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Annibale e Spartaco: Storia del Genio Ribelle, di Cesare Semovigo

Annibale e Spartaco: Storia del Genio Ribelle ovvero

Come l’impero li Scolpisce ancora_parte I

Spegnete l’idolo del dissenso in abbonamento sul Tubo e allacciatevi i sandali, un po’ di sabbia tra le mani prima della battaglia ,controllate se i presagi sono propizi e poi partiamo.

Qui si griglia sulle ceneri freudiane dell’Impero , in questa epopea eroica semiseria , capiremo perché certi miti riecheggiano ancora così forte , tanto da costringere Ridley Scott a trasformare la storia di Spartaco il Trace , nel più stucchevole Blockbuster ( ho appena realizzato di essere ormai un boomer ) sul sogno americano in salsa Roma Imperiale. Ovvero quella cagata pazzesca intitolata “ The Gladiator “ .

Ma non era abbastanza! Hanno pensato bene di perseverare con uno storicamente credibilissimo sequel , aggiungendo in fondo l’originalissimo I I , come in Rocky . Speriamo Minerva lì fermi . Gli dei Lari ringrazierebbero .

Due miti , senza Leggende Nella storia – o in quel suo proiettore difettoso pieno di loop – ci sono nomi che fanno da portale moltiplicatore più delle VPN nel darkweb: Annibale e Spartaco, outsider inarrivabili .

Annibale

Annibale Barca: con la disinvoltura del visionario porta elefanti sull’Appennino, capostipite della prima mutazione Robertsoniana bellica, alpha e omega della guerra psicologica prima che nascesse McLuhan e Werner Von NASA progettasse le V2 . La Sibilla Cumana, se le avessero spiegato una “psy-op”, avrebbe chiesto il copyright rovistando all’interno di interiora ancora calde.

Spartaco

Spartaco? Intelligenza tattica col bicipite, design thinking in versione schiava – niente scontro frontale, ma intelligenza liquida: incursioni da Vesuvio che paiono jailbreak ante litteram, guerriglia agile, calligrafia di rivolta viscerale. Echoes di chi, sulle Alpi, aveva disegnato la prima vera mappa “augmented reality”.

Fonti? Nel dubbio, sempre scritte dai vincitori e rivendute al black market delle verità ufficiali. Scavando nella storia , salta fuori che l’Armata Brancaleone di Kirk Spartaco , nelle fasi finali aveva connotazioni di esercito, molto diversa dalle cronache dei ligi “Gramellini “ di quegli Annales.

Tacitamente confermato dagli storici il suo genio militare, il suo carisma e grande coraggio hanno edificato le gesta di un impresa che scavando nella storia non lineare, non trova eguali. Il Guerriero Trace che, fatto prigioniero e poi schiavo, dopo i fasti nell’arena come gladiatore , comandò la ribellione contro l’archetipo “dell’impero“ degli imperi; non uno qualsiasi quello original

. Così sulle prime , così tante qualità che i suo difetti moltiplicherebbero tutte le nostre virtù di abitanti di confort digital zone.

Leggendo le cronache, scopri che molti dei suoi uomini erano provenienti dal Nordafrica , “barbari” sopravvissuti alla ruota della lotteria cartaginese che, invece di tirare i dadi, riportavano il mito di Annibale, cantandone le lodi e le fenice gesta, suggerendo agli schiavi acquisiti durante le razzie di preparare raffinati mosaici del festival “Bourning Rome” buoni segni del destino.

Il demone buono di Annibale – quello che fa ancora impallidire i poteri forti pensando a Canne – si diffondeva nelle taverne dell’impero alla luce di candele, volte di soffitti anneriti , sidro e dadi truccati lanciati con maestria.

Il Senato sapeva.

L’impronta? Più che strategica, era quantistica , quasi da setta di confine, quella che normalmente vince il banco ma periodicamente quando una meteora ribelle vince , incide quella cicatrice divergente che contamina cento secoli e rivoluzioni.

Quando il sangue ha sgorgato nelle ribellioni della storia , loro due c’erano.

Spartaco respira il mito, lo conserva in osmosi come chi scrive stringhe di algoritmi nel dark web . Quella scuola pericolosa nella quale nasce la conoscenza pericolosa per gladiatori o mercenari e magari per quegli schiavi sconfitti . 1/2 Segue

Spartaco , morto in croce . Parte 2/2

È in questa zona grigia che la ribellione sogna, si fonde, si replica.

Non a caso, alcune tra le battaglie iconiche dei due condottieri mostrano convergenze sfacciate, come se il genius antiromano si fosse reincarnato senza bisogno di manuali. Annibale a Canne (216 a.C.) avvolge e stritola l’esercito nemico in una doppia tenaglia, ribaltando la forza bruta con il virtuosismo dell’astuzia[4]

Spartaco al Vesuvio (73 a.C.) scende a sorpresa da un fianco inaccessibile, ordisce una trappola d’acrobazia e ingegno liquido, rovesciando le sorti di un assedio già scritto.

In entrambi i casi, la topografia si piega al desiderio: il territorio diventa arma, l’immaginazione – se mi è permessa la licenza – diventa “tecnologia”.

L’eco dei due ribelli ha superato i millenni, e non è rimasta circoscritta alle campagne d’Italia o di Iberia: nel mito moderno, sono stati modello e ossessione per tutti coloro che hanno tentato di ribellarsi all’impossibile – dalla guerriglia di Toussaint Louverture ad Haiti sino alla fascinazione napoleonica per l’invulnerabilità d’Annibale e al guerillero Che Guevara, che vedeva negli “uomini nuovi” anche la scintilla della rivalsa

Annibale rimane il vero archetipo dell’outsider che azzarda “il colpo da maestro”: una Fenice del dissenso, pericolosa proprio perché conoscenza incarnata nel rischio calcolato, e – come la direttiva che porta oggi il suo nome – più attivatore di vendette epocali che semplice icona militare.

Spartaco, suo erede nella ribellione, ci ricorda che la memoria della sconfitta può essere, in certi momenti storici, il seme di un nuovo inizio. La vittoria, a volte, non consiste nel resistere, ma nel diventare leggenda da cui ripartire ogni volta che il sogno di spezzare l’Impero si riaccende.

Sarò apocrifo ma quando penso a una croce , beh voto Spartaco.

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