Italia e il mondo

IL SECOLO IN CORSO, di Daniele Lanza

IL SECOLO IN CORSO ***

(Cesare: “Segui sempre le leggi in ogni caso. Se devi violarle allora fallo fino in fondo: dichiara guerra allo stato stesso e fai la rivoluzione per poi fare le leggi tu stesso” (parafrasi).

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Una quindicina di giorni orsono, malgrado promesse al pubblico (e a me stesso), alla fine non ho inondato la bacheca di considerazioni in merito all’evento diplomatico dell’estate, ossia il meeting russo/statunitense tra le solitudini dell’Alaska.

Malgrado la natura estremamente sensibile del momento, la copertura mediatica roboante e, conseguentemente, mi sono ritrovato inaspettatamente come prosciugato di ogni interesse: non di energia (notare), ma proprio di “interesse”……e questo proprio in coincidenza con la fase decisiva della maggiore guerra convenzionale dal 1945 ad oggi, sul suolo europeo.

Proprio io, commentatore incallito, perdo l’occasione ? Roba da non credere.

Più a freddo adesso, comprendo invece bene la ragione del mio agire: il punto di tutto, immutato da era immemorabile (!), il saper distinguere e selezionare cosa è rilevante – tra gli eventi che si osservano – rispetto a cosa non lo è………..operazione intellettuale che viene chiaramente PRIMA della riflessione chilometrica da dare in pasto al pubblico (in parole altre: prima ancora di preoccuparsi di dare le giusta risposta, fare attenzione a PRIORI di porsi la giusta domanda, signori miei). Detta in breve: a scanso di aspettative, il via vai che si è sviluppato tra il 15 e il 20 agosto scorsi, altro non è stato che la cover ad effetto di una rivista dal modesto contenuto, il trailer pomposo di un film che si vorrebbe vedere…….ma che in realtà non uscirà mai in sala. Ciò che si proietta palpabile è più il desiderio di qualcosa che non la realizzabilità della cosa in questione.

Di fatto ognuno dei tre protagonisti principali ha acconsentito a partecipare a codesto “trailer” per le proprie intime motivazioni: D. Trump per smania di protagonismo che lo porti al soglio pontificio (pardon, a quello del premio Nobel si intende), V. Putin in quanto rappresenta una vittoria di immagine di grandi proporzioni alla faccia di Kiev ed alleati europei tagliati fuori. Questi ultimi si inseriscono nel secondo round di Washigton pochissimi giorni dopo, ma unicamente per salvare il salvabile: Zelensky per non vedersi completamente tagliato fuori, coi “magnifici sette” dell’UE a far capriole nel disperato tentativo di far sembrare che l’Europa sia ancora “qualcosa” su questo pianeta (…). Gli avvenimenti tra il 15-20 agosto non hanno avuto e non avranno alcun impatto sul proseguimento effettivo della guerra sul campo (che si risolverà tragicamente da sè): tanto il presidente russo quanto quello ucraino – ben consapevoli della volubile tempra del capo di stato americano – hanno imparato a dire a Trump quanto lui vuole sentirsi dire….dargli quel tanto che basta di corda per evitarne gli scoppi collerici, ma senza tuttavia arretrare di un singolo millimetro dalle rispettive posizioni. Può apparire spaventoso, vista la portata della guerra in corso che si appresta ad aver superato di 2 milioni di vittime complessive, ma questa è la cinica realpolitik: ancora comprensibile da parte di un capo di stato in vantaggio sul campo (Putin), molto di meno da parte di un leader perdente (Zelensky) che così facendo ottiene di allungare I tempi all’inverosimile, ma a danno del proprio stesso paese, portandolo sull’orlo di una catastrofe di significato storico (da segnare il destino di stato e società ucraine per il secolo corrente, sino alla sua fine ed oltre).

NO. Basta miraggi. Che cosa si vuole davvero ? Si vuole inzeppare bacheche e pagine di giornali di voli pindarici, forbite proiezioni (che non si avvereranno mai) e masturbazioni mentali oppure si intende andare al vero “cuore barbaro” dei problemi e della storia ? Se la risposta è la seconda………allora lasciate perdere l’Alaska I dazi di Trump I piagnistei dell’Europa arcobaleno (che si sogna “porcospino d’acciaio”), insomma inserite costoro in un più ampio contesto politico/storico che si incarna nell’immagine scelta per il post (*): allora si inizierà a capire dove sta sorgendo il nuovo mondo per il secolo in corso, dove si colloca il VERO campo di battaglia (non in Ucraina ! Quello, in ottica di lungo periodo, è in realtà già il passato, con buona pace di tutti I poveri militari che vi hanno perso tutto: l’Ucraina è solo un minuscolo punto di incontro di collisione tra due placche oceaniche – per dirla così – già da tempo in avvicinamento. Una è l’occidente e l’altro è il polo emergente incarnato dai molteplici – ed imponenti – partecipanti all’ SCO (Organizzazione Cooperazione di Shanghai) che che vede il suo raduno in questi giorni tra Tianjin e la capitale cinese (…).

Evidente come I paesi dell’SCO coincidano sempre più con quelli di un BRICS via via più allargato che ormai copre una fascia di spazio geopolitico che partendo dalla Bielorussia arriva sino al mar del Giappone, inglobando quasi tutto quello che vi è in mezzo. Banale ribadire I dati di fondo, ma ricordiamone almeno uno che valga per 1000 altri: si ha a che fare col 40% della popolazione del pianeta (tra cui la seconda potenza economica globale, ormai quasi alla pari con gli USA, amalgamata strategicamente a quella che in fondo è ancora la prima potenza nucleare al mondo. Insomma il binomio Cina/Russia traina). Un polo che si mette credibilmente a capo del sud globale (AFRICA in primo luogo) a scanso delle proteste e del gesticolio piccato da parte di una cricca europea che smania di conservare almeno una frazione del prestigio ereditato da ere remote che ormai non gli appartiene più (se gli europei delle ere passate in qualche modo VEDESSERO coi propri occhi i loro discendenti contemporanei, preferirebbero ridiscendere seduta stante nelle tombe, domandandosi per cosa abbiano lottato, alla fine).

Sì è da tutto questo che bisogna partire: I prodromi del secolo XIX in cui viviamo si collocano qui e costituiscono il campo di battaglia globale. In considerazione di quest’ultimo e delle sue logiche che si fanno le autentiche considerazioni STRATEGICHE, quelle per il mondo che verrà.

Durante I conflitti mondiali del 900 vi era ancora chi ragionava col metro breve (non più in là del suo naso, ovvero) e percepiva la guerra in corso come un confronto tra potenze europee, eterne protagoniste nei loro giochi di potere, quando a ben vedere si trattava invece di altro non che la fase “calda” di un processo di lungo corso ben più grande dell’Europa stessa, che avrebbe portato al suo termine: con la prospettiva di poi, I “grandi” protagonisti europei sarebbero stati derubricati a “piccoli stati europei” avventuratisi in un gioco più grande di loro (iniziarono nel 1914 da padroni del globo e terminarono nel 1945 padroni nemmeno più di sè stessi, come ancora oggi si vede).

Ma attenzione: anche il macrosistema che conosciamo come ”Occidente democratico” non è immune alle leggi della storia ed esattamente come le potenze europee di inizio 900 può ritrovarsi in un gioco più grande di sè stesso.

Vladimir Putin ha intuito il punto sopra da molto, moltissimo tempo, agendo di conseguenza: anzichè perdere tempo ed energie per guadagnarsi la simpatia e l’amore del suddetto occidente democratico (che MAI vedrà la Russia come amica o partner a prescindere da quale sia il regime al potere) e intravedendone il declino storico, ha strategicamente deciso di infischiarsene integralmente dell’occidente (in modo lungimirante, cioè non semplicemente combatterlo con furia cieca, ma modificare il campo di gioco su cui poggia I piedi).

In concreto: L’occidente ti sarà sempre contro ? Tale occidente detta le regole del mondo ? Perfetto: allora A – non serve domandare comprensione o dialogo (posto che è un nemico giurato, allora è inutile), B – inutile combatterlo sul suo terreno (combattere il tuo nemico su uno spazio del quale egli stabilisce a priori le leggi ? Assurdo). Occorre piuttosto fare qualcosa di più ambizioso: se la terra stessa sotto I tuoi piedi non ti è cogeniale, non impuntartici ma cambialo, anche se questo comportasse cambiare il globo terrestre per intero ! Come a dire: se le leggi non fanno per te, allora è inutile violarle (finisci solo dietro le sbarre), ma piuttosto agisci alla radice del male e fai una RIVOLUZIONE che porti alla fine dello status legale presente e quindi alla promulgazione di nuove leggi e consuetudini.

L’occidente dalla propria prospettiva tende a ridurre le cose e vedere nella Russia ad una mera “ribellione” all’ordine costituito: errore. La Russia punta piuttosto ad una RIVOLUZIONE, una matamorfosi vera e propria di quest’ultimo.

CONCLUSIONE

Ogni secolo ha la sua rivoluzione (o più di una) che cambia sembianza e senso a seconda delle circostanze: in questo ultimo secolo in corso essa è il sorgere del BRICS (blocco eurasiatico) tanto quanto lo è stato l’ideologia socialista a suo tempo ai primi del 900. Il presidente di Russia – non per tesserne le lodi – lo ha intuito e ha fatto in modo da piazzare il proprio paese assieme ai cavalli vincenti (e per tempo). Anche quella di sapersi trovare nel campo vincente al momento giusto è arte antica, artificio indispensabile dei vincitori (mi si scusi il gioco di parole).

Questo è il modo di pensare (lo spazio di riflessione, la portata) di uno statista come l’attuale presidente di Russia: la capacità di superare il momento presente per quanto appariscente (meeting in Alaska) e pensare in un’ordine di grandezza maggiore, ovvero interagisce/collide necessariamente con l’ordine mondiale occidentale da un lato, ma al tempo medesimo partecipa attivamente al superamento fisiologico dello stesso, contribuendo alla creazione di un ordine futuro del tutto diverso – “post-occidentale” assieme alle realtà emergenti dello spazio asiatico. Si occupa tanto dell’ordine PRESENTE quanto di quello che verrà, alla civiltà del futuro e non ad un mero sopravvivere (che caratterizza maggiormente l’occidente).

Esiste chi compara le astuzie di Putin a quelle di Zelensky tanto per equiparare I due personaggi: per parte mia direi…….ma certo compariamole pure. In sincerità ritengo sia illuminante farlo.

Il machiavellismo putiniano, come lo si potrebbe definire, appena descritto estensivamente in alto, contro l’astuzia contadina (che nessuno nega) della volpe di Kiev, la quale coi propri di giochi machiavellici guadagnerà per la propria nazione altro non che….un ulteriore mezzo milione di morti e feriti nel corso dell’anno a venire optando per la resistenza ad oltranza.

Beh, diciamo allora che esiste machiavellismo e machiavellismo (ad esser clementi).