Categoria: Vincenzo Cucinotta
Alla radice del conflitto sui vaccini: ipotesi liofilizzate, di Roberto Buffagni
Inascoltabile, di Vincenzo Cucinotta
Micropolitica e macroillusioni, di Vincenzo Cucinotta
Paradossi di una pandemia, di Vincenzo Cucinotta
COVID-19 E POLITICA: LO STATO DELLE COSE, di Vincenzo Cucinotta
Continuiamo il dibattito non tanto sull’aspetto sanitario, quanto sulla gestione politica della crisi pandemica e sulle enormi implicazioni che stanno entrambe comportando. Di queste non vi è ancora una chiara percezione anche se una profonda inquietudine sta percorrendo l’intero paese_Giuseppe Germinario
I fatti dovrebbero ormai essere noti a tutti, visto dall’Italia, osserviamo verso la metà di gennaio una straordinaria campagna mediatica che vede quelli che almeno allora c’apparivano come casi sporadici in Cina conquistare i titoli di prima pagina. Nel giro di due settimane, senza apparentemente che succedesse qualcosa che riguardasse direttamente il nostro paese, ma soprattutto nel silenzio assoluto dei media, il governo dichiara lo stato di emergenza, cosa che veniamo a conoscere due settimane circa più tardi, quando, siamo ormai a metà febbraio, si comincia a creare un clima di panico che la stampa coltiva abilmente.
Quindi, proprio all’inizio della vicenda COVID-19, siamo in presenza di eventi incomprensibili, da una parte la stampa fa esattamente l’opposto di quanto ha fatto in tutte le altre occasioni, invece di minimizzare l’effetto di epidemie per contrastare ogni forma di allarmismo, fa l’esatto contrario, lo alimenta ad arte, dall’altra una decisione così delicata, rara e grave come la dichiarazione dello stato d’emergenza non solo non viene comunicata dal governo, ma viene oscurata dai giornali che non potevano ignorare quanto accaduto, visto che fa parte del loro mestiere controllare dettagliatamente l’operato del governo e nel contempo seguire ciò che viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Quindi, sanno, ma tacciono, e nessuno si è preso la briga di spiegarci perché.
Fatto sta che nelle settimane che ci separano da allora, si viene ad attuare un gigantesco piano di sospensione della costituzione con un governo che decide in assenza di qualsiasi controllo parlamentare, visto che addirittura nelle prime settimane il parlamento è rimasto chiuso ermeticamente, di operare attraverso il meccanismo del DPCM che ha la forma del provvedimento amministrativo, ma che è stato in questa occasione ripetutamente utilizzato per adottare decisioni politiche su temi tra l’altro della massima delicatezza.
In sostanza, da un giorno all’altro, c’hanno sottoposto tutti quanti a detenzione domiciliare, una misura che ordinariamente può essere comminata soltanto dal potere giudiziario a seguito di accertamento in sede processuale di violazione di norme penali.
Una situazione così eccezionale intanto dal punto di vista giuridico, in ogni caso mai prima verificatasi nei 75 anni di storia della Repubblica Italiana viene motivata da esigenze sanitarie che vengono dichiarate eccezionalmente gravi.
Faccio presente che nella prima settimana di vigenza dello stato di emergenza, ancora il segretario del PD sfidava la Lega che chiedeva di isolarci dalla Cina, addirittura organizzando un party in onore dell’ambasciatore cinese in Italia, mentre nel frattempo ed ancora per le successive settimane, il governo non ha preso nessuna iniziativa per rafforzare le strutture sanitarie. Ricordo che perfino un cospicuo quantitativo di mascherine venivano inviate sottraendoli alla disponibilità del nostro paese come gesto di solidarietà a uno dei paesi dove la COVID-19 già circolava.
Adesso, c’è del positivo nella solidarietà internazionale, come ci può essere del politicamente appropriato nel volersi distanziare dai partiti avversari sul tema mai sopito dell’accoglienza, ma ciò che risulta del tutto inaccettabile è che questi eventi avvenivano quando già a nostra insaputa ci trovavamo in stato di emergenza. Mi pare evidente che la dichiarazione di stato di emergenza è stata imposta dall’estero al nostro governo come confermato dalla circostanza che i nostri governanti neanche sapevano quale fosse l’emergenza e continuavano tranquillamente ad operare come se non vi fosse.
Se queste conclusioni raggiunte su una base del tutto logica mi fanno definire complottista, ebbene sì, sono orgoglioso di essere un complottista perchè l’alternativa sarebbe quella di bersi tutto, un livello di credulità così alto da rischiare di sconfinare nell’imbecillità conclamata.
Coerentemente con questa impostazione orgogliosamente complottistica, dico che sarebbe fondamentale sapere chi sia stato il soggetto a dare al governo questo imperioso suggerimento. A me pare ragionevole che esso coincida col soggetto che aveva ordinato alla stampa mondiale di lanciare la campagna allarmistica dalla quale rischiamo di non uscire più. Capire questa primissima fase della vicenda COVID-19 è a mio parere l’unico modo per capire poi tutto ciò che seguirà, perché proprio allora si sono creati i presupposti per la gestione futura. Dirò anzi che tutto ciò che conta è avvenuto entro febbraio, il resto, pur contornato da chiacchiericcio vario ed eventuale, ne è solo lo sviluppo necessitato. Così, la funzione di questi medici che si sono dati alla consacrazione mediatica, hanno soltanto svolto il ruolo di conferma di quanto diceva il governo che a sua volta confermava quanto stabilito dai media. I media hanno guidato le danze, gli altri più o meno riluttanti sono venuti al seguito.
Dire che l’iniziativa è avvenuta sotto la guida dei media, significa anche dire che il punto fondamentale dell’intera vicenda risieda nella campagna mediatica e nel panico deliberatamente così diffuso. Chi poteva essere convinto a starsene rintanato nella propria abitazione rinunciando alle proprie relazioni sociali extra-familiari, al sole della primavera incipiente, allo stare liberamente all’aria aperta obbedendo a a un CdM irresponsabile perchè sottratto al controllo parlamentare col sotterfugio di sfruttare la modalità amministrativa che aveva a disposizione, per scopi legislativi, direi un vero e proprio colpo di stato per eccesso di potere direi da profano di giurisprudenza (i miei amici giuristi spero mi giustificheranno)?
L’unico modo poteva essere quello di dirgli che se avesse messo il naso fuori di casa, sarebbe morto, e devo dire che l’assurda e criminale gestione della vicenda da parte della Regione Lombardia ha finito con l’aiutare la diffusione del panico incrementando enormemente i decessi. Non so se senza il clamoroso flop lombardo il panico si sarebbe diffuso così capillarmente.
Sulla base di quanto qui ho ripreso dalla cronaca di queste settimane che c’hanno preceduto, mi sono fatto l’opinione che il fine della gestione partita dall’estero dell’intera vicenda fosse proprio verificare fino a che punto in presenza di un pericolo più o meno vero ma presentato pure come un pericolo estremo, la gente fosse stata disposta a rinunciare praticamente a tutto tranne alla propria nuda vita, cioè alla sopravvivenza fisica, quasi in quel letargo nel quale alcun animali trascorrono la stagione fredda. L’esperimento è perfettamente riuscito come sappiamo, io credo ben al di là delle loro più ottimistiche previsioni.
Rispondo alla ovvia obiezione che viene fatta a tale ipotesi e cioè che i capitalisti mai avrebbero deciso di impoverirsi come si sono impoveriti di già per il calo vertiginoso della domanda. Bisogna ricordare che la ricchezza non è in sé un fine naturale dell’uomo, cioè l’uomo naturale non tende certo alla ricchezza visto che tra l’altro non ha modi concreti per accumularla in modo stabile nel tempo. Ciò che invece è una costante non solo dell’uomo ma di tutti gli animali superiori è la ricerca del potere. I capitalisti amano il potere e se lo assicurano con la ricchezza. Tuttavia, vista da questa prospettiva, ciò che realmente conta per detenere il potere non è il livello assoluto della ricchezza, ma quello relativo, per schiavizzare gli altri uomini è più importante il rapporto tra i rispettivi redditi e capitali posseduti. Ci impoveriamo tutti, ma per me quella riduzione di ricchezza non è nulla s enon un numeretto sul computer che cala, non cambia la mia vita come invece la cambia per noi che sentiamo subito una riduzione reddituale. I capitalisti potrebbero avere scientemente scelto di impoverire la società e perfino loro stessi perchè attraverso tale impoverimento, escono dalla crisi finanziaria incombente e aumentano il loro potere sulle masse di diseredati.
La malattia tuttavia rimane col suo grado non trascurabile di pericolo, soprattutto a causa della sua contagiosità, e i suoi effetti si fanno ancora sentire, ci sono ancora decessi a tre cifre giornalmente, e ciò contribuisce a mantenere alto il grado di terrore nella popolazione.
Qui, si divaricano due differenti ipotesi che quanto accadrà nel futuro più prossimo ci chiarirà.
L’una considera che la vendita di un vaccino sia il fine che obbliga a non disperdere il panico esistente, a mantenerlo vivo per aumentare il valore del vaccino prossimo futuro. A me appare francamente eccessivo che questo fine possa giocare un ruolo così determinante nella vicenda perchè il Gates di turno non dovrebbe avere a che fare solo con cittadini inermi come noi, ma con altri capitalisti che egli danneggerebbe se spingesse per mantenere l’attuale situazione. D’altra parte, non ricordo chi, avanzava un’ipotesi interessante, che basandosi sulla mutabilità dei coronavirus, Gates puntasse a una specie di tagliando di manutenzione come egli del resto fa come Microsoft con il suo software, imponendo di fatto un continuo costoso aggiornamento Ciò sicuramente gli assicurerebbe un margine di profitto davvero enorme. Continuo tuttavia a mantenere un grande scetticismo verso questo scenario perché appunto non capisco come un singolo pezzo di potere finanziario possa riuscire a dettare legge anche danneggiando il resto della finanza mondiale.
Propendo quindi per un secondo scenario. Esso prevede che chi ne aveva interesse, abbia sfruttato adeguatamente la pandemia per utilizzarla successivamente e io penso con una certa gradualità. Se ci siamo adattati a cedere i nostri diritti individuali e collettivi, e i nostri diritti politici per una volta, basterà creare artificialmente una nuova situazione di emergenza per sottrarceli ancora e poi a poco a poco l’emergenza diverrà la norma, saremo proiettati in un futuro di società autoritaria. In questo scenario, chi ha lanciato la campagna allarmistica non ha quindi alcun interesse a proseguirlo. Infatti, penso che oggi sia davvero il governo a mostrare questa ostinazione a mantenere i divieti.
Bisogna capirli, devono mostrare un certo grado di coerenza, non puoi far chiudere tutti e tutto per una malattia e improvvisamente, seguendo la curva dei casi che ci segnalano che decresce in modo molto lento, dare il “liberi tutti”. Inoltre, essi credono davvero che il contagio possa scoppiare nuovamente, e sanno che la gente non glielo perdonerebbe. Quindi, si trovano tra due opposti fuochi, far ripartire l’attività economica prima che la povertà approfondisca i suoi effetti, ma nel contempo evitare una nuova fiammata da coronavirus.
Ho l’impressione che abbiano imboccato una strada sbagliata pensando a soluzioni di compromesso che nella situazione data non ci possono essere. Non puoi pensare di rilanciare l’economia, citerò il caso del turismo dove il tutto appare molto evidente, seguitando a imporre norme di distanziamento, perchè così viene a mancare un elemento fondamentale, quel senso di libertà fosse pure apparente che fa della vacanza un evento ludico. Andare in vacanza per seguire pedissequamente le norme, magari portandoti dietro un metro oltre la rituale mascherina e i guanti, per tanti potrebbe apparire non essere più di alcun interesse, e con i pochi soldi disponibili si può farsi tentare a rinunciarvi e magari mettere da parte i soldi così risparmiati, proprio quella scelta che dal punto di vista economico andrebbe evitata accuratamente.
Se quindi come ho tentato di argomentare prima, il principale effetto del lockdown è stata il panico verso una malattia peraltro di media gravità, non una semplice influenza, ma neanche la malattia che possa portare a chissà che effetti catastrofici, basta guardare alle cifre già di per sé probabilmente gonfiate, panico a mio parere deliberatamente creato e amplificato il più possibile, si può uscire da questa fase soltanto se si pone fine a tale stato di panico.
Ora, questa fuoruscita non è cosa che si possa attuare facilmente, già sospetto che ci siano robusti interessi perchè si crei un clima autorizzativo, nel quale cioè i nostri comportamenti sociali sono rigidamente regolamentati in modo quantitativo, ad esempio stabilendo la minima distanza interpersonale, bisogna che qualcuno che ne abbia l’autorevolezza affermi con assoluta certezza che il contagio non è più pericoloso.
Ciò a sua volta crea un problema addizionale, poiché i miglioramenti osservati non sono tali in sé da giustificare un tale capovolgimento di giudizio sulla malattia, occorrerebbe una piena sconfessione delle scelte precedenti. Qui, sta la contraddizione principale, è necessario che la gente smetta di avere paura, ma ciò non avverrà se non affrontando apertamente la valutazione spietata della cosiddetta fase 1. Dobbiamo capire che come dicevo la fase 1, o meglio ancora la fase 0,.. cioè quella addirittura antecedente, è l’unica decisiva. Lì, si creano intanto i presupposti ideologici per imporre il lockdown, proprio la fase che appare eterodiretta, da quel momento il governo riprende l’iniziativa proseguendo la stessa logica, ma con modalità scelte autonomamente.
Parlare oggi della fase 2 è distrarre l’attenzione dal nodo politico-ideologico che risulta determinante nelle modalità di vita alle quali ci troviamo sottoposti. Qui, porsi il problema di quanto aprire e di quanto chiudere è ignorare il nucleo fondamentale della vicenda, facendosi distrarre da decisioni spicciole che per quanto rilevanti ad esempio dal punto di vista economico, non possono alterare la questione di fondo, se cioè sia lecito allontanarsi dal quadro costituzionale per una sventurata malattia con la quale possiamo in ogni caso convivere pagandone prezzi socialmente ragionevoli.
Vi invito pertanto a guardarvi da chi invita ad andare avanti, a sfruttare questa occasione per liberarci di tutto quanto andava male prima della pandemia. E’ un’autentica stupidaggine, non si può fare nulla di buono partendo da una tale sconfitta verticale della democrazia, dall’essersi arresi a una politica dettata non si sa da chi in un processo assolutamente opaco.
Si può sempre ottenere bene dal male, ma prima bisogna sconfiggere senza tentennamenti ciò che ha provocato questo male, senza tale chiarezza, resteremo impantanati nel clima in cui c’hanno condotto, ci sarà qualcuno che in nome di qualsivoglia competenza ci spiegherà l’esigenza e i vantaggi di darci martellate sui genitali.
II parte
La rimozione, così ci insegnano gli psicologi, invece di costituire una soluzione, rappresenta soltanto l’incancrenirsi di un problema.
Credo che per la situazione storico-politica attuale, la chiave giusta per analizzarla sia proprio questa, di considerare il modo attraverso cui si vuole uscire dal lockdown come una forma di rimozione collettiva. Si pretende cioè di proporre una fuoruscita che ci si rifiuta di considerare ancora come ritorno a uno stato di normalità, senza esprimere un giudizio su queste settimane che ci precedono e che, ormai credo diventi sempre più una convinzione condivisa, segneranno profondamente il nostro futuro e non solo quello più prossimo, forse il futuro di un’intera generazione che ci subentrerà.
Come dicevo, il governo, i media e i medici mediatici se mi passate l’espressione sono molto cauti a parlare di ritorno alla normalità per timore che si scateni una reazione sociale eccessiva come se si liberasse una molla che si è continuato a comprimere per mesi.
Tatticamente, cioè, si tratta di un’operazione con una sua logica, ma rimane sempre la situazione da Scilla e Cariddi, attraversare lo stretto di Messina senza finire sugli scogli siciliani ma evitando nel contempo quelli calabresi.
La verità, e la trasmissione su Radiotre Rai di stamattina, mi pare che la rubrica si chiami “Tutta la città ne parla”, me lo conferma, è che siamo impantanati a causa del tabù che ci siamo imposti evidentemente sotto dettatura, di giudicare la fase precedente, quella di adottare un lockdown così severo, come se fosse possibile dire adesso che le misure di distanziamento non servono mentre allora erano necessarie, e nel contempo pretendere che sia possibile andare dal barbiere per appuntamento come ho dovuto verificare oggi quando pensavo, magari facendo un po’ di fila di potere avere tagliati i capelli oggi e mi sono sentito rinviare al 3 giugno, cioè di ben due settimane. Non si possono salvare capre e cavoli, che scelgano ciò che vogliono fare, continuare con il lockdown magari nella forma ammorbidita che a quanto ho capito il decreto prevede, e allora consegnarci alla miseria prossima ventura e forse a qualche scontro perchè la gente c’ha le palle gonfie di dovere subire tanti condizionamenti. Alternativamente, chiedano scusa agli Italiani, dicano che si sono fatti travolgere dal panico recando danni enormi al paese, e allora ribaltino di colpo le norme.
Come dicevo già in un altro post, salvare tutto non si può, si decida in un clima di follia collettiva che 30 mila morti è un numero di morti eccessivo e quindi aspettiamo che siano diciamo meno di dieci al giorno, e che il resto vada a ramengo.
Adesso, dobbiamo pretendere dalle forze politiche sia di maggioranza che di opposizione, posizioni chiare e univoche, li malediremo se sbagliano o forse verranno assassinati da un popolo che è stato portato al macello, se continuano con questo balletto che somma i difetti di entrambi le posizioni opposte, è evidente che non sono in grado di farci uscire da dove c’hanno portati.
Guardate, noi non stiamo nel minimo della parabola, il minimo di libertà, di agibilità politica, di PIL non corrisponde col massimo nelle condizioni di disagio in cui ci troviamo. Dopo una terribile carestia che ha colpito una zona, sarà anche possibile contrarre prestiti e continuare a mangiare con questi, ma il peggio verrà quando qualcuno ci costringerà a pagarli, e a questo punto non siamo ancora arrivati, ancora siamo nell’ora della solidarietà pelosa nella UE, delle dichiarazioni di non condizionalità e fregnacce simili. I veri guai verranno dopo, quando nessuno la citerà più la solidarietà, parlerà soprattutto della correttezza nel restituire quanto ti è stato prestato.
Oggi e già domani potrebbe essere troppo tardi, serve un partito sovranista che con logica sovranista affronti tutti questi temi recidendo e non alimentando i rapporti con i nostri aguzzini che ci danno credito a strozzo.
NB_tratti da facebook
EMERGENZA E REGIME, di Vincenzo Cucinotta
Il discorso di Conte ha a parer mio tolto ogni residuo dubbio sulla portata delle decisioni che il sopraggiungere della COVID-19 comporterà nella struttura decisionale delle società e nell’ambito delle libertà individuali.
Gli stolti che purtroppo abbondano, guardano nel frattempo al dito, cioè al sacrificio dei settori produttivi pretendendo che sia questo il centro della questione. In questa descrizione caricaturale delle scelte che si vanno definendo oggi sulla base dell’infuriare degli effetti della pandemia, l’alternativa starebbe tra la sacra difesa della salute delle persone e gli interessi produttivistici dei capitalisti.
A partire da questa cecità problematica da combattere come è problematico descrivere un colore a un cieco, non v’è evidenza che basta. Costoro non sentono ragioni, se tu parli contro le misure di isolamento, sei un nemico della loro incolumità e contemporaneamente un alleato degli Agnelli e della loro avidità predatoria. La descrizione dei fatti è così rozza che seppure facilmente confutabile su un piano logico, diventa non scalfibile su un piano emotivo, tutto ciò che riduce l’isolamento è nemico della mia vita, e posta così la questione, diventa impossibile far cambiare opinione.
Dall’inizio dello scoppio di questa pandemia, mi sono sempre dichiarato contrario alle misure di isolamento non perchè non capisca come l’esposizione a questo agente infettivo possa risultare pericolosa, ma valutando l’alternativa, perchè alla fine dobbiamo comprendere se un’alternativa c’è e quale sia.
Credo che da questo punto di vista, come dicevo, il discorso di ieri sera di Conte sia illuminante.
A parte la questione della UE che ho affrontato separatamente, vengono in evidenza due aspetti.
L’uno è l’istituzione di una task force, espressione inglese che permette di mantenere una certa ambiguità sulle sue caratteristiche e compiti e quindi preferita a un suo analogo in italiano, formata dai fatidici tecnici dei quali a quanto pare non ci libereremo più almeno da Monti in poi.
Cosa non va in questa questione della task force? Non certo che il governo acquisisca pareri tecnici da competenti, potremmo perfino tollerare che si tratti di un organismo collegiale che pure già modifica il senso della sua funzione, ma la cosa ben più grave, è costituita dal fatto che venga pubblicizzato, svolgendo così una funzione indipendente. Conte avrebbe potuto benissimo dotarsi di un comitato di persone che godono della sua personale fiducia, sarebbe stata cosa saggia, ma se dichiara urbi et orbi la sua costituzione, allora conferisce a questo organismo una sua autonomia. Non si tratterà quindi di un comitato interno che comunica soltanto in via più o meno riservata con il governo, ma diventa una specie di secondo governo. In questo senso, si viene ad alterare il delicato equilibrio istituzionale previsto dalla carta costituzionale, e come in queste settimane vediamo Borrelli andare in TV a tenere la quotidiana conferenza stampa, ci dovremo domani aspettare di vedere il sig.Colao al quale nessuno di noi ha delegato alcun potere colloquiare con noi, ovvero prendere decisioni su di noi. Purtroppo, abbiamo evidenze dello scarso spirito democratico esistente nel nostro paese come osservato ampiamente nel caso del governo Monti che ha ricevuto un’amplissima fiducia perfino dallo stesso Berlusconi all’uopo defenestrato, e il cammino irresistibile della modifica costituzionale con l’obbligo di pareggio di bilancio che è stata approvata in pieno clima bulgaro, e i Bulgari non se l’abbiano a male.
Stavolta, stiamo messi ancora peggio, non c’è alcuna procedura costituzionale che presieda alla costituzione di questa task force che ci dovrà dettare i nuovi termini di convivenza sociale, determinare quindi la nostra vita senza che si capisca in che senso siamo ancora in democrazia.
Il secondo aspetto è quello che vado dicendo da parecchie settimane, e cioè che le misure anti-coronavirus sono in linea di principio permanenti (e li stabilisce un Colao qualsiasi).
Riassumendo, noi stiamo cambiando la natura stessa del sistema politico della nostra patria e i connessi diritti individuali garantiti senza porre scadenze e conferendo poteri non meglio definiti a organismi improvvisati che Conte ha deciso di costituire con un meccanismo di composizione del tutto opaco, così che siamo autorizzati a credere che questi novelli sacerdoti gli siano stati segnalati per telefono da suoi sodali.
Ma per i nostri stolti, se non ci facciamo togliere le garanzie costituzionali, se non assecondiamo questa nuova ed anticostituzionale struttura dei poteri decisionali, siamo soltanto dei nemici della salute del popolo e al servizio dei capitalisti.
A questa descrizione rozza e fantasiosa delle questioni che abbiamo di fronte, e che derivano da motivi ideologici che è difficile far riconoscere agli interessati, non abbiamo da opporre né giornali, né TV, né il nostro numero, lottiamo usando le mani come chi non può fare altrimenti e sa che è l’ultima barriera prima che si costituisca un regime orwelliano, e lo faremo anche scontandone l’esito negativo perchè non sapremmo che fare altrimenti, difendere almeno la lucidità mentale magari per le generazioni che ci succederanno.
http://www.governo.it/it/articolo/conferenza-stampa-del-presidente-conte/14450
Coronavirus e struzzi politicamente corretti, a cura di Giuseppe Germinario
Qui sotto la pubblicazione di alcune incisive considerazioni di Andrea Zhok e Vincenzo Cucinotta, tratti da facebook, riguardanti le implicazioni e la gestione di una eventuale se non probabile diffusione epidemica o peggio pandemica del coronavirus. L’argomento meriterà sicuramente ulteriori riflessioni sulla falsariga di quanto sottolineato da Zhok e sostenuto a più riprese, ormai da anni, da questo blog a proposito della fragilità e della sempre più incipiente crisi di un sistema globalizzato di relazioni fondato su una visione unipolare ed economicistica del sistema di relazioni. Al momento preme sottolineare due aspetti della gestione casereccia di questa situazione di crisi.
- L’atteggiamento della stampa e del sistema di informazione nella loro quasi totalità. I telegiornali ormai dedicano pressoché le intere edizioni alla crisi in atto. In realtà non fanno che soffermarsi ossessivamente sul numero dei casi, sulla condizione dei pazienti e sulle misure di isolamento dei soggetti e delle comunità implicati. Nessuna seria azione di vigilanza, puntualizzazione e critica dell’azione governativa a cominciare dalla verifica dei poteri di vigilanza e di efficacia di azione conferiti alla Protezione Civile e agli altri organismi preposti. Con il pretesto di evitare di concedere spazio alla strumentalizzazione politica, in parte effettiva, operata in particolare da Matteo Salvini, non fa che riportare pedissequamente e diligentemente l’azione governativa. Un atteggiamento di apparente neutralità ed oggettività che nasconde la funzione surrettizia di sostegno politico a questi ultimi; una mistura esplosiva di allarmismo sterile e conformismo politico innescata da un meccanismo a scoppio ritardato dalle conseguenze potenzialmente disastrose.
- L’atteggiamento delle forze al governo. La preoccupazione primigenia di costoro è stata quella di lanciare “messaggi di inclusione” a contrasto e in polemica con un razzismo di fatto inesistente e irrilevante, almeno per il momento, nel nostro paese. Una strumentalizzazione politica peggiore di quella degli avversari e un messaggio che rischia di sminuire l’azione individuale di prevenzione. Lasciamo perdere per il momento il tema del ridimensionamento, deperimento delle strutture amministrative e di servizio del paese. Con tutti gli strumenti invasivi di controllo individuale disponibili, legati all’uso di carte di pagamento, di pedaggi e prenotazioni e via dicendo, pare che siano stati utilizzati strumenti più approssimativi e informali di individuazione dei focolai primigeni con conseguenti ritardi e carenze che costringeranno probabilmente a modificare la natura e la drasticità degli interventi futuri riguardo ad una patologia preoccupante più che per la mortalità per la contagiosità e l’oneroso trattamento medico necessario in buona parte dei casi il cui corso potrebbe portare al collasso il sistema ospedaliero.
Non pare, quindi, per chiosare Zhok, che il Governo sia consapevole della posta in palio e se lo è preferisce nascondere la polvere sotto il tappeto piuttosto che andarsene.
Andrea Zhok
Qualche osservazione sparsa e da profano sugli ultimi eventi relativi al ‘coronavirus’.
1) Il problema fondamentale rappresentato da una possibile epidemia di Covid-19 non sta nella mortalità, che è di poco superiore ad una normale influenza, ma nella pesantezza del decorso, che richiede spesso ricovero ospedaliero.
2) Quindi l’impatto problematico del Covid-19 si manifesta (potenzialmente) in primo luogo sulle strutture ospedaliere, che incidentalmente sarebbero lì per occuparsi di una pluralità di problemi, e che si possono trovare rapidamente al collasso. – In quest’ottica si comprende sia la sollecitudine (e mostruosa efficienza) cinese nella costruzione di nuovi ospedali, sia la preoccupazione di molti operatori ospedalieri italiani in un settore scarnificato dai tagli negli ultimi anni.
3) In seconda battuta, l’impatto del Covid-19 è particolarmente severo sull’intero sistema delle transazioni, sul ‘libero movimento di merci e persone’. In quest’ottica poche cose illustrano in modo più plastico di questa epidemia il sistema di interconnessioni ed interdipendenze globali. Al contempo ciò mostra l’immensa strutturale fragilità di sistemi produttivi così estesi, che dopo essere stati più volte messi sotto accusa per le ripercussioni ambientali di questa ‘frenesia di movimento’, e per le loro ripercussioni in termini di destabilizzazione economica (delocalizzazioni, ecc.), ora mostrano anche la corda nei termini di fragilità del controllo nazionale (quando il controllo nazionale è l’unica cosa cui puoi ricorrere, come in caso di epidemia).
4) Nel caso italiano temo che il rischio di essere il vaso di coccio del sistema sia altissimo. Paesi come la Cina giocano le loro carte sull’export, ma hanno un forte controllo nazionale, e ciò gli consentirà plausibilmente, nonostante una situazione inizialmente assai più grave, di rimettersi in carreggiata tra uno o due mesi. Se la curva dei contagi, come sembra, continua a ridursi, la Cina riprenderà (non senza strascichi) il suo ruolo attuale di ‘fucina del mondo’.
Altri paesi, come gli USA, hanno un mercato interno forte, che risentirà relativamente di eventuali prolungate interruzioni delle ‘supply chains’ mondiali.
I paesi europei sono quelli destinati a soffrire di più nel caso di un prolungarsi od aggravarsi della situazione, e l’Italia più di tutti, perché dipende più di ogni altro dalle proprie relazioni internazionali (sia come export, che come settore turistico).
5) Sul piano strettamente empirico, in Italia, in questo quadro c’è un particolare che finora mi sembra curiosamente assente dalla discussione. Siamo di fronte a due focolai distinti, di cui uno ha un possibile paziente zero (ma per ora non confermato), mentre nell’altro caso non mi risulta che ci sia alcun paziente zero.
Ora, la mancata individuazione dei focolai originanti dell’infezione è un evento di straordinaria gravità. Se il/i soggetto/i che diffonde il virus non viene isolato può contagiare un numero indefinito di persone, che visti i tempi di incubazione (da 2 a 15 giorni, sembra), potrebbe provocare una condizione pandemica in capo a un paio di settimane.
Ci si potrebbe trovare, e non è una proiezione particolarmente pessimistica, con una situazione di dimensioni ‘cinesi’. Scarsa consolazione sembra provenire dalla presunta stagionalità del virus, giacché a quanto pare si sta diffondendo anche in aree calde. Un quadro del genere può significare per l’Italia essere tagliati fuori come anelli dell’approvvigionamento europeo e come destinazione turistica.
Il tutto in una cornice già economicamente logorata e socialmente tesa.
E, per inciso, senza la possibilità di poter ricorrere a pratiche di autofinanziamento statale (per la ben nota deprivazione della potestà sulla propria erogazione di moneta).
Direi la tempesta perfetta.
Spero vivamente che chi ci governa abbia chiaro davanti agli occhi questo scenario, al momento non solo di principio possibile, ma significativamente probabile. Non è un momento in cui si può aspettare e stare a vedere cosa succede, per poi metterci delle toppe. Le toppe sono già quasi finite, e potremmo essere solo all’inizio.
Vincenzo Cucinotta
Conte dice “stiamo facendo tutto il possibile”.
Il punto è che non si fa mai tutto il possibile, perchè se ciò che si fa esaurisce tutto il possibile, allora, non ci sarebbe nulla da decidere.
Quel Conte mi pare l’emblema stesso di questo aspetto più ignobile dell’italianità, questa approssimazione, questo volemose bene, uno che dice che gli italiani possono stare tranquilli perchè il governo sta facendo del suo meglio.
Vedo che non ci sono grandi consensi alla mia posizione “estrema”, cioè affrontiamo il contagio senza illuderci di poterlo contenere, ma credo che non sia chiaro che ogni battaglia che si intraprende, lo si fa per vincerla.
Mi chiedo allora coloro che sono nel panico per ogni possibile estensione del contagio, a quali sacrifici estremi siano pronti, a rimanere barricati in casa fino a esaurimento delle scorte, e poi affidarsi a lanci di derrate alimentari da elicotteri? Non so, non capisco, forse non è chiaro a tutti che ormai abbiamo una pluralità di fonti di contagio, molte delle quali tuttora ignote, e ognuna di queste può rapidamente dar luogo a numerosissime fonti di contagio. Come possiamo davvero credere che si riesca a controllarle tutte?
Mi chiedo se siano così scemi o se siano solo furbi, e invece di puntare a delimitare il contagio, stiano solo tentando di difendere la propria immagine dicendo appunto che “hanno fatto tutto il possibile”. A noi, che facciano tutto il possibile non interessa per niente, vogliamo risultati, e quindi se qualcuno ha un’idea in proposito, che adottino una strategia ben definita e articolata, sennò sarebbe meglio che non facessero nulla, il possibile di cui parlano può essere molto pernicioso.
http://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-31/14163
globalismo, sovranismo e conflitto sociale, con Vincenzo Cucinotta
Una panoramica con Vincenzo Cucinotta sulle tematiche della globalizzazione, della sovranità, del rapporto tra sovranismo e conflitto sociale_Giuseppe Germinario
BANDE E BANDERUOLE, DI SINAGRA, CUCINOTTA, de Martini, MASALA
GUERRA TRA BANDE, di Augusto Sinagra
È superfluo aggiungere commenti allo schifo che stiamo vivendo per la ignobile immagine che la magistratura e il CSM stanno dando di sé per colpa di pochi o tanti, non importa.
Certamente ci sono magistrati che in silente e diuturna fatica danno eccellente prova di essere veramente servitori della legge. Ma come tutti gli onesti, non fanno notizia, specie se sono minoranza.
Desidero ora riprendere una acuta osservazione del Prof. Vincenzo Cucinotta, Ordinario nell’Università di Messina e del quale mi onoro di essere Collega e amico.
Che il cosiddetto “gruppo Palamara” ricomprendente molti altri magistrati e componenti del CSM, ha agito (e agisce ancora?) come un gruppo di potere, una lobby, un centro di interferenze, un comitato d’affari ovvero, per semplicità di linguaggio e per sintesi, come una “banda”, è evidente, ma per una esigenza logica oltre che per una evidenza pratica, è altrettanto evidente che tale “banda” non poteva agire solitariamente bensì in contrapposizione ad altra “banda” portatrice di interessi altrettanto illeciti e altrettanto contrapposti.
Dunque, le indagini che attualmente svolgono gli inquirenti dovrebbero essere rivolte anche alla individuazione e al perseguimento dei componenti di altra “banda” o di altre “bande” contrapposte.
Signori, questa è oggi la magistratura!
Questo è oggi il Consiglio Superiore della Magistratura!
Del figlio di Bernardo Mattarella ho già detto. Non occorre aggiungere altro. Basta il suo silenzio.
Altro Capo di Stato che per molti versi ha onorato la Repubblica e che mi voleva bene, il Prof. Francesco Cossiga, in un’occasione certamente meno grave mandò i Carabinieri al CSM per porre termine ad una seduta illegittimamente convocata.
Come ho già detto altre volte, ormai sono vecchio e come fanno i vecchi amo ricordare cose del passato: ero da due anni in magistratura e partecipai al Congresso della ANM che si svolgeva a Catania nel 1967. Incautamente portai con me mia mamma per farle rivedere Catania dove io nacqui. Presi la parola e proposi la immediata abolizione del CSM. Fui coperto di insulti ma rivendico a me stesso capacità profetiche o di preveggenza.
Se non si vuole abolire il CSM, urge riformarlo funditus con la preliminare abolizione per legge delle “correnti” attraverso le quali si combattono i magistrati dell’una e dell’altra banda. Il CSM venga composto da soli magistrati che, divisi per grado e per funzioni, vengano estratti a sorte, abolendo altresì le designazioni da parte del Parlamento dell’attuale quota di componenti. I Partiti devono restare fuori dal CSM che va presieduto, sì, dal Capo dello Stato ma prima questi deve essere eletto all’esito di un suffragio popolare.
Siamo stanchi e troppo abbiamo subito dai Napolitano e dai Mattarella, per citare solamente gli ultimi due.
SCORRI BANDE, di Vincenzo Cucinotta
Ma sbaglio, o sta cominciando una narrazione della vicenda Palamara che non potrebbe mai stare in piedi?
Qui, si parla solo di questa cricca, ma è evidente che ce ne deve stare un’altra che avversa la prima.
Cioè, io non capisco, come si forma una maggioranza nel CSM, sia plenum che commissione? O è preordinata e allora è anche peggio, oppure ognuno va a cercare i membri con i quali costruire una maggioranza. I metodi di Palamara saranno indecenti, ma alla fine non è che se ne possano usare di molto migliori, si tratta sempre di meccanismi che inevitabilmente in qualche misura riproducono meccanismi mafiosi, cioè il consenso è sempre ottenuto in camera caritatis.
Una lettura credibile della faccenda potrebbe essere che una cricca che aveva elaborato un piano per portare il proprio uomo alla guida della procura di Roma, abbia incontrato sulla sua strada la cricca Palamara, e stia usando armi perfino peggiori di quelle di Palamara (io considero riprendere una ricevuta di un pranzo che ci si fa pagare dall’amministrazione, un metodo abietto per fare fuori una persona).
Una domandina sul perchè la stampa parli solo di una delle due cricche, mi parrebbe doveroso farsela.
Qualcuno poi dica a Mattarella che egli, da PdR protempore, ha la presidenza del CSM, mi pare che si sia voltato da tutt’altra parte, e anche questo è un dato di cui tenere conto.
I PRES. DELLA REP. E IL CSM, di Antonio de Martini
Come è noto, i magistrati del CSM vengono eletti in parte dal Parlamento con una votazione.
La dove c’è una votazione, li vi sono accordi politici che cercano equilibri tra i membri togati e quelli scelti dai Parlamentari.
Ho conosciuto il magistrato PALAMARA quando era un giovane assegnato a Roma dopo il prescritto primo periodo in Calabria.
Il padre era un magistrato morto in servizio. Era rimasto orfano giovanissimo e allevato da uno zio.
Accompagnato da un cugino, Palamara jr. veniva a casa mia a vedere con la mia TV la sua Roma alla domenica.
Non lo vedo da oltre venti anni e ho considerato non seria la sparata televisiva di Cossiga – ripescata negli archivi TV da qualcuno che deve aver lasciato tracce- come una delle tante di un personaggio umorale, ma oggi sintomo di una trappola ben preparata.
Tre giorni Prima, mi dice un uccellino, Mattarella aveva fatto un appello ufficiale a “ votare il candidato migliore”. Invano ?
Agnosco stilum romanae ecclesiae.
Per quanto possa valere la mia esperienza degli uomini e delle metodiche compromissorie, ritengo sia un uomo onesto e sospetto che il polverone sia stato alzato per descrivere sui giornali avvenimenti compromissori della pace familiare.
C’è evidentemente chi pensava – e Il presidente del CSM tra questi- che il procuratore generale di Roma dovesse essere scelto dallo Spirito Santo.
La democrazia – e l’autonomia della magistratura – prevedono invece che sia scelto dagli uomini e che la scelta sia preceduta da confronto, anche con oppositori e possibilmente senza intralciare il lavoro.
Contraddittorio il comportamento di chi – Mattarella per non fare nomi ma solo i cognomi- esalta regolarmente i processi democratici e il dialogo a patto che si risolvano in suo favore.
Quando i risultati gli sono avversi o avvengono a sua insaputa, si dichiara
“ sconcertato ”e vuole dare la colpa allo statuto che “va cambiato”.
Se un dibattito avviene anche fuori dalle sedi istituzionali, ritengo la responsabilità sia di chi dirige l’organismo e non ha creato spazi di confronto adeguati o li inquina con lo zittìo.
O no?
Il Testo, il Contesto e il Trojan, di Giuseppe Masala.
Quando la magistratura è scossa da un terremoto c’è un cambio di regime in corso. Cosa stia succedendo non lo sappiamo: non ne conosciamo né la genesi nè il reale decorso degli eventi. Però possiamo valutarne i primi effetti.
Chiaro indebolimento del Presidente della Repubblica: inutile che ci giriamo attorno; l’uomo era ed è evidentemente scosso, vuole metterci una pezza. Il Grande Burattinaio che ha spinto tutti i corifei dell’informazione a paventare una caduta del governo è lui. Voleva un governo amico e fedele per gestire la mina che è scoppiata al CSM. Vista la malaparata ha provato poi a sondare per sostituire Fofò Bonafede al Ministero della Giustizia facendo circolare il nome di un avvocato torinese vicino alla Lega. I due dioscuri hanno risposto picche. Il governo va avanti e niente rimpasti. E ci credo, i dioscuri non sono certamente dei giureconsulti né degli intellettuali ma da uomini d’azione cresciutia a calci in faccia dati e ricevuti hanno capito benone cosa sta succedendo. Infine il poveruomo ha ricevuto Bonafede a Palazzo. I giornali di regime con eloquio paludato hanno spiegato che il Ministro ha rappresentato al Grande Capo quello che stava succedendo, le sue preoccupazioni e, ovviamente, ha detto che le istituzioni sono compatte. Ce lo sto vedendo Fofò Bonafede che dice queste cose. Qui, l’unico preoccupato è l’inquilino, come usa dire, “del Colle”.
Anche Conte s’è scoperto: è schierato con l’uomo del Colle ma i due dioscuri se ne impippano altamente. Figuriamoci.
Cosa succederà non è dato sapere, ma chi ne esce indebolito già lo sappiamo. Il prossimo inquilino del Colle sarà votato dai Grandi Elettori e da un Trojan. Questa è la Costituzione materiale della Terza Repubblica.
NB_Tratti da facebook