PRIMATO ENERGETICO E GEOPOLITICA, di Gianfranco Campa

PER LA PRIMA VOLTA DOPO 70 ANNI GLI STATI UNITI HANNO ESPORTATO PIÙ PETROLIO DI QUANTO NE ABBIANO IMPORTATO.

 In un articolo che abbiamo pubblicato su Italia e il Mondo lo scorso Giugno (http://italiaeilmondo.com/2018/06/10/2155/ ), abbiamo annunciato come gli Stati Uniti siano diventati il primo produttore di Petrolio, Idrocarburi e gas naturale al mondo.

Ebbene la settimana scorsa la EIA, cioe la U.S.Energy Information Administration (https://www.eia.gov/), l’agenzia federale, parente del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, che si occupa di collezionare, analizzare e disseminare  tutti i dati pertinenti alle importazioni, esportazioni e produzione su carbone, petrolio, gas naturale, energia elettrica, energia rinnovabile e nucleare, ha divulgato dati importantissimi che dimostrano la crescente potenza energetica degli Stati Uniti.

E ormai confermato che gli Americani sono diventati la potenza energetica principale al mondo e l’ultimo tassello nel consolidamento di questa epocale trasformazione si è avuto nell’ultimo semestre del 2018; per la prima volta dal 1949, cioè quando il presidente Harry Truman era ancora in carica alla Casa Bianca, quasi 70 anni fa, le importazioni nette settimanali di petrolio greggio e prodotti petroliferi sono scese a meno 211.000 barili al giorno (bpd) a fronte di un’impennata delle esportazioni di greggio con il record settimanale di oltre 3,2 milioni di bpd. In altre parole gli Stati Uniti sono diventati esportatori netti di energia, hanno esportato più di quanto abbiano importato.

Sempre secondo i dati forniti dalla EIA, le importazioni nette di petrolio negli Stati Uniti hanno raggiunto un picco nel 2005 di oltre 14 milioni di barili al giorno e da allora sono sono costantemente scese fino a raggiungere, la settimana scorsa il livello più basso mai registrato. Durante questo periodo, la produzione di petrolio negli Stati Uniti è più che raddoppiata, trasformando gli Stati Uniti nel più grande produttore di petrolio e gas naturale del mondo, avanti all’Arabia Saudita e alla Russia.

Questa trasformazione energetica è dovuta a molti fattori, ma soprattutto all’uso della fratturazione idraulica (fracking) conseguente alla perforazione orizzontale che ha permesso di sfruttare i giacimenti del Shale Gas (gas da argille). Il miracolo energetico degli Stati Uniti deve essere quindi ricercato nello sfruttamento dello Shale Gas, ma non solo.

Un altro fattore importante nel determinare la rivoluzione energetica americana va vista nel programma di riforme del presidente Trump. Programma teso a stimolare la crescita economica eliminando regolamenti federali eccessivi e onerosi cha hanno alleggerito l’impatto burocratico nell’industria in generale ma energetica in particolare. Grazie alle politiche di sostegno dell’industria energetica, i produttori di shale continuano a stabilire risultati record, in primis riducendo i costi di estrazione e di conseguenza aumentando l’input di produzione, al punto tale che anche se il costo a barile dovesse scendere a 40 dollari, i produttori americani non perderebbero la loro competitività.

L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) ha, in gran parte, dettato il mercato del petrolio negli ultimi 50 anni. L’Agenzia internazionale per l’energia, tuttavia, ha recentemente stimato che gli Stati Uniti rappresenteranno quasi il 75% della crescita della produzione petrolifera mondiale da qui al 2040. L’Energy Information Administration prevede che il Shale Gas, solo nello stato del Texas rappresenterà il 50% di tutta la nuova produzione mondiale di petrolio nei prossimi cinque anni. Spinti da questi livelli di produzione, nel 2017, l’economia del Texas è cresciuta più velocemente di qualsiasi altro stato americano, a confronto, fino a due volte e mezzo in più rispetto al PIL registrato all’epoca dell’amministrazione Obama. C’e` di piu! Nel 2017 la produzione di Shale Gas associata a tutta quella del comparto energetico statunitense, ha alimentato la crescita del settore manifatturiero, soprattutto in Texas dove ha significativamente superato la media nazionale. L’aumento della produzione energetica americana ha creato nuovi posti di lavoro, posti di lavoro altamente remunerati. Ma non è solo il Texas a beneficiare di questa rivoluzione energetica; anche stati come la Pennsylvania, il North Dakota, il New Mexico, il Colorado e tanti altri hanno fruito economicamente del boom energetico Americano. I grandi giacimenti nella regione del bacino Permiano, nel Texas e nel Nuovo Messico, passando per la riserva Bakken nel North Dakota, un “serbatoio”  petrolifero di circa 200 mila miglia quadrate di estensione,  fino alla formazione della Marcellus in Pennsylvania, hanno contribuito al miracolo energetico degli Stati Uniti. Come se tutto ciò non bastasse il Dipartimento degli Interni americano ha annunciato, il 6 dicembre scorso, la scoperta del più grande giacimento di petrolio e gas mai visto. Il giacimento è situato nel cosiddetto Wolfcamp Shale e sovrasta il Bone Spring Formation in Texas nonchè nel bacino Permiano del Nuovo Messico. Si stima che il nuovo giacimento contenga 46,3 miliardi di barili di petrolio, 281 trilioni di metri cubi di gas naturale e 20 miliardi di barili di gas naturale per un valore stimato in trilioni di dollari. (https://www.doi.gov/pressreleases/usgs-identifies-largest-continuous-oil-and-gas-resource-potential-ever-assessed )

Secondo l’API (American Petroleum Institute) (https://www.api.org/) per bocca del suo vicepresidente, Erik Milito, ha dichiarato che:  “L’industria petrolifera e del gas naturale statunitense continua a essere all’avanguardia, portando grandi benefici economici, inclusi investimenti e posti di lavoro, in varie comunità sparse per il paese, oltre naturalmente a energia abbordabile e affidabile.. Il Nuovo Messico, per esempio, nel 2015,  beneficiò di oltre 90.000 nuovi posti di lavoro sostenuti dal 13% del suo PIL derivante dall’industria del petrolio e del gas naturale…Tecnologie avanzate e alti standard industriali consentono all’industria petrolifera e del gas naturale di esplorare e sviluppare in modo sicuro e responsabile sia onshore che offshore..”

 

La differenza principale tra produzione tradizionale di petrolio e quella dello Shale Gas è la diversità di accesso alla produzione che, invece delle grandi compagnie petrolifere, vede come attori principali le piccole e medie imprese energetiche. In altre parole i proprietari terrieri trasformati da mandriani a milionari dell’energia nel giro di pochi anni. Una Arabia Saudita agli antipodi; lì i proprietari di dromedari si sono trasformati in sceicchi del petrolio, mentre qui in USA, i Cowboy delle praterie del Dakota in imprenditori del settore energetico.

La notizia che gli Stati Uniti sono diventati esportatori netti di petrolio per la prima volta dopo quasi 70 anni è stata oscurata, la scorsa settimana, dall’incontro dell’OPEC a Vienna, dove i 15 membri e la Russia hanno deciso di tagliare la produzione di 1,2 milioni di barili per i primi sei mesi del 2019.

Gli Stati Uniti erano esclusi dal summit tra i produttori OPEC e non OPEC; ciononostante l’influenza del paese a stelle e strisce sui mercati petroliferi globali è destinata inevitabilmente a rafforzarsi e ad oscurare il cartello petrolifero , come afferma anche l’International Energy Agency (IEA) che nel suo ultimo rapporto ha dichiarato  “Mentre gli Stati Uniti non erano presenti a Vienna, nessuno può ignorare la loro crescente influenza…”  All’incontro dell’OPEC insomma c’era un convitato di pietra, mai nominato, non invitato, ma inevitabilmente presente, soprattutto nei pensieri dei partecipanti al vertice: gli Stati Uniti. Se l’ombra degli Stati Uniti non bastasse, si aggiungono ai dolori dell’OPEC anche la notizia che il Qatar si ritirerà dall’organizzazione. Intervenendo ad una conferenza stampa, il ministro dell’Energia del Qatar, Saad al-Kaabi, ha dichiarato che il paese si ritirerà dall’OPEC dal primo  gennaio 2019, ponendo fine a un’adesione che dura da più di mezzo secolo.

E chiaro che il boom energetico americano crea una serie di problematiche a livello geopolitico non indifferenti. L’OPEC è in fase di declino, gli analisti mettono in discussione la rilevanza a lungo termine del cartello petrolifero in un contesto storico dove gli Stati Uniti assumono un ruolo sempre più importante in quel mercato. Il rapporto tra Stati Uniti e resto del mondo , in particolare gli stati arabi del golfo, verrà senza dubbio influenzato da queste nuove dinamiche economiche-energetiche. Il futuro verrà rimodellato in parte dai cowboys delle praterie americane, trasformati in magnati del petrolio. Se sia una cosa positiva o meno ce lo dirà solo il tempo.

Nel frattempo gli Stati Uniti, ormai secondi al mondo dopo la Cina nel campo delle rinnovabili, stanno comunque sviluppando la produzione alternativa di energie rinnovabili a dispetto della nomea generale diffusa.

Il settore delle energie rinnovabili ha continuato a crescere significativamente nel 2018 nonostante alcune storture di natura burocratica e fiscale. L’innovazione tecnologica legata alla produzione e allo stoccaggio di queste energie sta compiendo passi significativi e progressivi.

Nel frattempo la decisione di Trump di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo climatico di Parigi, provocò, all’epoca, indignazione tra i politici, la comunità internazionale e gli ambientalisti, definendola una scelta di isolazionismo pericoloso per l’ambiente e di conseguenza per l’umanità.

L’American Enterprise Institute (AEI) analizzando i dati a disposizione, ha pubblicato un grafico che indica come gli Stati Uniti sono leader mondiali nella riduzione di emissioni di carbonio. Dal 2005 le emissioni annue di biossido di carbonio sono diminuite di 758 milioni di tonnellate. Nello stesso periodo, per l’intera comunità Europea, le diminuzioni sono state di 770 milioni di tonnellate. Nel 2017 le emissioni di carbonio negli Stati Uniti sono diminuite di oltre 42 milioni di tonnellate, questo nonostante l’uscita dall’accordo di Parigi. Tra il 2005 e il 2017 le emissioni di anidride carbonica sono diminuite del 12,4% su base assoluta e del 19,9% su base pro-capita. In contrasto la Cina, firmataria di Parigi, si è confermato il paese con le emissioni inquinanti più alte del mondo, emettendo nel 2017, il più alto numero di carbonio nell’atmosfera, accoppiati con l’India hanno rappresentato quasi la metà del totale delle emissioni globali di carbonio.

Qui sotto i link illustrativi delle tendenze in atto:

https://www2.deloitte.com/us/en/pages/energy-and-resources/articles/renewable-energy-outlook.html?fbclid=IwAR0Im0ARrlxluB5oeasJkixoA1zDXvA_yg60cob9WfGO7Rcxw787it4YJO8

https://capitalresearch.org/article/u-s-achieves-largest-decrease-in-carbon-emissionswithout-the-paris-climate-accord/?fbclid=IwAR2m6YBCj0ISubdVrdXF5ryF4Kqpt_8TBdfAxtI-fYLeLDOBZobLC0PNv3A

https://capitalresearch.org/article/u-s-achieves-largest-decrease-in-carbon-emissionswithout-the-paris-climate-accord/?fbclid=IwAR2kJ9xraYo19Lr4eaq30wn_Xa-hF5rl_D149i3Lpz5tZXe6ClFTPfmbvhU

NB_ Il traduttore di google offre una traduzione attendibile in caso di necessità

Subordinazione alla francese, a cura di Giuseppe Germinario

Pubblichiamo qui sotto il testo tradotto di una intervista di Leslie Varenne riguardante le ragioni dello spezzettamento e della cessione a General Electric dell’intero comparto energetico. Nell’affrontare il tema dell’elezione di Macron abbiamo già sottolineato alcuni aspetti della politica estera ed economica francese. http://italiaeilmondo.com/2018/01/06/macron-micron_-3a-parte-di-giuseppe-germinario/ Dietro i toni e la retorica nazionalista, ben inserita nel contesto europeista, si celava una condizione di subalternità deprimente, del tutto paragonabile a quella italiana. Questa intervista chiarisce nei dettagli alcuni aspetti importanti di queste dinamiche. Rivela positivamente, ancora una volta, la presenza strutturata anche se minoritaria di forze sovraniste ben radicate in alcuni centri di potere e decisionali. Soprattutto, svela come la competizione economica sia parte integrante della competizione politica e geopolitica. Uno dei meriti dell’elezione di Trump è di aver messo a nudo una verità a lungo nascosta dalle ideologie globaliste. Buona lettura_Giuseppe Germinario

10.July.2018 // The Crises

Le vere ragioni del taglio di Alstom, di Leslie Varenne

Alstom-Siemens

 

Fonte: IVERIS, Leslie Varenne , 10-10-2017

Durante una conferenza, Christian Harbulot, capo della Scuola di Guerra Economica, ha parlato del caso Alstom e dell’acquisto del suo ramo energetico da parte della General Electric, come parte della dura guerra economica tra Stati Uniti e Cina (1). Infatti, prima che il caso scoppiasse, Alstom e Shanghai Electric si stavano preparando a sottoscrivere una joint venture nel mercato delle caldaie per le centrali elettriche. Questa partnership avrebbe permesso loro di diventare il leader mondiale in questo settore. Nel luglio 2013, Alstom ha firmato un accordo di partnership con il gruppo cinese Dongfang per progetti di reattori nucleari. Per comprendere le vere cause dello smantellamento di quello che era un fiore all’occhiello dell’industria strategica francese, l’IVERIS offre un’intervista a Loïk il Floch-Prigent.

Pensi che i progetti di fusione e partnership di Alstom con i gruppi cinesi siano stati determinanti nell’acquisizione americana del business dell’energia di Alstom, e in che modo queste due attività erano strategiche?

Cos’è la globalizzazione oggi? Sostanzialmente la coesistenza di due sistemi antagonisti, gli Stati Uniti d’America con una potenza economica e militare senza precedenti e una popolazione media, e la Cina, che si è svegliata con una popolazione tre volte più alta e un’innegabile forza di volontà. È il Regno di mezzo che ha davanti a sé il futuro, il tempo, e che avanza silenziosamente sulle sue pedine sulla scacchiera mondiale. L’Europa è troppo divisa per pesare in questa avventura, e la Russia è ancora indebolita dopo settant’anni di oscurantismo sovietico. È chiaro che durante la Guerra Fredda la nostra industria era sotto una lente d’ingrandimento in modo che non venisse in aiuto all’impero sovietico. Ora è la Cina il problema numero uno negli Stati Uniti. Non vederlo, ignoralo, ignoralo,

Alstom ha avuto due specialità dopo che la Compagnie Générale d’Electricité (CGE) è stata smantellata da ideologi mediocri: il trasporto ferroviario e l’energia. La ferrovia non è un problema centrale per gli Stati Uniti, ma l’energia è una risorsa importante nella loro spinta verso il potere. Hanno dominato il petrolio sin dal suo inizio e vogliono mantenere questo fondamentale vantaggio. Negli ultimi anni, l’aumento dei prezzi del petrolio ha portato gli Stati Uniti a rendere economiche le loro riserve di petrolio non convenzionale (shale oil) e sono diventati autosufficienti almeno per i prossimi 150 anni, il che ha giustificato il loro relativo disimpegno Politica del Medio Oriente; non hanno più bisogno dell’Arabia Saudita per funzionare!

Quello che è stato ascoltato nel 2012-2013 da Alstom, una delle principali società di trasformazione dell’energia (carbone, gas, energia idroelettrica, nucleare)! Stava per trovare un partner russo in orbita per il suo dipartimento ferroviario, e lei si sarebbe concentrata sulle soluzioni energetiche, grazie ad un accordo con Shanghai Electric per le centrali a carbone e un altro con Dongfang per il nucleare! È questa roadmap che viene presentata alla stampa e ai sindacati dal capo del gruppo che segnala in questa occasione che, di fronte al potere della singola compagnia ferroviaria cinese, Alstom-transport non può vivere da solo poiché il mercato futuro è principalmente asiatico, ed è urgente trovare un partner in questo settore per avere la libertà di rimanere nel cuore industriale di Alstom,

Poche settimane dopo, un dirigente di Alstom domiciliato in Asia viene arrestato durante uno dei suoi viaggi negli Stati Uniti, e l’amministratore delegato del gruppo annuncia il trasferimento del dipartimento energia al conglomerato americano General Electric, che dovrebbe consentire di effettuare il trasporto ferroviario Alstom una pepita globale!

Una piccola prospettiva, una buona conoscenza della geopolitica mondiale, e abbiamo capito … ” fai le tue sciocchezze nel trasporto, non ci riguarda ma l’energia siamo noi e serviamo le tue conoscenze ai cinesi, non le domande“! Questa non è la prima volta che gli Stati Uniti ci avvertono che sono i padroni del mondo nella politica energetica, possiamo fingere di ignorarlo, combattere contro i mulini a vento con tremoli nella voce, s ‘ all’indignazione, sarebbe comunque necessario fornire i mezzi, e il gruppo Siemens con il quale si sarebbe potuto discutere era appena uscito indebolito in modo duraturo da un caso analogo in cui aveva dovuto separarsi da tutto il suo gruppo dirigente per le stesse ragioni che Alstom: corruzione di stati esteri con dollari, e quindi punita dall’emittente della valuta, gli Stati Uniti.

Questa è la storia che abbiamo vissuto. Non volevamo guardare in faccia, volevamo credere alla terribile corruzione del nostro campione nazionale, ma in questo settore tutti hanno agito nello stesso modo. Ciò che era insopportabile è che Alstom si impegna in una politica di alleanza con la Cina senza l’esplicita autorizzazione del padrone di energia del paese, gli Stati Uniti.

Dovremmo vedere un legame con la severa condanna negli Stati Uniti di Frederick Pierucci ai sensi della legge anti-corruzione poiché era il vicepresidente della divisione mondiale delle caldaie e che avrebbe dovuto prendere l’iniziativa? joint venture?

È chiaro che l’immediata detenzione di Frédéric Pierucci, la costituzione della joint venture con Shanghai Electric nel carbone, ma anche il centro delle trattative con la Cina, è stata chiarissima perché c’era un grande numero di altri dirigenti Alstom che hanno partecipato agli atti illeciti, in particolare l’amministratore delegato. La detenzione di Frédéric Pierucci era sia un avvertimento che un ricatto contro il management team del gruppo, che era già stato raggiunto con Siemens qualche anno prima. Sappiamo anche che i politici europei sono cauti non appena compare la parola ” giustizia “. Possiamo dire che gli americani hanno giocato molto bene!

Il processo a Frederic Pierucci si è svolto il 25 settembre e il verdetto è sconcertante: trenta mesi di carcere mentre eseguiva solo gli ordini dei suoi superiori e non beneficiava di un arricchimento personale. Ottiene la stessa punizione del CEO di Halliburton, mentre quest’ultimo ha ricevuto una tangente da $ 10 milioni. Questo dirigente di Alstom è chiaramente un ostaggio economico, non è anche lui una vittima della guerra USA / Cina?

Certo, ma è stato anche abbandonato dalla compagnia che gestiva, e questo è semplicemente sconcertante.

Quindi l’FCPA (American Corruption Act (2)) è anche un’arma della guerra economica condotta da questi due stati per il dominio economico mondiale? Airbus, che è attualmente sottoposto a una procedura negli Stati Uniti, si assume dei rischi quando firma un contratto di 20 miliardi di euro sull’A330 con la Cina?

L’FCPA, ovvero la capacità di agire in tutto il mondo per la giustizia degli Stati Uniti non appena un dollaro ha cambiato le sue mani, è un’arma formidabile con cui i politici europei hanno familiarità. Non vogliono andare in prima linea, e capiamo, ma quando lasciano i leader industriali da soli nel caos, possiamo chiederci a cosa giocano. Nessun commentatore si preoccupa. Abbiamo sperimentato questo tipo di rassegnazione collettiva e cecità nel nostro paese in altri momenti della sua storia. L’FCPA è un problema fondamentale per la sopravvivenza della grande industria del nostro continente. Vedremo come si sistemeranno gli affari di Airbus!

Nell’affare ” Alstom “, che è davvero uno scandalo di stato, c’era un rapporto, un libro, un documentario, le audizioni all’Assemblea nazionale. I ministri hanno parlato sull’argomento, eppure nessuno ha visto che Alstom era il bersaglio degli americani a causa dei suoi progetti con gruppi cinesi. Perché? Non è questo il segno del fallimento del pensiero strategico francese? Non siamo tutti collettivamente responsabili della situazione di Alstom oggi?

Non possiamo scacciare il nostro sguardo sull’ombelico, è una malattia che abbiamo visto la devastazione con la COP 21 e la recente necessità di dare ” l’esempioProibendo l’esplorazione e la produzione di idrocarburi in Francia! Pensiamo che sogniamo! La nostra produzione nazionale annua rappresenta metà della produzione giornaliera del mondo! Quale esempio, quale impatto, su chi? Il mondo continuerà la sua esplorazione e sfruttamento degli idrocarburi perché gli Stati Uniti e la Cina non fermeranno la loro crescita per soddisfare sia il loro desiderio di potere che la loro popolazione. La nostra possibilità, con Alstom, era quella di essere in prima linea per un uso più pulito del carbone, che rimane il più grande produttore di elettricità del mondo, per essere all’avanguardia dell’idroelettrico, che è la grande opportunità del continente. raddoppierà la sua popolazione in 25 anni, sulla punta dei turbo-alternatori « Arabelle Che equipaggia oltre la metà delle centrali nucleari del mondo. Dovevamo dimostrare la nostra determinazione a mantenere il controllo del nostro destino ed evitare di prestarci alle critiche volendo combinare con la Cina (3)! Non lo abbiamo ancora capito e il nostro paese, i nostri team, i nostri ingegneri stanno pagando il prezzo oggi senza capire veramente cosa sia successo. Alcuni stanno ancora soffrendo, altri godono di giorni felici, ma il nostro Paese soffre di non vedere e non capire che una politica energetica è necessaria, e che passa attraverso una revisione senza concessioni della nostra realtà. In noi ‘ spargimento“Alstom abbiamo perso il controllo della nostra industria nucleare già minata da molta incompetenza. Abbiamo anche perso il controllo sulla nostra idraulica e non rappresentiamo nulla in quelle che chiamiamo ” nuove energie “, cioè energia solare ed eolica. La nostra politica energetica è una politica di scarabocchi, che può solo rallegrare gli Stati Uniti e la Cina. Ci rifiutiamo di vederlo. Abbiamo avuto molti altri errori in passato e i risultati sono stati piuttosto scoraggianti.

Nel mondo in cui viviamo, stiamo sistematicamente fallendo. Le continue informazioni, i dibattiti concordati tra i cosiddetti esperti su tutti i temi attuali ci impediscono di prendere un po ‘di altezza. Reagiamo nell’immediatezza mentre i commentatori e gli attori politici praticano in larga misura la negazione della realtà.

Patrick Kron, l’ex amministratore delegato di Alstom, ha negoziato con gruppi cinesi per il settore dell’energia e con i russi per il settore dei trasporti. Questa strategia non era rischiosa? Ha ignorato così tanto le relazioni di potere? Cosa avrebbe dovuto fare per evitare di cadere nelle trappole e di essere in grado di proteggere il suo gruppo ei suoi dipendenti?

Patrick Kron non ha avuto la strategia vincente per Alstom, è un fatto acquisito ora. Lascio ad altri di analizzare le singole azioni. Ho detto quello che pensavo della nostra cecità collettiva, è molto più serio.

(1) Questa conferenza è stata dedicata all’ultimo libro di Christian Harbulot, intitolato ” American Economic Nationalism “, pubblicato da VA nella raccolta ” War of Information “.

(2) https://www.iveris.eu/list/compterendus_devenements/114-apres_alstom_a_which_the_tour__

(3) https://www.iveris.eu/list/tribunes_libres/61-the_turbine_arabelle_or_the_independence_technology_francaise

Fonte: IVERIS, Leslie Varenne , 10-10-2017

 

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