Ti amo , quindi ti uccido . Di Cesare Semovigo
Ti amo , quindi ti uccido . Di Cesare Semovigo , italiaeilmondo.com
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Trump torna alla Casa Bianca, e con lui torna quel mix esplosivo di retorica, show e il famigerato “Art of the Deal”, versione geopolitica. Questa volta, l’attenzione è tutta per l’Ucraina e il suo “Project Ukraine”, un conflitto che, tra una dichiarazione e l’altra, sembrava aver stregato il neo-presidente. Ma cosa sta combinando Trump? E soprattutto, ha un piano reale o sta semplicemente improvvisando? Spoiler: potrebbe essere entrambe le cose. La zona pericolosa dove non si dovrebbe finire nel notoriamente delicato stadio iniziale della presidenza è proprio questa, una melma di sabbie mobili dove mettere alla prova il tallone di Achille di questa amministrazione entrante: la politica estera. Nei primi giorni del suo mandato, Trump sembrava più interessato a firmare ordini esecutivi e a ribadire quanto amasse il popolo russo. Ma il circo mediatico, spinto forse da qualche stratega ombra, lo ha trascinato in quella che sembra essere diventata la sua nuova ossessione: l’Ucraina. I giornalisti lo martellano con domande su come intenda affrontare il conflitto, e Trump, fedele al suo stile, ha deciso di “prendersi il progetto”. Come? Minacciando la Russia con sanzioni, tariffe e persino con il crollo del prezzo del petrolio. E tutto, ovviamente, condito dal suo amore per il popolo russo (“I love the Russian people, but I’m going to destroy your economy”). Ironia della sorte, durante il suo discorso inaugurale Trump non ha nemmeno menzionato l’Ucraina. Forse era distratto, o forse non aveva ancora capito che i media non lo avrebbero lasciato in pace. Mi piace pensare che questa sia la tattica di avvicinamento. Fatico a credere stia cadendo nella trappola che Steve Bannon e altri (incluso il buon senso) gli avevano consigliato di evitare: diventare l’utile volto del conflitto. Trump ha adottato un approccio decisamente autoritario nella sua comunicazione: “Accetta le mie condizioni o ti distruggo. Ma ti voglio bene, eh”. Una strategia che forse funziona nelle trattative immobiliari, ma che si scontra con la realtà diplomatica russa che, come sappiamo, non vende tappeti. Ha anche sparato numeri completamente a caso, come i “60 milioni di morti russi nella Seconda Guerra Mondiale” (dove li ha presi, nessuno lo sa) o il milione di soldati russi caduti in Ucraina. Putin e il Cremlino non hanno gradito, soprattutto quando Trump ha suggerito che la Russia avesse combattuto la guerra mondiale per aiutare gli USA. Non proprio uno dei migliori 26 milioni di modi per iniziare una trattativa. Una delle idee di Trump è quella di abbassare il prezzo del petrolio, convincendo il principe saudita Mohammed bin Salman a inondare il mercato di oro nero. L’obiettivo? Schiacciare l’economia russa. Peccato che ci siano almeno tre problemi fondamentali: il principe saudita sta finanziando massicci progetti di sviluppo, e un crollo del prezzo del petrolio destabilizzerebbe l’economia saudita prima ancora di toccare quella russa. La narrativa che i sauditi abbiano distrutto l’URSS negli anni ’80 è un mito. L’URSS era già in crisi a causa delle sue riforme interne, e il crollo dei prezzi del petrolio di allora era dovuto a una sovrapproduzione globale, non a una strategia orchestrata dagli USA. La Russia produce petrolio a costi bassissimi e ha un’economia diversificata. Se il prezzo del petrolio scende, il Cremlino semplicemente svaluta il rublo e continua a fare affari con chiunque e in special modo con le cancellerie di mezza Europa, che con una mano firmano sanzioni e con l’altra tessono triangolazioni per importare le materie prime dello sterminato territorio russo. Trump sogna anche di convincere Cina e India a voltare le spalle alla Russia ; anche qui solo un gonzo che comprava le autoradio nelle piazzole autostradali del Casertano potrebbe credere che si tratti di una seria programmazione economica . Sarebbe come scartare il mattone che avrebbe voluto essere autoradio ( molto woke ) , infilarlo ( vi giuro non è voluto) nell’alloggiamento a martellate cantando ” Vamos a la playa ” o meglio l’azzeccatissimo ” Battito Animale ” . Su le mani : genitore 1 , genitore 2 . Infatti la Cina starebbe costruendo relazioni sempre più strette con Mosca (vedi il gasdotto Power of Siberia 2) e l’India avrebbe già approntato, aggirando le sanzioni occidentali , un piano continuativo per l’acquisto di petrolio russo e adiritura di raffinati a bassa efficenza . Perché mai dovrebbero tradire un partner affidabile come la Russia accettando in ribasso le “offerte” del presidente USA che, finora, non ha nemmeno menzionato qualcosa in cambio? A meno che Trump non stia pianificando di regalare Taiwan alla Cina o il Kashmir all’India (non ci sorprenderemmo, visto il suo stile), facendo ordine nella frenetica saturazione resa volutamente confusionaria delle dichiarazioni incrociate degli stessi player in competizione , possiamo tranquillamente resettare certi algoritmi di lettura della realtà , tuffandoci di testa sugli scogli della frastagliata ma inesorabile ragion di stato trasversale. Le prese di posizioni proprio di oggi che come un eruzione di lava stanno raggiungendo le truppe in ritirata della fallita rivoluzione woke-green ,fanno presagire che è iniziata la notte dei lunghi coltelli made in Usa ; Musk definisce Sam Altman ” OpenAI’s Sam Altman As A Deep State Op ” e Trump con una discreta soddisfazione ci tiene a ricordare a Bolton e Fauci che ” non si sentirà responsabile se accadrà loro qualcosa “. Insomma, nessuna correlazione oltre c’è l’armageddon . A questo punto, viene da chiedersi se Trump sta giocando a scacchi 5D o sta improvvisando.
Le vocine nel cervello, sebbene potrebbe sembrare il contrario, continuano a farmi propendere per questa interpretazione, proprio perché mi sono convinto che le dure lezioni , pagate care , durante la sua scorsa presidenza , mi sembra siano state metabolizzate tanto da scorgere le contromisure preparate per non evitare di ricadere nell’errore cronico . Tuttavia, le prove scarseggiano, e i russi stessi sostengono di non avere ancora avuto contatti seri con l’amministrazione Trump. Il telefono rosso non suona mai o l’amore è saldo ma altresì clandestino? L’unica cosa chiara è che Trump vuole un accordo per mettere fine alla guerra in Ucraina. Il problema? Non sembra avere idea di cosa la Russia chieda o forse, per i suoi progetti, sulle prime potrebbe essere conveniente farci non esserci. Putin non accetterebbe mai un semplice “cessate il fuoco” o un’offerta al ribasso, e Trump lo sa bene. La sorpresa sarebbe decisamente spiacevole per tutti. Come hanno detto molti analisti, il tempo per un accordo sta scadendo, l’Ucraina è vicina al collasso come un Mc Gregor stramazzato al suolo dopo una rissa su Instagram . Quindi , artisticamente parlando, urlare nelle dichiarazioni pubbliche , accordandosi nascosti nelle retrovie della diplomazia , forse è quello che potremmo aspettarci . Trump ha ereditato una guerra che avrebbe potuto comodamente etichettare come “quella di Sleepy”, ma ha scelto di farla sua come quel mantello sgargiante che periodicamente ama indossare. Quindi mi sovviene che abbia calcolato il rischio, avendo inoltre avuto un periodo lungo nel quale organizzare e adottare una strategia adeguata. Se riuscirà a evitare la trappola e a negoziare un accordo reale con la Russia, potrebbe persino uscirne vincitore. Ma il rischio di trasformarsi in un altro Nixon è alto , o forse è quello al quale vorrebbero far credere al fronte interno , quello che ci ha intrattenuto con una grande profondità analitica del reale , che per limiti o manifesto pregiudizio continua vivere in un versione 4k arcobaleno della presidenza del 2016 .
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