa in questo modo, il che significa che anche i numeri dell’U6 sono fantastici.

In combinazione con il fatto che l’U3 considera i part-time come pienamente occupati mentre molte persone ora devono trovare più lavori, il che gonfia enormemente la percezione della “crescita occupazionale”, dipinge un quadro totalmente fraudolento dell’economia statunitense e della sua presunta ripresa della “salute”. ‘.

Infatti, ZeroHedge riferisce che gli Stati Uniti hanno aggiunto un totale netto pari a zero di posti di lavoro per i lavoratori nativi dal 2018:

Dire che questo è scioccante sarebbe un eufemismo.

È una tempesta perfetta di malessere economico e distruzione sociale: inflazione alle stelle, la maggior parte della crescita occupazionale è costituita da lavori part-time, zero posti di lavoro aggiunti per i lavoratori nativi, ecc.

In altre parole, la “forte crescita dell’occupazione” per i cittadini americani è sempre stata e rimane una favola, e l’ unica crescita di posti di lavoro negli Stati Uniti è per i clandestini, che lavoreranno per un salario inferiore al minimo , il che spiega anche perché l’inflazione non è aumentata. l’anno scorso sono stati assunti milioni di clandestini.

Non c’è da meravigliarsi che debbano fare questo:

Ciò che sta diventando chiaro è che il piano dell’establishment per il prossimo anno prevede di confondere i numeri a un livello storico solo per salvare la reputazione dell’amministratore Biden mentre si carica il massiccio crollo per farlo cadere in grembo alla nuova amministrazione Trump come ultimo gioco di sabotaggio di ultima istanza.

Se dovesse vincere, non appena Trump entrerà in carica, le chiuse si apriranno e l’intero armadio pieno di orrori nascosti verrà fuori per affogare il suo mandato nella crisi. Ciò sarà aiutato dalla maturazione di un’ampia fascia del debito nazionale, che si dice sarà rinnovata con un interesse molto più elevato proprio in quel momento:

Gran parte dei nostri 35.000 miliardi di dollari di debito nazionale sono a breve termine e devono essere rifinanziati al 5% o più entro 12 mesi. Gran parte del debito era inferiore al 2%, ora rifinanziato a oltre il 5%. Il pagamento degli interessi sul debito ammonta a 1,1 trilioni di dollari all’anno. Probabilmente raggiungerà 1,5 trilioni di dollari all’anno nel 2025.

Dall’istituto Kobeissi:

Questo è interessante: un debito federale americano record di 9,3 trilioni di dollari maturerà e dovrà essere rifinanziato a tassi molto più alti nei prossimi 12 mesi. Questo è aumentato di ben 4,7 trilioni di dollari o del 102% in soli 4 anni. Ciò avviene nel momento in cui il Tesoro americano passa all’emissione di obbligazioni con scadenze più brevi con interessi inferiori. Di conseguenza, una quota record pari a circa il 33% del debito in circolazione ha una scadenza inferiore a un anno. Nel frattempo, la Fed ha scaricato circa 1,3 trilioni di dollari di titoli del Tesoro (QT) dal suo bilancio in 2 anni, mentre la domanda dei governi esteri per le obbligazioni statunitensi è diminuita. Chi finanzierà tutto questo debito?

Tutti hanno visto il famoso grafico del debito americano crescere allo stesso livello negli ultimi 4 anni che nei 220 anni precedenti:

Ma la maggior parte continua a credere che non sia un grosso problema – dopo tutto, questo porta il rapporto debito/PIL degli Stati Uniti a un livello record del 123% circa, ma non è nemmeno vicino a quello della Grecia – che è intorno al 170% – o del Giappone, a un livello record. un enorme ~270%. Ma il debito del Giappone è strutturato in modo diverso: con un importo molto maggiore posseduto a livello intragovernativo, il che lo rende un tipo di debito molto più “sicuro” rispetto a quello posseduto da istituzioni straniere.

In secondo luogo, come osserva il blog GlobalMarketInvestor, uno studio del FMI ha rilevato che dal 1800, 51 paesi su 52 con un rapporto debito/PIL superiore al 130% sono andati in default, con il Giappone che è l’ unica eccezione:

Normalmente, questo sarebbe probabilmente rimasto fluttuante negli anni passati, dato che gli Stati Uniti godono dello status di valuta di riserva globale, che consente loro non solo di esportare all’infinito il proprio debito e l’inflazione, ma di garantire che il debito non minacci mai l’Imperium poiché la valuta che lo sostiene rimane sempre suprema. e richiesto. Ma sembra che la situazione sia sempre più destinata a cambiare.

Allo SPIEF (Forum economico internazionale di San Pietroburgo) in corso, Putin ha nuovamente annunciato che i BRICS stanno ufficialmente lavorando su un sistema internazionale di regolamento dei pagamenti e su una valuta:

Secondo quanto riferito, ora ci sono più di 60 paesi che cercano di aderire ai BRICS, la maggior parte dei quali aspira a un nuovo sistema globale equo:

‼️🇷🇺 59 paesi intendono aderire a BRICS, SCO e EAEU, – Consigliere del Presidente della Russia

▪️Circa 30 delegazioni vogliono venire al vertice dei BRICS che si terrà a Kazan dal 22 al 24 ottobre, ha osservato Anton Kobyakov allo SPIEF.

▪️BRICS è attualmente composto da 10 paesi: Russia, Brasile, India, Cina, Sud Africa, Emirati Arabi Uniti, Iran, Egitto, Arabia Saudita ed Etiopia.

Alcuni stanno addirittura adottando misure profilattiche:

Anche l’India ha appena rimpatriato 100 tonnellate del suo oro dalla Banca d’Inghilterra, e altre arriveranno presto:

Per non parlare di:

 

Gli ultimi dati (https://finbold.com/russia-dumps-4-5-billion-in-u-s-bonds-in-2-years/) mostrano che la Russia, membro dei BRICS, ha scaricato un totale di 4,5 miliardi di dollari in obbligazioni statunitensi in due anni. Il sell-off è in linea con il programma dei BRICS di de-dollarizzazione e di taglio dei legami con l’economia statunitense. La mossa aggiunge pressione sul dollaro americano se i Paesi in via di sviluppo iniziano a prendere le distanze dall’economia americana.

Ascoltate il discorso della presidente della banca di sviluppo BRICS Dilma Rousseff allo SPIEF, in cui delinea la visione del mondo sull’orlo della transizione:

Sottolinea l’iniziativa di creare una finanza decentralizzata, cioè lontana dal modello unipolare occidentale, attraverso una distribuzione di centri regionali, piuttosto che l’intero globo governato dalla City di Londra.

Anche l’economista russo e vicepresidente della Duma Alexander Zhukov ha sottolineato l’importanza delle valute nazionali e di un nuovo sistema di pagamento:

Stabilire meccanismi di pagamento all’interno dei BRICS che non dipendano dal sistema bancario occidentale è uno dei temi più urgenti oggi, ha dichiarato il primo vicepresidente della Duma di Stato russa Alexander Zhukov alla sessione SPIEF “Obiettivi dei BRICS nel contesto del nuovo ordine mondiale” sulla cooperazione economica tra i Paesi membri dell’organizzazione.

Anche il presidente boliviano Luis Arce ha invocato la parola d’ordine del multipolarismo, parlando dell’importanza dell’espansione delle valute nazionali. Egli afferma chiaramente che non si può permettere a un’unica banca centrale mondiale di dettare la politica all’intero globo:

Il presidente Luis Arce: “Oggi si sta creando un mondo multipolare. Dobbiamo diffondere le nostre valute nazionali a fini di regolamento tra i diversi Paesi. Non possiamo permettere che un solo Paese diventi la banca centrale del mondo, dettando la politica monetaria in tutto il mondo. Quei tempi sono passati da tempo”.

“Le economie del blocco BRICS sono state in grado di distruggere l’egemonia degli Stati Uniti”, ha dichiarato Arce, sottolineando come il gruppo sia un faro di speranza per la cooperazione internazionale e la complementarità economica. Il Presidente boliviano ha sottolineato che l’ordine mondiale si sta spostando verso un sistema più equo, equilibrato, multipolare e multilaterale. Arce ha inoltre rivelato l’interesse della Bolivia ad aderire ai BRICS, citando le “enormi prospettive di trasformazione e trasfigurazione del blocco e l’accelerazione dell’industrializzazione”.

Si tratta di una rivoluzione degli affari economici, con il mondo che si sveglia di fronte al Golia predatorio dell’ordine monetario occidentale.

Può sembrare un deja vu senza fine, perché per anni abbiamo sentito parlare dello stesso unicorno del multipolarismo e le aspettative sono state naturalmente ridimensionate. Ogni anno si parla della presunta “morte del dollaro” e della spirale del debito e dell’inflazione, che non sembra mai concretizzarsi.

Ma non si può fare a meno di pensare che le cose si stiano davvero muovendo. Uno dei motivi è che per anni si sono limitati a pochi attori chiave che si sono espressi a parole per queste iniziative, ma ora, in occasione di eventi come lo SPIEF, è chiaro che l’intero Sud del mondo sta chiedendo a gran voce questi profondi cambiamenti fondamentali e la transizione globale. Il mondo intero si è stancato della schiavitù economica imposta dall’Occidente e ora anche loro vogliono sedersi alla mangiatoia per avere una possibilità di sviluppo equo.

Di recente ho scritto di come l’intero Occidente anglo-atlantico sia costruito sui principi codificati della sovversione e del sabotaggio per impedire al resto del mondo di svilupparsi parallelamente e a tutti i potenziali concorrenti di essere “messi fuori gioco”; ad esempio il Memorandum 200. È da tempo che i funzionari americani ammettono apertamente che se la Cina dovesse impadronirsi di Taiwan, gli Stati Uniti “eliminerebbero” o “metterebbero fuori uso” il gigante dei chip TSMC.

Questo è palese terrorismo economico ed è il motivo per cui il mondo ne ha abbastanza del “modello occidentale” imperiale.

Pertanto, l’ascesa dei BRICS non può più essere ignorata, in quanto presenta un percorso concreto verso un’etica completamente nuova di sviluppo della civiltà, che sarà delineata nei video che seguono. È solo questione di tempo prima che si raggiunga una “massa critica”, in cui venga adottato un nuovo sistema di insediamenti e un numero sufficiente di Paesi sotto la bandiera dei BRICS scelga di abbandonare in gran parte il dollaro. Questo, unito al grafico parabolico del debito statunitense e alle cifre economiche speculative, porterà alla completa erosione dell’unico strumento di levaglobale degli Stati Uniti .

Nel video dello SPIEF qui sopra, l’ex membro del Bundestag tedesco Hansjorg Muller afferma che in questo momento in tutta la Russia si sta diffondendo un’inequivocabile eccitazione da “corsa all’oro”, mai vista prima. Cita l’iniziativa di Putin di concentrarsi sullo sviluppo dell’economia russa a livello locale e regionale, che Putin ha annunciato nel suo stesso discorso. È una chiara eco di un Piano Marshall del dopoguerra, solo che la visione di Putin inizia a metà della guerra – anche se forse, dalla sua posizione, può vedere l’orizzonte della guerra molto più chiaramente di noi.

Uno dei modi in cui gli Stati Uniti sono stati in grado di rilanciare la propria economia alla fine della Seconda Guerra Mondiale è stato il passaggio graduale di tutte le industrie belliche sovralimentate, le cui fabbriche erano diventate enormi motori di produzione a doppio uso, alla produzione di beni civili, ma con un’infrastruttura notevolmente ampliata. Sembra che la Russia stia facendo la stessa cosa, il che garantirà il suo sviluppo economico a un ritmo accelerato; Putin sta semplicemente “dirigendo” e incanalando questo sviluppo nelle aree giuste, diversificandolo in tutte le regioni necessarie in modo che la crescita sia distribuita in modo uniforme e non centralizzata in zone metropolitane favorite.

A questo proposito, nessun oracolo della transizione è intervenuto allo SPIEF meglio di Sergei Glazyev. Ecco una sintesi delle sue riflessioni come punto finale del percorso:

  • Il sistema americano sta finendo

  • Attualmente stiamo lavorando a un nuovo sistema valutario internazionale che eliminerà la possibilità di usare sanzioni unilaterali e altri tipi di terrore economico contro le nazioni.

  • La Russia, in qualità di presidente dell’organizzazione BRICS per il 2024, contribuirà a promuovere questa iniziativa.

  • Il modello degli Stati Uniti sta vivendo un’agonia mortale: non può più offrire nulla al mondo, né un modello di governance né dei valori.

  • Quest’anno è un anno di svolta, la nostra previsione è che dopo le elezioni americane sarà chiaro che la Pax Americana è giunta al termine.

  • Il rischio principale rimane quello che gli Stati Uniti debbano creare una piccola guerra nucleare locale in Europa per mantenere la loro egemonia.

Consiglio vivamente di guardare il video completo.

Le parole di Glazyev sul fatto che il modello statunitense si è completamente esaurito e non ha più nulla da offrire al mondo in termini di ispirazione per il futuro sono state riprese da Putin in un discorso del 2023, in cui ha detto:

“Senza esagerare, non si tratta nemmeno di una crisi sistemica, ma dottrinale del modello neoliberale di ordine internazionale di stampo statunitense. Non hanno idee per il progresso e lo sviluppo positivo. Semplicemente non hanno nulla da offrire al mondo, se non perpetuare il loro dominio”. – Putin

Come video bonus, anche il presidente e senatore russo Aleksey Pushkov ha approfondito questa traccia, dichiarando che il sistema statunitense sta marcendo a causa del degrado sociale interno, della perdita di competenze istituzionali e di élite, in breve: una decadenza totale. Il video è molto lungo, quindi è adatto solo a chi è particolarmente interessato, ma il relatore ha sollevato molti punti importanti e ha dato un’occhiata all’interno della comprensione penetrante e senza fronzoli della realpolitik che le élite russe hanno dei fallimenti terminali dell’Occidente; per esempio, ha affermato che non sono rimaste figure di un certo calibro in Europa, che ora si trova in un ambiente “a basso livello intellettuale, educativo e politico”.

E un ultimo video bonus dallo stesso panel, con Konstantin Malofeev di Tsargrad che riprende molti degli stessi punti:

Malofeev: La Pax Americana ha pianificato il caos; hanno bisogno del caos in Medio Oriente; Israele è la loro fortezza; il dollaro USA è il principale strumento di egemonia; Taiwan sarà una continuazione della politica del caos

Per concludere, gli Stati Uniti continuano a crollare internamente con licenziamenti di massa e chiusure di catene di negozi, supermercati e altro:

Con un elenco crescente di banche statunitensi sull’orlo del collasso:

Una delle cose fondamentali che gli ultimi decenni di “globalizzazione” hanno messo in luce in Occidente è che l’emigrazione di massa ha rovinato il futuro degli Stati Uniti e dell’Europa: non c’è modo di competere a lungo termine con società etnicamente e culturalmente omogenee come la Russia e la Cina. Le prospettive per gli Stati Uniti e l’Europa sono quelle del Sudafrica: società divise, culturalmente fratturate, il cui capitale umano è ancora meno efficiente e competitivo della somma delle sue parti a causa delle forti incompatibilità e delle divisioni razziali. Ho detto più volte che gli Stati Uniti sono appesi solo al filo sottile dei loro visti H1-B, oltre i quali tutta l’innovazione si esaurirà con l’arrivo degli immigrati.

Basta guardare l’intervista dimostrativa a un politico tedesco che viene interrogato sul sentimento prevalente dei suoi elettori secondo cui i politici non stanno facendo alcun progresso nel migliorare le condizioni sociali. Sorprendentemente, risponde che si sbagliano perché lui sta lavorando duramente per aumentare il flusso di immigrazione in Germania e creare così un “governo progressista”:

La sordità di tono e il distacco sono sbalorditivi e incredibili.

Questo è lo stato della politica occidentale di oggi: ogni Paese è gestito da un’élite criminale interamente catturata e sovvertita da interessi corporativi transnazionali che odiano i propri cittadini, ignorando sprezzantemente i loro bisogni e le loro preoccupazioni.

Le politiche di migrazione di massa servono solo a frenare momentaneamente il collasso sistemico della decadente frode finanziaria Ponzi dell’ordine bancario occidentale, ma porteranno alla totale perdita di competitività dell’Occidente nei confronti dell’Oriente. La demografia è il destino: l’uniformità culturale e la sua cugina unità sociale prevarranno sempre in modo naturale sulle società lacerate dalle distorsioni sociali e dalla discordia endemica delle politiche di “frontiere aperte” imposte all’Occidente.

L’unica luce alla fine del tunnel per gli Stati Uniti è una potenziale vittoria di Trump, se seguita dall’applicazione della sua promessa di deportare in massa milioni di immigrati clandestini di Biden, ma ovviamente questo risolverebbe solo una parte dei problemi sistemici.

Per quanto riguarda l’Europa, oggi c’è stato un piccolo segnale di potenziale speranza: proprio mentre scriviamo, i partiti di destra europei stanno ottenendo importanti vittorie elettorali nelle elezioni parlamentari europee:

I partiti di destra stanno vincendo le elezioni del Parlamento europeo con un ampio margine in tutta Europa.

CNN a pezzi:

Il bagno di sangue sembra essere appena iniziato: Macron ha persino sciolto l’Assemblea nazionale e ha chiesto elezioni generali anticipate, mentre il premier belga De Croo ha rassegnato le dimissioni:

Il popolo ne ha chiaramente abbastanza. Ma, come altri hanno notato, è ancora troppo presto per entusiasmarsi, poiché le elezioni parlamentari europee non riflettono necessariamente l’andamento delle elezioni nazionali; ma è certamente un forte segnale dei prossimi venti contrari per il progetto globalista.

Purtroppo, ciò significa che i globalisti sono con le spalle al muro, il che fa presagire un periodo di instabilità e di pericolo estremamente accentuato. Quando si renderanno conto che il loro tempo è scaduto e che dovranno affrontare i tribunali nel caso in cui la “sfera della resistenza” ottenga una vittoria schiacciante, non avranno altra scelta che esercitare tutte le loro risorse per fomentare la guerra e fare piazza pulita. Sanno che solo la guerra può assolvere tutti i peccati, perdonare le mostruose malefatte in modo retroattivo – se dovessero essere la parte vincente. Quindi rappresenterà per loro l’occasione perfetta per abbattere l’albero della rivolta populista e reazionaria, sradicando una volta per tutte l’opposizione politica.

Purtroppo per loro, li vedo fallire miseramente e la vittoria senza precedenti della Russia in Ucraina nel 2025 sarà il colpo di grazia che distruggerà le ultime vestigia dell’ordine globalista e segnerà un cambiamento epocale per tutta la storia dell’umanità in una nuova direzione, ma aspettiamo e vediamo cosa succede.


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Il futuro del continente in gioco nelle elezioni europee, di Gladden Pappin

Il futuro del continente in gioco nelle elezioni europee

Le priorità dell’America First sono meglio servite da un rilancio della forza europea.

 

Europa è malata. Stremata da una guerra nel vicinato che non vede soluzione, affamata di una leadership disposta ad affrontare le sue sfide principali, l’Europa sta rapidamente diventando il “malato dell’Occidente”. Ma con le elezioni del Parlamento europeo che si svolgeranno da giovedì a domenica, gli elettori dei ventisette Stati membri dell’UE hanno la possibilità di essere l’atto iniziale nello sviluppo di un’Europa più forte che, a sua volta, sarebbe un partner migliore per l’America.

Negli ultimi anni, il consenso “atlantista” a lungo regnante, basato sull’allineamento degli interessi tra Stati Uniti ed Europa, ha assunto forme sempre più insostenibili. Spinta dalla militanza d’oltreoceano, l’Europa ha seguito un percorso bellico completamente dipendente dal sostegno militare americano, ma dagli esiti sempre più precari e incerti. Una politica di sanzioni è stata attuata con scarso riconoscimento dei suoi effetti sui cittadini comuni e i processi politici europei mostrano scarsa propensione al dibattito pubblico su questioni strategiche.

Un programma “America First” non deve necessariamente essere in contrasto con un’Europa più sovrana e autosufficiente. Anzi, possono essere complementari. Ma come arrivarci dipende dagli sviluppi europei nei prossimi mesi e da quelli americani in seguito. A che punto è la situazione?

Gli europei comuni si rendono conto che c’è qualcosa di profondamente sbagliato. Secondo l’ultimo sondaggio di Semafor, gli elettori di Francia e Germania hanno iniziato a dubitare dell’impegno degli Stati Uniti per la sicurezza europea. Tuttavia, questo sentimento non è bellicoso. Contrariamente ai politici europei mainstream, i cittadini dell’Europa occidentale sono favorevoli a una soluzione negoziata in Ucraina, ritengono che l’Europa debba essere maggiormente responsabile della propria difesa e sono favorevoli a un rapporto più equilibrato con gli Stati Uniti. Allo stesso modo, il 69% dei cittadini europei si oppone all’invio di truppe in Ucraina.

Questi punti di vista ordinari, tuttavia, non si riflettono a livello di politica europea. Invece, sempre più spesso, la malattia dell’Europa comincia ad assomigliare a una febbre. Lungi dall’indurre a riconsiderare la guerra, lo stato di stallo del conflitto ucraino ha solo spinto i leader europei a raddoppiare il loro impegno militare. La scorsa settimana, il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che l’Ucraina potrà utilizzare alcuni missili francesi per colpire obiettivi all’interno della Russia. Il segretario generale della NATO ha portato l’organizzazione vicino a superare le proprie linee rosse contro il coinvolgimento diretto nel conflitto.

La politica in Europa è ancora nazionale, ma le istituzioni di Bruxelles godono di un potere enorme. Questa disgiunzione ha causato una paralisi nella definizione del ruolo internazionale dell’Europa. Il “voto locale, con conseguenze internazionali non gestite” si è rivelato un evidente fallimento. Mentre le élite europee desiderano un “momento hamiltoniano” che possa trasformare l’Europa in un’entità politica unificata, in pratica intendono preferire le istituzioni europee isolate dall’insoddisfazione popolare.

Che cosa ha significato negli ultimi anni? Il coinvolgimento nel conflitto ucraino è stato adottato come un momento decisivo della politica europea, ma con un contributo minimo o nullo da parte dei cittadini europei. L’agenda verde favorita dalle élite di centro-sinistra è stata promossa dalla Commissione europea, di fatto l’organo di governo dell’Europa. Sono state avviate indagini sullo “Stato di diritto” contro l’Ungheria e, in passato, contro il governo conservatore polacco, rafforzando la politicizzazione delle istituzioni europee. La più recente svolta sovranista in Europa – il ritorno del primo ministro slovacco Robert Fico – ha provocato il più grave attentato politico europeo a memoria d’uomo. La conseguenza di tutte queste tendenze è stata un continente sull’orlo del declino economico, con istituzioni politicizzate e in calo di credibilità, un modello sociale distrutto dalla migrazione illegale incontrollata e un modello politico di grande fragilità.

L’Europa non ha molto tempo per iniziare a risolvere questo problema – e non può farlo da sola. Dopo aver subito le conseguenze di una politica migratoria disastrosa e aver subito il peso di una politica di sanzioni energetiche fallimentare, le riserve dell’Europa si stanno esaurendo. Manca anche il contesto istituzionale per risolvere questi problemi. A differenza della maggior parte dei parlamenti, il Parlamento europeo (PE) non propone nuove leggi, ma, nella struttura bizantina dell’UE, vota sulle politiche proposte dalla Commissione europea e dal Consiglio. Poiché l’appartenenza della Commissione è votata dal Parlamento europeo, i suoi effetti sulla definizione delle politiche europee sono indiretti ma reali.

Sotto la guida di Ursula von der Leyen, la Commissione ha rispecchiato un’agenda “centrista” nello stesso modo in cui il “centro” americano ha riflesso, nel tempo, un’agenda sempre più radicale. Come è giusto che sia, la Commissione von der Leyen è stata anche una fedele riproduttrice dell’agenda liberal-atlantista dello Stato profondo americano.

In questo caso, la possibilità di cambiamento si basa sull’inclinazione a destra del Parlamento europeo e sulla speranza che i partiti di destra possano unirsi e dare forma a una Commissione più conservatrice e reattiva. Al momento, il Parlamento europeo è dominato da un’alleanza tra i gruppi di centro-destra del PPE e di centro-sinistra S&D. Nelle ultime elezioni del 2019, tenutesi sulla scia della Brexit e della crisi migratoria, i partiti sovranisti sono cresciuti di forza. Ma la Commissione von der Leyen è stata infine eletta con un’alleanza “centrista” di centro-destra e centro-sinistra.

I sondaggi attuali indicano che l’esito probabile delle elezioni è un’inclinazione a destra. Ricucire i partiti e i gruppi partitici europei corrispondenti è un’altra questione: oltre al PPE, i gruppi partitici europei di destra, i Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e Identità e Democrazia (ID), sono dominati rispettivamente da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e dal Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen. L’ID ha recentemente espulso dalle sue fila il partito tedesco AfD; anche in questo caso, le esigenze di politica interna potrebbero ostacolare le alleanze tra i partiti di destra. In Ungheria, il partito Fidesz di Viktor Orbán non è legato ad alcun raggruppamento di partiti e ha espresso l’intenzione di aderire all’ECR. Ma solo i risultati delle elezioni mostreranno quali combinazioni sono possibili.

Gli scettici americani sul coinvolgimento nel conflitto ucraino hanno talvolta gettato asperità sulla destra europea (in particolare sull’italiana Meloni) per non essere stata più coraggiosa nel sostenere una risoluzione rapida e pacifica del conflitto. Ma fino a quando l’Europa dipenderà fortemente dal sostegno esterno, sarà velleitario aspettarsi che la maggior parte dei politici europei si discosti dal consenso transatlantico. Una vera trasformazione della politica europea verso la ricerca di una soluzione pacifica richiede un cambio di leadership e lo sviluppo di una più forte capacità di difesa nazionale.

A prescindere da ciò che accadrà nelle elezioni, la capacità europea di perseguire i propri obiettivi di politica estera richiederà un delicato equilibrio da parte di qualsiasi corrispondente risorgenza conservatrice negli Stati Uniti. Il triste dato di fatto è che il dibattito europeo sul suo ruolo internazionale si è ridotto a uno stato molto degradato, con poche discussioni su questioni strategiche di guerra e di pace. In altre parole, l’Europa ha svuotato le proprie casse per sostenere lo sforzo militare dell’Ucraina senza alcun piano per la conclusione del conflitto. Quando i politici europei parlano come se avessero il vento in poppa, lo fanno sulla base del percepito sostegno americano e non sulla base della forza geopolitica dell’Europa.

Lo stato di necessità della difesa europea e i limiti della proiezione militare globale americana hanno spinto molti esponenti della destra americana a insistere su un ruolo maggiore dell’Europa nella propria autodifesa. Tuttavia, se un’amministrazione Trump dovesse perseguire questo approccio, dovrà favorire le condizioni necessarie affinché i leader politici europei identifichino gli interessi strategici europei e sviluppino modi per calcolare la natura della propria sicurezza e difesa. Non basterà semplicemente dire che l’Europa dovrebbe occuparsi della propria difesa. I conservatori americani dovranno aiutare direttamente le forze sovraniste europee a ripensare le priorità strategiche dell’Europa.

La natura sempre più militante del consenso transatlantico ha tuttavia ostacolato lo sviluppo di questa mentalità strategica in Europa. Attualmente, i politici europei perseguono volentieri il disaccoppiamento dai mercati energetici russi o cinesi se l’imperativo viene da Washington che lo richiede in nome della sicurezza occidentale.

In altre parole, le aspettative “realiste” americane non si realizzeranno per l’Europa se non si darà all’Europa la possibilità di definire i propri interessi e di avere le condizioni economiche e politiche necessarie per realizzarli.

Molti scettici americani dell’intervento si sono preoccupati del fatto che gli spostamenti a destra non abbiano portato a una riconsiderazione della guerra. Ma è difficile per un’Europa economicamente indebolita, militarmente sottosviluppata e socialmente lacerata sviluppare il quadro di una solida autodifesa. La guerra è costata finora all’Europa circa 100 miliardi di euro (gli Stati Uniti hanno contribuito con una cifra analoga), oltre a un costo di opportunità incalcolabile, dato che i prezzi dell’energia sono aumentati e gli affari e il commercio si sono esauriti.

Con Trump pronto a superare la candidatura di Biden alla Casa Bianca, il posto dell’Europa nell’alleanza occidentale sarà presto al centro della scena. Se Trump andrà al potere, il ruolo dell’America in Europa potrà essere gestito solo con la forte presenza di forze sovraniste in Europa.

L’agenda America First potrà affermarsi negli Stati Uniti solo se i patrioti europei avranno la possibilità di sostituire l’unipartito europeo con forze sovraniste intenzionate a definire e realizzare un percorso che abbia senso per l’Europa. Tale percorso sarebbe costruito su nazioni forti, un’economia interconnessa, un processo decisionale strategico e un nesso culturale ripristinato.

Nei prossimi giorni scopriremo quali sono le forze politiche che l’Europa ha a disposizione in questa lotta fondamentale.

Putin fornisce la prima idea ufficiale delle perdite russe dall’inizio dell’SMO, + ulteriori informazioni dallo SPIEF_di SIMPLICIUS

Ieri allo SPIEF ufficiale (Forum economico internazionale di San Pietroburgo) Putin ha tenuto una tavola rotonda aperta di 3 ore estremamente rivelatrice con giornalisti stranieri. Farò un’analisi di alcune delle clip e degli estratti sonori più interessanti, anche se puoi vedere l’ intero incontro importante qui.

Ma prima parliamo della più interessante delle rivelazioni:

Il MOD russo ha smesso di elencare le perdite ufficiali intorno a maggio del 2022, probabilmente dopo che è diventato evidente che il conflitto si sarebbe trascinato e le perdite sarebbero cresciute a un livello inadeguatamente doloroso.

Ora allo SPIEF, Putin ha dato la prima indicazione da allora sulle perdite russe quando ha affermato che la Russia perde 1 soldato ogni 5 ucraini, oltre a fornire una cifra esatta per i prigionieri di guerra, che afferma come segue:

Ci sono 1.348 soldati e ufficiali #russi prigionieri in #Ucraina, e 6.465 di questi #ucraini in #Russia, ha detto #Putin.

C’è molto da digerire e disfare qui, quindi facciamolo una cosa alla volta.

Innanzitutto spieghiamo esattamente cosa dice:

  • Entrambi i paesi perdono 50.000 uomini al mese perdite irrecuperabili e sanitarie, ovvero le vittime totali includevano feriti, KIA, ecc.
  • Il rapporto tra i loro feriti e KIA è 50/50, il che significa che su 50.000, 25.000 di loro sono effettivamente KIA. (nota: questa è un’elevata percentuale di KIA rispetto ai feriti a causa della relativa mancanza di medicine sul campo di battaglia dell’Ucraina che causa la morte di molti più feriti, per non parlare dell’uso da parte della Russia di potenti attacchi aerei/bombe che in proporzione uccidono semplicemente molti più soldati sul colpo)
  • L’Ucraina mobilita 30.000 nuovi uomini al mese dalla strada.
  • Il rapporto tra le perdite russe e ucraine è di 1:5 a favore della Russia.
  • Il rapporto tra i prigionieri di guerra è di 1.348 a 6.465 a favore della Russia.

Ora iniziamo a scomporlo:

Il conteggio ufficiale del MOD russo delle perdite totali ucraine è di circa 500.000 secondo l’ultimo rapporto, poco più di un mese fa:

Pertanto, dato che la cifra di 500.000 è una cifra ufficiale del MOD russo che Putin presumibilmente non contraddirebbe, possiamo solo supporre che le perdite russe siano quindi 1/5 di quella cifra, che sarebbe di circa 100.000.

Ricordiamo che MediaZona/BBC hanno i nomi russi presumibilmente confermati di quelli che ora sono circa 54.000 KIA. Affermano che si tratta solo di truppe russe e non contano DPR/LPR, che secondo loro sono altri circa 23.000 morti. Hanno inoltre estrapolato il conteggio dei nomi confermati di 54.000 per un totale di circa 84.000 morti, basandosi sul presupposto che non possono confermare ogni morte effettiva.

Pertanto, utilizzando quanto sopra, possiamo supporre che il KIA da parte russa potrebbe essere qualcosa del tipo: 54k (Russia) + 23k (LDNR) = 77k; o la loro stima estrapolata di 84k + 23k = ~107k.

Tuttavia, questo è solo KIA. Ciò non tiene conto delle “perdite irrecuperabili” della Russia, che sono persone mutilate o troppo ferite per combattere ancora. Gli irrecuperabili della Russia sono molto più piccoli di quelli dell’Ucraina a causa della medicina russa sul campo di battaglia di gran lunga superiore e della capacità di evacuare le truppe ferite in tempo per salvarne gli arti, ecc. Ciò è dovuto alla maggiore disponibilità di elicotteri e altri mezzi di trasporto. Anche così, possiamo stimare che ci debbano essere almeno altri 20-40.000 irrecuperabili, se non di più, e ho visto alcune cifre credibili correlate che indirettamente mi portano a credere che non sia molto di più.

Quindi, se si calcola che i KIA/irrecuperabili rappresentano tipicamente circa il 25-35% di tutti i feriti, possiamo supporre che i feriti totali possano essere altri 150-250.000, il che ovviamente si riferisce non solo a persone ferite così leggermente da ritornare in guerra, ma che contano anche due, tre o più volte nel conteggio perché vengono feriti più volte nel corso della guerra. Pertanto, ad esempio, 300.000 “feriti” potrebbero in realtà rappresentare solo 100-200.000 persone reali; ci sono molte persone che possono ottenere più “cuori viola”.

Il punto che sto cercando di sottolineare è che il numero ufficiale delle “vittime” statunitensi per la Russia è qualcosa come 350.000, e contando i feriti leggeri questo potrebbe benissimo essere relativamente accurato. Tuttavia, se si contano anche i feriti in Ucraina, il totale delle “vittime” di ogni tipo potrebbe superare il milione. L’Ucraina potrebbe avere 350.000 morti con probabilmente altri 150.000 irrecuperabili/disabili (costituendo così le 500.000 perdite totali “irrecuperabili” dei dati ufficiali del MOD russo), e poi altre centinaia di migliaia di feriti regolari che sono costretti a tornare in combattimento. Ricordiamo che Putin ha affermato che il rapporto è 50/50, il che comporterebbe 500.000 feriti aggiuntivi per un totale di vittime di 1 milione.

POW

Secondo Putin, la disparità ufficiale dei prigionieri di guerra è di 1.348 soldati russi prigionieri in Ucraina e 6.465 soldati ucraini prigionieri in Russia.

Primo: questo numero sembra stranamente basso dato che abbiamo avuto molti numeri precedenti che indicavano un numero molto più alto di prigionieri di guerra ucraini, che ho riportato qui – quindi cosa succede?

Ad esempio, anche l’agenzia di stampa ufficiale russa TASS ha riferito che ben 10.000 prigionieri di guerra ucraini sono stati catturati subito dopo la messa in onda del canale Volga nell’estate 2023, durante la grande “controffensiva”:

Secondo questo, si tratta di ben 10.000 persone che si arrendono in soli 3 mesi.

Proprio il mese scorso, ho trattato questo rapporto in cui si afferma che la Russia ha oltre 20.000 prigionieri dell’AFU mentre l’Ucraina ha 800 prigionieri di guerra russi e 5.000 LDPR:

Allora perché questa discrepanza?

Diverse ragioni possibili:

  1. Putin si riferisce solo ai prigionieri ucraini che la Russia ha, cioè sul territorio nominale russo .

È noto da tempo che i prigionieri di guerra ucraini vengono tenuti separati sia nel Donbass dalle autorità LPR/DPR che in Russia, a seconda delle accuse e di chi li ha catturati. Nonostante ora l’LDPR faccia ufficialmente parte della Russia, Putin potrebbe ancora riferirsi solo ai prigionieri di guerra sul territorio russo. Per vago ricordo, l’ultima volta che ho sentito cifre credibili molto tempo fa è stato detto che nel Donbass c’erano migliaia di prigionieri di guerra ucraini e che ce n’erano altre migliaia anche in Russia.

  1. La Russia spesso effettuava scambi sfavorevoli, ad esempio da 100 a 50, ecc., quindi potrebbe aver ridotto il conto alla rovescia dei prigionieri AFU molto di più rispetto ai prigionieri di guerra russi prigionieri ucraini.
  2. La Russia ha concesso l’amnistia a molti prigionieri di guerra quando il loro background è stato controllato e si è scoperto che non erano radicali/nazionalisti ideologici, e sono stati rimossi dalla lista o addirittura concesso asilo e cittadinanza in Russia.

Ad esempio, ecco una storia commovente di Pasha, un prigioniero ucraino che si rifiutò di essere riportato in Ucraina. Invece, ha giurato fedeltà alla Russia e gli è stato permesso di trasferirsi a Mosca con la sua euforica fidanzata:

E ce n’erano molti altri come questo.

  1. In relazione a quanto sopra, come molti sanno, la Russia ha formato diversi battaglioni – e forse anche molto di più – interamente di prigionieri dell’AFU che scelgono di combattere ora per la Russia e sono ora considerati uomini liberi – o almeno dopo il loro servizio.

Uno di questi famosi battaglioni ha anche una propria wiki e una propria fonte di dati: https://en.wikipedia.org/wiki/Bogdan_Khmelnitsky_Battalion

Il battaglione Bogdan Khmelnitsky (russo: Батальон Богдана Хмельницкого), o battaglione Bohdan Khmelnytsky, è, secondo i media statali russi, un “battaglione di volontari” russo formato nel febbraio 2023, presumibilmente da prigionieri di guerra ucraini che hanno disertato passando all’esercito russo.

E ce n’è un altro conosciuto chiamato battaglione Maxim Krivonos, anch’esso composto interamente da disertori dell’AFU, che ha appena pubblicato un nuovo video questa settimana e ha il proprio canale Telegram .

⚡⚡⚡️ Esclusivo!

Squadra che prende il nome da Maxim Krivonos.

Il personale militare delle Forze armate ucraine passato dalla parte della Federazione Russa, insieme ad un’altra unità, fa prigionieri altri militari delle Forze armate ucraine.

Un combattente con il nominativo “Bianco” racconta l’intera storia attraverso il prisma di un uomo che è stato dall’altra parte e ora sta combattendo per questo…

Anche un altro combattente della stessa squadra ha rilasciato un’intervista al nostro amico.

Dato che un battaglione può avere fino a 400-800 uomini e la Russia ne ha potenzialmente formati diversi, possiamo concludere che diverse migliaia di prigionieri di guerra ucraini furono rimossi dal conteggio dei prigionieri in questo modo.

  1. Ci sono centinaia, e forse anche migliaia, di prigionieri di guerra dell’AFU che sono già stati giudicati colpevoli e condannati al carcere per i loro crimini, in particolare i vari soldati Azov di Mariupol. In effetti, proprio questa settimana è arrivata la notizia di un altro gruppo condannato al carcere. Questi ovviamente non sono più prigionieri di guerra e ora sono soggetti a titolo definitivo dei penitenziari federali.

Come potete vedere, con una combinazione dei metodi di cui sopra, la Russia avrebbe eliminato almeno diverse migliaia di prigionieri di guerra dal conteggio ufficiale.

In ogni caso, la cifra di Putin da 1.348 a 6.465 corrisponde alla disparità generale di 1:5 delle vittime che ovviamente corrisponde perfettamente e ci dà più fiducia che le vittime regolari siano davvero 1:5 a favore della Russia.

Mobilitazione

Questa parte è molto interessante e forse più pertinente alla guerra in corso.

Putin ha annunciato che l’Ucraina perde 50.000 persone al mese, con un rapporto di 25.000 feriti irrecuperabili e 25.000 feriti recuperabili. Ma afferma che l’Ucraina è riuscita a mobilitare efficacemente circa 30.000 uomini al mese.

Ciò ovviamente significa che l’Ucraina è, per ora, in grado di mantenere il suo potenziale di combattimento, anche se con qualità delle truppe progressivamente peggiori.

Ricordiamo come i rapporti precedentemente dichiarati dagli stessi funzionari dell’AFU concordano con ciò. Ad esempio, Zaluzhny ha affermato che l’Ucraina ha bisogno di 20.000 uomini al mese solo per tenere il passo, mentre altri come Budanov hanno dichiarato più di 30.000 uomini:

Molti altri ufficiali e funzionari ucraini hanno affermato che l’Ucraina ha bisogno di mobilitare un totale di 250.000 per l’intero anno 2024, ovvero circa 20.000 al mese, come ha fatto il comandante dell’unità d’élite dei Lupi di Da Vinci:

Mentre un nuovo dispaccio di un parlamentare ucraino afferma che servono 110mila:

Siamo a metà anno e, poiché si tratta di una nuova versione, possiamo supporre che intenda 110.000 in più oltre a quanto già mobilitato nella prima metà dell’anno, che avrebbe potuto già essere 5 x 20-30.000 .

A proposito, l’Ucraina ha più di 21 “regioni”, ciascuna con dozzine di paesi, città, villaggi, ecc. Se si analizza questa cifra di 20-30.000 al mese, ogni regione deve mobilitare 1.000 uomini al mese, ovvero circa 30 al giorno.

Considera quanto sia fattibile: ogni regione ha dozzine di paesi/città e necessita solo di 30 uomini al giorno in totale. Ciò significa che in ogni città i commissari devono solo trovare uno o due uomini e gettarli sul retro dell’autobus. Moltiplicalo per una dozzina di città e avrai 30 città nella regione. Moltiplicalo per 30 giorni e avrai i tuoi 1000 per quel mese. Moltiplicalo per 20 regioni e avrai i tuoi 20.000 al mese.

Il problema è che le persone hanno reagito in massa : ecco l’ultima raccolta di proprio ieri:

Un esempio di rapporto di oggi che mostra l’intensità della caccia al foraggio:

A Chernivtsi la situazione è critica , a causa della mobilitazione la città rischia di crollare nei servizi pubblici. Il sindaco Klitschukh ha detto che solo nell’ultima settimana Vodokanal ha ricevuto 52 convocazioni, 25 convocazioni al dipartimento filobus e 70 convocazioni al mercato. Nelle stazioni ferroviarie e degli autobus, gli spazzini danno la caccia alle persone con tale attività che presto nessuno verrà in città.

Per quanto riguarda le perdite, considera questa ripartizione:

I 25.000 KIA mensili dell’Ucraina equivalgono a circa 800 KIA al giorno.

Nella guerra, ci sono circa 5 fronti principali: la zona di Kupyansk-Kremennaya-Seversk, la nuova regione rivoluzionaria di Kharkov, la zona di Donetsk (che comprende Bakhmut, l’area di Avdeevka e altre), il fronte di Zaporozhye e il fronte di Crimea/Kherson.

Esempio dimostrativo, meno Kharkov:

Ciascuno di questi 5 fronti principali è composto da circa 15-20 brigate ucraine per una lunghezza totale del fronte di circa 1.200 km. Questo si riduce a circa 100+ brigate che coprono spazi di 10 km ciascuna.

Ora quei 5 fronti divisi per 800 perdite equivalgono a circa 160 KIA per fronte al giorno. Poiché ogni fronte ha circa 15-20 brigate, possiamo dire in modo molto approssimativo che questo distribuisce circa 8-10 KIA per brigata.

Ora pensiamo un po’ più a fondo a quante reali battaglie granulari, assalti, ecc. hanno luogo su ogni particolare fronte.

Prendiamo ad esempio il fronte di Donetsk:

Mentre parliamo, a Chasov Yar sono in corso importanti battaglie che coinvolgono più brigate, reggimenti, dozzine di battaglioni separati ecc. Ci sono assalti quotidiani lì con ciascuna parte che combatte aspramente e perde uomini. Stessa cosa poi nella zona di Avdeevka, attorno a Ochertino, con gli assalti che ieri sono avvenuti a Sokol e in altri villaggi vicini.

Un po’ più in basso, ieri abbiamo avuto diverse battaglie intorno a Karlovka vicino a Neteilove, a Krasnogorovka più a sud, a Georgievka nelle vicinanze e a Konstantinovka vicino a Novomikhailovka.

Questa è solo una regione, tutte con le proprie brigate separate in combattimento attivo, che dovrebbe avere 160 KIA totali secondo i nostri numeri. Ci sono battaglie più piccole che non ho nemmeno elencato, ma anche solo tra quelle sopra indicate, significa che l’AFU deve subire solo circa 20-30 vittime per battaglia. Ciò può essere fatto con un singolo lancio di una bomba FAB o solo con pochi minuti di lavoro con i droni; e ricordate, la Russia sta ora lanciando centinaia di Fab al giorno, con alcuni fronti che ne dichiarano 40-80 solo sul proprio fronte, come recentemente a Kharkov. Ricordiamo che solo diversi giorni fa in uno dei miei articoli recenti ho pubblicato due rapporti diretti in prima linea dell’AFU che elencavano “diverse dozzine” di vittime proprio per quel battaglione proprio in quel giorno segnalato. Ricorda, un singolo BMP/portatruppe fatto saltare in aria può causare istantaneamente circa 10 vittime.

Espandilo a tutte le battaglie granulari di ciascuna regione e puoi facilmente arrivare a 160 KIA per regione e ~ 800 KIA in totale per la giornata.

Per convalidare la spiegazione di cui sopra, ecco le perdite ucraine ufficiali del MOD russo per oggi, 6 giugno: nota come i numeri della ripartizione regionale corrispondono a ciò che ho descritto:

Dal riepilogo del Ministero della Difesa della Federazione Russa del 6 giugno 2024 Le perdite del nemico ieri ammontavano a:

⏺1.490 militari 12 veicoli corazzati, inclusi 2 carri armati 26 sistemi di artiglieria, di cui 5 cannoni semoventi

⏺25 unità di veicoli speciali

⏺48 UAV

⏺stazione di guerra elettronica “Bukovel-AD”

➖ Sono stati distrutti due depositi di munizioni dell’AFU in direzione di Donetsk.

➖ Sono interessati: un magazzino di stoccaggio per imbarcazioni senza equipaggio, un luogo per l’addestramento e il lancio di veicoli aerei senza equipaggio del tipo di un aeroporto, nonché luoghi temporanei per mercenari stranieri.

➖ Sette razzi HIMARS e Alder, nonché un missile antinave Neptune, sono stati abbattuti da mezzi di difesa aerea.

Anche:

L’Ucraina potrebbe semplicemente tenere il passo con le perdite, secondo i numeri di Putin, ma ciò significherebbe che si sta ancora effettivamente riducendo rispetto alla Russia. Questo perché l’esercito russo sta crescendo poiché sta reclutando un numero netto positivo di soldati rispetto alle proprie perdite. Ciò può essere facilmente confermato da tutti i recenti rapporti dell’UA secondo cui la Russia sta stazionando centinaia di migliaia di nuovi uomini nel nord, per non parlare delle richieste, in preda al panico, della NATO di inviare truppe per liberare tutti gli ucraini che non sono in prima linea. Che, a proposito: si dice che il rapporto baionetta/truppe da combattimento rispetto alle truppe di retroguardia/non combattenti ( rapporto denti-coda ) dell’Ucraina sia già del 50%, il che è estremamente anomalo. Gli eserciti moderni in genere hanno un rapporto di truppe da combattimento del 10-30% circa. Ciò significa che l’Ucraina ha già sfruttato gran parte dei suoi ruoli essenziali non combattenti in prima linea. Detto questo, l’Ucraina è in grado di mantenere un rapporto così folle grazie al fatto che la NATO agisce effettivamente come “coda” delle AFU, in particolare nella critica operazione logistica di retroguardia polacca dove transita la stragrande maggioranza dei rifornimenti dell’Ucraina.

In definitiva, ciò significa che man mano che l’esercito russo cresce, la parità delle forze peggiorerà sempre di più per l’Ucraina poiché è in grado di pareggiare le perdite solo ogni mese mentre le forze armate russe accumulano un importante netto positivo.

Come ultimo esperimento mentale, ora che disponiamo di cifre credibili sulle perdite dell’Ucraina, possiamo teoricamente calcolare quando l’Ucraina potrebbe rimanere senza uomini disponibili. Ho pubblicato questi numeri qualche rapporto fa:

Nei prossimi mesi, dopo aver abbassato la leva a 25 anni, altri 100mila uomini nati nel periodo 1998-1999 saranno arruolati nelle forze armate ucraine. In questi anni sono nati 416.349 maschi. Circa la metà di loro sono già all’estero. Evoca la metà rimanente.

Ricerche superficiali mi mostrano che l’Ucraina ha avuto una media di circa 100-150.000 nascite maschili all’anno durante la maggior parte degli anni ’90.

Possiamo quindi dedurre che passando da 25 a 18, come Putin dice di voler fare, renderemmo disponibili altri 7 x 100.000 = 700.000 uomini, o 7 x 150.000, otteniamo ~ 1 milione.

All’attuale tasso di consumo di 30.000 al mese, ci vorrebbero 33 mesi o circa 2,5 anni per ridurre la quantità “generosa” del loro potenziale di combattimento maschile. Per il numero 700k ci vorrebbero solo 23 mesi o poco meno di 2 anni. Inoltre, questo non tiene conto, come afferma la citazione sopra, del presupposto che la metà o più di questi siano già fuggiti da tempo, il che ridurrebbe tali cifre a meno di 1 anno o circa un anno e qualche mese, nel caso generoso.

Naturalmente, molte altre ragioni sociali, economiche e morali potrebbero probabilmente portare a un collasso ancora più rapido se anche solo una parte di quel gruppo rimanente di uomini fosse divorata dall’esercito russo.

I punti salienti di Putin

Diamo un’occhiata ad alcuni dei suoni più importanti:

Sul tema della mobilitazione, Putin afferma che l’amministrazione statunitense sta ora facendo pressioni sull’Ucraina affinché abbassi l’età di mobilitazione fino a 18 anni e, cosa più critica, che hanno solo bisogno di Zelenskyj come capro espiatorio per approvare la legge per farlo. Una volta che lo costringeranno ad abbassarlo a 18, si libereranno di lui. Putin fornisce anche la tempistica esatta: crede che ci vorrà circa un anno a partire da oggi, ed entro la prossima primavera cacceranno Zelenskyj poiché ci sono molti “altri candidati” che hanno in mente:

Inoltre va notato che nella sezione immediatamente successiva, egli afferma che tutto ciò è dovuto alle perdite in corso e che le 50.000 mensilità citate in precedenza sono “solo le perdite che possiamo vedere (confermare) sul campo di battaglia”. Afferma che probabilmente ci sono molte più perdite anche più in profondità nella profondità strategica dove la Russia non può stimarle:

E ricordate, implicito nella proiezione di un anno di Putin per la caduta di Zelenskyj è il messaggio che Putin crede che la guerra ucraina andrà avanti anche più a lungo. Se crede che ci vorrà un anno solo perché scendano a 18 anni, allora ci vorrà un po’ di tempo prima che la Russia possa superare l’ultima fase di mobilitazione. Detto questo, la mia previsione a lungo termine per la fine della guerra era da qualche parte nel secondo trimestre o a metà del 2025, quindi potrebbe essere in linea con questo.

Putin chiarisce che, sebbene la Russia non “agiti il ​​testimone nucleare”, la sua dottrina nucleare è lì per una ragione e la Russia di fatto utilizzerebbe armi nucleari se la sua dottrina venisse violata:

In una nota umoristica, Putin dice che è positivo che l’Occidente lo veda come un mostro: “Lascia che abbiano paura”.

Putin dice che gli specialisti francesi e britannici devono inserire tutte le coordinate e “automatizzare” i compiti di volo dei missili da crociera franco-britannici per l’Ucraina, il che implica la loro partecipazione alla guerra:

Ciò ovviamente ha portato al segmento più discusso di tutti. Putin ha proposto lo scacco matto asimmetrico all’impero anglo-occidentale affermando che se l’escalation continua, la Russia sarà libera di fornire le proprie armi a qualsiasi avversario ostile degli Stati Uniti e dei suoi vassalli. Ciò ovviamente implica missili da crociera balistici avanzati o assassini di navi destinati agli Houthi per distruggere una volta per tutte le risorse della Marina americana nel Mar Rosso, ecc.:

Il pensiero di un analista:

Dove può mettere la Federazione Russa i suoi sistemi a lungo raggio, ecc.?
Sì, nello stesso Yemen o Libano, ecc.
Lo Yemen li batterà nel commercio marittimo, il Libano in Israele, ecc.

C’è ancora il Venezuela. Molto scomodo per gli Stati Uniti in momenti diversi.
Supponiamo che più razzi vadano a Cuba o in Africa.
Sì, in futuro ci saranno nuove guerre in cui si combatterà contro qualcuno e poi, seguendo l’esempio della crisi ucraina della Federazione Russa o di altri paesi, gli avversari potranno trasferire ufficialmente le armi.

Ci sono opzioni.
Ricordate, abbiamo scritto che l’Occidente ha violato gli accordi taciti del kuloir per i casi militari. Permettere colpi alla Russia è solo da qui.

Parte di questa azione di escalation è già stata vista poiché la Russia ha ora annunciato una flottiglia navale a Cuba e nei Caraibi, dove verranno eseguite esercitazioni di carattere ovviamente dimostrativo proprio accanto agli Stati Uniti.

Che a quanto pare includerà il sottomarino nucleare di classe Yasen con capacità ipersonica Zircon:

Due ultime parti di interesse:

Putin rimprovera l’Occidente per i suoi pregiudizi:

Putin spiega cosa significa la denazificazione per l’Ucraina:

Putin paragona la situazione del Kosovo a quella del Donbass, citando l’ipocrisia e i doppi standard della NATO nel rispondere alle due crisi:

Per la cronaca, rispetto alla situazione delle armi occidentali, un Biden dall’aspetto decrepito ha ora chiarito di aver autorizzato l’uso di armi americane solo nella regione russa delle ostilità vicino al confine, non nelle profondità della Russia:

Allo stesso modo, anche se non ho ancora visto una verifica completa, Macron avrebbe autorizzato l’uso di Storm Shadows sul territorio russo, ma “solo per colpire siti da cui provengono gli stessi missili/attacchi russi”.


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LA NATO STA FLIRTANDO CON LA GUERRA E L’ESTINZIONE, di STEPHEN BRYEN

LA NATO STA FLIRTANDO CON LA GUERRA E L’ESTINZIONE

La NATO sta flirtando con la guerra e l’estinzione. La Francia sta ora inviando “ufficialmente” truppe in Ucraina (sono lì da tempo) e i Paesi della NATO chiedono attacchi in profondità all’interno della Russia. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno segretamente effettuato un “cambiamento di politica” che in qualche modo non corrisponde a quanto auspicato da Zelensky, ma apre la porta ad attacchi in profondità da parte degli Stati Uniti sul territorio russo.

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato che l’autorizzazione all’attacco profondo degli Stati Uniti è “disinformazione”, ma non ha negato il cambiamento della politica statunitense. Sostiene che si tratta di disinformazione russa, ma le notizie provengono da Washington e non dalla Russia.

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Blinken parla a Praga

Che cosa sta succedendo?

L’Ucraina è sull’orlo del collasso. L’ esercito ucraino è a corto di truppe, e la situazione peggiora di giorno in giorno, dato che l’esercito continua a subire perdite elevate. Secondo i russi, l’Ucraina ha perso 35.000 soldati a maggio (uccisi e feriti). L’Ucraina non può rimpiazzare i soldati persi, e il programma di reclutamento forzato in corso non può sostituire il personale addestrato.

Si dice anche che la Russia potrebbe aumentare in modo significativo la propria forza di truppe sulla linea di combattimento. Alcuni pensano che ciò potrebbe rafforzare l’operazione in corso a Kharkiv. Altri prevedono un nuovo fronte di battaglia nella regione di Sumy. Altri ancora pensano che i russi rafforzeranno presto le loro operazioni lungo la linea di contrattazione, conquistando più territorio e prendendo infine Chasiv Yar.

I leader della NATO temono il collasso dell’Ucraina e, pur ipotizzando le prossime mosse dei russi, sono in gran parte privi di opzioni per salvare l’Ucraina.

L’inserimento di soldati della NATO, in numero relativamente ridotto, non è una soluzione, ma significa solo che l’Europa si riempirà presto di sacchi per cadaveri.

La NATO non vuole negoziare con la Russia. Questo vale soprattutto per il Presidente Joe Biden, che teme di arrivare alle prossime elezioni avendo perso l’Afghanistan e l’Ucraina. Qualsiasi accordo con i russi oggi significherebbe importanti concessioni, non solo sul territorio, ma anche sul futuro dell’Ucraina.La Russia non ha cambiato la sua linea rossa, chiedendo che la NATO esca dall’Ucraina. Anche se i russi potrebbero accettare alcune garanzie di sicurezza per l’Ucraina, è difficile capire come tali garanzie abbiano un valore commerciale. Gli Stati Uniti entrerebbero in guerra con la Russia per l’Ucraina?

L’unica forza militare solida e comprovata della NATO sono gli Stati Uniti, ma la forza statunitense è principalmente di spedizione e di piccole dimensioni, non all’altezza di un esercito terrestre russo. Se qualcuno vuole vedere cosa succede agli eserciti di spedizione, guardi a Dunkerque.

Dunkirk 26-29 May 1940 British troops line up on the beach at Dunkirk to await evacuation.

Il vantaggio americano è nell’aviazione tattica, ma anche in questo caso i piloti statunitensi dovrebbero operare in un ambiente denso di area denial, dove le difese aeree russe potrebbero ridurre l’efficacia dell’aviazione tattica statunitense. È vero che gli Stati Uniti hanno lo stealth, ma i russi hanno lavorato su modi per contrastare i caccia stealth statunitensi, come l’F-22 e l’F-35.Nessuno può dire con certezza a che punto sia la Russia nella capacità di colpire le piattaforme stealth americane, ma le difese strategiche russe stanno utilizzando radar in banda UHF e L per assicurarsi di non essere sorprese o incapaci di gestire le minacce stealth. Questo spiega perché due siti radar strategici russi sono stati presi di mira dai droni la scorsa settimana. L’attacco ai radar strategici russi è forse una preparazione all’introduzione dei bombardieri strategici e dell’aviazione tattica statunitense nella guerra in Ucraina?

La “nuova” politica statunitense sugli attacchi all’interno del territorio russo sembra essere “limitata” agli attacchi di contro-batteria nella regione di Kharkiv, cioè all’interno del territorio russo intorno a Belgorod, una città russa che è già stata presa di mira dall’artiglieria ucraina e dagli attacchi dei droni. L’altra limitazione significativa è che gli Stati Uniti non permetteranno il lancio di missili ATACMS in territorio russo (esclusa la Crimea, che i russi considerano un loro territorio).

Il Presidente russo Putin, parlando a Tashkent, ha affermato che gli Stati Uniti e la NATO gestiscono le armi a lungo raggio e forniscono informazioni sui bersagli, quindi la “nuova” politica non è affatto nuova.

Colpire in profondità la Russia sembra un’opzione militare allettante, ma è tutt’altro che chiaro che tali attacchi possano cambiare il corso della guerra in Ucraina. L’opzione migliore che l’Ucraina ha per cercare di respingere i russi è l’uso di droni, la maggior parte dei quali di origine cinese, modificati dall’Ucraina per trasportare ordigni esplosivi, principalmente testate RPG-7. Questi possono uccidere un carro armato o un veicolo blindato, o anche un occasionale centro di comando o un radar di difesa aerea. Questi possono uccidere un carro armato o un veicolo corazzato, o anche un occasionale centro di comando o un radar di difesa aerea. L’Ucraina ne ha sparati a migliaia e sono moderatamente efficaci. È degno di nota che i cinesi continuino a venderli agli ucraini anche se il loro amico e alleato è la Russia. Eppure sembra che il modo più veloce per la Russia di porre fine alla guerra in Ucraina sarebbe quello di interrompere la fornitura di droni.

Drone con testata PG-7VL

Esistono diverse aziende cinesi di droni, ma la più grande e importante è DJI (Da Jiang Innovations) che detiene il 70-80% del mercato mondiale. Esistono anche fornitori di droni in Europa e negli Stati Uniti, ma non producono in grandi quantità.

Il cambiamento di politica degli Stati Uniti è incoraggiato da molti Paesi della NATO, con alcune eccezioni degne di nota. L’Ungheria, che è contraria al coinvolgimento della NATO in Ucraina, si oppone agli attacchi in profondità in territorio russo. Più significativamente, l’Italia si è dichiarata contraria all’ idea. I tedeschi, da parte loro e per quello che vale, dicono di sostenere gli attacchi in profondità, ma almeno finora non forniranno missili Taurus, la loro unica arma da crociera per gli attacchi in profondità.

È difficile dire cosa faranno i russi oltre a quello che stanno già facendo. La nuova politica, purtroppo, impegna la NATO a una guerra con la Russia e si avvicina a una dichiarazione di guerra contro la Russia. Ciò significa che i russi potrebbero reagire, e alcuni in Russia stanno spingendo per questo. In questo modo, la guerra si espanderebbe immediatamente all’Europa, un cambiamento di politica a cui Putin ha resistito.

Il risultato probabile di tutto questo è che la guerra in Ucraina continuerà. La NATO subirà ancora più perdite, compresi i soldati della NATO. È improbabile che dietro le quinte si pianifichi l’uso del potere aereo o delle forze di terra della NATO, date le terribili conseguenze per l’Europa. La NATO che flirta con una guerra più grande è terribilmente rischiosa, come si rendono conto i pensatori seri in Europa e negli Stati Uniti.Spaventare i russi affinché facciano marcia indietro attaccando il territorio russo o inviando soldati francesi non funzionerà, perché i russi hanno già messo in conto questa realtà e stanno andando avanti con la guerra in Ucraina. Inoltre, l’incapacità della NATO di negoziare sull’Ucraina significa che l’emorragia delle già limitate capacità della NATO continuerà. Alcuni Stati della NATO potrebbero decidere di cercare altrove la propria sicurezza. La NATO sta flirtando con l’estinzione?

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L’80° anniversario del D-Day combina il revisionismo storico con un Powwow di guerra per procura, di ANDREW KORYBKO

L’80° anniversario del D-Day combina il revisionismo storico con un Powwow di guerra per procura

La partecipazione di Zelensky ha un significato più pratico del semplice rafforzamento delle narrazioni storicamente revisioniste sulla Seconda Guerra Mondiale, poiché i suoi colloqui con i leader americani, britannici, francesi e tedeschi decideranno le prossime escalation e il nuovo processo di pace che potrebbe seguirle entro la fine dell’estate.

L’attenzione dei media si è concentrata sull’80° anniversario del D-Day, considerando il suo significato emotivo e la partecipazione di diversi leader internazionali all’evento. La presenza di Zelensky accanto a Biden e a diversi suoi omologhi dell’Europa occidentale appare fuori luogo, dal momento che l’Ucraina non ha nulla a che fare con questa operazione. L’unico motivo per cui è stato invitato è stato quello di portare avanti la narrazione storicamente revisionista della NATO sulla Seconda Guerra Mondiale e di impegnarsi in una guerra per procura.

Per spiegare, il primo si riferisce alla falsa affermazione secondo cui gli Alleati occidentali sarebbero stati i principali responsabili della sconfitta nazista e non l’Unione Sovietica. Questa versione distorta della verità è sempre esistita, ma ha iniziato a essere ferocemente propagata dopo il 2014 e soprattutto dopo l’inizio dell’operazione speciale della Russia nel 2022. Questa narrazione è stata diffusa parallelamente a quella che ritrae il Patto Molotov-Ribbentrop, la cui reale importanza è stata chiarita qui, come la creazione di un’alleanza sovietico-nazista che ha reso possibile la Seconda Guerra Mondiale.

Di conseguenza, è diventato inaccettabile per l’élite e gli opinionisti occidentali riconoscere il ruolo dell’URSS nella sconfitta dei nazisti. Tuttavia, poiché i fatti relativi al dopoguerra non possono essere cancellati, si è preferito manipolare gli eventi che lo hanno preceduto per far credere che il Primo Fronte Ucraino, che ha avuto un ruolo di primo piano nella battaglia per Berlino, fosse una forza semi-indipendente. A tal fine, trascurano il fatto che fu chiamato così per motivi geografici e sostengono invece che lo fu per motivi etnici.

La collaborazione di alcuni ucraini con i nazisti viene ignorata o spiegata in modo disonesto come “una forma sbagliata di resistenza antisovietica”, che si combina con la precedente affermazione sul Primo Fronte Ucraino per creare una narrazione completamente nuova. Nella mentalità occidentale media, oggi gli ucraini sono stati vittime dei sovietici prima della Seconda Guerra Mondiale e poi dei nazisti durante la stessa; vincitori semi-indipendenti in quella guerra e poi ancora vittime dei sovietici dopo di essa, come il resto dell’Europa centrale e orientale (CEE).

La metanarrazione che si forma attraverso questi mezzi è quella di equiparare l’URSS alla Germania nazista in termini di responsabilità morale per l’inizio della Seconda Guerra Mondiale e di paragonare la prolungata presenza militare della prima nella CEE dopo la guerra con la breve ma altamente genocida occupazione dei nazisti. È su questa base che la Russia non è stata invitata a partecipare all’80° anniversario del D-Day, ma Zelensky sì, poiché la partecipazione di quest’ultimo rafforza queste opinioni nell’immaginario occidentale.

Dopo aver spiegato le ragioni storicamente revisioniste dietro l’invito di Zelensky all’evento di giovedì, è ora il momento di passare alla sua importanza pratica rispetto alla guerra per procura traNATO e Russia in UcrainaZelensky si sta intrattenendo con i leader americani, britannici, francesi e tedeschi proprio nel momento in cui questi quattro paesi stanno “intensificando la guerra per smorzarla”, come è stato sostenuto qui, con l’obiettivo di costringere la Russia a congelare il conflitto a condizioni comparativamente migliori per l’Occidente e l’Ucraina.

Hanno già approvato l’uso di armi da parte dell’Ucraina per colpire obiettivi in territorio russo universalmente riconosciuto, la Francia sta considerando un interventoconvenzionale e la Polonia, sostenuta dagli Stati Uniti, sta pensando di abbattere i missili russi sull’Ucraina occidentaleAllo stesso tempo, il Presidente Putin ha segnalato l’apertura al compromesso, a patto che gli interessi della Russia siano garantiti, il Primo Ministro estone Kallas ha detto che l’Ucraina potrebbe perdere parte del suo territorio e Biden ha affermato che potrebbe anche non entrare nella NATO.

La realtà che sta emergendo in Occidente in mezzo alla vittoria della Russia nella “gara logistica“/”guerra di logoramento“, che persino il capo della NATO, Stoltenberg , ha ammesso in modo peccaminoso, è che leescalation previste per quest’estate potrebbero essere l’ultimo colpo di coda della loro parte prima di essere costretti a raggiungere una sorta di compromesso con la Russia. Comunque sia, i falchi ideologicamente radicalizzati hanno deciso di giocare una pericolosa partita di pollo nucleare quest’estate, per disperazione, al fine di costringere la Russia a concessioni che potrebbero poi essere interpretate come una vittoria strategica.

Questo è il complicato contesto diplomatico-militare nel quale Zelensky si incontra con i leader americani, britannici, francesi e tedeschi in Normandia, a una settimana dal prossimo vertice del G7 in Italia, al quale parteciperanno altri leader occidentali e diversi altri. Tra questi, i presidenti brasiliano e turco, il premier indiano, il Papa e forse anche il principe ereditario saudita, tutti e cinque i Paesi che hanno svolto un ruolo di mediazione nel tentativo di porre fine al conflitto ucraino.

I “colloquidi pace ” inSvizzerainizieranno subito dopo la fine del G7 e, meno di un mese dopo, il prossimo vertice della NATO si terrà a Washington. Tenendo conto di questo programma frenetico, la partecipazione di Zelensky all’80° anniversario del D-Day gli consente di discutere in anticipo la dimensione ucraina di questi prossimi eventi con i suoi quattro principali patrocinatori, il che consentirà a questi cinque di definire più efficacemente l’agenda alla luce del complicato contesto diplomatico-militare già illustrato.

La partecipazione dei leader brasiliano, turco, indiano e vaticano al G7 della prossima settimana, così come la possibile presenza del principe ereditario saudita, possono portare uno o una combinazione di questi Paesi a lanciare un processo di pace ucraino ibrido tra l’Occidente e il Sud globale dopo l’inevitabile fallimento di quello svizzero. Bloomberg ha riferito alla fine del mese scorso che l’UE vuole che l’Arabia Saudita ospiti i colloqui inclusivi, ma anche gli altri Paesi hanno forti argomenti a loro favore che potrebbero mettere in ombra quelli del Regno.

La Turchia ha ospitato in precedenza i colloqui russo-ucraini, l’India è considerata lavoce del Sud globale e il Vaticano è ampiamente considerato (a torto o a ragione) un’autorità morale di alto livello, ma alla fine potrebbe essere il Brasile a vincere questa competizione diplomatica grazie al fatto che ospita il G20 di quest’anno . La dichiarazione congiunta sino-brasiliana del mese scorso sui loro principi per la risoluzione del conflitto suggerisce che Pechino lavorerà a stretto contatto con Brasilia per garantire che il suo piano di pace in 12 fasi costituisca la base di qualsiasi colloquio.

È prematuro prevedere quale di questi Paesi potrebbe avviare con successo il processo di pace ibrido che potrebbe seguire i colloqui svizzeri, incentrati sull’Occidente e destinati a fallire, ma sembra inevitabile che un’alternativa sorgerà all’indomani di questi eventi, e che se ne parlerà durante i prossimi vertici del G7 e della NATO. Il powwow di Zelensky con i suoi quattro principali patroni offre quindi loro l’opportunità di plasmare l’agenda di questi due eventi in direzione della loro opzione preferita.

Questo non vuol dire che lui stesso abbia voce in capitolo in queste questioni, ma piuttosto che si limiterà ad assistere alle discussioni dei suoi superiori prima che gli venga detto cosa deve dire e fare per promuovere i loro interessi. Tuttavia, l’importanza della sua partecipazione all’80° anniversario del D-Day è che sarà presente al dibattito dei suoi patroni sull’opportunità di sostenere il processo ibrido proposto, e qualsiasi obiezione potrebbe vederli coalizzarsi contro di lui per chiedere la sua uscita coreografica dalla scena politica in quel caso.

La sua partecipazione ha quindi un significato più pratico del semplice rafforzamento delle narrazioni storicamente revisioniste sulla Seconda Guerra Mondiale, poiché le discussioni di Zelensky con i leader americani, britannici, francesi e tedeschi decideranno le prossime escalation e il nuovo processo di pace che potrebbe seguirle. L’esito dei loro colloqui può essere solo ipotizzato, ma alla fine si vedrà durante il vertice del G7 della prossima settimana e quello della NATO che lo seguirà all’inizio di luglio, durante il quale tutto sarà più chiaro.

Se l’amministrazione Biden continua a capitolare davanti a Zelenskyj, o almeno non fa nulla per fermare la crisi simile a quella cubana che sta tramando invitando la Polonia e/o la Francia a intervenire convenzionalmente in Ucraina e mettendo in moto lo scenario peggiore di costringere la Russia a usare armi nucleari tattiche per autodifesa come ultima risorsa, quindi la terza guerra mondiale non può essere esclusa.

Lunedì il New York Times ha riferito che “in privato, i consiglieri di Biden ammettono che le priorità americane e ucraine stanno divergendo. A questo punto, l’Ucraina non ha più nulla da perdere nell’escalation con la Russia. Il signor Biden lo fa ancora: all’interno della Casa Bianca, l’ovvia preoccupazione è che il presidente Vladimir V. Putin lancerà armi nucleari sul campo di battaglia”. Nonostante la storia di questo organo di informazione di dare una svolta politica egoistica ai loro resoconti, questa volta potrebbero effettivamente dire la nuda verità.

L’Ucraina aveva precedentemente sfidato le richieste pubbliche degli Stati Uniti di non colpire le raffinerie di petrolio russe, cosa alla quale gli Stati Uniti erano contrari a causa dei timori che il conseguente aumento del prezzo del petrolio potesse danneggiare le prospettive di rielezione di Biden, mentre l’Ucraina vedeva questo come un mezzo per fare pressione sul Congresso affinché approvasse la sua proposta. pacchetto di aiuti a lungo ritardato in quel momento. L’Ucraina ha poi attaccato almeno uno dei sistemi di allerta precoce della Russia, il che ha spinto una fonte anonima dell’amministrazione a dire al Washington Post che gli Stati Uniti erano preoccupati per quest’ultima escalation.

All’epoca ci si chiedeva se l’Ucraina fosse diventata una canaglia o se lo avesse fatto con l’approvazione americana, ma l’ultimo rapporto del New York Times citato nell’introduzione suggerisce, almeno in superficie, che si trattava di un’altra prova in supporto delle priorità divergenti di questi due. Allo stesso tempo, i rapporti di questi due organi di informazione potrebbero essere semplicemente disinformazione diffusa da funzionari dell’amministrazione nel tentativo di fuorviare la Russia sulle intenzioni degli Stati Uniti e far valere la plausibile negabilità di quegli attacchi.

Tuttavia, si può sostenere che le priorità degli Stati Uniti e dell’Ucraina in realtà divergono da tempo anche prima di questi due esempi di alto profilo, e la prova più convincente è la continua riluttanza degli Stati Uniti a dare all’Ucraina tutto ciò che chiede immediatamente. I politici non solo hanno calcolato male che le sanzioni avrebbero schiacciato l’economia russa prima che la fallita controffensiva della scorsa estate procurasse alla Russia una sconfitta strategica, ma erano anche giustamente preoccupati per i rischi di un’escalation.

Sono ancora preoccupati anche per loro, certo, ma ora sono anche impegnati in una “mission creep” provocata dalle campagne di pressione pubblica sempre più sgradevoli dell’Ucraina in tutto il mondo (guidate in larga misura da troll aggressivi e da “esperti” comprensivi). ”) e il cambiamento delle condizioni del campo di battaglia. Questa osservazione spiega perché l’amministrazione Biden finora ha continuato a capitolare di fronte a tutte le richieste dell’Ucraina, anche se qualche tempo dopo che erano state avanzate, e non lo ha mai fatto subito.

Questa dinamica è insostenibile poiché tutto si sta avvicinando all’orlo di una grande escalation, come previsto dal Presidente Putin . Membri della NATO come Polonia e Francia hanno segnalato che potrebbero intervenire convenzionalmente in Ucraina , mentre la Polonia ha anche rivelato che sta valutando la possibilità di abbattere missili russi sull’Ucraina occidentale. Se queste mosse si realizzassero, soprattutto se la forza d’invasione NATO di 100.000 uomini, secondo quanto riferito, attraverserebbe il Dnepr, allora la Russia potrebbe ricorrere alle armi nucleari tattiche per autodifesa .

“ Gli Stati Uniti stanno giocando un pericoloso gioco di pollo nucleare con la Russia ” dopo che il ministro degli Esteri polacco ha affermato che gli Stati Uniti avevano detto alla Russia che avrebbero colpito convenzionalmente tutte le sue forze nella zona delle operazioni speciali se Mosca avesse usato armi nucleari. Ciò equivale a un ricatto senza precedenti se combinato con gli attacchi dell’Ucraina contro i sistemi di allarme rapido della Russia, poiché la Russia non può essere sicura se una forza d’invasione della NATO in rapido avvicinamento voglia semplicemente congelare le linee del fronte o invadere le nuove regioni della Russia.

Anche se il Primo Ministro estone ha affermato che l’Articolo 5 non verrebbe applicato automaticamente se le forze di uno Stato membro venissero danneggiate in Ucraina, è difficile immaginare che gli Stati Uniti mantengano a secco i propri alleati se la Russia polverizzasse le loro forze lì. Recentemente ha anche affermato che la “vittoria” potrebbe essere ottenuta portando nella NATO solo parti del territorio rivendicato da Kiev, il che rappresenta un notevole allontanamento dall’obiettivo iniziale dell’Occidente di spingere la Russia fuori dai confini dell’Ucraina prima del 2014.

Ciò suggerisce che la fazione aggressiva anti-russa che lei rappresenta sta finalmente iniziando a considerare i contorni di un compromesso in base al quale l’Ucraina sarebbe asimmetricamente diviso in base allo scenario di armistizio simile a quello coreano ventilato dall’ex comandante supremo della NATO, ammiraglio James Stavridis, alla fine dell’anno scorso. Detto questo, presumibilmente ci sono ancora alcuni membri di questa stessa fazione che vogliono continuare a combattere fino all’ultimo ucraino per la disperazione di infliggere una sorta di sconfitta strategica alla Russia.

Come confermato dai consiglieri anonimi di Biden, citati nell’ultimo articolo del New York Times, “A questo punto, l’Ucraina non ha più nulla da perdere nell’escalation con la Russia. Il signor Biden lo fa ancora. Kiev vuole quindi che i membri della NATO intervengano convenzionalmente sulla più ampia scala possibile e attraversino anche il Dnepr per provocare una crisi simile a quella cubana che spera possa sfociare in concessioni unilaterali da parte della Russia. L’amministrazione Biden, nel frattempo, vuole comunque evitare un’escalation così pericolosa.

Il problema è che i membri della sua fazione aggressiva anti-russa potrebbero clandestinamente colludere con polacchi, francesi e ucraini per avviare un intervento convenzionale della NATO di qualche tipo con lo scopo sopra menzionato di “escalation per allentare l’escalation” a condizioni più favorevoli per Kiev. come lo vedono. Il sorprendente allontanamento di Kallas dal mantra occidentale della “massima vittoria” suggerisce che all’interno di questa fazione sono in atto cambiamenti pragmatici di percezione, ma che presumibilmente vi sono ancora alcune resistenze tra di loro.

Sono queste cifre che rappresentano la più grande minaccia per la pace nel mondo poiché potrebbero dare inizio alla suddetta sequenza di eventi che potrebbero portare la Russia a ricorrere alle armi nucleari tattiche per autodifesa e portare così ad uno scambio a spirale di attacchi con gli Stati Uniti che potrebbe diventare facilmente apocalittici. A meno che l’amministrazione Biden non neutralizzi politicamente queste forze, costringa Zelenskyj a riprendere i colloqui di pace con la Russia e/o lo rimuova se rimane recalcitrante, cosa che non è probabile, allora questo rischio persisterà.

Considerando ciò, anche se è importante notare che le priorità degli Stati Uniti (in particolare dei membri relativamente più pragmatici dell’amministrazione Biden) e dell’Ucraina sono sempre più divergenti, come è stato sostenuto, è in definitiva un punto controverso se gli Stati Uniti non riescono a sfruttare la propria influenza per tenere a freno l’Ucraina. Allo stato attuale, e non importa quanto provocatoria possa sembrare la seguente valutazione, l’Ucraina sembra essere il “partner senior”, non gli Stati Uniti, poiché ottiene sempre ciò che chiede, anche se con un certo ritardo.

Se l’amministrazione Biden continua a capitolare davanti a Zelenskyj, o almeno non fa nulla per fermare la crisi simile a quella cubana che sta tramando inducendo la Polonia e/o la Francia a intervenire convenzionalmente in Ucraina e mettendo in moto lo scenario peggiore descritto, allora Non si può escludere una terza guerra mondiale . Sfortunatamente, tutto questo va oltre la capacità di influenza del pubblico, poiché tutto ora è nelle mani di pochi membri dell’amministrazione relativamente più pragmatici, la cui influenza è limitata.

Il significato della dichiarazione di Kaja Kallas è che rappresenta il primo segnale da parte della fazione anti-russa più aggressiva dell’Occidente che potrebbe essere disposta a congelare il conflitto invece di continuare a combattere fino all’ultimo ucraino con il rischio di scatenare la Terza Guerra Mondiale. errore di calcolo.

Il primo ministro estone Kaja Kallas è considerata una delle figure anti-russe più aggressive in Occidente, eppure è stata proprio lei a ridefinire i termini di questo blocco per la vittoria in Ucraina. Recentemente ha dichiarato alla BBC che “la vittoria in Ucraina non è solo una questione di territorio. Se l’Ucraina entra nella Nato, anche senza alcun territorio, allora è una vittoria perché sarà posta sotto l’ombrello della Nato.” Questo è ben lontano dal ripristinare i confini dell’Ucraina pre-2014 come l’Occidente finora sosteneva fosse il suo obiettivo.

Ecco alcuni briefing di base riguardanti il ​​periodo precedente a ciò che ha appena detto:

* 24 maggio: “ Gli Stati Uniti ora consentono più apertamente all’Ucraina di usare le proprie armi per colpire all’interno della Russia ”

* 25 maggio: “ La Russia è aperta al compromesso ma non accetterà un cessate il fuoco che non soddisfi i suoi interessi ”

* 26 maggio: “ Gli Stati Uniti stanno giocando un pericoloso gioco di pollo nucleare con la Russia ”

* 30 maggio: “ Putin si aspetta che la NATO, e forse la Polonia in particolare, intensifichino la guerra per procura in Ucraina ”

* 31 maggio: “ L’Ucraina sta diventando una canaglia o ha attaccato i sistemi di allarme rapido della Russia con l’approvazione americana? ”

Verranno ora riassunti per comodità del lettore.

Fondamentalmente, l’Occidente teme che la Russia ottenga una svolta militare in prima linea (in particolare nella regione di Kharkov), quindi ora consente più apertamente all’Ucraina di usare le proprie armi per colpire obiettivi all’interno del territorio universalmente riconosciuto del suo vicino. La Polonia sta anche tentando di abbattere i missili russi sull’Ucraina occidentale e di avviare un intervento convenzionale anche lì. Nel frattempo, l’Ucraina ha iniziato ad attaccare i primi sistemi di allarme nucleare della Russia, il che è pericoloso senza precedenti.

Il NATO-russo La guerra per procura in Ucraina è quindi pronta a intensificarsi, anche se l’intento dell’Occidente sembra essere quello di “escalation in de-escalation” per poi congelare il conflitto in seguito a condizioni relativamente migliori per la loro parte, a condizione ovviamente che l’escalation rimanga gestibile. Gli imminenti “colloqui di pace” svizzeri sono destinati a fallire, ma sulla loro scia potrebbe sorgere un parallelo processo di pace congiunto sino-brasiliano, come spiegato qui, e culminare in un grande incontro diplomatico durante il G20 di novembre a Rio.

L’ultimo commento di Kallas dovrebbe essere interpretato in questo contesto come un segnale di interesse a scendere a compromessi attraverso uno scenario di armistizio simile a quello coreano , che è stato prospettato in modo prominente dall’ex comandante supremo della NATO, ammiraglio James Stavridis, a novembre nel suo editoriale al riguardo per Bloomberg. Le “ garanzie di sicurezza ” bilaterali dell’Ucraina con i membri della NATO, in particolare quelle che sta negoziando con gli Stati Uniti e la Polonia, potrebbero essere interpretate come un’adesione di fatto che, cosa importante, non oltrepassa la linea rossa dell’adesione formale della Russia.

Per quanto riguarda l’articolo 5, Kallas ha recentemente dichiarato al Financial Times che coloro che inviano truppe in Ucraina per conto proprio come membri di implicite “coalizioni di volenterosi” lo fanno a proprio rischio e pericolo, sostenendo che la clausola di mutua difesa del blocco non verrebbe automaticamente applicata. innescato in quello scenario. Detto questo, è improbabile che gli Stati Uniti lascino a secco i propri alleati se la Russia polverizzasse le loro forze, quindi questa sequenza di eventi provocherebbe probabilmente una crisi che potrebbe realisticamente essere disinnescata solo attraverso la strategia asimmetrica dell’Ucraina. partizione .

A seconda di se e quando ciò accadrà, potrebbe esserci un intervallo di diversi mesi tra il congelamento del conflitto in questo modo e il grande incontro diplomatico potenzialmente pianificato a Rio questo inverno, durante il quale potrebbero aver luogo negoziati bilaterali tra Russia e Stati Uniti. per sviscerare i dettagli. Per essere chiari, la Russia potrebbe non ottenere una svolta militare, i membri della NATO potrebbero non intervenire convenzionalmente, non si potrebbe verificare alcuna politica del rischio calcolato e il conflitto potrebbe continuare a infuriare al ritmo attuale.

Tuttavia, il significato della dichiarazione di Kallas è che rappresenta il primo segnale da parte della fazione anti-russa più aggressiva dell’Occidente che potrebbe essere disposta a congelare il conflitto invece di continuare a combattere fino all’ultimo ucraino con il rischio di scatenare la Terza Guerra Mondiale. per errore di calcolo. L’unica ragione per cui lo farebbe è perché sa che la Russia ha già vinto la “ corsa logistica ”/“ guerra di logoramento ” con la NATO lontano e che la massima vittoria pianificata dall’Occidente è quindi irraggiungibile.

Considerando le dinamiche strategico-militari descritte in precedenza in questa analisi, è probabile che tutto peggiorerà molto prima di migliorare, ma l’incipiente processo di pace sino-brasiliano lascia la speranza che un compromesso sia possibile entro il G20 di novembre. Affinché ciò accada, l’imminente escalation NATO-Russia in Ucraina deve rimanere gestibile, ma ciò non può essere dato per scontato considerando quanto alcuni falchi occidentali siano ancora disperati nell’infliggere una sconfitta strategica alla Russia nonostante le probabilità.

Proprio come la Cina ritiene che il tempo sia dalla sua parte, anche la Russia potrebbe credere la stessa cosa, ciascuno per le proprie ragioni. Nessuno dei due vuole cambiare posizione perché si aspetta che la controparte alla fine ceda al prezzo richiesto a causa delle mutevoli circostanze globali.

Il Financial Times ha riferito domenica, citando tre fonti anonime, che “ l’accordo sul gasdotto Russia-Cina è in stallo rispetto alle richieste di prezzo di Pechino ”. Secondo loro, “la Cina aveva chiesto di pagare quasi quanto i prezzi interni fortemente sovvenzionati della Russia e si sarebbe impegnata ad acquistare solo una piccola parte della capacità annuale prevista del gasdotto di 50 miliardi di metri cubi di gas”. Questa disputa sui prezzi è presumibilmente il motivo per cui il capo di Gazprom, Alexei Miller, non si è unito al presidente Putin durante il viaggio del mese scorso a Pechino.

Il portavoce cinese Mao Ning ha risposto così alla domanda se il gasdotto Power of Siberia II fosse stato sospeso: “La ricerca di punti comuni reciprocamente vantaggiosi, l’integrazione approfondita degli interessi, il raggiungimento del successo reciproco è un consenso raggiunto dai leader dei due paesi. Siamo pronti a cooperare con la Russia per l’attuazione di questo importante consenso”. Questo tipo di affermazioni sono tipiche dei diplomatici cinesi e in realtà non dicono nulla.

Lo stesso vale per la risposta del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov alla domanda sui prezzi richiesti dalla Cina: “Per quanto riguarda gli aspetti dei colloqui commerciali in corso, sono ovviamente fuori dalla vista del pubblico. È assolutamente normale che ogni Paese tuteli i propri interessi. E qui i colloqui continueranno poiché esiste la volontà politica dei leader dei due paesi in tal senso. Mentre l’accordo sulle questioni commerciali continuerà e non abbiamo dubbi che verranno raggiunti tutti gli accordi necessari”.

Nessuno dei due portavoce ha però negato il rapporto sulla loro disputa sui prezzi e invece ha deviato dall’argomento riaffermando il loro desiderio comune di raggiungere un accordo sul gasdotto Power of Siberia II. Questo approccio è comprensibile poiché entrambi i paesi si sentono a disagio con una terza parte che sensibilizza i loro presunti disaccordi su questo megaprogetto. Violerebbe anche lo spirito della loro partnership strategica parlare pubblicamente delle differenze di opinione su argomenti delicati come questo.

Gli analisti però non sono diplomatici, poiché il compito dei primi è quello di interpretare con calma le dinamiche delle controversie tra paesi amici mentre quello dei secondi è quello di minimizzarle per amore dell’apparenza. Contrariamente a quanto credono sinceramente molti amici e nemici di questi due paesi, Russia e Cina non sono “alleati” nel senso che sono disposte a sacrificare i propri interessi nazionali per il bene dell’altro, e i loro legami sono meglio descritti come un’Intesa i cui legami sono condivisi. L’obiettivo è accelerare i processi multipolari .

Le loro dinamiche sono solide, anche se esistono ancora alcuni seri disaccordi tra loro su questioni delicate come il Kashmir e il Mar Cinese Meridionale, con la Russia che sostiene le rivendicazioni dell’India sul primo, tra cui Aksai Chin controllato dalla Cina, e sostiene le rivendicazioni marittime del Vietnam sul secondo tramite l’UNCLOS. . Hanno gestito responsabilmente queste differenze mettendole da parte per non ostacolare l’obiettivo comune che stanno perseguendo, quindi non c’è motivo di non aspettarsi che facciano lo stesso con questa disputa.

A questo proposito, la Cina vuole naturalmente pagare il prezzo più basso possibile mentre la Russia vuole vendere al prezzo più alto, ma solo la prima ha una reale leva negoziale in questo momento poiché la seconda non ha alternative realistiche per sostituire il mercato europeo perduto del gasdotto rispetto alla Cina. . strategico della Russia i legami con i talebani potrebbero in teoria far avanzare i suoi piani per costruire un gasdotto verso il Pakistan, di cui il presidente Putin ha parlato solo una volta nel settembre 2022, ma quel paese è in bancarotta e non è neanche lontanamente un mercato altrettanto grande.

Per questo motivo l’esperto intervistato dal Financial Times ha concluso che “la Cina crede che il tempo sia dalla sua parte. C’è tempo per spremere le migliori condizioni dai russi e attendere che l’attenzione sulle relazioni Cina-Russia si sposti altrove. Il gasdotto può essere costruito piuttosto rapidamente, poiché i giacimenti di gas sono già sviluppati. Alla fine i russi non hanno altra scelta per commercializzare questo gas”. Per quanto logico possa sembrare, tuttavia, c’è un convincente contrappunto a favore della Russia.

La fine inevitabile del conflitto NATO-russo La guerra per procura in Ucraina , qualunque essa sia, vedrà prevedibilmente un’intensificazione della competizione sino-americana della Nuova Guerra Fredda in Asia. Mentre gli Stati Uniti avranno meno successo nel fare pressione sui paesi affinché si allontanino dalla Cina a causa della loro complessa interdipendenza economica, potrebbero minacciare ancora più seriamente le catene di approvvigionamento energetico marittimo del loro rivale sistemico. In tal caso, il gasdotto affidabile proveniente dalla vicina Russia sembrerebbe molto più attraente per la Cina.

Proprio come la Cina ritiene che il tempo sia dalla sua parte, anche la Russia potrebbe credere la stessa cosa, ciascuno per le proprie ragioni. Nessuno dei due vuole cambiare posizione perché si aspetta che la controparte alla fine ceda al prezzo richiesto. La Russia non vuole stipulare un accordo energetico grossolanamente sbilanciato con la Cina per la disperazione di qualche soldo in più, mentre la Cina vuole pagare i prezzi più privilegiati possibili in cambio dell’apertura del suo enorme mercato al gasdotto russo.

Non c’è alcuna urgenza per nessuno dei due di cambiare la propria posizione, dato che la Russia non ha così tanto bisogno di flussi di cassa mentre la Cina sta ancora esplorando mezzi diplomatici per gestire le sue tensioni con gli Stati Uniti e, idealmente, scongiurare lo scenario in cui il suo rivale sistemico consideri seriamente l’imposizione di un accordo marittimo di fatto. blocco energetico. A meno che qualcosa non cambi drasticamente o non ci sia qualcosa di più di quello di cui il pubblico è a conoscenza, come un quid pro quo speculativo per uno che concede all’altro, allora ci si aspetta che questa impasse continui.

Si può sostenere che i pretesti di sicurezza nazionale con cui il presidente Duda ha posto il veto al disegno di legge del Sejm per rendere la Slesia una lingua regionale riguardano la minaccia che gli ucraini sfruttino questo precedente proposto per rilanciare le rivendicazioni del loro paese dopo la prima guerra mondiale su parti della moderna Polonia. .

Il mese scorso era stato spiegato come “ l’approvazione della Slesia come lingua regionale da parte del Sejm dovrebbe stimolare una profonda riflessione da parte dei polacchi ”, ma poi il presidente Andrzej Duda del precedente governo nazionalista-conservatore ha posto il veto alla nuova coalizione liberale-globalista alla fine di maggio. Il suo sito web ufficiale spiega qui le ragioni , che riguardano principalmente l’opinione scientifica ampiamente diffusa secondo cui la Slesia è solo un dialetto del polacco, non la sua lingua come il casciubo a cui è stato concesso lo status regionale nel 2005.

Nessuno dei media che hanno riferito di questo ha pensato molto agli argomenti di sicurezza nazionale che ha condiviso contro la trasformazione della Slesia in una lingua regionale. Duda temeva che i rappresentanti di altri gruppi etnici potessero essere incoraggiati dal precedente stabilito dalla concessione di questo status alla Slesia e avvertì che questi processi potrebbero essere sfruttati dall’estero per dividere la Polonia. Ha poi concluso dichiarando che “coltivare la lingua madre serve a tutelare la preservazione dell’identità nazionale”.

Sebbene Duda abbia lasciato intendere che la Russia potrebbe intromettersi in Polonia con questi mezzi quando ha scritto che queste minacce potrebbero essere “collegate alla guerra condotta al confine orientale”, si può sostenere in modo più convincente che l’Ucraina rappresenta un pericolo molto maggiore per il suo paese. . La parte sud-orientale dell’attuale Polonia faceva parte del “ Voivodato della Rutenia ” durante l’era del Commonwealth e comprendeva un numero significativo di persone che oggi sarebbero chiamate ucraini.

Fu su questa antica base amministrativa e demografica che la breve ” Repubblica popolare dell’Ucraina occidentale ” rivendicò alcune di queste stesse terre e anche quelle un po’ più a ovest lungo i Carpazi. La “ Repubblica popolare ucraina ” rivendicò anche altre parti più settentrionali del confine orientale dell’attuale Polonia con lo stesso pretesto che erano per lo più popolate da persone che Kiev considerava più ucraine che polacche.

Durante la Seconda Repubblica Polacca, furono fatti tentativi (in gran parte senza successo) per polonizzare gli ucraini (alcuni dei quali in seguito terrorizzarono e genocidarono i polacchi), e poi molti furono scambiati con l’URSS con polacchi che vivevano nell’Ucraina sovietica dopo che la seconda guerra mondiale cambiò i confini. Altri scambi con la Bielorussia sovietica e la Lituania , così come l’ espulsione dei tedeschi , portarono la “Repubblica popolare polacca” a diventare il primo stato polacco etnico-religiosamente omogeneo dalla fondazione della Polonia da parte di Mieszko I nel 966.

Questa nuova situazione demografica è rimasta in vigore fino al 2022, dopo di che alcuni milioni di ucraini si sono riversati in Polonia, un numero considerevole dei quali rimane ancora lì. Sebbene siano sparsi in tutto il paese, membri responsabili dello Stato come Duda – il cui partito ha certamente facilitato questo processo allo scopo di trasformare l’Ucraina nel suo “partner minore” – temono che possano reinsediarsi nelle regioni di confine precedentemente rivendicate e che un giorno agitarsi per l’“unione” con l’Ucraina.

A differenza della Slesia, la loro lingua è universalmente riconosciuta come distinta dal polacco, quindi gli ucraini sarebbero pronti a sfruttare i pretesti linguistici secondo il precedente proposto della Slesia per convincere lo Stato a estendere loro un certo grado di autonomia culturale come primo passo verso l’autonomia politica. in futuro. Due delle posizioni ufficiali di Kiev nell’ultimo anno mostrano che la Polonia non può escludere lo scenario in cui il suo vicino utilizzi questo processo come un’arma contro di essa.

Il consigliere senior di Zelenskyj, Podolyak, ha dichiarato lo scorso agosto che “[la Polonia] rimarrà [il nostro partner e amico più vicino] fino alla fine della guerra. Una volta finito, ovviamente, avremo un rapporto competitivo, competeremo per vari mercati, consumatori e così via. E, naturalmente, adotteremo chiaramente posizioni filoucraine, proteggeremo questi interessi e li difenderemo ferocemente”. La previsione di una competizione postbellica tra questi due paesi non è di buon auspicio per l’integrità territoriale della Polonia, come è stato spiegato.

Diversi mesi dopo, a gennaio, Zelenskyj firmò un decreto “mirato a preservare l’identità etnica degli ucraini in Russia”, in particolare all’interno delle parti dei confini moderni del suo vicino che in precedenza erano rivendicate dalla “Repubblica popolare ucraina”. Un decreto simile potrebbe essere firmato nei confronti della Polonia se la concorrenza postbellica prevista peggiorasse, nel qual caso l’integrità territoriale della Polonia sarebbe sicuramente minacciata dalla quinta colonna di cittadini ucraini potenzialmente residenti al confine.

La Polonia non potrebbe fare affidamento sul sostegno degli Stati Uniti o dell’UE a guida tedesca in un simile evento, poiché entrambi hanno interesse a trasformare l’Ucraina nel loro bastione comune di influenza sul continente dopo la fine del conflitto. Svenderebbero la Polonia in un secondo per promuovere quelli che i loro decisori considerano essere i loro interessi nazionali. Le perdite ucraine a est e a sud a favore della Russia potrebbero quindi essere compensate da guadagni in Occidente a spese della Polonia, anche se non subito, ovviamente, ma in futuro.

I politici polacchi, come il primo ministro Tusk, tornato in carica, e la sua coalizione liberale-globalista al potere accetterebbero con entusiasmo questa decisione poiché hanno già subordinato completamente il loro paese alla Germania, che ha i propri interessi in Ucraina. La loro ideologia li predispone anche a pensare che non farebbe una differenza significativa se perdessero quelle terre dal momento che il regime di frontiere parzialmente aperte con l’Ucraina aspirante all’UE a quel punto renderebbe discutibili le conseguenze per molte persone per la maggior parte.

Sono solo i membri più responsabili dello Stato come Duda, il cui partito ha facilitato la migrazione su larga scala di ucraini in Polonia, come è stato scritto in precedenza, che si preoccupano abbastanza della Polonia da negare all’Ucraina il pretesto legale per avanzare le sue eventuali rivendicazioni rinnovate secondo la proposta della Slesia. precedente. Sono queste delicate ragioni di sicurezza nazionale in base alle quali ha posto il veto al disegno di legge per rendere la Slesia una lingua regionale, che hanno tutto a che fare con l’ibrido latente Minacce di guerra poste dall’Ucraina, non dalla Russia.

Gli interessi nazionali oggettivi della Cina vengono portati avanti posizionandosi per svolgere un ruolo chiave nella risoluzione politica del conflitto ucraino, anche se lavorerà in stretto coordinamento con (e probabilmente attraverso) il Brasile a tal fine poiché l’Occidente non parteciperà a futuri accordi potenzialmente futuri. Colloqui ospitati dalla Cina.

La portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha annunciato venerdì scorso che il suo Paese non parteciperà ai prossimi “colloqui di pace” svizzeri perché mancano “i tre elementi importanti: il riconoscimento sia da parte della Russia che dell’Ucraina, la partecipazione paritaria di tutte le parti e una discussione equa delle questioni tutti i piani di pace”. Ha anche fatto riferimento alla dichiarazione congiunta sino-brasiliana di alcune settimane fa sui loro principi per risolvere pacificamente questo conflitto. Di seguito sono riportati diversi briefing di base su questo argomento:

* 1 marzo: “ La diplomazia cinese degli Shuttle promuoverà il suo piano di pace ma è improbabile che porrà fine alla guerra per procura ”

* 20 marzo: “ La sostanza dei colloqui di pace svizzeri dipenderà dalla capacità della Russia di raggiungere una svolta decisiva ”

* 5 maggio: “ Medvedev ha ragione su come i ‘colloqui di pace’ svizzeri del mese prossimo potrebbero ritorcersi contro l’Ucraina ”

* 23 maggio: “ Il tweet di Medvedev sui prossimi ‘colloqui di pace’ svizzeri rischia di offendere gli stretti partner russi ”

* 25 maggio: “ La Russia è aperta al compromesso ma non accetterà un cessate il fuoco che non soddisfi i suoi interessi ”

Per riassumere, la Cina vuole guidare il proprio processo di pace, ma gli Stati Uniti non permetteranno all’Ucraina di partecipare a tali colloqui ospitati dal suo rivale sistemico poiché non vogliono dare a Pechino una grande vittoria diplomatica. L’imminente incontro in Svizzera non servirà a nulla perché la Russia non è stata invitata e se lo fosse e vi partecipasse non verrebbe trattata equamente, motivo per cui Medvedev non vuole che vi partecipino stati amici. Allo stesso tempo, il presidente Putin ha segnalato l’apertura della Russia al compromesso.

Di conseguenza, la Cina ritiene che sia possibile che un processo di pace non occidentale nasca sulla scia di quello svizzero, inevitabilmente fallito, probabilmente in coordinamento con il Brasile, secondo la dichiarazione congiunta dei due paesi di qualche settimana fa. Come Mosca, anche Pechino non vuole che altri paesi partecipino ai prossimi colloqui, anche se per ragioni personali legate alla loro partecipazione ai propri potenzialmente imminenti (possibilmente ospitati dal Brasile). Queste dinamiche diplomatiche sono naturali, ma Zelenskyj non vede le cose in questo modo.

Durante il fine settimana ha diffamato la Cina sostenendo che “la Russia, sfruttando l’influenza cinese sulla regione, utilizzando anche i diplomatici cinesi, fa di tutto per interrompere il vertice di pace. È un peccato che un paese così grande, indipendente e potente come la Cina sia uno strumento nelle mani di Putin”. La realtà è che la Cina ha ragioni legittime per non partecipare all’evento e per incoraggiare altri a seguire il suo esempio, come spiegato. Non sta sacrificando i suoi interessi nazionali oggettivi per il bene della Russia in quanto partner minore di quest’ultima.

Piuttosto, questi stessi interessi vengono serviti attraverso la politica analizzata, che mira a gettare le basi per un processo di pace non occidentale che emerga prima del vertice del G20 di novembre a Rio. L’Occidente non ha mai saltato un vertice del G20, e il Brasile ha continuato a votare contro la Russia alle Nazioni Unite anche dopo il ritorno al potere di Lula, quindi non può essere diffamato come un burattino russo o cinese. Pertanto, non esiste alcuna ragione plausibile per cui l’Occidente non debba partecipare a questi colloqui, anche se la Cina aiuta a organizzarli in anticipo.

Prima di allora, potrebbe anche esserci un analogo sino-brasiliano ai prossimi colloqui svizzeri verso la fine dell’estate in cui uno dei due organizza un vertice multilaterale su questo conflitto a cui l’Occidente e l’Ucraina potrebbero rifiutarsi di partecipare, anche se entrambi sarebbero probabilmente invitati. per amore dell’apparenza. Una volta che il vertice del G20 a Rio si svolgerà, Cina e Brasile potrebbero sostenere che questi processi di pace paralleli dovrebbero essere fusi in un unico processo i cui dettagli verrebbero chiariti durante quell’incontro.

Considerando quanto sia improbabile che l’Occidente boicotti il ​​G20 solo perché il Brasile potrebbe decidere di inserirlo all’ordine del giorno, indipendentemente dal grado in cui è organizzato e promosso dalla Cina, è molto probabile che possa emergere un processo di pace più inclusivo ed equo. entro novembre. La base su cui verrebbe costruito è il piano di pace in 12 fasi della Cina dello scorso anno, anche se forse con alcuni aggiustamenti che tengano conto della necessità della partecipazione occidentale e ucraina.

In ogni caso, il punto è che gli interessi nazionali oggettivi della Cina vengono portati avanti posizionandosi per svolgere un ruolo chiave nella risoluzione politica della crisi ucraina. Conflitto , anche se a tal fine lavorerà in stretto coordinamento con (e probabilmente attraverso) il Brasile, poiché l’Occidente non parteciperà ai colloqui ospitati dalla Cina. Zelenskyj ha quindi mentito ancora una volta apertamente quando ha diffamato la Cina definendola un implicito burattino russo poiché è fieramente indipendente e sta facendo tutto questo di sua spontanea volontà.

Considerando la posta in gioco, gli ultimi sviluppi nella guerra globale dell’informazione sono certamente significativi, ma è prematuro descriverli come un punto di svolta poiché la Russia potrebbe adattarsi in modo flessibile al nuovo contesto giuridico straniero ostile in cui i suoi dipendenti opererebbero per garantire che i loro il lavoro continua.

La censura occidentale dei media russi negli ultimi due anni non è riuscita a convincere l’opinione pubblica mondiale a schierarsi dalla sua parte, motivo per cui ora si stanno pianificando misure molto più drastiche per intimidire i giornalisti di quel paese e gli stranieri che lavorano con i suoi media. Anna Neisat, direttrice legale del Docket Project della Fondazione Clooney, ha raccontato all’agenzia statale americana Voice of America i piani del suo datore di lavoro a questo proposito.

Secondo lei, quei giornalisti e altri che si riferiscono al regime di Kiev come nazista e parlano, tra gli altri argomenti, della necessità di deucrainizzazione stanno “incitando al genocidio”, il che li rende passibili di accuse da parte della Corte penale internazionale (CPI). Inoltre, ci sono anche alcuni paesi dell’Europa centrale la cui legislazione vieta la “propaganda per la guerra d’aggressione”, e loro o la CPI potrebbero emettere mandati di arresto internazionali contro coloro che sono accusati di questi crimini.

Neisat ha rifiutato di rivelare su chi sta indagando la Fondazione Clooney in modo che siano sorpresi di viaggiare un giorno da qualche parte che li arresterà una volta entrati secondo le richieste dei mandati sigillati che sta lavorando per presentare. Come parte dei suoi compiti, sta anche raccogliendo presunte prove che, a suo dire, dimostreranno che le suddette narrazioni sono responsabili di aver indotto le truppe russe a commettere crimini di guerra, che includono testimonianze di vittime e comunicazioni intercettate dal campo.

La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha ricordato a tutti in un post su Telegram come George Clooney, la cui moglie Amal, avvocato libanese, ha co-fondato la loro omonima fondazione, ha la reputazione di sfruttare varie cause come il Darfur per scopi di autopromozione. Se si legge tra le righe, lei suggerisce anche che parte del lavoro svolto in passato su tale questione era in linea con l’agenda strategica americana, il che è certamente il caso anche di quest’ultima iniziativa.

L’Occidente sta ora intraprendendo un’azione legale contro coloro che lavorano con i media russi dopo che The Atlantic e il Royal United Services Institute (RUSI), entrambi molto influenti nella loro parte del mondo, hanno ammesso il mese scorso che la Russia sta vincendo la guerra dell’informazione. Proprio come con le sanzioni, gli Stati Uniti ricorrono sempre a misure unilaterali ogni volta che non riescono a vincere contro un avversario leale e leale. In questo caso, vuole letteralmente rovinare la vita delle persone solo per aver promosso punti di vista diversi su un conflitto di portata globale.

Mentre i più grandi nomi dei media nazionali russi potrebbero non recarsi mai più in uno stato membro della CPI dopo questo evento solo per sicurezza, quelli relativamente meno conosciuti nei media internazionali potrebbero comunque correre il rischio pensando di non essere abbastanza importanti da perseguitare o risiedono attualmente in tali stati. Tra questi ci sono anche i non russi, che potrebbero dover valutare se vale la pena dedicare la propria vita a questa causa trasferendosi permanentemente in Russia, se necessario, o se dovrebbero semplicemente dimettersi e andare avanti.

Le persone più a rischio sono quelle dei dipendenti di RT e Sputnik con ruoli visibili, non tanto i loro redattori e personale tecnico pubblicamente sconosciuti, anche se chiunque lavori negli hub di quelle società negli stati conformi alla CPI potrebbe teoricamente essere perseguitato nell’improbabile nella peggiore delle ipotesi. Dopotutto, questi dipendenti sono i responsabili della vittoria della Russia nella guerra globale dell’informazione che The Atlantic e RUSI hanno appena riconosciuto, quindi ne consegue che sono i principali obiettivi di questa campagna.

Tenendo questo in mente, si può quindi concludere che la Fondazione Clooney sta portando avanti un’azione legale contro RT e Sputnik – in particolare i loro dipendenti stranieri e tutti coloro che lavorano in stati conformi alla CPI – come vendetta per il loro successo globale, non tanto contro celebrità dei media nazionali. Ciò viene quasi certamente fatto attraverso un certo livello di collusione con le agenzie di intelligence americane e di altro tipo, al fine di massimizzare l’effetto intimidatorio previsto attraverso almeno un caso di alto profilo.

Tutto ciò che serve è che una persona venga perseguitata con questo pretesto per spaventare un numero molto maggiore di persone inducendole a dimettersi, a lavorare come talpe nelle loro aziende se viene loro offerto tranquillamente questo tipo di accordo per far cadere le loro accuse segrete, o nemmeno a prendere in considerazione lavorare per queste aziende in primo luogo. Si tratta di una vile operazione psicologica mirata a dividere e governare i media russi, in particolare la loro componente internazionale, al fine di ostacolarne l’efficacia e dare così un vantaggio all’Occidente.

In risposta a queste nuove minacce ai suoi dipendenti, che Naisat avrebbe fatto bene a non rivelare pubblicamente ma il suo ego ha avuto la meglio su di lei, la Russia dovrebbe prendere in considerazione l’attuazione delle seguenti politiche. In primo luogo, dovrebbe aumentare la remunerazione di coloro che hanno maggiori probabilità di essere a rischio, vale a dire quelli con ruoli visibili. In secondo luogo, dovrebbe promulgare una legislazione che acceleri la cittadinanza per i dipendenti dei media stranieri. E in terzo luogo, deve creare un canale sostenibile di reclutamento straniero per RT e Sputnik.

Per quanto riguarda quest’ultimo suggerimento, gli specialisti stranieri potrebbero essere dissuasi dall’entrare in quelle aziende nel caso si verificasse un caso di persecuzione di alto profilo, ma potrebbero essere incentivati ​​a riconsiderare la situazione se la Russia offrisse opportunità di carriera a lungo termine a coloro che lo fanno. Ad esempio, a individui qualificati potrebbero essere offerte borse di studio presso le principali università russe e la possibilità di lavorare part-time presso RT o Sputnik, con un impiego a tempo pieno e una cittadinanza accelerata garantita per coloro che si diplomano.

Anche se il numero di persone disposte ad accettarli in questa offerta proposta potrebbe non essere così ampio, quelli che andranno fino in fondo sarebbero i più impegnati e potrebbero a loro volta diventare campioni nei rispettivi dipartimenti. Ciò consentirebbe ai media internazionali russi di funzionare bene anche nell’improbabile scenario peggiore in cui l’azione legale, probabilmente coordinata dagli americani, della Fondazione Clooney contro i suoi dipendenti riesca a chiudere i loro hub negli stati conformi alla Corte penale internazionale.

Considerando la posta in gioco, gli ultimi sviluppi nella guerra globale dell’informazione sono certamente significativi, ma è prematuro descriverli come un punto di svolta poiché la Russia potrebbe adattarsi in modo flessibile al nuovo contesto giuridico straniero ostile in cui i suoi dipendenti opererebbero per garantire che i loro il lavoro continua. La vita di alcune persone potrebbe ancora essere rovinata nel corso della crociata della Fondazione Clooney contro i media russi, ma non riusciranno a interrompere il lavoro di questo settore in modo significativo.

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SITREP 4/6/24: Le turbolenze globali tendono al ribasso per l’Ucraina, di SIMPLICIUS

Un bagliore rosso biblico tormenta i cieli del nord di Israele, che ora brucia dello zelo sionista per la terra palestinese, dopo una serie di attacchi di Hezbollah. Gli dei della guerra sorridono favorevolmente alla prossima estate, mentre i punti critici in tutto il mondo si surriscaldano. E la madre di tutti loro minaccia di inghiottire la regione in fiamme ancora maggiori con l’annuncio che Israele potrebbe lanciare la tanto attesa guerra contro Hezbollah entro metà giugno, con voci secondo cui la Knesset potrebbe votare per agire già stasera.

Ciò coincide con una serie di altri importanti sviluppi, tra cui la lenta preparazione da parte della Russia di un’escalation su larga scala nel nord. Se Israele dovesse davvero dare il via ad un’altra massiccia guerra nel proprio nord, potrebbe essere il chiodo finale sulla bara dell’Ucraina.

Ricordiamo che in soli 4 mesi avremo raggiunto il primo anniversario dell’invasione di Gaza da parte di Israele e della sua tortuosa guerra contro Hamas. Se in quasi un anno intero di combattimenti, Israele non riuscisse a fare alcun reale passo avanti contro Hamas, relativamente piccolo, quanto tempo ci vorrebbe per domare Hezbollah in quello che ci si può aspettare che sia un conflitto molto più “ad alta intensità”?

Potete stare certi che tutte le munizioni occidentali disponibili, in particolare quelle di artiglieria, verranno indirizzate verso Israele e l’Ucraina sarà storicamente fregata nel momento chiave delle manovre su larga scala della Russia. Sarebbe davvero ironico se l’Ucraina cadesse come conseguenza delle azioni di Israele, ma ahimè, Zelenskyj e Netanyahu sembrano destinati a un destino simile. Entrambi necessitano della continuazione della guerra per sopravvivere alle loro crisi politiche.

Ora, allo stesso tempo, la pressione su un altro importante punto di svolta sta crescendo mentre i rapporti affermano che Macron potrebbe essere pronto ad annunciare lo schieramento di truppe “addestratrici” francesi in Ucraina in occasione delle celebrazioni dell’anniversario della Normandia il 6 giugno:

Come al solito, il nuovo articolo WaPo di cui sopra conferma ancora una volta che lo stratagemma non è altro che il tentativo dichiarato di far “indovinare” la Russia:

È radicato nella sua opinione che l’Occidente farebbe meglio a lasciare che il Cremlino si interroghi su ciò che è disposto a fare, piuttosto che escludere ciò che non farà. Passando ad un atteggiamento di “ambiguità strategica”, sembra pensare Macron, gli alleati dell’Ucraina potrebbero andare oltre l’autodeterrenza, trasferendo su Putin l’onere di calcolare i rischi di un’escalation.

Naturalmente, ciò che intendono con indovinare è che vogliono che Putin creda che la NATO verrà effettivamente in pieno aiuto militare dell’Ucraina se arriverà il momento, ad esempio ingaggiando effettivamente le truppe russe in combattimento mentre combattono fianco a fianco con gli ucraini. Ma nessuno crede seriamente che la NATO abbia la solidarietà o la spina dorsale per farlo, e quindi lo stratagemma per coinvolgere istruttori è destinato a fallire. Per non parlare del fatto che, come sottolinea l’articolo sopra, Macron corre il rischio di una grave umiliazione se la Russia scegliesse di colpire i suoi “addestratori” francesi – in tal caso potrebbe perdere il sostegno interno poiché non ha fatto nulla per preparare il suo popolo all’arrivo dei soldati francesi. ritornando nei sacchi per cadaveri, né ha alcun modo realistico di rispondere a un simile attacco tecnicamente legale per conto della Russia.

In ogni caso, ora un ex colonnello francese ha nuovamente confermato che le truppe francesi sono già da tempo in Ucraina:

⚡️ I consiglieri militari francesi sono già in Ucraina, il loro compito sarà quello di mantenere attrezzature complesse e addestrare le forze armate ucraine, riferisce Valeurs Actuelles riferendosi all’ex colonnello della marina francese Pere de Jong.

L’esercito francese svolge compiti in Ucraina dall’inizio della guerra. – Valeurs Acteurs. L’ex comandante del reggimento del Corpo dei Marines Pere de Jong ha affermato che in Ucraina i francesi accompagnano la manutenzione delle armi francesi e addestrano le forze armate ucraine. Allo stesso tempo, secondo la pubblicazione, l’annuncio ufficiale dell’invio di istruttori militari francesi in Ucraina potrebbe avvenire il 6 giugno, durante la celebrazione dell’80° anniversario dello sbarco alleato in Normandia.

Questo coincideva con un nuovo video che mostrava le truppe russe mentre catturavano un soldato francese da qualche parte sul fronte:

Ad essere sincero, questo video in particolare mi sembra un po’ una messa in scena, ma lo pubblico nel caso in cui non lo sia. Non penso che la Russia sia disposta a realizzare una piccola psyop informativa per colpire un po’ Macron nelle costole.

Il politico francese Henri Guaino dice così:

“Così è iniziata la guerra in Vietnam” – l’ex membro dell’Assemblea nazionale Henri Guaino sull’idea di Macron di inviare istruttori francesi in Ucraina.

«Ricordi come iniziò la guerra del Vietnam per gli americani? Tutto è iniziato quando hanno inviato istruttori. E dopo 4 anni erano 500mila e andarono in guerra. È la stessa storia in questa guerra. Questa è un’escalation. Stiamo giocando con il fuoco sostenendo che abbiamo inviato armi offensive e non è successo nulla, poi i carri armati – non è successo nulla, poi gli aerei – non è successo nulla, poi abbiamo permesso un attacco al territorio russo – vedrai, non succede nulla. Ma il problema con le linee rosse è che non sappiamo quale sarà l’ultima. Penso che questo sia pericoloso. In questa fase merita un grande dibattito nazionale. Macron ha il diritto di inviare urgentemente truppe se ciò è nell’interesse della Francia, se è minacciata. Non c’è emergenza qui. La nazione ha voce in capitolo in qualcosa che può e ci porterà molto lontano.”

Nel frattempo, nel tentativo di mantenere una continua morsa di tensione, la NATO ha rilasciato piani di “corridoi” logistici in una potenziale guerra contro la Russia:

Ciò a cui tutto questo si riduce è la continua implementazione del vecchio piano “militare Schengen”, in cui si prevede come facilitare il movimento della NATO attraverso i paesi durante il tempo di guerra senza alcuna restrizione burocratica amministrativa:

La cosa più interessante, però, è che questo nuovo annuncio allarmista si basa sull’ammissione che in un conflitto bilaterale con la Russia, tutte le basi logistiche e i porti della NATO verrebbero immediatamente distrutti fin dall’inizio, da qui la necessità di creare rotte di backup secondarie:

Così, almeno hanno smesso di esagerare la propria forza e ora ammettono la propria vulnerabilità. Ma alla fine, come sempre: la NATO può rimanere rilevante – e quindi finanziata – solo se mantiene l’illusione della propria essenziale indispensabilità; quindi agita quella paura!

I programmi russi, per lo stesso motivo, stanno rispondendo alle ultime escalation con rinnovati colloqui per colpire la Polonia:

RUSSIA: LA POLONIA È UN CANDIDATO PER LA GUERRA NUCLEARE Il politologo russo Konstantin Sivkov ha fatto questo commento alla televisione di stato descrivendo come la Polonia “potrebbe diventare un piccolo teatro di guerra nucleare”.

“Se assegniamo 2 missili nucleari a ciascuna città, si ottengono solo 30-40 missili. Questa è solo una salva di una divisione Iskander. In 10-15 minuti scompaiono sia lo Stato della Polonia che il popolo polacco. Gli europei devono capirlo”.

Ora al campo di battaglia.

Le notizie sulla crescente forza della Russia settentrionale continuano senza sosta. Eccone uno in cui i residenti vicino a Sumy hanno affermato di aver visto una colonna russa lunga 10 km in movimento.

Una settimana fa, al confine tra la regione di Kursk e Sumy, non lontano dalla città di Sudzha, i residenti locali hanno notato lunghe colonne dell’esercito russo lunghe diversi chilometri – letteralmente a 10 chilometri dal confine, come se tutto fosse tornato al febbraio 2022 Tutti sembrano sapere di cosa si tratta, tranne gli organizzatori di queste colonne.

Naturalmente, uno o due giorni dopo, ciò è stato confermato in un modo non proprio ideale con il filmato di un attacco FPV ucraino che ha distrutto una grande colonna di camion proprio nella regione di Kursk:

Puoi vedere che il “modifica creativa” mostra gli stessi camion colpiti più e più volte da 5 angolazioni diverse. Geolocalizzazione dell’attacco: 51.2475770, 35.1472438

Miracolosamente, fonti russe affermano che non ci sono state vittime poiché il video ucraino, come al solito, altamente modificato, mostra alcuni camion colpiti mentre il resto sembra disperdersi.

Tuttavia, ha confermato che grandi colonne russe stanno cominciando ad accumularsi su quel lato del confine, anche se potrebbe sempre trattarsi di maskirovka, poiché la Russia ha già utilizzato la stessa tecnica nella regione di Kherson: muoversi apertamente attorno a grandi colonne per fingere accumuli di forze. in una determinata area mal indirizzata.

L’ufficiale di riserva ucraino Tatarigami conferma quanto accumulato:

Mentre il giornalista russo Marat Khairullin riferisce da Volchansk nella regione di Kharkov e accenna a qualcosa di grosso che si sta preparando lì per il futuro:

In generale, dalla seconda metà del suo rapporto si può vedere chiaramente espressa la strategia della Russia: aspettano che le riserve ucraine si accumulino in un posto, poi le distruggono con attacchi di massa TOS-1 e Kab. Sfortunatamente, ci sono stati alcuni video raccapriccianti che attestano questo fatto.

Khairullin menziona 500 cadaveri ucraini già deposti lì e afferma che solo nel villaggio di Liptsi, a est di Volchansk, le AFU subiscono 150-200 vittime al giorno. Ciò è stato in parte confermato dai rapporti stessi dell’Ucraina, che parlano di massicce perdite in corso.

In In un altro nuovo pezzo WaPo , un comandante ucraino conferma come le brigate esauste vengono inviate al massacro per sostenere la svolta russa nel nord di Kharkov:

Parlano dello straziante assalto di bombe plananti senza sosta che trasformano le loro posizioni in niente più che cenere, e l’ultima ripresa di Volchansk dall’alto con un drone sembra confermare quel cupo ritratto:

Osservate la devastazione, poi cercate di conciliare le affermazioni della propaganda filo-ucraina secondo cui è la Russia a subire le pesanti perdite a Volchansk. Le posizioni ucraine piene di grandi concentrazioni di uomini vengono semplicemente fatte a pezzi, soprattutto considerando che entrambe le parti ammettono che le forze ucraine al momento sono più che doppie di quelle russe, dopo che l’AFU ha inviato la maggior parte delle sue riserve rimanenti per colmare le lacune.

C’era un video di un presunto soldato russo che parlava di presunte pesanti perdite da parte russa che gli ucraini stavano passando. Ma parla di una o due compagnie che hanno subito pesanti 300 perdite nella breccia di apertura su Volchansk: dice specificamente che le 200 erano poche, ma molte hanno subito 300 (feriti). E come ho detto, si riferiva ai primi giorni dell’assalto, che sono sempre carichi di perdite, come quando i primi attacchi con mezzi corazzati iniziarono ad inondare Avdeevka lo scorso ottobre. Una volta che i russi hanno raggiunto le posizioni attuali e si sono trincerati, le poche perdite iniziali si sono ridotte a molto poco. Ad ogni modo, nessuno dice che la Russia non stia subendo perdite, ma questo non è paragonabile all’ammissione aperta dei comandanti ucraini che interi battaglioni vengono spazzati via, come nel pezzo WaPo sopra.

I russi sono stati addirittura visti usare il nuovo cannone 2S43 Malva, entrato nella produzione in serie, sul fronte di Volchansk:

Alcuni si sono lamentati che questo nuovo cannone è scadente rispetto agli standard moderni perché ha una portata di soli 24 km, rispetto ai cannoni più avanzati della NATO come il Caesar. Mi permetto di dissentire: quelle persone non capiscono l’economia della guerra. Questa pistola adatta la canna della Msta-s in una piattaforma molto conveniente e producibile in serie, pensata per essere altamente mobile, con un tempo di installazione inferiore a un minuto. La sua portata di 24 km con colpi standard è ancora leggermente superiore a quella dei colpi standard NATO sparati dai più numerosi cannoni ucraini come l’M777. E naturalmente anche i dilettanti in poltrona non avrebbero la minima idea del fatto che le canne ad altissima pressione che producono poligoni di tiro “estremi” si consumano molto più velocemente, motivo per cui una “gittata più lunga” non è sempre migliore, soprattutto non nel filosofia della Total War, dove la longevità e il potere duraturo sono apprezzati soprattutto.

Cosa preferiresti avere, un’arma a lungo fuoco che impiega 30 mesi per produrne una sola? O uno a raggio più breve che può essere prodotto al ritmo di diversi in un mese?

La situazione dell’elettricità sta peggiorando sempre di più in Ucraina, con interruzioni di corrente regolari programmate ogni giorno per preservare la rete:

Durante un telegiornale in diretta, le luci si sono addirittura spente in modo evocativo, con i conduttori che hanno fatto del loro assurdo meglio per mantenere la farsa della normalità di Zelenskyj in un paese che si sta lentamente sgretolando:

Il problema dei soldati ucraini sta diventando così grave che l’ISW ora cerca di riconfezionare l’incapacità dell’AFU anche solo di addestrare le proprie truppe come una sorta di “vantaggio” rispetto alla Russia:

Fondamentalmente stanno nascondendo e addolcendo il fatto che l’Ucraina non può nemmeno più addestrare in modo coerente le sue truppe nelle retrovie, ma piuttosto invia i nuovi coscritti messi sotto pressione dalle bande direttamente al fronte e li costringe a “imparare sul lavoro” mentre muoiono in massa .

159 Commenti

abcdefg

6 ore fa

Pensate che gli attacchi ai radar strategici meridionali della Russia possano avere un legame con l’Iran? Considerato che Pepe Escobar ha riferito del possibile abbattimento dell’F35 (che sia vero o meno). Poi c’è l’incidente dell’elicottero. Giochi pericolosi se si tratta di

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TMTO

6 ore famodificato 6 ore fa

Beh, se Macroleon desidera inviare altri suoi parenti per emulare la sfortunata invasione di Napoleone, è il benvenuto; la Russia ha molto spazio per loro, un lotto di 2,5 mq per ciascuno.

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Altri 157 commenti…

IL RISVEGLIO DELL’ASIA E LA COSTRUZIONE DEL POLO ASIATICO, di Luigi Longo

 

IL RISVEGLIO DELL’ASIA E LA COSTRUZIONE DEL POLO ASIATICO

di Luigi Longo

 

 

L’attualità di Vladimir I. Lenin

 

A cento anni dalla morte di V.I. Lenin si può sostenere che l’attualità del suo pensiero e della sua azione sono ancora forieri di insegnamento per ripensare il passato, leggere il presente e orientarsi nel futuro.

Le questioni che sono ancora di grande attualità, a mio modo di vedere, possono essere così sintetizzate: 1) l’esempio storico del processo rivoluzionario (cambiare si può!) (1), 2) l’organizzazione delle masse popolari (la forma dell’organizzazione come condizione essenziale), 3) “la […] ripartizione della terra tra le più grandi potenze capitalistiche” (il conflitto egemonico tra le potenze mondiali) (2), 4) il ruolo dell’Asia nella storia mondiale (la costruzione del polo asiatico).

Tratterò qui gli ultimi due punti partendo da alcune riflessioni tratte da due articoli di V.I. Lenin pubblicati sulla Pravda. Il primo è Il risveglio dell’Asia pubblicato il 7 maggio 1913 (dopo la rivoluzione democratica borghese del 1905); il secondo Meglio meno, ma meglio pubblicato il 4 marzo 1923 (dopo la rivoluzione proletaria del 1917) (3).

Riporto uno stralcio dall’articolo Il risveglio dell’Asia:<< E’ forse trascorso molto tempo da quando la Cina veniva considerata il modello dei paesi di completo e secolare ristagno? Ora in Cina ferve la vita politica, un movimento sociale e uno slancio democratico si manifestano vigorosamente. Dopo il movimento russo del 1905, la rivoluzione democratica si è estesa a tutta l’Asia: la Turchia, la Persia, la Cina. Cresce il fermento nell’India inglese. […] Il capitalismo mondiale e il movimento russo del 1905 hanno definitivamente risvegliato l’Asia. Centinaia di milioni di uomini, umiliati, abbruttiti da una stagnazione medievale, si sono destati a nuova vita e alla lotta per i diritti elementari dell’uomo, per la democrazia. […] Il risveglio dell’Asia e l’inizio della lotta del proletariato d’avanguardia d’Europa per il potere segnano l’aprirsi di un nuovo capitolo della storia mondiale agli albori del XX secolo >> (4).

Riprendo uno stralcio dall’articolo Meglio meno, ma meglio: << […] Le potenze capitaliste dell’Europa Occidentale […] hanno fatto tutto il possibile per respingerci indietro, per utilizzare gli elementi di guerra civile in Russia al fine di rovinare il più possibile il nostro paese. […] Ma vi è anche lo svantaggio che gli imperialisti sono riusciti a scindere tutto il mondo in due campi, e che inoltre questa scissione si complica per il fatto che la Germania, paese capitalistico effettivamente sviluppato e colto, incontra estreme difficoltà per rimettersi in piedi. Tutte le potenze capitaliste del cosiddetto Occidente la beccano e non la permettono di rialzarsi. […] Possiamo noi sperare che gli antagonismi e i conflitti interni fra i floridi Stati imperialisti dell’Occidente e i floridi Stati imperialisti dell’Oriente ci diano un periodo di tregua per la seconda volta come ce l’hanno dato la prima volta, allorché la campagna della controrivoluzione dell’Europa Occidentale, volta ad appoggiare la controrivoluzione russa, fallì a causa delle contraddizioni esistenti nel campo dei controrivoluzionari dell’Occidente e dell’Oriente, nel campo degli sfruttatori orientali e degli sfruttatori occidentali, nel campo del Giappone e dell’America? […] L’esito della lotta dipende, in ultima analisi, dal fatto che la Russia, l’India, la Cina, ecc., costituiscono l’enorme maggioranza della popolazione. Ed è appunto questa maggioranza che negli ultimi anni, con una rapidità mai vista, è entrata in lotta per la propria liberazione, sicché in questo senso non può sorgere ombra di dubbio sul risultato finale della lotta mondiale. In questo senso la vittoria definitiva del socialismo è senza dubbio pienamente assicurata. […] Affinché ci sia possibile resistere sino al prossimo conflitto armato tra l’Occidente controrivoluzionario imperialista e l’Oriente rivoluzionario e nazionalista, tra gli Stati più civili del mondo e gli Stati arretrati come quelli dell’Oriente, che peraltro costituiscono la maggioranza, è necessario che questa maggioranza faccia in tempo a diventare civile >> (5).

Noto che ci sono diverse analogie, di cui accennerò dopo, tenendo presente l’analisi sia dello storicamente dato sia del tutto torna ma in maniera diversa, riguardanti l’attuale fase storica mondiale caratterizzata dal conflitto tra la potenza egemone, ma in chiaro declino (USA) e le potenze consolidate (Cina e Russia) e in ascesa (India) che mettono in discussione il monocentrismo statunitense e propongono un multicentrismo dove le diverse potenze mondiali, con le loro alleanze e le loro aree di influenza (polo occidentale a coordinamento USA) e polo asiatico allargato (polo orientale con diversi centri di coordinamento, per ora Cina e Russia), trovano un equilibrio dinamico basato sul confronto, sul rispetto reciproco e sull’autodeterminazione dei popoli. La fase multicentrica è quella che evita la fase policentrica, cioè, la fase della guerra come resa dei conti per l’egemonia mondiale. E’ chiaro che sarà una guerra diversa dalla precedente e che potrebbe essere l’ultima del genere umano per il pericoloso livello tecnologico raggiunto con il nucleare e con le nuove tecnologie (vedi, per esempio, l’Intelligenza Artificiale, IA) sempre più piegate non al benessere della maggioranza delle popolazioni ma al mantenimento delle relazioni di potere e di dominio dei dominanti. Pertanto si pone la domanda: quale è il senso della produzione della scienza e della tecnologia? Per esempio << Se l’accelerazione del tempo umano, nel tentativo di imitare la velocità delle macchine, non rappresenta la migliore soluzione ed è, anzi, controindicata, che fare per non mutarci in appendici stupide di macchine intelligenti? I vantaggi nel trasferire il logos umano alle macchine sono però sempre più evidenti e tangibili. Basti pensare al caso, fra tanti, dei comandi di ordine linguistico per stampanti 3D (algoritmi, sequenze di comandi logici, che possono arrivare a milioni, scritti in linguaggi artificiali: l’analogo dei “pensieri ciechi”, leibnizianamente privi di coscienza), capaci di produrre direttamente l’oggetto fisico, una statua o una casa, senza altre mediazioni, abolendo così virtualmente sia la separazione tra lavoro mentale e manuale, sia quella tra arti liberali e arti meccaniche.>> oppure << Quando avremo vasta disponibilità di “schiavi” robotici e di congegni intelligenti e servizievoli, come si configureranno gli eventuali rapporti di dominio e di sudditanza tra uomini e apparati tecnici? Diventeremo davvero più ottusi a causa dell’abitudine ad appoggiarci a concetti preconfezionati, facilmente e gratuitamente accessibili in rete, grazie ad algoritmi incomprensibili ai più e spesso segreti?>> ancora << Negli esperimenti di simbiosi in corso tra uomo e macchine fornite di IA si avverte un duplice rischio: da un lato, che il logos umano – inteso sia come ragione, sia come linguaggio – venga sminuito dal prevalere del logos artificiale, rappresentato da algoritmi in grado di surrogarlo nell’esecuzione di molti lavori e prestazioni; dall’altro, che anche la volontà umana possa impoverirsi ed essere aggirata, una volta trasferita  in macchine capaci di prendere decisioni autonome e istantanee (sebbene prestabilite dagli umani), come già accade nell’automobile senza pilota e, in misura più preoccupante, nei sistemi missilistici d’arma, nei droni killer o negli algoritmi ultraveloci dei mercati finanziari>> (6).

Dicevo delle analogie presenti in questa fase multicentrica. La prima è quella con la lunga crisi del 1873-1895 che potremmo definire una fase multicentrica dove si incomincia a intravedere sia il declino della potenza dominante inglese sia l’ascesa della potenza USA la cui affermazione, come coordinatrice egemonica a livello mondiale (7), ha comportato due guerre mondiali (una lunga fase policentrica) e una “guerra fredda” durata quarantasei anni (1945, accordi di Yalta e 1991, implosione dell’URSS): << Venerdì 6 aprile 1917 gli Stati Uniti d’America, per bocca del loro presidente Woodrow Wilson, dichiarano guerra alla Germania (non ancora, però, agli alleati della Germania). Con l’ingresso nel conflitto degli Stati Uniti d’America, quindicesimo paese belligerante, si determina una cesura storica: anche se sul momento nessuno se ne rende conto, l’Europa comincia allora a ricorrere alla forza degli Stati Uniti d’America per risolvere i suoi conflitti. Il Novecento sarà il secolo dell’ascesa continua e inarrestabile della forza americana nel mondo, e questa ascesa inizia simbolicamente il 6 aprile 1917 >> (8).

La seconda è il risveglio dell’Asia (9): il ruolo della Cina e della Russia nell’aprire la strada per la messa in discussione del dominio statunitense con la costruzione del polo asiatico allargato che costituisce l’enorme maggioranza della popolazione. Prima di parlare del costruendo polo asiatico allargato attraverso un mio scritto leggermente modificato, voglio avanzare la seguente specificazione che riguarda il ruolo aggressivo e pericoloso degli Stati Uniti d’America che non accettano la condivisione del dominio mondiale con altre potenze, rimanendo, così facendo, nella fase multicentrica (così come è già accaduto nella storia mondiale) e, quindi, non avanzando verso la fase policentrica evitando, così, il tutto torna ma in maniera diversa, cioè la guerra tra potenze come resa dei conti per il dominio mondiale.

Gli USA hanno come elemento costitutivo quello di essere una nazione potenza indispensabile al mondo (10) per portare con la forza militare (11) il loro ordine e il loro modello di produzione e riproduzione complessivo della vita (valori, costumi, legame sociale, eccetera) senza considerare le diversità storiche, culturali, territoriali e i diversi modelli di organizzazione sociale delle altre nazioni. Quindi il problema non è solo quello che Pepe Escobar, rispondendo alla domanda “Pur di non perdere, gli USA cosa sono e saranno disposti a fare?”, afferma che: << E’ esattamente questo il nostro grande dilemma, è il dilemma di tutto il pianeta. Perchè abbiamo un attore razionale che è l’attore russo, come lo sono gli attori cinesi, come lo sono gli attori iraniani e – dall’altra parte – abbiamo psicopatici, lunatici, irrazionali di tutti i generi, in tutte queste organizzazioni del sistema di Washington, della Virginia, il complesso industriale militare, l’Accademia, i think tank … la loro è una visione completamente unilaterale, incapace di ammettere errori tattici e strategici enormi che hanno commesso fin dall’inizio del millennio. È questo il problema, adesso sono dei leoni che sono circondati e quindi sono molto più pericolosi. Questo è il vero nostro problema, quello della maggioranza globale, perchè questi leoni possono scatenarsi da un momento all’altro, sono una fazione irrazionale che non ha un calcolo politico, strategico, diplomatico, soprattutto la gente dentro l’amministrazione Biden che ha ancora 6 mesi di potere davanti a sé >> (12), ma il problema è, a mio avviso, nella natura stessa degli Stati Uniti d’America che così Alain Badiou sintetizza con efficacia:<< La potenza imperiale americana nella rappresentazione formale che fa di se stessa, ha la guerra come forma privilegiata, se non addirittura unica, di attestazione della sua esistenza.>> (13). Le continue azioni guerrafondaie statunitensi (tramite NATO e Unione Europea) in Europa Orientale, nel Medio Oriente, in Africa, in Asia, nell’America Latina lo stanno a dimostrare (14). Per queste ragioni gli Stati Uniti d’America sono una potenza pericolosa che va fermata e portata alla ragione di un multicentrismo di dialogo tra territori e mondi differenti, superando le difficoltà del dialogo tra l’Occidente e l’Oriente così ben racchiuse da Franco Cardini:<< E’ la dimensione del ponte tra Europa e Asia, la dimensione propriamente eurasiatica, a sfuggirci; è quell’Oriente “blocco territoriale” proposto dal Behemonth schmittiano contro l’Occidente inteso come Leviathan occidentale padrone di un sistema di acque e di terre, di oceani e di continenti, che si ha difficoltà a prendere in considerazione in quanto entrerebbe in conflitto con la più facile, diffusa, comoda, affermata visione di un Occidente “civile” contro un Oriente “barbaro”, di un Occidente “libero” contro un Oriente “tirannico”, di un Occidente “razionale” contro un Oriente “folle”, di un Occidente “pacifico” contro un Oriente “aggressore” (15).

 

La costruzione del polo asiatico*

 

Ritengo interessante la pubblicazione del documento** della Russia “Il concetto di politica estera della Federazione russa” perché indica la strada e gli strumenti (da intravedere nella logica del documento e da leggere con l’altusseriana lettura sintomale) (16) per la costruzione del polo asiatico allargato imperniato, per ora, su due grossi centri di grande valenza nella storia mondiale come la Russia e la Cina. La Russia ha decisamente cambiato le relazioni con l’Occidente non fidandosi più degli Stati Uniti né tantomeno della vassalla Europa dopo la continua aggressione statunitense (via Nato-Europa-Ucraina), il sabotaggio del Nord Stream 1 e 2, le sanzioni europee, il furto delle riserve auree russe depositate nelle banche europee, la trappola dei protocolli di Minsk, eccetera. Ha riallacciato, con strategie tendenti alla cooperazione e al coordinamento che la fase multicentrica impone, la relazione con l’Oriente (soprattutto con la Cina, affermata potenza con una crescita straordinaria negli ultimi trenta anni e con l’India potenza in ascesa), con i Paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America latina, del Medio Oriente e del mondo islamico. Inoltre, la Russia è la coprotagonista, insieme alla Cina, nella creazione degli strumenti per raggiungere l’obiettivo del costituendo polo asiatico allargato: l’associazione interstatale dei BRICS, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), l’Unione Economica Eurasiatica (UEE), l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), la RIC (Russia, India, Cina) e di altre associazioni interstatali e organizzazioni internazionali.

Sono pressoché certo che tra dieci anni nel mondo, così affermava nel 2018 il politologo russo Sergej Karaganov, ci saranno due centri economico-geopolitici: la Grande America e la Grande Eurasia. Negli ultimi anni, abbiamo assistito all’emergere di un centro geo economico in Eurasia, sullo sfondo della nuova guerra fredda. Un centro che si sta strutturando attorno a Russia e Cina e che non va visto come una semplice alleanza difensiva, ma piuttosto come un nuovo polo di sviluppo che vuole e può diventare un’alternativa al centro euro atlantico. Per la Russia è inevitabile ritagliarsi il proprio spazio nella grande Eurasia. Al cui centro, certamente, ci sarà la Cina (17). Pepe Escobar, riportando una sintesi dell’intervista a Sergey Glazyev (ministro incaricato per l’Integrazione e la Macroeconomia dell’Unione Economica dell’Eurasia nonché noto politico ed economista russo), così scrive << In sostanza, secondo Glazyev, la Russia, pesantemente sanzionata, non assumerà un ruolo di leadership nella creazione di un nuovo sistema finanziario globale. Questo ruolo potrebbe spettare all’iniziativa di sicurezza globale della Cina. La divisione in due blocchi sembra inevitabile: la zona dollarizzata – con l’eurozona incorporata – in contrasto con la maggioranza del Sud globale che utilizzerà un nuovo sistema finanziario e una nuova valuta commerciale per gli scambi internazionali. A livello interno, le singole nazioni continueranno a fare affari nelle loro valute nazionali. >> (18).

Pier Giorgio Ardeni e Francesco Sylos Labini sostengono che << È vero che la guerra in Ucraina ha evidenziato una “rottura” tra l’Occidente e il resto del mondo che va ben oltre il piano strategico-militare, creando una frattura vieppiù apparente anche sul piano economico. L’Africa, l’Asia e anche l’America Latina hanno rapporti economici sempre più stretti con Cina e India ma anche con la Russia. La leadership dei Pca (Paesi capitalisti avanzati, mia precisazione) è ancora assicurata ma potrebbe essere in un futuro non troppo lontano messa in discussione >> (19).

Il documento della Federazione russa è chiaro nel delineare il percorso della costruzione del polo asiatico allargato e nello stesso tempo mantenere aperto il confronto con l’Occidente (al contrario del rapporto “Nato 2030.Uniti per una nuova era” degli Usa-Nato aggressivo, arrogante e di chiusura verso l’Oriente) per un mondo multicentrico in equilibrio dinamico a patto che a) gli Stati Uniti saranno pronti ad abbandonare la loro politica di dominio del potere e a rivedere la loro linea anti-russa a favore di un’interazione con la Russia sulla base dei principi di uguaglianza sovrana, di mutuo beneficio e di rispetto degli interessi reciproci; b) ci sia la consapevolezza da parte degli Stati europei che non esiste alternativa alla coesistenza pacifica e alla cooperazione paritaria reciprocamente vantaggiosa con la Russia, l’aumento del livello di indipendenza della loro politica estera e la transizione verso una politica di buon vicinato con la Federazione Russa avranno un effetto positivo sulla sicurezza e sul benessere della regione europea e aiuteranno gli Stati europei a prendere il loro giusto posto nel Grande Partenariato Eurasiatico e in un mondo multipolare.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti è difficile che rinuncino al dominio mondiale assoluto ammantato di democrazia, diritti e menzogne varie considerata la loro storia che dal 4 luglio 1776 (anno della dichiarazione di indipendenza) sono stati in pace solo 18 anni su 246 anni nei quali si sono gradualmente evoluti. Da una neo-nazione in lotta per l’indipendenza dalla Gran Bretagna (1775–1783), passando attraverso la monumentale Guerra civile americana (1861–1865) fino a trasformarsi, dopo aver collaborato al trionfo durante la Seconda Guerra Mondiale (1941-1945), nella più grande potenza rimasta al mondo dalla fine del XX secolo ad oggi anche se, per nostra fortuna, in chiaro declino relativo (20). Per questo, per dirla con lo storico Daniele Ganser, gli Usa e la Nato sono un pericolo per la pace del mondo. Essi hanno ignorato molte volte il divieto dell’uso della forza stabilito dalle Nazioni Unite. Negli ultimi settant’anni sono stati in massima parte i paesi della Nato, la maggiore alleanza militare del mondo, guidata dagli Stati Uniti, ad avviare guerre illegali, riuscendo però sempre a farla franca. (21).

Per quanto concerne l’Europa (ricordo sempre che non è un soggetto politico) è impensabile, in questa fase, che possa avere una politica autonoma se prima non si libererà dalla servitù volontaria statunitense che l’ha portata ad un livello di stupidità (nell’accezione dello storico Carlo Maria Cipolla) impensabile come quella di applicare le sanzioni inefficaci alla Russia contro i suoi stessi interessi economici, politici, sociali e territoriali, per tacere sulla occupazione militare dei suoi territori (22).

Al termine di questa riflessione voglio sottolineare la questione della regione artica (trattata nel paragrafo V Binari regionali della politica estera della Federazione Russa del documento e sarà oggetto di attenzione e di approfondimenti successivi) che riguarda la rotta artica, sempre più libera dai ghiacci, che aprirà una nuova e più breve via di comunicazione tra l’Estremo Oriente e l’Europa (23). Questo passaggio marittimo a Nord-Est, sviluppato dalla Russia, è destinato a rivoluzionare le relazioni mondiali che libererà la Cina dalle strettoie militari e logistiche statunitensi dell’Oceano Pacifico (i vari Stretti: Luzon, Mindoro, eccetera) oltre a gestire con flessibilità le strozzature presenti nell’Oceano Indiano e nel Mediterraneo (il canale di Suez). Una rotta che sposta gli equilibri geoeconomici ma, soprattutto, quelli geopolitici tra le potenze a favore della Russia e della Cina mettendo seriamente in discussione le strategie militari e territoriali degli Usa sia nel Pacifico sia nell’Atlantico. Sarà uno scenario mondiale molto delicato e pericoloso (più di quello della guerra in Ucraina) e potrebbe significare il passaggio dalla fase multicentrica a quella policentrica, cioè la terza guerra mondiale.

Fonte: Karin Kneissl, 2023. Il Passaggio a Nord-Est aggira le rotte marittime globali degli ultimi due secoli.

 

Fonte: Limes, 2018

 

* Lo scritto è stato pubblicato su: www.italiaeilmondo.com., 11/4/2023.

 

**La traduzione del documento è a cura della redazione così come le parti evidenziate in grassetto e in corsivo.

 

 

NOTE

 

  1. […] dalla rivoluzione del 1848, più che da quella del 1789, fino al crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, abbiamo assistito al tentativo di realizzare il progetto, nobilmente grandioso nelle intenzioni e, per molti aspetti, tragico nei risultati: quello di estendere l’emancipazione degli schiavi, compresi quelli “salariati”, alla liberazione di tutti gli “umiliati e offesi” e, perfino, dell’intera “futura umanità”. Gli “uomini nuovi” che sarebbero scaturiti dalla realizzazione di questo ideale avrebbero dovuto essere “non più servi, non più padroni”, pronti all’ascolto non solo della voce tonante della ragione […] ma anche di quella più delicata del cuore, che sprona a “raccogliere le lacrime dei vinti e sofferenti” […] in Remo Bodei, Dominio e sottomissione. Schiavi, animali, macchine, intelligenza artificiale, il Mulino, Bologna, 2019, pag. 19.
  2. I. Lenin, L’imperialismo, Editori Riuniti, Roma, 1974, pag.128; si legga anche Gyorgy Lukacs, Lenin. Teoria e prassi nella personalità di un rivoluzionario, Einaudi, Torino, 1970, pp.47-72; sulla attualità dei cinque principali punti avanzati da V.I. Lenin nel definire l’imperialismo si rimanda a Gianfranco La Grassa, L’imperialismo. Teoria ed epoca di crisi, Editrice CRT, Pistoia, 2003, pp. 26-34.
  3. Gli articoli di V.I. Lenin, Il risveglio dell’Asia e Meglio meno, ma meglio sono apparsi sulla Pravda e sono stati raccolti rispettivamente in V.I. Lenin, Opere complete, volume 19, Editori Riuniti, Roma, 1967, pp. 68-69 e in V.I. Lenin, Opere complete, volume 33, Editori Riuniti, Roma, 1967, pp. 445-459. I citati due articoli sono stati pubblicati nel libro curato da Enzo Santarelli, Il risveglio dell’Asia, Editori Riuniti, Roma, 1970. Gli stralci dei suddetti articoli fanno riferimento a quelli presenti nel libro di Enzo Santarelli.
  4. I. Lenin, Il risveglio dell’Asia in Enzo Santarelli, a cura di, op. cit., pp.73-74.
  5. I. Lenin, Meglio meno, ma meglio in Enzo Santarelli, a cura di, op.cit., pp.175-178.
  6. Remo Bodei, Dominio e sottomissione. Schiavi, animali, macchine, Intelligenza Artificiale, il Mulino, Bologna, 2019, pp.22-23.
  7. Sulle transizioni egemoniche delle potenze mondiali si rimanda ai lavori di Giovanni Arrighi, Gianfranco La Grassa, Costanzo Preve e David Harvey.
  8. Massimo Bontempelli, Il respiro del Novecento. Percorso di storia del XX secolo, Volume I (1914-1945), Editrice CRT, Pistoia, 2002, pag.56.
  9. Si veda l’intervento di Luciano Canfora al convegno organizzato dalla Fondazione Lelio e Lisli Basso su “Lenin, a cento anni dalla morte” pubblicato su ilcomunista23.blogspot.com, del 9/4/2024; Domenico Moro, A cento anni dalla morte, perchè Lenin è ancora attuale, www.comedonchisciotte.org, 12/5/2024; Salvatore A. Bravo, L’inquietudine di Lenin. L’attualità del suo pensiero a cento anni dalla sua morte, www.sinistrainrete.info, 19/4/2024.
  10. […] In base alla dottrina della Grande Area (che fu elaborata durante la seconda guerra mondiale e comprendeva l’emisfero occidentale, l’Estremo Oriente e l’ex impero britannico con le sue risorse energetiche mediorientali) l’intervento militare è legittimato ad libitum. Lo mise in chiaro anche l’amministrazione Clinton, la quale proclamò che gli Stati Uniti avevano il diritto di usare la forza militare per assicurare “l’accesso illimitato ai mercati, alle forniture energetiche e alle risorse strategiche”, e che avrebbero dispiegato “in posizioni avanzate” corposi contingenti militari in Europa e in Asia “al fine di plasmare l’opinione popolare a nostro favore” e “dare corpo agli eventi che servono al nostro sostentamento e alla nostra sicurezza” in Noam Chomsky, Chi sono i padroni del mondo, Ponte alle Grazie, Milano, 2016, pp.59-60.
  11. Piero Bevilacqua, Gli USA e il “metodo Giacarta”: il massacro delle popolazioni come politica estera, sinistrainrete.info ,28/4/2024.
  12. Jacopo Brogi, Alessandro Fanetti e Konrad Nobile, a cura di, con la collaborazione di Fabio Bonciani, intervista a Pepe Escobar su Raisi aveva costruito un esercito fortissimo, gli americani non se lo aspettavano, comedonchisciotte.org , 22/5/2024.
  13. La citazione di Alain Badiou è tratta da Alain de Benoist, L’impero del “bene”. Riflessioni sull’America d’oggi, Edizioni Settimo Sigillo, Roma, 2004, pag. 107.
  14. Manlio Dinucci, Il tramonto rosso sangue dell’Occidente, voltairenet.org, 19/5/2024; Pepe Escobar, Russia e Cina ne hanno abbastanza, www.comedonchisciotte.org , 26/5/2024; Mike Whitney, Attacco ucraino a un elemento chiave della difesa nucleare russa, www.sinistrainrete.info 31/5/2024; Pepe Escobar, L’Occidente è deciso a trascinare la Russia in uno scontro aperto, www.comedonchisciotte.org, 31/5/2024.
  15. Franco Cardini, Introduzione in Guy Mettan, Mille anni di diffidenza, Sandro Teti Editore, Roma, 2016, pag.17; per il Behemonth schmittiano si rimanda a Carl Schmitt, Terra e mare, Adelphi Edizioni, Milano, 2002; si legga anche Salvo Ardizzone, Medio Oriente: geopolitica di un conflitto, www.ariannaeditrice.it, 14/5/2024.
  16. Maria Turchetto, Leggere non è semplice, aperure-rivista.it, 1999.
  17. Orietta Moscatelli, a cura di, Occidente addio. La Russia ha scelto Pechino, conversazione con Sergej Karaganov, in Limes11/2018, pag. 277.
  18. Pepe Escobar, Sergey Glazyev: “la strada verso il multipolarismo finanziario sarà lunga e irta di ostacoli”, comedonchisciotte.com, del 15/3/2023. Per un approfondimento su questi temi si rimanda a Pepe Escobar, Lo zar russo della geoeconomia Sergey Glazyev introduce il nuovo sistema finanziario globale, www.comedonchisciotte.com, del 22/4/2022 e a Sergev Glazvev, L’ultima guerra mondiale, Knizhny Mir, Mosca, 2016, (traduzione russo-inglese).
  19. Pier Giorgio Ardeni-Francesco Sylos Labini, Mondo senza pace la responsabilità delle grandi potenze e la necessita di un nuovo equilibrio-economico, left.it, 30/3/2023, pp.7-9.
  20. Redazione, La storia militare degli Stati Uniti sembra un gioco ma non lo è, infodata.ilsole24ore.com, 20/2/2020; Giovanni Viansino, Impero romano, impero americano. Ideologie e prassi, Edizioni Punto Rosso, Milano, 2005.
  21. Daniele Ganser, Le guerre illegali della Nato, Fazi editore, Roma, 2022, pp. 22-23.
  22. Sulla robustezza dell’economia russa e sul PIL come indicatore insufficiente per misurare la forza di un Paese con grandi risorse di materie prime come la Russia si rimanda a Pier Giorgio Ardeni e Francesco Sylos Labini, Mondo senza pace, op.cit.
  23. Karin Kneissl, La Russia e la rotta artica: le frontiere commerciali si spostano sempre più ad Est, comedonchisciotte.org, 16/1/2023.

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America Latina: Dalla lotta per l’indipendenza (1808) alla Grande Guerra (1914), di Vladislav B. Sotirovic

America Latina: Dalla lotta per l’indipendenza (1808) alla Grande Guerra (1914)

Dal punto di vista politico, il XIX secolo in America Latina è iniziato nel 1808, quando è iniziata l’emancipazione dei popoli subordinati contro il dominio straniero (spagnolo e portoghese) (terminata nel 1826) ed è terminato con l’inizio della Grande Guerra in Europa nel 1914. La lotta per l’indipendenza fu estremamente accelerata dall’assoggettamento politico-militare della penisola iberica da parte della Francia, quando sia la Spagna che il Portogallo persero i collegamenti diretti con le loro colonie d’oltremare. Questa nuova situazione geopolitica favorì il nazionalismo patriottico interno all’America Latina, che chiedeva indipendenza politica, sovranità amministrativa e autoamministrazione economica al posto della subordinazione e dello sfruttamento da parte delle madrepatrie coloniali con capitali a Madrid e Lisbona.

Questi requisiti politici, amministrativi ed economici furono soddisfatti dalla corte reale portoghese che li accettò e di conseguenza condusse la più grande colonia portoghese – il Brasile – verso la creazione di una nazione politica come Stato indipendente (Regno nel 1815, Impero nel 1822 e Repubblica nel 1889) in modo pacifico ma con un minimo di cambiamenti sociali. Questa caratteristica era comune a quasi tutte le ex colonie iberiche in America Latina (Mezo/America centrale e meridionale): l’indipendenza politica non cambiò il quadro sociale e le relazioni all’interno della società dal Messico a Capo Horn.

A differenza del Portogallo, la Spagna, invece, adottò fin dall’inizio dei movimenti di liberazione latinoamericani la politica dello scontro militare con i nazionalisti per eliminare tutte le richieste politiche, amministrative ed economiche delle sue colonie latinoamericane, di fatto, in modo brutale. Tale politica, tuttavia, provocò direttamente le rivoluzioni per l’indipendenza sia in America Centrale che in Sud America. Di conseguenza, nelle colonie spagnole sudamericane si verificarono due movimenti rivoluzionari per l’indipendenza contro l’amministrazione di Madrid: 1) la rivoluzione meridionale che da Buenos Aires si dirigeva verso il Perù passando per il Cile e guidata dall’esercito argentino di San Martín e dai cileni di Bernardo O’Higgins (battaglia di Maipu in Cile nel 1818) che attaccarono Lima, la capitale del Perù; e 2) la rivoluzione settentrionale che, più seriamente ostacolata dall’esercito spagnolo, era guidata dai venezuelani Simon Bolívar e Antonio José de Sucre (battaglia di Boyacá nel 1819 a Nuova Granada/Nord della Colombia) e tornava in Venezuela. Tuttavia, entrambi i movimenti si incontrarono in Perù, all’epoca la fortezza del dominio coloniale spagnolo in America.

In America centrale, la rivoluzione d’indipendenza messicana fu di natura propria: iniziata come una rivolta sociale, si trasformò poi in una prolungata controrivoluzione e, infine, si concluse con il successo della presa di potere da parte del comandante militare conservatore Iturbide, che divenne imperatore Agustín I.

Le guerre d’indipendenza in America Latina (1808-1826) portarono all’indipendenza delle ex colonie, ma questa indipendenza fu essenzialmente solo di natura politica, trasferendo di fatto l’autorità politico-amministrativa dal potere coloniale ai proprietari terrieri nazionali, con un minimo cambiamento sociale ed economico all’interno della società, che rimase così com’era durante il periodo coloniale. Ciononostante, le guerre d’indipendenza in tutto il continente si sono concluse con grandi perdite di vite umane e di proprietà. Inoltre, il terrore rivoluzionario e controrivoluzionario, seguito dall’insicurezza, ha portato a una lotta tra i proprietari del capitale e la forza lavoro che ha reso molto difficile il ripristino dell’economia prebellica.

Subito dopo le guerre di liberazione iniziò una violenta lotta tra il centro politico e le regioni circostanti, le idee di libero commercio e protezione, gli agrari, i proprietari di miniere e gli industriali, i sostenitori delle importazioni a basso costo contro i sostenitori della produzione e dell’esportazione nazionale. Ad esempio, la violenta lotta tra liberali e conservatori è durata in Colombia per più di un secolo. Infine, il vuoto commerciale lasciato in America Latina dall’amministrazione coloniale spagnola fu presto coperto dai mercanti occidentali (britannici, statunitensi e francesi) nell’ambito della tendenza generale all’importazione a basso costo e all’esportazione primaria. Tutte le nuove nazioni latinoamericane erano economie di esportazione fondate sullo sfruttamento di terre e manodopera a basso costo per la produzione di materie prime destinate alle industrie occidentali e al mercato globale. Le industrie nazionali sono rimaste poco sviluppate, mentre le istituzioni economiche comuni erano la miniera, il ranch e la piantagione. Nel 1913, l’America Latina ha registrato i maggiori investimenti stranieri da parte del Regno Unito (oltre il 50% del totale), seguito da Stati Uniti, Francia e Germania.

A partire dagli anni Ottanta del XIX secolo, si verificò una massiccia immigrazione di capitali e manodopera stranieri che favorì la crescita economica. Ad esempio, sia in Brasile che in Argentina, gli italiani erano in cima al numero di immigrati, seguiti dai portoghesi in Brasile e dagli spagnoli in Argentina.

Purtroppo, lo sviluppo economico nazionale dell’America Latina, subito dopo l’ottenimento dell’indipendenza politica, fu impossibile a causa della vecchia struttura sociale conservata delle nuove unità politiche, in quanto la popolazione impoverita dei villaggi non forniva un sostegno sostanziale all’industria locale nelle città. In sostanza, il vecchio sistema di produzione coloniale dell’Europa occidentale (spagnolo, portoghese, francese, olandese e britannico) e le relazioni sociali su di esso fondate rimasero inalterati. In pratica, ciò significava che due strati sociali esistenti erano nettamente divisi: 1) minoranza privilegiata (di sfruttamento) che monopolizzava sia le cariche civili sia la terra per la produzione, seguita da 2) contadini e lavoratori industriali che sopravvivevano a stento.

Dal punto di vista economico, nel XIX secolo emerse un nuovo potere socio-economico: l’hacienda, la grande proprietà terriera (molto più grande di un ranch) che utilizzava molta più terra rispetto al capitale investito, sopravvivendo grazie a una manodopera a basso costo di entrambe le nature: servile e stagionale. Da un lato, la schiavitù e il commercio degli schiavi furono presto aboliti in tutti gli Stati indipendenti dell’America Latina spagnola appena proclamati (entro gli anni Cinquanta del XIX secolo). Nel Brasile lusofono, invece, la schiavitù durò fino al 1888. Tuttavia, come nel periodo precoloniale, i negri (neri africani), i mulatti (neri bianchi) e i mestizos (indiani bianchi) erano lasciati in fondo alla struttura sociale. Di fatto, tutti questi tre gruppi socio-economici divennero peones (nell’Europa del Medioevo – servi della gleba) – contadini che ricevevano una piccola porzione di terra all’interno del territorio di una hacienda in cambio di un duro lavoro sulla terra. Dopo le guerre d’indipendenza, il nuovo establishment politico-amministrativo in America Latina tendeva a ridurre come era impossibile, almeno per legge, la discriminazione razziale basata su fondamenti sociali, economici e ideologici che in pratica non funzionavano correttamente. Il nuovo establishment politico intendeva integrare gli indiani nativi nelle nazioni di nuova costituzione (basate sulla divisione coloniale dell’Europa occidentale) costringendoli, di fatto, a partecipare alla produzione economica post-coloniale. In pratica, tale politica presumeva di dividere le terre comuni tra i singoli proprietari (riforma agraria) che, in teoria, doveva andare a beneficio degli indiani nativi. Tuttavia, nella pratica è apparso evidente che tale riforma agraria non faceva altro che rafforzare i vicini indiani bianchi.

Come in molti altri casi simili, per quanto riguarda l’America Latina, le guerre d’indipendenza crearono leader locali (caudillo) che introdussero una struttura politico-militare al di sopra delle istituzioni civili. Tuttavia, il caudillo all’inizio era solo un leader militare, ma ben presto occupò altri ruoli sociali e politici diventando, di fatto, un dittatore nazionale, che rappresentava gli interessi economici e nazionali. Divenne anche un distributore di patrocinio (cariche e terre), essendo al vertice di una struttura clientelare. Fino alla prima guerra mondiale, l’America Latina ha attraversato un periodo di brutale politica di caudillismo, quando, ad esempio, Santa Anna in Messico, Rosas in Argentina, Páez in Venezuela, ecc. hanno governato i loro Stati come un possedimento privato (hacienda estesa) come i governanti medievali in Europa.

Tuttavia, la pratica del caudillismo è stata in alcuni casi soggetta a contestazioni costituzionali. Il numero di presidenti in molte nuove nazioni latinoamericane veniva cambiato frequentemente, come nel caso, ad esempio, del Messico, che ebbe 30 presidenti durante la prima metà del secolo della sua indipendenza. Un presidente messicano, Benito Juárez, combatteva le forze degli strati sociali privilegiati uniti agli imperialisti francesi, che per un breve periodo riuscirono a installare sul trono il loro fantoccio, l’imperatore Massimiliano I. Nel 1867 Benito Juárez subordinò sia la Chiesa cattolica romana che le forze armate messicane al livello di Stato laico. Tuttavia, i liberali messicani, che avevano garantito al loro Paese un più alto livello di libertà politica, allo stesso tempo non furono in grado di garantire prosperità economica e standard di vita più elevati ai cittadini. Nell’arco di un decennio, i liberali lasciarono il posto al lungo regime politico autoritario di Porfirio Díaz. La sua presidenza registrò enormi progressi economici ma, tuttavia, rese il Paese dipendente dagli investimenti di capitale straniero e lasciò la maggior parte dei cittadini in una terribile povertà. Tale situazione economica provocò nel 1910 la seconda rivoluzione messicana.

In sostanza, in tutto il territorio dell’America Latina, la crescita economica contribuì direttamente a minare i regimi politici che la promuovevano. L’inclusione dell’America Latina nel mercato globale intorno al 1900 fu dovuta a due motivi: 1) un enorme investimento nell’agricoltura e nelle miniere da parte dei Paesi dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti e 2) una massiccia emigrazione dall’Europa occidentale (soprattutto da Italia, Spagna e Portogallo). In Argentina si verificò la “rivoluzione della pampa”, che rese il Paese un produttore globale di carne e cereali. Alcuni altri Paesi latinoamericani, come Messico, Brasile e Cile, riuscirono a modernizzare e commercializzare la produzione economica. Allo stesso tempo, hanno accelerato l’esportazione di cibo e materie prime grazie alle ferrovie e ai porti.

Tuttavia, a causa di una dipendenza economica squilibrata, si verificarono troppi rischi e fallimenti. Ad esempio, la famosa miniera d’argento (e città) di Potosí durante lo sfruttamento coloniale spagnolo, nel XIX secolo si ridusse a una semplice città sulle Ande. Dal 1880 al 1919 si verificò un boom della produzione di nitrato, grazie alle conquiste territoriali cilene sul Perù (provincia di Tarapaca) e sulla Bolivia (provincia di Antofagasta) nella Guerra del Pacifico dal 1879 al 1883. Tuttavia, dopo la prima guerra mondiale, l’industria cilena dei nitrati subì un declino a causa delle sovvenzioni sintetiche. Nel 1914 fu scoperto il petrolio in Venezuela, che nel periodo tra le due guerre (1918-1939) produsse differenze estreme tra ricchi e poveri. Le città di Iquitos, in Perù, e di Manaus, in Brasile, per un breve periodo si imposero alla ribalta mondiale grazie alla produzione di caucciù.

Tutti questi eventi economici promossero un cambiamento sociale e di vita nella società, con un impatto diretto sul rapido processo di urbanizzazione seguito dall’emergere di nuovi gruppi sociali la cui vita quotidiana dipendeva strettamente dalla tecnologia contemporanea (per quanto riguarda la produzione) e dal commercio (essenzialmente in termini globali). Si trattava, infatti, di una classe media latinoamericana (urbana) che emergeva non appartenendo né ai proprietari terrieri né ai contadini.

Per quanto riguarda gli sviluppi politici in America Latina nel XIX secolo, i popoli del continente hanno combattuto non solo per la loro liberazione nazionale contro le autorità coloniali spagnole e portoghesi, ma anche l’uno contro l’altro per ottenere guadagni territoriali. Solo il Brasile ha rappresentato un’eccezione: la frammentazione non ha seguito rapidamente l’emancipazione/indipendenza, che in America Latina ha portato infine ai venti Stati indipendenti (unità politiche). Le dispute sui confini sono state occasionalmente all’ordine del giorno, causando alcune guerre importanti tra le repubbliche latinoamericane. È il caso, ad esempio, della guerra tra Messico e Stati Uniti dal 1846 al 1848, che portò alla secessione del Texas, che costò al Messico la California e, complessivamente, il 40% del territorio dello Stato messicano originario. La guerra del Paraguay del 1864-1870, in cui tre Stati affacciati sull’Atlantico (Brasile, Uruguay e Argentina) sconfissero e rovinarono il Paraguay – un Paese in cui gli indiani nativi riuscirono a preservare la loro identità etnoculturale. A questa guerra seguì la Guerra del Pacifico del 1879-1883, quando Cile, Perù e Bolivia si unirono alla battaglia per il controllo dell’importante deserto di Atacama, ricco di giacimenti di nitriti. Infine, nel 1883, la vittoria militare cilena su Perù e Bolivia, seguita dall’acquisizione di terre da parte di entrambi, fece del Cile la principale potenza del Pacifico. Poiché i ricchi giacimenti naturali di nitriti furono annessi in entrambe le guerre del nord, il Cile visse i cinque decenni successivi con un vero e proprio boom economico.

Dr. Vladislav B. Sotirovic
Ex professore universitario
Ricercatore presso il Centro di Studi Geostrategici
Belgrado, Serbia
www.geostrategy.rs
sotirovic1967@gmail.com © Vladislav B. Sotirovic 2024
Disclaimer personale: l’autore scrive per questa pubblicazione a titolo privato e non rappresenta nessuno o nessuna organizzazione, se non le sue opinioni personali. Nulla di quanto scritto dall’autore deve essere confuso con le opinioni editoriali o le posizioni ufficiali di altri media o istituzioni.

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L’Ucraina sta facendo la furba o ha attaccato i sistemi di allarme rapido della Russia con l’approvazione americana?_ di ANDREW KORYBKO

L’Ucraina sta facendo la furba o ha attaccato i sistemi di allarme rapido della Russia con l’approvazione americana?

La risposta della Russia a questa domanda determinerà la sua risposta a qualsiasi intervento convenzionale della NATO in Ucraina.

Le relazioni tra Russia e Stati Uniti si sono ulteriormente deteriorate alla fine di maggio a seguito di tre sviluppi. In primo luogo, gli Stati Uniti hanno dato il via alle danze consentendo più apertamente all Ucraina di utilizzare le proprie armi per colpire obiettivi all’interno della Russia, poi la Polonia ha dichiarato che gli Stati Uniti colpiranno tutte le forze russe nella zonaspeciale dell’operazione se Mosca utilizzerà le armi nucleari e, infine, il Presidente Putin ha segnalato che si aspetta un’escalation del conflitto da partedella NATO entro l’estate. Tutto questo è già abbastanza grave, ma è reso ancora peggiore da ciò che l’Ucraina ha appena fatto.

Russia confirmed that Ukraine hit at least one of its early nuclear warning systems, while Kiev claims to have targeted a second one deeper inside its opponent’s hinterland that hasn’t (yet?) been confirmed. These structures detect incoming intercontinental ballistic missiles of the sort that could be launched by the US in the scenario of a first strike, thus enabling Russia to prepare for an inevitable second strike. They have nothing to do with the Ukrainian Conflict and everything to do with strategic stability.

Both reportedly remain operable, but this nevertheless represents an unprecedented development since never before has any country ever targeted another’s such systems, which could partially blind them to a first strike in the worst-case scenario and thus give the attacking party a huge edge in that event. The further deterioration of Russian-US relations that occurred independently of this development raised tensions to their highest level since the Cuban Missile Crisis so this couldn’t have come at a worse time.

The most important question in the world right now is whether Ukraine is going rogue, perhaps to provoke a crisis like the aforesaid one in the expectation that it could force Russia to withdraw from at least some of the territory that Kiev claims as its own, or if this was done with American approval. The Washington Post’s report about how US officials are concerned about what Ukraine just did lends credence to the first view, but that might just be disinformation for plausible deniability purposes.

At the same time, however, it’s worth remembering how Ukraine defied the US’ public demands not to target Russian oil refineries. The Biden Administration doesn’t want that commodity’s price to spike ahead of the November elections, yet Zelensky still ordered his forces to hit refineries anyhow. That also came amidst the Congressional deadlock over more Ukraine aid that was resolved shortly after those strikes became problematic. It therefore wouldn’t be unprecedented for Ukraine to go rogue yet again.

On top of that, the Financial Times reported that “some Ukrainian officials say (ties with the US) have hit their lowest ebb” due to the abovementioned restrictions on targeting Russian oil refineries and Zelensky’s “paranoia” (as one of their alleged Ukrainian insiders described it) of the US’ intentions. He’s also offended that Biden won’t participate in the upcoming Swiss “peace talks” after snubbing them for a fundraiser, which reportedly prompted him to send a memo ordering officials to criticize the US leader.

Nevertheless, the best approach would arguably be for Russia to assume that America at the very least tacitly approved Ukraine’s strikes on its early warning system(s) since this train of thought aligns with the escalatory trend of the past week. After all, if NATO as a whole or at least a “coalition of the willing” from that bloc commence a conventional intervention in Ukraine, then it could prompt Russia to use tactical nukes in self-defense to stop this invasion force if it crosses the Dnieper and threatens its new regions.

In that event, the US might either conventionally strike all of Russia’s forces in the special operation zone like Poland claimed that it would do, or just cut to the chase by launching a first nuclear strike that could be facilitated by its Ukrainian proxy carrying out more attacks against its early warning systems. There’s also the chance that more such attacks could simply precede a first nuclear strike by the US before any conventional NATO intervention if decisionmakers conclude that an exchange would then be inevitable.

Non si può quindi escludere che l’Ucraina stesse sondando la sicurezza dei sistemi di allerta precoce della Russia su ordine del suo patrono americano, in preparazione di quello scenario peggiore, da cui la saggezza del consiglio di Dmitry Suslov al suo Paese di effettuare un test nucleare “dimostrativo”. Questo influente esperto del Consiglio russo per la politica estera e di difesa ha fatto tradurre e ripubblicare la sua proposta politica da RT , che l’ha portata all’attenzione mondiale con l’intento di segnalare agli Stati Uniti.

I lettori ricorderanno che RT ha pubblicato lo scorso giugno la proposta del collega di Suslov, Sergey Karaganov, che spiegava perché la Russia avrebbe dovuto bombardare l’Europa per scoraggiare gli Stati Uniti in Ucraina. Quest’ultima proposta è molto più pratica e non comporta il rischio di scatenare la Terza Guerra Mondiale, inoltre potrebbe rappresentare un finale appropriato per le esercitazioni con armi nucleari tattiche che la Russia ha appena effettuato. Queste ultime sono state ordinate per dissuadere gli Stati Uniti, ma viste le continue escalation, potrebbe essere necessario un segnale più forte.

La risposta della Russia alla domanda se l’Ucraina sia stata disonesta nell’attaccare i suoi sistemi di allerta precoce o se ciò sia stato fatto su ordine dell’America determinerà la sua risposta a qualsiasi intervento convenzionale della NATO in Ucraina. La prima ipotesi potrebbe vedere la Russia aspettare che una forza su larga scala attraversi il Dnieper per usare le armi nucleari tattiche, mentre la seconda potrebbe spingerla a lanciare un primo attacco nucleare contro gli Stati Uniti prima dell’inizio dell’intervento, in modo da prevenire il primo attacco nucleare che la Russia potrebbe credere che gli Stati Uniti stiano pianificando.

Ci sono ragioni per dubitare della veridicità di questo avviso e per considerare se questo incidente abbia abilmente favorito gli interessi strategici della Russia.

L’agenzia di stampa statale polacca (PAP) ha pubblicato venerdì brevemente che 200.000 polacchi, sia ex militari che semplici civili, saranno chiamati per la mobilitazione parziale il 1° luglio prima di essere inviati in Ucraina. È stato poi cancellato, ma la stessa storia è stata riprodotta venti minuti dopo prima che anche quella venisse rimossa. Il governo polacco ha negato che si stia prendendo in considerazione una mobilitazione e ha attribuito l’incidente agli hacker russi, creando così molta confusione su ciò che potrebbe realmente accadere dietro le quinte.

Dopo tutto, diversi giorni prima il ministro degli Esteri Sikorski aveva riaffermato la posizione del suo paese, che non escludeva intervenendo convenzionalmente in Ucraina, che è arrivato anche nel momento in cui Varsavia esprimeva sostegno all’Ucraina che utilizza armi occidentali per colpire obiettivi all’interno della Russia. Queste due posizioni fanno seguito anche alle voci secondo cui si sta valutando l’abbattimento di missili russi sull’Ucraina occidentale. Oltre a ciò la Polonia ha accumulato le proprie riserve capacità dal 2022, rendendo così credibile la storia di PAP.

Allo stesso tempo, però, vi sono motivi per dubitare della veridicità di tale avviso di mobilitazione. Le forze armate polacche schierano già circa 200.000 soldati, che secondo il Times a febbraio comprendono 148.000 membri regolari attivi e una forza di difesa territoriale di 38.000 uomini. In teoria, un terzo delle sue truppe attive potrebbe essere sufficiente per essere dispiegato nell’Ucraina occidentale per liberare le forze di Kiev per andare al fronte, mentre il resto sorveglia i confini della Polonia con Kaliningrad e Bielorussia.

Non avrebbe senso che la Polonia inviasse truppe mobilitate in Ucraina, soprattutto quelle composte solo da civili comuni senza l’addestramento per usare le armi o svolgere compiti di polizia. Anche nello scenario di una forza d’invasione NATO su larga scala che attraversa il Dnepr, questa sarebbe probabilmente composta da soldati professionisti che potrebbero schierarsi rapidamente lì senza prima attirare l’attenzione che l’addestramento di 200.000 coscritti richiederebbe, inoltre potrebbe provocare la Terza Guerra Mondiale e rendere tutto il resto discutibile.

Il presidente Putin ha già fatto sapere che si aspetta che la Polonia intensifichi il suo coinvolgimento nella NATO-Russia guerra per procura in Ucraina , ma i mezzi menzionati in precedenza attraverso i quali ciò potrebbe avvenire – un intervento convenzionale e/o l’abbattimento di missili russi sull’Ucraina occidentale – sono già in atto. Il nuovo piano della Polonia prevede l’addestramento di un numero imprecisato di ucraini in età di leva che si trovano già sul suo territorio invece che con la forza deportarli è anche più pragmatico che mandare a combattere polacchi non addestrati.

Per questi motivi, l’avviso di mobilitazione polacco pubblicato brevemente probabilmente non è stato un annuncio di servizio pubblico prematuro, ma un’abile operazione sotto falsa bandiera da parte della Russia, resa ancora più credibile dalle politiche e dalle dichiarazioni della Polonia fino a quel momento. L’intento era probabilmente quello di indurre l’opinione pubblica a ricordare alla coalizione liberal-globalista al potere quanto sarebbe impopolare un intervento convenzionale di qualsiasi tipo, dopo che un sondaggio credibile di inizio marzo ha mostrato che meno del 10% lo sostiene.

Un’altra conseguenza, pianificata o involontaria, è che le autorità polacche sfrutteranno questo sviluppo per giustificare ulteriormente la loro nuova “ commissione per l’influenza russa ”. Sikorski in precedenza aveva tentato di giustificare ciò con il falso pretesto di insinuare che chiunque non sia d’accordo con la controversa agenda socio-politica della sua coalizione di governo potrebbe essere sotto l’influenza russa, in particolare l’opposizione nazionalista-conservatrice. Ora, però, può indicare un esempio tangibile di quella che sembra essere una “ingerenza russa”.

Anche se in superficie ciò potrebbe sembrare contrario agli interessi della Russia, in realtà potrebbe finire per promuovere i suoi interessi strategici se le autorità esacerbassero le tensioni preesistenti all’interno del paese traendone il massimo vantaggio per perseguitare l’opposizione. In questo scenario, i nazionalisti conservatori potrebbero diventare abbastanza disperati da formare un nuovo movimento di Solidarnosc, che potrebbe assumere la forma di proteste a livello nazionale che paralizzerebbero la capacità delle forze armate di intervenire in Ucraina se la decisione venisse presa.

Nessun intervento convenzionale della NATO su larga scala in Ucraina è possibile senza la partecipazione della Polonia, che ragionevolmente coinvolgerebbe i suoi soldati professionisti invece di coscritti non addestrati, ma ciò aumenterebbe il rischio di una Terza Guerra Mondiale per un errore di calcolo. È nell’interesse della comunità internazionale che ciò non accada, quindi si può dire che la Russia ha fatto un favore a tutti se è stata davvero responsabile dell’avviso di mobilitazione polacco pubblicato brevemente venerdì per gli scopi ipotizzati in questo articolo.

L’intento strategico è quello di annunciare un gioco di potere americano nell’Artico.

Il servizio di intelligence straniero della Russia ha riferito giovedì che gli Stati Uniti si stanno preparando a scatenare una campagna di propaganda anti-russa nei nuovi membri della NATO, Finlandia e Svezia, allarmista sulla presunta minaccia che il loro paese rappresenta per gli interessi di questi due. In realtà, tuttavia, servirà a promuovere gli interessi dell’America a spese della Russia. Oltre a creare un ambiente in stile McCarthy come prevede Mosca, ecco gli altri cinque obiettivi che questo imminente assalto di informazioni perseguirà:

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1. Giustificare l’adesione di Finlandia e Svezia alla NATO

Finlandia e Svezia hanno sfruttato lo speciale della Russia l’operazione come pretesto per trasformare la loro adesione, fino ad allora informale, alla NATO in una realtà reale, nonostante la Russia non costituisca una minaccia per loro. Al fine di garantire che le loro popolazioni rimangano politicamente russofobe, è imperativo per gli Stati Uniti pubblicizzare ulteriori presunte minacce alla loro sicurezza, magari sulla falsariga della fantomatica caccia ai sottomarini russi dell’ultimo decennio . Senza l’immagine della minaccia russa nelle loro menti, l’opinione pubblica potrebbe inasprirsi riguardo all’adesione alla NATO.

2. Aumentare le spedizioni di armi di questi due verso l’Ucraina

L’obiettivo più immediato è che questi due esauriscano le loro scorte e poi continuino a inviare tutto ciò che producono i loro complessi militari-industriali fino alla fine del conflitto. Ciò verrebbe fatto a scapito del soddisfacimento dei loro bisogni minimi di sicurezza nazionale, ma se il loro popolo viene indotto in errore a pensare che la massima vittoria dell’Ucraina sia necessaria per “scoraggiare la Russia” dopo essere caduta in una campagna di propaganda imminente, allora la resistenza pubblica a questa mossa molto rischiosa potrebbe essere minima.

3. Accelerare la militarizzazione dell’isola svedese di Gotland

L’agenzia di intelligence straniera russa ha citato nel suo rapporto l’ipotesi del capo dell’esercito svedese secondo cui il suo paese ha messo gli occhi sull’isola di Gotland per suggerire un altro degli obiettivi dietro questo imminente assalto di informazioni. La NATO vuole accelerare la sua militarizzazione per trasformarla nel proprio bastione baltico, che amplierà il controllo del blocco sul suo territorio aereo, marittimo e sottomarino. Non c’è modo più rapido per raggiungere questo obiettivo che affermare che è necessario per contrastare nuove presunte minacce russe.

4. Completa la porzione artica della nuova cortina di ferro

La settimana scorsa è stato valutato che “ si sta costruendo una nuova cortina di ferro dall’Artico all’Europa centrale ”, la prima parte comprendente il confine russo-finlandese che rientra nell’ambito della prossima campagna di propaganda degli Stati Uniti. Al fine di accelerare la costruzione e l’imminente espansione delle “fortificazioni temporanee di confine” della Finlandia, gli attraversamenti di basso livello di immigrati clandestini potrebbero essere pubblicizzati come la prima fase di una crisi su larga scala, che potrebbe anche spaventare la popolazione e spingerla ulteriormente a conformarsi.

5. Consolidare il controllo degli Stati Uniti su metà dell’Artico

Né la Finlandia né la Svezia hanno alcun territorio artico costiero, ma le loro posizioni settentrionali integrano quelle della vicina Norvegia, membro della NATO, consentendo così agli Stati Uniti di basare lì maggiori risorse di sorveglianza e offensive allo scopo di consolidare il proprio controllo su metà di questo oceano. La rotta del Mare del Nord tra entrambe le parti dell’Eurasia e le ricche risorse dell’Artico sotto i suoi fondali marini contesi predetermina che questo diventerà in futuro un fronte più acceso nella Nuova Guerra Fredda .

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Riflettendo sull’intuizione condivisa sopra, mentre gli osservatori casuali potrebbero pensare che le campagne di propaganda non sempre hanno un collegamento con la vita reale, il nocciolo della questione è che quello imminente da cui hanno messo in guardia i servizi segreti esteri della Russia preannuncia un gioco di potere americano in l’Artico. La tendenza più ampia è che la Nuova Guerra Fredda si sta espandendo in diversi teatri, il che significa che la competizione sistemica tra l’Occidente guidato dagli Stati Uniti e l’Intesa sino-russa diventerà la “nuova normalità”.

Si potrebbe fare affidamento sull’enorme riserva di rupie accumulata dalla Russia in India negli ultimi due anni per finanziare la costruzione di progetti di infrastrutture di connessione transnazionali per accelerare la piena incorporazione dell’Afghanistan nel corridoio di trasporto nord-sud.

La Russia è pronta a collaborare strategicamente con i talebani in vista dell’imminente rimozione della sua designazione di terrorista interno, cosa che a sua volta rivoluzionerà le relazioni bilaterali con l’Afghanistan. I lettori possono saperne di più su ogni aspetto complementare di questa politica qui e qui . Il presente articolo presuppone almeno una conoscenza superficiale di ciò che la Russia intende ottenere e perché, in particolare della sicurezza interconnessa e dei fattori economici dietro questi ultimi sviluppi.

In breve, la Russia prevede di rafforzare le capacità dei talebani in modo che possano poi contenere in modo più adeguato e, si spera, sconfiggere i terroristi dell’ISIS-K che si sono stabiliti in Afghanistan. Una volta stabilizzata la situazione della sicurezza, i progetti transnazionali di infrastrutture di collegamento dalla Russia all’Asia meridionale attraverso l’Afghanistan potranno finalmente iniziare a prendere forma. Questi includono un gasdotto , una via terrestre per l’esportazione di petrolio facilitata da un hub afghano pianificato e una ferrovia , gli ultimi due dei quali possono andare di pari passo.

Si prevede che questi obiettivi ambiziosi accelereranno i processi di multipolarità una volta completati attraverso la realizzazione della Ummah correlata alla Russia I concetti di Pivot e di Grande Partenariato Eurasiatico , gli ultimi due dei quali sono l’Afghanistan e il vicino Pakistan. L’espansione complessiva dei legami strategici con l’Afghanistan consentirà a sua volta l’espansione simmetrica di quelli con il Pakistan se Islamabad avrà la volontà politica, cosa che resta da vedere considerando l’ espansione dell’influenza statunitense lì.

Il modo in cui si evolvono le relazioni russo-pakistane potrebbe anche inavvertitamente alimentare i sospetti in India se si muovono troppo velocemente, alcuni dei cui esperti e politici temono che la Russia stia iniziando sempre più a cadere sotto l’influenza cinese, di cui i lettori possono saperne di più qui e qui . Le conseguenze tangibili dell’esacerbazione di questa percezione potrebbero interrompere bruscamente i processi di multipolarità se dassero potere alla fazione filo-americana dell’India nel caso in cui i nuovi legami problematici con gli Stati Uniti migliorassero.

Il modo più efficace per contrastare preventivamente questo scenario è che la Russia sia pioniera di un quartetto di sviluppo afghano formato da India, Iran e Uzbekistan, con l’obiettivo di incorporare pienamente il paese devastato dalla guerra nel corridoio di trasporto nord-sud (NSTC). Ciò si baserebbe sulla troika russo-indo-iraniana del novembre 2022 sull’Afghanistan nelle nuove condizioni in cui Mosca riconosce i talebani come leader ufficiali di quel paese e la Russia trasforma l’Uzbekistan in un hub logistico regionale .

La recente offerta del presidente Putin di aiutare l’Uzbekistan a raggiungere più mercati per far crescere la sua economia potrebbe assumere la forma di incorporarlo in questo quartetto proposto per ottimizzare la cooperazione multilaterale di tutte le parti lungo l’NSTC. Anche se appare inevitabile che un giorno l’Afghanistan faciliterà il commercio russo-pakistano, anche se ci vorrà ancora del tempo perché Islamabad risolva i suoi problemi con Kabul e stringa patti associati con Mosca, ciò potrebbe rassicurare l’India che la sua influenza non andrà persa. in quell’evento.

L’India teme che un miglioramento, mediato dalla Russia, dei legami talebani-pakistani, incentivato dai progetti di connettività menzionati in precedenza, possa portare a un’ondata di influenza regionale cinese sull’espansione settentrionale del corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC) nell’Asia centrale attraverso l’Afghanistan. L’unico modo per calmare queste preoccupazioni è che l’India batta la Cina nell’inseguimento facendo sì che l’NSTC diventi il ​​fondamento della ricostruzione dell’Afghanistan e del futuro sviluppo economico prima che lo faccia il CPEC.

Considerando il modo in cui è organizzata la società afghana, le opportunità commerciali aperte dall’NSTC potrebbero portare alla creazione informale di reti clientelari locali che aiuterebbero l’India a mantenere la sua influenza nel paese in mezzo alla possibile ondata di influenza sino-pakistana guidata dal CPEC. in futuro. Anticipare la curva coltivando élite fedeli attraverso mezzi economici sostenibili contribuirebbe notevolmente a placare i timori dell’India che gli ultimi processi guidati dalla Russia siano a vantaggio della Cina.

L’ enorme riserva di rupie che la Russia ha accumulato in India negli ultimi due anni, in gran parte come risultato della loro cooperazione energetica senza precedenti, determinata da generosi sconti sul petrolio, che hanno fatto impennare il commercio bilaterale a un record di 65 miliardi di dollari lo scorso anno, potrebbe essere utilizzata anche per perseguire questo fine. Queste rupie potrebbero essere investite in coordinamento con l’India per aprire la strada a un corridoio commerciale uzbeko-afghano-iraniano che potrebbe incorporare il pianificato hub petrolifero di Herat per incrementare ulteriormente il commercio russo-indiano.

La razionalizzazione di questo ramo dell’NSTC potrebbe sbloccare innumerevoli opportunità redditizie per tutte le parti interessate, in particolare Russia e India, per non parlare dell’accelerazione del ritmo con cui le reti clientelari afghane suggerite potrebbero essere create per contrastare preventivamente l’influenza sino-pakistana in quel paese. Attraverso questi mezzi, l’India avrebbe meno probabilità di percepire il miglioramento dei legami russo-afghani ed eventualmente pakistani come un vantaggio per i suoi rapporti cinesi. rivale , screditando così la fazione filo-americana di quel paese.

La forza trainante per rimuovere la designazione terroristica dei talebani e invitarli al forum sugli investimenti del mese prossimo è il desiderio di compiere progressi tangibili nel raggiungimento di un accordo energetico strategico con il Pakistan, che completerebbe il suo perno di Ummah e il grande partenariato eurasiatico.

I talebani rimangono emarginati a livello internazionale a causa del loro rifiuto di attuare un governo veramente inclusivo dal punto di vista etnico-politico, in linea con le loro promesse precedenti e per il trattamento riservato alle donne. Sebbene non siano stati compiuti progressi tangibili su nessuna di queste due questioni molto delicate, gli interessi economici e di sicurezza hanno spinto le parti interessate regionali ad avviare relazioni di fatto con questo gruppo per ragioni pragmatiche. Tra tutti quelli che lo hanno fatto, la Russia è molto più avanti di tutti, come dimostrato da questi ultimi sviluppi:

* 16 maggio 2024: “ I talebani afgani non sono più nemici della Russia – diplomatico russo ”

* 17 maggio 2024: “ L’Afghanistan espanderà la gamma di beni esportati in Russia – il vice primo ministro Overchuk ”

* 24 maggio 2024: “ I talebani possono stabilizzare l’Afghanistan se lasciati a se stessi – direttore dell’FSB ”

* 27 maggio 2024: “ La Russia invita i talebani al Forum economico internazionale di San Pietroburgo – Ministero degli Esteri ”

* 27 maggio 2024: “ I ministeri russi propongono a Putin di rimuovere i talebani dalla lista dei terroristi – inviato ”

Come si può vedere, la precedente percezione di minaccia da parte della Russia nei confronti dei Talebani è scomparsa, e ora considera il gruppo come un fornitore di sicurezza regionale per quanto riguarda il contenimento dell’ISIS-K. Inoltre, la posizione dell’Afghanistan gli consente di facilitare il commercio russo con il Pakistan, sia commerciale che energetico. Questi interessi si sono combinati per ispirare la Russia ad abbracciare più apertamente questo gruppo, che precede il forum sugli investimenti del mese prossimo e il vertice BRICS di ottobre. Ecco alcuni briefing dettagliati di base:

* 27 settembre 2021: “ Confronto tra i contorni del perno della Ummah russa in Siria e Afghanistan ”

* 19 agosto 2022: ” I talebani immaginano che la Russia svolga un ruolo importante nella legge di bilanciamento geoeconomico del gruppo ”

* 6 marzo 2023: ” I cinque insegnamenti principali dell’ambasciatore russo nell’ultima intervista dell’Afghanistan ”

* 16 giugno 2023: “ L’uomo di punta russo afghano ha accennato alla possibilità di legami tecnico-militari con i talebani ”

* 19 maggio 2024: ” Analisi dell’importanza strategica dell’hub petrolifero afghano, secondo quanto riferito, pianificato dalla Russia ”

Fondamentalmente, la Russia vede l’Afghanistan come una parte indispensabile del suo più ampio riorientamento geostrategico verso i paesi a maggioranza musulmana, mentre i talebani credono che la Russia possa aiutare il loro paese a scongiurare preventivamente una dipendenza potenzialmente sproporzionata dalla Cina e soprattutto dal Pakistan. Hanno anche interessi economici condivisi rispetto alla facilitazione del commercio tra Russia-Asia centrale e Asia meridionale attraverso l’Afghanistan, da cui il paese di transito può trarre profitto di conseguenza per aiutare a ricostruire la propria economia.

Ovviamente c’è qualcosa di grosso in ballo tra loro, a giudicare dalla tempistica delle decisioni della Russia sulla rimozione dei talebani dalla lista dei terroristi, poco prima del Forum internazionale sugli investimenti di San Pietroburgo della prossima settimana. Con ogni probabilità, non solo la Russia si aspetta di compiere progressi sul suo hub petrolifero afghano, secondo quanto riferito, ma potrebbe anche esserci un aggiornamento sulla prevista consegna del gasdotto russo al Pakistan da parte del presidente Putin attraverso l’Afghanistan, di cui ha parlato solo una volta nel settembre 2022.

Ciò non significa che verrà raggiunto un accordo, dal momento che ciò implica che il Pakistan accetti finalmente di concludere i colloqui di lunga data su un piano energetico strategico , cosa che finora è stato riluttante a fare sotto la pressione americana a partire dall’aprile 2022 . colpo di stato . Ciononostante, anche un Memorandum d’Intesa tra la Russia e l’Afghanistan guidato dai talebani, ma a quel punto presumibilmente eliminato dai terroristi, su questa e/o su una ferrovia parallela sarebbe significativo poiché potrebbe aiutare a portare avanti i colloqui russo-pakistani.

Qui sta l’obiettivo più ampio portato avanti attraverso gli ultimi sviluppi nelle relazioni russo-afghane, vale a dire l’espansione globale delle relazioni russo-pakistane, che è considerata l’ultimo tassello dei concetti di Ummah Pivot della Russia e del Grande Partenariato Eurasiatico da completare. Quello stato dell’Asia meridionale di quasi un quarto di miliardo di abitanti è visto come un mercato promettente per le esportazioni commerciali ed energetiche russe, nonché come una porta via terra verso l’India con la quale la Russia ha legami strategici decennali .

Dal punto di vista del Cremlino, la coltivazione di successo delle relazioni russo-pakistane potrebbe consentire a Mosca di esercitare un’influenza positiva su Islamabad per risolvere politicamente il conflitto del Kashmir , molto probabilmente semplicemente formalizzando la linea di contatto come confine internazionale. Ciò potrebbe quindi sbloccare al massimo il potenziale geoeconomico dell’Eurasia creando un corridoio intercontinentale, ma tutto ciò è solo nella migliore delle ipotesi, il che è tutt’altro che garantito.

Ad esempio, il Pakistan potrebbe ancora rifiutarsi di cedere per quanto riguarda il raggiungimento di un accordo energetico strategico con la Russia a causa della pressione americana precedentemente menzionata, oppure potrebbe acconsentire ma rimanere comunque in serio contrasto con l’India. Un altro fattore è la reazione dell’India all’espansione globale delle relazioni russo-pakistane, soprattutto se ciò si traducesse in un invito da parte della Russia al Pakistan a partecipare al vertice “Outreach”/“BRICS-Plus” di ottobre, i cui potenziali rischi politici sono stati dettagliati qui .

In ogni caso, è chiaro che la forza trainante per rimuovere la designazione terroristica dei talebani e invitarli al forum sugli investimenti del mese prossimo è il desiderio di compiere progressi tangibili nel raggiungimento di un accordo energetico strategico con il Pakistan, che completerebbe il suo Ummah Pivot e il Grande Partenariato Eurasiatico. . Si spera che questi processi interconnessi procedano senza intoppi e non si svolgano in modi che rischino inavvertitamente di offendere l’India. È un compito difficile, ma i diplomatici russi sono più che qualificati per gestirlo.

Le ultime dinamiche strategico-militari suggeriscono che si stia seriamente prendendo in considerazione un intervento convenzionale della NATO.

Il presidente Putin ha condiviso molte informazioni sulla NATO-Russia guerra per procura in Ucraina durante la conferenza stampa tenuta durante il suo ultimo viaggio in Uzbekistan. Il primo punto rilevante che ha sottolineato è che Zelenskyj non è più considerato dalla Russia il leader legittimo dell’Ucraina dopo la scadenza del suo mandato. Secondo la “stima provvisoria” del presidente Putin su questa questione legale, il presidente della Rada Stefanchuk dovrebbe ora essere visto come il successore legale di Zelenskyj.

Il leader russo ha anche ipotizzato che l’unica ragione per cui l’attuale presidente resta al potere è che egli compia mosse scandalose come l’eventuale abbassamento dell’età di leva a 23 o addirittura 18 anni. Nelle sue parole: “Credo che dopo che questa e altre decisioni impopolari saranno prese, coloro che oggi agiscono come rappresentanti del governo esecutivo verrebbero sostituiti con persone che non sarebbero responsabili delle decisioni impopolari prese. Questi rappresentanti verranno semplicemente sostituiti in un attimo”.

Andando avanti, in risposta a una domanda sul suggerimento del capo della NATO Stoltenberg ai membri di consentire all’Ucraina di usare le proprie armi per colpire obiettivi all’interno della Russia come gli Stati Uniti hanno appena tacitamente approvato che Kiev faccia, ha ricordato a tutti che gli attacchi di precisione a lungo raggio richiedono dati di ricognizione spaziale. . Poiché l’Ucraina non dispone di queste capacità, tali attacchi possono essere effettuati solo con il sostegno della NATO, anche attraverso istruttori all’interno dell’Ucraina mascherati da mercenari per plausibili scopi di negazione.

Il presidente Putin ha consigliato all’Occidente di pensarci due volte e poi ha affrontato la nuova spinta della Russia nella regione ucraina di Kharkov , che, come ha confermato, era una risposta al bombardamento di Belgorod e mirava a ritagliare una “zona di sicurezza” esattamente come aveva precedentemente avvertito che avrebbe fatto. ordine se quegli attacchi non si fermassero. Riguardo a Belgorod, ha lamentato che i media occidentali non riportano gli attacchi dell’Ucraina nel paese, e ha lasciato intendere che la prevista “area di sicurezza” potrebbe espandersi per fermare attacchi a lungo raggio, se necessario.

Successivamente gli è stato chiesto se l’Ucraina avesse invitato “istruttori” francesi, al che ha risposto dicendo che le sue forze regolarmente “ascoltano inglese, francese o polacco alla radio” quando ascoltano i loro avversari, confermando così che i loro mercenari sono stati schierati lì per molto tempo. . Di questi tre, il presidente Putin ritiene che quelli polacchi siano i meno propensi ad andarsene, il che è un’allusione alle precedenti affermazioni dei funzionari russi secondo cui intendono annettere l’Ucraina occidentale o almeno incorporarla in una sfera di influenza.

Per quanto riguarda la sua visione della fine, ha riaffermato il suo impegno nei colloqui di pace e ha ricordato a tutti che è stata l’Ucraina a bloccare unilateralmente questo processo, non la Russia. Gli imminenti “colloqui di pace” di metà giugno in Svizzera sono progettati solo per “creare una parvenza di sostegno globale” alle richieste unilaterali dell’Occidente nei confronti della Russia, volte a infliggerle una sconfitta strategica. Basti dire che il presidente Putin ha promesso che ciò non avrà successo e ha concluso dicendo che sarà solo più doloroso per l’Ucraina.

Riflettendo sulle sue dichiarazioni, il leader russo ha segnalato di essere sinceramente interessato alla pace, ma si sta anche preparando ad un’escalation del conflitto poiché le ultime mosse della NATO suggeriscono che è ancora disinteressata al compromesso. Gli Stati Uniti stanno usando Zelenskyj come prestanome per attuare decisioni impopolari volte a perpetuare indefinitamente questo conflitto condannato, dopo di che probabilmente lo sostituiranno con qualcun altro una volta che l’opinione pubblica lo richiederà.

Anche in questo scenario, tuttavia, non è chiaro se un altro cambio di regime ucraino precederebbe la ripresa di autentici colloqui di pace che garantiscano gli interessi di sicurezza nazionale della Russia. Le parole del presidente Putin sulla Polonia sono arrivate nel momento in cui esprimeva sostegno all’uso di armi occidentali per colpire obiettivi all’interno della Russia, approvava l’abbattimento di missili sull’Ucraina occidentale e ribadiva la sua posizione secondo cui un intervento convenzionale in quel paese vicino non può essere escluso .

A quanto pare, la Polonia si sta infatti preparando a intervenire convenzionalmente in Ucraina se la Russia riuscisse a ottenere una svolta militare , il che potrebbe aumentare i rischi di una terza guerra mondiale per errori di calcolo a causa del pericoloso gioco del pollo nucleare degli Stati Uniti che sta giocando come spiegato qui . In sintesi, il dilemma della sicurezza NATO-Russia sta andando fuori controllo, e la Russia potrebbe utilizzare armi nucleari tattiche per autodifesa per fermare qualsiasi forza di invasione NATO su larga scala che attraversi minacciosamente il Dnepr verso le sue regioni appena unificate.

Qui sta l’importanza del fatto che il presidente Putin abbia accennato al fatto che il suo paese potrebbe espandere la sua “zona di sicurezza” per difendersi dall’uso da parte dell’Ucraina di sistemi di attacco precisi a lungo raggio contro obiettivi all’interno del suo territorio prima del 2014. Vuole che la NATO conosca l’estensione territoriale a cui potrebbero spingersi le forze russe nel caso in cui le linee del fronte crollassero, il che dipende essenzialmente da loro e dalla loro decisione di consentirle di utilizzare tali armi occidentali con il supporto della ricognizione spaziale del blocco.

Il messaggio che viene inviato è che la Russia non ha alcun interesse ad andare oltre quei limiti geografici che la stessa NATO è responsabile di stabilire con la decisione sopra menzionata, che ha lo scopo di impedire al blocco di reagire in modo eccessivo se i suoi avversari ottengono una svolta militare. Un intervento convenzionale guidato dalla Polonia e/o dalla Francia sarebbe già abbastanza pericoloso, ma il potenziale attraversamento del Dnepr da parte di quella forza d’invasione potrebbe innescare una risposta nucleare tattica da parte della Russia per autodifesa.

Le ultime dinamiche strategico-militari suggeriscono che un intervento convenzionale della NATO sia seriamente preso in considerazione, anche se solo parziale e che permanga a ovest del Dnepr. I segnali che provengono dalla NATO nel suo insieme e dalla Polonia in particolare mostrano che vogliono un’escalation per continuare a combattere la Russia fino all’ultimo ucraino, ma il presidente Putin ha appena controsegnalato che il suo paese è pronto a tutte le eventualità. Spetta quindi all’Occidente decidere se tutto sfocerà o meno in una Terza Guerra Mondiale.

Qualsiasi politico o attivista che sostenga i valori tradizionali, sia contro l’immigrazione clandestina e metta in discussione qualsiasi aspetto della guerra per procura della NATO contro la Russia attraverso l’Ucraina corre il rischio di essere diffamato e persino perseguitato.

Il ministro degli Esteri polacco Radek Sikorski ha cercato di giustificare con falsi pretesti la controversa “ commissione per l’influenza russa ” del suo paese in un’intervista con Gazeta Wyborcza . Ha deviato le critiche secondo cui sarebbe ipocrita da parte del primo ministro Donald Tusk rilanciare la commissione del suo predecessore, che Tusk all’epoca criticò come una caccia alle streghe contro l’opposizione, sostenendo in modo fuorviante che sono diversi. Secondo Sikorski, quello precedente poteva escludere i politici dalle cariche, quello attuale no.

La realtà è che la commissione governativa precedente aveva inizialmente tali poteri, ma poi sono stati revocati da un emendamento sotto la pressione occidentale , rendendo così le loro conclusioni nient’altro che una lettera scarlatta contro coloro che si supponeva fossero implicati come operanti sotto l’influenza russa. Inoltre, i risultati sono usciti dopo le elezioni parlamentari di ottobre, mentre gli ultimi risultati della commissione sono attesi prima delle elezioni presidenziali del prossimo maggio, che la coalizione parlamentare al potere vuole disperatamente vincere.

Sikorski ha anche aggiunto che la commissione del suo governo fornirà raccomandazioni su cosa dovrebbe fare la procura, quindi teoricamente è possibile che le persone possano essere incriminate, a differenza di quanto accaduto in precedenza. Nel caso in cui membri dell’opposizione nazionalista-conservatrice fossero implicati nel rapporto, per non parlare del fatto che fossero accusati di qualche tipo di crimine, ciò potrebbe rimodellare la percezione degli elettori del loro partito in vista delle prossime elezioni e quindi forse aiutare la coalizione di governo guadagna un vantaggio.

Andando avanti, Sikorski ha poi condiviso la sua opinione secondo cui il partito “Legge e Giustizia” (PiS), che governava il governo, e il partito più piccolo della Confederazione sono entrambi sotto l’influenza russa a causa delle loro opinioni nazionaliste e conservatrici, che variano tra loro ma che tuttavia condividono alcuni punti in comune. A suo avviso, il “Putinismo” è definito come critico nei confronti dell’UE (che considera “antieuropea”) e dell’immigrazione clandestina, del “machismo”, e a sostegno dei valori tradizionali, che si allineano con le opinioni di questi due.

Ha poi accusato la Russia di “concentrarsi su questi elettori” all’interno della Polonia attraverso la sua presunta propaganda e le sue presunte operazioni di ingerenza, una delle quali, secondo lui, era l’arma della crisi migratoria bielorussa al fine di rafforzare l’”estrema destra” in futuro. delle elezioni parlamentari europee di inizio giugno . Se tali forze vincessero, allora Sikorski prevedeva che “questo farà saltare in aria l’UE”, ed è questo tipo di caos che la Russia presumibilmente vuole per presentare il suo sistema socio-politico come superiore a quello dell’Occidente.

Il suo scandaloso attacco contro l’opposizione nazionalista-conservatrice fa eco a quello della settimana scorsa della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha incluso la Confederazione nella sua lista di partiti che ha descritto come “amici di Putin” che “vogliono distruggere la nostra Europa”. Il PiS non è stato menzionato, ma potrebbe essere stato strategico poiché il suo potenziale ritorno al potere avrebbe potuto vedere il partito abbracciare la retorica della cosiddetta “Polexit” – indipendentemente dalla sincerità e dalle possibilità di successo – come vendetta in quell’evento.

Anche la Confederazione è un obiettivo molto più facile dal momento che è stata costantemente contraria all’“ucrainizzazione” della Polonia, che si riferisce all’adozione da parte degli ultimi due governi dell’immigrazione su larga scala dall’Ucraina che sta gettando le basi per cambiare la demografia in gran parte omogenea del paese. Anche se il PiS ha iniziato a riconsiderare il suo pieno sostegno all’Ucraina verso la fine del suo mandato al potere, in gran parte per ragioni elettorali in vista delle elezioni autunnali, non è mai stato contrario all’“ucrainizzazione” .

Ritornando alla rinascita da parte della coalizione liberal-globalista al potere della “commissione per l’influenza russa” del suo predecessore nazionalista-conservatore, le taglienti parole di Sikorski suggeriscono che il risultato è già predeterminato, vale a dire che coinvolgerà PiS e Confederazione come “utili idioti” della Russia. Alcuni membri potrebbero anche essere accusati di collusione con i servizi di sicurezza e accusati di conseguenza, rimodellando così la percezione degli elettori prima delle elezioni presidenziali di maggio se sono funzionari del PiS.

Il falso pretesto con cui questi due saranno prevedibilmente diffamati dallo Stato come “agenti russi” e alcuni dei loro membri potrebbero essere accusati riguarda le loro politiche nazionaliste-conservatrici. L’ultima commissione non è quindi altro che un’altra caccia alle streghe contro gli oppositori dei liberal-globalisti. Qualsiasi politico o attivista che sostiene i valori tradizionali, è contro l’immigrazione clandestina e mette in discussione qualsiasi aspetto della delega della NATO La guerra alla Russia attraverso l’Ucraina rischia di essere diffamata e persino perseguitata.

Ci vorrà del tempo per spiegarsi, ma questo sembra essere un punto di svolta in termini di proiezione della forza americana in Africa e nell’Oceano Indiano occidentale, sia direttamente che per procura attraverso il Kenya.

Il Kenya è appena diventato il primo grande alleato sub-sahariano non NATO (MNNA) degli Stati Uniti in seguito alla visita del presidente Ruto a Washington la scorsa settimana, che è stato il primo viaggio di questo tipo di un leader africano in oltre 15 anni. In questa sede è stato analizzato il motivo per cui era prevedibile che il Kenya avrebbe raggiunto questo tipo di partnership con gli Stati Uniti, vale a dire perché è stato un alleato occidentale sin dalla Vecchia Guerra Fredda, nonostante il suo equilibrio attualmente imperfetto con la Cina. L’analista etiope Rashid Abdi ha condiviso alcune acute intuizioni su questo sviluppo subito dopo che è accaduto:

“L’accordo militare statunitense con il Kenya di questa settimana per potenziare la base di Lamu Manda Bay offre agli Stati Uniti ulteriore flessibilità operativa. Potrebbe spostare alcune risorse aeree da Gibuti, se necessario, o addirittura ridurre il personale. L’Oceano Indiano occidentale acquisisce un proprio significato geostrategico. Il Kenya ha l’ambizione di diventare una potenza navale dell’Oceano Indiano occidentale. Il Kenya cerca cooperazione con Francia e Stati Uniti.

Accordarsi con gli Stati Uniti per espandere Manda Bay fino a farne una base a tutti gli effetti con un grande aeroporto visto da Nairobi come un passo verso il raggiungimento di tale obiettivo. Ci sono anche notizie di un imminente patto di difesa con la Francia progettato per potenziare le capacità navali e marittime del Kenya. Le ambizioni marittime del Kenya non si limitano solo alla “sicurezza dell’economia blu”. È anche collegato alla proiezione strategica della forza “blue water” nella costa orientale dell’Africa”.

I suoi tweet precedenti descrivevano come l’approccio degli Stati Uniti nei confronti di Gibuti stia cambiando alla luce dei suoi “legami in espansione con la Cina, accuse di spionaggio, crescenti attriti geopolitici + altri calcoli sui rischi operativi/strategici”. L’incapacità dell’Asse anglo-americana di fermare gli attacchi degli Houthi nella regione del Golfo di Aden-Mar Rosso (GARS) ha probabilmente giocato un ruolo importante in questo senso, così come la necessità di stabilire un bastione militare più vicino ai paesi ricchi di risorse ma Repubblica Democratica del Congo tormentata dal conflitto .

Nel loro insieme, i fattori sopra menzionati si sono combinati per portare alla designazione del Kenya come il primo MNNA sub-sahariano degli Stati Uniti, il che è in linea anche con le ambizioni regionali di quel paese dell’Africa orientale, come descritto sopra. Il secondo punto è particolarmente importante dal punto di vista dell’America perché cerca di “ guidare da dietro ” nella Nuova Guerra Fredda , o in altre parole, fare affidamento su partner fidati per “condividere il peso” della “leadership” per il mantenimento del “sistema basato su regole”. ordine”.

Il Kenya condivide la visione strategica degli Stati Uniti in Africa e nell’Oceano Indiano occidentale, ma necessita di assistenza per sviluppare le relative capacità militari, da qui il suo nuovo status che sbloccherà l’accesso ad attrezzature all’avanguardia e opzioni di finanziamento privilegiate. Gli interessi degli Stati Uniti vengono tutelati rafforzando tutti i rami delle Forze di Difesa del Kenya in modo che possano intervenire rapidamente ed efficacemente ovunque nella regione, sia da soli che insieme agli Stati Uniti, che potrebbero supervisionare le operazioni del suo partner minore.

Al contrario, Gibuti non ha alcuna capacità di proiezione di forza regionale e pone limiti rigidi a ciò che gli Stati Uniti possono fare dalla loro base, come quando il Primo Ministro ha confermato di aver negato il permesso di colpire gli Houthi dal territorio del suo paese. La presenza militare americana è quindi meno strategica di quanto pensassero la maggior parte degli osservatori. A dire il vero, la posizione di Gibuti nella regione GARS è estremamente importante, ma non può essere sfruttata dagli Stati Uniti nella maniera necessaria per mantenere la propria egemonia quando se ne presenta la necessità.

Il Kenya non ha tali riserve su ciò che gli Stati Uniti possono fare da lì, inoltre aspira anche a diventare una potenza regionale terrestre e marittima a pieno titolo, quindi è impensabile che respinga le richieste del suo partner per le sue forze nel paese. paese di intervenire in un conflitto confinante o vicino. Con questo in mente, il Kenya diventa in realtà molto più attraente per l’America in termini di avanzamento della sua agenda a lungo termine rispetto a Gibuti, cosa che pochi avrebbero realizzato se non fosse stato per l’intuizione di Abdi.

Si può quindi ritenere che la designazione del Kenya come primo MNNA subsahariano degli Stati Uniti sia molto più importante di quanto possa sembrare. Questo è l’inizio di qualcosa di molto più grande per loro e per l’intera regione. Ci vorrà del tempo per spiegarsi, ma questo sembra essere un punto di svolta in termini di proiezione della forza americana in Africa e nell’Oceano Indiano occidentale, sia direttamente che per procura attraverso il Kenya. In risposta, gli stati regionali potrebbero garantire la sicurezza partenariati con la Russia, che potrebbero aiutarli a proteggersi da ciò.

 

Mentre tutti gli occhi sono puntati sull’Ucraina e su Gaza, la situazione nella Repubblica Democratica del Congo continua a peggiorare e sta rapidamente diventando un campo di battaglia della Nuova Guerra Fredda dopo che l’ultimo accordo sulla sicurezza con la Russia all’inizio di marzo ha preceduto il fallito tentativo di colpo di stato di metà maggio che ha coinvolto tre americani. .

L’ Associated Press ha riferito che “il presidente della Polonia chiede il rilascio del viaggiatore polacco condannato all’ergastolo in Congo”, cosa che ha attirato l’attenzione su uno scandalo di spionaggio di febbraio. Il viaggiatore di 52 anni Mariusz Majewski è stato arrestato con l’accusa di “si è avvicinato alla linea del fronte con i miliziani Mobondo, si è spostato lungo la linea del fronte senza autorizzazione, ha scattato foto di luoghi sensibili e strategici e ha osservato segretamente attività militari”. Ciò ha preceduto il fallito tentativo di colpo di stato di metà maggio che ha coinvolto tre americani .

Per fare un esempio, a metà febbraio il presidente polacco Andrzej Duda si trovava nel vicino Ruanda, dove ha dichiarato scandalosamente che “Se mai il Ruanda fosse in pericolo, anche noi lo sosterremo”, suscitando così furiose proteste da parte della Repubblica Democratica del Congo (RDC). che è ufficiosamente in guerra con il Ruanda. Questa fase del conflitto trentennale della RDC è stata spiegata qui e qui nel novembre 2022, con la prima che presenta una panoramica generale e la seconda che approfondisce i ruoli di Francia e Ruanda.

Per semplificare eccessivamente questo conflitto molto complesso, l’est ricco di minerali è stato a lungo un punto focale dell’attenzione globale poiché le sue risorse sono indispensabili per la “Quarta Rivoluzione Industriale” (4IR), vale a dire veicoli elettrici, computer e gadget moderni. L’Uganda, sostenuto dalla Francia, è intervenuto convenzionalmente nella RDC con l’approvazione di Kinshasa per combattere i ribelli dell’M23 sostenuti dal Ruanda prima di ritirarsi a dicembre una volta che la dimensione M23-RDC del conflitto di lunga data di questo paese si è ulteriormente intensificata.

Alla fine di aprile la Francia ha chiesto al Ruanda di abbandonare l’M23 e di ritirare le sue truppe dal paese, cosa seguita poco dopo dagli Stati Uniti che hanno chiesto al Ruanda di punire quelli dei suoi militari che, secondo loro, si erano uniti ai ribelli in un attacco in quel periodo nel est. Per quello che vale, il Ruanda ha sempre negato entrambe le accuse, ma quasi tutti gli osservatori non ruandesi concordano sul fatto che siano vere. È interessante notare che l’UE ha siglato un accordo sull’energia verde con il Ruanda a febbraio, quindi i legami tra questi due paesi non sono poi così male.

Al Jazeera ha però criticato il loro accordo attirando l’attenzione su come il Ruanda esporti più di quanto estragga, il che è la prova che sta estraendo risorse minerarie rilevanti per il 4IR dalla RDC attraverso i suoi delegati M23, che all’inizio di maggio hanno preso il controllo della ” capitale del coltan del paese”. mondo ” nella città orientale di Rubaya. Solo due settimane dopo, la RDC sventò il tentativo di colpo di stato menzionato in precedenza che coinvolgeva tre americani. Sebbene gli obiettivi esatti di quel colpo di stato non fossero chiari, certamente avevano qualcosa a che fare con il 4IR.

La Repubblica Democratica del Congo, sotto la guida del presidente in carica Felix Tshisekedi, che ha vinto in maniera schiacciante la rielezione lo scorso dicembre, ha lavorato attivamente per rinegoziare gli accordi minerari con i suoi partner chiave come la Cina a causa delle affermazioni del governo precedente di aver raggiunto accordi completamente sbilanciati per motivi di corruzione. Le aziende cinesi, ad esempio, si sono recentemente impegnate a investire 7 miliardi di dollari in una serie di progetti infrastrutturali per risolvere la controversia dello scorso anno.

C’è anche la possibilità che Tshisekedi possa prendere spunto dal libro della vicina Tanzania emulando il “ Natural Wealth And Resources (Permanent Sovereignty) Act ” del 2017 di quest’ultima, che vietava l’esportazione di materie prime per la lavorazione al di fuori del paese. Questo scenario sarebbe una manna dal cielo per il popolo congolese poiché questo paese cronicamente impoverito potrebbe finalmente raccogliere la manna per la sua ricchezza di risorse naturali che gli è stata rubata dalle multinazionali e dai ribelli per decenni.

È stato forse con questa possibilità in mente che gli Stati Uniti avrebbero potuto giocare un ruolo nel tentativo di colpo di stato di metà maggio per paura che i prezzi potessero salire alle stelle e che l’Occidente avrebbe avuto difficoltà a competere con la Cina a meno che non acquistassero tutto illegalmente dal Ruanda, che non è t realistico. I lettori dovrebbero anche essere consapevoli che gli Stati Uniti intendono ottimizzare le importazioni minerali regionali dalla RDC attraverso il progetto ferroviario “ Lobito Corridor ” con essa, la costa dell’Angola e lo Zambia senza sbocco sul mare, ricco di rame, concordato al vertice del G20 dello scorso anno.

Con questo in mente, gli Stati Uniti avrebbero potuto voler rimanere dalla parte di Tshisekedi sostenendo la RDC contro il Ruanda nella speranza di influenzarlo affinché non facesse alcuna mossa nella direzione di emulare la legge sulle risorse della Tanzania, ma poi si sono spaventati dai suoi crescenti legami con La Russia nel tentativo di colpirlo. A questo proposito, all’inizio di marzo Mosca ha approvato un progetto di accordo di cooperazione militare con Kinshasa, che Washington avrebbe potuto interpretare come un mezzo per la RDC per proteggersi dalle ingerenze occidentali.

Queste due analisi qui e qui descrivono in dettaglio i modi in cui i servizi di “sicurezza democratica” della Russia ai suoi partner africani li hanno aiutati a contrastare la situazione ibrida esacerbata dall’esterno. Minacce di guerra alla loro sovranità. Questa strategia si è rivelata fondamentale per arginare l’influenza francese nel Sahel e potrebbe potenzialmente rafforzare la RDC dalle ingerenze occidentali se si andasse avanti con lo scenario di costringere tutte le compagnie minerarie a trasformare almeno parzialmente le loro materie prime nel paese prima di esportarle.

Queste lunghe informazioni di base sono necessarie per comprendere l’importanza dello scandalo delle spie polacche in Congo perché sembra convincente che il viaggiatore detenuto avrebbe potuto effettivamente funzionare come agente sotto copertura per ottenere informazioni sull’attività militare intorno alla capitale. I miliziani Mobondo , con i quali avrebbe potuto scherzare, operano fuori Kinshasa e hanno iniziato a rappresentare una seria minaccia alla sicurezza negli ultimi due anni da quando sono diventati attivi.

Majewski è stato catturato anche nel periodo in cui Duda dichiarava a Kigali che “Se mai il Ruanda fosse in pericolo, anche noi lo sosterremo”, cosa che la RDC ha giustamente interpretato come una minaccia poiché il Ruanda giustifica tacitamente il suo sostegno ufficialmente negato all’M23 con il pretesto di prevenire un altro genocidio. Il principale partner americano della Polonia potrebbe anche essere venuto a conoscenza dei colloqui allora segreti sulla sicurezza tra Russia e RDC e aver incaricato Varsavia di inviare una spia per sondare le sue vulnerabilità fuori Kinshasa.

Lo scopo avrebbe potuto essere quello di identificare i punti deboli che i golpisti avrebbero potuto sfruttare nel caso in cui fosse stato preso la decisione di golpe a Tshisekedi, che probabilmente avrebbe ricevuto il via libera qualche tempo dopo per avviare il fallito tentativo di cambio di regime di metà maggio. Le attività di Majewski erano abbastanza sospette da procurargli una condanna all’ergastolo per qualunque cosa stesse realmente facendo, ma anche la RDC non voleva rischiare ulteriori pressioni occidentali dopo che la Polonia aveva sollevato ancora una volta la questione, ecco perché lo hanno appena rilasciato .

Tornando al titolo di questa analisi, la notizia della telefonata di Duda con Tshisekedi riguardo a Majewski ha attirato l’attenzione globale sullo scandalo delle spie polacche in Congo, che potrebbe spingere gli osservatori a saperne di più su questo conflitto e sul ruolo di Varsavia al suo interno. Mentre tutti gli occhi sono puntati sull’Ucraina e su Gaza, la situazione nella RDC continua a peggiorare, e sta rapidamente diventando un campo di battaglia della Nuova Guerra Fredda dopo che l’ultimo accordo sulla sicurezza con la Russia all’inizio di marzo ha preceduto il fallito tentativo di colpo di stato di metà maggio che ha coinvolto tre americani.

Gli interessi degli Stati Uniti sono quelli di tenere la Russia fuori dal Sudan e dalla più ampia regione del Mar Rosso e del Golfo di Aden in generale, ed è molto più facile esercitare pressioni contro il Sudan a questo riguardo che contro il Somaliland e persino lo Yemen.

L’ultima guerra civile sudanese che infuria da oltre un anno ha già creato ulteriori complicazioni all’attuazione dell’accordo del 2020 sulla creazione di una base navale russa a Port Sudan, precedentemente ostacolato dal colpo di stato militare dell’ottobre 2021. Poi, all’inizio di quest’anno, è arrivata la notizia che il Sudan stava armando segretamente l’Ucraina e addirittura ospitando i suoi mercenari, che secondo quanto riferito combattono contro i ribelli presumibilmente sostenuti da Wagner, il che è servito a ridurre ancora di più la fiducia nei piani della base navale russa.

In mezzo a questa incertezza, alcuni hanno ipotizzato che la Russia stesse esplorando una base navale nella vicina Eritrea, ma questa analisi spiega perché le loro prime esercitazioni congiunte all’inizio di quest’anno non dovrebbero essere viste in questo modo. Nel frattempo, questa analisi qui sostiene che il vicino Somaliland sarebbe un’alternativa più adatta al Sudan, mentre questa qui spiega perché lo Yemen potrebbe essere ancora migliore. Comunque sia, si è appena scoperto che i piani della base navale russa in Sudan potrebbero presto realizzarsi, anche se su scala minore.

Il tenente generale Yasir al-Atta, membro del Consiglio sovrano a guida militare, ha dichiarato alla televisione saudita Al-Hadath che “la Russia ha proposto una cooperazione militare attraverso un centro di supporto logistico, non una base militare completa, in cambio di forniture urgenti di armi e munizioni. Eravamo d’accordo su questo, ma abbiamo suggerito di espandere la cooperazione per includere aspetti economici come iniziative agricole, partenariati minerari e sviluppo portuale. La Russia ha accettato questo ambito più ampio”.

Ha aggiunto che “a breve è prevista la partenza di una delegazione militare per Mosca, seguita da una delegazione ministeriale guidata dal vicepresidente del Sovrano Consiglio, Malik Agar. Al termine dei colloqui, il Presidente del Sovrano Consiglio metterà a punto un accordo globale”. Le sue parole ispirano ottimismo sul fatto che il previsto declassamento della base navale russa in Sudan a “centro di supporto logistico” potrebbe effettivamente essere attuato, anche se ovviamente permangono ancora degli ostacoli.

Ad esempio, la continua assenza di un governo civile potrebbe rivelarsi un ostacolo giuridico in termini di ratifica dell’accordo, che era una delle scuse per cui quello precedente non è stato ancora rispettato. Inoltre, anche se gli ultimi piani riguardano solo un “punto di rifornimento di carburante”, come lo ha descritto Sputnik , finanziato con fondi pubblici , nel suo rapporto sulle parole di al-Atta e lui stesso ha affermato che il Sudan è aperto ad ospitare tali strutture di altri paesi, gli Stati Uniti quasi certamente lo faranno prova a creare qualche problema su questo problema.

Non è chiaro cosa farebbero esattamente per fare pressione sul governo militare affinché riconsideri questo accordo o ne ritardi indefinitamente l’attuazione, ma minacce di sanzioni e sostegno speculativo ai ribelli potrebbero essere nelle carte, così come incentivi come rapporti corrotti con la leadership di quel paese. Gli interessi degli Stati Uniti sono quelli di tenere la Russia fuori dal Sudan e dalla più ampia regione del Mar Rosso e del Golfo di Aden in generale, ed è molto più facile esercitare pressioni contro il Sudan a questo riguardo che contro il Somaliland e persino lo Yemen.

Inoltre, non è da escludere che il Sudan speri che gli Stati Uniti competano con la Russia per una qualche struttura navale e possano quindi farle offerte migliori su tutti gli aspetti economici che le sue delegazioni intendono discutere durante i prossimi viaggi in Mosca. A dire il vero, i dettagli rivelati da al-Atta segnalano serie intenzioni da parte del suo paese, ma questo non vuol dire che non potrebbero ridimensionare alcuni dei loro impegni sotto una combinazione di pressioni americane e soprattutto incentivi ancora migliori.

Gli interessi del Sudan sono in un multi – allineamento tra il Miliardo d’Oro, l’Intesa sino-russa e il Sud del mondo nella Nuova Guerra Fredda seguendo l’esempio dell’India , anche se questo è più facile a dirsi che a farsi per la maggior parte dei paesi, per non parlare di quelli che soffrono di una feroce guerra civile. È uno sviluppo positivo che due delegazioni pianifichino presto di visitare Mosca per finalizzare questo nuovo accordo navale anche se è una versione declassata di quello originale, anche se non è chiaro se alla fine riusciranno a portarlo a termine.

A dire il vero, tutto ciò che la Polonia deve fare per risolvere questa crisi è ricorrere alla forza letale invece di fare affidamento sugli scudi e sugli spray che le sue guardie di frontiera utilizzano attualmente per respingere questi tentativi di invasione, con la morte solo di diversi immigrati clandestini armati. essendo sufficiente a dissuadere la maggior parte degli altri dall’attraversare.

I polacchi sono indignati dopo che la scorsa settimana un immigrato clandestino ha accoltellato una guardia di frontiera polacca , che ora sta combattendo per la propria vita , con un numero crescente di persone che chiede finalmente l’uso della forza letale. Il precedente governo nazionalista-conservatore ha evitato questa tattica, probabilmente a causa dei timori di condanna e sanzioni occidentali, quindi è improbabile che i suoi successori liberal-globalisti lo facciano. Detto questo, è comunque un segnale positivo che reintroducano una “zona di esclusione” al confine, ma non deve essere sfruttata.

Era già stato spiegato alla fine del 2021 che ” la crisi dei migranti orientali della Polonia ha un effetto psicologico sulla sua popolazione “, molti dei quali sono conservatori e temono di essere demograficamente sostituiti da immigrati clandestini culturalmente dissimili come quello che sta attualmente accadendo in Europa occidentale. Inoltre, temono giustamente che questa invasione porterà ad un’esplosione della criminalità, esattamente come sta già accadendo in Europa occidentale. La società è quindi ampiamente unita su questa delicata questione.

Naturalmente esistono delle eccezioni, come la regista polacca Agnieszka Holland, il cui film “Green Border” l’anno scorso ha diffamato le guardie di frontiera polacche dipingendole erroneamente come selvaggi violenti e presentando gli immigrati clandestini al confine bielorusso solo come famiglie pacifiche in fuga dalla guerra. Il nuovo presidente del Sejm, Szymon Holownia, ha anche posato con un invasore immigrato illegale nelle camere parlamentari alla fine dell’anno scorso, in segno dell’atteggiamento amichevole del nuovo governo di coalizione liberale-globalista nei confronti di questo gruppo.

Tuttavia, quello stesso governo ha appena accettato di reintrodurre la “zona di esclusione” del suo odiato predecessore sotto la pressione dell’opinione pubblica dopo l’ultimo accoltellamento, che avviene poco prima delle imminenti elezioni del Parlamento europeo che vogliono far vincere ai suoi candidati. Anche il primo ministro Donald Tusk, in carica, ha votato contro il patto migratorio dell’UE, ma i polacchi hanno molte ragioni per diffidare del suo impegno a non accettare immigrati clandestini culturalmente dissimili, come spiegato qui .

Per quanto riguarda l’ultima misura, è stata adottata poco dopo che il suo governo ha annunciato il rafforzamento delle fortificazioni del confine, basate sul falso pretesto che la Russia potrebbe un giorno scatenare la Terza Guerra Mondiale invadendo la Polonia, membro della NATO. Qui sta la preoccupazione che l’accoltellamento della scorsa settimana possa essere sfruttato per giustificare ulteriormente l’accumulo di cui sopra, nonostante non abbia nulla a che fare con la difesa contro gli invasori immigrati clandestini.

A dire il vero, tutto ciò che la Polonia deve fare per risolvere questa crisi è ricorrere alla forza letale invece di fare affidamento sugli scudi e sugli spray che le sue guardie di frontiera hanno utilizzato in questo video qui della settimana scorsa per respingere una recente invasione , con la morte di appena diversi immigrati clandestini armati sono sufficienti a scoraggiare la maggior parte degli altri. Questo però non accadrà perché Tusk non oserebbe provocare l’ira dei suoi protettori europei, ma potrebbe almeno ordinare l’uso di proiettili di gomma per disarmare gli invasori più minacciosi.

Invece, è molto più probabile che raddoppi il suo programmato rafforzamento delle frontiere e riaffermi le affermazioni del suo paese dal governo passato a quello attuale secondo cui la Russia sta utilizzando come arma gli immigrati clandestini contro la Polonia. Ciò presuppone che Russia e Bielorussia non siano sinceramente interessate ad espandere i legami con il Sud del mondo facilitando le procedure di visto per i cittadini di quei paesi, ma che abbiano promulgato questa politica esclusivamente per incoraggiare l’immigrazione clandestina in Polonia.

Anche se c’è logica nella teoria secondo cui la Russia potrebbe approvare questa come una forma di guerra asimmetrica contro quel paese ostile, il nocciolo della questione è che la sua rispettiva politica è stata sinceramente promulgata per espandere i legami con il Sud del mondo. Anche la Bielorussia lo era, ma probabilmente ha anche deciso di lasciare che alcune di queste persone attraversassero illegalmente il confine con la Polonia per punire il suo vicino per aver sostenuto la fallita Rivoluzione Colorata del 2020 e per aver continuato a ospitare militanti antigovernativi che ancora lo minacciano .

Contrariamente a quanto immagina l’opinione pubblica occidentale, la Bielorussia non è uno stato fantoccio russo, e Minsk ha una storia di azione indipendente da Mosca su molte questioni delicate. Potrebbe quindi respingere qualsiasi richiesta teorica della Russia di fermare l’immigrazione clandestina in Polonia poiché i suoi interessi vengono favoriti mantenendo in atto questa politica di guerra asimmetrica. Anche così, la Polonia può difendersi da queste minacce usando la forza letale per scoraggiare l’invasione degli immigrati clandestini, non ha bisogno di ulteriori fortificazioni ai confini.

Considerando il ruolo guida della Polonia nel portare avanti la procura della NATO guerra alla Russia attraverso l’Ucraina , e tenendo presente che ora sta sostenendo una guerra convenzionale intervento lì, Tusk certamente non lascerà che quest’ultima crisi vada sprecata rifiutando di sfruttarla per allarmizzare la Russia. Gli osservatori possono quindi aspettarsi ulteriori attacchi alla Russia da parte del suo governo con questo e altri pretesti, mentre la Polonia intensifica l’isteria interna in vista di quello che potrebbe benissimo essere un intervento in Ucraina quest’estate.

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