Critica al pensiero liberale. I punti fermi e i suoi limiti. Con Gianfranco La Grassa
La critica al pensiero liberale, in particolare alla sua componente in stretta connessione con il liberismo economico e con il motore profondo del rapporto sociale capitalistico, rappresenta un punto fermo sul quale costruire le solide basi di una area culturale e di un movimento politico ancora allo stato nascente e sin troppo fluido. Una acquisizione che però non impedisce il rischio di una ricaduta o di una permanenza in una visione economicista che impedisce di cogliere il nodo essenziale e la costruzione di chiavi interpretative utili alla costruzione di un bagaglio teorico, di un senso comune e di una struttura politica in grado di individuare l’avversario, coglierne le caratteristiche fondamentali e fronteggiarlo con qualche probabilità di successo. La conversazione con Gianfranco La Grassa, proseguita sulla base delle tesi di Andrea Zhok, sottolinea un aspetto: la prevalenza e la pervasività del fattore e dei centri decisori politici rispetto agli altri ambiti delle attività umane. Lascia in sospeso una questione: se il vuoto del nichilismo e la negatività consustanziali al pensiero liberale, incapace di valori positivi, sia la causa ultima delle propensioni totalitarie o sia uno degli spazi introduttivi alle teorie positiviste estreme, assillate dalla frenesia del controllo assoluto e attratte inesorabilmente dalle tentazioni totalitarie. Ne parliamo con Gianfranco La Grassa. A corredo l’appendice della registrazione dell’importante ed illuminante intervento di Andrea Zhok al Forum dell’indipendenza italiana ad Orvieto del 29 e 30 luglio scorso. Buon ascolto, Giuseppe Germinario