Italia e il mondo

Stati Uniti! Fratelli coltelli_con Gianfranco Campa

Novanta minuti lunghi, ma ben spesi. Le due principali anime oltranziste che sorreggono la figura di un presidente traballante e vacuo, superata, almeno per ora, in qualche maniera e con parecchio affanno la sfida di Trump, per oltre un anno hanno trovato nel conflitto in Ucraina il punto di accordo sul quale procedere nel tentativo di eliminare uno dei fautori di un mondo multipolare e, particolare non secondario, avvolgere in catene sempre meno dorate gli alleati europei da spremere ormai senza tanti infingimenti. Stiamo conoscendo sempre più il lato oscuro del “american way of life” e l’aspetto costrittivo della gabbia atlantica. Al crescere della tensione in un conflitto da tempo coscientemente atteso e provocato, ne parliamo con cognizione di causa, si pone il problema di quale sia la soglia da non oltrepassare per evitare l’innesco di un conflitto aperto e totale dagli esiti disastrosi per tutti i contendenti. Su questo le due anime presenti nella amministrazione Biden hanno innescato uno scontro politico sempre più difficile da mimetizzare. Un conflitto all’interno del quale non esiste una accettazione e un riconoscimento a condurre il gioco alla componente al momento prevalente. Piuttosto, l’utilizzo delle leve disponibili di ogni fazione per forzare il corso degli eventi. Leve che, purtroppo, si estendono e ramificano, soprattutto in Europa, anche in gruppi e centri decisori esterni al paese. In primo luogo tra i comandi della NATO, nei centri più ottusamente nazionalisti dei paesi dell’Europa Orientale in maniera esplicita e in maniera più silente nei centri decisori, si fa per dire, dei paesi chiave, almeno una volta, della Unione Europea.

ancore parigine di democratici statunitensi

Una dinamica che finisce per ridurre, tranne rare eccezioni, i centri europei a veicolo e strumenti di provocazione e forzature delle provocazioni della componente più avventurista dell’amministrazione statunitense. I nomi, i portatori espliciti, di tale condotta li abbiamo conosciuti nel corso di questi anni. Altri emergeranno con l’intensificarsi della crisi e con la resa dei conti ad essa connessa. Sino a quando in Europa non si farà, almeno in qualche misura, pulizia negli apparati, non sarà possibile un mutamento di linea e l’assunzione di un ruolo quantomeno moderatore nella vicenda di casa nostra. Paradossalmente, proprio negli Stati Uniti si annunciano crescenti scricchiolii; da lì potrebbe pervenire finalmente un rivolgimento che investirà direttamente anche l’Europa, senza che le nostre classi dirigenti desiderino e abbiano le capacità di affrontarlo adeguatamente. Comunque si risolverà la crisi Ucraina, peggio nel caso di successo dell’amministrazione Biden, per l’Europa si annuncia un declivio sempre più ripido e caotico. Negli Stati Uniti, quantomeno, i termini del conflitto sono sempre più trasparenti e definiti. Mala tempora currunt. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

 Ocasio Cortez

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Troppe Bibbiano, una filiera_Con Gianluigi Matta e Paolo Roat

E’ ormai evidente che la vicenda di Bibbiano non si può considerare un caso isolato, ma una prassi diffusa sul territorio nazionale e purtroppo nel tempo. Si tratta della pratica diffusa di allontanamento di minori dalle famiglie guidata da una visione distorta, patologizzante, delle problematiche legate alla responsabilità genitoriale e alle modalità di educazione e cura dei minori. Pratiche che presuppongono una visione totalitaria del ruolo dello Stato e delle pubbliche amministrazioni. Pratiche che agiscono attraverso procedure opache che alimentano interessi economici, commistioni paradossali di funzioni di controllo e operative, visioni dogmatiche che trasformano un problema sociale in uno medicale. Il tutto, il più delle volte, ai danni delle vittime delle quali si vorrebbe sollevare le sorti: i genitori, quasi sempre con scarsa voce in capitolo e, soprattutto, i minori. Pratiche ormai incancrenite nel tempo, che hanno consentito la formazione di una vera e propria filiera che si deve continuamente riprodurre ed alimentare sino a situazioni di terribile degrado e di spregevole speculazione ricondotte a normalità. Tutto ciò è evidente, ma non ancora di dominio pubblico. L’ultima relazione della apposita Commissione Parlamentare ha finalmente messo in luce le carenze e le omissioni di questo sistema. Un primo passo, ma semplicemente propedeutico ad individuare le soluzioni. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Ucraina, il conflitto 17a puntata. L’attesa_con Max Bonelli e Stefano Orsi

Una situazione di stallo apparente con l’esercito ucraino che riesce a rosicchiare parte dei territori perduti. L’iniziativa sul campo sembra essere passata in maniera più duratura al regime ucraino. Un paradosso a confronto della enorme perdita di materiale bellico e della sua capacità di produzione in loco e soprattutto della strage di uomini attinti da un serbatoio certamente limitato. Una diretta conseguenza invece del crescente coinvolgimento della NATO e degli Stati Uniti nel conflitto sino ad assumerne direttamente la gestione, la direzione e la supervisione sino a sopperire alle gravi carenze di militi con mercenari e militari stranieri appena dismessi. L’esercito russo sembra in posizione di attesa, pronto a conservare ed accumulare forze in vista di uno scontro ben più ampio e dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche per tutti i condendenti dichiarati o dietro le quinte. Deve risolvere in breve tempo problemi cruciali di assetti politici interni e di riorganizzazione dopo di che non sarà più facile per i contendenti occulti operare dietro le quinte e con la carne di cannone dei terzi ucraini e di chi vorrà aggiungersi ad essi. Il rifiuto di una trattativa seria e il sostegno ad un regime guerrafondaio all’esterno ed aguzzino e razzista, spietato al proprio interno, quale quello ucraino, stanno rendendo sempre più doloroso e costoso il necessario passo indietro. In gioco c’è la tenuta dell’attuale leadership statunitense all’interno e all’esterno degli Stati Uniti. Al momento e in apparenza la sua partita prosegue con il punto perso in Afghanistan e due punti guadagnati a Taiwan e in Europa. E’, però, un continuo azzardo al rialzo al quale basta perdere l’ultimo punto per compromettere l’intero gioco.
Intanto il conto più salato, in termini di sottomissione, passività e stupidità, a diverso titolo, lo stanno pagando gli europei. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Stati Uniti, strategie di logoramento_Con Gianfranco Campa

Puntata particolarmente importante. I nemici dichiarati dalla attuale leadership statunitense sono la Russia nell’immediato, la Cina dal punto di vista strategico. L’obbiettivo di fondo è scompaginare la prima, trattare da posizione di forza con la seconda. Arrivare a regolare il contenzioso con la Cina, comporta riequilibrare preliminarmente la propria economia attualmente fondata sul debito e sul drenaggio di risorse dall’area del dollaro e su un processo di decentramento industriale che espone gli Stati Uniti alla fragilità di un circuito troppo vulnerabile. I paesi europei, in primo luogo la Germania, sono destinati ad essere la vittima sacrificale di questa dinamica a beneficio esclusivo del loro alleato egemone. Su questo il gruppo dirigente statunitense può far leva sugli utili idioti dei paesi scandinavi e dell’Europa Orientale, nella fattispecie i paesi baltici, la Polonia. Costoro, in nome di brame di rivalsa sopite da troppo tempo nei confronti di Russia e Germania, non esitano a legarsi mani e piedi con chi a tempo debito non esiterà a scaricarli. Un già visto nelle precedenti due guerre mondiali, ma di nessuna lezione per il presente. Gli Stati Uniti, intanto, riescono a lucrare a man bassa sul mercato energetico, grazie alle dinamiche politiche innescate; compresi gli atti di sabotaggio. L’ennesima conferma di come le fortune economiche dipendono soprattutto dalle scelte politiche, piuttosto che da dinamiche economiche intrinseche. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Ucraina, il conflitto_16a puntata. Equilibrio instabile_Con Max Bonelli e Stefano Orsi

Il conflitto in Ucraina ha raggiunto una fase di relativo equilibrio. Lo slancio offensivo nella parte nord del fronte, presentato come una marcia trionfale, ha perso quasi completamente il proprio slancio. Quella che è apparsa una rotta dell’esercito russo, si è rivelato alla fine un ripiegamento ordinato, con scarsa perdita di mezzi, tranne che per la propaggine a nord, verso il confine russo di Belgorod. A sud le forze ucraine si sono dissanguate nei continui e sterili attacchi nella zona di Kherson. L’epicentro della battaglia, però, sembra
fissarsi nella zona di Kharkyv e, soprattutto, di Zhaporija, in una situazione però di crescente pressione su vari punti del migliaio di chilometri di linea. E’ una corsa contro il tempo, in attesa che il richiamo parziale della riserva, ordinato da Putin, possa manifestare i primi effetti determinanti sul campo.
Come in ogni conflitto, anche il più virulento, i canali riservati di comunicazione tra i contendenti non mancano e con esso qualche spiraglio di tregua. E’ una situazione sul campo pesantemente influenzata dalle dinamiche geopolitiche delle quali il recente vertice SCO a Samarcanda e l’assemblea generale dell’ONU hanno offerto una rappresentazione simbolica potente con qualche venatura patetica, quale si è dimostrata la prolusione di Mario Draghi. Il tempo lungo offrirà alla Russia le vie di uscita da una condizione critica, grazie alle dinamiche innescate assieme a Cina ed India. La contingenza, però, annuncia continui pericoli e focolai a ridosso dei suoi confini, suscettibili di destabilizzare il paese. Sono le carte che l’attuale leadership statunitense intende giocare ai limiti dell’azzardo e dell’avventurismo; impulsi nutriti da una smodata indole predatoria altrettanto nefasta, confermata dalla intenzione del Congresso Americano di stornare all’Ucraina i 300 miliardi di dollari di fondi sequestrati alla Russia. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Europa ad oriente! Cambiamenti e persistenze_con Francesco Dall’Aglio

I paesi dell’Europa Orientale sono il perno attraverso il quale gli Stati Uniti intendono trascinare l’intero subcontinente nelle loro avventure ed assogettarlo ulteriormente alle proprie strategie conflittuali nei confronti della Russia e della Cina. Il prezzo da pagare per i paesi europei è enorme, probabilmente insostenibile. La compromissione nella costruzione di dinamiche geopolitiche autonome più cooperative con la Russia ampiamente pregiudicata. In questo quadro il ruolo della Unione Europea assunto sino ad ora viene ampiamente ridimensionato nell’ambito dell’alleanza occidentale. L’istituzione rischia di diventare superflua e di ridursi ad un simulacro paralizzante. Con essa la stessa Germania è destinata a subire un ridimensionamento politico ed economico drammatico sino ad azzerare la rendita consentitale dalla passata centralità di affidataria. La partita, però, non è ancora chiusa. Dipenderà dall’esito del conflitto ucraino e dalle contraddizioni che una strategia così aggressiva sta aprendo all’interno del fronte occidentale. Ha iniziato l’Ungheria; la Bulgaria potrebbe seguire la stessa strada, come pure la Moldova; in Francia Macron mostra segni crescenti di difficoltà di tenuta; in Svezia il cammino si fa più incerto. In questo quadro grandi cambiamenti sono in corso in Europa Orientale, come pure emergono persistenze sedimentate in secoli di storia. Sono le tracce di cui discutiamo e che ci consentono di ponderare gli eventi e le possibili vie di uscita. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Stati Uniti! Primarie ultimo atto, inchieste ultimi atti_con Gianfranco Campa

Siamo all’ultimo atto delle primarie repubblicane. Con esso la componente neocon del partito è praticamente scomparsa e destinata ad un ruolo irrilevante. Rimane l’arma dei finanziamenti, necessaria a catturare i favori del voto di opinione attraverso i canali mediatici. Ridefiniti i rapporti di forza interni al partito, il confronto e lo scontro politico si manifesterà sempre più all’interno della componente trumpiana. Non tarderanno ad emergere, tanto più che parallelamente prosegue inesorabile il duello giudiziario in grado di alterare pesantemente i possibili equilibri e di compromettere sempre più la credibilità delle istituzioni americane, in primo luogo quelle preposte alla sicurezza e all’ordine pubblico. Nel frattempo almeno una parte del gap tecnologico statunitense in alcuni settori del complesso militare sembra colmato. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Elezioni_Draghi e dopodraghi, un decreto sibillino_con Augusto Sinagra

Il Governo Draghi volge al tramonto; forse ad un possibile, anche se improbabile ritorno, quantomeno nelle attuali spoglie. L’importanza degli atti di questo governo dimissionario, in piedi per le sole funzioni ordinarie, è analoga, se non addirittura più dirompente, rispetto alla fase di pieno esercizio. Il merito delle azioni politiche si discosta sempre più dal rispetto delle forme giuridiche. E’ un segno tipico della crisi e della decadenza di una forma istituzionale e dell’ingresso definitivo in una condizione di emergenza tanto strisciante ed inquietante, quanto surrettizia e non dibattuta. Il recente decreto del 9 settembre sui poteri straordinari del capo di governo è il frutto più avvelenato di questo contesto. Non sarà l’ultimo; è semplicemente propedeutico. Un ceto politico e una classe dirigente di inetti, succubi e vili pronti a trascinare un intero paese verso il disastro senza colpo ferire e ad annichilire ogni capacità di reazione e di consapevolezza. Una èlite che per garantire la propria sopravvivenza non esita a fare il vuoto intorno a sé. Non riesce a far altro che proporre le ennesime false alternative e bruciarle in tempi sempre più ristretti, inquadrandoli in un percorso già segnato nel quale i neofiti del prossimo governo non vedono l’ora di incanalarsi beatamente. All’esterno del cerchio magico, un quadro altrettanto sconfortante con qualche barlume di lucidità, subito piegato, però, dalla logica delle rivalse e della ghettizzazione politica. Un appello alla nazione che paradossalmente si rivolge ad una fazione. Ne parleremo dopo le elezioni. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Ucraina, 15a puntata_odio irriducibile Con Max Bonelli e Stefano Orsi

Puntata dai toni particolarmente drammatici che tentano di estrapolare le pulsioni profonde che spingono a questa guerra. L’odio e il risentimento da una parte, frutto anche, ma non solo, dell’indottrinamento ideologico e della spregiudicatezza di una élite; la disponibilità a morire, anche con “leggerezza”, che attraversa gran parte dei contingenti militari. E’ il retroterra che rende possibili le offensive disperate e senza futuro, anche se ultimamente meglio organizzate, degli ucraini e l’azione ostinata e certosina dei russi e dei miliziani delle repubbliche secessioniste. E’ la condizione che rende possibile la sopravvivenza di un regime che per la sua natura scopertamente compradora, predatrice e ostile agli interessi del proprio stesso popolo non avrebbe ragione di esistere dopo tante sconfitte. E’ il nemico che i paesi europei hanno scelto di designare senza ragione che non sia la sudditanza atlantica e la sopravvivenza di un ceto politico decadente; ma anche lo strumento alleato e amico che diventerà la serpe in grado di trascinare ciò che resta dell’Europa nuovamente nel tragico caos conflittuale che ha innescato la sua decadenza a metà ‘900. In questo quadro abbiamo presentato gli sviluppi delle operazioni militari che vengono poi illustrate con maggior dovizia nei filmati di Stefano Orsi. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Stati Uniti, istigazioni e minacce_con Gianfranco Campa

Siamo alle istigazioni e alle provocazioni esplicite. Biden, dopo aver eletto ed ingaggiato i propri nemici esterni, ha additato il nemico interno. I fronti aperti sono ormai troppi. Siamo alla delegittimazione di un intero movimento di milioni di persone. Una strada senza ritorno che sa più di un regolamento di conti prossimo a venire che un ordinario, per quanto acceso, confronto politico. Biden, sostenuto da una coreografia inquietante, lo rappresenta come uno scontro tra istituzioni ed eversori; in realtà degrada e compromette la funzione di queste e no è detto che i centri decisori lo seguano in toto su questa strada. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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