SALOMON ON THE POTOMAC. IL PERICOLO SI AVVICINA, di Antonio de Martini
SALOMON ON THE POTOMAC
Gli USA in Siria erano alleati coi turchi ( NATO) contro il governo siriano; coi curdi contro il daesch e con gli insorti siriani contro Assad.
Problema: i turchi sparavano ai curdi ; i curdi del PKK ai curdi YPG ( Peshmerga) e ai turchi; gli USA contro il daesch che però rifornivano e i siriani sparavano a tutti tranne che agli iraniani che sparavano a chiunque, ma venivano bombardati dagli israeliani.
La Turchia la scorsa settimana ha annunciato che intende ripulire la riva orientale dell’Eufrate fino a Mossul dai curdi di ogni orientamento sparando a chiunque porti insegne curde – come ad esempio i “ consiglieri” USA frammisti si Peshmerga. Lunedì ha annunziato che il dispiegamento delle truppe era pronto e attendevano “ l’ordine politico”.
Problema N 2 : che fare se i turchi sparano agli americani ? Denunciare l’alleanza atlantica ed espellere la Turchia o tradire – sarebbe la quinta volta in trenta anni- i curdi in generale e i Peshmerga in particolare?
Dopo attenta meditazione, Trump ha deciso che la guerra ai jihadisti del daesch era conclusa vittoriosamente e che gli americani potevano quindi ritirarsi dalla Siria.
Così, in un solo colpo, ha tradito i curdi di ogni colore, i residui ribelli siriani del FDS (forze siriane democratiche) e il residuo di immagine che gli USA avevano nel Vicino Oriente.
Conseguenze prevedibili sulla situazione irachena, sull’embargo all’Iran e sulla sorte di Fetullah Gulen, il predicatore considerato l’ispiratore del golpe del 2016 contro Erdogan che potrebbe essere estradato entro breve.
E sui rapporti israelo curdi dato che Israele è il “ main sponsor “ dei curdi.
Dulcis in fundo, ha di fatto ammesso che il daesch è da tempo
una “ quantité négligeable « e che gli USA stavano in Siria principalmente per costituire una minaccia alla sua indipendenza e a Assad.
La narrativa USA sulla Siria costruita dal 2005 politicamente e dal 2011 militarmente, non esiste più.
IL PERICOLO SI AVVICINA
Il Pentagono ha notificato al Congresso USA di aver approvato una vendita da parte della Raytheon di missili antiaerei Patriot alla Turchia per un importo di 3,5 miliardi di dollari.
Il contratto non è firmato, la vendita incerta, ma l’approvazione del Pentagono è definitiva.
Ora la scelta sta ad Ankara.
Le truppe USA ( in pratica una brigata di 2.000 uomini con mezzi pesanti) ha ricevuto ordine di abbandonare il territorio siriano ( andranno probabilmente in Irak) al più presto e il personale diplomatico americano ha ricevuto ordine di evacuazione.
Il portavoce dello SM turco ha annunziato che i Peshmerga che rimarranno sulla riva orientale dell’Eufrate “ verranno sepolti nelle loro buche”.
Anche qui la scelta sta ad Ankara.
Al quadro del rinnovato idillio tra Trump e Erdogan manca solo la consegna di Fetullah Gulen legato mani e piedi.
Certo, il Pentagono ha anche contraddetto il Presidente dichiarando che “ l’ISIS non è stato ancora sconfitto” e tacendo eloquentemente circa il futuro dei Peshmerga.
La ragione l’ho detta nel post di ieri: gli Stati Uniti non possono permettersi di perdere l’alleato NATO che assicura basi e tenuta del fianco destro dell’alleanza che fronteggia la Russia.
Ovviamente non possono permettersi nemmeno di ignorare che con l’iniziativa diplomatico militare russa, lo schieramento è stato aggirato e Putin si è insinuato a Cuneo tra la Turchia e l’Arabia Saudita e gli Emirati.
Manovra speculare a quella americana che dalle basi afgana e irachena chiudono in una morsa l’Iran.
I prossimi trenta giorni saranno decisivi e dipenderanno dalle scelte di Erdogan tra est e ovest.
Ecco perché Putin nella conferenza stampa di fine anno ha evocato lo spettro della guerra nucleare: ricorda ai turchi che , comunque, l’impatto del primo urto toccherà a loro.