OLTRE L’UNIONE EUROPEA, a cura di Luigi Longo

OLTRE L’UNIONE EUROPEA

a cura di Luigi Longo

 

Le Elezioni

                                                                                                                                     Generalmente mi ricordo
una domenica di sole
una mattina molto bella
un’aria già primaverile
in cui ti senti più pulito

                                                                                                                                     Anche la strada è più pulita
senza schiamazzi e senza suoni
chissà perché non piove mai
quando ci sono le elezioni

                                                                                                                                     Una curiosa sensazione
che rassomiglia un po’ a un esame
di cui non senti la paura
ma una dolcissima emozione

                                                                                                                                     E poi la gente per la strada
li vedo tutti più educati
sembrano anche un po’ più buoni
ed è più bella anche la scuola
quando ci sono le elezioni

                                                                                                                                     Persino nei carabinieri
c’è un’aria più rassicurante
ma mi ci vuole un certo sforzo
per presentarmi con coraggio

                                                                                                                                     C’è un gran silenzio nel mio seggio
un senso d’ordine e di pulizia
Democrazia!

                                                                                                                                     Mi danno in mano un paio di schede
e una bellissima matita
lunga sottile marroncina
perfettamente temperata

                                                                                                                                     E vado verso la cabina
volutamente disinvolto
per non tradire le emozioni

                                                                                                                                     E faccio un segno
sul mio segno
come son giuste le elezioni.

                                                                                                                                     E’ proprio vero che fa bene
un po’ di partecipazione
con cura piego le due schede

                                                                                                                                     e guardo ancora la matita
così perfetta e temperata…
Io quasi quasi me la porto via.
Democrazia!

Giorgio Gaber, Le elezioni, 1976-                                                                                                           1977, www.giorgiogaber.it

 

Nel mio precedente scritto Il Progetto dell’Unione Europea è finito, la Nato è lo strumento degli Usa nel conflitto strategico della fase multicentrica, apparso su questo sito il 26/11/2018, ho sostenuto la fine dell’Unione Europea come espressione del progetto statunitense nella fase monocentrica e la metamorfosi della Nato come nuovo strumento degli Usa nel conflitto strategico della fase multicentrica.

Soprattutto a quelli che credono ancora nell’Unione Europea e nelle elezioni come massima espressione di democrazia e di partecipazione (sic) propongo la lettura di tre articoli di Manlio Dinucci (A camp Darby le forze speciali italiane, il “partito americano” nelle istituzioni UE e le 70 candeline (esplosive) della Nato apparsi su il Manifesto rispettivamente il 5/3/2019, 19/3/2019 e 2/4/2019) e la Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2019 sullo stato delle relazioni politiche tra l’Unione europea e la Russia, pubblicata sul sito www.europarl.europa.eu (12/3/2019).

Sono letture che evidenziano l’imbarazzante e il vergognoso livello di servitù volontaria europea alle strategie statunitensi, a prescindere dal loro insanabile conflitto interno agli agenti strategici: si va dalle politiche di contrasto alla Russia, alle politiche di contrapposizione alle vie della seta della Cina; dalla americanizzazione dei territori, all’approntamento delle infrastrutture al servizio Usa-Nato.

Riporto, infine, le conclusioni del mio scritto innanzi citato:<< L’attuale Europa è finita. E’ stata ridotta ad una espressione geografica […] a servizio delle strategie statunitensi e, per la prima volta nella sua storia, non sarà protagonista del conflitto tra le potenze mondiali che si formeranno nella fase multicentrica e in quella policentrica. Sarà, ahinoi, solo un campo di battaglia del conflitto mondiale.

All’interno di questo cambiamento europeo che resta, comunque, subordinato alle strategie dei pre-dominanti (gli agenti strategici principali) statunitensi, mancano dei decisori che vogliono attuare un processo di sviluppo nazionale autodeterminato, a partire dalla creazione di uno spazio della resistenza, capace di incunearsi nei giochi che si aprono nella fase multicentrica per proporre un progetto e una strategia di uscita dalla servitù volontaria verso gli USA e guardare a Oriente per le possibili costruzioni di nuove relazioni, di nuove idee di sviluppo, di nuove idee di società, di una Europa diversa […]. Purtroppo, ahinoi, questi decisori non si vedono in giro per l’Europa né si vedranno nel breve-medio periodo, considerata la situazione di degrado culturale, politico e sociale. I dominanti possono fare ancora sonni tranquilli.

Resta un problema storico da affrontare e riguarda i soggetti che si formano nelle varie fasi oggettive della storia nazionale, europea e mondiale. La domanda che si pone è: come i soggetti (sessuati) di trasformazione arrivano, sono pronti alle aperture delle finestre, delle crepe che le fasi multicentrica e policentrica necessariamente apriranno?

Oggi soffriamo la mancanza di una teoria adeguata che ci orienti nella pratica e nella pratica teorica per pensare un progetto-processo di autonomia e di autodeterminazione nazionale ed europeo. Siamo ridotti a scoprire, con le elezioni statunitensi, europee e nazionali (sic), l’esistenza di stati profondi (i luoghi istituzionali dove gli agenti strategici principali, esecutivi e gestionali realizzano il dominio) e a riscoprire l’illusione ideologica che con la vittoria elettorale, cioè la presa del potere non del dominio, gli obiettivi indicati (a prescindere dalle finalità reali, ripeto reali) nel programma elettorale minimamente squilibranti del sistema sono irrealizzabili.>>.

 

 

A CAMP DARBY LE FORZE SPECIALI ITALIANE

L’arte della guerra. È stato stipulato un accordo che prevede il trasferimento in quest’area del Comando delle forze speciali dell’esercito italiano (Comfose) attualmente ospitato nella caserma Gamerra di Pisa, sede del Centro addestramento paracadutismo

Manlio Dinucci*

La notizia non è ufficiale ma già se ne parla: da ottobre su Camp Darby sventolerà il tricolore. Gli Stati uniti stanno per chiudere il loro più grande arsenale nel mondo fuori dalla madrepatria, restituendo all’Italia i circa 1000 ettari di territorio che occupano tra Pisa e Livorno?

Niente affatto. Non stanno chiudendo, ma ristrutturando la base perché vi possano essere stoccate ancora più armi e per potenziare i collegamenti col porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa. Nella ristrutturazione restava inutilizzata una porzioncina dell’area ricreativa: 34 ettari, poco più del 3% dell’intera area. È questa che lo US Army Europe ha deciso di restituire all’Italia, più precisamente al Ministero italiano della Difesa, per farne il miglior uso possibile.

È stato così stipulato un accordo che prevede il trasferimento in quest’area del Comando delle forze speciali dell’esercito italiano (Comfose) attualmente ospitato nella caserma Gamerra di Pisa, sede del Centro addestramento paracadutismo. Sono le forze sempre più impiegate nelle operazioni coperte: si infiltrano nottetempo in territorio straniero, individuano gli obiettivi da colpire, li eliminano con un‘azione fulminea paracadutandosi dagli aerei o calandosi dagli elicotteri, quindi si ritirano senza lasciare traccia salvo i morti e le distruzioni.

L’Italia, che le aveva usate soprattutto in Afghanistan, ha fatto un decisivo passo avanti nel loro potenziamento quando, nel 2014, è divenuto operativo il Comfose che riunisce sotto comando unificato quattro reggimenti: il 9° Reggimento d’assalto Col Moschin e il 185° Reggimento acquisizione obiettivi Folgore, il 28° Reggimento comunicazioni Pavia e il 4° Reggimento alpini paracadutisti Rangers. Nella cerimonia inaugurale nel 2014 fu annunciato che il Comfose avrebbe mantenuto un «collegamento costante con lo U.S. Army Special Operation Command», il più importante comando statunitense per le operazioni speciali formato da circa 30 mila specialisti impiegati soprattutto in Medio Oriente.

A Camp Darby – ha specificato l’anno scorso il colonnello Erik Berdy, comandante dello US Army Italy – già si svolgono addestramenti congiunti di militari statunitensi e italiani. Il trasferimento del Comfose in un’area di Camp Darby, formalmente appartenente all’Italia, permetterà di integrare a tutti gli effetti le forze speciali italiane con quelle statunitensi, impiegandole in operazioni coperte sotto comando Usa. Il tutto sotto la cappa del segreto militare.

Non può non venire a mente, a questo punto, la storia delle operazioni segrete di Camp Darby: dalle inchieste dei giudici Casson e Mastelloni è emerso che Camp Darby ha svolto sin dagli anni Sessanta la funzione di base della rete golpista costituita dalla Cia e dal Sifar nel quadro del piano segreto Gladio. Le basi Usa/Nato – scriveva Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione – hanno fornito gli esplosivi per le stragi, da Piazza Fontana a Capaci e Via d’Amelio. In queste basi «si riunivano terroristi neri, ufficiali della Nato, mafiosi, uomini politici italiani e massoni, alla vigilia di attentati».

Nessuno però, né in parlamento né negli enti locali, si preoccupa delle implicazioni del trasferimento delle forze speciali italiane di fatto all’interno di Camp Darby sotto comando Usa. I comuni di Pisa e Livorno, passati rispettivamente dal Pd alla Lega e al M5S, hanno continuato a promuovere, con la Regione Toscana, «l’integrazione tra la base militare Usa di Camp Darby e la comunità circostante». Pochi giorni fa è stato deciso di integrare i siti Web delle amministrazioni locali con quelli di Camp Darby. La rete di Camp Darby si estende sempre più sul territorio.

*il Manifesto del 5/3/2019

 

 

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2019 sullo stato delle relazioni politiche tra l’Unione europea e la Russia
Il Parlamento europeo,

– vista la sua risoluzione del 10 giugno 2015 sullo stato delle relazioni UE-Russia(1)

–visti gli accordi raggiunti a Minsk il 5 e il 19 settembre 2014 e il 12 febbraio 2015(2)

–viste le sue precedenti risoluzioni, in particolare quella del 14 giugno 2018 sui territori georgiani occupati a 10 anni dall’invasione russa(3), e del 4 febbraio 2016 sulla situazione dei diritti umani in Crimea, in particolare dei tatari di Crimea(4),

–vista la sua raccomandazione al Consiglio del 2 aprile 2014 concernente l’applicazione di restrizioni comuni in materia di visti ai funzionari russi coinvolti nel caso Sergei Magnitsky(5),

–viste le conclusioni del Consiglio “Affari esteri” del 14 marzo 2016 sulla Russia,

–visto il premio Sacharov per la libertà di pensiero 2018 conferito al regista ucraino Oleg Sentsov,

–vista la sua risoluzione del 14 giugno 2018 sulla Russia, in particolare il caso del prigioniero politico ucraino Oleg Sentsov(6),

–vista la sua risoluzione del 25 ottobre 2018 sulla situazione nel Mar d’Azov(7),

–vista la relazione finale dell’Ufficio dell’OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) del 18 marzo 2018 sulle elezioni presidenziali nella Federazione russa,

–visto l’articolo 52 del suo regolamento,

–vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A8-0073/2019),

A. considerando che l’Unione europea è una comunità basata su un insieme comune di valori, tra cui pace, libertà, democrazia, Stato di diritto e rispetto dei diritti fondamentali e umani;

B. considerando che riconosce che i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, dall’atto finale di Helsinki del 1975 e dalla Carta di Parigi dell’OSCE del 1990 rappresentano i capisaldi di un continente europeo pacifico;

C. considerando che tali valori costituiscono la base delle relazioni dell’Unione europea con le terze parti;

D. considerando che le relazioni dell’Unione europea con la Russia devono basarsi sui principi di diritto internazionale, rispetto dei diritti umani, democrazia e risoluzione pacifica dei conflitti e che, a causa dell’inosservanza di tali principi da parte della Russia, le relazioni dell’UE con la Russia si basano attualmente sulla cooperazione in alcuni settori selezionati di interesse comune, quali definiti nelle conclusioni del Consiglio “Affari esteri” del 14 marzo 2016 e sulla dissuasione credibile;

E. considerando che l’Unione europea continua ad essere disponibile ad un partenariato rafforzato e al dialogo che a esso conduce, e auspica una ripresa di relazioni di cooperazione con la Russia, dopo che le autorità russe si siano conformate ai loro obblighi internazionali e giuridici ed abbiano dimostrato il reale impegno della Russia a ricostituire la fiducia perduta; che relazioni costruttive e prevedibili sarebbero reciprocamente vantaggiose e, idealmente, nell’interesse di entrambe le parti;

F. considerando che la Federazione russa, in quanto membro a pieno titolo del Consiglio d’Europa e dell’OSCE, si è impegnata a osservare i principi della democrazia, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani; che le continue e gravi violazioni dello Stato di diritto e l’adozione di leggi restrittive negli ultimi anni stanno mettendo sempre più in dubbio il rispetto degli obblighi nazionali e internazionali da parte della Russia; che la Russia non ha attuato oltre un migliaio di sentenze della Corte europea per i diritti dell’uomo (CEDU);

G. considerando che diverse relazioni governative mostrano il forte aumento, negli ultimi anni, dell’attività di spionaggio ostile da parte della Russia, che ha raggiunto livelli mai visti dalla Guerra fredda;

H. considerando che la piena attuazione degli accordi di Minsk e il generale rispetto del diritto internazionale rimangono un requisito essenziale per una più stretta cooperazione con la Russia; che, in risposta all’annessione illegale della Crimea e alla guerra ibrida condotta dalla Russia contro l’Ucraina, l’UE ha adottato una serie di misure restrittive che dovrebbero rimanere in vigore finché gli accordi di Minsk non saranno rispettati;

I. considerando che, dal 2015, sono emerse nuove aree di tensione tra l’Unione europea e la Russia, tra cui: l’intervento della Russia in Siria e l’ingerenza in paesi come la Libia e la Repubblica centrafricana; esercizi militari su larga scala (Zapad 2017); l’ingerenza russa volta a influenzare le elezioni e i referendum e ad alimentare le tensioni nelle società europee; il sostegno del Cremlino ai partiti antieuropeisti e ai movimenti di estrema destra; restrizioni alle libertà fondamentali ed estese violazioni dei diritti umani in Russia e il diffondersi di un sentimento anti LGBTI; la repressione dell’opposizione politica; azioni dirette e sistematiche contro i difensori dei diritti umani, i giornalisti e la società civile russa, tra cui la detenzione arbitraria di Oyub Titiev, direttore dell’ufficio in Cecenia del Centro per i diritti umani Memorial (HRC Memorial) o il caso di Yuri Dmitriev della filiale careliana di “Memorial”; la stigmatizzazione di attivisti della società civile, etichettati come “agenti stranieri”; gravi violazioni dei diritti umani nel Caucaso settentrionale, in particolare nella Repubblica cecena (sequestri, torture, esecuzioni extragiudiziali, cause penali pretestuose ecc.); la discriminazione della minoranza tatara nella Crimea occupata e la persecuzione politica di Aleksej Naval’nyj e molti altri, nonché uccisioni, come quelle di Boris Nemtsov e Sergei Magnitsky tra i casi più noti; attacchi informatici e ibridi e uccisioni sul territorio europeo eseguite da agenti dei servizi segreti russi utilizzando armi chimiche; intimidazioni, arresti e detenzioni di cittadini stranieri in Russia, tra cui il vincitore del premio Sacharov 2018 Oleg Sentsov e molti altri, in violazione del diritto internazionale; l’organizzazione di elezioni illegali e illegittime nel Donbas; l’organizzazione di elezioni presidenziali non democratiche e prive di qualsiasi scelta reale e con restrizioni alle libertà fondamentali; campagne di disinformazione; la costruzione illegale del ponte di Kerch; la militarizzazione su vasta scala della Crimea occupata e annessa illegalmente, nonché di parti del Mar Nero e del Mar d’Azov; restrizioni alla navigazione internazionale nel Mar d’Azov e attraverso lo stretto di Kerch, anche per le navi battenti bandiere degli Stati membri dell’UE; l’attacco e il sequestro illegali di navi della marina ucraina e l’arresto di militari ucraini nello stretto di Kerch; violazioni degli accordi sul controllo delle armi; il clima oppressivo per i giornalisti e i media indipendenti, con le continue detenzioni di giornalisti e blogger; e la posizione occupata dalla Russia (148° posto su 180) nell’indice mondiale della libertà di stampa 2018;

J. considerando che, dal 1° marzo 2018, il Centro per i diritti umani Memorial ha registrato 143 casi di prigionieri politici, 97 dei quali perseguitati per motivi religiosi; che, da un’analisi dell’elenco dei prigionieri politici stilato dal Centro per i diritti umani Memorial nel 2017, emerge che vi sono stati 23 casi di persone processate per reati connessi a eventi pubblici (sommosse e azioni violente contro un’autorità pubblica) e 21 casi, per lo più connessi alla pubblicazione di post su Internet, di procedimenti giudiziari che sono stati avviati in base agli articoli del codice penale in materia di “anti-estremismo”;

K. considerando che la Russia partecipa direttamente o indirettamente a una serie di conflitti che si protraggono nel vicinato comune – Transnistria, Ossezia del Sud, Abkhazia, Donbas e Nagorno Karabakh – che ostacolano seriamente lo sviluppo e la stabilità dei paesi vicini interessati, ne compromettono l’indipendenza e ne limitano le scelte libere e sovrane;

L. considerando che il conflitto nell’Ucraina orientale è durato più di quattro anni causando oltre 10.000 vittime, quasi un terzo delle quali civili, e migliaia di feriti tra la popolazione civile;

M. considerando che le tensioni e lo scontro attualmente persistenti tra l’UE e la Russia non sono nell’interesse di nessuna delle due parti; che i canali di comunicazione dovrebbero restare aperti nonostante i risultati deludenti; che la nuova divisione del continente mette a rischio la sicurezza tanto dell’UE quanto della Russia;

N. considerando che attualmente la Russia è il principale fornitore esterno di gas naturale dell’UE; considerando che l’energia continua a svolgere un ruolo centrale e strategico nelle relazioni UE-Russia; che la Russia utilizza l’energia come mezzo per difendere e promuovere i propri interessi di politica estera; che la dipendenza dell’Unione europea dall’approvvigionamento di gas russo è aumentata dal 2015; che la resilienza dell’Unione europea alle pressioni esterne può essere costruita attraverso la diversificazione dell’approvvigionamento energetico e la diminuzione della dipendenza dalla Russia; che, per quanto riguarda la sua sicurezza energetica, l’Unione europea deve esprimersi all’unisono e mostrare una forte solidarietà interna; che la forte dipendenza dell’UE dai combustibili fossili nuoce allo sviluppo di un’impostazione europea nei confronti della Russia che sia equilibrata, coerente e fondata su valori; che vi è la necessità di un’infrastruttura energetica più affidabile e strategica nell’UE, negli Stati membri e nei paesi del partenariato orientale (PO), al fine di aumentare la resilienza all’azione ibrida russa;

O. considerando che le azioni irresponsabili di aviogetti da combattimento russi nei pressi dello spazio aereo di Stati membri dell’Unione europea e della NATO pregiudicano la sicurezza dei voli civili e potrebbero costituire una minaccia per la sicurezza dello spazio aereo europeo; che la Russia ha condotto manovre militari provocatorie su larga scala nelle immediate vicinanze dell’UE;

P. considerando che la Russia continua a ignorare le sentenze della Corte europea per i diritti dell’uomo nonché le sentenze vincolanti della Corte internazionale di arbitrato, come nel caso di Naftogaz, mettendo a rischio i meccanismi internazionali di composizione delle controversie commerciali;

Q. considerando che la visione russa policentrica del concerto di potenze contrasta con quella dell’Unione europea di multilateralismo e di un ordine internazionale basato sulle norme; che l’adesione e il sostegno della Russia all’ordine multilaterale basato sulle norme creerebbero le condizioni per relazioni più strette con l’UE;

R. considerando che le autorità russe continuano a trattare le regioni occupate illegalmente come se fossero parte integrante del territorio russo, consentendo la partecipazione di rappresentanti di detti territori agli organi legislativi ed esecutivi della Federazione russa, in violazione del diritto internazionale;

S. considerando che il 21 dicembre 2018 il Consiglio, dopo aver valutato l’attuazione degli accordi di Minsk, ha prorogato le sanzioni economiche riguardanti settori specifici dell’economia russa fino al 31 luglio 2019;

T. considerando che le azioni della Russia violano il diritto internazionale, gli impegni internazionali e le buone relazioni di vicinato;

U. considerando che, nei documenti strategici della Federazione russa, l’UE e la NATO sono rappresentate come i principali avversari della Russia;

 

Sfide e interessi comuni

 

1. sottolinea che l’occupazione e l’annessione illegali della Crimea, regione dell’Ucraina, da parte della Russia nonché il coinvolgimento diretto e indiretto di quest’ultima in conflitti armati nella parte orientale dell’Ucraina e la violazione continua dell’integrità territoriale della Georgia e della Moldova costituiscono una deliberata violazione del diritto internazionale, dei principi democratici e dei valori fondamentali; condanna fortemente le violazioni dei diritti umani perpetrate dai rappresentanti russi nei territori occupati;

2. sottolinea che l’UE non può considerare un graduale ritorno a uno scenario del “non è successo niente” fino a quando la Russia non attui pienamente gli accordi di Minsk e non ripristini l’integrità territoriale dell’Ucraina; invita l’UE, a tale riguardo, a effettuare una completa rivalutazione critica delle proprie relazioni con la Federazione russa;

3. sottolinea che, nelle circostanze attuali, la Russia non può più essere considerata un “partner strategico”; è del parere che i principi di cui all’articolo 2 dell’accordo di partenariato e di cooperazione (APC) non siano più rispettati, e che l’APC andrebbe pertanto riconsiderato; ritiene che qualsiasi quadro per le relazioni tra l’Unione europea e la Russia dovrebbe basarsi sul pieno rispetto del diritto internazionale, dei principi di Helsinki dell’OSCE, dei principi democratici, dei diritti umani e dello Stato di diritto, e consentire un dialogo sulla gestione delle sfide globali e sul rafforzamento della governance globale nonché garantire l’applicazione delle norme internazionali, in particolare in vista di assicurare l’assetto di pace europeo e la sicurezza nel vicinato dell’UE e nei Balcani occidentali;

4. è del parere che l’attuazione degli accordi di Minsk dimostrerebbe la buona volontà della Russia di contribuire alla risoluzione del conflitto nell’Ucraina orientale e la sua capacità di garantire la sicurezza europea; sottolinea la necessità di portare avanti consultazioni nel processo formato Normandia, incluso un ruolo più forte dell’UE; ribadisce il proprio sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina;

5. crede nell’importanza di smorzare le tensioni attuali e avviare consultazioni con la Russia, al fine di ridurre il rischio di malintesi, errate interpretazioni e fraintendimenti; riconosce, tuttavia, che l’UE deve essere risoluta in merito alle sue aspettative sulla Russia; sottolinea l’importanza della cooperazione tra UE e Russia nell’assetto internazionale basato sulle norme e di un positivo impegno in seno alle organizzazioni internazionali e multilaterali di cui la Russia è membro, in particolare nel quadro dell’OSCE, in relazione alle questioni controverse e alle crisi;

6. condanna con forza il coinvolgimento della Russia nel caso Skripal e le campagne di disinformazione e gli attacchi informatici attuati dai servizi segreti russi, volti a destabilizzare l’infrastruttura di comunicazione pubblica e privata e ad accrescere le tensioni all’interno dell’UE e dei suoi Stati membri;

7. è fortemente preoccupato per i legami tra il governo russo e i partiti e governi di estrema destra e nazional-populisti nell’UE che mettono a rischio i valori fondamentali dell’Unione sanciti all’articolo 2 del trattato sull’Unione europea e contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, tra cui il rispetto della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e dei diritti umani;

8. deplora, inoltre, i tentativi della Russia di destabilizzare i paesi candidati all’adesione nell’UE, in particolare, a titolo di esempio, il sostegno fornito da Mosca alle organizzazioni e alle forze politiche che si oppongono all’accordo di Prespa, che dovrebbe porre fine all’annosa disputa tra la Grecia e l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia in merito alla denominazione di quest’ultima;

9. ritiene che gli attori statali russi abbiano interferito con la campagna del referendum sulla Brexit con mezzi manifesti e occulti, anche sui media sociali e con finanziamenti potenzialmente illeciti, sui quali le autorità britanniche stanno attualmente indagando;

10. sottolinea che una maggiore trasparenza reciproca nelle attività militari e nelle attività delle guardie di frontiera è importante per evitare ulteriori tensioni; denuncia con forza la violazione da parte della Russia dello spazio aereo degli Stati membri dell’UE; chiede un codice di condotta chiaro in relazione allo spazio aereo utilizzato dagli aerei militari e civili; condanna fortemente, in tale contesto, le reiterate violazioni delle acque territoriali e dello spazio aereo dei paesi della regione del Mar Baltico da parte della Russia; condanna la Federazione russa per la sua responsabilità nell’abbattimento del volo MH17 sull’Ucraina orientale nel 2014, come dimostrato dalla squadra internazionale di investigatori e chiede che i responsabili siano consegnati alla giustizia;

11. deplora il notevole peggioramento della situazione dei diritti umani e le restrizioni diffuse e indebite della libertà di espressione, associazione e riunione pacifica in Russia ed esprime profonda preoccupazione per le continue repressioni, vessazioni e persecuzioni nei confronti di difensori dei diritti umani, attivisti e altri oppositori;

12. è profondamente preoccupato per il fatto che la Russia dimostri così apertamente il suo potere militare, rivolga minacce ad altri paesi e manifesti attraverso azioni concrete la sua volontà e prontezza ad usare la forza militare contro altre nazioni, comprese le armi nucleari avanzate, come ribadito in diverse occasioni nel 2018 dal presidente Putin;

13. condanna la continua repressione ad opera del governo russo nei confronti del dissenso e della libertà dei media nonché degli attivisti, degli oppositori politici e di quanti dissentono apertamente con il governo;

14. esprime preoccupazione per le relazioni sui casi di detenzione e tortura di uomini ritenuti omosessuali in Cecenia e condanna le dichiarazioni del governo ceceno, che negano l’esistenza di omosessuali nel paese e incitano alla violenza nei confronti delle persone LGBTI;

15. pone l’accento sul fatto che le sfide globali del cambiamento climatico, dell’ambiente, della sicurezza energetica, della digitalizzazione, dell’impiego di algoritmi nel processo decisionale e dell’intelligenza artificiale, nonché delle questioni di politica estera e di sicurezza, della non proliferazione di armi di distruzione di massa e della lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata e gli sviluppi nel delicato ambiente della regione artica richiedano un impegno selettivo con la Russia;

16. esprime preoccupazione per il possibile riciclaggio di miliardi di euro l’anno attraverso l’UE da parte di società e individui russi, nel tentativo di legalizzare i proventi della corruzione, e chiede che siano condotte indagini su tali reati;

17. sottolinea che il riciclaggio di denaro e le attività finanziarie della criminalità organizzata da parte della Russia sono utilizzate per finalità politiche sovversive e rappresentano una minaccia per la sicurezza e la stabilità europee; ritiene che un riciclaggio di denaro di tale portata rientri nelle attività ostili finalizzate a minare, disinformare e destabilizzare, e nel contempo a sostenere le attività criminali e la corruzione; osserva che le attività russe di riciclaggio di denaro nell’UE mettono a rischio la sovranità e lo Stato di diritto di tutti gli Stati membri in cui la Russia svolge tali attività; afferma che ciò rappresenta una minaccia per la sicurezza e la stabilità europee nonché una delle principali sfide per la politica estera e di sicurezza comune dell’UE;

18. condanna le attività di riciclaggio di denaro, i finanziamenti illeciti e altri mezzi impiegati nella guerra economica della Russia; invita le autorità finanziarie competenti dell’UE a intensificare la cooperazione reciproca e con i pertinenti servizi di intelligence e di sicurezza, al fine di contrastare le attività di riciclaggio di denaro russe;

19. ribadisce che, nonostante la posizione dell’Unione europea sia ferma, coerente e concertata riguardo alle sanzioni dell’UE nei confronti della Russia, che saranno prorogate fintantoché quest’ultima continuerà a violare il diritto internazionale, l’approccio in materia di politica estera e di sicurezza dell’UE nei confronti della Russia richiede maggiore coordinamento e coerenza; invita, in tale contesto, gli Stati membri a cessare i programmi “golden visa”, di cui beneficia l’oligarchia russa che spesso sostiene il Cremlino, e che possono compromettere l’efficacia delle sanzioni internazionali; reitera i suoi appelli precedenti per un atto Magnitsky europeo (il regime di sanzioni dell’UE per le violazioni dei diritti umani), ed invita il Consiglio a proseguire senza indugio i suoi lavori in materia; invita gli Stati membri a cooperare appieno a livello europeo per quanto riguarda la loro politica nei confronti della Russia;

20. sottolinea che le misure restrittive mirate nei confronti dell’Ucraina orientale e della Crimea occupata non sono volte a colpire i cittadini russi, ma taluni individui e imprese connessi alla leadership russa;

21. sottolinea, a tale proposito, che la coerenza fra le sue politiche interne ed esterne, unita ad un migliore coordinamento di queste ultime è la chiave per la riuscita di una politica estera e di sicurezza dell’Unione europea più coerente ed efficace anche nei confronti della Russia; ricorda che ciò si applica in particolare nell’ambito di politiche quali l’Unione europea della difesa, l’Unione europea dell’energia e gli strumenti di difesa informatica e di comunicazione strategica;

22. condanna le violazioni da parte della Russia dell’integrità territoriale dei paesi confinanti, avvenute con mezzi tra cui il rapimento illegale di cittadini di questi paesi, al fine di processarli davanti a un tribunale russo; condanna inoltre l’abuso di Interpol da parte della Russia mediante l’emissione di avvisi di “persone ricercate” (i cosiddetti “avvisi rossi”), per perseguire gli oppositori politici;

23. condanna le azioni della Russia nel Mar d’Azov, in quanto violano il diritto marittimo internazionale e gli impegni internazionali assunti dalla Russia, nonché la costruzione del ponte di Kerch e la posa di cavi sotterranei verso la penisola illegalmente annessa della Crimea senza il consenso dell’Ucraina; rimane profondamente preoccupato per la militarizzazione del Mar d’Azov, della regione del Mar Nero e della regione di Kaliningrad, nonché per il sistematico ricorso della Russia alla violazione delle acque territoriali dei paesi europei nel Mar Baltico;

24. ribadisce il proprio sostegno inequivocabile alla sovranità e all’integrità territoriale della Georgia; chiede che la Federazione russa cessi di occupare i territori dell’Abkhazia e di Tskhinvali/Ossezia meridionale in Georgia, e rispetti pienamente la sovranità e l’integrità territoriale della Georgia; sottolinea la necessità che la Federazione russa adempia incondizionatamente a tutte le disposizioni dell’accordo di cessate il fuoco del 12 agosto 2008, in particolare l’impegno a ritirare tutte le sue forze militari dal territorio della Georgia;

25. sottolinea che il mancato rispetto delle norme internazionali da parte della Russia – in questo caso la libertà dei mari, gli accordi bilaterali e l’annessione illegale della Crimea – rappresenta una minaccia per i paesi vicini della Russia in tutta Europa, non soltanto nella regione del Mar Nero, ma anche nella regione del Mar Baltico e nel Mediterraneo; sottolinea l’importanza di elaborare una politica decisa nei confronti della Russia su tutti questi aspetti;

26. osserva che le elezioni presidenziali del 18 marzo 2018 sono state poste sotto l’osservazione della missione internazionale di osservazione elettorale (IEOM) dell’ODIHR e dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE; sottolinea che, secondo la relazione finale della missione di osservazione elettorale dell’ODIHR, le elezioni si sono svolte in un contesto giuridico e politico eccessivamente controllato, caratterizzato da continue pressioni nei confronti delle voci critiche e da limitazioni delle libertà fondamentali di riunione, associazione ed espressione, nonché della registrazione dei candidati, e che pertanto è mancata una reale concorrenza;

27. è preoccupato per il continuo sostegno della Russia a regimi e paesi autoritari come la Corea del Nord, l’Iran, il Venezuela, la Siria, Cuba, il Nicaragua e altri, e per la sua pratica costante di bloccare qualsiasi azione internazionale esercitando il diritto di veto in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

 

Aree di interesse comune

 

28. ribadisce il suo sostegno ai cinque principi che guidano la politica dell’UE nei confronti della Russia, e chiede una maggiore definizione del principio di dialogo selettivo; raccomanda di porre l’accento sulle questioni concernenti la regione MENA e la regione nordica e artica, il terrorismo, l’estremismo violento, la non proliferazione, il controllo delle armi, la stabilità strategica nel ciberspazio, la criminalità organizzata, la migrazione e il cambiamento climatico, inclusi sforzi congiunti volti a salvaguardare il Piano d’azione globale congiunto (JCPOA) con l’Iran, approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e a porre fine alla guerra in Siria; ribadisce che le consultazioni tra l’UE e la Russia sul ciberterrorismo e la criminalità organizzata devono proseguire, e le sistematiche minacce ibride da parte della Russia richiedono un forte deterrente; chiede, in tale contesto, un dialogo UE-Russia-Cina-Asia centrale sulla connettività;

29. sottolinea che l’UE è attualmente il principale partner commerciale della Russia e manterrà la sua posizione di partner economico chiave nel prossimo futuro, ma che il progetto Nord Stream 2 rafforza la dipendenza dell’UE dall’approvvigionamento di gas russo, minaccia il mercato interno dell’UE e non è in linea con la politica energetica dell’UE o con i suoi interessi strategici, e va pertanto fermato; sottolinea che l’UE resta impegnata a completare l’Unione europea dell’energia e a diversificare le sue fonti di approvvigionamento energetico; sottolinea che nessun nuovo progetto dovrebbe essere attuato senza la preventiva valutazione di conformità giuridica con il diritto dell’UE e con le priorità politiche concordate; deplora la politica russa di utilizzare le sue fonti energetiche come strumento politico per esercitare, mantenere ed aumentare la sua influenza e pressione politica su quella che considera essere la sua sfera d’influenza e sui consumatori finali;

30. sottolinea che i programmi di cooperazione transfrontaliera UE-Russia e la cooperazione costruttiva nell’ambito dei partenariati per la dimensione nordica e della regione euroartica del Mare di Barents offrono vantaggi tangibili ai cittadini delle aree transfrontaliere e sostengono lo sviluppo sostenibile di tali aree; raccomanda, in tale contesto, di continuare a promuovere tutti questi ambiti positivi di cooperazione costruttiva;

31. osserva l’importanza dei contatti interpersonali, per esempio tramite l’istruzione e la cultura;

32. invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per la politica estera e di sicurezza e gli Stati membri a intensificare gli sforzi per giungere a una soluzione dei cosiddetti “conflitti congelati” nel vicinato orientale, al fine di garantire maggiore sicurezza e stabilità ai partner orientali dell’UE;

 

Raccomandazioni

 

33. sottolinea l’importanza di continuare a fornire sostegno politico e finanziario per favorire i contatti interpersonali in generale e, in particolare, agli attivisti, ai difensori dei diritti umani, ai blogger, ai media indipendenti, agli accademici apertamente critici e alle personalità pubbliche e alle ONG; invita la Commissione a programmare un’assistenza finanziaria, istituzionale e di sviluppo delle capacità più ambiziosa e a lungo termine per la società civile russa, a titolo degli strumenti finanziari esterni esistenti, e invita gli Stati membri dell’UE a contribuire maggiormente a tale assistenza; incoraggia gli Stati membri ad applicare attivamente gli orientamenti dell’UE sui difensori dei diritti umani, fornendo un sostegno e una protezione efficaci e tempestivi ai difensori dei diritti umani, ai giornalisti ed altri attivisti; invita in particolare gli Stati membri a rilasciare visti a lungo termine ai difensori a rischio e ai loro familiari; è favorevole all’aumento dei finanziamenti per la formazione dei giornalisti e gli scambi con i giornalisti europei, nonché per strumenti finalizzati all’avanzamento dei diritti umani e della democrazia, quali lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR) e il Fondo europeo per la democrazia (FED);

34. auspica maggiori contatti interpersonali, ponendo l’accento soprattutto sui giovani, su un dialogo e su una cooperazione più intensi tra esperti, ricercatori, società civile e autorità locali dell’UE e russi, e maggiori scambi di studenti, tirocinanti e giovani, in particolare nel quadro di Erasmus+; è a favore, in tale contesto, di maggiori finanziamenti per i nuovi programmi Erasmus+ nel periodo 2021-2027; osserva che l’Unione europea offre il più alto numero di opportunità di mobilità universitaria in Russia, rispetto ad altri paesi partner internazionali;

35. chiede il rilascio incondizionato di tutti i difensori dei diritti umani e altri soggetti detenuti per aver pacificamente esercitato il loro diritto alla libertà di espressione, riunione e associazione, tra cui il direttore del Centro per i diritti umani Memorial nella Repubblica cecena, Oyub Titiev, processato sulla base di accuse pretestuose di possesso di stupefacenti; esorta le autorità russe a garantire il pieno rispetto dei loro diritti umani e giuridici, compresi l’accesso a un difensore e alle cure mediche, l’integrità fisica e la dignità nonché la protezione dalle vessazioni giudiziarie, dalla criminalizzazione e dall’arresto arbitrario;

36. osserva che le organizzazioni della società civile spesso sono troppo deboli per incidere in maniera sostanziale sulla lotta contro la corruzione in Russia, mentre le ONG sono sistematicamente scoraggiate dal partecipare attivamente alle azioni anticorruzione o dal promuovere l’integrità pubblica; sottolinea che è necessario coinvolgere la società civile nel monitoraggio indipendente dell’efficacia delle politiche anticorruzione; invita la Russia ad attuare correttamente le norme internazionali anticorruzione formulate, per esempio, nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione e nella Convenzione dell’OCSE sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali (Convenzione sulla lotta alla corruzione);

37. sottolinea che la promozione dei diritti umani e dello Stato di diritto deve essere il fulcro delle relazioni dell’UE con la Russia; invita pertanto l’UE e gli Stati membri a continuare a sollevare la questione dei diritti umani in tutti i contatti con i funzionari russi; incoraggia l’UE a fare continuamente appello alla Russia affinché abroghi o modifichi tutte le leggi e le regolamentazioni incompatibili con le norme internazionali in materia di diritti umani, incluse le disposizioni che limitano la libertà di espressione, riunione e associazione;

38. esprime la convinzione che l’adesione della Russia al Consiglio d’Europa sia un elemento importante dell’attuale panorama delle relazioni istituzionali in Europa; auspica che si possano trovare soluzioni per convincere la Russia a non rinunciare all’adesione al Consiglio d’Europa;

39. condanna i tentativi del governo russo di bloccare i servizi di messaggistica via Internet e i siti web; invita il governo russo a sostenere i diritti fondamentali alla libertà di espressione e alla vita privata sia online sia offline;

40. invita le istituzioni e gli Stati membri dell’UE ad impegnarsi di più per costruire la resilienza, in particolare nei settori informatico e dei media, compresi i meccanismi per individuare e contrastare le interferenze elettorali; chiede l’aumento della resilienza contro gli attacchi informatici; esprime profonda preoccupazione per il fatto che la reazione dell’UE alle campagne di propaganda e agli attacchi diretti di disinformazione di massa della Russia sia stata insufficiente e ritiene che debba essere ulteriormente rafforzata, soprattutto in vista delle prossime elezioni europee del maggio 2019; sottolinea, in tale contesto, la necessità di incrementare notevolmente i finanziamenti e le risorse umane dell’UE a favore della Task Force East StratCom; chiede un sostegno a livello di UE per il settore europeo della sicurezza informatica e per un mercato interno del digitale funzionante, e un maggiore impegno nella ricerca; incoraggia, in tale contesto, la promozione dei valori europei in Russia da parte di East StratCom; accoglie con favore l’adozione del piano d’azione dell’UE contro la disinformazione e invita gli Stati membri e tutti i pertinenti attori dell’UE ad attuarne le azioni e le misure, soprattutto in vista delle prossime elezioni europee del maggio 2019;

41. invita l’UE a valutare la creazione di un quadro giuridico vincolante, sia a livello UE sia internazionale, per affrontare la guerra ibrida, che consenta all’UE di rispondere in maniera incisiva alle campagne che minacciano la democrazia o lo Stato di diritto, comprese sanzioni mirate contro i responsabili dell’organizzazione e attuazione di tali campagne;

42. ritiene che, ai fini di un dialogo significativo, sia necessaria una maggiore unità fra gli Stati membri e una comunicazione più chiara dei limiti invalicabili per l’UE; sottolinea pertanto che l’Unione europea dovrebbe prepararsi ad adottare ulteriori sanzioni, incluse sanzioni personali mirate, e a limitare l’accesso ai finanziamenti e alla tecnologia, nel caso in cui la Russia continui a violare il diritto internazionale; sottolinea, tuttavia, che tali sanzioni non sono dirette al popolo russo, bensì mirate a determinati individui; invita il Consiglio ad eseguire un’analisi approfondita dell’efficacia e del rigore del regime di sanzioni in atto; accoglie con favore la decisione del Consiglio di imporre misure restrittive alle società europee coinvolte nella costruzione illegale del ponte di Kerch; ribadisce la sua preoccupazione per il coinvolgimento di queste società, che consapevolmente o inconsapevolmente hanno compromesso il regime di sanzioni dell’UE; invita la Commissione, in tale contesto, a valutare e verificare l’applicazione delle misure restrittive dell’Unione in vigore, ed esorta gli Stati membri a condividere le informazioni in loro possesso per quanto concerne le indagini nazionali in materia doganale o penale su casi di possibili violazioni;

43. chiede un meccanismo a livello di UE che consenta di esaminare i finanziamenti ai partiti politici e la conseguente adozione di misure al fine di evitare che alcuni partiti e movimenti siano usati per destabilizzare dall’interno il progetto europeo;

44. condanna la crescente portata e il numero delle esercitazioni militari russe, durante le quali le forze russe simulano scenari offensivi con l’uso di armi nucleari;

45. invita la Commissione e il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) ad elaborare senza indugio una proposta legislativa per una versione europea della legge Magnitsky, che consentirebbe di imporre divieti di rilascio del visto e sanzioni mirate, quali il congelamento dei beni immobili e degli interessi sui medesimi all’interno della giurisdizione dell’UE, nei confronti di singoli funzionari pubblici o di persone che svolgono una funzione pubblica, responsabili di atti di corruzione o gravi violazioni dei diritti umani; sottolinea l’importanza di elaborare nell’immediato una lista di sanzioni per garantire un’efficace applicazione della versione europea della legge Magnitsky;

46. invita l’UE a verificare l’applicazione delle misure restrittive in vigore nonché la condivisione di informazioni fra Stati membri, al fine di garantire che il regime di sanzioni dell’UE contro le azioni della Russia non sia compromesso, ma applicato proporzionatamente alle minacce poste dalla Russia; sottolinea il rischio di un allentamento delle sanzioni senza che la Russia dimostri, con azioni concrete e non solo a parole, di rispettare i confini dell’Europa, la sovranità dei paesi vicini e delle altre nazioni, nonché le norme e gli accordi internazionali; ribadisce che uno scenario del “non è successo niente” sarà possibile soltanto quando la Russia rispetterà appieno le norme e si limiterà ad agire pacificamente;

47. ribadisce che la Russia non ha diritto di veto in merito alle aspirazioni euro-atlantiche delle nazioni europee;

48. invita la Commissione a monitorare attentamente le conseguenze delle contro sanzioni russe nei confronti di operatori economici e, se necessario, a valutare l’adozione di misure risarcitorie;

49. sottolinea che esistono solo soluzioni politiche per il conflitto nell’Ucraina orientale; promuove misure per rafforzare la fiducia nella regione del Donbas; è a favore di un mandato per l’invio di una forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite in questa regione dell’Ucraina orientale; rinnova l’appello a favore della nomina di un inviato speciale dell’UE per la Crimea e la regione del Donbas;

50. condanna l’arbitrario provvedimento che impedisce l’accesso di politici dell’UE, tra cui deputati ed ex deputati al Parlamento europeo e funzionari UE, al territorio della Russia; chiede la revoca reciproca, immediata e senza condizioni, del divieto di accesso;

51. invita la Russia a rilasciare immediatamente i prigionieri politici, tra cui cittadini stranieri, e i giornalisti;

52. invita la Russia a cooperare appieno in relazione all’indagine internazionale sull’abbattimento del volo MH17, che potrebbe configurarsi come un crimine di guerra; condanna qualsiasi tentativo o decisione di concedere l’amnistia o di rinviare il procedimento di coloro che sono stati identificati come i responsabili, poiché gli autori dovrebbero essere chiamati a rispondere delle loro azioni;

53. invita il governo russo ad astenersi dal bloccare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione in Siria, volte ad affrontare le continue violenze contro i civili anche mediante l’uso di armi chimiche, le gravi inosservanze delle Convenzioni di Ginevra e le violazioni dei diritti umani universali;

54. sostiene il celere completamento di un’Unione europea dell’energia integrata che, in futuro, includerebbe i partner orientali; pone l’accento sul ruolo che una politica ambiziosa in materia di efficienza energetica e fonti rinnovabili può svolgere in questo ambito; condanna con la massima fermezza le pressioni russe sulla Bielorussia volte a spingere questo Stato a rinunciare, de facto, alla sua indipendenza; sottolinea che, a prescindere dall’avanzamento di una strategia UE-Russia, l’UE deve rafforzare il suo impegno e sostegno a favore dei partner orientali e sostenere le riforme volte a rafforzare la sicurezza e la stabilità, la governance democratica e lo Stato di diritto;

55. è a favore di un aumento dei finanziamenti per il Fondo europeo per la democrazia (FED), il Russian Language News Exchange (RLNE) e altri strumenti che promuovono la democrazia e i diritti umani in Russia e altrove;

56. esorta le autorità russe a condannare il comunismo e il regime sovietico nonché a punire i responsabili dei crimini commessi sotto tale regime;

57. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

 

(1) GU C 407 del 4.11.2016, pag. 35.
(2) “Protocollo sui risultati delle consultazioni del gruppo di contatto tripartito”, firmato il 5 settembre 2014, e “Pacchetto di misure per l’attuazione degli accordi di Minsk”, adottato il 12 febbraio 2015.
(3) Testi approvati, P8_TA(2018)0266.
(4) GU C 35 del 31.1.2018, pag. 38.
(5) GU C 408 del 30.11.2017, pag. 43.
(6) Testi approvati, P8_TA(2018)0259.
(7) Testi approvati, P8_TA(2018)0435.

 

 

IL «PARTITO AMERICANO» NELLE ISTITUZIONI UE

 

L’arte della guerra. Una risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 12 marzo sostiene che «la Russia non può più essere considerata un partner strategico e l’Unione europea deve essere pronta a imporle ulteriori sanzioni se essa continua a violare il diritto internazionale»

 

di Manlio Dinucci*

 

«La Russia non può più essere considerata un partner strategico e l’Unione europea deve essere pronta a imporle ulteriori sanzioni se essa continua a violare il diritto internazionale»: così stabilisce la risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 12 marzo con 402 voti a favore, 163 contro e 89 astensioni. La risoluzione, presentata dalla parlamentare lettone Sandra Kalniete, nega anzitutto la legittimità delle elezioni presidenziali in Russia, definendole «non-democratiche», presentando così il presidente Putin come un usurpatore.

Accusa la Russia non solo di «violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina e della Georgia», ma dell’«intervento in Siria e dell’interferenza in paesi come la Libia», e, in Europa, di «interferenza mirante ad influenzare le elezioni e ad accrescere le tensioni». Accusa la Russia di «violazione degli accordi di controllo degli armamenti», attribuendole la responsabilità di aver affossato il Trattato Inf. La accusa inoltre di «estese violazioni dei diritti umani al suo interno, comprese torture ed esecuzioni extragiudiziali», e di «assassini compiuti da suoi agenti con armi chimiche sul suolo europeo». Al termine di queste e altre accuse, il Parlamento europeo dichiara che il Nord Stream 2, il gasdotto destinato a raddoppiare la fornitura di gas russo alla Germania attraverso il Mar Baltico, «deve essere fermato perché accresce la dipendenza della Ue dalle forniture russe di gas, minacciando il suo mercato interno e i suoi interessi strategici».

La risoluzione del Parlamento europeo ripete fedelmente, non solo nei contenuti ma nelle stesse parole, le accuse che Usa e Nato rivolgono alla Russia. E, cosa più importante, ripete fedelmente la richiesta di bloccare il Nord Stream 2: obiettivo della strategia di Washington mirante a ridurre le forniture energetiche russe all’Unione europea per sostituirle con quelle provenienti dagli Stati uniti o comunque da compagnie statunitensi. Nello stesso quadro rientra la comunicazione della Commissione europea ai paesi membri, tra cui l’Italia, intenzionati ad aderire alla iniziativa cinese della Nuova Via della Seta: la Commissione li avverte che la Cina è un partner ma anche un concorrente economico e, cosa della massima importanza, «un rivale sistemico che promuove modelli alternativi di governance», in altre parole modelli alternativi alla governance finora dominata dalle potenze occidentali.

La Commissione avverte che occorre anzitutto «salvaguardare le infrastrutture digitali critiche da minacce potenzialmente serie alla sicurezza», derivanti da reti 5G fornite da società cinesi come la Huawei messa al bando negli Stati uniti. La Commissione europea ripete fedelmente l’avvertimento degli Stati uniti agli alleati.
Il Comandante Supremo Alleato in Europa, il generale Usa Scaparrotti, ha avvertito che le reti mobili ultraveloci di quinta generazione svolgeranno un ruolo sempre più importante nelle capacità belliche della Nato, per cui non sono ammesse «leggerezze» da parte degli alleati.

Tutto ciò conferma quale sia l’influenza che esercita il «partito americano», potente schieramento trasversale che orienta le politiche dell’Unione lungo le linee strategiche Usa/Nato.

Costruendo la falsa immagine di una Russia e una Cina minacciose, le istituzioni Ue preparano l’opinione pubblica ad accettare ciò che gli Usa a guida Trump stanno preparando per «difendere» l’Europa: gli Stati uniti – ha dichiarato alla Cnn un portavoce del Pentagono – si preparano a testare missili balistici con base a terra (proibiti dal Trattato Inf affossato da Washington), cioè nuovi euromissili che faranno di nuovo dell’Europa la base e allo stesso tempo il bersaglio di una guerra nucleare.

 

* il Manifesto del 19/3/2019

 

 

LE 70 CANDELINE (ESPLOSIVE) DELLA NATO

L’arte della guerra. Il 70° anniversario della Nato sarà celebrato dai 29 ministri degli Esteri dell’Alleanza, riuniti a Washington il 4 aprile

Manlio Dinucci*

Il 70° anniversario della Nato sarà celebrato dai 29 ministri degli Esteri dell’Alleanza, riuniti a Washington il 4 aprile. Un Consiglio Nord Atlantico in tono minore rispetto a quello al massimo livello dei capi di stato e di governo. Lo ha voluto il presidente Trump, non tanto contento degli alleati soprattutto perché sono per la maggior parte in ritardo nell’adeguare la spesa militare a quanto richiesto da Washington.

Presiederà il meeting il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, al quale il Consiglio Nord Atlantico ha appena rinnovato il mandato di altri due anni per meriti acquisiti al servizio degli Stati uniti. Il calendario di Stoltenberg a Washington è stato organizzato in base a una attenta regia, per confermare chi comanda nell’Alleanza. Il 2 aprile il Segretario generale della Nato sarà ricevuto dal presidente Donald Trump alla Casa Bianca. Il 3 aprile, farà una relazione alle due Camere riunite del Congresso e sarà ricevuto dal segretario di stato Michael Pompeo.

Quindi, ricevute le ultime istruzioni, presiederà il Consiglio Nord Atlantico del 4 aprile. Lo stesso Consiglio Nord Atlantico ha appena approvato la nomina del generale Tod Wolters, della US Air Force, quale Comandante Supremo alleato in Europa al posto del generale Curtis Scaparrotti dello US Army. Come è «tradizione», da 70 anni il Comandante Supremo Alleato in Europa è sempre un generale statunitense, nominato dal presidente degli Stati uniti.

Poiché il generale che ha l’incarico di comandante supremo della Nato è allo stesso tempo comandante del Comando Europeo degli Stati uniti, la Nato è di fatto inserita nella catena di comando che fa capo al presidente degli Stati uniti. Non si sa ancora quali saranno le «priorità» del generale Wolters, ma di certo non differiranno da quelle del generale Scaparrotti: anzitutto «assicurare gli interessi degli Stati uniti e sostenere una Europa che sia intera e in pace», impegno quest’ultimo che suona tragicamente grottesco a vent’anni dalla guerra con cui la Nato sotto comando Usa demolì la Federazione Jugoslava.

Priorità odierna – dichiara il generale Scaparrotti – è quella che le infrastrutture europee siano potenziate e integrate per permettere alle forze Usa/Nato di essere rapidamente posizionate contro «l’aggressione russa». La Nato sotto comando Usa prosegue così da settant’anni di guerra in guerra. Dalla guerra fredda, quando gli Stati uniti mantenevano gli alleati sotto il loro dominio, usando l’Europa come prima linea nel confronto nucleare con l’Unione Sovietica, all’attuale confronto con la Russia provocato dagli Stati uniti fondamentalmente per gli stessi scopi.

 

*il Manifesto del 2/4/2019