TRUMP OSTAGGIO DI UNA GUERRA ORMAI IN PIENO SVOLGIMENTO, DI GIANFRANCO CAMPA
OSTAGGIO DI UNA GUERRA ORMAI IN PIENO SVOLGIMENTO
Sotto mandato di cattura delle autorità Statunitensi è stata arrestata, lo scorso Sabato, a Vancouver Wanzhou Meng, anche conosciuta come Sabrina Meng, vicepresidente del consiglio di amministrazione di Huawei e figlia del fondatore dell’azienda; Ren Zhengfei. Meng, 46 anni, è il CFO di Huawei Technologies dal 2011 e vicepresidente della società dal marzo 2018. Huawei Technologies, lanciata nel 1987 a Shenzhen in Cina, è dal 2012 il più grande produttore di apparecchiature per le telecomunicazioni al mondo superando Samsung e Apple. Nel 2017 la società ha fatturato 123,79 miliardi di dollari. Huawei fornisce prodotti e servizi in oltre 170 paesi e ha oltre 180.000 dipendenti sparsi in tutto il mondo. L’arresto di Meng sarebbe avvenuto mentre era in transito tra un volo e l’altro.
Ora Wanzhou Meng, deve affrontare una possibile estradizione negli Stati Uniti, sotto mandato di cattura del Dipartimento di Giustizia di New York. Il portavoce del Dipartimento di Giustizia Canadese, Ian McLeod, ha dichiarato che le autorità Americane, lo scorso aprile, avevano aperto un’indagine sulla possibilità, che il gigante delle telecomunicazioni Cinese, avesse violato le sanzioni americane imposte all’Iran, esportando materiale nel Paese del Golfo.
Ad aprile la Cina aveva già fatto appello a Washington onde evitare di mettere sotto inchiesta Huawei, per non danneggiare il rapporto economico e militare tra le due superpotenze, rapporto che negli ultimi due anni, cioè da quando si è insediata a Washington, l’amministrazione Trump, si è visibilmente incrinato. Le autorità statunitensi sospettano che il presunto coinvolgimento di Huawei nelle violazioni delle sanzioni iraniane risale già al 2016, anno in cui gli Americani hanno anche messo sotto inchiesta ZTE, l’altra azienda Cinese, rivale di Huawei, sempre per le presunte medesime violazioni.
Inutile dire che la notizia dell’arresto di Meng ha provocato un’immediata protesta da parte dall’ambasciata cinese in Canada, chiedendo agli Stati Uniti e al Canada specifici chiarimenti sull’arresto di Meng. I cinesi hanno poi denunciato e intimato di correggere l’abuso di potere e la violazione dei diritti di una cittadina cinese e quindi liberare Meng immediatamente.
L’arresto di Meng è problematico per varie ragioni, arriva in un momento delicato nel rapporto USA-Cina. Delle crescenti tensioni fra i due paesi avevo già dettagliatamente narrato in questo articolo: http://italiaeilmondo.com/2018/08/14/un-mostro-militare-di-gianfranco-campa/
L’incontro al G20, in Argentina, avrebbe dovuto smussare le tensioni fra i due paesi, ma nonostante le dichiarazioni amichevoli, le relazioni sono ormai compromesse al punto di non ritorno. Il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio e il senatore democratico Mark Warner hanno avanzato sospetti sulla possibilità che il governo cinese stia usando apparecchiature Huawei per spiare governi stranieri. Il senatore del Maryland Chris Van Hollen, ha dichiarato che Huawei e ZTE: “sono due facce della stessa medaglia – le società di telecomunicazioni cinesi rappresentano un rischio esistenziale per la sicurezza nazionale americana“. In questo clima di tensioni, l’arresto di Meng rappresenta un salto nel vuoto, nelle tenebre di un conflitto in crescendo, per il momento solo geopolitico ed economico ma probabilmente militare nel futuro prossimo. Tra l’altro ricordo che il fondatore di Huawei, il padre di Meng, Ren Zhengfei è un ex ingegnere dell’esercito cinese, legato da rapporti molto stretti con Xi Jinping e con tutto l’apparato di governo Cinese.
L’inasprimento dei rapporti USA-Cina non comporta implicazioni tra i soli due paesi. Mentre in Italia si cercano nuovi legami ed accordi con entità Cinesi, altri paesi hanno cominciato a riconsiderare i propri rapporti con la Cina. Nel 2011 il governo americano ha impedito a Huawei investimenti nella società 3Leaf per ragioni di sicurezza nazionale. Nel 2012 il Congresso Americano ha pubblicato un rapporto in cui si dichiara che Huawei rappresenta una minaccia alla sicurezza nazionale per gli Stati Uniti; sia le multinazionali americane che il governo dovrebbero evitare di fare affari con la Huawei. Lo scorso maggio il Pentagono ha vietato la vendita di telefoni Huawei nelle basi militari. Nel 2012 il governo australiano ha vietato a Huawei di presentare un’offerta per l’NBN, la rete di accesso a banda larga dell’Australia per ragioni di sicurezza nazionale.Per lo stesso motivo il governo australiano e quello canadese hanno escluso Huawei dalla loro futura rete mobile 5G. Infine lo scorso mese, a Novembre, il governo della Nuova Zelanda ha vietato alla sua principale società di telecomunicazioni Spark di utilizzare l’attrezzatura Huawei, motivata anche qui con la parola chiave ” serio rischio per la sicurezza nazionale“.
Qualche considerazione importante da fare sull’arresto di Meng: L’arresto di Meng non deve essere visto in un avulso dal gioco geopolitico, bensì nel contesto di una strategia molto più ampia. L’arresto di Meng deve essere considerato come un attacco anche a tutti i settori aziendali cinesi di eccellenza. Le violazioni delle sanzioni all’Iran sono marginalmente importanti e assumono la caratteristica di un pretesto. La vera ragione, uno dei tanti casus belli di questo scontro, va anche inquadrata nella guerra fra i colossi americani e cinesi sulla tecnologia 5G. Un tentativo degli Stati Uniti e i suoi alleati di contenere la rivoluzione tecnologica della Cina. Altre aziende come ZTE sono ormai bandite negli Stati Uniti. Gruppi come Alibaba e Tencent sono a rischio sanzioni da parte degli Americani. Huawei è la punta di diamante della tecnologia cinese e leader nell’espansione 5G, a capo del sistema di cavi sottomarini che mira a superare l’immenso strapotere statunitense in Internet. Chi controlla Internet controlla il mondo.
Altra considerazione. L’arresto della Signora Meng è avvenuto mentre il presidente Cinese Xi Jinping pranzava con Donald Trump durante il vertice del G20 a Buenos Aires; una buona occasione quindi per far deragliare l’accordo appena raggiunto di una tregua di 90 giorni nella guerra commerciale in corso fra Cina e USA. Insomma la solita mano tesa a rendere la vita difficile a Trump. Intendiamoci! Trump non sprizza certamente amore verso la Cina, tutt’altro. Dubito però che sia stato messo al corrente dell’arresto prima o dopo essersi seduto al tavolo col presidente cinese. Un particolare non indifferente, che azzera quasi del tutto il potere di Trump di gestire al meglio le sue trattative. Si aspetta la reazione della Cina, Huawei è una delle aziende più legate al governo cinese; ci aspettiamo prossimamente altri ostaggi in questa guerra ormai avviata e in fase di avvitamento.