I pensatoi americani al soldo del Pentagono?_di Giuseppe Gagliano
La qualità dei pensatoi (think tank) possono essere considerati una cartina di tornasole dello stato di salute di un paese egemone o al centro di un impero. Sono in gran parte strumenti di influenza, di manipolazione sino a diventare veri e propri portatori impropri di interessi lobbistici. Tutte caratteristiche però che non differenziano sostanzialmente la natura e il peso di questi rispetto a quelli operanti nella provincia e nella periferia imperiale ossequiente se non nel livello di sciatteria, rozzezza e provincialismo e nella collocazione gerarchica di questi ultimi. Significativa è invece la presenza o meno in esso di aree e centri di elaborazione indipendenti e alternativi, magari anche autonomi. Non sono necessariamente solo il segno di una tolleranza e di un paternalismo di centri decisionali ed egemoni sicuri della propria posizione; sono anche l’indizio di vitalità e soprattutto della necessità dei centri decisori di disporre di diversi punti di vista e della propensione ad accettare proficuamente spazi conflittuali necessari a rigenerare il sistema. Un equilibrio difficile da mantenere la cui caduta può altresì rivelare una condizione inquietante di declino o il limite che impedisce di assumere stabilmente una posizione egemonica. Buona lettura_Giuseppe Germinario
Gagliano Giuseppe I pensatoi americani al soldo del Pentagono?
Che i celebri pensatoi americani – e non solo -fossero privi della necessaria neutralità e imparzialità nell’analizzare le scelte di politica estera americana e di politica militare lo aveva già ampiamente compreso Noam Chomsky analizzando i report dei pensatoi americani durante l’impegno fallimentare della guerra del Vietnam. Uno dei tanti impegni fallimentari sul piano militare gli Stati Uniti… Grazie alle indagini del periodico indipendente americano The Intercept sappiamo che il governo ha assegnato un massiccio contratto da 769 milioni di dollari ad Alion Science and Technology, un appaltatore della difesa, per soluzioni tecnologiche e di intelligence “all’avanguardia” “che supportano direttamente il combattente”. Tuttavia parte del denaro contenuto in quel contratto è andato anche ai più importanti think tank della nazione, che di routine sostengono budget più elevati del Pentagono e una maggiore proiezione della forza militare americana. Il Center for Strategic and International Studies, o CSIS, e il Pacific Forum sono solo due degli istituti di ricerca indipendenti a cui sono state assegnate parti dei 769 milioni di dollari ad Alion Science come subappaltatori. (Gli altri – Russia Research Network Limited, Center for Advanced China Research e Center for European Policy Analysis – sono meno importanti). sovvenzioni che affluiscono agli istituti di ricerca. Nello specifico Andrew Schwartz, un portavoce del CSIS, che ha ricevuto poco meno di 1 milione di dollari dal contratto di intelligence di Alion, ha scritto in una e-mail che il finanziamento è stato utilizzato “per aiutare gli analisti del governo degli Stati Uniti, incluso ma non limitato al personale militare, a comprendere meglio il processo decisionale russo, impatti climatici sulla sicurezza nell’Artico, problemi di sicurezza africana, compresi i legami sempre più profondi della Cina con il settore della sicurezza africano, e minacce alla sicurezza interna, compresa la cibernetica”. A luglio, Alion Science and Technology è stata acquisita da Huntington Ingalls Industries, un importante costruttore navale e una delle più grandi aziende di difesa del mondo. La società ha rifiutato di commentare i suoi legami con i pensatoi o come è stato utilizzato il contratto di intelligence. Il Pacific Forum non ha risposto a una richiesta di commento. L’organizzazione ha ricevuto $ 586.555 dal contratto di Alion. Il Forum del Pacifico ha fatto pressione in modo aggressivo per una maggiore difesa missilistica e spese navali. L’Hudson Institute – che non a caso fu oggetto di pesanti ironie da parte Chomsky -è un altro think tank aggressivo che fa molto affidamento sui finanziamenti del Pentagono. Il gruppo ha recentemente spinto per “avanzamenti all’avanguardia come aerei stealth”ft” per competere con la Cina e una maggiore attenzione alle capacità di guerra informatica. Il gruppo ha ricevuto quest’anno un contratto da 356.263 dollari direttamente dal Pentagono per produrre un report sulla difesa aerea. L’anno scorso, il gruppo ha ricevuto quasi mezzo milione di dollari per produrre rapporti e seminari per conto del Dipartimento della Difesa. Il Center for a New American Security, un think tank che quest’anno ha testimoniato davanti al Congresso per sollecitare maggiori finanziamenti per la tecnologia militare avanzata sul campo di battaglia e una maggiore attenzione alle armi che potrebbero essere utilizzate per uno scontro con la Cina, ha ricevuto almeno 1,1 milioni di dollari in Finanziamento del Pentagono. Ma perché è così importante analizzare il rapporto diretto tra il report prodotti da questi pensatori e finanziamenti provenienti dal Pentagono? Il ruolo dei think tank nel dibattito politico non può essere sottovalutato. Dalla metà del XX secolo, centri accademici apparentemente indipendenti, spesso con fonti di finanziamento opache, hanno svolto un ruolo smisurato nel consigliare il Congresso e le agenzie federali sulle principali priorità politiche. I media spesso si appoggiano all’opinione del gruppo di esperti quando cercano l’opinione degli esperti. E dato che i funzionari dei think tank raramente si registrano come lobbisti, sono visti come esperti politicamente neutrali che vengono assunti per lavorare all’interno di varie amministrazioni presidenziali. Opportuno- nonché ironico -è il giudizio di Ben Freeman direttore della Foreign Influence Transparency Initiative presso il Center for International Policy, un istituto di ricerca che non accetta finanziamenti militari secondo il quale con così tanti think tank che ottengono una fetta del budget del Pentagono, non sorprende che il coro dei think tank di Washington canti le lodi del Pentagono. Ma ancora più interessanti sono i dati rilevati dal Center for International Policy che ha esaminato i 50 migliori think tank del paese. Il rapporto ha rilevato ampi legami tra il Pentagono e gli appaltatori militari con i think tank più influenti. Il CSIS, osserva il rapporto, ha ricevuto oltre $ 5 milioni di finanziamenti dal governo e dagli appaltatori della difesa dal 2014 al 2019. Proprio per questo Freeman ha commentato “Nascondere potenziali conflitti di interesse nelle testimonianze del Congresso o nei lavori pubblicati dai gruppi di esperti dà al pubblico e ai responsabili politici l’impressione di leggere ricerche imparziali o ascoltare un esperto veramente obiettivo, quando in realtà potrebbero ascoltare qualcuno il cui lavoro viene finanziato da un’organizzazione con un’immensa partecipazione finanziaria nell’argomento di quella ricerca”. Un’ultima considerazione: i consigli di questi esperti profumatamente pagati dal Pentagono hanno condotto l’America a scelte spesso disastrose . Per questo i loro report, le loro relazioni e le loro pubblicazioni dovrebbero essere oggetto di un pubblico dibattimento all’interno del Congresso ma soprattutto da parte delle organizzazioni della società civile. Certe scelte non solo costano soldi ma costano anche il sangue dei cittadini americani.