I CALCOLI (SBAGLIATI) DI ISRAELE E STATI UNITI, di Roberto Di Giuseppe

I CALCOLI (SBAGLIATI) DI ISRAELE E STATI UNITI

E’ davvero difficile immaginare che l’attacco di Hamas al muro eretto dagli israeliani lungo il confine con la Striscia di Gaza, possa essere avvenuto senza che nessuno si sia accorto di nulla, che avamposti militari abbiano potuto essere conquistati quasi senza colpo ferire, che addirittura un rave party ad un passo dal confine con la Striscia e quindi a tiro di razzi, sia stato consentito, senza oltretutto un minimo di sorveglianza.

E’ anche più difficile credere che un simile colpo non sia stato rilevato neanche per una minima parte dai servizi di intelligenza tanto israeliani quanto statunitensi.

Come è stato detto da qualcuno, a mio avviso correttamente, tutto questo puzza tanto di 11 settembre 2001.

La mia idea è che questo attacco da parte di Hamas sia stato un “invito” da parte israeliana e statunitense.

Infatti, se ciò che credo risultasse anche vero, sarebbe stato impossibile per Israele contare su un così tempestivo sostegno a stelle e strisce senza che vi fosse stato un pieno accordo tra le due parti.

Questo significherebbe che i dirigenti di Hamas siano degli utili idioti, o peggio ancora, dei complici?

Niente affatto. Hamas ha chiarissima la strategia di fondo di Israele: la pulizia etnica della Striscia di Gaza, attraverso la progressiva espansione degli insediamenti coloniali e lo strangolamento economico-sociale dei palestinesi residenti in quel territorio.

Questa strategia, già ben nota tanto al regime nazista nella fase pre soluzione finale, quanto ai governi nord-americani nell’opera di genocidio dei pellerossa, ha tuttavia il suo tallone di Achille nel numero di persone da evacuare. Se per gli statunitensi si è trattato di un compito relativamente semplice (e che è tuttavia durata più di un trentennio), sia per i nazisti negli anni ’30-’40 che per gli israeliani ai giorni nostri, l’ostacolo posto dal numero si è rivelato un ostacolo troppo difficile da sormontare, anche in relazione alla ristrettezza del tempo a disposizione per portare a termine l’opera.

A ciò si aggiunga che mentre i nazisti hanno potuto contare sulla sostanziale arrendevolezza delle loro vittime, del tutto impreparate anche solo a concepire la determinazione e l’odio dei loro persecutori, Israele si trova invece ad affrontare un popolo determinato, combattivo e resistente, sostanzialmente inestirpabile con i mezzi ordinari di una comune politica di pulizia etnica, per quanto condotta con estrema durezza.

Questo ha comportato la necessità da parte israeliana di un decisa accelerazione.

Israele sta attraversando una fase piuttosto critica della sua storia. La sua popolazione è incerta sul suo futuro e profondamente divisa al suo interno e queste divisioni vanno sempre più polarizzandosi.

Esattamente lo stesso processo che si sta sviluppando negli Stati Uniti. USA e Israele sono, loro malgrado, indissolubilmente legati l’uno all’altro ed entrambi vedono con crescente ansia una progressiva erosione della loro influenza e della loro potenza.

Hamas e non solo Hamas vede tutto questo. Vede l’arroganza e la forza di Israele farsi sempre più intensa ed invasiva in modo inversamente proporzionale al venir meno delle sue sicurezze e non può fare altro che stare al gioco. Un gioco al massacro.

In estrema sintesi questo gioco prevede che Hamas attacchi Israele in forme finora completamente inedite e che Israele, o meglio il suo attuale governo iper-sionista, finga di essere stato colto di sorpresa. Ognuno fa i suoi calcoli. Israele forte dell’appoggio, dato per scontato, dell’Occidente collettivo, pensa di poter cogliere l’occasione per un’occupazione definitiva, manu militari, della Striscia di Gaza, dopo aver costretto la popolazione a espatriare in Egitto a forza di bombardamenti. Hamas pensa di usare questa stessa popolazione ed il suo ingente numero, per costringere il resto del mondo a prendere atto della vera natura della politica espansionistica di Israele. E’ innegabile che entrambe le parti abbiamo le mani sporche, molto sporche di sangue. A questo punto la vera partita si gioca sull’invasione di terra. Israele sa di non poter continuare all’infinito con i bombardamenti, efficaci peraltro solo sui civili. Già da più parti si levano degli altolà sempre più chiari e decisi. Inoltre le reiterate risoluzioni dell’Onu (per quanto l’Onu sia ormai poco più che un simulacro di se stesso) parlano chiaramente di una soluzione “Due popoli, due Stati”. Israele dunque, per portare avanti il suo disegno strategico, che è lo ripeto, l’espulsione totale e definitiva di tutti i palestinesi dalla Palestina, deve necessariamente invadere Gaza. Ma qui io credo, si innesti un grave errore di calcolo, dettato secondo me, dalla fretta di ricomporre un’artificiosa unità interna dinnanzi al pericolo imminente e dalla preoccupazione per i continui default del principale alleato e protettore, gli Stati Uniti. Una fretta che ha portato Israele, ovvero, lo ripeto, il suo attuale governo iper-sionista, a sottovalutare l’aumento del potenziale bellico di Hamas, sia sotto il profilo degli armamenti che sotto quello dell’addestramento del personale e del coordinamento di comando. Un attacco a Gaza comporterà inevitabilmente un bagno di sangue da entrambe le parti ed un probabilissimo allargamento del conflitto, con conseguenze del tutto imprevedibili sul futuro di Israele e forse anche del nostro.

E’ qui che si innesta la tematica dell’intervento nord-americano. A guardare le apparenze, sembra che la risposta degli Usa all’attacco di Hamas sia stata più rapida e pronta di quella dello stesso Israele. Immediato l’invio di una squadra portaerei con l’annuncio del rapido invio di una seconda, come “deterrente” verso possibili attori esterni. A mio avviso si è trattato di un’operazione concordata. Hamas, praticamente “costretto” ad attaccare, Israele che apparentemente si “lascia sorprendere” e gli Stelle a Strisce che prontamente intervengono a protezione dell’alleato proditoriamente aggredito, con l’oramai immancabile codazzo di camerieri e cameriere targati Unione Europea, opportunamente istruiti.

Il fatto è, secondo me, che gli Stati Uniti debbono cercare un diversivo per sganciarsi dalla trappola ucraina, dove stanno subendo una sconfitta storica, cento volte peggiore della ignobile fuga dall’Afganistan e in prospettiva, ancora più grave della storica sconfitta in Vietnam. Questa nuova debacle, deve essere mitigata da una decisa prova muscolare in uno settore altrettanto nevralgico dello scacchiere geopolitico, che ribadisca ad alleati ed avversari, la forza politica e militare della potenza nord-americana e allo stesso tempo sappia riportare un minimo di coesione interna messa così a dura prova dalla conduzione disastrosa del conflitto con la Russia.

Ma come spesso accade, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. La forza dell’attacco di Hamas si è dimostrata, volutamente o meno, fin troppo dirompente. L’opinione pubblica israeliana ne è rimasta profondamente scioccata ed intimorita. Al posto di una molto probabilmente auspicata e prevista, sollevazione interna anti-palestinese, sembra emergere piuttosto un certo disorientamento ed una crescente critica verso l’incapacità del governo Netanyahu nel non aver saputo prevenire un simile colpo. Da qui la necessità di questo stesso governo, di agire in fretta, senza la necessaria ponderazione. Il pesantissimo attacco aereo contro la Striscia di Gaza, va configurandosi sempre di più come un vero e proprio crimine di guerra. L’obiettivo originario di indurre la popolazione palestinese ad abbandonare il proprio territorio sotto l’effetto delle bombe, è divenuto un intento smaccato dal chiaro sapore di pulizia etnica, suscitando, come sarebbe stato facilmente prevedibile con un minimo di maggior lucidità, la reazione sempre più decisa dei paesi arabi.

La questione palestinese è notoriamente indigesta a gran parte del mondo arabo, ma tanto più per questa ragione, la pretesa israeliana di scaricare sull’Egitto il peso gravosissimo di gestire più di due milioni di palestinesi scacciati dalle loro case a colpi di bombe e di stragi di civili inermi, bambini compresi, appare semplicemente cervellotica. Più adatta semmai a spingere pericolosamente l’Egitto verso la china di una contrapposizione diretta con lo stesso Israele.

A meno che la preparazione militare di Hamas non risulti un clamoroso bluff, cosa che a me pare non molto probabile, l’attacco di terra, ancorché a mio parere inevitabile, proprio per la strategia di fondo sottesa alla politica di Israele, comporterà perdite notevolissime da entrambe le parti, che non mancheranno di avere il loro peso nel sistema delle relazioni internazionali. La forza dissuasiva della presenza militare statunitense, così ardimentosamente sbandierata, non credo sarebbe sufficiente ad impedire il coinvolgimento di altri attori esterni, proprio a causa della troppo pesante reazione aerea israeliana e di iniziative come il taglio delle forniture d’acqua e di energia elettrica, che hanno avuto il doppio effetto di apparire come una crudele quanto ingiusta punizione della popolazione civile ed allo stesso hanno mostrato al mondo come la Striscia di Gaza e la sua popolazione siano ostaggio della repressione e della prepotenza israeliana anche per i bisogni più essenziali come in una sorta di gigantesco campo di concentramento.

L’intervento diretto nord-americano quand’anche effettuato contro attori esterni come ad esempio Hezbollah, aprirebbe pur sempre uno scenario quanto mai pericoloso e denso di incognite e finirebbe comunque per compromettere in maniera definitiva la residua capacità contrattuale degli Usa rispetto al mondo arabo, già ora fortemente compromessa. Credo sia per questo tipo di considerazioni che il presidente Usa si sia espresso contro un intervento di terra da parte israeliana. Ma la rinuncia a questo intervento implicherebbe da parte di Israele l’ammissione di uno smacco politico-militare senza precedenti con conseguenze anche qui non pienamente ponderabili, ma certamente negative per lo stato sionista.

In tutto ciò, il pagliaccio di Kiev, come un vecchio saltimbanco sul viale del tramonto, riceve l’ennesimo schiaffo in faccia proprio dagli stessi israeliani che giudicano “non opportuna” la sua richiesta di visita “di solidarietà”.

Un pagliaccio che purtroppo è costato e costerà ancora centinaia di migliaia di morti tra il suo stesso popolo ed al quale la promessa di un esilio dorato in Canada per “servizi resi” potrebbe alla fin fine, non essere mantenuta.

Il conflitto israeliano prende una piega escatologica + aggiornamenti sulla guerra in Ucraina, di SIMPLICIUS THE THINKER

Mentre siamo alla prima settimana del conflitto israeliano iniziato il 7 ottobre, Israele prepara la sua presunta invasione di terra a Gaza.

Ci sono ancora molti che credono che stiano bluffando, molte voci da entrambe le parti, compresi gli israeliani, che dicono che sarà un suicidio, poiché la distruzione di Gaza ha creato un paesaggio che è maturo per i combattenti di al-Qassam per condurre una sanguinosa guerriglia di guerra contro l’IDF. È difficile valutare, per mancanza di una conoscenza approfondita di ciò che Hamas possiede effettivamente in termini di scorte di materiale. Ciò che affermano di avere potrebbe essere un bluff esagerato, quindi è impossibile sapere con certezza quanto successo potrebbero avere.

Ma molti, tra cui esponenti dell’MI6, ritengono che si tratti di una trappola:

Gli attacchi del gruppo militante di Hamas sono stati probabilmente uno stratagemma per attirare Israele in una costosa invasione di terra di Gaza, ha dichiarato l’ex capo dell’agenzia di spionaggio britannica MI6. Alex Younger, che ha ricoperto il ruolo di capo dei servizi segreti esteri del Regno Unito dal 2014 al 2020, ha rilasciato i suoi commenti in un’intervista al programma “The Today Podcast” della BBC. “Capisco e approvo assolutamente il diritto di Israele di difendersi in queste circostanze e di ripristinare la credibilità di queste difese, in modo da restituire alla popolazione un senso di sicurezza psicologica. Ed è ormai evidente che Hamas sta essenzialmente tendendo una trappola a Israele, e sarà ben contento se Israele si impegnerà in un’invasione di terra su larga scala, a causa della portata e dell’intensità del conflitto che ciò comporterebbe, della perdita di vite innocenti che inevitabilmente ne deriverebbe e della radicalizzazione che ne deriverebbe, e della misura in cui metterà gli alleati e i partner di Israele nella regione in una posizione impossibile”.

Hamas ha persino pubblicato un video come avvertimento per mostrare cosa accadrebbe se l’IDF dovesse incorrere. Così come altri che mostrano la loro produzione interna di RPG a testata tandem.

Ciò che è emerso finora è l’assoluta certezza di quali siano i reali piani di Israele. Ora posso dire con assoluta certezza qual è la strategia complessiva che ho delineato la volta scorsa; semplicemente, ora è stata confermata da Israele stesso.

Hanno dichiarato la loro richiesta di evacuare l’intera parte settentrionale di Gaza, con oltre 1,1 milioni di palestinesi diretti verso la metà meridionale di Gaza:

Naturalmente, il checkpoint settentrionale di Erez è off limits e si vuole che i palestinesi si riversino a sud, per poi utilizzare il checkpoint di Rafah per uscire in Egitto.

L’obiettivo è che l’IDF prenda d’assalto il nord di Gaza e costringa tutti a dirigersi verso sud. Una volta raggiunto questo obiettivo, annunceranno un nuovo settore da sgomberare e continueranno a spingere verso sud fino a quando ogni singolo palestinese sarà ripulito etnicamente e spinto fuori attraverso Rafah verso il Sinai egiziano.

Non mi credete? È stato confermato proprio ieri in una brillante trappola verbale tesa da Marc Lamont Hill nella sua intervista con il consigliere di Netanyahu, Danny Ayalon. Ascoltate con molta attenzione la seconda parte dell’intervista, in cui Hill convince Ayalon ad ammettere la verità dei loro piani:

“Vogliamo aprire un corridoio umanitario per farli uscire…”.

“Solo attraverso il confine di Rafah, giusto?”.

Ayalon fa un sorrisetto poco elegante: sa di essere stato fregato. Arrossendo, cerca disperatamente di sviare su un altro argomento.

È ironico, tra l’altro, che Lamont Hill sia l’uomo che è stato notoriamente licenziato dalla CNN per aver fatto una dichiarazione “anti-Israele”.

È chiaro come il sole per chiunque abbia occhi per vedere. Israele sta bloccando la metà settentrionale di Gaza, bombardando chiunque vi si rechi, per spingere l’intera popolazione a sud, verso l’Egitto. È una pulizia etnica e un genocidio da manuale.

Questo video di oggi, ad esempio, sembra mostrare un convoglio di auto civili che viene colpito:

È stato geolocalizzato con precisione qui: 31.455691, 34.415025

Che è esattamente oltre la linea di demarcazione mediana dichiarata da Israele:

Anche se la parte pro-Israele sostiene che si è trattato di un attacco con ordigni esplosivi esplosivi di Hamas, con l’obiettivo di impedire ai rifugiati di andarsene in modo da poterli usare come scudi umani.

Naturalmente questa è solo una goccia nel mare del massacro indiscriminato di civili che abbiamo visto finora da parte di Israele.

Il tipo di disumanizzazione dei palestinesi di cui siamo testimoni è quasi inimmaginabile: è una campagna di gaslighting su scala globale. Ci stanno letteralmente illuminando per farci credere che un genocidio e una pulizia etnica aperti ed evidenti siano in qualche modo giustificati. E da cosa? Una serie di falsi e falsi-fake, che vengono tutti smascherati poco dopo la loro realizzazione.

La truffa dei 40 bambini decapitati è stata pari solo a quella delle famigerate incubatrici kuwaitiane per il suo puro cinismo. È stato rapidamente scoperto che le foto postate dall’account di Netanyahu, e trasmesse in tutto il mondo, erano in realtà generate dall’intelligenza artificiale.

Ma la campagna di disumanizzazione contro i palestinesi, condotta dalle aziende e dall’establishment e ora in pieno svolgimento, è pari solo a quella realizzata contro i russi dal complesso mediatico aziendale filo-ucraino. Cose come le seguenti vengono diffuse di minuto in minuto:

Almeno c’è stato un tempestivo controllo dei fatti con le “note della comunità”. E l’autore è un autoproclamato “avvocato dei diritti umani”, pensate un po’?

Inoltre, in questa campagna mediatica unilaterale, ci sono state indicazioni dall’alto della catena aziendale che hanno accuratamente indicato come gestire la messaggistica. Ad esempio, i palestinesi possono essere solo “trovati morti”, utilizzando la voce passiva che non attribuisce alcuna responsabilità o colpa. Ma gli israeliani devono essere sempre scritti come “uccisi”, con un chiaro linguaggio attributivo che stabilisce la causalità diretta del crimine:

In realtà la questione va ancora più a fondo. I corrispondenti e i fotografi in prima linea delle multinazionali MSM vengono brutalmente uccisi, e non gli è nemmeno permesso di dire da chi:

In questo caso, il team della Reuters è costretto ad annunciare la morte del proprio videografo, ma i lettori hanno dovuto aggiungere un contesto tramite una “nota della comunità” su chi fosse responsabile di quella vaga “morte”:

Qui il videografo della Reuters è stato magicamente “ucciso”:

Nella costruzione sintattica più egregiamente contorta di tutte, qui è stato “ucciso in Libano sotto il fuoco di missili provenienti dalla direzione di Israele”:

Voglio dire, buon Dio! Quanto possono essere odiose queste puttane presstitute aziendali? Non hanno letteralmente il permesso di elencare Israele come autore di qualsiasi crimine o omicidio. E l’articolo è ancora disponibile, per chiunque pensi che il titolo possa essere falso.

Ma c’è di peggio.

Qui, sotto una chiara guida dall’alto, il Washington Post non è nemmeno autorizzato a usare la parola Palestina nei suoi resoconti ufficiali, e l’ha cambiata automaticamente in “Territori palestinesi”:

Per chiarire. A New York si è tenuta una manifestazione letteralmente chiamata “All Out For Palestine Rally”, dove la gente sventolava cartelli con questo nome. Ma il Washington Post, nel redigere il suo articolo, l’ha chiamata “All Out for Palestinian Territories”. Leggi sotto:

Non possono letteralmente usare il nome Palestina perché questo lo legittima, e i proprietari sionisti del WaPo presumibilmente non lo gradiscono. Soprattutto in considerazione del fatto che il nuovo genocidio di pulizia etnica che Israele sta commettendo ha il compito di sbarazzarsi di Gaza e della “Palestina”, questo può essere visto come parte della campagna iniziale per cancellare la Palestina.

E sono stati sorpresi a farlo in precedenza in modo ancora più eclatante, cambiando assurdamente il Palestine Solidarity Movement in Palestinian Territories Solidarity Movement:

Si tratta di tentativi scioccanti da parte dell’establishment di cancellare l’identità del popolo palestinese. Non dimentichiamo che la Palestina è esistita molto prima di quanto il Washington Post voglia ammettere:

È strano che allora non ci si riferisse ai “Territori palestinesi”.

Per coloro che si chiedono quale possa essere la differenza, beh, la Palestina fa chiaramente pensare a uno Stato nazionale ufficiale, mentre relegarla a “Territori palestinesi” la priva di autorità e la fa sembrare più un’accozzaglia di entità disparate, politicamente insignificanti. Con il linguaggio del disconoscimento, i palestinesi vengono privati dell’appartenenza alla nazione.

Quanto detto sopra chiarisce: è in corso una campagna per cancellare completamente la Palestina, per ripulire etnicamente Gaza e infine la Cisgiordania, e spedire tutti nel vuoto Sinai egiziano, come da tempo è stato dimostrato e stabilito.

E tecnicamente parlando, questa sarebbe una soluzione praticabile. Perché? Perché il Sinai è proprio accanto alla Palestina, è un territorio vasto, vuoto, non popolato e non sfruttato, con un grande “potenziale di crescita”. Mettere i palestinesi lì risolverebbe istantaneamente ogni problema.

Ma.

Perché dovrebbero andarci? La Palestina è la loro terra. Ci vivono da migliaia di anni. Quindi, è impraticabile.

Nel frattempo, si dice che l’Egitto stia facendo di tutto per bloccare il piano di Israele:

Vedo molta indignazione da parte dei filo-israeliani, che chiamano in causa l’Egitto per il suo rifiuto di ospitare i rifugiati palestinesi, come se si trattasse di una sorta di “schiaffo” alle nazioni arabe che rifiutano di accogliere i palestinesi. Ma se fossi l’Egitto, farei la stessa cosa. Sanno che il piano di Israele è quello di spingere i palestinesi verso di loro. Non si tratta tanto del fatto che l’Egitto non sia in grado o non voglia “prendersi cura” dei palestinesi. È piuttosto che l’Egitto conosce il piano di Israele e che, così facendo, rafforzerebbe enormemente Israele stabilendo uno Stato israeliano completo dopo aver distrutto Gaza e la Cisgiordania. Quindi perché l’Egitto dovrebbe permettere al suo avversario geopolitico, e oserei dire nemico, di rafforzarsi in questo modo?

Alla fine, i palestinesi non vogliono dirigersi a sud dal nord di Gaza e hanno espresso a gran voce la loro intenzione di rimanere. Perché? Perché temono lo spettro di un’altra Nakba. Cos’è la Nakba, direte voi? È la scia di lacrime dei palestinesi:

In occasione del #WorldRefugeeDay, riflettiamo sulla Nakba, che ebbe luogo 75 anni fa. Durante questo evento, le milizie israeliane pre-statali hanno sfollato con la forza oltre 750.000 palestinesi dalle loro case ancestrali il 15 maggio 1948. Questo ha segnato l’inizio di un processo di apartheid e colonialismo che persiste tuttora.

E certamente è quello che Israele ha in mente di fare di nuovo.Ma c’è un’altra dimensione più grande in tutto questo, che il nuovo grande articolo di MoA tocca. È una dimensione escatologica.Alcuni esperti, come Alastair Crooke (ex intelligence britannica) citato sopra, ritengono che ci sia una crescente spaccatura tettonica all’interno delle autorità israeliane. Non solo la già citata spaccatura causata dal dissenso di massa, sia all’interno del governo che della società, contro Netanyahu:

Ma una spaccatura riguarda il futuro di Israele. Nel suo articolo, ad esempio, Crooke sottolinea come la visione suprematista del governo di Netanyahu ruoti attorno al collegamento di Israele al destino biblico e alla profezia: la ricostruzione del Terzo Tempio, un processo legato al Movimento radicale per il Monte del Tempio.

Nel frattempo, “Israele” si è frantumato in due fazioni di uguale peso che sostengono due visioni inconciliabili del futuro di “Israele”; due letture reciprocamente opposte della storia e di ciò che significa essere ebrei. Ma lo è. Una fazione, che detiene la maggioranza in parlamento, è composta in larga misura da Mizrahi – un’ex sottoclasse della società israeliana – e l’altra, in larga misura, da benestanti ashkenaziti liberali. Quindi, cosa c’entra tutto questo con l’alluvione di Al-Aqsa? Beh, la destra nel governo di Netanyahu ha due impegni di lunga data. Uno è quello di ricostruire il Tempio (ebraico) sul “Monte del Tempio” (Haram al-Shariff). Per essere chiari, questo comporterebbe la demolizione di Al-Aqsa.
Ricordiamo che due giorni prima dell’operazione di Hamas, letteralmente denominata Alluvione di Al-Aqsa, i coloni israeliani hanno preso d’assalto il complesso della moschea di Al-Aqsa.

Crooke racconta come la “visita provocatoria” di Sharon alla moschea abbia dato il via alla Prima Intifada, alle cui indagini Crooke ha partecipato come membro del Comitato presidenziale del senatore George Mitchell. Egli afferma che il movimento per il Monte del Tempio, che allora era piccolo, oggi ha una rappresentanza importante anche nella stessa Knesset.

Netanyahu fa la sua migliore imitazione di Zelensky.
Questi eventi hanno proporzioni bibliche importanti. Netanyahu sta essenzialmente cercando di adempiere alla profezia – creando una volta per tutte la Terra d’Israele nella sua totalità, come afferma Crooke – cosa che può essere fatta solo ripulendola completamente dai palestinesi e assorbendo interamente Gaza e la Cisgiordania. La successiva demolizione della moschea di Al-Aqsa realizzerebbe la promessa escatologica.Anche Dugin è entrato nella mischia con il suo nuovo articolo, dilungandosi proprio su questi pensieri:E, naturalmente, non bisogna trascurare la dimensione escatologica degli eventi. I palestinesi hanno chiamato la loro operazione “Tempesta di Al-Aqsa”, indicando le crescenti tensioni intorno a Gerusalemme e la prospettiva messianica (per Israele) di erigere il Terzo Tempio sul Monte del Tempio (impossibile senza demolire la Moschea di Al-Aqsa, un santuario islamico essenziale). I palestinesi mirano ad accendere la sensibilità escatologica dei musulmani – sia degli sciiti, che sono sempre più attenti a questo aspetto, sia dei sunniti (poiché anche loro non sono estranei ai temi della fine del mondo e della battaglia finale). Per i musulmani, Israele e il sionismo rappresentano il Dajjal [paragonabile all’Anticristo nella tradizione cristiana]. Vedremo presto quanto questo venga preso sul serio. In ogni caso, è chiaro che chi ignora l’escatologia non può capire la geopolitica moderna. E non solo in Medio Oriente, anche se lì è più evidente.
Egli invoca persino il famigerato Cigno Nero:Forse l’audace attacco a Israele da parte di Hamas potrebbe essere l’evento del cigno nero che sposta l’equilibrio di potere nel gioco globale. Tutto sembra in stallo e questa esplosione allenta la tensione. Cinquant’anni dopo la Guerra dei Sei Giorni. Anche questo fa parte delle guerre di Geova.
Ma perché ora? Perché gli eventi sembrano precipitare in un territorio biblico da fine secolo in tutto il mondo?Per Israele, la risposta è semplice: il tempo sta per scadere.

Vedete, il mondo arabo sta diventando ogni giorno più forte. Gli arabi non sono più le deboli pedine del XX secolo, da usare a piacimento dall’Impero britannico, che ora giace in fiamme.

La dimensione più importante di tutto ciò è il fatto che gli israeliani sono stati superati. I loro TFR non possono competere non solo con i palestinesi, ma con il mondo arabo in generale. I palestinesi stessi hanno ormai una popolazione di oltre 5 milioni di abitanti, mentre Israele ne ha solo 9 e mezzo, di cui solo circa 7 milioni sono ebrei.

Ma il problema più grande sono i principali avversari storici di Israele. L’Egitto, ad esempio, aveva circa 20 milioni di abitanti durante le guerre arabo-israeliane. Oggi ne conta 110 milioni e si prevede che supererà i 200 milioni entro il 2050-2070. Nello stesso periodo, si prevede che Israele avrà solo 13-16 milioni di persone circa. Anche i palestinesi saranno molto più numerosi dei loro occupanti israeliani. Inoltre, l’impero statunitense/britannico/atlantico, che è stato il perno che ha tenuto insieme Israele, si sta indebolendo più che mai e Israele non potrà contare sul loro sostegno incondizionato in futuro, soprattutto leggendo le foglie di tè della NATO e dell’UE che si stanno lentamente sgretolando – nessuna delle due esisterà oltre il 2030.

Ora l’Egitto è entrato ufficialmente a far parte dei BRICS, il cui mandato inizierà il 1° gennaio 2024. A ciò si aggiungono la Turchia, la Palestina e molti altri Stati in crescita. Il fatto è che entro uno o due decenni Israele non avrà alcuna possibilità di “difendersi”, o piuttosto di bombardare illegalmente tutti i suoi vicini. Una futura guerra arabo-israeliana potrebbe ipoteticamente mettere 300-500 milioni di persone contro un Paese di 12-15 milioni.

Ma più specificamente i palestinesi stessi stanno semplicemente superando gli israeliani e comincerebbero a rappresentare un grosso problema per i piani espansionistici di Israele.

Ecco perché il conflitto ha ora dimensioni escatologiche e bibliche: perché Israele vede la scritta sul muro, il suo stesso futuro è in pericolo. Solo realizzando la profezia ora, stabilendo uno Stato forte sulla totalità della terra, può sperare di contrastare la marea naturale che si sta sollevando contro di lui.

Ma purtroppo i numeri non mentono e, a mio avviso, Israele non ha più tempo e i pianificatori interni sanno di dover affrontare la futura estinzione in una forma o nell’altra.

Questo è stato predetto dal profeta Zhirinovsky, che per quanto fosse colorato e stravagante, aveva una profonda comprensione della geopolitica globale, radicata nella realpolitik. Molte delle sue precedenti profezie si sono avverate fino all’anno in corso, soprattutto per quanto riguarda l’Ucraina.

In questo video del 2004, recentemente riportato alla luce, ha predetto che Israele sarebbe stato costretto a cercare una nuova patria in Ucraina entro 20 anni, collocandosi esattamente nell’epoca attuale del conflitto ucraino e di tutto il clamore intorno all’Ucraina come “nuovo Israele”:

Certo, può spargere un po’ di cose “stravaganti”, ma ricordiamo l’eredità ebraica di Zhirinovsky: la sua famiglia è di sopravvissuti all’Olocausto, gli Eidelshtein; quindi non credo che possa essere accusato di improprietà nel commentare le traiettorie della sua stessa famiglia.

Il fatto è che se l’ordine occidentale cade – non necessariamente nel senso di un cataclisma, di un crollo totale, ma nel senso attualmente ipotizzato – gli Stati Uniti si indeboliscono e perdono influenza. Se ciò accade, Israele si troverà da solo, senza nulla che lo protegga. Certo, hanno l’opzione Samson, ma l’Iran è in grado di creare bombe atomiche in qualsiasi momento lo ritenga opportuno, e si è trattenuto solo per ragioni politiche. Ma se mai si dovesse arrivare a questo punto, potrebbero fabbricarle in tempi relativamente brevi e avere qualcosa con cui “rispondere” a Israele se dovesse ricorrere a questa opzione.

Ma passiamo all’ultima tappa di questo viaggio. Come “sistemerei” personalmente questa situazione e quali sono le prospettive effettive per il futuro prossimo?

Per quanto riguarda la prima domanda, l’unica soluzione realmente praticabile che abbia un senso logico è quella di istituire la soluzione dei due Stati, che è già stata inserita nel programma delle Nazioni Unite e che ogni potenza/leader mondiale sano di mente ha richiesto, compresa la Russia di recente. La Palestina deve essere pienamente legittimata con tutti i diritti e i privilegi che ne derivano.

Ma permettetemi di rispondere rapidamente al perché non sarà mai permesso che ciò accada. È molto semplice: diventare uno Stato legittimo significa avere il permesso di sviluppare una forza armata ufficiale per quello Stato. Ricordiamo che la ragione per cui la Palestina è costretta a utilizzare gruppi di guerriglia soprannominati “gruppi terroristici” semplicemente per il loro stile ibrido di combattimento è perché la Palestina è sotto occupazione militare illegale da parte di Israele e non ha il permesso di avere le proprie forze armate. Se fosse davvero uno Stato, dovrebbe necessariamente essere in grado di sviluppare una propria infrastruttura militare autoctona e irreggimentata. E dato tutto ciò che ho appena detto sul fatto che i palestinesi superano di gran lunga gli israeliani, perché Israele dovrebbe volere uno Stato legittimo con le proprie forze armate che gli premono contro e che in un futuro non troppo lontano supereranno di gran lunga l’IDF? Agli occhi di Israele, questo significherebbe la fine di Israele.

Quindi, ovviamente, non sarà mai permesso che ciò accada.

Naturalmente ci sono altre questioni, come quella di Gerusalemme: Israele non permetterebbe mai la legittimazione della Palestina come Stato, che di conseguenza avrebbe rivendicazioni legali su Gerusalemme.

In ogni caso, non c’è altra soluzione praticabile. Non si possono mandare via i palestinesi perché quella è la loro terra. Non si possono espellere gli israeliani perché è la loro terra da più di 70 anni, e suppongo che ci sia una sorta di prescrizione geopolitica su questo genere di cose. Pertanto, la soluzione dei due Stati è l’unica cosa moralmente, eticamente e legalmente ragionevole e giustificabile da fare.

Ma si realizzerà? Probabilmente no, perché sarebbe la fine definitiva di Israele e loro lo sanno.

E cosa succederà dopo? L’Iran avrebbe segnalato che se Israele entrerà a Gaza, sarà costretto ad “agire”:

Sabato l’Iran ha inviato un messaggio a Israele sottolineando che non vuole un’ulteriore escalation nella guerra tra Hamas e Israele, ma che dovrà intervenire se l’operazione israeliana a Gaza continuerà, hanno dichiarato ad Axios due fonti diplomatiche a conoscenza della situazione.
Cosa significa esattamente “intervenire”? Nessuno lo sa, se non che proprio oggi il ministro degli Esteri iraniano ha incontrato il leader di Hamas Ismail Haniyeh in Qatar:

E ci sono state voci di importanti truppe e spedizioni per procura iraniane che hanno attraversato la Siria.

Secondo altre voci, all’interno del gabinetto israeliano permangono profonde divisioni sull’opportunità di procedere o meno al bagno di sangue a Gaza:

Il canale 13 di Israele riferisce di disaccordi all’interno del gabinetto sull’operazione di terra a Gaza… In precedenza era stato riferito che l’operazione di terra sarebbe iniziata questa sera.
Bloomberg riporta che l’amministrazione Biden teme che Israele non abbia un vero e proprio piano e che il conflitto possa avere una spirale imprevedibile. Tuttavia, allo stesso tempo, la MSM ha ricevuto indicazioni dall’alto che non si deve assolutamente parlare di “de-escalation” a Gaza da parte di nessun conduttore:

In effetti, i conduttori arabi vengono licenziati a destra e a manca per aver parlato:

Quindi la possibilità principale che rimane è che Israele piombi a Gaza e che Hezbollah/Iran siano costretti a reagire e a entrare in guerra, a quel punto grandi eventi escatologici potrebbero ridisegnare il mondo per sempre. Questo perché il secondo gruppo di portaerei statunitensi (USS Eisenhower) si sta dirigendo verso il rafforzamento delle forze. Il precedente gruppo di portaerei statunitense, la USS Gerald R. Ford, sarebbe ora ancorato a soli 50 km dalle coste di Israele.

Questa situazione potrebbe rapidamente trasformarsi in una guerra a fuoco tra Hezbollah/Iran e gli Stati Uniti.

D’altra parte, John Helmer delinea un’altra possibilità:

Erdogan e Putin stanno pensando a un convoglio navale turco di aiuti a Gaza, protetto dagli attacchi israeliani dalla Marina russa dalla sua base di Tartous, sulla costa siriana, e dall’aviazione russa da Hmeimim. Questa operazione umanitaria via mare avrebbe lo scopo di rompere il blocco della costa da parte degli israeliani e di superare il guanto di sfida della USS Gerald Ford e del suo squadrone più al largo. Se questa operazione, che ricorda la Flottiglia di Gaza del 2010, è in fase di pianificazione – i segnali aperti avvertono Washington e la Marina statunitense di aspettarsela – allora il confronto e il rischio per gli Stati Uniti e Israele di una sconfitta strategica in mare sono senza precedenti.
L’analista prosegue affermando che un convoglio navale egiziano è un’altra possibilità. Altri analisti ritengono che i BRICS potrebbero consolidare il loro dominio regionale prevenendo un assalto israeliano su larga scala con una sorta di convoglio umanitario. Come ho già detto, ricordiamo che l’Egitto e l’Arabia Saudita sono ora membri a pieno titolo dei BRICS, e la Turchia è sulla lista degli aspiranti alla prossima adesione. Senza contare che, a parte l’India, i BRICS hanno dimostrato solidarietà con la Palestina, come il Sudafrica che ha appena dichiarato il suo aperto sostegno:

Si dice che la Russia stia preparando una risoluzione fondamentale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco:

Il suo scopo è probabilmente quello di smascherare la malvagità e l’ipocrisia degli Stati Uniti sulla scena mondiale, poiché è quasi scontato che gli Stati Uniti saranno costretti a porre il veto.

Al momento in cui scriviamo, la grande invasione di Gaza doveva iniziare dopo la mezzanotte del 15 ottobre, ora israeliana. Tuttavia, le ultime notizie affermano che Israele ha rinviato l’invasione alla “prossima settimana”, citando il tempo inclemente che avrebbe interferito con la ricognizione aerea, gli aerei e i droni.

Sembra una scappatoia. Credo che Israele continui ad avere paura, soprattutto alla luce delle voci di un conflitto interno su come procedere. Forse non si aspettavano una tale indignazione globale per i massacri aerei commessi dall’aviazione israeliana.

Nel già citato articolo di John Helmer, si cita anche un veterano di guerra afghano che ha riferito quanto segue:

Martedì scorso, ora statunitense, un veterano della guerra afghana della NATO ha messo in dubbio i risultati che l’offensiva israeliana potrà raggiungere a Gaza: “Gli israeliani non hanno la forza di resistere per scavare, e tanto meno per occupare, Fort Gaza. Ora, grazie ai bombardamenti, lo hanno trasformato in un gigantesco complesso di difesa migliorato. Sicuramente sarà costellato di tunnel e altre opere sotterranee ben fornite di cibo, acqua, forniture mediche, armi, munizioni, ecc. Possiamo scommettere che queste opere attraversano il confine con l’Egitto. Possiamo anche scommettere che, per quanto il generale Sisi [il presidente Abdel Fattah el-Sisi, n.d.r.] sia nervoso, c’è sicuramente il sostegno egiziano dove serve ora”.
Da parte loro, al-Qassam (l’ala militare di Hamas) ha pubblicato un video che mostra cosa attende l’IDF se dovesse entrare a Gaza:

E il nuovo pezzo di Seymour Hersh sembra avere altre “fonti interne” che gli dicono che i pianificatori e i comandanti dell’IDF non si fidano delle loro truppe verdi di leva e sono preoccupati per l’assalto.Non sono gli unici ad essere preoccupati: anche i cattivi tecnocrati dell’UE, senza timone e sempre più impotenti, si scontrano l’uno con l’altro, senza sapere come allineare i loro messaggi e chi o cosa sostenere:

Come al solito, non si preoccupano dei principi morali, ma piuttosto di come il loro messaggio potrebbe essere percepito, data l’ovvia natura degli orribili crimini di guerra commessi dal loro partner nel crimine.

Dovremo aspettare e vedere come si svilupperà la situazione, ma di certo la polvere è già stata messa nel barile e si attende solo l’accensione dell’acciarino.

Infine, nessun MSM oserebbe pubblicare la conferenza stampa ufficiale di Hamas che fornisce la sua versione della storia dell’operazione Al-Aqsa Flood, quindi per coloro che sono interessati a sentire entrambe le parti, ecco a voi:

In particolare, spiegano che i combattenti di al-Qassam sono stati istruiti a non fare del male ai civili e che qualsiasi affermazione contraria è propaganda israeliana.

Non si può dire quanto questo sia vero. Tuttavia è vero che molte delle affermazioni contrarie sono state sfatate, per esempio il nuovo “combattente di Hamas catturato” che ha confessato di aver “violentato e ucciso” sotto costrizione:

Non possiamo saperlo con certezza, ma è importante almeno ascoltare entrambe le parti, cosa che i media occidentali stanno cercando disperatamente di impedirci di fare, per ovvie ragioni.

Alla fine, l’unica cosa certa è che i crimini di guerra di una parte non giustificano le rappresaglie dell’altra:

***

Passiamo brevemente al conflitto ucraino.

Gli osservatori pro-Ucraina continuano a notare che la Russia ha apparentemente lanciato una serie ancora più ampia di offensive in varie direzioni. Sono in corso guadagni a Kupyansk, a Bakhmut (intorno a Berkhov e altrove), ad Avdeevka, a Novomikhailovka – a sud di Donetsk e vicino a Marinka – e persino la riconquista di territorio nella regione di Zaporozhye.

Nella regione di Kupyansk, si dice addirittura che l’Ucraina abbia abbandonato Sinkovka e che la città sia ora in una zona grigia, anche se non è confermato.

I principali account ucraini ammettono di essere sulla difensiva ovunque:

Il post che sta commentando sopra diceva quanto segue:

Il tweet che non vi piacerà. Tra circa un mese si deciderà se impegnare le riserve per ottenere una svolta. Dopodiché (indipendentemente dal risultato) saremo sulla difensiva per quasi un anno. Direi fino all’agosto 2024.
Ma il vero scontro cruciale su cui tutti gli occhi sono puntati è Avdeevka. I resoconti ucraini sono stati pieni di filmati sulle perdite russe negli ultimi due o tre giorni. Sostengono che l’offensiva sta diventando un disastro al pari di Ugledar all’inizio di quest’anno. Si parla di enormi perdite, con centinaia di carri armati distrutti, migliaia di morti, ecc.

Ho cercato di analizzarla con molta sobrietà e da un punto di vista neutrale, esaminando ogni video. Sicuramente l’offensiva sta subendo alcune perdite moderate, tuttavia i video ucraini sono montati in modo selettivo e non sono rappresentativi di alcun “disastro”. C’è qualche vecchio BMP distrutto, una piccola manciata di carri armati, una dozzina o due morti, tutto ciò non è nulla in confronto a un assalto su larga scala composto da migliaia di truppe. Molti dei blindati mostrati sono stati rapidamente tagliati via e in realtà solo danneggiati e recuperabili, come nel caso di Ugledar. Un resoconto ucraino ha persino assurdamente ammesso che nel suo conteggio delle armature distrutte ha incluso “tutti i veicoli fermi”. Quindi, se vi capita di essere sorpresi a mettere momentaneamente il vostro carro armato in parcheggio mentre il vostro artigliere studia un bersaglio, mi dispiace ma ora siete elencati come “distrutti” su Oryx e altrove.

Tuttavia, dirò che credo che questa offensiva sarà estremamente significativa per il futuro della SMO. Se si risolverà in un disastro, sarà un segnale molto negativo per il resto della SMO. Sarà la conferma che la guerra di manovra moderna e l’avanzata sotto le limitazioni del moderno ISR non è semplicemente fattibile, ed è una noce che la Russia stessa non è in grado di rompere, proprio come l’AFU non è stata in grado di fare con la sua offensiva di Zaporozhye.

Se questo diventerà il caso, avrà connotazioni negative per il resto della SMO. Non che la Russia perderà, ma che sarà un affare ancora più lungo e sanguinoso di quanto avremmo mai potuto sperare.

Questo perché sappiamo che l’AFU è esaurita dal punto di vista offensivo e non avrà più attrezzature per lanciare offensive significative, forse mai più. Quindi, se si dimostra che anche la Russia è incapace di guadagnare terreno sul piano offensivo, ci troveremo di nuovo nello scenario della Prima Guerra Mondiale. Due parti che si massacrano a vicenda con i droni, ma che non riescono ad avanzare.

Non possiamo ancora dire che sia così: ci sono alcuni sviluppi promettenti. Vi illustrerò i pro e i contro:

Pro:

Le colonne russe non vengono decimate come quelle ucraine a Zaporozhye, soprattutto non dai droni. Sembra che siano stati colpiti ATGM, artiglieria e mine, come sempre, ma molti commentatori sono rimasti sorpresi dall’inefficacia dei droni ucraini. Si tratta di un fatto estremamente positivo, che significa che la Russia sta trovando il modo di annullare i FPV ucraini man mano che avanza.

Anche le perdite di uomini sembrano contenute. Nonostante alcuni BMP colpiti, in quasi tutti i casi si vede che gli smontatori stanno bene e finiscono per completare la loro missione di mettere in sicurezza gli alberi, ecc.

Contro:

Ma la capacità di sopprimere al volo squadre nascoste di ATGM/artiglieria continua a essere uno dei principali talloni d’Achille. Un altro problema è che l’Ucraina ha inviato rinforzi importanti, tra cui alcune unità molto elitarie ed esperte.

Si dice che l’OPSEC russo sia particolarmente elevato in questa offensiva, quindi non riceviamo quasi nessuna informazione da parte loro. Questo ha reso sempre più difficile giudicare i progressi compiuti, soprattutto perché la parte russa non sta rilasciando molti filmati, compresi quelli “positivi” che mostrano sconfitte di posizioni dell’AFU, ecc. Questo è un segno che stanno prendendo molto sul serio l’offensiva, ma il prezzo da pagare è che questo porta a una percezione negativa dello stato di salute dell’offensiva quando non si vedono costantemente filmati che mostrano i “successi”.

Tuttavia, è stato rilasciato un filmato che mostra l’entità delle avanzate dei mezzi corazzati:

Ecco anche una vista dal drone:

Quali sono i guadagni promettenti ottenuti finora?

Innanzitutto una mappa generale ingrandita:

E per chi è interessato alle unità coinvolte:

Il giallo a nord è esagerato, ma almeno dà un’idea approssimativa dei vettori.

I corrispondenti ucraini affermano che l’offensiva ha ben 10 assi o vettori. I due più importanti sono quelli che provengono da Krasnogorovka verso il cumulo di scorie a nord, e quello diretto a sud. Altri vettori includono Vodiane, sempre a sud, e Opytne, che si dirige direttamente verso la città di Avdeevka, come si vede qui:

Le guerre più importanti sono avvenute a nord. Le forze russe hanno preso il cumulo di scorie a sud, anche se oggi si dice che si siano leggermente ritirate, rendendola una zona grigia. Si tratta di un’azione standard che prevede la cattura di una posizione, l’esca per il contrattacco dell’AFU, una breve ritirata per bombardare l’AFU e poi la riconquista.

Tuttavia, cosa ancora più importante, le forze si sono insinuate fino alla linea ferroviaria chiave vista in rosso sopra, catturando uno degli sbarchi nella foresta direttamente adiacente e perpendicolare alla ferrovia, come indicato dalla freccia rossa accanto alla ferrovia.

Il riquadro rosso a ovest della ferrovia è una posizione boschiva proprio alla periferia di Berdichi che, secondo alcuni rapporti, sarebbe stata occupata da unità avanzate russe. Purtroppo non ci sono conferme concrete.

Personalmente, ho visto dei video che confermano lo scavo della piantagione forestale ai margini della linea ferroviaria (lato est), ma non oltre.

Ecco una rapida immagine di riorientamento che mostra l’area di interesse:

Ma se si ingrandisce quell’area, si noterà che c’è una strada importante che porta fuori Avdeevka, che è la principale linea di vita della città. Le frecce gialle in basso indicano la strada, mentre la freccia rossa mostra il cumulo di scorie che le forze russe hanno catturato:

Il cumulo di scorie è molto alto e consente il controllo del fuoco sull’intera regione. Alcuni osservatori russi si sono già detti entusiasti del fatto che questa importantissima strada sia ora sotto il controllo del fuoco, come lo era diventata la famosa “strada della morte” di Bakhmut, che ha portato alla fase finale della liberazione di Bakhmut.

Il problema per l’AFU è che le forze russe si sono spinte alla periferia di Severne da sud. Ecco la stessa strada contrassegnata dalle frecce gialle, ma vista da un punto leggermente più a sud:

Si noti che l’area cerchiata in rosso è quella in cui le forze russe hanno iniziato a spingersi. E si noti che non c’è nessun’altra strada oltre a quella sopra citata che porta fuori da Avdeevka.

Perché questo potrebbe essere disastroso per l’AFU?

Ricordiamo che Rasputitsa è già iniziata e presto entrerà nel vivo. Ciò significa che tutti i grandi campi aperti che circondano Avdeevka diventeranno fango. Quella strada sarà l’unica linea di vita rimasta per spostare attrezzature pesanti e rifornimenti dentro e fuori.

Da un lato, Avdeevka è pesantemente fortificata con tunnel e fortificazioni che probabilmente hanno enormi quantità di scorte, ma non è mai una proposta ottimistica quando si è completamente assediati.

Il fatto che la Russia possa già avere la strada finale sotto controllo del fuoco significa cattive notizie per l’AFU.

Ricordate come appariva la Severodonetsk-Lisichansk poco prima che l’AFU fosse costretta ad abbandonarla:

C’era solo una strada principale per uscire, e l’AFU è scappata molto prima che la Russia riuscisse a bloccarla completamente.

Detto questo, i cambiamenti climatici in arrivo potrebbero rivelarsi problematici anche per le avanzate della Russia. Ma ora si dice che le unità Wagner siano state spostate su questo fronte per aiutare l’assedio nello stesso modo in cui hanno lentamente soffocato Soledar e Bakhmut.

Ma date le perdite che le forze russe stanno subendo, non è certo un affare chiuso, ed è per questo che ho detto subito che l’esito di questa battaglia potrebbe avere importanti ripercussioni sul resto della SMO. Se la Russia riuscirà a risolvere l’enigma di questa città altamente fortificata in modo ragionevole (cioè con perdite e tempi ragionevoli), allora sarà un vantaggio per la SMO.

Prima di esprimere un giudizio, concederò almeno un altro paio di settimane. Ricordiamo che la maggior parte degli agglomerati urbani maggiori e semimaggiori richiedevano almeno due mesi o più per essere catturati. Lisichansk-Severodonetsk ha richiesto circa un mese e mezzo, Mariupol 2-3 mesi, Bakhmut anche molto di più. Avdeevka sarà anche la più piccola di tutte, ma è pesantemente fortificata in un’area che ha avuto i più lunghi lavori di fortificazione di tutte. Pertanto, mi aspetto almeno un paio di mesi di operazioni, e probabilmente ci vorrà molto di più”. L’analista Yuri Podolyaka dice di aspettarsi una caduta entro Capodanno. L’unica cosa che conta è il trade off delle perdite. Se ci vuole molto tempo ma il rapporto di perdita è favorevole alla Russia, va bene.

Se tra circa due settimane la Russia non avrà ancora attraversato i binari della ferrovia verso Stepove/Berdychi, ad esempio, allora le prospettive saranno negative e il pantano si aprirà.

***
Alcuni ultimi elementi disparati.

In primo luogo, l’Ucraina continua a diffondere ogni sorta di falso, come al solito, sul fatto di aver colpito le navi russe. Uno di questi falsi affermava di aver colpito la nuova nave russa Pavel Derzhavin, che è stata vista uscire con del fumo nero. Tuttavia, questo è stato smentito in quanto si trattava di una procedura di rifornimento di carburante a cui la nave era stata sottoposta, e ora la nave è stata vista navigare con le proprie forze senza alcun danno:

🇷🇺⚔️🇺🇦Il pattugliatore russo (Progetto 22160) “Pavel Derzhavin” in viaggio verso il porto di NovorosijskNon sembra avere danni visibili e sta navigando con la propria forza.

Il prossimo:

Il nuovissimo A-50U AWACS recentemente consegnato alle forze armate russe direttamente dalla fabbrica è stato visto per la prima volta in azione:

Un’ulteriore conferma che la Russia sta potenziando l’ISR aereo di cui tanto si parla.

Il prossimo:

Il presidente croato Zoran Milanovic su Israele:

Il prossimo:

Un interessante sondaggio che mostra la distribuzione del sostegno a Israele/Palestina tra gli elettori americani:

Per quanto riguarda le simpatie generali degli americani, la maggioranza sostiene ancora Israele con il 54%, ma il sentimento pro-palestinese è aumentato negli ultimi anni:

Le opinioni degli americani sul conflitto israelo-palestinese sono diventate più polarizzate: i democratici simpatizzano sempre più per i palestinesi, mentre i repubblicani mantengono il loro solido allineamento con gli israeliani.
Cliccate sul link al thread di Twitter se volete vedere altre suddivisioni, per fasce d’età, ecc.

Infine, un breve messaggio. Sappiamo tutti che gli eventi attuali sono estremamente incendiari e che le persone si sentono più polarizzate che mai sulla questione Israele-Palestina. Come sapete, sono favorevole alla libertà di parola, ma chiedo a tutti di essere il più possibile gentili, compassionevoli o almeno neutrali nella sezione dei commenti. Non sputate razzismo, che sia rivolto agli ebrei, ai palestinesi o a chiunque altro. Soprattutto in considerazione del fatto che la nostra copertura principale ruota attorno al conflitto ucraino, dove il popolo russo si trova ad affrontare un’orribile russofobia mondiale sotto forma di razzismo linguistico disumanizzato e pre-genocida, è opportuno che la parte filorussa sia particolarmente attenta, poiché non vogliamo che venga fatto su di noi e quindi non dovremmo farlo su altri.

In generale, non attaccate gli altri utenti. Se non siete d’accordo con loro e ne sentite il bisogno, lasciate perdere. Non voglio iniziare a percorrere la strada degli avvertimenti, dei blocchi e di tutto il resto. Questo non perché consideri la questione israeliana particolarmente delicata, ma piuttosto perché la questione stessa ha infiammato notevolmente la sezione dei commenti. Non ho mai ricevuto così tante “segnalazioni di commenti” prima d’ora.

 

Come dice B di MoA: Per favore, attenetevi all’argomento. Contribuite con i fatti. Non attaccate gli altri commentatori.

 

Diavolo, non mi interessa nemmeno se vi attenete all’argomento. E non mi interessa nemmeno se contribuite con i fatti: basta che non attacchiate gli altri.

Vi lascio con questa immagine finale del MSM. Non è così “carino” l’orsetto?


If you enjoyed the read, I would greatly appreciate if you subscribed to a monthly/yearly pledge to support my work, so that I may continue providing you with detailed, incisive reports like this one.

Alternatively, you can tip here: Tip Jar

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure PayPal.Me/italiaeilmondo Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

Russia Ucraina 46a puntata Preparativi per l’inverno Con Stefano Orsi e Max Bonelli

Il conflitto in Ucraina ha lasciato a Gaza e Israele gli onori delle prime pagine e sta sfuggendo alla attenzione del pubblico. Non significa che non sia più il luogo cruciale di un gioco in grado di innescare una svolta definitiva verso il multipolarismo conseguente alla perdita di autorevolezza dell’egemone dominante. Il conflitto prosegue con uno stillicidio di attacchi ucraini sempre meno virulenti e con la ripresa dell’iniziativa russa almeno su una parte ben delimitata del fronte. Tutti e due i contendenti alla ricerca del posizionamento migliore in attesa delle piogge e del lungo inverno, con gli ucraini destinati a pagare un tributo pesante alle perdite subite in qusi cinque mesi di offensiva sterile. Nel frattempo nuovi focolai, sempre meno controllabili, si aprono nei punti storicamente più caldi del pianeta. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure PayPal.Me/italiaeilmondo Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

https://rumble.com/v3pasl7-russia-ucraina-46a-puntata-preparativi-per-linverno-con-stefano-orsi-e-max-.html

 

 

Le forze di terra israeliane hanno paura? + Aggiornamenti sulla guerra in Ucraina, di SIMPLICIUS THE THINKER

Le cose continuano ad accelerare il passo e a rallentare apparentemente allo stesso tempo.

Dopo aver minacciato con forza un immediato assalto di terra a Gaza, l’IDF ha apparentemente perso le staffe e si è rassegnato alla dura realtà che andrebbe incontro a perdite spropositate e/o alla sconfitta. Quindi ora fingono di raccogliere le forze mentre rivalutano la situazione e le loro possibilità. Nel frattempo, sono ricorsi a bombardamenti di massa indiscriminati di civili dal cielo.

Ma sono emersi gravi problemi di mobilitazione:

Il quotidiano The Times of Israel ha reso noto che i riservisti che vengono mobilitati nei ranghi dell’esercito israeliano incontrano seri problemi perché mancano di uniformi adeguate e di altri equipaggiamenti (compresi elementi di protezione balistica individuale). Si afferma che questo problema si sta cercando di risolverlo autonomamente nella Repubblica Popolare Cinese (Aliehpress), ma anche che gli Stati Uniti hanno annunciato aiuti militari che alleggeriranno la logistica dell’esercito israeliano.
.

Le Forze di Difesa Israeliane non sono pronte per la mobilitazione su larga scala dei riservisti e per l’impiego in combattimento in condizioni di guerra. I riservisti, provenienti da tutto il Paese, non sono stati riforniti di cibo, non hanno avuto l’equipaggiamento, i beni di prima necessità e l’igiene personale. I volontari hanno già annunciato una raccolta a livello nazionale degli oggetti necessari per i riservisti, che continuano ad arrivare nei punti di raccolta in tutto lo Stato di guerra.
Per coincidenza, pochi giorni fa è stata rivelata una grave carenza di mimetiche per il Corpo dei Marines degli Stati Uniti:

In un video su Instagram, il Comandante Gen. Eric Smith ha affrontato le preoccupazioni dei membri del servizio per l’impossibilità di trovare e acquistare le “mimetiche” con motivi boschivi a causa di una carenza di produzione. Ha annunciato che, poiché il problema persiste, i membri locali saranno autorizzati a indossare uniformi alternative contrarie agli standard dei Marine: “Questo problema ci accompagnerà fino all’autunno del 2024, quando il produttore potrà colmare il ritardo che si è creato dopo il COVID. Fino a quel momento, i comandanti locali, i battaglioni e gli squadroni sono autorizzati a utilizzare l’equipaggiamento FROG [flame-resistant organizational gear] o le mimetiche [color deserto] per mitigare il problema”, ha detto Smith.
Sottolineo la questione solo per evidenziare l’ipocrisia: La Russia è stata ampiamente ridicolizzata per le varie carenze in quella che è stata una mobilitazione senza precedenti, mai vista in più di mezzo secolo. All’epoca dissi che ogni paese avrebbe avuto gli stessi problemi.

 

Ora, naturalmente, vediamo che si è dimostrato vero, dato che anche Israele sta avendo problemi nell’equipaggiare le sue truppe appena richiamate.

Inoltre, Bibi ha apparentemente premesso i ritardi con la scusa di dare tempo agli americani e ai civili di evacuare Gaza. Ma questo è complicato da diversi fattori, uno dei quali è il fatto che l’Egitto ha apparentemente chiuso il checkpoint meridionale e non vuole che i rifugiati palestinesi si riversino in Egitto.

Perché? Perché il piano segreto di Israele è stato a lungo quello di spingere i palestinesi fuori da Gaza e “reinsediarli” in una nuova casa nel Sinai, rendendoli “un problema altrui” in modo che Israele possa prendere completamente il controllo di Gaza.

 

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu cova da tempo il progetto di annettere la Striscia di Gaza e trasferire i palestinesi nella penisola del Sinai in Egitto, riferisce il canale televisivo iracheno Al Sumaria, citando una registrazione audio dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak in cui parla di una conversazione con Netanyahu. “Netanyahu una volta ha detto… che c’è una mappa che mostra la Striscia di Gaza e il territorio vicino ai nostri confini, e ha iniziato a consultarsi se la popolazione della Striscia di Gaza si trasferisse nella Penisola del Sinai”, ha detto il canale televisivo citando Mubarak. Secondo quanto riportato, l’ex presidente egiziano avrebbe rifiutato l’offerta di Netanyahu. “Scordatevelo. Né io né chi verrà dopo di me potremo rinunciare al nostro territorio”, ha detto Mubarak.
L’Egitto lo sa e preferisce tenerli dove sono, ma consegnare loro gli aiuti umanitari attraverso il checkpoint meridionale di Rafah. Israele probabilmente non vuole che se ne vadano attraverso il checkpoint settentrionale di Erez, perché ciò significherebbe che si riverserebbero in Israele. Così i palestinesi diventano inavvertitamente una pedina in questa sorta di gioco geopolitico.

In questo momento c’è una quantità di rumore informativo senza precedenti, con un falso dopo l’altro che si diffonde di minuto in minuto. Non solo per quanto riguarda le cose che accadono all’interno di Israele, ma anche per la scena geopolitica generale che vi ruota intorno, con falsi su vari Paesi come il Pakistan che offrono assistenza militare alla Palestina, ecc. Dobbiamo quindi essere molto vigili nel non credere a tutto e nel mantenere l’informazione pulita.

In generale, però, sembra che ci sia una mobilitazione di varie forze e Paesi, anche se molto di questo può essere attribuito a conseguenze precauzionali. Quasi tutti i Paesi “mobilitano” le loro forze per proteggersi quando c’è qualcosa che bolle in pentola nelle vicinanze, come ad esempio l’Iran al confine con l’Azerbaigian nei recenti scontri.

Così ora sentiamo parlare di potenziali richiami di massa delle forze siriane, con voci di mobilitazioni greche, ecc.

 

L’intero impero si sta mobilitando; jet da combattimento britannici arrivano alla base britannica di Akrotiri a Cipro. Uno squadrone di jet da combattimento della NATO provenienti dai Paesi Bassi è atterrato in Israele. La portaerei statunitense è stata dispiegata nel Mediterraneo orientale. In pochi giorni gli Stati Uniti si sono ritirati dall’Ucraina come da Kabul.

Con il presunto invio da parte degli Stati Uniti del loro secondo gruppo di portaerei nella regione, la situazione è destinata ad essere in fibrillazione. La posizione ufficiale, espressa oggi da John Kirby, è che queste portaerei hanno uno scopo di “deterrenza”, per far riflettere chiunque possa pensare di entrare nel conflitto.

All’inizio della giornata era stata annunciata un’incursione di massa di Hezbollah, ma anche in questo caso si è rivelata una fake news o uno psyop: alcuni ritengono che forse Hezbollah abbia hackerato o messo fuori uso i sistemi di allerta israeliani nel nord.

Nel frattempo, il Presidente iraniano Raisi avrebbe parlato al telefono con Bin Salman della KSA in merito al sostegno alla Palestina. C’è la sensazione che dietro le quinte si stiano formando coalizioni per qualcosa di più grande, ma non ci sono ancora indicazioni certe che si verifichi il grande Cigno Nero che alcuni si aspettano.

Alcuni, tuttavia, vedono dei paralleli con altre epoche di polverizzazione:

La situazione è stata esacerbata all’inizio della giornata da un’esplosione di un gasdotto tra l’Estonia e la Finlandia, che è stata prontamente attribuita alla Russia. Naturalmente, Stoltenberg ha già “minacciato” la Russia di reagire.

Sempre più spesso questi incidenti danno la sensazione che qualche mano nascosta stia cercando di alimentare un conflitto importante dietro le quinte. E come abbiamo detto l’ultima volta, è ovvio quale sia il motivo. La disastrosa campagna ucraina degli Stati Uniti e dell’Occidente è completamente uscita dai binari e minaccia di affondare l’intero Occidente con essa, come ha lasciato intendere il presidente polacco quando ha descritto l’Ucraina come un uomo che affonda e che minaccia di trascinare tutti con sé.

A cavalcare l’onda della crescente tensione ci sono i sempre più frequenti – e molto inquietanti – avvisi di un qualche tipo di attacco terroristico globale di massa previsto per venerdì:

Questo fa seguito a quello che si sostiene essere il cofondatore di Hamas che ha chiesto un “giorno di rabbia” in quel periodo e che la gente scenda in strada e compia la “jihad”.

Lindsey Graham, nel frattempo, ha invocato la propria jihad invocando una “guerra religiosa” in diretta televisiva:

Considerando che continuano a emergere sempre più prove che Netanyahu ha sostenuto il finanziamento diretto di Hamas, si può fare due più due:

Come accennato l’ultima volta, c’è il potenziale per qualche falsa bandiera coordinata di massa per far esplodere le cose, una volta che le risorse strategiche statunitensi sono in posizione nella regione. Si può facilmente immaginare uno scenario in cui i gruppi di portaerei statunitensi sono posizionati nel Mediterraneo orientale e “Hamas” o qualche “gruppo sostenuto dall’Iran” compie alcune importanti “provocazioni” o “attacchi terroristici” nelle principali città, inducendo gli Stati Uniti a condurre allegramente una campagna di bombardamenti per paralizzare la Siria, l’Iran, ecc.

Una cosa interessante da notare è che il MSM ora riporta che l’Iran non sapeva dell’attacco di Hamas, e quindi probabilmente non era coinvolto.

Questo porta a chiedersi se non ci sia un disaccordo all’interno del deepstate su come procedere e quanto intensificare la situazione.

Ci sono sempre più indicazioni che si tratti di una sorta di manovra di Netanyahu/Likud per consolidare il potere. Per esempio, la rivelazione che le forze di intelligence egiziane avevano avvertito il governo di Netanyahu che “qualcosa di grosso” stava per accadere, cosa che è stata completamente ignorata.

Per la cronaca, Israele ha ufficialmente negato che ciò sia accaduto. Ma è difficile credere a qualsiasi cosa dicano.

Nel frattempo, alcune delle più importanti pubblicazioni israeliane continuano a scagliarsi contro Netanyahu, incolpandolo delle conseguenze:

Ho visto alcuni esperti del Medio Oriente affermare che il regime di Netanyahu non sopravviverà a questo conflitto, indipendentemente da chi vincerà. Che sia vero o meno, di certo ha bisogno di una percezione di vittoria decisiva dopo tutto quello che è successo.

Uno dei problemi è che, a prescindere da come finirà, anche se dovesse andare nella direzione delle più blande previsioni di escalation, questa situazione rimodellerà la regione per sempre. Per esempio, supponiamo che Israele distrugga Gaza e sconfigga Hamas, ponendo rapidamente fine a questa situazione. Da questo momento in poi, Israele avrà un nuovo peso sulla spalla e sentirà una nuova giustificazione per colpire qualsiasi cosa o chiunque. Ciò significa che, a prescindere da come finirà la vicenda, le tensioni intorno alla Siria e all’Iran probabilmente aumenteranno a prescindere.

Israele userà quanto accaduto come giustificazione per rispondere in modo sproporzionato anche alla minima provocazione percepita. Ciò significa che gli attacchi di massa contro obiettivi iraniani in Siria seguiranno per molto tempo dopo questo episodio.

Un’altra cosa importante da notare è che, mentre è di moda prevedere una grande “trappola araba” e un finale da film in cui Egitto, Siria, Giordania, Libano, Iran e così via, piombano tutti insieme e distruggono Israele, la verità è che ci sono alcuni indizi di errori ripetuti che potrebbero finire con nient’altro che la distruzione di Gaza.

Ad esempio, era una tattica araba ben nota, risalente alla guerra dello Yom Kippur, quella di stimolare un conflitto e di esagerarne gli obiettivi per cercare di costringere o obbligare altri alleati a unirsi a esso. L’Egitto ha notoriamente mentito alla Siria nel 1973 sulla portata della sua penetrazione nel Sinai per convincere la Siria a impegnarsi ad attaccare le alture del Golan.

Allo stesso modo, si può ipotizzare uno scenario in cui, invece di una campagna altamente coordinata della sfera della resistenza, si sia trattato semplicemente di un disperato appello di Hamas per cercare di convincere altri attori regionali ad unirsi all’attacco sulla base della percezione di audacia dello stesso. Ma ci sono indicazioni che l’Iran e Hezbollah non vogliano davvero partecipare a un altro grande conflitto.

Naturalmente, questo potrebbe essere irrilevante se l’Occidente e gli Stati Uniti intendono cooptare gli attacchi e usarli a loro vantaggio con un’escalation incendiaria che costringerebbe l’Iran a rispondere. Ma per ora non c’è alcuna indicazione che ciò accada o che l’Iran abbia intenzione di essere coinvolto in modo palese.

Detto questo, un numero crescente di esperti ritiene che la “linea rossa” per gli altri Paesi sia l’irruzione di Israele a Gaza o il tentativo di occuparla:

Ed è possibile che questa sia una delle cause dell’improvviso tentennamento di Israele al confine con Gaza, invece di andare avanti come hanno affermato con tanta audacia di fare nel primo giorno di eventi.

Ma una cosa che continua ad essere evidente è che gli Stati Uniti stanno usando il conflitto per spingere l’Ucraina ad andarsene. Senatore repubblicano Hawley:

John Kirby ha appena pronunciato ad alta voce la devastante parte silenziosa nella conferenza stampa di oggi, ammettendo che sono alla “fine della corda”:

Ascoltate di nuovo le sue parole. Da un lato, le voci suggerivano che Biden intendesse staccare un gigantesco assegno da 100 miliardi di dollari per lavarsi le mani dell’Ucraina, ma Kirby ora afferma molto chiaramente che: “Non è il caso di cercare di fornire un sostegno a lungo termine quando si è alla fine della corsa”.

Si tratta di un’affermazione che apre gli occhi. Forse è la prima volta che l’amministrazione ammette così apertamente che non solo non ci sono piani per un “sostegno a lungo termine” all’Ucraina, ma che tutto il sostegno in generale è già vicino alla fine.

La capacità di aiutare Kiev sta diminuendo nel tempo a causa delle risorse limitate, il conflitto sta raggiungendo un punto in cui la sua soluzione attraverso l’azione militare è impossibile, ha dichiarato il Ministro della Difesa italiano Guido Crosetto.
Il fatto che la tempistica coincida con l’inizio di questo conflitto israeliano appare chiaramente come una messaggistica intenzionale per condizionare l’opinione pubblica sul fatto che il Progetto Ucraina si stia concludendo. Sky News ha persino riferito che Zelensky potrebbe improvvisamente essere aperto ai negoziati se gli aiuti occidentali dovessero davvero terminare:

Detto questo, è probabile che si tratti solo di speculazioni, dato che la linea ufficiale è ancora quella della resistenza dell’Ucraina. Ad esempio, è stato detto che l’Ucraina intende continuare a condurre offensive anche durante l’inverno, senza alcun limite.

Secondo diversi funzionari della Difesa statunitense, il Pentagono è sempre più preoccupato per l’eventuale necessità di estendere le sue scorte di munizioni, sempre più scarse, per sostenere l’Ucraina e Israele in due guerre separate: Al momento l’Ucraina e Israele richiedono armi diverse: l’Ucraina vuole enormi quantità di munizioni per l’artiglieria, mentre Israele ha richiesto munizioni aeree a guida di precisione e intercettori Iron Dome. Ma se Israele lancia un’incursione di terra a Gaza, l’esercito israeliano creerà una nuova e del tutto inaspettata domanda di munizioni per l’artiglieria da 155 mm e di altre armi, in un momento in cui gli Stati Uniti e i loro alleati e partner sono stati messi a dura prova da oltre 18 mesi di combattimenti in Ucraina”, spiega la CNN.
E per quanto riguarda quanto sopra, si dice che Israele sia già a corto di una serie di munizioni avanzate, tra cui le intercettazioni di Iron Dome, e che ora stia pregando gli Stati Uniti di rifornirsi. Sebbene Israele sia il produttore di Iron Dome, a quanto mi risulta anche Raytheon contribuisce alla produzione di alcuni missili.

Hanno anche iniziato a scarseggiare le bombe di piccolo diametro e altre munizioni guidate, e ora si dice che ricorrano all’uso di vecchie “bombe mute” come la M117 del 1950, qui raffigurata oggi:

Il capitano Raz Peretz è il nome inciso sulla bomba. È morto di recente durante i combattimenti, e questo potrebbe indicare che l’IAF sta utilizzando anche le sue scorte di bombe non guidate M117 da 750 libbre negli attacchi in corso.
Questo dimostra una cosa che ho sostenuto fin dall’inizio: nessun esercito della NATO è preparato per un moderno conflitto cinetico. Tutte le bombe guidate lanciate da Israele possono sembrare impressionanti in video, ma possono farlo solo per pochi giorni prima di esaurirsi e chiedere a mamma USA di averne altre. Nessun Paese può fare quello che sta facendo attualmente la Russia, che sta conducendo un conflitto di quasi due anni con una massiccia produzione industriale interna che rifornisce le intere forze armate con un sostegno senza precedenti.

Ma tornando all’Ucraina, la Russia ha immediatamente approfittato degli sviluppi entrando in azione con una grande offensiva su Avdeevka. In realtà, gli ucraini sostengono che si tratta di un’offensiva su tutti i fronti, compreso quello di Kupyansk.

Il Fronte Krasnolimansky tuona. Non ricordo nulla di simile in tutto l’anno in cui ho lavorato qui da vicino”, scrive il corrispondente di guerra Igor Zhdanov. Il consumo giornaliero di proiettili per un solo cannone è di circa cento. Sui mortai è letteralmente un ordine di grandezza superiore. Estrapolando l’intera linea di contatto, si tratta di centinaia di raffiche di artiglieria e migliaia di mine sparate. Appena a nord di Kremennaya, la fanteria si è incuneata per 600 metri nella difesa delle Forze armate ucraine su un sito di 1 km lungo il fronte.
Ma i progressi più notevoli sono stati fatti oggi nel settore di Avdeevka. Purtroppo molte fonti sono state premature nell’annunciare grandi vittorie come la cattura di Berdychi, che si è rivelata non vera. Ciò accade di solito quando una squadra di ricognitori si avvicina brevemente a un insediamento, che viene poi indicato come “catturato”, anche se la squadra si ritira rapidamente.

In realtà, l’avanzata è stata solo di qualche centinaio di metri, secondo le fonti ucraine – 200-500 metri a seconda del luogo, dato che ci sono state avanzate sia dalla tenaglia meridionale che da quella settentrionale.

Qui si può vedere la scala dell’assalto, grandi colonne di veicoli blindati in movimento:

Ma hanno iniziato a subire perdite, viste dai droni ucraini:

Tuttavia, anche le perdite sono state notevolmente esagerate, con l’Ucraina che ora afferma che “un’intera brigata è stata spazzata via” con “125 carri armati distrutti”. In realtà, sembra che finora siano stati danneggiati un paio di BMP e di carri armati. I comandanti ucraini affermano che si tratta dell’offensiva più potente in quella direzione dall’inizio della SMO:

Le truppe ucraine sono state viste abbandonare le posizioni e correre per salvarsi:

Anche l’aviazione russa è stata molto attiva con i Mi-28 che hanno sparato missili guidati, che alcuni ritenevano essere i nuovi Iz a guida televisiva. 305E LMUR:

Ma è ancora troppo presto per dire quanto successo avrà, solo che possiamo vedere che è molto difficile avanzare per entrambe le parti, poiché il controllo e la supervisione del fuoco dei droni e degli ATGM è troppo potente per la moderna guerra di manovra.

Le colonne devono muoversi lentamente a causa della quantità massiccia di mine, eppure diventano bersagli facili per gli ATGM che si nascondono nelle radure delle foreste o nelle macchie di bosco, ecc.

Detto questo, credo che siano soprattutto le forze della DPR ad avanzare qui, dato che quest’area è controllata dal 1° Corpo d’Armata che è composto da unità della DPR. Il fianco meridionale della tenaglia ha battaglioni Sparta e Somali, tra le altre famose unità della DPR, così come la brigata di artiglieria Kalmius della DPR, che può essere vista qui mentre lavora su Avdeevka con i suoi 2S7M Malkas.

La cattura più significativa è stata quella del grande “cumulo di rifiuti” a sud di Krasnogorovka:

Ecco un articolo che spiega perché Avdeevka è così intrattabile.

Resta da vedere quanto sia seriamente pianificata questa offensiva. Se fosse davvero l’inizio di una spinta su larga scala, tutta autunnale-invernale, allora sarebbe un affare importante liberare Avdeevka, poiché l’intera area rappresenta una delle principali regioni da cui l’Ucraina bombarda il nord e il centro di Donetsk. Tuttavia, alcune fonti ucraine ritengono che si tratti semplicemente di attirare rinforzi dalla regione di Zaporozhye per dare respiro alle forze russe. Questo è dubbio, naturalmente, ma dobbiamo aspettare e vedere.

***
Alcuni articoli vari.

Un confronto tra le dure parole di Ursula von der Leyen nei confronti della Russia per quanto riguarda il conflitto ucraino:

Quindi sembra che “la comunità internazionale” – o il meraviglioso popolo dello “Stato di diritto” – ammetta apertamente che distruggere l’acqua, l’elettricità, ecc. sia un atto di terrorismo. Grazie per aver ammesso che il regime israeliano è un regime terroristico, Ursula. Le tue parole possono ora essere ammesse come prova nei futuri tribunali per i crimini di guerra. Dopo tutto, ecco il membro della Knesset Limor Son Har-Melech che dice apertamente: “Non ci sono innocenti a Gaza”.

Dato che è un membro ufficiale del governo israeliano, questo rappresenta una sanzione ufficiale.

Tra l’altro, anche Marco Rubio ha superato se stesso. Ascoltate qui sotto:

Il prossimo:

Un video che fa riflettere e che spiega come il sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome possa essere in realtà una bufala completa e totale. A quanto pare non ci sono prove concrete che abbia mai intercettato qualcosa, e sembra essere nient’altro che un generatore di fuochi d’artificio che spara razzi autodistruttivi in aria per creare una simulazione di tensione – un’altra boiata multimiliardaria per il MIC:

Il narratore fa molte osservazioni valide. Le “intercettazioni” di Iron Dome non sembrano mai assomigliare a quelle reali che abbiamo visto, ad esempio in Ucraina. Come questa:

Si noti la caduta dei pezzi e l’esplosione catastrofica.

Iron Dome, invece, si autodistrugge in aria senza che sia visibile nemmeno un pezzo di detriti:

Certo, la maggior parte dei sistemi missilistici sono programmati per autodistruggersi se perdono la traccia. E poiché Iron Dome è stato progettato per essere un sistema a saturazione molto più elevata, è ovvio che ci saranno molti più missili che perderanno la traccia ed esploderanno. Si tratta di un sistema che privilegia la quantità rispetto alla qualità, almeno per come la vedo io.

Tuttavia, anche alla luce di questa comprensione, è ancora un po’ strano che il narratore lo menzioni, e potrebbe essere molto più di una vera e propria boiata di quanto immaginassi.

Detto questo, non sono convinto che i razzi di Hamas siano interamente una “bufala” e niente più che fumogeni. La verità è che i razzi Qassam sono molto più piccoli di quanto si pensi: vengono lanciati da quelli che in pratica sono dei tubi da mortaio:

In secondo luogo, le dimensioni delle loro testate sono relativamente piccole: da 5 kg a 10 kg. Per chi lo sapesse, è l’equivalente delle testate che trasportano alcuni droni FPV russi. Non si avvicina nemmeno ai sistemi missilistici più deboli della Russia, come i Grad da 122 mm, che hanno testate da 20-30 kg. Inoltre, gli esplosivi non sono uguali. Gli armamenti russi e americani utilizzano esplosivi militari altamente raffinati che, libbra per libbra, sono molto più potenti di qualsiasi cosa possa essere fatta a mano. Una testata esplosiva palestinese di 10 kg può essere equivalente a qualcosa come 3-5 kg di esplosivo militare russo o americano IMX-101, Composizione B, ecc.

Quindi non ci si può aspettare un grande botto da loro. I buoni esplosivi sono materiali piuttosto costosi. Ecco perché una delle teorie era che Hamas avrebbe usato i suoi razzi a basso costo solo per esaurire Iron Dome, dopodiché Hezbollah sarebbe entrato in azione con la roba vera: SRBM iraniani, Scud di Fatah, ecc.

Ma credo che ci sia un’alta probabilità che gran parte del video sia accurato, e che Iron Dome sia in effetti per lo più una simulazione. È probabilmente il motivo per cui Israele ha rifiutato il permesso agli Stati Uniti di inviare Iron Dome in Ucraina qualche tempo fa:

Da quanto sopra:

Per essere chiari, non stiamo chiedendo a Israele di trasferire i propri sistemi Iron Dome, che sono fondamentali per la loro sicurezza, ma semplicemente di permettere agli Stati Uniti di trasferire le nostre batterie per aiutare la popolazione dell’Ucraina”, hanno scritto.
Quindi, come si può vedere, non si chiedeva nemmeno a Israele di dare i propri, ma piuttosto di permettere agli Stati Uniti di trasferire le batterie che hanno, che credo fossero di stanza a Guam. Probabilmente Israele non voleva che l’Iron Dome fosse “esposto” in un contesto reale in cui gli venissero sparate munizioni vere e proprie, perché ciò avrebbe mandato in fumo anni di simulazioni di “strategia della tensione”.

Inoltre, questo conflitto ha già messo a nudo diverse bugie di questo tipo. Per esempio il Trophy APS (Active Protection System) sui carri armati Merkava, che si è dimostrato completamente inutile e non ha funzionato nemmeno una volta, non riuscendo a fermare gli RPG-7 russi con testate tandem come si vede qui.

Sfortunatamente per gli Stati Uniti, Trophy è il sistema ufficiale scelto per gli ultimi carri armati Abrams ed è l’unico sistema APS in uso (M1A2 SEPv2+ e la nuova piattaforma dimostrativa Abrams X).

Come ultimo aggiornamento, sembra che Scalise sia stato scelto come principale candidato alla presidenza della Camera, ma stasera non ha raggiunto il numero necessario di voti repubblicani. Dovranno votare di nuovo la prossima volta dopo le discussioni.

Sfortunatamente, Scalise è quello a favore dell’Ucraina, mentre Jordan era contrario a ulteriori aiuti all’Ucraina. Ciò significa che se Scalise riuscirà ad entrare, potrebbe avere la possibilità di consentire almeno la votazione di un qualche pacchetto di aiuti in futuro, anche se non è ancora detto che passi.

Se la frase di Kirby sulla “fine della corda” è indicativa, non sono sicuro che si possano ottenere altri aiuti per l’Ucraina ora che Israele ha un “bisogno” molto più grave. E con Zelensky che sta pianificando una visita in Israele per “mostrare solidarietà”, le cose sono destinate a diventare molto interessanti nelle prossime settimane.


If you enjoyed the read, I would greatly appreciate if you subscribed to a monthly/yearly pledge to support my work, so that I may continue providing you with detailed, incisive reports like this one.

Alternatively, you can tip here: Tip Jar

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure
PayPal.Me/italiaeilmondo
Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

 

A proposito di Russia_Thomas Delage Thomas DelageThomas Delage • Redattore capo di Diplomatie magazine

https://www.linkedin.com/in/thomas-delage-b9902820/

Mentre alcuni vedono la recrudescenza del conflitto israelo-palestinese “come una manna dal cielo per il Presidente russo, che deve essere contento di vedere l’attenzione internazionale distogliersi dalla #guerra in Ucraina”, sperando che “gli #USA ridimensionino il loro sostegno all’Ucraina per garantire che possano fornire tutti gli aiuti necessari all’alleato israeliano”.
Per altri, la violenza tra #Hamas e #Israele pone la #diplomazia russa in una situazione molto delicata”.

“#Mosca ha inizialmente optato per la sua strategia abituale in caso di conflitto internazionale, che consiste nell’adottare una posizione mediana per risparmiare tutti”. (…) Il pendolo diplomatico russo ha poi rapidamente oscillato più “a favore degli interessi palestinesi, ma senza prendere una posizione ufficiale franca (…) Prima c’è stata la posizione assunta dal leader ceceno Ramzan Kadyrov a “sostegno della #Palestina”, che è “spesso utilizzata di proposito da Mosca per inviare messaggi al mondo arabo”. Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, “la Russia è sospettata di aver fatto fallire una risoluzione di condanna dell’aggressione di Hamas contro Israele in una riunione straordinaria a porte chiuse”.
Infine, Ahmed Aboul Gheit, ministro degli Esteri egiziano e attuale segretario generale della Lega Araba, si è recato a Mosca lunedì, mentre l’agenzia di stampa ufficiale russa Tass ha annunciato che Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità Palestinese, si stava preparando a fare lo stesso.
(…) L’incontro tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e Ahmed Aboul Gheit è stato organizzato su richiesta della Lega Araba, il che significa che per i Paesi arabi della regione, la Russia è il Paese del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con il quale hanno le migliori possibilità di trovare un compromesso per una posizione comune sulla situazione in Israele e a #Gaza”.

“I tragici sviluppi nel #MedioEst forniscono anche un’opportunità d’oro per la macchina della disinformazione russa (…) La Russia ha anche interesse ad aggiungere benzina al fuoco del conflitto israelo-palestinese”. “Se la violenza continua, i prezzi del petrolio saliranno alle stelle, danneggiando l’Occidente”.

Ma “la Russia non ha, ad esempio, alcun interesse a vedere l’Iran – il principale sostenitore di Hamas – o la Siria trascinati nel conflitto” perché Teheran “forse ridurrebbe il suo sostegno allo sforzo bellico russo (in particolare attraverso la consegna di droni), se allo stesso tempo dovesse prendere parte a un #conflitto con Israele”. E che dire delle basi altamente strategiche della Russia in Siria, se il regime di Bashar al-Assad si trovasse coinvolto in un conflitto regionale? In realtà, la Russia ha “tutto l’interesse a mantenere il conflitto israelo-palestinese a bassa intensità, per tenere Washington impegnata senza minacciare gli interessi russi”.

Hamas contro Israele: un conflitto a vantaggio della Russia?

Dall’inizio dell’assalto di Hamas a Israele, la diplomazia russa non ha preso una posizione chiara per nessuna delle due parti, anche se sono stati inviati segnali più positivi al campo palestinese. Mosca cerca soprattutto di trarre vantaggio da questa esplosione di violenza, in un gioco di equilibri che potrebbe rivelarsi pericoloso.

Pubblicato il : 10/10/2023 – 18:46
8 minuti
Il segretario generale della Lega Araba Ahmed Aboul Gheit (a sinistra) incontra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov (a destra) a Mosca il 9 ottobre 2023.
Il segretario generale della Lega Araba Ahmed Aboul Gheit (L) incontra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov (R) a Mosca il 9 ottobre 2023 © Pool via Reuters

Aveva appena compiuto 71 anni. L’assalto mortale di Hamas al suolo israeliano è iniziato il giorno del compleanno di Vladimir Putin, sabato 7 ottobre. Per alcuni esperti, questa improvvisa fiammata del conflitto israelo-palestinese è una manna dal cielo per il Presidente russo, che deve essere contento di vedere l’attenzione internazionale distogliersi dalla guerra in Ucraina.

Per altri, la violenza tra Hamas e Israele mette la diplomazia russa in una situazione molto delicata, in un momento in cui il Paese è più isolato che mai sulla scena internazionale.
Un equilibrio delicato

Le prime reazioni ufficiali di Mosca riflettono quello che Le Monde ha definito il “gioco di equilibri” della Russia. “Siamo molto preoccupati”, ha dichiarato sabato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, mentre Mikhail Bogdanov, inviato speciale del Cremlino per il Medio Oriente, ha invitato “le parti in conflitto a chiedere un cessate il fuoco”.

“Questo era del tutto prevedibile. Mosca ha inizialmente optato per la sua strategia abituale in caso di conflitto internazionale, che consiste nell’adottare una posizione mediana per placare tutti”, spiega Ivan Kłyszcz, specialista di politica estera russa e in particolare dei Paesi africani presso il Centro internazionale per la difesa e la sicurezza in Estonia.

Il pendolo diplomatico russo ha poi oscillato più “a favore degli interessi palestinesi, ma senza prendere una chiara posizione ufficiale”, afferma Danilo delle Fave, specialista di Russia presso l’International Team for the Study of Security (ITSS) di Verona, che ha lavorato sulle relazioni di Mosca con Israele e l’Autorità Palestinese.

In primo luogo c’è stata la presa di posizione del leader ceceno Ramzan Kadyrov a “sostegno della Palestina”. Come capo di una regione prevalentemente musulmana, secondo Le Monde, egli viene spesso deliberatamente utilizzato da Mosca per inviare messaggi al mondo arabo.

Al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, “la Russia è sospettata di aver fatto fallire una risoluzione di condanna dell’aggressione di Hamas contro Israele in una riunione straordinaria a porte chiuse”, aggiunge Ivan Klyszcz.

Infine, Ahmed Aboul Gheit, ministro degli Esteri egiziano e attuale segretario generale della Lega Araba, si è recato in visita a Mosca lunedì, mentre l’agenzia di stampa ufficiale russa Tass ha annunciato che Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità Palestinese, si stava preparando a fare lo stesso.
Contatti sempre più frequenti con Hamas

Tuttavia, non risulta che ci siano state comunicazioni tra Mosca e Tel Aviv dall’inizio dell’assalto di Hamas. Inoltre, la Russia si è distinta per la sua assenza dal grande concerto di nazioni che hanno espresso la loro solidarietà alle vittime civili israeliane. Il presidente russo Vladimir Putin si è limitato a chiedere la creazione di “uno Stato palestinese” martedì 10 ottobre.

“La cosa più interessante è che l’incontro tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e Ahmed Aboul Gheit è stato organizzato su richiesta della Lega Araba, il che significa che per i Paesi arabi della regione, la Russia è il Paese del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con cui hanno le migliori possibilità di trovare una posizione comune di compromesso sulla situazione in Israele e a Gaza”, analizza Ivan Klyszcz.

Ciò suggerisce che parte del mondo arabo vede Mosca come un alleato nel conflitto israelo-palestinese. Non è sempre stato così. “Inizialmente, l’URSS sosteneva Israele, quando la giovane nazione era ancora circondata solo da monarchie filo-occidentali”, osserva Danilo delle Fave. Dopo gli anni ’70, Mosca è diventata più solidale con la causa palestinese “perché la Russia la vedeva come un modo per guadagnare influenza in un mondo arabo che stava diventando meno favorevole a Washington”, aggiunge l’esperto.

Articoli correlati
Hamas-Israele: una minaccia alla stabilità regionale e al riavvicinamento israelo-saudita?

Tuttavia, le relazioni con Hamas non sono sempre state facili. La Russia ha uno “storico ritiro dall’Islam politico, che era visto come una minaccia al tempo della prima guerra in Cecenia”, ricorda Danilo delle Fave. Mosca, inoltre, non ha mai potuto schierarsi troppo apertamente con il movimento radicale palestinese perché “in Israele c’è una diaspora russa molto forte, il che significa che il Cremlino deve essere gentile con Tel Aviv”, dice Ivan Klyszcz.

Ma a partire dagli anni Duemila e dalla vittoria di Hamas alle elezioni di Gaza del 2006, le relazioni si sono riscaldate nonostante tutto. La Russia ha visto l’opportunità di occupare un terreno diplomatico in un momento in cui l’Occidente non voleva avere nulla a che fare con un’organizzazione che definiva terroristica. È un modo per “guadagnare punti in Medio Oriente a spese di Washington”, dice l’esperto dell’ITSS.

I contatti sono diventati sempre più frequenti. “Dal 2020, Sergei Lavrov ha accolto funzionari di Hamas a Mosca almeno cinque volte, l’ultima delle quali a marzo [2023]”, spiega il Washington Post.

Questo ha alimentato negli ultimi giorni i sospetti sul ruolo di Mosca nell’assalto di Hamas a Israele, sottolinea il sito Politico. “È l’eterna teoria secondo cui la Russia è il grande sponsor del terrorismo internazionale contro gli interessi americani. Solo che, in questo caso, non ci sono prove di alcuna collusione”, afferma Danilo delle Fave.
Dividere e conquistare in Ucraina

Se questa teoria dell’aiuto russo ad Hamas per condurre la sua guerra contro Israele è attraente, è perché la Russia sembra avere tutto da guadagnare. “È il miglior regalo che avremmo potuto fare a Vladimir Putin per il suo compleanno”, ha dichiarato un diplomatico europeo a Politico a condizione di anonimato.

“Mosca può sperare che gli Stati Uniti ridimensionino il loro sostegno all’Ucraina per assicurarsi di poter fornire tutti gli aiuti necessari all’alleato israeliano”, ha spiegato Danilo delle Fave. “Obiettivamente, Washington può aiutare su entrambi i fronti, ma l’attacco a Israele potrebbe essere l’ultima goccia in una situazione politica già caotica negli Stati Uniti, con il partito repubblicano sempre più diviso sulla questione degli aiuti all’Ucraina”, aggiunge Ivan Kłyszcz.

I tragici sviluppi in Medio Oriente rappresentano anche un’occasione d’oro per la macchina della disinformazione russa. Essa si è subito messa al lavoro “per seminare discordia nell’opinione pubblica internazionale sul sostegno all’Ucraina”, osserva Ivan Kłyszcz.

I “troll” filorussi hanno iniziato a far circolare sui social network informazioni false, sostenendo che le armi americane consegnate all’Ucraina erano finite nelle mani di Hamas, secondo il sito web ucraino Kyiv Independent.

Dmitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha dichiarato che questa esplosione di violenza è un’ulteriore prova del fallimento della diplomazia americana, troppo impegnata ad aiutare l’Ucraina per svolgere il suo ruolo di garante della stabilità in Medio Oriente.

Anche la Russia ha interesse ad aggiungere benzina al fuoco del conflitto israelo-palestinese. “Se la violenza persiste, i prezzi del petrolio saliranno, danneggiando l’Occidente”, riassume Danilo delle Fave.
Nessun interesse per un conflitto regionale

Ma attenzione: una conflagrazione regionale potrebbe altrettanto facilmente danneggiare Mosca. “Per esempio, la Russia non ha alcun interesse a che l’Iran – il principale sostenitore di Hamas – o la Siria siano coinvolti nel conflitto”, afferma Danilo delle Fave. Teheran potrebbe essere costretta a ridurre il suo sostegno allo sforzo bellico russo (in particolare attraverso la consegna di droni) se fosse coinvolta anche in un conflitto con Israele.

E che ne sarà delle basi altamente strategiche della Russia in Siria se il regime di Bashar al-Assad si troverà coinvolto in un conflitto regionale? In realtà, la Russia ha “tutto l’interesse a mantenere il conflitto israelo-palestinese a bassa intensità per tenere Washington occupata senza minacciare gli interessi russi”, come riassume Hanna Notte, esperta di relazioni russe con il Medio Oriente, in un’intervista al sito di Radio Free Europe.

Per questo motivo Ivan Kłyszcz non sarebbe sorpreso di vedere Mosca adottare una posizione più compatibile con Israele se la violenza aumenta di intensità. L’obiettivo sarebbe allora quello di dimostrare ad Hamas che c’è un limite da rispettare. Un’inversione di rotta che non sarebbe sorprendente perché “alla fine Mosca non ha alleati nella regione, ma solo interessi da difendere”, conclude Ivan Kłyszcz.

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure
PayPal.Me/italiaeilmondo
Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

 

Flashpoint israeliano – scaramuccia localizzata? O l’inizio di un grande cigno nero globale?_di SIMPLICIUS THE THINKER

L’irruzione in Israele ha colto molti di noi di sorpresa. Ma in un certo senso si è trattato di un’escalation di punti di infiammabilità a lungo attesi, destinata a dare il via all’epilogo del conflitto ucraino, togliendo calore a quest’ultimo.

Ci sono molti resoconti in circolazione di tutte le cose che sembrano “strane” nell’attacco di Hamas, quindi non ne racconterò ogni singolo punto in questa sede, dato che la maggior parte di voi li avrà probabilmente letti in più luoghi; cose come la violazione molto poco plausibile dei cancelli e delle difese ad alta tecnologia di Israele, i fallimenti senza precedenti del Mossad e dello Shin Bet, l’invocazione di “Pearl Harbor” da parte di Netanyahu, che è molto eloquente se si considera che anche Pearl Harbor fu un attacco a bandiera falsa con lo scopo di portare gli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale.

Ricordiamo che Hamas è stato parzialmente o interamente creato da Israele – fatto confessato da diversi alti funzionari israeliani – come contrappeso all’OLP, il gruppo politico dominante all’epoca. Non è quindi da escludere che un gruppo creato da Israele e dai servizi segreti occidentali possa essere ancora sotto il loro controllo o almeno infiltrato al punto da essere “indirizzato” nella creazione di alcuni falsi messaggi necessari che potrebbero favorire Israele nel suo complesso. Ciò è supportato dalle nuove prove che sarebbero emerse sul fatto che Hamas utilizzava armi fornite dall’Ucraina, il che indicherebbe una pipeline di armi dell’intelligence occidentale piuttosto standard, come quella dei Contras, ecc.

Il principio principale in base al quale opero è che quasi nessun evento globale avviene per puro caso, in particolare quando si colloca in una determinata sfera geopolitica collegata. E il Medio Oriente è certamente legato, in molti modi, alla Russia, alla guerra ucraina e al multipolarismo in generale.

Passiamo in rassegna alcune delle potenziali ragioni che potrebbero essere responsabili dell’accensione di un tale conflitto, proprio ora.

Come corollario al principio generale secondo cui nulla accade per caso nel mondo della politica delle grandi potenze, dobbiamo ricordare che tutto ciò che accade è generalmente legato o è un sottoprodotto – diretto o indiretto – della grande potenza o superpotenza leader; ben poco può accadere sotto la loro egida senza un qualche tipo di autorizzazione.

In questo caso ci riferiamo agli Stati Uniti, il principale egemone del mondo. Tuttavia, gli Stati Uniti non sono più l’unico grande protagonista del blocco, e quindi esamineremo le possibili ragioni che potrebbero spingere entrambe le parti a scatenare questo conflitto.

Quali sono i motivi che potrebbero spingere gli Stati Uniti a infiammare il Medio Oriente?

Sappiamo che di recente sono stati fatti grandi passi avanti verso il multipolarismo e la frattura dell’impero mondiale atlantista. Parallelamente, Israele si stava muovendo verso una seria normalizzazione con l’Arabia Saudita, che ora viene descritta dagli addetti ai lavori come “messa in pausa a tempo indeterminato” perché la KSA richiedeva a Israele varie concessioni sui palestinesi, che ora è una questione morta.

Per molti versi, tali riconciliazioni, riavvicinamenti, normalizzazioni, ecc. sono sviluppi pericolosi per l’egemone. La guerra e il conflitto sono gli strumenti più efficaci per controllare gli eventi e creare condizioni favorevoli al dominio, permettendo di creare divisioni, indebolire i Paesi intransigenti, estromettere i loro leader, ecc.

Innanzitutto dobbiamo ricordare che lo stesso Benjamin Netanyahu stava affrontando una crescente impopolarità in patria, con voci che da tempo suggerivano che persino il Mossad stesse contribuendo a organizzare proteste contro di lui (rivelate dalle fughe di notizie del Pentagono all’inizio di quest’anno).

Uno dei metodi più comunemente utilizzati da un leader “uomo forte” per affermare la propria forza, riconquistare il sostegno e consolidare il potere è quello di fomentare un qualche tipo di conflitto che possa essere utilizzato per creare restrizioni “di emergenza” agli oppositori, sopprimere la parola politica, ecc. Si tratta ovviamente di una tattica ampiamente utilizzata, da ultimo da Zelensky, e non ha bisogno di molte spiegazioni.

Si può facilmente immaginare come un Netanyahu in difficoltà cercherebbe di fomentare un conflitto per reindirizzare il patriottismo e cingersi di “gloria” distruggendo Hamas una volta per tutte, il che garantirebbe il suo potere e la sua eredità per sempre.

Estrapolando questa ipotesi, si sarebbe potuta verificare una convergenza di incentivi reciprocamente vantaggiosi. Conoscendo la situazione di Netanyahu, gli Stati Uniti e il Regno Unito potrebbero aver deciso di trovare un accordo reciproco che permetta di prendere più piccioni con una fava. Netanyahu ottiene il consolidamento del suo potere e la sua gloria, mentre gli Stati Uniti e il Regno Unito possono potenzialmente scatenare una guerra per indebolire l’Iran, ormai inarrestabilmente in ascesa.

Questo ci porta alla prossima grande motivazione. Una delle ragioni principali di questa improvvisa esplosione potrebbe essere quella di istigare una conflagrazione molto più grande per indebolire fatalmente l’Iran, che ultimamente sta acquisendo un potere geopolitico smodato. Non si tratta di una mera speculazione, ma di un’allusione aperta da parte dell’Occidente in diversi modi.

In primo luogo la nuova notizia bomba che “l’Iran ha contribuito a pianificare” l’attacco di Hamas:

E il lento aumento del coro di politici occidentali che minacciano direttamente l’Iran:

Se ricordate, nell’ultimo anno l’Occidente ha cercato di tarpare le ali all’Iran come mai prima d’ora. Questo perché l’Iran è diventato sempre più dominante in Medio Oriente, in particolare dopo tutti i riavvicinamenti avvenuti, e come risultato di quanto l’Iran sia stato strumentale in generale nelle varie guerre per l’energia, aiutando geopoliticamente la Russia in Ucraina, ecc. Le sue azioni sono aumentate enormemente e stava diventando una minaccia troppo grande.

Inoltre, il teatro siriano ha iniziato lentamente ad attivarsi, in parte a causa della guerra ucraina, come vettore degli Stati Uniti per indebolire e dividere gli sforzi russi. Ma anche perché l’Iran si è fatto strada anche lì, con gli attacchi israeliani meno efficaci e meno frequenti, mentre le truppe e le basi statunitensi sono state sottoposte a un crescente attacco da parte dei proxy iraniani.

Assad, nel frattempo, si è rafforzato, viaggiando in aereo in tutto il mondo e stringendo nuovi accordi. Ha incontrato il ministro saudita per la prima volta dal 2011, ha visitato la Cina per la prima volta dal 2004 e altre imprese simili.

Da questa lente olistica, possiamo dedurre che l’egemone statunitense potrebbe voler coinvolgere il Medio Oriente in un conflitto di grandi dimensioni per indebolire gli avversari che si stanno rafforzando sempre di più. Ufficialmente sostengono di essere dei pacificatori che sono “accecati” dagli sviluppi e cercano di limitare qualsiasi escalation:

 

Ma in realtà gli Stati Uniti hanno appena annunciato l’invio del gruppo di portaerei USS Gerald R. Ford nella regione del Mediterraneo orientale. Non si invia una tale potenza di fuoco se si intende fare la pace e ridurre le tensioni. Senza contare che gli aerei cargo C17 dell’esercito americano sono già atterrati in Israele, probabilmente trasportando nuove armi.È molto facile capire come potrebbero, ad esempio, collegare il coinvolgimento dell’Iran negli attacchi di Hamas alla percezione di una “crescente minaccia iraniana” in Siria, e includerla in una futura offensiva più ampia in cui squadroni congiunti israelo-americani possano bombardare e indebolire le forze, le infrastrutture, ecc. di Assad, per tenere a freno la Siria. Martyanov ne parla diffusamente nel suo nuovo video, comprese le prospettive militari di un simile tentativo di attacco all’Iran.

Ma naturalmente, come le minacce di Lindsey Graham di cui sopra, questo potrebbe essere portato molto più in là. Potrebbero organizzare un’intera guerra per paralizzare l’Iran, almeno le sue raffinerie di petrolio, il che paralizzerebbe l’economia iraniana e sventrerebbe la sua influenza. Pepe Escobar discute queste potenzialità nel suo nuovo post:

Ma c’è molto di più. L’indizio più evidente è la retorica israeliana di una “Pearl Harbor”. Tutti sanno cosa significa. Il progetto Ucraina è morto. Un’Asia occidentale pacifica significa ricostruzione per la Siria, riqualificazione per l’Iraq e il Libano, Iran e Arabia Saudita come parte dei BRICS 11, il partenariato strategico Russia-Cina rispettato e impegnato in tutta l’Asia occidentale. Uno dei temi chiave discussi a Valdai ai massimi livelli è stata la de-dollarizzazione. Tutto questo è un anatema per i soliti sospetti. Il Mossad e l’IDF colti di sorpresa è una fantasia infantile. Sapevano che stava arrivando. La domanda ora è se Hezbollah verrà in città.
I progetti che cita, il completo collasso del sistema dominato dall’Occidente, è un punto di snodo fondamentale. Riprendete confidenza con il mio articolo sull’Heartland e sul perché questo “passaggio intermedio” attraverso l’Iran è assolutamente fondamentale per l’egemone per conquistare il mondo.

Ora che l’Occidente è sull’orlo del baratro, potrebbe fare di tutto per cercare di neutralizzare l’Iran una volta per tutte, con un effetto domino sull’intera regione. La riduzione dell’Iran significherebbe la caduta della Siria, il che significherebbe l’espulsione della Russia e la chiusura delle sue basi, il che significherebbe l’annullamento di qualsiasi proiezione di potenza russa in quella regione, in particolare ora che le rotte settentrionali saranno completamente dominate dalla NATO, con l’adesione della Finlandia e potenzialmente della Svezia.

In ultima analisi, ciò servirebbe a uno scopo molto più ampio: ci sono sempre disegni nei disegni.

Il grande schema finale ruota attorno alla guerra in Ucraina, che a sua volta ruota attorno al futuro conflitto Cina-Taiwan.

Le ragioni per scatenare questo conflitto ora, nei confronti dell’Ucraina, potrebbero essere molteplici. Uno dei motivi principali che ci viene in mente è quello di creare una massiccia cortina fumogena per deviare la copertura del conflitto ucraino mentre l’amministrazione Biden attua silenziosamente il suo piano – di cui abbiamo discusso a lungo nell’ultimo rapporto – di mettere Zelensky sotto ghiaccio e congelare la guerra.

Diversi articoli recenti hanno evidenziato la scarsa copertura mediatica che l’Ucraina ha ricevuto negli ultimi tempi, con grafici che mostrano il lento declino, in particolare da quando è emersa la realtà del fallimento dell’offensiva. Ora è destinata a scomparire del tutto dal ciclo delle notizie, sostituita dal crescente conflitto israeliano e dalle infinite grida di indignazione per le atrocità commesse – le stesse compiute quotidianamente dall’AFU nel Donbass, che in qualche modo non riescono a raccogliere la stessa attenzione dei media.

Di recente qualcuno mi ha chiesto – non ricordo se nella sezione commenti o in una delle mail – come prevedo che in futuro riusciranno a nascondere il conflitto ucraino sotto il tappeto. Ho indicato diversi metodi potenziali, uno dei quali è che possono innescare qualche altro nuovo punto di infiammazione globale per distogliere l’attenzione. Ho anche fornito alcuni esempi, come spingere la situazione tra Azerbaigian e Armenia a diventare qualcosa di più grande, far crescere le ostilità tra Serbia e Kosovo, che stanno sobbollendo da un po’ di tempo a questa parte; ma questo è un aspetto che non avevo previsto, lo ammetto.

Per molti versi, è la più brillante di tutte. Perché niente compra l’indignazione dei media come gli attacchi a Israele, o almeno così sembra. I media non si preoccupano degli armeni assassinati, o di qualsiasi altro Paese, se è per questo. Quindi, se il vostro obiettivo principale è quello di creare la più grande cortina fumogena mediatica per distrarre completamente la copertura dell’Ucraina, allora questo è quello giusto.

Ma so cosa state pensando. Israele potrebbe fare un “rapido” lavoro di pulizia su Hamas e farla finita, riportando tutta l’attenzione sull’Ucraina.

Ecco perché, affinché questa teoria funzioni, dovrebbe probabilmente innescare un conflitto più ampio, magari coinvolgendo l’Iran. A quel punto gli Stati Uniti potrebbero anche avere una scusa per scaricare l’Ucraina, una scusa che potrebbe essere accettata dai membri più accaniti del Congresso a favore dell’Ucraina. Per esempio: “Abbiamo dovuto inviare tutti i nostri soldi per aiutare a salvare Israele”. Di certo nessuno al Congresso, di proprietà degli Stati Uniti e di Israele, si lamenterebbe del fatto che gli Stati Uniti hanno speso i loro soldi ucraini per Israele.

Questo potrebbe dare all’amministrazione Biden una scusa valida e difendibile per scaricare l’Ucraina. Tenete presente che non sto ancora sostenendo pienamente questa teoria come motivazione principale dell’attuale conflitto, ma la sto offrendo come potenziale. Io stesso non sono ancora del tutto convinto, perché sto ancora raccogliendo dati e aspettando che altri eventi ci forniscano indizi.

Ci sono altri indizi a sostegno di questa ipotesi?

Reperti A e B:

Siamo già testimoni del condizionamento dei media sulla realtà che gli Stati Uniti dovranno utilizzare le loro scorte di munizioni preziosamente prosciugate per Israele, dando priorità alla loro prima amata rispetto alla seconda appena battezzata. È facile immaginare le scuse che ne deriveranno in futuro: “Avevamo necessità più urgenti, quindi non potevamo più finanziare/fornire l’Ucraina!”.

L’assoluzione sarà data perché tutti nell’establishment statunitense comprendono l’inviolabile sacralità di Israele. Come si può incolpare qualcuno per aver dato la priorità a Israele rispetto all’Ucraina? Questo è semplicemente impensabile negli Stati Uniti.

Il prossimo:

Ricordate che nel mio ultimo articolo avevamo discusso della possibilità che gli Stati Uniti scaricassero l’Ucraina, lasciandola senza ulteriori finanziamenti, alla luce del recente riassetto della Camera?

Questo nuovo annuncio, secondo cui Biden sarebbe pronto a fare un tentativo per un regalo di 100 miliardi di dollari, senza precedenti, all’Ucraina, è molto interessante perché puzza di un’ultima ricompensa, o di un addio. Quasi come un tentativo di “lavarsi le mani” del conflitto con un’ultima tranche per pulirsi la coscienza. La maggior parte dei commentatori concorda sul fatto che si tratterebbe solo di un’acrobazia performativa e che non avrebbe alcuna possibilità di passare, ma forse è il modo in cui Biden si lava le mani per creare la percezione di aver “fatto tutto il possibile”, in modo che in seguito possa avere questo come parte della sua difesa quando l’Ucraina inevitabilmente cadrà e si troverà di fronte a critiche che metteranno fine alla sua carriera. Potrà dire: “Vedete, ho fatto del mio meglio per salvarli, ho promesso 100 miliardi di dollari ma quei viziati dei repubblicani mi hanno bloccato”.

Quindi, questo potrebbe essere l’inizio di qualcosa di grande destinato a cancellare l’Ucraina e forse anche a portare a un altro “evento” che cambierebbe il mondo e che permetterebbe all’establishment di cancellare/rubare le elezioni del 2024?

Ricordiamo che anche il grande falso allarme Covid è iniziato nel periodo di novembre dell’anno che precede le elezioni, cioè alla fine del 2019.

Infine, ci sono alcune voci agghiaccianti che sembrano suggerire che i neoconservatori potrebbero andare fino in fondo ed eseguire una nuova serie di falseflag in stile 11 settembre negli Stati Uniti per portare l’America completamente in guerra con l’Iran:

Questo non è implausibile; i neocons potrebbero aver fatto i loro calcoli e aver concluso che se non eliminano l’Iran ora, gli Stati Uniti sono condannati. Questo potrebbe essere l’inizio di una gigantesca conflagrazione che soddisferebbe alcune delle peggiori profezie per il 2024. Vale a dire che non ci saranno elezioni e che si verificherà un nuovo evento globale del Cigno Nero, simile al Covid dell’ultimo ciclo elettorale.

Ma ora passiamo all’altra possibilità principale.

E se, invece, l’intero evento fosse un’orchestrazione dell’Iran o del blocco guidato dalla Russia?

Ci sono certamente una pletora di ragioni per cui questo potrebbe essere il caso, non ultimo il fatto che l’Iran riconosce che gli Stati Uniti (e l’Occidente) sono ora criticamente più deboli perché hanno dismesso tutte le armi destinate all’Ucraina:

Abbiamo già visto in tempi recenti l’urgente preoccupazione dei membri del Congresso che gli Stati Uniti non abbiano abbastanza armi per Taiwan e che in futuro debbano scegliere tra l’Ucraina e il contrasto alla Cina. Ora, l’Iran potrebbe aver scelto di aprire un nuovo grande fronte in un momento critico in cui gli Stati Uniti sono divisi tra le varie esigenze geopolitiche.

Un altro aspetto che potrebbe far pensare a questo è l’apparente eccessiva sicurezza mostrata da Hamas. La maggior parte dei commentatori non riesce a capire perché Hamas sembri operare in modo così presuntuoso quando, sulla carta, l’IDF li sovrasta di gran lunga. Mi riferisco, ad esempio, al fatto che Hamas avrebbe rifiutato qualsiasi cessate il fuoco perché intende “andare fino in fondo”.

Mentre parliamo, gli ultimi rapporti affermano che più di 100.000 truppe israeliane si stanno dirigendo a Gaza:

Sembra inconcepibile che Hamas avvii un’operazione del genere senza un piano di emergenza, soprattutto se l’Iran ha contribuito a pianificarla. Sappiamo che Hezbollah ha già dichiarato che interverrebbe se l’IDF entrasse a Gaza.

È interessante notare che anche Erdogan ha lanciato un avvertimento diretto agli Stati Uniti:

Ricordiamo che solo pochi giorni fa gli Stati Uniti hanno abbattuto un drone turco molto costoso e di alta gamma sulla Siria, quando questo drone si sarebbe avvicinato a bombardare le forze statunitensi. Questi sviluppi sembrano parlare di un grande conflitto in corso.

Molti ritengono che Israele stia per cadere in una “trappola” tesa dall’Iran: entrerà a Gaza e Hezbollah aprirà un secondo fronte. Hamas avrebbe già esaurito gran parte dell’Iron Dome israeliano con i propri “razzi bottiglia” a basso costo, spianando così la strada agli Hezbollah per demolire Israele con una reale potenza di fuoco fornita dall’Iran sotto forma di SRBM pesanti, droni, ecc.

Il piano potrebbe poi essere segretamente favorito dall’intero blocco russo, nella consapevolezza che un conflitto di tale portata potrebbe avvantaggiare notevolmente la Russia e persino la Cina in vari modi.

Il primo e più ovvio è che distoglierebbe l’attenzione degli Stati Uniti dall’Ucraina, costringendoli a concentrarsi sulla lotta all’Iran e alle sue potenze regionali, il che permetterebbe alla Russia di finire rapidamente un’Ucraina abbandonata.

In secondo luogo, e in aggiunta al primo punto, qualsiasi conflitto di questo tipo farebbe schizzare alle stelle i prezzi del petrolio, che secondo le stime potrebbero già arrivare a 150 dollari al barile in futuro. Questo porterebbe i già esorbitanti profitti della Russia sui combustibili fossili a schizzare alle stelle, non solo stabilizzando la sua economia ma anche contribuendo a finanziare la guerra in Ucraina.

La Cina, ovviamente, potrebbe trarre un vantaggio simile dal fatto che l’attenzione degli Stati Uniti venga deviata altrove, dando alla Cina il respiro necessario per continuare a costruire e consolidare la propria forza regionale, impoverendo al contempo gli Stati Uniti e impedendo loro di finanziare/fornire Taiwan in misura sostanziale.

Questo post racchiude la teoria:

L’attuale conflitto in Palestina è geopolitico e riflette il consolidamento di uno dei principali poli mondiali. Segna la seconda fase della formazione del mondo multipolare, dopo lo SMO della Russia nel febbraio 2022. Molti tendono a concentrarsi esclusivamente su Hamas e sull’evolversi della situazione, come se questo riflettesse lo stesso piano temporale della strategia impiegata. Non fraintendetemi. Si tratta di un’operazione di armi combinate senza precedenti e nulla nel XXI secolo si avvicina a questa nella storia del conflitto. Se ha colto di sorpresa il Mossad (una delle agenzie di intelligence più potenti del mondo), cosa vi fa pensare che qualcuno di questi idioti truffatori di destra sappia cosa sta per accadere? Non si è trattato di un attacco casuale da parte di Hamas: tutto questo è stato pianificato, in piena coordinazione con l’Asse della Resistenza – e non siamo nemmeno vicini a vederne la portata e l’ampiezza. Ogni possibile risultato è stato preso in considerazione. Ricordate che ogni volta che sentite i sionisti parlare dei “grandi piani” che l’entità ha in serbo per radere al suolo Gaza. Lo hanno fatto molte volte, non ha mai funzionato. Hamas ne è uscito più forte che mai. E anche loro si aspettano qualsiasi cosa l’entità sionista abbia in serbo. Perché non si tratta solo di Hamas. Si tratta dell’intero Asse della Resistenza, con al centro l’Iran. L’Iran è una delle civiltà più antiche, grandi e sofisticate del mondo. Prima dell’era moderna, le uniche due potenze della regione erano gli Ottomani e i Safavidi persiani, che se la contendevano. Dietro questa operazione ci sono l’astuzia, il genio strategico e il materialismo escatologico dell’IRGC. E con quest’ultimo intendo dire che hanno combinato quella che è una profonda visione spirituale universale-regionale con il pragmatismo, il realismo e la concretezza della tecnologia moderna e delle tecniche di guerra irregolare iper-clausewitziana. La scala in cui si sta svolgendo non è immediatamente percepibile né nello spazio né nel tempo. Queste sono le scosse avvertite dalla resurrezione di alcuni degli imperi più antichi, splendidi e sublimi del mondo. Questa è l’operazione militare speciale delle civiltà del Medio Oriente. Allo stesso modo, non si tratta solo di Israele. È l’ultimo avamposto del Nuovo Ordine Mondiale nella regione. Israele era l’Ucraina del Medio Oriente, una vana fortezza artificiale della modernità occidentale creata per sopprimere le reali (e da tempo sopite) potenze autoctone della regione. La Russia ha risvegliato antiche potenze in tutto il mondo. Questa è la fine dell’ordine occidentale basato sulle regole”.
Quanto sopra può sembrare un po’ sdolcinato ed eccessivamente ottimista: non lo sto necessariamente approvando, almeno non ancora. Ma potrebbe benissimo essere vero.

Una delle altre ragioni è che ultimamente ci sono state troppe rivolte “casuali” contro l’ordine occidentale. Ricordiamo quante volte abbiamo discusso qui del potenziale ruolo asimmetrico della Russia nelle varie liberazioni africane che stanno attraversando il continente. Pensate che sia stato un caso che abbia portato a cose del genere?

Mi è stato chiesto molte volte, nel corso di mailbag, commenti, ecc., che cosa la Russia avesse intenzione di fare per compensare la costante guerra ibrida degli Stati Uniti nei confronti del conflitto ucraino. Ci sono certamente molti “eventi misteriosi” che stanno accadendo in tutto il mondo e che potrebbero dare una risposta.

Ecco perché non mi stupirei se l’attuale scontro fosse collegato alla guerra ibrida globale tra Est e Ovest, o tra Sud globale e atlantisti.

Ricordiamo che le grandi civiltà antiche pensano e pianificano con strategie a lungo termine. Potrebbe trattarsi di un attacco coordinato e accuratamente pianificato su tre fronti, la cui prima tappa sarebbe la Russia che elimina l’Ucraina, poi l’Iran che elimina Israele, per finire con il colpo di grazia della Cina che elimina Taiwan?

È certamente un’idea molto ambiziosa. Ma corrisponde a ciò che altre persone hanno previsto da tempo, come Zhirinovsky qui, diversi anni fa:

Un’altra potenziale ragione per cui il cartello bancario che gestisce l’Occidente ha bisogno di una grande guerra per ripulire il sistema:

Anche rispetto agli standard dell’ultimo decennio, che è stato semplicemente senza precedenti per quanto riguarda la quantità di denaro stampato dalla Federal Reserve, la settimana scorsa ha visto un’altra tiratura da capogiro.

In particolare, con tutta la de-dollarizzazione in corso, ciò può solo significare che il sistema finanziario occidentale non è mai stato in uno stato più precario. Il cartello ha bisogno di un grande conflitto globale per poter ripulire il sistema, ripulire i propri libri contabili e ricominciare la truffa dell’usura-farsa da zero.

Ma dovremo vedere come si svilupperà questo conflitto nelle prossime settimane o due per poter giudicare veramente se si tratta di un qualche piano generale iraniano in 5D, o solo di uno stratagemma a buon mercato per Netanyahu per consolidare il potere e mettere nero su bianco la sua eredità di leader storico israeliano che ha schiacciato Hamas una volta per tutte, cancellando tutte le sue malefatte e la sua corruzione in un colpo solo.


If you enjoyed the read, I would greatly appreciate if you subscribed to a monthly/yearly pledge to support my work, so that I may continue providing you with detailed, incisive reports like this one.

Alternatively, you can tip here: Tip Jar

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure
PayPal.Me/italiaeilmondo
Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

Il crollo della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti mette a rischio il futuro dell’Ucraina, di SIMPLICIUS THE THINKER

Le cose che si stanno mettendo in moto in questo momento potrebbero segnare la brusca fine del conflitto ucraino. Naturalmente, non ci baseremo troppo su questo potenziale ottimistico, perché sappiamo tutti quanto arduamente lo Stato profondo guerrafondaio lavorerà per portare avanti i propri obiettivi. Ma è comunque importante delineare i dettagli di quanto la situazione sia potenzialmente vicina al baratro.

Il presidente della Camera Mccarthy è stato cacciato. I due candidati al suo posto sono ora il leader della maggioranza della Camera Steve Scalise (repubblicano, Louisiana) e Jim Jordan (repubblicano, Ohio). Lo stesso Trump ha ora appoggiato Jordan, il che significa che è probabile che sia un candidato sicuro.

Qual è la posizione di Jordan sull’Ucraina? Per alcuni potrebbe sembrare una risposta ovvia, ma in realtà Steve Scalise è un grande sostenitore della continuazione dei finanziamenti all’Ucraina.

L’articolo di Newsweek di oggi approfondisce proprio questo aspetto, che è la domanda più pressante nella mente di tutti. L’articolo riporta che Jordan è fortemente contrario ai finanziamenti all’Ucraina.

Jordan, membro fondatore dell’hardline conservative Freedom Caucus, ha votato contro quasi tutte le proposte di legge che offrono assistenza all’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022.
All’inizio della settimana Jordan ha dichiarato quanto segue:

Parlando con i giornalisti a Washington D.C. all’inizio di questa settimana, Jordan ha dichiarato che, se sarà eletto Presidente della Camera, non intende procedere con un ulteriore pacchetto di aiuti per l’Ucraina, commentando: “La questione più urgente nella mente degli americani non è l’Ucraina. È la situazione dei confini e la criminalità nelle strade”.
E:

“Perché dovremmo inviare dollari delle tasse americane all’Ucraina quando non sappiamo nemmeno quale sia l’obiettivo?”.
E ancora:

“Nessuno sa dirmi qual è l’obiettivo. È una sorta di pace negoziata? È cacciarli dall’Ucraina orientale? È cacciarli dalla Crimea?… Quindi, finché non mi dite qual è l’obiettivo, non credo che dovremmo continuare a inviare denaro lì, soprattutto quando abbiamo i problemi che abbiamo al confine, quindi questo è fondamentale”. E poi, secondo, come sono stati spesi i soldi già inviati? Che tipo di sprechi ci sono? Sono due domande fondamentali a cui credo che i contribuenti americani vogliano sapere la risposta prima di inviare lì altri soldi guadagnati con fatica”.
Tuttavia, è difficile dire se Jordan vincerà, poiché alcuni quotisti vedono Scalise ancora in vantaggio per il ruolo, con Jordan al secondo posto.

Il problema principale è che quest’anno restano solo pochi giorni di calendario per la Camera dei Rappresentanti e gli esperti ritengono che non ci sia abbastanza tempo per creare ulteriori pacchetti di aiuti per l’Ucraina, il che significherebbe che non ci potranno essere aiuti fino all’anno prossimo. Questo sarà comunque un punto irrilevante se il presidente della Camera sarà contrario all’Ucraina, soprattutto a causa della regola di Hastert, che consente al presidente della Camera repubblicano di non portare al voto alcun progetto di legge a meno che la maggioranza del suo partito non sia d’accordo. La regola funziona come segue, secondo Wiki:

Alla Camera sono necessari 218 voti per approvare un disegno di legge; se 200 democratici sono la minoranza e 235 repubblicani la maggioranza, la regola di Hastert non permetterebbe a 200 democratici e 100 repubblicani insieme di approvare un disegno di legge, perché 100 voti repubblicani sono meno della maggioranza del partito di maggioranza, quindi il Presidente della Camera non permetterebbe di votare.
In breve, dal momento che i repubblicani sono l’attuale maggioranza alla Camera, la maggioranza dei repubblicani dovrebbe essere d’accordo su una proposta di legge per il finanziamento dell’Ucraina, affinché questa possa anche solo essere proposta per il voto alla Camera. E, a seconda del sondaggio utilizzato, la maggioranza dei repubblicani sembra non sostenere più l’Ucraina.

Ieri Biden ha lasciato intendere di avere un altro asso nella manica per ottenere potenzialmente i finanziamenti, ma questa sembra una balla o una tattica per salvare la faccia. In realtà il suo bagaglio di trucchi si sta esaurendo. Per esempio, il Lend Lease è scaduto il mese scorso e l’autorità presidenziale di prelievo avrebbe ancora qualche miliardo, ma neanche lontanamente quanto la legge di finanziamento completo che intende dare all’Ucraina. La scorsa settimana il Senato ha raggiunto un accordo di “risoluzione continua” per altri 6 miliardi di dollari per l’Ucraina, ma si trattava di aiuti umanitari e governativi, non di assistenza militare, cioè di denaro per far funzionare la società ucraina, pagare i dipendenti pubblici, ecc.

Anche oggi il MoA ha svolto un lavoro approfondito sulle complessità dell’enigma dei finanziamenti. Quindi, se volete maggiori dettagli, consultate l’articolo di B. Inoltre, questo articolo di Sputnik fornisce una panoramica molto approfondita di tutti i tipi di piccole scappatoie di finanziamento che possono essere possibili.

Se non ci sono i fondi, a meno che il Presidente non intraprenda un’azione davvero drastica e non voglia dichiarare la legge marziale qui negli Stati Uniti, non se ne farà nulla”, ha detto Maloof. “Se il Congresso non approva ulteriori finanziamenti, non si farà. Ora, come ho detto, potrebbe essercene un po’, forse per scopi umanitari, ma penso che dall’altra parte ci siano molte meno azioni militari e più cinetiche”.
Ma passiamo alla prossima questione.

L’Ucraina e i suoi alleati continuano a cercare qualsiasi forma di speranza a cui aggrapparsi. In occasione di una nuova conferenza al vertice di Granada dell’UE, Zelensky aveva un’aria assolutamente affaticata e smarrita, mentalmente distrutta: gli si leggeva in faccia la situazione:

La stampa occidentale sta già riferendo che si è trattato di un altro enorme fallimento:

Sembra che tutto stia crollando per il “fronte della solidarietà” ucraino. Il sito ucraino Strana.ua riporta:

“Se gli Stati Uniti non votano per ulteriori fondi per l’Ucraina, le Forze Armate ucraine finiranno le armi in un mese e mezzo… “http://Strana.ua
Putin lo ha confermato nel suo discorso di ieri a Valdai, dove ha detto chiaramente che senza ulteriori rifornimenti l’Ucraina avrebbe avuto solo una settimana di vita.

Alti funzionari della Casa Bianca hanno ammesso in privato che mancano poche settimane prima che l’interruzione dei finanziamenti statunitensi all’#Ucraina️ si traduca in seri problemi sul campo di battaglia per le forze di Kiev, ha riferito mercoledì la CNN, citando fonti dell’amministrazione del presidente Biden.
Anche Arestovich ora dice che è praticamente finita: l’Occidente ora spingerà per un cessate il fuoco e se Zelensky si rifiuterà di firmare, sarà sostituito da qualcuno più disponibile:

Se ricordate, questo è esattamente lo scenario che avevo previsto qualche tempo fa, quando scrissi che era proprio questo il motivo per cui improvvisamente in Ucraina si sta scavando nella “corruzione” e perché Lindsey Graham ha chiesto con molta veemenza a Zelensky di attenersi ai principi democratici e di tenere le elezioni l’anno prossimo. A questi suoi gestori occidentali in realtà non importa nulla della “democrazia”, quello che stanno facendo è creare una via d’uscita, coprendo le loro scommesse. È una spada di Damocle appesa sulla testa di Zelensky come promemoria: fai quello che ti diciamo, o ti sostituiremo molto facilmente nelle “elezioni” – che hanno il potere di “truccare” in qualsiasi modo ritengano opportuno.

In effetti, finora l’intero scenario si sta svolgendo esattamente come avevo scritto fin dai primi articoli all’inizio di quest’anno. Avevo affermato che entro la fine di quest’anno, se l’Ucraina non avesse fatto progressi significativi, l’Occidente non avrebbe avuto altra scelta che scaricarla, perché non si può permettere che una “ferita incancrenita” molto sgradevole e politicamente impopolare come quella ucraina rovini il ciclo elettorale dei Democratici del 2024, dove sarà in primo piano come punto di attacco chiave per qualsiasi opposizione. Ho ipotizzato che non avrebbero avuto altra scelta se non quella di impacchettare il tutto e cercare di farlo passare sotto la luce migliore e “vittoriosa” possibile, o almeno di nasconderlo sotto il tappeto e mettere l’intera faccenda in buca.

Ora stiamo raggiungendo il fatidico periodo di fine anno e comincia a sembrare sempre più possibile che si verifichi un simile scenario.

Tenete presente che è certamente ancora possibile che questo percorso si inverta. Scalise potrebbe diventare il presidente della Camera e guidare un’importante legge di rilancio dell’undicesima ora per dare una linea di salvataggio d’emergenza di 40-60 miliardi di dollari all’Ucraina, l’Europa potrebbe radunarsi e trovare un po’ di solidarietà in seguito, ecc. Naturalmente, questo non cambierà il corso della guerra, ma continuerà a ritardare l’esito inevitabile.

Non si è parlato abbastanza della disinvolta dichiarazione di Shoigu all’ultima riunione dell’alto comando, secondo cui il piano delle forze armate russe è di terminare la SMO entro il 2025:

Un paio di cose al riguardo. In primo luogo, ho visto scrivere recentemente in articoli occidentali che Putin ha progressivamente “ridimensionato” gli obiettivi della SMO, dalla de-nazificazione alla mera protezione dei civili nelle aree localizzate. Putin stesso ha smentito tali affermazioni alla conferenza di Valdai di ieri, quando ha ribadito che la Russia sta ancora rispettando tale obiettivo. Mettendo insieme le due cose, possiamo dire che se il Ministero della Difesa prevede il completamento di tutti gli obiettivi entro il 2025, e la de-nazificazione è l’obiettivo principale, diventa ovvio che entro il 2025 è prevista l’intera capitolazione della leadership ucraina, non solo alcuni obiettivi “locali”, come il raggiungimento della sicurezza per il confine di Donetsk, o qualcosa del genere.

La cosa di cui dobbiamo renderci conto è che storicamente le traiettorie non si invertono quasi mai, perché rappresentano lo slancio dei sentimenti di centinaia di milioni di persone, la gravità di interi Paesi e dei loro sistemi politici. Non c’è quasi nessun precedente in cui la tendenza sia stata nettamente orientata verso un particolare percorso come quello attuale, ma poi sia stata “magicamente” invertita. Possiamo quindi concludere che, molto probabilmente, tutte le attuali tendenze al lento declino e alla perdita di sostegno dell’Ucraina continueranno. È difficile anche solo immaginare che l’anno prossimo l’Europa, ad esempio, trovi improvvisamente i mezzi per “tirarsi su con le proprie gambe” e dire “Ok, basta così. Ci opporremo a Putin una volta per tutte”.

Il motivo è che i loro Paesi europei si stanno sgretolando a causa degli effetti devastanti che questo conflitto ha avuto sulle economie globali. I loro stessi cittadini sono in rivolta; quante coalizioni e governi, ad esempio, sono crollati solo quest’anno? Quanti leader di primo piano sono stati estromessi dalle nazioni europee? Soprattutto dopo un altro inverno lungo e rigido, le cose non potranno che peggiorare. Ciò significa che entro la prossima primavera è molto difficile immaginare una situazione in cui una ritrovata solidarietà si formi intorno alla promessa di decine e centinaia di miliardi in più per l’Ucraina.

Come vedo le cose? Se il denaro si prosciuga completamente, l’Ucraina può “prendere in prestito” abbastanza per finanziare almeno in parte il suo governo e i servizi civili, con un regime scheletrico. Per quanto riguarda le forze armate, ci sono già pochissime spedizioni in arrivo. L’Occidente non ha nemmeno molti sistemi chiave da dare. I due più significativi sono i carri armati e l’artiglieria. Per quanto riguarda i carri armati, quasi tutto ciò che poteva essere comodamente dato è già stato dato. L’artiglieria è un settore in cui l’Occidente non ha mai concentrato molte forze, quindi nessuno dei Paesi occidentali ha avuto un particolare surplus di sistemi di artiglieria. Gli Stati Uniti non producono più nemmeno gli M777, che erano il sistema più affidabile per l’Ucraina.

Un episodio molto esplicativo è avvenuto alcuni giorni fa, quando è stato rivelato che i primissimi carri armati Leopard sono appena tornati dalla riparazione in Polonia dopo quasi quattro mesi.

BREAKING: Il primo Leopard torna in Ucraina dopo essere stato riparato in Polonia, dopo quasi 4 mesi! Oggi i media polacchi riportano la notizia del completamento delle riparazioni e del ritorno in Ucraina del primo carro armato Leopard 2A4 riparato, danneggiato durante la controffensiva estiva.È il 2 ottobre. I primi Leopard, vi ricordo, sono stati danneggiati all’inizio di giugno. Cioè, sono passati quasi QUATTRO MESI dal danno. E tutto questo perché in Ucraina non c’è, e non può esserci, una base per la loro riparazione.E da qui, tutti i Leopard danneggiati, così come i Challenger e poi gli Abrams, saranno poi trasportati in Polonia o ancora più lontano e riparati. E tutto questo richiederà MESI. Ma dovete capire che la maggior parte dei carri armati non viene distrutta immediatamente, ma viene danneggiata molte volte prima. E ogni volta le attrezzature militari della NATO devono essere portate in Europa per essere riparate. E secondo i canali ucraini, hanno più di un terzo delle loro forniture di tali “carenze”. E tutti sono attualmente in riparazione… in Polonia o negli Stati baltici. Ma il T-72 o il T-64, ad esempio, possono tornare alle stesse Forze Armate dopo circa la stessa riparazione in poche settimane. Cioè, i carri armati sembrano esserci e sono tanti e non sono stati distrutti, ma quando le Forze Armate ucraine ne hanno bisogno, in realtà non ci sono. Logistica…
Per evidenziare questo punto, date un’occhiata alla Wikipedia ufficiale per gli obici tedeschi PhZ 2000 forniti all’Ucraina. Si noti l’enorme quantità di problemi logistici, dai sistemi danneggiati alle condutture di riparazione completamente inadeguate, che probabilmente richiedono un tempo pari o superiore a quello dei Leopard di cui sopra:

Questi problemi venivano affrontati all’apice del sostegno finanziario e degli armamenti, ora immaginate quanto sarà catastrofica la situazione in un momento di scarsità, quando non ci sarà nient’altro.

Alla luce di queste battute d’arresto, alcuni si aspettano che la Russia lanci una vasta ed eroica offensiva per finire l’Ucraina indebolita e proclamare la vittoria finale globale sulla NATO. Non è esattamente quello che accadrà.

C’è un motivo per cui Shoigu ha indicato il 2025 come ultimatum per la guerra. Ricordiamo che per molto tempo la Russia ha avuto il più potente supercomputer militare del mondo, che si trova nel seminterrato del Ministero della Difesa a Mosca.

Ciò significa che il Ministero della Difesa russo ha probabilmente già giocato fino in fondo sul conflitto ucraino. Il modo in cui la situazione si sta attualmente sviluppando rende abbastanza semplice per un supercomputer stimare la traiettoria naturale e gli orari del conflitto.

Credo che il MOD abbia calcolato esattamente le cose che abbiamo discusso qui. Il deterioramento del sostegno lascerà l’esercito ucraino completamente indifeso entro il prossimo anno. Potrà continuare a subire danni semplicemente come quoziente del sadismo della sua leadership per altri mesi fino a un anno dopo, e poi nel 2025 vedrà la sua fine naturale.

Più in dettaglio, significa che la Russia userà questo inverno per scatenare la devastazione delle infrastrutture e delle retrovie ucraine. Ricordiamo che l’anno scorso la Russia ha rafforzato in modo massiccio le sue capacità di ISR spaziale con una dozzina di lanci di satelliti militari significativi, tra cui satelliti radar optoelettrici e SAR, oltre a satelliti per le comunicazioni e per il rilevamento SIGINT. Nel maggio del 2024 la Russia lancerà i suoi primi satelliti optoelettrici commerciali, simili a MAXAR. Senza contare che Roscosmos sta lanciando il progetto Gryphon, che consiste in una costellazione di 136 satelliti che “monitoreranno l’intera superficie terrestre”.

Soprattutto con la defogliazione di quest’inverno, le forze ucraine saranno sempre più un bersaglio facile per le nuove capacità ISR della Russia. Queste includono il già annunciato nuovo A-50U AWACS e il GMLRS russo, ora prodotto in serie, per il sistema Smerch/Tornado-S, che ha recentemente decimato le retrovie ucraine, le aree di sosta, ecc.

Quest’inverno si scatenerà un inferno brutale per le unità ucraine che si trovano in trincea. Nel frattempo, le forze di terra russe cresceranno rapidamente di dimensioni. Ricordiamo la mobilitazione stealth in corso da parte di Shoigu. Putin ha appena aggiornato i numeri, che ora si attestano a circa 350.000 arruolamenti totali per l’intero anno, con il mese precedente che ha registrato 50.000 adesioni (ricordiamo che i mesi precedenti avevano 15-30.000 adesioni al mese, in costante crescita).

Ricordiamo inoltre che l’obiettivo dichiarato era di avere ~420.000 nuovi arruolamenti entro la fine dell’anno, che sembra essere sulla buona strada per essere raggiunto. Ora estrapoliamo questo dato al prossimo anno. Con l’aumento della produzione russa, le capacità ISR, il completo collasso dei finanziamenti ucraini da parte dell’Occidente, tutto ciò significa che l’Ucraina sarà assalita da attacchi a lungo raggio per tutto l’inverno fino alla primavera, e a quel punto la Russia potrebbe avere altre 600-700k truppe (le ~420k alla fine di quest’anno più 40-50k al mese di arruolamenti per gennaio 2024, febbraio, marzo, aprile, ecc.)

Ciò significa che entro la primavera del 2024 la Russia potrebbe già avere un esercito di 1 milione di effettivi professionisti e a contratto (senza contare le centinaia di migliaia di coscritti che ha in più). Con questo intendo gli attuali 350-450k più gli oltre 600k che saranno aggiunti entro la primavera del 2024.

Questo significa che la Russia lancerà una massiccia offensiva in stile Operazione Urano la prossima estate? No.

Questa è la parte più importante da capire su come funzionano le operazioni militari, o il combattimento bellico in generale. La regola numero uno in guerra è che si vuole sempre combattere con il massimo svantaggio possibile rispetto al nemico. Se avete il doppio degli uomini che ha lui, è fantastico. Ma sapete cosa è ancora meglio del doppio degli uomini? Il triplo degli uomini. E cosa è meglio del triplo? Quattro volte, e così via.

Il punto è che si vuole avere un vantaggio il più grande possibile. Certo, potete lanciare un’offensiva con il doppio degli uomini e vincere lo stesso, ma questo comporterà una certa quantità di perdite per voi stessi. Se si ha poco tempo a disposizione, questo può essere un buon compromesso e si può prendere una decisione. Ma se il tempo è dalla vostra parte, perché lanciarsi con il doppio degli uomini, quando potete lanciarvi con il triplo e rendervi ancora più decisivi?

Il punto è che la Russia continuerà ad accumulare questo gigantesco esercito di terra mentre le sue industrie lavoreranno per rifornirlo di armature e armamenti. Per fare questo ci può volere tutto il 2024 in quantità sufficienti. Mentre la Russia sforna carri armati, artiglieria, armi, ecc. per questo esercito in crescita massiccia per tutto il 2024, i suoi complessi Recon-Fire e Recon-Strike lavoreranno per ridurre l’esercito ucraino, le infrastrutture, ecc. al minimo, riducendoli in polvere. Potranno farlo tranquillamente per tutto il 2024 senza doversi preoccupare di nulla, soprattutto se i finanziamenti dovessero davvero esaurirsi.

Questo blogger militare russo è d’accordo:

In sostanza, egli sostiene la necessità di mantenere l’attuale status quo, semplicemente riducendoli e ottenendo un vantaggio crescente in ogni modo possibile.

Anch’io sono favorevole a questa strategia. Un’altra ragione è che i principali tipi di armamento più efficaci per la difesa non sono in numero ridotto nell’AFU. Cioè cose come gli ATGM, i droni, le mine, ecc. non hanno alcun problema, perché sono abbastanza abbondanti nel mondo in generale. Ciò significa che un’offensiva russa può comunque subire grandi perdite non necessarie. Non c’è alcuno scopo per farlo quando è possibile ridurre metodicamente il nemico in poltiglia e poi intervenire per finire i resti in modo molto comodo e controllato.

Ritardare la guerra può potenzialmente far guadagnare tempo all’Occidente per pensare a qualche provocazione da cigno nero per disarcionare completamente la Russia in qualche modo imprevisto, come una falsa bandiera nucleare, eccetera? Certo. Ma il compromesso è comunque migliore dell’alternativa. Nessuna strategia è assolutamente perfetta: si tratta di bilanciare i pro e i contro di ciascuna. Ci sono certamente molti rischi nel prolungare il conflitto, ma le ricompense li superano, proprio come i rischi della strategia alternativa superano quelli della strategia metodica.

Vorrei anche ricordare che non credo sia possibile lanciare una massiccia offensiva “a sorpresa” al giorno d’oggi, con i tipi di ISR potenziati dall’intelligenza artificiale presenti. Ciò significa che se la Russia avesse in programma una monumentale offensiva a breve, lo sapreste, proprio come l’Occidente sapeva che la Russia era pronta a lanciare un’invasione massiccia nel febbraio 2022, perché gli accumuli di blindati senza precedenti al confine con l’Ucraina erano facilmente visibili.

Al momento, nessuna fonte da parte ucraina vede un simile accumulo, a parte uno moderato in direzione di Kupyansk. Per questo credo che la Russia continuerà a intensificare gli sforzi offensivi a Kupyansk, che potrebbero sfociare in qualcosa di più grande durante l’inverno, ma probabilmente non vedremo altro. Potrebbero esserci offensive localizzate come ad Avdeevka (forse con Wagner, come abbiamo discusso), Ugledar, ecc. ma nessuna grande guerra lampo.

Quindi, per riassumere:

Finora si stanno avverando le mie previsioni sul calo del sostegno dell’Occidente verso la fine di quest’anno. Probabilmente troveranno ancora un po’ di soldi, ma arriveranno a scaglioni decrescenti e potrebbero esaurirsi completamente entro il primo trimestre del 2024.

In tal caso, l’Ucraina si troverà di fronte a una scelta importante: opporsi ai diktat dell’Occidente e continuare a lottare con sfida, con o senza munizioni, oppure arrendersi e spingere per un cessate il fuoco con la Russia. Le opzioni saranno:

1. Se Zelensky vuole fare di sé un eroe e un martire, cosa probabile, cercherà di continuare a combattere, ma potrebbe andare incontro all’ammutinamento e al rovesciamento militare del suo governo. In caso contrario – perché la situazione non è ancora abbastanza grave – saranno costretti a trincerarsi sulla difensiva e a guadagnarsi le vittorie mediatiche semplicemente “dissanguando la Russia” in piccole schermaglie di guerriglia o in attacchi asimmetrici. Ma i loro giorni offensivi saranno finiti, perché non avranno strumenti adeguati per farlo: niente armature pesanti, poca o nessuna artiglieria, e forse anche poche armature leggere come APC, IFV, IMV, ICV, AFV, ecc.

2. L’Occidente riesce a convincerlo a implorare la Russia per un cessate il fuoco. La Russia compie gesti performativi per dimostrare di essere disponibile alla pace, ma le sue richieste non saranno minimamente soddisfatte, e a quel punto continueranno a combattere. Medvedev ha commentato questo fatto pochi giorni fa, quando ha affermato che qualsiasi negoziato dovrà partire da nuove “realtà”, il che significa, tra l’altro, nuovi territori russi:

3. Zelensky tenterà di continuare la guerra per fare la faccia coraggiosa e l’Occidente potrebbe essere costretto a invocare il piano Z per eliminarlo, sia attraverso le elezioni che in un modo “diverso”. A quel punto non farà molta differenza, perché la Russia starebbe comunque distruggendo l’AFU in modo spietato.

La cosa più importante da ricordare è che l’anno prossimo sia l’Europa che, in particolare, gli Stati Uniti potrebbero trovarsi di fronte a livelli storici e senza precedenti di sconvolgimenti sociali. Entro la metà e la fine del prossimo anno, potrebbero non essere in grado di preoccuparsi minimamente dell’Ucraina. I problemi economici dell’Europa stanno diventando disastrosi e le elezioni americane hanno forti possibilità di trasformarsi in un evento molto peggiore di quanto si possa immaginare, che potrebbe sfociare in una guerra civile o in qualcosa che vi si avvicini.

Questi scenari sono collegati perché tutto in Ucraina si basa su speranze molto fragili che legano il futuro dell’Ucraina a quello dell’Occidente. Se e quando la società e il governo ucraino percepiranno che l’Occidente stesso sta affrontando uno sconvolgimento, il vero momento della resa dei conti sarà quello in cui si renderanno conto di non avere alcuna possibilità. A quel punto, è probabile che ci saranno forti spinte verso una riconciliazione di qualche tipo con la Russia, che potrebbe concludersi con la resa o con un colpo di stato militare e un rovesciamento.

Come ultimo punto, cosa succederebbe se accadesse il contrario e l’Occidente riuscisse a dare un ultimo colpo di coda alla solidarietà e all’afflusso di aiuti all’Ucraina? Dobbiamo anche ricordare che l’Ucraina ha “in programma” di mobilitare circa 500.000 “uomini” entro la primavera.

Il problema, come ho sottolineato l’ultima volta, è che i problemi hanno già creato un tale arretrato di necessità che, anche se si raggiunge una ritrovata unità, l’Ucraina sarà ormai così “indietro” militarmente e logisticamente che difficilmente potrà fare molto per loro. Ogni grande catena di decisioni politiche ha tempi molto lunghi dall’inizio alla fine. Quando le decisioni vengono prese, i finanziamenti vengono assicurati, i tipi di armi e materiali vengono concordati, poi spediti, e poi arrivano effettivamente per essere utilizzati in prima linea, passano mesi e mesi in cui una sfortunata e denudata Ucraina subisce un sadico assalto da parte della potenza militare russa.

Proprio oggi la Pravda ucraina ha riportato quanto segue:

Migliaia di ingegneri hanno lavorato nei mesi estivi per riparare le attrezzature rotte, e migliori difese aeree potrebbero contribuire a mitigare l’impatto della guerra quando le temperature iniziano a scendere. Ma non ci sono stati né i soldi né il tempo per completare i preparativi per l’inverno”, scrive la Reuters.
Ho già detto che alcuni rapporti affermano che solo il 25% delle infrastrutture energetiche distrutte lo scorso inverno è stato riparato.

Un altro rapporto dice che:

Il presidente dell’Associazione dei datori di lavoro dell’industria leggera ucraina Alexander Sokolovsky ha lanciato l’allarme: “La Guardia nazionale ucraina ha firmato un contratto per la cucitura di uniformi invernali per 193 milioni di grivna (5,3 milioni di dollari) con la ditta “Trade-Prim”, che non ha una propria produzione di cucito e che si occupa di agricoltura. Il contratto è stato stipulato aggirando il sistema ucraino di gare per gli appalti pubblici Prozorro, ha aggiunto il capo dell’associazione, secondo il quale i fondatori dell’azienda sono seguiti da una “scia di accuse di tentativi di frode”. Sokolovsky ha detto che la Guardia Nazionale ha firmato un contratto per la fornitura di uniformi militari estive con la società intermediaria “Chevron-Kiev”, che peraltro non ha propri impianti di produzione. Secondo il capo dell’associazione, l’azienda avrebbe dovuto consegnare 48mila set, ma all’inizio di ottobre è stata in grado di consegnarne solo mille. La Guardia Nazionale ha acquistato all’estero il tessuto per cucire le uniformi a un prezzo superiore del 60% rispetto a quello offerto dai tessitori ucraini, ha aggiunto.

Ma tutto questo potrebbe essere solo un’esagerazione? L’anno scorso abbiamo sentito le stesse cose, ovvero che l’Ucraina sarà polverizzata per tutto l’inverno, che le sue infrastrutture saranno completamente distrutte e che l’esercito sarà così demoralizzato da non essere in grado di continuare a combattere.

Certamente gli esseri umani in generale sono molto più resistenti di quanto a volte crediamo. L’Ucraina non sarà necessariamente in ginocchio dopo questo inverno. Ma tutto dipenderà dalla pressione cinetica che la Russia eserciterà su di loro. Come ho detto, non mi aspetto che vengano lanciate grandi offensive, ma la Russia deve essere in grado di fare danni importanti ai mezzi dell’Ucraina, sempre più indifesi (a causa di uno scudo di difesa aerea fortemente indebolito).

Se la Russia utilizzerà l’inverno come una “pausa” da un nemico esausto, allora potrebbe dare all’AFU il tempo e lo spazio per ricostituirsi almeno per qualche tentativo di assalto performativo in primavera. La Russia deve esercitare una forte pressione con attacchi per tutto l’inverno per stabilire un ritmo adeguato per il prossimo anno.

Dopodiché, come ho detto, prevedo che l’Ucraina faccia la faccia dura per fingere stoicamente di resistere all’assalto della Russia per tutto il 2024. Proprio come un uomo affamato e moribondo può tirare fuori gli ultimi giorni per fare una sorta di dichiarazione, un’Ucraina indifesa può sopportare forse un altro anno di pesanti colpi, che coincide con la visione di Shoigu per il 2025.

Se non saranno crollati per allora, con un nuovo esercito massiccio la Russia potrebbe benissimo premere il grilletto della “grande freccia” nel 2025 per finirli con un’altra offensiva su Kiev e altrove. Tutto sta nell’ammorbidirli, nel rendere più tenera la carne, per così dire, in modo che quando arriverà il momento sia senza sforzo e non costoso.

Il punto più importante per ora è che la Russia continui a costruire il suo potenziale offensivo, continuando a logorare l’Ucraina nella sua totalità, a livello infrastrutturale, militare, ecc. La Russia sta creando una tale disparità di colpi che finirà per annullare l’enigma principale della guerra moderna, quello dell’incapacità di avanzare a causa di problemi di ISR onnipresente. L’RCS/RFS della Russia sta diventando così potente che semplicemente colpirà l’Ucraina fino a ridurla in uno stato di torpore.

Proprio ieri c’è stato un grande attacco a Kharkov, e si parla di un importante raduno di mercenari e Aidar distrutto. Ogni giorno assistiamo a potenti attacchi mirati di Iskander e Tornado-S su una serie di risorse significative, come punti di sosta di concentrazioni di truppe o grandi magazzini e depositi pieni di materiale. Alla fine si trasformerà in un’ondata travolgente che paralizzerà le forze armate ucraine.

Oggi l’importante “ufficiale di riserva” ucraino ed esperto militare Tatarigami ha scritto un messaggio di supplica a tutti i seguaci filo-ucraini, esortandoli a fermare questo perverso ottimismo “pieno di speranza” e distruttivo, che in realtà danneggia l’AFU.

Il messaggio è lungo, ma ecco solo una parte per darvi un’idea:

Senza contare che sempre più truppe ucraine continuano ad arrendersi in massa, un chiaro presagio delle cose che verranno. Solo oggi si è verificata un’altra resa di massa di circa ~20 AFU:

E se ricordate la mia saga sul canale speciale Volga 149.200, creato dalle truppe russe per consentire agli ucraini un modo sicuro di arrendersi, continuano a esserci indicazioni che un numero impressionante di truppe degli Emirati Arabi Uniti ha colto questa opportunità. L’ultima notizia proviene dalla TASS russa, che afferma che oltre 10.000 si sono già arresi dopo il lancio del canale, avvenuto a giugno.

Il numero è incredibile, ma bisogna ricordare che a questo punto la Russia non ha alcun incentivo o motivo per esagerare le sue cifre… per quale motivo? Persino l’Occidente ammette ormai regolarmente e a malincuore che la Russia sta “vincendo la guerra dell’informazione”. E nessuno può più mettere in dubbio che la Russia stia vincendo la guerra di terra. Quindi perché esagerare? La Russia non ha nulla da dimostrare né nessuno da convincere, il che rende questi numeri sbalorditivi ancora più sorprendenti. Quest’inverno, questi numeri non potranno che aumentare.

Per compensare questa situazione, l’Ucraina è costretta a mobilitare sempre più giovani o anziani, basta guardare questo nuovo patetico video di quello che sembra essere un adolescente riluttante e terrorizzato a cui viene insegnato il lancio di granate in una trincea ucraina:

O questo video di un uomo letteralmente senza gambe, arruolato dall’AFU per un servizio “limitato”, dato che probabilmente può ancora pilotare un drone o forse manovrare una torretta di qualche tipo:

Un’ultima considerazione: molti rimangono scettici sul fatto che un simile conflitto possa essere concluso in modo decisivo dalla Russia. Essi indicano una serie di guerre passate che si sono protratte all’infinito in una situazione di stallo intrattabile, che si tratti della prima guerra mondiale o della guerra Iraq-Iran degli anni ’80, più recentemente.

Ma la differenza principale è che la maggior parte di quelle guerre presentava un’estrema parità tra le due parti, con livelli di vittime molto simili, e quindi rimanevano bloccate perché nessuna delle due parti riusciva a rompere la parità in un determinato settore, che si trattasse di qualità delle truppe, produzione di materiali, ecc. Da quello che ricordo, la guerra Iran-Iraq ha avuto perdite quasi identiche da entrambe le parti.

Questa guerra non è affatto come quelle. Quello a cui stiamo assistendo è qualcosa che non è mai accaduto prima, a causa delle circostanze uniche di questo conflitto, in cui ci sono principalmente due forze completamente disallineate, ma una delle quali è artificialmente sostenuta in vari modi, e sembra essere molto al di sopra delle sue possibilità da certe metriche o prospettive.

È quasi come mettere sul ring un pugile dei pesi massimi di 240 libbre contro un ragazzino di 110 libbre che indossa una “tuta da grasso”. Sì, ci sono stati alcuni punti di questo conflitto in cui le perdite a volte sembravano vicine alla parità, per esempio alcune parti di Bakhmut (non tutte), ma in generale, la Russia sta infliggendo un rapporto di uccisioni assolutamente disgustoso che a volte è di 5:1, 10:1, e più recentemente anche di 20:1. Il totale dei morti è ora probabilmente intorno a 40:1 e 40:2. Il totale delle vittime si aggira ora probabilmente intorno ai 40-60k da parte russa e 250-500k da parte ucraina. Se l’Ucraina non ricevesse livelli storici di sostegno monetario e di armi, crollerebbe istantaneamente.

Pertanto, modellare questo conflitto sulla base di precedenti conflitti tra nemici di pari livello è completamente sbagliato e qualsiasi “conclusione” così raggiunta è assolutamente errata. Per favore, mostratemi quale parte nella Prima Guerra Mondiale o in qualsiasi altra guerra ha avuto una disparità di 30 aerei contro 3.000, 500 carri armati contro 5.000-15.000, o 5.000 granate sparate al giorno contro 50.000, ecc. Questa scala di disparità semplicemente non esiste nelle guerre precedenti, è inaudita. Ciò significa che non bisogna sorprendersi se la conclusione arriva in un modo mai visto prima, e che confonde e spezza completamente le menti degli “esperti militari” come Kofman e Lee e il resto dei dilettanti da poltrona di Twitter.

Penso che alcune persone immaginino la guerra attuale come uno stallo infruttuoso in stile Battaglia della Somme, o Verdun con il suo tentativo di “dissanguare il nemico” attraverso il logoramento. Ma come ho detto, la Prima Guerra Mondiale ha avuto parti uguali. La guerra russo-ucraina vede un gorilla di 400 libbre semplicemente seduto e ingrassato mentre un topo imbottito di cocaina gli mordicchia le dita dei piedi. Non c’è paragone.

Comunque, molto di quanto sopra può essere visualizzato in questo video. Credo che i numeri siano sbagliati nella loro totalità, ma non tanto nelle rispettive proporzioni e relazioni, il che dà comunque una prospettiva abbastanza interessante su come l’anno precedente non sia stato altro che un rafforzamento militare russo come precursore del colpo di grazia:


If you enjoyed the read, I would greatly appreciate if you subscribed to a monthly/yearly pledge to support my work, so that I may continue providing you with detailed, incisive reports like this one.

Alternatively, you can tip here: Tip Jar

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure
PayPal.Me/italiaeilmondo
Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

DEGENERAZIONE DELLE CLASSI DIRIGENTI OCCIDENTALI, UN ESEMPIO MICA MALE, di Roberto Buffagni

DEGENERAZIONE DELLE CLASSI DIRIGENTI OCCIDENTALI, UN ESEMPIO MICA MALE.

Sulla guerra in Ucraina i commentatori, gli esperti geopolitici e militari ufficiali dell’Occidente INTERO non hanno imbroccato MAI una previsione. Hanno inanellato errore di analisi su errore di analisi, stupidaggine tecnica su stupidaggine tecnica, e possono persino permettersi di fare nuovi errori di analisi DIVERSI e magari opposti ai precedenti, dire stupidaggini DIVERSE e magari opposte alle precedenti, previsioni sballate DIVERSE e magari opposte a quelle del giorno prima senza che nessuno glielo faccia MAI notare. L’unica coerenza indefettibile che mostrano è che non CI IMBROCCANO MAI.

Poi si danno pacche sulle spalle, si assegnano a vicenda premi, medaglie, pensioni, sinecure, ricchi premi e cotillons. Non faccio nomi perché c’è il codice penale e le cause per diffamazione costano, anche se le vinci.

In compenso, le analisi più accurate e realistiche, le previsioni che si dimostrano più azzeccate provengono da commentatori confinati sui social media, di solito militari pensionati e dilettanti appassionati di storia e cose militari: per nominarne qualcuno e scusandomi con chi non menzionassi, “Big Serge”, Bernhard Horstmann del blog MoonofAlabama, Simplicius the Thinker, Lee Slusher di Deepdive; in Italia, il gen. Fabio Mini (in pensione), il gen. Marco Bertolini (in pensione), Enrico Tomaselli (un designer e curatore di arte contemporanea, dilettante di storia e di cose militari, che scrive sul blog “Giubbe Rosse”), Francesco Dall’Aglio (un medievista dell’Accademia bulgara delle Scienze, appassionato di cose militari, che scrive su Facebook) e se mi è consentito, il sottoscritto (un dilettante di storia e cose militari, di professione drammaturgo,  che scrive sul blog italiaeilmondo.com).

C’è poi il caso clamoroso e assurdo, fino a ieri inconcepibile, di John Mearsheimer, il decano degli studi geopolitici dell’Occidente, per giunta anche diplomato a West Point, le cui opere sono testi obbligatori in tutti i corsi universitari di International Relations occidentali, che in passato ha, logicamente, scritto su tutti i più importanti periodici statunitensi e occidentali, da “Foreign Affairs” al “New York Times”; e che oggi, invece, è costretto anche lui a diffondere le sue analisi (corrette) e le sue previsioni (azzeccate) sui social, con il suo substack https://mearsheimer.substack.com/ , con interviste a blogger, eccetera. Essendo un luminare, perlomeno può fare capolino nell’ufficialità fuori dall’Occidente, si veda la recente intervista a una giornalista televisiva di Hong Kong.

In sintesi la situazione è la seguente. C’è il geometra pensionato (nel caso di Mearsheimer, il celebre architetto) che osserva i lavori nel cantiere di un grattacielo di trecento metri, e si accorge che nel progetto e nell’esecuzione ci sono gravi errori strutturali. Allarmato chiama il capocantiere, glielo fa notare, cerca di spiegarglielo con abbondanza di argomentazioni tecniche e analogie con l’esperienza del passato, si accalora, si sbraccia, rischia l’incidente cardiaco: ma il capocantiere dopo un minuto e mezzo si stanca di questo vecchio che parla a vanvera e se ne va. Se il vecchio insiste lo prende a male parole, se persiste chiama i vigili urbani e lo fa accompagnare a casa, a cucinarsi una minestrina di dado e a bersi la camomilla davanti alla TV.

Però l’anno dopo il grattacielo viene giù, con tutta la gente dentro che ci rimane sotto. That’s all folks.

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure
PayPal.Me/italiaeilmondo
Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

IL FUTURO DELLA NOSTRA CIVILTA’._di Pierluigi Fagan

IL FUTURO DELLA NOSTRA CIVILTA’. O. Spengler venne preso con leggerezza quando ai primi Novecento vedeva, -come vedono certi intellettuali ovvero con un misto di ragione, sentimento ed intuito- il tramonto della nostra civiltà.
Vedere processi storici di tale portata significa collassare il tempo, ridurlo in modo da fare entrare l’inizio e la fine in una mentalità limitata, qual è la nostra. Sono pochi coloro che si dedicano a quella che un attore che lavora con le parole ha felicemente chiamato “voto di vastità”. Vastità spaziale tanto da inquadrare una intera civiltà, vastità temporale tanto da inquadrare cicli di secoli. Non cito Spengler perché ne condivida l’analisi nello specifico, ma perché intuire il senso del titolo-concetto “Tramonto dell’Occidente” nel 1918 è comunque rimarchevole. Aveva ragione?
Leggendo un autore asiatico, tempo fa, un pensatore che ha stima dell’Occidente sebbene rimanga profondamente asiatico (non cinese, né indiano), mi ha colpito il suo sincero sconcerto per quello che abbiamo combinato nel Novecento. Il tizio, studioso della nostra filosofia politica da Machiavelli a Kant, Hegel e successivi, non si capacitava del fatto che cotanta civiltà fosse finita nel buco nero del doppio conflitto mondiale. Come se un altissimo livello di civiltà teorica, convivesse con un bassissimo livello di civiltà pratica, una sorta di schizofrenia semi-funzionale. Già da prima, ma di più da allora, guardo alla nostra storia dell’ultimo secolo come se non vi appartenessi.
Noi nasciamo e viviamo nel racconto di quelle due guerre, se non è la scuola è la cinematografia o la letteratura a “normalizzare” quel doppio conflitto. Per carità, entrandovi dentro sappiamo che tragedia fu, ma così perdiamo il senso dell’imbarazzo che si ha standone fuori, guardando la questione come ci venisse raccontata da quelli di un altro pianeta che raccontano eventi di un’altra galassia. Come ha fatto quella civiltà evoluta e complessa a finire inghiottita dentro un tale buco nero da lei stessa generato?
Ieri Putin che ha la strana posizione di chi vive ai margini di un sistema, con un piede dentro ed uno fuori, come le particelle virtuali al limite dell’orizzonte degli eventi di Hawking, che cioè ci conosce perché in fondo fa parte di quella stessa civiltà e tuttavia non ne è il cuore e con un piede sta dentro altre sfere di civiltà, ci ha di nuovo detto che stiamo sbagliando. Invito chi non riesce a non farsi prendere dall’orticaria sentendo “Putin” a seguire comunque il discorso, a fare voto di vastità e guardare le cose dall’alto, senza emozioni particolari.
Nel 1997 la Russia viene invitata in pianta stabile nel G7 che diventa G8. Il formato durerà fino al 2014, per diciassette anni il cuore dell’aristocrazia politica occidentale comprendeva la Russia. Per quindici di questi diciassette anni, Putin è stato presidente o primo ministro della Federazione, quindi partner paritario. Lui variabile fissa, i vari leader occidentali variabili variate. Come e perché abbiamo avuto rapporti di così alto livello con lui se poi due anni fa abbiamo cominciato a dire che è pazzo, criminale, invasato dall’idea di reincarnare Pietro il Grande? È credibile, ha senso che vari leader occidentali di vario orientamento politico, di varie grandi nazioni della nostra civiltà abbiano fatto colloqui e riunioni strategiche con un tizio che dopo venti anni scoprono esser in realtà pazzo e criminale? Quando è diventato pazzo e criminale?
Non ancora pazzo e criminale, ma non più leader paritario è diventato quando fallì il G8. E quando fallisce il G8? L’anno di piazza Maidan, la rivolta ucraina che porta ad un “regime change”. L’altro giorno discutevo qui dove mi trovo con un australiano invasato che trasecolava ad ascoltare il mio punto di vista sulla guerra ucraina, stante che lui, come molti anche in Italia, nulla sanno di cosa è successo nel 2014 e dal 2014 all’invasione del febbraio di due anni fa.
Wikipedia, che pur sappiamo esser supervisionata dai tutori dell’immagine di mondo occidentale, riporta comunque che sondaggio d’opinione ritenuto affidabile secondo i nostri standard fatto ai tempi, confermato da pari risultati ottenuti da altri sondaggi, dava gli ucraini perfettamente spaccati tra gli “a favore” e “contro” quelle manifestazioni e quelle istanze. Con marcate differenze regionali com’è noto a chi sa due-cose-due del paese che si estende in orizzontale tra Russia ed Europa, una naturale dissolvenza incrociata tra due culture, tradizioni, storie. Quello che ha ripetuto più volte Kissinger e che chiunque si occupi professionalmente di questi argomenti sa perfettamente.
Gli ucraini volevano fortemente e non volevano altrettanto fortemente l’esito di quel drammatico regime change che noi raccontiamo come sollevazione democratica. Se erano spaccati a metà come si fa a dire che quella era una volontà democratica? E se non era democratica, cos’era? E la nostra civiltà è intervenuta negli eventi per difendere quale versione della volontà democratica su una questione così incerta?
Tutto cancellato, conoscenze cancellate, memorie cancellate, storie cancellate. Un giorno ti svegli ed inizia il mondo e sorpresa! C’è un aggredito ed un aggressore, alle armi! alle armi! difendiamo la civiltà sotto attacco! Nel 2023, nella nostra civiltà, accade ancora e di nuovo che si neghi la realtà e la complessità delle questioni che, come nel 1914, facciamo collassare nel diritto delle armi. Ancora oggi, affrontiamo i problemi storici sparando e dando la colpa agli altri di aver pretestuosamente iniziato mettendoci con le spalle al muro, senza lasciarci scelta.
L’anno dopo Euromaidan, dopo che per anni una coalizione con Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Canada, Germania, Norvegia, Paesi Bassi più mezzo mondo arabo più o meno petromonarchico e petrolifero e la Turchia diceva di star combattendo in Siria uno strano esercito islamista irregolare con la bandiera nera che aveva fatto anche qualche morto qui in Europa con attentati clamorosi, i russi mandano qualche bombardiere e magicamente, in poco tempo, tutte le postazioni e l’intera logistica del minaccioso ISIS, vengono distrutte all’istante. Tutta quella coalizione non sapeva come farlo? Dovevano aspettare i russi? E perché ci siamo così arrabbiati per quello che hanno fatto?
C’è un doppio livello problematico nella nostra civiltà, narrazioni del tutto scombinate e surreali che tuttavia vengono credute verità lampanti e verità concrete che sono scabrose e scandalose ancorché coperte da suddette narrazioni.
Tutto ciò, piaccia o meno, non funziona più. Non è così che si può stare in un mondo di 8 miliardi di persone, con 200 stati, con tutti che usano l’economia moderna per crescere e svilupparsi, creando una inestricabile matassa di interrelazioni ed effetti problematici. Non è sparando e raccontando storie surreali che si dà un futuro alla nostra civiltà. Anche perché è bene ricordare che gli altri hanno più o meno lo stesso nostro numero di testate atomiche.
Non è una questione morale o etica, non funziona, non può ottenere i risultati attesi. E se non funziona, enormemente problematica sarà la cascata di controeffetti che ci pioverà sulla testa. Una civiltà che non funziona crolla. Vogliamo aspettare ci crolli il tetto in testa mentre si aprono sotto i piedi voragini ed abissi di cui non vediamo il fondo o peggio, che ci guardano mentre noi vi guardiamo dentro?
Questa nota pone il problema: siamo in grado di ripensare la nostra civiltà? Perché se non siamo in grado di immaginarla, non saremo in grado di cambiarla e se non la cambiamo temo che ci crollerà addosso.
Visto che nel mio insignificante piccolo ho fatto anche io quel “voto di vastità” che fecero gli Spengler, i Toynbee, i McNeill o i Mann, una primitiva idea mi si è formata nel tempo.
Penso che per primo la nostra civiltà dovrebbe fare una rivolta di potere interno contro il dominio e l’egemonia anglosassone, l’attuale aristocrazia della nostra civiltà, gli anglosassoni sono un problema serio, credo che se non li aiutiamo non saranno in grado di cambiare e ci trascineranno nel loro cupio dissolvi. La civiltà occidentale è europea, tocca riprenderne in mano i destini.
Per secondo, dobbiamo iniziare una stagione di stretto realismo, guardare la realtà, guardarci in faccia e dirci le verità sgradevoli. Ognuno è convinto delle sue ragioni ma deve farsi dire da gli altri anche gli inevitabili torti.
Per terzo, noi riteniamo di esser democratici e gli altri no. Ma gli altri ci chiedono democrazia nella gestione del mondo e noi invece continuiamo a comportarci come ne fossimo l’aristocrazia. Tanto più gli altri ci fanno sentire il peso della loro legittima richiesta, tanto più noi dissolveremo ogni minima forma di democrazia reale al nostro interno. Allora forse il problema è che la nostra aristocrazia, quella che governa la nostra civiltà e vari livelli, va sostituita.
Non solo va sostituita perché fallimentare, va proprio sostituito il sistema per il quale il nostro mondo è governato da una aristocrazia. Rosa Luxemburg nel Junius pamphlet, Chapter 1 – 1916 (più o meno l’epoca di Spengler), usò l’espressione “socialismo o barbarie” che per altro non era sua ma di Engels. Socialismo si oppone a capitalismo, ma sebbene le forme economiche siano certo anche politiche, concettualmente quelle politiche dovrebbero venire prima, dovrebbero esser le forme politiche a decidere quelle economiche. È il “capitalismo” ad averle fuse assieme subordinando quelle politiche a quella economiche come notò Polanyi nel concetto di “disembedded”, l’Economico scorporato che ordina il Politico.
Quindi, se è il Politico il primo livello delle volontà del sistema sociale, la nostra civiltà mostrò già nel 465 a.C. (Erodoto-Storie) le scelte fondamentali: governo dell’Uno, dei Pochi o dei Molti. Quello dei Molti si chiama “isonomia” secondo quanto riferisce Erodoto, dove il popolo di autogoverna, si dà la legge da sé.
Credo che per varie ragioni, tutte strettamente funzionali e non ideali, il futuro della nostra civiltà sia riprendere il bivio da cui nacque e riconsiderare la via che abbandonò per incapacità storica, la via più difficile, quella poi poco tentata e sempre fallita: l’isonomia. In breve, l’unica alternativa è Democrazia o barbarie.
Abbiamo percorso per due millenni e passa la via dell’Uno che fosse monarca, imperatore, duce, fuhrer o tiranno; altrettanto spesso la via dei Pochi che fosse aristocrazia, oligarchia, casta o élite. Dobbiamo tentare la terza opzione, evitando la demagogia ed evolvendo la democrazia. Non vedo altra possibilità. Non importa quanto difficile o improbabile sia, prima ci si chiarisce le idee, poi si prova a conseguirne il “che fare?”.
Se fosse stato facile perseguirla prima l’avremmo fatto, ma è proprio perché non l’abbiamo fatto che siamo qui a rischiare il collasso di civiltà.
ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure
PayPal.Me/italiaeilmondo
Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

L’imminente defezione dell’Armenia dal CSTO rimette la Georgia nel mirino degli Stati Uniti, di ANDREW KORYBKO

L’imminente defezione dell’Armenia dal CSTO rimette la Georgia nel mirino degli Stati Uniti

ANDREW KORYBKO
4 OTT 2023

L’imminente defezione dell’Armenia dal CSTO non sarà sostanziale se la NATO non le garantirà un accesso affidabile attraverso la Georgia, ma non si prevede che le autorità in carica di quest’ultima siano d’accordo. Ecco perché si sta preparando un’altra serie di disordini della Rivoluzione Colorata con il pretesto di “protestare” contro il procedimento di impeachment del presidente liberal-globalista.

Il presidente del parlamento georgiano ha chiesto spiegazioni agli Stati Uniti dopo che i servizi di sicurezza hanno smascherato un complotto per un cambio di regime finanziato dall’USAID nella capitale Tbilisi. Tre serbi di CANVAS, l’organizzazione responsabile dell’organizzazione della “Rivoluzione Bulldozer” del loro Paese nel 2000, sono stati arrestati alla fine della scorsa settimana con il sospetto di aver insegnato ai cosiddetti “attivisti” locali come rovesciare il governo. Dopo l’interrogatorio sono partiti per l’estero, ma lo scandalo ha fatto pensare a un nuovo sforzo di destabilizzazione del Paese.

Prima di quest’ultimo incidente, la Georgia aveva accusato l’Ucraina di complottare disordini contro le sue autorità, cosa che Kiev aveva ovviamente negato. Per coincidenza, però, nel fine settimana il parlamentare ucraino Aleksey Goncharenko ha scritto su Telegram: “Siamo pronti ad essere alleati degli Stati Uniti in tutte le operazioni militari più della Gran Bretagna”. Ciò ha fatto seguito alle notizie secondo cui l’Ucraina avrebbe effettuato attacchi con i droni contro i ribelli sudanesi presumibilmente sostenuti dalla Russia, presumibilmente su ordine degli Stati Uniti, se vero.

Considerando questo contesto, le affermazioni dei servizi di sicurezza sulla complicità ucraina nell’ultimo intrigo di cambio di regime del loro Paese sono credibili anche se Kiev non è stata direttamente coinvolta nello scandalo della scorsa settimana. Sorge quindi spontaneo chiedersi perché la Georgia sia stata presa di mira, visto che si tratta di un Paese filo-occidentale che vuole ufficialmente entrare a far parte dell’UE e della NATO. Quello che sta accadendo oggi è in realtà la seconda fase dello stesso processo che è stato messo in moto mezzo anno fa.

A marzo, gli Stati Uniti hanno tentato di rovesciare il governo del Paese, sostenendo che la sua proposta di legge sugli agenti stranieri, modellata su quella americana, sarebbe stata indicativa di un desiderio segreto di avvicinamento alla Russia. Non c’era nulla di vero in questa affermazione, ma è servita a provocare una Rivoluzione Colorata, poi fallita, che mirava ad aprire un secondo fronte di guerra per procura nella Nuova Guerra Fredda. Le analisi che seguono illustrano nel dettaglio le macchinazioni strategiche in atto e svelano il falso pretesto alla base di questo complotto:

* “La Georgia è bersaglio di un cambio di regime per il suo rifiuto di aprire un ‘secondo fronte’ contro la Russia”.

* “Il ritiro da parte della Georgia della legge sugli agenti stranieri ispirata dagli Stati Uniti non porrà fine alle pressioni occidentali”.

* “La Russia ha denunciato gli Stati Uniti per i doppi standard nei confronti di Georgia-Moldova e Bosnia-Serbia”.

* “Esporre i due pesi e le due misure degli Stati Uniti nei confronti delle leggi sugli agenti stranieri simili o identiche di altri”.

Il governo conservatore-nazionalista della Georgia ha una politica sorprendentemente pragmatica nei confronti della Russia, nonostante voglia ancora ufficialmente entrare a far parte dell’Unione Europea e della NATO, tanto da rifiutarsi di imporre sanzioni contro di essa o di fare la voce grossa sull’Abkhazia e l’Ossezia del Sud. Per questo motivo, l’Occidente ha iniziato a preparare i suoi proxy liberal-globalisti alla rivolta come punizione, con l’obiettivo di fare pressione su di loro per farli tornare indietro o di sostituirli con burattini più compiacenti se si rifiutassero di farlo.

Questa campagna è stata forzata ad agire prematuramente in risposta all’imminente legislazione del governo che avrebbe permesso di gestire meglio queste crescenti minacce liberal-globaliste e quindi di neutralizzarle col tempo. L’Occidente ha ritenuto che la finestra di opportunità per aprire un secondo fronte contro la Russia attraverso la Georgia si stesse rapidamente chiudendo, motivo per cui ha dato l’ordine di iniziare le ostilità della guerra ibrida a marzo.

La crisi si è conclusa quasi subito dopo l’inizio, quando il governo ha prontamente ritirato il disegno di legge, eliminando così la base su cui i gruppi liberal-globalisti chiedevano le loro dimissioni. Il risultato finale è stato l’avvio di una sorta di cessate il fuoco in cui tutti hanno deciso informalmente di congelare la situazione per il momento, per convenienza reciproca. Il motivo per cui tutto si è scongelato nell’ultimo mese ha a che fare con una combinazione di sviluppi interni e regionali.

Sul fronte interno, il governo conservatore-nazionalista ha avviato la procedura di impeachment contro il presidente liberale-globalista del Paese, che l’opposizione sostenuta dall’Occidente considerava un gioco di potere che violava il cessate il fuoco informale di questa primavera. Allo stesso tempo, il governo liberal-globalista della vicina Armenia ha iniziato ad allontanarsi decisamente dalla Russia verso l’Occidente, il che ha rappresentato un gioco di potere regionale che ha inavvertitamente posto fine al conflitto del Karabakh, come spiegato di seguito:

* “Le tre ultime provocazioni anti-russe dell’Armenia rischiano di scatenare un altro conflitto in Karabakh”.

* Korybko ai media olandesi: La fine del conflitto in Karabakh rivoluzionerà la regione”.

* “La ‘pulizia etnica’ del Karabakh, artificiosamente costruita, è una manovra politica della diaspora”.

* Il Cremlino ha respinto le false affermazioni sulla situazione in Karabakh.

Dopo il fallimento dell’Occidente nell’aprire un secondo fronte contro la Russia nel Caucaso meridionale attraverso la Georgia, questo blocco si è orientato verso il suo “piano B” di tentare di farlo attraverso l’Armenia, provocando un altro conflitto in Karabakh che avrebbe potuto trascinare il Cremlino in una conflagrazione regionale se non fosse stato attento. Dopo il fallimento anche di questo piano, l’Occidente ha immediatamente paventato l’ipotesi di “pulizia etnica” e “genocidio”, che è servita a spaventare circa 100.000 armeni del Karabakh affinché si trasferissero volontariamente in Armenia.

Lo scopo della provocazione di questo flusso di popolazione su larga scala era quello di utilizzare queste cosiddette “armi di migrazione di massa” per esercitare pressioni sul governo armeno affinché portasse a termine il suo perno filo-occidentale anti-russo, dopo che sembrava essersi raffreddato, o lo sostituisse con una Rivoluzione Colorata in caso di rifiuto. Questo piano è ancora in corso, ma nel caso in cui venga attuato con successo e non sia compensato da una vera rivoluzione patriottica-multipolare, l’Armenia probabilmente si ritirerà dalla CSTO guidata dalla Russia.

Il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha già fatto pace con questo scenario, dopo averlo recentemente descritto come una “scelta sovrana” del Paese, ma le conseguenze regionali rimarranno gestibili finché la NATO non avrà un accesso affidabile all’Armenia nel periodo successivo. Qui sta la rinnovata importanza strategica della Georgia, poiché è improbabile che il suo governo pragmatico e conservatore-nazionalista faciliti il gioco di potere di quel blocco, ergo il motivo per cui è stato preso di mira per essere rimosso ancora una volta e anche in questo particolare momento.

In sintesi, l’imminente defezione dell’Armenia dal CSTO non sarà sostanziale a meno che la NATO non le garantisca un accesso affidabile attraverso la Georgia, ma non si prevede che le autorità in carica di quest’ultima siano d’accordo. Ecco perché si sta preparando un’altra serie di disordini della Rivoluzione Colorata con il pretesto di “protestare” contro il procedimento di impeachment del presidente liberal-globalista. Se l’Occidente dovesse vincere, potrebbe aprirsi un secondo fronte contro la Russia nel Caucaso meridionale, motivo per cui è imperativo che quest’ultimo gioco di potere fallisca.

ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure
PayPal.Me/italiaeilmondo
Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)

1 28 29 30 31 32 140