Un duello tra amici_a cura di Giuseppe Germinario

Roberto Buffagni

Germano Dottori, una analisi equilibrata dei primi tre mesi di ostilità in Ucraina. Personalmente dissento su alcuni punti (ad es. l’interpretazione degli obiettivi della prima fase dell’attacco russo) ma quel che conta è che Dottori è competente, informato (per quanto è possibile esserlo) e che si sforza di essere obiettivo. Essere obiettivo non significa essere imparziale, significa non lasciarsi guidare dai propri pregiudizi, sapere quanto margine di incertezza vi sia nell’analisi di una guerra in corso, tentare di accertare per quanto possibile la realtà dei fatti.

Pierluigi Fagan

Roberto Buffagni Mah: 1) Come sa ogni stratega militare, la conquista di una città è l’incubo di tutti gli incubi. Del resto, la cosa si è resa nota ai più con Mariupol e stante che i russi non l’hanno bombardata dall’alto come si conviene a questi casi. Ci sono voluti più di due mesi e Mariupol, ho controllato oggi, è tra un quinto ed un sesto di Kiev, per popolazione e per estensione area in km2, cioè la presa di Kiev sarebbe stata una Mariupol alla quinta/sesta. Il che dice ulteriormente dell’improbabilità dell’idea visto il ruolo storico culturale che Kiev ha nella russità (come per altro Odessa). Pochissimi in Russia avrebbero accettato una cosa del genere; 2) come anche sa lo stratega militare, ci si deve presentare, oltre che con i bombardieri, con un rapporto minimo di 3:1 in termini di effettivi, cosa che non era neanche lontanamente lo stato del campo il 24 febbraio e tantomeno dopo; 3) si fa finta di non sapere l’ovvio ovvero che i satelliti americani hanno letto l’addensamento di truppe russe per settimane e settimane, preparando la difesa degli ucraini che erano tutt’altro che sprovveduti e questo anche era noto ai comandi russi; 4) forse quello che non si comprende è che i russi hanno mandato scientemente al macello o quasi, truppe inesperte, armate all’incirca e senza alcuna reale possibilità di conseguire un obiettivo che non si voleva/poteva conseguire, al fine di porre dei dilemmi di posizionamento truppe a gli ucraini. Lo hanno fatto anche a Simy e Karkhiv, mentre le cartine dell’Institute of Study of War mostrano chiaramente che proprio in quel mentre i russi sono esondati dalla Crimea incontrando quasi nulla resistenza. Un’area di due volte la Crimea stessa che oggi raccontano esser stato un obiettivo di ripiego mentre sappiamo del contrario, in tutta evidenza. Tra l’altro, visto che era proprio questo che volevano prendersi e prenderlo per sempre, la presa facile e quasi intatta ha abbassato i costi di ricostruzione; 5) su questo ha parzialmente ragione chi in video, molti episodi di cattivo coordinamento, defezione e forse l’abbandonarsi a qualche immotivata rappresaglia rabbiosa, discendono dal fatto che quello non era un vero attacco e quando chi sul campo se ne è accorto, certo non l’ha presa bene. Questo vale anche per i comandi locali, è ovvio che una cosa del genere il Cremlino non l’ha certo condivisa; 6) inoltre prendere Kiev e metterci un Quisling non avrebbe in alcun modo garantito la resa ucraina come abbiamo visto dal feroce coinvolgimento delle forze armate e della bande nazionaliste che certo non sono state pompate da Zelensky, il cui convincimento va ben oltre lo stesso Zelensky e che si preparavano da anni; 7) infine, per “tenere” l’Ucraina così messa ci sarebbero voluti tra i 400.000 ed i 500.000 uomini e non certo i 100-130.000 inviati lì. Con manifestazioni contrarie, terrorismo ed un calvario senza senso, oltre ai costi del dover mantenere un nuovo stato essendo per altro sotto sanzioni. Questa storia della presa di Kiev è incredibile, è incredibile come non si ragioni sulla sostenibilità concreta di ciò che si dice. Al punto da domandarsi se chi la sostiene è del tutto in possesso delle sue facoltà mentali o peggio, le possiede ma non le usa o le usa ad altri scopi. Forse la gente scambia Netflix con la realtà ed allora tutto sembra plausibile, oltre il lavaggio del cervello h24.
Roberto Buffagni

Pierluigi Fagan Io concordo al 100% con la tua interpretazione, lo accenno anche nella presentazione del video di Dottori. La prima fase delle ostilità in Ucraina a mio avviso ha registrato una complessa manovra diversiva russa su più direttrici in direzione Nord Ovest, al fine di modellare il campo di battaglia nel Sudest che è l’obiettivo militare dell’operazione; i russi NON vogliono prendersi l’intera Ucraina perché sarebbe “come ingoiare un porcospino” secondo la spiritosa formula di Mearsheimer. Le direttrici di attacco verso Kiev etc. sono state concepite secondo il modello “acqua che scorre”, nessuno sano di mente poteva pensare che con effettivi così esigui si potesse conquistare Kiev (neanche un paesino di 30.000 abitanti se poi devi tenerlo). Probabile che il comando russo abbia destinato a questa manovra diversiva le truppe meno preparate di cui disponeva, e plausibile anche che queste non l’abbiano presa bene quando si sono viste sul punto di essere travolte. Quel che mi ha lasciato perplesso (non riesco a capirne le motivazioni) è l’esiguità delle forze russe impegnate nell’operazione militare speciale. Anche soltanto per conseguire gli obiettivi ridotti (conquista del Sudest fascia costiera del Mar d’Azov e del Mar Nero compresa) impiegare truppe in lieve inferiorità numerica rispetto al nemico è veramente strano e rischiosissimo. Poi ce la stanno facendo, ma stante il vantaggio della difesa, stanti le fortificazioni ucraine del Donbass, stante l’addestramento e l’armamento NATO delle FFAA ucraine, i russi si sono presi un rischio enorme, secondo manuale per star ragionevolmente certi di prendersi il Sudest avrebbero dovuto impiegare come minimo il doppio, meglio ancora il triplo degli effettivi. Gli sta andando bene e questo, devo dire, è un grande successo militare dei russi; ma perché farsela così difficile? Costa caro, in perdite umane. L’unica spiegazione che trovo è una decisione politica, ossia la speranza della direzione russa che condurre operazioni limitate sul campo favorisse un esito diplomatico delle controversia e prevenisse il compattamento del fronte occidentale. Ovviamente non è andata così. E’ per questa ragione, ossia per il fatto incontestabile che tutta l’operazione militare speciale è stata condotta dai russi con un dispiegamento insufficiente di forze – hanno fatto le classiche “nozze coi fichi secchi” – che diventa plausibile anche l’ipotesi di Dottori. Secondo me è sbagliata, per i motivi che tu hai detto e io ho ribadito, e l’errore iniziale vizia parzialmente l’interpretazione successiva, ma non è necessariamente sintomo di malafede o di parzialità inescusabile. Poi che Dottori “faccia il tifo” per la NATO è indubbio, ma bisogna ascoltare sempre anche l’altra campana.
Pierluigi Fagan

Roberto Buffagni Hai ragione, il quesito c’è. Ipotizzo si tratti di un “tenere a riserva”. Come già scritto, qui, chi la dura la vince, il problema è capire quanto è la “dura”. Dottori dice che le truppe prima al nord sono state “ricondizionate”, già qui servono riserve. Steinman dello speciale Mentana, disse che ad un certo punto sono comparsi nel Lugansk chilometri e chilometri di carri e truppe con la lettera O, prima mai usata e che gli avevano detto venire direttamente ed ex novo dalla Russia. Nei filmati, infatti, si notano reparti con la fascia rossa prima mai usata. Fanno rotazioni ed hanno una prospettiva temporale media o lunga. Lo hanno detto all’inizio del conflitto, il conflitto si modulerà sulla risposta dell’avversario. Di base il rapporto 3.1 dovrebbe esserci visto che c’è a livello demografico, a parte che i russi hanno il più grande confine del mondo da difendere, credo che tengano a riserva per rotazioni. Poi è da vedere cosa succederà quando avranno preso tutto il Donbass. Come sai, secondo me lì si fermano, almeno per il momento. Leggevo oggi, tra l’altro che da settembre in poi lì torna a piovere ed i carri per campi di fango non sono una buona idea. Se mettono i confini dentro la Federazione, non puoi neanche bombardarli più di tanto, altrimenti ti nuclearizzano. Comunque diceva Fabbri ora in diretta che i servizi americani sono molto pessimisti sulla tenuta degli ucraini in Donbass, pare si stiano sgretolando e forse la telefonata oggi di Macron-Scholz è in vista della preparazione di una futura cessazione del fuoco a confini raggiunti. Se ci pensi, questo è più di quanto avevano chiesto i russi all’inizio, potranno dirsi soddisfatti. E’ per questo che bombardano la narrativa del “si stanno accontentando perché hanno perso Kiev e Kharkiv”. Difficile giustificare tutto quello che è successo se alla fine perderanno più di quanto non avrebbero perso accettando la piattaforma iniziale. Nei fatti, potrebbe dimostrarsi che era effettivamente una operazione militare limitata. Ognuna delle parti ha una guerra sul campo ed una nelle praterie mentali del proprio pubblico. Questa reiterazione della “sconfitta di Kiev” servirà per dare una parvenza di pareggio, di “ne è valsa la pena” incluso il nostro invio d’armi.
Francesco Meloni

Pierluigi Fagan probabilmente il comando russo ipotizzava una resa o una tregua chiesta dagli ucraini una volta circondata Kiev. Cosa che non si è verificata sia per il livello di infiltrazione angloamericana degli organi direttivi ucraini sia per la resistenza effettiva delle forze in campo.
Marly Grasso Nunes

Riassunto :
– I russi stanno vincendo nel campo di battaglia utilizzando una piccola parte delle proprie forze e armamenti
– l’esercito ucraino era il maggiore di Europa, addestrato e armato. Con molto fortezze nel territorio (come Azovstal) difficile da conquistare
– Dopo 3 mesi di guerra i russi hanno conquistato 20% del territorio ucraino (impiegando mezzi e personale limitati)
– Ricordando: una guerra si può sostenere se un paese è ancora viabile e funzionate. La Russia combatte due battaglie: una sul campo in Ucraina e una sul fronte economico, sociale e politico nazionale e internazionale. Apparentemente se la cava, per il momento, in entrambi
– L’Ucraina mette le truppe ma non combatte da sola. Ha il sostegno militare, politico, rifornimenti (militare e non), addestramento, inteligence, mercenari (solo?), propaganda ecc dell’occidente. Ha vinto la guerra di propaganda, ma perde nel campo di battaglia. Senza il sostegno dell’occidente il paese, già in grosse difficoltà economiche prima, oggi non sarebbe in grado di sostenere le perdite. Questo significa che piu’ si va’ avanti piu’ questo sostegno dovrà aumentare. Già oggi l’Ucraina ha problemi con carburante, hanno perso controllo della piu’ grande usina nucleare e idrica, delle miniere di carbone, due porti importanti.
– Si pone il problema per quanto tempo possono sostenere l’Europei questo ritmo. Hanno abbozzato gas per rubli, il petrolio continua a essere comprato (sempre rubli ?). Cosa si farà per il grano, per il fertilizzanti, per i metalli, per l’uranio? Sicuramente tutto a prezzi 3/4 volte maggiori e l’inflazione che aumenta e la competitività che diminuisce. Oltre a perda di mercati.
– Il grano in particolare: la Russia è già oggi il primo produttore al mondo, aggiungendo la percentuale prodotta nei territori conquistati dell’Ucraina aumenterebbe ancora di piu’ la sua importanza a livello globale
– Con la conquista di Mariupol la Russia ha acquisito il controllo su una regione con uno dei maggiore produttori del gas Neon importante per semiconduttori e lasers.
Questa è una guerra di attrito e la vincerà chi è in grado di resistere piu’ a lungo.
A quanto pare la Russia ha i suoi tempi e non sembra avere fretta (anche con tutto quello che succede intorno e in Ucraina non hanno ancora cambiato passo, solo aggiustato)
Usa hanno approvato 40 miliardi di dollari per l’ucraina di cui forse 6 in armamenti. Un’altra parte andra’ in reclutamento e addestramento. Il restanti nel sostentamento del paese (e in corruzione). Come ho descritto non và sostenuta solo la guerra ma il paese, che ha perso personale, strutture e importanti fonti di sostentamento.
Alcuni analisti presuppongono che i Russi non hanno risorse sufficienti a fronte di un occidente unito.
Io ci penserei due volte prima di dirlo.
Roberto Buffagni

Pierluigi Fagan Le tue sono considerazioni più che ragionevoli. Ti sintetizzo le mie. 1) Il rapporto 3:1 attacco/difesa dei manuali tattici è pensato per il punto di contatto tra gli schieramenti, non come rapporto di forze strategiche. Sul piano del rapporto di forze strategiche (potenza latente, demografia, potenza militare mobilitata+mobilitabile) la Russia è in vantaggio di ben più che 3:1 sull’Ucraina. Solo mobilitando i riservisti, la Russia può schierare 3 MLN e mezzo di uomini. Con una mobilitazione generale di riservisti e coscritti, può mobilitare 10 MLN di effettivi senza raschiare il fondo del barile.
Per quanto attiene alla potenza latente (economica) la Russia possiede materie prime e capacità di trasformarle incomparabile con quella Ucraina. Sintesi, tra Ucraina e Russia non c’è partita sul piano del rapporto di forze strategiche, e siccome la Russia non può permettersi di perdere la guerra, non c’è il minimo dubbio che la vincerà (poi il contenuto della parola “vittoria” va specificato, e questo contenuto non dipende solo dagli obiettivi russi, ma anche e soprattutto dagli obiettivi strategici americani). Insomma: i russi hanno scelto, per motivi che non riesco a capire, di combattere in Ucraina con forze in lieve inferiorità numerica sebbene tutti i manuali tattici prescrivano che per compensare il vantaggio della difesa sia necessaria una superiorità numerica dell’attaccante che convenzionalmente si stabilisce in 3:1.
2) A prescindere da questa scelta operativa le cui ragioni ci saranno sicuramente ma che mi sfuggono, secondo me non c’è il minimo dubbio che i russi avessero scelto di combattere una guerra “westfaliana”, ossia una guerra limitata per obiettivi limitati. Gli obiettivi territoriali sono, per farla corta, la conquista della Novorossya.
Gli obiettivi politici erano (sottolineo “erano”) “denazificazione”, “demilitarizzazione”, “neutralizzazione”. Denazificazione, demilitarizzazione, neutralizzazione sono la stessa cosa, espressa in forme diverse.
“Neutralizzazione” = mediante la firma di un trattato, garanzia de jure che l’Ucraina non diventerà un bastione militare occidentale sul fianco europeo della Russia.
“Denazificazione” non ha solo una funzione propagandistica a uso interno. Le formazioni di destra radicale ucraine, con le loro milizie ora integrate nelle FFAA ucraine, sono il principale strumento politico degli USA e della NATO per il controllo del governo ucraino, al fine di garantire che l’Ucraina sia de facto un membro della NATO, anche se non lo è de jure; perché per quanto minoritarie nell’elettorato, alla bisogna intimidiscono tutti i politici ucraini (se sgarri questi ti ammazzano).
“Demilitarizzazione” ossia distruzione/sbandamento delle FFAA ucraine = l’Ucraina non è più una minaccia militare per il Donbass e la Russia.
In sintesi: se ai russi fossero riuscite denazificazione + demilitarizzazione dell’Ucraina, essi avrebbero ottenuto de facto il risultato di neutralizzare l’Ucraina, qualora non riuscissero ad ottenerlo de jure.
Il raggiungimento dell’obiettivo territoriale è parzialmente raggiunto. Bisogna vedere se i russi riusciranno a raggiungerlo totalmente perché, anche ammesso che i combattimenti in corso nel Donbass si concludano con una vittoria decisiva russa, resta da conquistare Odessa e il territorio che la circonda, e non sarà assolutamente una passeggiata (inoltre, distruggere Odessa come è stata distrutta Mariupol pone serissimi problemi anche interni, è come distruggere Venezia).
Il raggiungimento di tutti gli obiettivi politici, denazificazione, demilitarizzazione, neutralizzazione, si è dimostrato impossibile perché gli americani hanno rilanciato tremila volte il piatto, e hanno ufficialmente dichiarato al massimo livello che l’obiettivo strategico USA è dissanguare, destabilizzare, frammentare politicamente la Russia, come minimo espellendola dal novero delle grandi potenze; e hanno confermato la serietà delle loro intenzioni votando un colossale riarmo dell’Ucraina, e favorendo l’ingresso in campo della Polonia (altri seguiranno).
Le milizie di destra radicale continuano ad esistere, si stanno riorganizzando e armando (anche su territorio NATO). Le FFAA ucraine stanno radunando, addestrando, armando centinaia di migliaia di coscritti e riservisti, su territorio ucraino e su territorio NATO. Veterani ucraini di stanno addestrando all’uso delle nuove armi NATO in Germania e in Polonia.
Sintesi: anche dopo l’eventuale conquista russa della Novorossya, la guerra in Ucraina NON finisce. Il governo ucraino NON siglerà un trattato con la Russia. L’Ucraina NON sarà “denazificata”, “demilitarizzata”, “neutralizzata”. L’Ucraina continuerà a combattere la Russia grazie all’armamento e al finanziamento costante USA+UE, grazie a una profondità strategica qualitativamente aumentata dal fatto che i santuari logistici delle FFAA ucraine si trovano su territorio NATO e i russi non possono colpirli senza rischiare un allargamento del conflitto e una escalation anche nucleare. L’accerchiamento NATO rischia di essere maggiore, non minore rispetto a prima dell’attacco russo, perché c’è la concreta possibilità che Svezia e Finlandia entrino nell’Alleanza Atlantica e per conto degli USA controllino il Mar Baltico, che per la Russia ha importanza strategica.
Morale: anche se diamo per scontata la conquista della Novorossya, la Russia così ottiene una (notevole, importante) vittoria tattica in una campagna, ma subisce una sconfitta strategica perché non ottiene nessuno degli obiettivi politici che si era prefissa e si ritrova daccapo a quindici.
Senz’altro la Russia, dopo il raggiungimento degli obiettivi territoriali, si disporrà sulla difensiva e consoliderà il territorio conquistato. Il punto è che cosa farà dopo, ossia in che modo risponderà alla sfida esistenziale che le pone l’Occidente, sul piano militare e sul piano politico. E’ qui che si apre il Secondo Atto della tragedia ucraina.

Azzardi ed inganni, assi pigliatutto e due di picche_con Antonio de Martini

La narrazione imposta dai media istituzionali stride sempre più con la realtà, come pure la propaganda enunciata da Zelensky, ma pianificata da ambienti ben più attrezzati, riportata senza contraddittorio. Una chiamata alle armi in Europa senza per altro disporre dei mezzi necessari e senza la convinzione diffusa delle implicazioni di tali scelte. Un quadro dove i politici più spregiudicati e dotati di iniziativa riescono a coprire spazi inimmaginabili sino a poco tempo fa sino a raggiungere una sovraesposizione tale da dover ricorrere quanto prima ad aiuti e sostegni esterni decisivi. E’ il caso della Turchia di Erdogan. Come pure nel versante opposto della passività, è il caso della gran parte dei paesi europei e dell’Italia in particolare. La comoda postura all’ombra dei veri decisori si sta rivelando sempre più controproducente e dannosa oltre che umiliante. Non basteranno i saltimbanchi all’opera a Bruxelles e nelle capitali non dico ad affrontare, quanto nemmeno a percepire la dimensione dei problemi e delle trappole nelle quali stanno cacciando i popoli europei. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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L’America sta regredendo in una società tribale piena di acrimonia, ansia e sospetto_ Di Steve McCann

Gli Stati Uniti stanno vivendo il tribalismo, la povertà collettiva, l’aumento della criminalità, la cancellazione del confine meridionale, la distruzione delle norme costituzionali e l’inflazione ruggente. Siamo guidati da un presidente catastroficamente disorientato, irascibile e incompetente, favorito da un Congresso e da una burocrazia di sinistra ideologicamente guidati.

La nazione ha impiegato molti decenni per arrivare a questo stadio. Ci sono solo due componenti fondamentali in questa evoluzione verso l’attuale società fratturata. La prima e più importante è stata la diffusa capitolazione sottomessa allo sfruttamento malizioso del passato razziale della nazione. Il secondo, è stata la mancanza di un valido partito di opposizione per sfidare la trasformazione delle istituzioni della nazione.

Per quasi cinque decenni, mentre il Partito Repubblicano e i conservatori dell’establishment si crogiolavano nella loro “civiltà” e “bipartitismo”, un partito democratico sempre più socialista/marxista, un complesso mediatico/di intrattenimento e un’istituzione educativa hanno condizionato oltre due generazioni di americani a guardare al governo federale come fonte di salvezza, opportunità e soccorso nei momenti di difficoltà. Ciò ha creato un segmento della cittadinanza sempre più maleducato, suscettibile e facilmente sfruttabile che all’inizio del ventunesimo secolo era abbastanza grande da avere un impatto sul governo della nazione.

Il passo successivo è stato quello di inculcare colpa e animosità sociale in quella che un tempo era una nazione multirazziale tollerante che aveva superato il suo passato. Il loro successo è innegabile poiché hanno manipolato e alienato con successo le popolazioni nere e minoritarie demonizzando e facendo da capro espiatorio la popolazione bianca.

Nel 2008 il 77% degli americani (60% dei neri) pensava che le relazioni razziali fossero buone nella propria comunità individuale In un recente scioccante sondaggio tra i neri, il 75% ora crede che loro o qualcuno che amano saranno attaccati da un bianco. Questa è una convinzione facilmente smentita poiché le statistiche del governo del Dipartimento di Giustizia rivelano che i neri sono stati gli aggressori nell’85% dei crimini violenti che coinvolgono neri e bianchi.

Questo stesso recente sondaggio ha anche mostrato che il 70% dei neri crede che oltre la metà di tutti i bianchi (o 110 milioni di americani) “detengano convinzioni di supremazia bianca”. È impossibile trovare una stima accurata del numero effettivo di suprematisti bianchi poiché la definizione di “supremazia bianca” si è opportunamente evoluta con i venti politici (ad esempio, tutti gli elettori di Trump sono stati spesso indicati come solidali con la supremazia bianca). anni, estrapolando i dati dubbi e gonfiati dal Southern Poverty Law Center di sinistra rabbiosa, è stato stimato che “potrebbero” esserci fino a 500.000 credenti o lo 0,2% della popolazione bianca complessiva.

Non sorprende che solo il 24% dei bianchi, il 27% dei neri e il 29% delle altre minoranze credano che lo stato attuale delle relazioni razziali americane sia buono o eccellente.

Dopo decenni di miglioramento delle relazioni razziali, l’America sta rapidamente regredendo in una società tribale piena di acrimonia, ansia e sospetto generati da un ritorno al razzismo e al bigottismo.

Tra le date più importanti del movimento per i diritti civili c’era il 28 agosto 1963 e la marcia su Washington per il lavoro e la libertà. Quelli di noi che erano lì non capivano o apprezzavano poco quel giorno sarebbe stato storico, non solo per l’elettrizzante orazione pronunciata da Martin Luther King Jr., ma che questo singolare evento avrebbe segnato l’inizio della fine della discriminazione istituzionale e del razzismo nel Stati Uniti e l’affermazione nazionale quasi unanime che ognuno deve essere giudicato dal contenuto del proprio carattere e non dal colore della propria pelle.

Né la maggior parte di coloro che erano coinvolti nel movimento per i diritti civili degli anni ’60 potrebbero mai immaginare che a partire dagli anni 2000 la sinistra americana e il partito democratico avrebbero, con previdenza, sfruttato maliziosamente e incessantemente il passato della nazione e minato i risultati di così tanti.

Coloro che cercano l’egemonia politica fomentando deliberatamente l’animosità razziale ed etnica sono tra le persone più spregevoli sulla terra e sono poco diversi dai despoti che si sono scatenati nel ventesimo secolo.

Indipendentemente da ciò, questi vili ideologi estremisti, sia nel Partito Democratico che nei media o tra i professori, hanno perseguito con determinazione il loro obiettivo di un’egemonia politica permanente provocando consapevolmente divisione, paura e ostilità.

Dopo aver sfruttato con successo un razzismo istituzionale inesistente, questa cabala è ora certa di essere sul punto di raggiungere i propri obiettivi. Sono così fiduciosi che credono che la maggior parte della cittadinanza non solo acconsentirà docilmente alla loro agenda, ma accetterà anche la frode e la manipolazione palesi degli elettori. Grazie alla riprovevole demagogia razziale, la società americana è più disunita e addolorata che in qualsiasi momento nella lunga storia di questa nazione e quindi, credono, predisposta a una fondamentale trasformazione della società e del governo.

Di conseguenza, la sinistra è diventata più al vetriolo e ora sta lanciando senza pensare altri vili epiteti non solo contro la loro opposizione politica ma contro qualsiasi cittadino americano, indipendentemente dall’etnia, al fine di incorporare la loro agenda “svegliata” e minare ulteriormente la coesione sociale. Pertanto, la determinazione di destabilizzare la famiglia nucleare, di integrare ogni tipo di devianza, di sradicare l’autodeterminazione, di censurare sfacciatamente la parola, di emarginare la libertà di religione, di attaccare sistematicamente tutte le istituzioni della nazione e di fare da capro espiatorio ai nostri antenati per l’attuale incompetenza della classe dirigente.

La marcia verso la trasformazione della società e il socialismo/marxismo è progredita al punto che non può essere fermata o invertita semplicemente facendo affidamento su elezioni che ora possono essere manipolate senza sforzo e sono spesso composte da candidati, una volta in carica, che sono facilmente intimiditi dai radicali sinistra.

Mentre le elezioni sono importanti e la necessità di scegliere candidati che affermano di combattere per invertire il corso della nazione è vitale, questa guerra per l’anima della nazione non può essere vinta nelle aule del Congresso o nello Studio Ovale o nelle camere della Corte Suprema, o nella panoplia di edifici governativi che fiancheggiano le strade di Washington, DC

Invece, il popolo americano può vincere questa guerra se si unisce e conduce un combattimento senza vincoli con la sinistra americana attaccando i due elementi centrali della strategia che ha usato.

  1. Tutti, di qualsiasi razza o etnia, devono insorgere con sicurezza e dire categoricamente alla sinistra americana e alle élite dominanti di farla finita. Che si rifiutino di essere messi l’uno contro l’altro più a lungo. Che sono prima di tutto americani, indipendentemente dalla razza o dall’etnia. Che non saranno più intimiditi e manipolati attraverso false accuse e deliberate false dichiarazioni del cosiddetto razzismo. Che l’attuale popolazione bianca non si crogiolerà più insensatamente nel senso di colpa per un passato con cui non avevano nulla a che fare. E che la popolazione nera non sarà più manipolata e usata come pedine usa e getta dalla sinistra radicale.
  2. Ogni americano che ha a cuore il futuro della propria progenie deve iniziare immediatamente a boicottare il complesso mediatico/di intrattenimento e mandare in bancarotta l’istituto scolastico rifiutandosi di frequentare o scegliendo alternative praticabili che rispettino la cittadinanza e i principi della fondazione della nazione.

La guerra può essere vinta da una cittadinanza americana unita e determinata. Tuttavia, il tempo sta rapidamente scadendo poiché nessuna nazione tormentata dall’animosità razziale o etnica e dal tribalismo può sopravvivere a lungo.

Il 4 luglio 2026 gli Stati Uniti celebreranno il 250° anniversario della sua fondazione. Che tipo di occasione sarà? Una celebrazione nazionale di un popolo unito che si crogiola nella libertà e prosperità o una nazione frazionata e demoralizzata in modo schiacciante sull’orlo di una dissoluzione irreversibile e inevitabile?

https://www.americanthinker.com/articles/2022/05/america_is_regressing_into_a_tribal_society_rife_with_acrimony_anxiety_and_suspicion.html

Ucraina, il conflitto 6a puntata_con Max Bonelli

La dinamica sul terreno del conflitto militare in Ucraina sta subendo delle accelerazioni significative sul fronte centrale con i primi segni di cedimento significativo dell’esercito ucraino. Sul terreno appare decisamente inspiegabile la tendenza dei loro comandi a lasciarsi intrappolare in sacche; più che il mantenimento dell’integrità di ciò che rimane di quell’esercito sembra interessare la salvaguardia dell’immagine di una forza resistente e l’evidente contraccolpo psicologico di un abbandono dei territori contesi, ma incedibili in una trattativa. E’ il pegno pesante da pagare per una politica di aperta ostilità del regime ucraino verso la Russia e parte della propria popolazione e di completo e stridente asservimento ai disegni americani rispetto all’afflato nazionalista che nutre la politica ucraina. Non sarà la fine rapida di un conflitto, quanto la mutazione della sua natura e della sua dinamica. Tutto è in mano statunitense, comprese le crepe che iniziano ad emergere vistosamente nell’area occidentale e nel centro dell’impero. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v16av8t-ucraina-il-conflitto-6a-puntata-con-max-bonelli.html

Russia, Iran e India stanno creando un terzo polo di influenza nelle relazioni internazionali, di Andrew Korybko

Il successo di questo progetto aiuterà il mondo a compiere progressi nel superare l’attuale fase intermedia bipolare della transizione sistemica globale e, di conseguenza, creerà maggiori opportunità per altri paesi di rafforzare la loro autonomia strategica nella Nuova Guerra Fredda.

Il ministro dei trasporti russo Valery Savelyev ha appena riconosciuto il ruolo vitale che l’Iran svolge oggi per la logistica del suo paese attraverso il corridoio di trasporto nord-sud (NSTC). Secondo lui , le sanzioni senza precedenti dell’Occidente guidate dagli Stati Uniti, imposte in replica all’operazione militare speciale russa in corso in Ucraina “hanno praticamente infranto tutta la logistica nel nostro paese. E siamo costretti a cercare nuovi corridoi logistici”. Il corridoio principale a cui il suo paese sta dando la priorità è l’NSTC attraverso l’Iran, sottolineando che tre porti del Mar Caspio fungono già da canali commerciali con la Repubblica islamica, riconoscendo anche che c’è ancora molto lavoro da fare sulla connettività terrestre.

Era già stato previsto poco dopo l’inizio dell’operazione speciale russa che l’Iran sarebbe diventato molto più importante per la Russia. Questo perché l’NSTC funziona come un corridoio di integrazione trans-civiltà che collega la civiltà storicamente cristiana della Russia, quella islamica dell’Iran e la civiltà indù dell’India, per non parlare delle altre quali quelle in Africa e nel Sud-Est asiatico che possono essere indirettamente collegate alla Russia tramite quel percorso. È una valvola di sfogo insostituibile della pressione economica e finanziaria dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti che ha creato tali difficoltà logistiche per la Russia negli ultimi mesi; una via di uscita soprattutto da quando si collega all’India, che ha sfidato la pressione occidentale continuando a praticare la sua politica di neutralità di principio .

Senza la fondamentale partecipazione dell’Iran all’NSTC, la Russia sarebbe tagliata fuori dai suoi indispensabili partner indiani il cui intervento decisivo ha già all’origine evitato la sua dipendenza potenzialmente sproporzionata dalla Cina in futuro. Questo risultato a sua volta ha aiutato il mondo a compiere progressi nel superare l’ attuale fase intermedia bipolare della transizione sistemica globale alla multipolarità che ha visto le relazioni internazionali in gran parte modellate dalla competizione tra le superpotenze americane e cinesi. Sta diventando sempre più possibile parlare di un terzo polo di influenza rappresentato dalla grande convergenza strategica tra Russia, Iran e India.

Non ancora ufficialmente riconosciuto dai rispettivi diplomatici per evitare che le superpotenze americane e/o cinesi fraintendano le intenzioni dei loro stati di civiltà, tutti e tre stanno informalmente cercando di assemblare un nuovo Movimento dei Non Allineati (” Neo-NAM “). Sperano di fungere da centri di gravità uguali all’interno del terzo polo di influenza che sperano di creare per spostare le relazioni internazionali oltre la sua attuale fase intermedia bipolare e verso un sistema di “tripolarità” che si aspettano inevitabilmente faciliti l’emergere di complessi di multipolarità . La finalità alla base di ciò è la massimizzazione della loro rispettiva autonomia strategica all’interno della Nuova Guerra Fredda nei confronti delle due superpotenze.

Le implicazioni internazionali del successo del loro piano cambierebbero letteralmente il gioco, il che spiega perché sono attivamente in corso gli sforzi per fermarli. Questi hanno preso la forma dell’Associated Press che guida la campagna di infowar dei Western Mainstream Media (MSM) guidata dagli Stati Uniti contro il partenariato strategico russo-iraniano, mentre altri organi ne stanno conducendo uno complementare contro il partenariato strategico russo-indiano. Entrambi hanno fallito poiché i dirigenti di quei paesi sono stati ispirati dalla loro visione del mondo multipolare conservatrice-sovranista (MCS) condivisa nel mantenere la rotta nonostante le notevoli pressioni dopo che i loro strateghi presumibilmente hanno assicurato loro che alla fine ne varrà la pena finché rimarranno pazienti.

Ciò è in contrasto con il loro vicino pachistano, che sembra essere in procinto di ricalibrare la sua grande strategia e il ruolo previsto associato nella transizione sistemica globale a seguito del suo scandaloso cambio di governo. I segnali contrastanti che le sue nuove autorità hanno inviato alla Russia, parallelamente alla loro entusiastica sensibilizzazione verso gli Stati Uniti, suggeriscono fortemente che la visione del mondo MCS precedentemente abbracciata dall’ex primo ministro Khan viene gradualmente sostituita, in misura incerta, dalla visione liberale unipolare favorevole all’Occidente globalista (ULG). Ciò complica i processi multipolari nell’Asia meridionale e rischia di isolare il Pakistan da essi nel peggiore dei casi.

Tuttavia, il Pakistan non ha alcuna intenzione di interferire con l’NSTC anche se dovesse entrare in un vero e proprio ed estremamente rapido riavvicinamento con gli Stati Uniti. Questa osservazione significa che la grande convergenza strategica tra Russia, Iran e India continuerà, con le ultime due che diventeranno ancora più importanti per Mosca come valvole di sfogo dalla pressione occidentale e come alternative affidabili per scongiurare preventivamente qualsiasi dipendenza potenzialmente sproporzionata dalla Cina. Il Pakistan avrebbe dovuto svolgere un ruolo complementare nel Greater Eurasian Partnership (GEP) della Russia, servendo anche a bilanciare la crescente dipendenza di Mosca da Teheran e Nuova Delhi, ma questo sembra improbabile alla luce dei recenti eventi.

Con le relazioni praticamente congelate sul fronte energetico, nelle intenzioni che alla base della loro auspicata partnership strategica, ci sono poche possibilità che la Russia consideri il Pakistan più importante per il suo ” Ummah Pivot ” di quanto non stia diventando l’Iran, a meno che questi problemi non siano urgentemente risolti. Con ogni probabilità, probabilmente non lo saranno, e questa triste previsione è dovuta alla congettura plausibile che le nuove autorità pakistane considerino il rallentamento del loro riavvicinamento con la Russia una “concessione unilaterale accettabile” in cambio del proseguimento dei colloqui sul miglioramento dei legami con gli Stati Uniti, che è la loro nuova priorità di politica estera.

Anche se di recente sono stati visti piccoli passi nel ristabilire le loro relazioni, l’intervista del nuovo ministro degli Esteri Bhutto con l’ Associated Press durante il suo viaggio inaugurale in America per partecipare a un evento delle Nazioni Unite e incontrare Blinken faccia a faccia ha messo in dubbio l’interesse di Islamabad nel riprendere i colloqui sull’energia con la Russia. Secondo l’outlet, ha rivelato che “il suo obiettivo nei colloqui con Blinken riguardava l’aumento del commercio, in particolare nell’agricoltura, nella tecnologia dell’informazione e nell’energia”. Ciò suggerisce che l’America sta cercando di “accaparrarsi” l’ accordo riportato dalla Russia con il Pakistan per avergli fornito cibo e carburante con uno sconto del 30%, forse anche offrendo uno sconto inferiore – se non del tutto – come “costo necessario” per migliorare i legami .

L’esito prevedibile della decisione del Pakistan di non riprendere i colloqui energetici con la Russia è che l’importanza di Iran e India per la grande strategia russa continuerà a crescere senza essere tenuta sotto controllo dal fattore di bilanciamento pachistano che Mosca aveva precedentemente dato per scontato. Questo non sarà un problema a meno che non politicizzino il loro ruolo di valvole di sfogo dalla pressione occidentale, cosa che sono riluttanti a fare comunque poiché ciò rischierebbe di minare i loro interessi MCS condivisi nella transizione sistemica globale attraverso il Neo-NAM. Tuttavia, è ancora importante sottolineare che la rimozione pratica dell’influenza di bilanciamento del Pakistan in questo paradigma aumenta la dipendenza della Russia dall’Iran e dall’India.

Con o senza che le relazioni russo-pakistane diventino strategiche come sperava Mosca e di conseguenza aiutassero a bilanciare il suo previsto Neo-NAM, non c’è dubbio che l’asse che la Russia sta assemblando con Iran e India continuerà a rafforzarsi mentre questi tre perseguono insieme la creazione di un terzo polo di influenza nelle Relazioni Internazionali. Il successo di questo progetto aiuterà il mondo a compiere progressi nel superare l’attuale fase intermedia bipolare della transizione sistemica globale e, di conseguenza, creerà maggiori opportunità per altri paesi di rafforzare la loro autonomia strategica nella Nuova Guerra Fredda.

Stati Uniti, primarie, inchieste e dissesto economico_con Gianfranco Campa

A leggere i quotidiani italiani la situazione del movimento repubblicano di Trump non pare essere più così solida. Di fatti del centinaio di competizioni delle primarie ben 6/7 si sono concluse con la sconfitta di un suo candidato o con la vittoria di un candidato dalla appartenenza incerta. L’inconscio di queste prefiche deve aver suggerito loro l’eventualità di un verio e proprio cappotto ai danni dei neocon. Hanno quantomeno ottenuto una testimonianza della loro sopravvivenza e questo basta a far tirare loro un sospiro di sollievo. La novità più importante di queste primarie è invece un’altra: la solidità e la consapevolezza del movimento va oltre e prescinde dagli errori di valutazione e dagli opportunismi del loro leader, Donald Trump. Segno che lo scontro politico assumerà toni ed aspetti ancora più radicali che in passato con evidenti ripercussioni nello stesso agone internazionale. Nel frattempo le inchieste a carico di Trump, in primo luogo il Russiagate, sembrano sfuggire troppo spesso di mano e ritorcersi contro gli stessi artefici di queste costruzioni. Le stesse economie, in particolare quelle occidentali, si avviano ad una fase di drammatico dissesto delle stesse catene produttive. Tutti fattori che metteranno a nudo la fragilità della arroganza e dell’avventurismo di una classe dirigente e di un ceto politico statunitense dalle cui grinfie bisognerà liberarsi per non soccombere. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v1689qf-stati-uniti-primarie-inchieste-e-dissesto-con-gianfranco-campa.html

 

SI APRE IL SECONDO ATTO DELLA TRAGEDIA UCRAINA. IPOTESI E PREVISIONI, di Roberto Buffagni

SI APRE IL SECONDO ATTO DELLA TRAGEDIA UCRAINA. IPOTESI E PREVISIONI

 

Raccomando di seguire con attenzione l’intervista a Scott Ritter, (ex ufficiale di intelligence militare del Corpo dei Marines) che linko sotto.

Ritter risponde alle critiche che gli sono state rivolte da PIù parti, nel campo dei media dissidenti, per la sua recente analisi della situazione militare e politica in Ucraina. Replicando ai suoi critici, Ritter precisa e articola le sue posizioni, che a mio avviso sono sostanzialmente corrette.

Le riassumo con la massima brevità, integrando con mie considerazioni:

  1. Si sta concludendo la seconda fase delle ostilità in Ucraina con la conquista russa del Donbass e della striscia costiera del Mar Nero. La Russia raggiunge uno degli obiettivi politico-strategici dichiarati: sicurezza del Donbass, e dal pdv militare l’importante obiettivo di garantirsi un passaggio terrestre tra Crimea e Donbass e rendere il Mar Nero un mare interno russo.
  2. Non sono stati raggiunti gli obiettivi di “denazificazione” e “demilitarizzazione dell’Ucraina, né è stato raggiunto l’obiettivo politico-strategico essenziale della “neutralizzazione” dell’Ucraina, o l’altro obiettivo politico-strategico più complessivo di ridisegnare il sistema di sicurezza europeo così che tenga conto delle esigenze russe.
  3. La “denazificazione” non è stata raggiunta; anzi, il governo ucraino ha messo fuori legge tutti i partiti non di estrema destra, e le milizie di destra radicale integrate nelle FFAA ucraine continuano ad esistere nell’Ucraina occidentale. L’influenza delle formazioni politico-militari di destra radicale sul governo ucraino è aumentata, non diminuita rispetto alla situazione precedente l’attacco russo.
  4. La “demilitarizzazione”, ossia la distruzione o lo sbandamento delle FFAA ucraine non è stata raggiunta; anzi il governo ucraino, con l’appoggio della NATO, sta formando, addestrando, armando su territorio ucraino, polacco e tedesco numerosi contingenti di nuove truppe, calcolabili nell’ordine delle centinaia di migliaia tra veterani e coscritti.
  5. Per di più, la Polonia a quanto pare disporrà la partecipazione diretta alle ostilità in Ucraina di due battaglioni di volontari polacchi, formati da truppe polacche addestrate a livello NATO che si dimettono dalle FFAA nazionali e prendono parte al conflitto ucraino. Probabilmente, altre truppe polacche seguiranno.
  6. La legge Lend-Lease varata dal Congresso e dal Senato americano invierà agli ucraini 50 miliardi di dollari circa in armamenti, parte dei quali sarà composta da materiale bellico NATO state of the art. L’enorme quantità di rifornimenti consentirà agli ucraini anche di trascurare il serio problema della capacità di manutenzione del materiale bellico, compromessa dalle distruzioni di fabbriche e depositi (quando qualcosa non funziona, la sostituisci). Parte di questo materiale bellico sarà intercettato dai russi prima di giungere sul campo di battaglia, ma un’altra parte vi giungerà, come già vi giunge. Su territorio polacco e tedesco, veterani ucraini si stanno addestrando all’impiego dei nuovi sistemi d’arma.
  7. Perduto il Sudest, l’Ucraina conserva la profondità strategica per continuare la guerra; una profondità strategica accresciuta in modo qualitativamente importante dal fatto che i santuari logistici ucraini si trovano in territorio NATO (Polonia, Germania, Stati baltici), intoccabile per i russi senza rischiare un conflitto diretto con la NATO, con la possibilità di escalation nucleare.
  8. La NATO accerchia la Russia di più, non di meno rispetto alla situazione precedente l’attacco preventivo russo. Finlandia e Svezia hanno chiesto di entrare nell’Alleanza Atlantica. Fallito dunque anche l’obiettivo politico-strategico russo di ridisegnare in proprio favore il sistema di sicurezza europeo.
  9. Dunque, se la Russia concluderà le ostilità con la conquista del Sudest ucraino e si disporrà alla sola difensiva del Donbass, otterrà una vittoria tattica e subirà una sconfitta strategica, esponendosi a una guerra interminabile che la dissanguerà. Il progetto americano è proprio questo: dissanguare la Russia per destabilizzarla e infine frammentarla politicamente.
  10. Dal pdv strettamente militare, la risposta simmetrica russa a questa situazione sarebbe la mobilitazione generale, e la dichiarazione di guerra all’Ucraina. Questo provvedimento consentirebbe alla Russia di schierare sul campo fino a tre milioni di uomini, e di sferrare un’offensiva generale in Ucraina volta a distruggere le FFAA nemiche e a rovesciare il governo ucraino. Ovvie le conseguenze negative sull’economia russa, e i contraccolpi politici negativi sia all’interno, sia soprattutto all’esterno, con un prevedibile consolidamento dell’Alleanza Atlantica e dell’Occidente.
  11. Ritter avanza l’ipotesi che la direzione russa preferisca reagire gradualmente, per così dire “al rallentatore” alla minaccia. Consolidamento difensivo del Sudest ucraino, mobilitazione parziale e progressiva dei riservisti e dei coscritti; attesa del decisivo summit NATO di fine giugno, quando si constaterà se la Turchia resterà ferma nella sua scelta di opporsi all’ingresso nell’Alleanza di Finlandia e Svezia oppure no; tentativo di far leva sulle linee di faglia dell’Occidente, soprattutto in Europa, dove il prossimo autunno-inverno farà toccare con mano alle popolazioni europee il costo devastante delle sanzioni economiche alla Russia. (Mi sembra un’ipotesi ben fondata, il presidente Putin è uno statista molto cauto).
  12. In sostanza (mia considerazione), dopo la conclusione delle due prime fasi della guerra con la conquista del Sudest ucraino, che formano il Primo Atto della guerra, si apre il Secondo Atto. La Russia si trova di fronte a una vera e propria minaccia esistenziale, e lo sa. Reagirà di conseguenza, sul piano politico e sul piano militare; probabilmente, la reazione russa sarà graduale, e tenterà di evitare un impegno militare totale contro l’Ucraina e i suoi alleati. Se sarà impossibile evitarlo, si impegnerà a fondo, con tutte le sue risorse. In quest’ultimo caso, si aprirà il Terzo Atto di questa tragedia.

https://youtu.be/UnZU4n9lurg

 

La stretta mortale degli Stati Uniti sull’Europa è inaccettabile Di Jacques Myard

Di Jacques Myard, sindaco di Maisons-Laffitte

Tribuna. Gli Stati Uniti sono appena riusciti a perfezionare il loro vecchio sogno di dominio sull’Europa, impresa compiuta con determinazione e soprattutto con il vile sollievo delle vecchie nazioni europee che «stanche di sforzi troppo lunghi preferiscono farsi ingannare fintanto che ci mettiamo farli riposare” secondo il giudizio di Tocqueville.

Questa stretta americana sull’Europa è stata condotta in nome della democrazia, con le famose rivoluzioni colorate in tutti i satelliti ex sovietici le cui popolazioni aspiravano legittimamente a respirare aria di libertà ritrovata o di libertà senza precedenti.

La democrazia si è insediata in molti paesi dell’ex URSS, Polonia, Bulgaria, Romania, paesi baltici per citare solo i principali. Tuttavia, la democrazia ha una dimensione speciale, è accoppiata con l’adesione alla NATO, che avviene ancor prima dell’ingresso nell’Unione Europea.

In Romania è sintomatico vedere all’ingresso del Ministero degli Affari Esteri la bandiera rumena con l’emblema dell’UE e l’emblema della Nato. La Romania è entrata a far parte della NATO il 29 marzo 2004 e dell’UE il 1 gennaio 2007.

In Ucraina, i manifestanti che indossavano striscioni “arancioni” nel novembre 2014 in piazza Maidan denunciano la frode elettorale presidenziale del presidente filo-russo e ottengono nuove elezioni. Si è scoperto che i manifestanti hanno ricevuto un sostegno attivo dagli americani. Fu in questa data che l’Ucraina si rivolse alla NATO e all’UE e ricevette armamenti e informazioni da Washington, per non parlare di molti consiglieri.

La riconosciuta combattività degli ucraini non è estranea a questo multiplo aiuto americano, non c’è miracolo, Washington ha così la ferma volontà di far avanzare le sue pedine in Europa!

Ma con le richieste di adesione alla NATO di Finlandia e Svezia, il controllo americano ha compiuto un passo decisivo e tutti i paesi europei sono passati sotto la tutela di Washington.

Addio politica estera indipendente, addio difesa europea, ascolta, vai a piedi nudi, lo zio Sam pensa a tutto e pensa per te, è molto più efficace dei tuoi eterni battibecchi…

Gli Stati Uniti, dopo la loro disfatta afgana, stanno così riacquistando una relativa credibilità a poco prezzo grazie ai loro vassalli europei che credono fermamente nell’alleanza con questo potente, che pensa prima di tutto ai suoi interessi politici, militari ed economici.

È il ritorno dei bei tempi andati, il nemico rosso – la Russia – è il nemico perfetto, va punito, indebolito poiché te lo dico, zio Sam!

E se avete ancora dubbi sulla stretta mortale americana sull’Europa, rallegratevi brava gente nell’apprendere che il vicesegretario generale della NATO Mircea Geoana è contento della vittoria della canzone ucraina all’Eurovision… OTAN si occupa anche della canzoncina… CQFD!

La Francia può accettare questa vassalizzazione? Ovviamente no; ma Emmanuel Macron non dice una parola e ulula con i lupi. Peggio ancora, sostiene la logica della guerra della NATO quando dovrebbe fare tutto il possibile per trovare una soluzione diplomatica, anche se questo dispiace ai guerrafondai che, sognando una vittoria militare, contribuiscono all’escalation, a un ingranaggio che va contro il muro!

Per una buona comprensione del processo in corso “vassallo” deriva dal latino medioevale “vassalus” e dal latino “vassus” che significa… servo, senza commento!

“Non essere vassallo di nessun’anima, dipende solo da te stesso” Honoré de Balzac

Jacques Myard
Membro Onorario del Parlamento
Sindaco di Maisons-Laffitte
Presidente del Cercle Nation et République
Presidente dell’Accademia del Gaullismo

https://www-entreprendre-fr.translate.goog/la-mainmise-des-etats-unis-sur-leurope-est-inacceptable/?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it

LA GUERRA SU DELEGA E IL RUOLO DELL’OCCIDENTE, di Marco Giuliani

LA GUERRA SU DELEGA E IL RUOLO DELL’OCCIDENTE

La crisi tra Kiev e Mosca, ma non solo, è ormai una questione di logoramento

 

C’è ancora qualcuno che crede a Zelensky quando, collegandosi con le tv di mezzo mondo, sostiene di trattare (per modo di dire) personalmente le condizioni riguardo al conflitto? C’è ancora chi è disposto a pensare che i contatti – sia quelli bilaterali con la Russia, sia quelli a livello consultivo con i suoi alleati (per modo di dire) occidentali – siano intrapresi in base alle sue iniziative? Forse qui in Italia qualcuno finge di esserne convinto, ma probabilmente la maggior parte dell’opinione pubblica internazionale si sta pian piano rendendo conto del gioco (sempre più pericoloso) per corrispondenza che si sta perpetrando nell’Est europeo. Lo si intuisce anche guardando le reazioni in rete.

Kiev, e chiunque stia approcciando una debole, debolissima bozza per riuscire ad aprire un tavolo di negoziato (vedi Erdogan), devono per forza tener conto delle variabili dipendenti: la Nato, che vuol dire Biden e Stoltenberg, e l’Ue, che vuol dire Von Der Leyen e Borrell. Ergo, coloro che sembrano favorevoli a che la guerra prosegua pur di indebolire Mosca. Sta diventando infatti ogni giorno più evidente che, qualora alcuni partners atlantici dovessero riuscire a fare fronte comune contro Putin (che ha un consenso interno altissimo), i relativi sviluppi non interesserebbero nella stessa misura tutte le parti in causa, a cominciare da Washington. E nonostante buona parte dei media occidentali – in prima fila le maggiori testate italiane – continui a negare l’evidenza, cioè che la guerra non si ferma con le sanzioni e l’indiscriminato invio di armi agli ucraini (l’Italia sta stanziando individualmente un cash più alto del Pil pre-pandemia 2019), ormai solo i propagandisti costruiti ad hoc potranno contare su un ritiro dei russi dal Donbass e dal confine sudorientale con la forza. Probabilmente è tutta una tattica, rispetto alla quale il gioco sporco viene lasciato fare al governo ucraino, che registra tra l’altro una certa stanchezza del suo apparato militare e, sembra, anche l’impossibilità di continuare i combattimenti presso alcune zone del fronte.

Oggi, dopo più di tre mesi dall’inizio del conflitto, verrebbe spontaneo chiedersi: in Ucraina c’è un’opposizione politica disposta a dire “stop” alle ostilità – ovviamente rivendicando le sue ragioni – e a proporre le condizioni per dare luogo a un percorso di pace? A Washington, c’è o meno una corrente parlamentare che intimi a Biden di rallentare la sua immane spesa rivolta a spedire bombe e cannoni a Kiev? Qualche avvisaglia c’è stata, ma si è trattato solo di voci isolate e in netta minoranza; secondo alcune stime, per sovvenzionare la guerra di Zelensky la Casa Bianca sinora ha speso circa nove miliardi e seicento milioni di dollari, e sembra non aver intenzione di fermarsi. E di riflesso, neanche Mosca, che pure ha posto al centro dell’attenzione mondiale la questione delle minoranze russe dall’ormai lontano 2014.

Che tipo di alleanza è quella secondo cui c’è un committente che spedisce il materiale bellico e poi dice al destinatario “ok, adesso vai e combatti” senza sporcarsi gli stivali sul campo oppure senza offrire uno straccio di appoggio in termini di soldati? Si vis pacem para bellum, diceva Vegezio, e lo stesso stanno dicendo Usa e UE all’Ucraina. Ma il prezzo, eccetto la drammatica realtà delle sanzioni e dei blocchi del granturco da Est per cui le difficoltà si estendono su scala globale, lo stanno pagando unicamente le due parti in causa. È plausibile che l’establishment di Kiev non tenti (almeno) di far sentire la sua voce per indurre l’icona televisiva Zelensky a trattare? È molto strano che ciò non avvenga, a meno che anche questo non sia abilmente celato dai media main stream. Ma sinceramente, anche il più fazioso mistificatore con poco sale in testa farebbe fatica a credere che l’opinione pubblica ucraina accetti di buon grado le perdite e il sangue versato sino a questo momento tacendo tout court, oppure accettando di buon grado la situazione in segno sacrificale. Tutto ciò si inserisce in un contesto di logoramento che non è più solo militare e politico, ma anche e soprattutto psicologico, come accadde negli anni di guerra fredda. Così, mentre l’alleanza atlantica, previa campagna d’informazione a senso unico telecomandata da Washington e Bruxelles prepara l’ennesimo pacchetto di sanzioni, nei cieli del Mar del Giappone russi e cinesi svolgono le loro esercitazioni militari mostrando i muscoli. Ricompattate e unite come prima, più di prima.

 

  MG

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA & SITOGRAFIA

 

insideover.com/difesa

notiziegeopolitiche.net

repubblica.it, 30 aprile 2022, sezione news

www.agi.it/estero/news

www.quifinanza.it,https://quifinanza.it/economia/ucraina-ma-a-europa-conviene-appiattirsi-su-biden/627345/

wired.it, Le conseguenze della guerra, 24 maggio 2022

L’Europa sta precipitando nel medioevo, di Alexey Osinsky

L’Europa sta precipitando nel medioevo
12 APRILE 2022

L'Europa sta precipitando nel medioevo

Poiché in Europa non ci sono quasi risorse naturali significative, in termini di volumi, cadrà molto al di sotto del XIX secolo, cioè nel Medioevo, quando praticamente non c’erano industrie su scala industriale. L’Europa non sfuggirà ad altri problemi connessi: le guerre eterne dei paesi europei tra di loro.

L’entità delle sanzioni anti-russe adottate dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti colpisce non solo l’economia della Russia stessa, ma anche il mercato globale, compresi gli autori dell’idea stessa. Prima dell’inizio della globalizzazione economica, era ancora possibile tentare di isolare alcuni paesi. Ma anche questo esperimento non avrebbe portato gli iniziatori delle sanzioni ai risultati sperati, per non parlare del fatto che l’isolamento è impossibile in linea di principio, se parliamo della Russia.

Il presidente degli Stati Uniti Biden ha affermato che l’economia russa sarebbe stata riportata al “XIX secolo”. Allo stesso tempo, il capo della Casa Bianca ha dimenticato di menzionare in quale secolo di storia mondiale l’Unione Europea apparirà automaticamente come principale partner e alleato di Washington. La risposta a questa domanda è semplice. Poiché in Europa non ci sono quasi risorse naturali significative, in termini di volumi, cadrà molto al di sotto del XIX secolo, cioè nel Medioevo, quando praticamente non c’erano industrie su scala industriale. L’Europa non sfuggirà ad altri problemi connessi: le guerre eterne dei paesi europei tra di loro.

L’indebolimento della stabilità europea avviato dall’Occidente è senza precedenti. Il pacchetto di sanzioni anti-russe comprende molti settori dell’economia, a cominciare dalle materie prime e dal settore bancario per finire con la logistica, le catene di trasporto che si sono formate per decenni tra la Federazione Russa e l’UE, dall’Unione Sovietica. Una delle aree è la fornitura di petrolio e gas russo all’Europa. L’Europa è stata costretta a farlo ai tempi dell’URSS e al culmine della Guerra Fredda, non per una bella vita, ma perché semplicemente non c’erano altre alternative. Allo stesso tempo, non si è mai parlato del fatto che la Mosca sovietica avrebbe “ricattato” qualcuno legandolo deliberatamente ai suoi gasdotti. L’Occidente stesso ha chiesto la posa di tali tubi,

Al momento, tutti questi paesi sono rimasti al loro posto, mentre la domanda energetica dell’Europa è aumentata molte volte. Ne consegue che l’Europa scende volontariamente nel periodo del Medioevo, quando al suo interno non c’erano particolari richieste di materie prime. In altre parole, l’Europa non sarà in grado di risolvere il compito di sostituire gli idrocarburi russi. Anche il gas stoccato negli impianti di stoccaggio europei non sarà una salvezza, poiché è completamente selezionato. Non si può nemmeno menzionare l’aumento dei prezzi del gas nell’UE, questo parametro è entrato in modalità disastro.

Per quanto riguarda l’argomento bancario, è importante ricordare che dal 2014 la Russia pratica il proprio analogo di SWIFT, si tratta di un sistema di trasmissione di messaggi finanziari (SPFS), che è abbastanza in grado di soddisfare le richieste di queste istituzioni.

Interessanti anche altri ambiti delle sanzioni anti-russe. Se l’Occidente è pronto a sottrarre ai partner russi una parte significativa della flotta aerea di aerei civili che sono stati noleggiati, in questo caso, la stessa Europa non avrà bisogno di questi aerei. Senza collegamenti aerei con la Russia, in condizioni di forte riduzione di voli, rotte, flussi di passeggeri e carburante per aerei, gli europei non avranno presto nessun posto e nessun motivo per volare. E all’interno della stessa Europa, tenendo presente il suo territorio relativamente piccolo, sarà del tutto possibile viaggiare in bicicletta, con un trasporto ecologico. Nel Medioevo non c’erano biciclette e aerei senza carburante e al minimo, e questa sarà l’unica differenza rispetto a circa 1400.

La stessa Federazione Russa subirà molto meno un duro colpo per l’industria aeronautica, poiché la piccola Europa, situata sul bordo occidentale, in linea di principio non limita l’ampio raggio di tutte le altre compagnie aeree. Soprattutto se si considera che i russi preferiscono rilassarsi vicino ai mari caldi, in cui l’Europa è relativamente povera. In una situazione del genere, la Russia rafforzerà automaticamente i legami con un certo numero di paesi in Asia, America Latina e Africa, il che più che bloccherà la direzione europea, che si suggellerà.

Secondo le leggi fondamentali dell’economia, le sanzioni imposte da Bruxelles nei confronti della Federazione Russa colpiranno la stessa Europa, che non potrà tornare al suo stato abituale, che le ha permesso di posizionarsi come uno dei centri del moderno, mondo high-tech non molto tempo fa. Per definizione, il mondo moderno ha assunto il massimo grado di partenariato e cooperazione, che gli ha permesso di far avanzare il sistema economico globale.

L’Europa, ovviamente, sarà in grado di cuocere separatamente il pane e fare il vino dall’uva, ma è improbabile che questo formato affronti le sfide del XXI secolo. Una tale tendenza parlerà della sua immersione nel passato ora per sempre. Soprattutto se ricordiamo che nel medioevo in Europa non c’era nemmeno acqua potabile pulita e fresca, il che provocava la necessità di bere vino regolarmente. Se gli europei considerano tale intossicazione, illusioni come la migliore via d’uscita dalla situazione, resta da augurare loro un interessante viaggio nella propria antichità.

Nello stesso periodo, in Russia appariranno sicuramente nuovi Sikorsky, Zworykin e Tchaikovsky, che attireranno nuovamente l’attenzione di tutto il mondo. Per quanto riguarda l’economia, negli ultimi otto anni, la Russia ha dimostrato che le restrizioni occidentali non hanno avuto molto effetto su di essa. Ciò significa che non verranno forniti in futuro. C’è solo una cosa che si può dire con certezza: i principali processi mondiali stanno affluendo rapidamente dai paesi occidentali all’Asia, anche con l’aiuto dell’Occidente stesso. Non sarà possibile invertire questo processo.

https://oneworld.press/?module=articles&action=view&id=2731

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