I DIECI ANNI CHE SCONVOLGERANNO IL MONDO, di Pierluigi Fagan

L’altro giorno, in un discorso al club Valdai, Putin ha detto che stiamo entrando nei dieci anni più pericolosi dalla fine della IIWW. Quello stesso giorno, giovedì scorso, la presidenza Biden ha rilasciato il terzo dei documenti sulla revisione della dottrina sulla sicurezza nazionale dal sinistro titolo: revisione della dottrina nucleare. Il giorno prima era stato rilasciato il primo documento, quello di strategia generale.
Nel documento di strategia generale è stato Biden a presentare la sfida decennale: “La Strategia di sicurezza nazionale per il 2022 delinea il modo in cui la mia Amministrazione coglierà questo decennio decisivo per portare avanti gli interessi vitali dell’America” aggiungendovi l’oggetto del contendere: “Siamo nel mezzo di una competizione strategica per plasmare il futuro dell’ordine internazionale.”. Fermiamoci qui un attimo prima di procedere più in dettaglio.
Come più volte ricordato (ma dato il rapporto tra l’enormità del fatto e la totale assenza di sua conoscenza tocca insistere), l’umanità ha più che triplicato i suoi effettivi negli ultimi settanta anni. Proveniamo e per certi versi siamo, in una inflazione varietale: più persone, più Stati, più organizzazioni formali pubbliche, private, multilaterali, formali ed informali, legali ed illegali. Tutte queste varietà hanno tra loro interrelazioni, commerciali, finanziarie, culturali, militari etc. Ne viene fuori un grosso gomitolo complesso, la cui complessità è cresciuta moltissimo in pochissimo tempo.
Tale sistema umano ambientato sul pianeta tende a cercarsi un ordine, ordine gerarchico di chi comanda chi, ordine dei regolamenti di interrelazione, ordine procedurale e valoriale, ordine difficile quello cooperativo, ordine più facile quello competitivo.
L’ordine precedente era un ordine semplice dominato gerarchicamente da una punta piramidale con a capo gli USA assistiti dal circolo anglosassone, con una base europea. Questa punta piramidale pesava il 30% circa demograficamente ed il suo “potere” basato su forza militare, ricchezza, tecnologia e scienza, sistema valoriale era incomparabilmente maggiore del sottostante. Oggi questa punta piramidale pesa la metà, i punti di forza sono insidiati da vari sfidanti, la distanza tra questo potere ed il resto del mondo si va accorciando e per lettura dinamica abbastanza consensuale, più o meno ogni “mondologo” sa che tali riduzioni di potere aumenteranno nei prossimi anni e decenni, almeno fin dove si spingono le previsioni ovvero il 2050.
Quando si verifica una riduzione così importante è l’intero sistema che si riformula, in maniere non lineari. Ad esempio, la punta piramidale occidentale, dato il suo peso relativo e la sua potenza complessiva, ha avuto agio in questi settanta anni di poter condividere parti, per quanto piccole, della sua ricchezza e potenza. Dominava quindi ma al contempo era anche attraente. Oggi, in via di drastica riduzione relativa, non ha la metà di quel potere, non ce l’ha proprio più del tutto o quasi.
Nuovi soggetti stanno emergendo nella matassa del mondo, la Cina più di ogni altro, la Cina fa da sola il 50% in più della popolazione aggregata di tutto l’Occidente che è formato da una quarantina di Stati, tra centro più periferie. Questi nuovi soggetti non insidiano il potere Occidentale direttamente, insidiano la forma che permetteva a quel potere di dominare. Ormai ci sono sempre più parti del mondo che sono impegnate a cercar il loro benessere e sicurezza in proprio, relativamente la loro regione o continente, il sistema umano planetario si sta semplicemente pluralizzando, frammentando, complessificando.
In complessità, ambito transdisciplinare che studia sistemi nel mondo fisico, chimico, biologico, tecnologico, sociale umano, tanto materiale che immateriale (fatti e sistemi di pensiero, ideologie, immagini di mondo etc.), non si dà un sistema complesso cresciuto in complessità di tanto in poco tempo, ordinato gerarchicamente in forme piramidali. Prendiamo l’essere umano. Sareste pienamente umani senza i cinque sensi? Senza il pensiero cosciente ed autocosciente? Senza apparato respiratorio? Circolatorio? Osseo? Digerente? Nervoso? Quanto durereste senza sistema immunitario? Come vedete, ognuno di noi è un sistema con più poli funzionali, un sistema multipolare. Così sono le nazioni, le ecologie, le aziende, financo i mercati, le squadre di calcio, sono “sistemi” non piramidi. Le piramidi sono vestigia antichissime, il loro concetto alberga ancora nelle nostre teste, ma è una riduzione falsa, una cosa che ci piace pensare perché è facile e semplice. Le cose facili e semplici sono utili, almeno fino a che non sovrappongono la propria promessa di facilità e semplicità a cose e fenomeni che non lo sono affatto.
In tale scenario piomba il documento americano. La parte politica è scontata: la sfida principale per gli USA è la Cina, ma anche la Russia e la sua pretesa di reintrodurre la guerra diretta per regolare le controversie di vicinato (Ucraina). La strategia allora è rinforzare le alleanze tra le c.d. “democrazie” verso le c.d. “autocrazie” ovvero rendere più gerarchici i rapporti interni la sistema occidentale. Superare la globalizzazione precedente riquadrando ambiti più limitati su base regionale o di condivisione ideologica (friendshoring). Ostracizzare tutti quelli che non sono dalla nostra parte. Far capire agli americani che la politica interna e la politica estera sono due parti di una stessa cosa. Ma soprattutto, prepararsi alla guerra, guerra senza limiti.
“Guerra senza limiti” era il titolo di un libro di due colonnelli superiori cinesi (Qiao-Wang, Guerra senza limiti, LEG edizioni, 2001) che nel 1999 fece molto rumore nell’ambito degli studi strategici. In esso, i due miliari, prospettavano un futuro in cui anche il conflitto diventava complesso ovvero multidimensionale. L’elenco delle aree di conflitto era diviso in: militare (atomico, convenzionale, biochimico, ecologico e climatico, spaziale, elettronico, guerriglia, terrorismo); trans-militare (diplomatico, di network, intelligence, psicologico, tattico, di contrabbando e varie criminalità, droga, virtuale) e non militari (commerciale, finanziario, di risorse, di distribuzione asimmetrica di aiuti economici o tecnologici, normativo, di sanzioni, mediatico, ideologico). Purtroppo, la previsione dei due cinesi, si sta puntualmente compiendo proprio di questi tempi.
Siamo nel conflitto multidimensionale per l’ordine del mondo tra un sistema in contrazione di potenza dentro una riformulazione più ampia del sistema mondo e tutte le molteplici e crescenti minacce che questo intravede per mantenere la sua posizione di potere e di privilegio in un mondo in cui le condizioni di possibilità sono cambiate strutturalmente.
Puntualmente, il terzo documento sulla dottrina nucleare rilasciato giovedì dall’Amministrazione Biden, contiene una novità terribile: è stato tolto l’auto-divieto al first strike. Il first strike è il primo colpo (atomico) che si riteneva non poter esser dato per non iniziare l’escalation atomica ovvero l’Armageddon. Cito testualmente “Abbiamo condotto la revisione di un largo spettro di opzioni sulla politica di dichiarazioni – tra cui il No First Use e il Sole Purpose – e abbiamo concluso che questi approcci potrebbero comportare un livello di rischio inaccettabile alla luce della gamma di capacità non nucleari che vengono schierate e progettate dai nostri avversari, tali da infliggere danni strategici agli Usa e ai nostri alleati”. Università, ricerca, tecnologi, privati e pubblici, alleati, oltre ovviamente politici, diplomatici, giornalisti e quanti altri, tutti dovranno convergere verso la nuova dottrina che sviluppa l’imponderabile. È in gioco il “nostro” futuro.
Ma “nostro” di chi? Delle élite occidentali? Di tutti gli occidentali? Degli americani e britannici? Mio e tuo?
Non so come concludere questo post. Otto mesi fa presi immediatamente a pubblicare articoli e post molto allarmati ed indignati, molti non compresero il perché, perché ignari del quadro generale, delle tante parti, storie, intrecci, interessi che compongono questo argomento. I più di tutto ciò non sanno nulla, non sanno come collegare le cose, sono ostaggio della propaganda quando si credeva che la propaganda fosse una prerogativa delle sole autocrazie, sono sobillati da siringate di indignazione emotiva su frammenti isolati dal contesto. Hanno “immagini” che non corrispondono al “mondo” se non una edificante riduzione semplificata che hanno in testa per non soccombere all’ansia e lo sdegno.
Questa storia è iniziata otto mesi fa con edificanti dichiarazioni per la quali non saremo mai entrati in guerra direttamente, davamo solo qualche mitraglietta al commediante di Kiev. Ora siamo a schierare le atomiche tattiche B-61 a Brescia e Pordenone con una Presidente del Consiglio che proviene da quella destra sociale romana che in tradizione era anti-americana quanto anti-sovietica e che ora invece si mette allineata e coperta nella truppa occidentale che va alla resa dei conti conto il mondo che non va più nel verso giusto.
Non è che la post-fascista sta diventando democratica, sono le nostre “democrazie” che stanno diventando post-fasciste. In bocca la lupo che, come si sa, perde il pelo ma non il vizio.