Il papa, l’innocenza delle vittime e la logica del regime, di Leonardo Lugaresi

L’altro giorno papa Francesco ha pronunciato parole di cristiana pietà per Darya Dugina: nel contesto di una generale condanna della “pazzia della guerra”, di ogni guerra e di questa guerra in particolare (e Dio sa quanto ce n’è bisogno!), l’ha chiamata “povera ragazza” e “vittima innocente”. Credo siano state in particolare queste espressioni a scatenare la rabbia che è montata contro di lui in questi ultimi due giorni. Lasciando perdere, nella loro inanità, i tanti che sui social hanno inveito contro il papa e l’hanno insultato – non solo ignoti e irrilevanti leoni da tastiera ma anche personaggi con un profilo pubblico e una qualche notorietà – colpisce soprattutto la dura reazione del regime di Kiev, che ha fatto un passo ufficiale come la convocazione del nunzio pontificio per esprimere quella che, in sostanza, si pone come una condanna morale della posizione del papa.

Poiché con la morte non si scherza – infame chi lo fa! – bisogna essere rigorosi nella formulazione dei concetti, quindi è necessario chiarire bene il senso dell’espressione vittima innocente, sulla quale c’è invece, e non certo da oggi, una pericolosa confusione. Mi pare che esistano due significati, che non si escludono a vicenda ma che debbono restare distinti, di “innocenza” e di “vittima”. In senso stretto, vittima innocente è solo chi, non avendo alcuna responsabilità per il male del mondo, di quel male subisce ingiustamente le conseguenze, fino a quella estrema della morte per mano altrui. In questo senso, a parte i bambini, che non sono responsabili di nulla nella misura in cui non sono pienamente capaci, di vittime innocenti io tra gli adulti ne conosco una: nostro Signore Gesù Cristo, il solo giusto, il quale è morto appunto per “pagare il conto” di tutte le ingiustizie del mondo. La fattura, dice Paolo, l’ha inchiodata alla croce (IVA inclusa). In tutti gli altri casi, la condizione di vittima, per quanto grave e intollerabile sia l’ingiustizia che la determina, non rende automaticamente innocenti, come invece un diffuso e radicato errore cognitivo ci porta a pensare. Noi proviamo compassione per la vittima, solidarizziamo con essa, “stiamo dalla sua parte” e perciò vogliamo anche che sia “innocente”, che non abbia difetti, che abbia sempre e solo ragione. Ma non è così

I torti delle vittime, i peccati che hanno commesso, piccoli o grandi che siano, pertinenti o meno alla sorte che le ha colpite, non giustificano però in alcuno modo la loro ingiusta sofferenza e morte (se noi crediamo al comandamento “Non uccidere”). C’è quindi un secondo senso, valido quanto il primo e per nulla incompatibile con esso, in cui le vittime, ma questa volta tutte le vittime!, sono innocenti. L’innocenza della vittima, in questo caso, consiste nel fatto che essa non meritava di morire. Coloro che si indignano perché papa Francesco ha definito vittima innocente Darya Dugina, si riferiscono presumibilmente al suo pensiero e alla sua attività nel campo dell’informazione (o disinformazione, o propaganda o quel che volete voi: non mi interessa). Questi tali devono – per decenza, perché se non lo fanno sono infami che irridono alla morte (altrui) – dichiarare apertamente che chiunque “pensa e parla male” merita di essere dilaniato da una bomba messa da un attentatore.

Tale deve essere, a quanto sembra, anche la posizione ufficiale del governo ucraino, che sopra ho definito regime perché quella appena esposta è appunto la logica di un regime, cioè di una forma di governo che non ammette opposizioni, conosce solo sostenitori o nemici da eliminare e rivendica per sé – in quanto vittima di un’ingiusta aggressione – uno status di innocenza assoluta che invece non gli spetta, come sopra abbiamo detto. Mi si obietterà che il presidente Zelensky fu a suo tempo eletto democraticamente, il che è vero. Però non mi risulta che attualmente nel suo sfortunato paese vi sia libertà di opposizione, il che fa del suo governo tecnicamente un regime autoritario. Si replicherà che anche questa è una conseguenza dello stato di guerra e che la guerra l’ha scatenata un altro regime, quello di Putin, che dunque è il colpevole ultimo di tutto il male. Non discuto; però sta di fatto che non solo quello russo ma anche quello che c’è adesso in Ucraina è un regime autoritario, che, in quanto tale, si sente offeso perfino dalla cristiana pietà di papa Francesco per la vittima di un attentato.

Una “povera ragazza”, ha detto lui, e qui c’è in gioco una terza semantica cristiana che purtroppo ha bisogno di essere spiegata, perché ormai le persone parlano una lingua bastarda che non capisce più neanche le parole ereditate dai padri. Oltre a quella sorta di “innocenza” di cui ho appena parlato, che è di ogni vittima in quanto non meritevole di essere uccisa, esiste anche una speciale “dignità dello sconfitto”, un’aura di decoro e di rispettabilità, per non dire di sacralità, che avvolge ogni perdente, ogni caduto nel momento della sua fine, per quanto cattivi siano stati i suoi costumi pregressi e orribile la sua condotta passata. È quell’aura che un cristiano come Renzo Tramaglino, nei Promessi sposi, riconosce subito attorno al corpo agonizzante di don Rodrigo nel Lazzaretto. Quella che rende tutti “poveri” i morti (i “poveri morti”, diceva infatti il popolo, accomunando tutti, di default, in questa sorta di ordine cavalleresco).

Io non so praticamente nulla di Darya Dugina, barbaramente assassinata a 24 anni qualche giorno fa: vedo che per alcuni era una creatura meravigliosa, mentre altri la considerano una persona pessima. Qui e ora non mi importa: quello che so con certezza è che il popolo cristiano di un tempo non avrebbe esistato un minuto a chiamarla, proprio come ha fatto Francesco, “povera ragazza”, senza neanche voler sapere che cosa avesse fatto in vita. Perché il popolo cristiano di un tempo dava d’istinto a ogni defunto il titolo, massimamente onorifico, di “povero” (il più cristologico di tutti, a ben vedere). Bastava morire, e anche il più detestato degli avversari diventava “il povero x”.

Dunque sì: «vittima innocente» e «povera ragazza». Francesco ha parlato cristiano.

https://leonardolugaresi.wordpress.com/2022/08/26/il-papa-linnocenza-delle-vittime-e-la-logica-del-regime/?fbclid=IwAR2LPVvBXV5ia0f-SySzVX5pM494ZyHJ0BmtkI1RPGn9MKbf8k_OMLTyY4A

Ucraina, il conflitto 13a puntata Attentato a Mosca Con Stefano Orsi e Max Bonelli

Attentato abbietto a Mosca, bombe sulle sedi istituzionali delle repubbliche separatiste, ulteriori tre miliardi di dollari americani in un pozzo colmo ormai di 80 miliardi di finanziamento dell’impresa militare ucraina, il Dipartimento di Stato che intima agli americani di lasciare l’Ucraina immediatamente, il Ministro degli Esteri polacco che critica l’imperialismo tedesco, la Bulgaria che si aggiunge a quei paesi europei che hanno scelto di trattare con la Russia gli acquisti di gas e petrolio. Un crescendo convulso che lascia presagire le future dinamiche geopolitiche in Europa dove le ambizioni nazionalistiche, più che il prodotto genuino delle ambizioni di autonomia, diventano il veicolo ottuso e fanatico di una nuova modalità di penetrazione dell’egemonismo statunitense. E’ il discrimine che distinguerà la coltivazione di realistiche ambizioni di autonomia in un mondo multipolare dalla possibilità che il continente europeo diventi campo di battaglia di mire egemoniche esterneal continente. Il conflitto in Ucraina è un vaso di pandora dal quale sembra emergere piuttosto la seconda opzione. Ne parleremo più approfonditamente. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v1h2wej-ucraina-il-conflitto-13a-p-attentato-a-mosca-con-s-orsi-e-m-bonelli.html

Una nuova fase nella guerra economica globale, di Antonia Colibasanu

Quando la Russia ha invaso l’Ucraina a febbraio, non ha solo iniziato una guerra di terra in Europa, ma ha aperto quella che sarebbe diventata una guerra economica mondiale che coinvolge quasi tutte le maggiori potenze. L’Occidente ha risposto all’invasione imponendo sanzioni e usando il sistema finanziario internazionale contro la Russia, sperando di sanguinare abbastanza Mosca economicamente da venire a patti. Invece, la Russia ha puntato i piedi, raddoppiando la strategia decennale di armare le sue vendite di energia in Europa mentre cercava nuovi alleati e acquirenti. Naturalmente, la rimozione dell’energia russa ha provocato shock in tutta l’economia globale.

Quasi sei mesi dopo, il mondo è entrato in una nuova fase della guerra economica. Anche le grandi potenze devono affrontare l’aumento dell’inflazione, una pandemia in corso, la carenza di energia e una potenziale crisi alimentare. Le elevate temperature elevate in tutta Europa hanno aumentato la domanda di energia per i consumatori che cercano di rimanere calmi, poiché l’industria tenta di aumentare la produzione come parte di una lunga ripresa economica. E questo per non parlare del prossimo inverno, della siccità in entrambi gli emisferi, dell’inquinamento, dell’interruzione della catena di approvvigionamento e delle continue devastazioni alle terre fertili in Ucraina, tutto ciò aggraverà i problemi economici globali.

Mentre l’inflazione significa prezzi più alti per tutti, le conseguenze della guerra economica vanno oltre le preoccupazioni sui prezzi. Il settore marittimo, ad esempio, è stato colpito in modo sproporzionato. Dopo l’iniziale invasione russa, la preoccupazione principale dell’industria era risolvere i problemi relativi alla zona di guerra, ad esempio portare le navi fuori dalla sponda settentrionale del Mar Nero, prima di affrontare costi operativi più elevati. L’industria marittima russa, in particolare, è tutt’altro che ferma. Sebbene rappresenti solo l’1% del trasporto marittimo globale, i russi stessi rappresentano quasi l’11% della forza lavoro marittima; Gli ucraini rappresentano quasi il 5%, quindi la guerra ha creato una carenza di manodopera nel settore. Nel frattempo,

Il settore assicurativo è stato il prossimo ad adattarsi al nuovo contesto imprenditoriale. La prima sfida per gli assicuratori è stata quella di sviluppare procedure che consentissero di controllare l’esposizione istituzionale alle sanzioni man mano che arrivavano (a un ritmo senza precedenti, non meno). Garantire una conformità efficace in un panorama in rapida evoluzione non è solo costoso ma anche rischioso, considerando le potenziali perdite aziendali. Il ritmo del cambiamento con cui l’attuazione delle sanzioni imposte ha reso le aziende incapaci di assicurare una persona sanzionata o riassicurare un assicuratore sanzionato, indipendentemente dal tipo di attività. Tenere sotto controllo le sanzioni, ormai come al solito, continua ad aumentare i costi operativi e a gonfiare i premi pagati dalle imprese in tutto il mondo, tutti inclusi nel prezzo finale al consumo.

Per tutti questi motivi, le rivalità continueranno a crescere mentre le nazioni determinano ciò che è meglio per se stesse. Dovranno adattare le loro politiche all’enorme accumulo di shock minori e maggiori che derivano dall’elevata incertezza che i produttori ei consumatori stanno affrontando. Questi includeranno esportazioni limitate, soglie di stoccaggio più elevate, misure a sostegno dell’aumento della produzione interna o addirittura il razionamento. Ciò alla fine si tradurrà in conseguenze non intenzionali e imprevedibili che saranno più difficili da gestire per tutti gli stati, con alcuni che subiranno il colpo più di altri.

Caso di studio: Francia e Germania

Il regolatore francese dell’energia nucleare ha annunciato l’8 agosto di aver esteso le deroghe temporanee per consentire a cinque centrali elettriche di continuare a scaricare acqua calda nei fiumi mentre il paese deve affrontare una delle più gravi siccità degli ultimi decenni. L’acqua fredda è essenziale per mantenere in funzione i reattori delle centrali nucleari. Ma anche se la Francia è uno dei principali produttori ed esportatori europei di energia nucleare, le condizioni meteorologiche hanno reso difficile il suo proseguimento delle operazioni. La scorsa settimana, Electricite de France ha affermato che deve ridurre la produzione di energia nucleare in altri due impianti a causa delle condizioni meteorologiche.

Questo è altrettanto un problema per la Germania, che sperava di importare parte della produzione francese di elettricità per cercare di ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia. Di fronte all’elevata inflazione e in previsione di una carenza di energia nei prossimi mesi, i legislatori tedeschi stanno esplorando misure per risparmiare energia. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha riconosciuto che i crescenti costi energetici sono una potenziale fonte di disagio sociale e instabilità. Nel frattempo, la stessa siccità sta colpendo l’economia tedesca. Il ministro dei trasporti tedesco ha affermato che i bassi livelli dell’acqua sul Reno potrebbero causare problemi di navigazione e ha chiesto un piano di dragaggio urgente per mantenere al sicuro l’economia tedesca. In parole povere, nulla sembra rassicurante per la potenza economica europea. E se la Russia deciderà di tagliare le forniture di gas naturale, la situazione peggiorerà.

Caso di studio: Odessa

Tutti questi problemi sono evidenti anche nel modo in cui l’accordo di esportazione di grano recentemente negoziato è stato attuato nel porto di Odessa. L’accordo avrebbe dovuto garantire che il grano ucraino potesse raggiungere l’Africa e altre parti del mondo, scongiurando una crisi alimentare e portando sollievo ai mercati cerealicoli globali. Ore dopo la firma dell’accordo, tuttavia, due missili russi hanno colpito il porto. Inoltre, gli operatori portuali, come il settore marittimo, si trovano ad affrontare una carenza di manodopera. E abbondano le questioni legali sull’applicazione delle sanzioni; fonti locali menzionano problemi con le pratiche burocratiche e i processi di approvazione.

La Russia è uno dei principali esportatori della maggior parte delle materie prime, quindi naturalmente le sanzioni sollevano questioni simili nei porti di tutto il mondo. Fatta eccezione per gli Stati Uniti, che sono in gran parte autosufficienti, la maggior parte dei produttori industriali mondiali, in particolare la Cina, dipendono dalle importazioni di materie prime. La Cina dipende anche dagli Stati Uniti per acquistare le sue esportazioni. Considerando i suoi crescenti problemi socioeconomici, Pechino farà tutto il possibile per evitare di essere coinvolta nella guerra economica tra Occidente e Russia, a meno che gli eventi intorno a Taiwan non la costringano a farlo. Per il mondo degli affari, ciò si traduce in maggiori spese operative e maggiori rischi della catena di approvvigionamento, il che contribuisce all’adozione accelerata dell’onshoring o del reshoring .

Per le aziende occidentali, tuttavia, l’onshoring comporta dei rischi: l’inflazione, prima di tutto. Le aziende americane devono considerare un aumento dei prezzi dell’energia, ma gli europei stanno affrontando l’incertezza sulla sicurezza dell’approvvigionamento stesso. Anche se la Russia non taglia l’approvvigionamento di gas dell’Europa, gli europei dovranno utilizzare i rubli per gli acquisti, indebolendo l’euro e facendo salire l’inflazione. Allo stesso tempo, l’Occidente, in particolare l’Europa, deve aiutare a mantenere a galla l’economia ucraina. Tutta questa incertezza rende l’Europa una destinazione meno attraente per gli investimenti delle imprese, per non parlare dell’onshoring.

I problemi della Russia

Le sfide del Cremlino sono simili, se non peggiori. Le sanzioni e il caos nella catena di approvvigionamento stanno riducendo ciò che arriva ai produttori russi e, quando le cose arrivano, sono più costose di prima. Il governo ha rassicurato la popolazione sulle misure anti-sanzioni, ma le sue imprese stanno soffrendo. Una misura richiede alle aziende russe di vendere una percentuale della loro valuta estera alla banca centrale in cambio di rubli, contribuendo a sostenere la valuta nazionale. Questa percentuale è notevolmente diminuita dall’inizio della guerra, ma continua uno stretto monitoraggio finanziario, così come l’incertezza degli affari.

Il Cremlino era consapevole di questi rischi prima di invadere l’Ucraina, ma ha fatto un calcolo politico. Putin ha posto la strategia di sicurezza della Russia al di sopra della sua prosperità, sapendo che la controparte occidentale aveva limiti severi. Tanto per cominciare, la prospettiva di una Russia armata di armi nucleari debole e instabile non è molto allettante per l’Europa o gli Stati Uniti. Tuttavia, il Cremlino sapeva anche che senza la tecnologia occidentale, l’economia russa avrebbe lottato per mantenere il precedente ritmo di sviluppo. Le sanzioni hanno iniziato a intaccare la produzione energetica russa e ci sono indicazioni che la più ampia produzione manifatturiera stia soffrendo. Anche se la Russia beneficia dell’aumento dei prezzi delle materie prime, le restrizioni tecnologiche in particolare inizieranno a farsi sentire e potrebbero trasformarsi in problemi socioeconomici.

Il Cremlino crede che i russi sopporteranno queste difficoltà finché riusciranno a vendere una storia plausibile che la Russia sta vincendo la guerra. Come parte di questo sforzo, Mosca beneficia dell’opportunità di fornire notizie positive a casa sui nuovi amici in Africa che la sostengono contro l’Occidente. Anche se non è chiaro quanto possano aiutare gli alleati africani, per il Cremlino il supporto morale potrebbe essere sufficiente. Allo stesso tempo, non è chiaro quale effetto stia avendo la guerra sulla forza lavoro russa dopo i danni causati dalla pandemia.

La guerra è l’ultimo distruttore. Il rischio di una destabilizzazione economica globale cresce a ogni passo, offensivo o difensivo, nella guerra economica, e man mano che le decisioni dei dirigenti aziendali si riversano nella catena di approvvigionamento. Insieme, questo accelera il processo di frammentazione già in corso a causa della pandemia.

L’Europa e la Russia saranno le prime ad essere maggiormente colpite. Un inverno difficile sta arrivando per entrambi. La dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia è una sfida enorme, soprattutto durante la peggiore siccità del continente da decenni. Per la Russia, anche se riesce a trovare nuovi mercati in cui vendere, il flusso di tecnologie chiave nel paese si sta esaurendo. Le cose peggioreranno verso la fine dell’anno, soprattutto se si tiene conto dell’incertezza del mercato del lavoro. L’insistenza di Mosca sul fatto che le cose vadano bene è preoccupante. Sia per la Russia che per l’economia globale, chiaramente non lo sono.

https://geopoliticalfutures.com/a-new-phase-in-the-global-economic-war/

Ostilità in Ucraina: non se ne parla quasi più, ma i rischi di escalation aumentano, di Roberto Buffagni

 

Ostilità in Ucraina: non se ne parla quasi più, ma i rischi di escalation aumentano

Sui media, e nel dibattito elettorale italiano, non si parla quasi più delle ostilità in Ucraina: ma i rischi di una escalation che può sfuggire al controllo dei contendenti stanno aumentando. Il 17 agosto, l’articolo di John Mearsheimer su “Foreign Affairs”, Giocare con il fuoco in Ucraina/I rischi sottovalutati di una escalation catastrofica[1] disegna un quadro esauriente delle molteplici possibilità, più o meno probabili, di escalation, anche calamitosa, delle ostilità.

Di seguito, prendendo spunto dall’articolo di Mearsheimer, propongo una lettura più ravvicinata della situazione attuale.

  1. Dopo l’incontro trilaterale a Leopoli, Erdogan si dice pronto a ospitare colloqui per il cessate il fuoco. E perfino Mosca apre a un incontro Putin-Zelensky. Ma Zelensky chiude: ‘Niente pace senza ritiro dei russi’. Dagli Usa altri 775 milioni di dollari di aiuti a Kiev.[2] [mia sintesi dalle agenzie di stampa]
  2. Ovviamente, esigere il “ritiro dei russi” come presupposto per l’apertura di una trattativa significa rifiutare ogni possibile trattativa, oggi, domani o mai. I russi “si ritirerebbero” dai territori del Donbass che hanno conquistato, e dalla Crimea che hanno già annesso, solo in seguito a una sconfitta militare e politica devastante, che non solo rovesciasse l’attuale governo russo ma rendesse impossibile alla Federazione russa proseguire la guerra. In buona sostanza, i russi si ritirerebbero solo se gli Stati Uniti raggiungessero il formidabile obiettivo politico che hanno ufficialmente dichiarato di perseguire, ossia indebolire la Russia “al punto che non le sia più possibile fare il tipo di cose che ha fatto invadendo l’Ucraina” (Segretario alla Difesa USA, aprile 2022), in altre parole, espellerla dal novero delle grandi potenze, probabilmente frammentandola.
  3. Usualmente, impone una condizione così dura per l’apertura di una trattativa diplomatica solo chi sia certo d’essere sul punto di ottenere una vittoria militare decisiva, sappia che il nemico ne è consapevole, e in caso di rifiuto si disponga a conseguirla per esigere, poi, la resa incondizionata.
  4. È questa, la situazione militare in Ucraina? L’Ucraina e i suoi alleati occidentali sono sul punto di ottenere una vittoria decisiva sulla Russia? No. Stando a quanto è dato di comprendere, leggendola con prudenza e con l’ausilio di esperti commentatori[3], è vero l’esatto contrario. Anche senza ricorrere alla mobilitazione generale, la Russia ha, già oggi, la possibilità di sferrare un’offensiva volta all’annientamento delle residue FFAA ucraine. La Russia sta impegnando nei combattimenti soltanto le milizie delle Repubbliche del Donbass, e i mercenari dell’Orchestra Wagner. Le truppe russe sono adibite al martellamento d’artiglieria delle posizioni fortificate ucraine, e non entrano in combattimento se non occasionalmente, in formazioni ridotte. Esse hanno avuto tutto il tempo di riposarsi, ricostituirsi, riorganizzarsi, e sono insomma più che pronte all’impiego. Le migliori truppe ucraine hanno subito perdite incapacitanti, nessun territorio ucraino preso dai russi è mai stato riconquistato stabilmente. La controffensiva annunciata dagli ucraini resta un annuncio, probabilmente perché di fatto impossibile: le migliori truppe ucraine hanno subito perdite gravissime, le nuove formazioni sono raccogliticce, mal addestrate, e scontano un incolmabile divario sia nella direzione operativa, sia nelle capacità combattive, sia nell’armamento a disposizione, nonostante gli aiuti occidentali.
  5. Dunque, per quale motivo Zelensky, e l’Amministrazione americana che lo sostiene e lo guida, rifiutano ogni trattativa con la Russia? Avanzo alcune ipotesi.
  6. Ipotesi 1: l’Amministrazione americana interpreta diversamente, ed erroneamente, la situazione sul campo. Essa, cioè, interpreta l’attuale stallo nei combattimenti come il sintomo dell’incapacità russa di affondare il colpo e ottenere una vittoria decisiva, e ritiene che il tempo lavori contro i russi, logorandoli. Ripete così il probabile errore di lettura commesso al principio delle ostilità: “Inizialmente, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno appoggiato l’Ucraina per impedire una vittoria russa e negoziare da posizione favorevole la fine dei combattimenti. Ma non appena l’esercito ucraino ha iniziato a martellare le forze russe, specialmente intorno a Kiev, l’amministrazione Biden ha cambiato rotta e si è impegnata ad aiutare l’Ucraina a vincere la guerra contro la Russia.”[4] Che questa lettura fosse erronea lo argomenta l’analisi di “Marinus”[5], coincidente con l’analisi del gen. Fabio Mini. Gli statunitensi hanno creduto che le sconfitte tattiche subite dai russi intorno a Kiev segnalassero le scarse capacità delle FFAA russe, mentre le sconfitte tattiche erano un “sacrificio di pedone” previsto e volontario, nell’ambito di una complessa manovra diversiva russa volta a fissare le truppe ucraine nel Nordovest, mentre il grosso delle forze russe si posizionava nel Sudest; una diversione ben riuscita che ha condotto all’attuale situazione sul campo, nettamente favorevole alla Russia. Errori di lettura sono sempre possibili; e si tenga presente che i consiglieri militari dell’Amministrazione americana hanno un forte incentivo a leggere la situazione sul campo in modo da non contraddire frontalmente la linea politica ufficiale. Vi sono certo qualificate voci dissenzienti, ma chi ha il vizio di dire troppo spesso verità sgradevoli raramente giunge in vetta nel suo campo: e chi consiglia Presidente, Segretario di Stato e alla Difesa, è chi ha saputo giungervi. Se davvero, come pare, “Marinus” è il tenente generale in congedo Paul Van Riper, Corpo dei Marines, egli è un caso esemplare di tecnico di grande valore capace di dire verità sgradite ai superiori e di costringerli a sbatterci il muso. Si veda come agì, guastando la festa agli organizzatori, al comando delle forze “rosse” nel “Millennium Challenge 2002”, un enorme wargame statunitense[6].
  7. Ipotesi 2: l’Amministrazione statunitense è motivata principalmente da esigenze politiche interne. Si avvicinano le elezioni di midterm, e l’Amministrazione americana non può permettersi di ammettere che non tutto va come previsto, in Ucraina. Questa considerazione fa passare in secondo piano le valutazioni strategiche, e le mette “on the backburner”, le tiene in caldo per il dopo novembre, quando saranno più chiari i rapporti di forza interni. Ciò ovviamente accresce gli incentivi a presentare un quadro militare positivo, per i consiglieri della Presidenza; e per i decisori politici, gli incentivi a ignorare le voci dissenzienti[7] che pure si moltiplicano, e provengono da fonti qualificatissime, interne all’ufficialità.
  8. Ipotesi 3: l’Amministrazione statunitense sta decidendo, o ha già deciso, di allargare il conflitto. Un allargamento possibile del conflitto potrebbe essere la discesa in campo, in Ucraina, di forze polacche e baltiche, previa richiesta di aiuto militare del governo ucraino ai governi polacco e baltici; che dal punto di vista giuridico non implicherebbe il coinvolgimento diretto della NATO nei combattimenti. Un altro allargamento possibile del conflitto è una importante manovra diversiva in Serbia e Kosovo, con un’accensione militare delle presenti tensioni tra Kosovo e Serbia, tale da costringere la Russia a fornire aiuto militare al governo serbo. Questi (o altri) allargamenti possibili del conflitto consentirebbero all’Amministrazione americana di guadagnare il tempo (mesi, probabilmente più di un anno) necessario a costituire e organizzare logisticamente, su territorio europeo, una forza convenzionale NATO, comprensiva di un forte contingente americano, sufficiente a contenere la Russia ed eventualmente in grado di affrontarla sul campo in uno scontro convenzionale diretto Russia-Nato. In questo caso, la Russia potrebbe ostacolare seriamente la proiezione della forza statunitense sul territorio europeo, specie nel passaggio più delicato del trasporto truppe, soltanto attaccando direttamente il naviglio degli Stati Uniti, e dunque innescando un conflitto diretto tra le due grandi potenze nucleari.
  9. È ovviamente possibile, anzi credo probabile, che tutte e tre le ipotesi che ho avanzato si combinino. Cioè, che gli USA sottovalutino le capacità militari russe, sopravvalutino le proprie, e leggano erroneamente la situazione sul campo in Ucraina; che vi siano incentivati da esigenze politiche interne, e che stiano studiando, o forse abbiano già deciso, di allargare un conflitto che l’Ucraina, nonostante i massicci aiuti occidentali, non è in grado di condurre a buon fine. Se le mie ipotesi si avvicinano al vero, ciò significa che gli Stati Uniti sono rimasti staffati agli obiettivi politici formidabili che hanno dichiarato di voler perseguire e su cui hanno impegnato il prestigio della nazione, e sono dunque costretti, ancor più che disposti, a escalare il conflitto con la Russia.
  10. A mio avviso, se oggi la Russia si dichiara disponibile all’apertura di una trattativa con il governo ucraino, e se non sferra già ora un attacco decisivo per annientare le FFAA ucraine, probabilmente è per due ragioni: a) non far perdere la faccia agli Stati Uniti, provocandone una reazione estrema con l’escalation di ritorsioni a cui condurrebbe b) attendere sia le elezioni statunitensi di midterm, sia le reazioni dei governi europei alla crisi energetica che si annuncia per l’inverno, con le gravi conseguenze politiche e sociali che innescherà. Se questa mia lettura della disponibilità diplomatica e dell’inazione russa è corretta, ciò significa che la dirigenza russa cerca di prevenire una escalation e un allargamento del conflitto, che possono condurla allo scontro diretto con gli Stati Uniti a un passo dai propri confini, e a una possibile, calamitosa escalation nucleare.
  11. In questo quadro, le nazioni europee sono “between a rock and a hard place”, vasi di coccio tra due vasi di ferro. Che cosa succede a un vaso di coccio tra due vasi di ferro ce lo mostra chiaramente il destino dell’Ucraina, una nazione che sta precipitando in un baratro di violenza bellica, miseria, criminalità, e non ne ha ancora toccato il fondo. In questo baratro l’hanno gettata i suoi dirigenti con scelte politiche sciagurate. Il baratro della guerra e della rovina economica e sociale è molto grande: c’è posto anche per le nazioni d’Europa, anche per l’Italia. Non lasciamo che i nostri dirigenti politici spingano nel baratro anche il nostro Paese.

 

 

 

 

 

 

[1] Qui tradotto e introdotto da me:  http://italiaeilmondo.com/2022/08/18/12533/

[2] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/08/18/ucraina-zelensky-la-visita-di-erdogan-e-un-potente-messaggio-di-sostegno-_6487b5f7-06f9-4c4f-b54d-5746c6af9e0d.html

[3] Si vedano le molteplici analisi del col. Markus Reisner dell’Accademia Militare Teresiana di Vienna, facilmente reperibili in rete, e di recente l’analisi approfondita di “Marinus” (probabilmente, il ten.gen. Paul Van Riper, Corpo dei Marines) pubblicata su “Maneuverist Papers n. 22”, vedi: http://italiaeilmondo.com/2022/08/14/il-modo-rivoluzionario-in-cui-la-russia-ha-combattuto-la-sua-guerra-in-ucraina-di-leon-tressell/

[4] Mearsheimer, “Foreign Affairs”, cit. in nota 1

[5] V. nota 3

[6] https://warontherocks.com/2015/11/millennium-challenge-the-real-story-of-a-corrupted-military-exercise-and-its-legacy/?fbclid=IwAR33DF9g8s0OEbY2ivRnh6PdWPnHJDHieUhAWemwL-MjTwBvWHM1EYM71bU

[7] V. Oltre all’articolo di John Mearsheimer cit. in nota 1, v. il recente intervento di Henry Kissinger sul “Wall Street Journal”, https://www.wsj.com/articles/henry-kissinger-is-worried-about-disequilibrium-11660325251?no_redirect=true  e la videointervista di George Beebe, Director for Grand Strategy del Quincy Institute for Responsible Statecraft, ex consigliere per la sicurezza del Vicepresidente Dick Cheney, https://youtu.be/YDuNilTd1fo

Giocare con il fuoco in Ucraina, di John J. Mearsheimer (a cura di Roberto Buffagni)

Questo articolo di John Mearsheimer, apparso il 17 agosto su “Foreign Affairs”, ha grande importanza, e va letto e valutato con la massima attenzione, sia per il suo contenuto, sia per il significato politico che assume. Le ragioni sono le seguenti:

  1.   è, probabilmente, il maggiore studioso al mondo della logica di potenza. Si è diplomato a West Point, ha fatto parte dell’Esercito e dell’Aviazione degli Stati Uniti. Ha insegnato per quarant’anni all’Università di Chicago. I suoi testi sono letture obbligatorie in tutti i corsi di International Relations almeno occidentali, e nelle Accademie militari di tutto il mondo. Non ha mai cercato o accettato impegni nell’amministrazione politica degli Stati Uniti per conservare la sua indipendenza di pensiero e la sua obiettività di studioso.
  2. “Foreign Affairs” è il più importante periodico specializzato statunitense in materia di politica internazionale, e viene letto da tutta l’ufficialità politica ed economica americana ed europea. Esso non solo pubblica l’articolo di Mearsheimer, ma lo pubblica in forma gratuita, accessibile a tutti, in modo da garantirgli la massima diffusione possibile; ciò che probabilmente implica una forma di convalida ufficiosa della posizione di Mearsheimer, o quanto meno la volontà del board di “Foreign Affairs” che l’articolo di Mearsheimer – un severo monito sui rischi della guerra in Ucraina, e implicitamente un preoccupato appello per un cambio di strategia – venga letto e preso in considerazione dai policymakers americani ed europei, e dall’opinione pubblica occidentale tutta.
  3. L’articolo di Mearsheimer dunque si inserisce nel tentativo di forze statunitensi, tutt’altro che trascurabili, di favorire un mutamento nella strategia americana contro la Russia; come il recente intervento di Henry Kissinger sul “Wall Street Journal”[1], o la videointervista di George Beebe, Director for Grand Strategy del Quincy Institute for Responsible Statecraft[2], ex consigliere per la sicurezza del Vicepresidente Dick Cheney.
  4. Il contenuto dell’articolo non ha bisogno di chiarimenti. Come gli è solito, Mearsheimer espone con limpidezza e semplicità argomenti strettamente concatenati. Mi limito a sottolineare alcuni punti.
  5. La guerra è imprevedibile, e chi ritenga di poterla prevedere e controllare con certezza è in errore. L’imprevedibilità della guerra è una premessa teorica, esposta con la massima perspicuità da Clausewitz; e un fatto empirico illustrato da mille esempi. Ad esempio, nella IIGM i tedeschi attaccarono l’Unione Sovietica perché certi di poterla sconfiggere. Concordavano con questa previsione tutti, ripeto TUTTI gli Stati Maggiori del mondo: salvo miracoli, l’Unione Sovietica sarebbe stata sconfitta. Poi l’Unione Sovietica, dopo sei mesi di sconfitte tremende, ha fatto il miracolo e ha inflitto alla Germania una sconfitta devastante.
  6. L’interpretazione della volontà del nemico, e l’interpretazione dei fatti militari sul campo, sono sempre dubbie, soggette all’errore, e provocano reazioni, sviluppi, conseguenze imprevedibili e molto difficili da controllare. Esempio: nell’articolo, Mearsheimer correttamente individua l’origine del cambio di strategia statunitense nell’interpretazione americana degli eventi bellici: “Inizialmente, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno appoggiato l’Ucraina per impedire una vittoria russa e negoziare da posizione favorevole la fine dei combattimenti. Ma non appena l’esercito ucraino ha iniziato a martellare le forze russe, specialmente intorno a Kiev, l’amministrazione Biden ha cambiato rotta e si è impegnata ad aiutare l’Ucraina a vincere la guerra contro la Russia.” Se è corretta l’interpretazione dell’operazione militare speciale russa proposta da “Marinus” (probabilmente il gen. Paul Van Riper, Corpo dei Marines) su “Maneuverist Papers n.22”[3], l’Amministrazione presidenziale e i suoi consulenti militari hanno sbagliato l’interpretazione della fase iniziale dell’invasione russa: hanno creduto che le sconfitte tattiche subite dai russi intorno a Kiev segnalassero le scarse capacità delle FFAA russe, mentre si trattava di una complessa manovra diversiva volta a fissare le truppe ucraine nel Nordovest, mentre il grosso delle forze russe si posizionava nel Sudest; una diversione ben riuscita che ha condotto all’attuale situazione sul campo, nettamente favorevole alla Russia. Personalmente, credo esatta la lettura di “Marinus”, che peraltro coincide con la lettura del nostro gen. Fabio Mini. Da questa errata lettura della situazione sul campo, l’Amministrazione americana ha concluso che fosse possibile e vantaggioso perseguire obiettivi strategici estremamente ambiziosi, sui quali ha formalmente impegnato la reputazione e il prestigio degli Stati Uniti.
  7. Quanto più a lungo dura una guerra, tanto più imprevedibili sono il suo decorso e le sue conseguenze. Questo è un semplice corollario dei due punti precedenti: con il passare del tempo, incertezza si aggiunge a incertezza, imprevedibilità a imprevedibilità, possibilità di errore e incidente a possibilità di errore e incidente.
  8. A che cosa è dovuto il presente stallo della guerra in Ucraina? A mio avviso, consegue a una scelta politica russa. Da quanto si può intendere della situazione militare sul campo, già ora la Russia potrebbe sferrare un’offensiva per ottenere una vittoria decisiva sull’Ucraina, annientandone le FFAA. La Russia sta impegnando nei combattimenti soltanto le milizie delle Repubbliche del Donbass, e i mercenari dell’Orchestra Wagner. Le truppe russe si occupano del martellamento d’artiglieria delle posizioni fortificate ucraine, e non entrano in combattimento se non occasionalmente, in formazioni ridotte. Esse hanno avuto tutto il tempo di riposarsi, ricostituirsi, riorganizzarsi, e sono insomma più che pronte all’impiego. Le migliori truppe ucraine hanno subito perdite incapacitanti, nessun territorio ucraino preso dai russi è mai stato riconquistato stabilmente. La controffensiva annunciata dagli ucraini resta un annuncio, probabilmente perché di fatto impossibile: le migliori truppe ucraine hanno subito perdite incapacitanti, le nuove formazioni sono raccogliticce, mal addestrate, e scontano un incolmabile divario sia nella direzione operativa, sia nelle capacità combattive, sia nell’armamento a disposizione, nonostante gli aiuti occidentali. Se la Russia non sferra già ora un attacco decisivo per annientare le FFAA ucraine, probabilmente è per due ragioni: a) non far perdere la faccia agli Stati Uniti, provocandone una reazione estrema con l’escalation di ritorsioni a cui condurrebbe b) attendere sia le elezioni statunitensi di midterm, sia le reazioni dei governi europei alla crisi energetica che si annuncia per l’inverno, con le gravi conseguenze politiche e sociali che innescherà.
  9. In conclusione: per prevenire i gravi rischi di una escalation illustrati dall’articolo di Mearsheimer, una escalation che può sfuggire al controllo dei contendenti e condurre sino alla guerra nucleare, è assolutamente necessario che i Paesi europei più direttamente minacciati dall’escalation, e già ora più gravemente danneggiati dalla strategia americana, se ne differenzino e appoggino le forze che negli Stati Uniti tentano di correggere la rotta strategica, e di creare le condizioni minime per una trattativa tra USA e Russia. È una svolta politica difficile, ma necessaria e urgente: dopo, potrebbe essere troppo tardi.

 

Giocare con il fuoco in Ucraina

I rischi sottovalutati di una escalation catastrofica[4]

di John J. Mearsheimer

17 agosto 2022

 

I decisori occidentali paiono aver raggiunto un consenso sulla guerra in Ucraina: il conflitto si risolverà in una situazione di stallo prolungata, e alla fine una Russia indebolita accetterà un accordo di pace favorevole sia agli Stati Uniti e i suoi alleati NATO, sia all’Ucraina. Sebbene i dirigenti istituzionali riconoscano che sia Washington sia Mosca potrebbero dare inizio a una escalation per ottenere un vantaggio o prevenire la sconfitta, danno per scontato che sia possibile evitare un’escalation catastrofica. Pochi immaginano che le forze statunitensi finiscano per essere direttamente coinvolte nei combattimenti, o che la Russia oserà impiegare le armi nucleari.

Washington e i suoi alleati sono troppo faciloni e arroganti. Sebbene sia possibile evitare un’escalation disastrosa, la capacità dei contendenti di gestire questo pericolo è tutt’altro che certa. Il rischio è sostanzialmente maggiore di quanto non ritenga il senso comune. E dato che le conseguenze di una escalation potrebbero includere una guerra di grandi proporzioni in Europa, e forse anche l’annientamento nucleare, ci sono buone ragioni per preoccuparsi seriamente.

Per comprendere le dinamiche dell’escalation in Ucraina, iniziamo con gli obiettivi di ciascuno dei contendenti. Dall’inizio della guerra, sia Mosca sia Washington hanno ampliato le loro ambizioni in modo significativo, ed entrambi sono ora fortemente impegnati a vincere la guerra e raggiungere obiettivi politici formidabili. Di conseguenza, ciascuna parte ha potenti incentivi per trovare il modo di prevalere e, ancor più importante, per evitare di perdere. In pratica, ciò significa che gli Stati Uniti potrebbero entrare in combattimento se desiderano disperatamente vincere o impedire all’Ucraina di perdere, mentre la Russia potrebbe utilizzare armi nucleari se desidera disperatamente vincere, o se teme un’imminente sconfitta, uno scenario probabile se le forze armate statunitensi entrassero in guerra.

Inoltre, data la determinazione di ciascuna parte a raggiungere i propri obiettivi, ci sono poche possibilità di un compromesso sensato. Il pensiero massimalista che ora prevale sia a Washington sia a Mosca dà a ciascuna parte ulteriori ragioni per vincere sul campo di battaglia, per poter dettare i termini dell’eventuale pace. In effetti, l’assenza di una possibile soluzione diplomatica fornisce a entrambe le parti un ulteriore incentivo ad arrampicarsi in una escalation. Ciò che si trova sui gradini più alti della scala potrebbe essere qualcosa di veramente catastrofico: un livello di morte e distruzione superiore a quello della seconda guerra mondiale.

PUNTARE IN ALTO

Inizialmente, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno appoggiato l’Ucraina per impedire una vittoria russa e negoziare da posizione favorevole la fine dei combattimenti. Ma non appena l’esercito ucraino ha iniziato a martellare le forze russe, specialmente intorno a Kiev, l’amministrazione Biden ha cambiato rotta e si è impegnata ad aiutare l’Ucraina a vincere la guerra contro la Russia. Ha anche cercato di danneggiare gravemente l’economia russa imponendo sanzioni senza precedenti. In aprile, il Segretario alla Difesa Lloyd Austin ha spiegato gli obiettivi degli Stati Uniti: “Vogliamo vedere la Russia indebolita al punto che non le sia più possibile fare il tipo di cose che ha fatto invadendo l’Ucraina“. In buona sostanza, gli Stati Uniti hanno annunciato la loro intenzione di eliminare la Russia dal novero delle grandi potenze.

Ciò che più conta, gli Stati Uniti hanno impegnato la loro reputazione sull’esito del conflitto. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha etichettato la guerra russa in Ucraina come un “genocidio” e ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di essere un “criminale di guerra” che dovrebbe affrontare un “processo per crimini di guerra“. Proclami presidenziali del genere rendono difficile immaginare che Washington faccia marcia indietro; se la Russia prevalesse in Ucraina, la posizione degli Stati Uniti nel mondo subirebbe un duro colpo.

Anche le ambizioni russe si sono ampliate. Contrariamente a quanto si pensa in Occidente, Mosca non ha invaso l’Ucraina per conquistarla e integrarla in una Grande Russia. Si trattava principalmente di impedire all’Ucraina di trasformarsi in un baluardo occidentale al confine con la Russia. Putin e i suoi consiglieri erano particolarmente preoccupati per l’adesione dell’Ucraina alla NATO. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha chiarito sinteticamente il punto a metà gennaio, dicendo in una conferenza stampa: “la chiave di tutto è la garanzia che la NATO non si espanda verso est“. Per i leader russi, la prospettiva dell’adesione dell’Ucraina alla NATO è, come ha affermato lo stesso Putin prima dell’invasione, “una minaccia diretta alla sicurezza russa“, una minaccia che potrebbe essere eliminata solo entrando in guerra e trasformando l’Ucraina in uno stato neutrale o fallito.

È a questo fine che, a quanto pare, gli obiettivi territoriali della Russia si sono notevolmente ampliati dall’inizio della guerra. Fino alla vigilia dell’invasione, la Russia si era impegnata ad attuare l’accordo di Minsk II, che avrebbe mantenuto il Donbass come parte dell’Ucraina. Nel corso della guerra, tuttavia, la Russia ha conquistato vaste aree di territorio nell’Ucraina orientale e meridionale, e ci sono prove crescenti che Putin ora intenda annettere tutta o la maggior parte di quelle terre, il che trasformerebbe effettivamente ciò che resta dell’Ucraina in uno stato disfunzionale, monco.

Per la Russia, la minaccia oggi è ancor maggiore di quanto non fosse prima della guerra, soprattutto perché l’amministrazione Biden è ora determinata a recuperare le conquiste territoriali russe, e a menomare in modo permanente la potenza russa. A peggiorare ulteriormente le cose per Mosca, Finlandia e Svezia stanno entrando a far parte della NATO, e l’Ucraina è meglio armata e più strettamente alleata con l’Occidente. Mosca non può permettersi di perdere in Ucraina e utilizzerà ogni mezzo disponibile per evitare la sconfitta. Putin sembra fiducioso che la Russia alla fine prevarrà sull’Ucraina e sui suoi sostenitori occidentali. “Oggi sentiamo che vogliono sconfiggerci sul campo di battaglia“, ha detto all’inizio di luglio. “Che dire? Che ci provino. Gli obiettivi dell’operazione militare speciale saranno raggiunti. Non ci sono dubbi su questo”.

L’Ucraina, dal canto suo, ha gli stessi obiettivi dell’amministrazione Biden. Gli ucraini sono decisi a riconquistare il territorio perso a vantaggio della Russia, inclusa la Crimea, e una Russia più debole è sicuramente meno minacciosa per l’Ucraina. Inoltre, sono fiduciosi di poter vincere, come ha chiarito a metà luglio il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov, quando ha affermato: “La Russia può sicuramente essere sconfitta e l’Ucraina ha già mostrato come“. Il suo omologo americano a quanto pare è d’accordo. “La nostra assistenza sta facendo davvero la differenza sul campo“, ha detto Austin in un discorso di fine luglio. “La Russia pensa di poter tenere duro più a lungo dell’Ucraina e di noi. Ma questo è solo l’ultimo della serie di errori di calcolo della Russia“.

In buona sostanza, Kiev, Washington e Mosca sono tutti totalmente impegnati a vincere a spese del loro avversario, il che lascia poco spazio ai compromessi. Probabilmente, né l’Ucraina né gli Stati Uniti accetterebbero un’Ucraina neutrale; in realtà, l’Ucraina sta diventando ogni giorno che passa più strettamente legata all’Occidente. Né è probabile che la Russia restituisca tutto, o anche la maggior parte del territorio che ha sottratto all’Ucraina, in specie perché le animosità che hanno alimentato il conflitto nel Donbass tra separatisti filorussi e governo ucraino negli ultimi otto anni sono oggi più intense che mai.

Questi interessi contrastanti spiegano perché tanti osservatori ritengano che un accordo negoziato non avverrà a breve, e quindi prevedono una sanguinosa situazione di stallo. In questo hanno ragione. Ma gli osservatori stanno sottovalutando il potenziale di un’escalation catastrofica implicita in una lunga guerra in Ucraina.

Ci sono tre vie fondamentali verso l’escalation intrinseche alla condotta della guerra: una o entrambe le parti escalano deliberatamente per vincere, una o entrambe le parti escalano deliberatamente per prevenire la sconfitta, oppure i combattimenti escalano non per scelta deliberata ma involontariamente. Ciascuno dei tre percorsi potenzialmente può spingere gli Stati Uniti a entrare direttamente in guerra, o spingere la Russia a usare armi nucleari, o forse condurre a entrambe le cose.

 

ENTRA IN SCENA L’AMERICA

Appena l’amministrazione Biden ha concluso che la Russia poteva essere battuta in Ucraina, ha inviato più armi, e armi più potenti, a Kiev. L’Occidente ha iniziato ad aumentare la capacità offensiva dell’Ucraina inviando armi come il sistema di missili a lancio multiplo HIMARS, oltre a quelle “difensive” come il missile anticarro Javelin. Nel corso del tempo, sia la letalità sia la quantità delle armi sono aumentate. Si tenga presente che a marzo Washington aveva posto il veto a un piano per trasferire i caccia MiG-29 polacchi in Ucraina, sulla base del fatto che ciò avrebbe potuto condurre a una escalation, ma a luglio non ha sollevato obiezioni quando la Slovacchia ha annunciato che stava valutando l’invio degli stessi aerei a Kiev. Gli Stati Uniti stanno anche pensando di dare i propri F-15 e F-16 all’Ucraina.

Gli Stati Uniti e i loro alleati stanno anche addestrando l’esercito ucraino e fornendogli informazioni vitali che esso impiega per distruggere i principali obiettivi russi. Inoltre, come riportato dal “New York Times”, l’Occidente ha “una rete clandestina di commando e spie” sul terreno, all’interno dell’Ucraina. Magari Washington non è direttamente coinvolta nei combattimenti, ma è profondamente coinvolta nella guerra. E oggi manca solo un breve passo per avere soldati americani che premono il grilletto e piloti americani che schiacciano il pulsante di sparo.

Le forze armate statunitensi potrebbero essere coinvolte nei combattimenti in vari modi. Si consideri una situazione in cui la guerra si trascina per un anno o più e non c’è né una soluzione diplomatica in vista né un percorso plausibile per una vittoria ucraina. Allo stesso tempo, Washington desidera disperatamente porre fine alla guerra, forse perché deve concentrarsi sul contenimento della Cina o perché i costi economici del sostegno all’Ucraina stanno causando problemi politici in patria e in Europa. In simili circostanze, i politici statunitensi avrebbero tutte le ragioni per prendere in considerazione l’adozione di misure più rischiose, come l’imposizione di una no-fly zone sull’Ucraina o l’inserimento di piccoli contingenti di forze di terra statunitensi, per aiutare l’Ucraina a sconfiggere la Russia.

Uno scenario più probabile per l’intervento degli Stati Uniti si verificherebbe se l’esercito ucraino iniziasse a crollare, e la Russia sembrasse destinata a ottenere una vittoria decisiva. In tal caso, dato il profondo impegno dell’amministrazione Biden a prevenire questo esito, gli Stati Uniti potrebbero tentar di invertire la tendenza coinvolgendosi direttamente nei combattimenti. È facile immaginare i funzionari statunitensi convinti che sia in gioco la credibilità del loro paese, e persuasi che un uso limitato della forza possa salvare l’Ucraina senza indurre Putin a usare le armi nucleari. Oppure, un’Ucraina disperata potrebbe lanciare attacchi su larga scala contro paesi e città russe, nella speranza che una simile escalation provochi una massiccia risposta russa che finisca per costringere gli Stati Uniti a unirsi ai combattimenti.

L’ultimo scenario per il coinvolgimento americano ipotizza un’escalation involontaria: senza volerlo, Washington viene coinvolta nella guerra da un evento imprevisto che sfugge di mano. Forse i caccia statunitensi e russi, che sono già entrati in stretto contatto sul Mar Baltico, si scontrano accidentalmente. Un simile incidente potrebbe facilmente degenerare, dati gli alti livelli di paura da entrambe le parti, la mancanza di comunicazione e la demonizzazione reciproca.

O magari la Lituania blocca il passaggio delle merci sanzionate che viaggiano attraverso il suo territorio mentre si dirigono dalla Russia a Kaliningrad, l’enclave russa separata dal resto del paese. La Lituania ha fatto proprio questo a metà giugno, ma ha fatto marcia indietro a metà luglio, dopo che Mosca ha chiarito che stava contemplando “misure severe” per porre fine a quello che considerava un blocco illegale. Il ministero degli Esteri lituano, tuttavia, ha resistito alla revoca del blocco. Dal momento che la Lituania è un membro della NATO, gli Stati Uniti quasi certamente verrebbero in sua difesa se la Russia attaccasse il paese.

O forse la Russia distrugge un edificio a Kiev, o un sito di addestramento da qualche parte in Ucraina, e uccide involontariamente un numero considerevole di americani, per esempio operatori umanitari, agenti dell’intelligence o consiglieri militari. L’amministrazione Biden, di fronte a una sollevazione della sua opinione pubblica, decide che deve vendicarsi e colpisce obiettivi russi, il che conduce a una serie di ritorsioni tra le due parti.

Infine, c’è la possibilità che i combattimenti nell’Ucraina meridionale danneggino la centrale nucleare di Zaporizhzhya controllata dalla Russia, la più grande d’Europa, al punto da emettere radiazioni nella regione, portando la Russia a rispondere in modo proporzionale. Dmitry Medvedev, l’ex presidente e primo ministro russo, ha dato una risposta inquietante a questa possibilità, dicendo ad agosto: “Non si dimentichi che ci sono siti nucleari anche nell’Unione europea. E anche lì sono possibili incidenti“. Se la Russia dovesse colpire un reattore nucleare europeo, gli Stati Uniti entrerebbero quasi sicuramente in guerra.

Naturalmente, anche Mosca potrebbe istigare l’escalation. Non si può escludere la possibilità che la Russia, nel disperato tentativo di fermare il flusso di aiuti militari occidentali in Ucraina, colpisca i paesi attraverso i quali passa la maggior parte di essa: Polonia o Romania, entrambi membri della NATO. C’è anche la possibilità che la Russia possa lanciare un massiccio attacco informatico contro uno o più paesi europei che aiutano l’Ucraina, causando gravi danni alla sua infrastruttura critica. Un simile attacco potrebbe spingere gli Stati Uniti a lanciare un attacco informatico di rappresaglia contro la Russia. Se l’attacco informatico riuscisse, Mosca potrebbe rispondere militarmente; se fallisse, Washington potrebbe decidere che l’unico modo per punire la Russia è colpirla direttamente. Questi scenari sembrano inverosimili, ma non sono impossibili. E sono solo alcuni dei tanti percorsi attraverso i quali quella che ora è una guerra locale potrebbe trasformarsi in qualcosa di molto più grande e più pericoloso.

 

PASSAGGIO AL CONFLITTO NUCLEARE

Sebbene l’esercito russo abbia causato enormi danni all’Ucraina, Mosca, finora, è stata riluttante a intensificare il suo impegno per vincere la guerra. Putin non ha ampliato le dimensioni delle sue forze attraverso la coscrizione su larga scala. Né ha preso di mira la rete elettrica dell’Ucraina, ciò che sarebbe relativamente facile da fare e infliggerebbe ingenti danni a quel paese. In effetti, molti russi lo hanno accusato di non aver condotto la guerra in modo più vigoroso. Putin ha preso atto di questa critica, ma ha fatto sapere che se necessario, avrebbe dato inizio a una escalation dell’impegno russo. “Non abbiamo ancora cominciato a fare sul serio“, ha detto a luglio, suggerendo che la Russia potrebbe fare di più, se la situazione militare deteriorasse: e lo farebbe.

E a proposito della forma terminale di escalation? Ci sono tre circostanze in cui Putin potrebbe usare le armi nucleari. Il primo, se gli Stati Uniti ei loro alleati della NATO entrassero in guerra. Questo sviluppo non solo sposterebbe notevolmente l’equilibrio di forze militari a svantaggio della Russia, aumentando notevolmente le probabilità di una sua sconfitta, ma per la Russia significherebbe anche combattere alle porte di casa contro una grande potenza, in una guerra che potrebbe facilmente dilagare nel territorio russo. I leader russi penserebbero certamente che la loro sopravvivenza è a rischio, ciò che gli darebbe un potente incentivo a usare armi nucleari per salvare la situazione. Come minimo, prenderebbero in considerazione lanci nucleari dimostrativi, per convincere l’Occidente a fare marcia indietro. È impossibile sapere in anticipo se una mossa simile porrebbe termine alla guerra, o la condurrebbe in una escalation di cui si perderebbe il controllo.

Nel suo discorso del 24 febbraio, in cui annunciava l’invasione, Putin ha chiaramente sottinteso che avrebbe impiegato le armi nucleari se gli Stati Uniti e i loro alleati fossero entrati in guerra. Rivolgendosi a “coloro che potrebbero essere tentati di interferire“, ha detto, “devono sapere che la Russia risponderà immediatamente e ci saranno conseguenze che non avete mai visto in tutta la vostra storia“. Il suo avvertimento non è sfuggito a Avril Haines, il direttore dell’intelligence nazionale statunitense, che a maggio aveva predetto che Putin avrebbe potuto usare armi nucleari se la NATO “interviene o sta per intervenire“, in buona parte perché ciò “contribuirebbe ovviamente a una percezione che sta per perdere la guerra in Ucraina”.

Nel secondo scenario nucleare, l’Ucraina inverte da sola le sorti sul campo di battaglia, senza il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti. Se le forze ucraine fossero sul punto di sconfiggere l’esercito russo e riprendersi il territorio perduto del loro paese, non c’è dubbio che Mosca potrebbe facilmente vedere questo esito come una minaccia esistenziale che esige una risposta nucleare. Dopotutto, Putin e i suoi consiglieri erano sufficientemente allarmati dal crescente allineamento di Kiev con l’Occidente da decidere deliberatamente di attaccare l’Ucraina, nonostante i chiari avvertimenti degli Stati Uniti e dei loro alleati sulle gravi conseguenze che la Russia avrebbe dovuto affrontare. A differenza del primo scenario, Mosca impiegherebbe armi nucleari non nel contesto di una guerra con gli Stati Uniti, ma contro l’Ucraina. Lo farebbe con poco timore di ritorsioni nucleari, dal momento che Kiev non ha armi nucleari, e perché Washington non avrebbe alcun interesse a iniziare una guerra nucleare. L’assenza di una chiara minaccia di ritorsione renderebbe più facile per Putin contemplare l’uso del nucleare.

Nel terzo scenario, la guerra si risolve in una lunga situazione di stallo che non ha soluzione diplomatica e diventa estremamente costosa per Mosca. Nel disperato tentativo di porre fine al conflitto a condizioni favorevoli, Putin potrebbe perseguire l’escalation nucleare per vincere. Come nello scenario precedente, in cui si escala per evitare la sconfitta, una rappresaglia nucleare degli Stati Uniti sarebbe altamente improbabile. In entrambi gli scenari, è probabile che la Russia utilizzi armi nucleari tattiche contro una piccola serie di obiettivi militari, almeno inizialmente. Potrebbe colpire paesi e città in attacchi successivi, se necessario. Ottenere un vantaggio militare sarebbe uno degli obiettivi della strategia, ma il più importante sarebbe infliggere un colpo capace di rovesciare la situazione: incutere una tale paura all’ Occidente che gli Stati Uniti e i loro alleati si muovano rapidamente per porre fine al conflitto a condizioni favorevoli a Mosca. Non c’è da stupirsi che William Burns, il direttore della CIA, abbia osservato ad aprile: “Nessuno di noi può prendere alla leggera la minaccia rappresentata da un potenziale ricorso ad armi nucleari tattiche o armi nucleari a basso rendimento“.

CORTEGGIARE LA CATASTROFE

Si può ammettere che, sebbene uno di questi scenari catastrofici possa teoricamente verificarsi, le possibilità che si realizzino effettivamente sono minime, e quindi ci sarebbe poco da preoccuparsi. Dopotutto, i leader di entrambe le parti hanno potenti incentivi a tenere gli americani fuori dalla guerra, e a evitare un uso del nucleare, anche limitato; per tacere di una vera e propria guerra nucleare.

Magari si potesse essere così ottimisti. In realtà, la visione convenzionale sottovaluta abbondantemente i pericoli di una escalation in Ucraina. Anzitutto, le guerre tendono ad avere una logica propria, che rende difficile prevederne il corso. Chi dice di sapere con certezza quale strada prenderà la guerra in Ucraina si sbaglia. Le dinamiche dell’escalation in tempo di guerra sono tanto difficili da prevedere quanto difficili da controllare, il che dovrebbe esser di monito a coloro che sono fiduciosi che gli eventi, in Ucraina, si possano gestire. Inoltre, come ha riconosciuto il teorico militare prussiano Carl von Clausewitz, il nazionalismo incoraggia le guerre moderne a degenerare nella loro forma più estrema, specialmente quando la posta in gioco è alta per entrambe le parti. Questo non vuol dire che le guerre non possano essere limitate, ma che limitarle non è facile. Infine, dati i costi sbalorditivi di una guerra nucleare tra grandi potenze, anche una piccola possibilità che essa si verifichi dovrebbe far riflettere tutti, a lungo, sulla direzione che potrebbe prendere questo conflitto.

Questa pericolosa situazione crea un potente incentivo a trovare una soluzione diplomatica alla guerra. Purtroppo, tuttavia, non è in vista una soluzione politica, poiché entrambe le parti si sono fermamente impegnate a raggiungere obiettivi bellici che rendono quasi impossibile il compromesso. L’amministrazione Biden avrebbe dovuto collaborare con la Russia per risolvere la crisi ucraina prima dello scoppio della guerra a febbraio. Ormai è troppo tardi per concludere un accordo. Russia, Ucraina e Occidente sono bloccati in una situazione terribile, senza una via d’uscita ovvia. Si può solo sperare che i leader di entrambe le parti gestiscano la guerra in modi che evitino un’escalation catastrofica. Per le decine di milioni di persone le cui vite sono in gioco, tuttavia, questa è una magra consolazione.

[1] https://www.wsj.com/articles/henry-kissinger-is-worried-about-disequilibrium-11660325251?no_redirect=true

[2] https://youtu.be/YDuNilTd1fo

[3] http://italiaeilmondo.com/2022/08/14/il-modo-rivoluzionario-in-cui-la-russia-ha-combattuto-la-sua-guerra-in-ucraina-di-leon-tressell/

[4] “Foreign Affairs”, 17 agosto 2022 https://www.foreignaffairs.com/ukraine/playing-fire-ukraine?fbclid=IwAR3DoBHzjXNJc6zJ39SxS-TOAN4tT6gLDf50QRcF7r3R0RBDe_tAFJfcLHo

ARTICOLO GRATUITO.

 

Ucraina, il conflitto. 12a puntata con Max Bonelli e Stefano Orsi

Nella dodicesima puntata ci soffermiamo ad analizzare soprattutto il contributo dei mercenari nei ranghi dell’esercito ucraino. Il numero rilevato è significativo, ma è ben lontano dalle cifre sbandierate dal Governo di Zelensky, pur comprendendo nel gruppo la pletora di consiglieri ed addestratori, regolarmente arruolati negli eserciti occidentali, che presumibilmente, come si sospetta, infoltiscono le fila con ruoli e funzioni essenziali. Molte informazioni verranno ovviamente diffuse ed accertate solo alla fine del conflitto. Solo parte di essi, tra i mercenari, svolgono compiti essenziali ed altamente specializzati. Gran parte di essi sono semplicemente carne da cannone destinata a salvaguardare le forze meglio addestrate dell’esercito ucraino. Hanno trovato sul terreno una situazione del tutto diversa dalle aspettative e dalle esperienze maturate su altri fronti. Hanno scoperto i rischi e le insidie di una insolita condizione di combattimento di crescente inferiorità rispetto al nemico. Una situazione nella quale il soldo è sempre meno sufficiente a garantire fedeltà e dedizione. Uno smarrimento visibile negli occhi dei testimoni diretti, ma che ormai serpeggia pericolosamente nelle fila dell’esercito ucraino accompagnata dalla crescente ferocia di chi sa di essere giunto ad una condizione crepuscolare. Sta a noi ricordare i responsabili di questo immane scempio che peserà come un macigno sulle sorti dei paesi e dei popoli europei. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v1gddld-ucraina-conflitto-12a-p-con-stefano-orsi-e-max-bonelli.html

 

IL MODO “RIVOLUZIONARIO” IN CUI LA RUSSIA HA COMBATTUTO LA SUA GUERRA IN UCRAINA, di Leon Tressell

L’ALTO UFFICIALE DEL CORPO DEI MARINES DEGLI STATI UNITI ESPRIME AMMIRAZIONE PER IL MODO “RIVOLUZIONARIO” IN CUI LA RUSSIA HA COMBATTUTO LA SUA GUERRA IN UCRAINA

L'alto ufficiale del Corpo dei Marines degli Stati Uniti esprime ammirazione per il modo "rivoluzionario" in cui la Russia ha combattuto la sua guerra in Ucraina

dal dottor Leon Tressell

Alla gente comune in Occidente che legge e ascolta i media mainstream è stata presentata una serie di narrazioni sulla guerra in Ucraina. A quanto pare, la Russia ha perso la sua guerra in Ucraina sin dai primi giorni del conflitto.  La prova a sostegno di ciò è il fatto che la Russia apparentemente non è riuscita a conquistare Kiev e altre città del nord nelle prime settimane del conflitto. Durante il suo tentativo fallito di conquistare Kiev e altre città del nord, le truppe russe hanno commesso numerosi crimini di guerra a causa degli attacchi di artiglieria e missili che hanno lanciato contro infrastrutture civili e aree residenziali. Ad aggravare le cose, le forze armate russe hanno subito perdite sbalorditive, alti tassi di diserzione e i suoi generali sono un insieme di pazzi pasticcioni che non sono stati in grado di organizzare alcolici in una fabbrica di birra. Apparentemente, è solo questione di tempo prima che le malvagie orde russe vengano respinte oltre il confine con la coda tra le gambe a causa di una combinazione di coraggio ucraino e armi occidentali.

L'alto ufficiale del Corpo dei Marines degli Stati Uniti esprime ammirazione per il modo "rivoluzionario" in cui la Russia ha combattuto la sua guerra in Ucraina

 

Il quadro che è stato presentato della guerra in Ucraina è completamente in contrasto con la realtà della situazione sul campo. Sorprendentemente, le informazioni che supportano questa affermazione, che mina totalmente le narrazioni dei media occidentali sulla guerra, sono fornite da un articolo nell’edizione di agosto della United States Marine Corps Gazette. Scrivendo sotto lo pseudonimo di Marinus, un alto ufficiale del corpo dei marine, fornisce un’analisi obiettiva della strategia militare russa dalla fine di febbraio. Mina totalmente le narrazioni fornite dai media occidentali e dai politici pro Washington.

Marinus osserva come la Russia abbia perseguito tre distinte campagne militari dall’inizio della guerra alla fine di febbraio 2022. Nel nord, le truppe russe in rapido movimento non hanno mai tentato di catturare città come Kiev o Kharkov, non hanno mai tentato di convertire l’occupazione temporanea in possesso permanente . Il loro intero scopo era quello di agire come un “grande inganno” che ha portato il governo di Kiev a deviare grandi forze dal suo principale esercito sul campo nel Donbass. Ciò ha dato all’esercito russo il tempo di schierare le sue unità di artiglieria in gran numero nel Donbass, proteggere le reti di trasporto e accumulare grandi quantità di munizioni per la lunga campagna a venire.

Nella campagna del sud le forze armate russe “hanno preso immediatamente possesso di città comparabili”. Ciò è stato accompagnato da una profonda trasformazione politica in base alla quale i funzionari russi hanno preso il controllo del governo locale e le banche e i fornitori di telefoni cellulari ucraini sono stati sostituiti con quelli russi. Parallelamente, le forze russe hanno condotto incursioni nelle vicinanze della città di Mikolaiv. Queste incursioni, come quelle intorno alle città del nord, hanno costretto l’esercito ucraino a inviare forze per difendere Mikolaiv e Odessa che altrimenti avrebbero potuto essere inviate al principale teatro delle operazioni nel Donbass.

L'alto ufficiale del Corpo dei Marines degli Stati Uniti esprime ammirazione per il modo "rivoluzionario" in cui la Russia ha combattuto la sua guerra in Ucraina

 

Marinus ha sottolineato come questi raid russi sia nel nord che nel sud dell’Ucraina abbiano evitato pesanti bombardamenti di aree civili, il che contraddice direttamente la propaganda dei media occidentali sugli attacchi russi alle aree civili. Osserva che questo tentativo di evitare i bombardamenti delle aree civili nel nord “deriva dal desiderio di evitare di inimicarsi la popolazione locale” che sosteneva il governo di Kiev. Marinus afferma che nel sud le forze russe hanno tentato di preservare le vite e le proprietà delle comunità che si sono identificate come “russe”.

Osserva come l’uso russo di attacchi missilistici guidati “ha creato una serie di effetti morali favorevoli allo sforzo bellico russo”. Marinus sottolinea come gli attacchi missilistici guidati russi abbiano fatto di tutto per evitare danni collaterali, ad esempio vittime civili, a causa del loro uso giudizioso degli obiettivi militari e della precisione dei missili. Osserva che occasionalmente gli attacchi della Russia a “strutture a duplice uso” come la torre principale della TV a Kiev hanno minato i “vantaggi raggiunti dalla politica generale russa di limitare gli attacchi missilistici a ovvi obiettivi militari”.

Nell’est dell’Ucraina, nella regione del Donbass, le forze russe hanno condotto bombardamenti “che, in termini sia di durata che di intensità, rivaleggiavano con quelli delle grandi gare di artiglieria delle guerre mondiali del XX secolo”. Resi possibili dalle scarse linee di rifornimento, questi pesanti bombardamenti nel Donbass servivano a tre scopi. In primo luogo, hanno bloccato la fanteria ucraina nelle loro fortificazioni. In secondo luogo, hanno inflitto un gran numero di vittime sia fisiche che psicologiche. L’effetto psicologico ha portato molte unità ucraine a ritirarsi e ad abbandonare le loro posizioni oa rifiutare l’ordine di attaccare. In terzo luogo, se condotti per un periodo di tempo sufficiente, questi bombardamenti hanno costretto i difensori a ritirarsi dalle loro trincee o ad arrendersi.

Marinus confronta la portata del bombardamento russo nel Donbass confrontando la lotta per la città di Popasna (dal 18 marzo al 7 maggio 2022) con la battaglia di Iwo Jima (dal 19 febbraio al 26 marzo 1945). A Iwo Jima i marines americani hanno combattuto una feroce battaglia per catturare otto miglia quadrate di terreno fortificato. A Popasna i cannonieri russi hanno bombardato la fanteria ucraina nelle loro trincee per otto settimane prima che si ritirassero dopo aver subito pesanti perdite.

L'alto ufficiale del Corpo dei Marines degli Stati Uniti esprime ammirazione per il modo "rivoluzionario" in cui la Russia ha combattuto la sua guerra in Ucraina

 

Le operazioni offensive della Russia nell’est dell’Ucraina sono state criticate da molti, sia filoucraini che filorussi, in quanto lente e ponderose. Marinus contrasta le operazioni russe nel Donbass con la guerra sul fronte orientale durante la seconda guerra mondiale, dove sia le forze tedesche che quelle russe fecero ampio uso di calderoni dove le forze nemiche furono circondate e poi distrutte o costrette ad arrendersi. Osserva che:

“La libertà dal desiderio di creare calderoni il più rapidamente possibile ha sollevato i russi che combattevano nell’Ucraina orientale dalla necessità di mantenere un particolare pezzo di terreno. Pertanto, di fronte a un determinato attacco ucraino, i russi spesso ritiravano i loro carri armati e le unità di fanteria dal terreno conteso. In questo modo, entrambi hanno ridotto il pericolo per le proprie truppe e creato situazioni, per quanto brevi, in cui gli attaccanti ucraini hanno affrontato proiettili e razzi russi senza il beneficio di un riparo.”

Questo punto contrasta anche tutta la trionfante propaganda occidentale che proclama grandi sconfitte per la Russia quando le forze ucraine ottengono vittorie tattiche minori e la Russia ritira le truppe da una posizione. Il ritiro russo da Snake Island è un buon esempio calzante.

Nella sezione finale del suo articolo, Marinus sottolinea il netto contrasto tra i diversi tipi di guerra condotti dalle forze russe in diverse parti dell’Ucraina. Facevano tutti parte di una grande strategia generale il cui obiettivo principale era distruggere le forze ucraine nel Donbass e liberare le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dal controllo di Kiev.

I tre obiettivi chiave della Russia dell'”operazione militare speciale”, la protezione del DPR/LPR, la denazificazione” e la “smilitarizzazione” dell’Ucraina richiedevano “l’infliggere pesanti perdite alle formazioni ucraine che combattevano nel Donbass”. Marinus si sforza di sottolineare che nessuno di questi obiettivi chiave richiedeva alle forze russe di occupare parti dell’Ucraina dove la maggior parte della popolazione si identificava come ucraina e sosteneva il governo di Kiev. Ancora una volta, questo è un punto perso dai cosiddetti analisti militari dei media occidentali. Tuttavia, nel sud dell’Ucraina la campagna di Russia ha servito obiettivi politici diretti che erano di incorporare i territori abitati da un gran numero di russi etnici nel “mondo russo”.

L'alto ufficiale del Corpo dei Marines degli Stati Uniti esprime ammirazione per il modo "rivoluzionario" in cui la Russia ha combattuto la sua guerra in Ucraina

 

In conclusione, questo alto ufficiale di marina dichiara che la campagna militare russa deve molto ai tradizionali modelli di guerra sovietici. Tuttavia, continua esprimendo la sua ammirazione per la natura unica dell’attuale campagna militare combattuta dalle forze russe in Ucraina:

“Allo stesso tempo, il programma di attacchi missilistici sfruttava una capacità a dir poco rivoluzionaria. Che siano nuovi o vecchi, tuttavia, questi sforzi componenti sono stati condotti in modo tale da dimostrare un profondo apprezzamento per tutti e tre i regni in cui si combattono le guerre. Cioè, i russi raramente dimenticavano che, oltre ad essere una lotta fisica, la guerra è sia una gara mentale che un argomento morale.”

https://southfront.org/us-marine-corps-officer-expresses-admiration/

Rapporto su una visita di tre settimane a San Pietroburgo, luglio 2022_di Gilbert Doctorow

Senza voler offendere i compagni dachniki , affermo che la vita contadina non è favorevole alle attività intellettuali. Durante la maggior parte del mio tempo in Russia nel mese di luglio, sono stato impegnato dalla mattina alla sera a mettere ordine nel caos che abbiamo trovato quando siamo arrivati ​​nella nostra residenza di campagna a 80 km a sud di Pietroburgo. Erbe alte fino alla vita e viti aggressive ricoprivano quasi tutti i 1400 mq della nostra proprietà.

Il mio ‘tagliabordi’ elettrico, supportato da 200 metri di prolunghe collegate, è stato di grande aiuto per pulire il terreno. Tuttavia, molto lavoro manuale era inevitabile per liberare l’orto, le aiuole e i numerosi cespugli di bacche. Basti dire che entro sera i miei ottimistici piani per scrivere sugli eventi internazionali attuali hanno ceduto all’esaurimento generalizzato e sono riuscito a malapena a scrivere alcune righe sull’uno o sull’altro problema della giornata che ha catturato la mia immaginazione.

In quanto segue, espongo queste annotazioni di diario più lunghe e più brevi che sono sistematiche solo in ordine cronologico, non tematico. Se dovessi identificare un paio di temi generali degli sviluppi internazionali durante questo periodo, sarebbero l’avanzata inarrestabile delle forze russe attraverso il Donbas e le propaggini meridionali dell’Ucraina, accompagnata dai mutevoli obiettivi bellici russi, che ora suggeriscono piani per annettere il tutto il litorale del Mar Nero. La logica di questo cambio di obiettivi è stata chiaramente enunciata dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov un paio di settimane fa: le consegne in corso di sistemi missilistici di artiglieria a lungo raggio (HIMARS) da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati rappresentano una grave escalation nella guerra che impone alla Russia la necessità di arretrare i confini con l’Ucraina al punto che le nuove armi non minaccino più il Donbas, per non parlare delle popolazioni civili nei territori adiacenti della Federazione Russa. La continua assistenza militare occidentale all’Ucraina, che ora include chiaramente l’invio di tecnici militari per presidiare e dirigere il materiale avanzato, si tradurrà nella piena conquista dell’Ucraina da parte delle forze russe e in una pace dettata con qualunque regime sostituisca la giunta Zelensky.

In queste mutate circostanze, la mia proposta di sei settimane fa per una pace in cui la Russia lascerebbe in vigore le repubbliche popolari indipendenti e sovrane del Donbas in cambio della revoca delle sanzioni da parte dell’Occidente non è più pertinente. 

Giorno dopo giorno, le azioni russe sul campo nei “territori occupati”, come li chiama Kiev, mostrano il chiaro intento di incorporarli tutti nella Federazione Russa. Ho in mente il rilascio di passaporti russi a tutti coloro che arrivano in questi territori, i preparativi per un nuovo anno scolastico basato sul curriculum russo standard, il pagamento delle pensioni e degli stipendi statali dal bilancio russo, la costruzione in corso di nuove abitazioni e scuole per accogliere coloro che hanno perso l’alloggio a Mariupol e altrove. Queste azioni completano e sottolineano le parole pronunciate da Sergei Lavrov. Ciò a cui stiamo assistendo aggiungerà forse 10 milioni di cittadini alla popolazione del paese, nonché un vasto nuovo potenziale economico da quello che dal 1922 era il cuore industriale dell’Ucraina.

A livello di vita quotidiana dei russi sia in città che in campagna, poco è cambiato da quando la mia visita è terminata un mese prima. Non solo i negozi di alimentari, ma quelli che vendono beni di consumo di ogni tipo sembrano essere ben forniti. I prezzi sono più alti rispetto a prima dell'”operazione militare speciale”, ma non più che nell’Europa occidentale. Un paio di nostri amici di città sono partiti per la loro vacanza annuale di diversi mesi nella loro piccola proprietà in Crimea vicino a Feodosia. I treni per il Sud funzionano normalmente anche se il traffico aereo è stato interrotto per motivi di sicurezza. Altri amici si lamentano dei pacchetti turistici ora molto più costosi in Turchia a causa delle tariffe aeree più elevate e guardano più lontano in luoghi come il Kazakistan, dove le spiagge del Caspio sono meno richieste. Altri ancora che normalmente andrebbero in vacanza in Europa in una o l’altra spa ora stanno invece guidando verso sud fino a Krasnodar, facendo molte soste nelle città storiche lungo la strada. Un’amica è appena tornata da Kostroma, dove è stata felice di scoprire un produttore di formaggio locale le cui merci rivaleggiano con quelle che vediamo intorno a noi in Belgio; in breve, una tradizione pre-rivoluzionaria è stata riproposta con successo.

In campagna, i nostri vicini sono impegnati a curare le loro serre e raccogliere quotidianamente i loro meravigliosi pomodori, cetrioli, peperoni e simili di qualità Bio. L’atmosfera è di maggiore solidarietà e socialità rispetto a quanto abbiamo visto prima nei nostri dieci anni sulla terra. Ci hanno dato secchi di verdure dai vicini su entrambi i lati, il che è stata una sorpresa e un piacere.

Attraversamento del confine con la Russia dalla Finlandia, 14 luglio 2022

La partenza del nostro autobus dall’aeroporto di Vantaa, Helsinki è stata puntuale, e il nostro arrivo a San Pietroburgo è stato 45 minuti prima del previsto, per un tempo di viaggio totale di 7 ore, di cui 1,5 ore trascorse attraversando la dogana e il controllo passaporti su entrambi i lati della frontiera.

Ogni posto nell’autobus è stato preso. Dei 50 passeggeri, ero l’unico straniero. Ciò è diventato chiaro quando l’autista ha chiesto agli stranieri di farsi avanti per essere presentati a un funzionario di frontiera russo, allo scopo di controllare il risultato del test PCR obbligatorio.  

Il tempo passato attraverso il controllo finlandese, ovvero presentare i nostri passaporti all’interno del loro edificio amministrativo, è stato di meno di mezz’ora. L’edificio stesso è all’avanguardia, molto superiore alla struttura di confine estone che abbiamo attraversato durante il nostro ultimo viaggio. Ma poi a questo confine finlandese l’amministrazione russa è anche un edificio moderno e spazioso, tuttavia, sul lato russo il controllo è ridondante e aggressivo. Una volta che siamo stati elaborati, inclusa l’ispezione a raggi X di tutti i nostri bagagli, siamo stati quindi controllati di nuovo per vedere che il timbro della data fosse inserito correttamente nei nostri passaporti, e questo è stato ripetuto altre due volte prima che il nostro autobus potesse proseguire. Nel frattempo, mentre aspettavamo, abbiamo assistito all’ispezione dell’autobus stesso, che includeva l’obbligo di aprire il vano motore per il controllo. Stavano cercando clandestini che andavano in Russia? Più probabilmente stanno cercando di rompere il contrabbando di stupefacenti. Ciò si adatterebbe all’altro “spettacolo” a cui siamo stati trattati noi passeggeri: un paio di pastori tedeschi sono stati sottoposti ai loro ritmi di attacco appena fuori dalla nostra sala d’attesa. La burocrazia sta facendo gli straordinari per mettere i controlli. Ricomincia ad assomigliare all’Unione Sovietica.

Altrimenti, il viaggio in autobus qui da Helsinki mi ha permesso di vedere in prima persona l’enorme progetto di ingegneria e costruzione che ora procede a pieno ritmo dal confine finlandese fino alla città di Vyborg, a circa un’ora di macchina a sud-est. La portata del progetto è sbalorditiva e include l’installazione di linee elettriche e la costruzione di strade secondarie che si addentrano nella foresta. Il nostro autista di autobus mi ha detto che si tratta di un’estensione dell’autostrada “Scandinavia”, la prima superstrada standard internazionale completamente moderna nel nord-ovest della Russia, costruita 20 anni fa dalla periferia di San Pietroburgo fino a Vyborg. Il completamento è previsto per il 2024.

Considerando la rottura dei rapporti con la Finlandia negli ultimi mesi, considerando che oggi praticamente non ci sono semirimorchi al confine su entrambi i lati, c’è da chiedersi perché i russi stanno continuando la costruzione a questo livello di intensità e costo. 

Vedo due possibili risposte. 1. Ritengono che la rottura sarà di breve durata e che i normali scambi commerciali riprenderanno prima della data di completamento dell’autostrada o 2. Si stanno preparando per la guerra con la Finlandia/NATO e questa nuova autostrada semplificherà notevolmente la logistica per le pesanti attrezzature russe in aumento al confine condiviso di 1.000 km.

Dico di sfuggita che anche l’originale autostrada scandinava è stata modernizzata nella sua intera lunghezza originale, il che significa un’illuminazione all’avanguardia e l’aggiunta di schermi di protezione del suono dove attraversa gli insediamenti. Inoltre, è stato esteso a sud nella città vera e propria e collegato con le arterie stradali e i ponti che la città ha costruito in preparazione dei giochi FIFA tre anni fa. Così ora si passa sopra la punta meridionale dell’isola Vasilievsky e la carreggiata scende al livello del suolo solo quando supera il porto con i suoi moli di costruzione navale e la vista sul porto più ampio. La carreggiata è spettacolare e adatta al secondo comune più popoloso del paese.

Venerdì 15 luglio, San Pietroburgo

I media locali riferiscono che oggi più di 5.000 persone hanno attraversato il confine con la Finlandia, il primo giorno in cui i russi hanno abbandonato le restrizioni di viaggio imposte poco dopo l’inizio della pandemia di Covid 19 nel marzo 2020.

Il saldo del traffico è stato del 60% dalla Russia alla Finlandia e del 40% dall’altra parte. Il servizio di frontiera ha notato che la maggior parte dei russi si stava recando in Finlandia per turismo o shopping, alcuni per controllare le loro proprietà in Finlandia. I finlandesi stavano attraversando la Russia per fare il pieno di benzina a buon mercato.

Separatamente, l’ambasciata finlandese a Mosca ha annunciato che dal momento in cui le restrizioni sul virus Corona sono state revocate dai russi hanno ricevuto circa 59.000 domande di visto. In tutto il 2021 hanno ricevuto un totale di 46.000 domande.

Una sorpresa ci attende quando siamo entrati nel nostro condominio nel quartiere di Pushkin, nel sud di San Pietroburgo: un avviso sulla porta ci informava che è arrivata la chiusura annuale della caldaia centrale per l’acqua calda che serve il nostro quartiere e che non ci sarà acqua calda dal Dal 14 al 27 luglio . Ecco la prova positiva che non devi essere tedesco in questo periodo per limitare le tue docce a quattro parti strategiche del corpo. Questa tempistica annuale potrebbe anche spiegare perché così tanti dei nostri vicini nell’edificio hanno scelto di lasciare la città per le loro dacie o per altre destinazioni di vacanza in questo momento.

Domenica 17 luglio, Orlino

Il “Morning Briefing” online del New York Times di oggi riporta la notizia del licenziamento da parte di Zelensky del suo procuratore generale e capo dell’intelligence, definendolo il più importante scossone nel governo dall’inizio dell’invasione russa.
Il quotidiano ribadisce l’accusa di Zelensky di aver preso la decisione a causa di “un gran numero di indagini per tradimento che sono state aperte sui dipendenti delle forze dell’ordine”. Si dice che le modifiche abbiano l’approvazione dei funzionari americani, che ora si aspettano che il presidente ucraino metta personale più esperto a capo di posizioni chiave di sicurezza. Come spiega ulteriormente l’articolo del Times , “il licenziamento di Ivan Bakanov, il leader dell’agenzia di intelligence interna ucraina e amico d’infanzia del presidente, non è stato dovuto a una cattiva gestione dell’intelligence o a una penetrazione importante dei servizi di intelligence ucraini da parte della Russia”.
Abbastanza separatamente, il NYT riferisce oggi anche di un attacco missilistico russo a Vinnitsa, dove afferma che 23 persone sono morte tra cui un bambino di 4 anni con la sindrome di Down. Nel frattempo, http://www.yandex.ru mi dice che il comando militare russo domenica ha riferito che il loro attacco missilistico a Vinnitsa era diretto al Club degli Ufficiali, dove ha ucciso alti ufficiali militari del comando aereo ucraino insieme ad alto livello Personale della NATO che era venuto a una riunione per discutere delle spedizioni occidentali di aerei in Ucraina.

Giustappongo questi resoconti per evidenziare la manipolazione editoriale propagandistica delle notizie da parte del New York Times.Sì, vengono riportati fatti separati, ma la loro relazione causale è completamente ignorata per essere contraria alla narrativa ufficiale di Washington. Il collegamento tra le storie porta immancabilmente alla conclusione che lo scuotimento dei servizi di intelligence a Kiev è stato diretto da Washington, che si stava leccando le ferite per la morte di personale di alto rango a causa di fughe di informazioni che Kiev non poteva contrastare.

A proposito, qui alla dacia il nostro ricevitore TV satellitare gratuito fornisce ancora i canali Bloomberg e BBC News in inglese. Tuttavia, contrariamente alla logica del buon senso, i canali della televisione di stato russache l’operatore satellitare paneuropeo Eutelsat ha lanciato il 15 giugno non sono più accessibili qui sul mio ricevitore. Questo è molto deludente. Quindi qui nella campagna russa faccio come a Bruxelles e guardo le notizie russe su www.smotrim.ru . Tuttavia, sono certo che il più grande operatore televisivo satellitare russo, Trikolor TV, che conta oltre 12 milioni di abbonati in tutto il paese, continua a offrire alla sua clientela pagante tutti i canali russi, sebbene emittenti straniere come National Geographic, Discovery Channel, Disney Channel come così come la BBC e altre stazioni internazionali non sono più disponibili. Mercoledì 20 luglio, Orlino The Financial Times 

e altri media occidentali discutono dell’intervista di Sergei Lavrov con RT e delle indicazioni che la Russia sta preparando il territorio che occupa per l’annessione. I piani per tenere referendum lo rendono molto chiaro. Quindi ho sbagliato a proporre un mese fa che la Russia non avrebbe annesso i territori appena liberati se in cambio l’Occidente avesse revocato le sanzioni? A quest’ultima domanda Scholz ha risposto nei giorni scorsi quando ha affermato che una pace con l’Ucraina alle condizioni russe non avrebbe portato alla revoca delle sanzioni. Inoltre, gli obiettivi russi sono cambiati in linea con il livello mutevole delle attrezzature statunitensi e occidentali fornite all’Ucraina. La consegna dei lanciarazzi multipli HIMARS con una portata di 80 km ha cambiato le regole del gioco, ma non nel senso inteso a Washington.

Lunedì 25 luglio, San Pietroburgo

La “Sera domenicale con Vladimir Solovyov” di ieri sera è stata illuminante. L’umore era ottimista sul fatto che la superiorità militare russa si dimostrerà valida sul campo di battaglia ucraino. Lascia che gli americani mandino i loro F16 (non osano inviare jet da combattimento più recenti) e li abbatteremo semplicemente, dato il vantaggio dei nostri caccia di ultima generazione. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è concentrarci su quei membri della NATO che forniscono la maggioranza preponderante di armi all’Ucraina: gli Stati Uniti e il Regno Unito. Vedi la necessità di distruggere i satelliti nel sistema di Musk, che stanno trasmettendo il posizionamento in tempo reale delle forze russe agli ucraini. Gli Stati Uniti inizieranno a preoccuparsi solo quando minacceremo il loro territorio e il loro anello più debole è l’Alaska. 

Gli obiettivi della guerra russa aumentano con ogni escalation dell’equipaggiamento pesante che gli Stati Uniti inviano in Ucraina. HIMARS è stato un punto di svolta. La logica russa è: poiché agli ucraini vengono forniti sistemi missilistici sempre più a lungo raggio, dobbiamo respingere i confini verso ovest in modo che non possano minacciare i nostri civili come stanno facendo ora.    

I russi ora rilasciano passaporti a Kharkiv! La città, la seconda più grande dell’Ucraina, cadrà sicuramente nelle mani delle forze russe. Si stanno muovendo verso Odessa. La Transdnistria fa appello alla Russia per l’annessione. È scontato che in pochi mesi i russi raggiungeranno la fine del gioco e prenderanno l’intera costa del Mar Nero, rendendo l’Ucraina un paese senza sbocco sul mare e principalmente agricolo. Detteranno anche i termini sul completamento della smilitarizzazione e della denazificazione. La smilitarizzazione sta già procedendo a ritmo serrato. Gli attacchi missilistici ai centri di comando locali in tutta l’Ucraina stanno liquidando la classe degli ufficiali ei soldati più esperti. Ciò che resta sarà marmaglia.

Lo spettacolo di Solovyov ha fatto un grosso problema alla visita a Mosca della scorsa settimana del ministro degli Affari esteri ungherese, che è venuto chiedendo maggiori consegne di gas russo in Ungheria, affermando che il realismo mostra che oggi non ci sono alternative alle risorse energetiche russe. Sullo schermo sono stati mostrati il ​​suo discorso di arrivo e il suo discorso alla conferenza stampa di chiusura. Implorare, implorare. Lavrov ha risposto dicendo che valuteremo questa richiesta con la massima rapidità. 

I relatori hanno chiesto se Orban sopravviverà a qualche attacco guidato dagli Stati Uniti contro di lui per questo tradimento. Forse ci sarà un attacco politico, forse una liquidazione fisica.

I relatori notano anche il disprezzo dell’Ungheria per Kiev per le sue politiche di ucrainizzazione nei confronti della minoranza etnica ungherese nelle loro terre di confine occidentali. Lì vediamo esattamente la stessa criminalizzazione dell’uso della lingua ungherese applicata ai russofoni. I nazionalisti di Kiev sono pazzi suicidi. Sotto questo aspetto, infatti, sono fedeli al culto di Hitler.

 Venerdì 22 luglio, Orlino

Sergei Brillyov, conduttore del programma settimanale “Notizie del sabato” e membro del consiglio di amministrazione dei notiziari della televisione di stato russa, che è in congedo da poco dopo l’inizio dell'”operazione militare speciale” in Ucraina, e ora sta facendo spot reportage dal Sud America, ha annunciato che lascerà il servizio di notizie russo e si occuperà di progetti speciali di film documentari come indipendente. Brillyov ha un passaporto britannico; la sua famiglia è da tempo stabilita in Gran Bretagna. Ecco un altro caso principale di una personalità di spicco che trova impossibile sedersi più su due sedie. In parole povere, come disse George Bush durante la guerra in Iraq, “o sei con noi o sei contro di noi”.

Sabato 23 luglio, Orlino

Un attacco missilistico russo su Odessa è denunciato dai media occidentali come disprezzo per l’accordo Ucraina-Russia-Turchia appena concluso sulla ripresa delle esportazioni di grano mediato dalle Nazioni Unite.

Domenica 24 luglio, Orlino

Una notizia della giornata attira la mia attenzione: Russia e Israele sono in aperta disputa sul recente annuncio del Cremlino di piani per chiudere l’agenzia Sokhnut, incaricata di reclutare ebrei russi per il “rimpatrio”.

La questione sembra non essere stata ripresa dai media mainstream occidentali. È una mina, eppure mi sento in dovere di prendere posizione su di essa in base a ciò che ritengo siano i fattori di fondo che hanno influenzato la decisione del Cremlino.

La questione non è Israele di per sé, ma il sionismo e come contraddice la definizione del Cremlino di ciò che è la Federazione Russa. Vladimir Putin negli ultimi mesi ha ripetutamente sottolineato la natura multinazionale, multiconfessionale e multietnica della Russia. Ciò è stato particolarmente sottolineato nei rapporti sull’eroismo dei soldati RF sul campo in Ucraina, molti dei quali provenienti da minoranze e, guarda caso, dalla popolazione musulmana russa. 

La questione della chiusura di Sokhnut sarà decisa dalla Corte Basmanny a Mosca. Sebbene il governo non abbia divulgato le ragioni per chiedere la chiusura, si dice che il caso contro l’agenzia includa i suoi commenti sui crimini di guerra commessi dalle truppe russe in Ucraina e sulla violazione delle leggi russe che regolano le informazioni personali sui cittadini.

Altre notizie di oggi riguardano le smentite ufficiali dell’esercito russo secondo cui l’attacco missilistico di ieri a Odessa era diretto contro le infrastrutture civili o contro gli impianti di carico del grano. Hanno colpito una nave della marina ucraina e un deposito di missili americani Harpoon. Tali attacchi non violano i termini dell’accordo firmato sul trasporto di grano dall’Ucraina, affermano i russi.

Lunedì 25 luglio, Orlino

Continua il riscaldamento nei rapporti con i vicini su entrambi i lati della nostra proprietà. Ieri ho fatto una lunga chiacchierata con uno sull’addomesticamento della natura nelle nostre fattorie, sulla vita degli alberi e così via. Successivamente invitarono Larisa a unirsi a loro per dell’anguria. Poi oggi, mentre camminavo lungo il recinto dall’altra parte, sono stato chiamato dalla moglie del secondo in comando al proprietario, sua suocera. “Ehi, vicino. Vieni qui. Prendi questo secchio di cetrioli! Questa mattina abbiamo attraversato il nostro orto e abbiamo scoperto che ne abbiamo quattro secchi. Non possiamo mangiarli tutti. Mia suocera ha detto: portali al mercato per venderli. Ma questo non è per noi. Quindi, per favore, accetta questo. L’ho fatto e ha aspettato che tornassi con il secchio vuoto.

Giovedì 28 luglio San Pietroburgo

Entriamo a Pietroburgo per una serie di compiti e ci ritroviamo bloccati nel traffico mentre si svolge la Ripetizione completa per la parata navale sulla Neva e chiude l’accesso alla Prospettiva Nevsky per diverse ore fino alle 14:00. Il lato positivo è che questo ci dà più tempo per chiacchierare con il nostro autista abituale, Andrei, che è appena tornato dai suoi 10 giorni di vacanza estiva non pagata che ha trascorso nella casa di campagna di sua madre a sud di Pietroburgo, oltre il nostro villaggio. A quel tempo, andava a pescare ogni giorno e catturava un totale di 150 pesci che immediatamente puliva e salava, e ora è steso ad asciugare nel cortile sul retro della sua casa. Il risultato sarà quello che i russi chiamano vobly, un accompagnamento essenziale per un boccale di birra.

Andrei ci spiega che molti vip da Mosca verranno per la parata navale. Certo, Putin ci sarà, ma è anche molto probabile che Medvedev farà il viaggio. Dopotutto, tiene discretamente una casa nella zona di San Pietroburgo. Inoltre, potrebbe esserci una visita del Patriarca nel nostro borgo di Pushkin, dove di tanto in tanto appare al Federovsky Sobor, una chiesa costruita nel 1909-12 per ordine dell’imperatore Nicola II in onore del suo reggimento di cavalleria. Si ricorda che la vicina Federovsky Gorodok è stata restaurata come residenza patriarcale. Il Gorodok fu inizialmente costruito per ospitare coloro che servivano i Sobor. Non sono ancora stati annunciati quali obblighi liturgici il Patriarca potrebbe svolgere a Pietroburgo nel Giorno della Marina.

Venerdì, 29 luglio, Pushkin

Abbiamo fatto un viaggio a Pietroburgo per colloqui al Palazzo del Gran Principe Vladimir Aleksandrovich, che per molti anni nel periodo sovietico ha servito come Camera degli studiosi. Abbiamo completato la nostra prenotazione delle loro sale da pranzo al piano terra di fronte alla Neva al livello della Fortezza di Pietro e Paolo per il 19 settembre. I panorami sono meravigliosi e l’edificio stesso è un notevole monumento architettonico dell’età imperiale, che giustamente accompagna i visitatori in visite a pagamento dei locali su più piani.

Avevo visitato questo palazzo per la prima volta quando stavo corteggiando la mia sposa russa e l’appartenenza di suo padre era il nostro biglietto d’ingresso. È meraviglioso tornare ora come sede del nostro banchetto che celebra i cinquant’anni di matrimonio. Questo sarà il seguito di una seconda presa di voti nello stesso palazzo nuziale sull’argine inglese dove ci siamo sposati nel settembre 1972. Il console americano era stato allora il testimone firmatario e abbiamo fatto la nostra piccola festa nel suo appartamento. Si spera che il prossimo evento sarà assistito da amici assortiti di ogni ceto sociale, ovvero un regista teatrale e un solista del Teatro Mariinsky, alcuni amici d’infanzia di mia moglie, il nostro fidato guardiano e riparatore della nostra dacia di Orlino, i nostri editori a Pietroburgo e altri. La possibilità di affittare questi locali storici per ospitare 15 ospiti ad un prezzo non rovinoso è tipica di ciò che è stato e resta per noi così tenero di questa città e paese. Infatti, se fossimo una semplice coppia russo-russa, quasi tutti i costi della celebrazione sarebbero compensati da una sovvenzione delle autorità cittadine.

Domenica 31 luglio, Orlino

Assistiamo alla trasmissione televisiva della parata del Navy Day sulla Neva che Putin supervisiona. Non piove sulle parate russe! I bei cieli sereni sono all’ordine del giorno. L’esposizione delle navi è molto interessante: molte delle ultime imbarcazioni di superficie e sottomarine si trovano sul fiume Neva e sul porto; altri sono nel porto di Kronstadt. Quasi tutti sono relativamente piccoli ma pieni di armi e apparecchiature elettroniche. La maggior parte di loro ha missili da crociera: Kalibri a lancio verticale. La corvetta Admiral Gorshkov ha il nuovo missile ipersonico Zircon, che ha una velocità di 8 Mach e una portata di 1.000 km. Lo stazionamento al largo della costa degli Stati Uniti gli darebbe cinque minuti di volo per Washington, DC

Putin fa un breve discorso dal banco delle recensioni. Si concentra sulla storia della flotta e il valore, il coraggio degli equipaggi e dei loro comandanti. È un discorso dignitoso. Nessun riferimento agli affari internazionali, nessuna minaccia a nessuno. Semplicemente la flotta è lì per salvaguardare la sovranità e gli interessi della Russia. Parla di Pietroburgo come “la capitale navale della Russia”.  

Nota che tra i luoghi in cui la Russia sta organizzando parate navali oggi ci sono Vladivostok, Sebastopoli, un porto del Mar Caspio, e c’è anche Tartus in Siria!

Prima dell’inizio della parata navale, nella fortezza di Pietro e Paolo Putin firma una nuova Dottrina Navale che prende in considerazione le sfide delle nuove sanzioni contro la Russia e la geopolitica globale. Dà priorità all’Artico. Sottolinea che la Russia opera in tutti gli oceani del mondo. Afferma che la Russia aumenterà le sue capacità di costruzione navale, a Vladivostok e altrove. E menziona che la Russia costruirà una portaerei.

Altrimenti, ho fatto la mia ultima nuotata nel lago di Orlino questa visita. La saggezza popolare sostiene che l’autunno inizia il 1 ° agosto e da quel giorno non si va a nuotare poiché la temperatura dell’acqua scende costantemente. Già oggi sento che la temperatura del lago è scesa di un grado o due, fino al livello appena accettabile di 19 gradi.

Lunedì 1 agosto, Orlino – San Pietroburgo

La notizia continua a presentare richieste per un’indagine sull’attentato a un’installazione di prigionieri di guerra nel Donbas, dove diverse centinaia di combattenti ucraini che si sono arresi alla fine dell’assedio dell’Azovstal erano detenuti per essere interrogati. Un missile ha colpito la struttura nel cuore della notte uccidendo sul colpo 53 detenuti e ferendone altri 90 circa dei 200 tenuti nel dormitorio colpito. Tra le vittime c’erano membri del battaglione Azov. 

Zelensky afferma che i russi lo hanno fatto e chiede un’indagine internazionale sul crimine di guerra. Questo è stato ripreso e ritrasmesso dai principali media occidentali. L’assoluta illogicità di tali affermazioni ha superato quasi tutti i giornalisti. Basta considerare chi aveva interesse a impedire a questi prigionieri di guerra di parlare dei loro crimini.

Anche oggi l’Algeria ha annunciato il suo interesse ad entrare a far parte dei BRICS. Questo si unisce a numerosi altri annunci di candidatura sia per i BRICS che per l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Nel complesso, segna la fine del dominio globale USA-Europa. E a chi dobbiamo questo promettente riordino del panorama globale? A Putin e all'”Operazione militare speciale” in Ucraina.

https://gilbertdoctorow.com/2022/08/05/report-on-a-three-week-visit-to-st-petersburg-july-2022/

L’ultimo sondaggio di Gallup mostra che quegli americani ossessionati dalla Russia sono una minoranza marginale, di Andrew Korybko

Il fatto che solo l’1% degli americani consideri la Russia come il “problema più importante” degli Stati Uniti mostra quanto i media mainstream siano estranei agli interessi del loro pubblico mirato. Ciò a sua volta aggiunge credito alla speculazione secondo cui il loro governo gli ha ordinato di condurre questa campagna di guerra dell’informazione senza precedenti contro la Russia nonostante sia popolare solo tra una minoranza marginale.

Il Mainstream Media (MSM) ha condotto una campagna di guerra dell’informazione senza precedenti contro la Russia già da quasi sei mesi, ma l’ultimo sondaggio di Gallup mostra che letteralmente solo l’1% degli americani lo considera il “problema più importante” degli Stati Uniti nonostante il loro governo già inviando a Kiev decine di miliardi di dollari a loro nome come parte della sua guerra per procura contro quella Grande Potenza eurasiatica. Ciò conferma che quegli americani ossessionati dalla Russia sono una minoranza marginale.

La società di sondaggi ha anche notato nel loro rapporto che l’1% di coloro che considerano la Russia il “problema più importante” del proprio paese è un forte calo rispetto a marzo, quando il 9% di loro condivideva tale opinione. Ciò suggerisce che gli americani sono stati influenzati in modo più potente all’inizio della campagna di guerra dell’informazione anti-russa del MSM, ma da allora sono diventati insensibili ad essa, con questioni interne come l’inflazione, la leadership disfunzionale e l’aborto considerati molto più importanti da loro al giorno d’oggi.

Questa è una cattiva notizia per i guerrafondai di Washington che presumevano erroneamente che il loro pubblico mirato potesse continuare a vedere la Russia come il “problema più importante” del loro paese fino all’estate. Quello che sembra essere successo è che i loro proxy MSM hanno esagerato e quindi hanno inflitto danni irreparabili alle loro operazioni di guerra dell’informazione dopo che il 99% degli americani non si preoccupa più del conflitto ucraino .

In assenza di una grande provocazione volta a fabbricare artificialmente un’altra falsa narrativa allarmante sulla Russia, potrebbe benissimo finire per essere il caso che questa tendenza sia irreversibile. In poche parole, l’MSM ha condiviso troppe affermazioni sulla Russia troppo in fretta al punto che la maggior parte delle persone ha iniziato a rinunciare dopo aver realizzato che tutto ciò che gli veniva detto su quale fosse una minaccia per il loro paese non è mai finito per essere esaurito.

La Russia non ha mai attaccato la NATO, la terza guerra mondiale non è scoppiata e nessuna spaventosa apocalisse nucleare si è mai verificata a differenza di ciò che il MSM aveva avvertito che stava per accadere. Il conflitto ucraino rimane contenuto e gli americani si sono presto resi conto di avere cose molto più importanti di cui preoccuparsi, come l’inflazione, di cui nessuno incolpa seriamente la Russia. “L’aumento dei prezzi di Putin” di cui Biden non si stanca mai di parlare non ha preso piede ed è ampiamente deriso come propaganda intellettualmente offensiva.

Probabilmente non c’è nulla che il governo degli Stati Uniti possa fare per far sì che la sua gente si prenda più cura, poiché molto probabilmente non morderebbe l’esca anche se i loro servizi di intelligence hanno progettato una grande provocazione come era stato precedentemente previsto. Ciò suggerisce che i Democratici non possono realisticamente fare campagna per il sostegno dell’amministrazione Biden a Kiev poiché il 99% degli elettori non pensa che abbia affrontato il “problema più importante del loro paese”. Al contrario, un numero crescente lo considera un’operazione di riciclaggio di denaro.

Il fatto che solo l’1% degli americani consideri la Russia come il “problema più importante” degli Stati Uniti mostra anche quanto l’MSM non sia in contatto con gli interessi del proprio pubblico mirato. Ciò a sua volta aggiunge credito alla speculazione secondo cui il loro governo gli ha ordinato di condurre questa campagna di guerra dell’informazione senza precedenti contro la Russia nonostante sia popolare solo tra una minoranza marginale. Basandosi su questa osservazione, si può concludere che i media americani non sono così “indipendenti” come affermano di essere.

In vista del futuro, è improbabile che le ossessive diffamazioni di MSM contro la Russia finiscano presto, anche se il 99% degli americani non lo considera il “problema più importante del proprio Paese”. Questo perché il governo degli Stati Uniti vuole segnalare falsamente ai suoi vassalli transatlantici che il loro stesso popolo presumibilmente non ha perso interesse in questa guerra per procura nella speranza che questa bugia convincerà i loro leader a non vacillare nel loro sostegno a Kiev come si preoccupano i funzionari americani già in atto.

Come l’autore ha notato la scorsa settimana, ” Il servizio fotografico di Vogue di Zelenskys ha esposto ciò che è diventato una sciarada il conflitto ucraino “, mentre l’ultimo sondaggio di Gallup ha appena confermato quell’osservazione con fatti statistici che nessuno può negare poiché quella società è considerata la più rispettabile al mondo nella sua campo. Questo sviluppo “politicamente scomodo” dimostra quale fallimento sia stata la campagna di guerra dell’informazione contro la Russia gestita dal governo statunitense del MSM.

https://korybko.substack.com/p/gallups-latest-poll-shows-that-those

LE MANI SULL’UCRAINA, SU TAIWAN E SUL KOSOVO: SINO A CHE PUNTO SI STANNO SPINGENDO GLI USA?_di Marco Giuliani

Intanto, in Italia, i maggiori partiti si raccomandano alla Casa Bianca per paura di perdere voti

 

La delicatissima fase in tema di relazioni internazionali che sta attraversando il pianeta (tutto) in questo 2022 sembra degenerare di giorno in giorno, senza soluzione di continuità. Ma qualcuno, in particolare, non si accontenta del conflitto russo-ucraino, tanto meno dello stato di enorme difficoltà che sta passando l’Unione Europea a fronte delle sanzioni inflitte a Mosca e del conseguente taglio delle forniture dei materiali energetici da parte del Cremlino. Viene spontaneo porsi alcune domande e tentare, previa analisi della situazione in divenire e dei relativi dati, di fornire delle risposte, che per altro appaiono sempre più come delle conclusioni fondate anziché delle supposizioni. Nel superare, infatti, la cosiddetta “linea rossa” citata da diversi capi di Stato sparsi nel mondo, gli Stati Uniti stanno gettando benzina sul fuoco della tensione già presente in diverse aree alimentando uno scontro che talvolta essi stessi hanno innescato senza ragioni apparenti. Quali sono gli obiettivi reali non tanto di Joe Biden – ormai in piena fase senile – quanto dell’establishment politico-finanziario-statunitense, oltre a quello di rimpinguare le casse delle grandi multinazionali che producono armi?

Andiamo per ordine. L’Europa orientale sta vivendo il suo sesto mese di guerra, e le dinamiche sono più o meno rimaste le stesse: i russi si allargano e gli ucraini reagiscono come possono grazie all’invio di armi da parte di UE e Washington e facendosi scudo con strutture residenziali. I caduti, tra militari e civili, potrebbero essere oggi qualcosa come 40-50.000, anche se le stime, per vari motivi, non possono (e non potranno, se non tra diversi anni) essere precise. A Bruxelles non importa, tanto meno alla Casa Bianca; i due soggetti terzi, di fatto, continuano a “dirigere” le ostilità con una regia che Zelensky – mentre fornisce previsioni cervellotiche per cui Putin attaccherà anche altri paesi – asseconda tout court dalle stanze del “grande fratello” di Kiev.

Contemporaneamente, nell’emisfero opposto del globo si inasprisce la tensione tra la Cina e i soliti Usa per la questione-Taiwan, presso cui ha transitato la Pelosi, facendo arrabbiare di brutto Pechino. Anche in questa circostanza, sembra abbastanza chiaro l’intento degli americani di mostrare i muscoli e dare dimostrazione di poter fare il loro comodo ingerendo dall’Atlantico al Pacifico tramite la ormai ben nota guerra ibrida. Ma attenzione, i cinesi non sono gli afghani, e visto il coinvolgimento del nucleare, la lite potrebbe diventare spiacevole per tutti. Ora, rispetto allo status dei rapporti tra le due superpotenze, rientra probabilmente il disegno di creare una lacerazione profonda tra l’Occidente e suoi dirimpettai orientali fornendo arsenali e denaro a coloro che l’Occidente stesso vorrebbe diventassero alleati strettissimi. Contrapponendosi, in omnibus et pro omnibus, ai paesi che al contrario sta trasformando in nemici senza che in tempi recenti abbiano operato delle mosse per diventarlo. A margine di una politica del genere, anche Ronald Reagan avrebbe potuto sembrare un moderato.

 

Terza questione: Kosovo. Provincia autonoma storicamente a grande maggioranza albanese, fa parte del reclutamento di quanti più paesi europei possano entrare a far parte dell’alleanza atlantica, forzatura che Nato e Usa vogliono per creare un punto di contatto tra la crisi ucraina e l’instabilità nei Balcani; stavolta, il nemico inquadrato è la Serbia, vicina a Vladimir Putin e guarda caso uno dei pochi stati dell’area che non ha chiuso lo spazio aereo a Mosca. In più c’è la minaccia diretta: «Se i serbi prevaricano, la Nato interverrà con la forza», fanno sapere dal KFOR, missione militare interforze a presidio dell’area, che conta la presenza di quasi mille unità italiane sul campo. In forma più leggera, ma analogamente a quanto è successo dai primi anni Duemila in Ucraina nei confronti dei russofoni, le autorità kosovare stanno operando un graduale ma continuo smantellamento di tutto ciò che contrassegna l’identità serba (targhe, documenti, simboli). Il risultato è che i serbi kosovari protestano inducendo le autorità locali a opporre un controllo di polizia, il quale ha provocato già diversi scambi a fuoco presso il confine. È una strategia rozza della Nato? Forse, o forse no. Annotiamo esclusivamente che alcuni giorni fa ha avuto luogo un incontro tra il Segretario di Stato statunitense Blinken e il premier kosovaro Kurti per definire la futura integrazione euro-atlantica del Kosovo.

Dalle nostre parti, intanto, in vista delle politiche di settembre, in un clima da mercato delle vacche, si pensa più alle poltrone che al fabbisogno dei cittadini. Tra i maggiori partiti italiani, in relazione all’appiattimento che da mesi contraddistingue la loro propaganda, si è formata la fila per raccomandarsi a Washington, ribadendo fedeltà – per non dire asservimento – al Patto Atlantico in fatto di rapporti bilaterali e fornitura di armi (più soldi) agli ucraini. Ergo: anziché manifestare apertamente una propria autonomia di pensiero e anteporre la salvaguardia degli interessi nazionali, il grande centro allineato preferisce l’endorsement della Casa Bianca. L’Italia politica del terzo millennio è arrivata anche a questo.

                               MG

 

BIBLIOGRAFIA

AA.VV., The Last of the Whampoa Breed: Stories of the Chinese Diaspora, Columbia University Press, 2003 –

  1. Biagini, Storia dell’Albania, Milano, Bompiani, 1998 –

 

SITOGRAFIA

www.tag24.it, pagina del 04/08/2022 consultata il 04/08/2022 –

www.lantidiplomatico.it, pagina del 04/08/2022 consultata il 04/08/2022 –

Tra Serbia e Kosovo è ancora guerra delle targhe, articolo pubblicato il 01/08/2022 sulla pagina www.ispionline.it, consultata il 05/08/2022 –

Segretario Blinken incontra il presidente kosovaro Osmani e il Primo Ministro Kurti, articolo pubblicato il 26/07/2022 su www.state.gov, sito del Dipartimento di Stato Usa, consultato il 05/08/2022 –

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