Un anno di guerra in Ucraina (riepilogo ragionato), di Roberto Buffagni

Un anno di guerra in Ucraina

Riepilogo ragionato del conflitto fino all’attuale quarta fase, trasformativa, della guerra

 

In questo scritto ripercorro, con la massima brevità e chiarezza, il percorso e le dinamiche strategiche che hanno condotto alla presente quarta fase della guerra in Ucraina, una fase che ritengo trasformativa. Non inserisco note tranne una, relativa a un significativo studio della RAND Corp., pubblicato mentre elaboravo questo testo, a fine gennaio 2023. Chi desidera informarsi sulle mie analisi precedenti, e trovare la documentazione dei fatti e delle interpretazioni a cui qui mi riferisco, può visitare i siti italiaeilmondo.com e l’antidiplomatico.it, inserendo nella funzione di ricerca il mio nome e la parola “Ucraina”, e/o le altre parole chiave presenti nel testo.

Ringrazio sentitamente il generale Marco Bertolini, lo storico Giacomo Gabellini, e il responsabile del sito italiaeilmondo.com Giuseppe Germinario, che mi hanno usato la bontà di leggere in bozza questo testo e consigliarmi. Ovviamente è solo mia la responsabilità dei difetti e dei limiti dell’articolo.

 

Eziologia della guerra in Ucraina. Natura e scopi della guerra dai punti di vista russo e occidentale.

Sull’eziologia della guerra in Ucraina condivido l’interpretazione storica del prof. John Mearsheimer. È la conseguenza dell’espansione a Est della NATO, e della volontà statunitense di creare un bastione militare occidentale alla frontiera russa, integrando l’Ucraina nella NATO: una strategia che la Federazione russa ha dichiarato assolutamente inaccettabile sin dal Summit NATO di Bucarest 2008 in cui venne annunciata l’intenzione di integrare nell’Alleanza Atlantica Georgia e Ucraina.

Negli anni tra il 2008 e il 2022, gli USA integrano gradualmente l’Ucraina nella NATO, sebbene de facto e non de jure. Nel 2014 danno impulso alla destabilizzazione del governo in carica e all’insediamento di un governo ucraino a loro favorevole, e negli anni seguenti portano a livello di preparazione e armamento NATO le FFAA ucraine. Nel 2014 la Federazione russa si annette la Crimea, senza conflitto militare. Il 2021 vede una significativa accelerazione del processo di integrazione de facto dell’Ucraina nella NATO: importanti forniture di armamenti, grandi esercitazioni militari in comune, e nel novembre 2021 rinnovo della convenzione bilaterale USA – Ucraina che ribadisce la comune intenzione di integrare l’Ucraina nella NATO anche de jure.

Secondo questa interpretazione eziologica, dal punto di vista russo la guerra in Ucraina è una guerra preventiva in difesa di interessi vitali russi, e non una guerra imperialistica di annessione/conquista che, se coronata da successo, può preludere a ulteriori espansioni territoriali russe in Europa. Quest’ultima è invece la definizione della natura e degli scopi dell’intervento russo adottata dagli Stati occidentali.

 

Prima fase della guerra (dal 24 febbraio alla primavera 2022). Escalation militare russa: invasione dell’Ucraina. Escalation politica occidentale: rifiuto di ogni trattativa diplomatica.

Nel dicembre 2021 la Federazione russa, che nei mesi precedenti ha schierato alla frontiera ucraina un contingente militare pronto all’intervento, propone agli USA una soluzione diplomatica, nell’insolita forma di bozza di trattato resa pubblica. Le principali richieste russe sono, in sostanza: Ucraina neutrale e applicazione effettuale degli accordi di Minsk per la tutela delle popolazioni russofone del Donbass, dove dal 2014 è in corso una guerra civile appoggiata ufficiosamente dai governi ucraino e russo. Gli Stati Uniti non rispondono alla proposta in forma ritenuta soddisfacente dai russi (rinviano, traccheggiano, ricorrono alla “strategic ambiguity”).

Il 24 febbraio 2022 la Federazione russa interviene militarmente in Ucraina. Non è possibile sapere con certezza perché abbia scelto proprio questo momento. Forse – ma è solo una mia inferenza logica – perché in base alle informazioni in suo possesso, la Federazione russa ritiene che l’esercito ucraino stia per intervenire in forze contro le milizie del Donbass, schierando poi il grosso delle truppe nelle postazioni difensive fortificate ivi costruite nel corso degli anni, in modo da prevenire il possibile intervento militare russo e renderlo molto più difficile, costoso, incerto.

I russi intervengono con un contingente militare di circa 180-200.000 uomini, in condizioni di inferiorità numerica di 3:1 circa rispetto all’esercito ucraino, sebbene i manuali tattici prescrivano una proporzione inversa attaccanti/difensori (almeno 3:1 a favore dell’attaccante, per compensare il vantaggio della difesa). Sviluppano attacchi su cinque direttrici, sia al Sudest, sia al Nordovest dell’Ucraina. Gli attacchi nel Nordovest sono attacchi secondari, un’ampia manovra diversiva volta a fissare truppe ucraine a difesa di Kiev e degli altri centri interessati dalla manovra, per modellare il campo di battaglia nel Sudest, nel Donbass, dove si dirigono gli attacchi principali. Così interpretando la manovra russa aderisco all’articolata interpretazione che ne ha dato “Marinus”, probabilmente pseudonimo del Ten. Gen. (a riposo) Paul Van Riper, Corpo dei Marines, nello studio pubblicato sui numeri di giugno e agosto 2022 della “Marine Corps Gazette”, che ho tradotto in italiano, commentato e pubblicato sui siti citati in apertura.

Nel giro di tre-quattro settimane la manovra diversiva russa ha successo. A fine marzo, le truppe russe che hanno sviluppato gli attacchi secondari nel Nordovest si ritirano, mentre il grosso delle forze russe si schiera in quasi tutto il Donbass, infliggendo pesanti perdite anzitutto materiali all’esercito ucraino grazie alla netta superiorità nella potenza di fuoco d’artiglieria e missilistico. L’azione militare russa evita accuratamente di coinvolgere i civili, non tocca le infrastrutture a doppio uso civile e militare (es., la rete elettrica) e si configura insomma come “diplomazia armata”: i russi tentano di ottenere, con una moderata pressione militare, gli obiettivi che non hanno raggiunto con la pluriennale, crescente pressione diplomatica.

Fino alla fine di marzo 2022 pare che la “diplomazia armata” russa possa avere successo: tra il 24 febbraio e la fine di marzo si tengono sette incontri diplomatici tra Russia e Ucraina, e a fine marzo il presidente Zelensky dichiara ufficialmente a media russi indipendenti di essere pronto a trattare la neutralità dell’Ucraina e la soluzione del problema delle popolazioni russofone del Donbass.

 

Prima escalation politica occidentale

Ma il 7 aprile 2022 il Premier britannico Boris Johnson fa visita al presidente ucraino Zelensky, e dichiara ufficialmente che “L’Ucraina ha rovesciato i pronostici [defied the odds] e ha respinto le forze russe alle porte di Kiev, realizzando il più grande fatto d’armi del 21° secolo “. Da quel momento in poi, cessa ogni rapporto diplomatico tra Ucraina e Federazione russa.

L’interpretazione conforme la quale la piccola Ucraina ha sconfitto sul campo la grande Russia si fonda su una lettura delle prime settimane di guerra radicalmente diversa da quella che ho proposto più sopra. Secondo questa interpretazione, obiettivo russo sarebbe stato la presa di Kiev e il “regime change”, il rovesciamento del governo ucraino e la sua sostituzione con un governo fantoccio favorevole alla Russia, e gli attacchi nel Nordovest sarebbero attacchi principali falliti, non attacchi secondari nel quadro di un’ampia manovra diversiva. È una interpretazione possibile, che se rispondente al vero denuncia una grave inadeguatezza militare e politica della Federazione russa: impossibile raggiungere obiettivi tanto ambiziosi con un dispiegamento di forze così ridotto e una così bassa intensità del conflitto.

Su questa interpretazione dei fatti militari, errata o corretta, in buonafede o strumentale che sia, fanno leva le fazioni più oltranziste nel campo occidentale e nel governo ucraino. Si cristallizza in Occidente la certezza ufficiale che sia possibile infliggere una sconfitta militare decisiva alla Russia, e che sia dunque realistico proporsi obiettivi strategici massimalisti, quali il dissanguamento della Russia e la sua destabilizzazione politica per mezzo sia della pressione militare, sia delle sanzioni economiche, sia dell’attivazione delle forze centrifughe. Obiettivo finale, l’espulsione della Russia dal novero delle grandi potenze, l’insediamento di un governo favorevole all’Occidente, eventualmente la frammentazione politica della Federazione russa.

Questi obiettivi massimalisti vengono rivendicati ufficialmente il 24 aprile dai Segretari alla Difesa e di Stato USA. I paesi europei e NATO, tranne la Turchia e l’Ungheria, si allineano senza fiatare e votano con maggioranze parlamentari schiaccianti durissime sanzioni economiche alla Russia e l’invio di armi all’Ucraina. Le storicamente neutrali Svezia e Finlandia annunciano la loro intenzione di chiedere l’adesione alla NATO.

La “diplomazia armata” russa è fallita.

 

Seconda fase della guerra (primavera – metà estate 2022). Conquista russa del Donbass. La condizione di possibilità di una vittoria ucraina.

Prosegue con successo la conquista russa del Donbass, con scontri urbani molto violenti, casa per casa, a Mariupol e altrove. Le truppe russe impegnate sulla linea di contatto col nemico sono principalmente le milizie del Donbass, le formazioni di volontari ceceni, e il gruppo Wagner. Le formazioni dell’esercito regolare russo agiscono anzitutto (non solo) in appoggio, con l’artiglieria, i missili e il comando operativo. L’azione militare russa continua a non interessare le infrastrutture a doppio uso, militare e civile, dell’Ucraina.

Il rapporto tra le perdite ucraine e le perdite russe è nettamente sfavorevole agli ucraini, sia per la superiorità della potenza di fuoco russa, sia perché le operazioni militari ucraine sono fortemente influenzate dalla necessità di giustificare, presso i governi e le opinioni pubbliche occidentali, il colossale e quasi unanime sostegno politico e finanziario all’Ucraina, che ha gravi ricadute politico-economiche sui paesi europei, anzitutto la Germania che si vede esclusa dalla fornitura di energia russa a basso prezzo sulla quale basa le sue fortune economiche da decenni.

In sintesi gli ucraini sono costretti a “vendere” con i risultati sul campo, con una inflessibile resistenza e una costante aggressività, la sostenibilità politica dell’indispensabile appoggio occidentale: deve essere e restare plausibile la prospettiva di una futura vittoria militare dell’Ucraina sulla Russia.

Ovviamente la valorosa resistenza ucraina non va ascritta a ciò soltanto: per un’ampia quota della popolazione, il conflitto con la Russia è divenuto una guerra di liberazione nazionale, che si integra con una guerra civile e con una guerra per procura tra Russia e Stati Uniti d’America – NATO.

 

La condizione di possibilità di una vittoria militare ucraina

La condizione di possibilità una vittoria militare decisiva dell’Ucraina sulla Russia, però, si fonda su un presupposto.

È il presupposto che fa da principio ordinatore della strategia di deterrenza du faible au fort elaborata dal gen. Gallois in vista della creazione della force de frappe nucleare francese: rendere sfavorevole, per il fort (la potenza più forte), il rapporto costi/benefici della vittoria sul faible (la potenza più debole). Impiegando a fondo le sue maggiori risorse, la grande potenza nucleare che aggredisse la Francia potrebbe senz’altro distruggerla totalmente, ma l’attivazione della force de frappe nucleare del faible infliggerebbe comunque al fort danni politicamente inaccettabili.

In parole povere ma chiare: per vincere, la potenza più debole deve fare in modo che per la potenza più forte, il gioco della vittoria non valga la candela di una guerra a oltranza. L’Ucraina è il faible, la Russia il fort.

Anche con l’aiuto occidentale, le risorse strategiche ucraine (popolazione, potenza latente economica, potenza manifesta militare, truppe mobilitate e mobilitabili, profondità strategica) restano di interi ordini di grandezza inferiori alle risorse strategiche russe, perché la Russia ha 145 MLN di abitanti, può mobilitare un massimo di 25 MLN di uomini, ha enormi risorse naturali e la capacità di trasformarle, un’ampia base industriale militare, e una profondità strategica di 11 fusi orari. (“Profondità strategica” è lo spazio amico entro il quale un esercito attaccato e respinto può ripiegare, riorganizzarsi, passare al contrattacco, come fecero appunto i sovietici dopo la devastante serie di sfondamenti della Wehrmacht all’esordio dell’Operazione Barbarossa, quando i sovietici trasferirono oltre la catena degli Urali milioni di uomini e numerose industrie strategiche situate nella Russia europea, e fecero affluire verso il fronte i reparti militari di stanza in Oriente, integrandoli con i reparti sfuggiti agli accerchiamenti tedeschi).

Ripeto: una potenza nettamente più debole può vincere contro una potenza nettamente più forte solo se rende il rapporto costi/benefici della vittoria sfavorevole per la potenza nemica. È una vittoria a caro prezzo (guerra del Vietnam: caduti USA 58.000, caduti Vietnam 849.000 + 300-500.000 dispersi, stime governative) ma è una vittoria possibile.

È così che Vietnam e Afghanistan hanno vinto contro USA e URSS, che disponevano entrambe di risorse strategiche di gran lunga superiori. Se le due potenze maggiori avessero deciso di impegnare a fondo le loro risorse strategiche, Vietnam e Afghanistan non avrebbero potuto evitare una sconfitta totale. USA e URSS non lo hanno fatto perché lo hanno ritenuto politicamente insostenibile: perdite troppo elevate, impegno politico, economico e militare a lunga scadenza inaccettabile, crescente opposizione interna alla guerra, etc. In sintesi USA e URSS hanno deciso di perdere perché hanno valutato che per loro, il rapporto costi/benefici della sconfitta fosse più vantaggioso del rapporto costi/benefici della vittoria.

 

La posta in gioco per la Russia

Ma gli obiettivi strategici dichiarati ufficialmente dal governo USA e rilanciati da NATO e paesi europei sono obiettivi massimalisti: dissanguamento e permanente indebolimento della potenza economica e militare russa, destabilizzazione del governo, attivazione delle forze centrifughe interne alla Federazione russa, espulsione della Russia dal novero delle grandi potenze, possibile sua frammentazione politica. Particolarmente temibile, per la Russia che si è formata storicamente come impero multietnico, multinazionale, multireligioso, la possibilità di un’attivazione delle forze centrifughe etniche, religiose, nazionali, in uno scenario analogo allo jugoslavo degli anni Novanta.

Gli obiettivi dichiarati dall’Occidente configurano insomma una minaccia esistenziale per il governo, lo Stato, la società e le nazioni russe. I dirigenti russi dunque si persuadono che nella guerra ucraina sia in gioco la posta assoluta, sono disposti letteralmente a tutto per vincerla, e lo dicono ripetutamente in forma ufficiale. Saranno dunque disposti, anzi costretti a impiegare a fondo tutte le risorse strategiche russe per vincere la guerra: per vincere l’Ucraina, ed eventualmente, se si arrivasse a un conflitto diretto, anche la NATO.

Viene così a cadere la condizione di possibilità di una futura vittoria ucraina: che per la Russia il gioco della vittoria sull’Ucraina non valga la candela della guerra a oltranza. Per vincere la Russia, l’Ucraina e i suoi alleati occidentali devono ottenere la vittoria decisiva su una Federazione russa disposta o meglio obbligata ad impegnare a fondo, per tutto il tempo necessario, tutte le sue risorse strategiche: in sintesi, farla capitolare.

Al contempo gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali, impegnandosi pubblicamente a raggiungere obiettivi massimalistici, si chiudono lo spazio di manovra diplomatica e fanno salire fino al cielo la posta politica in gioco per le loro classi dirigenti, che rischiano di essere spazzate via da una sconfitta; malgrado che un esito sfavorevole della guerra non danneggi, in quanto tale, gli interessi vitali delle loro nazioni, nessuna delle quali rischia la destabilizzazione o peggio in seguito a una sconfitta ucraina.

L’unica nazione del campo occidentale che rischia tutto è l’Ucraina, che da una prosecuzione della guerra a oltranza e da una probabile sconfitta può attendersi solo terribili sciagure.

 

Terza fase della guerra (fine estate – autunno 2022). Successo della controffensiva ucraina. Escalation politica russa: annessione di quattro oblast del Donbass. Escalation militare russa: bombardamento degli obiettivi a doppio uso militare e civile. Guerra di manovra e guerra d’attrito.

Le forze russe si attestano nel Donbass, occupando quasi il 20% dell’intero territorio ucraino e schierandosi su un fronte di 1.500 km circa. Il dispositivo militare ucraino si riorganizza, amplia la mobilitazione richiamando i riservisti ed estendendo la coscrizione obbligatoria fino ai 60 anni, viene rifornito di nuovi armamenti occidentali (in larga misura equipaggiamenti ex – sovietici) in sostituzione di quelli distrutti nelle fasi precedenti del conflitto, viene innervato da un più vasto e intenso coinvolgimento di personale di comando NATO e da una più capillare strutturazione delle funzioni ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance), e nel settembre 2022 sferra una controffensiva in forze con direttrice principale su Kharkiv.

La controffensiva ucraina ha successo. I russi devono arretrare su tutto il fronte, ripiegando più o meno ordinatamente. Motivo: la coperta russa è troppo corta. I reparti russi hanno conquistato vasti territori che non sono in grado di tenere con l’esiguo numero di truppe impegnate nella “operazione militare speciale”. Essi dunque devono resistere ripiegando il più ordinatamente possibile, accorciare il fronte, ridurre i territori da difendere e fortificarli per attestarvisi, riconfigurare il dispositivo militare e rinforzarlo.

La Russia si adatta alla nuova realtà sul terreno. Viene nominato un comandante generale delle operazioni in Ucraina, il gen. Surovikin. Il governo propone alla Duma, che la vota all’unanimità, la mobilitazione parziale di 300.000 riservisti. Vengono mobilitate anche le industrie militari, che lavoreranno su tre turni di otto ore.

 

Escalation politica russa: annessione dei quattro oblast del Donbass

Il governo propone alla Duma, che nell’ottobre la vota all’unanimità, l’annessione di quattro oblast del Donbass: le regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhya e Kherson, previo plebiscito organizzato dalle autorità di occupazione russe.

È la più decisiva escalation politica di tutta la guerra, perché con essa la Russia si brucia le navi alle spalle e annuncia implicitamente la propria ferma volontà di impegnare a oltranza tutte le proprie risorse strategiche per ottenere la vittoria sull’Ucraina e sui suoi alleati. Per far recedere la Russia dall’annessione, riconsegnando all’Ucraina territori che per la Federazione russa sono formalmente divenuti territorio nazionale, l’Ucraina e i suoi alleati dovrebbero infliggere una sconfitta decisiva a tutta la Federazione russa, e farla capitolare.

 

Escalation militare russa. Bombardamento degli obiettivi a doppio uso militare e civile

Riconfigurato il dispositivo militare intorno all’unità di comando e consolidato il fronte, mentre si svolge tra varie difficoltà la mobilitazione dei riservisti (è la prima mobilitazione da ottant’anni e l’apparato amministrativo e logistico russo non è pronto; centinaia di migliaia di russi varcano le frontiere per evitare il richiamo) il comandante generale Surovikin decide l’escalation militare. Per la prima volta vengono interessati da una serie incessante di fitti bombardamenti missilistici gli obiettivi a doppio uso, civile e militare, in particolare la rete elettrica ucraina ma in generale le infrastrutture quali ferrovie, fabbriche, depositi di materiale militare e civile, etc. La Russia non prende di mira i civili, ma bersagliando le infrastrutture a doppio uso provoca gravi disagi alla popolazione, compromette il normale svolgimento della vita quotidiana, e ovviamente provoca “danni collaterali”, vittime civili colpite per errore dai suoi missili e dal fuoco contraereo ucraino.

Il gen. Surovikin prende anche la decisione, politicamente difficile e impopolare ma corretta, di abbandonare Kherson, importante centro testé formalmente annesso al territorio nazionale russo, e di far ripiegare le truppe che la occupano sulla sponda meridionale del fiume Dnepr. La decisione operativa consente di non sprecare forze per prevenire una controffensiva in un punto delicato, concentrando invece gli sforzi nel Donbass. Ne conseguiranno vantaggiosi risultati concreti sul campo di battaglia.

 

Guerra di manovra, guerra d’attrito. L’ esempio storico dell’Operazione Barbarossa

La “guerra di manovra”, in tedesco Bewegungskrieg, “guerra di movimento”, è l’opposto simmetrico della “guerra d’attrito”, Stellungskrieg, “guerra di posizione”. Ogni guerra combina, in percentuali diverse, manovra e attrito. La guerra d’attrito punta a logorare gradualmente le capacità di combattimento del nemico con l’applicazione prolungata e costante di una forza superiore; la guerra di manovra punta a distruggere rapidamente le capacità di combattimento del nemico trovando o creando, e sfruttando abilmente, lo Schwerpunkt, il punto decisivo vitale e debolmente difeso dello schieramento nemico, contro il quale sferrare un rapido, determinante attacco in forze.  Il vantaggio della manovra sull’attrito sembra ovvio: la manovra offre la possibilità di una vittoria rapida e decisiva, ma minaccia anche la possibilità di una sconfitta altrettanto rapida e decisiva, perché attaccare è sempre rischioso e il nemico può sempre dire la sua. Come sottolinea Clausewitz, non esiste la “scienza della vittoria”, e la logica che governa la guerra non è lineare ma paradossale, come illustra il detto romano “si vis pacem para bellum”. La guerra di manovra viene privilegiata degli eserciti che scontano un evidente svantaggio nella guerra d’attrito: eserciti meno numerosi, con capacità materiali o logistiche inferiori a quelle del nemico.

In questa fase il conflitto ucraino, che nelle due fasi precedenti ha visto una combinazione di manovra e attrito, si stabilizza in forma di guerra d’attrito, il tipo di conflitto dove pesa di più la disparità di risorse strategiche tra i contendenti. Nella guerra d’attrito, infatti, quel che più conta per la vittoria è la rispettiva capacità di generare durevolmente forze umane e materiali. È il campo in cui la Russia ha il maggior vantaggio relativo sull’Ucraina.

Accresce il vantaggio russo il fatto politico essenziale che l’Ucraina dipende in tutto e per tutto dall’appoggio occidentale, e che i dirigenti occidentali devono giustificare presso le opinioni pubbliche e l’elettorato il crescente costo politico-economico di questo appoggio. Dunque gli ucraini sono costretti dalla ragion politica a inviare costantemente truppe, anche insufficienti o impreparate, sulla linea di contatto con i russi, mantenendo vivo il conflitto, rinnovando in Occidente l’ammirazione per la loro capacità di resistenza, e alimentando la persuasione che la vittoria finale ucraina sia possibile.

Dal punto di vista militare, in realtà, agli ucraini converrebbe prendersi una pausa, riorganizzare le riserve, rinforzarle e addestrarle, e risparmiare uomini e mezzi in vista di controffensive future. Una potenza dotata di risorse strategiche nettamente inferiori al nemico, infatti, può sperare di vincerlo soltanto con un’abile, aggressiva e rapida, soprattutto rapida guerra di manovra: in una guerra d’attrito, il tempo lavora per la potenza con le maggiori risorse strategiche.

Furono queste considerazioni fondamentali a dettare la forma in cui si è sviluppata e ordinata la potenza militare prussiana prima e tedesca poi, ossia dei maestri di un’aggressiva e rapida guerra di manovra. Sia la Prussia sia la Germania, infatti, hanno dovuto fare i conti con la propria situazione geopolitica: esposizione su più fronti al centro d’Europa, frontiere indifese da ostacoli naturali, limitate risorse naturali e umane; e hanno tentato di risolvere la difficile equazione mettendo a punto un dispositivo militare altamente preparato a condurre con la massima aggressività e perizia rapide guerre di manovra. Esemplari dei successi dello stile germanico le magistrali Blitzkrieg contro Polonia e Francia nella IIGM.  Esemplare, però, anche il fallimento dell’Operazione Barbarossa. La Germania invade l’URSS, ottiene per sei mesi schiaccianti vittorie ma non riesce a provocare il collasso politico e sociale del nemico, e tocca il limite delle proprie capacità logistiche. L’URSS non capitola, si riorganizza, e comincia a generare forze umane e materiali in misura via via crescente e superiore rispetto alle forze che è in grado di generare la Germania.  Saranno necessari quattro anni di durissimo conflitto, ma il destino della Germania è segnato.

Si noti bene che al tempo dell’Operazione Barbarossa tutti gli Stati Maggiori del mondo, abbagliati dai precedenti, splendidi successi tedeschi, davano per scontata la vittoria della Wehrmacht. Essa però avrebbe potuto verificarsi soltanto se l’URSS fosse collassata in seguito ai primi mesi di devastanti sconfitte. L’Operazione Barbarossa è dunque stata un’azzardata scommessa strategica, in cui la vittoria finale dipendeva interamente dal crollo della coesione politica, militare e sociale del nemico. L’Alto Comando tedesco non ha invece tenuto nella dovuta considerazione sia le risorse strategiche attuali dell’URSS, sia, e soprattutto, la sua capacità di generare nuove forze, maggiori delle proprie, per tutto il tempo necessario a concludere vittoriosamente la guerra.

È lo stesso tipo di errore che hanno commesso gli Alti Comandi occidentali in questo conflitto ucraino.

Essi hanno gravemente sottovalutato le risorse attuali della Russia: da questo errore dell’intelligence militare i continui proclami che la Russia starebbe per terminare le sue scorte di missili, proietti d’artiglieria, etc., rivelatisi via via sempre più grotteschi e difformi dalla realtà; hanno gravemente sottovalutato la sua capacità di generare nuove forze umane e materiali nel breve, e nel medio-lungo periodo: di qui l’errata valutazione dell’impatto delle sanzioni economiche sulla Russia, a torto creduto rapidamente incapacitante; hanno gravemente sottovalutato la coesione politica e sociale della compagine russa, la sua volontà di combattere e di stringersi intorno alla bandiera: di qui gli annunci, via via più ridicoli, di un prossimo rovesciamento del governo russo in seguito al dissenso della popolazione e di decisivi settori della classe dirigente.

 

Quarta fase trasformativa della guerra (fine autunno 2022 – inverno 2022/23). Due fazioni nei centri direttivi statunitensi: escalation o de-escalation del conflitto? Tre fatti significativi. Stime delle perdite ucraine e russe. Previsioni. La doppia trappola strategica.

Ritengo trasformativa la presente fase della guerra perché soltanto in questa fase viene chiaramente in luce la sua natura di doppia trappola strategica.

Nella quarta fase della guerra si verificano tre fatti significativi.

Sabotaggio del Northstream 2

Nel novembre 2022 un sabotaggio subacqueo rende inutilizzabile il Northstream 2, il gasdotto costruito per trasportare il metano russo in Germania attraverso il Mar Baltico, senza passare per l’Ucraina. L’inchiesta entra subito in stallo, per l’impossibilità politica di individuarne gli autori: infatti la logica del cui prodest suggerisce che responsabili ultimi dell’attentato siano gli Stati Uniti. Probabilmente, l’operazione è frutto di una collaborazione tra Royal Navy britannica e forze speciali polacche. Motivo del sabotaggio: nella classe dirigente tedesca crescono le preoccupazioni per i disastrosi effetti a lunga scadenza (progressiva disindustrializzazione della Germania) della cessazione di forniture d’energia russa a buon mercato. Il sabotaggio del gasdotto è un vero e proprio atto di guerra contro la Germania, volto a intimidirla perché si allinei senza esitazioni alla strategia di contrapposizione frontale alla Russia decisa dagli USA. L’intimidazione ha successo. Intimidita la Germania, l’unico Stato europeo che non aderisca perinde ac cadaver alla linea statunitense è la piccola Ungheria; nella NATO, l’unico Stato con un elevato grado di autonomia politica è la Turchia.

 

Dichiarazioni pubbliche del gen. Milley, capo dello Stato Maggiore congiunto USA

Nel novembre e di nuovo nel dicembre 2022 il gen. Mark Milley, capo dello Stato Maggiore congiunto statunitense, rilascia irrituali dichiarazioni pubbliche, invitando all’apertura di una trattativa diplomatica con la Russia, e asserendo che “agli ucraini non si può chiedere di più”. Le dichiarazioni irrituali di Milley sono evidente indizio che nei centri decisionali statunitensi confliggono due grandi fazioni: una incentrata nell’establishment bipartisan che dirige la politica estera, favorevole alla prosecuzione a oltranza della guerra in Ucraina ed eventualmente a una sua escalation; e un’altra, incardinata nel Pentagono, favorevole a una de-escalation del conflitto. Il fatto che Milley comunichi pubblicamente le sue posizioni prova che nel dibattito interno all’Amministrazione USA la posizione del Pentagono è minoritaria e teme di restarlo, e che lo scontro tra le due posizioni è molto aspro.

A ulteriore riprova dell’esistenza di questi schieramenti interni alla direzione statunitense, il recentissimo studio pubblicato dalla RAND Corp., Avoiding a Long War: U.S. Policy and the Trajectory of the Russia-Ukraine Conflict[1], [in nota riferimento bibliografico e traduzione italiana dell’abstract] che analizza, dal punto di vista dell’interesse nazionale USA, i costi di un prolungamento della guerra ucraina, raccomanda la de-escalation, e la cauta instaurazione di un processo diplomatico che porti a una conclusione negoziata del conflitto. La RAND Corporation è un importante e prestigioso centro studi che sin dalla sua fondazione fornisce analisi e progetti soprattutto al Pentagono.

 

Riconfigurazione della struttura di comando russo, annuncio di riforma delle FFAA russe

Nel gennaio 2023, il governo russo riconfigura il comando militare delle operazioni in Ucraina, e annuncia una più generale riforma strutturale delle sue Forze Armate. Il militare russo più alto in grado, generale Gerasimov, Capo di Stato Maggiore delle FFAA russe, viene insignito del comando generale delle operazioni in Ucraina, mentre il gen. Surovikin riprende il suo precedente ruolo di Comandante delle Forze Aerospaziali. Il governo ristabilisce i distretti militari di Mosca e Leningrado, ordina la formazione di un nuovo gruppo d’armate in Carelia, alla frontiera finlandese, e la creazione di dodici nuove divisioni dell’esercito. Annuncia altresì che entro il 2026 aumenterà le dimensioni del suo dispositivo militare in servizio permanente effettivo, portandole a 1,5 MLN di uomini. Nel contempo, i massimi dirigenti russi iniziano a dichiarare pubblicamente che la guerra in corso in Ucraina è, in realtà, una guerra tra Russia e NATO. Queste inedite dichiarazioni pubbliche hanno anche – come sempre in guerra – una valenza propagandistica interna, ma interpretate alla luce delle riforme militari in corso suggeriscono con un elevato grado di plausibilità che i decisori russi si preparano per il caso peggiore, ossia per un intervento diretto delle forze occidentali nel conflitto ucraino.

 

Prosegue la guerra d’attrito. Stime delle perdite ucraine e russe

Nel frattempo, sul terreno ucraino la guerra d’attrito continua. Continuano gli attacchi missilistici alle infrastrutture ucraine a doppio uso, civile e militare. Il dispositivo militare russo si consolida sulle posizioni difensive occupate e rafforzate dopo il ripiegamento. Continua e si perfeziona l’addestramento dei riservisti richiamati, e la logistica si adegua gradualmente all’arrivo dei rinforzi e alla prosecuzione degli intensi, costanti attacchi missilistici. I reparti russi sferrano attacchi incrementali sulle linee difensive ucraine, con ridotto impiego di truppe e larghissima, prolungata preparazione d’artiglieria, per limitare il più possibile le proprie perdite. Gli ucraini, intrappolati dalla necessità politica di resistere sempre e comunque e appena possibile attaccare, per giustificare il sostegno occidentale, cordone ombelicale della prosecuzione della guerra, non sono in grado di contrattaccare in forze, ma resistono anche oltre i vantaggi militari della resistenza e subiscono gravissime perdite di uomini e di materiali.

È impossibile, finché dura la guerra, avere dati certi delle perdite. Mentre scrivo, a fine gennaio 2023, fonti occidentali quali Strategic Forecasting, un’importante agenzia di intelligence privata che abitualmente collabora con la CIA, parla di più di 300.000 morti ucraini, per un totale di perdite irrecuperabili intorno ai 400.000 uomini. Le più recenti valutazioni occidentali, non ufficiali, delle perdite irrecuperabili russe parlano di 20.000 morti e 30.000 tra dispersi e feriti gravi. Pur con tutte le necessarie cautele, è abbastanza verisimile che il rapporto tra perdite ucraine e perdite russe si situi tra 10:1 e 5:1. Nelle grandi battaglie della IIGM, il rapporto di perdite tra lo sconfitto e il vincitore fu intorno a 1,3 – 1,5: 1. L’esercito ucraino non sembra essere in grado di preparare, nel prossimo futuro, una controffensiva su grande scala: per l’elevatissimo numero di perdite, soprattutto di ufficiali e sottufficiali veterani; per la scarsità di materiale bellico, nonostante i rinnovati invii di armi occidentali; per la crescente disorganizzazione delle strutture di comando militare; per la crescente, progressiva degradazione delle condizioni economiche e sociali dell’intera Ucraina.

 

Scelte operative dell’Alto Comando russo. Previsioni.

In sintesi, nella quarta fase della guerra comincia a risultare chiaro che il dispositivo militare russo ha raggiunto, o è sul punto di raggiungere, le condizioni necessarie e sufficienti a imprimere al conflitto la direzione voluta dal suo comando militare e politico.

Ovviamente, solo l’Alto Comando russo sa, o saprà, quale sia questa direzione, ma attualmente esso pare in grado di:

  1. proseguire la guerra d’attrito, applicando costantemente sul dispositivo militare ucraino, e sull’intera società ed economia ucraine, la sua forza superiore: così risparmiando la propria risorsa più preziosa, gli uomini. Gli uomini sono la risorsa russa più preziosa dal punto di vista politico, per evidenti ragioni rafforzate dall’approssimarsi delle elezioni presidenziali russe del 2024. Sono la risorsa più preziosa anche dal punto di vista militare, e in special modo lo sono i veterani, che devono addestrare e integrare nei reparti i riservisti richiamati, nessuno dei quali ha esperienza diretta di una guerra a così alta intensità (non ce l’ha nessuno al mondo tranne chi vi ha partecipato, nell’uno o nell’altro schieramento)
  2. passare all’offensiva su grande scala, su una o più direttrici. Prevedibili obiettivi strategici, l’annientamento progressivo della capacità di combattere dell’esercito ucraino; la riconquista delle porzioni territoriali dei quattro oblast annessi alla Russia, e riprese dall’Ucraina in seguito al ripiegamento russo; l’occupazione e l’annessione alla Russia di Odessa e dell’intero territorio della Novorossiya, in modo da escludere l’Ucraina dall’accesso al mare.

Probabilmente, nelle valutazioni dell’Alto Comando russo sono presenti, e non in secondo piano, le previsioni sulla reazione occidentale all’una e all’altra decisione operativa russa. Proseguire la guerra d’attrito consente alle direzioni occidentali di rinviare le decisioni strategico-politiche su escalation o de-escalation, e probabilmente avvantaggia la fazione favorevole alla de-escalation, dandole il tempo di organizzarsi meglio, trovare alleati, diffondere pubblicamente i suoi argomenti. Passare all’offensiva le obbliga a scegliere in tempi brevi, brevissimi se l’offensiva ha presto un chiaro successo. La fazione statunitense favorevole alla de-escalation è tuttora minoritaria: la situazione sul campo la favorisce, ma le manca l’appoggio aperto di almeno uno tra i più importanti alleati europei.

A mio avviso, per la Russia è vantaggioso evitare un’accelerazione del conflitto, sia per i rischi di fallimento e i costi umani sempre associati alle azioni offensive su grande scala, sia per non servire una carta decisiva al “partito della guerra a oltranza” statunitense, che sull’onda dell’emozione potrebbe iniziare una diretta, formale implicazione di forze occidentali nella guerra; per esempio, il varo di una “coalizione dei volonterosi” come proposto nel novembre 2022 a dal gen. (a riposo) David Petraeus, ossia con truppe polacche, rumene, baltiche, etc. che intervengano sotto la propria bandiera, ma non in quanto membri della NATO, in seguito a una richiesta di aiuto militare del governo ucraino: un escamotage giuridico per evitare un aperto conflitto diretto NATO – Russia, che rischierebbe di interessare anche il territorio statunitense.

Quindi, se devo arrischiare una previsione, penso che la Russia continuerà ancora a lungo la guerra d’attrito.

 

Vittoria decisiva della sola Ucraina. Vittoria decisiva con intervento diretto occidentale. Possibilità e probabilità

In estrema sintesi, a un anno dall’inizio della guerra risulta chiaro che una decisiva vittoria militare ucraina sulla Russia è materialmente impossibile, per quanto possano proseguire, o anche aumentare, nelle forme attuali, gli aiuti occidentali. La situazione può cambiare solo con un diretto coinvolgimento di truppe occidentali.

Comincia però ad albeggiare il dubbio, anche nelle direzioni politico-militari occidentali, che un diretto coinvolgimento di truppe occidentali nella guerra non basti ad assicurare, o almeno a rendere altamente probabile, la vittoria decisiva sulla Russia. Dubbiosi sono soprattutto i militari: per questo la fazione statunitense favorevole alla de-escalation si incardina sul Pentagono. Motivi:

  1. l’attuale dispositivo militare dell’intera NATO, Stati Uniti compresi, non è concepito e preparato per una guerra convenzionale ad alta intensità contro un nemico capace di condurla, come la Russia. Dalla fine della Guerra Fredda, tutte le nazioni NATO hanno fortemente ridotto i loro eserciti, dismesso gran parte delle strutture logistiche militari, indirizzato la struttura e l’addestramento delle loro FFAA, e la produzione delle loro industrie militari, a conflitti di breve durata contro nemici nettamente inferiori, in genere appartenenti al “Grande Sud del mondo”; una decisione tutto sommato ragionevole, finché la NATO non si è contrapposta alla Russia, che in effetti non la minacciava affatto.
  2. La Russia, invece, ha strutturato le sue FFAA e la sua industria militare in vista di una guerra difensiva contro la NATO, come è nella tradizione storica di un paese che da sempre deve fronteggiare e respingere grandi invasioni del suo territorio. Sinora ha privilegiato la difesa di ultima istanza, la triade nucleare, ma come prova la guerra in Ucraina non ha abbandonato la preparazione convenzionale e la sta rafforzando. Essa ha inoltre guadagnato, in settori decisivi come la missilistica e la difesa contraerea, la superiorità relativa rispetto agli Stati Uniti. Per compensare lo svantaggio ci vogliono anni.
  3. Un riarmo occidentale è molto arduo, il suo esito incerto, i tempi lunghi. I finanziamenti, anche massicci, non bastano: il denaro può comprare solo quel che già esiste, e quel che già esiste non basta. Per far esistere quello che manca, è necessario anzitutto determinare politicamente la strategia di sicurezza collettiva della NATO, un processo molto complicato e difficile anche per la frammentazione dei centri decisionali. Se il nemico principale della NATO è la Russia, è indispensabile, come minimo, e giusto per cominciare: costruire un alto numero di cacciabombardieri da impiegare in appoggio alla fanteria, e in grado di sopravvivere alle difese missilistiche russe; costruire le infrastrutture logistiche necessarie a un’ampia proiezione delle forze in caso di crisi, con la relativa pianificazione; varare un grande programma di difesa antiaerea integrata del territorio europeo; varare un vasto programma di reclutamento e addestramento truppe, in specie di ufficiali e sottufficiali. Al riguardo, è bene tenere presente che la rinuncia da parte di tutti i paesi NATO alla coscrizione obbligatoria ha provocato la perdita di ingenti riserve addestrate alle quali far ricorso in caso di necessità. In sostanza, in caso di una guerra che ci coinvolga, prenda tempi lunghi e sconti perdite rilevanti, mobilitazioni come quelle indette da Mosca e dall’Ucraina sono quasi impossibili, per i paesi dell’Europa Occidentale. Segue un lungo eccetera.
  4. Ovviamente, un diretto coinvolgimento occidentale nella guerra impedirebbe agli Stati Uniti di concentrarsi sul contenimento della Cina, rinsalderebbe l’alleanza di quest’ultima con la Russia, esporrebbe gli USA a una possibile guerra su due fronti contro due grandi potenze nucleari, e aumenterebbe progressivamente il rischio che nel conflitto con la Russia facciano capolino le armi atomiche. Quanto più diretto e intenso il conflitto convenzionale tra due grandi potenze nucleari come Russia e USA, tanto più probabile che il contendente che si credesse esposto a una probabile sconfitta decisiva mediti seriamente di impiegare le armi nucleari.
  5. Altrettanto ovviamente, in un conflitto diretto tra forze occidentali e Russia le perdite occidentali si conterebbero a decine di migliaia, un costo umano difficile da giustificare politicamente.

 

La doppia trappola strategica

Con l’allargamento a Est della NATO, e insistendo per includervi l’Ucraina, gli Stati Uniti hanno teso una trappola strategica alla Russia, costringendola a scegliere tra due alternative, entrambe molto pericolose nel medio-lungo periodo: accettare il divieto di avere una sfera d’influenza, e la minacciosa presenza di un bastione militare occidentale sulla soglia della Russia europea; oppure intervenire militarmente, assumendosi il grave rischio di un conflitto con la NATO, e compromettendo i propri rapporti politici ed economici con l’Europa. Questa è la prima ganascia della trappola strategica in cui la Russia è entrata ad occhi aperti, dopo aver tentato per quattordici anni di evitarla.

Gli Stati Uniti, però, hanno gravemente sottovalutato le capacità di resistenza e di reazione, militari, economiche, politiche e sociali della Federazione russa, e altrettanto sopravvalutato sia il prestigio deterrente della propria forza, sia le proprie attuali capacità e potenzialità militari ed economiche.  Si trovano dunque a dover scegliere tra due alternative, entrambe molto pericolose nel medio-lungo periodo.

La prima alternativa è la riduzione del danno, una de-escalation del conflitto ucraino che si risolve in una netta sconfitta politico-diplomatica, una pesante perdita di prestigio deterrente, la possibile apertura di faglie di crisi nel sistema di alleanze, e seri contraccolpi politici interni, es. una grave delegittimazione complessiva della classe dirigente.

La seconda alternativa è la fuga in avanti, una escalation a oltranza del conflitto, con l’eventuale – anzi probabile, perché necessario – coinvolgimento diretto di truppe occidentali; il rischio di una guerra convenzionale ad alta intensità per la quale gli USA e la NATO non sono preparati; il possibile futuro interessamento del territorio nazionale statunitense, e in prospettiva, la crescente possibilità di una degenerazione nucleare dello scontro.

Questa è la seconda ganascia della doppia trappola strategica, e ora si richiude sugli Stati Uniti che l’hanno tesa: ma vi sono entrati a occhi chiusi, e solo ora cominciano a vederla.

Ate, la dea che acceca, «da principio seduce l’uomo con amiche sembianze, ma poi lo trascina in reti donde speranza non c’è che mortale fugga e si salvi» (Eschilo, I persiani, 96-100)

Roberto Buffagni

 

[1] Charap, Samuel and Miranda Priebe, Avoiding a Long War: U.S. Policy and the Trajectory of the Russia-Ukraine Conflict. Santa Monica, CA: RAND Corporation, 2023. https://www.rand.org/pubs/perspectives/PEA2510-1.html

Abstract: “La discussione sulla guerra Russia-Ucraina a Washington è sempre più dominata dalla questione di come potrebbe finire. Per informare questa discussione, questa Prospettiva identifica i modi in cui la guerra potrebbe evolversi e in quale modo le traiettorie alternative influenzerebbero gli interessi degli Stati Uniti. Gli autori sostengono che, oltre a ridurre al minimo i rischi di una grave escalation, gli interessi degli Stati Uniti sarebbero meglio serviti evitando un conflitto prolungato. I costi e i rischi di una lunga guerra in Ucraina sono significativi e superano i possibili benefici di una tale traiettoria per gli Stati Uniti. Sebbene Washington non possa determinare da sola la durata della guerra, può adottare misure che rendano più probabile un’eventuale conclusione negoziata del conflitto. Attingendo alla letteratura sulla cessazione della guerra, gli autori identificano i principali ostacoli ai colloqui Russia-Ucraina, come il reciproco ottimismo sul futuro della guerra e il reciproco pessimismo sulle implicazioni della pace. La prospettiva evidenzia quattro strumenti politici che gli Stati Uniti potrebbero utilizzare per mitigare questi ostacoli: chiarire i piani per il futuro sostegno all’Ucraina, assumere impegni per la sicurezza dell’Ucraina, rilasciare assicurazioni sulla neutralità del paese e stabilire le condizioni per la revoca delle sanzioni alla Russia.”

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Carri armati e tragedia, di Michael Brenner

Mai nella memoria è stato così scoraggiante capire cosa sta succedendo durante una grave crisi internazionale come con la vicenda Ucraina.

Quella triste verità deve molto alla totale assenza di resoconti veritieri e analisi interpretative oneste da parte del MSM. Ci vengono servite porzioni pesanti di falsità, fantasia e farragine mescolate grossolanamente in una narrazione il cui rapporto con la realtà è tenue.

L’inghiottimento quasi universale di questa confezione è reso possibile dall’abdicazione della responsabilità – intellettuale e politica – da parte della classe politica americana, dall’alto e potente di Washington attraverso la galassia di carri armati senza pensiero e accademia egocentrica.

Ora, la legione di sceneggiatori di questa storia immaginaria sta lavorando con rinnovata energia per incorporare alcuni nuovi elementi: la decisione del presidente Joe Biden/NATO di inviare una serie eclettica di armature per sostenere le vacillanti forze dell’Ucraina; e le prove crescenti dello smantellamento paralizzante e incrementale del suo esercito da parte dell’esercito superiore della Russia.

Come sempre, quella reazione si rivela un esercizio di comportamento di evitamento. I circa 100 carri armati previsti per arrivare in modo frammentario nel corso del prossimo anno saranno un “punto di svolta”. L’esercito di Putin è una comprovata “tigre di carta”. La “democrazia” è destinata a prevalere sulla barbarie dispotica.

O così ci viene detto in dosi da far rivoltare lo stomaco di olio di serpente. Immagino che tutti abbiamo dei modi per divertirci.

Una confutazione sistematica di questa costruzione mitica è superflua e futile. È stato fatto nell’ultimo anno da analisti capaci, esperti e premurosi che sanno davvero di cosa stanno parlando: il colonnello Douglas Macgregor, il professor Jeffrey Sachs, il colonnello Scott Ritter e una manciata di altri che insieme sono relegati in oscuri siti web e disprezzati da il MSM.

Ecco un’analisi acuta di Ritter in Consortium News dell’effettivo valore militare dell’infusione di carri armati e altre armature e di ciò che questa mossa fa presagire per la traiettoria della guerra.)

A titolo di introduzione, aggiungo la mia personale valutazione dell’attuale quadro strategico e di dove siamo diretti. Si basa sull’inferenza – in una certa misura – così come sulla mia lettura della genealogia del conflitto. I punti principali sono espressi in frasi schiette e dichiarative. Ciò mi sembra necessario per rompere la nebbia delle fabbricazioni (bugie) e delle distorsioni calcolate che oscurano ciò che dovrebbe essere evidente.

Punti di partenza 

Il vertice della NATO dell’aprile 2008 a Bucarest, in Romania, dove le “aspirazioni dell’Ucraina ad aderire alla NATO” sono state formalmente accolte. (Archivio della Cancelleria del Presidente della Repubblica di Polonia, Wikimedia Commons)

Il punto di partenza della crisi è stato nel febbraio 2014, quando l’amministrazione Obama ha ispirato e orchestrato un colpo di stato a Kiev che ha usurpato il presidente democraticamente eletto Viktor Yanukovich. Victoria Nuland, assistente del segretario di stato degli Stati Uniti, era lì a Maidan Square a guidare il tifo e connivenza insieme a suo fratello nella rivoluzione colorata, l’ambasciatore Geoffrey Pyatt.

Hanno collaborato con gruppi ultranazionalisti estremisti e violenti con i quali Washington aveva attivamente coltivato legami per un certo numero di anni. Quegli ultras dominano ancora oggi i servizi di sicurezza ucraini e l’organo politico chiave del governo, il Consiglio di sicurezza.

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Il golpe di Maidan è stato il culmine del radicato obiettivo americano di incorporare un’Ucraina anti-russa nell’orbita organizzativa occidentale: la NATO in primis, come aveva cercato di fare il presidente George W. Bush già nel 2008.

Il picchetto di una Russia tenuta ai margini di un’Europa diretta dagli americani era stato un obiettivo sin dal 1991. L’emergere di un leader forte e altamente efficace come rappresentato da Vladimir Putin ha accelerato la necessità percepita di mantenere la Russia debole e inscatolata.

In cima al furgone, il leader ucraino dell’opposizione di estrema destra Oleh Tyahnybok, a sinistra, insieme a Vitali Klitschko e Arseniy Yatsenyuk, al centro, rivolgendosi ai manifestanti di Euromaidan, 27 novembre 2013. (Ivan Bandura, CC BY 2.0, Wikimedia Commons)

L’insurrezione/secessione del Donbass, provocata dal Primo colpo di Stato accompagnato dall’ascesa al potere di elementi rabbiosi a Kiev dediti a soggiogare i circa 10 milioni di russi del paese, portò all’autonomia delle oblast di Donetsk e Luhansk, nonché all’integrazione delle Crimea (storicamente e demograficamente parte della Russia) nella Federazione Russa.

Da quel momento in poi, gli Stati Uniti hanno elaborato ed eseguito una strategia per invertire entrambi i turni, per rimettere la Russia al suo posto e tracciare una netta linea di separazione tra essa e tutta l’Europa a ovest.

L’Ucraina divenne di fatto un protettorato americano. I ministeri chiave sono stati salati con consiglieri americani, incluso il Ministero delle finanze guidato da un cittadino americano inviato da Washington. È stato intrapreso un massiccio programma di armamento, addestramento e in generale di ricostituzione dell’esercito ucraino. (Negli anni del presidente Barack Obama, il supervisore del progetto era il vicepresidente Joe Biden.)

7 dicembre 2015: il vicepresidente degli Stati Uniti Biden e il presidente ucraino Petro Poroshenko a Kiev. (Ambasciata USA Kiev, Flickr)

Washington ha anche usato la sua influenza per indebolire gli accordi di Minsk II in cui Ucraina e Russia hanno firmato una formula per la risoluzione pacifica della questione del Donbass, presumibilmente sottoscritta da Germania e Francia e approvata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Ora sappiamo da sincere testimonianze pubbliche che Kiev, Berlino e Parigi non avevano alcuna intenzione fin dall’inizio di attuarlo. Piuttosto, era un espediente per guadagnare tempo per rafforzare l’Ucraina al punto da poter riconquistare i territori “perduti” infliggendo una sconfitta militare alla Russia.

[Correlato:  SCOTT RITTER: Merkel rivela la doppiezza di West ]

L’amministrazione Biden ha fatto i preparativi per aumentare le tensioni al punto da rendere inevitabile un conflitto armato. Il bombardamento sporadico della città di Donetsk (dove 14.000 civili sono stati uccisi tra il 2015 e il 2002, secondo una stima ufficiale di una commissione delle Nazioni Unite) è stato moltiplicato, le unità dell’esercito ucraino si sono radunate in massa lungo il confine delimitato. La Russia ha anticipato. Il resto è storia.

(Tutta la recitazione di cui sopra è una questione di pubblico dominio e documentata.)

Marzo 2015: i civili passano mentre l’OSCE monitora il movimento di armi pesanti nell’Ucraina orientale. (OSCE, CC BY-NC-ND 2.0)

Dove siamo ora?

Qui, l’inferenza ha la precedenza.

L’amministrazione Biden si è impegnata all’escalation con il dispiegamento di sistemi di armi pesanti precedentemente preclusi. Ha armato con forza anche i suoi alleati dell’Europa occidentale per fornire armamenti. Come mai? Le persone che guidano la politica a Washington non possono sopportare la prospettiva di una sconfitta.

Vale a dire, uno schiacciamento russo dell’esercito ucraino, la sua incorporazione delle rivendicate quattro province e la fatua narrativa occidentale mostrata come poco più di una serie di bugie. È stato investito troppo in termini di prestigio, denaro e capitale politico perché tale risultato fosse tollerato.

Inoltre, proprio come l’Ucraina è stata usata cinicamente come strumento per mettere in ginocchio la Russia, così la snaturazione della Russia come potenza è vista come parte integrante del confronto globale con la Cina che domina tutto il pensiero strategico.

L’opzione di elaborare termini di coesistenza e concorrenza non coercitiva con la Cina è stata respinta a titolo definitivo. Quasi tutta la classe politica americana è determinata a rafforzare l’egemonia globale del paese e si sta attrezzando per farlo. Il resto del paese deve ancora essere informato ed è troppo distratto per preoccuparsi di prestare attenzione ai segni evidenti di ciò che sta accadendo.

Il programma strategico è stato delineato nel famigerato promemoria del marzo 1991 di Paul Wolfowitz, l’allora sottosegretario per la politica del Pentagono, sulla prevenzione dell’ascesa di qualsiasi superpotenza rivale. Questa è diventata Scrittura per la maggior parte della comunità di politica estera.

(I suoi contenuti, insieme alla genesi dei neo-con che l’hanno adottata molto tempo fa come scrittura sacra, hanno compiuto la trasformazione storica da una sola setta all’essere la fede dottrinale semi-ufficiale dell’intero impero americano.)

2 ottobre 1991: Paul Wolfowitz, a destra, come sottosegretario alla difesa per la politica, durante la conferenza stampa sull’operazione Desert Storm. Gen. Norman Schwarzkopf al centro. (Lietmotiv via Flickr)

L’assoluto fallimento nel far crollare l’economia russa, aprendo così la strada al cambiamento politico a Mosca, e rendendo inutile il suo supplemento al potere cinese è una delusione; ma ciò non turba i veri credenti. Gli Stati Uniti hanno unificato un occidente collettivo imbrigliato come le sue pedine volenterose che acconsentono a qualunque mossa Washington voglia che seguano.

L’evento segnale che sottolinea quella straordinaria subordinazione fu l’accordo della Germania per consentire agli Stati Uniti (e soci) di far saltare in aria gli oleodotti Nordstrom, che i successivi governi di Berlino avevano ritenuto essenziali per soddisfare il fabbisogno energetico dell’industria tedesca.

Si può razionalizzare come la disponibilità del cancelliere Olaf Scholz a “prenderne uno per la squadra”. Quale squadra? Quale prevalente interesse nazionale? Gli annali della storia non registrano un caso paragonabile di uno stato sovrano che si è inflitto un danno così grave di sua spontanea volontà.

Mappa delle esplosioni causate ai gasdotti Nord Stream il 26 settembre 2022. (FactsWithoutBias1, CC-By-SA 4.0, Wikimedia Commons)

Un ulteriore vantaggio della vicenda ucraina, agli occhi dei politici americani, è la cristallizzazione di un sistema internazionale la cui struttura di base è bipolare – un mondo “noi contro loro” simile alla Guerra Fredda – conveniente nella misura in cui pone pochi richieste di immaginazione intellettuale o di abile diplomazia per le quali non hanno né attitudine né appetito.

Tutti i membri del collettivo West hanno aderito al piano di escalation di Biden. Così anche, ovviamente, le fazioni dominanti nel governo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ci sono buone ragioni per pensare che lo scopo dell’improvvisa visita del direttore della CIA William Burns a Kiev pochi giorni prima dell’annuncio del dispiegamento del carro armato Abrams fosse quello di garantire che non ci fossero disertori nella cerchia ristretta di Zelensky o altri alti funzionari che avrebbero potuto raffreddarsi. piedi alla prospettiva che l’Ucraina diventi il ​​campo di battaglia di una guerra russo-americana con effetti simili a quelli che aveva subito dal 1941 al 1944.

La visita di Burns è stata seguita quasi immediatamente da una massiccia epurazione dei ranghi dirigenziali insieme ai funzionari di livello inferiore. La linea ufficiale, accettata dal sempre flessibile MSM, è stata che questa epurazione rappresentava una virtuosa campagna anticorruzione, anche se nel bel mezzo di una guerra su vasta scala.

Ci è stato detto che Burns è venuto fin lì per chiarire alcuni problemi minori (e forse per fare il bagno?). Lo stesso Zelenskyj era diventato una risorsa troppo preziosa come annunciato salvatore dell’Ucraina per sbarazzarsi di se stesso, come lo era Ngo Dinh Diem in Vietnam nel 1963.

Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky mostra un regalo fatto dal presidente della Camera Nancy Pelosi dopo il suo discorso al Congresso degli Stati Uniti il ​​21 dicembre 2022. (C-Span still)

Burns ha senza dubbio offerto garanzie di essere al sicuro, chiunque altro sarebbe stato gettato in mare. È quasi impossibile vedere come gli obiettivi degli Stati Uniti possano essere raggiunti in Ucraina. Tuttavia, i neo-conservatori non hanno alcuna “marcia indietro” – per usare l’appropriata frase dell’analista Alexander Mercouris.

Hanno istigato una crociata volta a garantire il dominio globale dell’America, per sempre e subito. L’Ucraina è una stazione di passaggio sulla strada per quella Gerusalemme visionaria. Nel loro grande schema, tuttavia, non sono riusciti a preoccuparsi di una strategia coerente e fattibile per risolvere l’attuale crisi.

Per quanto riguarda il presidente Joe Biden, sembra essere solo nominalmente al comando. È stato interamente catturato dai neoconservatori. Non sente altre voci. Come un falco istintivo per tutta la vita, si sporge nella loro direzione. È vecchio e debole.

Prima della fine dell’anno, è probabile che tutti noi affronteremo il momento della verità. Le forze russe saranno sul Dnepr e, in alcuni punti, oltre. L’esercito ucraino sarà allo stremo, nonostante Abrams, Leopard II, Challenger, Bradley ecc. Cosa fa allora il gruppo di Biden ingannato e incapace? Tutto è possibile.

Michael Brenner è professore di affari internazionali all’Università di Pittsburgh. mbren@pitt.edu

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Ucraina! Il conflitto attraverso le immagini_1a puntata_a cura di Max Bonelli

Con questo filmato avviamo una rubrica quotidiana di documentazione del corso del conflitto in Ucraina. Uno strumento utile a comprendere la natura e le motivazioni di questo confronto e a considerare la realtà verso la quale ci sta trascinando surrettiziamente l’avventurismo delle nostre classi dirigenti. Buona visione, Giuseppe Germinario

Questo è il miglior video di combattimento dall’inizio della guerra. L’episodio ha avuto luogo nella zona di Kreminna

https://rumble.com/v27rhem-ucraina-le-caratteristiche-del-conflitto-attraverso-i-filmati-1a-puntata-a-.html

 

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La coalizione di carri armati della NATO è un’escalation, ma il suo significato non dovrebbe essere esagerato, di Andrew Korybko

Entrambe le parti dovrebbero astenersi dall’indulgere nel cosiddetto “copio” e smettere di far girare questa mossa come se fosse un punto di svolta o uno squib umido poiché non è né l’uno né l’altro. Sicuramente è un’escalation, ma non porterà nemmeno alla vittoria “inevitabile” di Kiev. Come ha recentemente affermato l’esperto militare russo Mikhail Khodaryonok, “il campo di battaglia è l’unica cartina di tornasole”, che presto tutti guarderanno svolgersi in tempo reale.

”Una risposta tangibile alla “nuova narrativa”

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I paesi della NATO hanno finalmente deciso di formare una coalizione per l’invio di carri armati moderni in Ucraina dopo un dibattito tra di loro su questo sviluppo, che rappresenta l’ultima escalation nella loro guerra per procura  contro la Russia. Le capacità militari di Kiev alla fine saranno quindi rafforzate al punto in cui potrebbe avere maggiori possibilità di sfondare la linea di controllo (LOC) che è rimasta congelata  per la maggior parte dell’ultimo semestre con poche eccezioni, quelle ovviamente nelle Regioni di Kharkov e Cherson ..

La tempistica di questa mossa è importante poiché dà credito alle osservazioni “politicamente scorrette” sulle reali dinamiche strategico-militari di questo conflitto che i media occidentali del Mainstream (MSM) guidati dagli Stati Uniti fino a poco tempo fa avevano insabbiato. Prima di metà gennaio, la “narrativa ufficiale” era una delle presunte “inevitabili” vittorie di Kiev, ma americani polacchi ,  e persino alcuni funzionari ucraini si sono coordinati per spostarla decisamente in una situazione in cui ora sono seriamente preoccupati per la possibile sconfitta di Kiev.

Questo capovolgimento narrativo è avvenuto nel mezzo delle dinamiche sempre più destabilizzanti del “deep state” dell’Ucraina,  caratterizzate dalle feroci lotte interne dei servizi di sicurezza che persino la “Radio Free Europe/Radio Liberty” gestita dallo stato statunitense ha tacitamente riconosciuto mettendo in discussione il capo dell’intelligence militare  che si è lamentato di questo. Quell’intrigo a sua volta ha catalizzato l’epurazione de facto di vasta portata di Zelenskyj di funzionari militari, regionali e della sicurezza all’inizio della settimana, che sembra aver consolidato con successo il suo potere, almeno per ora.

I paesi della NATO si sono quindi sentiti abbastanza a proprio agio nel formare la coalizione precedentemente descritta di cui hanno discusso già nell’ultimo mese, poiché opportunisti speculativi e pacifisti all’interno del regime del loro delegato ora hanno meno possibilità di controbilanciare i loro piani. Riguardo a loro, non è chiaro quanto del precedente dibattito guidato dai tedeschi su questo fosse sincero e fino a che punto avrebbe potuto essere messo in scena per ragioni di gestione della percezione al fine di spostare il bisogno dell’opinione pubblica su questo tema.

Obiettivi logistici e politici supplementari

In ogni caso, il risultato è lo stesso, vale a dire che la NATO sta intensificando la sua guerra per procura contro la Russia attraverso l’Ucraina attraverso la formazione di una coalizione di carri armati che potrebbe benissimo evolversi rapidamente in una che invii presto altre armi moderne a Kiev come jet e armi di lunga durata. missili a gittata .  La ragione di questa previsione è che il “mission creep” è chiaramente in atto per cui quell’alleanza anti-russa è ora spinta a garantire un cosiddetto “ritorno sull’investimento” tangibile sul campo dopo aver già dato a Kiev oltre $ 100 miliardi ..

La loro coalizione appena assemblata avanza anche importanti obiettivi logistici e politici accanto a quelli militari evidenti. Per quanto riguarda il primo, aiuta ad alleviare la wellben nota pressione -sui loro complessi militari-industriali (MIC) cambiando la natura delle armi inviate a Kiev invece di rischiare l’ulteriore esaurimento delle scorte esistenti che si sono già esaurite. Per quanto riguarda il secondo, questa cosiddetta “condivisione degli oneri” rafforza l’ egemonia recentemente riaffermata degli Stati Uniti sull’Europa.

Minimizzando questo sviluppo

Per passare a una spiegazione del motivo per cui il significato di questa escalation non dovrebbe essere esagerato, occorre innanzitutto ricordare agli osservatori che sta avvenendo proprio nel momento in cui Kiev viene gradualmente respinta dal Donbass dopo Russia’s liberation of Soledarla liberazione di Soledar da parte della Russia .  Le dinamiche strategico-militari sul campo hanno finalmente cominciato a superare l’impasse precedente che ha ampiamente caratterizzato l’ultimo semestre e a favore della Russia, da qui l’urgenza con cui la NATO ha riunito la sua coalizione di carri armati.

A dire il vero, questo in teoria sarebbe potuto accadere all’inizio dell’operazione speciale della Russia, ma il Golden Billion ,  dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti era impreparato alla reazione cinetica di Mosca all’attraversamento delle sue linee rosse di sicurezza nazionale in Ucraina e pensava anche che avrebbero potuto paralizzare il Cremlino a buon mercato. Ecco perché nell’ultimo anno hanno eliminato attrezzature obsolete dalle loro scorte invece di dare immediatamente la priorità alle armi moderne come i carri armati che stanno per inviare. Il motivo per cui ora stanno inviando attrezzature molto più costose e moderne è perché la Russia ha distrutto tutte quelle armi obsolete che erano già state inviate lì. Questa osservazione conferma quanto siano formidabili le sue forze armate che sono state in grado di eliminare una quota così ampia delle scorte della NATO in meno di un anno intero, riuscendo comunque a congelare la LOC fino ad ora. Dal momento che un cessate il fuoco è politicamente fuori discussione per quell’alleanza anti-russa, hanno quindi deciso di intensificare.

Il nuovo modello di guerra per procura della NATO

In nessuna circostanza possono de facto riconoscere i guadagni sul campo della Russia in quelle che erano le ex regioni orientali e meridionali dell’Ucraina, poiché ciò dimostrerebbe che questa grande potenza eurasiatica è stata in grado di resistere con successo all’assalto senza precedenti della guerra per procura della NATO contro di essa. Le conseguenze politiche di ciò esporrebbero i limiti militari di questo blocco  Nuova Guerra Fredda  che ridurrebbe quindi le possibilità che possano esportare il loro nuovo modello di guerra per procura altrove in futuro.

Il suddetto modello di cui sono stati i pionieri nel corso dell’attuale conflitto è nuovo nel senso di come è destinato a intensificare i dilemmi della sicurezza regionale al fine di far pendere l’ago della bilancia a favore della NATO. Per riassumere, le capacità militari di uno stato più piccolo vengono rapidamente sviluppate con il supporto di quel blocco al fine di metterlo nella posizione di ricattare eventualmente il suo vicino più grande, dopodiché quello stato preso di mira è costretto a capitolare o intraprendere un’azione cinetica transfrontaliera per neutralizzare la minaccia.

Il primo porterebbe inevitabilmente la NATO a costringere quel più grande stato adiacente a una serie di infinite concessioni unilaterali volte a neutralizzare alla fine la sua autonomia strategica e quindi a trasformarlo in uno stato vassallo. Il secondo, nel frattempo, indurrebbe immediatamente la NATO a correre al sostegno del suo delegato, nello stesso modo in cui ha appena fatto con l’Ucraina, per perpetuare indefinitamente una guerra per procura volta a erodere le capacità militari di quel più grande stato adiacente parallelamente alla produzione del pretesto per le sanzioni.

Il potente colpo della Russia ai piani per procura della NATO

La Russia è l’attuale obiettivo del nuovo modello di guerra per procura della NATO, ma si prevede che anche Cina and e Iran finiranno nel mirino della perfezione di questo modello (o almeno delle sue modifiche) nel corso del conflitto ucraino, a meno che non scelgano di capitolare prima. Detto questo, se questo stesso modello viene screditato in Ucraina quando la Russia dimostra che il delegato regionale della NATO non può difendere il territorio che rivendica con il suo sostegno, allora altri attori regionali potrebbero esitare a replicare il ruolo di guerra per procura di Kiev.

Dopotutto, vedrebbero che rischiano tangibilmente di perdere parecchio seguendo i complotti di guerra per procura regionale di quel blocco invece di vincere immensamente come la NATO aveva affermato in precedenza che l’Ucraina “inevitabilmente” avrebbe resistito fino a quando i suoi membri americani e polacchi non avessero decisamente ribaltato il “narrativa ufficiale” su questa guerra per procura. Inoltre, altri potenziali delegati vedono già che la Russia ha distrutto le scorte obsolete della NATO che erano già state inviate in Ucraina, il che significa che il blocco ora ha meno da risparmiare per altri delegati.

Allo stato attuale, il nuovo modello di guerra per procura della NATO ha già subito un duro colpo poiché la Russia ha esaurito con successo le sue scorte obsolete e quindi ha portato quel blocco ad avere molto meno da dare agli altri in qualsiasi momento fino a quando il suo MIC non reintegra le sue perdite, il che è previsto impiegare almeno qualche anno. Pertanto, non si può dare per scontato che il suo invio di armi più moderne farà una differenza significativa sul campo, poiché anche la Russia potrebbe benissimo distruggerle.

Keen Insight From Mikhail KhodaryonokIntuizione acuta da Mikhail Khodaryonok

A questo punto è importante fare riferimento all’intuizione recentemente condivisa da Mikhail Khodaryonok nella sua ultima analisi per RT . . Quell’esperto militare ha affermato in modo convincente che il numero di carri armati che probabilmente verranno inviati in Ucraina sarà insufficiente per cambiare seriamente le dinamiche lungo la LOC, sebbene abbia anche riconosciuto che “Il campo di battaglia è l’unica cartina di tornasole per i vantaggi e gli svantaggi di qualsiasi tipo di arma o equipaggiamento militare”.

Ha ragione su entrambi i fronti, anche se la visione strategica più ampia condivisa finora in questa analisi aggiunge credito alla conclusione di Khodaryonok secondo cui il significato di quest’ultima escalation non dovrebbe essere esagerato poiché la Russia ha dimostrato fino a questo punto di poter gestire tali sviluppi. Naturalmente, l’introduzione di armi più moderne in questa guerra per procura è sicuramente un nuovo fattore che dovrebbe essere preso sul serio, ma sarebbe stato più significativo se fosse successo un anno fa invece che adesso.

L’ultima possibilità di Kiev

La tempistica di questo sviluppo suggerisce che si sta ricorrendo a esso come un disperato tentativo disperato per garantire almeno che la LOC rimanga congelata dopo che le dinamiche strategico-militari hanno finalmente iniziato a muoversi a favore della Russia su di essa facendo gradualmente progressi tangibili nel Donbass seguendo l’azione di Soledar liberazione. La NATO spera che cambierà le regole del gioco consentendo a Kiev di invertire quest’ultima tendenza e quindi riconquistare parte del territorio che rivendica, ma tale risultato non può essere dato per scontato come è stato spiegato.

Se l’invio di carri armati più moderni in Ucraina non riesce a raggiungere l’obiettivo minimo della NATO di congelare almeno il LOC, allora non si può escludere che potrebbe presto inviare jet più moderni e missili a lungo raggio troppo presi dal panico per preservare il blocco del blocco. reputazione che rischierebbe di essere rovinata dalle conquiste della Russia. Le percezioni globali di questa alleanza guidata dagli Stati Uniti andrebbero in frantumi se Mosca continuasse a fare progressi tangibili sul campo, nonostante quei carri armati più moderni che il blocco ha inviato in Ucraina.

Pensieri conclusivi

Lo scenario peggiore è che la NATO possa intervenire formalmente nel conflitto (a livello multilaterale o solo attraverso la Polonia )  per stabilire una netta linea rossa nella sabbia da qualche parte all’interno del resto dell’Ucraina se i suoi più moderni carri armati, jet e lunghi tutti i missili a lungo raggio non riescono a fermare il rullo compressore russo. È troppo presto per prevedere con sicurezza che quegli eventi si svolgeranno, ma è anche troppo presto per liquidarli a priori, soprattutto se si considerano i calcoli militari, politici, di soft power e strategici della NATO.

Come dichiarato dal titolo di questa analisi, la coalizione di carri armati anti-russi è quindi davvero un’escalation, ma anche il suo significato non dovrebbe essere esagerato. Entrambe le parti dovrebbero astenersi dall’indulgere nel cosiddetto ” copiumcopio ”  e smettere di far girare questa mossa come se fosse un punto di svolta o uno squib umido poiché non è né l’uno né l’altro. Sicuramente è un’escalation, ma non porterà nemmeno alla vittoria “inevitabile” di Kiev. Come ha detto Khodaryonok, “il campo di battaglia è l’unica cartina di tornasole”, che presto tutti guarderanno svolgersi in tempo reale.

https://korybko.substack.com/p/natos-tank-coalition-is-an-escalation

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Unione Europea e Germania! Controfigure e protagonisti_con Antonio de Martini

Da quaranta anni la costruzione e la designazione del nemico seguono lo stesso canovaccio. Dalle stelle alle stalle, personaggi come Saddam Husseyn, Milosevic, Gheddafi, per un pelo anche Assad, forse in un prossimo futuro Zelenski, hanno conosciuto una fine tragica, illudendosi per un attimo della benevolenza e delle grazie concesse dalla potenza aggrappata alle sue ambizioni egemoniche. Non sono altro che singoli punti di un cerchio che sta stringendo in una morsa ferrea ancora una volta l’Europa ed in particolare la Germania. Piuttosto che reagire, le vittime designate hanno scelto di divincolarsi il meno possibile. Così facendo pensano di guadagnare tempo; i più illusi ritengono di potersi ritagliare i resti di qualche pietanza. Saranno essi stessi la pietanza; il tacchino farcito da spolpare, senza nemmeno il ringraziamento. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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LA DECOSTRUZIONE DELLA POTENZA GERMANICA PRESENTATA COME CRISI DELLA UNIONE EUROPEA ENTRA NELLA FASE ACUTA ed altro_di Antonio de Martini

DALL’ULTIMO DECENNIO DEL 900 E PER TUTTO QUESTO QUARTO DEL NUOVO SECOLO OGNI SILURO ALL’UNIONE EUROPEA E’ STATO UN ATTACCO ALLA GERMANIA PER SCOMPAGINARNE LE ALLEANZE, LA CONSISTENZA POLITICA, ECONOMICA E FINANZIARIA E SMANTELLARNE O SVIARNE OGNI TENDENZA UNITARIA E IMPULSI DI SVILUPPO DEL NOSTRO CONTINENTE VERSO L’ASIA.

La costruzione dell’”American Century” e del ” Nuovo Ordine Mondiale“, fin dal 1991 – quando George Bush gettò la maschera della democrazia per annunziare al mondo che si apriva una nuova era – Il governo degli Stati Uniti si é premurato di trasformare ogni organizzazione internazionale in coalizione militare indicando come nemico N1 del mondo civile, progressivamente personaggi e paesi satelliti, resi prima sospetti poi impopolari agli occhi della opinione mondiale fino a renderli odiati, prima di annunziare punizioni esemplari, per ordine della ” Comunità internazionale“da loro rappresentata, ed eseguita dai più zelanti tra gli alleati ” volenterosi”nel caso di dissensi in sede ONU.

La prima coalizione militare seria (l’Irak) raccolse trentun paesi, l’ultima, quest’anno, cinquantuno.

Ognuna di queste coalizioni ha indicato – in un crescendo rossiniano- un “nemico pubblico” diverso, ma il risultato dell’azione é stato sempre a favore del governo degli Stati Uniti e il costo sopportato da altri, in particolare dall’Unione Europea o alcuni dei suoi componenti.

La sequenza delle “ punizioni” esemplari iniziata – a mò di manovra a fioco realistica- con l’isoletta caraibica di Granada, é giunta al confronto col primo avversario veramente pericoloso dato l’armamento nucleare di cui dispone e il fatalismo patriottico dei suoi abitanti. La Russia.

Per raggiungere questo obbiettivo mirante all’affermazione egemonica, il governo USA non ha esitato, dopo 75 anni di pace, a portare il conflitto nel cuore dell’Europa, dopo aver promosso la “secessione” dell’Inghilterra dalla UE, incoraggiato atteggiamenti di insofferenza verso la confederazione da parte di paesi europei tradizionalmente filo britannici come la Polonia e sta correndo un rischio calcolato di una overreaction russa, ma il suo vero obbiettivo sembra essere la destrutturazione dell’impalcatura della Unione Europea a guida germanica, con l’intento di sostituirla con un’espressione geografica in grado di ospitare amichevolmente basi militari e centri di influenza economica statunitense.

A ben vedere, in effetti la Russia con un PIL di poco superiore a quello italiano, con una demografia deficitaria e permeata di una mentalità mai veramente aperta al mondo – tipica di paesi non marinari – pur disponendo di un pericoloso arsenale nucleare, rappresenta più un “ brillante secondo” degli USA ( come l’Austria-Ungheria Asburgica con la Germania guglielmina) che un competitore capace di offrire al pianeta un modello di sviluppo civile. Il primo a notare la complementarietà tra USA e URSS fu Alberto Ronchey nel 1960 in un pamphlet “ L’Orso e la Balena”.

Il continente europeo, invece é culturalmente cattolico, dispone ( con l’Euro) di una potenza finanziaria, industriale ( con brevetti e colossi tedeschi) e demografica ( 500 milioni contro 300 scarsi e disomogenei) meglio strutturata di quella statunitense ( protestante con crescente minoranza cattolica e ortodossa, col dollaro fragilizzato da crisi in successione e politicamente semi isolata con due soli partner a fedeltà inossidabile: Israele e UK).

Il vecchio continente mantiene una influenza importante sull’Africa occidentale ( tramite i residui coloniali della Francia), sta acquisendo influenza in paesi chiave come l’Egitto, la Russia o la Cina ( prevalentemente tramite l’attivismo economico tedesco) mentre l’influenza culturale e linguistica dello spagnolo, supera già nel mondo – di oltre cinquanta milioni- la diffusione della lingua inglese, tallonata dalla francofonia (300 milioni).

La rinascita economica e industriale cinese pur realizzata con capitali anglosassoni e per altri fini non si é limitata a fungere da “fabbrica dell’occidente”, ma si é lanciata in autonomia sui mercati mondiali ridando centralità globale al Mediterraneo a scapito delle rotte atlantiche e dei porti protestanti come Anversa, Rotterdam, Londra, Amburgo (insomma la vecchia lega anseatica).

Il travaso migratorio dal Messico verso gli USA – altro indotto della strategia americana di utilizzo di mano d’opera a basso costo per massimizzare il profitto- minaccia di trasformare stati decisivi dell’Unione come la California e il Texas in stati di lingua spagnola (già oggi é la seconda lingua e la segnaletica stradale si é adeguata).

Nessuna meraviglia se gli Stati Uniti minacciati di perdere l’egemonia mondiale per mano del principale alleato, invidiati e imitati dall’Asia in crescita e sfruttati dagli alleati minori, abbiano sentito la necessità di articolare una strategia di blocco per gli europei, di sottomissione dei russi e di intimidazione dei cinesi: accerchiando la Cina e minacciando ( con basi, alleanze e pirateria) le sue rotte commerciali autonome, disarticolando la UE e avviando la sottomissione dei russi mediante la vecchia “ Strategia Schulenburg”( 1941-44) di muovere guerra alla Russia utilizzando altri russi.

Nei tre documenti qui illustrati, tutti ordinati alla Rand Corporation dallo Stato Maggiore USA nel 2019, si esaminano rispettivamente i punti suscettibili di provocare “la Russia di Putin” ( in 27 pagine), la strategia russa ( chiamata Russian subversion9 , in 31 pagine ed infine il documento strategico ” Extending Russia” di 325 pagine che illustra la strategia per far dilatare le spese del governo russo costretto ad aumentare a dismisura il budget della Difesa ed ogni altra uscita per far fronte alla competizione con l’Occidente. Chi volesse leggerli per intero può accedere coi link che seguono.

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PE338.html

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PE331.html

https://www.rand.org/pubs/research_reports/RR3063.html

La unica differenza, in una politica estera sostanzialmente impersonale e costante, tra Biden e Trump consiste nell’approccio soft verso la Russia e hard verso la Cina di quest’ultimo, mentre Biden ha scelto l’inverso.

LA POSIZIONE ITALIANA

L’Italia si trova a dover scegliere tra questi due corni del dilemma assistendo impotente alla disarticolazione della costruzione europea di Schuman, Adenauer e De Gasperi, sovente tradita da tutti i successori e in particolare quelli che si sono succeduti in questo ultimo decennio che, per salvare il predominio dei paesi del nord nelle sedi brussellesi, hanno recentemente allargato i cordoni della borsa ai paesi latini e Mediterranei – in primis Italia e Spagna- rovesciando ogni loro dogma economico e finanziario, visto che l’esperimento greco di soffocamento non fu conclusivo. La soluzione per i paesi latini ( Francia, Italia e Spagna) e non solo per l’Italia, é a mio avviso solo la ricostruzione paziente dell’edificio europeo con baricentro mediterraneo, riducendo l’influenza dei paesi del nord – segnatamente quella germanica nel suo stesso interesse- alcuni dei quali succubi dell’influenza statunitense per via della paura della Russia contro la quale vengono sistematicamente aizzati.

I fondi utilizzati per acquisire il consenso dei paesi mediterranei e la lunga lotta per ottenerli non devono ingannarci: la dimensione moderna dell’azione politica globale é una dimensione continentale e la conduzione dell’Europa da parte dei paesi del nord – anche se si é trattato di uno stile di guida gradito agli anglosassoni – si é rivelato fallimentare sul piano della coesione, velleitario sul piano delle ambizioni e servile sul piano del rapporto con USA e Gran Bretagna.

Un deciso aumento della influenza dei paesi latini mediterranei sarebbe nell’interesse di tutti i paesi appartenenti alla odierna UE a condizione che l’Unione futura integri i suoi rapporti storici, politici ed economici con l’Egitto e il Maghreb (indispensabile piedistallo della futura Unione che aggiungerebbe alla comunità 250 milioni di abitanti come promesso a Barcellona 2000, anno in cui ci impegnammo ad abbattere le barriere doganali col nord Africa e non ne facemmo nulla.

LA POSIZIONE FRANCESE

Appesantita da un passato coloniale che avvelena i suoi rapporti in particolare con l’Algeria che ebbe a combattere una guerra di indipendenza di otto anni col solo aiuto di Enrico Mattei, la Francia solo ieri é stata invitata dal Burkina Faso a ritirare la sue truppe ( impegnate nella operazione ” sabre“) dal paese entro trenta giorni ed a cambiare l’ambasciatore dichiarato persona non grata.

Lo scorso anno la Francia é stata ricusata anche dal Mali e posto fine alla operazione ” Barkane” e “Serval” per gestire la quale aveva chiesto anche l’aiuto italiano e tedesco. Anche i rapporti con la Costa d’Avorio hanno conosciuto momenti migliori. Anche per la Francia, l’avvenire é rappresentato dall’Europa mediterranea , ma incontra dalla fine del mandato di Jacques Chirac un terzetto di presidenti devoti alla causa atlantica ( Sarkozy, Hollande, Macron) che hanno sabotato, l’uno il processo di integrazione appoggiando l’impresa cinica USA contro il parere italiano e tedesco ( e turco), l’altro ha smembrato la costituzione della brigata franco tedesca intesa come embrione delle nuove forze armate d’Europa e quest’ultimo la stessa coesione nazionale, anche se intuisce la necessità di una intesa con Italia e Spagna ogni volta che nota segni di disinteresse americano verso la politica e le iniziative francesi.

LA POSIZIONE TEDESCA

Sconfitta a due riprese da coalizioni euro russe e frustrata nelle sue ambizioni, la Germania ha seguito, in questo dopoguerra, la via della crescita economica sfruttando come vantaggio di non aver avuto spese militari significative fino a ieri. Gli Stati Uniti, resisi conto della peculiarità hanno cercato di ridurre la loro presenza militare schierata a protezione del territorio tedesco. Ma, Non potendo rifiutare la riunificazione e la competizione o il processo di unificazione del Continente, hanno accentuato la sorveglianza giungendo fino a intercettare la cancelliera Merkel che flirtava con la Russia e con la Cina, contrastare l’egemonia francese ( e la penetrazione dei missionari cattolici) in Africa e assestare una stangata anche all’Italia con la svalutazione nel 1992 della lira al 27% stimolata da un finanziere USA, agente americano per poi proseguire, senza riguardi per l’alleato, la distruzione dei mercati libico, siriano e iraniano di cui il nostro paese era il primo fornitore.

La Germania é stata dissuasa dall’investire in Algeria 500 miliardi per creare un hub energetico europeo di energia solare poco dopo l’accordo con gli algerini; dall’accentuare i rapporti economici e gli investimenti in Russia ( seguendo l’insegnamento di Bismarck) e il fatto che in un cellulare made in China il numero di brevetti utilizzati sia al 40% paritariamente tedesco e americano, non ha migliorato i rapporti, così come il suo rifiuto ufficiale a partecipare all’avventura libica (che ha impedito una partecipazione ufficiale NATO) non hanno migliorato la situazione che é definitivamente peggiorata alla notizia della plusvalenza di 500 miliardi ottenuta in un solo anno nell’interscambio coi cinesi.

La prospettiva di una intesa russo tedesca che relegherebbe gli Stati Uniti in una posizione di subordinazione insopportabile, ha deciso gli USA a iniziare una proxy war in Europa contro la Russia, per costringere gli alleati a decidere da che parte stare. Mai avevano gli USA avuto tanti alleati, ma mai tanto svogliati. Irrilevante il fatto che sia stata la Russia a prendere l’iniziativa (e il doc N1 pubblicato sopra “what provokes Putin’s Russia” del gennaio 2020 lo dimostra). Il conflitto ucraino ottiene di innescare la crisi russa, obbliga all’inimicizia euro russa, spinge i cinesi alla cautela per non perdere gli ingentissimi investimenti americani, rilancia le forniture militari a paesi fino ad oggi virtualmente armati ( Italia, Germania e Giappone) e crea una ennesima frattura tra i fautori europei di un riarmo offensivo degli ucraini e gli scettici.

La Germania non ha detto che non voleva fornire i carri armati LEOPARD2 agli ucraini: ha detto che lo vuol fare ” un giorno dopo che gli USA avranno fornito i ben più adatti ABRAMS ( questo i media non lo hanno riferito) statunitensi: sono cioè maturi per una associazione con gli altri europei su base paritaria piuttosto che continuare a subire l’hubris yankee.

Non approfittarne sarebbe un peccato.

LA SERBIA E IL KOSOVO SI PIEGANO ALLA UNIONE EUROPEA ” PER NECESSITA’ FAMILIARI”.

IL PRESIDENTE SERBO VUCIC CAPISCE E SPIEGA LA ESIGENZA DI AVERE DIMENSIONI CONTINENTALI O PERIRE DI INEDIA

Il presidente serbo Alecsander Vucic, dopo aver vinto le elezioni sull’onda di un elettorato in stragrande maggioranza filo russo, ha operato una svolta improvvisa, spiegando ai suoi concittadini le ragioni per cui il paese deve piegarsi alle richieste della UE incluse le sanzioni alla Russia e ha chiesto alla Wagner di non accettare volontari serbi per l’Ucraina.

Durante il ventennio fascista, quanti in Italia aderirono tardivamente – in difesa del posto di lavoro- al regime prendendo la tessera del PNF ( partito nazionale fascista), videro scherzosamente ribattezzato l’acronimo in ” Per Necessità Familiari”.

L’aneddoto mi é tornato in mente quando ho letto la notizia Bloomberg che il Presidente serbo Aleksander Vucic ha annunziato un grande dibattito pubblico sul tema della proposta franco-tedesca di sistemazione del contenzioso tra Serbia e Kosovo.

L’antefatto é noto e assomiglia come una goccia d’acqua alla secessione del Donbass dall’Ucraina: il Kosovo, culla della nazionalità serba e teatro della grande battaglia di Kosovo contro i turchi – cantata da D’Annunzio – protetto dai bombardamenti USA proclamò la sua indipendenza e decise di ospitare una grande base logistica militare americana. Da allora non corre buon sangue e truppe UE, anche italiane, presidiano il nord del Kosovo – prevalentemente abitato da serbi di religione ortodossa contro le soperchierie dei kossovari, mussulmani che insidiano i santuari cristiani che furono la culla dell’identità serba.

Il pubblico dibattito annunziato lo scorso 24 gennaio, é stato spiegato dal presidente – fino al giorno prima filo russo e decorato personalmente da Putin dell’ordine cavalleresco di Aleksander Newsky– con parole piene di realismo che spiegavano, in caso di rifiuto, il paese avrebbe “ subìto una interruzione del processo di integrazione europea, uno stop e il ritiro degli investimenti e misure politiche ed economiche tali da causare grandi danni alla repubblica serba.”

Stesso discorso per la dirigenza Kosovara che osteggia ogni intesa temendo che il nord del paese diventi, per poco che si renda autonoma, una enclave serba data la maggioranza della popolazione e la sua resilienza, al punto che a venticinque e passa anni dalla creazione del nuovo stato, il governo di Pristina non é ancora riuscito a far adottare agli automobilisti le targhe nuove e tutti girano con le targhe d’anteguerra.

Poiché sia gli uni che gli altri sanno che l‘Unione Europea é il principale sovventore e investitore di entrambi i paesi ed entrambi mirano ad essere accolti nella UE, francesi e tedeschi congiunti ( cui si é aggiunta l’italiana Giorgia Meloni) auspicano di riuscire a comporre la vertenza almeno in parte o – come minimo- fermare l’escalation.

Il piano della Unione Europea prevede che Belgrado cessi di fare pressioni per impedire il riconoscimento del Kosovo in sede internazionale ( attualmente é riconosciuto solo dagli USA e un paio di intimi) e il Kosovo dovrebbe concedere una qualche forma di autonomia – già promessa e mai concessa – alla regione settentrionale abitata da una schiacciante maggioranza di serbi pronti allo scontro. In pratica la situazione é identica a quella dell’Ucraina del 2014 mutatis mutandis con l’UE al posto degli USA e i fieri serbi nel ruolo degli ucraini che lottano per l’indipendenza.

CRISI IN BULGARIA: PER LA QUINTA VOLTA IN DUE ANNI ELEZIONI POLITICHE GENERALI

Rumen Radev annunzia che il 3 febbraio scioglierà il Parlamento

Tempi duri per il partito socialista bulgaro ostile a rifornire l’Ucraina di munizioni d’epoca sovietica e carburanti diesel per i mezzi corazzati. Si piazza primo alle elezioni, ma non riesce a formare un governo. Le elezioni hanno avuto luogo a aprile, luglio e settembre 2021 e a ottobre 2022. la prossima tornata é prevista per il 2 aprile 2023.

Nella foto: Rumen Radev, Presidente della Repubblica di Bulgaria, ha annunziato che scioglierà il Parlamento il prossimo 3 febbraio, per la quinta volta in due anni.

In questo lasso di tempo, il paese é stato gestito da governi interinali che hanno rifornito l’Ucraina del 40% delle munizioni ( di epoca sovietica quindi introvabili per UE e USA) impiegate in questo primo anno di guerra. Ora che l’allargamento del conflitto é una delle opzioni in ballo, si cerca di ottenere un viatico democratico per una formula di governo in grado di vantare un pedigree democratico.

La Bulgaria é – oltre all’Ucraina– anche uno dei collegamenti politici americani con la guerra di Siria, alla quale ha fornito tutto l’armamento necessario, dato che il paese dispone di una fabbrica licenziataria dei mitragliatori Khalashnikov, l’arma più diffusa del pianeta – in particolare nei paesi arabi e del terzo mondo, per la sua semplicità di impiego e manutenzione.

La manovra va letta nel quadro dell’unrest dei Balcani che si cerca di placare con operazioni “democratiche” ( anche in Romania dove sono stati licenziati i tre importanti dirigenti dei servizi segreti senza spiegazioni) e nel Balcani occidentali con le recenti dichiarazioni della premier italiana Giorgia Meloni invocante l’integrazione di Sloveni, Bosniaci, Serbi, Croati e Montenegrini nella Unione Europea.

In realtà la Serbia, considerata la pecora russa dell’area, non la vuole nessuno, anche per via della Unione doganale con la Russia che aprirebbe una via all’interscambio senza controlli tra UE e Russia.

https://corrieredellacollera.com/

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L’alto funzionario militare polacco ha confermato quanto formidabili rimangano le forze armate russe, di Andrew Korybko

Riflettendo su tutto ciò che il capo di stato maggiore delle forze armate polacche, il generale Rajmund Andrzejczak, ha condiviso nella sua intervista con i media polacchi finanziati con fondi pubblici, che si dovrebbe presumere sia stata accuratamente riportata da loro visto che è irragionevole sospettare che avrebbero stravolto le sue parole, l’intuizione di questo alto funzionario militare fa riflettere per gli occidentali medi.

La scorsa settimana è stata cruciale in termini di percezioni occidentali sul conflitto ucraino , poiché la Polonia ha preso l’iniziativa nel cambiare completamente la “narrativa ufficiale” su questa guerra per procura . Il suo primo ministro e il suo presidente hanno entrambi avvertito della potenziale sconfitta di Kiev a pochi giorni di distanza, dopodiché il capo di stato maggiore delle forze armate polacche, il generale Rajmund Andrzejczak, ha confermato quanto la Russia rimanga formidabile. Quest’ultimo evento è stato molto sorprendente considerando la rivalità polacco-russa.

Andrzejczak ha condiviso inaspettatamente questa valutazione in un’intervista che ha rilasciato mercoledì all’agenzia di stampa polacca finanziata con fondi pubblici e alla radio Polskie, che può essere letta nel suo polacco originale qui o in qualsiasi lingua si preferisca se si utilizza semplicemente Google Translate. Sebbene gli avvertimenti del primo ministro Mateusz Moraweicki e del presidente Andrzej Duda fossero importanti, sono pur sempre politici, ma Andrzejczak è il massimo funzionario militare della Polonia e quindi parla con maggiore autorità e serietà.

Rilevante per la nuova tendenza di cambiare completamente la “narrativa ufficiale”, ha aperto riconoscendo che la Russia può ancora continuare a finanziare la sua operazione speciale nonostante le sanzioni senza precedenti dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti nell’ultimo anno. Ha poi descritto il rivale storico del suo paese come potente prima di passare alla sua previsione che può facilmente mobilitare 300.000 persone o più. Inoltre, Andrzejczak ha aggiunto che coloro che sono chiamati a prestare servizio devono conformarsi senza provocare problemi sociali.

Sul tema delle forniture militari, il capo di stato maggiore delle forze armate polacche ha smentito le voci precedenti secondo cui la Russia avrebbe esaurito tutte le sue risorse o almeno si sarebbe avvicinata a farlo. Secondo lui, ha ancora enormi magazzini di munizioni e armi. Inoltre, anche gli attuali tassi di logoramento sono molto favorevoli, poiché Andrzejczak ha affermato che la Russia sta perdendo solo circa il 5% del suo PIL all’anno, mentre l’Ucraina sta perdendo il 30-40%.

A suo avviso, non è rimasto molto tempo all’Occidente per aiutare Kiev a costruire le sue capacità militari al fine di evitare una potenziale vittoria russa, ecco perché ha affermato che la situazione non sembra buona nel complesso. Ha poi avvertito che la sconfitta dell’Ucraina in questo conflitto rafforzerebbe l’influenza russa in Bielorussia, che secondo Andrzejczak sarebbe estremamente svantaggiosa in senso strategico-militare per la Polonia, il cosiddetto fianco orientale, e anche per tutta la NATO.

Per quanto la Polonia abbia guidato dal fronte in questa guerra per procura essendo seconda solo agli Stati Uniti in termini di tutto ciò che ha contribuito finora all’Ucraina, ha anche detto che desidera che i costi siano distribuiti in modo più equo. Ciò può essere interpretato come una chiara allusione al dispiacere di Varsavia nei confronti della Germania e della riluttanza di altri paesi europei più grandi a seguire il percorso aperto dalla Polonia nel rafforzare il proprio ruolo in questo conflitto poiché afferma che si sta combattendo “per la nostra sicurezza comune”.

Riflettendo su tutto ciò che Andrzejczak ha condiviso nella sua intervista con i media polacchi finanziati con fondi pubblici, che si dovrebbe presumere sia stato accuratamente riportato da loro visto che è irragionevole sospettare che avrebbero distorto le sue parole, l’intuizione di questo alto funzionario militare fa riflettere per la media occidentali. Finora sono stati indotti in errore a credere che la vittoria di Kiev sulla Russia fosse “inevitabile” e che l’avversario de facto del loro blocco della Nuova Guerra Fredda fosse addirittura sull’orlo della “ balcanizzazione ” dopo la sua “inevitabile” perdita.

In realtà è stato vero il contrario per tutto questo tempo, ma è stato rivelato solo candidamente in questo preciso momento da quando la liberazione di Soledar all’inizio di questo mese è stata valutata dalla leadership politica e militare polacca come un potenziale punto di svolta nella battaglia per il Donbass. Ecco perché il primo ministro, presidente e capo di stato maggiore delle forze armate polacche di questo aspirante egemone regionale ha coordinato tutti i loro sforzi per cambiare la “narrativa ufficiale” su questa guerra per procura nell’ultima settimana.

La confederazione de facto che la Polonia ha stretto con l’Ucraina lo scorso maggio significa che Varsavia ha interessi più diretti e maggiori nell’esito di questo conflitto di chiunque altro, a parte la Russia. La perdita di Kiev sarebbe quindi anche la perdita di Varsavia , e la prima porterebbe probabilmente la NATO a fare del capro espiatorio i falsi conservatori al potere di quest’ultima per opportunità politica al fine di manipolare gli elettori affinché si rivolgano contro di loro prima delle elezioni generali dell’autunno come punizione per non aver fatto ancora di più per aiutare Kiev vincita.

L’ex ambasciatore della Repubblica popolare di Lugansk a Mosca, Rodion Miroshnik, ha quindi colpito nel segno quando giovedì ha dichiarato a TASS che “l’agenda di politica interna ed estera della Polonia è bloccata negli sviluppi ucraini e viene coinvolta sempre più in profondità”. Questo è davvero il caso ed è esattamente il motivo per cui Andrzejczak ha appena mostrato la sua autorità per aumentare la massima consapevolezza su quanto sia grave la situazione strategico-militare per Kiev in questo momento cruciale nella guerra per procura della NATO contro la Russia.

Lui e la leadership politica del suo paese stanno dicendo la verità, ma stanno anche temendo le conseguenze della sempre più probabile sconfitta di Kiev nella speranza di spaventare il miliardo d’oro dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti a raddoppiare immediatamente il suo impegno militare in questo conflitto in modo da scongiurare fuori da quello scenario. La loro incapacità di abboccare all’esca o di non andare abbastanza lontano subito porterebbe anche alla sconfitta della Polonia in questa guerra per procura, che potrebbe catalizzare il cambio di regime e quindi condannare il suo partito al governo nella pattumiera della storia.

https://korybko.substack.com/p/polands-top-military-official-confirmed

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Ucraina, 26a puntata_verso l’annientamento dell’esercito ucraino_con il col Douglas McGregor

Il colonnello McGregor continua nella sua lucida analisi dell’andamento del conflitto ucraino. Tutta la narrazione occidentale contrasta con gli elementi e le argomentazioni esposte da questo ufficiale. Il vicolo cieco in cui si sta cacciando la NATO la espone a decisioni drammatiche e catastrofiche. Qui la dudplicazione con sottotitoli in italiano della conversazione, tratta dal link originale https://www.youtube.com/watch?v=AZjQp8YA6UM . Buon ascolto, Giuseppe Germinario
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Guerra russo-ucraina: La pompa di sangue mondiale, di Big Serge

Guerra russo-ucraina: La pompa di sangue mondiale

A poco a poco, e poi improvvisamente

Ferro, Cenere e Sangue

Dalla decisione a sorpresa della Russia di ritirarsi volontariamente dalla sponda occidentale di Kherson nella prima settimana di novembre, ci sono stati pochi cambiamenti drammatici nelle linee del fronte in Ucraina. In parte, ciò riflette il prevedibile clima del tardo autunno nell’Europa orientale, che lascia i campi di battaglia impregnati d’acqua e intasati di fango e inibisce notevolmente la mobilità. Per centinaia di anni, novembre è stato un brutto mese per tentare di spostare gli eserciti su qualsiasi distanza significativa, e come un orologio abbiamo iniziato a vedere video di veicoli bloccati nel fango in Ucraina.

Il ritorno della guerra posizionale statica, tuttavia, riflette anche l’effetto sinergico dell’aumento dell’esaurimento ucraino insieme all’impegno russo a logorare e privare pazientemente la restante capacità di combattimento dell’Ucraina. Hanno trovato un luogo ideale per raggiungere questo obiettivo nel Donbas.

Nel romanzo di Ernest Hemingway, The Sun Also Rises , a un personaggio un tempo ricco, ora sfortunato, viene chiesto come sia andato in bancarotta. “Due modi”, risponde, “gradualmente e poi all’improvviso”. Un giorno potremmo chiedere come l’Ucraina ha perso la guerra e ricevere più o meno la stessa risposta.

Verdun Redux

È lecito affermare che i media del regime occidentale hanno fissato uno standard molto basso per i reportage sulla guerra in Ucraina, data la misura in cui la narrativa mainstream è disconnessa dalla realtà. Nonostante questi standard bassi, il modo in cui la battaglia in corso a Bakhmut viene presentata alla popolazione è davvero ridicolo. L’asse Bakhmut viene presentato al pubblico occidentale come una perfetta sintesi di tutti i tropi del fallimento russo: in poche parole, la Russia sta subendo perdite orribili mentre lotta per catturare una piccola città con un’importanza operativa trascurabile. I funzionari britannici, in particolare, sono stati molto espliciti nelle ultime settimane insistendo sul fatto che Bakhmut ha poco o nessun valore operativo .

La verità è letteralmente l’opposto di questa storia: Bakhmut è una posizione chiave di volta operativamente critica nella difesa ucraina, e la Russia l’ha trasformata in una fossa mortale che costringe gli ucraini a sacrificare un numero esorbitante di uomini per mantenere la posizione fino a quando possibile. In effetti, l’insistenza sul fatto che Bakhmut non sia operativamente significativo è leggermente offensivo per il pubblico, sia perché una rapida occhiata a una mappa lo mostra chiaramente nel cuore della rete stradale regionale, sia perché l’Ucraina ha gettato un numero enorme di unità nel lì davanti.

Facciamo un passo indietro e consideriamo Bakhmut nel contesto della posizione complessiva dell’Ucraina a est. L’Ucraina ha iniziato la guerra con quattro linee difensive operabili nel Donbass, costruite negli ultimi 8 anni sia come parte integrante della guerra in ebollizione con LNR e DNR, ma anche in preparazione di una potenziale guerra con la Russia. Queste linee sono strutturate attorno ad agglomerati urbani con collegamenti stradali e ferroviari tra loro e possono essere approssimativamente enumerate come segue:

Linee difensive dell’Ucraina a est (mappa da me)

Il Donbas è un luogo particolarmente adatto per costruire formidabili difese. È altamente urbanizzata e industriale (Donetsk era l’oblast più urbano dell’Ucraina prima del 2014, con oltre il 90% della popolazione che viveva nelle aree urbane), con città e paesi dominati dai tipici robusti edifici sovietici, insieme a prolifici complessi industriali. L’Ucraina ha trascorso gran parte dell’ultimo decennio a migliorare queste posizioni e gli insediamenti in prima linea sono pieni di trincee e postazioni di fuoco chiaramente visibili nelle immagini satellitari. Un recente video dall’asse Avdiivka dimostra l’estensione delle fortificazioni ucraine.

Quindi, rivediamo lo stato di queste cinture difensive. La prima cintura, che correva all’incirca da Severodonetsk e Lysychansk a Popasna, è stata spezzata in estate dalle forze russe. La Russia ha ottenuto un importante passo avanti a Popasna ed è stata in grado di iniziare il rollup completo di questa linea, con la caduta di Lysychansk all’inizio di luglio.

A questo punto, la linea del fronte si trova direttamente su quella che ho etichettato come la 2a e la 3a cintura difensiva ucraina, ed entrambe queste cinture ora sanguinano pesantemente.

La cattura di Soledar da parte delle forze di Wagner ha interrotto il collegamento tra Bakhmut e Siversk, mentre intorno a Donetsk, il sobborgo fortemente fortificato di Marinka è stato quasi completamente ripulito dalle truppe ucraine, e la famigerata posizione chiave di volta ucraina ad Avdiivka (il luogo da cui bombardano la popolazione civile della città di Donetsk) viene fiancheggiata da entrambe le direzioni.

La linea del fronte intorno ad Avdiivka (mappa per gentile concessione di MilitaryLand)

Queste posizioni sono assolutamente fondamentali per l’Ucraina. La perdita di Bakhmut significherà il crollo dell’ultima linea difensiva che ostacola Slavyansk e Kramatorsk, il che significa che la posizione orientale dell’Ucraina si contrarrà rapidamente fino alla sua quarta (e più debole) cintura difensiva.

L’agglomerato di Slavyansk è una posizione di gran lunga peggiore da difendere per l’Ucraina rispetto alle altre cinture, per diversi motivi. Innanzitutto, essendo la cintura più a ovest (e quindi la più lontana dalle linee di partenza di febbraio 2022), è la meno migliorata e meno fortificata delle cinture. In secondo luogo, molte delle “cose ​​buone” intorno a Slavyansk si trovano a est della città, comprese sia le alture dominanti che le principali autostrade.

Tutto questo per dire che l’Ucraina è stata molto ansiosa di mantenere la linea Bakhmut, poiché questa è una posizione di gran lunga preferibile da mantenere, e di conseguenza ha riversato unità nel settore. I livelli assurdi dell’impegno delle forze ucraine in quest’area sono stati ben notati, ma proprio come un rapido ripasso, fonti ucraine pubblicamente disponibili individuano almeno 34 brigate o unità equivalenti che sono state schierate nell’area di Bakhmut. Molti di questi sono stati schierati mesi fa e sono già distrutti, ma per l’intero arco della battaglia in corso questo rappresenta un impegno sorprendente.

Unità ucraine intorno a Bakhmut (mappa per gentile concessione di MilitaryLand)

Le forze russe, principalmente le unità Wagner PMC e LNR, stanno lentamente ma inesorabilmente facendo crollare questa roccaforte ucraina facendo un uso liberale dell’artiglieria. A novembre, l’ex consigliere di Zelensky Oleksiy Arestovych ha ammesso che l’artiglieria russa sull’asse Bakhmut godeva di un vantaggio di circa 9 a 1 sul tubo, il che sta trasformando Bakhmut in una fossa mortale.

La battaglia viene presentata in occidente come quella in cui i russi – solitamente stereotipati come soldati detenuti impiegati da Wagner – lanciano assalti frontali alle difese ucraine e subiscono perdite orribili nel tentativo di sopraffare la difesa con numeri puri. Il contrario è molto più vicino alla verità. La Russia si sta muovendo lentamente perché appiana le difese ucraine con l’artiglieria, poi si spinge avanti con cautela in queste difese polverizzate.

L’Ucraina, nel frattempo, continua a incanalare unità per riempire più o meno le trincee con nuovi difensori. Un pezzo del Wall Street Journal sulla battaglia, mentre cercava di presentare una storia di incompetenza russa, includeva accidentalmente un’ammissione di un comandante ucraino sul campo che diceva: “Finora, il tasso di cambio delle nostre vite per le loro favorisce i russi. Se continua così, potremmo esaurirci”.

I paragoni sono stati fatti liberamente (e non posso prendermene il merito) con una delle battaglie più infami della prima guerra mondiale: la sanguinosa catastrofe di Verdun. Sebbene non sia il caso di esagerare il valore predittivo della storia militare (nel senso che una conoscenza approfondita della prima guerra mondiale non consente di prevedere gli eventi in Ucraina), sono comunque un grande appassionato di storia come analogia, e lo schema tedesco di Verdun è un’utile analogia per ciò che sta accadendo a Bakhmut.

La battaglia di Verdun fu concepita dall’alto comando tedesco come un modo per paralizzare l’esercito francese attirandolo in un tritacarne preconfigurato. L’idea era di attaccare e conquistare un’altura difensiva cruciale, un terreno così importante che la Francia sarebbe stata costretta a contrattaccare e tentare di riconquistarla. I tedeschi speravano che la Francia impegnasse le proprie riserve strategiche in questo contrattacco in modo che potessero essere distrutte. Sebbene Verdun non sia riuscito a indebolire completamente la potenza di combattimento francese, è diventata una delle battaglie più sanguinose della storia del mondo. Una moneta tedesca che commemorava la battaglia raffigurava uno scheletro che pompava sangue dalla terra: una metafora visiva agghiacciante ma appropriata.

“The World Blood Pump” – commemora il tritacarne a Verdun

Qualcosa di simile si è effettivamente verificato a Bakhmut, nel senso che la Russia sta premendo su uno dei punti più sensibili della linea del fronte, attirando unità ucraine da uccidere. Pochi mesi fa, sulla scia del ritiro della Russia dalla Cisgiordania Kherson, gli ucraini hanno parlato con entusiasmo di continuare i loro sforzi offensivi con un attacco a sud in Zaparozhia per tagliare il ponte di terra verso la Crimea, insieme ai continui sforzi per sfondare nel nord di Lugansk. Invece, le forze di entrambi questi assi sono state reindirizzate a Bakhmut, al punto che questo asse sta prosciugando attivamente la forza di combattimento ucraina in altre aree. Fonti ucraine, precedentemente piene di ottimismo, ora concordano inequivocabilmente sul fatto che non ci saranno offensive ucraine nel prossimo futuro. Mentre parliamo,L’Ucraina continua a incanalare forze nell’asse Bakhmut .

Al momento, la posizione dell’Ucraina intorno a Bakhmut si è gravemente deteriorata, con le forze russe (in gran parte fanteria Wagner supportata dall’artiglieria dell’esercito russo) che stanno facendo progressi sostanziali su entrambi i fianchi della città. Sul fianco settentrionale, la cattura di Soledar ha spinto le linee russe a una distanza ravvicinata dalle autostrade nord-sud, mentre la cattura quasi simultanea di Klishchiivka sul fianco meridionale ha spinto le linee del fronte alle porte di Chasiv Yar (saldamente nella retroguardia operativa di Bakhmut ).

La linea di contatto attorno a Bakhmut, 20 gennaio 2023 (Mappa da me)

Gli ucraini non sono attualmente accerchiati, ma è facilmente distinguibile il continuo strisciare delle posizioni russe sempre più vicine alle rimanenti autostrade. Attualmente, le forze russe hanno posizioni entro due miglia da tutte le restanti autostrade. Ancora più importante, la Russia ora controlla le alture sia a nord che a sud di Bakhmut (la città stessa si trova in una depressione circondata da colline) dando alla Russia il controllo del fuoco su gran parte dello spazio di battaglia.

Attualmente sto anticipando che la Russia libererà la linea difensiva Bakhmut-Siversk entro la fine di marzo. Nel frattempo, la messa a nudo delle forze ucraine su altri assi aumenta la prospettiva di decisive offensive russe altrove.

Al momento, il fronte è costituito grosso modo da quattro assi principali (il plurale di asse, non l’attrezzo a lama), con consistenti agglomerati di truppe ucraine. Questi consistono, da sud a nord, degli assi Zaporozhia, Donetsk, Bakhmut e Svatove (vedi mappa sotto). Lo sforzo per rafforzare il settore Bakhmut ha notevolmente diluito la forza ucraina su questi altri settori. Sul fronte Zaporozhia, ad esempio, al momento ci sono potenzialmente solo cinque brigate ucraine in linea.

Al momento, la maggior parte della potenza di combattimento russa è disponibile, e sia le fonti occidentali che quelle ucraine sono (in ritardo) sempre più allarmate per la prospettiva di un’offensiva russa nelle prossime settimane. Attualmente, l’intera posizione ucraina a est è vulnerabile perché è, in effetti, un enorme saliente, vulnerabile agli attacchi da tre direzioni.

Due obiettivi di profondità operativa in particolare hanno il potenziale per distruggere la logistica e il sostegno ucraini. Questi sono, rispettivamente, Izyum nel nord e Pavlograd nel sud. Una spinta russa lungo la sponda occidentale del fiume Oskil verso Izyum minaccerebbe contemporaneamente di tagliare e distruggere il raggruppamento ucraino sull’asse Svatove (S sulla mappa) e recidere la vitale autostrada M03 da Kharkov. Raggiungere Pavlograd, d’altra parte, isolerebbe completamente le forze ucraine intorno a Donetsk e interromperebbe gran parte del transito dell’Ucraina attraverso il Dneiper.

Il piano Big Serge (mappa mia)

Sia Izyum che Pavlograd si trovano a circa 70 miglia dalle linee di partenza di una potenziale offensiva russa, e offrono quindi una combinazione molto allettante, essendo sia operativamente significative che relativamente gestibili. A partire da ieri, abbiamo iniziato a vedere progressi russi sull’asse Zaporozhia. Mentre questi consistono, al momento, principalmente in ricognizioni in forze che spingono nella “zona grigia” (quell’ambiguo fronte interstiziale), RUMoD ha rivendicato diversi insediamenti presi, che potrebbero presagire una vera spinta offensiva in questa direzione. Il indizio chiave sarebbe un assalto russo a Orikhiv, che è una grande città con una vera guarnigione ucraina. Un attacco russo qui indicherebbe che è in corso qualcosa di più di un attacco di indagine.

A volte è difficile analizzare la differenza tra ciò che prevediamo accadrà e ciò che vogliamo che accada. Questo, certamente, è ciò che sceglierei se fossi responsabile della pianificazione russa: un viaggio verso sud lungo la riva occidentale del fiume Oskil sull’asse Kupyansk-Izyum e un attacco simultaneo verso nord oltre Zaporozhia verso Pavlograd. In questo caso, credo che limitarsi a schermare Zaporozhia a breve termine sia preferibile piuttosto che impantanarsi in una battaglia urbana lì.

Non sappiamo se la Russia tenterà davvero di farlo. La sicurezza operativa russa è molto migliore di quella dell’Ucraina o delle sue forze per procura (Wagner e la milizia LNR/DNR), quindi sappiamo molto meno sugli schieramenti della Russia che su quelli dell’Ucraina. Indipendentemente da ciò, sappiamo che la Russia gode di una forte preponderanza della potenza di combattimento, lo sappiamo bene, e ci sono succosi obiettivi operativi a portata di mano.

Per favore, signore, ne voglio ancora

La vista a volo d’uccello di questo conflitto rivela un’affascinante meta-struttura della guerra. Nella sezione precedente, sostengo una visione del fronte strutturato attorno alla Russia che sfonda progressivamente le cinture difensive ucraine in sequenza. Penso che un simile tipo di struttura narrativa progressiva si applichi all’aspetto della generazione della forza di questa guerra, con la Russia che distrugge una sequenza di eserciti ucraini.

Permettetemi di essere un po’ più concreto. Sebbene l’esercito ucraino esista almeno in parte come un’istituzione continua, il suo potere di combattimento è stato distrutto e ricostruito più volte a questo punto attraverso l’assistenza occidentale. Molteplici fasi – cicli di vita, se vuoi – possono essere identificate:

  • Nei primi mesi della guerra, l’esercito ucraino esistente fu per lo più spazzato via. I russi hanno distrutto gran parte delle forniture indigene di armi pesanti dell’Ucraina e hanno distrutto molti quadri al centro dell’esercito professionale ucraino.
  • Sulla scia di questa prima frantumazione, la forza di combattimento ucraina è stata rafforzata trasferendo praticamente tutte le armi d’epoca sovietiche nelle scorte dei paesi dell’ex Patto di Varsavia. Questo ha trasferito veicoli e munizioni sovietici, compatibili con le capacità ucraine esistenti, da paesi come la Polonia e la Repubblica Ceca, ed è stato per lo più completato entro la fine della primavera del 2022. All’inizio di giugno, ad esempio, fonti occidentali hanno ammesso che le scorte sovietiche erano state prosciugate .
  • Con l’esaurimento delle scorte del Patto di Varsavia, la NATO ha iniziato a sostituire le capacità ucraine distrutte con equivalenti occidentali in un processo iniziato durante l’estate. Di particolare rilievo erano gli obici come l’americano M777 e il francese Caesar.

La Russia ha essenzialmente combattuto molteplici iterazioni dell’esercito ucraino – distruggendo la forza prebellica nei primi mesi, poi combattendo unità che sono state rifornite dalle scorte del Patto di Varsavia, e ora sta degradando una forza che dipende in gran parte dai sistemi occidentali.

Ciò ha portato all’ormai famosa intervista del generale Zaluzhny con l’economista in cui ha chiesto molte centinaia di carri armati principali, veicoli da combattimento di fanteria e pezzi di artiglieria. In effetti, ha chiesto un altro esercito, dato che i russi sembrano continuare a distruggere quelli che ha.

Voglio sottolineare alcune aree particolari in cui le capacità dell’Ucraina sono chiaramente degradate oltre i livelli accettabili, e osservare come ciò si colleghi allo sforzo della NATO per sostenere lo sforzo bellico ucraino.

Primo, artiglieria.

La Russia ha dato la priorità all’azione di controbatteria ormai da molte settimane e sembra avere un grande successo nel cacciare e distruggere l’artiglieria ucraina.

Sembra che ciò coincida in parte con il dispiegamento di nuovi sistemi di rilevamento della controbatteria “penicillin” . Questo è un nuovo strumento piuttosto pulito nell’arsenale russo. La guerra di controbatteria consiste generalmente in un pericoloso tango di pistole e sistemi radar. Il radar di controbatteria ha il compito di rilevare e localizzare le armi del nemico, in modo che possano essere distrutte dai propri tubi – il gioco è più o meno analogo a squadre nemiche di cecchini (l’artiglieria) e osservatori (il radar) che tentano di darsi la caccia a vicenda – e di ovviamente, ha senso sparare anche ai sistemi radar dell’altra parte, per accecarli, per così dire.

Il sistema Penicillin offre nuove potenti capacità alla campagna di controbatteria della Russia perché rileva le batterie di artiglieria nemiche non con il radar, ma con la localizzazione acustica. Emette un boom di ascolto che, in coordinamento con alcuni componenti del terreno, è in grado di localizzare i cannoni nemici attraverso il rilevamento sismico e acustico. Il vantaggio di questo sistema è che, a differenza di un radar a controbatteria, che emette onde radio che rivelano la sua posizione, il sistema Penicillin è passivo: sta semplicemente fermo e ascolta, il che significa che non offre al nemico un modo semplice per localizzarlo. esso. Di conseguenza, nella guerra di controbatteria, l’Ucraina attualmente non dispone di un buon modo per accecare (o meglio, assordare) i russi. Inoltre, le capacità di controbatteria russe sono state potenziate grazie all’aumento dell’uso del drone Lancet contro le armi pesanti.

Il boom acustico della penicillina ascolta il suono delle pistole nemiche

Tutto questo per dire che ultimamente la Russia ha distrutto un bel po’ di artiglieria ucraina. il Ministero della Difesa russo ha sottolineato il successo della controbatteria. Ora, so che a questo punto stai pensando: “perché dovresti fidarti del Ministero della Difesa russo?” Abbastanza giusto: fidiamoci ma verifichiamo.

Il 20 gennaio, la NATO ha convocato una riunione presso la base aerea di Ramstein in Germania, sullo sfondo di un nuovo massiccio pacchetto di aiuti messo insieme per l’Ucraina. Questo pacchetto di aiuti contiene, guarda caso, un’enorme quantità di pezzi di artiglieria. Secondo i miei calcoli, gli aiuti annunciati questa settimana includono quasi 200 tubi di artiglieria. Diversi paesi, tra cui Danimarca ed Estonia, stanno inviando all’Ucraina letteralmente tutti i loro obici . Chiamami pazzo, ma dubito seriamente che diversi paesi deciderebbero spontaneamente, esattamente nello stesso momento, di inviare all’Ucraina il loro intero inventario di pezzi di artiglieria se l’Ucraina non dovesse affrontare livelli di crisi di perdite di artiglieria.

Inoltre, gli Stati Uniti hanno adottato misure nuove e senza precedenti per fornire proiettili all’Ucraina. Proprio la scorsa settimana, hanno attinto alle sue scorte in Israele e Corea del Sud , tra i rapporti secondo cui le scorte americane sono così esaurite che ci vorrà più di un decennio per ricostituirsi .

Rivediamo le prove qui e vediamo se possiamo trarre una conclusione ragionevole:

  1. I funzionari ucraini ammettono che la loro artiglieria è superata di 9 a 1 nei settori critici del fronte.
  2. La Russia schiera un sistema di controbatteria all’avanguardia e aumenta il numero di droni Lancet.
  3. Il Ministero della Difesa russo afferma di aver cacciato e distrutto in gran numero i sistemi di artiglieria ucraini.
  4. La NATO si è affrettata a mettere insieme un massiccio pacchetto di sistemi di artiglieria per l’Ucraina.
  5. Gli Stati Uniti stanno facendo irruzione nelle scorte critiche schierate in avanti per rifornire l’Ucraina di proiettili.

Personalmente ritengo ragionevole, alla luce di tutto ciò, presumere che il braccio di artiglieria dell’Ucraina sia stato in gran parte distrutto e che la NATO stia tentando di ricostruirlo ancora una volta.

Il mio regno per un carro armato

Il principale punto di discussione nelle ultime settimane è stato se la NATO fornirà o meno all’Ucraina i principali carri armati. Zaluzhny ha accennato a un parco di carri armati ucraini gravemente impoverito nella sua intervista con l’Economist, in cui ha chiesto centinaia di MBT. La NATO ha tentato di fornire una soluzione di ripiego fornendo all’Ucraina vari veicoli corazzati come il Bradley IFV e lo Stryker, che ripristinano una certa mobilità, ma dobbiamo dire inequivocabilmente che questi non sono in alcun modo sostituti degli MBT, e sono di gran lunga inferiori in entrambi protezione e potenza di fuoco. Il tentativo di utilizzare Bradley, ad esempio, nel ruolo di MBT non funzionerà.

Buongiorno

Finora, sembra che l’Ucraina riceverà una piccola manciata di carri armati Challenger dalla Gran Bretagna, ma si parla anche di donare Leopardi (di marca tedesca), Abrams (americani) e Leclercs (francesi). Come al solito, l’impatto sul campo di battaglia della ricezione dei carri armati da parte dell’Ucraina è stato ampiamente sopravvalutato (sia dagli scagnozzi ucraini che dai russi pessimisti) e minimizzato (dai trionfalisti russi). Suggerisco una via di mezzo.

Il numero di carri armati che può essere ragionevolmente fornito all’Ucraina è relativamente basso, semplicemente a causa dell’onere di addestramento e sostentamento. Tutti questi carri armati utilizzano munizioni diverse, parti speciali e richiedono un addestramento specializzato. Non sono il tipo di sistemi che possono essere semplicemente portati fuori dal lotto e direttamente in combattimento da un equipaggio non addestrato. La soluzione ideale per l’Ucraina sarebbe quella di ricevere solo Leopard A24, poiché questi potrebbero essere disponibili in quantità decenti (forse un paio di centinaia) e almeno sarebbero standardizzati.

Un leopardo turco bruciato in Siria

Dovremmo anche notare, ovviamente, che è improbabile che questi carri armati occidentali cambino le regole del gioco sul campo di battaglia. Il Leopard ha già mostrato i suoi limiti in Siria sotto operazione turca. Nota la seguente citazione da questo articolo del 2018:

“Dato che i carri armati sono ampiamente gestiti dai membri della NATO – tra cui Canada, Paesi Bassi, Danimarca, Grecia e Norvegia – è particolarmente imbarazzante vederli distrutti così facilmente dai terroristi siriani quando dovrebbero eguagliare l’esercito russo”.

In definitiva, il Leopard è un MBT abbastanza banale progettato negli anni ’70 surclassato dal russo T-90. Non è un terribile pezzo di equipaggiamento, ma non è certo un terrore da campo di battaglia. Subiranno perdite e saranno logorati proprio come lo era il parco carri armati dell’Ucraina prima della guerra. Tuttavia, ciò non cambia il fatto che un esercito ucraino con poche compagnie di leopardi sarà più potente di uno senza di loro.

Penso che sia giusto dire che le seguenti tre affermazioni sono tutte vere:

  1. Ricevere un miscuglio di carri armati occidentali creerà un difficile onere di addestramento, manutenzione e sostentamento per l’Ucraina.
  2. I carri armati occidentali come il Leopard hanno un valore di combattimento limitato e verranno distrutti come qualsiasi altro carro armato.
  3. I carri armati occidentali aumenteranno la potenza di combattimento dell’esercito ucraino fintanto che saranno sul campo.

Ora, detto questo, a questo punto non sembra che la NATO voglia dare all’Ucraina i principali carri armati. Inizialmente è stato suggerito che i carri armati dal deposito potessero essere rispolverati e consegnati a Kiev, ma il produttore ha dichiarato che questi veicoli non sono funzionanti e non saranno pronti per il combattimento fino al 2024 . Ciò lascia solo la possibilità di immergersi direttamente nei parchi carri armati della NATO, cosa che finora sono reticenti a fare.

Come mai? Il mio suggerimento sarebbe semplicemente che la NATO non crede nella vittoria ucraina. L’Ucraina non può nemmeno sognare di spostare la Russia dalla sua posizione senza un’adeguata forza di carri armati, e quindi la reticenza a consegnare i carri armati suggerisce che la NATO pensa che questo sia comunque solo un sogno. Invece, continuano a dare la priorità alle armi che sostengono la capacità dell’Ucraina di combattere una difesa statica (da qui le centinaia di pezzi di artiglieria) senza indulgere in voli di fantasia su una grande spinta corazzata ucraina in Crimea.

Tuttavia, data l’intensa febbre della guerra che si è accumulata in occidente, è possibile che lo slancio politico ci imponga la scelta. È possibile che abbiamo raggiunto il punto in cui la coda scodinzola, che la NATO sia intrappolata nella sua stessa retorica di sostegno inequivocabile fino a quando l’Ucraina non otterrà una vittoria totale, e potremmo ancora vedere i Leopard 2A4 bruciare nella steppa.

Sommario: La morte di uno Stato

L’esercito ucraino è estremamente degradato, avendo subito perdite esorbitanti sia di uomini che di armi pesanti. Credo che i KIA ucraini si stiano avvicinando a 150.000 a questo punto, ed è chiaro che le loro scorte di tubi di artiglieria, proiettili e veicoli corazzati sono in gran parte esaurite.

Mi aspetto che la linea difensiva Bakhmut-Siversk venga ripulita prima di aprile, dopodiché la Russia si spingerà verso l’ultima (e più debole) cintura difensiva intorno a Slavyansk. Nel frattempo, la Russia ha in riserva una notevole potenza di combattimento, che può essere utilizzata per riaprire il fronte settentrionale sulla riva occidentale dell’Oskil e riavviare le operazioni offensive a Zaporozhia, mettendo in grave pericolo la logistica ucraina.

Questa guerra sarà combattuta fino alla sua conclusione sul campo di battaglia e terminerà con una decisione favorevole per la Russia.

Coda: una nota sui colpi di stato

Sentiti libero di ignorare questo segmento, poiché è un po’ più nebuloso e non è concretamente correlato agli eventi in Ucraina o in Russia.

Abbiamo visto molte voci divertenti sui colpi di stato in entrambi i paesi: Putin ha il cancro al piede e il suo governo crollerà, Zelensky sta per essere sostituito con Zaluzhny, e così via. Patrioti in controllo e tutta quella roba buona.

In ogni caso, ho pensato di scrivere solo in generale sul perché i colpi di stato e le rivoluzioni non sembrano mai portare a regimi democratici carini e coccolosi, ma invece quasi sempre portano al passaggio del controllo politico ai servizi militari e di sicurezza.

La risposta, si potrebbe pensare, è semplicemente che questi uomini hanno le armi e il potere per accedere alle stanze importanti in cui vengono prese le decisioni, ma non è solo questo. Si riferisce anche a un concetto nella teoria dei giochi chiamato punti Schelling .

Un punto Schelling (dal nome del signore che ha introdotto il concetto, un economista di nome Thomas Schelling) si riferisce alla soluzione che le parti scelgono dato uno stato di incertezza e nessuna capacità di comunicare. Uno degli esempi classici per illustrare il concetto è un gioco di coordinazione. Supponiamo che a te e a un’altra persona vengano mostrati quattro quadrati ciascuno: tre sono blu e uno è rosso. A ciascuno di voi viene chiesto di scegliere un quadrato. Se scegliete entrambi la stessa casella, ricevete un premio in denaro, ma non potete parlarvi delle vostre scelte. Come scegli? Bene, la maggior parte delle persone sceglie razionalmente il quadrato rosso, semplicemente perché è ben visibile – risalta, e quindi presumi che anche il tuo partner sceglierà questo quadrato. Il quadrato rosso non è migliore, di per sé, è solo ovvio.

In uno stato di tumulto politico, o addirittura di anarchia, il sistema lavora verso i punti Schelling – figure e istituzioni ovvie che irradiano autorità, e sono quindi la scelta evidente per assumere il potere e impartire comandi.

I bolscevichi, ad esempio, lo capirono molto bene. Immediatamente dopo aver dichiarato il loro nuovo governo nel 1917, inviarono commissari nei vari edifici per uffici a San Pietroburgo dove avevano sede le burocrazie zariste. Trotsky notoriamente si presentò una mattina all’edificio del ministero degli Esteri e annunciò semplicemente di essere il nuovo ministro degli Esteri. I dipendenti lo deridevano: chi era? come ha fatto a presumere di essere al comando? – ma per Trotsky il punto era insinuarsi su un punto Schelling. Nello stato di anarchia che cominciava a diffondersi in Russia, le persone cercavano naturalmente qualche ovvio punto focale di autorità, ei bolscevichi si erano abilmente posizionati come tali rivendicando il controllo sulle cariche e sui titoli burocratici. Dall’altra parte del conflitto civile, l’opposizione politica ai bolscevichi si raggruppò attorno agli ufficiali dell’esercito zarista, perché anch’essi erano punti di Schelling, in quanto avevano già titoli e posizione all’interno di una gerarchia esistente.

Tutto questo per dire che in caso di colpo di stato o di collasso dello stato, praticamente non si formano mai nuovi governi sui generis, ma nascono sempre da istituzioni e gerarchie preesistenti. Perché, quando cadde l’Unione Sovietica, l’autorità politica passò alle Repubbliche? Perché queste Repubbliche erano punti Schelling, rami che si possono afferrare per mettersi al sicuro in un fiume caotico.

Lo dico semplicemente perché sono stanco di storie fantasmagoriche sulla liquidazione del regime in Russia e persino sulla dissoluzione territoriale. La caduta del governo di Putin non porterà e non può portare a un regime acquiescente, adiacente all’Occidente, perché non ci sono istituzioni di potere reale in Russia che siano così disposte. Il potere ricadrebbe sui servizi di sicurezza, perché sono punti Schelling, ed è lì che va il potere.

https://bigserge.substack.com/p/russo-ukrainian-war-the-world-blood

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Rivisitare gli obiettivi russi in Ucraina, the saker

Date un’occhiata a questo elenco di titoli, tutti da una sola fonte, Russia Today, e tutti della scorsa settimana circa [tutti i link in inglese]:

Alcuni sono solo “ancora la stessa roba” (come gli ucronazisti che fanno vietare agli australiani le bandiere russe all’Open), alcuni sono piuttosto disgustosi (come il blogger ucronazista che vuole sterminare il popolo russo), alcuni sono rivoltanti (come i francesi che avvertono 5000 tombe russe che “la loro concessione sta per scadere”!), alcune sono esilaranti (come l’idea del busto di “Ze” al Campidoglio), altre sono decisamente folli (come l’idea di un “vertice di pace in Ucraina” senza la partecipazione russa). Alcune sono strane ma incoraggianti (come il candidato governatore del Kentucky, un Democratico, che chiede la messa in stato d’accusa di Biden per crimini di guerra). Ma alcune sono davvero molto, molto serie (come l’aumento delle dimensioni dell’esercito russo a 1,5 milioni di uomini, o il fatto che sia il Generale Milley che il ministro della Difesa Shojgu visitino le loro truppe contemporaneamente.

Si potrebbe certamente dire che questi titoli sono “segni dei tempi” (“non sapete distinguere i segni dei tempi?” Matteo 16:2-3), ma cosa significa tutto questo?

In primo luogo, questi titoli sono come un’istantanea della follia collettiva dell’Occidente. Tenete presente che la scorsa settimana non è stata né più né meno ricca di idee e dichiarazioni folli rispetto alle settimane precedenti. Questa istantanea è quella che si potrebbe chiamare “l’omeostasi dell’Occidente” o, in altre parole, la norma, la condizione mentale stabile in cui opera l’Occidente. Gli storici del futuro, supponendo che gli Anglosionisti al potere ci permettano di avere un futuro diverso da un’apocalisse nucleare, si meraviglieranno della follia collettiva che ha sopraffatto un intero continente.

In secondo luogo, sia il rabbioso fenomeno di massa #CancelRussia che le discussioni sull’invio di armi della NATO, inclusi carri armati, aerei da combattimento, missili antiaerei e simili, sono un’espressione della stessa rabbia impotente provata dai leader dell’Occidente. E titoli come “L’economia russa sta andando molto meglio del previsto (…) I risultati finanziari per il 2022 hanno superato molte previsioni, dice il presidente [Putin]” [in inglese] di certo non aiutano.

L’ovvio pericolo qui è che le persone frustrate e piene di odio di solito non sono in grado di prendere decisioni razionali. Prendiamo, ad esempio, l’idea “intelligente” di inviare agli ucronazisti (beh, alla NATO, in realtà) più carri armati o aerei. Se guardate i numeri discussi, sono così piccoli da non fare alcuna differenza. Ma una volta che li hai inviati in Ucraina e vengono distrutti dai missili russi, cosa farai dopo? Ne mandi altri?

I russi hanno impiegato circa un mese per distruggere sostanzialmente le forze armate ucraine (originarie).

Quindi la Russia ha impiegato circa 9 mesi per distruggere la maggior parte dei mezzi dell’ex Organizzazione del Trattato di Varsavia (no, *non* veniva chiamato “Patto” – questa è pura propaganda e perché non chiamare la NATO Patto Atlantico con la stessa logica?). La parte triste qui è che nel processo di distruzione di tutti quei mezzi del Trattato di Varsavia, la Russia non ha avuto altra scelta che infliggere orrende perdite con morti e dispersi ucraini che sono arrivati a diverse centinaia di migliaia. “Ze” ha inviato ondate dopo ondate di uomini mobilitati direttamente nel tritacarne russo senza alcuna possibilità di prevalere e pochissime possibilità di sopravvivenza.

La Russia potrebbe impiegare un anno o più per distruggere completamente tutti i mezzi (e i “volontari”) inviati dalla NATO. La Russia sta certamente facendo piani per una guerra lunga e importante, da qui la ricreazione dei distretti militari di Mosca e Leningrado (potete pensare ad essi come “fronti” una volta iniziata la guerra) o il massiccio aumento dell’approvvigionamento di armi, fino alle forze di deterrenza strategica (nucleare e convenzionale).

In questo momento la Russia sembra concentrarsi sulla distruzione delle unità (relativamente) meglio addestrate delle forze miste NATO-ucronaziste nell’Ucraina orientale. La strategia russa è molto semplice: la Russia può uccidere i soldati e i mezzi della NATO più velocemente di quanto la NATO possa fornire rinforzi. Ovviamente questa è solo una situazione temporanea, e lungo le linee del fronte ci sono tre raggruppamenti di forze russe (Nord, Est, Sud) che possono intervenire in qualsiasi momento e dare alla Russia qualcosa che non ha mai avuto dall’inizio dell’SMO: un’offensiva completa con armi combinate e una superiorità numerica rispetto alla controparte.

Gli osservatori più informati, come il Colonnello Macgregor, ritengono che un’offensiva russa sia quasi certa. Le guerre possono essere molto imprevedibili, e Putin ha una capacità geniale di agire in modi imprevedibili, quindi non direi che questa offensiva sia assolutamente certa; ma sono d’accordo che è altamente probabile. Ma una simile offensiva non è esente da rischi.

In termini puramente militari non esiste forza nel continente europeo che possa affrontare le forze russe attualmente schierate lungo il confine ucraino. In termini politici c’è un grosso problema per la Russia: il terreno che libererà dovrà essere protetto.

Durante la prima fase dell’SMO i russi hanno inviato una forza relativamente piccola, che ha combattuto molto bene contro gli ucronazisti, ma che non ha tenuto il terreno (cosa che non si fa mai in economia delle forze e guerra di manovra), risultando in una situazione assolutamente terribile, estetica inclusa:

  • La percezione che la Russia prometta di venire a proteggere la gente che ha liberato solo per poi abbandonarle.
  • La percezione che i russi si siano ritirati a causa dei successi militari ucronazisti.

Il fatto che nessuna di queste affermazioni sia del tutto vera non aiuta, in quanto sono “abbastanza vicine” alla verità da sembrare convincenti. Di conseguenza la parte russa ha perso completamente il controllo della narrazione, per un po’ anche all’interno della Russia! Ci è voluta la nomina di Surovikin per rassicurare il pubblico russo che anche se sono stati commessi errori (anche nella prima fase della guerra o durante la mobilitazione), quegli errori sarebbero stati affrontati e corretti. Ora che il Capo di Stato Maggiore Generale russo ha il controllo finale e personale della guerra, nessuno dubita che il Cremlino faccia sul serio.

C’è anche un piccolo ma evidente cambiamento nella propaganda occidentale, con sempre più voci che dissentono dalla linea ufficiale del partito Anglosionista. Naturalmente il disastro economico che sta affrontando l’UE è di grande aiuto per calmare gli europei: ora che sempre più cittadini dell’UE devono dire “ciao” alle comodità e ai posti di lavoro di cui godevano (tra cui, in primo luogo, l’energia a basso costo), possiamo contare su un fragore di proteste sempre più forte. Forse non quelle “filorusse”, no – la maggior parte degli europei, specialmente quelli del nord Europa *odiano* la Russia – ma almeno quelle anti-establishment. L’aver messo a tacere la tua coscienza non ti tiene al caldo o, del resto, al lavoro. L’UE ora scoprirà i costi molto reali della rabbiosa russofobia. E l’invio di carri armati in Ucraina ovviamente non aiuterà. Da qui gli attuali scioperi e proteste in diversi paesi dell’UE.

Quindi, quando l’offensiva promessa si materializzerà rimarranno solo due opzioni: abbandonare il regime ucronazista “stile Kabul” o impegnare completamente la NATO (o un sottoinsieme di stati della NATO) per invadere l’Ucraina occidentale. Io punto su quest’ultima opzione.

In realtà, questa non è un’opzione, ma sono due molto diverse.

  • Nel primo caso la NATO (o un suo sottoinsieme) si muoverà unilateralmente sperando che la Russia non colpisca la forza di occupazione.
  • Nel secondo caso gli Stati Uniti e la Russia potrebbero raggiungere un accordo, e concordare la spartizione di quello che rimane dell’Ucraina.

Ovviamente la seconda soluzione è infinitamente più sicura e preferibile, ma proprio come Hitler e i suoi scagnozzi non volevano negoziare con i subumani russi, non lo vogliono nemmeno gli Anglosionisti.

Tuttavia, ecco una verità lapalissiana che deve essere sempre tenuta a mente:

==>>Non c’è niente in Ucraina che la Russia vuole o di cui ha bisogno<<==

Questo era vero per l’Ucraina prima dell’SMO, ed è ancora più vero oggi. Il Paese 404 è fondamentalmente deindustrializzato [in inglese] e prototipo di Stato fallito, mentre la popolazione ha subito un tale lavaggio del cervello che ci vorranno anni per deprogrammarla. La Russia vuole solo due cose:

  • Proteggere la popolazione di lingua russa dal genocidio
  • Negare alla NATO l’uso del territorio ucraino per attaccare la Russia

Si noti che nessuna di queste opzioni richiede necessariamente importanti conquiste territoriali. Direi persino che, con un’eccezione (si veda sotto), sarebbe l’ideale per la Russia raggiungere questi obiettivi liberando il meno possibile della terra attualmente occupata dai nazisti. Come ho detto molte volte, sono gli ucraini che devono liberare la propria casa, e non aspettarsi che la Russia lo faccia per loro. Ahimè, ci vorrà un’altra generazione di ucraini per farlo, ammesso che ci riusciranno mai. Ma fintanto che il Paese 404 sarà sufficientemente smilitarizzato, la Russia può aspettare che la denazificazione penetri nelle menti di milioni di ucraini sottoposti al lavaggio del cervello.

La prima conseguenza di ciò è che i russi sono più che felici di non andare avanti e che gli Stati Uniti spingano le forze della NATO nel tritacarne russo. È vero, è improbabile che la Russia sia in grado di smilitarizzare e denazificare l’Ucraina senza una grande offensiva che finisca le forze naziste. Ma la conquista di territorio non è l’obiettivo russo: è solo il mezzo per raggiungerlo.

Poi c’è la questione Nikolaev-Odessa-PMR (Repubblica Moldava Transnitriana).

Anche se il Cremlino potrebbe avere altri piani, personalmente non vedo altra opzione se non quella di aprire un corridoio terrestre verso la PMR. Ciò avrebbe anche l’immenso vantaggio di isolare quello che resta del Banderastan dal Mar Nero. Per la NATO, tuttavia, la perdita di Odessa e della costa del Mar Nero rappresenterebbe una grave battuta d’arresto, sia politicamente che militarmente. C’erano alcune idee davvero stupide circolate su questo in Occidente, incluso l’invio della 101st Airborne Division come forza “trappola”. Perché è stupido? Semplicemente perché *SE* i russi hanno concluso che la liberazione dell’intera costa ucraina è vitale per la sicurezza della Russia, allora nessuna forza “trappola” li fermerà. E cosa faranno gli Stati Uniti se quella forza trappola viene attaccata? Lanceranno un attacco nucleare su vasta scala alla Russia?

I Neoconservatori statunitensi sono disposti a perdere Washington DC, New York, Miami o Los Angeles per Odessa? Non lo so, ma se sono i tipici nazisti che adorano se stessi (come sono), allora un olocausto nucleare potrebbe sembrare preferibile a questi mostri pieni di odio. Qualcuno sano di mente può fermarli? Non so neanche questo.

I titoli di cui sopra mi suggeriscono che non è stata presa alcuna decisione reale, e che in questo momento c’è un tiro alla fune all’interno delle élite dominanti occidentali su cosa fare quando si verificherà (quasi certamente) l’inevitabile offensiva russa. A proposito, questo fatto di per sé potrebbe essere una buona ragione per i russi per non muoversi troppo presto. Sì, è improbabile che prevalgano voci più sagge, ma essendo una superpotenza nucleare la Russia deve agire con la massima cautela, e non ascoltare i turbopatrioti russi e gli “amici della Russia” occidentali che sostengono la guerra totale da mesi, se non anni.

Forse il “modello georgiano” è ciò che potrebbe salvare la situazione?

Ricordate come durante la guerra di tre giorni dell’08/08/08 le forze russe si stavano avvicinando a Tbilisi senza che fosse rimasto nessuno a difendere la capitale georgiana? I russi hanno deciso di richiamare le loro forze (no, la Russia non ha bisogno né della terra né del popolo della Georgia. Suona familiare?) ma Saakashvili ha reinterpretato questo ritiro come “le nostre forze eroiche e invincibili hanno fermato i russi”. E due anni prima Bush dichiarò con faccia seria che Israele aveva sconfitto Hezbollah nella guerra della “Vittoria Divina”. Quindi forse gli Anglosionisti possono salvare la faccia dichiarando di aver “impedito alla Russia di impadronirsi di Leopoli o Ivano-Frankovsk”? E se i russi decideranno di non tentare di liberare Kiev, allora la NATO potrà dichiarare che “abbiamo impedito alla Russia di impadronirsi di Kiev”. Sì, sarebbe una bugia piuttosto evidente, almeno per quei pochi ancora capaci di pensiero critico, ma personalmente preferisco di gran lunga una bugia, comunque sciocca, ad una guerra su vasta scala.

Quindi forse la Russia ha bisogno di avere un terzo, tacito, obiettivo: dare ai folli occidentali un’“uscita” salva-faccia, non importa quanto sottile o ridicola. In effetti sono abbastanza fiducioso che adesso ci siano persone in Russia che ci stanno lavorando.

Il Saker

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Pubblicato su The Saker.is il 17 gennaio 2023
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia

https://sakeritalia.it/sfera-di-civilta-russa/rivisitare-gli-obiettivi-russi-in-ucraina/

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