Haiti e Madagascar: Emmanuel Macron o la patologia del pentimento_di Bernard Lugan

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In una sola settimana, in un atto di pentimento al limite della patologia masochistica, Emmanuel Macron ha calpestato per ben due volte la storia francese.

1) Per quanto riguarda Haiti, egli ha quindi completamente passato sotto silenzio gli orrori del genocidio del 1804, quando tutte le famiglie bianche della parte francese dell’isola di Saint-Domingue, vale a dire diverse migliaia di uomini, donne e bambini, furono atrocemente “liquidate”. Questa è una vera e propria pulizia razziale. Avendo deciso di svuotare il paese della sua popolazione bianca, Dessalines, per il quale il presidente Macron non ha un ditirambo sufficientemente forte, ha deciso di fatto di farli massacrare secondo un piano di genocidio noto in particolare per il decreto del 22 febbraio 1804 che ordinava l’eliminazione generale dei bianchi, comprese donne e bambini. Solo le poche donne bianche che accettarono di sposare uomini neri vennero risparmiate. Quanto agli altri, dopo essere stati violentati, è stata tagliata loro la testa prima di essere eviscerati… Un trattamento del genere merita senza dubbio che la Francia risarcisca Haiti, come ha deciso di fare Emmanuel Macron…

2) Nel corso del suo recente viaggio in Madagascar, spingendosi sempre più oltre nell’esercizio del pentimento, il Presidente Macron ha osato parlare di porre le “condizioni” del perdono per la colonizzazione.

Tuttavia, l’esempio del Madagascar è particolarmente inopportuno. Ma perché ciò accada è comunque necessario un minimo di cultura storica, cosa che evidentemente, salvo errori o omissioni, non sembra essere il caso dell’attuale Presidente della Repubblica.

In effetti, il Madagascar, che aveva molti punti di forza grazie agli immensi sforzi di sviluppo compiuti durante il periodo coloniale, fu rovinato da un catastrofico esperimento socialista durato dal 1975 al 1991. Nel 1960, al momento della sua indipendenza, il Madagascar era effettivamente un paese pieno di promesse, il cui livello di sviluppo poteva essere paragonato a quello della Corea del Sud o della Thailandia. Tali riferimenti risultano insoliti oggigiorno, poiché il Madagascar non è più classificato tra i “Paesi in via di sviluppo” (PVS), bensì tra i “Paesi meno sviluppati” (PMS).

Nei sessantacinque anni della sua presenza, dal 6 agosto 1896 al 26 giugno 1960, la Francia aveva infatti lasciato al Madagascar un’eredità eccezionale, che comprendeva l’unificazione territoriale e politica, la pace e l’eliminazione del banditismo, questa piaga endemica.

Nel campo sanitario, le grandi epidemie (peste, colera, vaiolo, febbre tifoide) erano state debellate e fu nel 1935, a Tananarive, che i medici Girard e Robic svilupparono il vaccino anti-peste. Gli effetti di questa politica sanitaria sulla demografia furono particolarmente evidenti: la popolazione passò da circa 2.500.000 abitanti nel 1900 a oltre 6.000.000 nel 1960. Nello stesso anno, il 50% dei bambini andava a scuola.

Nel 1960, la Francia lasciò in eredità al Madagascar 28.000 km di piste percorribili, 3.000 km di strade asfaltate o sterrate, centinaia di opere d’arte, linee ferroviarie, porti attrezzati e aeroporti. La priorità francese era stata l’agricoltura e i suoi derivati: caffè, vaniglia, chiodi di garofano, canna da zucchero e tabacco. Insieme al cotone, all’agave, agli alberi da frutto, alle viti e alle patate venne introdotta la coltivazione del pepe. Per quanto riguarda la coltivazione del riso, essa era già sviluppata e nel 1920 il Madagascar ne esportava 33.000 tonnellate. Gli ingegneri idrici e forestali avevano combattuto l’erosione rimboschindo gli altipiani elevati. Le dighe vennero costruite per creare riserve per l’irrigazione. Erano state create industrie per la trasformazione dei prodotti agricoli (oleifici, zuccherifici, concerie, fabbriche di carne in scatola, ecc.). Ciò significava che al momento dell’indipendenza l’autosufficienza alimentare era assicurata e le esportazioni di riso erano comuni e regolari. All’epoca il Madagascar era forse l’unico paese dell’Africa subsahariana in reale sviluppo. 

Un ricordo oggi…perché tutto fu rovinato dall’aprile 1971, quando iniziarono disordini sociali e politici che costrinsero il presidente Tsiranana ad affidare pieni poteri al generale Ramanantsoa il 18 maggio 1972. Quest’ultimo nominò Didier Ratsiraka ministro degli Affari Esteri. Il Madagascar cominciò quindi a cambiare la sua politica. La Francia cessò di essere il suo partner privilegiato e l’orientamento politico del regime si orientò sempre più verso il blocco socialista. Il Madagascar richiese rapidamente una revisione degli accordi di cooperazione con la Francia, abbandonò la zona franco e chiese alle ultime truppe francesi di evacuare l’isola.

Poi gli eventi si sono susseguiti rapidamente. Nel dicembre 1974 ebbe luogo un colpo di stato. Fallì, ma la sua principale conseguenza fu il trasferimento dei pieni poteri al colonnello Ratsimandrava, che fu assassinato il 12 febbraio 1975. Un direttorio militare prese quindi il potere e il 15 giugno 1975 Didier Ratsiraka fu da esso nominato capo del governo e capo dello Stato. La socializzazione del Madagascar stava per iniziare.

Il referendum del 21 dicembre 1975 sulla “carta della rivoluzione socialista malgascia” ne fu l’atto di nascita. Nel giro di pochi mesi, il Madagascar perse i benefici di mezzo secolo di colonizzazione seguiti da dieci anni di saggia ed efficiente gestione sotto la guida bonaria del presidente Tsiranana.

Imitando quanto stava accadendo nel mondo socialista in quel periodo, il regime di Ratsiraka pubblicò il suo “libretto rosso”, il Boky Mena. La Carta della Rivoluzione Socialista Malgascia fu l’erede dei progetti comunisti malgasci influenzati dal “Congresso di Tours” del 1920 e arricchiti di tutte le aspirazioni, le credenze, le chimere e le illusioni socialiste.

Il Madagascar, che allora aveva intrapreso con decisione la strada del suicidio economico, non si è mai ripreso da questo mortale “esperimento” socialista.

Ma cosa importa la verità storica se, riprendendo il discorso antifrancese dei decolonialisti, il presidente Macron attribuisce il naufragio del Madagascar alla colonizzazione francese…