Italia e il mondo

Russia, Ucraina e il protagonista occulto_con Gianfranco Campa

La dinamica che ha portato al conflitto tra Russia e Ucraina pare essere una volta tanto trasparente e facilmente leggibile: una proposta di trattativa ultimativa presentata a dicembre alla NATO e agli Stati Uniti; il traccheggiamento e lo smarrimento della dirigenza statunitense; l’offensiva militare risolutiva per neutralizzare il regime fantoccio ucraino e bloccare l’espansione della NATO nella stessa sfera russa. Nelle more la minaccia di severe sanzioni in caso di intervento, ma non una reazione militare diretta. Certamente vengono al pettine i nodi di una strategia di espansione illimitata dell’alleanza atlantica, più volte segnalati da numerosi analisti e diplomatici americani stessi; rientrano nella casistica le inerzie di apparati e il retaggio culturale di una classe dirigente orfana della guerra fredda e preda della russofobia. Le conseguenze più rilevanti nel sistema di relazioni internazionali sono l’ulteriore consolidamento del sodalizio tra Russia e Cina e il momentaneo rafforzamento della coesione dell’alleanza atlantica. A tante minacce di ritorsione, però, non sono seguite ancora le dure ritorsioni minacciate. Sarà merito, stando alla rappresentazione scenografica, dell’opposizione di Italia e Germania ad un blocco delle importazioni energetiche e alla cancellazione della Russia dai circuiti operativi internazionali delle transazioni. Conoscendo le figure a capo dei due paesi è altamente improbabile. Sta di fatto che la più che mediocre classe dirigente e politica statunitense, dilaniata da lotte intestine, è in procinto di giustificare il disastro della gestione della crisi pandemica, il dissesto economico da essa accelerato, la crisi inflattiva ed occupazionale conseguente. Nell’ultima parte dell’intervista si accenna pure alla possibile esplosione di uno scandalo legato all’origine del virus, grazie alla pubblicazione di un esplosivo dossier reso pubblico dalle autorità. L’esplosione di un conflitto, per di più opera del nemico designato, può essere il diversivo perfetto e la ragione da dare in pasto ad una popolazione del tutto insoddisfatta di un ceto politico delegittimato e ad alleati dai dirigenti anch’essi in severa crisi di credibilità. I traccheggiamenti, la delimitazione dell’arco di contromisure, l’abbandono dell’Ucraina e della sua classe dirigente, pronta per altro a fuggire, possono essere non solo una dichiarazione di impotenza, ma una subdola volontà di indurre Putin a prendere una strada obbligata. Da qui forse il nervosismo da lui manifestato e la accesa discussione che pare imperversare anche nella dirigenza russa riguardo a tempi e modalità dell’azione. Ancora una volta, le dinamiche interne agli Stati Uniti potrebbero dettare non solo le dinamiche profonde in geopolitica, ma le scelte contingenti di alleati e paradossalmente avversari. In questa ottica andrebbe valutata la postura del terzo grande attore della scacchiera internazionale, la Cina_Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/vvspd1-russia-ucraina-e-il-protagonista-occulto-con-g-campa.html

 

SE NON TE NE OCCUPI, POI TI PREOCCUPI_di pierluigi fagan

SE NON TE NE OCCUPI, POI TI PREOCCUPI.

Al momento, sembra che i russi condurranno una profonda operazione di degradazione delle strutture militari e politiche dell’Ucraina su vasta scala. In effetti, anche per chi si occupa a modo suo di queste cose come me, nonostante l’interesse che mi ha portato a seguire in silenzio gli eventi recenti cercando di comprenderne la forma, nonostante avessi letto l’indomani il testo completo del lungo intervento di Putin, non avevo capito -fino in fondo- cosa stava dicendo. Ci piaccia o meno siamo comunque immersi nel bagno amniotico del mondo liquido-gassoso delle interpretazioni dominanti ed anche le più temperate facoltà critiche fanno fatica a rimanere lucide ed imperturbate. L’intervento diceva quello che avrebbe fatto, come, a che fini, che è poi questo è quello che ha iniziato a fare. Pensavamo fosse per lo più sceneggiata visibile sopra il livello occulto ovvero la trattativa che stava andando avanti da un bel po’ tra americani e russi, sul come ed in che modo iniziare un tavolo di trattativa ufficiale non solo sul problema ucraino, ma sul problema della sicurezza internazionale, inclusi i missili americani in Europa puntati su Mosca e molto altro.  Ma pur sapendo questo, non abbiamo evidentemente voluto capire quanto quella trattativa stesse andando male e solo oggi capiamo, che in realtà stava andando malissimo ovvero da nessuna parte. Da qui, il rovesciamento del tavolo di Putin del tipo “chiacchiere a zero, adesso facciamo parlare i fatti e così vediamo chi è più duro”. Diceva Theodore Roosevelt “Parla gentilmente e portati un grosso bastone; andrai lontano”. Putin ha quindi deciso che parlare gentilmente non serve più ed il momento del “grosso bastone”.

Ora, è molto probabile scatterà verso i russi l’arma ritorsiva già annunciata da tempo, ovvero lo strozzamento finanziario inclusa l’esclusione dai circuiti SWIFT (il circuito che regola tutti i bonifici internazionali, i sistemi di pagamento interbancario), il sistema nervoso della finanza globale. Già annunciato da tempo, quindi già previsto da tempo, era lì che si voleva andare facendo fallire la trattativa sotterranea a cui già si sapeva Putin avrebbe reagito come sta reagendo. Per questo il povero Macron ha provato a farsi in quattro per evitare il destino annunciato, inutilmente. Ma evidentemente, Macron, Scholz, Draghi o chi per loro, in questo gioco sono vasi di coccio tra vasi di ferro e sembra che facciano pure finta di non saperlo. Ovviamente lo sanno benissimo, ma non lo sanno le loro popolazioni esposte ad una realtà da caverna platonica in technicolor e 3D. A quel punto, in risposta all’eventuale esclusione SWIFT, è molto probabile ci saranno contro-ritorsioni sulle forniture del gas in Europa, quella “… risposta della Russia sarà immediata e vi porterà a conseguenze che non avete mai sperimentato nella vostra storia”. Una bella svegliata agli europei in modalità post-storica. Superfluo sottolineare le ricedute pratiche di questa eventualità. Come siamo finiti qui?

Innanzitutto, vorrei suggerire ai tanti che in questo momento sentono il bisogno di giudicare del bene e del male, del buono e del cattivo, di sintonizzarsi con la realtà. La realtà non ti chiede cosa ne pensi come se stessi giudicando una cosa che per quanto ti interessa, in pratica non ti riguarda. La realtà che si presenta oggi al nostro cospetto ci riguarderà sul piano concreto. Non so se avverrà, ma a questo punto è secondo me molto probabile che si procederà in escalation di ritorsioni e contro-ritorsioni e che queste colpiranno non solo il popolo ucraino e russo, ma anche europeo. Ne ho scritto tempo fa qui e vedo che negli ultimi giorni altri ben più famosi studiosi di cose geopolitiche, hanno intravisto in questa situazione, oltre alle questioni ucraine, la questione di fondo della relazione Russia-USA via Europa. Il contenzioso profondo è tra gli USA che vogliono stringere a sé i propri alleati in via esclusiva, contro Cina e Russia, per resistere il più a lungo possibile all’esito multipolare dell’ordine mondiale, un esito di cui ormai non si può più discutere il “se”, ma il “come e quando”.

Gli statunitensi sono un popolo che pesa solo meno del 5% del mondo ed ancora fa quasi il 25% del Pil mondiale, questa è la loro “ricchezza delle nazioni”, come si intuisce del tutto sproporzionata tra massa e valore. Questa sproporzione è garantita -anche- da varie forme di controllo su ampie porzioni del mondo, dirette ed indirette, ereditate dal dopoguerra. È la difesa di questa rete di dominio che impegna gli USA contro il destino multipolare di un mondo ormai a 8 miliardi di persone, prossime 10 miliardi (2050) in più di 200, diversi, Stati. Nel loro esclusivo interesse, com’è per altro ovvio che sia in termini realistici, vogliono decidere di come ordinare il mondo affinché permangano le condizioni che garantiscono quella sproporzione, da loro ritenuta “vitale”. Non esattamente il “popolo americano” che riceve i proventi di quella ricchezza in proporzioni tra più inique nel mondo occidentale, la sua parte che governa il Paese e questo sistema mondiale di interesse. Democratici, repubblicani, deep state, dopo possono anche litigare sul come farlo o come distribuirsi i proventi del bottino, ma comunque sempre indistinguibili gli uni dagli altri nell’imperativo di procurarselo.

Noi europei quindi siamo i veri destinatari del conflitto e del suo sciame di conseguenze. I princìpi, ammesso noi se ne abbia davvero, e l’ignavia ovvero il nostro non prenderci le reali responsabilità del mondo complesso, costano. Forse Putin, ci renderà noto quanto. Reso noto il costo delle possibili opzioni con cui risponderemo al “che fare?” postoci dalla cruda realtà, avremo l’ennesima sveglia dopo le ripetute crisi economiche e finanziarie, la crisi climatica ed ambientale, la crisi della democrazia, la crisi sanitaria e tutte le altre piccole-medie perturbazioni provenienti da un mondo la cui percezione realistica ci ostiniamo a rimuovere.

Chissà se basterà a farci passare dal preoccuparci all’occuparci, dubito. Ma dato che questa incertezza è basata su una ipotesi, speriamo di esserci sbagliati.

https://pierluigifagan.wordpress.com/2022/02/24/se-non-te-ne-occupi-poi-ti-preoccupi/

Trump elogia Putin_ da RT

Non tutto è perduto. Intanto il quotiano ItaliaOggi riprende il dossier pubblicato dal periodico tedesco der spiegel nel quale sono pubblicati documenti desecretati che confermano l’impegno degli Stati Uniti a non allargare la NATO ai paesi dell’Europa Orientale. . Putin ha ragione!

Giuseppe Germinario

Trump elogia Putin

 

L’ex presidente degli Stati Uniti ha strappato la gestione della crisi ucraina da parte di Biden, definendo “geniale” la mossa russa del Donbass
Trump elogia Putin

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha elogiato Vladimir Putin per la sua strategia nell’Ucraina orientale, sostenendo che il leader russo ha superato Joe Biden dichiarando stati sovrani le repubbliche separatiste di Donetsk (DPR) e Lugansk (LPR).

“Sono entrato ieri, c’era uno schermo televisivo e ho detto: ‘Questo è geniale'”, ha detto Trump al conduttore radiofonico Buck Sexton in un’intervista martedì. “Putin dichiara che gran parte dell’Ucraina – dell’Ucraina – Putin la dichiara indipendente”. Ha aggiunto sardonicamente: “Oh, è meraviglioso”.

Trump si riferiva all’annuncio di Putin lunedì secondo cui la Russia avrebbe immediatamente riconosciuto la sovranità della DPR e della LPR, che hanno dichiarato la loro indipendenza dopo il rovesciamento della leadership eletta dall’Ucraina sostenuta dagli Stati Uniti nel 2014. Il presidente russo ha seguito questa decisione ottenendo l’approvazione parlamentare martedì inviare forze russe nel Donbass come forze di pace per la DPR e la LPR. Tuttavia, in seguito ha chiarito che l’autorizzazione non significava che le truppe russe sarebbero state dispiegate immediatamente nelle repubbliche.

 

Gli Stati Uniti annullano i colloqui con la Russia

L’ex comandante in capo degli Stati Uniti ha affermato che una tale svolta degli eventi non si sarebbe mai verificata se fosse ancora in carica, accusando il suo predecessore di incompetenza e definendo “intelligente” la mossa russa del Donbass, inclusa la potenziale missione di mantenimento della pace di Mosca .

“Questa è la forza di pace più forte – potremmo usarla sul nostro confine meridionale”, ha scherzato Trump. “Questa è la forza di pace più forte che abbia mai visto. C’erano più carri armati di quanti ne abbia mai visti. Manterranno la pace bene”.

Biden martedì ha annunciato sanzioni economiche contro Mosca e il dispiegamento delle forze statunitensi nella regione baltica in risposta a quello che ha definito “l’inizio di un’invasione russa dell’Ucraina”. Trump ha affermato che la Russia sta essenzialmente conquistando il territorio senza gravi ripercussioni, il che, secondo lui, è dovuto al fatto che Putin è un “tipo esperto”.

“Ecco un ragazzo molto esperto, lo conosco molto bene…” ha detto Trump. “Ecco un tipo che dice: ‘Sai, dichiarerò una grande parte dell’Ucraina indipendente.’ Ha usato la parola “indipendente”. ‘E usciamo, entreremo e aiuteremo a mantenere la pace.'”

Devi dire che è abbastanza esperto. E sai qual è stata la risposta di Biden? Non c’è stata risposta. Non ne avevano una per quello. Ora, è molto triste.

Alla domanda di Sexton su come la strategia degli Stati Uniti sia andata fuori rotta rispetto all’Ucraina, Trump ha detto: “Ciò che è andato storto è stata un’elezione truccata, e ciò che è andato storto è un candidato che non dovrebbe essere lì e un uomo che non ha idea di cosa sia facendo.”

https://www.rt.com/russia/550312-trump-putin-savvy-donbass/

redde rationem, di Daniele Lanza

Nota (ce ne sono sempre).
La vera sconfitta in tutto il macello che si profila in Ucraina, non è il paese in questione, invaso o meno che sia.
La VERA sconfitta è l’Europa che si ritrova impotente come dal 1945 ad oggi, pur con una guerra imminente sul proprio suolo : chi ha armi e determinazione – Cremlino e Washington – le usa……chi non le ha (complici 70 anni di benessere irreale, costituzioni pacifiste etc.) sta invece a guardare e a subirne le conseguenze. I paesi europei, piccoli attori riuniti nella grande casa UE (e in questi frangenti di crisi si vede quanto peso reale ha l’UE) sono gli spettatori vocianti e ridicoli.
Mosca cerca di riprendersi ciò che è “suo” da circa 4 secoli e mezzo (la sfera ucro-russofona inglobata nello zarato sin dal 1667), mentre il Pentagono coglie l’occasione (la desidera) per poter instaurare ed rinverdire la faglia di divisione tra bene e male perduta dopo il 1991 (il collasso dell’URSS aveva rovinato la Russia nel breve termine….ma come effetto collaterale aveva anche privato di ogni significato la Nato che negli ultimi 20 anni ha faticato a trovare motivi per continuare ad esistere di fronte agli interrogativi dell’opinione pubblica europea : l’unico motivo che potesse reggere era una difesa……ma difesa da COSA ?! E’ stata utile quindi una risurrezione della Russi potenza che più danni fa più giustifica la presenza della basi statunitensi/Nato in Europa (e magari a carico degli stessi europei).
Il Cremlino e lo stato maggiore russo con poche parole e grande professionalità preparano la mossa……la CNN americana dall’altro lato dell’oceano strepita con megafoni planetari : nel mezzo……i leader europei (l’asse franco-tedesco di Macron e Scholz in testa) che si agitano come marionette e contano come tali.
I veri sconfitti sono loro (cioè noi europei).
Signori (in particolare coloro che non sono d’accordo con me spesso) : suppongo che l’immagine da me scelta in basso – forze kaiseriane coloniali in africa orientale – risultino ostiche perchè evocano violenza e sopraffazione (sì è proprio così) e non è ciò che si vuole idealmente. D’altro canto mi piacerebbe che capiste come l’Europa della PACE della tolleranza e del benessere sopravvissuta per 70 anni è stata sempre un’illusione pia….guscio dorato entro il quale 3 generazioni di europei sono nati e cresciuti beatamente. Il mondo reale è un altro……..è quello dove se non possiedi il “ferro” non hai alcun peso (e tutto il tuo benessere può evaporare in una frazione di secondo). Che piaccia o meno è così : ognuno può continuare a cullarvisi se vuole, nel proprio paradiso interiore, non glielo impedisco).
Buona serata a tutti.
Gregorio Baggiani

La fine della “interiorita protetta”,della “machtgeschützte Innerlichkeit” come ptesagiva il buon Thomas Mann qualche anno fa letteratura piu o meno profetica a parte a parte, la guerra provochera sconquassi ed in definitivo shift of power, nel senso che cambiera definitivamente le relazioni politiche e militari e quindi gli equilibri internazionali..
Ennio Abate

Tutti realpolitik eh!
Ma quest’affermazione: “I veri sconfitti sono loro (cioè noi europei).” mi pare falsa o parziale: nel senso che la sconfitta delle classi dirigenti europee è altra cosa dalla sconfitta dei lavoratori o dei “popoli”.
Brecht: Anders als die Kämpfe der Höhe sind die Kämpfe der Tiefe!
(Diverse dalle lotte sulle cime sono le lotte sul fondo![1]).
[1] Dal frammento La bottega del fornaio
Daniele Lanza

Ennio Abate non sempre gli interessi della classe dirigente coincidono con la popolazione in generale…..ma in certi casi è l’intera società sconfitta ad un qualche livello. L’Europa geopoliticamente lo è dal 1945 ad oggi (dirigenti o lavoratori non c’entra).
Daniele Lanza Nell’Europa sconfitta geopoliticamente «dal 1945 ad oggi» gli sconfitti «dirigenti» se la sono passata più allegramente degli sconfitti «lavoratori». E’ questo che mi preme ricordare. Ed è a questo che la geopolitica non pensa. A me continua a parere un limite.
All’interno degli “europei” io faccio ancora delle distinzioni di classe, che mi paiono evidenti sul piano dei redditi, del possesso di saperi e del tipo di vita sociale che i singoli conducono. Certo, queste distinzioni (o contraddizioni?) oggi sono “inerti” politicamente, nel senso che non condizionano in modi palesi le scelte delle classi dirigenti. Ma ci sono. La geopolitica le trascura o le minimizza. La mia speranza è che tornino “attive”. Tenerle presenti (perciò ho citato l’archeologico Brecht) permette di capire che, in caso di guerra, il peggio che toccherà alla classe dirigente (e non ad una astratta «intera società») è altra cosa dal peggio che toccherà proprio ai lavoratori o al “popolo”.
Giuseppe Germinario

Ennio Abate Il problema da affrontare è infatti come all’interno delle dinamiche geopolitiche e dei rapporti di potenza sia possibile costruire una formazione sociale dinamica, coesa nella quale si riconformino distinzioni di funzione che altrimenti creano degrado, sfruttamento e sperequazioni avvilenti

LA RICCA EUROPA E’ IL PREMIO DEL CONFRONTO, di Antonio de Martini

LA POSTA IN GIOCO NON E’ L’UCRAINA MA LE FORNITURE DI GAS ALL’ EUROPA E LA PELLE DELLA RUSSIA CHE SPERA NELLA CINA CHE GUARDA AGLI USA…

ANTEFATTO N 1

Nikita khrushev, pur essendo nato in altra parte dell’impero, fece tutta la sua carriera di funzionario del partito comunista russo in Ucraina. Diventato segretario generale del PCUS ( partito comunista della Unione Sovietica), ebbe un occhio di riguardo per i suoi vecchi compagni, assegnando alla loro regione l’amministrazione della Crimea ( il luogo all’epoca più desiderato per le vacanze della nomenclatura e per i cittadini) e incluse ben 17 milioni di russi nei confini della Ucraina , che all’epoca era una regione dell’URSS.

Di qui nascono una serie di guai in cui sono incappati i suoi successori.

Una volta sciolta l’Unione sovietica e smantellato il patto di Varsavia, i governanti statunitensi lasciarono intendere al presidente BORIS YELTSIN di non avere mire sull’est Europa, ma mentre Yeltsin e il suo ministro degli esteri Eduard Shevarnadze si accontentarono di assicurazioni verbali a mezza bocca ( i verbali sono stati desegretati dagli USA un paio di anni fa e accennano a numerosi brindisi), gli americani – vedendo risorgere la potenza sovietica sotto la pelle della nuova Russia- decisero di sfruttare l’ingenuità combinata di Khrushev e di Yeltsin per iniziare a cooptare i paesi dell’est Europa nella loro sfera di influenza e accerchiare la Russia con una catena di basi che lasciassero aperta ogni opzione di possibili attacchi in maniera da creare incertezza strategica sulle intenzioni dello zio Sam. Attratti dalla prospettiva di essere ricoperti d’oro dalla Unione Europea, dal mare del nord al mar nero, prima o poi, abboccarono tutti.

Più difficile l’azione nelle Repubbliche ex sovietiche di cultura turca ( i quattro stan) dove un momentaneo successo della segretaria di Stato Hillary Clinton fece credere di poter disporre di un paio di basi , ma la pronta reazione russa si affermò facilmente.

Al sud, Iran e Afganistan , dove comunque gli USA sono riusciti a costruire un paio di infrastrutture strategiche logistiche che vanno verso la frontiera russa, il problema é ancora indeciso per via dell’ostinazione iraniana e della sua inimicizia con Israele e l’Arabia Saudita che sono le potenze regionali rivali e i più sicuri, per ora, alleati degli USA.

ANTEFATTO 2

La strategia principe degli USA nella seconda guerra mondiale consistette nello strangolamento del Giappone con il controllo delle materie prime e sopratutto del petrolio.

Una volta entrati in guerra, adottarono la stessa strategia nei confronti della Germania e la stessa resa dell’Italia fu considerata positivamente per l’opportunità di utilizzo offerta dagli aeroporti pugliesi per bombardare i pozzi petroliferi di Ploesti in Romania.

Controllando le fonti principali di petrolio del pianeta, senza il quale, navi, aerei e carri armati restano fermi, la vittoria non fu che questione di quando, non di se. La carne da cannone la misero i russi e i dominions.

Nel caso della Russia, ricchissima in petrolio ed ogni sorta di materie prime, il problema non é più consistito nel controllo delle fonti , ma nell’impedirne ai russi lo sfruttamento che é il principale sostegno finanziario dell’economia russa il cui PIL equivale a quello del Benelux. Un vantaggio aggiuntivo é l’opportunità di sostituire la Russia come fornitore della ricca e decadente Europa. Il rifornimento avviene via mare ( con navi e con l’onere di costruire impianti di rigasificazione dato che viene liquefatto per agevolare il trasporto. Ci sono attualmente in Europa sette impianti di rigasificazione in progetto- costruzione)

Il ruolo chiave dell’Ucraina in questa vicenda di scontro di interessi strategici e commerciali tra la potenza marittima per eccellenza e la controparte di terra, é esemplificato dalle due cartine che vedete. L’Ucraina serve agli Stati Uniti per strangolare, come fece col Giappone, ogni velleità espansionistiche – sui mercati o i territori, poco importa – della Russia.

Dalla carta ” di terra” é evidente la parte del Leone che fa l’Ucraina nel veicolare gas e petrolio versa la ricca Europa e nella “carta di mare” il fatto che gli Stati Uniti stanno già acquisendo il cliente Europa cui é già sono fornito il 26% della produzione di gas di scisti, molto più costoso sua per le modalità di estrazione che per quelle di trasporto.

Negli anni ottanta, una manovra analoga fu fatta con l’oro, sacrificando gran parte dell’oro Inglese e canadese , oltre che americano, per far scendere il prezzo sui mercati e privare l’URSS di questo introito importantissimo per la sopravvivenza del regime.

L’ingresso sul mercato dell’India , l’acquirente più grande del prezioso metallo e di altre neo potenze asiatiche , ha consentito la ripresa della Russia di Putin dopo il crollo dell’URSS. L’Afganistan fu un infortunio politico importante ma non decisivo come questo.

Come vedete da questo breve riassunto di una situazione ingarbugliata, l’Ucraina lucra da anni la protezione americana per esigere royalties sempre maggiori per il passaggio delle pipelines sul proprio territorio, la Russia cerca di diversificare le linee di accesso all’Europa attraverso il NORD STREAM uno e due o attraverso la Turchia .

L’Europa, e in particolare l’Italia, galleggiano su un mare di petrolio e di gas dell’est mediterraneo ( Leviathan e Tamar nei mari della Grecia, Libano, Israele e Siria) nel mediterraneo centrale ( le acque profonde dell’Egitto da cui hanno cercato di schiodarci con l’affare Regeni), nelle acque della Sirte e le coste delle Cirenaica ( ormai rese insicure da taglieggiamenti endemici alle fazioni in lotta)e l’Algeria che ha saputo resistere solo a prezzi elevatissimi di sangue. L’Iran e il Venezuela ci sono stati interdetti con il pretesto che non sono democrazie.

Come se il Katar e l’Arabia Saudita e la Guinea Equatoriale, lo fossero….

A tutte queste opportunità, vanno aggiunte le coste pugliesi – alla prospezione delle quali si oppone, non si sa a che titolo, una americana di origine italiana che dice di insegnare in una università della Florida, ma opera in Puglia; al largo di Rimini abbiamo giacimenti trovati da ENI e Gulf italiana negli anni settanta e subito richiusi ” per non danneggiare il turismo”, senza contare i giacimenti in Basilicata e quelli storici della val padana.

In altre parole viviamo su un sottosuolo intriso di gas e petrolio, ma lo compriamo all’estero in cambio di protezione data alla banda di ladruncoli che si accontenta – oltretutto- delle briciole.

La chiamano democrazia, suo marito é il “libero mercato” ( che non é né l’uno né l’altro) e dicono che Al Capone era italiano.

https://corrieredellacollera.com/2022/02/20/la-ricca-europa-e-il-premio-del-confronto/

la nuova Russia proattiva: il Cremlino passa al piano B, di Gilbert Doctorow

Avere a che fare con la nuova Russia proattiva: il Cremlino passa al piano B

di gilbertdoctorow

Per i primi vent’anni del nuovo millennio, era ovvio che Vladimir Putin e la sua squadra al Cremlino erano reattivi, piuttosto che propositivi in ​​quasi tutti i rapporti con l’Occidente collettivo. Naturalmente, voglio dire che era ovvio per la sostanziale minoranza di professionisti che commerciano in fatti e seguono causalità, azione e reazione, dall’inizio alla fine, piuttosto che scambiare solo propaganda ideologicamente guidata. Per quanto riguarda i comunicati stampa del governo statunitense e i media mainstream, ciò che è stato fornito al pubblico in generale negli Stati Uniti, in Europa in tutti questi anni, ha sempre sistematicamente invertito causa ed effetto. Fuori dalla telecamera, gli Stati Uniti hanno colpito negli occhi i russi; sulla telecamera, ci è stata mostrata solo la reazione aggressiva dei russi.

Noi osservatori professionisti della Russia sapevamo che Vladimir Putin era molto cauto. La sua parola più comunemente usata in relazione alla condotta di qualsiasi politica è stata “аккуратно”, che significa “attento”.

Nel 2021 ci ha preceduto un nuovo Putin, uno che sembra assertivo se non aggressivo e che sembra pronto a correre enormi rischi senza troppe esitazioni mentre muove due o più passi avanti ai suoi interlocutori occidentali, non due passi indietro come era stato il caso fino ad ora.

Intendo in questo saggio spiegare in che modo la Russia è attiva oggi. Tuttavia, prima di procedere, diamo uno sguardo a ritroso ai due casi in quella che può essere definita “l’età di Putin” in cui la Russia ha effettivamente preso l’iniziativa e si è mossa coraggiosamente sulle proprie relazioni estere e sul proprio corso militare. Le date in questione sono il 1999 e il 2015.

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Negli ultimi 22 anni ci sono stati due casi eccezionali in cui la Russia ha preso l’iniziativa negli affari internazionali e non ha semplicemente reagito a qualche passo dell’Occidente, e degli Stati Uniti in particolare. Il primo è stato nel giugno 1999 quando un distaccamento di 250 soldati russi con base in Bosnia in missione di mantenimento della pace ha marciato in Kosovo per preparare la strada ai rinforzi dei paracadutisti che dovrebbero arrivare in aereo all’aeroporto di Pristina, dove insieme potrebbero stabilire una “zona” russa in quello che potrebbe diventare un Kosovo diviso. A quel tempo, Eltsin era gravemente malato e non aveva il controllo degli affari quotidiani, e il suo ministro degli affari esteri sembrava non essere a conoscenza dei movimenti sul campo nell’ex Jugoslavia, mentre messaggi contraddittori arrivavano dai militari. Un certo Vladimir Putin, allora consigliere per la sicurezza di Eltsin, ma sei mesi dopo essere nominato successore di Eltsin come presidente della RF, fu coinvolto in incontri con il vicesegretario di Stato in visita Strobe Talbott. Mentre Talbott era ancora a Mosca, si è saputo del trasferimento russo all’aeroporto di Pristina. Si dice che Putin abbia assicurato che si trattava di un malinteso, non preoccupatevi. E così Talbott è volato via, solo per tornare a Mosca a metà volo quando è diventato chiaro che in Kosovo si stava verificando una situazione di stallo potenzialmente pericolosa tra il distaccamento della NATO ei russi.

Come si è scoperto, l’offerta russa di catturare l’aeroporto di Pristina e far valere gli interessi russi all’interno o insieme alla KFOR è stata ostacolata dal mancato ottenimento dei diritti di sorvolo dall’Ungheria per il trasporto pianificato di rinforzi. Gli Stati Uniti avevano assicurato all’Ungheria il rispetto dei suoi desideri per far dispetto ai russi.

Il secondo caso di iniziativa russa che mi viene in mente risale al settembre 2015, quando la Russia annunciò inaspettatamente il suo ingresso nella guerra civile siriana con attacchi aerei intesi a sostenere il regime fallito di Assad. Questa volta, l’azione militare russa è stata resa possibile proprio dall’aver ottenuto il previo accordo dell’Iraq e di altre potenze regionali di sorvolare il loro territorio. E la complicità di Bagdad, già stabilita all’interno di un’unità di intelligence congiunta russo-irachena, è proseguita senza la minima conoscenza della massiccia ambasciata americana a Bagdad. La successiva missione della Russia per salvare il regime siriano nei due anni successivi è stata un completo successo e non c’è dubbio su chi abbia spostato i pezzi degli scacchi sulla scacchiera: Vladimir Putin. La capacità dei russi di operare in totale segretezza sotto il naso del comando degli Stati Uniti mette in discussione tutte le affermazioni di Washington di oggi di avere al suo interno fonti di intelligence sui piani della Russia per l’Ucraina.

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Le azioni russe al confine con l’Ucraina iniziate nel novembre 2021 e continuano a presentarsi sono una prova positiva di una nuova posizione come iniziatore del cambiamento negli affari globali.

In un primo momento, potremmo ipotizzare che l’ammassamento di 100.000 soldati russi fosse solo una reazione all’ammassamento di 120.000 soldati ucraini, più della metà del loro esercito, sulla linea di demarcazione con il Donbas, pronti a colpire e riconquistare le province ribelli da forza delle armi e anche potenzialmente minacciando la Crimea russa. Tuttavia, quando il 15 dicembre i russi hanno risposto all’invito del presidente Biden durante un vertice virtuale con Putin nove giorni prima per presentare su carta le loro preoccupazioni e motivazioni per i loro movimenti di truppe, hanno consegnato due bozze di trattati sulla revisione dell’architettura dell’architettura europea che sono stati chiamato ultimatum, ma potrebbe ugualmente essere chiamato richieste sfacciate con una portata molto più ampia della sola Ucraina.

Immediatamente dopo, la Russia ha perseguito una strategia negoziale a due binari sulla richiesta di ritirare la NATO e la simultanea escalation della sua minaccia militare all’Ucraina. Sono arrivate ulteriori unità funzionali essenziali per un’invasione come il trasporto di carburanti e le banche del sangue. Un nuovo potenziale fronte è stato creato al confine tra Ucraina e Bielorussia, a soli 100 km da Kiev, quando 30.000 truppe russe aggiuntive sono arrivate insieme ad alcuni dei loro ultimi equipaggiamenti per esercitazioni militari congiunte con le forze bielorusse. E nel Mar Nero furono annunciate esercitazioni navali che coinvolgevano mezzi da sbarco provenienti dalla flotta del Pacifico. La navigazione è stata vietata nella zona per tutta la durata, così che è stato messo in atto una sorta di blocco, che ricorda il blocco americano imposto a Cuba durante la crisi dei missili del 1962, a quelli di noi con memoria della storia all’altezza del “non dimenticare mai , mai perdonare” la mentalità del Cremlino.

L’effetto di queste misure, che potremmo chiamare il Piano A di Putin, è stato drammatico, anche se l’obiettivo della capitolazione alla richiesta russa di revocare la NATO e negare l’adesione alla NATO all’Ucraina non è stato raggiunto. Ciò che la Russia ha ottenuto puntando una pistola alla testa dell’Ucraina per sollevare le sue preoccupazioni sulla sicurezza al primo posto tra gli interlocutori occidentali è stato il riconoscimento da parte degli Stati Uniti come una grande forza militare da non sottovalutare nelle armi convenzionali e nucleari. E c’erano indicazioni nella risposta scritta degli Stati Uniti alla bozza di trattati russi che si potevano raggiungere accordi significativi sulla limitazione dei giochi di guerra in Europa, sul controllo o sul divieto di missili nucleari a raggio intermedio in Europa, sul mantenimento dei normali canali di comunicazione aperti tra i militari e leader civili di entrambe le parti. La politica di isolamento, denigrazione della Russia e licenziamento dei suoi interessi di sicurezza che risaliva alle amministrazioni Bush e Obama, e alla quale lo stesso Biden aveva partecipato come formulatore e attuatore, è stata ora abbandonata fintanto che la Russia non ha effettivamente invaso l’Ucraina.

Un effetto secondario delle azioni russe era stata la distruzione della posizione dell’Ucraina tra i suoi sostenitori occidentali. Nel mezzo della crisi crescente, Biden ha affermato con chiarezza cristallina che nessun soldato americano sarebbe stato inviato in Ucraina per difenderla in caso di attacco russo. L’insistente ripetizione da parte dell’America del messaggio che un’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina era imminente è salito a un livello isterico quando Washington ha chiesto a tutti i cittadini americani di lasciare il paese ora, su voli commerciali, perché la logistica militare non sarebbe stata dispiegata per evitare qualsiasi rischio di conflitto con i russi in arrivo.

Successivamente più di 40 paesi hanno seguito l’esempio degli Stati Uniti nella chiusura delle loro ambasciate a Kiev e nel ritiro del personale. I sogni dell’Ucraina di sostegno occidentale non erano più sostenibili e i primi suoni di resa iniziarono ad apparire quando l’ambasciatore ucraino nel Regno Unito disse che forse avrebbero ritirato la loro domanda di adesione alla NATO come prezzo per il mantenimento della pace. Sebbene quella piccola bandiera bianca sia stata successivamente ritirata, la volontà dei nazionalisti ucraini era chiaramente sottoposta a terapia d’urto.

Se possiamo fare un passo indietro nel corso degli eventi quotidiani, non c’è dubbio che il danno maggiore per l’economia ucraina e per la stabilità del suo attuale governo non è stato causato dai russi, con i loro movimenti di truppe, ma da Washington, con i suoi avvertimenti quotidiani di un attacco russo all’Ucraina.

I miei colleghi hanno cercato di dare un senso alle grida noiose e ripetitive della Casa Bianca e del Pentagono sull’imminente invasione di massa russa dell’Ucraina. La migliore spiegazione che ho sentito è che questa era un’intelligente strategia di guerra dell’informazione che equivaleva a “testa che vinco, croce che perdi”. Se Putin procedesse davvero con un’invasione, sarebbe tanto più costoso per la Russia in vite e tesori perché non ci sarebbe alcun elemento di sorpresa. Inoltre, le sanzioni morderebbero la Russia mentre fornirebbero agli Stati Uniti un maggiore controllo sui suoi alleati nominali in Europa per compensare la perdita dei suoi investimenti nel regime di Kiev. Come ha spiegato Nancy Pelosi a un giornalista, questa politica probabilmente giocherà bene al pubblico americano. Conclusione: le grida del ‘lupo’ sono state un cinico stratagemma politico dell’amministrazione Biden.

Tuttavia, gli stessi fatti possono essere letti in un modo completamente diverso: come un grande successo dell’intelligence russa. Potrebbe essere che i vaghi riferimenti dei funzionari del Dipartimento di Stato in domande e risposte con i giornalisti ai rapporti dell’intelligence sulle intenzioni russe di invadere fossero carne con le ossa. Potrebbe essere che le fonti di informazioni affidabili e senza nome sul programma dell’invasione di Putin fossero agenti doppiogiochisti che svolgevano la loro missione di disinformazione. Potrebbe essere che non solo il meno che brillante presidente americano sia stato coinvolto da questa farsa, ma anche il suo eminente consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, così come altri alti funzionari dell’amministrazione e del Congresso. La conclusione netta di questa interpretazione è che Vladimir Putin ha interpretato Biden come un violino e che i russi hanno finalmente imparato a usare le PR a proprio vantaggio, senza fare affidamento sui consulenti di Madison Avenue.

***

Ieri abbiamo assistito a diversi sviluppi molto interessanti a Mosca che sono stati riportati separatamente dai nostri media quando in realtà sono tutti interconnessi e riguardano il passaggio della Russia dal suo Piano A, la paura dell’invasione, al Piano B, il possibile riconoscimento di Donetsk e Repubbliche di Lugansk come stati sovrani indipendenti da Kiev. Questo piano può anche essere concesso per diverse settimane o mesi mentre si applica ulteriore pressione psicologica sul governo Zelensky.

Alcune settimane fa abbiamo letto che alla Duma di Stato veniva presentato un disegno di legge che invitava il presidente Putin a riconoscere l’indipendenza delle due repubbliche del Donbas. Il disegno di legge, firmato da parlamentari del partito di opposizione, il Partito Comunista di Russia guidato da Gennady Zyuganov. All’epoca il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ci aveva detto che questa proposta non era stata accolta dal presidente ed era scomparsa dalla cronaca quotidiana.

Due giorni fa il presidente della Duma Vyacheslav Volodin ha annunciato che si sarebbero votati due progetti di legge relativi al riconoscimento delle repubbliche del Donbas, il primo disegno di legge dei comunisti e un secondo disegno di legge firmato dal Partito Russia Unita al potere. Si terrà una votazione libera e verrà presentata al Presidente la versione del disegno di legge che avrà ottenuto il maggior numero di voti. La differenza tra i due è che il disegno di legge comunista invierebbe la richiesta della Duma direttamente al presidente per l’azione, mentre la versione Russia Unita invierebbe l’appello prima al ministro degli Affari esteri e ad altri alti funzionari prima che possa essere passato al presidente. Il voto di ieri ha approvato il disegno di legge dell’opposizione, il che significa che il presidente Putin ha avuto mano libera in ogni momento opportuno per riconoscere le province ribelli.

La logica di tutto questo esercizio è che, se necessario, la Russia può in qualsiasi momento porre fine all’incubo che i residenti del Donbas hanno vissuto negli ultimi sette anni durante i quali 800.000 di loro hanno scelto di prendere i passaporti russi per la coperta di sicurezza che avevano promesso. Se la Russia riconosce le repubbliche e se le repubbliche richiedono formalmente protezione militare russa contro le forze ucraine che sono tre volte più grandi delle proprie dall’altra parte del confine, l’esercito russo potrebbe entrare legalmente nel loro territorio e salire fino al linea di demarcazione, ponendo fine ai bombardamenti e alle minacce provenienti dall’Ucraina. Questo sarebbe il caso qualunque cosa la Russia o le stesse repubbliche avrebbero altrimenti in mente riguardo all’eventuale svolgimento di un referendum sulla “riunificazione”.

Lo svantaggio del riconoscimento formale dell’indipendenza di queste repubbliche è che porrebbe fine bruscamente agli Accordi di Minsk, che tutte le parti coinvolte in Occidente considerano l’unica soluzione accettabile al problema dell’Ucraina.

Non è sicuramente un caso che il voto della Duma si sia svolto durante la visita del cancelliere tedesco Scholz a Mosca. In quanto garante degli Accordi di Minsk e partecipante al Normandy Format per risolvere il problema dell’Ucraina, la Germania sarebbe la prima a subire uno shock dal fatto che il Cremlino stia persino pensando di sabotarli in questo modo. E così, dalla gioia per la riduzione dell’escalation che domenica il ministro della Difesa russo Shoigu ha annunciato, mentre le unità delle esercitazioni militari in Crimea, lungo il confine bielorusso con l’Ucraina iniziavano a tornare alle loro basi di origine, era ora mista a angoscia per il possibile Riconoscimento russo dell’indipendenza delle province ribelli.

Mentre nelle settimane precedenti Kiev aveva pubblicamente denunciato gli Accordi di Minsk come una minaccia per il loro stato se attuati, mentre lo stesso presidente Zelensky aveva affermato davanti alle telecamere che nessuna riga degli Accordi era accettabile per lui, non prima della Duma voto è diventato noto se le autorità di Kiev hanno iniziato a inviare appelli a tutte le organizzazioni internazionali per aiutare a salvare quegli Accordi dal ritiro russo attraverso il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche del Donbas.

È una domanda aperta su come reagirà l’élite del potere di Washington al passaggio della Russia al Piano B. Come possono evitare di sembrare sciocchi durante i loro mesi in cui hanno gridato “al lupo” per un’invasione che non è avvenuta. Tuttavia, non sottovalutiamo la loro intraprendenza.

©Gilbert Doctorow, 2022

Trattativa difficile e pericolosa_di Roberto Buffagni

Perché la trattativa in corso tra USA e Russia sull’Ucraina è così difficile e pericolosa?
Se gli USA accettano la richiesta russa di un impegno formale a non far entrare nella NATO l’Ucraina, le riconoscono implicitamente il ruolo di interlocutore alla pari, e contraddicono il presupposto dell’ordine mondiale unipolare liberal che hanno costruito dopo il crollo dell’URSS.
In questo ordine mondiale unipolare a guida USA, non esistono interlocutori alla pari, e non esistono modelli sociopolitici alternativi alla democrazia liberal-progressista (di qui l’esportazione della democrazia, con le armi o con le destabilizzazioni tipo “rivoluzioni colorate”)
Il punto più delicato, dunque, non è l’effettivo ingresso dell’Ucraina nella NATO. Gli USA hanno già chiarito che non sono disposti a difendere l’Ucraina con le armi, e che l’ingresso dell’Ucraina nella NATO non è all’ordine del giorno o dell’anno.
Il punto veramente delicato è il diritto esclusivo degli USA di stabilire l’ordine mondiale unipolare.
Per di più, questo ordine mondiale unipolare non è “agnostico”, ossia non è privo di contenuto ideologico obbligatorio. Esso invece è sia unipolare ( = nel mondo, non esiste interlocutore alla pari degli Stati Uniti) sia universalista ( = non esiste alcuna forma di regime sociopolitico accettabile per il leader mondiale, al di fuori della democrazia liberal-progressista di tipo americano).
I problemi che si presentano agli USA sono due: a) negli ultimi decenni, sono sorte due grandi potenze, la Russia e la Cina, che esigono di essere interlocutori alla pari degli USA b) la democrazia liberal-progressista congiunta all’ordine mondiale unipolare provoca dissenso endemico, non solo all’estero ma anche negli Stati Uniti (perdita posti di lavoro, tenore di vita in calo, perdita di identità, immigrazioni di massa con relativi conflitti).
Il terzo problema, ovviamente, è la necessità di dividere Russia e Cina, che insieme pongono loro un problema e una sfida serissima.
Ecco perché questa trattativa USA_-Russia sull’Ucraina è della massima importanza, ed ecco perché è tanto delicata e pericolosa.

false flag_a cura di Giuseppe Germinario

Azioni di disturbo, comunque pericolose, ma di chi?

Due giorni fa CISA e FBI americane annunciano un possibile cyberattacco, il prodromo di un attacco russo imminente via terra:

 

https://thehill.com/policy/cybersecurity/594013-us-cyber-defense-agency-warns-of-possible-russian-cyberattacks-amid

Il Centro ucraino per le comunicazioni strategiche segnala oggi, guarda caso, un attacco informatico al Ministero della Difesa e a due banche. Lo motivano come un ripiego al fallimento del proposito di attacco terrestre della Russia.

https://www.reuters.com/world/europe/ukraine-reports-cyber-attack-defence-ministry-website-banks-tass-2022-02-15/

Qual è il significato dell’annuncio di un ritiro parziale delle truppe russe dal confine ucraino?

https://www.rt.com/russia/549461-kremlin-pull-back-troops/?utm_source=browser&utm_medium=push_notifications&utm_campaign=push_notifications

“Furia francese e ritirata spagnola”

In realtà gli ucraini devono giustificare o sabotare pericolosamente in modo rozzo ed infantile la figuraccia ottenuta nella gestione del contenzioso con la Russia, la scarsa affidabilità dei propri protettori d’oltreatlantico e l’avvio di trattative più o meno riservate sula base del documento russo di un mese fa.

Alle 21.30 Biden apparirà in televisione per annunciare lo stato dell’arte. Conta probabilmente sulla stupidità della gente.

Intanto il Ministro di Maio, con sprezzo del pericolo, è in missione in zona di guerra, pronto al sacrificio

Notizia più importante e seria. L’inedito del resoconto di una telefonata del candidato alla presidenza Erich Zemmour e Donald Trump. Ci riserviamo, appena possibile, un commento:

https://twitter.com/leopoldaudebert/status/1493466117905473538?s=21

INFO @BFMTV – É.Zemmour dit avoir parlé à D.Trump hier 40 min, le conseil de D.Trump (source entourage EZ):

”Pour gagner, ne changez jamais votre ligne (..) Les médias vs trouveront brutal, ne changez jamais si vs voulez gagner, gardez votre authenticité et votre courage”

INFO @BFMTV – É.Zemmour dice di aver parlato con D.Trump ieri 40 min, consiglio di D.Trump (fonte entourage EZ):

”Per vincere, non cambiare mai la tua linea (..) Media vs troveranno brutale, non cambiare mai se vs vuoi vincere, mantieni la tua autenticità e il tuo coraggio”

Léopold Audebert@LeopoldAudebert·12hIn risposta a @LeopoldAudebert🔴🇺🇸 INFO @BFMTV – Éric Zemmour à Donald Trump hier selon entourage EZ :

”Je me souviens de votre phrase: je me suis engagé pour la survie de l’Amérique telle que nous la connaissons. Je la fais mienne: je m’engage pour la survie de la France telle que nous la connaissons.”5207534Léopold Audebert@LeopoldAudebert·12h🔴🇺🇸 INFO @BFMTV (suite) – Comment Éric Zemmour a pris contact avec Donald Trump ? (source entourage EZ) :

”Notre responsable des Français de l’étranger avait le contact du cabinet Trump, et a proposé d’organiser une rencontre physique ou au téléphone.” (suite juste dessous)178286Léopold Audebert@LeopoldAudebert·12h🔴🇺🇸 INFO @BFMTV (suite) – Comment Éric Zemmour a pris contact avec Donald Trump ?

”Le cabinet a accepté les deux, mais un déplacement en Floride étant compliqué, l’équipe a organisé cet échange téléphonique.”

(source entourage Éric Zemmour à BFMTV)277259Léopold Audebert@LeopoldAudebert·12h🔴🇺🇸 INFO @BFMTV (suite) – Selon l’équipe d’Éric Zemmour :

”Trump a expliqué à Zemmour les raisons de sa victoire en 2016, lui a donné son sentiment sur la France : selon lui le sentiment profond des français c’est la peur de l’immigration.”

(entourage EZ à BFMTV)698354Michel@Mi_S_89·11hIn risposta a @LeopoldAudebert e @BFMTVPour le courage et l’authenticité, nous pouvons compter sur notre ERIC.
Pourquoi pensez-vous donc que nous l’appelons “notre ERIC”, “le Z”,
et SURTOUT
M.ZEMMOUR ?2332Lylalyla@Lylalyl61711148·10hCar Z ça campagne est financé par rothchil??? Les fameux rothchil mondialiste, ouii vous avez raison Z c’est un bouffon de l’agenda mondialiste, et ouii il reste dans l’union E, c’est bien l’union européenne qui décide ? Réveillez vous !!!! #je suis pour le frexit 💪516Mostra rispostemariebaron@mariebaron87·10hIn risposta a @LeopoldAudebert e @BFMTVC vrai que cela lui a réussi en fait ! Qd on voit sa sortie… un rapprochement ac Trump me ferait changer de candidat. Je n’aime pas sa posture, ses méthodes. En fait, au delà des idées, je déteste le personnage, je déteste ce qu’il est. Et cela c’est rédhibitoire2Marie Barret@MARIEBARRET5·8hLa ligne de Z est la même que celle de Trump élu avec le soutien de Poutine. Il terminerait pieds et poings liés: un vassal. Poutine est au pouvoir jusqu’à sa mort, Trump a essayé de faire de même mais les institutions américaines étaient solides. #dictature21Mostra risposteIsabelle🙃Idec📸🇨🇵🌿@IsabelleIdec·10hIn risposta a @LeopoldAudebert e @BFMTVRappelons que @MLP avait fait le pied de grue devant la Trump Tower pour être reçue par D. Trump. En vain. @Zemmour a eu raison de ne pas aller en Floride, mais d’échanger avec lui. La rencontre peut attendre.21063kz2a 🇫🇷🌿🌿🇫🇷💤@kz2a17·11hIn risposta a @LeopoldAudebert e @BFMTVTrump et zemmour sont sur la même ligné de patriotes qui aiment leur pays .j ai soutenu trump je soutien Z ..j adore les deux31888Mostra risposteDumont L.🇨🇵ZOZZ🇨🇵@L4Dumont·8hIn risposta a @LeopoldAudebert e @BFMTVTrump est un grand président qui s’est fait voler son élection par le camp du bien, les fameux démocrates qui essaient de déclencher une guerre mondiale. #ZemmourTrump2323Mostra risposteFábio Akata 🦊 🇧🇷🇮🇱🇺🇸🇮🇹🇫🇷🇷🇺@FabioAkata·10hIn risposta a @LeopoldAudebert e @BFMTVIl a bien raison il faut qu’il parle au peuple qu’il plaise au peuple pas aux mérdias. Ceux-là sont là cinquième colonne. Les mérdias veulent produire un candidat et le faire élire pour eux.
L’idéologie gauchiste wokiste contrôle les journalistes en général engagés à gauche839

 

Stati Uniti! Piromani in azione_con Gianfranco Campa

L’epilogo del contenzioso, qualunque esso sia, sancirà formalmente l’ingresso nella fase multipolare. Putin ha posto agli Stati Uniti due questioni in una: il limite di avvicinamento del dispositivo militare offensivo della NATO al confine russo; il riconoscimento, per meglio dire, la presa d’atto della Russia come stato sovrano indipendente con cui trattare con pari dignità. Ha posto esplicitamente i termini di un accordo al leader degli Stati Uniti, non a quello ucraino e nemmeno ai governanti europei, suoi vicini di casa. Non ha nemmeno risposto alle profferte ucraine. Sardonicamente ha offerto asilo all’ex presidente ucraino Poroshenko, evidentemente in disgrazia e a rischio della vita nella democratica Ucraina, perdonandolo dei suoi “errori”. E’ probabile che la sua magnanimità si estenda ad Artem Sytnyk, direttore dell’Ufficio Nazionale Ucraino dell’Anticorruzione, complice del tentativo di coinvolgimento di Trump in un gioco di finanziamenti ed affari americani in Ucraina e insabbiatore del ruolo di Hunter, rampollo di Biden, e di alcuni diplomatici statunitensi tornati in auge con l’insediamento della nuova amministrazione alla Casa Bianca, in corposi traffici similari; prossimo evidentemente a cadere in disgrazia con tutte le implicazioni possibili in quel paese. https://twitter.com/realsaavedra/stat… . La conversazione continua ad offrire analisi ed informazioni partendo da un punto di vista negletto da quasi tutto il sistema di informazione europeo e italiano in particolare: quello dello scontro di potere interno ai centri decisori e politici americani all’interno del quale sono sussunte e spesso forzate le scelte di politica estera. La geopolitica definisce il sistema di relazione tra i paesi; la cultura, la storia dei popoli e delle loro élites tracciano le onde lunghe e la ricorrenza della storia. Sono però i conflitti, le rivalità contingenti e quotidiane, i “capricci” e i colpi bassi dei soggetti politici e dei centri decisori a determinare la variabilità e la rottura più o meno temporanea di questi perimetri. La classe dirigente statunitense è aggrappata ad ambizioni di egemonia globale; i suoi passi sembrano il viatico migliore, per quanto involontario, al multipolarismo nella sua forma più conflittuale ed imprevedibile. Lo scontro politico in corso da anni negli Stati Uniti, ivi comprese le carte bollate  

https://www.justice.gov/sco/press-release/file/1433511/download sarà un interessante caso di studio affidato ai posteri. Sempre che ci sia un futuro.  Per concludere, una chiosa ai tanti sostenitori acritici della indipendenza dell’Ucraina. Un paese ha certamente tutto il diritto di scegliere la propria strada. Se decide però di affidarsi ad una classe dirigente, in gran parte aliena, piombata all’occasione nel proprio paese; se fonda la propria ragione di esistere sulla ostilità aperta e dichiarata verso la Russia e sorda verso i momentanei alleati, vicini di casa; se costruisce la propria identità sull’ostilità nei confronti di una buona metà della propria popolazione non può pretendere la benevolenza del vicinato. Rischia di essere lo strumento e la vittima stupida di scelte estranee. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

 

https://rumble.com/vuxqio-piromani-in-azione-negli-usa-con-g-campa.html

 

 

I nodi al pettine, di Roberto Buffagni

Crisi ucraina. È arrivato al pettine il nodo dell’espansione NATO verso Est.
È stato un errore strategico di prima grandezza che George Kennan, l’architetto della politica di contenimento dell’URSS nel secondo dopoguerra, definì “the most fateful error of American policy in the entire post-Cold War era.” La Russia potrebbe accettare la presenza di un’alleanza militare a guida USA ai propri confini solo se fosse una colonia americana, guidata da un governo fantoccio, e/o si disgregasse in entità politiche troppo deboli per opporsi alla volontà degli USA (è il caso dell’Europa dopo la IIGM). Ve ne fu la possibilità nel 1991, con l’implosione dell’URSS; ma dopo un periodo di terribile sfacelo, la Russia ha ritrovato una direzione politica capace di difendere la sovranità nazionale.
La situazione è molto semplice. Nel 1832, gli Stati Uniti pubblicano la Dottrina Monroe: il Nord e il Sud del continente americano non sono più aperti alla colonizzazione. Nessun paese del continente americano può stringere alleanze militari con potenze straniere. La dottrina Monroe formalizza una regolarità strategica. Ogni potenza deve, per sopravvivere e conservare la propria autonomia, avere una zona d’influenza che la protegga. Chi non ha una propria zona d’influenza fa parte di una zona d’influenza altrui, e gli è subalterno (in forme diverse, dalla colonia all’alleanza).
La Russia, che è una grande potenza, per restarlo ha bisogno di una zona d’influenza, e dunque non può accettare la presenza di un’alleanza militare straniera ai propri confini. Probabilmente ha scelto questo momento per iniziare il rollback della NATO perché ritiene che a) la riforma delle sue FFAA e l’adozione di sistemi d’arma innovativi le aprano una finestra di opportunità in caso di guerra b) gli Stati Uniti siano in difficoltà (conflitti interni endemici, ripetute sconfitte militari) c) in caso di scontro diretto, gli Stati Uniti rischierebbero una guerra su due fronti, se la Cina decidesse di cogliere l’occasione per occupare Taiwan; o addirittura su tre fronti, se anche l’Iran ne approfittasse.
L’errore strategico dell’espansione a Est della NATO forma una coppia infernale con l’altro errore strategico di prima grandezza commesso dagli USA, stavolta rispetto alla Cina.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti non avevano più alcun interesse a conservare l’alleanza con la Cina, che il presidente Nixon aveva opportunamente costruito in funzione antisovietica. Gli USA, invece, hanno infittito i rapporti economici e politici con la Cina, e addirittura hanno delocalizzato colà importanti settori della loro manifattura, alcuni dei quali direttamente collegati alla sicurezza nazionale; così aiutando fattivamente la Cina a sviluppare potenza economica, scientifico-tecnologica, militare, e a divenire insomma una grande potenza capace di minacciare la loro egemonia nel continente asiatico. Secondo logica capitalistica questa è stata una mossa razionale (teoria dei costi comparati di Ricardo). Secondo logica geopolitica è stata una follia suicida.
La ratio della politica americana verso la Cina nei decenni seguenti l’implosione dell’URSS è conforme all’ideologia liberal-progressista. I dirigenti americani si sono raccontati che se la Cina fosse divenuta un paese ricco, si sarebbe trasformata in una democrazia liberal-capitalistica; e siccome le democrazie liberal-capitalistiche non fanno la guerra ma il pacifico commercio, la Cina sarebbe divenuta un utile e simpatico partner nel mondo a guida americana.
In questa favola che i dirigenti americani si sono raccontati per addormentarsi meglio, e per incassare, da svegli, montagne di dollari, ci sono due elementi tolti di peso dal genere fantasy: 1) che quando un paese diventa ricco si trasforma automaticamente in una democrazia liberal-capitalistica, come se la tradizione culturale dei popoli contasse zero 2) che le democrazie liberal-capitalistiche non facciano la guerra ma il pacifico commercio (basta leggere un manuale di storia degli Stati Uniti per capire che non è vero).
Oggi, gli Stati Uniti si sono resi conto che la Cina è il loro principale avversario. La mossa obbligata sarebbe dunque dividere Russia e Cina, stabilendo buoni rapporti con la Russia: il che implicherebbe anzitutto il rollback della NATO. Però, da un canto gli USA temono di perdere, così, l’egemonia sull’Europa, e che si realizzi l’incubo di Mackinder (coesione tra Germania e Russia, dominio sull’Heartland). Dall’altro, temono che un avvicinamento alla Russia sia inteso dai cinesi come un segno di debolezza, e li spinga a occupare Taiwan. Per di più, gli Stati Uniti dovrebbero smentire tutta l’ideologia liberal-capitalistica che da trent’anni è la base della loro propaganda: e a quanto pare, a questa ideologia liberal-capitalistica credono sul serio anche i dirigenti americani.
Non è la prima volta che una persuasione ideologica in diretta contraddizione con le realtà geopolitiche provoca una sconfitta strategica. Ad esempio, la sincera fede cattolica di Filippo II gli impedì di accettare ogni proposta di un minimo di tolleranza religiosa nelle Fiandre, così alimentando una guerra infinita che impaludò gli eserciti e prosciugò le risorse imperiali, provocò indirettamente la sconfitta spagnola nel conflitto con l’Inghilterra, inaugurò la fine dell’egemonia spagnola in Europa (vittoria francese a Rocroi) e nel mondo (Inghilterra e Paesi Bassi iniziano a dominare gli oceani).
In teoria, l’Europa avrebbe tutto l’interesse a stare alla finestra, profittando dei conflitti in corso e della crisi dell’egemonia americana. Ma l’Europa fa parte della zona d’influenza americana, e non ha alcuna autonomia strategica. Quindi, i vari Stati europei chiacchierano a vanvera, e vengono ascoltati dalle potenze in conflitto per pura cortesia diplomatica. Gli europei poi, e in particolare gli italiani, commentando questa crisi ucraina danno prova di una tragicomica confusione mentale. Probabilmente, gli sviluppi di questa crisi, con la possibile, anzi probabile catena di reazioni e controreazioni tra USA e Russia che provocherà, faranno gradualmente chiarezza. La lezione ci costerà molto cara.
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