CARL SCHMITT, LADY KILLIGREW, GOGOL, CICICOV, LE VEGLIE ALLA FATTORIA DI DIKANKA, di Massimo Morigi

GUERRA NATO/RUSSIA, IMPÉRIALISME EN FORME, LEBENSRAUM E PROFONDITÀ STRATEGICA: VARIAZIONE SUL TEMA CON NICCOLÒ MACHIAVELLI, CARL SCHMITT, LADY KILLIGREW, GOGOL, CICICOV, LE VEGLIE ALLA FATTORIA DI DIKANKA, FIODOR DOSTOIEVSKI E GIUSEPPE MAZZINI
Di Massimo Morigi
Così concludevo il mio ultimo intervento sull’ “Italia e il Mondo”, Colpire e terrorizzare: agguato nello Studio Ovale. Stress Test n°3 (e anche questo per procura) e brevi cenni per un più dialettico e realistico concetto di profondità strategica: (http://web.archive.org/web/20250404062142/https://italiaeilmondo.com/2025/03/04/colpire-e-terrorizzare-agguato-nello-studio-ovale-stress-test-n3-e-anche-questo-per-procura-e-brevi-cenni-per-un-piu-dialettico-e-realistico-concetto-di-profondita-strategica/ e http://web.archive.org/web/20250404062142/http://web.archive.org/screenshot/https://italiaeilmondo.com/2025/03/04/colpire-e-terrorizzare-agguato-nello-studio-ovale-stress-test-n3-e-anche-questo-per-procura-e-brevi-cenni-per-un-piu-dialettico-e-realistico-concetto-di-profondita-strategica/): « Una sola osservazione. Per capire questa nuova epoca di ‘impérialisme en forme’ basterebbe volgersi indietro alla fonte del pensiero politico moderno e del realismo che va sotto il nome di Niccolò Machiavelli, un esercizio, mi rendo conto, del tutto impossibile per una classe dirigente immersa nel ‘compiuto peccato’ del rinnegamento ed oblio antistrategico della propria storia, cultura ed identità (identità, componente fondamentale, secondo il Repubblicanesimo Geopolitico, di quella profondità strategica che non si risolve solo in un dato meramente spaziale-militare e se per la nostre classi dirigenti italiane e occidentali la necessità vitale della Russia di intraprendere la guerra contro la Nato per mantenere integro il lato spaziale di questa profondità, che la Nato e gli Stati Uniti attraverso la creazione di un’Ucraina antirussa hanno cercato di distruggere, risulta di più impenetrabile comprensione dei tre segreti di Fatima, figuriamoci del lato identitario di questa profondità strategica non ancora debitamente teorizzato ma ben presente, come consapevole automatismo di sopravvivenza fisica del popolo e dello Stato russo, nella visione geopolitica della Russia; ma su questo argomento, cioè sulla riflessione sulla profondità strategica intesa come rapporto dialettico fra il momento spaziale-militare e il momento spaziale-identitario, torneremo in un prossimo contributo alla luce della già espresso concetto – enunciato molti anni fa per la prima volta sul blog di geopolitica “Il Corriere della Collera” del compianto studioso di relazioni internazionali e mazziniano Antonio de Martini – del Repubblicanesimo Geopolitico come ‘Lebensraum Repubblicanesimo’) e che ha fatto di questa condizione di volgarità ed ignoranza un blasone da mostrare con orgoglio di fronte al proprio padrone d’oltreoceano per poi accorgersi, con terrore, che questo padrone non chiede più asservimento ma un vero e proprio contratto di schiavitù e che per salvarsi non sarà di alcuna utilità chiedere aiuto a quello che un tempo era il maggiordomo dei camerieri europei, cioè l’Unione europea, che ora il nuovo padrone statunitense vuol trattare come il “povero” Zelensky (o meglio, come il povero Vitellozzo Vitelli e sfortunati sodali), il quale nella Studio Ovale è stato eliminato politicamente in attesa che la mano santa di qualcuno mandato dalla Provvidenza della storia completi la sua l’eliminazione anche sul piano della vita biologica (cosa che non auguriamo nemmeno a lui ma si sa, questa Provvidenza ha sovente esecutori molto meno clementi di noi che nulla abbiamo da nascondere ma molto da mostrare proprio attraverso i nostri tentativi di demistificare e mostrare queste mani sante…).» Ora, passato da queste parole poco più di un mese, anche alla luce del fatto che i vari attori della vicenda geopolitica in questione hanno proseguito nel loro percorso di consapevolezza e reciproco riconoscimento o di totale perdizione e perdita della ragione (per quanto riguarda l’Europa, non vale nemmeno la pena di descrivere nel dettaglio il suo ridicolo e scoordinato bellicismo mentre sul versante dei rapporti Federazione Russa e Stati Uniti il reciproco riconoscimento fra il rozzo ‘impérialisme en forme’ della nuova amministrazione Trump e il più scaltrito realismo geopolitico russo ha raggiunto vette di tale altezza che se rappresentate fino a poco tempo fa in un racconto di fantapolitica lo avrebbero fatto ritenere del tutto insulso perché basato su una trama senza alcun significativo aggancio con la realtà (il segretario di Stato Marco Rubio ha ammesso che la guerra in Ucraina «it’s a proxy war between nuclear powers – the United States, helping Ukraine, and Russia » – citato direttamente dal sito istituzionale del Dipartimento di Stato, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20250323031947/https://www.state.gov/secretary-of-state-marco-rubio-with-sean-hannity-of-fox-news/ , e non da Russia Today o dalla Tass o da qualche altra fonte accusabile di filoputinismo o fantomatiche altre accuse di essere organo della propaganda russa – ; a sua volta il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha dato una sorta di via libera all’annessione della Groenlandia da parte degli Stati Uniti cui tanto tiene l’ ‘impérialiste en forme’ Donald Trump e quindi citando dal sito della BBC che attribuisce a Putin queste frasi « “In short, America’s plans in relation to Greenland are serious,” President Putin said in an address to Russia’s Arctic Forum in Murmansk. “These plans have deep historical roots. And it’s clear that the US will continue to systematically pursue its geo-strategic, military-political and economic interests in the Аrctic. As for Greenland this is a matter for two specific countries. It has nothing to do with us.”», Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20250331022822/https://www.bbc.com/news/articles/c7432451el7o , anche in questo caso le accuse di usare fonti non in linea col più che giusto e perfetto mainstream direi evitate…), è giunto anche il momento di chiarire meglio il concetto di profondità strategica – o ancor meglio di integrare il concetto dal punto di vista del Repubblicanesimo Geopolitico con il punto di vista russo al riguardo, ché, come vedremo, le due prospettive hanno profonde e radicate similitudini.
E questa integrazione concettuale, può iniziare dalle già menzionate parole di Marco Rubio, dove il Segretario di Stato ammette che la guerra in Ucraina è una guerra per procura intrapresa dall’America tramite l’Ucraina ma dove il Segretario di Stato non dice perché questa guerra è stata iniziata e il sospetto è che Marco Rubio non possa dire tutta la verità, e cioè che l’aggressione alla Russia tramite l’Ucraina faceva parte di un piano per arrivare alla disgregazione della Federazione Russa, non solo perché questa sarebbe una verità inconfessabile ed atroce (e della quale magari ha una sorta di consapevolezza ma allo stato delle fonti non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai) ma perché egli e tutta l’amministrazione Trump di ‘imperialisti in forma’ di cui egli fa parte hanno sì come orizzonte di azione una dimensione spaziale-geopolitica ma questa è intesa unicamente in vista dell’acquisizione e/o rapina di risorse economiche e non tanto dal punto di vista della profondità strategica, sia intesa questa nel senso classico spaziale-militare o approfondendo ora noi ancor meglio il concetto – quindi ad oggi non ancora sviluppato dal punto di vista teorico – dal punto di vista spaziale-identitario. Ma a questo punto, sarebbe un gravissimo errore attribuire la paternità e le pulsioni piratesco-predatorie dell’ ‘impérialisme en forme’ al ‘cattivismo’ di Trump e della sua amministrazione, dopotutto Donald Trump è solo più sincero ed anche efficace del rimbambito Biden e se fosse solo questo saremmo sì di fronte ad un novità ma una novità di stampo comunicativo – anche se in politica la forma è anch’essa sostanza e la forma espressiva di Trump indubitabilmente è sostanza – , perché questo modo di concepire la geopolitica da parte delle potenze talassocratiche con modalità piratesco-predatoria era già stata indicato chiaramente nel 1942 da Carl Schmitt, il quale in Terra e mare scriveva: «Un buon esempio di questa età d’oro del primitivo capitalismo di rapina ci viene offerto dalla famiglia Killigrew della Cornovaglia. Il suo stile di vita e la sua visione del mondo ci offrono un quadro più vivo e più preciso dei ceti allora dominanti e della vera élite che non molti documenti ufficiali e molti scritti storicamente datati e composti in stile burocratico. Questi Killigrew sono tipici per la loro epoca in modo completamente diverso rispetto alla maggior parte dei diplomatici giuristi e poeti cinti d’alloro; anche se c’è da considerare che tra loro ci furono intellettuali ben noti e il nome dei Killigrew ricorre, ancor oggi, più di dieci volte nel lessico nazionale biografico inglese. Soffermiamoci, dunque, un momento su questa élite molto interessante. La famiglia Killigrew risiedeva a Arwenack in Cornovaglia (nell’Inghilterra sud-occidentale). Capofamiglia era, all’epoca della regina Elisabetta, Sir John Killigrew, vice-ammiraglio della Cornovaglia e governatore ereditario per diritto regio del castello di Pendennis. Egli lavorava in strettissima intesa con William Cecil, Lord Burleigh, primo ministro della regina. Padre e zio del vice-ammiraglio e governatore erano già stati pirati e, perfino contro sua madre, secondo credibili notizie di storici inglesi, sarebbe stato aperto un procedimento giudiziario per l’accusa di pirateria. Una parte della famiglia operava sulla costa inglese, un’altra in Irlanda, numerosi cugini e altri appartenenti alla schiatta sulle coste di Devon e di Dorset. Ad essi si aggiungevano amici e complici d’ogni risma. Essi organizzavano gli assalti e le scorribande, spiavano le navi che si avvicinavano alle loro coste, controllavano la divisione del bottino e vendevano quote, posti e uffici. La grande casa nella quale la famiglia Killigrew viveva a Arwenack sorgeva direttamente sul mare in una parte chiusa del golfo di Falmouth ed aveva un accesso segreto al mare. Il solo edificio che c’era nelle vicinanze era il sopra nominato castello di Pendennis, residenza del governatore del re. Fornito di 100 cannoni serviva in caso di necessità come rifugio per i pirati. La nobile Lady Killigrew, aveva già aiutato suo padre, un decorato gentleman pirate, quando divenne l’abile e fortunata collaboratrice di suo marito. Essa provvedeva ad alloggiare i pirati nella casa di cui era una ospitale padrona. In tutti i porti della zona erano stati preparati rifugi e nascondigli. Raramente il lavoro della famiglia Killigrew venne disturbato o ostacolato dalle autorità del regno. Solo una volta, nel 1582, si verificò un simile intervento di cui, brevemente, voglio raccontare. Una nave della Hansa, di 144 tonnellate, appartenente a due spagnoli, era stata sospinta da una tempesta nel porto di Falmouth. Poiché allora la Spagna era in pace con l’Inghilterra, gli spagnoli ormeggiarono senza nessun sospetto proprio davanti alla casa di Arwenack. Lady Killigrew notò dalla sua finestra la nave e il suo occhio esperto vide immediatamente che il carico consisteva in pregiate stoffe olandesi. Nella notte del 7 gennaio 1582, dunque, uomini armati della famiglia Killigrew, con la Lady personalmente alla testa, assalirono la sfortunata nave, massacrarono l’equipaggio, gettarono i corpi in mare e tornarono a Arwenack con le stoffe preziose e altro bottino. La nave stessa sparì misteriosamente verso l’Irlanda. Per loro fortuna i due proprietari dell’imbarcazione, i due spagnoli, non erano a bordo poiché avevano pernottato a terra in un piccolo albergo. Essi sporsero denuncia di fronte al competente tribunale della Cornovaglia. Il tribunale dopo alcune indagini pervenne alla conclusione che la nave era stata, probabilmente, rubata da ignoti e che, per il resto, le circostanze non potevano essere meglio chiarite. Ma disponendo casualmente i due spagnoli di legami politici, riuscì loro di portare la questione ad altissimo livello sicché fu ordinata una nuova inchiesta. Lady Killigrew assieme ai suoi complici fu giudicata da un tribunale di un’altra località, ritenuta colpevole e condannata a morte. Due dei suoi aiutanti furono giustiziati; lei fu graziata all’ultimo momento. Questo per quanto riguarda la vera storia di Lady Killigrew. Ancora nel quattordicesimo anno del regno della regina Elisabetta la maggior parte del naviglio inglese era in viaggio per spedizioni di rapina o per affari illegali e nel complesso appena poco più di 50.000 tonnellate di stazza erano impiegate per il traffico commerciale legale. La famiglia Killigrew è un buon esempio del fronte interno della grande epoca della pirateria nella quale si compì un’antica profezia inglese del XIII secolo : «I figli del leone saranno trasformati in pesci del mare». Alla fine del Medioevo i figli del leone allevavano precisamente pecore, la cui lana veniva trasformata in tessuti in Fiandra. Solo nel XVI e XVII secolo questo popolo di allevatori di pecore si trasformò veramente in un popolo di schiume di mare e corsari, in “figli del mare”.» : Carl Schmitt, Terra e mare, a cura di Angelo Bolaffi, Giuffrè editore, 1986, pp. 52-54, edizione italiana di Idem, Land und Meer: Eine weltgeschichtliche Betrachtung, Leipzig, Reclam,1942.
Nel 1942, l’anno in cui fu pubblicato Terra e mare, presso i più avvertiti, il sogno del Reich millenario di Hitler basato su una criminale espansione terrestre ai danni dell’Unione Sovietica stava diventando un incubo, ma sarebbe una gravissima ingenuità pensare che il ricorso alla figura di Lady Killigrew come simbolo del capitalismo di rapina delle potenze del mare, in riferimento cioè all’Inghilterra e agli Stati Uniti, fosse dovuta all’astio di Carl Schmitt verso queste potenze che col determinante contributo della potenza di terra Unione Sovietica, stavano per schiacciare il Terzo Reich. A ben leggere il testo, invece, non si intravvede in primo luogo alcun livore verso queste potenze e, in secondo luogo, la moralità dell’apologo schmittiano è posto sull’efficacia ed impunità di Lady Killigrew, per significare, cioè, che la vittoria di queste potenze era già stata scritta da molto tempo. In ogni modo, spinto sicuramente dalle circostanze avverse ma ancor di più della terribile lucidità che egli sapeva, quando voleva, adoperare, in Terra e mare e attraverso anche Lady Killigrew, Carl Schmitt ci ha saputo dare gli strumenti per illuminarci anche sulla presente fase dell’ ‘impérialisme en forme’ dell’amministrazione Trump, e la volontà di prendersi con le buone e le cattive la Groenlandia possiede una forza euristica in proposito di persino troppo facile menzione. Ma se la profondità strategica intesa nel senso statunitense e britannico è, in primo luogo, una profondità, efficienza e, quando serve, letale efficacia nel compiere acquisizioni e/o rapine di risorse (e.g. ad abundantiam, vedi anche la volontà di Trump di rapinare le terre rare dell’Ucraina come sorta di atroce e non dovuto risarcimento per gli aiuti militari forniti a quello sfortunato paese dopo che questo paese combattendo con le armi americane ha conseguito il brillante risultato di sterminare la sua gioventù – sfortunato paese sì ma non per l’avverso destino ma perché ha scelto, per profonda insipienza, di allearsi con la potenza talassocratica e piratesca americana, anche se, a sua parziale discolpa, la pervasività ed infiltrazione politico-mediatica culminata con Euromaidan sull’ Ucraina da parte degli Stati Uniti avrebbe necessitato un popolo con una grado di istruzione e consapevolezza molto difficile da raggiungere in un paese che aveva da non molto assistito al drammatico crollo del fallimentare e burocratico socialismo reale), e se possiamo concedere che questa Weltanschauung geopolitico-predatoria sia una sorta di riflesso condizionato degli appartenenti più beceri e meno qualificati all’ establishment politico-informativo statunitense che prevale su considerazioni geopolitiche più raffinate improntate ad un più maturo realismo politico (attribuendo quindi una sorta di beata ignoranza a costoro ma non ai think tank statunitensi e ai pianificatori militari che hanno ben elaborato il concetto di profondità strategica dal punto di vista spaziale-bellico, quindi dal punto di vista teorico nonché pratico, vedi sempre il caso della guerra in Ucraina, dove una Ucraina nella Nato per quest’ultimi doveva equivalere ad una pistola puntata e pronta a sparare a bruciapelo contro la testa della Russia, che si sarebbe vista così rattrappire il suo spazio di manovra bellico ed esporre con più facilità le sue industrie ed infrastrutture militari all’annichilimento da parte della Nato, con la diretta conseguenza, questa minaccia di distruzione totale delle forze armate e del complesso militare-industriale russi, dell’innesco di spinte centrifughe della Federazione Russa), cosa possiamo dire per quanto riguarda il concetto di profondità strategica dal punto di vista russo?
«Quando Mazzini parlava di una “missione” dell’Italia una volta che fosse stata riunificata geograficamente e spiritualmente, sarebbe assai singolare non vedere in queste parole la consapevolezza che una nazione non può vivere – e quindi essere libera – senza che abbia un’idea della sua collocazione fra le altre comunità politiche del mondo, senza che possa disporre di un suo Lebensraum, non solo geografico e materiale ma anche culturale e spirituale (quello di Lebensraum, cioè spazio vitale, è un concetto che venne coniato da Friedrich Ratzel e sviluppato dalla geopolitica tedesca e per questo ha subito una sorta di damnatio memoriae. Ora il fatto che il nazismo abbia sviluppato una sua versione criminale del Lebensraum non significa che questo concetto non sia fondamentale per la geopolitica e quindi per il repubblicanesimo geopolitico, tanto che il repubblicanesimo geopolitico potrebbe anche essere anche chiamato Lebensraum repubblicanesimo se non fosse per il fatto che il concetto di Lebensraum è ancor oggi appaiato all’imperialismo guglielmino e al male assoluto del nazismo – e per ironia della storia, se pur rifiutato dalle accademie politologiche e filosofico-politiche del secondo dopoguerra, impiegato come strumento di analisi fondamentale per dirigere l’azione geopolitica delle potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale. Il repubblicanesimo geopolitico, invece, intende impiegarlo per i suoi scopi di libertà).»: Massimo Morigi, Repubblicanesimo Geopolitico: alcune delucidazioni preliminari, “Il Corriere della Collera, 28 novembre 2013, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200315074554/https://corrieredellacollera.com/2013/11/28/alla-ricerca-della-identita-italiana-dialogo-tra-morigi-e-stefanini/ . Ora, a parte il fatto, che retoricamente ma anche con profonda convinzione Mazzini parlava della futura Italia unificata sotto l’insegna della Repubblica come della Terza Roma ed anche la Russia degli Zar guardava a sé stessa come Terza Roma (e non mi si venga a dire che nel corso dei secoli il mito di Roma fu uno dei topos più potenti di ogni forma di potere, vedi per esempio Maometto II che in seguito alla conquista di Costantinopoli volle, fra le altre cose, definirsi come Qaysar-ı Rum, cioè Cesare dei Romani ma in questo caso siamo di fronte ad una fascinazione del mito imperialista di Roma slegato, però, da qualsiasi significativo legame con la classicità antica la quale, attraverso il cristianesimo, era riuscita a sopravvivere, seppur solo in forma cultural-religiosa ma non politica alla caduta dell’Impero romano d’Occidente – e anche per quanto riguarda la forma politica bisogna concettualmente lavorare di fino, perché non a caso uno degli appellativi del vescovo di Roma è ‘Pontefice’, il vicario di Cristo che fa da ponte fra gli uomini e Dio, titolo che richiama direttamente il Pontefice Massimo, cioè la suprema carica religiosa di Roma antica, e carica che terminato il periodo repubblicano di Roma fu assunta direttamente dell’imperatore –, una sopravvivenza cultural-religiosa dell’antica classicità sì sotto sembianze monoteiste di stampo ebraico ma che molto doveva all’antico politeismo, e.g. la folta schiera di santi che sostituivano gli antichi dei e lo stesso dogma della Trinità, talché il cristianesimo potrebbe anche essere definito una forma di enoteismo, cioè una sorta di politeismo mascherato da monoteismo, i vecchi dei non sono mai morti, si sono adattati ai tempi nuovi e hanno solo cambiato nome), quello che qui si è cercato di sottolineare è la mentalità di Mazzini, – e poi traslata integralmente con diverso linguaggio e più raffinata elaborazione teorica ma con medesima mentalità di stampo romantico nel Repubblicanesimo Geopolitico –, spasmodicamente tesa l’azione di Mazzini ad unire in un unicum organico la dimensione spazio-territoriale e quella della cultura ed identità dei vari popoli italiani che dovevano ritrovarsi fusi in un solo tramite l’azione democratico-rivoluzionaria all’insegna della creazione della Repubblica, è la stessa che anima l’ideologia profonda ed identità della Russia, in una visione di sé della Russia che, da vera Terza Roma degli Zar di cui ne ha assunto per molti versi la mentalità, non poteva assolutamente accettare non solo la diminuzione del propria profondità spaziale intesa in senso militare che avrebbe comportato l’entrata dell’Ucraina nella UE e nella Nato ma che vedeva parimenti inaccettabile una mutilazione del proprio spazio spirituale-culturale-identitario, anch’esso potenzialmente gravemente minacciato e dalla già detta contrazione della propria profondità strategica intesa in senso militare ma anche dalla fuoruscita politica e spirituale dell’Ucraina – Ucraina la cui capitale Kiev è il nucleo originario della prima forma di statualità Russa – dallo spazio cultural-identitario della Russia, per la quale la vulnerazione della propria profondità spaziale-culturale è assolutamente inaccettabile e giustamente giudicata con esiti potenzialmente letali per la l’esistenza della stessa Federazione Russa. Insomma per comprendere il sentimento della Russia nel caso di una Ucraina e di una Kiev fuoruscite dal suo spazio politico-identitario, basti pensare a come si sentirebbe l’Italia se privata di Roma… oppure l’esempio non regge vista la sempre più marcata vaporizzazione del nostro senso identitario?
Certamente gli eredi spirituali e culturali di Lady killigrew se, nonostante la loro grossolanità di imperialisti in forma, possono arrivare a comprendere il concetto di profondità strategica dal punto di vista spaziale-militare e magari sono ancor meglio attrezzati a comprendere un concetto di Lebensraum dal punto di vista predatorio, quello fatto proprio dal nazionalsocialismo per intenderci, sì con venature biologico-razziste più tenui – seppur presenti ed anche abilmente celate – rispetto al nazismo ma, però, pesantemente condito dal mito americano degli Stati Uniti come la nazione eletta dal destino manifesto, in ciò, del resto, con profonde analogie con il mito razzistico della Nuova Sion che ha plasmato la nascita – e tuttora è la spinta propulsiva dell’espansione territoriale, con conseguente macello delle popolazioni arabo-palestinesi, come del resto i nativi americani furono annichiliti nel corso dell’espansione territoriale degli Stati Uniti – dello Stato d’Israele (e in tutto ciò, all’altro erede spirituale di Lady Killigrew, la Gran Bretagna, non rimane che recitare il ruolo di riottoso comprimario, come del resto è accaduto dopo la seconda guerra mondiale e come sta accadendo soprattutto ora, con i tentativi della Gran Bretagna di sabotare i “generosi” sforzi di Trump per trattare col suo omologo Putin la pace in Ucraina), non sono assolutamente in grado di comprendere una Weltanschauung come quella russa, e come quella, lo ripetiamo, del Repubblicanesimo Geopolitico, che non ha una visione dello spazio in ragione predatoria e/o di accrescimento imperialista dello stesso ma semplicemente come dell’elemento fondamentale nella definizione di una chiara, circoscritta ma anche assolutamente non conculcabile identità da far valere al proprio interno per accrescere la propria coesione sociale e quindi, in definitiva, le proprie libertà individuali e, all’esterno, per poter esercitare un proprio efficace e costruttivo ruolo nel pacifico confronto con le varie società e culture che nel mondo si riconoscono nei valori di reciproco rispetto e libertà antitetici ad ogni idea di predominio e relativa sudditanza imperialisti.
Parlando di Lady Killigrew, in realtà Carl Schmitt, più che fare una ricostruzione storica del personaggio, le fonti su di essa ci lasciano più di un dubbio sul fatto che la Lady fosse stata veramente la terribile piratessa che lui ci dice e non magari una signora che si era apparentata con un famiglia arricchitasi con la pirateria, volle costruire un potente simbolo degli inizi del capitalismo predatorio inglese e quindi del dominio marittimo predatorio anglo-americano che in quel momento stava per sopraffare l’imperialismo predatorio ma del tutto terrestre del Terzo Reich. Siccome da quanto sin qui detto, si è forse rischiato di dare del concetto e conseguente mentalità di profondità strategica russi una visione troppo angelicata, in chiusura di questa analisi mi sia consentito accostare al simbolo predatorio di Lady Killigrew un simbolo predatorio russo, e questo del tutto inventato ma di una invenzione che ci dice molto di più della realtà profonda della Russia che un personaggio realmente esistito. Si tratta dell’immortale antieroe Cicicov che Gogol, nelle sue stupende Anime morte, fa peregrinare in lungo e in largo per Santa Madre Russia cercando un facile arricchimento tramite l’acquisto a basso prezzo di poveri servi della gleba già morti per poi rivenderli come vivi a maggior prezzo. Cicicov è senza dubbio un gaglioffo ma anche un poeta, il suo agognato arricchimento è sì finalizzato all’acquisto di un vasto podere ma si tratta di un sognato possesso di terra che oltre alla dimensione meramente venale è all’interno di una concezione tutta russa della terra vista come la naturale estensione dell’anima e dei migliori sentimenti dell’uomo (siamo quindi milioni di anni luce distanti dalla piratessa lady Killigrew, che preda e uccide solo per arricchirsi e che in questo criminale arricchimento trova la sua vera e totalizzante dimensione spirituale) e attraverso i suoi occhi e i suoi pensieri che si formano nel suo peregrinare attraverso gli infinitamente sublimi spazi della Russia, noi possiamo percepire e vivere dentro di noi la spiritualità del popolo di questa grande nazione, che nasce dalla sentimento lirico dell’immenso, magnifico ed anche terribile – seppur profondamente brulicante di vita ed umanità varia dove l’immensa terra russa ospita ogni tipo di carattere – spazio che contraddistingue questo paese (e, oltre alle Anime morte col suo intimo senso panico-religioso dello spazio ed identità russi, anche se malcelato dall’ironia impiegata per descrivere le rocambolesche e comiche malefatte di Cicicov – un percepire la realtà russa in senso intrinsecamente religioso che non impedisce però a Gogol nelle Anime morte di vedere le orribili diseguaglianze di questa società –, l’altro vero segno distintivo di tutta la grande letteratura e cultura popolare russe è l’essere impregnate di un fortissimo senso del sublime e della terribilità del destino umano, cui l’uomo, se non vuole perdersi, deve accostarsi senza ribellarsi ma con devozione e con la dolorosa contezza dei propri infiniti limiti di peccatore ma che nella consapevolezza di questi limiti e nel suo diuturno sforzo di emendarli trova la sua redenzione e grandezza: da questo punto di vista, Fëdor Dostoevskij non solo il più grande scrittore russo ma anche di tutto l’Occidente, di quell’Occidente che non ha nulla a che fare con una imperialista alleanza militare ma che è il diretto discendente della Weltanschauung cristiana che pone al centro di tutto il rapporto della coscienza dell’uomo con la sublime terribilità della trascendenza). Pretendere che Rubio e tutta l’amministrazione Trump di ‘imperialisti in forma’ comprenda questo spirito è certamente vano. Pretenderlo che lo capiamo noi italiani che abbiamo avuto, anche se da quasi tutti malcompreso e soprattutto da coloro che si proclamano suoi eredi, Mazzini dovrebbe essere molto più facile. Purtroppo pochissimi – pochi anche fra gli italiani, ormai la stragrande maggioranza, che rifiutano un ulteriore coinvolgimento nella guerra Nato-Russia del nostro paese ma in base a motivazioni teoricamente fragilissime puramente di stampo pacifista e non per le meditate ragioni che qui si è tentato di esporre – hanno inteso il messaggio mazziniano che viene dalle atroci ma anche illuminanti vicende ucraine. E dico purtroppo perché quando e se queste dovessero venire comprese un grande passo sarebbe fatto dall’Italia e nella conquista di una propria profondità strategica spaziale-militare (e cioè nel mettere in atto provvedimenti per un progressiva fuoruscita dall’Italia della Nato. Domanda quale profondità strategica può avere una nazione che all’interno del suo territorio ospita basi straniere? Domanda retorica, è ovvio, che ammette una sola risposta) e nella riappropriazione dell’altrettanto importante e dialetticamente collegata profondità spaziale-identitaria, in una riconquista di sé stessa che alla profondità strategica in senso spaziale-militare ma anche, se non soprattutto, spaziale-identitario è indissolubilmente legata.
«Conoscete le notti ucraine? Oh, voi non conoscente le notti ucraine. Ammirate questa: la luna occhieggia a metà del cielo; lo sconfinato arco celeste s’è dilatato e spostato sino a divenire ancor più immenso, e arde e respira. La terra è tutta avvolta di luce argentea, e l’aria stupendamente limpida è fresca e pesante al tempo stesso e, piena di dolcezza, agita un oceano di profumi. Notte divina! Notte incantevole! I boschi sono immobili ed estatici, immersi nell’oscurità, e proiettano al suolo lunghe ombre. Questi stagni sono cheti e muti; le loro acque fredde e cupe sono cinte dalle arcigne barriere color verde cupo dei frutteti. I cespugli intatti di biancospino e di visciolo protendono timidamente le loro radici verso la sorgente fresca e ogni tanto sussurrano per mezzo del fogliame, quasi irritati e scontenti quando quel delizioso stordito ch’è il venticello notturno si avvicina furtivo per un istante e li bacia. Tutta la campagna dorme, e sopra di lei tutto respira, tutto è meraviglioso e solenne. Anche l’anima ne riceve un’impressione di immensità e di stupore, e una folla di argentee visioni nasce armoniosamente dalle sue profondità. Notte divina! Notte incantevole! Ma ecco che ogni cosa riprende vita: boschi, stagni e steppa; si spande il trionfale canto dell’usignolo ucraino, e pare che anche la luna in mezzo al cielo stia ad ascoltarlo… Come rapito in estasi, il villaggio sonnecchia sull’altura. Le capanne a gruppi spiccano ancor più belle e bianche nel chiarore lunare, e i loro muri bassi risaltano ancor più abbaglianti nell’oscurità. Tacciono i cori; tutto è silenzio. Le persone dabbene dormono già. Solo qua e là qualche finestrella illuminata. Davanti alla soglia di poche capanne qualche famiglia attardatasi consuma il pasto serale.[…]»: Nikolaj Gogol, Le veglie alla fattoria di Dikanka, commovente espressione lirica, connotata da un intensissimo e vibrante realismo magico, dello scrittore ucraino Nikolaj Gogol quando l’Ucraina non era stata ancora infettata dalla malattia “occidentale” che le ha fatto varcare la soglia del suo compiuto peccato e messaggio per gli “occidentali” non ancora rintronati dall’insopportabile latrare dei mastini della guerra, per comprendere quanto sia forte e religiosamente sentita per la Russia la componente spaziale-identitaria nel configurarne lo spirito e quindi la sua profondità strategica. Fresca e profonda espressione dell’animo del grande poeta ucraino che dovrebbe far riflettere con vergogna ma, soprattutto, con terrore – vergogna verso sé stessi se solo in un lampo di resipiscenza si rendessero conto che altro è Occidente e terrore nei riguardi di una Russia che non ammette che le si pestino i piedi adducendo come pretesto la libertà di un popolo che con Euromaidan ha segnato la sua apparentemente ineluttabile discesa agli inferi ad opera della palese azione corruttiva degli odierni legittimi eredi di Lady Killigrew: Stati Uniti in prima fila e poi, in seconda od anche in terza fila e sgomitante fra i suoi membri per passare nella prima, il resto dell’allegra compagnia cantante occidentale – tutti coloro che vogliono che il regime ucraino perseveri stolidamente e criminalmente nella sua guerra per procura contro la Russia fino all’ultimo ucraino per far diventare l’Ucraina la disperata, depredata, disanimata e smembrata copia del nostro compiuto peccato.
Massimo Morigi, trasmesso all’ “Italia e il Mondo” nell’ aprile 2025, nel tempo della Pasqua ortodossa e di tutta la cristianità