Marco Revelli, “Turbopopulismo”, a cura di Alessandro visalli

Nell’epoca in cui austeri dizionari on line, come quello della Treccani, coniano termini come “sovranismo psichico”[1], riprendendo un Rapporto del Censis[2] ed avviando una polemica[3] ben meritata, l’illustre sociologo torinese Marco Revelli, di cui abbiamo già letto altro[4] si impegna in una damnatio di quel che identifica come un populismo 3.0.

Il libro del politologo e sociologo torinese (anzi cuneese) ex Lotta Continua e poi Bobbio boys[5], sembra interessante soprattutto per questo: è perfettamente espressivo dello spiazzamento della migliore cultura della sinistra italiana.

Una cultura che è forse di sinistra, ma certamente da lungo tempo completamente disancorata con la tradizione socialista[6], se pure nella radice dalla quale proviene l’ex ribelle fattosi pompiere torinese è mai stata connessa[7].

Ciò che accade nel presente a Revelli appare chiaro da un lato e completamente oscuro dall’altro. È in corso quella che chiama una “rivolta dei margini”, un ‘ribollire’ di periferie in fibrillazione (p.56). Svolgendo sotto questo profilo un’analisi simile nella descrizione, ma del tutto opposta nella presa di posizione, a quella che ad esempio abbiamo letto nel lavoro del geografo Guilluy[8], Revelli individua una precisa rappresentazione dell’inversione tra sinistra e destra negli esiti elettorali che dal 2016, sempre più chiaramente, si sono accumulati (Brexit, Trump, fino ai Gilet Gialli). Ma ritrova, proprio come Guilluy, una conferma anche nelle vittorie del centro, quella di Macron in Francia, che ottengono il successo esercitando una loro forma populista, come fece, peraltro Renzi nella sua breve parabola[9]. Quel che si sta verificando è dunque una rivolta, precisamente “dei margini”.

Ma mentre il geografo francese sta con i rivoltosi, sperando possano divenire rivoluzionari, il politologo piemontese sta senza alcun dubbio con il centro assediato. La cosa non potrebbe essere più chiara. E non potrebbe essere più interessante. Come nel caso del Censis e della Treccani, qui è in corso il principio di uno scontro civile totale, occorre prendere posizione[10].

Come si prende posizione? Avvicinandosi ai simili. È quel che fa Revelli, in effetti, ed è quel che tutte le élite, con la loro ampia corona di organizzazioni, media, ed ambienti sociali, fanno. Si tratta di alzare le bandiere della ‘civiltà’, del ‘buon senso’, della buona educazione, della ‘competenza’ contro i barbari, incivili, incomprensibili, plebei, incompetenti, rozzi e ineducati, e quindi anche pieni di ri-sentimento, di rancore. Gente lontana, cattiva, la cui attitudine è distruttiva, l’opposto di ogni buon ordine. Questa “fibrillazione dei margini”, che il nostro professore osserva con distacco da entomologo, come fosse un brulicante mondo di insetti, è infatti pieno, al suo sguardo lontano, di “rancoroso distacco e ostilità nei confronti delle élite governanti” (p.68). Di rancore che “i secondi” portano ai “primi”, tra i quali, è evidente, si annovera per una sorta di diritto di nascita[11].

I “secondi”, vivono in quelli che descrive con precisa immagine spazi a “scorrimento più lento”, in sé quindi portatori dello stigma della lontananza dal principio della modernità e della civiltà. Questi “lenti” e per questo lontani (ed inferiori) vivono in spazi marginali, nella “province, le zone rurali, le periferie dei poveri”. Si tratta di spazi nei quali, l’immagine è di potentissima ed indicativa evocazione, “domina il buio, la luce privata costa, quella pubblica è magari fulminata o intermittente”.

Se domina il buio insorgerà il maligno. Non tarderà a palesarsi.

Il sociologo qui introduce alcune spiegazioni, in epoca di risorse pubbliche calanti e di dominio dello spirito del mercato i servizi sono andati dove potevano essere sostenuti, ed hanno abbandonato le periferie, incoraggiando un circolo vizioso discendente nel quale molti, e molti territori, sono affondati. Naturalmente chi è vicino a chi affonda, anche se sta per ora un poco meglio, ha paura. Ha paura di raggiungere chi sta scendendo (p.76). Del resto ormai mancano tutti quei corpi intermedi, come i vecchi partiti di massa (quelli socialisti e la democrazia cristiana) che sostenevano una relazione interna con i ceti marginali. Questa relazione, ormai persa, è descritta come disciplinante; attraverso l’egemonia culturale che il mondo allargato della sinistra, nella quale svolgevano ruolo centrale e strutturante i ‘chierici’ dei quali l’autore è esponente, lo spirito del buio era tenuto a freno. Oggi il freno è venuto meno.

Tramite gli effetti di questo venire meno è interpretato da Revelli il dispositivo centrale del populismo. L’uomo che si sente ‘perduto’, perché si rende conto di essere periferico, catturato nella lentezza e nel buio, abita spesso in una piccola città, assiste alla proletarizzazione diffusa e alla conseguente perdita di status ne è il protagonista. Si tratta di quello che moltissimi sociologi ed economisti identificano come l’arretramento della classe media.

Il populismo è, in altre parole, l’effetto di una disattivazione. La disattivazione del dispositivo della cetomedizzazione che era sviluppato dall’insieme di politiche e dei corpi sociali che le trasmettevano (sindacati, centri dopolavoristici, circoli sportivi, associazioni, volontariato, partiti). Dispositivo che, sottolineo ancora, sotto la guida degli intellettuali ‘organici’, disciplinava i ‘subalterni’, spingendoli ad accettare il loro posto nel mondo. Questa è una delle possibili declinazioni del concetto di “riformismo” nel quale la cultura azionista e quella ex socialista in particolare di matrice comunista (e della ‘nuova sinistra’) si è ritirata dopo gli anni ottanta.

In realtà è sempre stata la declinazione principale del termine.

Revelli la tocca davvero forte. Con un richiamo prima a Kracauer[12], poi a Bloch[13], peraltro entrambi datati e quindi fuori spazio, lancia un anatema sui ribelli che si rifiutano a farsi ancora guidare. Sarebbero niente di meno che inumani.

Con la stessa mossa del Censis e della Treccani, ma molto più violento, riduce ogni opposizione al disciplinamento che il riformismo diretto dall’alto produceva sulle masse, e che è ormai del tutto screditato, con la tecnica dell’evocazione del male assoluto. Nel 1933, quando sale al potere Hitler, Ernst Bloch scrisse: “non è solo l’uomo mite a scomparire: scompare tutto quanto reca il nome di uomo”. Ciò che accadde, secondo lo scrittore tedesco, alla insorgenza del primo nazismo è quindi una metamorfosi degli uomini in demoni[14].

Seriamente, per decine di pagine, procede a paragonare, fino ad identificare, il male del nazismo con la rivolta degli elettori contemporanea[15]. L’insorgenza di Hitler con l’eventuale, aborrita, vittoria democratica del più vecchio partito italiano, pur criticabile[16].

Richiama una presunta “tara antropologica”, il male nell’uomo, una “cattiveria”, un “compiacimento nell’inumano”, il gusto di “mostrarsi crudeli”, o “indifferenti al male altrui” (cosa che sarebbe, da notare, per lui equivalente). Certo l’indifferenza al male altrui è, in effetti, quella che lui stesso esercita, in quanto nomina ma non comprende il senso di essere abbandonati e traditi dalle politiche che la sinistra, in primis, ha portato avanti. Politiche che ha lui stesso avallato qaundo non mancò di dare il proprio pensoso appoggio a Monti[17] (dato che scacciava l’altro male assoluto, all’epoca rappresentato da Berlusconi).

Ovviamente il punto di massimo esercizio di questo paradigma interpretativo, che segnala in modo davvero plastico l’abbandono dello spirito popolare da parte delle sinistre rifugiatesi da decenni nelle loro cittadelle (siano esse sociali, universitarie o variamente baronali), è l’immigrazione. Una ventina di pagine di autentici deliri. In cui le “vere vittime” sono gli immigrati (lo sono, naturalmente[18], ma non per questo le plebi abbandonate a se stesse dall’assetto neoliberale non lo sono, non per questo sono “false”). Tutte le politiche di respingimento sarebbero allora semplicemente “disumanizzazione” (dal che si deduce che sono inumani in pratica tutti i popoli del mondo, e lo sono da sempre[19]). Per respingere sarebbe necessaria una sorta di “neutralizzazione morale” ed il “rovesciamento del rapporto vittimario” (p.101). Questo rovesciamento poggerebbe sulla “percezione di una concorrenza sleale”, che viene vissuta da chi si sente assediato dalle bollette da pagare, non riesce più a stare dietro alle scadenze e a pagare la scuola ai figli, o a vestirli, soffre la deprivazione corrispondente, non si può pagare le cure mediche, e via dicendo. Si tratta di “un grande serbatoio di disagio materiale” che, però, essendo solo un “disagio” (e non una disperazione, che evidentemente il professore, non avendola mai vissuta, non è in grado di capire e neppure di com-patire) non basta a spiegare quel che Revelli identifica come, niente di meno che “uno spaventoso svuotamento del sé dall’umano”. Una frase pomposa, come se il sé possa essere svuotato dall’essenza umana, quasi come si toglie un liquido da un recipiente. Una frase che alluderebbe a “qualcosa di mentale”, un vedersi fuori del “racconto collettivo”, invisibili.

C’è qualcosa del genere, accade, ma resta il fatto che per il nostro professore torinese il ‘mentale’ implica immediatamente una “regressione nel disumano” che nessun dolore subito può giustificare; implica una “metamorfosi in demoni” di gente comune che, se poteva essere magari sostenuta da Bloch (se pur nel 1933 e non nel 1943), suona strana, stridula applicata oggi a persone che, in fondo, protestano contro la perdita di senso e di democrazia.

Suona ancora più strana nel momento in cui l’autore si mostra consapevole che c’è una connessione con il fatto della globalizzazione. Un evento che era stato indicato dalla sinistra come la “premessa per un nuovo, più universalistico, umanesimo”, mentre ne è nemico. Ma questa relazione è ricondotta a sua volta ad una “sindrome”, ovvero è ancora medicalizzata. La sindrome non elaborata del melting pot in cui si sciolgono (e devono farlo perché è un destino storico) le identità collettive e “nessuno riesce più ad avere un proprio ruolo e un proprio status corrispondente, garantito”. Qui compare, scritto da un garantito ovviamente, un gioco di prestigio dialettico:

“cosicchè si crede – falsamente – che segregando e sigillando ‘fuori’ quell’umanità eccedente, che preme oltre i confini e che si vorrebbe escludere rafforzando quei confini (peraltro sempre più precari), si possa ritornare ad ‘essere’ – come prima – qualcosa, senza accorgersi che così, sciaguratamente, si finisce per estinguere anche quel residuo di umanità che si conservava dentro, e che ci salvava. Come individui e come ‘popolo’. Ci si riduce, appunto, a niente” (p.108).

Sarò sincero, è un esercizio di stile, ma non significa assolutamente nulla. Intanto non c’è qualcosa come una “umanità eccedente”, questo è esercizio di pura astrazione liberale del tipo peggiore[20], esistono invece sempre esseri umani situati, che sono ‘nati da donna’ e che sono stati cresciuti in una cultura, connessi a degli obblighi e portatori dei diritti reciprocamente riconosciuti in comunità umane specifiche. E questi esseri umani possono essere talvolta ‘eccedenti’, quindi indotti o costretti ad emigrare, ma ciò non ha proprio nulla a che fare con l’essere qualcosa (ovvero dotati di risorse e diritti, ordinati nel mondo) o con il non esserlo. Comprendo molto bene che la generazione dei chierici alla quale appartiene Revelli abbia fatto dell’abbandono del popolo al suo destino un segno morale, un elemento di distinzione e marcatore di superiorità, l’identificatore di una appartenenza e di una promozione[21], ma la questione di essere qualcosa, usando gli stessi termini, si pone, e non è affatto vana. Avere, come ovviamente si ha, un confine ed affermare in esso una sovranità è una precondizione per poter lottare (certo contro le élite che l’autore così ben rappresenta), per tornare ad essere. Non è questione di avere “residui di umanità” che “salvano”, idea che solo un borghese con tutto l’essenziale al sicuro può accarezzare. È questione di avere di nuovo il materiale necessario.

Per nascondere questa semplice posta, keynesiana si potrebbe dire, della redistribuzione necessaria per rimettere in questione i rapporti di forza, ci si sposta sulla Repubblica di Weimar, la Turchia del 1916, la Roma del tardo impero, addirittura Sodoma e Gomorra… per sostenere la tesi piuttosto astorica ed astratta che la pietà sarebbe “sostanza indivisibile”, o si ha per tutti e sempre o non c’è, o la si prova o se ne è privi. Se ne deduce che Revelli ne è privo, dato che prova un evidente disprezzo di classe, con assoluta incapacità di comprensione, delle sofferenze di almeno dieci milioni di italiani, cinquanta milioni di statunitensi, un’altra trentina di milioni di europei, che magari talvolta si fanno tentare a votare populista (qualunque cosa significhi), ma certo vivono la disperazione di sentirsi scendere ed arretrare giorno dopo giorno da anni. Come sia, al netto di qualche altra ridicolaggine, come il sacro dovere di ospitalità (che è sempre stato altamente selettivo) o l’abuso di Cicerone e Seneca, il tono resta questo.

Ovviamente i politici che hanno interpretato questo sentimento di dolore ed abbandono dei propri concittadini sono dichiarati “psicopatici” (anche se “di successo”), colpevoli di “sdoganare il male” e di un comportamento mimetico che compie la mossa del “assorbimento mediante abbassamento” (p.126). Colpevoli di utilizzare ed esercitare un linguaggio semplificato e di cercare di passare dal principio di legittimazione nel quale le élite “positive” sono esperte, il “paradigma della superiorità”, a quello nel quale eccellono quelle populiste, il “paradigma del rispecchiamento”.

In altre parole, invece di mostrarsi “migliori” (ovvero aristoi) questi nuovi politici si mostrano schietti, talvolta volgari, praticano “l’abbassamento” verso un popolo che è “un aggregato linguistico maleodorante di termini fallici e in genere sessuali, di posteriori e promiscuità, da frequentatori di angiporti e di trivii; un popolo, appunto ridotto ai propri attributi corporeo-materiali, capace di recepire con particolare rilievo i richiami elementari della riproduzione genitale o gastro-intestinali”.

In questi passaggi lo scontro tra estetiche e quindi tra classi non potrebbe essere più chiaro. Si tratta di una profonda frattura, incomunicabile, una matrice di reciproco disprezzo e finanche di odio. Ma non sono solo i “populisti” che odiano gli aristocratici alla Revelli, è, evidentemente, anche che lui odia loro.

Revelli sente emanare da questo popolo frammentato quello che chiama “un acre odore di zolfo”, una società regredita ad una condizione asociale. Una regressione alla “forma informe del vuoto” (p.163). Una forma che “farà il suo giro” e nella sua ambiguità costitutiva sta prendendo la forma di una sorta di “populismo 3.0”, più espressamente “di destra” che lavora con la vecchia tecnica del “capro espiatorio”.

Scrivevamo all’inizio che è il principio di uno scontro civile totale.

Gli allineamenti sono abbastanza evidenti, anche formazioni intermedie, sensibili al “momento populista”[22] sentono il richiamo della foresta, i tam tam della tribù che battono. Oppure è evidente nella mobilitazione semispontanea delle “Sardine”[23] che appare sempre più come un movimento vasto e reattivo, trascinato dalla paura esistenziale. Se quel che si muove dal fondo e dalla periferia della società occidentale è una ‘rivolta degli elettori’ alla loro designazione come vittime (della storia, secondo la lettura di aristoi come Revelli), quel che dall’altro lato si allinea è una contro-rivolta, un singolare movimento pro-establishment composto da ceti e frazioni di classe non solo protetti e garantiti, ma accumunati da un desiderio di status. Sostiene Guilluy che la frazione dominante della società occidentale ha abbandonato i segmenti popolari e si è distaccata (una tesi che a suo tempo avanzò anche Lasch ed altri), e che l’egemonia sta passando al basso.

Di fronte a questo movimento ‘polanyiano’[24] è in corso una sorta di contro-contro-movimento. Si tratta di un allineamento che in altri termini avremmo definito “sovrastrutturale”. Una spaccatura che nasce dalla paura di alcuni mondi vitali di essere travolti, dalla “rivolta degli elettori” che si sentono messi a margine e scacciati nell’irrilevanza.

Il mondo vitale plurimo che si mobilita contro la rivolta, e che si esercita in una singolare contro-rivolta pro-establishment, è aggregato da un certo tono libertario, da un’estetica liberale e da un afflato ancora competitivo, dal desiderio se non altro di essere cooptato di accedere alle aree dense e veloci. Spesso si assommano anche i militanti di movimenti non distributivi, come l’ambientalismo, le lotte per i diritti civili, il pacifismo, il femminismo. Movimenti che hanno, e da sempre, una chiara egemonia piccolo-borghese e metropolitana. In questo campo c’è maggiore densità degli urbani, di coloro che hanno una formazione media o alta, che condividono quindi le narrazioni e le strutture cognitive dominanti, sono stati formati in esse. In termini di stratificazione sociale (ma ricordo che l’adesione ai ceti medi è questione di status percepito molto più che di mera condizione materiale), troviamo in questo campo allineato con la contro-reazione impiegati, giovani precari ad alto sfruttamento (ma “provvisorio”), insegnanti, studenti, quadri pubblici, piccolo borghesi anche autonomi, professionisti, pensionati a reddito alto, imprenditori di imprese rivolte ai mercati esteri. Insomma, coloro che sono nel centro o aspirano ad accedervi.

Nello scontro civile l’altra parte, i barbari e gli inumani, i demoni, sono molto più operai, ancora giovani precari, ma con poche speranze di riscattarsi, certo anche alcuni sottoproletari, alcuni dipendenti pubblici e privati, ancora segmenti di piccola borghesia e di lavoro autonomo, molti professionisti, anche imprenditori che lavorano verso il mercato interno e ne percepiscono la sofferenza. Coloro che sono al margine sanno di esservi.

Le contraddizioni attraversano entrambi i campi ed i confini sono tutt’altro che impermeabili, soprattutto i meri interessi economici non spiegano tutto. Se la prima Italia, quella alta e centrale, è per il mercato, di cui apprezza le virtù salvifiche, lo spirito libero e competitivo, il vitalismo, la seconda Italia, quella bassa e periferica, normalmente avversa lo Stato, la sua imposizione fiscale. Contraddittoriamente la prima si trincera in esso, la seconda ne richiede la protezione, sociale e lavoristica.

Lo scontro civile totale, al quale il libro di Revelli porta armi, nasce dall’incapacità di entrambe le Italie, della rivolta come della contro-rivolta, di comprendere se stesse e di venire a patti con la propria estetica. Non si riconoscono vicendevolmente l’appartenenza al campo dell’umano, e parlano lingue diverse.

Si riconoscono al primo sguardo, al movimento, al vestiario, alla prima parola, e si odiano.

[1] – Il neologismo compare a questa voce: “sovranismo psichico s. m. Atteggiamento mentale caratterizzato dalla difesa identitaria del proprio presunto spazio vitale. ♦ Sovranismo psichico, prima ancora che politico. È la definizione del Censis nel 52esimo rapporto presentato ieri al Cnel a Roma. Più che un’analisi sui dati dell’economia, e della sua crisi, l’indagine trova un suo interesse per il panorama che offre sulla crisi della soggettività nell’epoca del risentimento e del «populismo» al potere. L’espressione ridondante di «sovranismo» non allude solo al conflitto tra Stato-Nazione e tecnocrazia europea, ma al cittadino-consumatore che «assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio». (Roberto Ciccarelli, Manifesto.it, 8 dicembre 2018, Italia) • Non accettiamo la realtà del nostro futuro che sarà nella globalizzazione dei mercati e in una società multietnica e multirazziale? Noi italiani che corrispondiamo a meno dell’1% della popolazione mondiale vogliamo metterci alla guida dell’altro 99% affermando che devono fare quello che riteniamo giusto noi? Naturalmente, in questo modello di pensiero, se gli altri popoli non si adeguano ci sentiamo incompresi e accerchiati per cui costruiamo dei nemici mentali che in questo momento storico sono i migranti e le istituzioni sovranazionali come l’Unione europea, i mercati, il Fondo monetario, etc. Ringrazio il Censis e il Dr. De Rita per aver chiarito, inventando il termine sovranismo psichico, questo modello di pensiero e perché poi, inevitabilmente, sfoci in rabbia e cattiveria verso gli altri. (Luciano Casolari, Fatto Quotidiano.it, 18 dicembre 2018, Blog) • È vero: sondaggi alla mano, questo grumo ideologico di nazionalismo securitario e xenofobo seduce molti italiani, rinchiusi nei miti della “Piccola Patria” e nei riti del “sovranismo psichico” (per restare alla formula Censis). (Massimo Giannini, Repubblica.it, 2 gennaio 2018, Commento).”

[2] – 52° Rapporto Censis, che attribuisce ad un sentimento, come il rancore e quindi la cattiveria, che è normalmente pensata come una attitudine ad offendere, a far del male, e quindi la radice di azioni riprovevoli, dannosi, il sovranismo. Cito: “Al volgere del 2018 gli italiani sono soli, arrabbiati e diffidenti. La prima delusione ‒ lo sfiorire della ripresa ‒ è evidente nell’andamento dei principali indicatori economici nel corso dell’anno. La seconda disillusione ‒ quella del cambiamento miracoloso ‒ ha ulteriormente incattivito gli italiani. Così, la consapevolezza lucida e disincantata che le cose non vanno, e più ancora che non cambieranno, li rende disponibili a librarsi in un grande balzo verso un altrove incognito. Una disponibilità resa in maniera pressoché incondizionata: non importa se il salto è molto rischioso e dall’esito incerto, non importa se si rende necessario forzare – fino a romperli – i canonici schemi politico-istituzionali e di gestione delle finanze pubbliche, a cominciare dalla messa in stato d’accusa di Bruxelles. L’Europa non è più un ponte verso il mondo, né la zattera della salvezza delle regole rispetto al nostro antico eccesso di adattismo: è una faglia incrinata che rischia di spezzarsi. Così come il Mediterraneo non è più la culla delle civiltà e la nostra piattaforma relazionale, bensì ritorna come limes, limite, linea di demarcazione dall’altro, se non proprio cimitero di tombe. Gli italiani sono ormai pronti ad alzare l’asticella: sono disponibili a un funambolico camminare sul ciglio di un fossato che mai prima d’ora si era visto da così vicino, perfino a un salto nel buio, se la scommessa è quella poi di spiccare il volo. È quasi una ricerca programmatica del trauma, nel silenzio arrendevole delle élite, purché l’altrove vinca sull’attuale. È una reazione pre-politica che ha profonde radici sociali, che hanno finito per alimentare una sorta di sovranismo psichico, prima ancora che politico. Un sovranismo psichico che talvolta assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare e disperata, ma non più espressa nelle manifestazioni, negli scioperi, negli scontri di piazza tipici del conflitto sociale tradizionale”.

[3] – Scrive, ad esempio, Andrea Zhok: “Dopo essere stata presa in giro sui social per mesi la definizione di ‘sovranismo psichico’ ha l’onore di essere ospitata come voce dalla Treccani online. Forse è il caso di smettere di ridere e di chiederci se ci siano ancora limiti che i poteri mediaticamente ed economicamente più influenti (l’establishment) considerano non sorpassabili, o se oramai siamo arrivati al punto in cui si ritiene che valga tutto, assolutamente tutto, pur di abbattere l’avversario. Già, perché ospitare come voce accreditata una formula che è dimostrabilmente un’idiozia con finalità di lotta politica spicciola ricalca esattamente una delle dinamiche descritte da George Orwell, di confisca concettuale e assoggettamento culturale. Da un lato le istanze del ‘politicamente corretto’ mettono fuori legge tutte le espressioni che suonano come critiche dell’opinionismo mainstream, e dall’altro vengono accreditate unità concettuali farlocche e strumentali come se fossero descrittori di natura scientifica. Non basta dunque aver distorto pervicacemente la nozione di ‘sovranismo’, applicata originariamente in contesto francofono per le istanze di rivendicazione autonomiste su base nazionale (Quebec, Irlanda, Palestina, ecc.), trasformandola in un sinonimo di ‘nazifascismo’. Ora si passa alla fase della patologizzazione del dissenso, che viene ridotto a categoria psichiatrica, a deviazione mentale. Esaminiamo innanzitutto la definizione che ne viene data: ‘Atteggiamento mentale caratterizzato dalla difesa identitaria del proprio presunto spazio vitale’.

La prima cosa da osservare è che se togliamo l’aggettivo ‘presunto’, che insinua la natura illusoria, erronea del giudizio (per il loro ‘presunto’ punto di vista obiettivo), il resto della definizione rappresenta una descrizione che si attaglia a tutte le specie viventi, a tutte le unità culturali, istituzionali e statali di cui abbiamo contezza. Infatti, la ‘difesa identitaria del proprio spazio vitale’ è qualcosa che può valere per l’identità di un organismo rispetto a fattori esogeni che ne destabilizzano l’identità, così come per ogni unità politica nota. Anche la multiculturale e multinazionale Svizzera opera in forme che tendono a preservare la difesa identitaria del proprio spazio vitale: ha una Costituzione, dei confini, leggi comuni, regole che ne definiscono l’indipendenza da altre unità politiche entro uno spazio in cui vivono i suoi cittadini.

Salvo che per colonie, protettorati o entità politiche fittizie (come alcuni paradisi fiscali), nel mondo non esistono che unità politiche per cui è ovvio che la propria identità entro uno spazio vitale vada difeso. Tutto il peso dello stigma nella definizione sta nel carattere di illusorietà (‘presunto’), che farebbe dell’ ‘atteggiamento mentale’ una forma di delirio, di allucinazione malata. Le citazioni che forniscono la campionatura d’uso dell’espressione sono in questo senso eloquenti. La prima fa riferimento ad un atteggiamento ‘paranoico’, cioè appunto ad una categoria delirante; niente viene aggiunto al quadro, salvo il giudizio insindacabile del giudicante: si tratta di patologia mentale.

La seconda addirittura, secondo il canone retorico dello ‘strawman’, inventa di sana pianta una tesi che nessuno, neanche qualche ultras neonazi etilista, ha mai sostenuto (“vogliamo metterci alla guida dell’altro 99% affermando che devono fare quello che riteniamo giusto noi?”), per poter procedere alla liquidazione forfettaria di ogni richiesta di sovranità. Ora, ciò che è particolarmente preoccupante in questo episodio di malcostume culturale è vedere l’abisso di malafede, arroganza e ignoranza in cui sguazzano soddisfatti precisamente quelli che sparacchiano accuse ad alzo zero di malafede, arroganza e ignoranza sui dissenzienti. Siamo di fronte ad operazioni spudorate, prive di scrupoli, in cui vengono avvelenati i pozzi del dibattito pubblico da coloro i quali sono stati posti a guardia degli stessi.

E’ qualcosa che eravamo abituati a leggere nelle descrizioni sull’atmosfera di falsificazione culturale nella Controriforma tridentina o nella Restaurazione napoleonica, pensando che eravamo fortunati a vivere in un’epoca che li aveva superati. E ci ritroviamo oggi con i sedicenti portatori sani di ‘illuminismo’ a fare le stesse cose, ma con meno scuse.”

[4] – Si veda, Marco Revelli, “Finale di partito”, 2013; “Dentro e contro”, 2015; “Populismo 2.0”, 2016.

[5] – Marco Revelli, figlio di un partigiano e poeta come Nuto Revelli, si è laureato in giurisprudenza sotto la guida di Norberto Bobbio all’avvio degli anni settanta, insegna Scienza della politica all’Università del Piemonte orientale dalla fondazione fino allo scioglimento aderisce a Lotta Continua e poi aderisce al gruppo di Primo Maggio. La sua biografia è perfettamente rappresentativa di un’intera epoca della cultura italiana.

[6] – Per questa distinzione tra le tradizioni della “sinistra” e del “socialismo” si veda Jean-Claude Michéa, “I misteri della sinistra”, che pone in chiave di ricostruzione filosofica della storia delle idee al centro il semplice fatto, noto a tutti ma da tutti dimenticato, che il socialismo non è il liberalesimo. Sono stati alleati, nella lotta contro la reazione, ma non coincidono. E neppure si può dire che il socialismo sia il superamento dialettico del liberalesimo, in quanto si tratta di tradizioni di pensiero che da quasi duecento anni procedono in parallelo, anche se hanno alcuni costrutti comuni. Tra i più profondi e problematici quello di “progresso”, che entrambe le tradizioni tendono a leggere, in una sorta di residuo illuminista e positivista, sotto la forma della crescita economica illimitata e auto programmata. In questo modo la dimensione “sociale” e comunitaria della tradizione socialista viene oscurata in favore della fascinazione per il continuo sradicare e rendere flessibili, mobili, della modernità contemporanea. La pratica della costante rivoluzione culturale della modernità discioglie nelle gelide acque del calcolo egoista tutte le costituzioni e le eredità, smontando ciò che permane. E’ chiaro che questa ideologia, e sin dall’inizio, trova senso e scopo nell’ineguaglianza e guarda il mondo dal punto di vista dei possidenti. A chi giova la libertà desiderante dai vincoli sociali ed il trionfo dell’individuo, a chi ha le risorse economiche per goderne e non vuole limiti a questo, o a chi lotta giorno per giorno per avere l’essenziale? Nascondendo questo fatto la metafisica del progresso è “lo zoccolo duro di tutte le concezioni borghesi del mondo” (Michéa), e con esso l’idea che le forme produttive dominanti siano anche, e sempre, delle forme della ragione (una sorta di hegelismo pervertito) e dunque “tappe storicamente necessarie” per la liberazione e la parusia. La versione liberale di questa è la “pace perpetua” nel contesto di una futura governance mondiale a-politica e della totale mobilità di ogni fattore (con la dissoluzione di ogni identità, in quanto ostacolo al dispiegarsi della logica del valore e della sua appropriazione individuale). La versione socialista sfuma in quella. Ma nella tradizione socialista è presente anche un altro sistema di idee, radicalmente indisponibile alla dissoluzione nelle gelide acque del calcolo, la critica alla reificazione che ricorda come non necessariamente ogni passo “avanti” è per definizione nella “giusta” direzione. La direzione della storia, in particolare quando procede verso la dissoluzione delle forme sociali esistenti sotto la spinta dell’automovimento della tecnologia e dell’economico, non è sempre apprendimento ed emancipazione. Secondo quanto sintetizza Michéa, “nessun liberale autentico – ovvero nessun liberale psicologicamente capace di accettare tutte le implicazioni logiche delle sue convinzioni – potrà mai ritrovarsi in un’altra ‘patria’ (se con tale nome ormai demonizzato s’intende ogni primaria struttura di appartenenza che –come la famiglia, il paese di origine, o la lingua madre- non può derivare, per definizione dalla libera scelta degli individui) che non sia quella ormai costituita dal mercato globale senza frontiere” (p.31). I liberali sono, cioè, naturaliter cosmopoliti. Ma essere ‘conservatori’ non è sempre identico all’essere di destra, a volte significa essere realmente socialisti. La conclusione di Michéa è prettamente politica: accettando questa analisi, ne deriva che il ‘significante principale’ intorno al quale schierare un fronte avverso al selvaggio liberalismo trionfante dei nostri tempi non può limitarsi alla “sinistra”, ma deve riprendere quelle che chiama “bandiere a priori” molto più larghe ed unificanti. Che abbiano senso per tutte le classi popolari e per i loro alleati. E’ chiaramente la questione del populismo.

[7] – Si veda in proposito Luc Boltanski, Eve Chiappello, “Il nuovo spirito del capitalismo”, 2014

[8] – Christophe Guilluy, “La società non esiste”, 2018.

[9] – Si veda la diagnosi dello stesso Revelli in “Dentro e contro”, 2015.

[10] – Da una parte la visione dell’emancipazione come rottura e liberazione da ogni vincolo, in primo luogo comunitario. In quella che Honneth in “Il diritto della libertà”, caratterizzerà in modo convincente come una parziale ed insufficiente libertà solo “negativa”, da oltrepassare sia in senso “riflessivo” (è libero ciò che effettivamente scelgo senza essere costretto neppure da passioni e costrizioni acquisite) sulla scorta delle lunghe riflessioni in questo senso (da Aristotele alle riprese di Rousseau e dello stesso Kant) sia e più profondamente dalla “libertà sociale” (sono libero solo quando mi oriento verso l’altro e insieme sosteniamo i reciproci piani d’azione). Ecco che un’emancipazione come libertà di essere solo, in concorrenza con tutti gli altri, invece attiva inevitabilmente forme di schiacciamento dell’altro, di mancato riconoscimento come persona e di riduzione ad oggetto, a strumento, e di potenziamento delle ineguaglianze.

[11] – Ciò che accade nel secondo dopoguerra è, in particolare in alcuni ambienti semicentrali come la Torino degli anni dai cinquanta ai settanta e ottanta l’effetto di un mito fondativo imperniato sulla resistenza e sull’azionismo. Chi scrive condivide l’alta valutazione della resistenza ma bisogna avere il coraggio di dire il vero. Intorno a questa si sono formate delle vere e proprie aristocrazie che fondano il proprio potere, radicato in alcuni ambienti densi come l’università e alcune amministrazioni e soprattutto corpi intermedi essenziali per il funzionamento democratico, ma anche viatico di cooptazioni che assicurano la continuità, sulla presunta e rivendicata superiorità morale. Questo tono inconfondibile è la tecnica attraverso la quale si sceglie ex ante chi è “primo” e chi “secondo”, chi sta al centro, perché ha il buon diritto che deriva dalla riconosciuta cultura e dalla indubitabile integrità, e chi è, perché lo deve, periferico.

[12] – Siegfried Kracauer, “Gli impiegati”, Einaudi, 1980

[13] – Ernst Bloch, “Il mito della Germania e le potenze mediche”, 1933

[14] – Ricordiamo qualche antefatto: Nel 1923 la grande guerra è finita da pochi anni e la Germania è nel pieno del caos, dall’ottobre 1918 al 1919 si sussegue una guerra civile a bassa intensità nella quale trovano la morte Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, il governo andò ai socialdemocratici moderati di Ebert che vinsero le elezioni del 19 gennaio 1919, formando la Repubblica di Weimar. A Monaco, invece, venne proclamata una Repubblica Sovietica che fu repressa dall’esercito. Quindi ci furono sollevazioni in Polonia e tre distinte sollevazioni slesiane. Nel frattempo la Germania firmò il Trattato di Versailles accettando condizioni che umilieranno il paese e porranno le condizioni (come previse un giovane Keynes), della rivalsa successiva. Tale fu l’odio per il Trattato che due dei firmatari per parte tedesca saranno successivamente assassinati. Il nuovo Stato è sotto la pressione di opposti estremismi. Mentre altre sollevazioni comuniste si susseguivano (nella Ruhr, in Sassonia ed a Amburgo) dal 1923 la Repubblica è insolvente verso le riparazioni di guerra e le truppe francesi occuparono la Ruhr; seguirono scioperi massicci e stampa di ulteriore moneta per pagare comunque gli operai. Partì quindi una breve ma impressionante fiammata di iperinflazione (causata dalla totale mancanza di fiducia nella moneta e nel governo che questa rappresentava). Nel 1923, a Monaco di Baviera, Adolf Hitler con il neonato Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) diede seguito al Putsch della birreria; dal 1921 si formarono le SA (sturmabteilung). Hitler venne arrestato e condannato a cinque anni di carcere, ma dopo uno fu rilasciato. Dal 1923 si formò un governo di coalizione che sembrò tranquillizzare un poco la situazione, per stabilizzare l’economia avviò però una brutale politica restrittiva (ridusse le spese e alzò le tasse). Purtroppo nel 1930 Heinrich Bruning venne nominato cancelliere, ma il governo era debole e cadde quasi subito. Il 14 settembre 1930 alle elezioni il NSDAP ottenne il 18% dei voti. Mentre la nazione scivolava verso la guerra civile Bruning sulla base di Decreti Presidenziali di emergenza, non avendo la maggioranza, tentò di risanare lo Stato su inflessibili linee di stretta austerità liberale. Ridusse quindi drasticamente la spesa pubblica, creando milioni di disoccupati in un paese in cui l’iperinflazione di pochi anni prima aveva distrutto i risparmi di moltissimi, ed eliminò anche i sussidi per la disoccupazione introdotti nel 1927. La disoccupazione arrivò al 40%. Le elezioni del 3i luglio 1932 portarono la NSDAP al 37,2%, e poi al 33% nelle immediatamente successive nuove elezioni. Il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler fu nominato Reichskanzler.

Ma anche nel resto del mondo nei cruciali anni venti si era nel pieno di quelle reazioni difensive a catena imperniate sotto molti profili nella difesa ostinata della “base aurea” e quindi delle politiche deflattive che questa imponeva. Negli anni venti l’Italia cade nel fascismo, nei trenta tocca alla Germania e, al termine del decennio, alla Spagna. Il sistema internazionale che aveva retto il mondo nel settantennio di pace sotto l’imperialismo inglese e “il concerto” delle nazioni termina quindi definitivamente; fallisce cioè il tentativo di ripristinarlo dopo la grande guerra. In tutti i paesi europei, Inghilterra nel 1931, Austria nel 1923, Francia nel 1926, Germania nel 1931, i partiti della sinistra, dopo aver sostenuto politiche di austerità perdendo parte del loro consenso, furono allontanati quando si trattò di “salvare la moneta”. Come Karl Polanyi fisserà nel suo capolavoro “La grande trasformazione” furono accusati delle difficili condizioni i salari inflazionati e i disavanzi di bilancio per cui si perseverò nella scelta di ulteriore austerità nel mezzo di una devastante crisi. Come dice Polanyi, quindi: “il tempo divenne maturo per la soluzione fascista”. Nel 1932 molti intellettuali si rivolsero verso la ricerca di soluzioni forti, Werner Sombart pronunciò un indicativo discorso su “L’avvenire del capitalismo”.

[15] – Formula richiamata in un fortunato libro di Andrew Spannaus, “La rivolta degli elettori”, del 2017.

[16] – Si veda, ad esempio, “Giochi di specchi ed equivoci: il caso della Lega

[17] – Si veda, Marco Revelli, “Bacio il rospo Monti, ma…”. E’ interessante che dichiari di fare il tifo per Monti per una questione estetica (ed etica), di pelle. Lo strepitio, la volgarità al potere, il caravanserraglio, … del governo di Berlusconi offendevano il suo senso dell’appropriato. Si tratta di uno schieramento che si manifesta su linee prerazionali (anche se non mancano anche le ragioni razionali, il solito Tina), ovvero per allineamenti identitari. E quale è l’identità che è qui così bene manifestata? Ovviamente si tratta di un richiamo ai tradizionali valori di sobrietà, buon senso, educazione ed ordine della buona borghesia. Anche un poco noiosa, un poco conservatrice, ma certamente capace di sapere come si sta a tavola. Si potrebbe dire molto altro, e di interessante, su questo articolo, ma non è la sede.

[18] – Sono vittime sia per il viaggio, sia per il selvaggio sfruttamento, la vera e propria schiavitù cui sono sottoposte da parte dei ceti imprenditoriali e borghesi italiani. In un sistema di sfruttamento paraschiavistico che coinvolge milioni di persone (questa è l’unica parte valida del recente libro di Luca Ricolfi “La società signorile”, 2019.

[19] – Difficile non vedere, se non dagli spessi occhiali della ideologia, che in pratica tutti i paesi del mondo praticano, tanto più quanto più sono sovrani, la regolazione dell’immigrazione. Come difficile non sapere che le politiche di welfare sono cresciute sempre in condizione di regolazione forte degli spiriti animali del capitalismo e di rafforzamento della coalizione sociale del lavoro, e quindi dell’immigrazione (che tende ad alimentare gli uni e depotenziare l’altra). Si veda, ad esempio, Kiran Klaus Patel, “Il New deal”, ma si veda anche per un quadro allargato “Appunti sull’economia politica delle emigrazioni: il caso dei paesi semi-periferici”.

[20] – Si veda, ad esempio la polemica tra liberali e comunitari degli anni ottanta. Ad esempio il grande classico di Michael Sandel “Il liberalismo e i limiti della giustizia”, 1982.

[21] – La promozione a classe dirigente del paese e a parte essenziale della sua borghesia. Proprio mentre si disprezza il paese reale e si dichiara l’indispensabilità del vincolo esterno.

[22] – Mi riferisco a Patria e Costituzione, che qualche giorno fa ha pubblicato il post “Perché il fascismo è una patologia dell’anima”, nel quale con argomenti piuttosto leggeri riprende la tesi di una sorta di radice antropologica del fascismo e con l’artificio retorico dell’abuso del termine “negazionalista” (riferito non a chi neghi l’olocausto, ma a chi dubiti della natura fascista dei populisti) accusa indifferentemente di “tentare di difendere i fascisti”. Con questo cortocircuito, ed il richiamo del libro più liberale della fase più liberale di un autore come Umberto Eco (“Il fascismo eterno”, nel quale in sostanza si bollava come fascismo tutto quello che non è liberale), e la dimostrazione dell’esistenza di qualche sparuto gruppuscolo di autentici fascisti, la redazione prende posizione, disumanuzzando gli avversari. Si tratta di un allineamento estetico, in effetti. Un allineamento di classe.

[23] – Si veda, “Sardine”. Per un intervento di Marco Revelli si veda, “Il neo-qualunquismo della sinistra radicale che attacca le sardine”.

[24] – Si veda Karl Polanyi, “La grande trasformazione”, 1944. nel quale descrive appunto il crollo subitaneo della mondializzazione liberale di tardo ottocento per effetto delle forze che aveva mobilitato e della reazione difensiva della società sfidata di distruzione da queste. Come scrive, cioè, l’effetto dell’incapacità del capitalismo del lassaire-faire di governare le forze che esso stessa aveva messo in moto e il venir meno quindi dei meccanismi fondamenti del suo funzionamento. L’utopia di autoregolazione senza politica e dissolvendo la società crolla sotto il peso delle sue contraddizioni e del mondo inospitale che crea. L’opinione dell’autore è, infatti, che queste idee siano del tutto errate, che l’individualismo e in particolare la rivoluzione industriale non sia un veicolo di progresso, ma una vera e propria calamità sociale; che il mercato non sia autoregolato, non sia soggetto ad un automovimento, ma sia un’artificiosa costruzione parte di un intreccio funzionale di “istituzioni” (un equilibrio di potere geopolitico, la base aurea internazionale, lo Stato liberale), e alla fine non possa che operare, se lasciato nella sua purezza, per annullare la sostanza umana e naturale della società (che talvolta chiama “organica”); per distruggere quindi sia l’uomo che l’ambiente.

È per reazione a quest’aggressione che “la società” (cioè concretamente le forze sociali che hanno di volta in volta da perdere, anche in inedite alleanze di fatto) si difende, introducendo vincoli e garanzie che sono alla lunga incompatibili con esso e finiscono per provocarne il crollo (descritto negli anni quaranta).

Per Polanyi la popolazione ed in essa le classi sociali e le forze che sono principalmente aggredite e destabilizzate dalla centralità dell’interesse egoistico senza freni del mercato (nelle tre dimensioni del lavoro, del denaro e della terra in particolare) “manifesta una fondata esigenza di sicurezza materiale e di riconoscimento sociale”. Dunque legittimamente sottopone il mercato al vincolo di una “società democratica” che sottrae i fattori del lavoro, del denaro e della terra al mercato, fissandone politicamente i prezzi (cioè regolando il lavoro ed i relativi contratti, limitando i movimenti di capitale e controllando gli scambi nei limiti del danno ai territori).

https://tempofertile.blogspot.com/2019/11/marco-revelli-turbopopulismo.html

diritto internazionale e geopolitica, con il professor Augusto Sinagra

La fase di incipiente multipolarismo sta evidenziando sempre più la precarietà e la volatilità del sistema di relazioni internazionali. L’evidente squilibrio di forze esistente ancora tra i vari poli evidenzia ancora una volta come non esista in realtà un diritto internazionale così come lo si intende all’interno della area di giurisdizione degli stati; gli ultimi avvenimenti in Medio Oriente, legati all’uccisione del generale Soleimani, evidenziano come gli atti politici spesso e volentieri non si premurano nemmeno di assumere una copertura giuridica e di legittimità_Buon ascolto_Giuseppe Germinario

la matassa, di Pierluigi Fagan

Avevamo detto che la logica degli eventi culminati con l’uccisioni di Soleimani, ci sarebbe apparsa più chiara in seguito ai suoi sviluppi. Proviamo dunque a fare il punto del cosa e quanto successivamente successo, ha o non ha chiarito il quadro.

L’Iran ha inviato una serie di missili forse avvertendo per tempo gli americani di modo da non fare vittime. Ha mostrato i suoi gioielli (i missili erano tutti made in Iran), ha dato in pasto alle sue opinioni pubbliche un segno di presenza, ha minimizzato gli effetti concreti dell’attacco. In realtà, per dichiarazioni convergenti dei suoi vari vertici politici e militari, l’Iran ha ribadito che l’obiettivo di fondo rimane l’estromissione degli americani dalla regione, che a sua volta è una dichiarazione propagandistica che va ridotta a “estromissione dall’Iraq”.

Ci sono almeno tre buoni motivi per perseguire questo obiettivo: 1) non avere gli americani vicini di terra, stante che rimarranno vicini di acqua sulla sponda occidentale del Golfo Persico ed in parte nel Kuwait; 2) poter espandere la propria influenza sul territorio vicino vista la maggioranza sciita di quest’ultimo; 3) continuare a perseguire l’obiettivo del continuum territoriale che dia in qualche modo a Teheran la possibilità di portare una pipeline a sfociare nel Mediterraneo che poi era il cuore del lavoro tessuto da Soleimani.

A proposito di gas e Mediterraneo, va segnalato che: 1) il giorno dell’attacco Netanyahu si trovava in Grecia dove ha firmato con la Grecia e Cipro, accordi per una nuova pipeline che partendo dalle acque territoriali israeliane, via Cipro, arriverà in Grecia. I Greci hanno specificato che dell’accordo fa implicitamente parte l’Italia (poiché la pipeline, dalla Grecia andrebbe in Italia) che però non era presente per suoi motivi interni di governo; 2) pare che i Greci si apprestino anche a diventare porto d’attracco per l’importazione di gas GNL offerto dagli USA (fonte analista di al Jazeera ovvero Qatar). Più in generale, si stanno configurando due cartelli del gas, uno è quello turco-russo, l’altro è quello americano-israeliano-egiziano-cipriota-greco (con la linea egiziana che è concorrente di quella israeliana). Entrambi contano sulla riconversione energetica europea di transizione (da petrolio e carbone a gas, in attesa delle rinnovabili) ampiamente annunciata dalla ex punk U. von der Leyen; 3) pochi giorni fa il cartello turco-russo ha inaugurato il TurkStream che arriverà in Bulgaria e da lì Serbia ed Ungheria, mentre per completare a nord il NorthStream2 che arriverà in Germania, mancano solo 300 Km su i 2.500 previsti e già pronti. Su entrambi o meglio su i paesi partner, Trump è pronto ad elevare sanzioni secondo una legge firmata a dicembre e ratificata dal Congresso. Per altro i russi hanno fatto anche un nuovo accordo con gli ucraini nell’ambito dell’operazione disgelo promossa da Macron per far passare il gas di nuovo anche tramite loro. In Italia arriverà anche il TAP si stima nel 2020.

I turchi sono su tutte le furie con gli israeliani-greci-ciprioti in quanto, sebbene non riconosciuta dalla comunità internazionale, c’è una parte turca di Cipro e quindi pretendono di esser messi in torta al nuovo progetto. Ignorati, hanno allora fatto un accordo con la Libia e questa nuova liaison spiega anche il perché delle truppe di jihadisti siriani amici di Ankara inviati da quest’ultima in Libia. Libia in cui oltre a quello di terra, si può perforare nel Golfo di Sirte sotto il quale c’è sicuramente altro gas abbondante. La faccenda turco-greca animerà le cronache dei prossimi mesi/anni poiché sotto c’è una certa confusione su i diritti delle acque territoriali e quindi ci sarà da questionare parecchio. In questo casino s’inscrive l’ambizione di Teheran di aggiungersi al “porta anche tu il metano in Europa”, stante che a questo punto potrebbe anche portare quello del Qatar (visto che l’operazione Siria non è andata in porto) che è alleata e finanziatrice di Serraj tramite Erdogan, anche condividendo i panni ideologici sempre utili della comune “fratellanza musulmana”, che invece fa venire l’orticaria a quelli del Golfo ed all’Egitto.

Tornando a USA vs Iran, il giorno dopo lo strike iraniano, Trump ha detto che aumenterà la pressione sanzionatoria verso Teheran e tutti coloro che ancora fanno affari con Teheran (cioè l’Asia e la Russia), pretendendo più impegno da parte della NATO. Si potrebbe allora ipotizzare che Trump voglia in effetti quasi uscire quatto-quatto dall’Iraq facendo bella figura elettorale tipo “riporto i ragazzi a casa”, facendo anche finta di assecondare le volontà irachene che però vanno pesate in quanto sunniti e curdi non sono affatto d’accordo col ritiro americano voluto dagli sciiti, allentando la tensione con Teheran, ma senza effettivamente levare il piedino dall’Iraq poiché sostituito da quello NATO che è pur sempre una sistema ordinato dagli americani. La cosa diventerebbe confusa, con sopra tutta l’ulteriore confusione propagandistica, si guadagnano un po’ di mesi e dopo la rielezione si vedrà.

Ma Trump, invero, nel mentre tutti si aspettavano notizie sul fatto del giorno che era lo strike missilistico, è apparso circonfuso di luce avvicinandosi al leggio della conferenza stampa in quel della Casa Bianca, parlando invece di nucleare. E sul nucleare iraniano ha detto che tutti i paesi del precedente accordo debbono archiviarlo, incluso l’Iran che per altro non lo ha abbandonato del tutto pur avendo dichiarato l’aumento delle produzioni connesse. La sua raccolta di nuovi accordi da portare all’esame elettorale (di cui parlammo in un precedente post), avrebbe compimento laddove potesse presentarsi con un nuovo accordo con l’Iran. Trump infatti, mentre tutti aspettavano di sapere notizie sull’attacco, si è dilungato su i miliardi dati da Obama all’Iran a seguito di quell’accordo, mostrando alla propria opinione pubblica come questi abbiamo finanziato le strategie del super-cattivo Soleimani. Vedo analisti che snobbano la partita elettorale americana nell’analisi dei fattori, ma mi sa che sono poco informati sulle reali condizioni politiche di Trump e del suo centro di potere. Super sanzioni all’Iran quindi ed a tutti coloro che ci fanno affari cioè i co-firmatari del precedente accordo, a dire: “perché non la fate finita e mi fate fare questo nuovo accordo che ce ne stiamo tutti più tranquilli e felici?”.

Sul piano militare si segnala che gli USA stanno silenziosamente rinforzando la presenza aero-navale-missilistica nella zona a dire “io voglio trattare con le buone ma se necessario da qui a novembre, posso anche usare le cattive se preferite”. Tant’è che i dem hanno fatto un pronunciamento che tanto non passerà al Senato, per limitare i “poteri di guerra” del Presidente. Certo che i dem sanno cosa sta succedendo sul piano militare e lo sanno dal di dentro. “Speak softly and carry a big stick; you will go far” diceva Theodore Roosevelt, tra i beniamini di Trump per sua esplicita ammissione.

Middle East Eye (Qatar, se non amico, quasi-amico o non nemico dell’Iran, stante che comunque ospita la più grande base americana della zona da cui probabilmente è partito il drone killer di Soleimani, ma ha anche in condominio con l’Iran il più grande giacimento di gas del mondo sotto le onde del Persico) ha sostenuto che spifferi ottenuti dai diretti interessanti, dicono che le forze irregolari alleate di Teheran nella regione non sono pronte a condurre attacchi significativi, la decapitazione missilistica americana ha anche gettato in confusione le forze sciite in Iraq. Tant’è che si segnala la nascita di una sorta di federazione delle forze sciite perché lo sbandamento è stato forte. Iraq in cui si comincia a giocare anche la partita di nuove elezioni per un nuovo governo (parallelamente anche in Israele, con probabilità) che è poi quello che dovrebbe dar seguito ai pronunciamenti del parlamento sull’uscita della forze straniere dal proprio territorio e stante che il nazionalismo iracheno (inclusa una parte sciita), comincia a mal soffrire tanto gli americani, che gli iraniani.

Infine, Teheran, ha ammesso l’errore dell’abbattimento dell’aereo ucraino. Poteva non farlo ma l’ha fatto, segno che ci tiene a tenere un certo profilo a livello di comunità internazionale, pagando in immagine di affidabilità ma guadagnando in onestà. Potrebbe anche trattarsi di un segno di prevalenza dell’ala riformista vs quella militare, partita nota a gli USA da prima di colpire Soleimani e parte del quadro come dicemmo il giorno dopo il fatto.

Insomma, non abbiamo le idee molto più chiare o meglio abbiamo chiarito certi punti ma se ne sono aperti altri, come al solito. Chiudo con una nota metodologica. Allego cartina presa da un post di un contatto amico che ringrazio (Davide Ragnolini) perché esemplifica visivamente che sorta di grande casino sia il Medio Oriente, tenuto conto che manca l’affaire palestinese-israeliano, le questioni petrolifere, quelle ideologiche, gli sciiti e sunniti, per “semplificare”. Nonché la Cina, l’India e Keyser Söze. Anche a consigliare a molti amici di moderare gli impeti ideologici nel fare analisi, la realtà è già bella complicata e dovremmo tutti cercar di comprenderla meglio moderando l’entropia dei giudizi in libera uscita. Dopo tifiamo, ma prima raccontiamo la partita. Al prossimo aggiornamento che tanto la faccenda, come si sarà capito. “non finisce qui”.

 

UN NUOVO CAPITOLO PER L’OPERA DI PUVIANI, di Teodoro Klitsche de la Grange

UN NUOVO CAPITOLO PER L’OPERA DI PUVIANI

Quando Amilcare Puviani scrisse “L’illusione finanziaria” era, ovviamente, orientato e attento a bilanci e spese dei grandi Stati dell’epoca. Nell’elencare le varie forme assunte dall’illusione ad esempio ritorna quella delle spese militari che all’epoca, assorbivano buona parte dei bilanci pubblici. Scriveva “Si ha l’illusione nell’impiego o nel motivo della spesa se s’ignori in genere l’acquisto di corazzate…; si ha invece illusione nel fine della spesa se s’ignori che la esistenza del nostro naviglio o di certe sue unità vale o valse in una data contingenza ad impedire l’attacco delle nostre coste”; quanto alle entrate sosteneva poi che “Noi possiamo dunque concludere che le specie fondamentali di illusione sulle entrate pubbliche attenuano il costo contributivo mercé…” e continuava ricordando i relativi espedienti: nascondimento di ricchezze prelevate, effetti penosi (sui contribuenti) sia immediati che mediati e così via.

Un nuovo capitolo bisogna aggiungere al lavoro di Puviani, dopo l’ultima legge di bilancio, dato che l’economista non poteva prevedere come, in uno Stato del XXI secolo, si sarebbe giustificato un aumento delle imposte; e le novità non mancano.

La prima giustificazione, ed è il presupposto della manovra, è che l’Europa vuole che non aumenti il debito pubblico. Ossia la colpa (e la responsabilità) non è dei governanti. Ci siamo abituati a tale argomento ormai da (almeno) un decennio. Quello che i nostri governanti – quasi tutti – non dicono è che l’indebitamento può ridursi o contenendo le spese o aumentando le entrate. Che la seconda strada  sia quella perseguita in misura preferenziale dalla classe dominante è altrettanto chiaro. A chi non volesse vedere questa realtà, ricordate che qualche decennio orsono l’IVA era al 19%, ora al 22%; che non c’era l’IMU e, fino al 1992 neppure l’ICI e così via. Per non parlare delle aliquote IRPEF e del loro (mancato) aggiornamento o delle rivalutazioni catastali. Per cui più che volontà della Merkel, la preferenza dei governanti nostrani per la spremitura dei contribuenti è frutto di una libera interpretazione “nazionale” delle direttive europee.

A parte ciò la giustificazione prevalente degli aumenti delle imposte, sparse qua e là, è frutto di due (principali) motivi. Il primo è che i governanti ci vogliono bene e desiderano fare il nostro bene.

Ad esempio la tassa sulle merendine e le bibite gassate (se non si sono perse per strada) è dovuta non dalla propensione degli stessi per i nostri portafogli, ma dalla loro intenzione di avere cura della nostra linea e salute. Per cui dovremmo ringraziarli per cotanto affetto.

L’altro che corrispondono a degli idola diffusi almeno in parte dell’elettorato.

Non sappiamo la fine della questione assorbenti. Anche qua la giustificazione data (da un ministro) era che si poteva evitare lo spreco di carta sostituendoli con quelli di stoffa, riusabili. Salvaguardando così le foreste (Amazzonica e del pianeta in genere) usate, anche, per produrre carta.

Così per gli imballaggi e, in genere, i contenitori di plastica; così nocivi per lo smaltimento, l’inquinamento diffuso, la salute delle tartarughe marine (e pare anche dei delfini). Onde Greta sicuramente li approva.

In sostanza la giustificazione delle imposizioni presenta un carattere eudemonistico associato, spesso, all’andare al seguito di esigenze di rilievo mediatico.

Come il tutto riesca ad occultare il fatto che da decenni con questa politica non si è fatto altro che sfruttare gli italiani (ingessando la società) e che, anche per questo l’Italia è progressivamente arretrata e sorpassata da nazioni in crescita, è cosa che non si può prevedere.

Ma, nel concludere il suo libro, proprio Puviani notava che storicamente, può avvenire che a un certo punto la disillusione finanziaria dei governanti prevalga sulle tecniche prestigiatorie dei governanti: così – ricordava –                                                                                                    fu per la rivoluzione francese. Vedremo.

Teodoro Klitsche de la Grange

 

Il Medio Oriente post-Soleimani : 10 punti per capire le poste in gioco, di Anthony Samrani

Il Medio Oriente post-Soleimani : 10 punti per capire le poste in gioco

Soldati americani in partenza ieri AFP

E’ ancora possibile evitare l’escalation ?

 

Anthony SAMRANI | OLJ

06/01/2020

 

 

Ristabilimento dell’equilibrio della deterrenza o nuova escalation ?

Tutto dipende non dall’azione in sé, ma dalla percezione che ne ha ciascuno degli attori. Per gli Stati Uniti, l’eliminazione di Kassem Soleimani è un modo per ristabilire l’equilibrio della deterrenza dopo parecchi segnali di debolezza o quanto meno di esitazione da parte loro, in seguito agli attacchi nel Golfo attribuiti all’Iran, e ai quali gli Stati Uniti avevano deciso di non rispondere.

Si tratta di costringere l’Iran ad accettare la politica di massima pressione che le sanzioni economiche americane le fanno subire, e di cessare la sua strategia di graduale escalation controllata. In altri termini, è un modo di dire all’Iran “Smettila di giocare col fuoco o ti brucerai”.

Ma gli iraniani possono sentirci da questo orecchio? Dal punto di vista di Teheran, Washington ha appena eliminato il numero due del regime, una delle personalità più emblematiche del regime, e l’architetto della sua politica regionale.

E’ molto probabile che il regime iraniano percepisca questa azione come un atto di guerra al quale deve rispondere in modo proporzionato per non perdere la faccia e non inviare un segnale di debolezza a tutti i suoi nemici, nemici interni compresi. L’eliminazione di Kassem Soleimani è senz’altro un atto di dissuasione di prima grandezza, ma il regime può incassare senza reagire una simile umiliazione, quando a lungo termine il suo potere, se non la sua sopravvivenza, è seriamente minacciato dalla pressione economica americana?

 

L’Iran ha i mezzi per dare una risposta proporzionata ?

Sta lì il punto dolente per Teheran. La Repubblica islamica può certo dare il via a un’escalation su diversi teatri della regione, per mezzo delle milizie che le sono collegate, ma è assai difficile che possa “fare male” agli Stati Uniti senza correre il rischio di un confronto diretto, che non si può permettere, con la prima potenza mondiale.

Il regime iranano non è suicida, e probabilmente cercherà di trovare un equilibrio tra una risposta vigorosa e una risposta suscettibile d’esser percepita dagli USA come un atto di guerra.

Come fare il calcolo esatto dopo che tutte le convinzioni che s’erano formate su Donald Trump e la sua volontà di evitare ad ogni costo l’opzione militare sono andate in fumo dopo l’operazione contro Kassem Soleimani ?

In un’intervista concessa ieri alla catena americana CNN, il consigliere militare della Guida Suprema Hassan Dehghan ha affermato che “la risposta sarà militare, contro siti militari”. Il Segretario Generale di Hezbollah Hassan Nasrallah ha affermato ieri che l’esercito americano avrebbe « pagato il prezzo » dell’azione contro Soleimani. E’ possibile che Teheran ricominci a bluffare con Washington, facendo affidamento sul fatto che l’operazione contro il generale iraniano sia stata un atto limitato, e che gli Stati Uniti continuino a non voler andare oltre. Ma sarebbe una scommessa estremamente arrischiata.

Gli esempi del passato possono chiarire la situazione ?

In questi ultimi anni, gli israeliani hanno operato migliaia di attacchi in Siria contro gli interessi iraniani, uccidendo numerosi quadri dei pasdaran senza provocare risposte forti da parte di Teheran. Ma da un canto, le operazioni solo di rado vengono rivendicate, dall’altro non è mai stata eliminata una personalità del rango di Soleimani.

Il caso più simile è probabilmente l’eliminazione di Imad Moughniyé, il capo militare di Hezbollah, a Damasco nel 2008, che l’asse iraniano ha attribuito a Israele e promesso di vendicare con severità. A quasi dodici anni di distanza, la risposta di Teheran e di Hezbollah è rimasta piuttosto limitata.

Tuttavia, la perdita di Soleimani è simbolicamente molto più grave, e non si può seriamente equiparare ad alcuun esempio del passato, tanto più perché l’operazione è stata rivendicata. E’ proprio perché l’evento non ha precedenti che è difficilissimo sapere come reagirà l’Iran.

Gli Stati Uniti hanno finalmente una strategia chiara ?

E’ il principale punto interrogativo dopo l’eliminazione di Kassem Soleimani.  I giornali americani hanno rivelato che l’eliminazione del generale iraniano era stata programmata domenica 29 dicembre, all’indomani della morte di un contractor americano attribuita a Kata’ib Hezbollah.

L’assalto all’ambasciata americana ad opera delle milizie pro-iraniane il martedì e il mercoledì successivi ai raids di rappresaglia contro il Kata’ib Hezbollah avrebbe finito per convincere l’amministrazione Trump a passare all’azione. Gli Stati Uniti hanno chiaramente preso la decisione di far montare la tensione di una tacca contro l’Iran, ma sono pronti ad assumerne le conseguenze?Concretamente : Washington deciderà di continuare l’escalation in caso di risposta iraniana ? E in che modo?

Sabato, Donald Trump ha minacciato di colpire 52 siti iraniani « molto rapidamente e molto duramente » se la Repubblica islamica attaccasse personale o siti americani. Il presidente americano che voleva lasciare il Medio Oriente e le sue “guerre inutili” è pronto, in piena campagna elettorale, a colpire direttamente l’Iran, il che, senza dubbio alcuno, provocherebbe una escalation senza precedenti nella regione tra Iran e suoi alleati, da un canto, e Stati Uniti e suoi alleati dall’altro? Qui si pone la questione della determinazione americana a impegnarsi a medio termine in Medio Oriente.

Gli Stati Uniti hanno perso l’Irak ?

L’hanno mai preso ? L’invasione americana in Irak somiglia a una successione di errori che hanno largamente contribuito a peggiorare la situazione. Il parlamento irakeno ieri ha votato per mettere fine alla presenza americana nel paese. Ormai il governo deve prendere la decisione, e se la confermerà, di norma ci vorrà un certo tempo prima che sia messa in opera.

In queste condizioni, sembra difficilissimo che i 5.200 soldati americani restino sul posto. In ogni modo, l’Amministrazione Trump lo desidera, quando il presidente non ha nascosto la sua volontà di disimpegnarsi dalla regione? La partenza delle truppe americane sarebbe una vittoria politica e strategica per l’Iran, ma al contempo la priverebbe di un capro espiatorio in tempo di crisi, e di un bersaglio potenziale per rispondere alla pressione massima degli Stati Uniti.

Partite le truppe americane, gli iraniani sarebbero i padroni del paese. In certa misura lo sono già, ma allora dovranno gestire soltanto le manifestazioni popolari, le velleità d’indipendenza dei Curdi e l’ostilità dei sunniti, visto che Curdi e Sunniti hanno boicottato la seduta parlamentare di ieri. Soltanto 169 deputati su 329 erano presenti.

Che avverrà delle forze americane nella regione ?

Gli Stati Uniti dispongono di meno di 1000 uomini in Siria, la permanenza dei quali non può darsi per certa, vista la volontà di disimpegno da quel terreno di Donald Trump. Se lasciano l’Irak, lasceranno al regime iraniano la possibilità di passare da un paese all’altro, dall’Iran fino al Libano, senza incontrare una forza militare nemica.

Ieri, Hassan Nasrallah ha dichiarato che solo la partenza di tutte le truppe americane dalla regione potrebbe controbilanciare l’uccisione di Kassem Soleimani. Sabato Kata’ib Hezbollah ha invitato i soldati irakeni ad allontanarsi « di almeno mille metri » dai siti ove sono presenti soldati americani a partire da domenica sera, sottintendendo che quei siti potrebbero essere bersaglio di attacchi.

Dal canto suo, il Segretario di Stato Mike Pompeo ieri ha ammesso che le forze americane stazionate nel Vicino Oriente potrebbero subire le rappresaglie iraniane. Secondo il Comando militare centrale degli Stati Uniti, ci sono circa 60.000 soldati dispiegati nella regione. La base più grande è quella di al-Udeid nel Qatar, dove sono di guarnigione 13.000 soldati americani.

Già il presidente Barack Obama aveva designato come obiettivo strategico il disimpegno dal Medio Oriente, senza poterlo poi veramente perseguire a causa dell’evoluzione degli avvenimenti.

Donald Trump, che ha il medesimo obiettivo, potrebbe trovarsi di fronte alla stessa problematica, tanto più che desidera perseguire l’escalation nei riguardi dell’Iran. L’amministrazione Trump aveva annunciato, alla fine del 2019, che circa 3.000 soldati americani sarebbero stati dispiegati in Arabia Saudita per proteggere la regione “contro l’azione ostile dell’Iran e dei suoi satelliti”. Venerdì scorso, Washington ha annunciato che avrebbe dispiegato da 3.000 a 3.500 soldati americani nella regione per rafforzare la sicurezza delle posizioni americane.

Quali conseguenze per le petromonarchie del Golfo ?

Esse potrebbero essere in prima linea nella risposta iraniana contro gli Stati Uniti, per due ragioni almeno. Uno: sono quelle che ospitano il maggior numero di soldati americani nella regione. Due: niente indica che beneficerebbero nuovamente dell’ombrello americano, in caso di un attacco iraniano che non prendesse di mira i soldati americani. Altrimenti detto, se oggi si ripetesse uno scenario simile agli attacchi dello scorso settembre contro il gigante petrolifero Aramco in Arabia Saudita, attribuiti all’Iran, le monarchie saudite del Golfo non hanno la garanzia che gli Stati Uniti risponderebbero.

Ieri, un responsabile saudita ha dichiarato all’AFP che Riyad non è stata consultata da Washington in proposito del raid contro Kassem Soleimani.  Segno del timore del regno saudita di subire le conseguenze di questa nuova escalation, il responsabile saudita ha sottolineato “importanza di dar prova di moderazione”. Va notato che il ministro degli Affari Esteri del Qatar si è recato sabato in Iran, quando i due paesi intrattengono relazioni cordiali nonostante la presenza della grande base americana su territorio qatarino.

Che ne sarà della lotta contro lo Stato Islamico ?

Lo Stato islamico potrebbe approfittare nuovamente del caos geopolitico. Mentre l’organizzazione riprende le forze sia in Siria sia in Irak, la coalizione antijihadista diretta dagli Stati Uniti ha annunciato ieri “la sospensione” dell’addestramento delle forze irakene e dei combattimenti contro lo Stato Islamico, perché sono “ormai totalmente dedicati a proteggere le basi irakene che ospitano e sue truppe”

Quali conseguenze per l’accordo nucleare ?

La questione del nucleare è all’origine dell’escalation americo-iraniana , eppure la si è quasi dimenticata. Mentre gli Stati Uniti sono usciti dall’accordo nucleare nel maggio 2018, ieri l’Iran ha dichiarato che non rispetterà più alcun limite nel numero delle centrifughe.

Questa decisione è stata ritenuta equilibrata dagli esperti, secondo i quali essa proverebbe che l’Iran non vuole, per ora, uscire completamente dal quadro degli accordi. Gli europei cofirmatari dell’accordo, che da mesi tentano di convincere gli iraniani a restare nel quadro da esso delimitato, si preoccupano di questa nuova prospettiva, che potrebbe anch’essa creare una escalation. Né gli Stati Uniti né Israele possono permettere, a priori, che l’Iran si doti dell’armamento atomico.

Resta una chance per la diplomazia ?

In questi ultimi mesi, Iran e Stati Uniti hanno già tentato di aprire un canale diplomatico attraverso il sultanato di Oman, ma il tentativo si è già arenato di fronte al rifiuto di transigere sulle rispettive esigenze di entrambe le potenze.

Anche la Francia ha tentato, senza successo, di farsi mediatrice nella crisi. Alcuni ritengono che l’attuale crisi, se permette il ritorno all’equilibrio della deterrenza, può essere un modo di rilanciare l’iniziativa diplomatica. Questo implicherebbe che Teheran accettasse alcune condizioni americane riguardanti la sua politica regionale. Tuttavia, nelle condizioni attuali, e tenuto conto della reciproca diffidenza dei due attori, ci sono molti motivi d’essere scettici sulla possibilità che si produca uno scenario del genere.

https://www.lorientlejour.com/article/1201274/the-post-soleimani-middle-east-10-points-to-better-understand-the-challenges.html

 

SARDINE SOTT’ODIO, di Teodoro Klitsche de la Grange

SARDINE SOTT’ODIO

Dubitiamo molto che i parlamentari che hanno approvato la mozione Segre contro il “no hate speech”, ossia contro i discorsi di odio in politica, avessero letto quello che scriveva negli anni ‘20 Julien Benda: “il nostro secolo sarà stato in senso proprio il secolo de l’organizzazione intellettuale degli odi politici. Sarà uno dei grandi titoli nella storia morale dell’umanità”. Questo perché permetteva alle parti politiche di incrementare a dismisura la loro potenza di passione (puissance passionelle). Di guadagnare consenso indicando dei nemici, anche assoluti, onde consolidare  il proprio potere.

Di lì a poco, l’avvento al potere del nazismo permise di confermare il giudizio dell’intellettuale francese, che nel momento in cui scriveva La trahison des clercs, pensava allo sciovinismo, al pangermanesimo e, in genere, all’atteggiamento di molti politici ed intellettuali durante la prima guerra mondiale.

Il dubbio è legittimo perché Benda condannava l’ “organizzazione intellettuale” dell’odio in generale. Mentre il parlamento italiano (e non solo) lo ha circondato di sostantivi aventi valore (e senso) illustrativo-restrittivo (intolleranza, antisemitismo, razzismo) che ne delimitano il campo d’applicazione. In particolare non è indicato il fattore socio economico come suscitore d’odio. Come sosteneva Duverger “Per i marxisti gli antagonisti politici sono frutto delle strutture socio-economiche… La contesa politica è perciò il riflesso della lotta delle classi“. Fattore ovviamente positivo per i marxisti.

Per cui, al limite, predicare l’odio di classe non è riconducibile alle cure della commissione Segre, al contrario di quello razziale.

Prima e dopo è stato tutto un fiorire – sui media dell’establishment – e altrove – di dichiarazioni – e invettive preoccupate per l’odio che le posizioni dei popul-sovranisti presupponevano e comunque esternavano, nonché contro le relative menzogne (a cominciare dalle fake-news). A giudizio dei benintenzionati si dovrebbe far politica, ma senza coltivare sentimenti di avversione verso l’avversario. Una lotta a base di riverenze e buone maniere. Che il tutto sia, in diversi casi, auspicabile, è condivisibile; che possa esserlo in ogni frangente è impossibile; che sia poi opportuno, lo è a seconda dei casi. Spieghiamo il perché. Benda scriveva dell’organizzazione intellettuale degli odi politici, cioè della sottomissione dei “chierici” alle esigenze della prassi politica (alla conquista e conservazione del potere), con relativo tradimento della loro funzione. Che questo sia un connotato del XX secolo è, in larga parte vero, ma occorre aggiungervi, come, in modo non altrettanto pervasivo ed efficace, lo sia stato sempre. Nel XX secolo sono state la potenza propagandistica dei mezzi di comunicazione di massa da un lato e la democratizzazione della politica (e della guerra) – con la necessità di coinvolgere, convincere e mobilitare le masse popolari – ad implementare il ruolo dell’ “organizzazione intellettuale” delle passioni politiche, in primis dell’odio. Ma che questa sia una componente costante della politica, perfino quando gestita essenzialmente dai gabinetti ministeriali, (in tal caso in ruolo minore) è cosa nota. Scriveva Clausewitz di quello strumento essenziale della politica (da cui mutua presupposti e funzioni) che è la guerra, che consiste di uno “strano  triedro composto:

  1. della violenza originale del suo elemento, l’odio e l’inimicizia, da considerarsi come un cieco istinto;
  2. del giuoco delle probabilità e del caso, che le imprimono il carattere di una libera attività dell’anima;
  3. della sua natura subordinata di strumento politico, ciò che la riconduce alla pura e semplice ragione.

La prima di queste tre facce corrisponde più specialmente al popolo, la seconda al condottiero ed al suo esercito, la terza al governo. Le passioni che nella guerra saranno messe in giuoco debbono già esistere nelle nazioni”.

E così è per la politica: una politica senza distinzione tra l’amico e il nemico la quale operi senza suscitare un sentimento di avversione per il secondo e solidarietà per il primo è un oggetto sconosciuto. La lotta, anche se non militare, si fa con i presupposti della lotta. Il primo (e più importante dei quali è) l’indicazione del nemico. Se non è tale è necessario crearlo: in mancanza la lotta non ha senso. Il nemico e l’avversione verso il medesimo è la condizione minima (necessaria e sufficiente) per condurre la lotta.

Il che è confermato dal movimento delle sardine, che pare l’ultima (per ora) mascherata in soccorso delle élite decadenti. Non si riesce a strappare dalla bocca dei loro portavoce intervistati in televisione una indicazione su problemi reali, concreti (e divisivi): volete salvare l’ILVA? che ne pensate del MES? o del reddito di cittadinanza? e così via. Nulla: e a ragione. Perché scegliere è dividere: pronunciarsi a favore del MES significa perdere i voti dei contrari e così per il resto. Mentre opporsi a Salvini e al sovranismo unifica gli avversari più disparati: da quelli che rimpiangono Stalin, a coloro che disdegnano il leader leghista perché volgare o perché goloso di Nutella. Così le sardine hanno capito che il nemico serve ad unificare non solo i diversi ma anche gli opposti. Cosa che un poeta tragico come Eschilo aveva capito venticinque secoli fa. Hitler servì a far alleare un conservatore duramente anticomunista come Churchill a un bolscevico rivoluzionario come Stalin.

State sicuri che le sardine e chi le consiglia e le sponsorizza l’hanno capito bene: e quindi se la prendono con l’odio: quello degli altri.

Teodoro Klitsche de la Grange

GESTI E SIMBOLOGIE…un po’ dozzinali, di Giuseppe Germinario

 

  •  L’Iran ha innescato la rappresaglia bombardando con razzi e missili due basi americane in Iraq. Hanno scelto la stessa ora in cui è morto assassinato Soleimani. Non risultano vittime americane; tutto lascia presumere, le voci all’interno degli ambienti militari americani lo confermano, che in realtà gli americani siano stati in qualche maniera avvertiti. Un tweet di fonte autorevole iraniana parla di rappresaglia avvenuta e afferma che ulteriori azioni dipenderanno dall’eventuale replica americana; segno che nella dirigenza farsi sta prevalendo al momento una posizione attendista non ostante l’oltranzismo di Kameney e delle frange dei Guardiani della Rivoluzione. Si sente anche la pressione diretta ed indiretta, vedi la missione in Siria e Turchia di Putin in persona, di russi e cinesi anche se il controllo sul regime iraniano è molto relativo. La situazione politica e la posizione dei militari in Iran è molto più instabile e incerta di quanto lascino intendere le manifestazioni legate alla cerimonia funebre di Suleimani; la proverbiale permeabilità degli apparati di sicurezza iraniani  è tutta lì ad attestarlo. Qualche confusione nella operatività istituzionale comincia a manifestarsi anche negli Stati Uniti a seguito delle ormai annose divergenze politiche; l’esempio del comunicato di ritiro e riposizionamento delle forze americane in Iraq, poi smentito, ne è la prova
  • Nel frattempo gli americani stanno riposizionando su Diego Garcia, fuori dalla portata dei missili iraniani, la maggior parte dei B52. Negli Stati Uniti proseguono le esercitazioni dell’aeronautica militare; in particolare una con 52 (gli ostaggi americani nell’ambasciata di 40 anni fa) F35 https://www.youtube.com/watch?v=oZEtPpLXZic&fbclid=IwAR25T6QaQLRCBwI5iNB21RSHHrkloGe2prq2EqOq5PiWNp1StjkuxTuJbY    
  • un aereo civile ucraino precipita in fase di decollo in Iran. Si parla di guasto tecnico. L’aereo, però, prende fuoco in volo; più probabile un abbattimento accidentale da parte della contraerea  https://twitter.com/AKA_RealDirty/status/1214793221894787072?s=20&fbclid=IwAR1nqU1_Y_zriaTZkhWzJqDQt-BKXoeGgMnh4tAqtUWp0xNcmZpOUttM210
  • Il capo libanese di hezbollah, Nasrallah, ha tenuto a precisare di essere pronto a sostenere militarmente la reazione dell’Iran, ma senza pregiudicare gli equilibri politici in Libano. Un colpo al cerchio iraniano, per delimitare i limiti della propria solidarietà, un colpo alla botte libanese per salvaguardare la precaria alleanza che mantiene quel regime politico
  • Putin scende significativamente e in gran pompa a Damasco. Serve per ribadire a Stati Uniti e Iran che la Siria è sotto la propria tutela. Perde con Soleimani l’interlocutore più stretto, lo stratega politico-militare in grado di convincerlo alla fattibilità dell’intervento in Siria e del sostegno ad Assad; guadagna a suo favore un indebolimento della capacità strategica dell’Iran in Siria. Non ha gradito l’azione terroristica compiuta dagli Stati Uniti; ancor meno ha gradito le provocazioni iraniane all’ambasciata americana e contro le navi nel Golfo Persico proprio quando si profilava un ritiro americano quanto meno dalla Siria. Conosce bene i limiti della forza militare iraniana al cospetto di quella statunitense, specie in una situazione di guerra puramente distruttiva e la fragilità della solidarietà  musulmana
  • qui sotto la mappa dei recenti terremoti verificatisi in Iran nei pressi dei siti nucleari. Ci sono sospetti sul loro carattere artificiale
  • gli Stati Uniti smentiscono fermamente che Soleimani fosse in Iraq in veste di diplomatico

Il rebus turco in Libia, di Bernard Lugan

Tre eventi di grande importanza rimescolano il gioco geopolitico del Mediterraneo:
1) Il 7 novembre 2019, per controllare il percorso dell’oleodotto EastMed attraverso il quale procederanno le future esportazioni di gas dagli enormi giacimenti nel Mediterraneo orientale verso l’Italia e l’Unione europea, la Turchia ha firmato con la GNU (Governo cittadino libico Union), uno dei due governi libici, un accordo di delimitazione delle zone economiche esclusive (ZEE) di entrambi i paesi. Conclusi in violazione del diritto marittimo internazionale e a spese di Grecia e Cipro, questo accordo traccia anche, artificialmente ed illegalmente, un confine marittimo turco-libico nel bel mezzo del Mediterraneo.
2) La salvaguardia di questo accordo dipende dalla sopravvivenza militare del GUN; il 2 gennaio 2020 il Parlamento turco ha quindi votato l’invio di forze di combattimento in Libia per impedire al Generale Haftar, capo di un altro governo libico, la presa di Tripoli.
3) In risposta, sempre il 2 gennaio, la Grecia, Cipro e Israele hanno firmato un accordo sulla rotta del futuro gasdotto EastMed il cui tracciato è collocato parzialmente  nella zona marittima turca sancita unilateralmente dall’accordo Turchia-GUN del 7 novembre 2019.
Questi eventi meritano una spiegazione:
Perché la Turchia ha deciso di intervenire in Libia?
La Libia era un possedimento ottomano dal 1551 al 1912, quando, sopraffatta militarmente, la Turchia ha firmato il Trattato di Losanna-Ouchy con il quale lei ha ceduto Tripolitania, Cirenaica e il Dodecaneso all’Italia (vedere sulla mia bacheca due libri di storia della Libia   e Storia del Nordafrica dalle origini ai giorni nostri ).
Dalla fine del regime di Gheddafi, la Turchia conduce una politica molto attiva nel suo antico possedimento basandosi sulla città di Misurata. Da quest’ultimo alimenta il terrorismo dei gruppi armati del Sahel ricattando la Francia: “Tu aiuti i curdi, allora noi sosteniamo i combattenti jihadisti” …
A Tripoli, militarmente messo alle strette dalle forze del generale Haftar, GNU ha chiesto alla Turchia di intervenire per salvarlo. Il presidente Erdogan ha accettato in cambio della firma dell’Accordo marittimo del 7 Novembre 2019 che consente, aumentando la estensione della sua zona di sovranità, di tagliare la zona marittima economica esclusiva (ZEE) della Grecia tra Creta e Cipro, dove deve passare il futuro gasdotto EastMed.
Come la questione del gas nel Mediterraneo orientale e l’intervento militare turco in Libia si sono collegati?
Nel Mediterraneo orientale, nelle acque territoriali di Egitto, Gaza, Israele, Libano, Siria e Cipro, si distende un enorme giacimento di gas di 50.000 miliardi di m3, quando le riserve mondiali sono stimate in 200,000 miliardi di m3. Ulteriori riserve di petrolio stimate in 1,7 miliardi di barili di petrolio.
A parte il fatto che occupa illegalmente una parte di Cipro, la Turchia non ha alcun diritto di rivendicazione territoriale su questo gas, ma l’accordo militare firmato permette di tagliare l’asse del gasdotto EastMed proveniente da Cipro per l’Italia in quanto passerà attraverso le acque dichiarate unilateralmente … Il presidente turco Erdogan è stato chiaro nel dire che qualsiasi futuro gasdotto o oleodotto richiedono un accordo turco !!! Comportandosi da “stato pirata” la Turchia è ora condannata a impegnarsi miltarmente, in quanto se le forze del maresciallo Haftar dovessero prendere Tripoli, l’accordo sarebbe stato reso obsoleto.
Come fanno gli stati derubati dalla decisione turca?
Di fronte a questa aggressione, che, in altri tempi, avrebbe inevitabilmente portato ad un conflitto armato, il 2 gennaio la Grecia, Cipro e Israele hanno firmato un accordo ad Atene sul futuro gasdotto EastMed, importante collegamento approvvigionamento energetico d’Europa. Italia, punto terminale del gasdotto dovrebbe aderire all’accordo.
Da parte sua, il maresciallo Sissi ha dichiarato il 17 dicembre 2019 che la crisi libica era parte integrante de “la sicurezza nazionale dell’Egitto” e il 2 gennaio ha incontrato il Consiglio di Sicurezza Nazionale. Per l’Egitto, un intervento militare turco che avrebbe dato la vittoria al GUN sul generale Haftar avrebbe infatti rappresentano un pericolo politico mortale, perché il “Fratelli Musulmani”, i suoi nemici implacabili, sostenuti dalla Turchia, si posizionerebbero ai suoi confini. Inoltre, essendo in acque disastrose economicamente, l’Egitto, che basa le sue speranze sull’avvio della costruzione del gasdotto verso l’Europa non può tollerare questo progetto, di vitale importanza ma rimesso in questione dall’annessione turca delle acque marittime.
Qual è l’atteggiamento della Russia?
La Russia sostiene sicuramente il generale Haftar, ma in che misura? Quattro problemi principali sorgono in effetti per quanto riguarda le priorità geopolitiche russe:
1) La Russia ha l’interesse a litigare con la Turchia opponendosi al suo intervento in Libia, quando Ankara può allontanarsi ulteriormente dalla NATO?
2) Ha interesse alla creazione del gasdotto EastMed, fortemente in concorrenza con le proprie vendite di gas verso l’Europa?
3) Non può essere che la rivendicazione turca geli l’interesse alla realizzazione di Turkstream, trascinando la Russia per anni se non per decenni in un contenzioso giudiziario presso la Corte Internazionale?
4) Ha interesse a indebolire la collaborazione con la Turchia nella realizzazione, ormai prossimo alla messa in esercizio, del gasdotto Turkstream, il quale, attraverso il mar Nero, aggira l’Ucraina? ? Tanto più che il 60% del fabbisogno di gas della Turchia sono forniti dal gas russo; se Ankara potesse, in un modo o in un altro, trarre vantaggio dal Mediterraneo orientale, questo le permetterebbe di essere meno dipendente dalla Russia … il che non sarebbe un grande affare per quest’ultima …
E se alla fine non fosse una costruzione da parte del Presidente Erdogan per imporre una rinegoziazione del Trattato di Losanna del 1923?
La Turchia sa molto bene che l’accordo marittimo con GUN è illegale in termini di diritto internazionale del marittimo in quanto viola la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) che la Turchia non ha firmato per altro. Questo trattato è illegale anche anche riguardo agli accordi sotto di Skrirat del mese di dicembre 2015 firmato sotto l’egida delle Nazioni Unite e che costituivano il GUN in quanto non danno un mandato al suo leader, Fayez el-Sarraj, a concludere tale accordo di confine. Inoltre, con solo il Qatar alleato, la Turchia è completamente isolata diplomaticamente.
Riconoscendo queste realtà, puntando sia sulla solita viltà degli europei che sull’inconsistenza della NATO in realtà in uno stato di “morte cerebrale”, il presidente Erdogan si rivela inconsciente nel giocare con la dinamite o, al contrario, un calcolatore abilissimo ad avanzare le sue pedine sul filo del rasoio.
Se la seconda ipotesi fosse corretta, l’obiettivo della Turchia sarebbe quello di aumentare la pressione per rendere chiaro ai paesi che attendono con ansia l’impatto economico della messa in servizio del futuro gasdotto EastMed, che potrebbe bloccare il progetto . A meno che la zona marittima turca possa essere estesa per permettere che sia parte nello sfruttamento delle ricchezze del sottosuolo marino del Mediterraneo orientale. Ma per questo, si dovrebbero rivedere alcuni articoli del Trattato di Losanna del 1923, una politica che ha già sperimentato una rapida attuazione nel 1974 con l’occupazione militare, anche illegale, ma efficace, della parte settentrionale dell’isola Cipro.
La scommessa è rischiosa, perché la Grecia, un membro della NATO e di UE e Cipro, un membro dell’Unione Europea, non sembrano disposti a cedere al ricatto turco. Per quanto riguarda l’Unione europea, nonostante la sua indecisione congenita, è dubbio che accetterà di lasciare il controllo alla Turchia di due delle principali valvole della fornitura di gas, vale a dire EastMed e Turkstream.
Maggiori informazioni sul blog di Bernard Lugan

FINESTRA DI AGGIORNAMENTO SULLA SITUAZIONE IN MEDIO ORIENTE

Il giorno dopo l’assassinio di Soleimani, data la gravità della situazione, aggiorneremo questa pagina con notizie importanti ed eventi che emergeranno strada facendo. Pare che le componenti oltranziste dei vari contendenti, le quali comprendono questa volta direttamente la presidenza americana, si sostengano vicendevolmente, per salvaguardare la propria libertà di azione, nell’alimentare uno scontro irreversibile che porti alla sconfitta conclamata di una delle parti 

A MENO DI IMMINENTI EVENTI CATASTROFICI CON QUESTO ULTIMO AGGIORNAMENTO DELLE 22:10 CHIUDIAMO QUESTA FINESTRA. UN IMPEGNO CHE HA RICHIESTO PARTICOLARE ATTENZIONE E ORE DI RICERCA TRA LE VARIE FONTI SPESSO MOLTO DIFFICILI DA REPERIRE. RITENIAMO CHE I LETTORI ABBIANO GRADITO, SPECIE IN UN PANORAMA EDITORIALE AVARO DI NOTIZIE DIRETTE E TEMPESTIVE, PER NON PARLARE DELL’ACUME DELLE ANALISI, PUR CON ALCUNE LODEVOLI ECCEZIONI. RESTA IL RAMMARICO PER LA SCARSA CORRETTEZZA DEI FRUITORI PROFESSIONALI E SEMIPROFESSIONALI DEL SERVIZIO I QUALI SOLO ECCEZIONALMENTE RIPRENDONO O DIFFONDONO LA FONTE DEI LORO “SCOOP”; FONTE ALIMENTATA DA UN IMPEGNO DEL TUTTO VOLONTARIO E GRATUITO. NEL CASO LA SITUAZIONE DOVESSE PRECIPITARE PROVEREMO A RIAPRIRE LA FINESTRA. A COMINCIARE DALLA LIBIA PROBABILMENTE NON CI SARA` DA ATTENDERE MOLTO TEMPO_per la redazione Giuseppe Germinario

 

06/01/2020 0re 22:10 CONFERMATO DA REUTERS QUELLO CHE AVEVAMO DETTO NEL NOSTRO ULTIMO AGGIORNAMENTO (siamo più veloci dei mass media😁): La coalizione guidata dagli Stati Uniti ha comunicato ai militari iracheni che si ritirerà dall’Iraq per rispetto della sua sovranità nazionale!

06/01/2020 0re 21:05 CONFERMATO: Ci sarebbero movimenti enormi di truppe e personale Americano dalla zona verde di Baghdad. Un numero elevato di elicotteri Apache starebbero sorvolando l’area della zona verde. DA CONFERMARE: Il Corpo dei Marines ha avviato una serie di procedure per un ritiro sicuro “safe exit” dal territorio iracheno o riposizionamento delle truppe stesse. Se confermato vuol dire che le truppe verranno dispiegate in un luogo più sicuro (Kurdistan Iracheno?) Oppure una evacuazione totale per evitare rappresaglie a seguito di un eventuale massiccio attacco missilistico e aereo al territorio Iraniano contro obiettivi strategici. Tra potenziali obiettivi ci sarebbero tutte le installazioni militari Iraniane, tutte le centrali nucleari, il mausoleo di Khomeini e  l’attuale Guida Suprema dell’Iran; Ali Khamenei

06/01/2020 0re 21:05 Dichiarazione di Trump: Minaccia sanzioni all’Iraq che faranno impallidire quelle imposte all’Iran. Per questo il governo Iracheno sta “modificando” le sue richieste agli Stati Uniti

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06/01/2020 0re 21:05 Dopo la minaccia di Trump di imporre sanzioni economiche contro L’Iraq il primo ministro Mahdi “ridimensiona” la richiesta agli USA di lasciare il paese

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06/01/2020 0re 20:54 L’esercito nazionale della Libia ha liberato completamente la città di Sirte e tutte le sue aree circostanti dopo aver sconfitto le milizie islamiste del GNA. I video mostrano le truppe e cittadini di Sirte.

 

06/01/2020 0re 19:14  Netanyahu getta Trump sotto l’Autobus: Il primo ministro Israeliano ha detto al gabinetto di sicurezza che Israele non è  coinvolto nell’uccisione di Soleimani e ha sottolineato “che è una affare Americano e noi dovremmo starne fuori”.

06/01/2020 0re 19:05 Le forze di Haftar hanno preso controllo della città costiera di Sirte dal governo di Tripoli.

06/01/2020 0re 18:59 L’ambasciata americana avverte i cittadini americani in Israele di un possibile attacco missilistico

06/01/2020 0re 18:45 Il leader politico di Hamas e del PIJ (Movimento per il Jihad Islamico in Palestina)il generale Ziad Al-Nakhala, in questa foto sono insieme a visitare la casa e parlare con la figlia di di Qasem Soleimani.

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06/01/2020 0re 18:38 Intensa attività dell’ IDF e IAF (Aviazione ed Esercito Israeliano) sul Libano, sono inoltre segnalati UAV (Droni Israeliani) su Tiro.

06/01/2020 0re 18:00 Jens Stoltenberg, il segretario generale annuncia che le forze della NATO hanno sospeso tutti gli addestramento in Iraq.”Stiamo prendendo tutte le precauzioni necessarie per proteggere il nostro personale. Stiamo valutando la situazione attentamente.” Gli addestramenti delle forze di sicurezza Irachene riprenderanno quando la situazione è sicura.

06/01/2020 ore 17:50 Secondo fonti militari americane il sistema missilistico iraniano è stato portato a livello di allerta rinforzato su tutto il territorio

06/01/2020 0re 17:00 Le quattro probabili opzioni di rappresaglia prospettate dalla dirigenza iraniana, sulla base delle dichiarazioni rilasciate da vari esponenti, sono: l’assassinio di uno o più dirigenti militari e politici statunitensi dentro e fuori il loro territorio nazionale; attacchi missilistici contro le 15 basi militari americane in Iraq; obbiettivi militari americani, fissi e mobili, basati intorno al Golfo Persico; obbiettivi militari israeliani, in quanto paese direttamente corresponsabile. Sempre fonti filoiraniane confermano l’azione diplomatica americana consistente in almeno due dispacci inviati per il tramite di rappresentanti elvetici e qatarioti

06/01/2020 ore 08:15 Il leader supremo di Iraniano scoppia in lacrime mentre recita preghiere funebri per il funerale di Qassem Soleimani in corso a Tehran.

06/01/2020 ore 07:59 I nomi di 704 dei 1.500 manifestanti uccisi durante la rivolta  a novembre in Iran, sono stati pubblicati dalla resistenza iraniana. Tra di loro ci sono 54 donne.

06/01/2020 ore 07:50 Gli Iraniani-Americani si radunano a San Francisco per celebrare l’uccisione del generale Soleimani

https://www.sfchronicle.com/bayarea/article/Iranian-Americans-rally-in-SF-to-celebrate-14951605.php?utm_campaign=CMS%20Sharing%20Tools%20(Premium)&utm_source=t.co&utm_medium=referral

06/01/2020 ore 04:30 I manifestanti iracheni attaccano il palazzo della milizia Khamenei Hashd al Shaabi a Dhi Qar, Iraq.

06/01/2020 ore 04:05 Come risposta ad una eventuale richiesta fatta dagli Iracheni agli americani di lasciare il paese, Trump ha minacciato sanzioni a Baghdad e ha detto che  gli Stati Uniti non lasceranno il paese a meno che gli Iracheni non rimborsano il prezzo della basi militari americane e i soldi spesi dagli Stati Uniti nella ricostruzione del paese.

06/01/2020 ore 03:59 Segnalazioni di intensa attività di caccia dell’aviazione Israeliana. Cittadini Israeliani segnalano rumore inteso di Caccia sul tutto il paese. Molti non riescono a dormire.

https://twitter.com/aleph_media/status/1213915227743490055?s=20

06/01/2020 ore 03:49 Fra qualche ora, seconco fonti Irachene, il primo ministro Mahdi si dovrebbe incontrare ufficialmente con l’ambasciatore degli Stati Uniti per notificare alle truppe statunitensi l’ordine di lasciare il paese.

06/01/2020 ore 03:45 Caccia americani stanno sorvolano la provincia di Anbar.

06/01/2020 ore 00:45 Nelle prossime 48-72 hours si aspettano operazioni militari congiunte Israele-USA di enorme respiro. Ci sono voici di una mobilitazione massiccia dell’Aviazione Israeliana. Secondo le mie fonti; numerosi caccia Israeliani  sarebbero già in volo. Attendiamo sviluppi e conferme

06/01/2020 ore 00:06 Foto dei terroristi di Al Shabaab che hanno ucciso un militare e due due civili del Dipartimento della Difesa Americana durante l’assalto alla base Kenyota Simba (Mamda Bay). I terroristi sono stati tutti eliminati.

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05/01/2020 ore 23:26 Giusto per sorridere un po` e alleggerire questi tempi di tensioni: l’Iran ha annunciato il sostituto di Soleimani e di Al Muhandis:

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05/01/2020 ore 23:26 Questi sarebbero i mortai usati per attaccare la zona verde, attendiamo conferma

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05/01/2020 ore 23:18 Conseguenza degli attacchi con razzi vicino l’Ambasciata Americana.

https://twitter.com/hindu4_bharat/status/1213922963092729857?s=20

https://twitter.com/hindu4_bharat/status/1213938449063071745?s=20

https://twitter.com/hindu4_bharat/status/1213929068527153152?s=20

 

05/01/2020 ore 23:11 David Petraeus afferma che “è impossibile sopravvalutare il significato” dell’eliminazione del terrorista iraniano Soleimani. “Questa operazione e più importante dell’eliminazione di Osama bin Laden e il leader dell’ISIS”

 

05/01/2020 ore 22:40 Il generale di brigata Hossein Dehghan dichiara che la risposta iraniana sarà militare. Sarà adeguata al tipo di offesa arrecata dagli americani ma sarà contenuta, se possibile, in modo da evitare un conflitto generalizzato. Siamo quindi agli avvertimenti e alla presa delle misure reciproche. Gli iraniani continuano a riferire di contatti della presidenza americana tesi a limitare l’azione di ritorsione iraniana. Il paese più inquieto di quell’area sembra essere l’Arabia Saudita

05/01/2020 ore 21:35  I legislatori iracheni presentano una richiesta al Primo Ministro di cambiare il nome dell’aeroporto internazionale di Baghdad in “aeroporto internazionale Al Muhandis”. In onore di Al muhandis che fu assassinato con Soleimani.

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05/01/2020 ore 21:20 I canali iracheni affermano che i missili lanciati contro la Green Zone sono un totale di 5, non 3. Diversi morti. Non  sappiamo ancora chi siano le vittime.

Iraq Alert (UPDATE): Multiple rockets land near perimeter ...

05/01/2020 ore 21:02 3 razzi hanno colpito nelle vicinanze dell’ambasciata americana nella Green Zone. Non si sa ancora se ci sono vittime.

05/01/2020 ore 21:01 RAZZI STANNO COLPENDO LA ZONA VERDE DI BAGHDAD VICINO ALL’AMBASCIATA USA. 

05/01/2020 ore 21:00 Ufficiale: La coalizione guidata dagli Stati Uniti ha sospeso tutte le operazioni contro l’ISIS in Iraq, le forze verranno riposizionate  per proteggere le strutture e il personale americano

05/01/2020 ore 20:50 Il movimento di Al-Nujaba chiude tutti i suoi uffici incluso il suo quartier generale in Iraq e torna alla resistenza armata.

05/01/2020 ore 20:37 Dichiarazione ufficiale di Zarif: Come quinta e ultima fase di correttivo, ai sensi del paragrafo 36 del JCPOA, non vi saranno più restrizioni sul numero di centrifughe. Questo passaggio è contenuto all’interno di JCPOA e tutti e 5 i passaggi sono reversibili in caso di una migliore attuazione degli obblighi reciproci. La piena cooperazione dell’Iran con l’AIEA continuerà. 

05/01/2020 ore 20:31 Macron:E importante per l’Iran evitare che compia azioni che minacciano la stabilità regionale

05/01/2020 ore 20:28  Nell’amministrazione precedente l’Iran aveva obbligato i nostri marinai ad inginocchiarsi…

05/01/2020 ore 20:15  Il 75 ° Reggimento dei Ranger dell’esercito degli Stati Uniti sarà`schierato nel Medio Oriente. Solo in Iraq; quest’ultimo dispiegamento parta a 5.000 le truppe statunitensi presenti nel paese. ll 75 ° Reggimento Ranger è noto per la sua particolare capacità di condurre raid ad azione diretta per catturare o uccidere obiettivi di alto valore.

https://www.armytimes.com/news/your-army/2020/01/05/ranger-contingent-deploys-to-mideast/

05/01/2020 ore 20:10 Johnson: Soleimani rappresentava una minaccia per tutti i nostri interessi

05/01/2020 ore 20:06 L’Iran ha messo un taglia da $ 80 milioni sulla testa di Trump.

https://www.dailymail.co.uk/news/article-7853703/Iran-threatens-attack-White-House-crushing-powerful-retaliation.html?ito=social-twitter_dailymailus

05/01/2020 ore 20:04 Contrordine! Il governo iraniano: Teheran è pronta a tornare all’accordo nucleare in caso di fine delle sanzioni. (NON SUCCEDERÀ MAI! LA NAVE E ORMAI SALPATA)

05/01/2020 ore 19:33 L’Iran ha deciso di intraprendere un ulteriore passo verso il disimpegnano dalle obbligazioni dal JCPOA (accordo sul Nucleare). In particolare, l’Iran  abbandonerà il punto chiave riguardo le limitazioni operative, la “limitazione del numero di centrifughe”. L’arricchimento sarà “illimitato” in base alle esigenze del paese.

Iran Goes All in for a Game of Nuclear Chicken | RealClearDefense

05/01/2020 ore 19:09 UNA PRECISAZIONE IMPORTANTISSIMA: La decisione del parlamento Iracheno di espellere gli americani dal paese NON HA valore esecutivo, NON E` VINCOLANTE, richiede l’approvazione di un’apposita legge e il governo non e` in condizione di vararla. Il Primo Ministro iracheno e il Presidente devono fornire un piano (che potrebbe richiedere molti mesi). Il voto in parlamento ha di fatto un valore simbolico.

05/01/2020 ore 18:30 I parlamentari curdi si sono rifiutati di cooperare con il parlamento iracheno sull’espulsione delle forze statunitensi dall’Iraq. Per loro, questo significherebbe consegnare l’intero paese all’Iran.

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05/01/2020 ore 18:18  Segnalati pesanti scontri in Iraq fra dimostranti anti-miliziani e forze filo-iraniane 

05/01/2020 ore 18:09 Al termine della sessione parlamentare Irachena di oggi…

05/01/2020 ore 18:00 Foto di Qassem Soleimani esposta oggi in Parlamento Iracheno accompagnato dai slogan Anti-USA. 

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05/01/2020 ore 17:49  Il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg ha convocato, per domani, la riunione del Consiglio.

05/01/2020 ore 17:45 Continua il massiccio dispiegamento di truppe americane nel medio oriente

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05/01/2020 ore 17:04 Gli Stati Uniti sospendono l’addestramento delle truppe irachene per concentrarsi tutto sulla sicurezza a seguito dell’uccisione di Soleimani

05/01/2020 ore 17:04 Aviazione Israeliana molto attiva:

C-130H Hercules 435
G550 Nachshon Shavit 676
V Nachshon Shavit 537
G550 Nachshon Aitam 569
Boeing 707 3L6C 272
550 Nachshon Aitam 537

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05/01/2020 ore 17:00 Il Parlamento Iracheno vota per espellere i militari statunitensi dall’Iraq. PM Abdul Mahdi: “È ora che le truppe americane se ne vadano”. Soleimani era suo ospite e l’intervento degli Stati Uniti era illegale. Moqtada Sadr chiede la chiusura dell’ambasciata americana a Baghdad.

05/01/2020 ore 16:30 Proseguono i contatti diplomatici tra Iran e Turchia, anche se difficilmente i turchi prenderanno posizioni dichiaratamente ostili all’attacco americano. Convocato il parlamento iracheno per decidere sulla richiesta di ritiro delle truppe americane. Gran parte dei parlamentari non si sono presentati o sono contrari alla richiesta sostenuta dalle componenti filoraniane. Il fronte sciita non è poi così compatto e quello sunnita teme una netta prevalenza della componente filoraniana. La seduta sino ad ora non riesce a proseguire per mancanza del numero legale. Si profila l’eventualità di un confronto militare interno. La fazione di Hezbollah ha intimato alle truppe irachene di allontanarsi di almeno un km dalle basi americane in previsione di attacchi

05/01/2020 ore 10:45 Primi militari turchi caduti in Libia ad opera dell’aviazione del Generale Haftar. I sauditi condannano con decisione l’intervento turco in Libia. Teheran mette in guardia gli Stati Uniti dal mettere in atto l’eventuale attacco ritorsivo a 52 obbiettivi in territorio iraniano. Sarebbe un ulteriore atto terroristico. Pare evidente un atteggiamento di attesa. Rimandiamo all’ultimo articolo di de Martini per alcune considerazioni opportune http://italiaeilmondo.com/2020/01/04/dollari-e-dispetti-di-antonio-de-martini/

I05/01/2020 ore 09:04  Il sovrano dell’Oman, Sultan Qaboos, ha invitato gli Stati Uniti e l’Iran a risolvere diplomaticamente i loro problemi e ha chiesto alla comunità internazionale di intensificare gli sforzi per la pace nella regione – Arab News

05/01/2020 ore 09:02 Bara del Gen.Solimani portato nella città iraniana di Ahvaz, dove migliaia di persone stanno partecipano al funerale

 

05/01/2020 ore 08:50 Continua inesorabilmente a crescere la presenza dei Marines e di personale militare Americano a Baghdad in Iraq. Cominciano ad arrivare e prendere posizione i migliaia di militari Americani mandati da Trump in Medio Oriente.

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05/01/2019 ore 08:43 Marines con il 2 ° battaglione, 7 ° Marines, incaricato di rafforzare il complesso dell’ambasciata di Baghdad in Iraq.

05/01/2020 ore 08:20 ll Pakistan si schiererebbe con l’Arabia Saudita nella volatile situazione che si sta sviluppando in Medio Oriente. Questo perché il regno saudita ha sempre sostenuto il Pakistan di fronte a ogni situazione difficolta. Ha detto sabato il ministro degli affari religiosi Pir Noorul Haq Qadri.

https://tribune.com.pk/story/2130610/1-middle-east-conflict-pakistan-side-saudi-arabia-says-pti-minister

05/01/2020 ore 08:02 Il tentativo di attacco da parte di militanti di Al-Shabaab a Camp Simba,  base militare congiunta Stati Uniti-Kenya  è stato respinto con successo, almeno quattro militanti sono stati uccisi.

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05/01/2020 ore 07:05 Lo Stato Ombra passa informazioni secretate sull’operazione che ha ucciso Soleimani a una giornalista del New York Times per danneggiare Trump. Potete leggere sotto i tweet della giornalista che ha pubblicato i “leaks”.

05/01/2020 ore 07:01 Militanti di Al-Shabaab hanno attaccato la basi militare di Camp Simba nella baia di Manda di Lamu. L’organizzazione radicale islamista al Shabaab ha rivendicato d’assalto alla base militare in Kenya; l’area è utilizzata sia dal personale militare statunitense che da quello keniota. non si conosce se e quante vittime ci sono.

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05/01/2020 ore 07:00 Il gabinetto della sicurezza Israeliana si riunirà oggi alle 13:00 come conseguenza dell’assassinio di Soleimani 

05/01/2020 ore 06:43 Il presidente Trump aveva respinto l’idea di uccidere Soleimani a fine dicembre e aveva invece optato per attacchi aerei. Successivamente, ha cambiato idea dopo aver visto l’assalto dell’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad – (New York Times)

05/01/2020 ore 06:35 “Questa non è una bandiera di lutto. È una bandiera che indica che l’Iran sta mobilitando la sua intera società verso un conflitto mai visto prima. Questa bandiera non è stata dispiegata nemmeno durante la guerra Iran-Iraq. La bandiera dell’Imam Hussein e il rosso commemora il suo sangue che fu ingiustamente versato.”

05/01/2020 ore 06:28 Gli Stati Uniti hanno appena speso due trilioni di dollari in armamento militare. Siamo i più grandi e di gran lunga i MIGLIORI al mondo! Se l’Iran attacca una base americana, o qualsiasi americano, utilizzeremo alcune di queste nuove meravigliose attrezzature apposta per loro … e senza esitazione!

05 /01/2020 ore 06:22 Ci hanno attaccato e noi abbiamo risposto. Se attaccano di nuovo, cosa che consiglio vivamente di non fare, li colpiremo più forte di quanto non siano mai stati colpiti prima!

05 /01/2020 ore 06:01 Le milizie irachene hanno cambiato i numeri di telefono dei leader e dei loro assistenti, sostituendo anche gli apparecchi telefonici. Tutti i cellulari dei miliziani sarebbero compromessi.

05 /01/2020 ore 05:38 Secondo fonti libiche; un ufficiale dell’esercito turco è morto e altri 3 feriti all’aeroporto internazionale di Mitiga dopo che la Libya National Air Force ha effettuato un attacco aereo contro un hangar usato da aerei turchi. Sarebbe ufficialmente i primi morti  Turchi in Libia.

05 /01/2020 ore 05:25  A questo punto vogliamo ri-proporvi  le immagini degli incontri  segreti tenutisi a Parigi, nel Maggio del 2018, tra John Kerry e gli Iraniani. 

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05 /01/2019 ore 05:08 Il generale  Ahmed al-Mismari, durante una conferenza stampa ha dichiarato che lesercito nazionale libico e pronto a “respingere l’invasione turca” e che la sua marina è pronta a prendere il controllo e proteggere la costa del paese. 

https://english.alarabiya.net/en/News/north-africa/2020/01/05/Libyan-National-Army-says-it-is-ready-to-repel-Turkish-invasion-.html

05 /01/2019 ore 05:00 Il vice ministro della Difesa dell’Arabia Saudita, il principe Khalid bin Salman, si incontrerà con alti funzionari della Casa Bianca a Washington per discutere strategie volte a ridurre le tensioni nella regione.

Prince Khalid bin Salman Officially Begins Assignment as Saudi Ambassador to the U.S. - ArabiaNow

05 /01/2019 ore 04:37 Secondo un rapporto di Asharq al-Awsat, leader militari sauditi si sono incontrati con controparti di “paesi alleati” per “sviluppare una migliore strategia per affrontare la milizia Houthi” in caso di attacchi a strutture civili ed economiche.

05 /01/2019 ore 04:31 Proteste contro Trump in San Francisco

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05 /01/2019 ore 04:00 Il portavoce delle forze armate iraniane, il generale di brigata Abolfazl Shekarchi ha dichiarato che l’Iran “preparerà pazientemente un piano, per rispondere a questo atto terroristico in modo schiacciante e potente”. Ha aggiunto: “Siamo noi a decidere l’ora e il luogo della nostra risposta”.

05 /01/2019 ore 04:00 Il mio messaggio per il popolo iraniano è inequivocabile: Prendete ciò che è giustamente vostro; la dignità che deriva dal fatto che sei un essere umano. La libertà di vivere, la libertà di adorare il tuo Dio nel modo che scegli. 

05 /01/2019 ore 03:50  Arrivo della bara di Soleimani a Teheran

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05 /01/2019 ore 03:43 Il sito web della biblioteca federale del governo americano è stato hackerato da gli iraniani.

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05 /01/2019 ore 01:23 Confermato: B-52s al momento stanno sorvolando l’Iraq. Non Confermato: Alcuni di questi B52 hanno capacità atomica.

05 /01/2019 ore 01:20 Al-Hadath: Miliziani shite sono stati uccisi e feriti in un bombardamento di un quartier generale vicino al confine siriano-iracheno

05 /01/2019 ore 01:17 La Germania invierà 60 soldati in Iraq. Il ministro degli Esteri tedesco; Heiko Maa,s intende tenere colloqui diretti con l’Iran per cercare di calmare la situazione

05 /01/2019 ore 01:06 Il presidente Trump afferma che gli Stati Uniti hanno “preso di mira 52 siti iraniani” che gli Stati Uniti colpiranno se l’Iran colpisce qualsiasi americano o risorsa americana 

05 /01/2019 ore 01:05 “Dobbiamo ritirare i nostri militari dall’Iraq e dalla Siria. Quante altre vite americane, quanti altri trilioni di dollari saranno sprecati prima di abdicare? Adesso, o tra 20 anni, non ci sarà mai nessuna vittoria americana.

https://twitter.com/TulsiGabbard/status/1213482864341397506?s=20

05 /01/2019 ore 00:15 Dopo otto anni di silenzio assordante e totale, in cui l’amministrazione Obama ha bombardato sette paesi, lanciando oltre 100,000 bombe, autorizzato dieci volte di più attacchi con droni rispetto George W. Bush, uccidendo una miriadi di vittime innocenti e destabilizzando intere aree geografiche; i movimenti pacifisti si rifanno vivi, meglio tardi che mai…

04/01/2019 ore 23.55 Domanda e risposta sull’anello che portava Soleimani:L”anello gli era stato donato dall’ayatollah Khamenei.

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04/01/2019 ore 23.38 Secondo l’agenzia Reuter ripresa da giornali del quadrante mediorientale il Generale Soleimani, a seguito delle manifestazioni antiraniane tenutesi in Iraq, stava pianificando, assieme ai gruppi filoiraniani più oltranzisti in Iraq, un serie di provocazioni e di attacchi in modo da spingere gli americani ad attacchi massicci e indiscriminati tali da far accrescere l’ostilità antiamericana in Iraq. Il piano prevedeva tra l’altro il trasferimento in Iraq di milizie ed armi sofisticate dall’Iran

04/01/2020 ore 22:00 Il principe ereditario Mohammad Bin Salman dell’Arabia Saudita ha chiamato il Primo Ministro dell’Iraq. Re Salman ha sottolineato “l’importanza della stabilità nella regione”.

04/01/2020 ore 21:20 Colpite simultaneamente da due obici di mortaio la zona verde ultra securizzata di Bagdad e una base aerea americana in Iraq senza far vittime

Des paracommandos américains se préparant avant leur départ pour le Moyen-Orient, sur une base de Caroline du Nord, le 4 janvier 2020. Les Etats-Unis ont décidé de renforcer leur présence dans la région après une attaque ayant tué le général iranien Kassem Soleimani. Photo REUTERS/Jonathan Drake

04/01/2020 Ore 21:19 Caccia militari hanno attaccato siti della milizia appoggiata dall’Iran vicino ad Albu Kamal, nella Siria occidentale e il sito della milizia Kata’ib Hezbollah appoggiata dall’Iran, che ospita magazzini di missili a corto e medio raggio iraniani nella regione di Al-Qaim, al confine tra Iraq e Siria. Non siamo sicuri se i caccia appartengono agli Stati Uniti o all’aviazione Israeliana.

04/01/2020 Ore 21:10 La USS Bataan, con F-35 e quasi 2.000 marines, diretta verso il Mediterraneo. La marina Britannica riprende le scorte di navi mercantili attraverso Straight of Hormuz a seguito delle crescenti tensioni Iran.

https://en.wikipedia.org/wiki/USS_Bataan_(LHD-5)

04/01/2020 Ore 21:02 La figlia del Gen. Soleimani chiede a Hassan Rouhani: chi si vendicherà di mio padre? Rouhani: non preoccuparti, tutti vendicheranno il suo assassinio

 

04/01/2020 Ore 20:56 Il ministro delle finanze del Qatar, Mohammed Al Thani, a Teheran oggi. Foto di @AbasAslani

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04/01/2020 Ore 20:27 I paracadutisti dell’esercito Americano lasciano Fort Bragg per il Kuwait

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04/01/2020 Ore 20:16 “E` impossibile non negare l’importanza di questa azione. La morte di Soleimani è molto più significativa dell’uccisione di Osama bin Laden. È persino più importante dell’uccisione di Baghdadi “. General David Petraeus 

04/01/2020 Ore 20:05 RICAPITOLANDO: Attacchi su vasta scala sono ora in corso con almeno 5 bersagli dove sono presenti forze statunitensi, non ci sono notizie di vittime tra militari o civili americani:

Ambasciata USA, Baghdad
Quartiere di Al-Jadirya, Baghdad
Balad Airbase
Al-Kindi Camp, Mosul
Vecchio palazzo presidenziale in Baghdad

04/01/2020 Ore 20:01  Colpi di mortaio vicino all’area del palazzo presidenziale in Baghdad. Sul Luogo si trovano militari USA

04/01/2020 Ore 19:52  Il Ministero della Difesa e la polizia Ceca sospendono l’addestramento di militari Iracheni pur rimanendo nelle loro basi.

04/01/2020 Ore 19:48 Ufficiale: Colpi di mortaio nelle vicinanze della base militare di Al-Kindi a Mosul.

04/01/2020 Ore 19:43 I corpi di Qasem Soleimani e Abu Mahdi al-Muhandis sono arrivati all’aeroporto di Najaf in Iraq per il trasporto delle salme in Iran.

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04/01/2020 Ore 19:17 ll Ministero della Difesa egiziano ha diffuso le foto e i filmati dell’attuale esercitazione congiunta di Egypt Air Force, Army & Navy. Questo esercizio si svolge in risposta alla minaccia causata dalla Turchia. Lo scopo delle esercitazioni e quello di aumentare la prontezza delle forze armate egiziane a fronteggiare qualsiasi aggressione turca in Libia!

04/01/2020 Ore 19:03 Continua il massiccio movimento dell’aviazione Americana di truppe aviotrasportate:KC-10A 85-0031/C-17A Globemaster III 01-0187/CN-235 300 96-6042/C-5M Galaxy 87-0029/C-5M Galaxy 69-0024/KC-130J Hercules 166514

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04/01/2020 Ore 19:00 Il Comandante delle operazioni speciali per le brigate Hezbollah in Iraq: “I servizi di sicurezza e i civili Iracheni dovrebbero allontanarsi dalle basi statunitensi per una distanza non inferiore a mille metri, a partire da domenica sera.”

04/01/2020 Ore 18:50 Fonti non ufficiali: Una serie di attacchi missilistici hanno colpito la base della milizia di mobilitazione popolare appoggiata dall’Iran sulla zona di confine Iraq-Siria   (https://www.alhurra.com)

04/01/2020 Ore 18:45 In attesa di conferma: 5 civili feriti dopo l’attacco di un razzo vicino a Baghdad Green Zone. 

Confermato tramite il Times: 3 militari iracheni feriti dopo l’attacco di un razzo alla base aerea di Balad a nord di Baghdad

04/01/2020 Ore 18:39  I Palestinesi oggi a Gaza:

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04/01/2020 Ore 18:12 Molti si chiedono dove era Moqtada al-Sadr? Eccolo nella foto oggi al funerale di Soleimani.

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04/01/2020 Ore 18:12 IMPORTANTISSIMO: Fonti non ufficiali sostengono che la base aerea di Balad, nel nord dell’Iraq, è stata colpita da missili pochi minuti fa. Sviluppo importante se risulterà vera questa voce. Attendiamo conferme

04/01/2020 Ore 18:12 Maryam Rajavi, Presidente eletto del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, voce di spicco dei diritti e della tolleranza per le donne iraniane: “La comunità internazionale, in particolare quella europea, deve porre fine alla politica di pacificazione e riconoscere il diritto del popolo iraniano di resistenza e difendersi per la libertà di sostituire la sovranità popolare al posto del dominio dei mullah”

Maryam Rajavi in the grand gathering of freedom-loving Ira… | Flickr

04/01/2020 Ore 17:35 Ho discusso con il presidente iracheno Salih la decisione di Donald Trump di intraprendere azioni difensive per proteggere il personale e gli interessi degli Stati Uniti all’estero e ho ribadito che gli Stati Uniti continuano a impegnarsi per la distensione.

04/01/2020 Ore 17:25 Il Parlamento iracheno terrà una sessione di emergenza: voterà se espellere le forze statunitensi dal paese

04/01/2020 Ore 17:23 Oggi, con il ministro degli Esteri turco Cavusoglu abbiamo discusso della decisiva azione difensiva impiegata da Donald Trump a Baghdad per proteggere vite americane. Ho ribadito l’importanza di contrastare le attività destabilizzanti del regime iraniano.

04/01/2020 Ore 17:18 Il ministro degli esteri del Qatar in visita a Hassan Rouhani a Teheran: “Vi trasmettiamo dal Qatar le nostre più sentite condoglianze per il martirio del generale Qasem Soleimani, una perdita per il vostro popolo”.

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04/01/2020 Ore 11:30 Migliaia di persone in lutto che invocano L’America come il Grande Satana, stanno marciando oggi nella processione funebre, attraverso Baghdad, per i leader iraniani e i militanti iracheni, che sono stati uccisi in un attacco aereo americano.

04/01/2020 Ore 11:20 La processione funebre per Qassem Soleimani e Abu Mahdi Al Muhandis si sta svolgendo proprio ora a Baghdad

 

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Nuri al-Maleki, ex primo ministro dell’Iraq

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04/01/2020 Ore 11:19 “La domanda che ci si chiede è perché il ministro degli esteri del Qatar si sta recando a Teheran nel momento in cui il funerale di Qassem Soleimani si svolge a Baghdad?” Vorremmo saperlo anche noi…

https://twitter.com/HSajwanization/status/1213393674429718531?s=20

04/01/2020 Ore 11:06 Il ministro degli Esteri iraniano Zarif minaccia di esporre i diplomatici occidentali che hanno preso tangenti per creare l’accordo nucleare.

Iran’s Zarif congratulates Soleimani on receiving medal of honour – Middle East Monitor

04/01/2020 Ore 10:41 Un iracheno e un siriano che erano a bordo dell’aereo, che a Baghdad aspettava Soleimani, sono stati arrestati.

04/01/2020 Ore 09:43 Candele accese sulla strada per l’aeroporto di Baghdad , vicino al luogo dell’esecuzione di Suleimani.

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04/01/2020 Ore 08:57 Massiccio Movimento di Aviazione Americana: USAF Lockheed C-5M Super Galaxy-RCH827-RCH543-RCH827-RCH609-RCH979-USAF C-17A Globemaster III-RCH622-RCH164-RCH957-RCH402-RCH417-RCH707-RCH311

https://pbs.twimg.com/media/ENa9sXRWoAEwEQv?format=jpg&name=medium
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04/01/2020 Ore 07:38 Il Comando Americano nega l’attacco di ieri a Taji. Chi ha colpito quindi il convoglio a Taji? Israele, Arabia Saudita?
The Coalition @CJTFOIR nei giorni scorsi NON ha condotto attacchi aerei vicino a Camp Taji (a nord di Baghdad).

 

04/01/2020 Ore 07:20 Segretario Pompeo: Ho parlato oggi con Yang Jiechi, membro del Politburo cinese, per discutere di della decisione da parte di Donald Trump di eliminare Soleimani in risposta alle minacce imminenti alla vita di cittadini americani. Ho ribadito il nostro impegno per ridurre le tensioni.

04/01/2020 Ore 06:51 Il Dipartimento di Stato Americano: “Possiamo confermare che negli ultimi giorni, il Generale Soleimani aveva viaggiato attraverso il Medio Oriente coordinando, ulteriori, imminenti, attacchi su larga scala contro diplomatici e membri del servizio degli Stati Uniti. Queste minacce erano altamente credibili e l’informazioni erono solide ”

04/01/2020 Ore 06:12 Il nuovo comandante della forza Quds Esmail Qaani:”Diciamo a tutti di avere un po di pazienza e vedrete i cadaveri degli americani in tutto il Medio Oriente”

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04/01/2020 Ore 04:26 Dichiarazione della presidenza della regione del Kurdistan:Il Kurdistan respinge la violazione alla sovranità irachena. L’Iraq non dovrebbe essere trasformato in un campo di conflitto tra diversi paesi.E imperativo risolvere i problemi attraverso il dialogo.La situazione è molto pericolosa, la moderazione è richiesta da tutti i le parti coinvolte

04/01/2020 Ore 03:50  La coalizione guidata dagli Stati Uniti ha sospeso l’addestramento delle forze irachene a causa dell’aumentato rischio di attacchi e infiltrazioni.

04/01/2020 Ore 03:40 Foto che ci provengono da una località non specificata. E possibile che siano missili balistici appena lanciati. Se qualcuno può tradurre dall’arabo nella foto e confermare l’originalità della foto stesse. Grazie in anticipo.Ore 06:33 AGGIORNAMENTO RIGUARDO LE FOTO: sono state fatte sopra il cielo di Duhok, Iraq. Anche se non siamo sicuri che si tratti di missili.

https://pbs.twimg.com/media/ENZvJfUXsAAfeU4?format=jpg&name=900x900

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04/01/2020 Ore 03:27 Lo sceicco Mehdi Ahmed al-Sumaidaie dell’Iraq (sunnita) chiede a tutti i sunniti iracheni di unirsi agli sciiti iracheni nello scontro con gli Stati Uniti:
“Io e il mio esercito siamo pronti a distruggere l’America, il Grande Satana. Dio è con noi e saremo vittoriosi”.

04/01/2020 Ore 02:30 Il Canada invita i suoi cittadini a lasciare immediatamente l’Iraq.

04/01/2020 Ore 01:32 L’ambasciatore iraniano presso le Nazioni Unite:
“L’assassinio di Soleimani equivale a una dichiarazione di guerra contro di noi.”
“La risposta adeguata all’azione militare Americana è l’azione militare”.

04/01/2020 Ore 01:20 Secondo fonti attendibili; l’intelligence americana disporebbe di una rete di informazioni capillare su tutto il territorio Iracheno. Gli americani saprebbero la locazione e le mosse di tutti i maggiori attori Iraniani o pro Iraniani in Iraq. Una pianificazione intrapresa almeno 4-5 mesi fa, culminata con le uccisioni e gli attacchi aerei delle ultime ore.

04/01/2020 Ore 01:11 Il secondo attacco aereo americano che ha colpito il convoglio della milizia irachena a nord di Baghdad, di cui abbiamo riportato la notizia precedentemente, avrebbe causato almeno 6 vittime e 3 i feriti.

04/01/2020 Ore 00:59 Forti esplosioni si sono sentite a ovest di Sinjar, in Iraq, vicino a Mosul

04/01/2020 Ore 00:55 Volo operato dai militari statunitensi: 767-33 AER
CMB 301
Diretto dall’aeroporto di Shannon verso il Medio Oriente.

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04/01/2020 Ore 00:11 Confermato! L’attacco aereo statunitense di oggi (secondo) a Taji ha preso di mira Shibl al-Zaydi (in rosso). L’attacco aereo di ieri ha preso di mira Qasem Soleimani (al centro) e Al Muhandis (a destra). Gli americani stanno sistematicamente eliminando i maggiori attori Iraniani in Iraq 

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04/01/2020 Ore 00:05 Fonti indicano che Shbl al-Zaidi, comandante della milizia di Kataib Imam Ali, e stato preso di mira da un attacco aereo americano vicino a Taji, nel nord di Baghdad.

03/01/2020 Ore 23:56 Un attacco aereo colpisce due veicoli di un convoglio a Taji, a nord di Baghdad, in Iraq. Fonti indicano che questo attacco è stato effettuato dalle forze statunitensi. Potrebbe essere un attacco contro le milizie Asaib Ahl al-Haq sostenute dall’Iran

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03/01/2020 Ore 23:50 Volo curioso arrivato a New York qualche ora fa- Ministero delle finanze saudita B737 HZ-MF2 SVA7665

 

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03/01/2020 Ore 23:37 Il sindaco di New York; Bill de Blasio, ha detto che la città e` in massima in allerta per possibili attacchi terroristici.

03/01/2020 Ore 23:26 Grosso movimento di carri armati Statunitensi dal Kuwait all’Iraq

03/01/2020 Ore 23:15 Dichiarazione del presidente Trump rilasciata qualche minuto fa`riguardo l’esecuzione di Soleimani :

03/01/2020 Ore 22:47 Truppe statunitensi di stanza in Italia sono state messe in allerta, pronte al trasferimento in Libano, per proteggere l’ambasciata americana a Beirut da possibili attacchi. I servizi di intelligence Americani hanno ricevuto informazioni al riguardo.

Soleimani e il futuro del nostro paese, di Massimo Morigi

L’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani orgogliosamente rivendicata dal presidente degli Stati uniti Donald Trump è l’atto storico che pone, anche agli occhi dei più stolti, fine all’Alleanza atlantica intesa come organizzazione di difesa collettiva, collocandola definitivamente nel novero della strutture politico-militari più pericolose e foriere di guerre e terrorismo per gli anni a venire. In questo procurato pericolo da parte dell’Alleanza atlantica, l’Italia è il paese, per ovvie ragioni che non è necessario qui ricapitolare, che rischia maggiormente la sua stessa sopravvivenza non solo come entità politica ma anche sotto l’aspetto della vita dei suoi cittadini. In questi ultimi anni si è parlato, spesso a sproposito, di sovranismo e delle c.d. forze politiche che a quest’idea si ispirerebbero. Dalle prime reazioni di queste forze, è di tutta evidenza che esse hanno strumentalizzato la legittima pulsione degli italiani  non solo ad una maggiore dignità internazionale ma, ancor più importante, alla prospettiva dell’esistenza nei prossimi decenni di una entità politica nazionale e al conseguente diritto degli italiani di non essere biologicamente annientati in future guerre di cui tutto si può dire tranne che verranno combattute per difendere i loro interessi politico-biologici. Concludendo: l’assassinio  del generale iraniano Qasem Soleimani ad opera degli Stati uniti, proprio per la sua natura puramente terroristica e del tutto indifferente ai legittimi interessi dei paesi che un tempo facevano parte del blocco occidentale, è storicamente un atto altamente positivo perché mette tutti di fronte alle proprie responsabilità. A quanto pare in Italia nessuna forza politica organizzata vuole affrontarle cominciando ad impostare un discorso pubblico improntato ad una progressiva neutralità del nostro Paese. Saremmo però molto contenti di essere smentiti e, a questo scopo, è necessario andare a stanare coloro che nel c.d. campo sovranista pur non pronunciandosi con la chiarezza necessaria, non hanno nemmeno abbracciato toto corde la deriva suicida che parte dall’assassinio di Qasem Soleimani. E sul giudizio su questo assassinio e sulla auspicabile, perché da questa decisione dipende la vita della nostra nazione come dei suoi cittadini, progressiva neutralità dell’Italia, invitiamo tutti coloro che hanno dato il loro consenso e voto alle c.d. forze sovraniste ad esprimersi pubblicamente e a porre a queste forze gli stessi ragionamenti ed ammonimenti che, se fatti propri da queste forze, consentirebbero veramente di dire che in Italia il sovranismo non solo è qualcosa di serio ma, ancor più importante, l’unica prospettiva di vita collettiva ed individuale per gli italiani

PS

Quello che mai ci saremmo mai  immaginati, nemmeno nel più sgangherato ed antiamericano racconto di fantapolitica,  è avvenuto: Donald Trump minaccia di bombardare siti culturali iraniani. Si tratta della minaccia di un crimine di guerra che  nemmeno i nazisti osarono mai pronunciare pubblicamente. Il tweet della minaccia del presidente degli Stati uniti è all’URL  https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1213593975732527112 e, vista l’importanza della storica dichiarazione che degrada il presidente statunitense al livello di un al Baghdadi fra i cui divertimenti, oltre agli eccidi di massa, era, appunto, ordinare la distruzione di monumenti, abbiamo congelato l’URL di questa lugubre uscita tramite Wayback Machine e abbiamo così generato l’URL https://web.archive.org/web/20200105185413/https:/twitter.com/realDonaldTrump/status/1213593975732527112. Non ci sarebbe altro da aggiungere, ma per amore del nostro paese (che, fra l’altro, ha in sorte di essere la prima potenza mondiale per quanto riguarda i beni culturali che ci ha lasciato in eredità la nostra multimillenaria storia), ribadiamo ancora una volta l’imperativo che deve animare tutti coloro che mantengono un briciolo d’amore per questa terra e per i suoi abitanti: graduale ma anche  senza indugi fuoruscita dall’Alleanza atlantica nel quadro di una vigilante neutralità che, non facendo sconti a nessun vecchio idola fori ereditato dal secondo dopoguerra ed animata da un sodo realismo politico, guardi solo ed unicamente all’interesse nazionale. A meno che non si voglia essere schiavi (e future vittime) di questo od altro  novello al Baghdadi in  barbarica versione militar-tecno-atlantica. Massimo Morigi – 5 gennaio 2019

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1213593975732527112

Wayback machine: https://web.archive.org/web/20200105185413/https:/twitter.com/realDonaldTrump/status/1213593975732527112

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