Italia e il mondo

Commercio internazionale e contrabbando, di Karl Sanchez

Commercio internazionale e contrabbando

Karl Sánchez14 giugno
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Solo una breve nota su questo problema, poiché è direttamente correlato agli attacchi dei droni sugli aeroporti russi e agli attacchi dei droni su Teheran che hanno eliminato funzionari chiave. Uno dei principali fattori nel commercio è la velocità di consegna di un prodotto. Ogni lettore di Gym dovrebbe avere familiarità con i grandi container per il trasporto merci raffigurati nella foto di copertina. Perquisire ogni container richiederebbe molte persone e molto tempo, aumentando così i costi di trasporto e rallentando notevolmente la velocità di consegna. Una delle principali lamentele del 2023 riguardava la mancanza di sufficienti valichi di frontiera tra Russia e Cina per il loro attuale livello di commercio, che da allora è quasi raddoppiato. Non solo erano necessari più valichi di frontiera, ma anche più portali doganali e magazzini circostanti, oltre al personale necessario per gestirli. E il problema, sebbene migliorato, è stato nuovamente menzionato nel 2024. E il problema non è legato solo al commercio Russia-Cina, ma a tutti i terminal commerciali internazionali della Russia, nonostante le sanzioni.

Ora, per quanto riguarda l’Iran, Pepe Escobar ha recentemente visitato alcuni dei portali commerciali iraniani, senza menzionare alcun controllo di sicurezza su tutti quei container in fase di scarico. È così che il Mossad è riuscito a infiltrare i droni montati su veicoli in Iran, mentre una combinazione di parti era probabilmente responsabile dell’operazione russa. Ricordo che quando la Russia presentò il suo missile da crociera Kaliber, circolavano foto che lo mostravano nascosto all’interno di un container standard.

I tipi di sistemi d’arma che potrebbero essere nascosti all’interno di un container sono innumerevoli, come si potrebbe immaginare: un lanciatore di sciami di droni è solo uno dei tanti. Si dice che alcuni siano installati nei falsi coperchi dei container. Ecco un breve video di 3 minuti sulle operazioni portuali di Shanghai che mostra l’immensità dell’operazione e la mancanza di contatto umano con ciò che viene trasportato. Ora, né le operazioni portuali russe né quelle iraniane sono così voluminose, ciò che accade è comunque molto simile: pochissimi container, se non nessuno, vengono sottoposti a controlli. Questo facilita il contrabbando. Sì, ci sono alcuni grandi rilevatori volti a “fiutare” sostanze radioattive, ma non viene fatto molto di più. Una volta atterrato, il container viene trasportato via ferrovia o strada fino a destinazione. È del tutto possibile che i droni ucraini siano atterrati a Vladivostok e siano stati trasportati via ferrovia e poi strada fino a una destinazione, dove sono stati poi condotti in un luogo vicino all’obiettivo finale senza che gli autisti fossero consapevoli di ciò che stavano consegnando. Sembra che qualcosa in quel sistema di lancio non abbia funzionato, ed è per questo che alcuni sono stati esposti e fatti esplodere. Nel caso iraniano, a mio parere, sarebbe possibile trasportare soldati e le loro armi all’interno di un container.

È altrettanto possibile che sistemi simili siano stati introdotti clandestinamente nell’Impero degli Stati Uniti fuorilegge. A mio parere, si farà qualcosa per aumentare la sicurezza delle spedizioni, ma qualsiasi cosa venga fatta avrà un impatto sui costi. Alcuni obietteranno che il rischio è minimo; direi che le lezioni già apprese parlano da sole.

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Denaro Eneo, a cura di Tree of Woe

Denaro Eneo

Il futuro del denaro e della civiltà

13 giugno
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Ecco l’Albero del Dolore! Sono tornato dalle mie (dis)avventure nella politica repubblicana. Mentre ero fuori a socializzare come l’ internazionale Io, Aleksandar Svetski, playboy municipale nazionale , stavo lavorando a questo straordinario saggio sul Denaro Eneo. Come gli altri pezzi della serie Eneo, si tratta meno di contemplare il dolore e più di riflettere su ciò che viene dopo il dolore. Continuate a leggere e assicuratevi di procurarvi il libro di Aleksandar se non l’avete già fatto.


L’anno scorso ho letto ” L’alba di una nuova civiltà ” di Tree of Woe e da allora non ho più smesso di pensarci. Il suo tono ottimista e ascendente è un testo di cui non dovremmo vergognarci. Anzi.

Nello stesso anno, l’America e il mondo intero hanno letteralmente schivato un proiettile: le dinamiche e la cultura sono cambiate, e da allora ci siamo ritrovati dalla parte giusta dell’oscillazione del pendolo . Questo cambiamento ci permette di pensare al futuro.

Poiché i principi dell’era Enea sono in discussione, ho deciso di scrivere un pezzo per contribuire a questa visione.

Crediti: @PabloPeniche su X. Seguitelo, le sue cose sono incredibili.

Tra tutti gli aspetti possibili di questa nuova era su cui scrivere, alcuni lettori alzeranno senza dubbio un sopracciglio di fronte alla mia scelta di argomento. Tra la destra c’è una certa diffidenza, o al massimo ambivalenza, nei confronti del denaro. E questa non è solo una visione sana, è una visione tradizionale .

Le menti migliori e più nobili della storia, che provengano dalla cultura apollinea, magica o faustiana, sono sempre state estremamente diffidenti nei confronti dei cambiavalute, dei prestatori e della ricerca di ricchezze materiali.

“La vita del fare soldi è un tipo di vita limitato, ed è chiaro che la ricchezza non è il bene che stiamo cercando, perché è un bene solo in quanto utile, un mezzo per raggiungere qualcos’altro.” — Aristotele

I nobili sono concentrati su valori e obiettivi più elevati della ricchezza materiale. Il denaro è terreno, da disprezzare, mentre lo sguardo del nobile dovrebbe sempre guardare verso l’alto.

Perché allora scrivere di soldi?

Innanzitutto, il denaro è uno strumento e, come tutti gli strumenti, è destinato a svolgere una funzione specifica . Nel caso del denaro, serve a facilitare lo scambio tra le parti, risolvendo così quello che è noto come il problema della coincidenza dei bisogni : con l’espansione di un’economia e l’aumento della specializzazione, il baratto diventa altamente problematico e le persone cercano un intermediario che svolga la funzione di mezzo di scambio . Proprio come non si può costruire una casa senza attrezzi da muratore, non si può costruire una civiltà solida senza denaro.

Più in generale, grazie alla sua funzione primaria, l’economia ci insegna che il denaro è un quadro di riferimento per la cooperazione sociale . Competiamo per acquisirlo, certo; ma così facendo – ed è questa la meraviglia del capitalismo – otteniamo tutti accesso a una maggiore diversità di beni, di migliore qualità e a prezzi più bassi. Questa, almeno, è la teoria . Vedremo più avanti perché ciò si sia manifestato solo in parte, e a quale costo.

Quello strumento, però, non è solo corruttibile , ma corruttore . E quindi non sorprende che i nostri grandi maestri morali ne abbiano messo in guardia dai pericoli; per maneggiarlo correttamente sono necessarie saggezza e disciplina . Se una società – da quella umile a quella più elevata – è ossessionata dal denaro e dal materialismo, è proprio perché quello strumento è rotto. Per l’Uomo Faustiano, semplicemente non è possibile tornare a un mondo in cui il ruolo del denaro non sia centrale. Pertanto, deve iniziare un nuovo capitolo, in cui sia la società che il suo denaro abbiano aspirazioni radicalmente diverse. Questo sarà il tema centrale di questo saggio.

Se vogliamo superare la nostra attuale situazione difficile, dobbiamo capire che, come una spada, il denaro è a doppio taglio. Dobbiamo sviluppare il carattere per padroneggiarne la lama . Quindi, il motivo per cui ho scelto di scrivere di denaro è perché i nobili del futuro, la vera élite , dovranno lottare con esso e maneggiarlo. Devono sviluppare sia il Capitale che il Carattere .

Uno sguardo breve alla storia del denaro

Il denaro è essenziale e lo rimarrà finché gli esseri umani saranno vincolati dal tempo e dallo spazio. Quali forme ha assunto nelle culture precedenti? Molto è stato scritto sulla storia del denaro – ” Shelling Out ” di Nick Szabo, che consiglio vivamente, è tra i migliori. Ma in questo saggio, vorrei offrire un approccio originale al suo sviluppo: l’evoluzione del denaro, attraverso una lente spengleriana. Useremo più avanti questo schema per descrivere le caratteristiche e la struttura della moneta enea.

Cominciamo…

Oro apollineo

In linea con l’attrazione apollinea per il naturale, il fisico e il concreto rispetto al metafisico e all’astratto, la sua cultura impiegava metalli preziosi per catturare valore economico e trasferirlo attraverso il tempo e lo spazio.

L’oro e l’argento sono materiali, tangibili, solidi nella forma.

Pochi aspetti della cultura apollinea rivelano l’enfasi sulla purezza e sull’armonia più chiaramente del denaro: l’oro è incorruttibile e malleabile e può quindi assumere una moltitudine di forme; l’uomo apollineo modellava il suo denaro in dischi, la forma ideale; e l’oro ben presto arrivò a definire lo standard più elevato con cui misurare ogni cosa.

Inoltre, la moneta apollinea era naturalmente uno strumento al portatore – ovvero, monete e lingotti stessi portavano il valore espresso, perché erano fatti di materiale prezioso. Questo è naturale e auspicabile, naturalmente; solo secoli di sperimentazione, “progresso” e manipolazione hanno reso possibile concepire una moneta che non fosse uno strumento al portatore – ma ne parleremo più avanti. Ciò che è importante qui è che la moneta apollinea era definitiva e presente , non differita nel tempo (credito); era anche una forma di moneta più localizzata : la sua stessa materialità rendeva estremamente costosi gli scambi commerciali a grande distanza – una sorta di freno naturale alla globalizzazione.

Infine, il denaro era intimamente legato all’identità civica – alla polis, al regno o a qualsiasi altro modello politico. Ciò significava, in effetti, che l’economia della comunità politica aveva un substrato reale, concreto e materiale (come le miniere d’argento del Laurio ad Atene): una solida base per la cooperazione sociale e il perseguimento del bene comune.

Oro apollineo

Tutto ciò sembra molto bello… e in un certo senso lo era.

Naturalmente, la fisicità stessa dell’oro e dell’argento li rendeva estremamente facili da controllare, cooptare e manipolare. Le monete metalliche consentivano un commercio fiorente, che fu determinante non solo per la costruzione di meraviglie architettoniche e la sponsorizzazione di opere d’arte, ma anche per finanziare l’ingegno e l’ingegneria romana. L’altro lato della medaglia (se mi passate il gioco di parole), tuttavia, è che la tentazione di alterare il valore reale, anziché quello nominale espresso sulla moneta, era semplicemente troppo forte.

Molti storici hanno scritto sulla svalutazione delle monete fisiche: “svalutare” la moneta significava letteralmente ridurre la quantità di metallo prezioso nella moneta. Ognuna di queste svalutazioni portò alla loro svalutazione e al loro collasso. La progressiva svalutazione del denario d’argento – che iniziò con una purezza del 100% e terminò con un misero 5% – fu uno dei fattori chiave del decadimento e della caduta definitiva dell’Impero Romano.

Misticismo magico

L’Uomo Mago (se lo collochiamo tra lo 0 e il 1000 d.C.) non innovò radicalmente il denaro: il suo sguardo era allo stesso tempo più rivolto all’esterno e più rivolto all’interno. Forse l’unica vera innovazione monetaria di quel periodo fu la creazione di una rete finanziaria gestita da specialisti del denaro nella maggior parte dei paesi del bacino del Mediterraneo, sia cristiani che musulmani.

bancarelle medievali francesi

Dall’apice della “globalizzazione” romana, il commercio iniziò a regredire nel III secolo d.C., con l’abbandono delle città da parte della popolazione. Sopravvisse nell’Impero d’Oriente e successivamente nel mondo islamico – ancora fortemente urbanizzato – ma lì, come in Occidente, la gente comune cercava con fervore un diverso tipo di verità. Quella spirituale.

C’è quindi poco da dire riguardo al denaro, se non che sostanzialmente mantenne la sua forma apollinea , fu guardato con sospetto – non solo dai nobili questa volta, ma in generale attraverso l’influenza della Chiesa – e che furono fatti grandi sforzi per scoraggiare l’usura e la ricerca del profitto .

Il principale evento economico e monetario di quell’epoca fu naturalmente la scoperta del Nuovo Mondo, che determinò un afflusso senza precedenti di oro e argento nel Vecchio Continente. Questa realtà che distrusse l’impero diede origine a profondi dibattiti teologici in tutta Europa, che illustrano il tentativo dell’Uomo Mago di confrontarsi con i concetti di denaro, valore e ricchezza – sia materiali che metafisici – e con la loro relazione con Dio e la filosofia.

All’epoca, la discussione era guidata dagli scolastici spagnoli, la cosiddetta Scuola di Salamanca , un curioso precursore della Scuola austriaca di economia, in quanto riconoscevano la soggettività del valore, sviluppavano la teoria monetaria e sottolineavano l’importanza dei prezzi di libero mercato e dei diritti di proprietà, da una prospettiva teologica.

L’Università medievale di Salamanca

Tuttavia, non riuscirono a convincere i loro sovrani, i re di Spagna e delle Americhe. L’El Dorado era una tentazione troppo forte e questo desiderio finì per inondare i mercati europei di metalli preziosi e gonfiare la loro valuta. Alla fine portò alla rovina finanziaria della Spagna, poiché l’impero si estese oltre ciò che potevano permettersi di difendere …

Una preziosa lezione storica: per durare, gli imperi devono maneggiare con saggezza sia il ferro che l’oro. L’Uomo Mago, nonostante tutti i suoi sospetti, alla fine cedette al fascino dell’oro, e la civiltà dovette reinventarsi ancora una volta – e reinventare il denaro nel processo…

Fiat faustiano

L’anima faustiana brama costante impegno , astrazione e infinito . Rifiuta esplicitamente il misticismo dei Magi e, sebbene rivendichi spesso l’eredità apollinea, la sua spinta si espande ripetutamente oltre i rigidi limiti dell’ordine e dell’armonia. È naturale che i limiti del denaro fisico si rivelino intollerabili per questa cultura.

A quanto pare, la carta viaggia molto più velocemente dell’oro ; e le informazioni (dopo l’invenzione del telegrafo e poi di Internet) viaggiano essenzialmente alla velocità della luce. Di conseguenza, le persone iniziarono a scambiarsi diritti sull’oro, piuttosto che sul metallo stesso , lasciando la responsabilità della liquidazione finale a società specializzate: l’Uomo Faustiano creò le banche come le conosciamo oggi – non come luoghi sicuri in cui depositare il proprio oro, ma come un’istituzione chiave nell’arazzo della civiltà.

La carta moneta si addice al desiderio espansionistico dell’Uomo Faustiano, così come alla sua ossessione per l’astrazione. Ma proprio come la moneta metallica poteva essere manipolata, erodendo così la fiducia nelle istituzioni, così anche la carta moneta presenta grandi rischi. Oltre alla falsificazione (molto meno costosa che con l’oro), la circolazione in massa di titoli cartacei portò alla progressiva concentrazione dell’oro in poche grandi istituzioni ; non solo: queste istituzioni divennero avide e, prevedibilmente, iniziarono a emettere più titoli di quanto oro possedessero , creando il concetto di riserva frazionaria e le inevitabili corse agli sportelli.

Questo a sua volta portò alla creazione delle banche centrali, attraverso le quali lo Stato assunse il controllo del sistema bancario e, soprattutto, della moneta; proprio come con l’oro, lo Stato finì per cooptare l’istituzione sociale del denaro, con il pretesto di “proteggerci”. La realtà, ovviamente, è ben più sinistra. (Consiglio: Il mostro di Jekyll Island per capire davvero cosa accadde in questo caso).

La Banca d’Inghilterra (fondata nel 1694)

La necessità di velocità e astrazione continuò ad accelerare di pari passo con la tecnologia e, nel 1971, l’idea stessa che il denaro dovesse essere legato a qualcosa di fisico, tangibile o scarso, era scomparsa.

Nel 1971, il dollaro statunitense, la valuta di riserva globale, sostenuta dalla più grande forza militare del mondo, si sganciò dall’oro e divenne una vera e propria moneta fiat. Con il nuovo quadro normativo, il denaro non era più un bene al portatore, poteva essere stampato all’infinito ed era sempre una passività di qualcun altro. E sebbene ciò all’epoca offrisse agli Stati Uniti un grande vantaggio, in definitiva si trattò di un patto col diavolo. Decenni di stampa di denaro – il cinquantesimo anniversario della mossa di Nixon ha rappresentato il culmine del Clown World nel 2021 – hanno trasformato il mondo in un’unica gigantesca palla di debito, bolle speculative e infinita astrazione.

Quando il denaro non è più ancorato alla realtà, trasforma tutto ciò che misura e tutto ciò che costruisce in una versione falsa, distorta e spettrale di se stesso: le case diventano meri investimenti; le aziende vengono costruite come rapidi schemi di pompaggio e scarico o come esche per generare dipendenza, per creare domanda, invece di risolvere problemi concreti, soddisfare la domanda, alimentando così il falso schema finanziario Ponzi a cui siamo tutti ora sottoposti…

Le persone non comprano più cose perché ne hanno bisogno, ma perché sono state condizionate a consumare e perché il risparmio è penalizzato.

Quando il denaro si rompe, distorce tutto ciò che tocca e poiché il denaro è così fondamentale per la civiltà umana, gli effetti negativi a valle sono semplicemente troppo costosi anche solo per essere immaginati… Questo è il prezzo da pagare per fare un patto col diavolo: il debito arriva a scadenza.

Ecco dove siamo ora, con la consapevolezza condivisa che il sistema non può continuare a funzionare e che ci attendono cambiamenti epocali … nel bene e nel male.

Definire l’anima enea

Prima di approfondire le proprietà della moneta enea, definiamo brevemente cosa caratterizza l’anima enea. Sarò breve e rimando i lettori che desiderano una spiegazione più approfondita al saggio ” L’alba di una nuova civiltà ” dello stesso @treeofwoe.

L’anima enea è più matura di quella faustiana. Più consapevole del suo posto nella Storia e nel cosmo. Riconosce e rispetta i confini fisici e divini in un modo che l’anima faustiana non ha mai fatto. La sua forma distintiva è l’arco, sia l’apertura di un varco: la transizione tra due mondi, sia una forma geometrica con un inizio e una fine.

Laddove lo Spirito Faustiano è di natura adolescenziale, lo Spirito Enea è un Uomo capace di intrecciare la saggezza dei secoli passati con l’audacia di conquistare le stelle. L’Uomo Enea nascerà dal turbolento Interregno, mentre il vecchio mondo muore e quello nuovo emerge. Questo è simboleggiato dai due pilastri su cui poggia l’arco. È la risacralizzazione del liminale , della potenzialità limitata. Si considerino gli archi trionfali romani: il concetto di soglia, la consapevolezza della trasgressione e della potenzialità mentre si attraversa una nuova realtà…

“Gli archi servono anche come monito: tutto ciò che sale poi cade.”

In contrasto con gli estremi e la linearità dell’anima faustiana, l’anima enea è più prudente nei suoi sforzi. La sete di conoscenza, forse spinta troppo oltre dall’Uomo faustiano, sarà temperata; non scoraggiata, ma confinata entro confini chiari e definiti . Questa è saggezza, in contrapposizione alla semplice conoscenza:

“un’anima animata non dall’ambizione fine a se stessa, ma dalla delicata consapevolezza che l’umanità si trova su una soglia, uno spazio liminale con una scelta chiara: trascendere o perire.”

L’Uomo Eneo non può semplicemente voltare le spalle all’innovazione tecnica e tornare ai tempi e alle preoccupazioni apollinei o magi. L’unica via è andare avanti… e il faustiano lo supererà. Il primo passo sarà ristabilire solide fondamenta: un quadro onesto per la cooperazione, così da poter ripartire da zero.

Guarda in alto… verso le stelle.

La moneta enea: un progetto

Prima di progettare questa moneta del futuro, stabiliamo le principali caratteristiche della moneta:

Analogamente, la Scuola austriaca di economia definisce la moneta sana come avente tre proprietà principali:

  • vendibilità nello spazio : deve essere facilmente trasportabile, il che implica l’acquisizione di elevate quantità di valore per unità.
  • commerciabilità nel tempo : dovrebbe mantenere il suo valore nel tempo, il che significa resistenza agli agenti atmosferici e all’inflazione.
  • vendibilità su più scale : deve essere facilmente suddiviso e aggregato per agevolare lo scambio su scale diverse.

In altre parole, forse più familiari, il denaro deve svolgere le seguenti funzioni. Deve essere:

  1. Una riserva di valore
  2. Un mezzo di scambio
  3. Un’unità di conto

Diverse monete svolgono queste diverse funzioni con diversi gradi di efficacia. Più una moneta possiede le proprietà sopra descritte, meglio svolge ciascuna di queste funzioni e, quindi, più è probabile che venga utilizzata come moneta – non per decreto, ma per scelta e necessità.

Per quanto riguarda attributi tecnici, proprietà e funzioni, queste definizioni sono fondamentali. Tuttavia… la moneta enea deve andare oltre. Deve catturare la fisicità dell’oro apollineo, la spiritualità dell’anima dei Magi, la potenza economica dell’uomo faustiano e deve rimanere incorruttibile.

La moneta enea deve essere vera – riflettendo l’economia reale – ed essere essa stessa fonte di verità . Deve essere superiore ai re e rimanere fuori dalla portata di tutti gli uomini: simile alle leggi della fisica.

Pertanto, la Moneta Enea deve possedere proprietà proprie, che siano sia una miscela che un’estensione di quelle sopra elencate. Naturalmente, ciascuna di queste proprietà comporterà dei compromessi – nulla è gratis – ma se vogliamo ridefinire il quadro della cooperazione sociale nella prossima era, è fondamentale comprendere e accettare tali compromessi.

  1. Finalità fondante

Se la moneta enea fosse vera , dovrebbe essere definitiva . Ogni scambio deve saldare la transazione o, in altre parole, “cancellare il debito” all’istante, invece di limitarsi a trasferire quel debito al prossimo, come funziona il fiat faustiano.

Pertanto, la Moneta Enea deve essere uno strumento al portatore in cui il bene stesso detiene il valore (piuttosto che una promessa di tale valore) e il suo possessore ne è il proprietario assoluto . In altre parole, deve essere una moneta-merce , simile all’oro, che storicamente è stata la più solida. Come la Moneta Apollinea, la Moneta Enea sarà attuale e presente , piuttosto che astratta e differita , perché non possiamo basare la società su astrazioni di astrazioni…

I beni al portatore comportano due importanti compromessi. Il primo, che è una diretta conseguenza del valore contabile in sé, è che non esiste un pulsante di riavvolgimento : proprio come con il denaro contante, se lo si smarrisce, lo si consegna alla persona sbagliata o se ne subisce il furto, si perde semplicemente quel denaro; qualsiasi trasferimento è definitivo e irreversibile . Un tale strumento richiede un minimo di responsabilità da parte del suo portatore.

Il secondo compromesso da accettare è che il denaro contante comporta un certo grado di anonimato che può dare spazio ad attività criminali e rendere la tassazione impraticabile.

  1. Globale

Affinché l’umanità possa raggiungere le stelle, la competizione, il commercio eSarà necessaria anche la cooperazione su scala planetaria . Questo non significa avere un governo mondiale o nessun confine; tutt’altro. Nel corso della storia, gli imperi hanno combattuto sia con il ferro che con l’oro . Sia la forza che il denaro sono linguaggi universali.

Questo nuovo solido substrato economico deve essere planetario. Pertanto, la moneta enea deve essere un linguaggio globale , utilizzabile sia per la cooperazione che per la competizione internazionale. Questo è essenzialmente ciò che rappresenta il dollaro oggi: gli Stati Uniti hanno rivali geopolitici, ma la loro moneta è ancora la valuta di riserva mondiale.

L’oro ha svolto questo ruolo per millenni prima del dollaro statunitense… ma la fisicità ha i suoi svantaggi. La sua scarsità lo ha reso prezioso, ma è diventato troppo “lento” – sia in termini di portabilità che divisibilità – per un mondo sempre più interconnesso. E, come accennato in precedenza, la stessa tangibilità che lo ha reso prezioso in origine ha contribuito anche alla sua centralizzazione. Ha aperto le porte a qualcosa di più veloce e agile…

Inizialmente, la carta moneta risolveva un problema reale : permetteva di fare soldi più velocemente . La moneta fiat rappresentava l’accettazione consapevole del compromesso tra una potenziale svalutazione (inflazione: minore vendibilità nel tempo) e una maggiore connettività, portabilità e divisibilità (vendibilità indipendentemente dallo spazio e dalla scala).

Per facilitare lo scambio globale di idee e beni, la moneta enea dovrà trovare il modo di essere valida quanto l’oro e veloce (o addirittura più veloce ) della moneta fiat. Dovrà quindi essere digitale.

La moneta fiat è già in gran parte digitale e non c’è modo di rimettere quel genio nella bottiglia: il cyberspazio è il nuovo scenario dominante e qualsiasi nuovo denaro dovrà essere nativo di Internet per essere vendibile in tutti gli spazi e su tutte le scale.

La sfida è mantenere la connettività e massimizzare la divisibilità senza svalutare il denaro .

Questa sfida è ancora più scoraggiante se si considera che le informazioni digitali sono tutt’altro che scarse. I dati sono facilmente copiabili e quindi replicabili praticamente gratuitamente, introducendo il problema della doppia spesa: come posso essere sicuro che l’unità in mio possesso non sia una copia di un’altra (ad esempio, come i JPEG) e che il mio utilizzo sia valido? La moneta enea deve risolvere questo problema.

Un altro grave problema della moneta digitale, oltre alla facilità di manipolazione e replicazione, è la sua evidente dipendenza dalle infrastrutture. Aenean Money dovrà quindi trovare il modo di aumentarne la resilienza e la resistenza alla manipolazione.

  1. Immutabile

Il fiat faustiano si affida alle istituzioni per “gestire” il valore del denaro attraverso la politica monetaria; ma, come la storia ha dimostrato, tale potere verrà abusato. Persino l’oro apollineo, a causa della sua fisicità, era vulnerabile alle politiche inflazionistiche attraverso svalutazione, centralizzazione e manipolazione.

Le regole che definiscono la moneta enea devono quindi essere scolpite nella pietra , completamente immuni da tentazioni inflazionistiche: la risorsa stessa deve essere inalterabile , la sua proprietà indiscutibile e la sua offerta trasparente . In questo modo, potrebbe agire come una costituzione digitale , un “testo fondante” come lo sono la Costituzione degli Stati Uniti o i Dieci Comandamenti.

Il diritto greco era letteralmente “scolpito nella pietra”.

Per garantire che il gioco non possa essere alterato, Aenean Man dovrà risolvere il seguente paradosso: ogni utente deve essere un revisore e tuttavia nessuno può modificare o manipolare unilateralmente le regole .

Non può quindi esserci alcun emittente né alcuna istituzione centrale responsabile della qualità della moneta. La moneta stessa deve essere l’istituzione . Questo può essere ottenuto solo se il gioco a cui si sta giocando è definito esclusivamente dalle regole che si decide di seguire: si è liberi di giocare secondo altre regole, ma in tal caso si sta giocando a un gioco diverso da chiunque altro sottoscriva la costituzione digitale originale.

In questo modo, la Moneta Enea rappresenterà un patto , una rete di singoli attori che decidono volontariamente di giocare secondo un certo insieme di regole. Un utile parallelo è quello della Legge: una società non è solo rappresentata dalle sue leggi, ma anche dal grado in cui i suoi membri sono disposti o meno ad applicarle; ovvero se sono disposti o meno a giocare a quel particolare gioco .

Ciò che caratterizza una società è l’iterazione riuscita di un gioco a cui si partecipa volontariamente. Più persone decidono di giocare secondo le sue regole – più ampio è il consenso – più una società o un costrutto come la Moneta Enea saranno resistenti alla manipolazione .

E a causa degli effetti di rete, più persone aderiscono, maggiore è il costo del cambiamento e maggiore è lo svantaggio di non essere coinvolti. Se la Moneta Enea riesce a raggiungere la velocità di fuga dalla rete, il suo ruolo di istituzione sociale diventa una profezia che si autoavvera.

In assenza di un emittente, la Moneta Enea si allontana dalla “moneta del sovrano” per diventare una “moneta delle regole”. Una distinzione importante se ci rendiamo conto che anche il più giusto dei re muore e non c’è garanzia che il prossimo sarà altrettanto giusto. Pertanto, come la Legge Suprema, come il Patto, la Moneta Enea deve rimanere al di fuori della portata dell’impulso umano. Perché ciò accada, in un certo senso, non può essere un “prodotto”, progettato e lanciato commercialmente. Non avere un emittente ed essere neutrali alle pressioni geopolitiche significa anche non avere un CEO, un controllore unico, un singolo e fallibile punto di errore – nessuna testa del serpente da tagliare, per così dire. Una volta che il gatto è uscito dal sacco, o il genio è uscito dalla bottiglia, deve assumere una vita propria e vivere o morire in base alla sua sola utilità. La Moneta Enea deve quindi essere autonoma , indipendente e istituzione sociale emergente .

Ma… rendere il denaro autonomo e impermeabile al cambiamento non è “gratuito”. Innanzitutto, richiede regole molto chiare e predeterminate, il che lo rende anelastico. Ciò significa che ci vorrà del tempo prima che si adatti ai repentini cambiamenti della domanda, con conseguente volatilità. Questo è rafforzato dalla natura del consenso, che può diventare caotico ed è per definizione riluttante al cambiamento (è conservativo ); il che, in periodi di instabilità, può ulteriormente esacerbare la volatilità a causa di confusione e interpretazione.

Ma ripeto: il punto è che la pietra è pietra, non importa quanto ne discutiamo…

  1. Resilienza

La moneta enea deve essere impermeabile al cambiamento e alla manipolazione, e deve anche essere resiliente ad attacchi, catastrofi e progresso tecnologico . Questo a sua volta richiederà una certa adattabilità, contraddicendo in parte quanto ho detto sopra. Data la sua natura digitale, la moneta enea deve rimanere rilevante e affidabile di fronte al continuo sviluppo tecnologico, in modo da non diventare mai obsoleta per motivi puramente tecnici: parte dell’essere scolpita nella pietra è che deve essere durevole .

Ma come può essere allo stesso tempo immutabile e adattabile? Parte della risposta risiederà nell’architettura del sistema. La moneta enea deve consistere principalmente in uno strato di base solido come la roccia, affidabile, conservativo e inflessibile , su cui si possono costruire strati astratti più flessibili , imitando il modo in cui la carta moneta originariamente rappresentava ed era agganciata all’oro, al fine di rendere i pagamenti più agili. O, per estensione, il modo in cui tutti i sistemi naturali si espandono, dalle arterie, vene e capillari alle reti neurali nel cervello o ai delta dei fiumi in un bacino idrografico. Non c’è nulla di sbagliato a priori nelle astrazioni… purché rimangano saldamente ancorate a una fonte di verità .

Oltre agli aspetti più tecnici, la decentralizzazione di esecutori e revisori di Aenean Money rappresenta un’ottima difesa naturale contro gli aggressori: poiché le sue regole sono applicate tramite il consenso a livello di partecipanti, qualsiasi attore – malintenzionato o meno – che volesse modificare o manipolare Aenean Money dovrebbe corrompere o persuadere un vasto numero di partecipanti ad alterare il patto e definire un nuovo consenso. Se a questo aggiungiamo la sua natura globale, Aenean Money sarebbe sufficientemente antifragile da sopravvivere a catastrofi naturali , a patto che non siano di scala planetaria – nel qual caso il denaro sarebbe l’ultima delle nostre preoccupazioni…

Il principale compromesso associato alla resilienza tramite decentralizzazione è che non esiste un modo efficace – se non attraverso il consenso, che è difficile da ottenere – per modificarla, influenzarla o censurarla. La Moneta Enea sarà neutrale , quindi una volta attiva non potrai impedire a nessuno di usarla, inclusi amici, alleati, nemici o criminali. Pertanto, l’Uomo Enea deve trovare altri modi per fermare la criminalità e competere economicamente. I giorni della censura delle transazioni e dell’uso del denaro come arma geopolitica saranno finiti. Rompere qualche proverbiale uovo non giustificherà più un intervento. Per ribadire: il patto deve rimanere al di fuori della portata della corruttibilità umana.

Questi sono termini accettabili, a mio parere. Anzi, benefici . Opponendosi alla burocrazia, la Moneta Enea rifiuterà di screditare la moralità delle transazioni tra adulti e porterà a una cultura più matura.

  1. Legato alla realtà

Il vero denaro è tale finché riproduce fedelmente la realtà .

La moneta enea deve quindi riflettere l’ economia reale e la produttività reale . Una conseguenza di questo ancoraggio alla realtà è che il potere d’acquisto della moneta aumenterà con la crescita dell’economia (deflazione dei prezzi) e perderà potere d’acquisto in caso di contrazione dell’economia ( inflazione reale o naturale dei prezzi). Una moneta che rifletta la vera economia infrangerà l’illusione che tutti i prezzi siano inevitabilmente destinati a salire (si pensi al tipico Big Mac degli ultimi due decenni), compresi gli stipendi, che aumenterebbero solo per riflettere gli aumenti di produttività, non per tenere il passo con l’inflazione monetaria.

La moneta merce pre-fiat implicava sempre una certa quantità di energia spesa – di lavoro svolto – per estrarre, coniare e scambiare, al fine di rappresentare accuratamente la produttività. Tale moneta acquisiva quindi la proprietà di trattenere energia (o valore) perché il costo era anticipato.

La moneta fiat, tuttavia, è virtualmente libera di creare a piacimento, con il risultato che impoverisce tutti tranne chi stampa moneta e le persone a loro più vicine: è permeabile, anziché conservare energia e preservare l’ambiente . Il costo viene semplicemente rinviato alle generazioni successive attraverso l’infinita emissione di nuovo debito.

In fin dei conti, il costo è sempre presente . La moneta enea deve rifiutare il modello edonistico della moneta fiat e pagare il suo debito, presente e passato; e il modo migliore per farlo è con una moneta sostenuta dall’energia, che abbia un costo chiaro e anticipato . E poiché deve essere digitale, questo ancoraggio alla realtà attraverso il dispendio energetico è ancora più importante . Deve essere come una merce.

E come una merce, anche la moneta enea dovrà essere valutata dal mercato. Questo per due motivi: in primo luogo, affinché possa rappresentare accuratamente la produttività (mappare il territorio); in secondo luogo, una moneta senza un emittente, per definizione, non può essere una moneta fiat. Ciò significa che il suo valore non può essere decretato da nessuno (per decreto). Solo chi la sceglie può attribuirle valore.

Questo a sua volta lo renderà volatile , poiché soggetto alla legge della domanda e dell’offerta. Ma se la volatilità è il prezzo da pagare per un tale retethering, allora almeno una volatilità al rialzo è preferibile a una volatilità al ribasso, garantita dalla valuta fiat.

La moneta enea sarà adottata volontariamente dai partecipanti solo se funziona . Al contrario, la moneta fiat, oltre a non funzionare nemmeno così bene, è imposta dall’alto dagli stessi amministratori irresponsabili, irresponsabili e autoproclamati che l’hanno emessa. Tale arroganza si traduce in una mappa che distorce il territorio reale, perché senza una percezione accurata non è possibile orientarsi o funzionare correttamente.

La moneta enea deve essere una mappa accurata. La sfida è quindi progettare una “merce digitale” , una moneta che possa viaggiare ovunque velocemente, contenere e trasportare valore, e tuttavia rimanere ancorata alla realtà fisica attraverso il costo reale .

L’inizio di una nuova era

La moneta enea sembra certamente utopica, la sfida insormontabile. Eppure… potremmo già averla. Bitcoin è il primo e unico strumento crittografico digitale al portatore che:

  1. Possiede tutte le caratteristiche del denaro: durevolezza, divisibilità, fungibilità, portabilità e scarsità.
  2. Possiede le proprietà ritenute necessarie dalla Scuola Austriaca di Economia.
  3. Svolge le tre funzioni del denaro in modo quasi impeccabile:
    1. Offerta fissa significa che conosci la tua quantità in proporzione al totale (perfetta riserva di valore),
    2. Le transazioni sono non censurabili (mezzo di scambio perfetto) e
    3. Con essa è possibile misurare tutti gli altri beni, ovunque (21 quadrilioni di unità), anche se è volatile perché è giovane.
  4. Sta guadagnando slancio ogni anno (necessario per un patto e una costituzione)

Ma, cosa ancora più importante, soddisfa anche i criteri sopra delineati per la moneta enea. Quelli che le permetteranno non solo di sostituire la moneta fiat faustiana, ma anche di spingerci verso un futuro più ascendente e vitale.

Ecco come Bitcoin risolve i problemi che ho appena discusso. Vi invito a leggere, soprattutto se siete scettici .

  1. Bitcoin è denaro nativo di Internet

La missione dichiarata di Bitcoin è quella di essere un sistema di denaro digitale peer-to-peer .

Per questo deve essere un bene al portatore, come accennato in precedenza, cosa che nel caso di Bitcoin si ottiene tramite crittografia: coppie di chiavi crittografiche (chiavi pubbliche e private) ne contrassegnano la proprietà , in modo che chi controlla la chiave privata (simile a una password) controlli anche le unità monetarie, mentre la chiave pubblica viene utilizzata per sapere dove si invia denaro (più simile a un indirizzo email). Si deriva la chiave pubblica dalla chiave privata, ma è matematicamente impossibile fare il contrario.

Bitcoin è ovviamente digitale, ma per di più non è stato creato da o per un paese o una zona economica specifica: è aperto a tutto il mondo , a chiunque voglia utilizzarlo. Questo lo rende neutrale , uno strumento ideale sia per la competizione che per la cooperazione su scala planetaria. Non dipende da istituzioni centralizzate, ma è al 100% peer-to-peer.

Possono esistere terze parti (fornitori di servizi come exchange o depositari), ma non sono obbligatorie. Le unità monetarie possono essere trasferite direttamente da un utente all’altro e tutto ciò che serve è un modo per trasmettere la transazione al resto della rete. Nessun confine, nessun limite, nessun orario di lavoro, nessun giorno festivo; 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno .

Non affidarsi a istituzioni terze significa anche che, di default, spetta all’utente proteggere la propria chiave privata, poiché chi la controlla è il proprietario assoluto delle unità. Non è possibile fare ricorso a intermediari e perdere o rivelare le chiavi significa di fatto perdere i propri fondi. Ecco perché le soluzioni di custodia condivisa con istituzioni affidabili (come i caveau per l’oro fisico) esistono già e stanno crescendo, ma presentano i loro compromessi.

Infine, a differenza del denaro contante, Bitcoin non è anonimo, poiché ogni singola transazione, così come gli indirizzi di invio e ricezione, sono pubblici (vedi perché più avanti). Detto questo, è pseudonimo e può essere utilizzato privatamente se si evita di associare informazioni personali alla transazione quando si acquisiscono o si cedono le monete. In definitiva, le transazioni sono associate a un indirizzo che è semplicemente una stringa di caratteri. Puoi utilizzare Bitcoin in modo privato o pubblico, a seconda delle tue preferenze (e ci sono molti strumenti per entrambe le cose).

  1. Bitcoin è un protocollo

Bitcoin non è solo denaro: fondamentalmente (e per essere considerato tale ) è un protocollo . Ancora più concretamente, è un software che si esegue su un computer (“nodo”); non solo tu, ma chiunque altro lo desideri . Ogni nodo esegue una copia dell’intera cronologia e catena di transazioni (nota come blockchain ).

La blockchain di Bitcoin registra ogni transazione tra gli utenti, organizzandole cronologicamente in blocchi che vengono poi convalidati (“mined”) a intervalli medi di 10 minuti. I “miner” competono per aggiungere il blocco successivo di transazioni alla catena in cambio di una commissione pagata dal mittente e di un’ulteriore “ricompensa di blocco” (maggiori dettagli di seguito).

I nodi Bitcoin comunicano tra loro e verificano in modo indipendente ogni singola transazione per assicurarsi che non vi siano discrepanze o comportamenti scorretti, e che tutti stiano giocando la stessa partita. Per questo motivo, la blockchain è accessibile a tutti, il che previene la necessità di meccanismi di auditing centralizzati (che rappresentano singoli punti di errore: facilmente corrotti e infiltrati).

Ogni node runner è quindi un revisore della blockchain di Bitcoin ; se non vuoi affidare la verifica delle tue transazioni ad altri, è semplice come scaricare il software ed eseguirlo su una macchina. Come per la privacy, hai la possibilità (non l’obbligo) di essere sovrano quanto vuoi.

Ciò che esegui quando esegui il programma è un insieme di regole note come “regole di consenso”, la più famosa delle quali è il limite massimo di fornitura di 21 milioni di unità . Se le esegui, stai eseguendo Bitcoin; ma poiché si tratta di un software open source, puoi accedere al codice e modificarlo a piacimento (ad esempio per aumentare la fornitura e quindi gonfiare la valuta). Tieni presente che non starai più eseguendo Bitcoin, ma la tua versione personale che, molto probabilmente, nessun altro vorrà eseguire (ad esempio BitcoinCash, BitcoinGold, ecc.). Ciò significa che ti sei ritirato dal gioco e ti sei quindi reso impotente nei confronti di Bitcoin; che continuerà a funzionare finché ci saranno persone – da qualche parte, ovunque – disposte a eseguire quelle regole originali.

In altre parole, il modello di sicurezza di Bitcoin risiede nella sua apertura, unita alla sfida umana del consenso sociale – NON nella crittografia! Questo è difficile da comprendere anche per i tecnici, perché tutte le altre tecnologie si sono tradizionalmente basate sull’offuscamento . Poiché chiunque può eseguirlo e chiunque può modificarlo, ma modificare significa autoselezionarsi FUORI dalla rete, il protocollo Bitcoin non può essere “hackerato”.

Infine, poiché non esiste un computer centrale che detta le regole di Bitcoin (sono decise per consenso, in base alla versione che i runner dei nodi accettano di utilizzare, e applicate da ciascun nodo individualmente), ciò significa anche che non esiste un emittente di monete. Le nuove unità vengono “emesse” dal protocollo stesso secondo un programma predeterminato e trasparente e vengono sbloccate dai miner come ricompensa per l’estrazione di nuovi blocchi (maggiori dettagli di seguito).

Pertanto, la blockchain di Bitcoin funge da fonte di verità : riflette tutte le transazioni passate verificate per consenso e, poiché tale registrazione è inalterabile (bisognerebbe modificarla in ogni singolo nodo che ne ospita una copia), funge da testo fondamentale che tutti i giocatori concordano di seguire. La forza di questa base cresce solo con l’adesione di nuovi partecipanti, fino al raggiungimento della velocità di fuga. Qualsiasi altra copia di Bitcoin semplicemente non è Bitcoin, a prescindere da proclami emotivi e stratagemmi di marketing. Il consenso è consenso. La rete è la rete, e Bitcoin ha raggiunto la velocità di fuga tra 5 e 8 anni. Il gatto è uscito dal sacco e il genio è uscito dalla bottiglia.

  1. Bitcoin è una rete

Poiché Bitcoin è un software, tecnicamente può essere aggiornato, sebbene, come descritto in precedenza, sia difficile raggiungere il consenso necessario per applicare le modifiche. Tuttavia, Bitcoin è un software open source, quindi chiunque può contribuire con soluzioni ai problemi man mano che si presentano, il che di per sé lo rende molto adattabile , poiché qualsiasi cambiamento nel panorama tecnico può essere assorbito nel protocollo o gestito in modo efficace e relativamente rapido.

L’esempio migliore – e quello che preoccupa fin troppe persone – è l’avvento del calcolo quantistico: se sarà all’altezza delle aspettative, la crittografia tradizionale potrebbe essere compromessa, il che significa che Bitcoin morirà, giusto? Beh… no: date un’occhiata a questa risposta .

La crittografia a prova di quanti è in fase di sviluppo proprio in questo momento, poiché non sarebbe solo Bitcoin a essere interessato, ma tutto il resto: compagnie aeree, reti energetiche, banche, segreti militari, ecc. È piuttosto ovvio che non appena tale crittografia sarà disponibile, la rete Bitcoin la adotterà prontamente stabilendo un nuovo consenso. Ci sarà una fase di transizione caotica, da un consenso all’altro, costellata di dibattiti, biforcazioni del protocollo e infinite controversie… ma alla fine, la polvere si depositerà, un nuovo consenso emergerà come nuova fonte di verità e – tic tac, blocco successivo – la catena continuerà a funzionare. Ci sarà ovviamente un caos significativo nel frattempo, ma è chiaro che più urgente sarà il problema affrontato dal protocollo, più rapidamente verrà raggiunto il consenso. Troppe persone – e questo numero non farà che aumentare – hanno un interesse considerevole nella salute del protocollo per lasciarlo semplicemente morire.

Nonostante questa adattabilità, il protocollo Bitcoin stesso rimane estremamente conservativo e avverso al cambiamento. I principali problemi operativi – è relativamente lento e costoso effettuare transazioni – sono caratteristiche non bug. La catena di base di Bitcoin è un livello di regolamento, come una base di granito, su cui è possibile costruire livelli astratti di qualsiasi tipo. Uno di questi livelli è la rete Lightning, che consente micropagamenti praticamente gratuiti (fino a 1/100 milionesimo di bit

coin) alla velocità della luce. Molti altri sono e saranno sviluppati, mentre il livello di base rimane per il regolamento finale e le transazioni di grandi dimensioni che richiedono una finalità garantita.

Oltre a ciò, il protocollo stesso è anche attrezzato per rispondere ad altri tipi di sviluppi tecnologici esogeni, come le innovazioni in ambito informatico o crittografico, con quella che è forse la caratteristica più elegante del “sistema complesso Bitcoin”: l’ adeguamento della difficoltà . La difficoltà di mining di un blocco si adegua algoritmicamente all’incirca ogni due settimane, a seconda della potenza di calcolo impiegata dai miner: maggiore è la potenza, più difficile è trovare un nuovo blocco. Questo garantisce che il blocco successivo sia sempre, con una probabilità di dieci minuti, pronto per essere minato, trasformando la blockchain in un cuore pulsante per l’attività economica, indipendentemente dai cambiamenti nella tecnologia computazionale. Approfondiremo più avanti l’adeguamento della difficoltà, e in particolare come difende dalla catastrofe.

Gli utenti giocano a Bitcoin in primo luogo perché conoscono e accettano le sue regole fisse : il “mining” di nuove monete – che terminerà nell’anno 2140 – è programmato algoritmicamente, e avviene man mano che ogni nuovo blocco viene estratto e confermato dalla rete (al momento il tasso di fornitura è di 3,125 BTC per blocco). Questo tasso di fornitura viene dimezzato ogni quattro anni – un evento chiamato halving . Al momento, grazie a questa riduzione pre-programmata dell’offerta, Bitcoin è già più raro dell’oro. E, cosa più importante, tutti sanno quante monete verranno estratte per blocco in ogni era di halving.

Ora, c’è un certo rischio teorico. Gli sviluppatori di Bitcoin potrebbero essere corrotti, oppure malintenzionati potrebbero infiltrarsi nel gruppo di sviluppatori per piazzare i propri agenti, nel tentativo di manipolare Bitcoin a proprio vantaggio – sì, gli sviluppatori possono proporre modifiche e minacciare di rovinare il delicato equilibrio di incentivi che fa funzionare il protocollo, MA… il codice è accessibile a tutti , e in ultima analisi spetta ai gestori dei nodi decidere individualmente se aggiornare ed eseguire la versione più recente o meno. Come hanno scoperto anche i primi e più influenti sostenitori di Bitcoin, cercare di cambiare Bitcoin è un gioco pericoloso. Molto probabilmente finirai per essere ostracizzato e ridicolizzato.

Certo: ignoranza, mancanza di vigilanza, manipolazione di massa attraverso campagne ben orchestrate… tutto questo potrebbe indurre i gestori di nodi ad adottare una versione dannosa. Ma il fatto importante rimane che sono i gestori di nodi ad essere sovrani, non gli sviluppatori . Questo conferisce alla valuta un grado di decentralizzazione e quindi di resilienza quasi senza precedenti , paragonabile solo al linguaggio e a simili istituzioni sociali organiche. Il risultato è che non si può vietare Bitcoin: si può solo vietare se stessi.

Infine, anche se la maggior parte dei node runner si lanciasse su una versione difettosa di Bitcoin… è altamente improbabile che lo facciano tutti . Finché esisterà una rete di nodi da qualche parte che esegue la versione corretta, e finché qualcuno sarà incentivato a minare (ovvero, finché la rete avrà ancora un certo valore), Bitcoin sopravviverà . Potrebbe perdere molto valore man mano che il capitale si allontana, ma continuerà a funzionare, grazie in gran parte all’aggiustamento della difficoltà.

L’obiettivo non è la perfezione. È impossibile. L’obiettivo è l’antifragilità, e Bitcoin è il massimo dell’antifragilità . Proprio come la Cina, il governo statunitense e qualsiasi altro governo o istituzione che abbia cercato di vietarlo o bloccarlo. Anche in caso di calamità naturale, o se una grossa fetta della rete di nodi dovesse scomparire, è estremamente improbabile che ogni singolo nodo sulla Terra scompaia. Questo è anche il motivo per cui spetta a tutti noi rafforzare ulteriormente la decentralizzazione della rete gestendo un nodo. Curiosità: l’azienda Blockstream trasmette persino dati Bitcoin da satelliti geostazionari nello spazio, consentendo ai gestori di nodi di sincronizzarsi senza accesso a Internet Se avete immaginato uno scenario catastrofico, è probabile che alcuni Bitcoiner con un forte interesse nella resilienza della rete abbiano già pensato o implementato una soluzione. Questo è il potere della pelle in gioco.

  1. Bitcoin è energia

Quello che segue è ciò che rende Bitcoin denaro : non solo l’ennesimo progetto interessante e da nerd.

Perché qualsiasi cosa sia denaro, deve essere ancorata alla realtà attraverso costi reali – la moneta fiat è il monito in questo caso. Quindi, come si fa a rendere costosi un mucchio di 1 e 0 digitali? La risposta è tanto semplice quanto geniale: attraverso un dispendio energetico iniziale .

Per estrarre l’oro è necessario impiegare grandi quantità di energia. L’oro in realtà non è così raro; la sua “scarsità” – o il suo “elevato rapporto stock-to-flow” – è economica (relativa), non fisica (assoluta) ed è dovuta principalmente alla difficoltà e ai costi di estrazione e lavorazione. Ciò che limita l’afflusso di nuove unità d’oro sul mercato non sono gli ostacoli tecnologici o la vera scarsità, ma la redditività: quando la domanda di oro aumenta significativamente, le società minerarie incrementano le loro attività man mano che diventano più redditizie, poiché il prezzo unitario è cresciuto.

Inoltre, i progressi tecnici potrebbero ridurre ulteriormente la scarsità d’oro man mano che iniziamo a estrarre oro dagli asteroidi. Non è impossibile che presto assisteremo a flussi di nuovo oro simili a quelli avvenuti quando gli spagnoli conquistarono il Nuovo Mondo. Ciò causerebbe una massiccia inflazione monetaria globale se dovessimo tornare al gold standard.

Il design di Bitcoin imita l’oro in quanto i cosiddetti “minatori” sfruttano l’energia del mondo reale per risolvere complessi problemi computazionali (essenzialmente, trovare un numero casuale predeterminato); il minatore che trova il numero corretto “estrae” un blocco contenente le transazioni dell’utente, che viene poi aggiunto “on-chain” in sequenza con l’ultimo blocco estratto. C’è una differenza fondamentale, che spiegherò tra poco.

La ricompensa per l’estrazione di blocchi è duplice: (a) tutte le commissioni derivanti dalle transazioni raccolte nel blocco e (b) le nuove monete sbloccate – o “estratte” – dalla fornitura rimanente, cosa che, come detto sopra, avviene a un ritmo predeterminato e trasparente.

Esiste quindi un vero e proprio incentivo economico per i miner a impiegare quanta più potenza di calcolo possibile per aumentare le loro possibilità di estrarre un blocco, il che, nel complesso, crea una condizione in cui la spesa energetica collettiva di tutti i miner onesti (è conveniente estrarre solo transazioni valide) è maggiore di quella di qualsiasi singolo miner. In altre parole, significa che tutti i miner contribuiscono efficacemente con la loro spesa energetica alla rete. Questo è in realtà il motivo per cui i blocchi contenenti transazioni precedenti non possono essere modificati retroattivamente . Non è per qualche proprietà “magica” di una blockchain, ma specificamente perché è proibitivamente costoso farlo. L’incensurabilità e la resistenza al cambiamento di Bitcoin sono uniche perché è di gran lunga il più costoso da influenzare o alterare, e non c’è modo di simulare tale influenza se non bruciando energia tramite elaborazione. È quindi il più reale possibile.

Ora… quella differenza importante che ho menzionato prima, tra l’estrazione di oro e l’estrazione di Bitcoin, è legata alla regolazione della difficoltà che ho delineato nella precedente sezione “Bitcoin è una rete”. Questa potrebbe davvero essere una delle imprese ingegneristiche più eleganti dai tempi della ruota.

Quando il prezzo di Bitcoin sale, l’incentivo dei miner aumenta e quindi incrementano le loro operazioni (impiegando più energia); tuttavia, anche l’adeguamento della difficoltà aumenta di pari passo con la quantità di nuova potenza di calcolo impiegata. Questo fa sì che blocchi vengano ancora estratti ogni dieci minuti, il che a sua volta garantisce che il calendario di fornitura di Bitcoin rimanga noto e prevedibile – una fonte di verità.

Se il prezzo diminuisce, tuttavia, l’incentivo per i grandi operatori è minore; MA (ed è qui che avviene la vera magia) poiché anche la difficoltà del problema da risolvere per minare il blocco successivo si riduce, minare nuovi blocchi diventa più accessibile agli operatori più piccoli . In altre parole, ci sarà sempre qualcuno disposto a spendere l’energia necessaria per minare una certa quantità di Bitcoin .

Pertanto, indipendentemente da quanto aumenti il ​​prezzo di Bitcoin, non è possibile minare altri Bitcoin, e indipendentemente da quanto scenda, la stessa quantità predeterminata viene emessa dalla rete affinché qualcuno possa minare e accumulare. Questa rigidità crea sia volatilità (che a volte può essere estrema) che opportunità (anch’esse estreme), soprattutto quando Bitcoin è giovane (qualsiasi cosa abbia meno di 50 anni).

Bitcoin non è facile da capire, in realtà. Richiede un notevole studio perché rappresenta un cambio di paradigma così radicale , un distacco così netto da tutto ciò che abbiamo conosciuto finora. Richiede anche esperienza: non si può esserne davvero convinti, per quanto forte sia l’argomentazione, bisogna averla in mano per almeno un’epoca (l’intervallo di tempo tra due halving) per percepirne appieno le proprietà.

  1. Bitcoin è unico

L’ultimo e più sottovalutato elemento di Bitcoin è la sua unicità. Bitcoin non è speciale solo per tutti i motivi sopra esposti. È speciale perché è un evento irripetibile . È un momento da zero a uno.

È facile confondere Bitcoin – con la sua combinazione di proprietà tecniche e architettura di incentivi – con le criptovalute, che potrebbero condividere alcune caratteristiche, ovvero la crittografia, una blockchain e un token di qualche tipo. Ma la verità è che questi elementi da soli non sono ciò che rende Bitcoin unico. Ciò che rende Bitcoin unico è la combinazione di tutti questi fattori, e l’elemento sociale e umano del consenso (che ha raggiunto la velocità di fuga) e della path dependence – in altre parole, si possono copiare tutti gli attributi tecnici di Bitcoin, ma non si può tornare indietro nel tempo e impiantare Bitcoin nel 2008, quando nessuno credeva che sarebbe diventato una realtà, e vederlo crescere come ha fatto, organicamente, in assenza di un uomo chiave a guidarlo.

In quanto tale, non c’è nulla di simile al mondo. Ogni altra criptovaluta è in qualche modo legata a un’istituzione centralizzata (un’azienda o una fondazione), tutte con CEO o direttori al vertice estremamente fallibili e umani. Nessuna di queste si è dimostrata immune alla manipolazione. Nessuna sfrutta la potenza di calcolo, e quindi il supporto energetico, di Bitcoin. Nessuna sarà mai considerata un protocollo veramente neutrale, perché non può esserlo.

È fondamentale differenziare e distinguere. Ho cercato di delineare attentamente non solo le proprietà, ma anche i valori che la Moneta Enea deve rappresentare. Eventi di monetizzazione di questo tipo sono estremamente rari nella storia.

L’ultimo aspetto – in effetti, uno dei più cruciali – di Bitcoin riguarda le circostanze che hanno circondato la sua creazione e il suo lancio nel mondo. Un programmatore anonimo (o un gruppo di programmatori) che si faceva chiamare Satoshi Nakamoto ha lavorato su Bitcoin in segreto finché non l’ha finalmente annunciato in una mailing list per altri nerd. Poi, dopo averne curato lo sviluppo per un paio d’anni, Nakamoto è semplicemente scomparso (come dimostrano i circa 1 milione di Bitcoin a suo “nome”, che a tutt’oggi rimangono intatti). Questo è noto tra i “Bitcoiner” come l’ Immacolata Concezione di Bitcoin . Potreste sorridere di fronte alla pomposità… ma hanno ragione, ed è qualcosa che nessuna criptovaluta sarà in grado di replicare, per quanto ci provino.

Ciò che Bitcoin è oggi può essere spiegato solo dal modo in cui è stato ignorato, gli è stato permesso di fare il suo corso senza impedimenti per anni e dalla successione di eventi che ha portato alla sua posizione attuale: il suo successo è spiegabile dalla dipendenza dal percorso , ed è estremamente improbabile che le stesse identiche circostanze ed eventi si verifichino di nuovo esattamente nello stesso modo.

Tutto ciò ci pone un’ultima condizione per Aenean Money: Mythos. Satoshi, chiunque fosse, ci ha lasciato qualcosa di rivoluzionario. L’uomo, il mito, se n’è andato e ora è nostra responsabilità riprendere da dove l’ha lasciato e portare la fiaccola verso il futuro.

Bitcoin è la moneta di Enea.

Cosa succede se

Ora… so cosa alcuni di voi stanno pensando: “Ma cosa succederebbe se…”

Quindi permettetemi di abbandonarmi a questo pensiero.

Cosa accadrebbe se uno scenario catastrofico si abbattesse sulla rete, con il crollo dell’industria mineraria e, con essa, naturalmente, del valore della moneta? Ne conseguirebbe il caos… per un po’ di tempo.

Ma, come ho detto prima, finché ci saranno alcuni nodi che eseguono ancora la stessa versione della blockchain, Bitcoin sopravviverà. Tic tac, blocco successivo.

A seconda di quanto grave fosse la situazione (forse un blackout globale), forse non verrebbe estratto alcun nuovo blocco per un po’: nessuno sarebbe in grado o disposto a spendere l’energia necessaria per estrarre un blocco di moneta fortemente deprezzata. Eppure, appena due settimane dopo il disastro, la regolazione della difficoltà entrerebbe in funzione e ridurrebbe il fabbisogno energetico a un livello tale che chiunque potrebbe teoricamente estrarre un blocco utilizzando quantità trascurabili di energia, magari persino con il proprio portatile. Questo ovviamente presuppone che l’umanità esca dall’altra parte del disastro con un accesso nuovamente sufficiente all’energia.

Ma anche nello scenario peggiore, in cui l’umanità fosse immersa nell’oscurità per un periodo di tempo prolungato, la blockchain di Bitcoin rimarrebbe dormiente, in attesa di essere rianimata quando l’energia tornerà disponibile e il bisogno di denaro riemergerà. Potrebbe non essere la prima scelta in termini di denaro. Forse inizialmente l’oro è preferibile; ma col tempo, con il ritorno della rete e della connettività, aumenterà anche la necessità di una “moneta energetica digitale” – e quale opzione migliore di quella con l’intera documentazione storica e l’infrastruttura disponibile?

In definitiva, i possessori di Bitcoin sono incentivati ​​a mantenere la rete, anche se il valore dei loro beni è diminuito. Finché due nodi gestiscono la rete, le proprietà fondamentali di Bitcoin rimangono invariate. Minando i propri blocchi, sarebbero in grado di effettuare transazioni e registrarle. Col tempo, poiché Bitcoin conserva sia le proprietà che la cronologia, altri ne vedrebbero di nuovo il valore, la domanda aumenterebbe, il prezzo salirebbe; l’incentivo al mining diventerebbe più attraente; la concorrenza aumenterebbe, e quindi la quantità di energia impiegata per proteggere la rete; anche l’adeguamento della difficoltà aumenterebbe, stimolando la concorrenza e la specializzazione e proteggendo ulteriormente la rete; il che aumenta il valore catturato in ogni unità; il che a sua volta si riflette nell’aumento del prezzo di Bitcoin e nel maggiore costo opportunità di perdere opportunità…

E così, anche se probabilmente ci vorrà un po’ di tempo – la prima volta ci vollero alcuni anni per decollare e circa un decennio per diventare davvero inarrestabile – Bitcoin alla fine tornerà in vita. Questa estrema resilienza lo rende eccezionalmente utile e quindi prezioso, non solo in termini economici, ma anche in termini di civiltà.

Il futuro eneo

Credito: @PabloBrown su X.

Sebbene sia convinto che Bitcoin avrà un ruolo fondamentale nel farci superare il paradigma faustiano della moneta fiat, sono anche realista riguardo alla sua portata: se dovessimo costruire una nuova civiltà ed entrare in una nuova era, Bitcoin probabilmente non viaggerà con noi verso le stelle.

Bitcoin ha limitazioni prevedibili e specifiche. La velocità della luce è una di queste, e le distanze stellari impediscono semplicemente al protocollo di diventare interplanetario. Il centro di hash di Bitcoin – una sorta di baricentro ponderato dalla potenza di hash di tutti i miner che contribuiscono alla rete – rimarrà sempre sulla Terra o nelle sue vicinanze. Questo metterà i miner a distanze planetarie in uno svantaggio costante rispetto a quelli terrestri, perché il tempo necessario per trasmettere le informazioni alla Terra sarà maggiore del tempo di blocco di 10 minuti. Marte, ad esempio, si trova appena oltre l'”orizzonte di hash” – il diagramma seguente è tratto da un ottimo articolo che spiega esattamente perché :

In breve, è improbabile che Bitcoin ci segua nella colonizzazione di nuovi sistemi. Ma va bene così: il ruolo di Bitcoin è quello di inaugurare l’era enea .

Quando finalmente colonizzeremo Marte ed entreremo nell’era marziana, dovremo lanciare una nuova moneta, una moneta che esista solo su Marte – probabilmente una specie di moneta Musk in omaggio a quell’uomo. Allo stesso modo, Titano avrà la sua moneta, e qualsiasi altra regione remota in cui viviamo.

Inquadrare Bitcoin in questo modo – come legato a un ruolo, un tempo e un luogo specifici nella storia , e compreso entro limiti ragionevoli – ha senso, in contrapposizione alla mentalità spensierata di alcuni. È una mentalità più enea, che riconosce che cose e persone hanno il loro tempo e il loro posto, e che nessuna soluzione può risolvere tutti i problemi per sempre .

Forse l’Uomo Enea non sarà davvero l’iniziatore di una nuova civiltà e di una nuova era – dopotutto, non fu Enea a fondare Roma, ma i suoi discendenti . L’Uomo Enea potrebbe, grazie a una moneta più solida come Bitcoin, trasportare gli dei nazionali e familiari fuori dalle rovine fumanti della vecchia città, attraverso il mare e verso una nuova terra, dove alla fine sorgerà una nuova civiltà. L’Era Enea potrebbe essere solo una fase di transizione, l’Uomo Enea un timoniere che naviga nei mari tempestosi dell’Interregno. E con Bitcoin come Stella Polare, la nave potrebbe semplicemente raggiungere nuove coste…

Mi chiamo Aleksandar Svetski. Sono uno scrittore, imprenditore e lettore seriale di Substack. Se questo articolo ti è piaciuto, lascia un commento e valuta l’idea di abbonarti al mio Substack The Remnant Chronicles . Puoi anche trovare il mio libro The Bushido of Bitcoin su Amazon. (Puoi guardare il trailer qui sotto.) Grazie per la lettura.

Guancha: “Da apprendista a maestro: la Cina ridefinisce i limiti dell’ingegneria civile”_di Karl Sànchez

Guancha: “Da apprendista a maestro: la Cina ridefinisce i limiti dell’ingegneria civile”

Carlo Sánchez26 maggio
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Hechi, Guangxi, ponte Tian’e Longtan; Liupanshui, Guizhou, ponte Beipanjiang; Ponte Huajiang in costruzione

Prodotto finito. Divertente errore di battitura rispetto all’originale. È costato 1,023 miliardi di yen e ci sono voluti cinque anni per costruirlo, circa 142 milioni di dollari al tasso di cambio odierno.

Quattordici mesi fa, il Francis Scott Key Bridge è crollato dopo che una nave portacontainer ha colpito uno dei suoi piloni in un incidente marittimo con pochissimi precedenti. Il processo di sostituzione merita di essere letto, poiché rivela numerosi ostacoli burocratici che devono essere superati. Il confronto dei costi dalla costruzione iniziale a quella della sostituzione racconta la sua storia: “La costruzione del ponte originale è costata 141 milioni di dollari [nel 1977], circa 743 milioni di dollari nel 2024”, mentre il costo stimato al termine del 2028 è compreso tra 1,7 e 1,9 miliardi di dollari: oltre dieci volte il costo iniziale. Fornisco queste informazioni per confrontare quanto descritto nell’articolo . Oltre all’immagine di copertina, l’articolo ne contiene molte altre che vale la pena vedere anche senza traduzione.

Secondo un articolo del South China Morning Post di Hong Kong del 26 maggio, un recente studio pubblicato sulla rivista nazionale Transportation Science and Engineering afferma che entro il 2030, “la produzione di ponti in Cina” raggiungerà tutti i seguenti traguardi: il ponte sospeso più lungo del mondo, il ponte più alto del mondo e tutti i ponti strallati che hanno stabilito diversi record. In risposta, il rapporto lamentava che la Cina avesse “ridefinito i limiti dell’ingegneria civile”.

” I ponti della Cina: costruire in modo più intelligente, costruire più in alto, dove nessun altro osa costruire “, si legge nel rapporto, aggiungendo che è bastata una generazione alla Cina per passare dall’affidarsi a tecnologie straniere per la costruzione di ponti al diventare “il progettista indiscusso dei ponti più audaci del mondo”. “Dai canyon avvolti nella nebbia agli stretti devastati dai tifoni fino alle vaste aree metropolitane, gli ingegneri cinesi stanno costruendo strutture che sfidano i limiti della geografia e stabiliscono nuovi record mondiali”.

Secondo il South China Morning Post , lo studio evidenzia metodi di rilevamento sofisticati, modelli avanzati e tecniche ingegneristiche innovative, tra cui innovazioni nella scienza dei materiali, che hanno permesso alla Cina di continuare a costruire ponti di grandi dimensioni. Allo stesso tempo, il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA) e l’applicazione di attrezzature da costruzione intelligenti e automatizzate renderanno la costruzione di ponti più sicura ed efficiente.

Di seguito sono riportati alcuni dei progetti di ingegneria di ponti nazionali che hanno attirato l’attenzione del rapporto. Alcuni di essi sono stati completati e hanno stabilito record mondiali; altri sono in fase di completamento e si prevede che stabiliranno nuovi record una volta completati:

Ponte sul fiume Changtai Yangtze (Jiangsu)

Il ponte sul fiume Yangtze di Changtai, che collega Changzhou e Taizhou, diventerà il ponte strallato più grande del mondo dopo la sua apertura al traffico quest’anno. Si dice che l’attuale detentore di questo record sia il ponte dell’Isola Russky, completato nel 2012, con una campata principale (ovvero la campata tra le principali strutture di supporto) di 1.104 metri, mentre la campata principale del ponte sul fiume Yangtze di Changtai ha raggiunto i 1.208 metri.

Secondo la China Railway Corporation Limited (CREC), il ponte sul fiume Yangtze di Changtai è lungo 10,03 chilometri e la sezione strada-rotaia è lunga 5,3 chilometri, il che lo rende il primo attraversamento fluviale al mondo che integra autostrade, ferrovie interurbane e autostrade ordinarie. Il ponte è stato progettato dal China Railway Bridge Bureau e la costruzione è iniziata nell’ottobre 2019.

Secondo le informazioni fornite dal China Railway Bridge Bureau, a gennaio di quest’anno il progetto accessorio del ponte sul fiume Yangtze di Changtai è stato sostanzialmente completato e si prevede che l’autostrada sarà aperta al traffico a ottobre.

Il South China Morning Post ha sottolineato che tra i primi 10 ponti strallati al mondo entrati in funzione, il ponte russo dell’Isola Russkij è in cima alla lista, seguito da due ponti francesi e giapponesi, e dalla Cina che attualmente occupa i restanti sette posti. Entro il 2026, però, ci saranno nove ponti cinesi nella top 10.

Ponte sul fiume Zhangjinggao Yangtze (Jiangsu)

Il 26 di questo mese, la trave centrale della torre principale sud del ponte sul canale sud del ponte sul fiume Yangtze di Zhangjinggao, che collega Zhangjiagang, Jingjiang e Rugao, è stata completata con successo, un ulteriore passo avanti verso la copertura della torre principale. Si prevede che il ponte sul fiume Yangtze di Zhangjinggao sarà completato nel 2028, quando la sua campata principale raggiungerà i 2.300 metri, diventando il ponte sospeso più grande del mondo.

A differenza dei ponti strallati, che hanno la forma di enormi ventagli e “appendono” le travi principali direttamente ai piloni tramite cavi diagonali, le travi principali del ponte sospeso trasmettono la forza ai cavi tramite bracci verticali, e i cavi sono sospesi e ancorati su entrambi i lati del ponte tramite i piloni, pendenti dall’alto verso il basso, e la forma è generalmente simile a una parabola. [Vedi diagramma nell’articolo.]

Oltre al ponte sospeso con la campata più lunga del mondo, si prevede che il ponte sul fiume Yangtze di Zhangjinggao stabilirà cinque “migliori record mondiali” una volta completato, tra cui il pilone per ponte sospeso più alto del mondo, alto 350 metri, equivalente a un edificio di 125 piani, il cavo principale ad alta resistenza più lungo del mondo, la fondazione di ancoraggio a muro di terra più grande del mondo, la trave a cassone in acciaio a lunghezza continua più lunga del mondo e il più grande dispositivo telescopico di spostamento del mondo.

Allo stesso tempo, il ponte presenterà anche 6 “prime mondiali”, tra cui il sistema di autobilanciamento del cavo principale del ponte sospeso a campata super-large e il sistema anticorrosione intelligente integrato dell’intero ponte . In particolare, in termini di struttura, la torre principale adotta il primo sistema di vincolo combinato al mondo con scatola in acciaio e tubo in acciaio riempito di calcestruzzo, in grado di aumentare la capacità portante del pilastro della torre del 30%, riducendo al contempo il peso del corpo della torre del 50%, risolvendo efficacemente il problema di portata e di sovrappeso di una torre del ponte sospeso alta due chilometri.

Secondo il South China Morning Post , quasi tutti i ponti sospesi attualmente in costruzione nel mondo si trovano in Cina. Tra i ponti sospesi aperti al traffico, il record mondiale per la campata più lunga è detenuto dal ponte di Canakkale in Turchia, del 1915, con una campata principale di 2.023 metri e completato e aperto al traffico nel 2022; seguono il ponte di Akashi Kaikyo in Giappone e il ponte sul fiume Yangtze Yangsigang a Wuhan, in Cina.

Ponte Dankunt (Jiangsu)

È molto difficile immaginare la lunghezza incredibile di questo sistema di ponti, con questa immagine che ne dà un’idea mentre scompare in lontananza. 164 km o 102 miglia.

Il ponte Dankunte, noto anche come ponte Danyang-Kunshan, è un viadotto composto da numerose campate brevi nella sezione Jiangsu della ferrovia ad alta velocità Pechino-Shanghai, con una lunghezza totale di 164,8 chilometri; è anche il ponte più lungo del mondo, registrato nel Guinness dei primati.

Dal suo completamento nel 2010 e dalla sua entrata in servizio nel 2011, il ponte di Danquint detiene questo record. Ma il South China Morning Post ha affermato che in futuro potrebbe essere battuto dal corridoio ferroviario proiettile Mumbai-Ahmedabad in India.

Si prevede che il corridoio ferroviario ad alta velocità Mumbai-Ahmedabad sarà completato nel 2028 e avrà una lunghezza complessiva di 508 chilometri, la maggior parte dei quali sarà costituita da viadotti.

Strada Xihuomen e ponte ferroviario (Zhejiang)

Il ponte ferroviario e autostradale di Xihuomen è un comune ponte transoceanico tra la ferrovia Yongzhou e l’autostrada a doppio binario Ningbo-Zhou attraverso il canale Xihuomen, collegando l’isola di Zhoushan Jintang e l’isola di Zhangzi, ed è un progetto di controllo della ferrovia Ningbo-Zhou.

Secondo CCTV News, il ponte autostradale e ferroviario di Xihuomen ha una lunghezza totale di 3.118 metri, la campata principale adotta un sistema di sospensione strallato lungo 1.488 metri e l’impalcato del ponte è largo 68 metri. Inoltre, le fondazioni del ponte sono costituite da pali trivellati con un diametro di 6,3 metri e il substrato roccioso è profondo 60 metri, il che lo rende il ponte più grande al mondo.

Ponte Tian’e Longtan (Guangxi)

Aperto al traffico nel febbraio dello scorso anno, il ponte Tian’e Longtan nella contea di Tian’e, nella provincia del Guangxi, è ora il ponte ad arco a campata più grande del mondo. Si trova 6 chilometri a monte della diga della centrale elettrica di Longtan nella contea di Tian’e, città di Hechi, Guangxi, attraverso il fiume Hongshui, con una lunghezza totale di 2.488,55 metri e una campata calcolata di 600 metri per il ponte principale.

Secondo un rapporto di China Communications News di febbraio dello scorso anno, la campata calcolata del ponte principale di 600 metri del ponte Tian’e Longtan ha aumentato il record mondiale della campata di ponti ad arco simili (il ponte Beipanjiang costruito nel 2016), superando di gran lunga il tasso medio di sviluppo annuo di 1,5 metri per la campata dello stesso tipo di ponte ad arco.

Il rapporto ha inoltre evidenziato come nella costruzione del ponte Tian’e Longtan siano state adottate numerose tecniche di costruzione innovative, che hanno permesso di superare problemi quali la costruzione di profonde fosse di fondazione, alti piloni, la lavorazione e la produzione di grandi volumi di calcestruzzo ad arco e di nervature ad arco, colonne ad arco, sollevamento di travi a T e altri problemi costruttivi, il che dovrebbe fornire un importante riferimento per la futura costruzione di ponti ad arco in calcestruzzo nelle zone montuose.

Ponte della Gola di Huajiang (Guizhou).

Il ponte sulla gola di Huajiang, nel Guizhou, prende il nome dal Grand Canyon di Huajiang, noto come la “crepa nella terra”. Ha una lunghezza totale di 2.890 metri, una campata principale di 1.420 metri e un’altezza di 625 metri dalla superficie dell’acqua, equivalente a quella della Shanghai Tower, che conta più di 200 piani.

Secondo la China Railway Second Bureau Group Company, la costruzione del ponte sulla gola di Huajiang inizierà nel 2022, sarà completata a gennaio di quest’anno e dovrebbe essere aperta al traffico a giugno. Una volta completato, supererà il ponte di Beipanjiang e diventerà il ponte più alto del mondo, stabilendo anche il record per la campata di ponte sospeso più lunga al mondo in zone montuose, tanto da essere definito “il primo sia in orizzontale che in verticale”.

Vale la pena menzionare che il peso totale delle travi reticolari in acciaio del ponte è di circa 22.000 tonnellate, ovvero l’equivalente di tre Torri Eiffel, ma la squadra di costruzione ha completato l’installazione delle travi reticolari in acciaio in soli due mesi.

Ponte Beipanjiang (Guizhou, Yunnan)

A circa 200 chilometri dal ponte della gola di Huajiang, il ponte Beipanjiang detiene l’attuale Guinness dei primati per il ponte più alto del mondo, con un’altezza verticale di 565,4 metri dalla piattaforma del ponte alla superficie del fiume.

Il ponte Beipanjiang, noto anche come “il primo ponte sul fiume Beipanjiang”, costruito congiuntamente dalle province di Yunnan e Guizhou, si trova sul fiume Nizhu, all’incrocio delle due province. Ha una lunghezza totale di 1341 metri ed è collegato alla città di Duge, distretto di Shuicheng, a est, e al comune di Puli, città di Xuanwei e città di Qujing, a ovest, e fa parte dell’autostrada Hangrui. Nel 2016, il ponte Beipanjiang è stato ufficialmente aperto al traffico.

Secondo i dati pubblici, quasi la metà dei 100 ponti più importanti del mondo si trovano nel Guizhou, di cui 4 dei 10 ponti più importanti si trovano nel Guizhou, e 15 ponti hanno vinto un totale di 25 premi nazionali e internazionali, di cui 4 ponti hanno vinto il Premio Gustav Lindthal dell’International Bridge Conference (IBC), noto come il Premio Nobel nel settore dei ponti, che rappresenta i quattro noni del paese.

Ponte Shiziyang (Guangdong)

Con una campata principale di 2.180 metri, si prevede che il ponte Shiziyang, che collega Guangzhou e Dongguan, diventerà il primo ponte sospeso a due piani al mondo di oltre 2.000 metri, nonché il secondo ponte sospeso a campata unica al mondo, dopo il ponte sul fiume Yangtze di Zhangjinggao, la cui conclusione è prevista per il 2028.

L’altezza della torre principale del ponte di Shiziyang è di 342 metri, equivalente all’altezza di un edificio di 110 piani, il che significa che, una volta completata, sarà la torre principale di un ponte sospeso a due piani più alta del mondo. Secondo quanto riportato dal Guangdong Provincial Communications Group, nelle prime ore del mattino del 2 aprile, la sezione T20 della torre del ponte di Shiziyang era stata gettata e l’altezza di costruzione aveva superato i 100 metri.

Terzo ponte di Pingnan (Guangxi)

Fino all’apertura al traffico del ponte Tian’e Longtan nel 2024, il terzo ponte di Pingnan nel Guangxi, completato nel 2020, si è classificato al primo posto tra i ponti ad arco a campata più lunga del mondo. La lunghezza totale del ponte è di 1035 metri, la campata principale è di 575 metri, il ponte ad arco tubolare in calcestruzzo portante centrale e il ponte di accesso sono realizzati con travi a cassone continue in calcestruzzo precompresso.

Tuttavia, il South China Morning Post ha affermato che anche la posizione del “secondo arco del mondo” del Pingnan Third Bridge potrebbe essere presto “consegnata”: la campata principale di 580 metri del ponte Fenglai a Chongqing, in costruzione, dovrebbe essere aperta al traffico entro la fine dell’anno.

Ponte ferroviario Shanghai-Sutong sul fiume Yangtze (Jiangsu)

Il ponte ferroviario e autostradale Shanghai-Sutong sul fiume Yangtze è stato inaugurato ufficialmente nel 2020, con una campata principale di 1.092 metri, una lunghezza totale di 11,07 chilometri e una torre principale alta 330 metri.

Come progetto di controllo attraverso il fiume Yangtze della sezione ferroviaria Shanghai-Sutong del corridoio ferroviario costiero cinese, l’autostrada e il ponte ferroviario Shanghai-Sutong sul fiume Yangtze integrano le tre funzioni di ferrovia nazionale, ferrovia interurbana e superstrada; lo strato superiore è una superstrada a sei corsie a doppio senso con una velocità di progetto di 100 chilometri all’ora; lo strato inferiore è una ferrovia a quattro linee, di cui la ferrovia Shanghai-Sutong ha una velocità di progetto di 200 chilometri all’ora e la ferrovia interurbana Tongsu-Jiayong ha una velocità di progetto di 250 chilometri all’ora.

Ponte sul fiume Yangtze del tempio di Guanyin (Hubei)

Con una lunghezza totale di 1.860 metri e una campata principale di 1.160 metri, si prevede che il ponte sul fiume Yangtze verrà inaugurato nel 2026, quando sostituirà il ponte ferroviario e autostradale Shanghai-Sutong sul fiume Yangtze, diventando il secondo ponte strallato a campata più lunga al mondo.

Anche il ponte strallato a seconda campata originale del mondo, situato anch’esso nell’Hubei, il ponte ferroviario e stradale sul fiume Yangtze di Ma’anshan (campata principale di 1.120 metri), verrà spostato indietro a causa del completamento del ponte sul fiume Yangtze del tempio di Guanyin.

Tuttavia, una volta completati, entrambi i ponti strallati supereranno l’attuale detentore del record per il ponte strallato più lungo del mondo, il ponte dell’isola Russky a Vladivostok, in Russia.

Ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao (Guangdong-Hong Kong-Macao)

Il ponte lungo 55 chilometri che attraversa l’estuario del Fiume delle Perle e collega Hong Kong, Zhuhai e Macao è il ponte marittimo più lungo del mondo, costituito da tre ponti strallati, un tunnel sottomarino e quattro isole artificiali.

La costruzione del ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao è iniziata nel 2009 ed è stata completata e aperta al traffico nel 2018, riducendo il tempo di percorrenza stradale tra Hong Kong, Zhuhai e Macao da circa quattro ore a soli 45 minuti.

Il ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao è costituito da tre sezioni principali: il collegamento Hong Kong lungo 12 chilometri, la sezione principale di attraversamento marittimo lunga 29,6 chilometri (compreso un tunnel sottomarino di 6,7 chilometri collegato da isole artificiali) e il collegamento Zhuhai lungo 13,4 chilometri.

Secondo i dati della stazione di ispezione di frontiera del ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao della stazione di ispezione di frontiera di Zhuhai, al 27 aprile di quest’anno il numero di passeggeri in entrata e in uscita attraverso il porto autostradale di Zhuhai del ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao ha superato i 10 milioni, con un aumento annuo di oltre il 18,9%, stabilendo un nuovo record per il flusso di passeggeri più rapido di oltre 10 milioni dall’apertura del porto, 25 giorni prima rispetto al 2024. [Enfasi mia]

Non credo che nessuno dei risultati sopra menzionati debba sorprendere. Quello qui sotto non è stato menzionato nella narrazione, ma sembra davvero meritevole: il ponte Ruyi.

Al centro delle campate superiore e inferiore si trovano pannelli di vetro che permettono ai turisti di ammirare il fondo della gola. Il design imita la tradizionale forma d’arte cinese nota come ruyi di giada, un simbolo cinese di buona fortuna. La gola si riempie spesso di nebbia e ci sono alcune splendide immagini del ponte che sembra galleggiare sulla nebbia. Tutti i ponti raffigurati e menzionati, così come i loro numerosi simili, sono realizzati per essere esteticamente gradevoli, oltre che resistenti e funzionali. Molti sono situati in regioni sismicamente attive e hanno incorporato nuove tecniche ingegneristiche e materiali per mantenerli in piedi.

Probabilmente il progetto più ambizioso è stato il complesso ponte-tunnel Hong Kong-Zhuhai-Macao, progettato per durare 120 anni, la cui costruzione ha richiesto poco più di otto anni e un costo di 127 miliardi di yen (18,8 miliardi di dollari). Le attrezzature ingegneristiche uniche prodotte per scavare i tunnel sono state impiegate in progetti simili. Sarei molto curioso di scoprire quale offerta avrebbe presentato un’azienda cinese per sostituire il ponte Francis Scott Ket. Certo, sarebbe stata penalizzata da costi di materiali e manodopera molto più elevati, ma avrebbe fornito un utile confronto. Anche i progetti ingegneristici pianificati dalla Cina per il futuro sono molto ambiziosi, in quanto per lo più extraterrestri. La base educativa per la produzione di tutti quei ponti e altre tecnologie è la matematica: la matematica costituisce persino la base delle scienze naturali, della biologia e della chimica. Ero un bambino che usava il regolo calcolatore con un Pickett e stavo appena imparando a padroneggiare quando le prime calcolatrici scientifiche, piuttosto ingombranti, apparvero a prezzi elevati. A mio parere, prima di affidarsi a calcolatrici e computer, bisognerebbe imparare a usare i vecchi metodi, perché aiutano le persone a pensare meglio: per essere innovativi, bisogna usare la mente.

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Il testo originale su GuanCha

“Da apprendista a maestro nel giro di una generazione: la Cina ridefinisce i limiti dell’ingegneria civile”

  • Yang RongDirettore editoriale: yangrong@guancha.cn

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87122

2025-05-26 22:54:43Dimensione carattere: A- A A+Fonte: OsservatoreLeggi 145096

[Articolo / Rete degli Osservatori Shao Yun

Secondo il South China Morning Post (SCMP) di Hong Kong del 26 maggio, un recente studio pubblicato sulla rivista nazionale Transportation Science and Engineering afferma che entro il 2030 i “costruttori cinesi di ponti” avranno realizzato tutti i seguenti risultati: il ponte sospeso più lungo del mondo, il ponte più alto del mondo e tutti i ponti strallati da record del mondo.La Cina ha “ridefinito i limiti dell’ingegneria civile”, si legge nel rapporto.

“I ponti cinesi: costruire in modo più intelligente, costruire più in alto, costruire dove nessun altro osa”, si legge nel rapporto, che sottolinea come la Cina sia passata dall’affidarsi a tecnologie straniere per la costruzione di ponti a diventare “l’indiscusso progettista dei ponti più audaci del mondo” in una sola generazione.Il tempo.”Dai canyon nuvolosi e dagli stretti devastati dai tifoni alle vaste aree metropolitane, gli ingegneri cinesi stanno costruendo strutture che sfidano i limiti geografici e stabiliscono record mondiali”.

Secondo il South China Morning Post, lo studio sottolinea che sono i sofisticati metodi di rilevamento, la modellazione avanzata e le tecniche ingegneristiche innovative, comprese le scoperte nella scienza dei materiali, che hanno permesso alla Cina di continuare ad avanzare nella costruzione di grandi ponti.Allo stesso tempo, il rapido sviluppo della tecnologia dell’intelligenza artificiale (AI) e l’uso di attrezzature edili intelligenti e automatizzate renderanno la costruzione di ponti più sicura ed efficiente.

Ecco alcuni progetti di ponti nazionali che hanno ricevuto attenzione da questo rapporto.Alcuni di essi sono già stati completati e hanno stabilito dei record mondiali; altri sono in fase di completamento e si prevede che saranno premiati con dei record al termine dei lavori:

Ponte sul fiume Changtai Yangtze (Jiangsu)

Il Changtai Yangtze River Bridge, che collega le città di Changzhou e Taizhou, diventerà il ponte strallato più grande del mondo in termini di campata quando sarà inaugurato quest’anno.L’attuale detentore del record è il Russian Island Bridge, completato nel 2012 e con una campata principale (cioè quella tra le strutture di supporto principali) di 1104 metri, mentre il Changtai Yangtze River Bridge ha una campata principale di 1208 metri.

Secondo la China Railway Engineering Corporation (CREC), il Changtai Yangtze River Bridge, con una lunghezza totale di 10,03 km e una sezione di 5,3 km di ferrovia pubblica e ferrovia combinata, è il primo attraversamento fluviale al mondo che combina un’autostrada, una ferrovia interurbana e un’autostrada ordinaria.Progettato dal China Railway Bridge Bureau, il ponte ha iniziato la sua costruzione nell’ottobre 2019 ed è stato chiuso con successo lo scorso anno con l’inizio della pavimentazione del ponte.

Secondo le informazioni fornite dal China Railway Bridge Bureau, a gennaio di quest’anno le opere accessorie del Changtai Yangtze River Bridge sono state sostanzialmente completate e l’autostrada dovrebbe essere pronta per il traffico a ottobre.

Foto aerea del ponte Changtai sul fiume Yangtze alla luce del sole del 25 maggio 2025 Vision China

Il South China Morning Post osserva che tra i primi 10 ponti strallati al mondo in termini di lunghezza della campata principale, il Russian Island Bridge della Russia è in cima alla lista, così come due ponti in Francia e in Giappone, mentre la Cina occupa attualmente gli altri sette posti.Ma entro il 2026 saranno nove i ponti cinesi nella top ten.

Ponte sul fiume Yangtze di Zhang Jinggao (Jiangsu)

Il 26 di questo mese, la trave centrale della torre principale sud del ponte sul fiume Zhang Jinggao Yangtze River Bridge South Channel Bridge, che collega Zhangjiagang, Jingjiang e Rugao, è stata fusa con successo, un passo avanti verso il successo del topping della torre principale.Secondo quanto riferito, il completamento del ponte sul fiume Yangtze di Zhang Jinggao è previsto per il 2028, quando la sua campata principale raggiungerà i 2.300 metri, il che lo renderà il ponte sospeso più grande del mondo in termini di campata.

Con il cavo diagonale la trave principale sarà direttamente “appesa” alla torre del ponte, a forma di enorme ventaglio del ponte strallato, diverso dalle travi principali del ponte sospeso attraverso il braccio verticale per condurre la forza ai cavi, i cavi attraverso le torri sospese e ancorate su entrambi i lati del ponte, appesi dall’alto, la forma del generale vicino alla parabola.

Le diverse strutture di forza del ponte strallato (in alto) e del ponte sospeso (in basso) Studente di tecnologia

Oltre al ponte sospeso con la campata più grande del mondo, il ponte Zhang Jinggao sul fiume Yangtze dovrebbe stabilire cinque record “migliori del mondo” al momento del completamento, tra cui la torre del ponte sospeso più alta del mondo con i suoi 350 metri, equivalente all’altezza di un edificio di 125 piani, i cavi principali ad alta resistenza più lunghi del mondo, le fondazioni di ancoraggio del muro diaframmatico più grandi del mondo, la trave scatolare in acciaio di lunghezza continua più lunga del mondo e i giunti di espansione a dislocamento più grandi del mondo.il giunto di espansione a dislocamento più grande del mondo.

Allo stesso tempo, il ponte avrà anche sei progetti “primi al mondo”, tra cui il sistema strutturale di autobilanciamento dei cavi principali del ponte sospeso a campata super-grande e il sistema intelligente integrato anticorrosione dell’intero ponte, ecc.In particolare, nella struttura, la torre principale adotta il primo sistema al mondo di combinazione scatola d’acciaio-tubo d’acciaio-calcestruzzo di contenimento, in grado di migliorare la capacità portante della colonna della torre del 30% e di ridurre il peso del corpo della torre del 50%, risolvendo efficacemente il problema di livello mondiale delle colonne della torre del ponte sospeso di due chilometri, ultra-elevate e ultra-pesanti.

Cantiere del ponte sul fiume Zhang Jinggao Yangtze River Bridge South Channel Bridge, Zhangjiagang, provincia di Jiangsu, 26 marzo 2025 Vision China

Secondo il South China Morning Post, quasi tutti i ponti sospesi attualmente in costruzione nel mondo si trovano in Cina.Tra i ponti sospesi attualmente aperti al traffico, il record mondiale per la campata più grande è detenuto dal Ponte di Çanakkale (1915) della Turchia, con una campata principale di 2.023 metri, che sarà aperto al traffico nel 2022; seguono il Ponte sullo Stretto di Akashi del Giappone e il Ponte sul fiume Yangtze Yangsigang della Cina a Wuhan.

Ponte di Dankunt (Jiangsu)

Il ponte di Dankunt, o ponte speciale di Danyang-Kunshan, è un viadotto composto da numerose brevi campate sulla sezione di Jiangsu della ferrovia ad alta velocità Pechino-Shanghai, con una lunghezza totale di 164,8 chilometri, ed è anche il primo ponte più lungo del mondo attualmente registrato dal Guinness dei primati.

Un mega ponte ferroviario sulla sezione Danyang-Kunshan della ferrovia ad alta velocità Pechino-Shanghai a Suzhou, 26 febbraio 2022 Vision China

Il ponte di Dankunt detiene il record da quando è stato completato nel 2010 e messo in funzione nel 2011.Tuttavia, il record potrebbe essere battuto in futuro dal progetto indiano Mumbai-Ahmedabad Bullet Train Corridor, secondo il South China Morning Post.

Il completamento del Mumbai-Ahmedabad Bullet Train Corridor è previsto per il 2028 e avrà una lunghezza totale di 508 chilometri, con la maggior parte del percorso costituita da viadotti.

Ponte a doppio scopo di Xihoumen (Zhejiang)

Il ponte a doppio scopo di Xihoumen è un ponte marittimo condiviso per la ferrovia di Yongzhou e la linea duplicata della superstrada di Yongzhou attraverso il corso d’acqua di Xihoumen, che collega l’isola di Jintang e l’isola di Pamphlet di Zhoushan, ed è un progetto di controllo della ferrovia di Yongzhou.

Secondo il notiziario della CCTV, il ponte a doppio scopo pubblico-ferroviario di Xihoumen è lungo 3.118 metri, con una campata principale di 1.488 metri che utilizza un sistema di sospensione strallata e una larghezza del ponte di 68 metri, che al termine dei lavori diventerà il ponte pubblico-ferroviario con la campata più ampia del mondo e il ponte di attraversamento marittimo più largo del mondo.Inoltre, le fondazioni del ponte adottano pali trivellati di 6,3 metri di diametro, a 60 metri di profondità nel sottosuolo, un’altra novità mondiale nella costruzione di ponti.

Ponte speciale Tian’e Longtan (Guangxi)

Aperto al traffico nel febbraio dello scorso anno, il Tian’e Longtan Special Bridge nella contea di Tian’e, nel Guangxi, è ora il ponte ad arco a campata più grande del mondo.Si trova a 6 chilometri a monte della diga della centrale elettrica di Longtan, nella contea di Tian’e, nella città di Hechi, nel Guangxi, e attraversa il fiume Hongshui, con una lunghezza totale di 2.488,55 metri, mentre il ponte principale ha una campata calcolata di 600 metri.

Secondo quanto riportato da “China Communications News” nel febbraio dello scorso anno, il ponte di Tian’e Longtan, con i suoi 600 metri di luce calcolata, ha raggiunto il record mondiale di luce di un ponte ad arco dello stesso tipo (il ponte di Beipanjiang, completato nel 2016), passando da 445 metri a 155 metri, molto di più rispetto al precedente ponte ad arco dello stesso tipo, con un tasso di sviluppo medio di 1,5 metri all’anno.

Il rapporto ha inoltre evidenziato che il ponte speciale di Tian’e Longtan ha adottato molte tecniche innovative nella sua costruzione, superando successivamente problemi di costruzione difficili come le fosse di fondazione profonde, le pile alte, la lavorazione e la produzione di calcestruzzo di massa e di centine per la sede dell’arco, i pilastri sull’arco e il sollevamento della trave a T, e si prevede che in futuro costituirà un importante riferimento per la costruzione di ponti ad arco in calcestruzzo in aree montuose.

Ponte speciale Tian’e Longtan, Hechi, Guangxi, 12 febbraio 2024 Visione Cina

Ponte del canyon di Huajiang (Guizhou)

Il Guizhou Huajiang Canyon Bridge, che prende il nome dal suo attraversamento del Huajiang Canyon, noto come “crepa nella terra”, ha una lunghezza totale di 2.890 metri, con una campata principale di 1.420 metri e un’altezza di 625 metri dalla superficie dell’acqua, paragonabile a quella della Shanghai Center Tower ed equivalente a più di 200 piani.

Secondo la China Railway Second Bureau Group Corporation, la costruzione del ponte Huajiang Canyon è iniziata nel 2022 ed è stata completata nel gennaio di quest’anno; l’apertura al traffico è prevista per giugno.Dopo il completamento, il ponte supererà il ponte di Beipanjiang diventando il ponte più alto del mondo e stabilirà il record della prima campata di un ponte sospeso di montagna al mondo, che è anche descritto come “orizzontale e verticale sono i primi”.

Vale la pena ricordare che il peso totale delle travi a traliccio in acciaio del ponte è di circa 22.000 tonnellate, equivalente a 3 Torri Eiffel, ma il team di costruzione ha completato l’installazione delle travi a traliccio in acciaio in soli 2 mesi.

Ponte speciale di Beipanjiang (Guizhou, Yunnan)

A circa 200 chilometri di distanza dal ponte Huajiang Canyon, il ponte Beipanjiang è l’attuale detentore del Guinness World Records per il ponte più alto del mondo, con un’altezza verticale del ponte sul fiume di 565,4 metri.

Il ponte speciale di Beipanjiang, noto anche come “primo ponte di Beipanjiang”, costruito congiuntamente dalle province dello Yunnan e del Guizhou, si trova sul fiume Mud Pig, alla confluenza delle due province, con una lunghezza totale di 1.341 metri, collegato alla città di Dugu, nella parte orientale della città di Shui, e che si interseca con la borgata Puli della città di Xuanwei, nella parte occidentale della città di Qujing, che fa parte dell’autostrada Hangzhou-Rui Expressway.Il ponte speciale di Beipanjiang è stato formalmente aperto al traffico nel 2016.

I dati pubblici mostrano che la classifica dei primi 100 ponti più alti del mondo ha quasi la metà nel Guizhou, di cui i primi 10 ponti più alti hanno quattro nel Guizhou, 15 ponti hanno vinto un totale di 25 premi internazionali e nazionali, tra cui quattro ponti sono stati premiati con il premio Nobel per il settore dei ponti noto come International Bridge Conference (IBC) Gustav Lindsal Award, che rappresenta quattro noni del Paese.

Ponte Beipanjiang, Liupanshui, provincia di Guizhou, 21 aprile 2025 Visione della Cina

Ponte Shiziyang (Guangdong)

Con una campata principale di 2.180 metri, il ponte Shiziyang, che collega Guangzhou e Dongguan, dovrebbe essere il primo ponte sospeso a due piani al mondo a superare la classe dei 2.000 metri, nonché il secondo ponte sospeso a campata più lunga al mondo, dopo il ponte sul fiume Yangtze di Zhang Jinggao, che dovrebbe essere completato nel 2028.

L’altezza della torre principale del ponte Shiziyang è di 342 metri, pari all’altezza di un edificio di 110 piani, il che significa che, una volta completato, sarà la torre principale del ponte sospeso a doppio ponte più alta del mondo.Secondo le notizie diffuse dal Guangdong Provincial Transportation Group, nella prima mattinata del 2 aprile è stata completata la colata della sezione T20 della torre della funivia del ponte Shiziyang e l’altezza della costruzione ha superato i 100 metri.

Tre ponti di Pingnan (Guangxi)

Prima dell’apertura del ponte speciale Tian’e Longtan nel 2024, il Pingnan Three Bridges nel Guangxi, completato nel 2020, è stato classificato come il ponte ad arco con la campata più grande del mondo.Il ponte è lungo 1.035 metri, con il ponte principale che si sviluppa su un arco in calcestruzzo a tubi d’acciaio a media portanza di 575 metri e il ponte di avvicinamento che utilizza travi scatolari continue in calcestruzzo precompresso.

Tuttavia, secondo il South China Morning Post, il Pingnan Third Bridge potrebbe presto “cedere” la posizione di “secondo arco più grande del mondo”: la campata principale di 580 metri del Chongqing Fenglai Bridge, in costruzione, dovrebbe essere aperta al traffico entro la fine dell’anno.La campata principale di 580 metri del ponte Fenglai di Chongqing, in costruzione, dovrebbe essere aperta al traffico entro la fine dell’anno.

Ponte pubblico ferroviario Shanghai-Sutong sul fiume Yangtze (Jiangsu)

Inaugurato ufficialmente nel 2020, il ponte pubblico ferroviario Hsu-Su-Tong sul fiume Yangtze ha una campata principale di 1.092 metri, una lunghezza totale di 11,07 chilometri e una torre principale alta 330 metri, che attualmente è il secondo ponte strallato a campata più lunga del mondo.

Come progetto di controllo attraverso il fiume Yangtze per la sezione ferroviaria Shanghai-Suzhou-Tongzhou del corridoio ferroviario costiero cinese, il ponte sul fiume Yangtze Shanghai-Suzhou-Tongzhou combina le funzioni di una ferrovia nazionale, di una ferrovia interurbana e di un’autostrada, con il livello superiore che è un’autostrada a due sensi di marcia a sei corsie progettata per una velocità di 100 chilometri all’ora, e il livello inferiore che è una ferrovia a quattro corsie, con la ferrovia Shanghai-Suzhou-Tongzhou progettata per 200 chilometri all’ora e la ferrovia interurbana Tongsu-Suzhou-Jiaxing-Ningbo progettata per 250 chilometri all’ora.

Ponte sul fiume Yangtze del Tempio di Guanyin (Hubei)

Il Guanyin Temple Yangtze River Bridge di Hubei, lungo 1.860 metri e con una campata principale di 1.160 metri, dovrebbe essere inaugurato nel 2026, quando sostituirà l’Husutong Yangtze River Public-Railway Bridge come secondo ponte strallato a campata più lunga del mondo.

Anche il secondo ponte strallato più lungo del mondo in costruzione, il Maanshan Yangtze River Crossing Bridge (campata principale di 1.120 metri), anch’esso nello Hubei, retrocederà in classifica grazie al completamento del Guanyinsi Yangtze River Bridge.

Tuttavia, una volta completati, entrambi i ponti strallati supereranno l’attuale record di ponte strallato con la campata più grande del mondo, il Russian Island Bridge di Vladivostok, in Russia.

Ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao (Guangdong, Hong Kong e Macao)

Il ponte lungo 55 chilometri che attraversa l’estuario del Fiume delle Perle e collega Hong Kong, Zhuhai e Macao è il più lungo ponte marittimo al mondo e comprende tre ponti strallati, un tunnel sottomarino e quattro isole artificiali.

La costruzione dell’HZMB è iniziata nel 2009 ed è stata completata e aperta al traffico nel 2018, riducendo il tempo di percorrenza stradale tra Hong Kong e Zhuhai e Macao da circa quattro ore a soli 45 minuti.

Una vista di JIU e del ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao a Zhuhai, provincia di Guangdong, 12 maggio 2025 Vision China

L’HZMB è composto da tre sezioni principali: la Hong Kong Link Road, lunga 12 chilometri, la sezione principale di 29,6 chilometri che attraversa il mare (compreso un tunnel sottomarino di 6,7 chilometri, collegato alle due estremità da isole artificiali) e la Zhuhai Link Road, lunga 13,4 chilometri.

Secondo i dati forniti dalla stazione di ispezione frontaliera del ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao presso il terminal di ispezione frontaliera di Zhuhai, a partire dal 27 aprile di quest’anno, il numero di passeggeri in entrata e in uscita dal porto autostradale di Zhuhai attraverso il ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao ha superato i 10 milioni, con un aumento su base annua di oltre il 18,9%, il che rappresenta il record più rapido per il porto di superare il traguardo dei 10 milioni di passeggeri dalla sua inaugurazione, e anticipa di 25 giorni l’anno 2024, secondo i dati.

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LA PICCOLA “ACCIAIERIE D’ITALIA” DI TARANTO E I GIOCHI COMPLEMENTARI DEI POTERI SERVILI. LA FASE MULTICENTRICA DETTERÀ I TEMPI DELLA CHIUSURA.

di Luigi Longo

LA PICCOLA “ACCIAIERIE D’ITALIA” DI TARANTO E I GIOCHI COMPLEMENTARI DEI POTERI SERVILI. LA FASE MULTICENTRICA DETTERÀ I TEMPI DELLA CHIUSURA.

di Luigi Longo

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Nei miei ultimi scritti sull’ex Ilva di Taranto (1) mettevo in evidenza il ruolo che Arcelor Mittal (il colosso siderurgico franco-indiano) aveva avuto nel compiere una rottura, un salto decisivo verso la chiusura, con la conseguente gestione di pre-pensionamenti, incentivi all’auto licenziamento, ri-formazione e ri-collocazione dei lavoratori e delle lavoratrici, ridimensionando di fatto quella che è stata la più grande impresa siderurgica dell’Europa.

Arcelor Mittal ha segnato una tappa fondamentale che porterà alla chiusura dell’ex Ilva (d’ora in avanti Acciaierie d’Italia) le cui ragioni vanno ricercate nella sfera politica dei pre-dominanti statunitensi i quali hanno bisogno, nel conflitto per l’egemonia mondiale, di quello spazio geograficamente e militarmente strategico (per le basi nato).

Oggi, 2025, è in atto il tentativo di rilanciare Acciaierie d’Italia (1 bis) da parte dei sub-decisori servili, cercando una intesa con l’impresa siderurgica Baku Steel con la solita retorica del Green New Deal, della de-carbonizzazione, dell’acciaio pulito, che mostra ancora una volta la commedia dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) nel velarne la lenta chiusura. Non parliamo, per favore, della separazione dei poteri perché l’ideologia della separazione dei poteri non è altro che l’equilibrio dinamico (non separazione) dei nostri sub-agenti strategici egemoni che eseguono le loro misere strategie per il potere di parte ammantato come interesse generale del Paese. E’ la commedia dei poteri (i cotonieri lagrassiani), ma è la tragedia dei lavoratori, delle lavoratrici, della popolazione, dell’ambiente, del paesaggio, del territorio (urbano e rurale). Sottolineo inoltre che l’impresa Baku Steel dell’Azerbaijian non è adatta per dimensioni e capacità strategiche a gestire e a far ripartire la complessa realtà di Acciaierie d’Italia: “[…] e ancora non è chiaro come l’azienda intenda sostenere i livelli di occupazioni promessi, dal momento che Baku Steel non ha alcuna significativa esperienza né nel gestire impianti di questa dimensione né la competenza nella gestione di cicli integrati basati sul sistema altoforno-convertitore. A chi ha sollevato dubbi, i vertici di Baku hanno risposto che ingaggeranno tecnici di comprovata esperienza anche di provenienza russa per gestire gli impianti che versano in condizioni precarie, visto che con due altiforni non riescono a produrre i 4 milioni di tonnellate di acciaio.” (2). E, per di più, l’Azerbaijian è una nazione in stretti rapporti con la Russia, che insieme alla Cina, sono le potenze per ora, che con il loro costruendo polo asiatico allargato, hanno messo in discussione l’egemonia della potenza mondiale USA (in relativo ma deciso declino) che fa della base militare di Taranto un luogo fondamentale per le sue strategie nel Mediterraneo, nei Balcani, nel Vicino Oriente, nel Medio Oriente e nell’estremo Oriente. Sottolineo che gli USA, proprio in virtù di questo ruolo strategico di Taranto, indirettamente, hanno costretto in passato i cinesi a mollare le loro attività nel porto di Taranto [i due giganti asiatici del trasporto marittimo, la taiwanese Evergreen Maritime Corporation e la cinese Hutchison Whampoa, che controllavano al 90% la società terminalistica dello scalo pugliese (la Taranto Container Terminal), e movimentavano il 70% dei traffici, hanno dovuto abbandonare il porto di Taranto e trasferirsi nel porto del Pireo di Atene]. Ora, cercare da parte dei nostri sub-decisori l’aiuto dei cinesi della Baosteel (3), il maggior gruppo siderurgico cinese ed uno dei maggiori produttori mondiali di acciaio, per evitare la chiusura definitiva dell’impianto mi sembra pura confusione geopolitica! Così come mi sembra contraddittorio da una parte aumentare l’approvvigionamento del gas azero (via TAP) che verrebbe integrato con il rigassificatore da piazzare a Taranto mentre, dall’altra parte, l’Italia e l’Europa stanno “[…] giocando una delicata partita con gli Stati Uniti per ridurre i dazi in cambio di un maggior acquisto di gas liquido da Washington (che costa quattro volte di più di quello russo!, mia precisazione), la presenza di gas azero – paese fortemente legato alla Russia (mio grassetto)– è di sicuro un elemento poco favorevoleal raggiungimento dell’accordo con gli States”? (4). E all’interno di questa contraddizione geoeconomica, gli Stati Uniti permetterebbero una entrata indiretta della Russia nel porto di Taranto?

Questa volta il casus belli strumentale è stato l’incidente all’altoforno 1 (un incendio di vaste proporzioni), da lungo tempo senza manutenzione (perché?, ma stiamo parlando di una industria strategica di interesse nazionale da razionalizzare e rilanciare o di una attività artigianale di una sperduta area interna dell’Italia? Sono tanti i perché senza risposta che riguardano una impresa strategica nazionale che agisce fuorilegge in maniera legale!), quindi, era prevedibile che prima o poi l’incidente sarebbe accaduto e, per fortuna, è accaduto solo con feriti ma senza morti (5), che è stato fermato senza disponibilità d’uso dalla Magistratura di Taranto che apponendo il sequestro dell’Altoforno 1“[…] offre il pretesto a Baku e al governo di dare la responsabilità di un mancato accordo alla magistratura che, a causa del sequestro, non consentirebbe l’effettuazione delle manutenzioni. Le stesse che, però, non erano state fatte in precedenza, mettendo per l’appunto l’impianto in una condizione di pericolo. Il denaro per l’ambientalizzazione e per la riqualifica dell’impianto, che sono frutto del sequestro effettuato dalla magistratura ai Riva, viene sacrificato per la gestione ordinaria dell’azienda che sta accumulando parecchie perdite. Perdite che andranno ad aumentare perché, con la chiusura di uno dei due alto forni funzionanti, la produzione verrà dimezzata dalle attuali 3,8milioni di tonnellate a circa 1,9milioni di tonnellate, una cifra troppo lontana dalle 6milioni di tonnellate che rappresentano il breakeven dell’impianto, e un volume che non consente di sostenere circa 10mila dipendenti” (6).

Il ministro Adolfo Urso ha subito dichiarato che l’impossibilità di utilizzare l’altoforno 1 comporta una riduzione della produzione con conseguente riduzione della occupazione. Infatti è stata chiesta la cassa integrazione per 3926 dipendenti di cui 3538 a Taranto, 178 a Genova-Cornigliano , 165 a Novi Ligure e 45 a Racconigi (Cuneo). Oltre a compromettere il piano industriale di rilancio dell’ex Ilva (il ministro ha richiamato l’esperienza di Bagnoli con il timore che Taranto finisse come Bagnoli) (7) concordato con la Baku Steel che prevede una produzione al 2026 di 6 milioni di tonnellate di acciaio e la sostituzione di due altiforni con altrettanti forni elettrici ad arco. “Qualora l’altoforno si rivelasse davvero “del tutto compromesso”, come sostenuto da Urso, il piano industriale di Acciaierie d’Italia […] si rivelerebbe infattibile e l’obiettivo andrebbe abbassato a quattro milioni di tonnellate (mio grassetto). Il ministro ha garantito che “accelereremo i lavori per far ripartire l’Afo 2 [l’altoforno 2, ndr] che potrebbe affiancarsi, in qualche mese, all’Afo 4″ e confermato l’impegno del governo a “portare avanti il rilancio dello stabilimento nel percorso della piena decarbonizzazione“ (8) realizzando il loro sogno di costruire il polo di eccellenza di una siderurgia green (sic).

Riprendo quanto già evidenziato nel mio scritto Il destino di Taranto è segnato dalla sua storia militare e dalla sua geografia, perché è attuale la riflessione che ha fatto Federico Pirro, docente di storia dell’industria dell’Università di Bari , quando ha sostenuto che << […] se nella prossima trattativa fra gli esperti nominati dal governo e quelli di Arcelor (ora Baku Steel, mia precisazione) non verrà ribadito con chiarezza dai rappresentanti italiani che il sito di Taranto non può scendere ad una capacità di 4 o 4,5 milioni di tonnellate all’anno, pena un drastico ridimensionamento del tutto antieconomico per un impianto di quelle dimensioni che è ancora la più grande acciaieria a ciclo integrale d’Europa e la maggiore fabbrica manifatturiera d’Italia con i suoi 8277 addetti diretti. […] >> abbassare a 4 milioni di tonnellate la produzione della futura Acciaierie d’Italia così come ha innanzi dichiarato il ministro Adolfo Urso significa che <<Si punterebbe così ad una mini Ilva (mio grassetto). […] non sarebbe condivisibile per l’Italia che deve conservare adeguata capacità nel ciclo integrale. […] Pesantissimi, non solo per l’attuale manodopera diretta che con 4 o 4,5 milioni di tonnellate sarebbe dimezzata- senza alcuna speranza inoltre di poter un giorno recuperare in fabbrica gli attuali 1700 cassaintegrati in carico all’Amministrazione straordinaria-ma anche per gli addetti diretti di Genova e Novi Ligure, e per alcune migliaia di occupati dell’indotto manifatturiero delle altre città, ma soprattutto di Taranto e non solo di quello industriale. […] Le movimentazioni del porto cittadino che potrebbe anche perdere entro qualche anno, se non recuperasse traffici, la classificazione di porto core con la scomparsa della sua Autorità di sistema portuale […] ma anche il settore dell’autotrasporto su gomma e su ferrovia, tutto l’indotto di secondo e terzo livello, dalle pulizie industriali alle mense aziendali, senza considerare l’impoverimento complessivo di territori provinciali e regionali in cui viene speso il reddito di operai e tecnici dell’Ilva. Insomma, una catastrofe. >> (9). D’altronde già nel 2022 Acciaierie d’Italia riteneva difficile se non impossibile il rilancio dell’ex Ilva per la mancanza strutturale degli investimenti e, quindi, una programmata insufficiente produzione di acciaio – che non può scendere ad una capacità di 4 o 4,5 milioni di tonnellate all’anno, pena un drastico ridimensionamento del tutto antieconomico per un impianto di quelle dimensioni – in grado di rendere competitiva l’impresa e risolvere le questioni produttive, ambientali e finanziarie. Sempre nel 2022 Acciaierie d’Italia sosteneva che i volumi di produzione di 6 milioni di tonnellate, quelli attualmente autorizzati per i vincoli ambientali, sono “non sufficienti a garantire l’equilibrio e la sostenibilità finanziaria degli oneri derivanti dall’attuale struttura dei costi” (grassetto mio, LL) (10).

Allora la domanda nasce spontanea: perché il ministro Adolfo Urso parla di rivedere il piano industriale di Acciaierie d’Italia con l’obiettivo di programmare la produzione di 4 milioni di tonnellate quando la stessa impresa tre anni fa riteneva antieconomica una produzione al di sotto di 6 milioni di tonnellate? Cosa è cambiato? Forse la fase multicentrica sta accelerando i tempi per la disponibilità assoluta della base militare NATO (cioè USA) presente nel porto di Taranto così come sta avvenendo in tutti i porti italiani? Così scrive Linda Maggiori “Entro la fine del 2025, secondo il Libro bianco della difesa europea (il noto piano Rearm), la Commissione europea adotterà una “comunicazione congiunta sulla military mobility”. Accompagnata da proposte di legge da parte dei Paesi membri che saranno tenuti a completare l’adeguamento di ferrovie, strade, porti, aeroporti per renderli a duplice uso, civile e militare. Un processo che va avanti dal 2018 ma recentemente ha avuto un’accelerazione. Delle ferrovie abbiamo già parlato: ora ci occupiamo dei porti, crocevia di traffici di armi e oggetto di ampliamento per far fronte alle esigenze militari. Con la spinta militarista che punta a bypassare ogni “strozzatura” alla military mobility, anche i controlli e le richieste di autorizzazioni (ai sensi della legge 185/90) rischiano di essere significativamente ridotti” (10bis).

Per non parlare del porto di Trieste e del Friuli Venezia Giulia coinvolti nei piani dell’Imec e della Three Seas Iniziative (10 tris).

Il ministro Adolfo Urso ha dichiarato “Come confermato anche dall’azienda (Baku Steel, mia precisazione) […] le risorse stanno arrivando. Insieme al Mef, abbiamo finalizzato il passaggio decisivo per sbloccare i 100 milioni di euro destinati all’integrazione del prestito ponte, che aveva già ottenuto il via libera della Commissione, e siamo ora nelle fasi finali dell’iter amministrativo per l’erogazione. Con la terna commissariale stiamo lavorando per garantire che queste risorse possano assicurare continuità produttiva e stabilità operativa da qui alla cessione dell’azienda”. Inoltre il ministro ha sottolineato che ”Taranto deve diventare un polo d’eccellenza per l’industria siderurgica green in Europa, perchè la politica industriale del nostro Paese passa anche attraverso questo. Il rilancio dell’ex Ilva è poi strettamente connesso a un piano di sviluppo più ampio che interesserà l’intero territorio. Il tavolo con le aziende che ci hanno manifestato progetti di investimento a Taranto, che ho convocato per lunedì prossimo, sarà l’occasione per affrontare questi temi in maniera coordinata, valorizzando anche il ruolo fondamentale delle istituzioni locali”.

Infine quanto a una riduzione del valore degli asset, a seguito del non utilizzo dell’altoforno1, agli occhi degli azeri di Baku Steel, con cui il governo negozia la cessione del gruppo, il ministro sottolinea che “una delegazione del Mimit e’ stata in Azerbaigian” e “ha avuto interlocuzioni molto costruttive, riscontrando da parte di Baku Steel un interesse concreto e la conferma della volonta’ di portare avanti il percorso di acquisizione”. In quel caso, precisa Urso, “si e’ entrati nel merito degli adempimenti tecnici e industriali necessari a consolidare un piano di rilancio serio e pienamente orientato alla decarbonizzazione. Stiamo lavorando per garantire che ogni passaggio risponda a criteri di sostenibilita’, innovazione tecnologica e tutela occupazionale” (11).

Quindi tutto procede formalmente per il meglio di Taranto e del Paese, anche se nella sostanza tutto è oscuro e preoccupante e la forma non ha niente a che vedere con la sostanza! Anzi essa cela la sostanza drammatica!

Eppure basta leggere quanto scrive il sistemico Claudio Antonelli “ […] Perché a uccidere l’acciaio in Italia è proprio il costo (dell’energia, mia specificazione) insostenibile delle bollette. Prima del 2019 era il 25% in più della media europea. Oggi siamo ben al di sopra del 40%. Con tali valori non è sostenibile alcun piano industriale. Inoltre, il mondo va nella direzione della nazionalizzazione. Abbiamo visto la recente decisione della Gran Bretagna che ha ripreso il controllo di British steel. L’azienda era stata acquistata dalla Cina. Certo, adesso come ha sottolineato il Mimit la trattativa con gli azeri si fa ancora più difficile. Chi andrà avanti visto gli stop imposti dalla magistratura?

Anche se va detta una cosa. Le difficoltà con gli azeri erano precedenti. Tanto che si cercava nelle ultime settimane insistentemente di accoppiare un investitore industriale tricolore. Ma nessuno avrebbe risposto all’appello (grassetto mio). E siamo di nuovo al punto di partenza. A meno che non ci sia un miracolo. Ma nell’industria i miracoli non sono certo all’ordine del giorno. Tanto più che l’ex Ilva non è la sola industria che soffoca. Rimanendo nello stesso settore c’è Piombino che boccheggia da anni. E adesso anche il sito della raffineria di Priolo è pronto a esplodere. In Sicilia lo scoppio della guerra in Ucraina e l’avvio delle sanzioni alla Russia (già le stupide sanzioni europee su ordine statunitense, mia precisazione) ha imposto la ricerca di un nuovo socio. C’erano poche opportunità sul mercato. Ma ora il socio cipriota ha rotto con il trader Trafigura (un colosso del trading, uno dei più importanti commercianti mondiali di petrolio, mia specificazione). Servono soldi. O finisce la guerra nelle prossime settimane e ripartono i traffici con la Russia o anche Priolo sarà un’altra Ilva. Forse sarebbe il caso di rivedere le priorità industriali del Paese. E forse nel caso dell’acciaio varrebbe la pena cercare un consolidamento europeo. La Francia con Arcelor Mittal aveva problemi simili all’Italia. All’epoca si sarebbe potuto cercare una fusione tra aziende e stati. Può sembrare un’eresia. Ma il resto del mondo è così competitivo che le dimensioni contano e da soli è difficile andare avanti” (12).

Ma davvero il problema si risolverebbe con la nazionalizzazione, ovviamente nell’interesse del Paese, e non invece nel cercare gli agenti strategici (senza dimenticare l’intreccio dei poteri tra pubblico e privato e l’innervamento dei poteri tra legalità e illegalità) capaci di delineare, nella massima autonomia e sovranità, una politica industriale finalizzata ad uno sviluppo autonomo e sovrano nell’interesse della maggioranza della popolazione del nostro Paese? Ma per fare questo bisogna liberarsi dalla servitù statunitense che condiziona e incastra nelle sue strategie da fine impero lo sviluppo del nostro Paese. Bisogna studiare i processi poco conosciuti dell’americanizzazione del territorio nazionale ed europeo per capire e avanzare idee rigorosamente scientifiche e teorie ben concrete per fermare il declino dell’Occidente e rilanciare un ruolo nazionale ed europeo autodeterminato di territori liberi di dialogare sia in Occidente sia in Oriente, altro che nazionalizzazione!

In sintesi per concludere: abbiamo avuto una impresa di rilievo internazionale, Arcelor Mittal, che ha avuto il ruolo di demolire irrimediabilmente, sulla scia dei Riva, Acciaierie d’Italia con il supporto ideologico del governo di Giuseppe Conte [i grandi progetti, irrealizzabili nel breve-medio periodo, come il “Cantiere Taranto” (che è una riproposizione del Contratto Istituzionale di Sviluppo per questa area (CIS)), la decarbonizzazione, il cambiamento climatico, la transizione energetica ed ecologica, la sperimentazione sull’idrogeno, le reti intelligenti, la rigenerazione del territorio, la città green, eccetera] e ora abbiamo una media impresa, Baku Steel, che avrà il ruolo di trasformare l’ex Ilva in una piccola Acciaierie d’Italia agevolando gradualmente la chiusura definitiva con il supporto ideologico del governo di Giorgia Meloni (transizione ecologica, siderurgia green, de-carbonizzazione).

La mia impressione è che si stia lavorando a una piccola Acciaierie d’Italia come fase intermedia prima della chiusura della stessa; il quando della chiusura dipenderà dai tempi e dall’accelerazione della fase multicentrica.

La fase multicentrica si sta sempre più delineando con l’arroganza degli agenti strategici statunitensi che non accettano il declino, datato dal secolo scorso, ma non accettano soprattutto la condivisione del dominio mondiale con le altre potenze. Un declino irreversibile perché la base della loro potenza mondiale, cioè la nazione, è in profonda crisi con squilibri economici, sociali, politici, territoriali. Una potenza mondiale non può reggersi solo sulla sfera militare (tra l’altro incapace di rinnovarsi sia in capo scientifico sia tecnologico, il confronto con la Cina e la Russia lo dimostra chiaramente) i cui agenti strategici producono caos che non è un ordine da decifrare ma è un disordine, un vuoto di qualsiasi idea di sviluppo e di egemonia (13).

Per dirla con Sun Tzu, “[…] Generalmente, il caos è il disordine esistente tra l’ultimo ordine di cui si è a conoscenza e l’ordine futuro ancora da realizzarsi. E’ una fase pericolosa e incerta, nella quale ogni elemento di solidità sembra sgretolarsi […] Sebbene il caos sia in genere una fase difficile e faticosa, è anche dinamica, una fase di grande creatività e sviluppo […]” (14). Per gli USA, è bene ribadirlo, non è una fase di grande creatività e sviluppo, di fatto stanno costruendo un ordine basato sulla distruzione (un esempio eclatante è il taglio pesante in atto dei fondi alla ricerca stimati in 163 miliardi di dollari che porterebbe ad una riduzione del PIL di 1.000 miliardi di dollari) (15) sia perchè non hanno la capacità interna ed esterna di rilanciare una nuova idea di sviluppo e di relazioni sociali, né di costruire un nuovo modello di relazioni internazionali, né, tantomeno, di pensare un nuovo futuro. E’ una crisi della civiltà occidentale che trova negli USA la massima espressione di decadenza (16).

A mò di conclusione riporto con qualche modifica quanto scritto nel mio Taranto: la nuova statalizzazione di Mario Draghi portera’ alla liquidazione dell’ex Ilva  perchè

lo ritengo ancora valido. Se la mia ipotesi ha un minimo di fondamento, credo che l’accelerazione della fase multicentrica toglierà il velo sulla questione dell’ex Ilva di Taranto. E questa volta, al contrario di Vincenzo Bonocore che non sapeva perché l’Ilva di Bagnoli fosse stata chiusa, i tarantini e gli italiani sapranno che l’ex Ilva è stata chiusa per un cambio di paradigma della modernità che passa attraverso le strategie statunitensi improntate sull’uso della forza militare abbandonando la ricerca di una egemonia che nel linguaggio di Joseph S. Nye Jr. è definita come smart power cioè la capacità di combinare le risorse di hard power e di soft power in strategie efficaci (17).

Ricordo che se la strategia di gestione della chiusura dell’Ilva (Acciaierie d’Italia) ha come scena la sfera economica (oltre a quelle istituzionale, giuridica e ideologica), attraverso il libero mercato e il ruolo di una grande impresa multinazionale (oggi si continua con la Baku Steel, una media impresa), le vere ragioni della chiusura dell’ex Ilva (oggi Acciaierie d’Italia) vanno ricercate nella sfera politica dei pre-dominanti statunitensi i quali hanno bisogno, nel conflitto per l’egemonia mondiale, di quello spazio geograficamente e militarmente strategico di Taranto.

Nelle diverse fasi storiche Taranto ha usufruito di una posizione di rendita geografica

 in quelle monocentriche (fasi di sviluppo pacifiche coordinate dalla potenza egemone) e di una posizione di sventura geografica in quelle multicentriche e policentriche (fasi di sviluppo conflittuali coordinate dalle strategie militari e dalle guerre).

La costanza storica è data dalla hegeliana denuncia dei gabinetti stranieri a decidere la sorte della nazione. Non è la marxiana storia che si ripete diventando farsa, ma è la lagrassiana storia che torna in maniera diversa.

NOTE

1. Luigi Longo, Il destino di Taranto è segnato dalla sua storia militare e dalla sua geografia e Idem, Taranto: la nuova statalizzazione di Mario Draghi portera’ alla liquidazione dell’ex Ilva apparsi su www.italiaeilmondo.com rispettivamente il 9/12/2019 e il 24/8/2022.

1 bis. Ricordo che l’ex Ilva è diventata Acciaierie d’Italia in AS nel 2021. Arcelor Mittal è il maggiore azionista di controllo dell’attuale Acciaierie d’Italia, società composta da Arcelor Mittal e da Invitalia, con una quota del 60% di capitale; mentre l’Invitalia, l’agenzia italiana per l’attrazione degli investimenti controllata interamente dal ministero dell’Economia e delle finanze, possiede una quota del 40% del capitale. L’intento del governo è quello di trovare una impresa che sostituisca Arcelor Mittal proseguendo lo stesso obiettivo di chiusura. Si può facilmente immaginare il ruolo che avrà la grande multinazionale.

2.Gloria Riva, Baku non sa gestire Ilva e punta su manager russi per rilanciare l’impianto, www.editorialedomani.it, 25/3/2025; Marco Dell’Aguzzo, L’offerta di Baku Steel è vantaggiosa per l’ex Ilva e l’Italia?, www.startmag.it, 24/2/2025.

3.Marco dell’Aguzzo, Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva andrà ai cinesi di Baosteel, www.startmarg.it , 14/5/2025.

4. Gloria Riva, Ex Ilva, ferma la trattativa con Baku. I commissari cercano l’appoggio dei cinesi di Baosteel , in L’Espresso, del 12/5/2025.

5.Per una ricostruzione dell’incidente e sulle accuse mosse dal ministro Adolfo Urso del Mimit alla Magistratura (Procura di Taranto) di impedire l’intervento per il ripristino dell’Altoforno 1 nel breve tempo possibile si veda Giovanni Di Meio, Acciaierie d’Italia, alta tensione: cosa sta succedendo, impianto compromesso, www.buonasera24.it, 13/5/2025; sullo scontro tra la Magistratura (Procura di Taranto) e il Governo (Ministro Adolfo Urso e i Commissari straordinari di Acciaierie d’Italia) si rimanda a Cinzia Arena, L’ex Ilva di Taranto vicina alla paralisi. Scontro sulle proceduree 4 mila in cassa, in Avvenire del 14/5/2025; sulla ferma e dura presa di posizione da parte del procuratore della Repubblica di Taranto si legga Francesco Casula, Ilva, interventi all’altoforno 1 la Procura respinge le accuse in La Gazzetta del Mezzogiorno del 14/5/2025; sulla replica del ministro Adolfo Urso alla Procura di Taranto si rimanda a Domenico Palmiotti, Ex Ilva, Urso attacca la Procura di Taranto: “Ha detto il falso sull’altoforno 1”, www.ilsole24ore.com, 15/5/205.

6. Gloria Riva, Ex Ilva, ferma la trattativa con Baku. I commissari cercano l’appoggio dei cinesi di Baosteel , in L’Espresso, del 12/5/2025.

7. Sul lapsus freudiano del ministro Adolfo Urso si veda Antonino Neri, Ecco perché l’ex Ilva di Taranto rischia di diventare una nuova Bagnoli, www.energiaoltre,it, 12/5/2025.

8.Marco Dell’Aguzzo, Ex Ilva, quale sarà il ruolo di Baku Steel e dello stato in Acciaierie d’Italia, www.startmag.it, 14/5/2025.

9. Federico Pirro, L’Ilva non diventi un centro di servizi, intervista a cura di R. R., in La Gazzetta del mezzogiorno del 2/12/2019.

10.Domenico Palmiotti, Ex Ilva, risalita complessa della produzione, www.ilsole24.com, 15/6/2022; Valerio D’alò, Acciaierie d’Italia, tutti i flop, www.startmag.it, 5/5/2022; Comunicato sindacale della Fim Cisl, Acciaierie d’Italia: non accetteremo passivamente due anni di rinvio, www.fim-cisl.it, 13/6/2022; Domenico Palmiotti, Acciaio: nel piano ex Ilva 2 mld di investimenti e 8 milioni di tonnellate, www.ilsole24ore.com, 1/3/2022.

10.bis Linda Maggiori, La guerra passa anche dai porti. Dal Rearm europeo ai piani Nato, con il controllo israeliano in www.valori.it , 8/5/2025.

10.tris L’Imec è la risposta statunitense alla Via della Seta cinese, una tratta tramite la quale collegare Europa ed India, passando per il Medio Oriente, per fare così concorrenza al famoso piano commerciale cinese, mentre  la Three Seas Initiative è un forum di Paesi membri della Ue e della Nato situati lungo l’asse nord-sud tra i mari Baltico, Adriatico e Nero. Tale realtà centro-europea persegue gli interessi americani, che sostengono nell’area la formazione di un blocco, sotto la loro influenza, in funzione antirussa in RDC, a cura di, Trieste capitale della militarizzazione e FVG negli artigli di USA e NATO: il 31 maggio tutti in corteo per rigettare riarmo e piani di guerra!, www.comedonchischiotte.org, 7/5/2025.

11.Redazione online, Ex Ilva, Urso: avanti con l’offerta azera, in arrivo 100 milioni per l’attività, www.lagazzettadelmezzogiorno.it, 14/5/2025.

12.Claudio Antonelli, L’Ilva torna ancora sull’orlo del fallimento in www.laverita.info, 14/5/2025; si veda anche Paolo Bricco, Nazionalizzare, scelta ragionevole in il sole 24 ore del 14/5/2025.

13.Chalmers Johnson, Le lacrime dell’Impero. L’apparato militare industriale, i servizi segreti e la fine del sogno americano, Garzanti, Milano, 2005.

14 Sun Tzu, L’arte della guerra, Oscar Mondadori, Milano, 2001, pp. 92-93.

15. Giulia Alfieri, I tagli di Trump alla ricerca costeranno caro agli americani?, www.startmag.it, 17/5/2025.

16.Sul declino e la crisi del sistema statunitense si veda Emmanuel Todd, La sconfitta dell’Occidente, Fazi Editore, Roma, 2024; Emmanuel Todd e David Teurtrie, Il riarmo degli imbecilli. La follia strategica europea, video intervista, www.ilcomunista23.blogspot.com, 6/4/2025; Richard Wolff, Il crollo economico è già iniziato, video intervista a cura di Glenn Diesen, apparsa su www.ilcomunista23.blogspot.com, 4/5/2025. Sullo strumento NATO per le strategie mondiali da parte degli USA si legga Giuseppe Romeo, La Nato dopo la Nato. Perché l’alleanza rischia di implodere. L’ordine euro atlantico in un mondo multipolare, Diana Edizioni, 2023.

17. Joseph S. Nye Jr, Smart power, Laterza, Roma-Bari, 2011.

Risultati dei colloqui commerciali di Ginevra, di Karl Sanchez

Risultati dei colloqui commerciali di Ginevra

Karl Sanchez13 maggio
 
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Ecco la dichiarazione congiunta sull’incontro economico e commerciale Cina-Stati Uniti a Ginevra:

Il Governo della Repubblica Popolare Cinese (“Cina”) e il Governo degli Stati Uniti d’America (“Stati Uniti”),

riconoscendo l’importanza delle loro relazioni economiche e commerciali bilaterali per entrambi i Paesi e per l’economia globale;

riconoscendo l’importanza di una relazione economica e commerciale sostenibile, a lungo termine e reciprocamente vantaggiosa;

Riflettendo sulle loro recenti discussioni e ritenendo che il prosieguo delle stesse sia potenzialmente in grado di affrontare le preoccupazioni di ciascuna parte nelle loro relazioni economiche e commerciali; e

Andando avanti nello spirito di apertura reciproca, di comunicazione continua, di cooperazione e di rispetto reciproco;

Le Parti si impegnano ad adottare le seguenti azioni entro il 14 maggio 2025:

Gli Stati Uniti (i) modificheranno l’applicazione dell’aliquota addizionale ad valorem del dazio sugli articoli della Cina (compresi gli articoli della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong e della Regione Amministrativa Speciale di Macao) di cui all’Ordine Esecutivo 14257 del 2 aprile 2025, sospendendo 24 punti percentuali di tale aliquota per un periodo iniziale di 90 giorni, mantenendo la restante aliquota ad valorem del 10% su tali articoli in conformità ai termini di detto Ordine; e (ii) eliminando le aliquote addizionali modificate del dazio ad valorem su tali articoli imposte dall’Ordine Esecutivo 14259 dell’8 aprile 2025 e dall’Ordine Esecutivo 14266 del 9 aprile 2025.

La Cina (i) modificherà di conseguenza l’applicazione dell’aliquota aggiuntiva di dazio ad valorem sugli articoli degli Stati Uniti di cui all’Annuncio della Commissione per la Tariffa Doganale del Consiglio di Stato No. 4 del 2025, sospendendo 24 punti percentuali di tale aliquota per un periodo iniziale di 90 giorni, mantenendo la restante aliquota addizionale ad valorem del 10% su tali articoli, e rimuovendo le aliquote addizionali ad valorem modificate su tali articoli imposte dall’Annuncio della Commissione per la Tariffa Doganale del Consiglio di Stato No. 5 del 2025 e dall’Annuncio della Commissione per la Tariffa Doganale del Consiglio di Stato n. 6 del 2025; e (ii) adottare tutte le misure amministrative necessarie per sospendere o rimuovere le contromisure non tariffarie adottate contro gli Stati Uniti dal 2 aprile 2025.

Dopo aver intrapreso le azioni summenzionate, le Parti stabiliranno un meccanismo per continuare le discussioni sulle relazioni economiche e commerciali. Il rappresentante della Cina per queste discussioni sarà He Lifeng, Vice Premier del Consiglio di Stato, e i rappresentanti degli Stati Uniti saranno Scott Bessent, Segretario del Tesoro, e Jamieson Greer, Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti. Le discussioni potranno svolgersi alternativamente in Cina e negli Stati Uniti o in un paese terzo, previo accordo tra le Parti. Se necessario, le due parti possono condurre consultazioni a livello operativo su questioni economiche e commerciali pertinenti. [.

Una riduzione delle aliquote fiscali ma non l’eliminazione delle tariffe. Un buon primo passo e molto meglio di nessuna riduzione. Il titolo principale di Guancha: “I risultati dei colloqui economici e commerciali tra Cina e Stati Uniti hanno superato di gran lunga le aspettative e sono un ottimo punto di partenza.“. Gli operatori dei mercati finanziari hanno chiaramente gradito la notizia e hanno registrato quasi universalmente dei rialzi. Tuttavia, “gli analisti ritengono che la questione commerciale tra Cina e Stati Uniti non debba essere facilmente risolta, ma il consenso raggiunto tra Cina e Stati Uniti ha allentato le tensioni commerciali e creato un buon punto di partenza per un impegno successivo”. La seguente osservazione è fondamentale:

Sebbene la reazione del mercato sia stata positiva, alcuni analisti hanno avvertito che si tratta solo di un risultato temporaneo e che le due parti non hanno ancora trovato una soluzione alle differenze e alle frizioni nelle relazioni economiche e commerciali sino-americane. Tuttavia, gli analisti ritengono che i colloqui economici e commerciali di Ginevra abbiano creato un buon punto di partenza per i successivi impegni…..

Anche se la situazione non è più così grave come si pensa, ciò non significa che sia tornata a prima dell’insediamento di Trump, con una moratoria di 90 giorni e la “tariffa base” del 10% annunciata dagli Stati Uniti ancora in vigore, “C’è ancora molta incertezza su come queste tariffe saranno risolte e sul loro impatto sulla crescita economica mondiale e sulla politica delle banche centrali.” [corsivo mio].

L’intensità della guerra commerciale è diminuita, ma è chiaro che non se ne vede ancora la fine, come ha detto Bessent in una conferenza stampa. Le merci che entrano nell’Impero americano fuorilegge dalla maggior parte del mondo continueranno a costare di più, alimentando l’inflazione e abbassando il tenore di vita. Da quello che vediamo ora, con il massiccio taglio applicato all’assistenza sanitaria nella proposta di bilancio di Trump, in modo che Trump possa dare ai miliardari più miliardi, la guerra di classe continua e non farà altro che rendere gli americani più arrabbiati. Questa mossa di Trump è essenzialmente una replica di ciò che ha tentato nel 2017 e che il Congresso ha respinto. Nessuna delle azioni intraprese da Trump ha fermato il declino dell’Impero e molti che lo sanno dicono che l’ha spinto ancora di più verso il baratro.

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Osservatori di mercato: i colloqui economici e commerciali tra Cina e Stati Uniti hanno ottenuto molto più di quanto previsto, un ottimo punto di partenza

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2025-05-12 22:26:33Dimensione carattere:A- A A+Fonte: OsservatoreLeggi 176250

[Dal 10 all’11 maggio si sono svolti a Ginevra, in Svizzera, i colloqui economici e commerciali di alto livello tra Cina e Stati Uniti, durante i quali le due parti hanno concordato di ridurre le tariffe entro 90 giorni, con un taglio del 115%.La notizia ha subito attirato una grande attenzione da parte della comunità internazionale e del mercato, e il mondo esterno ritiene in generale che questo sia un passo importante nel processo di risoluzione delle controversie commerciali tra le due maggiori economie mondiali.

Secondo Reuters 12, i colloqui di Ginevra, il primo incontro faccia a faccia tra funzionari cinesi e statunitensi dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato una guerra tariffaria, hanno raggiunto risultati superiori alle aspettative del mercato.La fiducia degli investitori nell’evitare una vera e propria guerra commerciale è stata rafforzata dopo l’annuncio della notizia, con i mercati azionari in Europa e Asia in rialzo e gli indici azionari statunitensi in rialzo all’apertura.

Secondo Consumer News & Business Channel (CNBC), gli scambi commerciali tra Stati Uniti e Cina dovrebbero riprendersi rapidamente dopo la riduzione delle tariffe, invertendo il declino registrato dopo l’annuncio di Trump all’inizio di aprile.Gli analisti ritengono che le questioni commerciali tra Stati Uniti e Cina non dovrebbero essere risolte facilmente, ma il consenso raggiunto dalle due parti ha attenuato le tensioni commerciali e creato un buon punto di partenza per il successivo impegno.

“I risultati dei colloqui economici e commerciali hanno superato di gran lunga le aspettative del mercato”.

Secondo la CNBC, i mercati azionari europei e asiatici sono saliti in risposta all’annuncio dei risultati dei colloqui, con lo Stoxx 600 europeo che è salito dell’1%, il DAX tedesco che ha toccato il massimo di un anno e l’indice Hang Seng di Hong Kong, in Cina, che è salito di quasi il 3%.Anche gli indici azionari statunitensi hanno registrato un’impennata dopo l’apertura del 12 ora locale, con la ABC che ha riferito che il Dow Jones è salito del 2,4%, l’S&P 500 del 2,7% e il Nasdaq, dominato dal settore tecnologico, del 3,8%.

Secondo gli osservatori del mercato, la decisione di Stati Uniti e Cina di ridurre le tariffe è stata “migliore del previsto” e potrebbe addirittura essere descritta come uno “scenario da sogno”.Lo stratega della Deutsche Bank ha dichiarato alla CNBC: “L’annuncio di oggi ha superato le nostre aspettative costruttive.A nostro avviso, il risultato non solo è migliore di quanto ci aspettassimo, ma anche di quanto il mercato si aspettasse a marzo”.

Secondo questi strateghi, “Anche se è difficile dire come si evolverà la situazione da qui a 90 giorni, l’impatto sul mercato è chiaramente positivo …… rimangono rialzisti e considerano la possibilità di tornare nei settori colpiti dai dazi USA sulla Cina.”

Mikkel Emil Jensen, analista senior della Danish Southern Bank, ha dichiarato: “Questa notizia elimina gran parte dell’incertezza legata al commercio globale, almeno per ora.L’accordo potrebbe essere temporaneo, ma il risultato migliore del previsto potrebbe avere un effetto a catena positivo sul commercio globale, aumentando la domanda di trasporto containerizzato”.

Porto di Los Angeles, California, Stati Uniti, 9 maggio ora locale Vision China

William Xin, presidente della Chunshan Pujiang (Shanghai) Investment Management Co Ltd, ha osservato che l’esito dei colloqui ha superato di gran lunga le aspettative del mercato: “Prima si sperava solo che le due parti si sedessero a parlare, e il mercato era molto fragile.Ora c’è più certezza.Le azioni cinesi e lo yuan saranno in rialzo per qualche tempo”.

Sheldon MacDonald, chief information officer di Marlborough Group, una società britannica di investimenti in titoli, ha dichiarato a Reuters: “La nostra reazione è stata che le riduzioni tariffarie sono state molto più alte del previsto.Sì, è temporaneo, ma il mercato lo prenderà come una conferma del fatto che Trump non vuole davvero causare le perturbazioni che in precedenza sembrava poter accettare”.

Arne Petimezas, direttore della ricerca del brokeraggio olandese AFS Group, ha dichiarato che il cambiamento degli Stati Uniti sui dazi è sorprendente: “Le tariffe sulla Cina sembrano destinate a scendere a livelli gestibili, anche se temporaneamente, e i mercati dovrebbero di conseguenza recuperare.In quale altro modo Trump potrebbe aumentare le tariffe in modo credibile quando la pausa di 90 giorni finirà?Sta abbassando le tariffe più velocemente di quanto si potesse pensare”.

Commentando i colloqui, il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio Iweala ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma: “Sono molto lieto di vedere l’esito positivo dei colloqui economici e commerciali di alto livello tra Stati Uniti e Cina.I colloqui segnano un importante passo avanti, che speriamo sia di buon auspicio per il futuro”.Nell’attuale contesto di tensioni globali, questi progressi non sono solo molto importanti per la Cina e gli Stati Uniti, ma anche cruciali per il resto del mondo, comprese le economie più vulnerabili.”

“Un ottimo punto di partenza”.

Sebbene il mercato abbia reagito positivamente, alcuni analisti hanno ricordato che si tratta solo di un risultato temporaneo e che le due parti devono ancora trovare una soluzione alle differenze e agli attriti nelle relazioni economiche e commerciali tra Stati Uniti e Cina.Tuttavia, gli analisti ritengono che i colloqui economici e commerciali tenutisi a Ginevra abbiano creato un buon punto di partenza per i successivi contatti.

Jane Foley, responsabile della strategia FX di Rabobank, ha dichiarato: “Abbiamo avuto assicurazioni dagli Stati Uniti che i colloqui continueranno, che il tono dei colloqui è positivo, che gli Stati Uniti e la Cina non vogliono disaccoppiarsi, e quindi c’è più ottimismo sul fatto che le tariffe non avranno l’impatto devastante che avrebbero potuto avere, e i mercati stanno tirando un sospiro di sollievo collettivo”.”

Foley ha sottolineato che, sebbene la situazione non sia così negativa come si pensava, non significa che la situazione sia tornata a quella che era prima che Trump salisse al potere, con una moratoria di 90 giorni, e le “tariffe di base” del 10% annunciate dagli Stati Uniti sono ancora in vigore, e “c’è ancora una grande incertezza su come queste tariffe saranno risolte e quale impatto avranno sulla crescita mondialee sulle politiche delle banche centrali, c’è ancora molta incertezza”.

Xu Changtai (Tai Hui), Chief Market Strategist di JP Morgan Asset Management Asia-Pacific, ha dichiarato in una relazione ai clienti del 12, che i risultati dei colloqui di Ginevra sono stati migliori del previsto, ma che l’incertezza permane e che il mercato è in attesa di maggiori dettagli sull’accordo.Tuttavia, ha anche riconosciuto che questo risultato aiuterà il mercato a ripristinare la propensione al rischio, la pressione della Fed a tagliare i tassi di interesse potrebbe temporaneamente allentarsi.

Ovviamente, si tratta di una notizia molto positiva per entrambe le economie e per l’economia globale, che rende gli investitori molto meno preoccupati dei danni alle catene di approvvigionamento globali nel breve termine”, ha dichiarato David Cheung, capo economista di Pinpoint Asset Management a Hong Kong, in Cina.Ma dobbiamo anche ricordare che si tratta solo di tre mesi di sgravi tariffari temporanei, quindi è l’inizio di un lungo processo di negoziazione”.

A suo avviso, ci vorranno ancora mesi prima che la Cina e gli Stati Uniti trovino una soluzione definitiva, ma i colloqui economici e commerciali sono un ottimo punto di partenza.

Anche Simon Edelsten, gestore di fondi presso la società di gestione patrimoniale Goshawk Asset Management, con sede nel Regno Unito, ha sottolineato che, essendo le due maggiori economie mondiali, non sorprende che sia la Cina che gli Stati Uniti stiano cercando di risolvere questioni commerciali di lunga data, ma gli esterni non dovrebbero aspettarsi che i problemi vengano risolti facilmente.

“Né la Cina né gli Stati Uniti vogliono disaccoppiarsi”.

Il 12 maggio, ora locale, il Segretario al Tesoro statunitense Bessent e il Rappresentante per il Commercio Greer hanno tenuto un briefing con i media a Ginevra.Secondo Bloomberg, Besant ha annunciato che la Cina e gli Stati Uniti hanno concordato di ridurre significativamente le tariffe entro 90 giorni, con un taglio del 115%.

In un briefing, Besant ha dichiarato che la Cina e gli Stati Uniti hanno concordato nei colloqui che nessuna delle due parti vuole “disaccoppiarsi”: “Abbiamo avuto una discussione molto vivace ed entrambe le parti hanno mostrato grande rispetto.Siamo giunti alla conclusione che abbiamo interessi comuni, che siamo tutti interessati all’equilibrio commerciale e che gli Stati Uniti continueranno a muoversi in questa direzione”.

Alla domanda se sia possibile evitare un ritorno ai dazi dopo la fine della pausa di 90 giorni, Besant ha risposto: “Come tutti gli altri partner commerciali, finché ci sarà uno sforzo in buona fede, un impegno e un dialogo costruttivo, continueremo ad andare avanti”.

Secondo una dichiarazione congiunta rilasciata da Stati Uniti e Cina, entrambe le parti si sono impegnate ad agire entro il 14 maggio.

Il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti Bessant e il Rappresentante per il Commercio Greer tengono un briefing con i media il 12 maggio Video screenshot

Il portavoce del Ministero del Commercio cinese ha dichiarato il 12 maggio sulla dichiarazione congiunta dei colloqui economico-commerciali sino-statunitensi a Ginevra, dicendo che i colloqui hanno raggiunto una dichiarazione congiunta, è un importante passo avanti per le due parti per risolvere le loro differenze attraverso il dialogo e la consultazione su un piano di parità, per colmare ulteriormente le differenze e approfondire la cooperazione per porre le basi e creare le condizioni.

Le due parti hanno raggiunto una serie di consensi positivi nella dichiarazione congiunta.Riconoscendo l’importanza delle relazioni economiche e commerciali bilaterali per i due Paesi e per l’economia globale, nonché l’importanza di relazioni economiche e commerciali bilaterali sostenibili, a lungo termine e reciprocamente vantaggiose, le due parti continueranno a procedere in uno spirito di apertura reciproca, comunicazione continua, cooperazione e rispetto reciproco.Le due parti hanno concordato di lavorare insieme sulle seguenti misure:

Gli Stati Uniti si impegnano a eliminare un totale del 91% delle tariffe imposte sulle merci cinesi ai sensi dell’Ordine Esecutivo 14259 dell’8 aprile 2025 e dell’Ordine Esecutivo 14266 del 9 aprile 2025, e a modificare il 34% delle tariffe reciproche imposte sulle merci cinesi ai sensi dell’Ordine Esecutivo 14257 del 2 aprile 2025, con il 24% delle tariffe sospese per 90 giorni e il restante 10% delle tariffe mantenute.Di conseguenza, la Cina ha cancellato un totale del 91% delle tariffe compensative sulle merci statunitensi; il 24% del 34% delle tariffe compensative sulle tariffe reciproche degli Stati Uniti è stato sospeso per 90 giorni e il restante 10% delle tariffe è stato mantenuto.La Cina ha anche sospeso o annullato le contromisure non tariffarie contro gli Stati Uniti.

Le due parti hanno concordato di istituire un meccanismo per le consultazioni economiche e commerciali tra Cina e Stati Uniti per mantenere una stretta comunicazione e condurre ulteriori consultazioni sulle rispettive preoccupazioni in campo economico e commerciale, ha dichiarato il portavoce.La parte cinese è rappresentata dal vice premier He Lifeng, mentre la parte statunitense è rappresentata dal Segretario al Tesoro Bessent e dal Rappresentante per il Commercio Greer.Le due parti condurranno consultazioni in Cina e negli Stati Uniti a rotazione regolare o irregolare, oppure in un Paese terzo concordato.Se necessario, le due parti potranno condurre consultazioni a livello operativo su questioni economiche e commerciali rilevanti.

Questo articolo è un’esclusiva dell’Observer e non può essere riprodotto senza previa autorizzazione.

Le guerre commerciali sono facili da perdere, di Adam Posen “Quando ti fai nemici ovunque, non puoi vendere nulla”, di Karl Sànchez

Curiosamente e significativamente, due articoli di sponda opposta, ma indirizzati verso uno stesso obbiettivo_Giuseppe Germinario

Le guerre commerciali sono facili da perdere

Pechino ha il dominio dell’escalation nella lotta tariffaria tra Stati Uniti e Cina

Adam S. Posen

9 aprile 2025

Un grafico di negoziazione alla Borsa di New York, New York, aprile 2025Brendan McDermid / Reuters

ADAM S. POSEN è presidente del Peterson Institute for International Economics.

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“Quando un Paese (gli Stati Uniti) perde molti miliardi di dollari nel commercio con praticamente tutti i Paesi con cui fa affari”, ha twittato notoriamente il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel 2018, “le guerre commerciali sono buone e facili da vincere”. Questa settimana, quando l’amministrazione Trump ha imposto tariffe superiori al 100% sulle importazioni statunitensi dalla Cina, scatenando una nuova e ancora più pericolosa guerra commerciale, il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha offerto una giustificazione simile: “Penso che sia stato un grosso errore, questa escalation cinese, perché stanno giocando con una coppia di due. Cosa perdiamo se i cinesi aumentano le tariffe su di noi? Esportiamo verso di loro un quinto di quello che loro esportano verso di noi, quindi è una mano perdente per loro”.

In breve, l’amministrazione Trump ritiene di avere ciò che i teorici del gioco chiamano “escalation dominance” sulla Cina e su qualsiasi altra economia con cui abbia un deficit commerciale bilaterale. Il dominio dell’escalation, secondo le parole di un rapporto della RAND Corporation, significa che “un combattente ha la capacità di intensificare un conflitto in modi che saranno svantaggiosi o costosi per l’avversario, mentre l’avversario non può fare lo stesso in cambio”. Se la logica dell’amministrazione è corretta, allora la Cina, il Canada e qualsiasi altro Paese che si vendica dei dazi statunitensi sta giocando una mano perdente.

Ma questa logica è sbagliata: è la Cina ad avere il dominio dell’escalation in questa guerra commerciale. Gli Stati Uniti ricevono dalla Cina beni vitali che non possono essere sostituiti a breve o prodotti in patria a costi meno che proibitivi. Ridurre questa dipendenza dalla Cina può essere un motivo per agire, ma combattere la guerra attuale prima di farlo è una ricetta per una sconfitta quasi certa, con costi enormi. O per dirla con Bessent: Washington, non Pechino, sta puntando tutto su una mano perdente.

MOSTRARE LA MANO

Le affermazioni dell’amministrazione sono fuori luogo per due motivi. Innanzitutto, entrambe le parti vengono danneggiate in una guerra commerciale, perché entrambe perdono l’accesso alle cose che le loro economie desiderano e di cui hanno bisogno e per le quali i loro cittadini e le loro aziende sono disposti a pagare. Come l’avvio di una guerra vera e propria, una guerra commerciale è un atto di distruzione che mette a rischio anche le forze e il fronte interno dell’attaccante: se la parte che si difende non credesse di poter reagire in modo da danneggiare l’attaccante, si arrenderebbe.

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L’analogia con il poker di Bessent è fuorviante perché il poker è un gioco a somma zero: Io vinco solo se tu perdi; tu vinci solo se io perdo. Il commercio, invece, è a somma positiva: nella maggior parte delle situazioni, meglio fai tu, meglio faccio io, e viceversa. Nel poker, non si ottiene nulla in cambio di ciò che si mette nel piatto a meno che non si vinca; nel commercio, lo si ottiene immediatamente, sotto forma di beni e servizi acquistati.

L’amministrazione Trump ritiene che più si importa, meno si è in gioco – che, poiché gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale con la Cina, importando più beni e servizi cinesi di quanto la Cina faccia con i beni e servizi statunitensi, sono meno vulnerabili. Questo è un errore di fatto, non una questione di opinione. Il blocco del commercio riduce il reddito reale e il potere d’acquisto di una nazione; i Paesi esportano per guadagnare il denaro necessario a comprare cose che non hanno o che sono troppo costose da produrre in patria.

Inoltre, anche se ci si concentra solo sulla bilancia commerciale bilaterale, come fa l’amministrazione Trump, gli Stati Uniti non sono di buon auspicio in una guerra commerciale con la Cina. Nel 2024, le esportazioni statunitensi di beni e servizi verso la Cina ammontavano a 199,2 miliardi di dollari e le importazioni dalla Cina a 462,5 miliardi di dollari, con un conseguente deficit commerciale di 263,3 miliardi di dollari. Nella misura in cui la bilancia commerciale bilaterale predice quale parte “vincerà” in una guerra commerciale, il vantaggio è dell’economia in surplus, non di quella in deficit. La Cina, il Paese in surplus, sta rinunciando alle vendite, che sono esclusivamente denaro; gli Stati Uniti, il Paese in deficit, stanno rinunciando a beni e servizi che non producono in modo competitivo o non producono affatto in patria. Il denaro è fungibile: se si perde reddito, si può tagliare la spesa, trovare vendite altrove, distribuire l’onere su tutto il territorio nazionale o attingere ai risparmi (ad esempio, con uno stimolo fiscale). La Cina, come la maggior parte dei Paesi con avanzi commerciali complessivi, risparmia più di quanto investa, il che significa che, in un certo senso, ha troppi risparmi. L’aggiustamento sarebbe relativamente facile. Non ci sarebbero carenze critiche e l’azienda potrebbe sostituire gran parte delle sue vendite agli Stati Uniti con vendite interne o ad altri paesi.

I Paesi con deficit commerciali complessivi, come gli Stati Uniti, spendono più di quanto risparmiano. Nelle guerre commerciali, rinunciano o riducono l’offerta di beni di cui hanno bisogno (poiché le tariffe li fanno costare di più), che non sono fungibili o facilmente sostituibili come il denaro. Di conseguenza, l’impatto si fa sentire su industrie, località o famiglie specifiche che si trovano ad affrontare carenze, a volte di beni necessari, alcuni dei quali sono insostituibili nel breve periodo. I Paesi in deficit importano anche capitali, il che rende gli Stati Uniti più vulnerabili ai cambiamenti di opinione sull’affidabilità del loro governo e sulla loro attrattiva come luogo in cui fare affari. Quando l’amministrazione Trump prenderà decisioni capricciose per imporre un enorme aumento delle tasse e una grande incertezza sulle catene di approvvigionamento dei produttori, il risultato sarà una riduzione degli investimenti negli Stati Uniti, con un aumento dei tassi di interesse sul debito.

DI DEFICIT E POSIZIONE DOMINANTE

In breve, l’economia statunitense soffrirà enormemente in una guerra commerciale su larga scala con la Cina, che gli attuali livelli di dazi imposti da Trump, superiori al 100%, costituiscono sicuramente se lasciati in vigore. In realtà, l’economia statunitense soffrirà più di quella cinese e le sofferenze aumenteranno solo se gli Stati Uniti si inaspriranno. L’amministrazione Trump può pensare di agire con durezza, ma in realtà sta mettendo l’economia statunitense alla mercé dell’escalation cinese.

Gli Stati Uniti dovranno far fronte a carenze di fattori produttivi critici, dagli ingredienti di base della maggior parte dei prodotti farmaceutici ai semiconduttori economici utilizzati nelle automobili e negli elettrodomestici, fino ai minerali critici per i processi industriali, compresa la produzione di armi. Lo shock dell’offerta derivante dalla drastica riduzione o dall’azzeramento delle importazioni dalla Cina, come sostiene Trump, comporterebbe una stagflazione, l’incubo macroeconomico visto negli anni ’70 e durante la pandemia di COVID, quando l’economia si restringeva e l’inflazione aumentava contemporaneamente. In una situazione del genere, che potrebbe essere più vicina di quanto molti pensino, alla Federal Reserve e ai responsabili delle politiche fiscali restano solo terribili opzioni e poche possibilità di arginare la disoccupazione se non aumentando ulteriormente l’inflazione.

Quando si tratta di una vera guerra, se si ha motivo di temere di essere invasi, sarebbe suicida provocare l’avversario prima di essersi armati. Questo è essenzialmente ciò che rischia l’attacco economico di Trump: dato che l’economia degli Stati Uniti dipende interamente dalle fonti cinesi per i beni vitali (scorte farmaceutiche, chip elettronici a basso costo, minerali critici), è estremamente imprudente non garantire fornitori alternativi o un’adeguata produzione interna prima di tagliare gli scambi commerciali. Facendo il contrario, l’amministrazione sta invitando esattamente il tipo di danno che dice di voler prevenire.

Tutto questo potrebbe essere inteso solo come una tattica negoziale, nonostante le ripetute dichiarazioni e azioni di Trump e Bessent. Ma anche in questi termini, la strategia farà più male che bene. Come ho avvertito in Affari Esteri lo scorso ottobre, il problema fondamentale dell’approccio economico di Trump è che dovrebbe mettere in atto un numero sufficiente di minacce autolesioniste per essere credibile, il che significa che i mercati e le famiglie si aspetterebbero una continua incertezza. Sia gli americani che gli stranieri investirebbero meno anziché di più nell’economia statunitense e non si fiderebbero più che il governo degli Stati Uniti sia all’altezza di qualsiasi accordo, rendendo difficile il raggiungimento di una soluzione negoziata o di un accordo di distensione. Di conseguenza, la capacità produttiva degli Stati Uniti diminuirebbe anziché migliorare, il che non farebbe che aumentare l’influenza che la Cina e altri paesi hanno sugli Stati Uniti.

L’amministrazione Trump si sta imbarcando in un equivalente economico della guerra del Vietnam, una guerra di scelta che presto si risolverà in un pantano, minando la fiducia in patria e all’estero sia nell’affidabilità che nella competenza degli Stati Uniti – e sappiamo tutti come è andata a finire.

“Quando ti fai nemici ovunque, non puoi vendere nulla”

Da un articolo Guancha

Karl Sánchez11 aprile
 LEGGI NELL’APP 

In un recente articolo, prima dell’annuncio dei dazi di Trump, ho menzionato il crescente movimento per il boicottaggio del Made in USA a causa del suo continuo sostegno al genocidio a Gaza. Questo movimento si è ora diffuso ulteriormente, in barba ai dazi. Ma vorrei anche aggiungere l’incredibile livello di arroganza che emana da Trump e dal suo team. Trump è ormai la quintessenza del “Brutto Americano”. Come dimostrano i numerosi editoriali del Global Times che ho pubblicato, ci sono molte cose da imparare sulla guerra commerciale da prospettive diverse da quelle che ci vengono fornite da BigLie Media. Dopo aver letto diversi articoli di Guancha , ho scelto quello associato al titolo sopra riportato, che era anche l’articolo principale di Guancha perché era quello più esplicativo e diretto. L’autore è Zhang Xuanyu e il titolo è “I rischi all’estero si sono intensificati e i media statunitensi temono che l’esportazione di servizi statunitensi diventi il bersaglio di contromisure tariffarie”:

Dopo il suo insediamento, il presidente degli Stati Uniti Trump ha utilizzato il “bastone tariffario” nel tentativo di eliminare in un colpo solo il deficit commerciale di beni degli Stati Uniti, ignorando deliberatamente il commercio di servizi.

Secondo un articolo del Wall Street Journal del 10, sebbene gli Stati Uniti acquistino più beni dall’estero di quanti ne vendano, nel settore dei servizi il surplus commerciale statunitense ha raggiunto un livello record lo scorso anno. Le esportazioni di servizi statunitensi, che Trump non ha considerato nel calcolo dei dazi, sono state coinvolte nella guerra commerciale da lui stesso provocata.

Il 9, Trump ha annunciato che avrebbe sospeso i cosiddetti “dazi reciproci” e imposto solo la stessa “tariffa base” del 10% per i successivi 90 giorni. Tuttavia, i dazi imposti alla Cina sono stati aumentati al 125%.

Nonostante i cambiamenti apportati da Trump, l’impatto dei dazi ha reso nervosi i paesi e i mercati sono diventati volatili, afferma il rapporto.

Secondo il rapporto, sebbene i paesi non possano imporre facilmente dazi al settore dei servizi, possono imporre tasse, multe e persino vietare le vendite alle aziende americane. In risposta alla minaccia di Trump di imporre dazi generalizzati, l’UE ha iniziato a prendere di mira le grandi aziende tecnologiche statunitensi. Trump ha anche irritato i consumatori stranieri, mettendo a rischio le esportazioni di servizi statunitensi. Molti consumatori stranieri potrebbero scegliere di evitare banche, gestori patrimoniali e altre aziende statunitensi. Mentre i mercati sono alle prese con le radicali riforme commerciali di Trump, il rallentamento non contribuirà a frenare la domanda.

Per decenni, i paesi hanno esportato automobili, telefoni, vestiti e cibo negli Stati Uniti, ai quali gli Stati Uniti hanno fornito obbligazioni, software e consulenti aziendali.

I dati mostrano che nel 2024 gli Stati Uniti importeranno 3,3 trilioni di dollari in merci, ne esporteranno 2,1 trilioni e avranno un deficit commerciale cumulativo di 1,21 trilioni di dollari per l’anno. Il 2024 sarà l’anno con il più grande deficit commerciale nei quasi 250 anni di storia degli Stati Uniti.

Allo stesso tempo, il surplus commerciale degli Stati Uniti nel settore dei servizi è aumentato da 77 miliardi di dollari nel 2000 a 295 miliardi di dollari lo scorso anno. Questo dato è in netto contrasto con la metà del XX secolo, quando gli Stati Uniti erano una potenza manifatturiera con un surplus nelle esportazioni di beni ma un deficit negli scambi di servizi.

Con lo sviluppo degli Stati Uniti, il settore dei servizi è gradualmente diventato la forza dominante dell’economia americana. Software e prodotti finanziari sono diventati importanti esportazioni statunitensi. Per alcune delle più grandi aziende di servizi, i mercati esteri sono ora più importanti del mercato statunitense.

Brad Setser, economista del Council on Foreign Relations, ha affermato che le tattiche di elusione fiscale delle imprese hanno anche favorito le esportazioni di servizi. Molte aziende statunitensi si registrano in altri Paesi con tasse più basse e poi pagano commissioni alla loro casa madre statunitense. Queste commissioni sono considerate commissioni di proprietà intellettuale o di gestione patrimoniale e sono classificate come esportazioni di servizi. Per questo motivo, gli Stati Uniti registrano un ampio surplus commerciale nei servizi con Irlanda, Svizzera e Isole Cayman.

In alcuni casi, sebbene gli Stati Uniti importino da questi paesi molti più beni di quanti ne esportino, vendono più servizi. Prendendo ad esempio l’UE, se si considera il commercio di beni e servizi in modo completo, il volume degli scambi tra Stati Uniti e UE risulta sostanzialmente in pareggio.

Il capo del Ministero del Commercio cinese, in risposta alle domande dei giornalisti sul libro bianco “La posizione della Cina su diverse questioni relative alle relazioni economiche e commerciali sino-americane”, ha dichiarato il 9 che gli Stati Uniti sono la fonte del maggiore deficit commerciale cinese nel settore dei servizi e che l’entità del deficit è in generale in espansione, raggiungendo i 26,57 miliardi di dollari nel 2023, pari a circa il 9,5% del surplus commerciale totale degli Stati Uniti nel settore dei servizi. Considerando i tre fattori dello scambio di beni, dello scambio di servizi e delle vendite locali delle imprese nazionali nei rispettivi paesi, i benefici degli scambi economici e commerciali tra Cina e Stati Uniti sono sostanzialmente bilanciati.

Ora, i politici dell’UE hanno lasciato intendere che potrebbero reagire contro gli Stati Uniti imponendo dazi alle aziende tecnologiche americane. La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha dichiarato all’inizio di questo mese che l’Europa ha molte carte in mano, dal commercio alla tecnologia alle dimensioni del mercato, “una forza che si basa sulla nostra disponibilità ad adottare contromisure decise”. “Tutti i mezzi sono sul tavolo “. L’Unione Europea ha sospeso per 90 giorni le contromisure contro i dazi statunitensi, previste per il 15 aprile. Ma von der Leyen ha affermato che l’UE vuole dare una possibilità ai negoziati. Se i negoziati non saranno soddisfacenti, verranno adottate contromisure. “I preparativi per ulteriori contromisure continuano”.

Secondo il rapporto, i paesi e i loro consumatori possono criticare il settore dei servizi statunitense in vari modi. I turisti stranieri che prenotano camere d’albergo e voli negli Stati Uniti sono visti come uno sbocco per gli Stati Uniti, ma le azioni di Trump hanno alimentato un crescente sentimento antiamericano e scoraggiato i potenziali turisti. Un altro duro colpo è rappresentato dal fatto che il Ministero della Cultura e del Turismo cinese ha emesso il 9 un promemoria sui rischi per i turisti cinesi che si recano negli Stati Uniti, ricordando loro di valutare attentamente i rischi di un viaggio negli Stati Uniti e di essere prudenti.

Di recente, cittadini di Canada, Germania e Francia sono stati trattenuti negli aeroporti per “ragioni sconosciute” per diverse settimane. Gli Stati Uniti sono spesso menzionati negli avvisi di sicurezza emessi da cosiddetti alleati degli Stati Uniti come Germania, Regno Unito, Finlandia e Danimarca.

Inoltre, i consumatori stranieri hanno iniziato a boicottare i marchi americani e David Weinstein, professore di economia alla Columbia University, ha affermato che le tensioni commerciali con la Cina durante il primo mandato di Trump hanno finito per danneggiare le aziende di servizi americane che fanno affari in Cina: ” quando ti fai nemici ovunque, non puoi vendere nulla ” .

Su Facebook, un gruppo svedese che boicotta i prodotti americani conta più di 80.000 membri, dove gli utenti discutono su come acquistare laptop, cibo per cani e dentifricio non americani. In un gruppo francese simile, i membri elogiavano i detersivi per il bucato e le app per smartphone europei e discutevano se cognac e scotch fossero alternative migliori al bourbon.

Tali proteste hanno persino spinto alcune aziende ad apportare modifiche. Le catene di supermercati in Danimarca e Canada hanno iniziato a utilizzare simboli speciali per contrassegnare i prodotti locali, rendendo più facile per i clienti identificare i prodotti locali durante l’acquisto. Con l’ascesa del movimento “Buy Canada”, un numero crescente di aziende statunitensi afferma che i rivenditori canadesi si rifiutano di vendere i loro prodotti e alcune hanno persino annullato gli ordini. La cioccolatiera svizzera Lindt ha dichiarato questo mese che avrebbe iniziato a vendere cioccolato prodotto in Europa anziché negli Stati Uniti in Canada per evitare i dazi e scongiurare il rischio di una reazione negativa da parte dei consumatori.

Il boicottaggio si è esteso anche al mondo digitale. I consumatori europei affermano di aver disdetto gli abbonamenti ai servizi di streaming statunitensi come Netflix, Disney+ e Amazon Prime Video. [Enfasi mia]

Quindi, dato che le “commissioni” per l’evasione fiscale delle imprese sono conteggiate come esportazioni di servizi, il totale effettivo delle esportazioni di servizi è molto inferiore a quanto dichiarato, sebbene l’entità esatta sia sconosciuta e costituisca un’ulteriore falsa aggiunta al PIL. Il fatto che il commercio complessivo tra l’Impero fuorilegge statunitense e la Cina sia “approssimativamente equilibrato” contraddice la propaganda del Team Trump. Come informa l’ultimo paragrafo, un bersaglio molto facile per i consumatori globali sono i popolarissimi servizi di streaming. L’interruzione improvvisa e la moratoria di 90 giorni annunciate ieri sono state chiaramente causate dai controllori del Deep State di Trump che gli dicevano cosa fare, dato che stavano subendo danni e che altri danni erano chiaramente in arrivo. Quindi, il gatto morto è rimbalzato e i mercati sono tornati in rosso, mentre anche la vendita allo scoperto dell’oro è chiaramente fallita.

Il governo cinese ha pubblicato un Libro Bianco sulla questione, ” La posizione della Cina su alcune questioni relative alle relazioni economiche e commerciali Cina-USA “, in inglese e molto esaustivo. L’edizione di venerdì del Global Times ha pubblicato un editoriale , “La ‘lotta fino alla fine’ della Cina è sostenuta da una forte fiducia”, che ne spiega il motivo. Ecco alcuni estratti:

La Cina ha la capacità e la fiducia necessarie per affrontare diversi rischi e sfide. Di fronte agli irragionevoli “dazi reciproci” imposti dagli Stati Uniti, la Cina ha, da un lato, adottato con fermezza le necessarie contromisure in conformità con le norme dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, difendendo con fermezza i propri diritti e interessi legittimi e salvaguardando al contempo il sistema commerciale multilaterale e l’ordine economico internazionale. Dall’altro, la Cina ha pubblicato un Libro Bianco intitolato “La posizione della Cina su alcune questioni relative alle relazioni economiche e commerciali tra Cina e Stati Uniti”, chiarendo ancora una volta agli Stati Uniti e al mondo che le relazioni economiche e commerciali tra Cina e Stati Uniti sono reciprocamente vantaggiose e vantaggiose per entrambe le parti , e che i due Paesi dovrebbero trovare soluzioni adeguate per risolvere le questioni attraverso il dialogo e la consultazione.

Negli ultimi giorni, sia l’Unione Europea che l’ASEAN hanno espresso la loro disponibilità a collaborare con la Cina per sostenere congiuntamente il multilateralismo e lo sviluppo sano e stabile del commercio globale. Il New York Times ha osservato che la “raffica” di dazi commerciali da parte degli Stati Uniti e l’imprevedibilità su cosa potrebbe fare in futuro, di fatto, hanno reso la Cina “un’opzione più allettante” per le aziende che temono di prendere decisioni affrettate in un contesto di sconvolgimenti nel commercio globale. Molte hanno deciso di rimanere in Cina, il che è completamente contrario all’intenzione originale degli Stati Uniti di esercitare la massima pressione sulla Cina e di invitarla a “investire negli Stati Uniti”. La Deutsche Welle , citando esperti, ha affermato che nella guerra commerciale, la Cina sarà probabilmente la parte più resiliente …

Questa fiducia e questa determinazione nascono da una ferma convinzione nella strada intrapresa dalla Cina e da un fermo impegno a salvaguardare il sistema commerciale multilaterale. La Cina sta proteggendo con fermezza un sistema commerciale multilaterale basato su regole, promuovendo la liberalizzazione e la facilitazione del commercio e degli investimenti, e ampliando la “torta” dello sviluppo condiviso. Il crescente potenziale di consumo liberato dalla Cina sta trasformando sempre più la “domanda cinese” in “opportunità globali”. Onorando il suo impegno per un’apertura ad alto livello, la Cina continua a creare un ambiente imprenditoriale di livello mondiale basato sui principi di mercato, sullo stato di diritto e sugli standard internazionali, diventando un forte polo di attrazione per gli investimenti esteri. “Ottimismo per la Cina”, “revisione al rialzo delle previsioni di crescita della Cina” e “maggiori investimenti in Cina” sono diventati parole d’ordine nella comunità imprenditoriale internazionale. [Corsivo mio]

Naturalmente, Trump, nella sua mania, non vuole un sistema Win-Win; vuole un sistema Win-Lose/somma zero, dove il vincitore è sempre l’Impero. Nel paragrafo conclusivo, include il triste lamento di quello che un tempo era il più grande promotore dell’Impero degli Stati Uniti Fuorilegge:

Thomas Friedman, editorialista del New York Times, ha recentemente lamentato che la guerra commerciale abbia gettato gli Stati Uniti in “una guerra senza via d’uscita”. Di fronte alle tattiche intimidatorie statunitensi, che usano i dazi come arma di massima pressione, la Cina ha dimostrato non solo la sua capacità di rispondere alle crisi, ma anche la sua convinzione di saper cogliere le tendenze del momento. [Corsivo mio]

L’Impero fuorilegge statunitense in declino ha sul suo trono una persona che potrebbe presto essere chiamata il Nerone d’America o forse il Creso americano, con quest’ultimo termine più appropriato. Come molti hanno già notato, la moratoria di 90 giorni non farà altro che aumentare l’incertezza generale delle imprese e non contribuirà in alcun modo a mitigare il rischio; quindi, possiamo aspettarci un ulteriore calo dei mercati, un rialzo dell’oro e una continua fuga dai titoli del Tesoro statunitensi. Nel frattempo, come ha affermato un altro autore, le aziende troveranno modi sempre più innovativi per aggirare i dazi imposti, con Apple già in testa. Il prossimo obiettivo sono i negoziati indiretti tra l’Impero e l’Iran in Oman questo sabato, dove Trump ha ancora una volta meno carte in mano di quanto pensi.

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I media statunitensi temono che le esportazioni di servizi degli Stati Uniti diventino bersaglio di contromisure tariffarie con l’intensificarsi dei rischi oltreoceano

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2025-04-11 00:16:43Dimensione del carattere: A- A A+Fonte: OsservatoreLeggi 214654

Ultimo aggiornamento: 2025-04-11 00:26:39

[Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è entrato in carica dopo aver brandito il “bastone delle tariffe”, cercando di eliminare il deficit commerciale degli Stati Uniti per quanto riguarda le merci, ma ignorando deliberatamente il commercio dei servizi.

Secondo quanto riportato dal “Wall Street Journal” statunitense il 10, sebbene gli Stati Uniti abbiano acquistato più beni dall’estero di quanti ne abbiano venduti, nel campo del commercio dei servizi l’anno scorso l’avanzo commerciale degli Stati Uniti ha sfiorato un record.Le esportazioni di servizi statunitensi, di cui Trump non ha tenuto conto nel calcolare le sue tariffe, sono state trascinate nella guerra commerciale da lui scatenata.

Il 9 settembre Trump ha annunciato che avrebbe sospeso le cosiddette “tariffe reciproche” e imposto solo la stessa “tariffa di base” del 10% per i prossimi 90 giorni.Tuttavia, le tariffe sulla Cina sono state aumentate al 125%.

Secondo il rapporto, nonostante le modifiche apportate da Trump, l’impatto dei dazi ha lasciato i Paesi in apprensione e i mercati in subbuglio.

Il rapporto suggerisce che mentre i Paesi non possono imporre facilmente tariffe sui servizi, possono tassare, multare e persino bandire le aziende statunitensi.In risposta alle minacce tariffarie di Trump, l’Unione Europea ha iniziato a prendere di mira le grandi aziende tecnologiche statunitensi.Trump ha anche irritato i consumatori stranieri, mettendo a rischio le esportazioni di servizi statunitensi.Molti consumatori stranieri potrebbero scegliere di evitare banche, gestori patrimoniali e altre società statunitensi.Inoltre, il rallentamento dell’economia sta riducendo la domanda, mentre i mercati reagiscono alle riforme commerciali estreme di Trump.

Per decenni, i Paesi hanno esportato auto, telefoni, vestiti e cibo negli Stati Uniti, mentre gli Stati Uniti hanno fornito obbligazioni, software e consulenti di gestione a quei Paesi.

Secondo i dati, nel 2024 gli Stati Uniti hanno importato beni per 3.300 miliardi di dollari ed esportato beni per 2.100 miliardi di dollari, con un deficit commerciale cumulativo di 1.21.000 miliardi di dollari per l’anno in questione.

Allo stesso tempo, l’avanzo commerciale degli Stati Uniti nei servizi è aumentato da 77 miliardi di dollari nel 2000 a 295 miliardi di dollari l’anno scorso.Questo dato è in netto contrasto con la situazione della metà del XX secolo, quando gli Stati Uniti erano un grande Paese manifatturiero con un surplus nelle esportazioni di beni ma un deficit nel commercio di servizi.

Con lo sviluppo degli Stati Uniti, il settore dei servizi è diventato gradualmente la forza dominante dell’economia statunitense.Il software e i prodotti finanziari sono diventati le principali esportazioni statunitensi.Per alcune delle maggiori società di servizi, i mercati esteri sono ora più importanti del mercato statunitense.

I piccoli imprenditori di tutti gli Stati Uniti stanno calcolando come sostenere i maggiori costi delle tariffe sui beni importati. NPR

Le strategie di elusione fiscale delle imprese hanno anche alimentato la crescita delle esportazioni di servizi, ha dichiarato Brad Setser, economista del Council on Foreign Relations.Molte società statunitensi si registrano in altri Paesi con tasse più basse e poi pagano tasse alle loro società madri statunitensi.Questi compensi vengono conteggiati come commissioni per la proprietà intellettuale o per la gestione degli asset e costituiscono esportazioni di servizi.Questo è il motivo per cui gli Stati Uniti hanno grandi eccedenze commerciali di servizi con l’Irlanda, la Svizzera e le Isole Cayman.

In alcuni casi, mentre gli Stati Uniti importano da questi luoghi molti più beni di quanti ne esportino, vendono più servizi.Nel caso dell’Unione Europea, ad esempio, il commercio tra gli Stati Uniti e l’UE è sostanzialmente bilanciato se si considerano insieme gli scambi di beni e servizi.

Il responsabile del Ministero del Commercio cinese, il giorno 9, in merito al libro bianco “La posizione della Cina su una serie di questioni relative alle relazioni economiche e commerciali tra la Cina e gli Stati Uniti”, ha risposto alla domanda di un giornalista, affermando che gli Stati Uniti sono la principale fonte di deficit commerciale della Cina nel settore dei servizi, la dimensione del deficit in generale mostra una tendenza all’espansione, nel 2023 per 26,57 miliardi di dollari USA, che rappresentano il surplus commerciale totale degli Stati Uniti nei servizi di circa il 9,5%.Considerando complessivamente il commercio di beni, il commercio di servizi e le vendite locali di imprese nazionali nelle filiali dell’altro Paese di tre fattori, la Cina e gli Stati Uniti beneficiano di scambi economici e commerciali approssimativamente equilibrati.

Ora, i politici dell’UE stanno accennando a una possibile ritorsione contro gli Stati Uniti, colpendo le aziende tecnologiche statunitensi con tariffe doganali.Il Presidente della Commissione europea Von der Leyen ha dichiarato all’inizio del mese che l’Europa ha in mano molte carte, dal commercio alla tecnologia alle dimensioni del mercato, e che “questa forza si basa sulla nostra disponibilità a prendere contromisure decise.Tutti i mezzi sono sul tavolo”. L’UE ha sospeso per 90 giorni le contromisure contro i dazi statunitensi, previste per il 15 aprile.Ma Von der Leyen ha dichiarato che l’UE vuole dare una possibilità ai negoziati.Se i negoziati non saranno soddisfacenti, verranno prese delle contromisure.”I preparativi per ulteriori contromisure continuano”.

Secondo il rapporto, i Paesi e i loro consumatori possono colpire il settore dei servizi statunitense in vari modi.I turisti stranieri che prenotano camere d’albergo e voli negli Stati Uniti sono considerati un’esportazione statunitense, ma le azioni di Trump hanno alimentato un crescente sentimento antiamericano, scoraggiando i potenziali visitatori.Il 9 settembre il Ministero della Cultura e del Turismo cinese ha emesso un avviso di rischio per i turisti cinesi che si recano negli Stati Uniti, ricordando loro di valutare appieno i rischi del viaggio negli Stati Uniti e di viaggiare con cautela.

Recentemente è stato riferito che cittadini di Canada, Germania e Francia sono stati trattenuti negli aeroporti per settimane per “motivi sconosciuti”.Gli Stati Uniti pubblicano spesso avvisi di sicurezza, anche da Germania, Regno Unito, Finlandia, Danimarca e altri cosiddetti alleati degli Stati Uniti.

Inoltre, i consumatori stranieri hanno iniziato a boicottare i marchi statunitensi e David Weinstein, professore di economia alla Columbia University, ha affermato che le tensioni commerciali con la Cina durante il primo mandato di Trump hanno danneggiato le società di servizi statunitensi che fanno affari in Cina.quando hai nemici dappertutto, diventa ancora più difficile vendere le cose”.

Su Facebook, un gruppo svedese che boicotta i prodotti americani conta più di 80.000 membri, in cui gli utenti discutono su come acquistare computer portatili, cibo per cani e dentifricio non americani.Un altro gruppo francese simile ha membri che si entusiasmano per i detersivi per il bucato e le applicazioni per smartphone europei e discutono se il cognac e lo scotch siano migliori alternative al bourbon.

Queste proteste hanno persino spinto alcune aziende a fare dei cambiamenti.Le catene di supermercati in Danimarca e Canada hanno iniziato a utilizzare simboli speciali per contrassegnare i prodotti locali, rendendo più facile per i clienti identificarli quando fanno la spesa.Con l’affermarsi del movimento “Buy Canadian”, un numero crescente di aziende statunitensi afferma che i rivenditori canadesi si rifiutano di vendere i loro prodotti e alcuni hanno addirittura annullato gli ordini.La Lindt, azienda svizzera produttrice di cioccolato, ha dichiarato questo mese che inizierà a vendere in Canada cioccolato europeo anziché statunitense, per evitare i dazi e rischiare un forte boicottaggio da parte dei consumatori.

抵制活动还蔓延至数字世界。欧洲消费者表示,他们已取消对奈飞(Netflix)、Disney+、亚马逊视频(Amazon Prime Video)等美国流媒体服务的订阅。

本文系观察者网独家稿件,未经授权,不得转载。

GUERRA DEI DAZI, di Michele Rallo

O FINE DELLA GLOBALIZZAZIONE?

Le opinioni eretiche

di Michele Rallo

GUERRA DEI DAZI O FINE DELLA GLOBALIZZAZIONE?

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Che cosa sta succedendo? Crollo dei mercati? Recessione? Guerra commerciale planetaria?

Al netto degli atteggiamenti arroganti, delle sparate propagandistiche e, in ultima analisi, degli errori di comunicazione di Donald Trump, la risposta è NO. Molto più semplicemente, siamo in presenza di un cambio di direzione – radicale, estremo, a 180 gradi – della politica economica degli Stati Uniti, e della reazione spasmodica dei perdenti: negli stessi USA, innanzitutto, e poi nel resto del mondo.

Chi sono i perdenti? I “mercati” o, meglio, le grandi multinazionali che dominano i mercati e che dietro i mercati si mimetizzano e si nascondono. Sono loro, in primissimo luogo, ad essere penalizzate dai dazi trumpiani, perché da oggi in poi non potranno più indulgere al loro giochetto preferito: “delocalizzare”, andare a fabbricare in Cina o nel terzo mondo a costi irrisori, per poi vendere i prodotti finiti sul mercato americano a prezzi salatissimi; con ciò non soltanto realizzando profitti da capogiro, ma anche ottenendo l’effetto collaterale di mettere in ginocchio la concorrenza della piccola imprenditoria, non in grado di rivaleggiare con costi di produzione “cinesi”.

Quando giornali e telegiornali ci dicono che nel tal giorno sui mercati sono stati “bruciati” tot miliardi di dollari, non è affatto vero, perché i soldi non si “bruciano”, non si dissolvono, non si distruggono. Cambiano soltanto di mano. Quello che qualcuno perde, qualcun altro guadagna. Nello specifico, sono state soprattutto le grandi multinazionali col vizietto della delocalizzazione a perdere denaro, attraverso il deprezzamento dei loro titoli azionari. Ma quel denaro è stato al tempo stesso guadagnato da qualcun altro, per esempio attraverso l’acquisto a prezzi vantaggiosi, talora vantaggiosissimi di quelle stesse azioni, con concrete prospettive di futuri (ed ingenti) guadagni. Nel gioco dei mercati, una “giornata nera” per qualcuno corrisponde quasi sempre ad una “giornata rosa” per qualcun altro.

A prescindere dai miliardi non bruciati, comunque, quello che Trump ha avviato è un cambiamento di proporzioni gigantesche, certamente positivo, enormemente positivo. In prospettiva, naturalmente, fatti salvi gli inevitabili contraccolpi negativi nell’immediato. Così come gli effetti potrebbero essere positivi anche in Europa, se anche in Europa, invece che fare da cassa di risonanza per le doglianze dei “mercati”, si avrà il coraggio di adottare un radicale cambio di passo; meglio se bonificato da certe stupidissime “riforme” ed accompagnato dal ritorno alla collaborazione economica con la Russia.

Ma, al di là delle misure contingenti, in che cosa consiste il cambiamento trumpiano? In sintesi, nel ripudio della globalizzazione e nel ritorno al vecchio e sperimentato protezionismo. Il che vuol dire buttare a mare tutta la storia americana del XX secolo e dei primi decenni del XXI, e ritornare all’America profonda dell’Ottocento, con una ricchezza (crescente) che era riversata sul popolo, e non riservata al grande capitale speculativo, come avvenuto poi con la globalizzazione.

È stato il grande capitale speculativo anglosassone – peraltro con quartier generale a Londra e non a Washington – a determinare la fine del protezionismo USA; e a determinare anche l’affermarsi di quella politica di “libertà dei commerci” che ha impoverito il popolo americano ed ha arricchito le grandi multinazionali ed il grande capitale. Ed è stato sempre in nome della “libertà dei commerci” che l’America ha intrapreso due guerre mondiali e le altre che sono seguìte (ultima, quella camuffata da guerra russo-ucraina) con la scusa – bugiarda – di voler esportare la democrazia anglosassone in tutti gli angoli del globo terraqueo.

Ci ricordiamo dei “Quattordici Punti” con cui il Presidente Wilson dettò le regole cui il mondo avrebbe dovuto soggiacere dopo la prima guerra mondiale? Del terzo di quei punti, in particolare: «Soppressione, fino ai limiti del possibile, di tutte le barriere economiche e stabilimento di condizioni commerciali uguali per tutte le nazioni che consentono alla pace e si accordano per mantenerla.»  Era il manifesto della globalizzazione ante litteram, il grimaldello che doveva consentire all’alta finanza anglo-americana di invadere il mondo con i suoi “commerci” e con le sue manovre finanziarie. E non a beneficio del popolo americano, ma a proprio profitto, a profitto cioè di quella ristrettissima cerchia di manovratori e speculatori che dei “commerci” mondiali muovevano le fila. Ieri come oggi.

Certo, nell’immediato è difficile cogliere la vastità della rivoluzione protezionista che adesso muove i primi passi. Quello che emerge è la “guerra dei dazi” con le sue conseguenze immediate sulle economie degli altri paesi. Fino a quando gli altri paesi – a cominciare dal nostro – non si renderanno conto che un ritorno al protezionismo sarebbe certamente utile anche per loro. Che sarebbe cosa buona e giusta riversare i frutti della crescita economica sulle rispettive popolazioni, e non consentire che ad avvantaggiarsene siano i soliti magnati delle multinazionali e dell’alta finanza.

I dazi – lo ricordo – sono sempre esistiti: come strumento atto a proteggere le produzioni economiche degli Stati (anticamente anche di singoli comuni) dalla concorrenza di altri paesi. Erano uno strumento di difesa degli interessi nazionali. E la loro graduale attenuazione è andata di pari passo con la attenuazione della difesa degli interessi nazionali, a pro di una ristrettissima cerchia di manovratori dell’ipercapitalismo parassitario.

Ben venga, quindi, una ragionevole rivalutazione dei dazi, a scapito dell’alta finanza. Purché tale rivalutazione non sia limitata ad un solo paese. Purché – tanto per intenderci – invece di studiare velleitarie “vendette” che farebbero il solletico agli Stati Uniti, ci si attrezzi per ritornare al protezionismo anche dalle nostre parti, per proteggere le nostre produzioni, la nostra economia, i nostri interessi. Anche a costo di dare un dispiacere ai “mercati” e alle banche “d’affari”.

Tariffe! E se tutti si sbagliassero?_di Gary Brode

Tariffe – E se tutti si sbagliassero?

Un post di Gary Brode di Deep Knowledge Investing

7 aprile
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L’articolo della scorsa settimana “Balanced Trade” ha suscitato molto interesse, sicuramente più dei miei pensieri sull’epistemologia o la cosmologia. Guarda caso, Gary Brode di Deep Knowledge Investing ha parlato dello stesso argomento. La scorsa settimana, DKI ha posto la domanda ” Tariffe: cosa succede se tutti sbagliano? “. Oggi condivide quell’articolo qui come guest post.

Giovedì alle 14:00 Eastern Time, Gary e io faremo un live streaming discutendo delle tariffe Trump e concentrandoci sugli aspetti della politica che pensiamo la maggior parte delle persone stia interpretando male. Gli abbonati gratuiti sono invitati a guardare il live streaming su YouTube all’indirizzo https://www.youtube.com/@DeepKnowledgeInvesting . Gli abbonati paganti riceveranno i dettagli per accedere direttamente alla chiamata Zoom dove potranno inviare domande!

Passiamo ora al saggio di Gary.


Introduzione:

Ieri ho guardato la conferenza stampa del Presidente Trump sui dazi. Quando il Wall Street Journal ha riferito che il livello dei dazi sarebbe stato solo del 10%, gli indici azionari sono saliti di circa il 2% nel mercato secondario. Poi, il Presidente ha tirato fuori dei grafici che mostravano che oltre al dazio di base del 10%, ci sarebbero stati dazi reciproci aggiuntivi alla metà del tasso che altri paesi applicavano sui prodotti statunitensi che importavano. Questi tassi reciproci erano molto più alti di quanto il mercato si aspettasse e gli indici sono passati da un aumento di circa il 2% a un calo del 4% molto rapidamente, cancellando trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato.

Il WSJ ha raccontato solo metà della storia. Immediatamente, i commentatori di X e i media hanno iniziato a sfogare rabbia e frustrazione. Anche se capisco la loro reazione, non sono sicuro che sia quella giusta. Sono sempre stato a favore del libero scambio, quindi sono rimasto un po’ sorpreso negli ultimi mesi quando ho sostenuto che i dazi potrebbero essere utili e necessari. Negli ultimi 50 anni, gli Stati Uniti hanno esternalizzato la loro base manifatturiera. Da un punto di vista, ci siamo impegnati in un commercio redditizio esternalizzando le cose che altri paesi fanno a un prezzo più basso e concentrandoci su attività di servizi asset-light come la progettazione di iPhone e GPU Nvidia. Abbiamo avuto un settore dominante dei servizi finanziari e abbiamo esportato trilioni di dollari.

Sebbene questa visione sia tecnicamente vera, non sono certo che sia l’interpretazione corretta. Vista da un altro punto di vista, abbiamo lentamente svenduto la nostra capacità manifatturiera, lasciando gran parte del paese senza posti di lavoro di alta qualità e creando un problema di sicurezza nazionale. Non produciamo DPI, prodotti farmaceutici, semiconduttori di fascia alta, navi o elettronica di consumo. È stato fantastico per una piccola parte ricca del paese e un disastro per gran parte del resto. Ma cosa succede quando non abbiamo più cose da esternalizzare? Cosa succede quando il resto del mondo si rende conto che il Congresso continuerà a ridurre il potere d’acquisto del dollaro spendendo troppo?

Cosa succede quando il resto del mondo non vorrà più accettare dollari USA? Se non possiamo continuare a esportare dollari a credito in cambio di beni prodotti da altri, cosa succederà agli Stati Uniti?

Per maggiori dettagli sui miei recenti pensieri sulle tariffe, consulta quanto segue:

Riflessioni sulle tariffe

Tariffe – Una visione europea

Tariffe, ancora tariffe, ritardi nelle tariffe: è arrivato il momento di farsi prendere dal panico?

Intervista recente con Wall Street per Main Street

Ecco cosa non sappiamo:

Ho notato nelle ultime versioni di 5 cose che pochissime persone spiegano la natura complicata delle tariffe. La folla pro-tariffe parla solo di tutti i nuovi posti di lavoro nella manifattura americana che verrà presto rinnovata. La folla anti-tariffe parla solo di potenziale inflazione futura. Ciò che leggo quotidianamente è più incentrato su argomenti pro-Trump e anti-Trump che su analisi economiche ponderate.

Nemmeno gli esperti più attenti riescono a mettersi d’accordo sugli eventi storici. Ho letto molte analisi che attribuiscono la colpa della grande depressione allo Smoot-Hawley Tariff Act. Ho anche letto un’analisi convincente che spiega perché lo Smoot-Hawley è stato effettivamente utile. Non conosco la risposta giusta in questo caso, e posso solo sottolineare che le persone che studiano queste cose per vivere non conoscono la risposta. È complicato.

Quando il presidente Trump ha imposto tariffe sulla Cina durante il suo primo mandato, ho visto molte analisi che prevedevano lo stesso tipo di disastro economico che si prevede ora. Sebbene l’analisi avesse senso, il disastro non si è verificato. Non abbiamo visto né inflazione né un rallentamento economico mondiale. Alcuni produttori si sono trasferiti fuori dalla Cina. Alcuni hanno lavorato di più negli Stati Uniti. Nel complesso, l’impatto è stato così esiguo che quando la successiva amministrazione presidenziale ha mantenuto le tariffe di Trump, in pochi se ne sono accorti.

Non c’è niente di sbagliato nel fare previsioni che non si avverano. Di nuovo, sto solo sottolineando che gli stessi esperti che hanno sbagliato l’ultima volta stanno facendo di nuovo le stesse previsioni.

A complicare ulteriormente l’intera questione c’è il fatto che ci saranno molti negoziati imminenti, il che significa che, nonostante la chiarezza di ieri, non sappiamo ancora quali importi tariffari saranno effettivamente applicati.

Dovevamo fare qualcosa:

Sebbene io sia in linea con gli ideali del libero scambio, ciò che stiamo facendo in questo momento non funziona per il paese. La gente si lamenta di tutto il dolore che stiamo per provare. Probabilmente hanno ragione. L’analogia che userei qui è che quando qualcuno è dipendente dall’eroina, la disintossicazione è incredibilmente dolorosa e anche necessaria per salvargli la vita. Continuare a usare eroina significa che oggi sarà più comodo a spese di morire di dipendenza in futuro.

Abbiamo svenduto così tanta della nostra capacità manifatturiera. Abbiamo svenduto la nostra capacità di produrre cose. Esportiamo dollari e riceviamo beni. In cambio di beni a basso costo, abbiamo accumulato debiti impagabili e altre passività. Possiamo continuare a mettere le persone in assistenza pubblica e a finanziare questo con altro debito che causa inflazione. Ma questo non risolve il problema.

Il cambiamento è spesso doloroso e invertire 50 anni di dipendenza dal denaro a buon mercato sarà molto doloroso. L’economia, i livelli di spesa e la produzione che abbiamo ora non sono sostenibili. Quindi, o cerchiamo di risolvere il problema e accettare l’inevitabile dolore, o passiamo il problema alla prossima generazione. Forse le tariffe non funzionano, ma continuare sulla nostra strada attuale sicuramente non funziona.

Con amici come questi:

Ieri ho letto molti commenti in cui si diceva che il presidente Trump ha rovinato 80 anni di relazioni in un giorno. Come sopra, le nostre relazioni con la Cina non funzionano per noi. Utilizzando manodopera a basso costo, finanziamenti statali e furto di proprietà intellettuale, la Cina è riuscita a paralizzare numerose industrie statunitensi. Le aziende statunitensi che producono lì devono cedere la loro proprietà intellettuale e presto si ritrovano a competere con le aziende cinesi finanziate dallo Stato che utilizzano la stessa proprietà intellettuale. La Cina controlla rigorosamente l’accesso al suo mercato di consumatori da 1,4 miliardi di persone e ha tariffe ben superiori alle nostre.

Dal contesto, sospetto che la maggior parte del commento “80 anni di relazioni rovinate” si sia concentrato sull’UE. I paesi europei sono stati alleati per decenni. Il presidente Trump sta sottolineando che sono stati in grado di finanziare una bella rete di sicurezza sociale in parte perché hanno speso meno degli obblighi NATO concordati per decenni. Inoltre, proteggono le proprie industrie con tariffe che sono ancora più alte di quelle che ha appena annunciato.

Molti politici di questi paesi si stanno lamentando in questo momento, ma hanno due opzioni per risolvere il problema. Una è produrre negli Stati Uniti. Come parte del 5 Things della scorsa settimana, abbiamo evidenziato l’impegno di Hyundai a produrre acciaio e automobili negli Stati Uniti. Si prevede che tale investimento, superiore a 20 miliardi di $, creerà 100.000 nuovi posti di lavoro. Non accadrà la prossima settimana, ma invertire 50 anni di declino non accadrà dall’oggi al domani.

C’era un articolo sul WSJ di oggi che notava che metà delle aziende di ingegneria tedesche vogliono aumentare gli investimenti negli Stati Uniti. Mi sembra una situazione win-win. I tedeschi possono costruire impianti qui negli Stati Uniti, sfruttare la nostra energia più economica e accedere al nostro enorme mercato di consumatori senza tariffe. Gli Stati Uniti ottengono investimenti, posti di lavoro e ingegneria tedesca. Spero che stiano già parlando con l’ufficio del Segretario Rubio.

Il secondo modo per risolvere il problema è che questi paesi lamentanti si concentrino sulla parola “reciproco”. Israele ha già annunciato che eliminerà le tariffe sulle importazioni dagli Stati Uniti. Mi aspetto che il presidente Trump adeguerà le tariffe statunitensi sui prodotti israeliani in risposta. Ieri sera ho visto che la Danimarca vuole avviare trattative con gli Stati Uniti. DKI ha molti danesi straordinari nella nostra comunità, ma a quanto ne so, nessuno di noi ha accesso ad alti livelli del governo danese. Tuttavia, non è poi così difficile concludere che la Danimarca spera di staccarsi dall’UE e trovare un accordo che comporti tariffe più basse per le esportazioni statunitensi nel loro paese in cambio di tariffe più basse sulle importazioni danesi qui. Sarebbe una vittoria per la Danimarca, gli Stati Uniti e la folla del libero scambio senza tariffe. DKI accoglie con favore la nuova produzione statunitense di Hyundai, la potenziale ingegneria tedesca e il vantaggioso commercio reciproco con la Danimarca.

Ho visto i commenti israeliani e danesi ieri sera. Sarei scioccato se decine di altri paesi non stessero mettendo insieme offerte da portare alla Casa Bianca entro questo fine settimana. In entrambi i casi, i nostri amici, alleati e partner commerciali hanno opzioni per ridurre tariffe e barriere commerciali per entrambe le parti. Immagina se l’enorme annuncio tariffario del presidente Trump si traducesse in tariffe più basse per tutti, se gli alleati aprissero i loro mercati ai prodotti statunitensi e, a loro volta, gli Stati Uniti abbassassero i livelli tariffari.

Vorrei anche inserire un commento qui: i paesi con tariffe elevate sui prodotti statunitensi che si lamentano del fatto che ora dovranno pagare tariffe pari alla metà del loro livello (più la base del 10%) sono la definizione stessa di chutzpah. (Chutzpah è una parola yiddish che significa incredibile coraggio e sfrontatezza.)

Hubris e il mercato azionario:

Molti dei primi commenti che ho visto ieri erano post su X che prendevano in giro coloro che erano ribassisti. Celebravano le perdite che le persone con posizioni corte avrebbero subito oggi. Cinque minuti dopo, il Presidente ha pubblicato i grafici e il mercato è crollato all’istante. L’arroganza è una cattiva idea e i post di una riga che prendono in giro le persone non sono né redditizi né persuasivi. In generale, i commenti arrabbiati senza ragionamento non sono persuasivi. Altrimenti detto, non schiacciare la palla prima di arrivare alla end zone.

Altri si sono arrabbiati quando hanno capito che il mercato azionario sarebbe sceso molto oggi. Come qualcuno che ha più posizioni che sono scese molto oggi, posso capirlo. Penso che sia anche importante rendersi conto che le persone che hanno avuto il lavoro delocalizzato negli ultimi quattro decenni, non si preoccupano che il mercato azionario sia sceso un po’ rispetto ai massimi storici.

In precedenza in questo articolo, ho commentato che i paesi contrari ai nuovi dazi avevano diverse linee d’azione per risolvere il problema. Come investitori, abbiamo anche delle opzioni. Ho coperto pesantemente il portafoglio all’inizio del 2022. All’epoca è stata una mossa grandiosa. Poi ha prodotto perdite nel 2023 e nel 2024. Quelle coperture sono state di nuovo belle da avere nel 1° trimestre del 2025 e hanno fatto guadagnare un sacco di soldi oggi e questa settimana. Non credo che lamentarsi di un cambiamento di uno status quo impraticabile sia produttivo. Cambiare la propria esposizione o coprire parte del rischio di mercato è un approccio migliore. Se la strategia di investimento dipende da multipli di valutazione in costante aumento, si ha una strategia imperfetta.

Gli incentivi sono importanti:

Uno dei motivi per cui penso che gran parte dell’analisi che ho visto nelle ultime 24 ore sia sbagliata è perché è statica e viviamo in un mondo dinamico. Ad esempio, quando il governo aumenta le aliquote fiscali, presume sempre che raccoglierà più dollari di tasse. Di solito è vero il contrario, poiché tasse più alte incentivano le persone a lavorare meno e a impegnarsi di più nell’elusione fiscale. In esempi estremi, i redditi elevati lasciano i loro Stati o il Paese.

Con elevati oneri fiscali e una costosa rete di sicurezza sociale, gli Stati Uniti incoraggiano molte persone abili a evitare il lavoro. Questa è una perdita per l’economia che perde manodopera produttiva, per i contribuenti che finanziano i programmi di sussidi e per i lavoratori emarginati che perdono un senso di scopo e di iniziativa.

Le tariffe elevate nei paesi stranieri e quelle più basse qui incoraggiano lo spostamento della produzione dagli USA ad altre località. Ciò comporta perdite di posti di lavoro qui e guadagni là.

Una parte del discorso di ieri del Presidente Trump che penso non abbia ricevuto abbastanza attenzione è stata la sua associazione di tariffe con tagli fiscali previsti. Capisco perché molte persone dicono che avremo problemi economici perché le tariffe sono un’altra tassa. Ma cosa succederebbe se le tariffe producessero un incentivo per maggiori investimenti e produzione negli Stati Uniti, e tasse più basse producessero un incentivo per più persone a lavorare? Questo è un modo migliore per risolvere il problema del costo del lavoro. Non conosco l’esito in questo caso, ma penso che stiamo puntando a un insieme di incentivi migliori di quelli che erano in atto in precedenza.

Alcuni sono sorpresi che il dollaro sia in calo:

Le tariffe doganali hanno la reputazione di rafforzare la valuta del Paese che le applica.

Di conseguenza, molti sono rimasti sorpresi dal fatto che il dollaro ($DXY) sia sceso oggi. Penso che la mossa abbia senso. Se le persone pensano che i dazi causeranno inflazione, allora ciò significa un potere d’acquisto ridotto per il dollaro. Questa è la definizione di una valuta più debole.

Ho anche visto alcune analisi che suggeriscono che le tariffe causeranno inflazione, che l’inflazione rallenterà l’economia e che il rallentamento economico porterà la Fed a tagliare i tassi. Non sono sicuro che questa linea di pensiero abbia senso. Perché ciò accada, la Fed dovrebbe tagliare un’inflazione più elevata, il che ritengo improbabile. Il presidente Powell ha precedentemente affermato che l’inflazione tariffaria sarebbe transitoria e, sorprendentemente, sono d’accordo con lui. Quindi, è possibile che la Fed guardi oltre l’inflazione tariffaria e tagli il tasso sui fondi federali, ma non mi aspetto che ciò accada alla prossima riunione.

Cosa hanno mai fatto i pinguini per noi:

Un momento divertente è stato quando qualcuno si è reso conto che gli USA avrebbero imposto tariffe su alcune isole antartiche abitate solo da pinguini. Alcuni hanno detto che era inutile perché i pinguini non esportano nulla, quindi non saremmo stati in grado di riscuotere. In quel caso, forse dovremmo aumentare la tariffa sui pinguini.

Il meglio del DKI:

In diversi articoli di recente, ho scritto che l’amministrazione Trump è disposta a vedere le azioni scendere se ciò significa rendimenti obbligazionari più bassi. Il Segretario del Tesoro, Bessent, deve rifinanziare 7 trilioni di dollari nei prossimi 12 mesi e, a meno che non riesca a farlo a tassi più bassi, avremo un problema di bilancio ancora più grande. Oggi, il NASDAQ è sceso del 6% mentre il rendimento del Tesoro a 10 anni ha chiuso a meno del 4,1%. Vi avevamo detto che avrebbero ucciso le azioni per salvare le obbligazioni2 ed è esattamente quello che stiamo vedendo.

Conclusione:

In realtà non so cosa succederà. Non solo ci saranno ampie negoziazioni da parte di più paesi per cercare di arrivare a una conclusione tariffaria che vada bene per tutti (e che sarebbe meglio per gli Stati Uniti rispetto all’attuale status quo), ma ci sono così tante parti in movimento che è impossibile sapere cosa succederà e quando. È chiaro che dopo mezzo secolo di overdose di esternalizzazione e denaro a basso costo, il dolore della disintossicazione arriverà per primo. Non so quanto tempo ci vorrà per avviare una nuova produzione qui. Potrebbero volerci anni. Il piano è doloroso a breve termine con la speranza di vedere risultati positivi prima piuttosto che dopo.

Venendo al lato pratico delle cose, ignorerei i pessimisti; in particolare, quelli che non spiegano il loro ragionamento. Gli esperti non possono decidere sull’impatto di una politica tariffaria vecchia di 100 anni, e quasi tutti hanno sbagliato l’analisi dell’ultimo giro di tariffe.

Sto osservando attentamente la situazione e sto cercando di mantenere il portafoglio focalizzato su azioni con bassa esposizione a questa situazione. Come rivelato in un post precedente, ho usato la volatilità di oggi per aumentare le dimensioni delle posizioni in alcuni nomi che mi piacciono, dove penso che le vendite siano state esagerate. Il mio portafoglio rimane fortemente coperto. E continuo a possedere asset come oro e Bitcoin invece di dollari.

Come ho consigliato nell’articolo della scorsa settimana “Everybody Hold On”, mantenete la calma, investite a lungo termine e non fatevi travolgere dalle emozioni negative che derivano dallo scorrimento infinito dei media.

So che molti di voi avranno domande, commenti, accordi e disaccordi. Sono sempre qui per voi su IR@DeepKnowledgeInvesting.com.

I miei scritti qui su Contemplations on the Tree of Woe non sempre attraggono l’interesse degli analisti di hedge fund leader a livello mondiale, ma quando succede, mi assicuro di menzionarlo in un guest post. Per ricevere nuovi post e supportare il mio lavoro, prendi in considerazione di diventare un abbonato gratuito o a pagamento.

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Commercio bilanciato, di Tree of Woe

Commercio bilanciato

Comprendere il metodo dietro la “follia” delle tariffe del Giorno della Liberazione

4 aprile
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Uno degli aspetti centrali della campagna elettorale del presidente Trump per le elezioni del 2024 è stato il suo impegno a introdurre dazi che avrebbero aumentato le entrate, protetto la produzione manifatturiera americana e ripristinato l’equilibrio commerciale della nostra economia globale.

Il 2 aprile 2025, un giorno che ha soprannominato “Giorno della liberazione per il commercio americano”, Trump ha mantenuto questa promessa. Il suo ordine esecutivo ” Regolamentazione delle importazioni con una tariffa reciproca per rettificare le pratiche commerciali che contribuiscono a grandi e persistenti deficit commerciali annuali degli Stati Uniti ” impone un dazio su tutte le importazioni da tutti i partner commerciali che parte dal 10% e aumenta fino a tassi fino al 50%.

Subito dopo la pubblicazione dell’ordine esecutivo di Trump, le forze del globalismo neoliberista hanno orchestrato un contrattacco di tale ferocia retorica e malignità economica da non avere praticamente eguali nella storia della retorica economica ferocemente maligna.

Un semplice riassunto di quanto accaduto non basta per capire esattamente quanto siano indignati e scandalosamente disinformati i critici di Trump. Ad esempio, Wikipedia riporta blandamente:

Il giornalista finanziario James Surowiecki ha riferito che la politica finale della “tariffa reciproca” sembrava calcolare il valore delle barriere commerciali di un paese prendendo il deficit commerciale degli Stati Uniti con quel paese e dividendolo per il valore delle esportazioni del paese verso gli Stati Uniti. Il tasso tariffario “reciproco” imposto da Trump è stato quindi calcolato dividendo quel valore a metà.

Ma ciò che in realtà ha detto il signor Surowiecki è stato:

Ah sì — “tariffe tariffarie false” basate su “straordinarie assurdità” perché “hanno semplicemente preso il nostro deficit commerciale con quel paese e lo hanno diviso per le esportazioni del paese verso di noi”. Ma se l’unica cosa “falsa” fosse la credibilità del signor Surowiecki? E se l’unica cosa “straordinaria assurdità” fosse questo tweet? E se fosse “solo” triste che persone come lui vengano trattate come esperti degni di documentazione su Wikipedia? E se? Eh.

Cominciamo dall’ovvio. Sì, l’amministrazione Trump ha stabilito le tariffe dividendo le esportazioni del paese per il deficit commerciale con noi e dividendo per due. La Casa Bianca lo ha già confermato. Ha effettivamente pubblicato online la sua formula di barriera commerciale e, sebbene la formula includa una misura di elasticità, semplifica ampiamente come sopra.

Allora perché ho parole poco gentili per il signor Surowiecki e gli altri critici? Non hanno “ragione”? No, no, non hanno ragione. Stanno prendendo in giro ciò che non capiscono. L’indignazione delle ultime 48 ore ha semplicemente dimostrato che gli “esperti economici” del mondo sono analfabeti nel loro stesso campo.

Letteralmente, non hanno letto il libro che fornisce la base teorica per i dazi di Trump.

Le basi teoriche dei dazi di Trump

La base teorica per le tariffe del Liberation Day può essere trovata nel libro Balanced Trade: Ending the Unbearable Cost of America’s Trade Deficits . Scritto nel 2014 da tre professori di economia, Jesse Richman, Howard Richman e Ryamond Richman, il libro sfida la teoria ortodossa secondo cui il libero scambio è sempre vantaggioso e sostiene una politica alternativa che chiamano commercio equilibrato. Gli autori scrivono:

Il problema chiave è il mercantilismo, gli antichi e continui sforzi dei paesi di distorcere il commercio internazionale reciprocamente vantaggioso in un vantaggio unilaterale. La risposta fondamentale che cerchiamo in queste pagine è come un paese di principi, che crede nei benefici del commercio reciprocamente vantaggioso, dovrebbe rispondere alle predazioni dei partner commerciali mercantilisti.

Gli economisti neoclassici concordano sul fatto che la scienza è consolidata e che il libero scambio è sicuro ed efficace contro il mercantilismo. Ma i Richman rifiutano il consenso neoclassico su questo tema:

Gli economisti invariabilmente “dimostrano” il beneficio del libero scambio unilaterale con esempi in cui il commercio è in pareggio. Non considerano mai quale sarebbe l’effetto del libero scambio unilaterale su un paese che gestisce deficit commerciali causati intenzionalmente dai suoi partner commerciali.

Il nostro enorme deficit commerciale sta distruggendo segmenti significativi dell’industria americana ed eliminando posti di lavoro di cui c’era un disperato bisogno. Ciò sta accadendo perché siamo lenti a riconoscere una spiacevole realtà: non viviamo in un mondo di libero scambio da manuale. Viviamo in un mondo in cui il nostro partner commerciale, la Cina, ha scelto il mercantilismo e sta usando tutti i poteri del suo governo per far progredire le sue industrie in modi che distruggono le nostre. Se continuiamo a chiudere un occhio su questa realtà, diventeremo una nazione povera. Tuttavia, possiamo gestire il nostro deficit commerciale; possiamo bilanciare gli scambi.

Rifiutano l’idea che il libero scambio unilaterale sia giustificato dai benefici per i consumatori:

Un altro argomento sollevato da coloro che sono a favore del libero scambio unilaterale è che il mercantilismo danneggia i propri consumatori e aiuta i consumatori delle proprie vittime. Pertanto, gli Stati Uniti dovrebbero apprezzare ciò che i mercantilisti stanno facendo per noi. Ad esempio, il professore di economia politica di Harvard Dani Rodrik (2013) ha sostenuto che, anche se il mercantilismo funziona ed è praticato da governi statalisti (fascisti), i governi liberali capitalisti dell’Occidente non dovrebbero fare nulla per opporsi ad esso. “Liberalismo e mercantilismo possono coesistere felicemente nell’economia mondiale. I liberali dovrebbero essere felici di avere i loro consumi sovvenzionati dai mercantilisti”.

Il problema principale di questa argomentazione è che è miope. Sebbene le vittime del mercantilismo ottengano un aumento dei consumi nel breve periodo, pagano per tale aumento dei consumi con le loro industrie e attività finanziarie. Nel lungo periodo ottengono economie stagnanti, crisi finanziarie e consumi ridotti.

E sostengono che il mercantilismo non viene abbandonato perché non funziona, ma perché funziona così bene che non diventa più necessario:

Molti economisti presumono che il mercantilismo sia solo una strategia di sviluppo, che alla fine verrà abbandonato dai suoi praticanti una volta che si saranno sviluppati… È vero che i mercantilisti alla fine abbandonano il mercantilismo. Il mercantilismo diventa inutile quando i loro partner commerciali sono troppo poveri per poter acquistare più importazioni che esportazioni o quando i partner commerciali si rifiutano di collaborare.

Ma il fatto che i paesi alla fine rinuncino al mercantilismo dopo aver distrutto le economie dei loro partner commerciali è una magra consolazione per i loro partner commerciali. La Spagna non è mai più stata una potenza mondiale, gli olandesi non hanno mai più guidato l’Europa nella tecnologia e nel commercio, la Gran Bretagna è ora l’ombra di se stessa e gli Stati Uniti potrebbero non riprendersi mai del tutto.

Forniscono una spiegazione basata sulla teoria dei giochi del perché il mercantilismo sia migliore del libero scambio, pur costringendo i liberisti a continuare a commerciare con i mercantilisti.

La definizione delle politiche commerciali è spesso modellata come un dilemma del prigioniero tra paesi, e talvolta modellata come un gioco di coordinamento. Ma i trattamenti tipici delle negoziazioni commerciali rendono troppo facile ignorare il contesto strategico della risposta al mercantilismo.

Ciò che sia l’approccio di coordinamento che quello del dilemma del prigioniero rendono fin troppo facile da ignorare è il potenziale di equilibri ineguali in cui entrambi i partner commerciali guadagnano abbastanza dal commercio da rendere il semi-libero commercio preferibile al protezionismo, ma uno dei due partner commerciali manipola i termini di scambio per catturare molti più guadagni dal commercio rispetto all’altro. Il modello di conflitto a lungo studiato chiamato “il gioco del pollo” fornisce un’utile analogia. Nel gioco del pollo, due giocatori devono decidere tra strategie aggressive e cooperative. La selezione reciproca di strategie cooperative fornisce ricompense ragionevolmente buone per entrambi. Ma ogni giocatore è in una posizione migliore se seleziona una strategia aggressiva quando si trova di fronte a un avversario che coopera. In questa situazione, il cooperatore soffre. La differenza fondamentale tra “il pollo” e il “dilemma del prigioniero” è che il cooperatore non trae vantaggio dal passaggio a una strategia aggressiva quando si trova di fronte a una strategia aggressiva. Se entrambi i giocatori selezionano la strategia aggressiva, entrambi subiscono enormi perdite.

La figura 7.1 illustra i payoff per una versione semplice del gioco del pollo. I due equilibri di Nash di strategia pura del gioco sono (Mercantilismo, Libero scambio) e (Libero scambio, Mercantilismo). Se gli Stati Uniti scelgono il libero scambio e la Cina sceglie il mercantilismo, allora gli Stati Uniti ottengono un payoff di uno e la Cina ottiene un payoff di sei. Ma gli Stati Uniti non hanno alcun incentivo a passare al mercantilismo (il payoff di questo passaggio è zero)… In questo gioco ci sono abbastanza vantaggi reciproci per commerciare che in equilibrio nessuno dei due paesi vuole rispondere al mercantilismo con il mercantilismo (il payoff di uno è migliore di zero), ma i benefici del commercio non sono distribuiti equamente tra i partner commerciali. Il libero scambio reciproco (che avrebbe i payoff complessivi più alti) è la strategia cooperativa, ma non è un equilibrio di Nash.

Il risultato a lungo termine del libero scambio unilaterale con un mercantilista è, come affermano chiaramente, disastroso per la parte del libero scambio:

Negli ultimi decenni, gli Stati Uniti hanno generalmente adottato una strategia cooperativa sul commercio con la Cina e altri mercantilisti. I mercati statunitensi sono stati aperti ai beni cinesi e gli Stati Uniti hanno sostenuto l’adesione cinese all’Organizzazione mondiale del commercio. I leader americani hanno scelto il libero scambio sulla base della (falsa) speranza che la Cina avrebbe ricambiato aprendo i suoi mercati alle aziende americane. La Cina, al contrario, ha perseguito un’aggressiva strategia mercantilista.

Se i guadagni per il mercantilismo sono davvero simili a quelli del gioco del pollo, allora è ovvio che la Cina non ha alcun incentivo a passare volontariamente dallo sfruttamento alla cooperazione (un guadagno di sei è meglio di un guadagno di cinque). Come discusso nei capitoli precedenti, i frutti dello sfruttamento mercantilista sono evidenti. Molti prodotti sviluppati negli Stati Uniti sono ora prodotti quasi interamente in Cina. Gli Stati Uniti hanno un grande deficit commerciale con la Cina sia per i prodotti ad alta tecnologia che per le industrie tradizionali come abbigliamento e scarpe. Nel frattempo, nel 2012 la Cina ha acquistato solo circa trentadue centesimi di beni e servizi dagli Stati Uniti per ogni dollaro di beni e servizi che gli americani hanno acquistato dalla Cina. In cambio dei prodotti cinesi, gli americani si indebitano sempre di più.

I Richman si basano poi su questo modello di teoria dei giochi per sviluppare la propria proposta:

Per raggiungere l’obiettivo di un commercio libero ed equilibrato (libero scambio reciproco), il governo degli Stati Uniti deve adottare una strategia rivoluzionaria che fornisca ai mercantilisti incentivi a cooperare in cambio della cooperazione americana. Un modello cooperativo non può essere sostenuto a meno che gli Stati Uniti non adottino strategie che forniscano a tutte le parti incentivi a sostenerlo. Sostenere la cooperazione richiede l’uso di minacce e promesse credibili che trasformino gli incentivi dell’altro giocatore… In termini pratici, cosa dovrebbe essere e realizzare una strategia del genere?

1. Dovrebbe essere efficace. Una strategia che non bilancia il commercio non riesce a raggiungere l’obiettivo primario. Una strategia che si basa su ipotesi irrealistiche sulle azioni di altre nazioni non raggiungerà l’obiettivo di bilanciare il commercio.

2. Dovrebbe essere efficiente. Il costo di implementazione dovrebbe essere basso e i rischi di effetti collaterali indesiderati o imprevisti dovrebbero essere bassi o gestibili. Dovrebbe portare a un risultato di libero scambio-libero scambio, non a un risultato di mercantilismo-mercantilismo.

3. Dovrebbe essere il più coerente possibile con il diritto internazionale. Le strategie che violano il diritto internazionale rischiano di rovinare aspetti positivi del sistema commerciale internazionale insieme a quelli problematici. Sarebbero anche molto più difficili e costosi da implementare e sostenere.

4. Dovrebbe essere mirato alle relazioni commerciali sbilanciate. Nel 2012 gli Stati Uniti hanno avuto un surplus commerciale di oltre venti miliardi di dollari in beni con l’Australia. L’Australia chiaramente non fa parte del problema della bilancia commerciale degli Stati Uniti, quindi prendere di mira l’Australia in qualsiasi modo sarebbe gratuito e controproducente nello sforzo di bilanciare il commercio.

Il resto del libro è dedicato alla presentazione e all’analisi di una serie di diverse proposte politiche. Tra le politiche che valutano ci sono la riforma del tasso di cambio, come il Currency Reform for Fair Trade Act del 2009-2001 ; la tariffa strategica nazionale proposta da Ian Fletcher nel suo libro Free Trade Doesn’t Work di cui ho scritto e che ho raccomandato nelle mie proposte politiche ); restrizioni sugli acquisti di asset esteri per regolare il flusso di capitali esteri; l’uso di limitazioni valutarie compensative per bilanciare gli scambi; e certificati di importazione in stile cap-and-trade, notoriamente raccomandati da Warren Buffett.

Dopo aver respinto ciascuna di queste per vari motivi, propongono la loro soluzione: la tariffa scalare . I Richman spiegano la loro politica in questo modo:

La tariffa a scala è una tariffa variabile per un singolo paese, il cui tasso aumenta all’aumentare del deficit commerciale e diminuisce all’aumentare dell’equilibrio commerciale. È una tariffa su tutti i beni importati da un paese con deficit commerciale da un paese con surplus commerciale. Nessun prodotto in particolare è protetto; la tariffa a scala modifica semplicemente i termini di scambio tra i due paesi, proprio come la svalutazione della moneta modificherebbe i termini di scambio con tutti i paesi. Prendendo di mira i paesi con cui gli Stati Uniti hanno un ampio deficit commerciale, la tariffa a scala bilancia in modo efficiente, legale ed efficace gli scambi. Verrebbe applicata a tutti i beni importati dai paesi con surplus commerciale che hanno avuto un surplus commerciale considerevole con gli Stati Uniti negli ultimi quattro trimestri economici.

L’aliquota tariffaria farebbe sì che le entrate derivanti dai dazi sulle merci importate da un determinato paese siano pari al 50 percento del deficit commerciale (merci più servizi) con quel paese.

I Richman forniscono il seguente esempio:

Nel 2012 gli Stati Uniti hanno importato 440 miliardi di $ di beni e servizi dalla Cina, mentre la Cina ha importato 112 miliardi di $ di beni e servizi dagli Stati Uniti, creando un deficit commerciale di 298 miliardi di $. Un’aliquota tariffaria iniziale del 35 percento su 427 miliardi di $ di beni importati dalla Cina sarebbe progettata per raccogliere 149 miliardi di $ (il 50 percento di 298 miliardi di $) di entrate tariffarie.

Ora, confrontiamo l’approccio dei Richman alla formula tariffaria del Liberation Day che Surowiecki ha definito “straordinaria assurdità”. La formula tariffaria del Liberation Day prende il deficit commerciale degli Stati Uniti con quel paese e lo divide per il valore delle esportazioni del paese verso gli Stati Uniti, quindi divide quel valore a metà. Ad esempio, se la Cina avesse un deficit commerciale con gli Stati Uniti di 298 miliardi di $ e esportazioni di 427 miliardi di $, allora 0,5 x 298 miliardi di $ / 427 miliardi di $) ~ 35%.

Vedete? Le tariffe del Liberation Day di Trump sono calcolate con la stessa identica formula delle tariffe scalari dei Richman.

Infatti, se si legge l’ordine esecutivo di Trump, sembra scritto dai Richman, o almeno da qualcuno con una copia del suo libro sulla scrivania mentre digitava l’ordine esecutivo. Se si confronta l’ordine esecutivo di Trump con le pagine 8-11 di Balanced Trade, lo si vedrà di persona. Raramente nella storia della politica presidenziale la formulazione di una politica accademica è stata seguita con tanta precisione.

L’unica differenza è che Trump ha incluso anche una tariffa strategica nazionale del 10% come base di partenza. La politica commerciale di Trump è semplicemente Free Trade Doesn’t Work di Ian Fletcherabbinato al Balanced Trade di Richmans!

Perché la tariffa scalare è preferibile alla tariffa strategica nazionale?

Poiché ho fatto riferimento al lavoro di Ian Fletcher su tre diverso In diverse occasioni su questo blog, sembra utile fornire qualche spiegazione sul motivo per cui la Casa Bianca potrebbe aver favorito la tariffa tariffaria a scalare dei Richman rispetto alla tariffa strategica nazionale di Fletcher.

Ecco la spiegazione fornita dai Richman sul perché la tariffa scalare è migliore di una tariffa nazionale fissa o di tariffe mirate per ciascun paese:

La tariffa a scala è quasi immune alle contro-tariffe. Qualsiasi paese che promulghi una contro-tariffa aumenterebbe la tariffa statunitense sui suoi prodotti. Invece di iniziare una guerra commerciale, la tariffa a scala fornirebbe risposte automatiche che porrebbero fine alla guerra commerciale attualmente condotta contro gli Stati Uniti dai paesi mercantilisti. In termini dell’esempio del gioco del pollo sviluppato nel capitolo 7, la tariffa a scala equivale a una politica che risponde automaticamente alla mossa del concorrente con la stessa mossa. Di fronte a una tale politica, la risposta con i maggiori vantaggi per i partner commerciali è quella di cooperare riducendo le manipolazioni commerciali.

La tariffa tariffaria scalare prende di mira in modo specifico ed esclusivo i paesi che hanno surplus commerciali con gli Stati Uniti. Pertanto, crea incentivi specifici per questi paesi affinché adottino misure per spostare il loro commercio verso l’equilibrio stimolando le loro economie nazionali, rimuovendo le barriere tariffarie e non tariffarie, ponendo fine alle manipolazioni valutarie e così via. Evita di prendere di mira le relazioni commerciali con paesi che non contribuiscono agli squilibri delle partite correnti globali.

In altre parole, la tariffa strategica nazionale impone barriere al commercio che rimangono in vigore anche quando il commercio è equo ed equilibrato. La tariffa scalare scende a 0 quando il commercio è equilibrato. Al contrario, una tariffa strategica nazionale rimane sempre in vigore, il che significa che i guadagni dal commercio sono ridotti anche da partner equi.

La differenza tra i due è fondamentalmente una differenza di priorità. Fletcher dà priorità alla protezione dell’industria chiave, mentre i Richman sottolineano la reciprocità nei flussi commerciali. L’amministrazione Trump ha coperto la sua posizione: ha adottato la tariffa scalare per intero, ma con una tariffa strategica nazionale bassa del 10% (Fletcher ha raccomandato il 25%).

Ma le tariffe del Giorno della Liberazione sono davvero reciproche?

Molti critici del piano tariffario di Trump lamentano che i dazi del Giorno della Liberazione non sono in realtà dazi “reciproci” perché non sono fissati alla stessa aliquota dei dazi della parte commerciale.

Sia il libro dei Richman che l’ordine esecutivo dell’amministrazione Trump offrono la stessa risposta in questo caso. Poiché l’obiettivo non è raggiungere il “libero scambio”, è raggiungere un commercio equilibrato , quindi il metodo con cui questo viene raggiunto non è la “reciprocità delle tariffe”, ma la reciprocità dei flussi commerciali .

La bilancia commerciale può essere ed è interrotta dalla politica non tariffaria tanto quanto o più dalla politica tariffaria. Balanced Trade la mette così:

Giappone, Cina e una varietà di altri concorrenti degli Stati Uniti trovarono il modo di sfruttare l’ideologia del libero scambio degli Stati Uniti. Perseguendo politiche come la manipolazione della valuta, i sussidi all’esportazione e le barriere non tariffarie, crearono barriere efficaci al commercio senza dipendere principalmente dalle tariffe. Il commercio fu portato e mantenuto fuori equilibrio e la preminenza manifatturiera degli Stati Uniti in molti settori fu distrutta.

Il Trump EO lo esprime così:

Le barriere non tariffarie privano i produttori statunitensi dell’accesso reciproco ai mercati di tutto il mondo. Il National Trade Estimate Report on Foreign Trade Barriers (NTE) del 2025 descrive in dettaglio un gran numero di barriere non tariffarie alle esportazioni statunitensi in tutto il mondo, in base al partner commerciale . Tali barriere includono barriere all’importazione e restrizioni alle licenze; barriere doganali e carenze nella facilitazione del commercio; barriere tecniche al commercio (ad esempio, standard commerciali inutilmente restrittivi, procedure di valutazione della conformità o regolamenti tecnici); misure sanitarie e fitosanitarie che limitano inutilmente il commercio senza promuovere obiettivi di sicurezza; regimi inadeguati di brevetti, copyright, segreti commerciali e marchi e applicazione inadeguata dei diritti di proprietà intellettuale; requisiti di licenza o standard normativi discriminatori; barriere ai flussi di dati transfrontalieri e pratiche discriminatorie che influenzano il commercio di prodotti digitali; barriere agli investimenti; sussidi; pratiche anticoncorrenziali; discriminazione a favore delle imprese statali nazionali e fallimenti da parte dei governi nella protezione degli standard di lavoro e ambiente; tangenti; e corruzione.

Inoltre, le barriere non tariffarie includono le politiche e le pratiche economiche interne dei nostri partner commerciali, tra cui le pratiche valutarie e le imposte sul valore aggiunto, e le relative distorsioni di mercato, che sopprimono i consumi interni e aumentano le esportazioni verso gli Stati Uniti. Questa mancanza di reciprocità è evidente nel fatto che la quota di consumi sul Prodotto interno lordo (PIL) negli Stati Uniti è di circa il 68 percento, ma è molto più bassa in altri come Irlanda (27 percento), Singapore (31 percento), Cina (39 percento), Corea del Sud (49 percento) e Germania (50 percento).

Perché non ricambiare direttamente tattica per tattica paese per paese? Sarebbe incredibilmente inefficiente e virtualmente impossibile. Il mix di tattiche impiegate da un dato mercantilista dipenderà dalla sua particolare geografia, debito, industria e popolazione. Gli Stati Uniti non potrebbero “ricambiare” tali politiche anche se ci provassero, perché sono uniche per il contesto di ciascun attore economico.

Invece, la tariffa scalata si contrappone facilmente ed efficacemente a tutte queste tattiche. Quando il commercio è in pareggio, le tariffe vanno a zero (o al 10%, nella versione di Trump). È pulito, efficiente ed efficace. Quindi, le tariffe di Trump sono tariffe reciproche , ma ciò contro cui si contrappone sono le pratiche commerciali sleali in generale, evidenziate da uno squilibrio commerciale, e non tariffe specifiche.

Ecco qua. Lungi dall’essere una “straordinaria assurdità”, la politica commerciale di Trump è in realtà un’attenta implementazione di politiche commerciali che sono state sviluppate e dettagliate in modo dettagliato in un libro. E si basa in parte sul lavoro di pensatori che abbiamo citato con approvazione qui sul blog, come Ian Fletcher.

Rifletti su questo sull’Albero del Dolore.

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Uova si, petrolio no _ di Alberto Cossu

Uova si petrolio no

Alberto Cossu 04/04/2025

I migliori economisti del mainstream sono unanimi nel prevedere un infiammata globale dell’inflazione e una prossima recessione dovuta alla politica dei dazi dell’amministrazione Trump. Mentre il mondo si interroga sulle catastrofiche conseguenze con le quali presto avremo a che fare il focus dell’attenzione dell’opinione pubblica viene quasi esclusivamente mantenuto sui dazi e le tensioni inflazionistiche.  Fioriscono sui “migliori” giornali racconti sul costo delle uova negli Usa e altre storie che ingenerano paure e preoccupazione per l’inflazione che viene rappresentata come devastante.

Il prezzo del petrolio che solitamente è un indicatore efficace per misurare le tendenze inflazionistiche viene dimenticato e sostituito dal prezzo delle uova come nuovo termometro inflazionistico. Gli analisti parlano di tutto, raccontano nei dettagli particolari a volte irrilevanti. Però sembra che il prezzo del petrolio, che nel paniere dei beni  ha un peso rilevantissimo, è oggetto del totale ostracismo da parte di insigni accademici, giornalisti paludati ed esperti in questioni internazionali. Infatti combinando la spesa per i combustibili impiegati per il trasporto con una parte della spesa per uso domestico, si può certamente affermare che la spesa per il petrolio costituisce una delle categorie  più rilevanti nel paniere dei beni per il calcolo dell’inflazione.

In questi giorni il prezzo del petrolio sia quello quotato WTO che Brent ha perso circa 10 dollari. Le quotazioni oscillano intorno a 65 $ per il Brent e 61$ per il WTO. Una bella discesa da quotazioni superiori ai 70 dollari. Le previsioni di recessione pesano, ma pare che l’Opec e in particolare l’Arabia Saudita invece non la pensino nello stesso modo. Infatti hanno aumentato l’offerta di oro nero facendo letteralmente precipitare il prezzo. Insomma i consumatori di tutto il mondo possono tirare un sospiro di sollievo perché forse l’inflazione non eroderà il loro potere d’acquisto in modo devastante. Una operazione che arriva quasi “telecomandata” ad attenuare gli effetti inflazionistici dovuti alla politica dei dazi voluta dall’amministrazione Trump.

In previsione di un periodo di recessione o di rallentamento dell’economia i paesi produttori controllano l’offerta per evitare una caduta sostenuta del prezzo. Un aumento dell’offerta è una anomalia. Infatti è questo il fattore che ha accelerato la caduta dei prezzi. Se nei prossimi giorni queste dinamiche si confermeranno esse giocheranno a favore delle politiche di Trump attenuandone il peso inflazionistico. Il futuro sarà un po’ meno cupo di come lo descrivono i media mainstream.

Insomma gli analisti di tutte le tipologie capaci di trovare il pelo nell’uovo per far quadrare le loro supponenti previsioni mettono da parte il prezzo del petrolio cosi che tutto può funzionare come vogliono. L’inflazione è assicurata.  Poi se il prezzo del petrolio cala non importa. E’ fuori dal loro modello e possono continuare a distribuire a piene mani paure economiche e generare caos mentale in tutti coloro che si espongono al loro pensiero senza le cautele dovute.

L’operazione di aumento dell’offerta da parte dell’OPEC fa riflettere sulla sincronizzazione delle politiche dei produttori petroliferi con gli USA. La precedente amministrazione quando l’inflazione è esplosa non è riuscita ad ottenere un incremento della produzione di petrolio per ammortizzare l’impatto inflazionistico. Interessi geopolitici e geoeconomici pare che si stiano armonizzando almeno momentaneamente per favorire la costruzione di un altro ordine economico.

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