La più grande invenzione della Cina dopo l’oppio _ di Cesare Semovigo
La più grande invenzione della Cina dopo l’oppio .
La vecchia guardia “demo-neocon” – Boeing, Lockheed Martin – si trova impantanata in una palude di ritardi faraonici , ma è una condizione non particolarmente esclusiva in quest’epoca demenziale.
Tempi singolari per mantenere la latitanza della batteria, l’era che stiamo faticosamente vivendo.
Si armonizza il proprio presente incominciando nella tutt’altro che facile moderazione dei propri bassi istinti, un retaggio borghese intriso di saggezza dove sottolineare la propria superiorità olistica surclassa la voglia matta di nutrirsi del sangue altrui.
Purtroppo lo stile non si compra rovistando tra le bancarelle odorose di naftalina ricolme di cimeli sovietici.
Autoconvincersi di avere trovato il futuro della Tecnologia in una Startup Cinese open source, fa già ridere così.
In tutta confidenza non sono per niente compiaciuto sapendo già di vincere l’ennesima scommessa dall’esito scontato .
DeepDick l’intelligenza artificiale che pensavano di essere Rocco ma invece era Jackie Chen.
Quando hai costruito la tua personalità collezionando schiaffi chiuso dentro l’armadietto della palestra, parti avvantaggiato dal momento che appena vieni risparmiato dalla fortuna è facile tu possa scambiare un esercitazione di modesta difficoltà nella tua personale Guerra del Vietnam.
Però non può piovere per sempre, quando la grande muraglia delle puntate da tifosi superficiali supera la soglia massima della decenza fino a fare la guerra senza Boxer, ma con le pale .
Infatti possiamo perdonare una prosa scadente, piano piano con parole tue, nessuno è qui per giudicarti .
Purtroppo non può essere lo stesso ascoltando i contenuti di una Broshure ai limiti della propaganda , farcita di vittorie già assodate, periodi ipotetici farraginosi, tesi scolpite nel marmo, che dico, nel granito, dove il campione dei giochi baccanali dell’Intelligenza Artificiale è una società Cinese, novello baluardo di libertà orizzontale grazie alla quale l’unica cosa “open “ è facilmente immaginabile.
Mentre i mercati, odiosamente Maiestatis, abbracciano l’idea che se sei competitivo non puoi altro che avere in sorte risultati meritati, a meno che tu non sia per gran parte un completo tontolone.
Per decenni il vecchio sistema ha prosperato tra contratti miliardari, cene di lobbying e bilanci gonfiati. Ma ora, con l’aumento dei tassi di interesse e l’arrivo dei cosiddetti “TechBros”, le idee nuove portano in dote costi più bassi .
È arrivato, non nascondo l’emozione, il momento di cui parlava Roosevelt.
Quando questi colossi della Guerra Fredda ad osservarli bene, hanno le sembianze di quei dinosauri fuori tempo massimo in attesa dell’arrivo del meteorite
Quello si vero “game Changer “ Boeing, un tempo sinonimo di eccellenza aeronautica, soffre una crisi d’identità tra la capsula Starliner inchiodata alla sua inefficienza media (tuttora in ritardo sui test) e le commesse che, a meno non si stia scommettendo contro di me, difficilmente potresti ricevere in dono con quei risultati sperati e per niente garantiti .
Lockheed Martin, parallelamente, arranca nella pianificazione dove l’F-35, spesso deriso per i continui upgrade e per i problemi nel funzionamento di taluni sistemi, in particolare dell’ earning Radar “.
Le patch software che sembrano ridurre l’aereo a un videogioco in perenne fase Beta [2] .
In questo organigramma inequivocabilmente si inserisce la scommessa Artemis: una missione grazie alla quale gli Stati Uniti hanno l’ardore di ritornare sulla Luna in grande stile, dove niente può rimanere lasciato al caso e si rischia di passare alla storia per qualsiasi motivo; dove, “ironia della sorte, la concorrenza di SpaceX sta preparando Starship, CONSEGUENDO UN. VERO COLPACCIO DIGITALE ORMAI ASSESTATO intorno ai 2,5 miliardi a lancio (o forse anche meno, grazie al riutilizzo) [3].
Il paragone è impietoso: la NASA si ritrova a gestire un SLS pesante e costoso, SpaceX costruisce razzi seguendo la filosofia di prototipi di un’officina hi-tech, sprecando meno denaro e collezionando un livello più accettabile di figuracce mediatiche.
Alcuni osservatori maliziosi vedono in Artemis un gigantesco sistema “autogenerativo” di budget in nero, un meccanismo perfetto per mantenere in circolo miliardi di dollari pubblici nei soliti giri del Pentagono, in un loop di matrice “Cheney Loop” [4].
Del resto, osservando i numeri, i contratti e la costellazione di ritardi viene da chiedersi se ci sia più sostanza o più immagine” in un progetto che, almeno sulla carta, dovrebbe far rivivere i fasti dell’Apollo 11 .
L’Apollo 11-official il dominatore indiscusso delle fasce di Van Allen, cabina telefonica spaziale fatta di quell’’ alluminio degli anni ’60 che : ah signora mia, è indistruttibile , non lo fanno più così! “[5].
Si favoleggia di tecnologie “perdute e non riproducibili,” di telemetrie che sono andate misteriosamente smarrite, mentre appare incredibile che a decenni di distanza ci si trovi ancora in difficoltà perfino per portare l’uomo oltre l’orbita bassa .
Sta forse crollando il castello di menzogne o è soltanto un fisiologico cambio di rotta?
Di certo, la situazione risulta grottesca tanto che anche Socrate è uscito abbandonando il mondo delle idee scadenti .
Nel frattempo, i nuovi attori della Silicon Valley – i cosiddetti Tech Bros – continuano a conquistare terreno con prodotti più concreti e meno pomposi.
SpaceX, Anduril e Palantir macinano contratti di sicurezza, lanciano droni autonomi e creano valore tangibile in poco tempo e con meno sprechi [6].
INVIDIA , regina per anni del mercato GPU, si trova ad affrontare la cosiddetta “tempesta perfetta”: il rallentamento della domanda IA, l’incalzante concorrenza cinese, la produzione appaltata in larga parte a TSMC e i tassi d’interesse che frenano la speculazione [7].
Ma se si scava un po’ più a fondo nei dati, emergono similitudini preoccupanti con il crack delle Dotcom di inizio millennio, quando le valutazioni di mercato erano gonfiate da aspettative di crescita infinita.
Gli analisti che allora lanciavano allarmi inascoltati sostengono che, questa volta, il problema sia addirittura più strutturale: le proiezioni pre-crollo di NVIDIA, che vedevano un mercato IA in crescita esponenziale e capitalizzazioni stellari, non hanno retto alla prova dei fatti, trascinando giù non la sola azienda, ma anche una buona fetta del settore tech. ( vedi i grafici )
Quasi a ribadire che quando un colosso brucia, può lasciare sul campo cifre tali da eguagliare l’intera capitalizzazione di Piazza Affari in mezz’ora [12].
E la ciliegina? Il caro CEO, che fino a poco tempo fa si presentava come un novello cowboy high-tech, sbandierando GPU rivoluzionarie e la “superiorità USA” nel futuro militar-tecnologico, si è ritrovato a dover spiegare ai mercati perché l’azienda abbia perso miliardi in un soffio.
Inutile dire che la parabola del “golden boy” si è fatta parecchio meno luccicante, mentre i big della finanza guardano con sgomento la barca colare a picco.
In questa discesa agli inferi, NVIDIA non è andata sola: l’intero comparto delle vecchie big tech ha cominciato a ballare sulle stesse note sinistre, con capitalizzazioni che tremano, sussidi governativi che tardano ad arrivare e, dulcis in fundo, il bisogno di invocare una “tregua” politica.
Alcuni report interni, trapelati da ambienti vicini a Washington, dicono che i vertici di più aziende – storditi dai ribassi in borsa e dal vento che soffia da Pechino – abbiano chiesto un appuntamento con Donald Trump in persona, sperando di ottenere un’apertura, un aiutino, o almeno un segno di tolleranza verso le scelte fatte in passato lucidando il didietro del carrozzone Dem , nascondendo in particolare le malefatte trash del Piccolo Hunter , il monello di casa Biden . [13].
Ma The Donald, con la sua ben nota vena provocatoria, avrebbe risposto che, per lavare il disonore di essersi appiattiti su interessi e poteri poco limpidi, dovrebbero investire una cifra compresa fra i 500 e i 1000 miliardi di dollari in nuovi progetti pienamente allineati alla “rinascita americana”.
In pratica, una stoccata che suona così: “Avete cullato il mondo oscuro del vecchio establishment, convinti che la festa durasse per sempre, e ora pagate pegno se volete un minimo di considerazione o addirittura esistere .”
E qui entra in scena la Cina con DeepSeeke, la misteriosa piattaforma di IA avanzata della quale si parla con toni entusiastici e, allo stesso tempo, con sospetti sempre più pesanti.
Secondo alcune fonti russe e slovacche – la cui attendibilità è stata in buona parte verificata , sostengono che – DeepSeeke è nata in due mesi da un semplice fondo d’investimento, senza che nessuno avesse mai spiegato quali processi interni, quali dati o quali competenze rendano possibile una simile impresa [8].
L’approccio open-source di DeepSeek ha sollevato discussioni sulla responsabilità nello sviluppo dell’IA e sull’efficacia delle restrizioni statunitensi sulle esportazioni di chip verso la Cina.
Alcuni esperti vedono questo come un “momento Sputnik” ( compagni datevi un tono ) per l’IA .
Ciò che distingue DeepSeek secondo la vulgata , è la sua capacità di ottenere prestazioni comparabili utilizzando metodi di addestramento innovativi ( dei quali però non sono stati forniti dettagli ) ma con il non trascurabile fatto di una pari efficienza e con un hardware meno avanzato della concorrenza e per rendere “possible the impossible” , con assorbimenti 15/20 volte inferiori . Un renge multifattore strabiliante .
Mentre OpenAI richiede un abbonamento mensile di $20 per l’accesso ai suoi modelli, DeepSeek-R1 è gratuito e open-source, permettendo agli sviluppatori di tutto il mondo di modificarlo e migliorarlo. Le politiche del PCC tuttavia non sono un mistero e pensare dunque che un progetto così importante sia stato lasciato libero di operare senza troppi vincoli è come immaginare Speer che telefona a Ciano dicendogli : “Molibdeno express in arrivo , ci vediamo domani alla stazione Ostiense , ma lascia a casa il nano questa volta .”
Storicamente, il governo cinese non permette lo sviluppo di tecnologie critiche senza un controllo diretto o una partecipazione strategica . Potremmo quindi essere di fronte a un’operazione più ampia, un tentativo di posizionare DeepSeek come un’alternativa cinese “libera” ( Brigitte Bardot, bardot) mentre in realtà i dati raccolti e i progressi ottenuti vengono convogliati altrove ( Uellah ma va ) .
I conti societari non tornano, i registri tributari appaiono lacunosi e pare che il suo CEO sia legato a progetti cripto e persino alla moneta digitale cinese.
La ritrosia nell’abbracciare il grande sogno socialista Cinese rimane un mio limite.
In caso, andate avanti voi e chiamatemi quando vi siete sistemati , sarò felice di cospargermi il capo di cenere e diventare la vostra schiava sessuale; con un po’ di fantasia potrei essere la vostra Bimba dei desideri, basta che non mi vestite da trotsky rincorrendomi con un accetta .
Alcuni analisti sostengono che DeepSeek sia una sorta di cavallo di Troia per aggirare i dazi e manipolare i flussi finanziari; strumento ideale in una “guerra economica digitale” che Pechino potrebbe combattere al di là di ogni barriera commerciale posta dai segretissimi piani di Trump o da chi potrebbe succedergli[9].
Il fatto che Trump e Maga non abbiano fatto mistero rispetto alle proiezioni di politica economica protezionista futura sono constatazioni unanimemente riconosciute. Sagacia a parte , non risulta difficile ipotizzare che chi dovere abbia approntato contromisure ad hoc per contrastare le strategie del proprio principale competitor geopolitico.
Ma c’è di più! Taluni rilanciano, fino ad ipotizzare, senza troppo scadere nel fanta-calcio della geopolitica , il coinvolgimento di entità non esattamente esotiche .
L’obiettivo di coordinare una colossale operazione di manipolazione dei mercati condita da una disinvolta esplosione incontrollata di informazioni tendenziose al limite dell’insider trading , non rientra nella categoria distopica . L’ipotesi di killerare i carrozzoni morenti del “New American Century” , se si usa un minimo di logica seguita dall’osservazione dei presupposti strategici ,non è poi così azzardata.
È innegabile che il progetto DeepSeeke, per come si è presentato non convince .
Qualcuno la definisce addirittura un’operazione orchestrata per colpire la nuova amministrazione Trump in modo chirurgico, facendo emergere la fragilità dell’intero impianto economico e industriale americano [10].
Nel frattempo, Meta, Oracle e il gruppo di Bezos avrebbero inviato segnali di pacificazione al governo se non di velata resa confidando nella clemenza della corte .
L’impressione di molti , anzi quasi di tutti , è che più di un C.e.0 delle suddette Bigtech sia stato folgorato sulla strada di Mar a Lago , alla pari di quanto Al-Julani lo sia stato dirigendosi verso l’iconica Damasco , la patria indiscussa di chi misteriosamente è spinto verso la mistica dei miti consigli .
Nei fatti, ascoltando le dichiarazioni, stupisce l’epica prova di free climbing sugli specchi che ha regalato al mondo Zuckemberg dal buon Rogan , impeccabile esempio di eleganza per niente denigratoria . Maestro di Sensualità con la sua parrucca bionda di ordinanza .
Il patron di Meta è sembrato a suo agio .,nonostante avesse conservato al massimo un 30 percento di batteria .
Possibile che sapessero già tutto e abbiano preferito attendere il momento opportuno per intervenire e presenziare? Sui poster l’ardua sentenza!
In ogni caso, le domande restano, e a rendere più interessante la faccenda c’è Trump, che con il suo stile ha probabilmente accelerato una resa dei conti che si stava preparando da tempo, scuotendo un sistema di relazioni e accordi troppo a lungo considerato intoccabile.
Lo schema “Ponzi-Stanislavskij” su cui si basavano certi progetti miliardari potrebbe aver trovato il suo peggior nemico proprio in un presidente che, nel bene e nel male, mette tutto in discussione [11].
Oggi, Boeing, Lockheed e soci mostrano tutte le loro debolezze, mentre i nuovi protagonisti del mercato (da SpaceX ai fondi cinesi specializzati in IA) prendono il volo.
Di mezzo ci sono i sogni, i bilanci, e la credibilità stessa di un’America che un tempo sapeva attraversare le fasce di Van Allen con una lattina d’alluminio e che ora fatica a mandare qualcuno oltre l’orbita bassa senza bruciare miliardi come se fossero candele cinesi lanciate a bomba verso l’ingiustizia di ieri , di oggi .
Credici! Sta forse franando tutto il castello di retorica e segreti accumulati in mezzo secolo di Guerra Fredda? Una risposta definitiva ancora non c’è; rimane la sensazione che lo scontro tra la Nuova Cina e il vecchio establishment a stelle e strisce sia appena iniziato. Se le rivelazioni su DeepSeek dovessero confermarsi, allora potremmo trovarci di fronte a un ciclone che spazza via decenni di status quo in un lampo, come un razzo SLS da 4,4 miliardi che perde pezzi sulla rampa di lancio.
Ps: Chissà Dove sono finiti tutti quei droni ufo Jersey Show?
Non è roba nostra, non sappiamo di cosa si tratti, ma lo zio Sam assicura che potete stare tranquilli -.
Fonti
[1] “The Fall of Legacy Defense Giants,” Bloomberg Analysis, 2024.
[2] “Pentagon Reports on F-35 Delays and Overruns,” WSJ Defense Briefing,
2023.
[3] “SLS vs Starship: Cost Comparison,” NASA Audit Office, 2025.
[4] “Cheneyloop: The Endless Defense Budget Cycle,” Pentagon Watchdog,
2023.
[5] “Apollo Archives: Missing Telemetry and Lost Tapes,” Smithsonian Institute
Interviews, 2019.
[6] “Tech Bros vs Old Contractors,” Silicon Valley Insider, 2024.
[7] “NVIDIA’s GPU Market Overview,” MarketWatch Tech, 2025.
[8] “DeepSeek Dossier: Origins and Funding,” Slovak Cyberintel Forum, 2025.
[9] “China’s Digital Currency Strategy,” Crypto Analysis Monthly, 2024.
[10] “Deep State vs Trump: Economic Warfare via AI?” Eastern Monitor, 2025.
[11] “Ponzi-Stanislaky: The Hidden Scheme of Defense Contracts,” Investigative
Weekly, 2023.
[12] “Dotcom Crash Revisited: Market Parallels in Tech Valuations,” Nasdaq
Historical Review, 2025.
[13] “NVIDIA Meltdown and Big Tech Panic,” Financial Times Exclusive, 2025