Non solo l’IRGC: Su cos’altro si basa la stabilità interna dell’Iran?_di Matvey Kiselev,

Non solo l’IRGC: Su cos’altro si basa la stabilità interna dell’Iran?

Nonostante il dualismo esterno della struttura politica del Paese, gli organi sovragovernativi permettono di trovare un equilibrio stabile tra gli interessi dell’individuo e dello Stato. Ognuno di essi svolge essenzialmente le funzioni di “tutore” nei confronti delle istituzioni civili sotto la propria giurisdizione, scrive il giurista internazionale Matvey Kiselev, partecipante al progetto Valdai – New Generation progetto.

Il nuovo mandato di Donald Trump promette di essere un’altra prova di forza per Teheran. Il ritiro unilaterale dal JCPOA, l’omicidio di Qasem Soleimani: tutto questo è fresco nella memoria dei leader iraniani. Rispetto al primo mandato del neoeletto presidente statunitense, la situazione in Medio Oriente è peggiorata: il confronto tra Israele e le strutture amiche dell’Iran ha raggiunto un nuovo livello di crudeltà. Nonostante la retorica militante della campagna elettorale, la squadra di Trump prevede di arrivare a un nuovo accordo nucleare, anche se attraverso dure sanzioni e altre pressioni economiche. L’obiettivo di tagliare le capacità finanziarie di Teheran è quello di innescare disordini interni per convincere la leadership della Repubblica Islamica a negoziare alle condizioni americane.

A questo proposito, la stabilità politica interna del Paese sta diventando la condizione più importante per una posizione favorevole dell’Iran nei prossimi negoziati con la nuova amministrazione di Washington. Contrariamente alla narrativa occidentale, l’Iran non esiste solo “sulle baionette” dell’IRGC.

Uno dei fattori della sua forza è il dualismo del sistema politico e giuridico della Repubblica islamica, la cui base è la “fusione” di visioni spirituali sciite sulla costruzione dello Stato e di tendenze secolari nello sviluppo del potere. La struttura ibrida degli organi di governo offre un vantaggio significativo ai vertici del Paese in materia di repressione di eventuali disordini interni nelle fasi iniziali, ricorrendo a soluzioni di forza solo in casi eccezionali.

L’essenza del sistema politico iraniano risiede nella coesistenza del potere della Guida Suprema sovra-governativa e della democrazia rappresentativa abbastanza tradizionale del Majlis eletto, nonché di un governo laico guidato dal presidente. Nonostante l’apparente incoerenza, questo sistema interconnesso ha i suoi pesi e contrappesi, nonché un insieme di istituzioni costituzionali, create principalmente sotto la guida del Rahbar (Guida suprema), che consentono a quest’ultimo di coordinare e supervisionare gli altri rami del governo in qualità di arbitro. Gli organi più significativi, previsti dalla Costituzione, sono i seguenti: il Consiglio degli esperti, il Consiglio di vigilanza e il Consiglio di opportunità.

Il Consiglio degli Esperti, secondo il Capitolo 8 della Costituzione iraniana, è un organo consultivo collegiale, il cui scopo principale è eleggere il Rahbar e successivamente supervisionare le sue attività. In base al regolamento interno, il Consiglio ha 6 commissioni specializzate sotto il suo controllo, che ne garantiscono le attività. I requisiti per il candidato alla carica di capo di Stato sono principalmente di natura teologica e morale, stabiliti dagli articoli 5 e 109 della Costituzione. Il Consiglio è composto da 88 faqih e i requisiti religiosi per i candidati riflettono il peso eccezionale dell’articolo 4 della Costituzione – la supremazia dell’Islam. Indipendentemente dalla specificità religiosa, i membri del Consiglio sono eletti con voto popolare per un mandato di otto anni. Questa caratteristica implica la partecipazione, anche se non completa, dei cittadini alle elezioni non solo del presidente, del capo dell’amministrazione civile, ma anche della Guida suprema dello Stato. Il Consiglio degli esperti svolge una funzione di “qualificazione dell’elettore”, per molti versi simile a quella che i Padri fondatori degli Stati Uniti hanno affidato al Collegio elettorale.

Secondo l’Art. 111 del documento principale, al Consiglio degli Esperti è affidata un’altra importante responsabilità, quella di monitorare le attività e le condizioni della Guida Suprema, nonché il diritto di rimuovere il Rahbar eletto dalla carica in una serie di casi espressamente previsti: incapacità dovuta alla salute fisica, mancato rispetto dei criteri proposti per un candidato al momento delle elezioni o dopo di esse. Il fatto che questa funzione non sia formale è testimoniato dalla creazione di una commissione specializzata permanente che si riunisce mensilmente. Le sue funzioni includono il monitoraggio delle condizioni del Rahbar e la preparazione di un rapporto sulle sue attività per la composizione allargata del Consiglio. Se vengono individuati alcuni problemi nello svolgimento delle funzioni della Guida Suprema, i membri della commissione sono tenuti a tenere un incontro con il Rahbar e a fornirgli raccomandazioni per migliorare le sue attività. Ogni anno, sulla base delle osservazioni della commissione, il Consiglio degli esperti prende una decisione sull’idoneità dell’attuale Rahbar alla posizione che ricopre. .

Il diritto esclusivo di interpretare la Costituzione dell’Iran, in quanto documento che sancisce i principi fondamentali della Repubblica islamica, richiede l’esistenza di un organo specializzato, il Consiglio di vigilanza. Si tratta di un consiglio di 12 membri, di cui 6 nominati dalla Guida Suprema e sono faqih, mentre i restanti 6 sono nominati dal capo della magistratura, approvati dal Parlamento, e sono esperti riconosciuti in vari campi del diritto. Questa istituzione non ha carattere consultivo, ma ha competenze proprie nel campo del controllo sui rami legislativo ed esecutivo del governo, il che la rende l’istituzione più significativa dopo la stessa Guida Suprema. Il documento principale assegna chiaramente al Consiglio la responsabilità di verificare la conformità di tutte le iniziative del Majlis alle norme della Sharia e allo spirito della Costituzione; in caso di discrepanze, il Consiglio può porre il veto sul progetto di legge e rinviarlo per la revisione. Al Consiglio di vigilanza sono affidate le funzioni di un unico organo di controllo delle elezioni del presidente e del parlamento; i candidati possono essere ammessi ai processi elettorali solo dopo l’approvazione del Consiglio. L’effettiva concentrazione dei poteri di supervisione e censura, il controllo indiretto sul sistema elettorale e l’affidamento del processo legislativo a un’autorità nominata e vincolata solo dalle norme della Costituzione e della Sharia rendono possibile lo svolgimento di elezioni democratiche aperte per le cariche civili in un Paese teocratico, nonostante l’esistenza di alcuni ostacoli.

Il Consiglio di opportunità è una sorta di organo di coordinamento direttamente menzionato nella Costituzione dell’Iran. Il suo scopo originario era quello di eliminare i disaccordi tra il Parlamento e il Consiglio di vigilanza, nel caso in cui quest’ultimo si avvalesse ripetutamente del diritto di veto nel processo legislativo. Uno dei compiti più importanti del Consiglio di Presidenza è quello di consultare la Guida Suprema sulle politiche da essa perseguite. Secondo l’articolo 110 della Costituzione, “determinare le politiche generali della Repubblica Islamica dell’Iran”, dopo aver consultato il Consiglio di Presidenza, è responsabilità della Guida Suprema. Dato che molti membri del Consiglio sono ex-officio, in quanto rappresentanti dell’amministrazione civile, l’obbligo della Guida Suprema di consultarli in un modo o nell’altro “limita” il suo potere. È anche importante che i rappresentanti di diversi movimenti politici siano membri di questo organo, il che crea anche uno spazio per la discussione e la pressione sugli interessi dei loro gruppi.

Tutte le istituzioni sopra citate non esistono solo sulla carta, ma in pratica svolgono le funzioni loro assegnate e sono la chiave della stabilità dell’intero sistema di potere. La presenza di un’ampia gamma di movimenti politici è un fattore che genera conflitti nella politica interna iraniana. Il catalizzatore più significativo per gli scontri inter-élite sono le elezioni iraniane.

I disordini dopo le elezioni presidenziali iraniane del 2009 sono diventati una seria prova di forza. I disordini di massa e le proteste dei perdenti non sono riusciti a squilibrare la struttura di controllo delle elezioni. È stato il Consiglio di vigilanza, in qualità di organo di controllo coordinato, a riconteggiare i voti in alcuni seggi elettorali e a confermare la legittimità del presidente eletto, risolvendo così l’acceso conflitto interno dalle conseguenze imprevedibili.

Nonostante il dualismo esterno della struttura politica del Paese, gli organi sovragovernativi permettono di trovare un equilibrio stabile tra gli interessi dell’individuo e dello Stato. Ognuno di essi svolge essenzialmente le funzioni di “tutore” nei confronti delle istituzioni civili sotto la propria giurisdizione.  La presenza di procedure elettorali crea un’opportunità indiretta per l’attuazione dei propri diritti elettorali per gli aderenti a tutti i punti di vista nella politica iraniana, appianando preventivamente il possibile malcontento della popolazione associato alla presenza di un’ideologia religiosa strettamente regolamentata.

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