Banalità e inerzie di un disastro politico, di Roberto Buffagni

In questo articolo Michael Anton, (nello staff del National Security Council dal 2001 al 2005) spiega molto bene la dinamica delle decisioni che condussero gli USA al ventennale impegno in Afghanistan. Riassumo, di tanto in tanto commentando:
1) All’indomani dell’attacco alle Twin Towers, gli USA dovevano rispondere per conservare il prestigio scosso dalla violazione del territorio nazionale (la prima dalla guerra con l’Impero britannico del 1812)
2) La prima opzione fu per una ritorsione-lampo. Punizione di Al Quaeda e dei Talebani per mezzo di un rapido e violento attacco, guidato da un piccolo contingente americano che avrebbe “moltiplicato le forze” di alleati indigeni. L’operazione fallì: Osama Bin Laden e il suo Stato Maggiore riuscirono prima a rifugiarsi nelle caverne di Tora Bora, e poi a sfuggire.
3) COMMENTO: l’operazione implicava un accerchiamento, e le FFAA USA non padroneggiano bene la guerra di manovra. Se i comandanti USA sul terreno hanno delegato l’esecuzione dell’accerchiamento agli “alleati” afghani, probabile che questi abbiano favorito l’esfiltrazione di Osama.
4) Fallita la ritorsione – lampo, si comincia a discutere. Siamo stati attaccati dal terrorismo islamista: come si fa a prevenire altri attacchi?
5) Prevale l’idea che è necessario un approccio radicale: i paesi da cui vengono gli attacchi vanno democratizzati. Chi sostiene questa posizione crede che sia possibile farlo senza eradicare l’Islam e senza secolarizzare e occidentalizzare a forza le popolazioni. Secondo loro, responsabile del terrorismo non è l’Islam in quanto tale, ma i sistemi politici “chiusi”: la democrazia è compatibile con l’Islam. Infatti, gli americani che hanno scritto le costituzioni di Iraq e Afghanistan vi hanno lasciato un posticino anche alla sharia. Questa posizione risponde anche a un’esigenza di giustificazione etica delle azioni belliche, ed è conforme alla persuasione radicatissima negli USA che la democrazia sia in assoluto il miglior regime politico possibile. Nel dibattito interno all’Amministrazione Bush II ha notevole influenza l’analogia (totalmente sballata) con la IIGM, e la democratizzazione di Giappone e Germania.
6) COMMENTO: Ovviamente su questa posizione si butta a pesce un attore di grande rilievo, il “complesso militare-industriale”, che da un progetto di nation-building di proporzioni ciclopiche ha da lucrare valanghe di soldi. Ci si buttano a pesce anche i servizi d’informazione, che dal traffico di droga scremano fondi neri giganteschi, e sanno bene che l’Afghanistan produce il 90% dell’oppio mondiale. Dalla convergenza tra ideologia dominante e interessi colossali consegue quel che è conseguito, 20 anni di guerra in Afghanistan + relativa sconfitta, prevedibile (e prevista) sin dal giorno 1.