L’identità nazionale compromessa_con Gianfranco Campa

I giri di valzer si susseguono vorticosi; persone apparentemente affidabili si stanno rivelando quantomeno incapaci di sostenere la pressione e mantenere un minimo di coerenza; gli strali partono da più fronti ma stanno convergendo tutti su Donald Trump. Non è stato possibile sconfiggerlo politicamente, lo si dovrà azzoppare in qualche modo. E’ iniziata una campagna che punta a criminalizzare un intero movimento. In pratica la metà del paese. E’ il nemico interno da additare al pubblico ludibrio. A differenza di dieci anni fa, però, gli inquisitori sono poco credibili; hanno il controllo pressoché esclusivo delle leve di potere, ma non il consenso maggioritario e la credibilità necessari. La stessa alleanza che ha portato all’insediamento di Biden, costruita così faticosamente rischia di scricchiolare in qualsiasi momento e di perdere prima del previsto il leader ologramma che hanno appena insediato. Le linee di frattura sono numerose: quella innanzitutto tra i detentori storici delle leve e la componente radicale; quella tra l’ambientalismo e i produttori, accentuata per altro dalla fretta che impedisce alla industria e all’artigianato statunitense di adeguarsi; quella tra l’interventismo militare strisciante e il pacifismo. Ma siamo solo all’inizio. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

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LA CARNASCIALATA E L’IMPEACHMENT DI TRUMP, di Teodoro Klitsche de la Grange

LA CARNASCIALATA E L’IMPEACHMENT DI TRUMP

Le vicende successive all’irruzione a Capitol Hill ci hanno indotto a tornare ad intervistare Machiavelli, sempre così premuroso e disponibile.

Ecco cosa ci ha detto.

Cosa pensa dell’irruzione dei sostenitori di Trump al Congresso?

Che è stata una gran carnascialata. Ai tempi miei per fare un golpe s’usavano pugnale e veleno. Nel secolo scorso fucili e carri armati. A parlare, come fa la vostra stampa, di colpo di stato, Cile e così via si entra nella comicità. Ma tant’è: vi vogliono prendere tutti per grulli.

Ma è stato violato il tempio della democrazia… Ai tempi nostri si ammazzava in quello di Dominenostro, dove i Pazzi assalirono i Medici in una delle più belle chiese del mondo, e spensero Iuliano. A pugnalate e non in costume e con le corna.

Ma è stato violato qualcosa di sacro…

Voi il senso del sacro lo celate così bene che l’avete perso. A forza di negarlo non sapete più dove sta. Il che non vuol dire che non ci sia. Solo che lo tirano fuori solo quando serve ad abbindolare il popolo. Utile a legittimare il potere nell’occasione opportuna, e dimenticato in tutte le altre. Guardate come rispettano, a casa vostra, la volontà del popolo: negli ultimi dieci anni avete cambiato sette governi, uno solo dei quali poteva vantare di avere la maggioranza dei suffragi popolari espressi nelle elezioni. Spesso i capi del governo non erano stati eletti neppure in un’assemblea di condominio, e poco o punto conosciuti al popolo. Anche perché, visti i risultati, a conoscerli li avrebbe accuratamente evitati.

A cosa è dovuta, secondo Lei, quest’abitudine a prendere per grandi e decisivi eventi di scarsa rilevanza. E così a promuoverli da carnascialate a eventi storici?

Gli è che voi non volete vivere nella storia né studiarla, ma ne avete una nostalgia nascosta, che spesso vi sollecita non la ragione, ma la fantasia. Così credete di vivere eventi epocali, mentre invece state assistendo, appunto, a carnascialate. D’altra parte vivete rischiando poco, assai meglio che in qualsiasi altra epoca, ma vi annoiate parecchio. Compensate così la piattezza del reale con l’eccitazione del fantastico. Noi avevamo a che fare con le picche svizzere e le spade spagnole, e dovevamo stare ben attenti a guardarci da entrambe. Voi spade e picche le dovete creare e così vi limitate ai giochi da computer.

E che ne pensa del processo a Trump per, come dice lei, la carnascialata?

Che tutti sapevano come sarebbe andata, mancando al Senato i numeri per la condanna ed essendo evidente che la carnascialata non era nulla di preoccupante, oggi.

Ma è un sintomo per il futuro. Scriveva Lenin che non si combattono le battaglie che si sanno perse in partenza. Ed è vero come regola, ma talvolta posso esserci delle eccezioni.

Solo che le cause profonde della carnascialata non si eliminano con i processi: né quelli che si vincono e ancor più se si sanno persi.

Lei ha scritto che i processi politici sono utili alla Repubblica.

Purché si concludano con una giusta valutazione dei fatti per cui si accusa “le accuse giovano alle repubbliche quanto le calunnie nuocono”.

Il buon senso ha fatto sì, che, seguendo gli ordini, sia stato conseguito il risultato meno dannoso. Hanno dato sfogo agli omori senza attizzarne altri, contrapposti.

Allora meritano la sua approvazione?

Per ora si. Per il futuro, vedremo.

Teodoro Klitsche de la Grange

Spigolature inquietanti dal centro dell’impero_con Gianfranco Campa

I preparativi per la grande ritorsione proseguono. Dal punto di vista della comunicazione la procedura di impeachement a carico di Trump volge a favore degli inquisitori. La difesa è impostata esclusivamente sul piano giuridico e della correttezza costituzionale. Su questa base probabilmente non riusciranno a incriminare Trump, nè probabilmente mirano realmente a questo obbiettivo. L’importante è creare un clima ed una area di consenso sufficiente a giustificare una pesante e selettiva azione di repressione e di controllo totalitario della società. Per questa posta in palio i giochi sono ancora aperti, ma sembrano volgere a favore dei Torquemada. Si utilizza la tecnica della persuasione, ma non si disdegna il pesante avvertimento. L’articolo apparso su “Time” https://time.com/5936036/secret-2020-election-campaign/ e ampiamente commentato da Campa è l’esempio più lampante e sottile. Serve a ribadire chi detiene realmente il controllo delle leve di potere e di influenza._Giuseppe Germinario

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la battaglia prosegue, con Gianfranco Campa

La procedura di impeachement prosegue, ma il bersaglio non è più soltanto Trump. Si prepara il terreno ad una colossale epurazione e alla criminalizzazione di un movimento. Non sarà facile perseguirlo. Nel frattempo proseguono le fibrillazioni nel partito repubblicano. Si cerca di riproporre in politica estera le stesse dinamiche e gli stessi sistemi con gli stessi personaggi di cinque anni fa. La disposizione delle forze in campo è però profondamente mutata; la consistenza anche. Si comincia dal Myanmar, si proseguirà in Siria e in Europa. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

https://rumble.com/vdij7n-la-battaglia-prosegue-con-gianfranco-campa.html

 

Colpo di Stato fallito di un establishment fallito di Patrick J. Buchanan

https://buchanan.org/blog/failed-coup-of-a-failing-establishment-138111?fbclid=IwAR3s48zaiOj5lxN5y-pMvOBB3m9L4Dn4N17uQUTt_eAKG_emgTlnxVy0mqU

Colpo di Stato fallito di un establishment fallito

di Patrick J. Buchanan, 4 febbraio 2020

 

Con una maggioranza  51-49, il Senato ha respinto l’audizione di testimoni nell’impeachment di Donald Trump e ha stabilito di concludere il procedimento mercoledì, con una maggioranza quasi sicura favorevole al proscioglimento del Presidente da tutte le accuse.

Con i sondaggi del fine settimana che danno in vantaggio per la nomination il socialista Bernie Sanders negli Stati dello Iowa, New Hampshire e California, si fa palpabile il panico che serpeggia tra le élite del Partito Democratico.

Domenica, in un albergo di Des Moines, Iowa,  qualcuno ha sentito John Kerry, ex Segretario di Stato e clone di Joe Biden, parlare della “possibilità che Bernie Sanders spinga nel burrone il Partito Democratico tutto intero”.

Martedì, con il suo discorso sullo Stato dell’Unione, Trump celebra e trasmette in tutta la nazione il suo giro trionfale nel Campidoglio degli Stati Uniti, mentre il vittorioso Leader della Maggioranza Mitch McConnell e l’umiliata Speaker della Camera Nancy Pelosi siedono in silenzio, l’uno accanto all’altra, dietro di lui.

I Democrats possono dichiarare che l’impeachment di Trump è stata una vittoria della giustizia, ma la collera e lo scandalo, i lamenti e i risentimenti che emanano dalle prime pagine dei giornali e dalle TV via cavo ci suggeriscono che per i media sanno che non è così.

Ci dicono che la storia darà ragione a Pelosi e ai Democrats, e condannerà il Partito Repubblicano per aver votato il proscioglimento di Trump.

Può anche darsi, ma solo se la storia la scriverà qualche Howard Zinn [celebre storico socialista USA recentemente scomparso NdT] del futuro.

Realtà: l’impeachment di Trump è stato un tentativo – fallito – di colpo di Stato che nessun repubblicano sosteneva, solo i Democrats alla Camera e al Senato. L’impeachment di Trump è stata una manifestazione di faziosità pura, e un abuso di potere bello e buono.

Qual era il fondamento del caso contro Trump?

Trump non avrebbe invitato alla Casa Bianca il Presidente ucraino  Volodymyr Zelenskiy, e per parecchi mesi avrebbe trattenuto i finanziamenti alle FFAA di Kiev, per far tenere a  Zelenskiy una conferenza stampa con l’annuncio che Kiev stava indagando sulle modalità in cui Hunter Biden [figlio di Joe Biden candidato Democrat alle presidenziali NdT] era entrato nel consiglio di amministrazione di una compagnia energetica corrotta, per un compenso di 83.000 $ al mese, mentre suo padre era a capo del monitoraggio internazionale sulla corruzione in Ucraina.

Imputazione specifica: la sospensione dell’aiuto militare decisa da Trump avrebbe messo in pericolo la “nostra sicurezza nazionale” negando armi a un alleato che stava combattendo i russi laggiù, in modo che noi non siamo costretti a combatterli qua.

E il risultato finale qual è stato?

Zelenskiy ha avuto il suo incontro col Presidente. In settembre ha avuto l’aiuto militare. Non ha tenuto la conferenza stampa richiesta. Non ha annunciato una indagine sui Biden padre e figlio.

Tutto è bene quel che finisce bene.

Come ha gestito l’Ucraina il presidente Obama?

Dopo che Vladimir Putin si è annesso la Crimea, ed è intervenuto per proteggere i secessionisti pro-russi del Donbass, la Casa Bianca di Obama ha diminuito gli aiuti in armamenti a Kiev, e ha mandato invece coperte e razioni da campo.

Che punizione chiedono i Democrats di Camera e Senato e i media anti Trump, per la pausa nelle forniture di armi all’Ucraina?

La pena di morte, la pena di morte politica.

I Democrats chiedevano che il Senato Repubblicano rovesciasse il risultato elettorale del 2016, facesse di Trump il primo Presidente rimosso dalla carica in seguito a impeachment, e rendesse impossibile al popolo americano votare di nuovo per lui.

La Camera presieduta da Nancy Pelosi e la minoranza Democrat al Senato volevano che il Senato Repubblicano facesse il lavoro sporco al posto loro, ed escludesse Trump dalle elezioni 2020, nel timore che vincesse un secondo mandato.

Per quattro anni, elementi dell’establishment liberal – nei media, nel deep State, nelle principali istituzioni – hanno cercato di distruggere Trump. Prima hanno cercato d’infamarlo e impedire la sua elezione, poi di annullare l’elezione perché orchestrata dal Cremlino, poi di metterlo in stato d’accusa e rimuoverlo dalla carica, poi di impedirgli di candidarsi di nuovo.

Il danno che hanno inflitto alle nostre istituzioni è serio.

L’Avvocato Generale degli Stati Uniti John Durham sta indagando le agenzie di intelligence americane per il loro ruolo nell’investigazione di una campagna presidenziale. Lo FBI è stato screditato dalla scoperta di una cospirazione di dirigenti d’alto livello per lo spionaggio sulla campagna di Trump.

Rilanciando all’infinito le accuse mai provate che Trump fosse un fantoccio del Cremlino, i media si sono screditati a un livello mai raggiunto dai tempi in cui la “Yellow Press” si prostituì per farci entrare in guerra con la Spagna[1]. I media dichiarano di cercare imparzialmente la verità, ma la loro reputazione non ha sofferto solo per gli attacchi di Trump, ma per la loro faziosità e ipocrisia.

E’ stato acclarato che il National Security Council e il Dipartimento di Stato hanno impiegato personale che si accreditava prerogative esagerate nelle formazione e direzione della politica estera. Slealtà e animosità nei riguardi del capo dell’esecutivo  sembrano permeare i livelli più alti del “deep State”.

A memoria d’uomo, mai istituzioni del governo ed establishment hanno riscosso minore fiducia.

Quasi tutti, ormai, ammettono che siamo diventati una nazione “noi contro loro”.

Come riusciamo ancora a compiere grandi cose, con le nostre divergenze a quanto pare incomponibili, rimane un mistero.

 

[1] https://history.state.gov/milestones/1866-1898/yellow-journalism

36° podcast_Se ne deve andare!_di Gianfranco Campa

Le campagne processuali a carico di Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America, sono e vanno avanti a prescindere. Un fatto pressoché unico nella storia degli Stati Uniti. La pervicacia e la sistematicità della tessitura sono il segno non solo della radicalità delle opzioni politiche in campo, ma anche della loro incompatibilità. Una condotta spietata che ha portato al sacrificio di due personaggi chiave dello staff di Trump, Flynn e Roger Stone, in secondo piano Manafort, colpiti da accuse pesantissime  e da decenni di duro carcere e a minacce sempre più prossime all’ultimo suo mentore, Rudolph Giuliani, il più esperto. Le oscillazioni della condotta presidenziale si spiegano in gran parte per l’ostracismo e per l’assenza di una classe dirigente alternativa sufficientemente radicata negli apparati. Non si esita nemmeno a stravolgere la finzione della separazione e della indipendenza dei poteri di uno Stato pur di proseguire nella persecuzione. Per non parlare, poi, della retorica della democrazia. Il parere e la volontà del popolo vale solo se in sintonia con l’élite dominante. Sono rari i momenti in cui un sistema di potere è costretto a gettare la maschera; quando avviene la strada verso la destabilizzazione di un paese e delle sue istituzione è ormai diretta lungo un pendio sempre più ripido. Negli Stati Uniti, vista la tempistica, tutto congiura alla presentazione del candidato unico alle presidenziali. Non male per il più fiero avversario dei regimi cosiddetti totalitari. Ascoltate la narrazione di Gianfranco Campa! Ne vale la pena.Buon ascolto_Giuseppe Germinario

26° podcast_caccia alle streghe, di Gianfranco Campa

Lo scontro politico negli Stati Uniti ha ormai perso le caratteristiche di un duello, sia pure mortale. Ormai non ci sono più regole ed etiche da rispettare. I motivi politici si dissolvono nell’ombra, il pretesto diventa la motivazione e lo strumento unico per colpire, ferire e uccidere. Un procuratore incaricato di indagare su presunte collusioni con il nemico non dichiarato russo, si sente in diritto di allargare indiscriminatamente il proprio ambito di azione ad ogni campo e pretesto che possano incastrare il nemico politico dichiarato. La tanto osannata separazione dei poteri in uno Stato, a garanzia dei diritti del cittadino e del limite di esercizio del politico, si sta rivelando sempre più una mera distinzione di funzioni ed una collusione tra poteri. Una dinamica che vuole criminalizzare l’avversario, Trump nella fattispecie, ma che in realtà delegittima e priva di autorevolezza anche i fustigatori. Le conseguenze sono uno scontro politico distruttivo e destabilizzante tra oligarchie ristrette e avulse in un caso; nell’altro, e questo sembra essere il caso, un conflitto senza controllo propedeutico ad una vera e propria guerra civile o ad un colpo di stato strisciante. Il retaggio di una nuova classe dirigente giunta relativamente impreparata al governo e che sta scoprendo con durezza sul campo la tragica differenza tra esercizio del governo ed esercizio del potere quando chi detiene il primo è antitetico al detentore preponderante del secondo. A giorni, se non ad ore, si stanno preparando grandi colpi di scena, negli Stati Uniti e a casa nostra. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

https://soundcloud.com/user-159708855/podcast-episode-26

Domenica 27 maggio 2018, di Massimo Morigi

Domenica 27 maggio 2018

Di Massimo Morigi

 

Il Presidente della Repubblica ha appena terminato il suo discorso cercando di giustificare con puerili argomentazioni ed infinita arroganza la sua azione avventuristica per non far nascere un governo che avrebbe visto nel grande economista Paolo Savona la punta di lancia della ridiscussione a favore dell’Italia della sua permanenza nell’UE. A questo punto all’ordine del giorno del dibattito politico, il problema che si pone senza alcuna possibilità di elusione è la terribile crisi istituzionale scatenata dal Presidente della Repubblica, crisi istituzionale che drammaticamente ruota non attorno all’articolo 92 della Costituzione, che ambiguamente (non) disciplina le prerogative del Presidente della Repubblica in merito alle sue responsabilità sulla formazione del governo, ma sull’articolo 90 della costituzione, quello che riguarda, tanto per essere chiari, l’alto tradimento e l’attentato alla Costituzione, le uniche fattispecie per le quali può essere messo sotto accusa  il Presidente della Repubblica nell’esercizio delle sue funzioni. Domenica 27 febbraio: il giorno del palese tentativo di golpe e l’inizio di una azione politica legalitaria e rivoluzionaria per riprenderci i destini della nostra Italia.

Massimo Morigi – 27 maggio 208

UNA RISATA SEPPELLIRÀ IL CACCIATORE FASULLO, di Gianfranco Campa

UNA RISATA SEPPELLIRÀ IL CACCIATORE FASULLO

 

In un articolo pubblicato lo scorso febbraio sul nostro sito avevo riportato la notizia della decisione, presa dal cacciatore fasullo, il Procuratore Speciale Robert Mueller, di rendere pubblici, con grandi fanfare, i capi di imputazione contro 13 cittadini ed entità Russe per aver intrapreso “una guerra di disinformazione” tesa ad interferire nelle elezioni presidenziali americane con l’intento di frodare gli Stati Uniti. In altre parole per aver cospirato al fine di manipolare le elezioni presidenziali Americane del 2016.

Sotto la costante pressione dovuta alla necessità di produrre risultati immediati, concreti, visibili, dopo mesi di indagini e pressioni provenienti dai Democratici, dall’establishment e dallo stato ombra, con il chiaro intento di dimostrare la fondatezza delle  presunte infiltrazioni Russe e continuare quindi a giustificare le caccia alle streghe del Russiagate contro Trump, il signor Mueller aveva tirato fuori dal suo cilindro magico le accuse contro questi cittadini e compagnie Russe.

Una mossa da vero coniglio, per il procuratore Mueller, non nuovo a questo tipo di prodezze giudiziarie. Capi di accuse contro fantomatiche entità Russe, messi in piedi più per necessità di spettacolo mediatico teso a soddisfare i nemici di Trump e di giustificazione dei milioni di dollari spesi dai contribuenti americani nel mettere in piedi la struttura dell’ufficio del procuratore speciale sul Russiagate che per la serietà di evidenze, prove e indagini.

Così lo scorso 9 Maggio, i portavoce di Mueller, accusatori dei Russi, si sono presentati al Tribunale del Distretto Federale Della Columbia (Washington DC),  di fronte al Giudice Magistrato Michael Harvey, per quella che viene chiamata in gergo giuridico: Initial Appearance and Arraignment, meglio anche conosciuto come Preliminary Hearings. In altre parole sarebbe l’equivalente di un’udienza preliminare sul caso Troll Russi.

Quella che doveva essere una trionfale passeggiata per gli eroi del Procuratore si è trasformata in un siparietto comico, dove Mueller di riflesso ha fatto una emerita figura barbina, abbastanza determinante da innalzare prepotentemente il livello delle sue già leggendarie capacità investigative…

Le accuse contro i Russi avrebbero dovute essere in teoria una agevole passeggiata, una sua facile vittoria mediatica e giuridica poiché nessuno, tantomeno i  Mulleriani, si sarebbero aspettati una aperta sfida in tribunale. Questo perché le entità Russe, individuate da Mueller, non risiedono negli Stati Uniti e nessuna decisione giuridica in America avrebbe avuto valore in Russia o viceversa. Si riteneva altamente improbabile che le persone imputate nel caso dei Troll Russi, si presentassero in un tribunale degli Stati Uniti. Ci si aspettava quindi da parte di Mueller che codeste società e persone ignorassero il procedimento, aprendo la strada ad uno scontato riconoscimento del lavoro svolto da Mueller. In altre parole questi capi di accusa contro i Russi dovevano servire da palcoscenico per gli applausi di riconoscimento del solerte lavoro sin qui svolto dal nostro eroe Robert Mueller.

Questo appunto in teoria; perché in realtà quando i Mulleriani si sono presentati in Tribunale, tutto si aspettavano fuorché di trovare un team attrezzato di avvocati incaricati di rappresentare una delle entità Russe menzionate negli atti di accusa.

Delle tredici entità Russe, tre di queste sono compagnie facenti capo al magnate russo, amico di Putin, Yevgeny Prigozhin, conosciuto meglio col soprannome di “ cuoco di Putin”. La Concord Catering and Concord Management avrebbero, secondo Mueller, finanziato le operazioni di un’altra compagnia, la Internet Research Agency, una “fabbrica di trolls online” con sede a San Pietroburgo.

La Concord Management and Consulting LLC sono quindi in realtà la stessa compagnia e si sono presentate in Tribunale difese da uno dei più famosi studi di avvocati statunitensi: Reed Smith LLP.

Di fronte al giudice Harvey c’erano i rappresentanti del procuratore speciale Mueller; gli assistenti procuratori speciali Jeannie Rhee, Lawrence Atkinson e Ryan Dickey. Mentre a rappresentare i Russi, del leggendario studio legale Reed Smith LLP c’erano: Eric Dubelier e  Katherine Joanne Seikaly.

A questo punto sono cominciati i sorrisi. Prima di tutto lo sguardo smarrito dei procuratori Mulleriani nel vedere un team di avvocati presenti in tribunale per conto dei russi. I procuratori, colti evidentemente di sorpresa, avrebbero immediatamente chiesto che il caso venisse posticipato. Questo probabilmente per guadagnare tempo e permettere ai Mulleriani di assorbire lo shock, la svolta negativa della situazione e tracciare una nuova linea di attacco alla luce dei nuovi sviluppi della situazione, opposta rispetto alle aspettative iniziali. Insomma per i Mulleriani trovarsi di fronte la squadra di avvocati è valso l’equivalente di un uppercut ben assestato ad un avversario troppo baldanzoso. Il giudice avrebbe rifiutato la richiesta dei Mulleriani e l’udienza quindi si è svolta regolarmente.

Durante questa udienza, il giudice chiede all’avvocato che rappresenta la Concord Management se rappresentasse anche la Concord Catering. L’avvocato Dubelier risponde al giudice affermando di rappresentare solo la Concord Management. Dubelier sottolinea la ragione per cui non rappresentano la Concord Catering: “Vostro Onore, penso siamo di fronte al classico caso in cui il governo tenta di incriminare il proverbiale panino al prosciutto”. Il panino al prosciutto si riferisce al famoso termine “incriminare un panino al prosciutto” tratto da un articolo del New York Daily News del 1985,  quando il capo procuratore di New York, Sol Wachtler, dichiarò alla stampa che i pubblici ministeri avevano così tanta influenza sulle giurie da poter, se necessario, condannare anche un panino al prosciutto.

Dubilier prosegue affermando che la Concord Catering non esisteva come entità legale durante il periodo in cui Mueller la accusa di aver influenzato le elezioni americane. Dubelier aggiunge inoltre che “Se mi mostrassero le prove che codesta compagnia esisteva al momento dei fatti contestati dai procuratori, probabilmente saremmo qui a rappresentarli, ma per gli scopi di oggi no.”

Gli avvocati Eric Dubelier e Katherine Joanne Seikaly hanno sottolineato inoltre che le accuse del  procuratore speciale Robert Mueller sono infondate e l’unica ragione mossa dalle accuse di Mueller sarebbe quella di “incriminare un russo – qualsiasi russo possibile“. In altre parole gli avvocati hanno accusato Mueller di fronte al giudice di condurre una vera e propria caccia alle streghe. Secondo gli avvocati la ragione di queste approssimative accuse di Mueller contro fantomatiche entità Russe è ovvia: accusare i Russi per giustificare la propria esistenza da procuratore speciale.

Dubelier e Seikaly hanno detto che le accuse “costituiscono un forma di ipocrisia” in quanto gli Stati Uniti hanno interferito regolarmente nelle elezioni di molti paesi stranieri. Inoltre secondo gli avvocati la Concord Management non intendeva violare la legge federale. D’altronde la Concord Management non conosce la legge federale americana, non operando sul territorio americano. “L’accusa precipitosa non è in grado di discernere se l’imputato sapeva che stava agendo in modo illegale o che intendeva violare i reati normativi sottostanti. Il rischio qui è grave, cioè una società straniera senza una presenza fisica negli Stati Uniti è accusata, in un caso senza precedenti, di una tipologia mai presentata prima dal Dipartimento Di Giustizia per aver cospirato nel frodare gli Stati Uniti, non rispettando determinati requisiti normativi che sono sconosciuti anche alla maggior parte degli americani.” Gli Avvocati dei Russi hanno concluso di voler avvalersi del diritto di un processo veloce, cosa che metterebbe i paladini Mulleriani in crisi.

Così il nostro eroe Robert Mueller, dopo aver condotto una inchiesta a dir poco dilettantistica, arriva ad accusare una societa` che al tempo dei fatti non esisteva nemmeno e una volta in tribunale, si ritrova spiazzato dalla presenza degli avvocati difensori. Tutto questo avendo speso fino ad ora la bellezza di 14 milioni di dollari, con un team di ben 16 assistenti procuratori, per ritrovarsi poi in mano “un panino al prosciutto”. Come disse qualcuno (Michail Bakunin): “La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà!” Già si odono le poderose risate di scherno echeggiare nelle stanze del Cremlino. La farsa del Russiagate continua ma almeno ora cominciamo a divertirci.

http://italiaeilmondo.com/2018/02/17/epilogo-di-una-farsa_-di-gianfranco-campa/

EPILOGO DI UNA FARSA?_ di Gianfranco Campa

italiaeilmondo.com

Mueller ha reso pubblici i capi di accusa contro tredici cittadini russi accusati di intrusione nelle elezioni presidenziali americane. Ciò che colpisce però non …

 

http://www.dcd.uscourts.gov/content/magistrate-judge-g-michael-harvey

Magistrate Judge G. Michael Harvey | District of Columbia …

www.dcd.uscourts.gov

G. Michael Harvey was appointed as a United States Magistrate Judge on February 13, 2015. He received a B.A., cum laude, from Duke University in Political Science and Religion in 1989.

 

https://www.docdroid.net/ytSx83s/usa-v-concord-5-9-18-18-032.pdf

 

 

BUFALE E BUFALOTTI, di Gianfranco Campa

BUFALE e BUFALOTTI

 

I mass media Italiani, compiacenti portavoci dello stato ombra americano, hanno inondato i canali digitali e terresti, rilanciando e riportando le bufale d’oltreoceano costruite ad arte per screditare Trump. Un lavoro metodico, un meccanismo ben oliato che si attiva puntualmente ogni volta che lo stato ombra viene colpito da una torpedine. Nella fattispecie è stato il licenziamento di Andrew McCabe.

L’accusa dei media è la seguente: il licenziamento di McCabe è un attacco alla FBI e alla figura, al ruolo del procuratore speciale sul Russiagate Robert Muller. Inoltre McCabe avrebbe mantenuto un pro-memoria sugli incontri con Trump e queste note sarebbero state ora consegnate a Muller. L’impressione conseguente è che Trump abbia fatto licenziare McCabe per il timore legato al suo ruolo sul Russiagate.

Il vicedirettore dell’FBI Andrew McCabe è stato licenziato, venerdì notte, dal procuratore generale Jeff Sessions, due giorni prima del pensionamento. Il licenziamento gli preclude l’accesso alla pensione. McCabe però non ne avrà bisogno, perché tra lui e la moglie, il patrimonio in comune è stimato in milioni di dollari. Per chi non avesse ascoltato i nostri podcast su Italia Il Mondo, McCabe era già stato sospeso dall’FBI alla fine di Gennaio per le vicende riguardanti il suo coinvolgimento nelle fughe di notizie riservate, rilasciate furtivamente ai mass media e dopo essere stato scoperto; nell’aver mentito, sotto giuramento, agli investigatori dell’ispettore generale Michael Horowitz (nominato da Obama) sul suo ruolo in questi cosidetti leaks (fughe). Questa vicenda fa parte in generale delle manovre condotte dallo stato ombra nel tentativo di screditare e neutralizzare Donald Trump. Lo stato ombra, l’establishment, il potere delle stanze di Washington, che con il licenziamento di McCabe si vedono minacciati direttamente nella loro propria esistenza; ecco quindi il motivo della reazione  negativamente viscerale a questa decisione presa da Jeff Sessions.

Quello che non si dice quindi nei media è la verità  sul licenziamento di McCabe. Come ho detto, Mccabe si è reso responsabile di un serio crimine, di essere accusato di fughe di notizie secretate. Le indagini di Horowitz hanno anche scoperto il potenziale ruolo da co-cospiratore degli agenti Peter Strzok and Lisa Page nel fabbricare le infondate accuse contro il generale  Michael Flynn. Non è stato nè Trump, nè Jess Sessions a consigliare il licenziamento di McCabe, bensì  l’ufficio della Responsabilità Professionale dell’FBI, l’ente del FBI che si occupa delle violazioni etiche all’interno dell’agenzia stessa, sempre che nell’ambiente sia rimasto qualcosa che assomigli alla parola etica.  In altre parole sono stati gli stessi colleghi dell’Agenzia a raccomandare il licenziamento di McCabe. Ci sono voci che sussurrano che molti dei cosiddetti “rank and file”, cioè i dipendenti dell’FBI non amministrativi, sono contenti di questo licenziamento. James Kallstrom, ex vice direttore dell’FBI, 27 anni di servizio, ora in pensione, ha dichiarato durante un’intervista, che molti semplici agenti tirano un sospiro di sollievo ed esprimono la loro silenziosa approvazione al licenziamento di McCabe. Si sentono quindi vendicati dal fatto che un ramo all’interno dell’FBI stesso abbia raccomandato il licenziamento di questo corrotto personaggio.

Ci sono molti altri punti oscuri nella losca figura di McCabe; andrebbero studiati, analizzati in dettaglio, per esempio, il suo ruolo nelle indagini sullo scandalo delle emails di Hillary Clinton, la quale poi fu esonerata da ogni colpa. Se, per sua dichiarazione, McCabe ha tenuto un registro delle conversazioni con Trump, dov’è di conseguenza quello contenente le sue conversazioni con Clinton? Come mai contestalmente alle indagini su Hillary Clinton, la moglie di McCabe, Jill McCabe era in corsa in qualità di rappresentate del partito democratico alle elezioni al Senato della Virginia ? Jill McCabe avrebbe ricevuto 700.000 dollari dall’ufficio politico di Clinton e dal partito democratico.

McCabe era sotto inchiesta dell’ufficio etico dell’FBI per altri tre specifici accertamenti; il suo  coinvolgimento in discriminazioni sessuali, in improprie attività politiche e nella violazione della Hatch Act. Altro che licenziamento, McCabe dovrebbe essere sotto processo e pronto per una bella cella con vista sbarre di ferro.

Quello che realmente colpisce è stata la viscerale reazione al licenziamento di McCabe da parte di molti repubblicani dell’Establishment, dei democratici e dei rappresentanti dello stato ombra, i quali come scarafaggi sotto l’acqua sono usciti allo scoperto. Su Twitter molti di loro si sono addirittura permessi di minacciare direttamente il Presidente. Eric Holder, James Comey, Samantha Powers, John Brennan e via dicendo hanno usato parole forti e minacciose contro Trump; segno che un certo panico sta cominciando a insinuarsi fra questi personaggi. In particolare Brennan ha dichiarato su Twitter: “Quando si scoprirà l’estensione della tua venalità, della tua turpitudine morale e della corruzione politica, prenderai il tuo giusto posto  come demagogo caduto nella spazzatura della storia. Hai trovato come capro espiatorio Andy McCabe, ma non distruggerai l’America … l’America trionferà su di te. “ . Samantha Powers ha rincarato la dose spalleggiando Brennan: “Donald, non e` una buona idea far arrabbiare Brennan.” Una minaccia non di poco conto visto il carattere pericoloso di Brennan. Consiglio tutti di andarsi ad ascoltare il mio podcast su la morte del giornalista Michael Hasting per capire chi sia realmente questo personaggio. Ricordo anche che Brennan nel 2014 è stato accusato, come capo della CIA, di aver mentito al Senato Americano sui programmi di assassinio con droni , tortura e spionaggio illegale. Brennan fu costretto a scusarsi con i senatori americani per le sue menzogne.  Il giornale britannico The Guardian nel 2014 scriveva su Brennan che “Le scuse private non sono sufficienti ad assolvere un difensore della tortura, l’architetto del programma di droni americani e il bugiardo più talentuoso di Washington. La top spia della nazione deve dimettersi” Che Brennan ora si permetti di pontificare sulla ”Turpitudine morale e sulla corruzione politica” di Trump è a dir poco paradossale.

https://www.theguardian.com/commentisfree/2014/jul/31/cia-director-john-brennan-lied-senate

PODCAST nr 9_ ACCELERAZIONI INSPIEGABILI. LO SCATTO IMPROVVISO DI MICHAEL HASTINGS VERSO LA MORTE 2a parte, di Gianfranco Campa

PODCAST nr 8_ ACCELERAZIONI INSPIEGABILI. LO SCATTO IMPROVVISO DI MICHAEL HASTINGS VERSO LA MORTE 1a parte, di Gianfranco Campa

E così ora ci ritroviamo ad assistere  l’ignobile spettacolo dei media intenti a prostrarsi nella venerazione di queste potenze oscure, di queste pericolosissime entità; tutto per un odio viscerale verso Trump che annebbia loro il cervello e consuma quel poco che è rimasto di onesta`e professionalità giornalistica. Tutto ciò però impallidisce di fronte alla sfacciata arroganza dello Stato Ombra finalmente uscito quasi del tutto allo scoperto. La loro reazione equivale all’attraversamento del Rubicone; dovessero continuare su questa strada il punto di non ritorno sarebbe la rimozione di Trump. In quel momento si innescherebbe un meccanismo che difficilmente potranno controllare o fermare. Saranno le stanze del potere ad innescare la seconda guerra civile americana; a porne fine saranno però i patrioti armati fino ai denti che popolano il vasto spazio dell’America di mezzo. Di questo argomento parlerò nei miei prossimi podcast ed articoli;  i tempi purtroppo sono ormai maturi…