GLI USA ACCENTUANO LA FASE MULTICENTRICA, a cura di Luigi Longo

GLI USA ACCENTUANO LA FASE MULTICENTRICA

 

a cura di Luigi Longo

 

Suggerisco la lettura dell’interessante intervista di Michel Raimbaud, diplomatico francese, professore di relazioni internazionali al Centre d’Études Diplomatiques et Stratégiques (CEDS), rilasciata alla redazione de l’Antidiplomatico in data 22/1/2021 e pubblicata sul sito www.lantidiplomatico.it.

E’ una lucida intervista nella quale vengono messe a fuoco con chiarezza questioni importanti: le cosiddette primavere arabe, l’aggressione alla Libia e alla Siria, il ruolo degli Stati del Golfo Persico, il gioco degli agenti strategici statunitensi nei luoghi istituzionali per affermare il proprio potere, l’uso dei mass media occidentali, la funzione della Cina e della Russia.

Gli Usa, passata la farsa delle elezioni politiche, riprendono, cambiando tattica ma non strategia, l’uso della forza per contrastare il loro declino: le azioni sono ricominciate con il rafforzamento delle truppe in Siria; le provocazioni, con il primo cacciatorpediniere FDNF (Forward Deploved Naval Forces) entrato nel Mar Nero, che insieme agli interventi della Nato, non facilitano la stabilità della regione, anzi, come sostiene il ministero degli Esteri russo << […] con la loro attitudine aggressiva mostrano di volere piuttosto destabilizzare la regione.>> (1); gli attacchi mettono<< […] nel mirino la Russia e la Cina mandando i primi duri segnali alle due superpotenze rivali. Il primo è contro la repressione di Mosca delle manifestazioni a favore dell’oppositore Alexiei Navalny. Il secondo contro le “intimidazioni” cinesi a Taiwan, nel giorno in cui i bombardieri di Pechino hanno sorvolato lo spazio aereo dell’isola che il Dragone vorrebbe riportare sotto le proprie ali, dopo la stretta su Hong Kong. […] >>; le ritorsioni riprendono con le << […] nuove sanzioni sulle interferenze russe nelle elezioni, sui cyber attacchi, sull’avvelenamento di Navalny e sulla violazione dei diritti umani. >> (2).

La guerra contro la Siria, << […] “Cuore pulsante dell’Arabismo”, sede dei primi califfi, centro d’influenza dell’Islam illuminato e culla del cristianesimo, la Siria […] ha goduto grande prestigio tra arabi e musulmani.  . […] è un paese radioso per natura. Un paese prospero, indipendente, stabile, autosufficiente, che produce la maggior parte di ciò che consuma e consuma ciò che produce, un paese senza debito estero o dipendenza dal FMI e dalla Banca mondiale >>, assume una valenza strategica per il Grande Medio Oriente (3) dove si delineano sempre più i poli contrapposti tra gli Stati Uniti d’America da una parte e la Cina e la Russia dall’altra. La Siria può diventare il punto di svolta della fase multicentrica (4).

E’ l’area del Grande Medio Oriente che va egemonizzata dagli USA per rompere il formarsi del polo Cina-Russia (sempre più coordinato). Sono le due potenze mondiali che mettono in discussione l’indispensabilità unilaterale degli Sati Uniti e lottano per un mondo multicentrico.

L’Unione Europea? Non conta perché non è una nazione (espressione di una federazione delle nazioni europee), non è un soggetto politico autonomo e indipendente con una visione strategica tra Oriente e Occidente. Essa è stato un progetto pensato, realizzato e utilizzato, nella fase monocentrica, dagli Stati Uniti per le proprie strategie di dominio mondiale.

L’Italia? Una espressione geografica, al servizio degli USA e dei loro principali servitori (Germania e Francia), governata da:

 

<< Facce che lasciano intendere di sapere tutto e non dicono niente
Facce che non sanno niente e dicono di tutto
Facce suadenti e cordiali con il sorriso di plastica
Facce esperte e competenti che crollano al primo congiuntivo
Facce compiaciute e vanitose che si auto incensano come vecchie baldracche
Facce da galera che non sopportano la galera e si danno malati
Facce che dietro le belle frasi hanno un passato vergognoso da nascondere
Facce da bar che ti aggrediscono con un delirio di sputi e di idiozie
Facce megalomani da ducetti dilettanti
Facce ciniche da scuola di partito allenate ai sotterfugi e ai colpi bassi
Facce che hanno sempre la risposta pronta e non trovi mai il tempo di mandarle a fare in culo
Facce che straboccano solidarietà
Facce da mafiosi che combattono la mafia
Facce da servi intellettuali, da servi gallonati, facce da servi e basta
Facce scolpite nella pietra che con grande autorevolezza sparano cazzate
Non c’è neanche una faccia, neanche una he abbia dentro con il segno di qualsiasi ideale una faccia che ricordi il coraggio, il rigore, l’esilio, la galera.

No, c’è solo l’egoismo incontrollato, la smania di affermarsi, il potere, il denaro, l’avidità più diffusa, dentro a queste facce impotenti e assetate di potere […] >> (5).

 

 

 

NOTE

 

1.Redazione de l’Antidiplomatico, Nave da guerra USA entra nel Mar Nero vicino alla Russia, www.lantidiplomatico.it, 23/1/20121.

2.Redazione Ansa, Biden mette subito nel mirino la Russia e la Cina, www.ansa.it, 25/1/2021.

3.Roberto Aliboni, a cura di, La Nato e il Grande Medio Oriente, www.iai.it, 2005.

4.Luigi Longo, La Siria punto di svolta della fase multicentrica, www.italiaeilmondo.com, 15/4/2018.

5.Giorgio Gaber, Mi fa male il mondo in Album “E pensare che c’era il pensiero”, www.giorgiogaber.it, 1995.

 

 

 

 

LA PREMESSA REDAZIONALE

 

AMB. RAIMBAUD A L’AD: “IN LIBIA E SIRIA, I MEDIA OCCIDENTALI HANNO FAVORITO GLI AGGRESSORI E I CRIMINALI”

 “Bashar al Assad non ha torto quando dice che non cambierà nulla tra un repubblicano e un democratico in generale, tra Trump e Biden in particolare. Nulla cambierà per il mondo arabo e in particolare per la Siria.” A dichiararlo all’AntiDiplomatico è Michel Raimbaud, decano della diplomazia francese, professore di relazioni internazionali e autore di diversi libri di successo sul Medio Oriente. Dopo una lunga carriera come Ambasciatore nella regione ha visto da vicino l’inizio delle cosiddette “primavere arabe” che per Raimbaud sono stati eventi “manipolati da attivisti formati da ONG occidentali in Occidente”. E ancora: “Questi eventi, che per dieci anni hanno seminato caos, distruzione” hanno creato “un clima di guerra aperta nella maggior parte dei paesi arabi”. Con un’eccezione molto sospetta ricorda l’Ambasciatore francese:“Le monarchie petrolifere (Arabia Saudita e Stati del Golfo) sono state curiosamente risparmiate”.

I danni prodotti sono stati enormi. Paesi distrutti e popoli alla disperazione. Ma la resistenza siriana, come sottolinea ampiamente Raimbaud nel corso della sua intervista, ha segnato un punto di svolta storico, con la Nato e i suoi progetti in stile Libia che sono stati sconfitti: “La Siria è devastata, ma non è stata sconfitta e smantellata dopo dieci anni di guerra spietata con un’aggressione collettiva. Va notato che la Russia, ma anche la Cina, stanno sviluppando congiuntamente una potente cooperazione strategica e che sono entrambi sostenitori della Siria di fronte all’aggressione islamista occidentale.” E la debacle occidentale mostrata sulla vicenda Covid per l’Ambasciatore francese è un segnale fondamentale. “La disastrosa gestione della pandemia negli USA e in Europa occidentale, rispetto al controllo cinese e alla gestione efficace della crisi da parte della Russia. Russia e Cina sono uscite vittoriose sull’Occidente nella lotta anti-Covid agli occhi del mondo.”

L’INTERVISTA

Signor Raimbaud, il 2021 segna il decimo anniversario della cosiddetta Primavera araba. Quale valutazione possiamo fare?

Precisiamo innanzitutto che i movimenti di protesta scoppiati dal dicembre 2010 (in Tunisia) alla primavera 2011 non sono ovviamente né “primavere” politiche, né “rivoluzioni pacifiche e spontanee” per la democrazia e per i diritti umani. Sebbene inizialmente attirassero persone di buona fede che combattevano contro la corruzione e i regimi autoritari, divenne presto evidente che i movimenti erano supervisionati, addestrati e manipolati da attivisti formati da ONG occidentali in Occidente, con tecniche standardizzate di mobilitazione, propaganda e organizzazione, apprese sul campo grazie alle rivoluzioni colorate che hanno portato allo smantellamento dell’ex Jugoslavia negli anni ’90 (movimento OTPOR = resistenza).

Dalle corporazioni mediatiche dominanti sono state descritte come “lotte per la democrazia e per i diritti umani”. Che cosa sono state in realtà?

Le richieste riguardavano la partenza dei Capo di Stato, il cambio di governo e riforme volte ad indebolire o distruggere lo Stato, le istituzioni, gli eserciti (obiettivi prioritari per i “rivoluzionari” sempre ispirati dall’estero, per gli occidentali e per Israele). Le invocazioni alla democrazia e ai diritti umani sono esche intese ad attirare le simpatie dei protettori e degli “amici” occidentali. Queste rivolte organizzate, orchestrate, manipolate e presto pesantemente finanziate e armate dall’estero (i paesi anglosassoni tramite le ONG) degenereranno in conflitti e situazioni caotiche, estendendosi di paese in paese dal Maghreb al Mashrek. Questa cascata di tragedie non è un susseguirsi di guerre civili isolate e spontanee, come suggerisce la falsa versione trasmessa in Occidente per nascondere la grossolana ingerenza dell’Impero Atlantico. Nel loro insieme, costituiscono le componenti di un piano di destabilizzazione e distruzione (non possiamo ripeterlo abbastanza) concertato, immaginato, teorizzato dall’America, dai suoi genitori anglosassoni e dal suo ramo israeliano. Questa impresa si affida ovviamente a staffette, complici, alleati in tutti i Paesi interessati: in primo piano le forze estremiste islamiche: spesso i Fratelli Musulmani, patrocinati da Turchia e Qatar oppure i movimenti influenzati dai wahhabiti del ‘Arabia Saudita o dagli Emirati Arabi Uniti o altri paesi del Golfo. Senza questa alleanza aperta e finalmente riconosciuta dagli stakeholder tra Occidente e Israele da un lato, Stati e forze islamiste dall’altro, non ci sarebbero state “rivoluzioni”, che prenderanno varie svolte e sperimenteranno vari sviluppi.

Dalla Tunisia alla Libia è stata una rapida escalation. Il piano iniziale per eliminare Gheddafi è saltato e si è dovuti intervenire con una guerra criminale i cui effetti pesano ancora oggi. E’ stata la resistenza del popolo siriano a fermare il piano di completa destabilizzazione dell’aera pensato a Washington?

I primi risultati si notano subito in Tunisia, poi in Egitto (con la cacciata di Ben Ali e Mubarak dopo poche settimane), i processi elettorali metteranno al potere piuttosto rigidamente i Fratelli Musulmani, poi verrà l’instabilità politica, insicurezza, destabilizzazione. In Algeria e Mauritania, una prima “primavera” è stata segnalata nel gennaio 2011 e soffocata. Allo stesso modo in Marocco, dove il re ripristinò rapidamente la situazione, e in Bahrain, dove l’Arabia intervenne per salvare la dinastia sunnita contro una popolazione sciita. Il trambusto non si è mai fermato. La “rivoluzione” prende piede in Yemen e si trasforma in guerra civile: dura fino ad ora. La Libia e poi la Siria vengono colpite. La Jamahiriya di Gheddafi dovrà affrontare l’intervento illegale della NATO, la secessione e il caos. Gheddafi sarà assassinato dai “rivoluzionari” aiutati dai “servizi” occidentali. Lo stato è distrutto e non si è mai ripreso. La Siria sperimenterà la guerra contro il jihadismo, gli occidentali, gli islamisti e il terrorismo, gli “Amici del popolo siriano” (114 stati alla fine del 2012, numero che poi si scioglierà). La poliedrica guerra (“Le guerre della Siria”, titolo del mio ultimo lavoro, pubblicato nel giugno 2019)) assumerà rapidamente le sembianze di una guerra di aggressione, anche nei suoi aspetti jihadisti e terroristici più violenti e spettacolari. Questi eventi, che per dieci anni hanno seminato caos, distruzione e creato un clima di guerra aperta nella maggior parte dei paesi arabi ma anche nel Medio Oriente “allargato” (il Grande Medio Oriente di George W. Bush), hanno evidenziato prova del confronto globale tra l’America e il suo impero israelo-anglosassone da un lato e i due Grandi “emergenti” o “rinati” dell’Eurasia e dei loro alleati dall’altra. In questo confronto politico ed economico globale , finanziari, militari, strategici, ideologici e geopolitici, i paesi del Grande Medio Oriente sono una posta in gioco, un campo di battaglia e attori decisivi (cfr. Il mio libro “Storm on the Greater Middle East” 2015 – 2017). Tornerò su questo più tardi.

È interessante notare che quasi tutti i paesi repubblicani arabi sono stati colpiti da questa “epidemia”, dal Nord Africa al Medio Oriente, così come due monarchie, Marocco e il Bahrein. Le monarchie petrolifere (Arabia Saudita e Stati del Golfo) sono state curiosamente risparmiate, mentre i loro regimi sono i più arretrati, ma sono sostenuti dagli Stati Uniti e dall’Occidente. Per quanto riguarda il ruolo dei media, merita un libro a parte. Lo menziono in una risposta seguente.

Facciamo un passo indietro. I leader di Libia e Siria, Gheddafi e Assad, nel 2010 visitano paesi europei come l’Italia e la Francia, con rapporti che sembrano cordiali. Un anno dopo, la Libia vive le rivolte che hanno portato all’assassinio di Gheddafi e inizia una guerra in Siria con Assad che resiste. La stessa Turchia di Erdogan aveva ottimi rapporti con la Siria. Cosa ha causato questo cambiamento di rotta?

I rapporti erano indubbiamente ingannevolmente cordiali nei due casi da lei segnalati; Questi due casi devono essere separati. Si tratta più o meno per gli europei di ottenere dai capi di Stato, noti per la loro fermezza nei principi e la loro fedeltà nelle alleanze, nelle concessioni politiche, strategiche o economiche (in materia di petrolio o gas), senza che ci fosse una controparte dalla parte di Parigi o di Roma. Per quanto riguarda la Libia, penso che l’idea era quella di riuscire a convincere Gheddafi a rinunciare a qualsiasi progetto nucleare (lo farà) e ai suoi piani per l’indipendenza e l’unità economica, finanziaria e monetaria dell’Africa (non lo farà e quindi andava “punito”). Il caso siriano è un po’ diverso. La Francia fu apparentemente responsabile di aver trasmesso la pressione americana di W. Bush e Colin Powell su Bashar al Assad, al fine di convincere quest’ultimo a rinunciare alla sua alleanza con l’Iran e alle sue relazioni con Hezbollah, per compiacere Israele. Il presidente siriano non si arrese, e gli chiesero un risarcimento per i progetti dell’oleodotto. Bashar al Assad ancora non si arrese, la doveva pagare. Capito che questi punti sono probabilmente solo la parte emergente del caso. Nel 2010/2011 a Washington è scritto in modo chiaro che la Siria deve essere distrutta. In assenza di un pretesto, lo creeremo. Concessione o assenza di concessione, è scritto che ci sarà guerra grazie all’epidemia di “rivoluzioni”, questa che permette lo scoppio di un conflitto a priori dall’interno, senza che ci siano interferenze troppo appariscenti.

Gheddafi aveva allacciato fruttuosi rapporti politici ed economici con l’Italia, accordi sul petrolio e sulle infrastrutture durante il governo Berlusconi. La guerra contro la Libia che ha visto la Francia di Sarkozi tra i suoi principali promotori, secondo lei, è azzardato dire che è stata una guerra contro l’Italia per mettere le mani sul petrolio libico?

Sì, penso che sia azzardato. Per la Libia, non è soprattutto il petrolio a essere stato preso di mira. Sono soprattutto “i miliardi di Gheddafi”, cioè i fondi libici (probabilmente diverse centinaia di miliardi di dollari) e saranno congelati prima di “sparire”… Ma l’obiettivo principale dell’intervento armato della NATO è liquidare Gheddafi per impedirgli di finanziare un sistema monetario africano indipendente dal dollaro, dall’euro e dall’Occidente. Dovevano quindi distruggere lo Stato libico, cosa che sarà fatta.

Come giudica il ruolo dell’informazione occidentale, del Golfo nei conflitti in Siria e Libia? Quanto è stata importante la propaganda? 

Il ruolo di questi media a cui si riferisce è stato altamente dannoso e la propaganda si è combinata con un vero lavaggio del cervello. Hanno tutti partecipato alla massiccia disinformazione delle opinioni: dalle menzogne degli intellettuali alla disonestà dei politici. I giornalisti e “reporter” sul campo hanno largamente contribuito a una gigantesca truffa intellettuale e ad una cieca unanimità a favore degli aggressori e dei criminali, in Siria come in Libia. I media occidentali hanno fatto molto per distruggere il magistero morale che l’Occidente ed i suoi clienti hanno erroneamente rivendicato.

Che Paese era la Siria prima della guerra?

“Cuore pulsante dell’Arabismo”, sede dei primi califfi, centro d’influenza dell’Islam illuminato e culla del cristianesimo, la Siria, addirittura privata dalla colonizzazione e dai mandati del 40% del suo territorio storico, ha goduto ‘grande prestigio tra arabi e musulmani. In questo paese con un ricco patrimonio archeologico e storico, dove la tolleranza è sancita nei costumi e nella convivialità delle religioni e delle denominazioni nel marmo, abbiamo coltivato e ci sforziamo ancora di coltivare un’arte di vivere che ancora piace ai visitatori. La qualità della sua diplomazia e la coerenza dei suoi impegni e alleanze le hanno sempre attratto rispetto, direi anche nella sfortuna del momento. La Siria è un paese radioso per natura. Un paese prospero, indipendente, stabile, autosufficiente, che produce la maggior parte di ciò che consuma e consuma ciò che produce, un paese senza debito estero o dipendenza dal FMI e dalla Banca mondiale. Un sistema scolastico e educativo libero, efficiente e formativo di un gran numero di laureati e dirigenti di valore, spesso purtroppo tentati dalla diaspora e molti dei quali emigrati durante la guerra. Un sistema sanitario e assistenziale notevole, moderno e gratuito, presente su tutto il territorio siriano, che attraeva gli abitanti dei paesi vicini. Un paese autosufficiente che produceva tutte le gamme di farmaci, anche per l’esportazione. Più in generale, una rete di servizi sociali efficienti. Un’economia moderna in fase di riforma. Potremmo aggiungere “che fine ha fatto la Siria” ricordando alcune cifre e realtà. 400.000 morti, uno o due milioni di feriti e mutilati, sei o sette milioni di siriani “sfollati”, cioè costretti a trasferirsi altrove sul territorio siriano a causa della guerra e terrorismo, Almeno cinque milioni di siriani che si sono rifugiati in Libano, Giordania, Turchia, a volte in Europa, il più delle volte per fuggire dai terroristi, dall’opposizione armata, dagli occupanti, dagli abusi, dalla fame, ecc. . Il 60% del Paese devastato, un altro 20% occupato da turchi, forze americane, europei, appoggiati dai separatisti curdi …

Cosa rappresenta la Resistenza siriana, dopo 10 anni di guerra e sanzioni, anche grazie all’aiuto di Russia, Iran ed Hezbollah? Questo conflitto non si è concluso secondo le agende occidentali, principalmente quella di Stati Uniti e Israele. Questa guerra ha rimodellato l’equilibrio geopolitico con nuovi attori globali come Cina e Russia che ostacolano i piani occidentali?

In parte sì. Certo, la Siria è devastata, ma non è stata sconfitta e smantellata dopo dieci anni di guerra spietata con un’aggressione collettiva a cui hanno preso parte in un modo o nell’altro più di cento membri della “comunità internazionale”, vale a dire più della metà delle Nazioni Unite, nonché a un flusso infinitamente rinnovato di decine o centinaia di migliaia di terroristi che affermano di essere parte della guerra santa. Ha certamente beneficiato del sostegno di alleati fedeli (Iran, Hezbollah libanese, Russia, Cina, persino i movimenti sciiti iracheni, che stanno gradualmente emergendo dall’abbraccio americano), ma resta il fatto che l’esercito siriano ha resistito quasi solo a tutti i nemici sopra citati per quattro anni e mezzo, da marzo 2011 a settembre 2015, la data dell’intervento aereo dell’Esercito russo che si schiera al suo fianco. L’equilibrio geopolitico si è gradualmente spostato ed i piani occidentali e israeliani sono stati ostacolati. Ma l’Occidente non si considera vinto, vietando il ritorno dei profughi, la ricostruzione, la vita normale, attraverso una guerra invisibile (dall’esterno) e silenziosa (o completamente zittita dai media occidentali.

Diversi paesi africani e in particolare alcune monarchie del Golfo hanno ristabilito le relazioni diplomatiche con Israele. Questa mossa, sotto la guida di Trump, è l’ennesimo colpo all’Iran o un colpo decisivo alle rivendicazioni e alla lotta del popolo palestinese?

Non sono nei segreti di Israele, ma credo che ci sia da un lato il desiderio di minacciare l’Iran (l’appoggio di Trump è stato garantito a tal proposito), di sferrare un colpo “decisivo” all’Iran. Gli israeliani pretendono, ma forse soprattutto di demolire simbolicamente l’idea di Palestina, sacra causa degli arabi ”. La normalizzazione con Emirati, Bahrein, e forse soprattutto Sudan, non è più un fatto marginale, soprattutto quando il Marocco si unisce al processo, soprattutto come il sostegno più profondo e intimo, che della Siria (e forse quella dell’Iran) è resa problematica dalla situazione della Siria devastata da dieci anni di guerra, sanzionata e attaccata da una nuova guerra, silenziosa e invisibile, che la soffoca e la strangola.

Quando al presidente Assad viene chiesto se la leadership politica può cambiare negli Stati Uniti tra un democratico e un repubblicano, risponde che non cambierà nulla. Perché sono le lobby, le multinazionali, che decidono il corso della politica americana. Pensa che cambierà qualcosa cambia con Biden?

Il presidente Bashar al Assad non ha torto quando dice che non cambierà nulla tra un repubblicano e un democratico in generale, tra Trump e Biden in particolare. Nulla cambierà per il mondo arabo e in particolare per la Siria. Almeno in linea di principio, perché un cambiamento a Teheran, promesso da Biden, potrebbe avere qualche impatto indiretto sulla situazione in Siria. In effetti, il presidente americano è forse l’uomo più potente del mondo, ma non è, tutt’altro, l’uomo più potente degli Stati Uniti. Così come il Congresso è ben lungi dall’essere onnipotente come talvolta dà l’impressione. È lo “stato profondo” neoconservatore che guida, sostenuto dalla comunità ebraica sionista e dalla potente lobby dei cristiani sionisti protestanti (la Chiesa evangelica in particolare, che rivendica più di 60 milioni di membri in America e 600 milioni nel mondo. ). Le lobby, le 17 agenzie di intelligence statunitensi, che riuniscono senza dubbio più di un milione di agenti, la gerarchia militare, le banche, il GAFAM, fanno parte di questo “stato profondo”: Trump ve lo direbbe probabilmente.

In conclusione, dopo i fallimenti dell’Occidente in America Latina, sulla gestione della pandemia da Covid-19, la presenza di una forte resistenza in Medio Oriente, nuove potenze emergenti come Russia e Cina, possiamo prevedere in tempi non lontani un declino dell’imperialismo occidentale e americano in particolare?

Questo declino è in atto, altrimenti l’America avrebbe già lanciato un assalto a Russia e Cina. La Cina è diventata la prima potenza economica e commerciale del mondo. È la fabbrica del mondo. Sta rapidamente diventando una delle principali potenze militari. La Russia ha riconquistato la parità militare con l’America, senza avere un enorme budget per la difesa, è una grande potenza energetica e sta diventando una grande potenza agricola. Infine, è tornato ad essere un potere di riferimento politico e diplomatico, che vuole garantire il ritorno al diritto internazionale, deriso e distrutto dall’Occidente. Va notato che la Russia, ma anche la Cina, stanno sviluppando congiuntamente una potente cooperazione strategica e che sono entrambi sostenitori della Siria di fronte all’aggressione islamista occidentale. Militarmente e diplomaticamente per la Russia, diplomaticamente specialmente (finora) per la Cina. Infine, visto che si parla del Covid, notiamo la disastrosa gestione della pandemia negli USA e in Europa occidentale, rispetto al controllo cinese e alla gestione efficace della crisi da parte della Russia. Russia e Cina sono uscite vittoriose sull’Occidente nella lotta anti-Covid agli occhi del mondo.