Fermare la guerra! A quali condizioni?_di Giuseppe Germinario

Siamo al nono mese di guerra in Ucraina. Al progressivo e sempre più evidente coinvolgimento degli Stati Uniti e al trascinamento dei paesi della Alleanza Atlantica in Europa, corrisponde un affievolimento dell’entusiasmo, che in Italia per la verità non ha raggiunto mai vette eccelse, nel sostegno al regime ucraino. Non è ancora una opposizione aperta, anche perché in Italia manca totalmente una leadership politica in grado di alimentarla, sostenerla e dirigerla con discernimento. Il senso di inquietudine e di malessere, però, è palpabile e crescente.

Sarà il rischio sempre più evidente di uno scontro militare aperto che vedrebbe per la terza volta l’Europa come il campo di battaglia di un confronto che vede questa volta, a differenza delle altre due, negli Stati Uniti, un paese separato da un oceano e nella Russia, un paese immerso in due continenti con un piede ben saldo nel 40% del territorio europeo; sarà per le drammatiche conseguenze delle sanzioni, nominalmente volte a punire la Russia, di fatto a stroncare l’Europa, in primis Germania, Francia e Italia. Persino il nostro ceto politico, così entusiasticamente ed acriticamente schierato nel sostenere l’avventurismo statunitense, comincia a intravedere l’arrivo di fosche nubi all’orizzonte e a percepire la difficoltà nel dover gestire una situazione potenzialmente esplosiva.

Flebili voci iniziano ad alzarsi per “fermare la guerra” e “raggiungere la pace”. Un coro al quale partecipano anche i partigiani più oltranzisti nel sostegno al regime ucraino, alimentando con questo la confusione e gli equivoci nei quali rischierà di affogare ogni iniziativa seria e realistica. Una situazione non nuova nel panorama politico italiano così magmatico e paludoso.

Su questo tocca dare ragione a Calenda e alla sua chiarezza inequivocabile di schieramento. Ci è toccato vedere addirittura il PD manifestare per la pace di fronte alla ambasciata russa, dimenticandosi degli altri attori geopolitici coinvolti a pieno titolo. L’unico segno di cautela, dubito di ritegno, la fine di ogni velleità di assunzione di un ruolo di mediatore, resa provocatoria dall’atteggiamento del Governo Draghi.

Ogni presa di posizione credibile ed ogni iniziativa realistica non può prescindere dalle risposte da dare a tutta una serie di interrogativi rimossi dai facitori di opinione pubblica e dai costruttori di consenso:

  • Come mai gli Stati Uniti non hanno sottoscritto gli accordi di Minsk?

  • Come mai gli Stati Uniti hanno pesantemente armato, organizzato ed integrato, nella fase di latenza degli accordi, l’esercito ucraino con caratteristiche sempre più offensive e si sono spinti sino a sottoscrivere con il regime ucraino, nell’ottobre 2021, un accordo di mutuo soccorso che prevedeva addirittura l’insediamento di un consolato in Crimea?

  • Con quali finalità gli Stati Uniti hanno finanziato ed insediato, con la partecipazione del Pentagono e dei Servizi, decine di laboratori bio-chimici a ridosso dei confini con la Russia?

  • Come mai Francia e Germania hanno dimenticato di esercitare il proprio ruolo di garanti, previsto dagli accordi di Minsk?

  • Quale il motivo della rimozione riguardo alla natura del regime ucraino, nato dal peccato originale di un colpo di stato nel 2014, mosso da una strage ad opera di provocatori ormai in gran parte noti a piazza Maidan, proseguita con altre stragi ed esecuzioni ad Odessa, Melitopol e in tutta l’area russofona e russofila del paese, andata avanti con la progressiva messa al bando di partiti dell’opposizione, siano essi russofili, neutralisti o solo critici del crescente interventismo del regime ucraino?

  • Quale il motivo del silenzio sulle aperte discriminazioni nei confronti della componente russa e russofona, pari a ben oltre il 40% della popolazione originaria dell’Ucraina al 2014, culminata col la legge di tutela delle sole minoranze prive di statualità o con statualità interne alla Unione Europea?

  • Perché il sistema mediatico e politico, nella quasi totalità, continua ad omettere la esistenza e la dimensione reale delle stragi di propri civili, perpetrate coscientemente dall’esercito ucraino a fronte della continua segnalazione di stragi da parte russa, per altro in gran parte smentite dalla documentazione disponibile?

Tutti interrogativi posti non solo in nome di una esigenza astratta di verità o nel caso peggiore da una inconscia e acritica partigianeria e tifoseria a favore di uno dei contendenti, quanto dalla risposta dalla quale dipende una corretta e realistica azione tesa ad una tregua e ad un accordo possibile tra le parti.

Una tregua e un accordo che dipendono sostanzialmente da una premessa e da quattro determinanti necessarie a definire l’ambiente ecologico del teatro ucraino.

La premessa è che nel diritto e nelle convenzioni internazionali viene riconosciuta la facoltà di intervento bellico preventivo in caso di minaccia diretta, così come argutamente stigmatizzato dal professor Sinagra. Una situazione che andrebbe quantomeno approfondita, ma che i politici e l’informazione occidentale si sono ben guardati dall’analizzare sul campo. A questa segue il fatto che il principio di integrità territoriale di uno stato è contemperato dal diritto di autodeterminazione dei popoli, meglio se regolato secondo dinamiche concordate e vigilate nella loro osservanza dagli organismi internazionali. Nel contesto post-sovietico vi è comunque una fase di transizione che dovrebbe essere regolata secondo accordi politici che considerino i contenziosi inevitabili e le implicazioni per le nuove minoranze venutesi a determinare. Quello della discriminazione delle minoranze russe nei paesi seceduti dalla Unione Sovietica, poi denominata CSI, in particolare. L’azione statunitense, della NATO e della Unione Europea ha alimentato queste contrapposizioni piuttosto che risolverle o contenerle in funzione delle sue politiche espansive e russofobiche.

Quanto alle determinanti da tenere conto quanto segue:

  • non si può prescindere dal carattere di guerra civile, col tempo sempre più virulento, assunto dal conflitto militare in Ucraina;

  • né si deve sottovalutare la capacità operativa e di supporto delle forze militari e del complesso militare-industriale russo; sopravvalutare, sino a ritenerlo illimitato, quelli degli Stati Uniti e dell’Alleanza Atlantica;

  • riuscire ad individuare i limiti e la soglia sulla quale è disposta a fermarsi la leadership statunitense. Limiti e soglia non predeterminati dalla amministrazione americana, ma dipendenti dall’andamento del feroce scontro politico in corso all’interno della stessa e tra questa e l’opposizione sempre più strutturata del movimento trumpiano;

  • dalla volontà di una qualche parte delle élites politiche europee di inserirsi in quello scontro per far uscire il continente o almeno parte di esso dalla morsa mortale e suicida in cui si è progressivamente cacciato in un contesto paradossale nel quale la Russia sembra subire i maggiori problemi nel proprio vicinato prossimo, ma, assieme a Cina e India, sembra acquisire crescenti consensi nel resto del mondo a discapito del mondo occidentale.

Tutti fattori che rendono improponibile un mero ritorno agli accordi di Minsk, ma la cui azione protratta nel tempo renderà sempre più costoso il prezzo da pagare in caso di cedimento e più rischiosa l’eventualità di un azzardo.

Una cornice realistica che potrebbe definire un “manifesto alla nazione”, una piattaforma in grado di fermare la corsa alla guerra e al disastro socioeconomico cui stiamo andando incontro e che superi le due tare che inibiscono lo sviluppo di un movimento politico maturo ed efficace: la partigianeria e la tifoseria che, ad armi impari, comunque pervade gli schieramenti in campo; il massimalismo di una opposizione strisciante ma irrilevante che, sull’onda di slogan facili quali l’uscita dalla NATO, senza comprendere le pesanti, probabilmente drammatiche, implicazioni nel tempo e nel merito che una tale decisione comporterebbe, è destinata a rinchiudersi nel ruolo di testimonianza, di contestazione di comodo o di azioni avventate; la strumentalizzazione a fini di gestione partitica interna di iniziative per altri versi significative.

La leadership turca, ungherese, probabilmente quella futura bulgara e moldava, il passato gaullista della Francia mostrano la possibilità di azione entro i comunque angusti spazi offerti dal sistema di Alleanza Atlantica: offrono spazi, per di più, anche a quei settori sempre più presenti, che pur intendendo rimanere fedeli all’alleanza, intendono garantire un ruolo più autonomo al proprio paese. E qualche pallidissima traccia di questo atteggiamento lo si può rilevare persino nei programmi elettorali di alcuni partiti, quali la Lega. Che poi nel tempo, questa sia una posizione realistica, sarà tutta da dimostrare.

L’importante è sapere che più va avanti il processo di integrazione della alleanza, più sarà difficile e doloroso districarsi dai suoi tentacoli; in tutti gli ambiti, non solo quello militare. Ne parleremo quando approfondiremo il contenuto del NSS, appena prodotto dalla amministrazione statunitense

La guerra in Ucraina è una strana nebbia: sappiamo tutto sui dettagli, niente sull’essenza_di Vincze Hajnalka

Il termine “nebbia di guerra” si riferisce originariamente alla difficoltà di un accurato allineamento nel fervore della battaglia, quando si può solo brancolare alla cieca nel mezzo dell’incertezza generale. A prima vista, ciò che sta accadendo in Ucraina è l’esatto opposto. Non solo gli operatori di telefoni cellulari e i blogger locali condividono ogni minimo dettaglio, ma anche alcune agenzie di intelligence occidentali stanno gentilmente rendendo pubbliche le loro ultime valutazioni. Tuttavia, l’oscurità non si è dissipata, ma solo trasferita dalle briciole di cronaca del presente alle forze trainanti del passato e agli scenari del futuro. Di certo non spontaneamente. L’occultamento del quadro analitico a fini politici, tuttavia, non è privo di pericoli. I decisori – ora anche in Occidente – possono essere sempre più prigionieri della nebbia che hanno creato loro stessi. Nel frattempo, la posta in gioco continua a salire.

Una delle novità della guerra in corso è che le agenzie di intelligence occidentali (soprattutto americane e britanniche) sono diventate attori attivi nella comunicazione strategica, con un’apertura e una regolarità mai viste prima. Il ministero della Difesa britannico condivide quotidianamente “rapporti aggiornati dell’intelligence militare” sull’Ucraina su Twitter, Facebook e LinkedIn. Con il suo logo imponente e tutti i segni esterni di professionalità, crea contemporaneamente l’illusione di un’informazione imparziale e di un’iniziazione ai segreti più intimi. Naturalmente, gli agenti dell’intelligence non sono diventati improvvisamente tali stronzi per pura gentilezza, svolgendo una sorta di compito di servizio pubblico globale. Anche se non assumiamo una disinformazione intenzionale, possiamo supporre che le loro informazioni siano pesantemente filtrate in base alle priorità del loro governo prima di essere condivise.

Mentre il linguaggio delle organizzazioni di intelligence occidentali si è notevolmente irrigidito, tra gli esperti è successo il contrario: o si allineano o sono stigmatizzati. Ci si sta pian piano abituando alle obbligatorie cautele che vanno aggiunte a dichiarazioni analitiche che vogliono essere un po’ più indipendenti: “La Russia è l’aggressore”, “nessuno ha provocato” l’attacco , “la responsabilità dell’intero corso della il conflitto è esclusivamente con Mosca”.. Mentre la prima affermazione è un’evidenza ovvia, le altre due sono affermazioni che – in circostanze normali – sarebbero oggetto di infiniti dibattiti tra esperti. Prima dello scoppio della guerra, un buon numero dei più famosi ricercatori americani e dell’Europa occidentale, ad esempio, ammetteva: dal crollo dell’Unione Sovietica, le politiche dell’Occidente – soprattutto, la deliberata mancata chiusura dell’espansione della NATO – ha fortemente contribuito a far arrabbiare Mosca.

Quanto all’andamento del conflitto: l’inizio dell’attacco armato è sfociato davvero in una nuova – drammatica – situazione. Tuttavia, in risposta a ciò, non c’era ovviamente un unico percorso, ma una moltitudine di opzioni. Come sempre, i decisori hanno scelto tra questi quello che consideravano il più adatto dal proprio punto di vista. E da allora è stato così ogni giorno. Tuttavia, anche la qualità e l’entità delle sanzioni, delle spedizioni di armi e del linguaggio utilizzato come reazione occidentale alle azioni della Russia hanno delle conseguenze. E proprio come può plasmare la dinamica della crisi nella direzione della risoluzione, può anche portare a un’escalation. Tuttavia, menzionare tutto questo è attualmente un grave peccato, adducendo la stessa mentalità di natura diversa degli ultimi due anni e mezzo: la negazione del dogma russo.Come se non fosse evidente che la sfumatura non è parzialità, la spiegazione non è addolcimento.

Da ciò, è chiaro che ci sono parecchi casi in cui lo scopo è distorcere deliberatamente i fatti: per quanto ne sappiamo, il regime di Putin non risparmia soldi ai politici e agli opinionisti occidentali per sostenerlo e fargli luce. D’altra parte, è un male in passato – e usando il noto colpo di scena: vincerebbe il nemico – se dovessimo usarlo come riferimento al principio del pluralismo di opinione, e il dibattito legittimo diventerebbe impossibile . La “cultura della cancellazione” può imperversare contro coloro che sono fuori dal mainstream, e può emergere il metodo utilizzato più di recente in caso di epidemia: screditare e mettere a tacere. Michele BrenneroProfessore, noto specialista in relazioni transatlantiche e politica estera americana, ha anche annunciato: non continuerà. Anche negli ambienti professionali, le sue posizioni pubblicate, tipicamente dubbiose, sulla guerra in Ucraina sono state accolte con un conformismo così intenso e unanime, e sono state accolte con un’accoglienza incline agli attacchi personali, in cui non c’era possibilità di una discussione significativa. Come ha detto: ci sono stati segni di “nichilismo intellettuale” negli ultimi tempi, ma durante la sua lunga carriera non ha vissuto niente del genere.

Il presidente Zelensky è arrivato al punto di pubblicare una lista nera di esperti e politici americani che non gli piacevano.E chi l’ha preso e perché? Il senatore Rand Paul, per esempio, perché, secondo lui, l’America ha provocato la Russia con l’espansione della NATO. Da allora, ha anche affermato: se i soldi dei contribuenti americani vengono spesi per sostenere l’Ucraina, allora dovrebbe almeno essere discusso quali siano esattamente gli interessi e gli obiettivi degli Stati Uniti nel conflitto. Edward Luttwak, un esperto militare, una volta disse che varrebbe la pena indire un referendum nelle repubbliche separatiste, e ha anche osato parlare dei rischi della guerra nucleare, diventando così anche un “propagandista russo”. E non importa che fin dal primo giorno sostenga personalmente e faccia pressioni per un aumento delle spedizioni di armi in Ucraina. John Mearsheimer, figura di spicco della scuola realista delle relazioni internazionali, è stato messo nella lista della vergogna per aver menzionato il senso di minaccia russo.

OBIETTIVI, RISCHI, QUADRO INTERPRETATIVO COMPLESSO? CI SONO MOLTE COSE CHE POSSONO ATTIRARE L’ETICHETTA DI “TRADITORE” O “MERCENARIO PUTIN” AL MOMENTO.

Scenari cattivi e peggiori
La contestualizzazione sarebbe essenziale per una valutazione fattuale delle varie opzioni. Conoscendo gli antecedenti e le forze trainanti, si può solo dire per chi e dove vengono tracciate le linee rosse veramente invalicabili, e quali concessioni possono essere ancora accettabili . Ciò è particolarmente importante in un momento in cui la guerra è chiaramente entrata in una nuova fase con il contrattacco ucraino, l’aumento del supporto militare occidentale, i “referendum” di adesione e la mobilitazione russa. Quella in cui Mosca dice sempre più apertamente: a quanto pare, non è contro Kiev, ma contro Washington (e dietro la Nato) in Ucraina. E dove i protagonisti non si sottraggono più alle offerte nucleari. E dove anche il presidente Putin – e l’Occidente – devono fare i conti con la politica interna russa improvvisamente esplosiva.

In questa situazione, la prima domanda logica è cos’altro ha Mosca in termini di capacità militari. Per quanto strano, nulla è certo: gli analisti militari – anche sulle colonne dell’eccellente rivista britannica Survival – ammettono di oscillare tra gli estremi della sopravvalutazione e della sottovalutazione. Ma supponiamo che dopo questa esibizione, il presidente Putin sorprenderà tutti. Tira fuori le armi iper-super mai menzionate, le schiera in modo massiccio ed efficiente e tutto questo con un esercito coeso ed entusiasta. La NATO/America potrebbe fare due cose al riguardo. O si fa avanti e aumenta la sua partecipazione ai combattimenti (ma l’Alleanza, che è stata tenuta insieme fino ad ora, probabilmente va in pezzi al solo pensiero, cioè un conflitto nucleare si concluderebbe tangibilmente per sua stessa decisione), oppure lasciare in pace i difensori della loro patria, finora “costa quel che costa, dura finché dura”. In fondo incoraggiava e appoggiava gli ucraini (questo, però, non richiederebbe solo una spiegazione imbarazzante davanti al proprio pubblico parere, ma l’avversario principale è la Cina.

Tuttavia, se il presidente Putin non può tirare fuori nulla dal cilindro che possa chiaramente ribaltare la situazione a suo favore militarmente, allora teoricamente ci si possono aspettare due sviluppi estremi.

Uno di questi è l’opzione nucleare, di cui si è molto parlato di recente. Le riflessioni su questo portano tutte allo stesso punto: la sua probabilità può essere solo indovinata, nessuno può vedere nella mente del presidente. Nel caso di una centrale nucleare, è in definitiva una questione soggettiva quando considera che il Paese è in pericolo terminale, e quando decide – contro quale obiettivo e in quale forma – che il vantaggio di ribaltare il tabù nucleare è superiore a quello rischi. L’altra possibilità che si presenta sempre più spesso è la caduta di Putin.Mentre molte persone in Occidente sperano nella salvezza da questo, i baltici, che conoscono più da vicino la situazione russa, si raffreddano. Il segretario di Stato del ministero della Difesa lettone ha recentemente avvertito i suoi visitatori americani che “il periodo post-Putin sarà anche peggiore di quello attuale”. Ha delineato tre possibilità: o una leadership ancora più “stalinista” di quella odierna arriverà a Mosca, o le lotte di potere interne si trascineranno, o una completa disintegrazione con piccoli signori della guerra e milizie qua e là. Né è una prospettiva molto rassicurante in un paese con quasi seimila testate nucleari.

La soluzione è la stessa dall’inizio
Alla luce di ciò, uno degli aspetti più sorprendenti del conflitto in Ucraina è particolarmente bizzarro: finora non c’è stata alcuna seria iniziativa esterna per avviare negoziati di pace. Il momento più vicino alle parti per raggiungere un accordo basato su concessioni reciproche è stato ai colloqui di cessate il fuoco a Istanbul alla fine di marzo: le potenze occidentali hanno agito dappertutto come attive contropressioni. Come allora, come da allora , e anche prima della guerra, si conoscevano le linee fondamentali di un accordo equilibrato e sostenibile a lungo termine.

TUTTAVIA, MAN MANO CHE IL CONFLITTO SI TRASCINA, QUESTO DIVENTA SEMPRE PIÙ DIFFICILE: AUMENTANO IL NUMERO DELLE RIMOSTRANZE E IL DESIDERIO DI VENDETTA DA PARTE UCRAINA, MENTRE LA PARTE RUSSA È SEMPRE PIÙ CHIUSA IN UNA SPIRALE DI VIOLENZA.

Mosca – in preda al panico palpabile – si mobilita, chiede un referendum sull’annessione dei territori e grida “non sto bluffando” dispiegando “tutti i mezzi a sua disposizione”. Nel frattempo, il presidente Zelensky rifiuta l’idea di qualsiasi tipo di negoziazione sulla Cnn, e ovunque, anche all’Onu, grida che la Russia sia “punita”. E Washington – senza la quale l’Ucraina non sarebbe in piedi economicamente e militarmente, nonostante tutta la sua perseveranza e coraggio – lascia le cose così. Non si ferma nemmeno quando il governo ucraino propone sulle colonne del quotidiano britannico Guardian un attacco nucleare preventivo contro Mosca. Il che, nella logica del dare e avere delle strategie nucleari, equivarrebbe al suicidio per gli Stati Uniti.

Non c’è da stupirsi che, di fronte al tono sempre più aspro e alle prospettive sempre più cupe, la politica estera francese, che con discrezione ed entusiasmo ha preso strade separate e ha mantenuto il dialogo con il presidente Putin, sia ora ripresa. All’inizio di settembre, alla conferenza annuale degli ambasciatori, Emmanuel Macron ha dichiarato:

“Diplomazia significa parlare con tutti, compresi quelli e soprattutto quelli con cui non siamo d’accordo. Non possiamo lasciarci impantanare dal falso moralismo”.

Come in risposta a ciò, l’ex primo ministro danese e segretario generale della NATO Rasmussen (che è stato definito dal defunto presidente francese Jacques Chirac solo come “l’uomo degli americani”) ha recentemente affermato: Il presidente Macron ha “danneggiato l’Ucraina, indebolito Kiev “durante la sua ricerca di una soluzione diplomatica. Al ritorno dall’annuale Assemblea generale dell’Onu, però, il presidente francese ha ripetuto ancora: “il conflitto non può che finire al tavolo delle trattative”. La domanda è quanto dovremmo sbrigarci.

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PUNTO CRITICO?_di Pierluigi Fagan

Siamo ad un punto critico della guerra in Ucraina? Proverò a sviluppare una tesi ipotetica, troppe cose non sappiamo per aver certezze e sebbene esplorerò una tesi, si potrebbe interpretare le stesse cose in altro modo. Il punto è: si inizia a pensare a come uscirne?
I fatti, almeno quelli pubblicamente noti. Biden, ad un fundraising a casa del figlio di Murdoch, ha detto: 1) siamo nella più grave crisi di rischio atomico dai tempi dei missili a Cuba; 2) conosco personalmente Putin, non scherza; 3) se in virtù di una sostanziale non vittoria sul campo sente minacciato il suo potere e si mette ad usare l’atomico tattico, da lì in poi è escalation senza via di uscita; 4) sto allora pensando quale potrebbe essere una via d’uscita.
Blinken ha rilanciato “noi siamo pronti a trovare una soluzione diplomatica, ma i russi vanno in direzione opposta”. I russi, nei giorni scorsi, hanno detto più o meno lo stesso, dal loro punto di vista. Alcuni sostengono che da tempo i due si parlano dietro le quinte e quindi quello che noi vediamo è schiuma quantistica sopra fatti ignoti. Se veramente di tratta, le dichiarazioni pubbliche vanno interpretate, sono spiragli, tentativo di delimitare il campo, trattativa su come fare una trattativa, porre linee rosse che poi diventano rosa e svaniscono quando effettivamente si finisce al tavolo? Cos’è irrinunciabile per l’uno e per l’altro?
Alcuni hanno voluto leggere una nuova volontà di abbassare i toni da parte americana nel far uscire dichiarazioni CIA su NYT a proposito dell’attentato alla figlia di Dugin per colpa di una parte dell’establishment ucraino (c’è una parte trattativista ed una oltranzista com’è ovvio ci sia in questi frangenti?).
Altri hanno evidenziato il crescente fastidio americano per le continue richieste ucraine sempre molto pretendenti, oltretutto con una situazione sul campo che mostra una certa autonomia operativa ucraina, pare, non sempre gradita a Washington.
C’è anche chi ha osservato che l’uscita di Elon Musk, che ha fatto imbestialire Kiev, potrebbe esser pilotata.
Ieri abbiamo scritto un post sul fatto che sta montando una forte insofferenza per l’annunciato Armageddon economico-finanziario planetario. Per ora si sono espressi a mezza voce cinesi, indiani, i 24 dell’Opec. Sempre ieri alla Commissione diritti umani delle UN è stata negata la proposta americana di istruire una indagine ufficiale per il maltrattamento degli uiguri da parte dei cinesi nel Xinjiang. Voti contrari su asse musulmano-africano ma con aggiunte asiatiche. La questione del missile di Kim ha portato i coreani del sud a spararsi un missile vero (armato) addosso, brutta performance.
Giorni fa, funzionari ucraini si sono lamentati con una certa disperazione per il fatto che l’Europa non fa arrivare i fondi promessi (notoriamente a Bruxelles non sono così disponibili quando si tratta di cacciare i soldi) e non promette bene anche per i mesi a venire. La macchina statale e bellica ucraina mangia miliardi al mese, poi c’è la ricostruzione e così sarà molto a lungo. Di contro, sappiamo l’Europa a cosa va incontro nei prossimi mesi e pensare di destinare congrui fondi alla guerra mentre qui imperversa freddo e disoccupazione, va oltre il realistico.
Sempre qualche giorno fa è uscito su Rep un interessante articolo di Franceschini, portavoce degli ambienti strategici americani. L’articolo riferiva delle preoccupazioni che circolerebbe nei pensatoi strategici americani, Atlantic Council e Carnegie Endowment, a proposito della possibile frammentazione della Russia sconfitta nella guerra con crollo del potere centrale e scomparsa di Putin. Nuovi stati e staterelli, alcuni “canaglia” (vedi Kadyrov, non a caso promosso da Putin l’altro giorno, della serie “se non vi piaccio io potreste sempre trovarvi un Kadyrov in futuro”), ma con l’atomica, un incubo.
In più, un enorme spazio di possibile allargamento dell’egemonia cinese ad est, nessun alleato nell’area su cui far perno per pilotare gli eventi. In verità, queste cose erano note da tempo ed erano solo metà della questione che invece prometteva anche molti vantaggi geostrategici per gli americani. Sintomatico però oggi si faccia uscire solo il lato preoccupante.
In più, va notata la montante paranoia nucleare qui in Europa ed in parte negli stessi US. Quanto è reale il rischio? Se è reale ma non così probabile, perché monta la paranoia? È un effetto amplificazione mediatica tipo paranoia da Covid su legge delle audience o c’è un interesse ad avanzare questa “causa di forza maggiore” per aprire ad un ripensamento del “credere, ubbidire e combattere” in auge fino ad oggi?
Che calcoli reali di sostenibilità economico, sociale e politica si stanno facendo a proposito dell’Europa ma a questo punto anche degli USA che vanno ad elezioni a novembre? Dopo la Svezia e l’Italia, si teme che ci saranno elezioni anticipate anche in Danimarca ed anche lì pare che la destra abbia significative ed inedite chance di vittoria. Ci sono state elezioni in Bulgaria domenica scorsa ed ha perso la parte europeista-liberale, si è affermato il centro-destra, ma si è formato anche un partito contro le sanzioni, stile Orban. Pare non riusciranno comunque a fare un governo, dovranno andare – credo la quarta volta- ad elezioni in breve tempo, ma la tenuta del fronte scricchiola in tutta evidenza. E quando Orban farà il tenuto referendum per chiedere “democraticamente” al popolo se supporta o meno le sanzioni e relativo peso, che succederà? E siamo solo ai primi di ottobre.
Ripeto, questa è una selezione di fatti, ce ne sono anche altri e di senso diverso. Questi stessi potrebbero esser diversamente interpretati. Però rimane il fatto delle dichiarazioni aperturiste di ieri di Biden e questo è una “prima volta”, di cui pender nota. Vedremo.
Putin si è arroccato con il suo piccolo bottino del suo 15-20% di territorio ucraino mettendoci sopra l’ombrello nucleare e dicendo “io mi accontento così, parliamo?”. Zelensky ha risposto portando a legge una sorta di impossibilità a trattare. Biden dice: attenzione perché quello mena se perde di brutto. Così i think tank paventano Balcani nucleari pieni di coatti islamici o siberiani assai pazzerelli. Pe ora è tutto, vediamo come si svolge.
L’America ha ottenuto molto, rilancio NATO in grande stile, Finlandia e Svezia, cattura egemonica dell’Europa totale ed irreversibile almeno per qualche anno, comunque una bella botta per i russi e con prospettive di sanzioni lunghe un bel tarlo che agirà nel tempo. In più sanno tutti che la vera partita strategica è in Asia. Quanto le costerebbe provare ad ottenere di più?
LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE. I 24 Paesi OPEC+, hanno l’altro giorno deciso di dare un sostanzioso taglio alla produzione petrolifera, pare lo abbiano deciso in una riunione di mezzora; quindi, la decisione era comune e preparata in anticipo. La decisione è stata motivata come sostegno al prezzo dal momento che la recessione globale diminuisce la domanda. Ma si tratta di una preventiva poiché, all’altro giorno, il prezzo era sceso a livelli di gennaio stante che allora era in tendenza ascensionale dall’inverno del 2020. Cioè, campavano due anni fa senza tagli alla produzione col prezzo sotto i 25 dollari, sembra strano ora si fascino la testa perché è “solo” a 91 US$.
C’è l’interpretazione politica o meglio geopolitica. L’ha data Biden il quale ha strepitato dicendo che è una manovra ispirata dalla Russia. Colpiscono due cose di questa dichiarazione, la prima è che l’ha data quando avrebbe fatto meglio a tacere, la seconda è la ragione data che è stupida. L’ha data e con quella ragione, probabilmente per il pubblico interno, gli americani vanno ad elezioni a novembre ed il prezzo della benzina che notoriamente è il primo drive dell’inflazione è già un problema e viepiù lo sarà quando si voterà. Ma quando il presidente degli US parla, non ascolta solo il pubblico interno. I sauditi hanno risposto che è ora di dismettere questa “arroganza della ricchezza” (!).
Vediamo allora meglio cosa può esserci sotto. I paesi OPEC+ sono 24, centro e sudamericani, africani, asiatici ed ovviamente mediorientali, più la Russia. I “+” sono 13, aggiunti al nucleo storico degli 11 mediorientali originari che rimangono quelli che trainano l’associazione. Alcuni hanno cattivi rapporti con gli US (Iran, Venezuela, Russia), molti non hanno simpatia, molti altri hanno invece normali o anche cordiali rapporti. L’Arabia Saudita, nonostante il viaggio di Biden ad inizio guerra per cercare di strappare un aumento di produzione a compensazione del ban alla Russia, è in posizione piuttosto critica. Ma UAE, Qatar, Kuwait no. Assolutamente fantasioso pensare che la Russia possa decidere cosa gli OPEC+ fanno o non fanno. Tuttavia, rimane il fatto che la decisione è tecnicamente un po’ strana se guardiamo al prezzo a meno di non considerare la manovra preventiva e che la tempistica dice appunto che s’è voluto mandare un segnale.
Veniamo allora al titolo del post. Noi qui vediamo usare il concetto di “comunità internazionale” a sproposito per dar l’impressione alle nostre opinioni pubbliche che tutto il mondo o per lo meno il mondo che conta tranne Stati delinquenziali, approva quello che l’Occidente collettivo sta facendo nella guerra Ucraina. Non è affatto così, lo abbiamo sezionato a proposito del secondo voto alle UN a marzo e via via, analizzando le varie posizioni degli attori internazionali non occidentali. I giornali occidentali fanno sforzi di sottolineare come le astensioni ai voti di condanna al Consiglio di sicurezza da parte di India e Cina, dicano dell’isolamento della Russia. Ma questa è propaganda. Nelle dinamiche diplomatiche, stante che certo nessuno può credibilmente votare a favore di quello che i russi fanno se non schierandosi come alleati organici, tra l’altro in favore di palesi infrazioni che teoricamente nessuno può approvare davvero, astenersi significa “non posso votare contro, ma scordati il mio voto a favore”. Cosa pensa allora la vera “comunità internazionale” fuori di quel 16% di popolazione (o poco più: Europa + Anglosfera) terrestre embedded nel sistema a guida americana?
La reale comunità internazionale era bella felice e contenta dentro una tendenza mossa dalla globalizzazione. Giravano i soldi, si facevano progetti, le economie-Paese crescevano, così i popoli se non del tutto felici avrebbero potuto almeno coltivare speranze. Popoli se non felici speranzosi, governi stabili. Tutta la comunità internazionale, che è da considerare in macro “non allineata”, sa perfettamente che la guerra è scoppiata per colpa operativa di Putin ma in reazione a insostenibili pressioni americane via NATO-Ucraina. L’altro giorno l’economista americano J. Sachs diceva che tutta la comunità internazionale sa e dice apertamente che i due condotti Nord Stream sono stati sabotati dagli americani, ma qui non si può dire, si insulta la logica di base nel sostenere “non sappiamo chi è stato”. Ieri leggevo un articolo di Rampini che ormai è diventato un impazzito propagatore di assurdità lampanti e senza ritegno, sostenere tre valide ragioni per pensare siano stati in realtà i russi. Stiamo vivendo tempi surreali e ciò è allarmante anche più che non il vivere tempi conflittuali ad altissima tensione. La qualità delle narrazioni stese su i fatti è talmente assurda anche per chi sa che il conflitto interpretativo ovviamente manipola le idee ed i giudizi, che lancia un doppio allarme. È normale raccontarsela così e cosà, lo fanno i russi, lo fanno gli americani, lo fanno le nostre élite e va bene. Ma c’è modo e modo di confezionare le favole, quelle che girano sono scombinate in maniera troppo assurda, di una assurdità esasperata.
Ma torniamo alla comunità internazionale. La comunità internazionale, pur sapendo come stanno le cose in Ucraina, non sarebbe poi più di tanto interessata e tantomeno mossa a prender le parti di tizio o di caio. Vede però arrivare uno tsunami di ritorno che la inquieta e terrorizza. Niente più mercati globali, “tu si e tu no” nei circuiti SWIFT dove circolano i bonifici di pagamento, dollaro alle stelle che per Paesi quasi sempre indebitati è un gran bel problema, rottura delle catene logistiche, rottura del sistema detto “catena del valore” basato su delocalizzazioni di segmenti di produzione (non intere produzioni, pezzi di…), tempeste inflattive, esportazione del conflitto in Asia (US, Jap, CdS hanno fatto manovre navali davanti alla CdN una settimana prima che Kim gli lanciasse un missile vuoto sulla testa, forse la cosa è poco nota qui. Per non parlare di Taiwan etc.).
Su stampa asiatica, ho letto più di un analista segnalare la profonda preoccupazione per quello che qui da noi sembra non preoccupare sul serio nessuno ovvero l’entrata dell’Europa in un profondo buco nero recessivo. L’Europa è semplicemente la più grande economia aggregata del mondo, è il cuore che succhia e pompa sangue finanziario e commerciale a tutto il sistema-mondo. È ovvio che il sistema-mondo che è indifferente alle narrazioni americane e guarda ai fatti duri, si preoccupi come ognuno di noi si preoccuperebbe se il dottore gli dicesse “guardi che lei avrà sicuramente un infarto”. Il nostro infarto sarà il loro ictus.
La lettura solo geopolitica della decisione OPEC+ è sbagliata, è una questione che ha origine in geoeconomia. E tale questione, è dall’inizio, il vero tallone d’Achille della strategia americana, gli americani non hanno tenuto in debito conto lo scenario mondo. Lo si è capito e l’abbiamo scritto i primi giorni, con i voti alle UN e gli improvvisi e poco concludenti viaggia di Blinken in M.O. e poi di Biden in Arabia Saudita, nonché le profferte di “nuova amicizia” con Maduro, se non l’iniziale boutade di nuovi accordi per ul nucleare iraniano ed il fallimento imbarazzante del forum degli “americans” a cui non è andato quasi nessuno. Lo si è visto con la comparsa di articoli arrabbiati contro l’India che fa Ponzio Pilato, lo si è visto col disastro diplomatico dell’improvvisata della Pelosi a Taiwan, cose che non si fanno se devi fare diplomazia con asiatici a forte matrice confuciana.
Sospetto che il nucleo neocon promotore di questa strategia “o la va o la spacca” che è iniziata con la lunga penetrazione in Ucraina prima del 24 febbraio, sia caduto nella trappola del confondere “quello che voglio il mondo sia” con il più concreto “quello che il mondo può realisticamente essere”. S’è messo contro troppa gente, ha fatto male i calcoli, non ha dato il giusto peso ad alcune variabili. La cattura egemonica totale dell’Europa che pare ormai irreversibile, è un bel bottino, ma quanto varrà lo sapremo solo dopo aver dedotto il prezzo il cui conto si farà alla fine.
Intanto, prepariamoci al secondo shock petrolifero (gasifero, carbonifero, elettrico, energetico, produttivo etc.), cinquanta anni dopo il primo.
[Alcune info riportate sono tratte da articoli BBC e Reuters di ieri, più tardi vediamo gli aggiornamenti]

Weng Mingjiang: “Pace sotto il dominio cinese”, come sarà?

[editorialista di Text / Observer Network Weng Mingjiang]

Perché lottare per la “pace mondiale sotto il dominio cinese (Pax Sinica)”

Abbiamo sempre avuto idee diplomatiche che non sono leader mondiali. Nel pensiero tradizionale cinese c’è un detto che “i poveri possono essere soli e i buoni possono aiutare il mondo”. Agli occhi di alcuni cinesi, la stessa Cina non si è sviluppata bene, ed equivale a pensare al di là delle proprie capacità di pensare a qualsiasi cambiamento nell’ordine e nelle regole internazionali.

Inoltre, il mondo di oggi non è più un mondo in cui “la verità è solo nel raggio dei cannoni”. È impossibile praticare la legge della giungla senza scrupoli e preda sfrenata dei deboli. Oggi, voler essere il mondo capo è probabilmente una cosa ingrata in sé.

Inoltre, come si suol dire, “maggiore è il potere, maggiore è la responsabilità”. Inoltre, la maggior parte dei cinesi è di buon cuore. Secondo l’istruzione tradizionale, gli piace essere severi con se stessi ed essere indulgenti con gli altri. L’occidente ” sovrani” hanno più fardelli sulle spalle… Molti cinesi non vogliono approfittare degli altri, ma non vogliono nemmeno essere influenzati dagli altri.

È proprio per questo che abbiamo sempre assunto un atteggiamento pragmatico nei confronti dell’ordine e delle regole internazionali. La Cina rispetterà l’ordine internazionale e le regole adatte alle condizioni nazionali o in linea con gli interessi nazionali (“in linea con la pratica internazionale”). Per coloro che non sono adatti alle condizioni nazionali e agli interessi nazionali, la Cina adotta principalmente un atteggiamento di ricerca di un terreno comune, pur riservando le differenze.

Tuttavia, quando la Cina era debole in passato, gli Stati Uniti e altri paesi sviluppati occidentali potevano ancora chiudere un occhio sulla “cerca di un terreno comune pur riservando le differenze”. Con l’ascesa del potere della Cina, porta naturalmente all’insoddisfazione per la Cina nell’attuale società occidentale, che considera le pratiche cinesi come “applicazione selettiva”.

Da un lato, da una prospettiva di destra in Occidente, le azioni della Cina stanno sfruttando e sfruttando le regole internazionali, ma non adempiono agli obblighi e alle responsabilità corrispondenti. Ritengono che la Cina sia chiaramente classificata tra i primi paesi al mondo in termini di forza scientifica, tecnologica, militare ed economica totale, ma si considera ancora un paese in via di sviluppo nelle organizzazioni internazionali come l’OMC e “free ride” ovunque .

Secondo la comprensione di studiosi americani come Joseph Nye, se l’attuale Cina non cerca di rovesciare le regole e l’ordine mondiale di cui beneficia, ma vuole solo aumentare la sua influenza politica ed economica all’interno delle regole e dell’ordine, allora gradualmente diventerà un “free rider” che ha un effetto distruttivo sulle regole e sull’ordine internazionali esistenti.

In particolare, poiché gli Stati Uniti sono diventati sempre più incapaci di essere responsabili della fornitura di importanti beni pubblici internazionali, se la Cina non partecipa ancora ai processi decisionali sugli affari internazionali dopo la sua ascesa al potere, il mondo cadrà inevitabilmente nel pericolo di leadership vacante e crisi.

Questo è il cosiddetto problema della “trappola di Kindleberger”. Secondo questa ipotesi teorica, già nel 1894 gli Stati Uniti sostituirono economicamente il Regno Unito come numero uno al mondo. Tuttavia, prima della prima e della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti erano sempre riluttanti ad assumersi la corrispondente responsabilità di guidare il mondo per i propri interessi egoistici, il che ha portato all’autogoverno di ogni paese, al mendicante, alle crisi economiche. dopo l’altro, la “guerra commerciale” e la “guerra valutaria” e così via hanno persino distrutto la potenziale cooperazione internazionale, che alla fine ha accelerato lo scoppio di due guerre mondiali.

Chiedere però agli Stati Uniti di assumersi rapidamente responsabilità internazionali è solo un’ipotesi teorica, infatti il ​​Regno Unito, in quanto boss, deve chiarire anche i rapporti tra i due Paesi. Dal 1895 al 1915, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno gradualmente ridotto le loro differenze, un periodo noto come il ” Grande riavvicinamento”, fonte immagine: wiki

Pertanto, a loro avviso, l’attuale pratica cinese di applicare selettivamente le regole internazionali occidentali è vantaggiosa solo per la Cina, ma non è buona per altri paesi del mondo e non è un grande paese “responsabile”.

Per dirla in modo più schietto, sebbene l’ala destra occidentale si fa beffe dell’ideale della “sinistra bianca”, ha ancora la stessa virtù dell’ala sinistra, ovvero si considera sempre superiore agli altri. Per loro, l’Occidente sarà sempre il migliore. Rispetto alla Cina prima, la velocità di sviluppo è relativamente arretrata, questo perché gli Stati Uniti e altri paesi occidentali hanno aiutato e favorito troppo i paesi arretrati, piuttosto che i problemi stessi dell’Occidente. Ora gli Stati Uniti devono scaricare tutti i loro oneri per competere con la Cina e devono fare tutto il possibile per competere con la Cina per potere e profitto.

Inoltre, agli occhi di quella destra, mantenere la pace e lo sviluppo nel mondo è un pasticcio.Anche se gli Stati Uniti non vogliono, né hanno l’energia o la capacità per affrontarlo, questo onere dovrebbe essere ingannato dalla Cina, anche se non può essere ritardato Per rompere la Cina, è meglio lasciarla affondare e non capovolgersi.

D’altra parte, da una prospettiva di sinistra in Occidente, un mondo liberale e democratico in stile occidentale è la giusta direzione per lo sviluppo della società umana, mentre la Cina è un revisionista che intende sfidare l’ordine liberale. Credono che molti dei modi in cui la Cina fa le cose da soli non sia conforme al cosiddetto “ordine basato sulle regole” in Occidente.

Soprattutto sotto la tendenza generale che l’ala sinistra occidentale chiede sempre più l’espansione dei diritti individuali, e la visione mainstream sta diventando sempre più “desideri umani esistenti e distrugge i principi della natura”, la Cina si attiene ancora al principio della sovranità sull’uomo diritti, compresi quelli adottati nello Xinjiang, Hong Kong e Taiwan Una serie di politiche intransigenti tendenti al nazionalismo, ecc., hanno indubbiamente toccato le scale inverse di quelle “vergini morali” della sinistra occidentale.

Agli occhi della sinistra occidentale, in quanto nuova potenza emergente, se le pratiche attuali della Cina sono diverse dagli standard e dalle regole occidentali, la divergenza tra la futura direzione di sviluppo della Cina e quella dell’Occidente diventerà sempre più ampia. Se le cose andranno così, non solo il confronto tra Cina e Occidente diventerà sempre più evidente, ma la Cina sfiderà anche gli Stati Uniti, la più grande potenza del mondo, e l’intero mondo occidentale dietro di essa, che poi riguarderà tutti gli aspetti della società occidentale il rischio della trappola di Tucidide.

Pertanto, per la sinistra occidentale, la società liberale occidentale non solo ha bisogno di seguire “l’ordine basato sulle regole” dell’Occidente, ma deve anche adottare costantemente vari mezzi e misure per rispondere all’ascesa della Cina. Il cosiddetto ” minaccia”.

Naturalmente, sia a sinistra che a destra in Occidente, sono tutti d’accordo sul fatto che la forte ascesa della Cina ha portato serie sfide all’ordine e alle regole mondiali guidati dagli Stati Uniti. Secondo il presidente degli Stati Uniti Biden, il mondo si trova bloccato in un’enorme competizione tra “democrazia” e varie forme di “autoritarismo”. Questa non è solo una lotta tra sistemi politici, ma una competizione che comprende simultaneamente la concorrenza economica, culturale, intellettuale e politica, una competizione tra forze “progressiste” e “reazionarie”.

Pertanto, in questa competizione, lotta, competizione e contesa tra Cina e Stati Uniti, destinata a decidere il destino della Cina, gli Stati Uniti possono essere sia un atleta che un arbitro? Questo può mantenere la concorrenza “leale”? La Cina obbedirà e rispetterà sempre l’ordine mondiale e le regole guidate dagli Stati Uniti? Queste sono tutte domande che dobbiamo affrontare.

Il nucleo di queste domande è se la Cina abbia le proprie opinioni e proposte ragionevoli per guidare l’ordine e le regole mondiali. In altre parole, nel contesto di qualcuno che cerca di disaccoppiare Cina e Stati Uniti, la Cina è cauta per evitare di dare l’impressione di voler “guidare il mondo”, oppure è ancora necessario partecipare attivamente all’esistente regole e ordine internazionali, e creare e costruire cose che siano in linea con le persone del mondo Nuove regole internazionali e ordine degli interessi, e poi sfruttare la tendenza a raggiungere la “pace mondiale sotto il dominio della Cina”? La risposta è ovviamente ovvia.

Se chiamiamo “vecchio ordine” le regole e l’ordine internazionali esistenti dominati dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali, sarà necessario per noi costruire un “nuovo ordine” di “pace mondiale sotto il dominio della Cina” per molto tempo tempo a venire”.

A proposito, la Cina non sarà certo come gli Stati Uniti, che sono stati a lungo una testa di pecora della cosiddetta “democrazia liberale” in superficie, ma in realtà stanno vendendo la carne di cane del vecchio ordine egemonico unilaterale. In quanto paese in via di sviluppo, la Cina non farà sicuramente affidamento sulle proprie forze per formulare e attuare tutte le regole del futuro “nuovo ordine” del mondo. La Cina promette di “costruire un nuovo tipo di relazioni internazionali con una cooperazione vantaggiosa per tutti come fulcro e costruire un nuovo ordine di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità”. Come hanno capito alcuni esperti di affari internazionali interni, la Cina vuole guidare il mondo verso un ordine globale più etico e umano.

Inoltre, anche se la Cina può essere l’unico paese al mondo oggi che può convincere e insistere nel rivaleggiare con gli Stati Uniti, il nuovo ordine mondiale guidato dalla Cina non è affatto l’ultima parola della Cina in tutto. Almeno per molto tempo, il nuovo ordine guidato dalla Cina deve rispettare le richieste dei paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti, del resto il potere dell’Occidente è ancora lì.

Tuttavia, il nuovo ordine guidato dalla Cina deve basarsi su un partenariato di uguaglianza sovrana e “parità di trattamento” di tutti i paesi. La più grande differenza tra la “pace mondiale sotto il dominio cinese” e il vecchio ordine è che tutti i paesi dell’Est e dell’Ovest devono abbandonare la loro arroganza e pregiudizio e tornare dall’unilateralismo al multilateralismo e alla cooperazione che le organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, hanno sempre sostenuto.Inizio.

Caratteristiche della “Pace mondiale sotto il dominio cinese”

Nello specifico, almeno dalle tre prospettive seguenti, possiamo discutere le differenze e le differenze tra il nuovo ordine guidato dalla Cina e il vecchio ordine guidato dagli Stati Uniti.

Ci saranno sempre più discussioni sulla “pace mondiale sotto il dominio della Cina” dal mondo esterno, ed è inevitabile

In primo luogo, dal principio del “cloneismo” al principio del pragmatismo.

Il punto di vista centrale del vecchio ordine internazionale liberale rappresentato dagli Stati Uniti può essere riassunto in una frase: “Qui sono tutti spazzatura”. Il liberalismo tradizionale occidentale ha la sua arroganza e il suo pregiudizio con gli occhi al soffitto. Se c’è un paese che non accetta la pretesa degli Stati Uniti sull’ordine internazionale liberale, allora il 100 percento della colpa è di quel paese.

Fin dall’inizio della sua ascesa, la civiltà capitalista occidentale ha colonizzato tutto il mondo. La parola colonia in inglese è molto vicina alla parola per un clone autoreplicante. In effetti, il processo di espansione della civiltà occidentale nel mondo è come un processo di estensione della civiltà madre occidentale ad altri luoghi sotto forma di cloni. Per le colonie controllate dai paesi occidentali, la civiltà occidentale raramente considera il governo e lo stile di vita originali delle persone nelle aree colonizzate.

Anche ora, la clonazione coloniale occidentale ha sostanzialmente cessato di esistere in senso fisico, ma l’espansione della “clonazione” delle società occidentali ad altre società non occidentali in termini di sistema, cultura, ideologia e spirito è ancora profondamente radicata. Soprattutto agli occhi di molti occidentali rappresentati dagli Stati Uniti, la modernizzazione è occidentalizzazione e il mondo occidentale sviluppato è il “comune” di tutta l’umanità. L’ordine e le regole mondiali guidati dall’Occidente, la cosiddetta democrazia e libertà dei liberali sistema, sono “la fine della storia umana”.”.

In Cina, ancora oggi, ci sono ancora molte persone che hanno subito il lavaggio del cervello e sono state colonizzate spiritualmente dall’ideologia occidentale e abituate a “controllare la Cina con la Cina”. A loro avviso, il mondo occidentale non rappresenta solo la direzione dello sviluppo della civiltà umana, ma le idee e i valori occidentali sono il “faro guida” della società umana. Qualsiasi altra civiltà, paese o regione che non adotti idee, istituzioni e valori liberali in linea con l’Occidente è tutta “spazzatura” e destinata a fallire.

Al contrario, la civiltà cinese non ha mai avuto una tale tendenza alla “clonazione” in termini di espansione e relazioni estere. Per migliaia di anni, anche se i paesi delle pianure centrali cinesi hanno raggiunto un livello di leadership mondiale, si può vedere che la Cina non ha molta volontà di clonare e promuovere la civiltà cinese all’estero. Nel processo di governo delle frontiere, dal sistema di capitale e vassallo delle dinastie Han e Tang, ai regimi post-Ming e Qing di guardie, capi, custodi, riformando la terra e tornando al sistema attuale, ecc., la civiltà cinese ha ha sempre adottato un pragmatismo che si adatta alle condizioni locali e cerca la verità dai fatti. Il principio è generalmente quello di proteggere il suolo come obiettivo primario. Quanto all’espansione dell’influenza della civiltà cinese, dipende principalmente dall’attrattiva della civiltà stessa .

Per la civiltà cinese, del resto, la frontiera e le aree al di fuori della frontiera hanno le loro circostanze particolari, ed è necessario adottare metodi di lavorazione diversi dalla civiltà delle Pianure Centrali in tempi diversi e secondo diverse condizioni oggettive. Infatti, ancora oggi, la politica cinese di autogoverno nelle aree minoritarie di frontiera e la politica “un Paese, due sistemi” adottata a Hong Kong, Macao e Taiwan sono ancora vagamente seguite. Nelle relazioni estere, dai Cinque principi di pacifica convivenza durante la fondazione della Repubblica popolare cinese all’attuale teoria della “Comunità con un futuro condiviso per l’umanità”, tutti si basano sull’uguaglianza, rispettano la particolarità dello sviluppo di ciascun paese e si concentrano sugli effetti concreti dei diversi sistemi e politiche.

I cinesi credono nella semplice verità che “Huainan è arancione e Huaibei è arancione”. Lo stesso è un sistema di lavoro a vita. In Giappone, un tempo era una panacea per promuovere il decollo economico ed è ancora una panacea per mantenere la stabilità sociale. Tuttavia, in Cina prima della riforma e dell’apertura, è diventato un “grande vaso di riso e di lavoratori stranieri”.

In alcuni paesi che rispettano le leggi tradizionali islamiche, ci sono disposizioni secondo cui i ladri tagliano le mani e gli adulteri sono puniti con la lapidazione, che può essere troppo crudele e barbara agli occhi di alcuni cinesi; tuttavia, il sistema della pena di morte adottato dalla Cina e da alcuni stati negli Stati Uniti è stato abolito in Europa.Agli occhi della maggior parte delle persone nei paesi condannati a morte, lo stesso è arretrato e irragionevole.

La stessa politica di concessione del welfare e di sviluppo dell’istruzione è la pietra angolare della promozione dello sviluppo economico nei paesi dell’Europa settentrionale; in alcuni paesi sudamericani, questo è il peronismo, che è uno dei colpevoli che provoca inflazione e il paese alla fine cade nella fascia di reddito medio trappola.

Come si suol dire, “il nettare degli altri, il mio arsenico”, paesi diversi hanno condizioni nazionali, background e fasi di sviluppo diverse. È impossibile in questo mondo trovare una panacea che possa risolvere tutti i problemi. Inoltre, anche quei principi che valgono per tutti possono avere risultati diversi se implementati in luoghi diversi. Proprio come i quasi 200 paesi e regioni del mondo, la maggior parte di loro ha adottato le politiche dell’economia di mercato, ma dal punto di vista dell’efficacia, ci sono solo poche decine di paesi che hanno raggiunto il livello di ricchezza ora.

Pertanto, prima dell’ascesa della Cina, gli Stati Uniti, in quanto rappresentanti dei paesi sviluppati in Occidente, predicavano sempre che la modernizzazione è occidentalizzazione. C’è un certo potere demagogico, dopotutto ci sono esempi di paesi sviluppati come l’Europa e Giappone. Tuttavia, poiché la Cina sta per diventare di nuovo il paese con il più grande aggregato economico del mondo, sempre più persone si renderanno conto che anche un paese come la Cina il cui sistema economico e politico è completamente diverso dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali può ancora passare da una carreggiata verso la prosperità e il potere. .

Inoltre, sempre più persone scopriranno gradualmente che il nuovo ordine di sviluppo del mondo in futuro non si baserà sulla copia della “clonazione”, né “crederà nella libertà e otterrà la vita eterna”, ma dovrebbe lasciare e non mangiare ciò che viene, e adottalo. La strada giusta verso il principio pragmatismo del recupero. Dopotutto, alcuni paesi sono adatti ad adottare politiche più liberali, mentre altri possono ottenere risultati migliori dopo aver applicato politiche orientate allo statismo. Come abbinare e mettere a punto l’applicazione delle due politiche ideologiche sarà un processo lungo e arduo in qualsiasi paese.

Dopotutto, non esiste una soluzione valida per tutti in questo mondo.La democrazia liberale in stile occidentale può superare permanentemente tutte le difficoltà della società umana.È troppo stupida o ingenua, o ha secondi fini. Anche se ci sono alcuni sistemi e politiche che possono essere appresi gli uni dagli altri, ogni paese ha i suoi modi e mezzi unici per intraprendere la strada della prosperità. Pertanto, il nuovo ordine del mondo futuro dovrebbe essere il “pragmatismo” meglio della “clonazione”. Ogni paese ha bisogno di esplorare il proprio percorso di sviluppo pragmatico in base alle sue diverse condizioni nazionali, background e fasi di sviluppo.

In secondo luogo, dall’interventismo attivo all’interventismo aggressivo passivo.

L’ordine internazionale liberale dominato dagli Stati Uniti è intrinsecamente incline all’interventismo attivo. Agli occhi degli americani, l’ordine e le regole liberali sono essi stessi un insieme delle idee più “progressiste” basate sulla dignità individuale. Anche se il raggiungimento dell’egemonia americana è la sua più forte forza militare, economica e tecnologica nel mondo. Tuttavia, l’astuzia degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali è che interpretano la libertà, la democrazia e i diritti umani in base alle loro esigenze ed etichettano la giustizia procedurale piuttosto che “libertà, democrazia e diritti umani” sostanziali come “quelli che promuovono lo sviluppo della società e dell’economia umana.” Il segreto” e la “rettitudine” dell’intera società umana.

La pratica degli Stati Uniti di “rettitudine in mano, ho il mondo” ha evidenti vantaggi per l’Occidente. Uno dei punti più importanti è che si è posizionato direttamente sulle alture della moralità umana, che può essere usata per riferirsi a dove combattere e interferire con altri paesi a piacimento. Qualsiasi Paese che assume una posizione diversa dagli Stati Uniti corre il rischio di essere moralmente svantaggiato.

Inoltre, dopo la rottura del vecchio modello bipolare, questo intervento attivo degli Stati Uniti e dell’Occidente potrebbe provenire non solo da aspetti militari, ma anche economici, culturali e geopolitici. Di conseguenza, secondo la politica statunitense di interventismo attivo, a parte alcuni paesi come Cina, Russia e Iran, nessun altro paese può veramente mantenere l’uguaglianza sovrana con gli Stati Uniti e obbedire alla libertà della leadership americana nelle relazioni internazionali. è diventata una tendenza inevitabile.

Tuttavia, il problema qui è che la rettitudine della società umana dovrebbe essere qualcosa che abbia reali benefici e interessi per tutti noi, come la pace nel mondo, i più grandi interessi del maggior numero di persone, un buon ambiente, ecc. Il pozzo di base -essere della società umana. L’ordine e le regole liberali occidentali sono nella migliore delle ipotesi i mezzi e le misure utilizzati da alcuni occidentali per realizzare la rettitudine, non il vero scopo e rettitudine della società umana. Prendere i mezzi come fine commette naturalmente l’errore di invertire causa ed effetto.

Tanto meno è dire che un sistema democratico o un ordine neoliberista sono il “segreto” dello sviluppo economico e della crescita. Tra i pochi paesi che divennero paesi sviluppati dopo la seconda guerra mondiale, Israele e Irlanda erano culturalmente e tradizionalmente occidentali a pieno titolo, mentre la Corea del Sud e Singapore differivano in molti modi dall’ordine occidentale liberale. La Corea del Sud e molti altri paesi e regioni dell’Asia orientale hanno raggiunto l’ascesa economica prima della democratizzazione in stile occidentale, il che dimostra che lo sviluppo economico ha poco a che fare con i sistemi democratici liberali di stile occidentale.

I fatti hanno dimostrato che dopo la seconda guerra mondiale, nessuno dei paesi in via di sviluppo in Asia, Africa e America Latina che hanno implementato un sistema liberale e democratico di stile occidentale potrebbe trasformarsi in un paese sviluppato. Per questi paesi, il liberalismo e la democrazia in stile occidentale sono addirittura fattori che ostacolano piuttosto che promuovere la crescita economica, con l’India che ne è un buon esempio.

Dopo tre ondate di “democratizzazione”, la maggior parte dei paesi in Asia, Africa e America Latina che hanno adottato sistemi democratici in stile occidentale non hanno prosperato. Fonte immagine: wiki di Piotrus

Ecco perché, quando Angelina Jolie si è fermata davanti alle rovine in Medio Oriente, annusando i cadaveri, e parlando di “non hanno niente, ma sono liberi”, più persone nel mondo, tra cui sempre di più Gli stessi americani , iniziò lentamente a rendersi conto che la guerra in Iraq iniziata dagli Stati Uniti e da altri era una decisione completamente sbagliata.

Come si suol dire, “il bambino non è un pesce e la gioia di conoscere il pesce è al sicuro”. L’errore più comune che fanno gli occidentali, anche includendo i bonari tra loro, è che gli piace imporre le proprie opinioni agli altri. Pertanto, questo approccio interventista attivo nella società occidentale, che preconcedeva ciò che vogliono come ciò che vogliono gli altri e costringe gli altri ad accettare, ha in realtà portato a innumerevoli tragedie “libertà, quanti mali e falsità” Agire in nome”. Anche se il loro punto di partenza è risolvere il problema, finiscono per peggiorare il problema. Questo vale dall’Iraq ai paesi dell’ex Jugoslavia, dal Medio Oriente dopo la “primavera araba” al recente Afghanistan.

Rispetto alla politica interventista aggressiva e propositiva degli Stati Uniti, la politica cinese in questo senso è ovviamente più in linea con gli interessi dei popoli del mondo. Prendendo come esempio le politiche nucleari di base della Cina e degli Stati Uniti, come base per gli Stati Uniti per promuovere la loro egemonia nel mondo, gli Stati Uniti adottano una politica interventista attiva che mantiene il principio del “primo utilizzo delle armi nucleari” Chiunque sia disobbediente, gli Stati Uniti possono anche essere i primi a usare armi nucleari Usa armi nucleari per attaccarli.

Al contrario, la Cina adotta il principio del “nessun primo utilizzo di armi nucleari”. Questo principio della Cina non solo può riflettere la responsabilità attiva della Cina per l’ordine internazionale e la pace internazionale, ma ha anche un certo grado di flessibilità. Per i paesi non nucleari e le regioni non nucleari, la Cina non sarà sicuramente la prima a utilizzare armi nucleari; per i paesi dotati di armi nucleari, in linea di principio, è anche incondizionato non essere i primi a usarle. Tuttavia, se un paese dotato di armi nucleari osa invadere sconsideratamente la Cina e violare palesemente la pace nel mondo e la rettitudine dell’umanità, è chiaramente oggetto di discussione se ci debba essere un’eccezione al principio cinese del “nessun primo utilizzo di armi nucleari”.

Questa è la caratteristica del nuovo ordine internazionale della futura “Pax Sinica”, che possiamo semplicemente chiamare “interventismo aggressivo passivo”. Nello specifico:

Da un lato, abbiamo urgente bisogno di aggiustare le cose, e dobbiamo riporre la rettitudine della società umana sul benessere fondamentale degli esseri umani, come lo sviluppo dell’economia e la ricerca di benefici per la gente comune. Non abbiamo bisogno di negare il significato e il valore del sistema democratico occidentale o dell’ordine neoliberista alla stessa società occidentale (a parte il saccheggio e l’aggressione del mondo occidentale contro il mondo non occidentale per più di cinquecento anni), ma noi sappiate chiaramente che un’adeguata giustizia formale in Occidente (la cosiddetta “democrazia” e “libertà in stile occidentale”) non è necessariamente adatta ad altri luoghi, non è la stessa giustizia sostanziale.

Pertanto, nel nuovo ordine internazionale auspicato dalla Cina, il fulcro del confronto tra paesi non è solo su procedure e forme, ma anche su sostanza ed effetti pratici. Dopotutto, se un paese o una società adotti l’apparenza di valori liberali e di una democrazia in stile occidentale non è la questione principale. Ciò che dobbiamo confrontare e discutere di più sono le questioni specifiche del benessere sociale umano: come il livello e la velocità dello sviluppo economico, il miglioramento degli standard di istruzione, il livello di governo del governo, la convenienza e l’efficacia delle cure mediche, il livello dello stato di diritto nella società, livello di corruzione Il grado, la polarizzazione dei ricchi e dei poveri, il benessere della società, l’unità e l’unità dello stato e della società, ecc., sono legati a questioni specifiche come gli interessi vitali di ogni individuo nella società.

D’altra parte, non dovremmo usare la “pseudo-rettitudine” del cosiddetto “ordine basato sulle regole” del neoliberismo per interferire e sconvolgere altri paesi come l’Occidente. Il nuovo ordine mondiale in futuro dovrebbe prendere il benessere della società umana come suo principio principale, e quindi risolvere passo dopo passo i problemi specifici della società umana come la guerra, le malattie, la povertà, l’ignoranza e l’arretratezza. Inoltre, se un paese osa violare e distruggere arbitrariamente la rettitudine della società umana, allora quei paesi violati e distrutti dovrebbero avere il diritto di usare tutti i mezzi legali per intervenire e sanzionare in tutto il mondo.

Negli ultimi anni, infatti, la Cina ha gradualmente approvato leggi (come la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong) e sanzioni internazionali su questioni di giustizia sociale umana che coinvolgono la riunificazione di paesi e nazioni come Xinjiang, Hong Kong e Taiwan, misure che hanno ha scioccato e dissuaso le persone in tutto il mondo e i risultati sono stati molto significativi. Sebbene la Cina sia nella fase attuale, generalmente non ha attraversato i confini della Cina per cercare attivamente problemi con gli altri. Tuttavia, poiché la legislazione cinese in questo senso sta migliorando e la forza della Cina sta gradualmente aumentando, una serie di misure di intervento come la giurisdizione sul braccio lungo e le sanzioni secondarie possono anche essere prese in considerazione per l’adozione su scala globale in futuro.

Inoltre, a differenza della politica interventista degli Stati Uniti, che attacca attivamente ovunque, la premessa della politica interventista passivo-aggressiva della Cina deve essere “se qualcuno commette un crimine contro di me, commetterò il crimine”, che a sua volta ha la legittimità di autodifesa; fintanto che il principio passivo è mantenuto, è completamente Non preoccuparti degli “ammazzadraghi diventano draghi”.

Pertanto, “pace mondiale sotto il dominio della Cina” significa che la Cina ha bisogno di lavorare con tutti gli altri paesi del mondo per procedere dall’alto della vera rettitudine della società umana, ed essere con i piedi per terra quando c’è “disobbedienza a coloro che sono lontani, poiché coltivano la moralità”. L’atteggiamento del fare le cose, gli stranieri adottano lo scopo di promuovere lo sviluppo pacifico degli affari internazionali di “non causare problemi, non aver paura dei problemi”. Un tale nuovo ordine internazionale guidato dalla Cina è ovviamente più in linea con gli interessi delle persone di tutto il mondo.

Terzo, da una cooperazione internazionale basata su transazioni a una cooperazione internazionale basata su abilitanti.

Il vecchio ordine internazionale liberale dominato dagli Stati Uniti non ha in realtà infranto il tradizionale principio anglo-americano dell'”interesse prima di tutto”. Come disse duecento anni fa Lord Henry Palmerston in Gran Bretagna: “Non abbiamo alleati permanenti e nemici permanenti. Solo i nostri interessi sono permanenti, ed è nostro compito seguirli. responsabilità”.

Pertanto, agli occhi dei paesi occidentali come gli Stati Uniti, le relazioni internazionali sono tutti i tipi di transazioni, grandi e piccole: non ci sono amici permanenti tra paesi, ma solo interessi permanenti. Anche tra i cosiddetti “alleati”. Di recente, Stati Uniti e Regno Unito hanno estorto ordini per decine di miliardi di dollari per la produzione di sottomarini per l’Australia direttamente dalla Francia, che ne è il miglior esempio.

Alla sua radice, il sistema economico determina la sovrastruttura. La natura del capitale in cerca di profitto nel sistema capitalista occidentale ha determinato che lo scopo della cooperazione internazionale guidata dall’Occidente è di beneficiare degli scambi e degli scambi, cioè di massimizzare le plusvalenze. Pertanto, anche se l’Occidente tiene sempre alti i cosiddetti “diritti umani”, “libertà” e “democrazia” e altri falsi vessilli della società umana, questi possono essere abbandonati in qualsiasi momento di fronte al denaro e agli interessi .

Ancora più deplorevole è che, come una volta il presidente Eisenhower ha avvertito il mondo nel suo discorso di addio, gli Stati Uniti hanno ampiamente sviluppato un’economia di guerra. Per la maggior parte del tempo dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti sono stati a lungo nel mezzo di guerre di varie dimensioni, uccidendo circa 20 milioni di persone in quasi 40 paesi. Di conseguenza, oltre a realizzare il complesso industriale militare occidentale (MIC) e i suoi appaltatori di armi affiliati, nonché altre industrie correlate e capitale finanziario, la stragrande maggioranza dei paesi e delle persone negli Stati Uniti e in Occidente ha realizzato enormi profitti Con “aiuto”, non si sono sbarazzati del tragico destino della povertà e dell’arretratezza.

Il discorso di addio di Eisenhower è diventato una previsione accurata.Credit: NPR

Pertanto, quando la Cina sostiene il concetto di “comunità con un futuro condiviso per l’umanità” in tutto il mondo, il nuovo ordine internazionale che immaginiamo non dovrebbe essere una cooperazione puramente internazionale basata sugli interessi. Come dice il proverbio, “Coloro che beneficiano l’uno dell’altro saranno dissipati quando i benefici saranno esauriti.” I cinesi immaginavano “tu hai me, io ho te” e una “comunità con un futuro condiviso per l’umanità” che dipende l’uno dall’altro non si basa solo sugli interessi, ma anche sulla base degli interessi È importante prestare attenzione all’interazione tra di essi, nonché alle prospettive di cooperazione a lungo termine tra le parti interessate. Nello specifico, può essere visualizzato da tre livelli.

In primo luogo, l’instabilità del sistema di regime occidentale ha portato le ali sinistra e destra del partito al governo a alternarsi al potere. Ciò rende spesso incerta anche la continuità della politica occidentale. In particolare, la cooperazione internazionale transazionale basata sugli interessi occidentali spesso guarda solo agli interessi correnti e non può tenere conto del lungo termine. C’erano una volta al-Qaeda, Saddam, i curdi, ecc. erano ancora gli oggetti di sostegno e gli ospiti del governo statunitense, ma quando gli interessi dei paesi occidentali come gli Stati Uniti cambiarono, i cosiddetti amici si trasformarono in nemici.

Al contrario, il sistema cinese è relativamente stabile. Pertanto, nella politica generale della cooperazione internazionale, non vedremo solo gli interessi attuali, ma ci concentreremo anche su interessi a lungo termine. La cooperazione dalla Cina tende ad essere coerente e persistente, a meno che l’altra parte non cambi idea da sola. Come la cooperazione tra Cina e Pakistan, i progetti africani sostenuti dalla Cina, ecc., il lasso di tempo è molto lungo.

Inoltre, anche se si tratta esclusivamente di un progetto di investimento estero aziendale, le grandi imprese cinesi di solito considerano interessi a lungo termine. Anche se ci sono guadagni e perdite in alcuni progetti, il risultato complessivo sarà una situazione vantaggiosa per tutti. Ad esempio, una società cinese una volta ha perso diversi miliardi di RMB in un progetto ferroviario in un paese arabo per vari motivi. Tuttavia, la buona immagine e il rapporto di fiducia instaurato da questa società cinese da questo progetto ha portato anche a un flusso infinito di progetti di follow-up, che non solo hanno comportato un notevole ritorno sull’investimento, ma hanno anche aumentato l’influenza di altre società cinesi nel Medio Oriente Stabilito rapporto d’affari a lungo termine.

Pertanto, la cooperazione dalla Cina non è solo un puro scambio di interessi, ma attraverso una cooperazione a lungo termine può creare l’effetto di un reciproco potenziamento per tutte le parti coinvolte. Di conseguenza, la cooperazione internazionale a breve termine del tipo di transazione semplice è stata trasformata in una cooperazione internazionale a lungo termine di reciproco potenziamento.

In secondo luogo, sebbene la stessa economia di mercato persegua gli interessi, è comprensibile; tuttavia, gli interessi dell’Occidente nella cooperazione internazionale basata sulle transazioni basate sugli interessi spesso danno la priorità agli interessi dell’Occidente stesso e non agli interessi del partner . Oltre alla cooperazione e all’assistenza del modello nordico, che tiene conto anche degli interessi dei paesi beneficiari e riflette un certo grado di altruismo e requisiti di neutralità, la maggior parte dei paesi occidentali trasformerà direttamente la cooperazione e l’assistenza in affari che sono principalmente vantaggiosi per se stessi .

I casi tipici più estremi qui, come lo scandalo degli Stati Uniti che hanno acquistato uniformi mimetiche nella giungla per i commando dell’esercito nazionale afgano alcuni anni fa, quando il Pentagono ha trovato appositamente una piccola azienda sconosciuta da acquistare e ha anche speso 93,81 milioni di dollari USA. Ma se acquisti la stessa quantità di camuffamento ACU al prezzo di mercato nordamericano, costerà solo meno di $ 64 milioni. Ciò che è ancora più ironico è che l’Afghanistan è un paese senza sbocco sul mare in Asia centrale. La maggior parte del paese e delle aree circostanti sono deserti montuosi e il tasso di copertura forestale è solo del 2,1%. Pertanto, l’esercito afgano che indossa uniformi mimetiche forestali non ha quasi alcun effetto .

Un altro esempio estremo è che nel 2005 USAID ha stanziato 80 milioni di dollari nel suo budget per sostenere un programma chiamato Roll Back Malaria per aiutare i paesi africani.Il sondaggio ha rilevato che solo il 5% di questo budget è stato speso.Per l’acquisto di zanzariere, solo 1 La % va all’acquisto di medicinali e la stragrande maggioranza del resto va all’USAD stessa ea consulenti di assistenza al lavoro ben pagati.

Anche escludendo i casi estremi, la normale cooperazione e assistenza dall’Occidente sono problematiche. Prendendo gli interessi come fulcro, i paesi occidentali considerano la cooperazione e gli aiuti come “affari”. Uno dei risultati oggettivi è che i paesi in via di sviluppo dipendono fortemente dai prestiti e dagli aiuti occidentali. In considerazione dei prestiti e degli aiuti occidentali, la maggior parte di essi sarà utilizzata per acquistare servizi e prodotti una tantum dall’Occidente, il che crea direttamente il dilemma del “più povero è più preso in prestito, più povero è più preso in prestito”. Per non parlare del fatto che gli Stati Uniti e altri paesi “infetteranno” deliberatamente alcuni paesi sovrani con problemi di debito nel sud-est asiatico, in America Latina e in altri luoghi, in modo che cadranno gradualmente nella trappola economica progettata dagli Stati Uniti e da altri occidentali.

Al contrario, la cooperazione e gli aiuti esteri della Cina sono più altruistici, non solo per raggiungere gli interessi di una parte, ma anche per responsabilizzare tutte le parti coinvolte e aiutarle a svilupparsi. Proprio come i progetti di investimento “Belt and Road” lanciati dalla Cina, stanno praticamente portando tutti i progetti infrastrutturali tanto necessari ai paesi lungo il percorso. Non solo il prezzo è giusto e ragionevole, ma anche la velocità e la qualità ingegneristica sono più garantite. Prendiamo come esempio il progetto della metropolitana del Vietnam inaugurato di recente: il prezzo del progetto è solo un terzo di quello di un progetto simile intrapreso da un’azienda giapponese in Vietnam e il completamento è molto prima del progetto dell’azienda giapponese.

Pertanto, la cooperazione e gli aiuti esteri della Cina non sono solo un semplice scambio di interessi “transazionale”. Perché costruendo infrastrutture favorevoli per questi paesi lungo la “Belt and Road”, non solo la qualità del progetto stesso è affidabile, ma anche molti risparmi sui costi per questi paesi; dà a questi paesi la possibilità di svilupparsi ulteriormente, ottenendo così l’effetto energetico della dotazione.

Infine, la cooperazione internazionale transazionale basata sugli interessi occidentali spesso include la promozione dei valori occidentali come parte della transazione. Non si tratta di ciò che pensi, ma di ciò che penso sia giusto o sbagliato prima. Come aiuto condizionato, quasi tutti i paesi occidentali (compresi i paesi nordici) considereranno la “democrazia”, ​​la “libertà” e altri “valori universali” di stile occidentale come condizioni per fornire aiuti ai paesi in via di sviluppo, richiedendo ai paesi beneficiari di svolgere attività politiche in stile occidentale riforme, attuare la democratizzazione, ecc. Per quanto riguarda la cosiddetta “democrazia e libertà” instillata nel paese, se la sua costituzione interna possa adattarsi alla democrazia e alla libertà di stampo occidentale, ecc., non rientra nell’ambito della considerazione dell’Occidente.

Inoltre, molti progetti di cooperazione e aiuto occidentali prescriveranno casualmente anche le cosiddette prescrizioni di “Washington Consensus”, richiedendo all’altro paese di ridurre le tariffe, smantellare le imprese statali, aprire il mercato, ecc., il che porterà ulteriormente al crollo delle industrie locali di questi paesi. .

Al contrario, la cooperazione e l’assistenza dalla Cina sono senza dubbio un chiaro flusso per la comunità internazionale. È diverso dalla falsa “rettitudine” di “legare con la forza” alcune cose disordinate e irrilevanti nella cooperazione internazionale occidentale e cogliere l’occasione per promuovere la cosiddetta “democrazia e libertà” in stile occidentale della società umana. Se la cooperazione e l’assistenza dalla Cina promuove anche l’idea di valori. , quindi l’unico valore che promuoviamo è la vera rettitudine della società umana, che è migliorare efficacemente il benessere delle persone dell’altro paese. Che si tratti di costruire ponti, costruire strade, costruire porti o investire in telecomunicazioni di base, logistica, ecc., la Cina non si basa solo sullo scambio di interessi, ma rafforzerà ulteriormente le capacità e i punti di forza dell’altro paese in vari aspetti . Pertanto, per la parte partner, non solo riflette i vantaggi di una cooperazione reale e reciprocamente vantaggiosa, ma ha anche l’effetto di “potenziare” l’altra parte.

Proprio per questo, sebbene ai media occidentali piaccia sempre lamentarsi delle “trappole” degli investimenti dalla Cina, la maggior parte dei paesi del mondo è sempre stata interessata agli investimenti dalla Cina e la cooperazione è benvenuta (ad esempio la Cina convocato una conferenza internazionale sulla Belt and Road, e il numero di leader nazionali che sono venuti a partecipare ha persino superato la normale conferenza delle Nazioni Unite). Ciò dimostra anche che il leader della cooperazione internazionale in futuro avrà sicuramente un posto in Cina. Inoltre, i paesi che apprezzano veramente i vantaggi della cooperazione internazionale abilitata dalla Cina, saranno anche molto disposti a collaborare con la Cina per riscrivere e formulare nuovi ordini e nuove regole per la futura cooperazione internazionale.

Il futuro dell’ordine internazionale e delle regole

Due recenti casi storici possono ulteriormente vedere il posto della Cina nelle regole e nell’ordine internazionale.

In primo luogo, negli ultimi anni, il governo degli Stati Uniti ha sistematicamente obbligato le società cinesi controllate dallo stato a rimuovere le liste negli Stati Uniti. Inoltre, il governo degli Stati Uniti continua a richiedere ad altre società cinesi quotate negli Stati Uniti di rivelare ulteriormente i propri conti alle società di revisione statunitensi, altrimenti saranno espulse dalla borsa statunitense. Al contrario, il governo cinese ha anche iniziato a inasprire gradualmente le normative sulle società cinesi quotate all’estero, in particolare quelle quotate negli Stati Uniti. Diventa sempre più evidente anche l’intenzione di utilizzare Hong Kong e altri luoghi per sostituire gli Stati Uniti come piattaforma principale per il finanziamento all’estero delle imprese cinesi.

Un’altra cosa è che a seguito dell’iniziativa “One Belt, One Road” lanciata da Cina, Stati Uniti e Unione Europea hanno successivamente proposto i propri piani infrastrutturali globali. Naturalmente, che si tratti della “Build Back Better World Initiative” (B3W) proposta dagli Stati Uniti, o del programma “Global Gateway” (Global Gateway) lanciato dall’Unione Europea, tutti sottolineano le proprie caratteristiche. Per differenziarsi dall’iniziativa cinese “Una cintura, una strada”, questi piani esaltano concetti come “valori”, “standard elevati” e “sostegno al settore privato”. Per quanto riguarda la reale attuazione, l’effettiva portata degli investimenti e i benefici che porterà ad altri paesi in via di sviluppo, si stima che per un po’ non vedremo risultati concreti.

Attraverso questi due eventi, possiamo vedere i cambiamenti nell’ordine internazionale e nelle regole del mondo in futuro, e ci sono due possibili tendenze. In particolare, il crescente confronto tra Cina e Stati Uniti riflesso nel primo esempio mostra il futuro ordine e regole internazionali: nel breve termine, si tende a continuare ad ampliare il confronto e il conflitto. Tuttavia, quest’ultimo evento mostra che, almeno nel campo della cooperazione internazionale, nel lungo periodo c’è anche la possibilità che il mondo si stia allineando all’ordine e alle regole stabilite dalla Cina.

Il primo incidente è un microcosmo di Cina e Stati Uniti che iniziano a lottare per il predominio dell’ordine e delle regole internazionali mondiali sullo sfondo degli Stati Uniti che cercano unilateralmente di disaccoppiarsi dalla Cina. In apparenza sembra che sempre più aziende cinesi si stiano ritirando dal mercato azionario statunitense, ma in realtà si riflette anche dal lato che anche Wall Street, attuale centro della finanza globale, sta diventando sempre più accessibile alle aziende e agli investitori cinesi .Facoltativo.

Dopotutto, dal punto di vista della parità del potere d’acquisto (PPP), la Cina era la più grande economia del mondo molti anni fa; anche in termini di tassi di cambio, secondo le previsioni economiche tradizionali, la forza economica complessiva della Cina ha superato quella degli Stati Uniti in circa dieci anni. . Il mercato interno cinese è abbastanza forte da essere ben finanziato e non è difficile attrarre di più dal resto del mondo. Pertanto, sebbene questa questione sia stata inizialmente provocata dagli Stati Uniti, non spetta agli Stati Uniti decidere quando finirà. I mercati azionari della Cina continentale e di Hong Kong hanno utilizzato la propria serie di ordini e regole per competere con il mercato azionario statunitense e hanno iniziato a competere per il predominio della finanza e degli investimenti internazionali, ma non è chiaro chi li ucciderà.

In ultima analisi, finché non ci saranno nuove rivoluzioni industriali o innovazioni tecnologiche, l’Occidente, in quanto mercato maturo, ha possibilità limitate di generare affari incrementali; e il vantaggio della Cina sta proprio nel fatto che la Cina è il mercato incrementale più grande del mondo e la Cina è un mercato maturo nel campo della tecnologia e dell’esercito. , le industrie di front-end, ecc. si sono avvicinate o addirittura superate l’Occidente in alcune aree. Anche ora, il botteghino complessivo dei film cinesi ha superato quello degli Stati Uniti. Le vendite di auto in Cina sono state le più grandi al mondo per 12 anni consecutivi. Recentemente, la Cina ha superato gli Stati Uniti diventando il più grande paese consumatore del mondo, e così via .

Attualmente, il PIL pro capite cinese è solo un sesto di quello degli Stati Uniti.Se il PIL pro capite cinese può raggiungere la metà di quello degli Stati Uniti in futuro, l’aggregato economico cinese sarà più grande dell’intera UE e degli Stati Uniti Stati uniti. Pertanto, il futuro mercato cinese sarà così ampio da poter supportare non solo le società locali, ma anche un certo numero di società straniere e straniere. Per molte aziende eccezionali in Europa e in America, se continuano a fare affari in Cina, potrebbe essere solo questione di tempo prima che i vantaggi del mercato cinese superino in futuro il loro mercato interno.

E le aziende americane come General Motors, Tesla e Apple hanno storicamente raccolto molto di più che semplici ritorni redditizi dai loro investimenti cinesi. Queste aziende hanno assicurato la loro posizione di leadership internazionale nel settore integrando le loro attività in Cina, sfruttando il talento e i vantaggi della produzione cinese e gli scambi tecnici.

Elon Musk ha più volte sottolineato che l’azienda più competitiva per Tesla potrebbe venire dalla Cina. Ciò significa anche che se le aziende straniere e straniere non possono sopravvivere nella forte concorrenza del mercato cinese, c’è il rischio di diventare aziende di secondo e terzo livello nel mondo. È proprio per questo che la serie di tentativi degli Stati Uniti dai tempi di Trump di disaccoppiarsi economicamente dalla Cina, sperando che le vere industrie tornino negli Stati Uniti o almeno si trasferiscano dalla Cina, sono in realtà in gran parte un pio desiderio.

Pertanto, anche i media conservatori che rappresentano il capitale nazionale e le imprese negli Stati Uniti sostengono ogni giorno la minaccia della Cina, considerano l’investimento di capitali e imprese multinazionali in Cina un comportamento da “capitale nemico” e esercitano molta pressione su alcune persone che “scommettono da entrambe le parti” in Cina e negli Stati Uniti. Gli investitori si scatenano, ma il futuro dell’economia mondiale è in definitiva in Cina. Ci sono molte persone ragionevoli negli Stati Uniti, proprio come Joseph Nye, famoso per aver proposto il concetto di “soft power”, ha detto francamente: “È sbagliato pensare che possiamo disaccoppiare completamente l’economia dalla Cina senza pagare un costo economico enorme . di”. Dopotutto, non è solo la Cina ad aver beneficiato della globalizzazione del commercio e il mondo occidentale non è monolitico.

È anche in questo contesto che il leader che cambia l’ordine e le regole in realtà non è un grosso problema per le aziende e gli investitori di tutto il mondo. Inoltre, negli ultimi anni la Cina ha compiuto grandi progressi nella costruzione dello Stato di diritto: la tutela dei diritti privati ​​e del capitale privato fornita da una serie di leggi e regolamenti come il codice civile e la legge sugli investimenti esteri non è più in vigore in linea con la prassi internazionale qualsiasi differenza sostanziale.

Poiché il confronto e il conflitto tra Cina e Stati Uniti continuano a intensificarsi, nel peggiore dei casi, la Cina può persino rinunciare al mercato statunitense (compreso andare negli Stati Uniti per il finanziamento del mercato dei capitali, ecc.); tuttavia, è improbabile che gli Stati Uniti rinunciare volontariamente al capitale e alle imprese statunitensi E gli investitori hanno un crescente interesse economico nel mercato cinese.

Questo è il motivo per cui, nel breve termine, il confronto punto a punto e il conflitto tra Cina e Stati Uniti causeranno il cosiddetto problema del “fare la fila”. Anche così, la maggior parte dei paesi del mondo non ha seguito la cieca obbedienza del confronto tra USA e Unione Sovietica. Prima del 1980, l’Unione Sovietica ha speso ingenti somme di denaro per organizzare grandi Giochi Olimpici a Mosca e più di 60 paesi hanno partecipato al boicottaggio diplomatico avviato dagli Stati Uniti; alle Olimpiadi invernali di Pechino di quest’anno, solo pochi paesi hanno seguito gli Stati Uniti States e ha affermato di non inviare funzionari.

Naturalmente, gli Stati Uniti, attraverso la loro cerchia di amici, perseguono e intercettano la Cina attraverso alcuni piccoli mezzi, che causeranno temporaneamente alcune difficoltà allo sviluppo di alcune delle società cinesi colpite. Tuttavia, a lungo termine, fintanto che il mercato cinese può sostituire il mercato statunitense come mercato più grande del mondo, e può diventare costantemente la principale forza trainante per la crescita economica di tutti i paesi del mondo, la voce e la posizione della Cina a livello internazionale le regole e l’ordine inevitabilmente aumenteranno e supereranno persino gli Stati Uniti e l’Unione Europea, che è la tendenza generale.

Infatti, nell’ambito della cooperazione internazionale, attraverso il secondo evento sopra citato, si intravede già l’indizio che il vento di levante prevarrà su quello di ponente. Per quanto riguarda gli investimenti infrastrutturali globali, non si considerano le motivazioni geopolitiche dell’iniziativa “Return to a Better World Initiative” proposta dagli Stati Uniti e del piano “Global Gateway” lanciato dall’Unione Europea. , Medio Oriente e Centro e il Sud America per rallentare il crescente problema dei profughi e dell’immigrazione clandestina negli Stati Uniti e nell’Unione Europea. Ciò è paragonabile alla difesa della Cina di costruire una “comunità con un futuro condiviso per l’umanità” e al suo sincero desiderio di includere i paesi “Belt and Road” sulla strada di un rapido sviluppo con la Cina.

Tuttavia, come accennato in precedenza, la cooperazione e l’assistenza del mondo occidentale rappresentato dagli Stati Uniti nei paesi in via di sviluppo è sempre stata in passato orientata all’interesse personale. Anche se la quantità e il numero di progetti superano quelli cinesi, l’approccio “dare un pesce a un uomo” basato su prestiti e assistenza non può risolvere i problemi di sviluppo che i paesi in via di sviluppo devono affrontare urgentemente. Infatti, se il Canale di Panama viene conteggiato a malincuore come un progetto di costruzione realizzato dagli Stati Uniti per i paesi in via di sviluppo, a più di 100 anni dal completamento di questo progetto, gli Stati Uniti non hanno altri importanti progetti infrastrutturali a beneficio di altri paesi in via di sviluppo. . Questo è molto diverso dal fatto che la Repubblica popolare cinese ha iniziato a investire molto in progetti come la ferrovia Tazara in Africa poco dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese ed è stata entusiasta di aiutare i paesi in via di sviluppo sin dall’inizio.

Pertanto, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno successivamente lanciato le proprie versioni dei loro piani di cooperazione con le infrastrutture, che è essa stessa una risposta alla Belt and Road Initiative della Cina e una revisione direzionale della sua passata cooperazione e assistenza internazionale. Se il mondo occidentale come gli Stati Uniti e l’Unione Europea inizia davvero a imparare dalla Cina e ad aiutare i paesi in via di sviluppo nella costruzione di infrastrutture, una volta che questa tendenza di cooperazione internazionale sarà effettivamente attuata e attuata, allora dal punto di vista del vero significato di migliorare il benessere della società umana, indubbiamente è cosa meritoria.

Inoltre, nel campo della cooperazione internazionale, la Cina è diventata di fatto il leader di standard e ordini internazionali pertinenti attraverso l’iniziativa “One Belt, One Road”. Non importa come gli Stati Uniti e l’UE intrecciano la loro pseudo “rettitudine” e “valori”, la cooperazione internazionale orientata ai risultati diventerà sicuramente un nuovo indicatore fintanto che le perle della Cina saranno avanti. In futuro, in base al principio generale dello sviluppo indipendente di tutti i paesi, l’ordine e le regole internazionali considereranno veramente lo sviluppo del benessere della gente comune in tutto il mondo come la rettitudine della società umana, e tutti i metodi benefici possono essere adottata, invece della sola democrazia liberale in stile occidentale.

In breve, “pace mondiale sotto il dominio della Cina” non significa che la Cina voglia competere con il mondo occidentale per l’egemonia, perché la nostra visione di una “comunità con un futuro condiviso per l’umanità” si basa sull’idea di co -prosperità, convivenza e cooperazione vantaggiosa per tutti. Purtroppo, i paesi occidentali guidati dagli Stati Uniti sono ancora immersi, come sempre, nel mito della Guerra Fredda, provocando dispute ideologiche sempre più insignificanti con Cina, Russia e altri paesi. Inoltre, la società occidentale tradizionale considera ancora ostinatamente qualsiasi politica con ideologia socialista o tendenze stataliste come una “grande erba velenosa” indipendentemente dalla sua efficacia.

Al contrario, l’odierna società cinese è abbastanza matura e sicura di sé da non considerare più l’ordine e il pensiero liberali come una bestia mostruosa. In realtà, l’atteggiamento fattuale di “la pratica è l’unico criterio per verificare la verità” significa anche che aderiamo all’approccio orientato ai risultati e adotteremo attivamente qualsiasi politica liberale che sia veramente vantaggiosa per la Cina. Possiamo anche accettare umilmente critiche costruttive, comprese quelle del mondo occidentale.

Questi sono anche uno dei motivi più importanti per cui il mondo occidentale è diventato sempre più difficile negli ultimi anni, mentre la Cina è stata in grado di crescere con la tendenza. “Mille vele passano accanto a una barca che affonda e mille alberi spuntano davanti a un albero malato.” Quando ci troviamo di fronte a tali “barche che affondano” e “alberi malati” in Occidente, il futuro è arrivato e “il mondo la pace sotto il dominio della Cina” può anche essere pienamente prevista.

Questo articolo è un manoscritto esclusivo di Observer.com.Il contenuto dell’articolo è puramente personale opinione dell’autore e non rappresenta il punto di vista della piattaforma

Ucraina, il conflitto 17a puntata. L’attesa_con Max Bonelli e Stefano Orsi

Una situazione di stallo apparente con l’esercito ucraino che riesce a rosicchiare parte dei territori perduti. L’iniziativa sul campo sembra essere passata in maniera più duratura al regime ucraino. Un paradosso a confronto della enorme perdita di materiale bellico e della sua capacità di produzione in loco e soprattutto della strage di uomini attinti da un serbatoio certamente limitato. Una diretta conseguenza invece del crescente coinvolgimento della NATO e degli Stati Uniti nel conflitto sino ad assumerne direttamente la gestione, la direzione e la supervisione sino a sopperire alle gravi carenze di militi con mercenari e militari stranieri appena dismessi. L’esercito russo sembra in posizione di attesa, pronto a conservare ed accumulare forze in vista di uno scontro ben più ampio e dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche per tutti i condendenti dichiarati o dietro le quinte. Deve risolvere in breve tempo problemi cruciali di assetti politici interni e di riorganizzazione dopo di che non sarà più facile per i contendenti occulti operare dietro le quinte e con la carne di cannone dei terzi ucraini e di chi vorrà aggiungersi ad essi. Il rifiuto di una trattativa seria e il sostegno ad un regime guerrafondaio all’esterno ed aguzzino e razzista, spietato al proprio interno, quale quello ucraino, stanno rendendo sempre più doloroso e costoso il necessario passo indietro. In gioco c’è la tenuta dell’attuale leadership statunitense all’interno e all’esterno degli Stati Uniti. Al momento e in apparenza la sua partita prosegue con il punto perso in Afghanistan e due punti guadagnati a Taiwan e in Europa. E’, però, un continuo azzardo al rialzo al quale basta perdere l’ultimo punto per compromettere l’intero gioco.
Intanto il conto più salato, in termini di sottomissione, passività e stupidità, a diverso titolo, lo stanno pagando gli europei. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v1mn7i8-ucraina-il-conflitto-17a-puntata-lattesa-con-m-bonelli-e-s-orsi.html

IL TERZO, di Teodoro Klitsche de la Grange

IL TERZO

Julien Freund sosteneva che il conflitto è una relazione sociale bipolare, la quale comporta l’assenza (la dissoluzione, l’estraneità) del terzo dal rapporto. Utilizzando l’espressione del noto principio di logica, è caratterizzato dal terzo escluso.

Il terzo, scriveva il pensatore alsaziano riguardo alla polarità, la elimina in partenza, e poi la ritrova alla conclusione, senza contare che può infrangere la dualità conflittuale. Il terzo si manifesta così come la nozione correlativa, per contrasto, al conflitto.

Il terzo, scriveva Freund, aderendo alla tesi di Simmel, è di tre tipi. Il primo è il terzo imparziale, che non ha interessi nel conflitto, onde è il decisore/intermediario ideale per conciliare i contendenti a far cessare il conflitto. Deve avere autorità e in genere un certo potere per orientare la decisione delle parti in conflitto.

Il secondo tipo è “il terzo ladrone” (larron). Non è implicato nella guerra, ma ne trae benefici per se stesso. Tra i tanti sotto-tipi in cui può suddividersi tale tipo-genere, i più frequenti sono: poter perseguire il proprio tornaconto, contando sulla distrazione dei contendenti o, in altri casi, fare affari con i contendenti (o con uno di essi).

Il terzo tipo è quello del terzo che divide et impera. In questa sotto-classe il terzo non è né il decisore né il profittatore del conflitto: ne è talvolta colui che lo suscita, ma per lo più chi lo mantiene ed alimenta. Del quale tipo è ricolma la storia. Tanto per fare un esempio la politica di Richelieu nella guerra dei trent’anni, prima dell’intervento francese, in soccorso dei protestanti. O, per la politica interna, quella degli Asburgo verso i popoli nell’impero austro-ungherese.

Nella guerra russo-ucraina chi – e di che tipo – può essere il terzo? Il decisore, il profittatore, il suscitatore?

Quanto al profittatore, ce n’è tanti e, per lo più privati, che è superfluo parlarne.

Anche perché la posizione del terzo larron, è conseguenza – prevalentemente – di decisioni altrui e non proprie. Pertanto ha poche possibilità sia di suscitare che di far cessare la lotta.

Neppure si vede un terzo che abbia i connotati del primo tipo: non c’è nessuno che sommi in se neutralità (nel senso prima specificato), autorità e potere. Gli USA sono i protettori dell’Ucraina, come Richelieu lo era dei principi protestanti, e hanno ampiamente aiutato una delle parti e preso misure contro l’altra; l’U.E. non ha l’autorità, né il potere, e neppure è neutrale, anche se ha tutto l’interesse a far cessare il conflitto.

La Cina ha tenuto un comportamento relativamente equidistante tra i contendenti ed  è sotto questo aspetto, idonea; ma è dubbio se abbia il potere e ancor più il tasso minimo di autorità presso i contendenti. Il Vaticano si è saggiamente mantenuto in equilibrio tra le parti; ma anche se – credo – ha una certa autorità, ha pochissimo – o nessun – potere. Intendendo qui come “potere” l’impiego di incentivi alla pace o disincentivi alla guerra.

Di converso appare più chiaramente percepibile la presenza di terzi “suscitatori”. Forniture di armi e sanzioni possono disincentivare l’aggressore, ma sicuramente prolungano la guerra e probabilmente la intensificano.
Sempre tornando a Richelieu, la guerra dei trent’anni ebbe tale durata proprio grazie al denaro che il cardinale dava in abbondanza alla parte più debole, ossia ai protestanti. Per farla cessare fu necessario, tuttavia, l’intervento militare della Francia, con relativo abbandono del ruolo di terzo.

Nel conflitto russo-ucraino i “terzi” abbondano, ma dei tipi “polemogeni”; mancano, allo stato, quelli del primo tipo.

A meno che uno dei belligeranti non si riconosca sconfitto o ambedue trovino un’intesa pacifica (ipotesi che appare ancor più difficile), la durata appare rimessa alla volontà delle stesse. E la durata anche.

Teodoro Klitsche de la Grange

 

Il conflitto ucraino potrebbe aver già fatto deragliare la traiettoria della superpotenza cinese, di Andrew Korybko

Articolo importantissimo che contribuisce a decifrare almeno in parte il filo conduttore che guida l’azione di due paesi emergenti, per meglio dire riemergenti, miranti a creare le condizioni di un mondo multipolare in grado di garantire l’autonomia e la capacità di azione degli stati estranei ad una logica uni o bipolare. Una ambizione ed una strategia molto complessa, avventurosa e difficile da realizzare, ma che potrebbe offrire persino ai paesi europei, i più invischiati nella sudditanza unipolare e tutt’al più nella dinamica bipolare, qualche spiraglio di reale autonomia decisionale. Tanto più che gli europei dovrebbero ormai imparare che il principale nemico lo hanno in casa loro. La designazione da parte della attuale leadership statunitense della Russia come nemico da disintegrare assume nuova rilevanza e nuova chiarezza nelle motivazioni. Resta l’ombra della attuale incerta conduzione del conflitto in Ucraina ad opera della leadership russa a porre una ipoteca, non sappiamo quanto pesante, a questa strategia già di per sé così complessa. Come la ritirata disastrosa degli Stati Uniti dall’Afghanistan, anche di converso, uno stallo prolungato della Russia in Ucraina può determinare un cambiamento negli equilibri di potere e nell’orientamento dei centri decisori in India. Uno stallo prolungato del conflitto rischia di compromettere sul nascere la grande credibilità che sul piano della sicurezza militare la Russia si è conquistata in Siria, in Georgia e in Cecenia e riverberata in Africa e addirittura in alcuni paesi del Sud-America. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Con le basi strutturali della grande strategia cinese immensamente destabilizzate dalle conseguenze di quel conflitto rispetto alle crisi alimentari e dei combustibili prodotte artificialmente dai Golden Billion in tutto il Sud del mondo, che rischia profondi disordini socio-politici nel prossimo futuro in grado di minacciare le prospettive della BRI, insieme all’autonomia strategica recentemente rafforzata dell’India e della Russia, nonché il ruolo sempre più indispensabile di stabilizzazione della sicurezza di Mosca nei paesi in via di sviluppo che integra il suo ritrovato potere soft (rivoluzionario), la traiettoria della superpotenza di Pechino sembra probabilmente insostenibile.

L’ascesa pacifica della Cina

La pacifica ascesa economica della Cina negli ultimi quattro decenni, resa paradossalmente possibile in larga misura dal suo rigoroso rispetto delle norme internazionali legate ai processi di globalizzazione guidati dagli Stati Uniti, l’ha collocata sulla traiettoria dello status di superpotenza. Sono state la crescente consapevolezza di questo fatto e le credibili preoccupazioni circa le sue conseguenze per l’egemonia unipolare americana che hanno spinto l’ex presidente degli Stati Uniti Trump a lanciare la sua guerra commerciale contro la Repubblica popolare, che doveva fungere da complemento economico al “Pivot to Asia” avviato dal suo predecessore Obama. Questi due si sono fusi con la guerra dell’informazione per costituire collettivamente quella che può essere oggettivamente descritta come la guerra ibrida degli Stati Uniti contro la Cina che mira a garantire la preminenza americana in questo secolo.

Bi-Multipolarità

In risposta a questi atti di aggressione non provocati, la Repubblica popolare ha iniziato a modernizzare le sue forze militari, ha infine promulgato il suo nuovo paradigma economico di doppia circolazione e ha iniziato a investire pesantemente per migliorare la capacità attrattiva del soft power attraverso una più efficace sensibilizzazione dei media alla comunità internazionale. In assenza di una grave crisi di sicurezza, ciò avrebbe dovuto essere sufficiente per garantire che la Cina rimanesse sulla sua traiettoria di superpotenza anche nonostante le interruzioni economiche globali (e in particolare della catena di approvvigionamento) causate dalla pandemia di COVID-19. Di conseguenza, il pensatore indiano Sanjaya Baru ha valutato accuratamente a metà del 2020 che le relazioni internazionali potrebbero essere descritte come in uno stato di bipolarità .

Questo concetto si riferisce alle superpotenze americane e cinesi (prprossime o già esistenti) che esercitano la maggiore influenza sul sistema globale, al di sotto delle quali ci sono grandi potenze come l’India e la Russia, e quindi stati di dimensioni relativamente medie e piccole che hanno minima influenza nel dare forma agli eventi. Baru ha previsto che le relazioni internazionali saranno così definite sempre più dalla complessa interazione tra gli attori all’interno e tra questi tre livelli. Estrapolando dalla sua intuizione, si può sostenere che gli interessi dell’India e della Russia risiedono nell’assemblare congiuntamente un terzo polo di influenza per facilitare l’emergere della tripolarità all’interno di questo sistema in modo da accelerare la sua evoluzione finale verso una più complessa multipolarità (“molteplicità”) .

Le vere radici del conflitto ucraino

È stato con in mente questa grande strategia condivisa che quei due hanno iniziato a lavorare insieme in modo informale per creare un nuovo Movimento dei Non Allineati (” Neo-NAM “) a tal fine, che si prevedeva il modo di massimizzare l’autonomia strategica dei membri di questa rete all’interno del presente fase intermedia bi-multipolare della transizione sistemica globale alla multipolarità. In concomitanza con ciò, la Russia ha cercato di raggiungere un importante accordo di sicurezza con gli Stati Uniti in Europa alla fine del 2021 al fine di allentare le tensioni lì. Un simile risultato sarebbe stato reciprocamente vantaggioso dal punto di vista di Mosca. Avrebbe potuto portare in equilibrio quella Grande Potenza eurasiatica tra la metà orientale (Cina) e quella occidentale (UE) del supercontinente mentre gli Stati Uniti si concentravano maggiormente sul “determinare”/”contenere” il loro concorrente cinese.

Quello che nessuno si aspettava era che l’élite americana ideologicamente guidata avrebbe invece dato la priorità a “determinare “/”contenere” prima la Russia, cosa che consideravano un passo nella direzione di un più efficace “scoraggiamento”/”contenimento” della Cina a lungo termine. Dal loro punto di vista, indurre la Russia a intraprendere un’azione militare in Ucraina in difesa delle sue obiettive linee rosse di sicurezza nazionale che la NATO ha attraversato in quell’ex Repubblica Sovietica aveva lo scopo di creare l’opportunità per riaffermare l’egemonia unipolare in declino degli Stati Uniti sull’Europa. Da lì e con il tempo, l’America si aspettava di avere una UE recentemente militarizzata che “deterrebbe”/”contenesse” la Russia per suo conto come parte della strategia di “condivisione degli oneri” di Trump, mentre gli Stati Uniti hanno replicato questa stessa politica nell’Asia-Pacifico contro la Cina tramite AUKUS e altri blocchi simili alla NATO.

Dopo la positiva riaffermazione della loro egemonia unipolare in declino sull’Europa, gli Stati Uniti avrebbero anche molte più risorse economiche, finanziarie e militari per “scoraggiare”/”contenere” la Cina che se accettassero semplicemente le richieste di garanzia di sicurezza della Russia e consentissero all’UE di mantenere una parvenza di autonomia strategica. Da una grande prospettiva strategica americana, questo risultato è visto come un vantaggio per il loro paese nella sua competizione da superpotenze con la Repubblica Popolare, senza la quale temevano che la Cina sarebbe rimasta sulla sua traiettoria descritta in precedenza e quindi forse la avrebbe persino superata in influenza e potere nel prossimo futuro. Si è quindi deciso di provocare a tal fine la destabilizzazione senza precedenti dell’ordine mondiale post-Vecchia Guerra Fredda attraverso il conflitto ucraino.

Le conseguenze iniziali della guerra per procura russo-statunitense

Nonostante queste intenzioni, inizialmente sembrava che anche questo sviluppo inaspettato non sarebbe stato sufficiente a compensare in modo significativo la traiettoria della superpotenza cinese. Molti hanno predetto che l’improvvisa concentrazione degli Stati Uniti sul “determinare”/”contenere” la Russia in Europa avrebbe influenzato negativamente la sua guerra ibrida contro la Cina impantanando i suoi diplomatici, esaurendo le sue risorse economiche e militari e facendo così preoccupare gli alleati dell’Asia-Pacifico che l’America non poteva garantire adeguatamente gli interessi a somma zero della loro élite nei confronti della Repubblica Popolare; il che a sua volta potrebbe portarli a “camminare” con Pechino invece di “bilanciarsi” contro di essa con Washington. In altre parole, si pensava che i processi scatenati dal conflitto ucraino creassero opportunità impreviste per accelerare l’ascesa della Cina come superpotenza.

Negli oltre sette mesi dall’inizio dell’ultima fase di quel conflitto, questo si è indiscutibilmente trasformato in una guerra per procura della NATO guidata dagli Stati Uniti contro la Russia attraverso l’Ucraina; conflitto che il presidente Putin ha affermato essere guidato dal desiderio dell’élite americana di ” balcanizzare ” la sua Grande Potenza. Ha articolato in dettaglio le dimensioni di questa Nuova Guerra Fredda durante lo storico discorso che ha pronunciato il 30 settembre prima della firma dei documenti collegati alla riunificazione di Novorossiya con la Russia, i quali includevano anche una visione cruciale dei piani globali degli Stati Uniti nel vis a vis con la Cina e più oltre in tutto il Sud del mondo. Il suo discorso è stato un manifesto rivoluzionario finalizzato ad ispirare i paesi non occidentali e le loro società a unirsi in opposizione al complotto neocoloniale dell’élite occidentale guidata dagli Stati Uniti per soggiogare il mondo intero.

Mentre si potrebbe essere tentati di pensare che questo sviluppo aggiunga credito alla previsione che la traiettoria della superpotenza cinese continuerà presumibilmente ad accelerare a causa del più grande conflitto europeo dalla seconda guerra mondiale, e quindi ridurrà il tempo necessario alla Repubblica popolare per diventare il concorrente alla pari degli Stati Uniti sulla scena mondiale, in realtà ha complicato le cose per ragioni che ora verranno spiegate nel resto di questa analisi. Tanto per cominciare, le conseguenze macroeconomiche di questa guerra per procura sempre più intensificata hanno destabilizzato le basi globali da cui dipende la grande strategia economica della Cina. In particolare, ha provocato una crisi sistemica senza precedenti in tutto il Sud del mondo a causa delle sanzioni statunitensi per cibo e carburante contro la Russia.

Conseguenze a cascata nel sud del mondo

L’ascesa pacifica della Cina come superpotenza si basa sulla continua convergenza della sua economia con il resto del Sud del mondo al fine di creare una relazione di interdipendenza complessa e, idealmente, indissolubile, che la Repubblica popolare descrive come una comunità di destino comune per l’umanità . I mezzi attraverso i quali ciò avrebbe dovuto essere avanzato sono i progetti associati alla sua Belt & Road Initiative (BRI), che rafforzano in modo completo i legami commerciali e di investimento tra la Cina e le sue dozzine di partner. Pechino si aspettava che ciò avrebbe portato gradualmente a una riforma delle basi economico-finanziarie delle Relazioni Internazionali, le quali sarebbero poi arrivate ad avere implicazioni istituzionali-politiche che avrebbero preceduto quelle militari-strategiche necessarie per sancire il suo status di superpotenza.

Senza un accesso affidabile al lavoro, ai mercati e alle risorse del Sud del mondo ( e in particolare dell’Africa ), che gli stati beneficiari forniscono in cambio di infrastrutture cinesi, altri investimenti e tecnologia condivisi senza alcun vincolo politico se non il supporto implicito per la sua posizione sul mercato interno questioni (Hong Kong, Taiwan, Tibet, Xinjiang, ecc.) – l’ascesa della Cina come superpotenza sarebbe stentata. Non sarebbe in grado di raggiungere la crescita reciprocamente vantaggiosa necessaria per raggiungere il livello di riformare gradualmente le basi economico-finanziarie delle Relazioni Internazionali, le quali a loro volta compenserebbero i suoi piani di riforme istituzionali-politiche e, in definitiva, anche militari-strategiche. Qui sta la grande sfida strategica posta dalla crisi alimentare e petrolifera globale provocata dagli Stati Uniti .

I paesi del Sud del mondo corrono un serio rischio di massicci disordini socio-politici guidati da queste crisi sistemiche fabbricate artificialmente, catalizzate dalle sanzioni anti-russe americane. Le loro prospettive di crescita a breve, per non parlare di lungo termine, restano pertanto incerte. Questo a sua volta ha gettato una svolta nei grandi piani strategici della Cina poiché il suo nuovo paradigma economico di doppia circolazione non ha ancora portato alla robusta circolazione interna necessaria per proteggersi da sfide impreviste al suo commercio internazionale. Questo non vuol dire che la Cina sia pronta a sperimentare una crescita negativa, ma solo che ora è costretta da circostanze al di fuori del suo controllo a respingere i piani legati alla sua ascesa come superpotenza a causa degli shock sistemici causati dalla guerra commerciale, COVID-19 , e più recentemente il conflitto ucraino.

Screditare lo scenario in cui la Russia diventa sempre il “partner junior” della Cina

Queste conseguenze sistemiche a cascata pongono sfide formidabili alla grande strategia cinese, tutte esacerbate dal fatto che la Russia non si è affrettata a concludere gli accordi sbilenchi con la Repubblica Popolare che molti osservatori occidentali si aspettavano avrebbe fatto alla vigilia del conflitto ucraino nell’eventualità che Mosca fosse intervenuta militarmente lì come alla fine ha fatto. Per essere chiari, non ci sono prove che la Cina si aspettasse nessuno dei due scenari – l’operazione militare speciale della Russia (incluso tutto ciò che è seguito) e il presidente Putin che praticamente ne chiede in seguito il sostegno disperato come l’unica forma presumibilmente possibile di alleggerimento delle sanzioni indipendentemente dai termini – e tuttavia è anche difficile discutere con l’affermazione che il secondo scenario avrebbe aiutato la Cina a gestire queste conseguenze inaspettate.

Ad esempio, se la Russia avesse offerto alla Cina condizioni commerciali e di investimento di vasta portata oltre alla semplice vendita di risorse naturali scontate (che sta offrendo a chiunque abbia la volontà politica di acquistarle a dispetto delle pressioni statunitensi e non solo di quella superpotenza in aumento), allora la Repubblica popolare avrebbe potuto almeno teoricamente ottenere l’accesso a tutto ciò di cui avrebbe bisogno per la sua grande strategia per riprendersi più rapidamente dall’ultimo shock sistemico connesso al conflitto ucraino. Il compromesso, tuttavia, potrebbe essere stato che i termini avrebbero potuto essere oggettivamente sfavorevoli ai grandi interessi strategici della Russia, ponendo questa Grande Potenza sulla traiettoria di diventare il “partner minore” della Cina a lungo termine. Ciò avrebbe rafforzato la bi-multipolarità invece di aiutarla a farla evolvere.

Sensibile quanto lui alla questione della sovranità e dell’autonomia strategica nel sistema internazionale che essa conferisce a tutti coloro che ce l’hanno, il presidente Putin non l’avrebbe mai accettato anche se la Cina l’avesse offerto (e non ci sono prove che abbia mai considerato facendo così), motivo per cui rimane il regno delle congetture politiche tra coloro che hanno previsto questo scenario. In ogni caso, quella sequenza di eventi è stata preventivamente scongiurata dall’India che ha inaspettatamente funzionato come valvola insostituibile della Russia dalle pressioni occidentali, assicurando così che il suo partner strategico speciale e privilegiato non sarebbe mai stato messo in una posizione in cui avrebbe potuto essere costretto a flirtare con quel successore.

L’intervento del cigno nero dell’India

Delhi ha sfidato la pressione delle sanzioni di Washington per accelerare l’espansione globale dei legami con Mosca da febbraio, al servizio dei loro grandi interessi strategici descritti in precedenza relativi alla creazione di un terzo polo di influenza nella fase intermedia bi-multipolare della transizione sistemica globale alla multipolarità; in tal modo massimizzando il più possibile la loro rispettiva autonomia strategica nelle circostanze ritrovate. Questo sviluppo del cigno nero ha anche dissipato tutte le preoccupazioni precedenti sul fatto che l’India diventasse il “partner junior” degli Stati Uniti, cosa che probabilmente sembrava essere sulla traiettoria (indipendentemente dal fatto che ne fosse consapevole o meno) negli ultimi anni prima dell’ultima fase del conflitto ucraino scoppiato a fine febbraio.

Questo è stato un risultato importante in più di un modo. In primo luogo, l’India si è posizionata in una posizione in cui sta bilanciando attentamente tra il Golden Billion occidentale guidato dagli Stati Uniti e il sud globale guidato dai BRICS (ma di fatto finora guidato dalla Cina) di cui fa parte, rendendola così una sorta di kingmaker nel dare forma alla transizione sistemica globale. In secondo luogo, ha dimostrato con orgoglio la sua autonomia strategica nella fase intermedia bipolare di questa transizione attraverso la sua politica di neutralità di principio verso il conflitto ucraino, che ha stabilito un precedente da seguire per gli stati di dimensioni relativamente medie e piccole. In terzo luogo, ciò idealmente assumerebbe la forma di una cooperazione tra i paesi del Sud del mondo e il previsto Neo-NAM; nelle aspettative dell’India un movimento che aiuti tutti a trovare un migliore equilibrio tra le superpotenze americane e cinesi.

Dalla posizione della grande strategia cinese descritta fino a questo punto nella presente analisi, l’ascesa dell’India come Grande Potenza molto attraente e veramente neutrale agli occhi di un numero crescente di stati del Sud del mondo presenta un’altra sfida inaspettata da quando Pechino ha dato per scontato che nessun altro potesse competere in modo credibile con essa nell’influenza tra i paesi in via di sviluppo. Mentre Delhi ovviamente manca dei mezzi economici per offrire alternative alla BRI, compensa questo con la dimensione diplomatica offrendo un nuovo modello con la promessa di contrastare collettivamente il radicamento di tendenze bipolari che rischiano di istituzionalizzare l’informale gerarchia internazionale a tre livelli gerarchia associata al concetto di Baru.

L’emergente lotta sino-indo per il potere morbido

Invece di accettare il loro destino apparentemente inevitabile di rimanere per sempre al livello più basso e quindi non essere mai in grado di esercitare alcuna influenza significativa sugli eventi (sebbene in cambio di infrastrutture, altri investimenti e vantaggi tecnologici connessi con l’accettazione ufficiosa di diventare i “partner minori” della Cina ”), gli Stati di dimensioni relativamente medie e piccole che costituiscono la maggioranza della comunità internazionale hanno ora la possibilità di fare una differenza significativa. Per spiegare, unendosi attraverso il Neo-NAM guidato congiuntamente da India e Russia (la cui seconda dimensione sarà presto elaborata in questa analisi), possono accelerare l’emergere della tripolarità prima dell’ultima evoluzione della transizione sistemica globale verso multiplexità.

Il diavolo rimane nei dettagli, come dice il proverbio cliché, poiché l’interazione tra il secondo e il terzo livello di questa gerarchia internazionale informale associata all’attuale fase intermedia bipolare di quella transizione è impossibile da prevedere con precisione a questo punto. Anche così, i contorni suggeriscono comunque molto fortemente che questa visione delle Relazioni Internazionali sarebbe molto più attraente per il Sud del mondo piuttosto che accettare semplicemente il loro destino apparentemente inevitabile come “partner minori” delle superpotenze americane o cinesi. Questo insieme di stati si sentirebbe incoraggiato dalla terza scelta presentata da un partenariato strategico con l’India per proteggersi dalle superpotenze ed evitare di offendere inavvertitamente entrambi collaborando con il loro rivale.

Collegandosi in modo più stretto e intenso con quei paesi in posizioni simili a quelle che si trovano all’interno della fase intermedia bi-multipolare della transizione sistemica globale, così come con le grandi potenze tripolari/multiplessitarie come l’India (e anche la Russia come presto sarà spiegato), hanno le maggiori possibilità di massimizzare la loro autonomia strategica nell’ottica di ottenere i migliori accordi di partnership possibili con le due superpotenze. Invece di sentirsi spinti dal bipolarismo a diventare il “partner minore” dell’America o della Cina, possono sfruttare i vantaggi strategici associati alla Neo-NAM e al ruolo di India/Russia come partner di bilanciamento di terze parti per cooperare con entrambe le superpotenze senza che ciò sia percepito a spese di uno o dei propri interessi sovrani.

La crescente influenza della Russia nel sud del mondo

Questa possibilità era al di là di qualsiasi cosa la Cina si aspettasse prima della presidenza Trump (che rappresentava il primo dei tre shock sistemici descritti in precedenza rispetto alla sua guerra commerciale) quando era ancora estremamente fiduciosa nel ruolo della BRI nella creazione della comunità di destino comune in grado di gettare le basi economico-finanziarie per le altre riforme sistemiche che prevedeva lungo la sua traiettoria di superpotenza. Non solo sono seguiti altri due shock sistemici, quelli associati alle conseguenze del conflitto ucraino per la sicurezza alimentare e dei combustibili (e quindi la sicurezza socio-politica) del Sud del mondo, essendo l’ultimo; la Russia non ha per altro fornito alimento all’irrealistico scenario che diventasse il “partner minore” della Cina. Ora l’India sta sfidando le basi del bipolarismo.

Non è solo l’India, però, dal momento che anche la Russia sta facendo attivamente questo. Lo storico discorso del presidente Putin del 30 settembre, precedentemente descritto come un manifesto rivoluzionario, ha portato la sua Grande Potenza a diventare immediatamente l’icona della lotta del Sud del mondo contro il neoimperialismo guidato dagli Stati Uniti “Golden Billion”. Come l’India, la Russia non ha i mezzi economici per offrire alternative alla BRI, ma compensa diplomaticamente questa carenza in un senso simile a quello che fa la Grande Potenza dell’Asia meridionale secondo il concetto Neo-NAM, in termini di soft power secondo l’ispirazione globale connesso al suddetto discorso del suo leader, ma anche nella dimensione della sicurezza. Quest’ultimo aspetto è estremamente significativo e verrà ora trattato.

La cooperazione militare convenzionale della Russia con i suoi partner attraverso la vendita di armi serve allo scopo di mantenere l’equilibrio di potere tra le coppie di stati rivali e di scoraggiare l’aggressione americana migliorando le prospettive di soluzioni politiche alle loro controversie a causa delle preoccupazioni per danni collaterali inaccettabili nell’eventualità di un conflitto cinetico. La sua dimensione non convenzionale, nel frattempo, può essere descritta come garanzia di “ Sicurezza Democratica ”. Questo concetto si riferisce all’ampia gamma di tattiche e strategie di contrasto alla guerra ibrida per difendersi preventivamente (e, quando necessario, rispondere efficacemente) alla rivoluzione colorata del Golden Billion (soprattutto quelli catalizzati dalla guerra economica/sanzioni) e dai complotti di destabilizzazione della guerra non convenzionale (insurrezione/ribellione/terrorismo).

Il significato strategico delle soluzioni di “sicurezza democratica” della Russia

In parole povere e ricordando la visione della grande strategia dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti che il presidente Putin ha condiviso durante il suo storico discorso del 30 settembre, è spesso molto più conveniente sotto tutti gli aspetti per l’America punire paesi indipendenti e sovrani attraverso questi mezzi ibridi ( anche attraverso la guerra dell’informazione e le sanzioni) piuttosto che lanciare invasioni/attacchi in stile iracheno o libico, soprattutto se lo stato preso di mira ha capacità convenzionali sufficientemente solide per difendersi e quindi garantire danni collaterali inaccettabili all’aggressore in quello scenario. La sicurezza interna è quindi necessaria per controbilanciare tali minacce, ergo “Sicurezza Democratica” che mira in sostanza a garantire la sicurezza del modello nazionale di democrazia dello Stato preso di mira attraverso una miriade di mezzi.

Oltre a fornire servizi di consulenza su richiesta quando si tratta di aiutare i suoi partner a decidere come rispondere al meglio a scenari di guerra ibrida correlati come Rivoluzioni colorate, la Russia avrebbe anche impiegato i servizi di sicurezza non convenzionali di appaltatori militari privati ​​come Wagner per assistere direttamente quegli stati in situazioni plausibilmente da modi ufficiosi che, soprattutto, non sono all’altezza del soft power e dei rischi strategici associati agli interventi convenzionali a loro sostegno. Insieme alle operazioni di informazione che screditano queste campagne di destabilizzazione, così come agli investimenti strategici in alcuni settori per garantire entrate affidabili da investire nello sviluppo socioeconomico in modo da evitare preventivamente queste stesse campagne, l’assistenza su misura della “Sicurezza Democratica” della Russia può fare una grande differenza .

Nessun paese offre servizi di stabilizzazione della sicurezza così completi ai propri partner, il che conferisce quindi alla Russia un ruolo unico da svolgere negli stati del Sud del mondo, e in particolare quelli in tutta l’Africa da cui dipende la continua crescita economica della Cina in linea con la grande strategia descritta in questa analisi . Vista da questa prospettiva strategica, si può quindi affermare che la cooperazione con la Russia dei paesi in via di sviluppo per la “Sicurezza Democratica” aiuta a difendere i loro investimenti BRI dalle minacce ibride del Golden Billion (Rivoluzioni Colorate e Guerra Non Convenzionale) contro di loro; il che a sua volta aiuta a garantire la loro stabilità considerando l’impatto positivo che hanno quei progetti cinesi. La dinamica emergente connessa a questa osservazione è che la grande strategia cinese dipende in parte dalla Russia.

L’inaspettata grande dipendenza strategica della Cina dalla Russia

La Repubblica Popolare non ha partecipato a nessun conflitto militare straniero dalla brevissima guerra sino-vietnamita del 1979. Le sue forze armate sono in grado di garantire in patria gli interessi fondamentali della sicurezza nazionale del loro paese (che possono anche essere estrapolati in riferimento alle sue rivendicazioni marittime nel Mar Cinese Meridionale), ma non ha esperienza nel garantire i suoi interessi secondari e terziari all’estero lungo il Sud del mondo, necessari per sostenere la sua traiettoria di superpotenza. I suoi investimenti BRI sono quindi seriamente minacciati da scenari di guerra ibrida, che la Cina è praticamente impotente a contrastare, per non parlare di scongiurare preventivamente.

La Russia, nel frattempo, ha dimostrato l’efficacia delle sue soluzioni su misura di “Sicurezza democratica” nella Repubblica Centrafricana e, più recentemente , in Mali; quest’ultima è destinata ad avere conseguenze strategiche rivoluzionarie per quanto riguarda la catalizzazione di una sequenza regionale di eventi collegati al declino sempre più rapido dell’influenza francese nella sua autoproclamata “sfera di influenza” nel Sahel, denominata “Françafrique”. Se non fosse stato per il Cremlino che ha aperto la strada a questa nuova politica di sicurezza in tutto il Sud del mondo e specialmente in Africa, gli investimenti cinesi nella BRI avrebbero potuto benissimo essere condannati poiché i complotti della guerra ibrida del Golden Billion sarebbero altrimenti riusciti facilmente a “braccare” molti governi di stati ospitanti’, fin tanto che sarebbero stati gradualmente “disaccoppiati” dalla Cina.

Questo scenario è indipendente dall’ultima fase del conflitto ucraino provocato dagli Stati Uniti e stava già emergendo in una certa misura prima che ciò accadesse, come dimostrano alcuni dei partner africani della Cina che hanno eletto leader filo-occidentali critici nei confronti della Repubblica popolare e dei suoi progetti BRI dopo le campagne di guerra informativa precedenti a quei voti. Con il tempo e indipendentemente dal conflitto ucraino, c’era da aspettarsi che questa tendenza si sarebbe intensificata fino a raggiungere il punto di guerra ibrida (rivoluzioni colorate e guerre non convenzionali) se fosse emersa la necessità modellata sul precedente etiope che ha finito per fallire per ragioni che esulano dall’ambito di questa analisi; rimane comunque una minaccia, sia per quel Paese che per tutti gli altri del Sud del mondo (e soprattutto africano).

Invece, la Russia è emersa inaspettatamente come una forza credibile in grado di contrastare quelle minacce ibride attraverso le sue soluzioni su misura di “Sicurezza Democratica”, che era già una tendenza in corso ma ora è accoppiata con l’impressionante appello di potere soft di quella Grande Potenza dopo il manifesto rivoluzionario del presidente Putin che ha condiviso il 30 settembre finalizzato ad aver ispirato il Sud del mondo. Quel secondo fattore di soft power si combina con quello del suo partner strategico indiano connesso alla sua neutralità e alla loro visione condivisa di Neo-NAM per creare una formidabile sfida al soft power cinese nel mondo in via di sviluppo che Pechino aveva finora dato per scontato. Si traduce anche in un certo grado di dipendenza cinese dalla “sicurezza democratica” russa, aspetto che Mosca potrebbe sfruttare in modo creativo.

Legge di bilanciamento della Russia tra Cina e India nel sud del mondo

A questo proposito, uno dei grandi interessi strategici della Russia è quello di bilanciare tra i suoi partner cinesi e indiani – che insieme formano il nucleo RIC dei BRICS, la cui seconda struttura è concepita come guida del Sud del mondo – con l’obiettivo di evitare preventivamente qualsiasi potenziale sproporzionata dipendenza dall’uno e dall’altro parallelamente all’impedire agli Stati Uniti di dividere e governare quei due attraverso la loro trama di guerra ibrida per provocare una guerra tra di loro. Questo imperativo potrebbe manifestarsi nel Sud del mondo da parte della Russia che offre di aiutare a proteggere i progetti BRI vulnerabili della Cina come parte di un quid pro quo informale per l’accesso alla tecnologia sanzionata che la sua economia richiede per rimanere competitiva sotto tale pressione occidentale.

Per quanto riguarda la dimensione indiana di questa leva creativa, potrebbe interessare la Russia che esercita delicatamente la sua ritrovata influenza all’interno di quegli stati partner del Global South generalmente allineati alla Cina per incoraggiarli ad abbracciare con più entusiasmo il modello diplomatico di Delhi del Neo-NAM al fine di farlo avanzare contestualmente al grande obiettivo strategico condiviso di Mosca di accelerare l’emergere della tripolarità multilaterale attraverso quella struttura per facilitare l’evoluzione finale della transizione sistemica alla multiplexità. Se il Sud del mondo fosse massicciamente destabilizzato dalle conseguenze socio-politiche catalizzate dalle crisi alimentari e dei combustibili prodotte artificialmente dai Golden Billion, sia la Cina che l’India perderebbero le rispettive opportunità di plasmare l’ordine mondiale, il che darebbe agli Stati Uniti un grande vantaggio strategico .

Dal punto di vista della Cina, questo rappresenta un’altra grande sfida alla sua stessa grande strategia. La consapevolezza strisciante della sua dipendenza dai servizi di “sicurezza democratica” della Russia ai principali partner BRI in tutto il sud del mondo, senza i quali i progetti di Pechino rimarrebbero per sempre vulnerabili a minacce sempre più credibili di guerra ibrida e molto probabilmente finirebbero per fallire di conseguenza a lungo termine ( sabotando così la sua traiettoria di superpotenza), significa che Pechino potrebbe essere costretta a riconsiderare la fattibilità stessa dei suoi piani a causa di questa realtà emergente. Invece di aspirare ufficiosamente a diventare una superpotenza e radicare la bi-multipolarità, potrebbe invece doversi accontentare di diventare la Grande Potenza economicamente più potente all’interno di un sistema di multipolarità complessa (multiplessità).

Diversi motivi per cui la Cina riconsidera la sua grande strategia di superpotenza

La ragione di ciò è abbastanza facile da capire dopo aver già proceduto fino a questo punto nella presente analisi. In poche parole, mentre la Cina rimane ancora un attore strategicamente autonomo nella transizione sistemica globale e tra quelli con la più potente influenza nel plasmare gli eventi, la base da cui dipende la sua traiettoria di superpotenza è intrinsecamente instabile per quattro ragioni principali. Nell’ordine in cui sono stati presentati in questo pezzo, sono: 1) gli shock sistemici causati dalla guerra commerciale, dal COVID-19 e dal conflitto ucraino; 2) la Russia non diventa sproporzionatamente dipendente dalla Cina in risposta al terzo shock; 3) gli impressionanti progressi compiuti dall’India dopo il conflitto ucraino nella pionieristica tripolarità; e 4) i nuovi ruoli della Russia in materia di sicurezza e soft power (rivoluzionario) nel Sud del mondo.

Questi quattro fattori inaspettati si sono combinati in modo tale da complicare senza precedenti la grande strategia della Cina come era stata originariamente prevista nel 2013 quando ha annunciato la BRI. Questa serie globale di megaprogetti avrebbe dovuto fungere da veicolo per creare il rapporto di complessa interdipendenza tra esso e il Sud del mondo su cui le riforme economico-finanziarie, istituzionali-politiche e, in definitiva, militari-strategiche del sistema internazionale necessarie per la sua sostenibilità. Fattori dai quali dipende la crescita crescere come superpotenza. Invece di una transizione graduale, da allora tre shock sistemici al di fuori del controllo cinese hanno scosso l’economia globale, con l’ultimo che ha messo in moto una sequenza di eventi in rapida evoluzione che potrebbe rendere il momento bipolare altrettanto di breve durata quanto il precedente unipolare.

Le conseguenze per la grande strategia cinese che i quattro fattori primari elaborati in questa analisi hanno avuto finora sono state anche esacerbate dagli Stati Uniti che hanno inaspettatamente provocato problemi con la Cina su Taiwan dopo la visita del presidente Pelosi all’inizio di agosto; episodio che ha suggerito che questo egemone unipolare in declino è capace di “determinare”/”contenere” simultaneamente sia la Russia che la Cina in misura diversa invece di concentrarsi quasi esclusivamente su una a scapito di lasciare che l’altra sorga incontrastata. La pressione militare convenzionale che ciò esercita sulla Cina proprio nel momento in cui la sua grande strategia sta affrontando tali sfide militari strutturali, diplomatiche e non convenzionali (relative rispettivamente al primo-secondo, terzo-quarto e quarto fattore) la costringe ulteriormente a riconsiderare i suoi piani.

La fase intermedia bi-multipolare della transizione sistemica globale verso una multipolarità più complessa, che Baru ha accuratamente descritto oltre due anni fa, potrebbe quindi benissimo trovarsi sull’orlo di una tripolarità imperfetta a causa delle conseguenze rivoluzionarie legate all’emergente asse russo-indiano, sia in sé e per sé così come la sua manifestazione attraverso il Neo-NAM informale sul quale stanno lavorando insieme per mettere insieme. Queste grandi potenze sono state inaspettatamente in grado di plasmare l’ordine mondiale in modo molto più potente di quanto chiunque avesse previsto sarebbero state capaci in questo momento a causa dei modi in cui l’ultima fase del conflitto ucraino provocata dagli Stati Uniti ha accelerato enormemente la convergenza delle loro grandi strategie condivise tripolari/multiplessitarie .

Pensieri conclusivi

Con le basi strutturali della grande strategia cinese immensamente destabilizzate dalle conseguenze di quel conflitto rispetto alle crisi alimentari e dei combustibili prodotte artificialmente dai Golden Billion in tutto il Sud del mondo, in grado di innescare potenzialmente nel prossimo futuro profondi cambiamenti socio-politici tali da minacciare le prospettive della BRI, insieme all’autonomia strategica recentemente rafforzata dell’India e della Russia, nonché il ruolo sempre più indispensabile di stabilizzazione della sicurezza di Mosca nei paesi in via di sviluppo che integra il suo ritrovato potere soft (rivoluzionario), la traiettoria della superpotenza di Pechino sembra probabilmente insostenibile. La Repubblica Popolare non può perpetuare indefinitamente il bipolarismo in queste condizioni, motivo per cui potrebbe dover accettare di diventare una Grande Potenza tra pari invece di continuare ad aspirare allo status di superpotenza.

https://korybko.substack.com/p/the-ukrainian-conflict-might-have?utm_source=post-email-title&publication_id=835783&post_id=75960027&isFreemail=true&utm_medium=email

Perché il presidente Putin ha minimizzato l’importanza del suo incontro con il presidente Xi?_Di Andrew Korybko

Il loro incontro è stato in realtà piuttosto importante, ma non nel modo in cui molti nella comunità Alt-Media si aspettavano, né il giornalista che ha formulato la sua domanda al leader russo nel modo particolare in cui l’ha fatto concentrandosi sull’aspetto geostrategico dei loro legami.

Molti nella Alt-Media Community (AMC) si aspettavano che l’incontro del presidente Putin con il suo omologo cinese a margine del vertice SCO della scorsa settimana a Samarcanda avrebbe portato ad alcuni annunci drammatici considerando tutto ciò che è successo in tutto il mondo dall’ultima volta che si sono incontrati di persona ai primi di febbraio. Le brevi osservazioni condivise da ciascun leader prima dei loro colloqui hanno riaffermato gli stretti legami di queste grandi potenze nella transizione sistemica globale alla multipolarità , il che ha ulteriormente sollevato la speranza tra gli osservatori che potrebbero coordinare una cooperazione rivoluzionaria durante il loro tête-à-tête.

Infatti, anche uno dei giornalisti che ha rivolto una domanda al presidente Putin durante la conferenza stampa dopo il vertice si aspettava che il leader russo discutesse con il suo omologo cinese di alcune questioni geostrategiche molto importanti. Purtroppo, quel professionista dei media è rimasto deluso come molti nell’AMC quando hanno scoperto che non era così, con quei due che invece parlavano principalmente di questioni economiche. Ecco lo scambio completo tra il presidente Putin e quel giornalista, dopo il quale seguirà una spiegazione sul motivo per cui ha minimizzato l’importanza del suo incontro con il presidente Xi (enfasi aggiunta):

“Domanda: il vostro incontro bilaterale più importante si è svolto con il leader cinese. Questo è stato un incontro molto importante, data l’atmosfera tesa in tutto il mondo, e il mondo intero lo stava seguendo. Quali sono i risultati più importanti dell’incontro?

Vladimir Putin: Per quanto strano possa sembrare, non c’era nulla di fondamentale. Questo è stato in realtà un incontro di routine tra noi. Non ci vedevamo di persona da un po’, dal mio viaggio a Pechino per l’apertura delle Olimpiadi, e abbiamo semplicemente dichiarato un aumento significativo degli scambi bilaterali.

Il nostro commercio si è attestato a 140 miliardi di dollari l’anno scorso, come ho detto prima, e avevamo fissato l’obiettivo di raggiungere i 200 miliardi di dollari, ma lo consideravamo un compito a lungo termine. Il commercio reciproco di quest’anno dovrebbe raggiungere circa 180 o addirittura 190 miliardi di dollari, il che significa che l’obiettivo di 200 miliardi di dollari sta per essere raggiunto, e credo che questa sia la linea di fondo.

Abbiamo parlato degli sforzi aggiuntivi necessari per espandere il commercio bilaterale e di cosa è necessario fare nelle condizioni attuali per resistere efficacemente alle restrizioni illegali e a tutti i tipi di guerre commerciali scatenate qua e là dai nostri cosiddetti partner commerciali, che applicano vari illegittimi restrizioni.

Tuttavia, dobbiamo agire per rispondere a questo in qualche modo. Siamo consapevoli di ciò che sta accadendo.

Abbiamo anche parlato della necessità di espandere il commercio e le transazioni nelle valute nazionali, che stanno gradualmente aumentando – non così velocemente come vorremmo, ma ci sono comunque dei progressi. Abbiamo parlato dei grandi progetti che stiamo implementando e menzionato progetti infrastrutturali che ci permetterebbero di sbloccare i crescenti flussi di merci. Questi erano gli argomenti di discussione.

Ma abbiamo anche menzionato alcuni problemi legati alla crisi e ne abbiamo parlato in modo amichevole ma basato sui principi”.

Come si può vedere, il leader russo ha sottolineato che l’essenza della loro discussione riguardava la cooperazione economica, che coinvolgeva anche dimensioni più ampie come contrastare le sanzioni illegali del Miliardo d’Oro . Questo in realtà è in linea con la strategia Asia-Pacifico del suo paese che ha riassunto nei suoi saluti ai partecipanti all’Eastern Economic Forum di questo mese a Vladivostok. Il presidente Putin ha suggerito che creare, mantenere ed espandere complesse relazioni di interdipendenza economica (come quelle che la Russia ha con la Cina in questo contesto) è un prerequisito per costruire in modo sostenibile la multipolarità.

Tuttavia, questo non vuol dire che i presidenti Putin e Xi non abbiano discusso di questioni geostrategiche dall’inizio dell’operazione militare speciale , ma solo che questo probabilmente è già accaduto nelle loro precedenti conversazioni telefoniche nei mesi precedenti l’incontro di persona della scorsa settimana. Inoltre, le loro burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche permanenti (“stato profondo”) collaborano strettamente su un’ampia gamma di questioni. Pertanto, nessuno dei due leader ha sentito il bisogno di perdere tempo prezioso rivedendo ridondante quelle questioni precedentemente concordate, scegliendo invece saggiamente di concentrarsi su quelle economiche urgenti.

Con questa intuizione in mente su come vengono realmente condotte le relazioni internazionali, coloro che avevano grandi aspettative sul fatto che l’incontro tra i presidenti Putin e Xi avrebbe cambiato le regole del gioco dal punto di vista geostrategico potrebbero aver bisogno di saperne di più sulle complessità di cui sopra. Tra quegli osservatori che hanno già familiarità con questo flusso di lavoro ma hanno comunque sbagliato, evidentemente hanno interpretato male la sequenza di eventi che hanno portato ai loro ultimi colloqui di persona. Ciò potrebbe essere attribuibile al fatto che siano caduti sotto l’influenza dello stesso pio desiderio contro cui il leader russo ha messo in guardia all’inizio di quest’estate.

Dopo aver chiarito il motivo per cui il presidente Putin ha minimizzato l’importanza del suo incontro con il presidente Xi (che non era per i cosiddetti “scacchi 5D” motivi per “sfogare” qualcuno come alcuni dei letterali teorici della cospirazione dell’AMC potrebbero immaginare come un meccanismo di coping ), ciò non significa che non ne valesse ancora la pena. Al contrario, poiché l’espansione globale dei legami finanziari e commerciali russo-cinesi costituisce una delle basi geoeconomiche dell’emergente ordine mondiale multipolare e si allinea con la strategia Asia-Pacifico del presidente Putin, era imperativo per lui discutere i dettagli con Presidente Xi.

Considerando questo, il loro incontro è stato in realtà piuttosto importante, ma non nel modo in cui molti nell’AMC si aspettavano, né il giornalista che ha formulato la sua domanda al leader russo nel modo particolare in cui l’ha fatto concentrandosi sull’aspetto geostrategico dei loro legami. Se questi ultimi avessero sottolineato il significato delle loro relazioni economiche per accelerare la transizione sistemica globale verso il multipolarismo, per non parlare della strategia Asia-Pacifico del presidente Putin che ha toccato all’inizio di questo mese, non ci sarebbe stato bisogno di minimizzare i loro discorsi per evitare false percezioni sulla loro sostanza.

https://oneworld.press/?module=articles&action=view&id=3274

Ucraina, il conflitto_16a puntata. Equilibrio instabile_Con Max Bonelli e Stefano Orsi

Il conflitto in Ucraina ha raggiunto una fase di relativo equilibrio. Lo slancio offensivo nella parte nord del fronte, presentato come una marcia trionfale, ha perso quasi completamente il proprio slancio. Quella che è apparsa una rotta dell’esercito russo, si è rivelato alla fine un ripiegamento ordinato, con scarsa perdita di mezzi, tranne che per la propaggine a nord, verso il confine russo di Belgorod. A sud le forze ucraine si sono dissanguate nei continui e sterili attacchi nella zona di Kherson. L’epicentro della battaglia, però, sembra
fissarsi nella zona di Kharkyv e, soprattutto, di Zhaporija, in una situazione però di crescente pressione su vari punti del migliaio di chilometri di linea. E’ una corsa contro il tempo, in attesa che il richiamo parziale della riserva, ordinato da Putin, possa manifestare i primi effetti determinanti sul campo.
Come in ogni conflitto, anche il più virulento, i canali riservati di comunicazione tra i contendenti non mancano e con esso qualche spiraglio di tregua. E’ una situazione sul campo pesantemente influenzata dalle dinamiche geopolitiche delle quali il recente vertice SCO a Samarcanda e l’assemblea generale dell’ONU hanno offerto una rappresentazione simbolica potente con qualche venatura patetica, quale si è dimostrata la prolusione di Mario Draghi. Il tempo lungo offrirà alla Russia le vie di uscita da una condizione critica, grazie alle dinamiche innescate assieme a Cina ed India. La contingenza, però, annuncia continui pericoli e focolai a ridosso dei suoi confini, suscettibili di destabilizzare il paese. Sono le carte che l’attuale leadership statunitense intende giocare ai limiti dell’azzardo e dell’avventurismo; impulsi nutriti da una smodata indole predatoria altrettanto nefasta, confermata dalla intenzione del Congresso Americano di stornare all’Ucraina i 300 miliardi di dollari di fondi sequestrati alla Russia. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v1l4op1-ucraina-il-conflitto-16a-puntata-equilibrio-instabile-con-max-bonelli-e-ste.html

Di quale NATO abbiamo bisogno?_ di Stephen M. Walt

Dal punto di vista statunitense la 4a sarebbe la più conveniente e sostenibile, ma anche la più rischiosa. Tutto dipenderebbe dalle garanzie di fedeltà tedesche. Giuseppe Germinario

Quattro possibili assetti futuri per l’alleanza transatlantica.

In un mondo in costante cambiamento, spicca la resistenza della partnership transatlantica. La NATO è più vecchia di me e non sono un giovane. È in circolazione da più tempo di quanto la regina Elisabetta II abbia regnato in Gran Bretagna. La sua logica originale – ” tenere fuori l’Unione Sovietica, dentro gli americani e giù i tedeschi” – è meno rilevante di quanto non lo fosse un tempo (nonostante la guerra della Russia in Ucraina), ma suscita ancora riverenza riflessiva su entrambe le sponde dell’Atlantico . Se sei un aspirante politico che spera di lasciare il segno a Washington, Berlino, Parigi, Londra, ecc., imparare a lodare le virtù durature della NATO è ancora la mossa intelligente per la carriera.

Questa longevità è particolarmente notevole se si considera quanto è cambiato da quando è stata costituita la NATO e l’idea di una “comunità transatlantica” ha cominciato a prendere forma. Il Patto di Varsavia è finito e l’Unione Sovietica è crollata. Gli Stati Uniti hanno trascorso più di 20 anni combattendo guerre costose e senza successo nel grande Medio Oriente . La Cina è passata da una nazione impoverita con poco peso globale al secondo paese più potente del mondo, ei suoi leader aspirano a un ruolo globale ancora più grande in futuro. Anche la stessa Europa ha subito profondi cambiamenti: cambiamenti demografici, ripetute crisi economiche, guerre civili nei Balcani e, nel 2022, una guerra distruttiva che sembra destinata a continuare per qualche tempo.

A dire il vero, la “partenariato transatlantico” non è stata del tutto statica. La NATO ha aggiunto nuovi membri nel corso della sua storia, a cominciare dalla Grecia e dalla Turchia nel 1952, seguite dalla Spagna nel 1982, poi da una raffica di ex alleati sovietici a partire dal 1999 e, più recentemente, dalla Svezia e dalla Finlandia. Anche la distribuzione degli oneri all’interno dell’alleanza ha oscillato, con la maggior parte dell’Europa che ha ridotto drasticamente i propri contributi alla difesa dopo la fine della Guerra Fredda. La NATO ha anche subito vari cambiamenti dottrinali, alcuni dei quali più consequenziali di altri.

Vale quindi la pena chiedersi quale forma dovrebbe assumere in futuro il partenariato transatlantico. Come dovrebbe definire la sua missione e distribuire le sue responsabilità? Come con un fondo comune di investimento, il successo passato non è garanzia di prestazioni future, motivo per cui i gestori di portafoglio intelligenti che cercano i migliori rendimenti regoleranno le attività di un fondo al variare delle condizioni. Dati i cambiamenti passati, gli eventi attuali e le probabili circostanze future, quale visione ampia dovrebbe plasmare la partnership transatlantica in futuro, supponendo che continui ad esistere?

Mi vengono in mente almeno quattro modelli distinti per il futuro.

Modello 1: Business as usual

Un approccio ovvio – e data la rigidità burocratica e la cautela politica, forse il più probabile – è quello di mantenere più o meno intatte le attuali disposizioni e cambiare il meno possibile. In questo modello, la NATO rimarrebbe principalmente focalizzata sulla sicurezza europea (come suggerisce l’espressione “Nord Atlantico” nel suo nome). Gli Stati Uniti rimarrebbero il “primo soccorritore” dell’Europa e il leader incontrastato dell’alleanza, come lo è stato durante la crisi ucraina. La condivisione degli oneri sarebbe ancora distorta: le capacità militari americane continuerebbero a sminuire le forze militari europee e l’ombrello nucleare statunitense coprirebbe ancora gli altri membri dell’alleanza. La missione “fuori area” sarebbe sminuita a favore di una rinnovata attenzione all’Europa stessa, una decisione che ha senso alla luce dei risultati deludenti delle passate avventure della NATO in Afghanistan, Libia e i Balcani.

Ad essere onesti, questo modello ha alcune ovvie virtù. È familiare e mantiene il “ciuccio americano” d’Europaa posto. Gli stati europei non dovranno preoccuparsi dei conflitti che insorgono tra di loro finché lo zio Sam sarà ancora lì per fischiare e sciogliere le liti. I governi europei che non vogliono tagliare i loro generosi welfare state per pagare i costi del riarmo saranno felici di lasciare che lo zio Sam si occupi di una quota sproporzionata dell’onere, e i paesi più vicini alla Russia saranno particolarmente desiderosi di una forte garanzia di sicurezza degli Stati Uniti. Avere un chiaro leader dell’alleanza con capacità sproporzionate faciliterà un processo decisionale più rapido e coerente all’interno di quella che altrimenti potrebbe essere una coalizione ingombrante. Quindi, ci sono buone ragioni per cui gli atlantisti irriducibili lanciano l’allarme ogni volta che qualcuno propone di manomettere questa formula.

Tuttavia, il modello business-as-usual presenta anche alcuni seri svantaggi. Il più ovvio è il costo opportunità: mantenere gli Stati Uniti come primo interlocutore dell’Europa rende difficile per Washington dedicare tempo, attenzione e risorse sufficienti all’Asia, dove le minacce agli equilibri di potere sono significativamente maggiori e l’ambiente diplomatico è particolarmente complicato . Un forte impegno degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa può smorzare alcune potenziali cause di conflitto lì, ma non ha impedito le guerre nei Balcani negli anni ’90 e lo sforzo guidato dagli Stati Uniti per portare l’Ucraina nell’orbita di sicurezza occidentale ha contribuito a provocare la guerra in corso. Questo non è ciò che qualcuno in Occidente intendeva, ovviamente, ma i risultati sono ciò che conta. I recenti successi dell’Ucraina sul campo di battaglia sono estremamente gratificanti e spero che continuino, ma sarebbe stato molto meglio per tutti gli interessati se la guerra non si fosse verificata affatto.

Inoltre, il modello business-as-usual incoraggia l’Europa a rimanere dipendente dalla protezione europea e contribuisce a un generale compiacimento e mancanza di realismo nella conduzione della politica estera europea. Se sei sicuro che la potenza più potente del mondo salterà dalla tua parte non appena inizieranno i problemi, è più facile ignorare i rischi di essere eccessivamente dipendenti dalle forniture energetiche straniere e eccessivamente tolleranti verso l’autoritarismo strisciante più vicino a casa. E sebbene quasi nessuno voglia ammetterlo, questo modello ha il potenziale per trascinare gli Stati Uniti in conflitti periferici che potrebbero non essere sempre vitali per la sicurezza o la prosperità degli stessi Stati Uniti. Per lo meno, il business as usual non è più un approccio che dovremmo approvare acriticamente.

Modello 2: Democrazia Internazionale

Un secondo modello per la cooperazione transatlantica in materia di sicurezza mette in evidenza il carattere democratico condiviso di (la maggior parte) dei membri della NATO e il crescente divario tra democrazie e autocrazie (e soprattutto Russia e Cina). Questa visione è alla base degli sforzi dell’amministrazione Biden di enfatizzare i valori democratici condivisi e il suo desiderio apertamente dichiarato di dimostrare che la democrazia può ancora superare l’autocrazia sulla scena globale. La Fondazione Alliance of Democracies dell’ex segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen riflette una concezione simile.

A differenza del modello business-as-usual, incentrato principalmente sulla sicurezza europea, questa concezione del partenariato transatlantico abbraccia un’agenda globale più ampia. Concepisce la politica mondiale contemporanea come una contesa ideologica tra democrazia e autocrazia e crede che questa lotta debba essere condotta su scala globale. Se gli Stati Uniti sono “perno” verso l’Asia, allora anche i suoi partner europei devono farlo, ma allo scopo più ampio di difendere e promuovere i sistemi democratici. Coerentemente con questa visione, la nuova strategia indo-pacifica della Germania richiede di rafforzare i legami con le democrazie di quella regione e il ministro della Difesa tedesco ha recentemente annunciato una presenza navale ampliata anche lì nel 2024.

Questa visione ha il merito della semplicità – democrazia buona, autocrazia cattiva – ma i suoi difetti superano di gran lunga le sue virtù. Tanto per cominciare, un tale quadro complicherà inevitabilmente le relazioni con le autocrazie che gli Stati Uniti e/o l’Europa hanno scelto di sostenere (come l’Arabia Saudita o le altre monarchie del Golfo, o potenziali partner asiatici come il Vietnam), ed esporrà il convivenza con l’accusa di dilagante ipocrisia. In secondo luogo, dividere il mondo in democrazie amichevoli e dittature ostili è destinato a rafforzare i legami tra queste ultime e a scoraggiare le prime dal giocare divide et impera. Da questo punto di vista, dovremmo essere lieti che l’allora presidente degli Stati Uniti Richard Nixon e il suo consigliere Henry Kissinger non abbiano adottato questa struttura nel 1971, quando il loro riavvicinamento con la Cina maoista diede al Cremlino un nuovo mal di testa di cui preoccuparsi.

Infine, mettere i valori democratici in primo piano e al centro rischia di trasformare la partnership transatlantica in un’organizzazione crociata che cerca di impiantare la democrazia ovunque sia possibile. Per quanto desiderabile tale obiettivo possa essere in astratto, gli ultimi 30 anni dovrebbero dimostrare che nessun membro dell’alleanza sa come farlo in modo efficace. Esportare la democrazia è estremamente difficile da fare e di solito fallisce, specialmente quando gli estranei cercano di imporla con la forza. E dato il precario stato di democrazia in alcuni degli attuali membri della NATO, adottare questa come la principale ragion d’essere dell’alleanza sembra estremamente donchisciottesco.

Modello 3: Globalizzazione contro la Cina

Il Modello 3 è un cugino stretto del Modello 2, ma invece di organizzare le relazioni transatlantiche attorno alla democrazia e ad altri valori liberali, cerca di coinvolgere l’Europa nel più ampio sforzo degli Stati Uniti per contenere una Cina in ascesa. In effetti, cerca di unire i partner europei multilaterali dell’America con gli accordi bilaterali hub-and-spoke che già esistono in Asia e portare il potenziale di potere dell’Europa contro l’unico serio concorrente che gli Stati Uniti probabilmente dovranno affrontare per molti anni venire.

A prima vista, questa è una visione allettante e si potrebbe indicare l’accordo AUKUS tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia come una sua prima manifestazione. Come ha osservato di recente Michael Mazarr della Rand Corp. , ci sono prove crescenti che l’Europa non vede più la Cina semplicemente come un mercato redditizio e un partner di investimento prezioso, e sta iniziando a “bilanciare dolcemente” contro di essa. Da una prospettiva puramente americana, sarebbe altamente auspicabile che il potenziale economico e militare dell’Europa si schierasse contro il suo principale sfidante.

Ma ci sono due problemi evidenti con questo modello. In primo luogo, gli stati si bilanciano non solo con il potere, ma con le minacce e la geografia gioca un ruolo fondamentale in tali valutazioni. La Cina può essere sempre più potente e ambiziosa, ma il suo esercito non marcerà attraverso l’Asia e colpirà l’Europa, e la sua marina non navigherà per il mondo e bloccherà i porti europei. La Russia è molto più debole della Cina ma molto più vicina, e il suo comportamento recente è preoccupante anche se le sue azioni hanno inconsapevolmente rivelato i suoi limiti militari. Ci si dovrebbe quindi aspettare il più morbido bilanciamento morbido dall’Europa e non uno sforzo serio per contrastare le capacità della Cina.

I membri europei della NATO non hanno la capacità militare di influenzare in modo significativo l’equilibrio di potere nella regione indo-pacifica ed è improbabile che la acquisiscano presto. La guerra in Ucraina potrebbe portare gli stati europei a prendere sul serio la ricostruzione delle loro forze militari, finalmente, ma la maggior parte dei loro sforzi andrà ad acquisire capacità di terra, aria e sorveglianza progettate per difendere e scoraggiare la Russia. Ciò ha senso dal punto di vista dell’Europa, ma la maggior parte di queste forze sarebbe irrilevante per qualsiasi conflitto che coinvolga la Cina. L’invio di alcune fregate tedesche nella regione indo-pacifica può essere un bel modo per segnalare l’interesse dichiarato della Germania per l’ambiente di sicurezza in evoluzione lì, ma non altererà l’equilibrio di potere regionale o farà molta differenza nei calcoli della Cina.

L’Europa può aiutare a bilanciare la Cina in altri modi, ovviamente, aiutando ad addestrare forze militari straniere, vendendo armi, partecipando a forum di sicurezza regionali, ecc., e gli Stati Uniti dovrebbero accogliere favorevolmente tali sforzi. Ma nessuno dovrebbe contare sull’Europa per fare molto duro bilanciamento nel teatro indo-pacifico. Cercare di mettere in atto questo modello è una ricetta per la delusione e un aumento del rancore transatlantico.

Modello 4: una nuova divisione del lavoro

Sapevi che sarebbe arrivato: il modello secondo me è quello giusto. Come ho affermato in precedenza (incluso più recentemente qui in Foreign Policy ), il modello futuro ottimale per la partnership transatlantica è una nuova divisione del lavoro, con l’Europa che si assume la responsabilità primaria della propria sicurezza e gli Stati Uniti che dedicano molta più attenzione nella regione indo-pacifica. Gli Stati Uniti rimarrebbero un membro formale della NATO, ma invece di essere il primo soccorritore dell’Europa, diventerebbero il loro alleato di ultima istanza. D’ora in poi, gli Stati Uniti avrebbero pianificato di tornare a terra in Europa solo se l’equilibrio di potere regionale si fosse eroso in modo drammatico, ma non altrimenti.

Questo modello non può essere implementato dall’oggi al domani e dovrebbe essere negoziato in uno spirito di cooperazione, con gli Stati Uniti che aiutano i loro partner europei a progettare e acquisire le capacità di cui hanno bisogno. Poiché molti di questi stati faranno tutto ciò che è in loro potere per convincere lo zio Sam a restare, tuttavia, Washington dovrà chiarire che questo è l’unico modello che sosterrà in futuro. A meno che e fino a quando i membri europei della NATO non crederanno davvero che staranno per lo più da soli, la loro determinazione a intraprendere le misure necessarie rimarrà fragile e ci si può aspettare che si ritiri nei loro impegni.

A differenza di Donald Trump, la cui spavalderia e magniloquenza durante il suo periodo come presidente degli Stati Uniti ha infastidito gli alleati inutilmente, il suo successore Joe Biden è in una posizione ideale per avviare questo processo. Ha una meritata reputazione di atlantista devoto, quindi spingere per una nuova divisione del lavoro non sarebbe visto come un segno di risentimento o irritazione. Lui e il suo team sono in una posizione unica per dire ai nostri partner europei che questo passo è nell’interesse a lungo termine di tutti. Intendiamoci, non mi aspetto davvero che Biden & Co. faccia questo passo , per ragioni che ho spiegato altrove , ma dovrebbero.

Finalmente Svezza l’Europa al largo di Washington

Di Stephen M. Walt

Quando la politica estera ha chiesto per la prima volta l’impatto della guerra in Ucraina sulla strategia degli Stati Uniti cinque mesi fa, ho sostenuto che l’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia era un’opportunità ideale per avviare il processo di svezzamento degli alleati europei degli Stati Uniti dalla loro eccessiva dipendenza dalla protezione degli Stati Uniti. Semmai, da allora la tesi per una nuova divisione del lavoro si è rafforzata.

La guerra ha dimostrato che l’hard power conta ancora nel 21° secolo, ha messo in luce le carenze militari dell’Europa, ha sottolineato sottilmente i limiti dell’impegno degli Stati Uniti e ha rivelato i limiti militari duraturi della Russia. Ricostruire le difese dell’Europa richiederà tempo e denaro, ma fare in modo che l’Europa si assuma maggiori responsabilità per la propria difesa consentirà agli Stati Uniti di spostare maggiori sforzi e attenzione sull’Asia per affrontare le numerose sfide poste da una Cina più potente e assertiva.

Sfortunatamente, l’amministrazione Biden sta ignorando queste implicazioni e sta rafforzando la dipendenza europea dallo Zio Sam. Se questo corso continua, gli Stati Uniti rimarranno sovraccarichi e la loro capacità di bilanciare efficacemente la Cina ne risentirà.

Cosa è successo negli ultimi cinque mesi per sostenere la tesi dello svezzamento dell’Europa da Washington?

La tesi per una nuova divisione del lavoro tra Stati Uniti ed Europa si è rafforzata solo dall’inizio della guerra.

In primo luogo, le prestazioni militari della Russia non sono migliorate in modo significativo e le sue forze armate continuano a subire perdite sostanziali. Anche se il maggiore potere latente di Mosca le consentirà di ottenere una sorta di vittoria di Pirro in Ucraina, la sua capacità di minacciare il resto dell’Europa in futuro sarà minima. La Russia ha perso una parte considerevole delle sue armi più sofisticate e della sua forza lavoro militare meglio addestrata. Le sanzioni occidentali hanno danneggiato in modo significativo la sua economia. Le restrizioni alle esportazioni renderanno molto più difficile l’acquisizione da parte dell’industria della difesa russa dei semiconduttori avanzati e altre tecnologie che richiedono armi all’avanguardia. Nel tempo, gli sforzi europei per ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas russi priveranno Mosca delle entrate e ostacoleranno ulteriormente la sua capacità di ricostruire le sue forze militari una volta che i combattimenti in Ucraina saranno finiti.

In secondo luogo, Svezia e Finlandia sono state accolte nella NATO. A differenza di altri nuovi membri del blocco, entrambi i paesi hanno potenti forze militari e il loro ingresso complica enormemente la pianificazione della difesa russa, trasformando il Mar Baltico in un lago virtuale della NATO. Questo inclina gli equilibri di potere in Europa in modo ancora più decisivo a favore della NATO.

Terzo, gli eventi in Asia, come le vaste esercitazioni militari cinesi seguite alla recente visita della presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi a Taiwan, hanno sottolineato il ruolo centrale del potere statunitense nel preservare un favorevole equilibrio di potere in Asia. Se impedire l’emergere di un egemone rivale in una regione strategica vitale rimane un principio cardine della grande strategia statunitense, allora è essenziale orientarsi verso l’Asia, indipendentemente da ciò che accade in Ucraina.

Sfortunatamente, l’amministrazione Biden potrebbe ora ripetere gli stessi errori che in passato hanno incoraggiato i partner europei di Washington a trascurare le proprie capacità di difesa. Gli Stati Uniti si sono assunti la responsabilità primaria di armare, addestrare, sovvenzionare e consigliare l’Ucraina. A febbraio, l’amministrazione ha annunciato il dispiegamento a tempo indeterminato di 20.000 truppe americane aggiuntive in Europa, con l’aggiunta di altre nuove forze a giugno. Non sorprende che la determinazione europea a fare di più stia svanendo e le abitudini radicate nel free-riding stiano riemergendo. L’imminente recessione europea non farà che esacerbare queste tendenze, mettendo in dubbio le audaci promesse che la Germania e altri stati europei hanno fatto alcuni mesi fa.

Se questa tendenza non viene invertita, Washington si ritroverà a fare più del necessario in Europa ma non abbastanza in Asia. Per la grande strategia statunitense, sarebbe un errore fondamentale.

Stephen M. Walt è editorialista di Foreign Policy e Robert e Renée Belfer professore di relazioni internazionali all’Università di Harvard.

https://foreignpolicy.com/2022/09/14/nato-future-europe-united-states/

https://foreignpolicy.com/2022/09/02/us-grand-strategy-ukraine-russia-china-geopolitics-superpower-conflict/

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