Lo scontro politico negli Stati Uniti ha ormai perso le caratteristiche di un duello, sia pure mortale. Ormai non ci sono più regole ed etiche da rispettare. I motivi politici si dissolvono nell’ombra, il pretesto diventa la motivazione e lo strumento unico per colpire, ferire e uccidere. Un procuratore incaricato di indagare su presunte collusioni con il nemico non dichiarato russo, si sente in diritto di allargare indiscriminatamente il proprio ambito di azione ad ogni campo e pretesto che possano incastrare il nemico politico dichiarato. La tanto osannata separazione dei poteri in uno Stato, a garanzia dei diritti del cittadino e del limite di esercizio del politico, si sta rivelando sempre più una mera distinzione di funzioni ed una collusione tra poteri. Una dinamica che vuole criminalizzare l’avversario, Trump nella fattispecie, ma che in realtà delegittima e priva di autorevolezza anche i fustigatori. Le conseguenze sono uno scontro politico distruttivo e destabilizzante tra oligarchie ristrette e avulse in un caso; nell’altro, e questo sembra essere il caso, un conflitto senza controllo propedeutico ad una vera e propria guerra civile o ad un colpo di stato strisciante. Il retaggio di una nuova classe dirigente giunta relativamente impreparata al governo e che sta scoprendo con durezza sul campo la tragica differenza tra esercizio del governo ed esercizio del potere quando chi detiene il primo è antitetico al detentore preponderante del secondo. A giorni, se non ad ore, si stanno preparando grandi colpi di scena, negli Stati Uniti e a casa nostra. Buon ascolto_Giuseppe Germinario
L’EROE GUERRAFONDAIO DI TUTTI I MONDI NON C’È PIÙ! LUNGA VITA A JOHN MCCAIN.
Stanotte è morto all’età di 81 anni, il senatore repubblicano, componente primario dell’establishment politico americano, John Sidney McCain III. Se ne va uno degli attori principali della politica americana del ventesimo e ventunesimo secolo. Se ne va colui che il New York Time ha definito: “ Il più grande leader politico del nostro tempo.” Se ne va colui che è stato un arcinemico di Donald Trump e dei suoi sostenitori. Se ne va il tardo eroe dei democratici per il suo militantismo anti-trumpiano. Un sondaggio condotto due giorni fa dice che McCain era amato da circa il 60% dei democratici contro il 48% dei repubblicani. Un amore democratico morboso dovuto alla militanza anti-trumpiana del senatore dell’Arizona. La santificazione democratica di McCain rasenta il ridicolo, con buona pace della memoria corta di molti democratici i quali durante le elezioni presidenziali del 2008 avevano definito McCain un sociopatico, un suprematista bianco, razzista, islamofobo, mentecatto, nazista, “moralmente ed eticamente inadatto a essere il presidente degli Stati Uniti.” (The Atlantic- SEP 17, 2008)
Il rapporto di amore passionale sfociato fra i democratici e il senatore McCain non aveva niente a che vedere con un genuino riallineamento politico di queste due entità, ma andava ricercato piuttosto in un rapporto di interesse reciproco. McCain, come altri neocons del calibro di Max Boot, Bill Kristol e via dicendo, lasciati orfani dal partito repubblicano modellato a immagine di Trump, sono stati costretti a cercare nuove sponde da dove continuare ad alimentare il loro impeto guerrafondaio; i democratici d’altro canto cercavano alleati nella loro partigiana resistenza all’invasore alieno Trump. Un rapporto di interesse quindi, non di genuino amore.
Sono passate tre ore dalla morte di McCain e mentre scrivo questo articolo siamo soggetti a un continuo tributo mediatico alla memoria del senatore, eroe e prigioniero di guerra. Tutti i canali ne stanno decantando le gesta, siamo sottoposti a una indigestione di lodi che rasentano il ridicolo. Tenete conto che queste entità politiche e mediatiche sono le stesse che sputano veleno su Trump 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno. Ci vorrebbe un po di equilibrio da parte di certa gente… L’ultima volta che ho visto un’unità di intenti mediatica e politica di questa portata a cui ora siamo soggetti qui negli Stati Uniti è stato quando i mass-media hanno elogiato in modo unanime, su tutti i canali, George W. Bush per aver invaso due paesi sulla scia dell’11 settembre.
Aldilà del rispetto per la sofferenza di una persona e della sua famiglia in questi momenti di dolore, se non si fa una breve ma onesta analisi, si manca allora di rispetto anche verso coloro che le sofferenze e i dolori li hanno subiti per colpa di una uomo che per decenni ha infiammato ed iniettato veleno non solo nella politica americana ma in quella di mezzo mondo.
La lista dei peccati e delle scorribande di McCain è abbastanza lunga. Per cominciare, fra i contribuenti alla sua fondazione, troviamo gente del calibro della famiglia Rothschilds, del governo Saudita, del filantropo George Soros. Quest’ultimo fra l’altro ha contribuito finanziariamente più volte alle campagne politiche di McCain.
McCain ce lo ritroviamo in Siria prima dell’inizio della guerra civile, in Ucraina prima della rimozione violenta di Viktor Yanukovych, nei Balcani prima dell’attacco alla Serbia. Ce lo ritroviamo ultras militante anti-Gheddafi prima della guerra civile in Libia. Cè lo ritroviamo vocalmente allineato alle forze della primavera araba. Ce lo ritroviamo attivo sostenitore di quel Saakashvili che ha incendiato l’Ossezia del Sud e torturato i prigionieri nelle carceri Georgiane. Ce lo ritroviamo attore principale e instancabile sostenitore delle sanzioni all’Iraq durante il regno di Saddam Hussein, sanzioni che costarono la vita a migliaia di civili innocenti. Uno dei principali promulgatori e promotori delle due guerre del golfo. Ce lo ritroviamo sostenitore energiico e indefesso nell’espansione della NATO sino ai confini Russi. Insomma sostenitore convinto di guerre interventiste, esportatrici di democrazia mirate ai cosiddetti cambi di regime.
Se si vuole vedere un mondo sotto la ottica delle guerre neoconservatrici allora John McCain è la quintessenza delle aggressioni militari americane degli ultimi trenta anni. Il disprezzo per la vita di innocenti civili è quello che in realtà ha propagato John McCain negli anni più attivi della sua politica. Il sangue sparso in Libia, Siria, Ucraina, Balcani, Iraq etc. grida ancora giustizia, quella giustizia superiore a cui ora McCain dovrà dar conto.
Lo so, vi diranno che non si può criticare McCain, perché McCain è un eroe; ma un eroe per chi? Forse per la sua prima moglie che tradì e lasciò per un’altra donna molto più giovane? Forse per quelle accusatrici di molestie e rapporti sessuali extra matrimoniali venute fuori allo scoperto e ignorate dalla maggioranza della grande stampa? Eroe per le milioni di vittime che le guerre sponsorizzate da McCain hanno provocato? Eroe perché il senatore John McCain disse a chiunque non avesse gradito la sua decisione di consegnare il dossier di Christopher Steele all’FBI “di andare tranquillamente all’inferno.”. Sappiamo bene come la pensano i saggi conformisti di questi tempi decadenti : McCain è un eroe mentre Trump è un villano.
Meglio lasciarsi con le parole del nostro “amato” George Soros che dal suo account Twitter ci manda un messaggio di pace e speranza: “Ricordiamo John McCain, un guerriero coraggioso dei diritti umani che si è sempre opposto alla repressione e alle torture” Meno male che ci pensa il nostro caro George ad illuminarci sulla strada di Damasco. Anche se quella strada, grazie alle opere miracolose dei discepoli di McCain, si ritrova disseminata di buche bombarole.
Ora però mi sento in colpa perché è volato all’aldilà un vero santo. Io l’avevo sotto il naso e non l’ho capito, apprezzato e venerato per quello che era realmente. R.I.P John McCain che ti sia concesso il perdono divino…
I Curdi non hanno mai avuto uno stato, perché non l’hanno mai voluto.
Sono nomadi e grazie al nomadismo difendono il loro stile di vita.
Quando vessati, emigrano in uno dei quattro stati di cui occupano una porzione ( Iran, Irak, Siria e Turchia).
Il nomadismo, ne ha spinte frazioni fin verso est – in Armenia- e ovest – in Libano.
Nessuno sa quanti siano, ma tutti si sbizzarriscono a dare i numeri che variano da 15 a 30 milioni a seconda della convenienza politica dei valutatori.
Il crocevia del vicino oriente si trova a est della Mesopotamia ed è abitato nell’altipiano dai curdi.
Vengono definiti ” una popolazione Indo europea” che vuol dire che non sono semiti come gli arabi e gli ebrei.
Quando il XIX secolo e la scoperta del petrolio incitarono gli europei al ” divide et impera” , furono scoperti e valorizzati dai tedeschi prima, dai russi poi ed infine dagli israeliani – in cerca di appoggi anti arabi.
Fatalmente se ne interessarono gli americani.
La tecnica è sempre la stessa: vivendo di preda, come ogni nomade che si rispetti, si lasciamo volentieri armare, sono bravi combattenti e appoggiano ogni causa che possa dare gloria e guadagno.
Iil più grosso sforzo per sedentarizzarli lo fece lo Scià Reza, padre dell’ultimo regnante di Persia, ma la possibilità di spostarsi in uno dei paesi vicini, li ha sempre protetti.
A turno hanno combattuto contro ognuno dei paesi ospitanti. Contro i turchi, paese NATO su commissione dell’URSS . Resta il ricordo del vecchio El Barzani che girava il paese ( nella zona persiana) nel 1944 in uniforme da generale sovietico.
Hanno ripreso le armi contro i turchi, ma su mandato siriano, quando la Turchia varò il piano agricolo dell’est costruendo molte dighe ( 30) minacciando di ridurre oltre il 40% del gettito dell’Eufrate.
Il rapporto con gli israeliani, iniziato in funzione anti irachena ed ereditato poi dagli USA ha prodotto anche cocenti delusioni per via degli stop and go ( specie nel 1991) e dei finanziamenti a singhiozzo che seguivano l’andrivieni degli interessi USA.
Una qualche stabilità sembra essere stata trovata
grazie alla lunghezza del conflitto siriano e della riluttanza israeliana e americana a intervenire direttamente con truppe proprie.
Attualmente, il paese con cui sono in pace è l’Iran col quale dividono la struttura della lingua, benché – secondo la narrativa USA dovrebbero essere in frizione in quanto sunniti, quello col quale brigano per ottenere ” l’indipendenza” ( o forse una forma di autonomia molto spinta) è l’Irak. Su questo tema, il 25 settembre prossimo terranno un referendum.
Con i turchi esiste un residuo di guerra ex URSS gestito dal PKK ( partito curdo dei lavoratori) e da Abdullah Ocalan che tutti conosciamo per essere stato consegnato ai turchi da un altro avanzo del comunismo questa volta italiano. La nuova guerra anti turca si svolge sotto le mentite spoglie della guerra all’ISIS, in realtà si disputano i villaggi di frontiera siriani.
Coi siriani esiste uno stato di pace, di guerra e di cooperazione ad un tempo: cooperano per difendere i villaggi curdi dall’ISIS e dai turchi che cercano di penetrare in territori siriani. Cooperano anche con gli USA per mantenere viva la leggenda dell’esercito libero siriano.
Non si tratta di incoerenza, bensì di residui di lealtà personale acquisiti negli anni dai vari capi clan. Coi siriani ci si arrangia comunque. Coi turchi, no.
Su tutti troneggiano le due famiglie egemoni da sempre: i Talabani che dominano la capitale Sulmenya e i Barzani che comandano a Erbil.
Il presidente iracheno è Talabani che come presidente della Repubblica deve difendere l’unità del paese e come Talabani, l’indipendenza del kurdistan.
La chiave di lettura della intera vicenda è che i curdi, in realtà detestano il centralismo e lo combattono. Loro stanno sugli altopiani e gli arabi in pianura. Perché obbedirgli?
Crediamo che combattano per la democrazia, sconosciuta da queste parti, e ci stanno simpatici perché le foto delle soldatesse curde sono tutte belle.
Sfido, sono modelle israeliane per la propaganda pagata dallo zio Sam.
UN CRESCENTE MOSTRO MILITARE. LA MACCHINA DA GUERRA SI PREPARA ALLO SCONTRO PROSSIMO FUTURO.
Ieri, durante una cerimonia nella base militare di Fort Drum (New York), Il presidente degli Stati Uniti; Donald J. Trump a firmato il cosiddetto H.R. 515, cioe “Il National Defense Authorization Act (NADD),” che e` il disegno di legge approvato dalla Camera e dal Senato americani con cui si autorizza una spesa militare di oltre 717 miliardi di dollari. Questo piano di spesa per il 2019, è uno dei più sostanziosi pacchetti di spesa militare mai approvati nella storia americana in tempi di pace.
Curiosamente il NADD 2019 è soprannominato il “John S. McCain National Defense Authorization Act for Fiscal Year 2019,” in onore del moribondo, guerrafondaio, senatore americano dell’Arizona; John Mccain, l’oltranzista diventato inopinatamente negli ultimi due anni l’eroe della sinistra americana ed dell’establishment repubblicano, per il suo attivismo anti-trumpiano. Una nota curiosa: Durante la cerimonia della firma, Trump ha esaltato i contenuti del pacchetto di spesa militare dichiarando che: “Dopo anni di tagli devastanti, stiamo ricostruendo il nostro esercito come mai abbiamo fatto prima. Le nostre basi e le nostre attrezzature che sono vitali alla nostra difesa, sono state lasciate cadere in uno stato di abbandono, … ma quei giorni sono finiti. ” Trump nel corso dell’intero discorso non ha mai menzionato una sola volta il suo arcinemico John Mccain.
Cosa contiene il NADD 2019? Ecco in linea generale i suoi punti più importanti:
– Prima di tutto un aumento del 2,6% di stipendio per i soldati a stelle e strisce, uno dei più sostanziosi dell’ultima decade.
– 77 nuovi jet da combattimento F-35, 24 F/A-18 Super Hornets, 10 P-8A Poseidons,2 KC-130J Hercules, 25 AH-1Z Cobras, 7 MV-22/CMV-22B Ospreys, 3 MQ-4 Tritons e 46 nuove navi da battaglia, inclusa una nuova portaerei, 3 Cacciatorpediniere classe Arleigh Burke e due sottomarini classe Virginia.
– Espansione con arruolamento di nuovi soldati aggiuntivi che saranno divisi in questo modo e porteranno il numero di soldati attivo a : 487.500 per l’Esercito, 335.400 nella Marina, 186.100 nel Corpo dei Marines e 329.100 nell’Aeronautica. Un incremento totale di 15,600 soldati.
– 5,2 miliardi per il Fondo delle Forze di Sicurezza dell’Afghanistan e altri 850 milioni per addestrare ed equipaggiare le forze di sicurezza irachene per contrastare i terroristi dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria.
– Accelerazione nel settore della ricerca sulla tecnologia iperspaziale e sulla difesa dai missili iperspaziali.
– Sostanziale finanziamento per lo sviluppo delle capacità di intelligenza artificiale con applicazione militare.
Detto questo, l’aspetto più importante del nuovo pacchetto di spesa difesa e militare non sta tanto nei numeri impressionanti sopra elencati quanto nello spirito e nelle dichiarazioni fatte durante la cerimonia della firma. Trump ha definito il nuovo NADD la risposta necessaria per competere per l’egemonia militare a lungo termine contro Russia e specialmente Cina. Il NADD infatti contiene tra l’altro una serie di obiettivi mirati a contenere nel caso specifico la Cina soprattutto nei settori chiave.
Con il passaggio del nuovo NADD, ecco alcune delle misure che entrano in vigore:
– Esclude la Cina da qualsiasi esercizitazione militare e navale congiunta con le altre forze del Pacifico.
– Include un comprensivo piano di rinforzo delle capacità militari “difensive” di Taiwan
– Coordinamento e comprensivo monitoraggio di tutte le attività della Cina nel Mar Cinese Meridionale
– Vieta al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti l’utilizzo di apparecchiature Huawei o ZTE
– Riforma delle norme sugli investimenti esteri per rafforzare la sicurezza nazionale
– Riduce i finanziamenti per i programmi di lingua cinese nelle università che ospitano gli istituti di Confucio.
La svolta anti-cinese dell’amministrazione Trump e del congresso americano ha sorpreso molti analisti i quali l’hanno definita un cambiamento epocale, un giro di boa, nelle politiche verso la Cina.
Per molti non si tratta semplicemente di autorizzare la costruzione di più aerei e navi ma si allarga anche sulle tematiche relative alle operazioni di influenza geopolitica di spionaggio e controspionaggio. Questa svolta arriva anche sull’onda della guerra ormai senza esclusione di colpi ingaggiata contro la Cina sui dazi commerciali. La guerra commerciale USA-Cina si sta intensificando sempre di più e al momento non si percepisce alcuna volontà da ambe le parti di negoziare e mediare su questa escalation economica e ora anche militare. Tra l’altro qualche segno negativo in riguardo era già arrivato giorni fa quando l’amministrazione Trump, non solo aveva imposto ulteriori nuovi dazi sui prodotti cinesi, ma è arrivata a suggerire, tramite il portavoce Kevin Hassett, presidente del Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca, la possibilità di chiedere ed ottenere l’esclusione della Cina dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Hassett in una intervista ha dichiarato che “La Cina ha bisogno di prendere una decisione: “Vogliono essere parte integrante nella comunità delle nazioni, vogliono far parte del WTO e comportarsi come tutti, oppure no?”
Le dichiarazioni di Hassett, sono anche qui sorprendenti perché a differenza di Peter Navarro, Hassett è considerato un sostenitore convinto del libero scambio, una colomba piuttosto che un falco anticinese di cui l’amministrazione Trump pullula.
Il nuovo NADD non solo mira a colpire direttamente la Cina e segna una svolta storica nel rapporto fra i due paesi, da partner commerciale e geopolitico a concorrente strategico, ma tende ad accerchiare e contenere la potenza Cinese investendo non solo sulla difesa di Taiwan; ma mette anche sul piatto una somma di denaro consistente da usare per impostare rapporti di alleanza militare più stretti con altre nazioni come per esempio l’India e lo Sri Lanka. In questa ottica, per la prima volta dalla fine delle ostilità, va visto anche l’ormeggio, nei mesi scorsi, di una portaerei statunitense in Vietnam.
Naturalmente l’obiettivo del NADD non comprende solo il contenimento e la contrapposizione alla Cina ma include una strategia anti-Russa e anti-Iraniana. Per esempio nel NADD c’è la proposta che include un piano per una presenza permanente dei militari USA nella vicina Polonia, mentre alla Turchia, sarà precluso l’accesso al nuovo jet da combattimento F-35.
Una nuova guerra fredda e una nuova guerra commerciale è ormai arrivata; una guerra che verrà combattuta su molteplici fronti e con non può escludere la possibilità che sfoci in una guerra militare. L’Europa da che parte si schiererà? Quali decisioni verranno prese dagli europei nell’ambito di uno scacchiere geopolitico ormai sovradimensionato rispetto a loro? Una situazione che rischia di inghiottirli e che segnerà forse la linea di demarcazione sulla quale i singoli stati europei si confronteranno e dalla quale dipenderà la sopravvivenza della costruzione del concetto Europeo stesso.
Qui sotto la traduzione di un testo tratto dalla rubrica di Paul Craig Roberts. I contenuti non mancano certo di forzature spesso fuorvianti. Non si tratta di un confronto tra il complesso militare-industriale e le forze pacifiste. Pur condizionandolo pesantemente, uno dei pilastri i quali stanno consentendo la sopravvivenza della Presidenza Trump è un settore importante dei militari. La posta in palio non può essere nemmeno ridotta al mantenimento o meno dell’attuale bugdet dedicato all’apparato militare e di sicurezza. Trump ha incrementato notevolmente l’impegno relativo di spesa. Si tratta piuttosto di valutare la diversa distribuzione della spesa legata alle diverse strategie. La stessa rappresentazione della passata e decaduta competizione politica tra un Partito Democratico espressione della classe operaia e un Partito Repubblicano rappresentante dei comitati di affari più che la rappresentatività rivela la originaria diversa composizione sociale di quelle formazioni politiche piuttosto che la rappresentatività fondativa. L’avvento di Trump ne ha messo a nudo, piuttosto, finalmente la comune ispirazione di fondo. Lo scontro politico, senza possibilità di mediazioni, riguarda il tipo di formazione sociale che si vuole costruire e l’individuazione dell’avversario geopolitico su cui dovrà essere rifondato il sistema di relazioni internazionali. Russia o Cina, questo è il problema. In questa dinamica trova senz’altro spazio la forza d’inerzia degli apparati e di centri di potere consolidatisi in oltre trenta anni. Il loro peso sarà in grado di tracciare la via di un declino catastrofico o di una ricomposizione più concertata del sistema di relazioni. L’esito dello scontro non è scontato e non dipende unicamente dalle vicende interne agli Stati Uniti. Su questo dilemma si muovono all’unisono i “prostituti dell’informazione” così ben descritti dall’autore. Buona lettura_Giuseppe Germinario
Cosa c’è che non va nel sistema dei media statunitensi il quale non riesce a produrre un secondo giornalista competente che faccia compagnia a Tucker Carlson? Perché i restanti giornalisti americani, come Chris Hedges, ora sono nei media alternativi?
Tutto quello che posso dire, e Putin probabilmente lo sa già, è che c’è qualcosa di più importante in corso di presstitute che tiene in ostaggio la relazione tra la Russia e gli Stati Uniti rispetto alla lotta politica interna tra il Partito Democratico e il Presidente Trump. Non è solo che i media corrotti degli Stati Uniti servono come propagandisti per il Partito Democratico contro il Presidente Trump. Gli uffici stampa stanno servendo l’interesse del complesso militare / di sicurezza, che ha interessi di proprietà nei media statunitensi altamente concentrati, per mantenere la Russia posizionata come il nemico che giustifica l’enorme budget di $ 1.000 miliardi del complesso militare / di sicurezza. Senza il “nemico russo”, qual è la giustificazione di uno spreco di denaro quando così tanti bisogni reali sono sottofinanziati e non finanziati?
In altre parole, i media americani non sono solo stupidi, sono corrotti oltre ogni misura.
Oggi alle 12:40, ora di New York, la NPR aveva una raccolta di trump-basher che facevano del loro meglio per impedire all’appuntamento di Trump / Putin di produrre una normalizzazione delle relazioni tra i due governi. Ad esempio, come sa ogni persona informata, la comunità dei servizi segreti degli Stati Uniti non ha certamente concluso che la Russia ha interferito nelle elezioni presidenziali. Questa conclusione è stata raggiunta da alcuni membri selezionati di 3 delle 16 agenzie di intelligence ed è stata espressa non come un fatto provato ma come “altamente probabile”. In altre parole, non era altro che un parere orchestrato dato da agenti cooperativi i quali senza dubbio si aspettano delle promozioni in cambio.
Nonostante questo fatto noto, la squadra di propaganda dell’NPR ha detto che Trump aveva creduto a Putin piuttosto che a un rapporto unanime di intelligence dei fatti degli Stati Uniti che provava le interferenze della Russia. I denigratori di Trump-basher hanno detto che aveva creduto al “teppista Putin” e non ai suoi stessi esperti americani. I sostenitori NPR di Trump hanno continuato a confrontare il “raccordo con Putin” con l’opinione di Trump che la violenza di Charlottesville fosse stata alimentata da entrambe le parti. I criticoni di NPR hanno equiparato la dichiarazione fattuale di Trump sulla violenza da entrambe le parti con lo “schierarsi con i neonazisti” a Charlottesville.
Il punto di NPR è che Trump si schiera con nazisti e teppisti russi ed è contro gli americani.
Quello che Trump disse in effetti riguardo alle presunte interferenze elettorali era che se c’era o non c’era interferenza elettorale, essa non aveva alcun effetto come hanno ammesso Comey e Rosenstein, e non assume la stessa importanza della possibilità che due potenze nucleari vadano d’accordo ed evitino le tensioni in grado di provocare una guerra nucleare. Si potrebbe pensare che persino un idiota NPR possa capirlo.
Il trionfo su NPR è andato avanti per tutto il giorno mescolato a un occasionale attacco della Russia per aver ucciso civili siriani in attacchi aerei contro i jihadisti supportati da Washington che, secondo le istruzioni di Washington, cercano di aggrapparsi a un po ‘di Siria in modo che Washington e Israele possono ricominciare la guerra. Ci si meraviglia della stupidità di coloro che danno soldi all’NPR in modo che l’NPR possa mentirgli tutto il giorno. Come George Orwell aveva previsto, le persone sono più a loro agio con le bugie del Grande Fratello che con la verità.
Una volta la NPR era una voce alternativa, ma è stata rotta dal regime di George W. Bush ed è diventata completamente corrotta. NPR continua a fingere di essere “ascoltatore supportato”, ma in realtà ora è una stazione commerciale proprio come ogni altra stazione commerciale. NPR cerca di mascherare questo fatto usando “con il supporto di” per introdurre gli annunci a pagamento dalle aziende.
“Con il sostegno di” è come NPR ha tradizionalmente riconosciuto i suoi donatori filantropici. La vera domanda è: come fa NPR a mantenere il suo status di esenzione fiscale 501c3 quando vende pubblicità commerciale? Non c’è bisogno che NPR si preoccupi. Finché l’entità presstitute serve l’élite dominante a spese della verità, manterrà il suo stato di esenzione fiscale illegale.
È ovvio che le incriminazioni dei 12 ufficiali dei servizi segreti russi immediatamente precedenti alla riunione di Trump / Putin avevano lo scopo di minare l’incontro e di offrire ai giornalisti maggiori opportunità per i colpi più disonesti ai danni del presidente Trump. Ai miei tempi, i giornalisti sarebbero stati abbastanza intelligenti e avrebbero avuto abbastanza integrità per capirlo. Ma i comunicati stampa occidentali non hanno né intelligenza né integrità.
Quante prove vuoi? Ecco la stampa di Michelle Goldberg che scrive sul New York Times che “Trump mostra al mondo che è il lacchè di Putin.” La giornalista dice di essere “sconcertata dalla prestazione servile e schifosa del presidente americano.” Apparentemente Goldberg pensa che Trump avrebbe dovuto picchiare Putin.
Il Washington Post, in passato un giornale, ora uno scherzo malato, sosteneva che “Trump si era appena colluso con la Russia. Apertamente.”
Non sono solo i presstitutes. Sono i cosiddetti esperti, come Richard Haass, presidente del Consiglio per le relazioni estere, un gruppo auto-importante, finanziato dal complesso militare / di sicurezza, che presiede la politica estera americana. Haass, aderendo alla linea ufficiale di sicurezza / sicurezza, ha dichiarato erroneamente: “L’ordine internazionale per 4 secoli si è basato sulla non interferenza negli affari interni degli altri e sul rispetto della sovranità. La Russia ha violato questa norma sequestrando la Crimea e interferendo con le elezioni americane del 2016. Dobbiamo affrontare la Russia di Putin come lo stato canaglia che è “.
Di cosa sta parlando Haass? Quale rispetto per la sovranità ha Washington? Sicuramente Haass ha familiarità con la dottrina neoconservatrice dominante dell’egemonia mondiale degli Stati Uniti. Sicuramente Haass sa che i problemi orchestrati con Iraq, Libia, Siria, Corea del Nord, Russia e Cina sono dovuti al risentimento di Washington per la loro sovranità. Qual è l’unilateralismo di Washington sul fatto che Washington rispetti la sovranità dei paesi? Perché Washington vuole un mondo unipolare se Washington rispetta la sovranità di altri paesi? È precisamente l’insistenza della Russia su un mondo multipolare che la pone nel mirino della propaganda. Se Washington rispetta la sovranità, perché Washington rovescia i paesi che ce l’hanno? Quando Washington accusa la Russia di essere una minaccia per l’ordine mondiale, significa che la Russia è una minaccia per l’ordine mondiale di Washington. Haass sta dimostrando la sua idiozia o la sua corruzione?
Come i media americani hanno definitivamente dimostrato non hanno indipendenza ma sono un portavoce dei democratici e degli interessi delle multinazionali; dovrebbero essere nazionalizzati. I media americani sono così compromessi che la nazionalizzazione sarebbe un miglioramento.
Anche l’industria degli armamenti dovrebbe essere nazionalizzata. Non solo è un potere più grande del governo eletto, ma è anche molto inefficiente. L’industria degli armamenti russi con una minima frazione del budget militare statunitense produce armi di gran lunga superiori. Come ha detto il presidente Eisenhower, un generale a cinque stelle, il complesso militare-industriale è una minaccia per la democrazia americana. Perché la feccia dei media è così preoccupata per l’inesistente interferenza russa quando il complesso militare / di sicurezza è così potente da poter realmente sostituirsi al governo eletto?
Ci fu un tempo in cui il Partito Repubblicano rappresentava gli interessi degli affari, e il Partito Democratico rappresentava gli interessi della classe operaia. Ciò ha tenuto l’America in equilibrio. Oggi non c’è equilibrio. Dal momento che con il regime di Clinton, l’uno per cento ricco è diventato molto più ricco, e il 99 per cento è diventato sempre più povero. La classe media è in serio declino.
I democratici hanno abbandonato la classe operaia, che i democratici ora liquidano come “Trump deplorables” e sostengono invece la divisione e l’odio di IdentityPolitics. In un momento in cui il popolo americano ha bisogno di unità per resistere a mire guerrafondaie e avidità, non c’è unità. Alle razze e ai sessi viene insegnato a odiarsi l’un l’altro. È ovunque tu guardi.
Rispetto all’America in cui sono nato, l’America di oggi è fragile e debole. L’unico sforzo per l’unità è creare unità che la Russia sia il nemico. È proprio come nel 1984 di George Orwell. In altri aspetti l’attuale distopia americana è peggiore di quella descritta da Orwell.
Cerca di trovare un’istituzione pubblica o privata americana che sia degna di rispetto, che sia onorevole, che rispetti la verità, che sia compassionevole e che cerchi la giustizia. Quello che trovi al posto della compassione e della richiesta di giustizia sono leggi che puniscono se critichi il genocidio israeliano dei palestinesi o perdi informazioni che mostrano i crimini commessi dal governo degli Stati Uniti. Con tutte le loro istituzioni corrotte, anche il popolo americano viene corrotto. La corruzione è ciò in cui i giovani sono nati. Non sanno niente di diverso. Che futuro si riserva per l’America?
Come possono la Russia, la Cina, l’Iran, la Corea del Nord raggiungere un compromesso con un governo che non conosce il significato della parola, un governo che richiede la sottomissione e quando la sottomissione non viene segue la distruzione come abbiamo imparato in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e Yemen.
Chi sarebbe così sciocco da fidarsi di un accordo con Washington?
Invece di perseguire un accordo con Trump, che si sta preparando ad essere rimosso, Putin dovrebbe preparare la Russia alla guerra.
Pubblichiamo qui sotto il testo tradotto di una intervista di Leslie Varenne riguardante le ragioni dello spezzettamento e della cessione a General Electric dell’intero comparto energetico. Nell’affrontare il tema dell’elezione di Macron abbiamo già sottolineato alcuni aspetti della politica estera ed economica francese. https://italiaeilmondo.com/2018/01/06/macron-micron_-3a-parte-di-giuseppe-germinario/ Dietro i toni e la retorica nazionalista, ben inserita nel contesto europeista, si celava una condizione di subalternità deprimente, del tutto paragonabile a quella italiana. Questa intervista chiarisce nei dettagli alcuni aspetti importanti di queste dinamiche. Rivela positivamente, ancora una volta, la presenza strutturata anche se minoritaria di forze sovraniste ben radicate in alcuni centri di potere e decisionali. Soprattutto, svela come la competizione economica sia parte integrante della competizione politica e geopolitica. Uno dei meriti dell’elezione di Trump è di aver messo a nudo una verità a lungo nascosta dalle ideologie globaliste. Buona lettura_Giuseppe Germinario
10.July.2018 // The Crises
Le vere ragioni del taglio di Alstom, di Leslie Varenne
Durante una conferenza, Christian Harbulot, capo della Scuola di Guerra Economica, ha parlato del caso Alstom e dell’acquisto del suo ramo energetico da parte della General Electric, come parte della dura guerra economica tra Stati Uniti e Cina (1). Infatti, prima che il caso scoppiasse, Alstom e Shanghai Electric si stavano preparando a sottoscrivere una joint venture nel mercato delle caldaie per le centrali elettriche. Questa partnership avrebbe permesso loro di diventare il leader mondiale in questo settore. Nel luglio 2013, Alstom ha firmato un accordo di partnership con il gruppo cinese Dongfang per progetti di reattori nucleari. Per comprendere le vere cause dello smantellamento di quello che era un fiore all’occhiello dell’industria strategica francese, l’IVERIS offre un’intervista a Loïk il Floch-Prigent.
Pensi che i progetti di fusione e partnership di Alstom con i gruppi cinesi siano stati determinanti nell’acquisizione americana del business dell’energia di Alstom, e in che modo queste due attività erano strategiche?
Cos’è la globalizzazione oggi? Sostanzialmente la coesistenza di due sistemi antagonisti, gli Stati Uniti d’America con una potenza economica e militare senza precedenti e una popolazione media, e la Cina, che si è svegliata con una popolazione tre volte più alta e un’innegabile forza di volontà. È il Regno di mezzo che ha davanti a sé il futuro, il tempo, e che avanza silenziosamente sulle sue pedine sulla scacchiera mondiale. L’Europa è troppo divisa per pesare in questa avventura, e la Russia è ancora indebolita dopo settant’anni di oscurantismo sovietico. È chiaro che durante la Guerra Fredda la nostra industria era sotto una lente d’ingrandimento in modo che non venisse in aiuto all’impero sovietico. Ora è la Cina il problema numero uno negli Stati Uniti. Non vederlo, ignoralo, ignoralo,
Alstom ha avuto due specialità dopo che la Compagnie Générale d’Electricité (CGE) è stata smantellata da ideologi mediocri: il trasporto ferroviario e l’energia. La ferrovia non è un problema centrale per gli Stati Uniti, ma l’energia è una risorsa importante nella loro spinta verso il potere. Hanno dominato il petrolio sin dal suo inizio e vogliono mantenere questo fondamentale vantaggio. Negli ultimi anni, l’aumento dei prezzi del petrolio ha portato gli Stati Uniti a rendere economiche le loro riserve di petrolio non convenzionale (shale oil) e sono diventati autosufficienti almeno per i prossimi 150 anni, il che ha giustificato il loro relativo disimpegno Politica del Medio Oriente; non hanno più bisogno dell’Arabia Saudita per funzionare!
Quello che è stato ascoltato nel 2012-2013 da Alstom, una delle principali società di trasformazione dell’energia (carbone, gas, energia idroelettrica, nucleare)! Stava per trovare un partner russo in orbita per il suo dipartimento ferroviario, e lei si sarebbe concentrata sulle soluzioni energetiche, grazie ad un accordo con Shanghai Electric per le centrali a carbone e un altro con Dongfang per il nucleare! È questa roadmap che viene presentata alla stampa e ai sindacati dal capo del gruppo che segnala in questa occasione che, di fronte al potere della singola compagnia ferroviaria cinese, Alstom-transport non può vivere da solo poiché il mercato futuro è principalmente asiatico, ed è urgente trovare un partner in questo settore per avere la libertà di rimanere nel cuore industriale di Alstom,
Poche settimane dopo, un dirigente di Alstom domiciliato in Asia viene arrestato durante uno dei suoi viaggi negli Stati Uniti, e l’amministratore delegato del gruppo annuncia il trasferimento del dipartimento energia al conglomerato americano General Electric, che dovrebbe consentire di effettuare il trasporto ferroviario Alstom una pepita globale!
Una piccola prospettiva, una buona conoscenza della geopolitica mondiale, e abbiamo capito … ” fai le tue sciocchezze nel trasporto, non ci riguarda ma l’energia siamo noi e serviamo le tue conoscenze ai cinesi, non le domande“! Questa non è la prima volta che gli Stati Uniti ci avvertono che sono i padroni del mondo nella politica energetica, possiamo fingere di ignorarlo, combattere contro i mulini a vento con tremoli nella voce, s ‘ all’indignazione, sarebbe comunque necessario fornire i mezzi, e il gruppo Siemens con il quale si sarebbe potuto discutere era appena uscito indebolito in modo duraturo da un caso analogo in cui aveva dovuto separarsi da tutto il suo gruppo dirigente per le stesse ragioni che Alstom: corruzione di stati esteri con dollari, e quindi punita dall’emittente della valuta, gli Stati Uniti.
Questa è la storia che abbiamo vissuto. Non volevamo guardare in faccia, volevamo credere alla terribile corruzione del nostro campione nazionale, ma in questo settore tutti hanno agito nello stesso modo. Ciò che era insopportabile è che Alstom si impegna in una politica di alleanza con la Cina senza l’esplicita autorizzazione del padrone di energia del paese, gli Stati Uniti.
Dovremmo vedere un legame con la severa condanna negli Stati Uniti di Frederick Pierucci ai sensi della legge anti-corruzione poiché era il vicepresidente della divisione mondiale delle caldaie e che avrebbe dovuto prendere l’iniziativa? joint venture?
È chiaro che l’immediata detenzione di Frédéric Pierucci, la costituzione della joint venture con Shanghai Electric nel carbone, ma anche il centro delle trattative con la Cina, è stata chiarissima perché c’era un grande numero di altri dirigenti Alstom che hanno partecipato agli atti illeciti, in particolare l’amministratore delegato. La detenzione di Frédéric Pierucci era sia un avvertimento che un ricatto contro il management team del gruppo, che era già stato raggiunto con Siemens qualche anno prima. Sappiamo anche che i politici europei sono cauti non appena compare la parola ” giustizia “. Possiamo dire che gli americani hanno giocato molto bene!
Il processo a Frederic Pierucci si è svolto il 25 settembre e il verdetto è sconcertante: trenta mesi di carcere mentre eseguiva solo gli ordini dei suoi superiori e non beneficiava di un arricchimento personale. Ottiene la stessa punizione del CEO di Halliburton, mentre quest’ultimo ha ricevuto una tangente da $ 10 milioni. Questo dirigente di Alstom è chiaramente un ostaggio economico, non è anche lui una vittima della guerra USA / Cina?
Certo, ma è stato anche abbandonato dalla compagnia che gestiva, e questo è semplicemente sconcertante.
Quindi l’FCPA (American Corruption Act (2)) è anche un’arma della guerra economica condotta da questi due stati per il dominio economico mondiale? Airbus, che è attualmente sottoposto a una procedura negli Stati Uniti, si assume dei rischi quando firma un contratto di 20 miliardi di euro sull’A330 con la Cina?
L’FCPA, ovvero la capacità di agire in tutto il mondo per la giustizia degli Stati Uniti non appena un dollaro ha cambiato le sue mani, è un’arma formidabile con cui i politici europei hanno familiarità. Non vogliono andare in prima linea, e capiamo, ma quando lasciano i leader industriali da soli nel caos, possiamo chiederci a cosa giocano. Nessun commentatore si preoccupa. Abbiamo sperimentato questo tipo di rassegnazione collettiva e cecità nel nostro paese in altri momenti della sua storia. L’FCPA è un problema fondamentale per la sopravvivenza della grande industria del nostro continente. Vedremo come si sistemeranno gli affari di Airbus!
Nell’affare ” Alstom “, che è davvero uno scandalo di stato, c’era un rapporto, un libro, un documentario, le audizioni all’Assemblea nazionale. I ministri hanno parlato sull’argomento, eppure nessuno ha visto che Alstom era il bersaglio degli americani a causa dei suoi progetti con gruppi cinesi. Perché? Non è questo il segno del fallimento del pensiero strategico francese? Non siamo tutti collettivamente responsabili della situazione di Alstom oggi?
Non possiamo scacciare il nostro sguardo sull’ombelico, è una malattia che abbiamo visto la devastazione con la COP 21 e la recente necessità di dare ” l’esempioProibendo l’esplorazione e la produzione di idrocarburi in Francia! Pensiamo che sogniamo! La nostra produzione nazionale annua rappresenta metà della produzione giornaliera del mondo! Quale esempio, quale impatto, su chi? Il mondo continuerà la sua esplorazione e sfruttamento degli idrocarburi perché gli Stati Uniti e la Cina non fermeranno la loro crescita per soddisfare sia il loro desiderio di potere che la loro popolazione. La nostra possibilità, con Alstom, era quella di essere in prima linea per un uso più pulito del carbone, che rimane il più grande produttore di elettricità del mondo, per essere all’avanguardia dell’idroelettrico, che è la grande opportunità del continente. raddoppierà la sua popolazione in 25 anni, sulla punta dei turbo-alternatori « ArabelleChe equipaggia oltre la metà delle centrali nucleari del mondo. Dovevamo dimostrare la nostra determinazione a mantenere il controllo del nostro destino ed evitare di prestarci alle critiche volendo combinare con la Cina (3)! Non lo abbiamo ancora capito e il nostro paese, i nostri team, i nostri ingegneri stanno pagando il prezzo oggi senza capire veramente cosa sia successo. Alcuni stanno ancora soffrendo, altri godono di giorni felici, ma il nostro Paese soffre di non vedere e non capire che una politica energetica è necessaria, e che passa attraverso una revisione senza concessioni della nostra realtà. In noi ‘ spargimento“Alstom abbiamo perso il controllo della nostra industria nucleare già minata da molta incompetenza. Abbiamo anche perso il controllo sulla nostra idraulica e non rappresentiamo nulla in quelle che chiamiamo ” nuove energie “, cioè energia solare ed eolica. La nostra politica energetica è una politica di scarabocchi, che può solo rallegrare gli Stati Uniti e la Cina. Ci rifiutiamo di vederlo. Abbiamo avuto molti altri errori in passato e i risultati sono stati piuttosto scoraggianti.
Nel mondo in cui viviamo, stiamo sistematicamente fallendo. Le continue informazioni, i dibattiti concordati tra i cosiddetti esperti su tutti i temi attuali ci impediscono di prendere un po ‘di altezza. Reagiamo nell’immediatezza mentre i commentatori e gli attori politici praticano in larga misura la negazione della realtà.
Patrick Kron, l’ex amministratore delegato di Alstom, ha negoziato con gruppi cinesi per il settore dell’energia e con i russi per il settore dei trasporti. Questa strategia non era rischiosa? Ha ignorato così tanto le relazioni di potere? Cosa avrebbe dovuto fare per evitare di cadere nelle trappole e di essere in grado di proteggere il suo gruppo ei suoi dipendenti?
Patrick Kron non ha avuto la strategia vincente per Alstom, è un fatto acquisito ora. Lascio ad altri di analizzare le singole azioni. Ho detto quello che pensavo della nostra cecità collettiva, è molto più serio.
(1) Questa conferenza è stata dedicata all’ultimo libro di Christian Harbulot, intitolato ” American Economic Nationalism “, pubblicato da VA nella raccolta ” War of Information “.
I lettori ricorderanno della strage efferata compiuta a Las Vegas la domenica del 1° ottobre 2017. Quel giorno il sessantaquattrenne Stephen Paddock tra le 22.05 e le 22.15, appostato al trentaduesimo piano dell’hotel Mandalay Bay, falciò la folla radunata in un concerto country. Sparò a raffica più di millecento proiettili lasciando sul terreno cinquantotto morti ed oltre ottocentocinquanta feriti. Una efficacia letale prodigiosa anche per un esperto tiratore come Stephen. Potrebbe essere catalogata come una delle tante stragi che periodicamente flagellano in maniera più o meno casuale gli Stati Uniti.
Tutte hanno avuto la giusta rilevanza nella stampa e nel sistema mediatico. Lo stesso sistema inquirente è quasi sempre riuscito a scoprire gli aspetti più reconditi di questi atti efferati. La strage di Las Vegas, la più sanguinosa tra queste, sin dall’inizio non ha meritato la stessa rilevanza nel sistema di informazione e le stesse indagini si sono soffermate apparentemente sull’unico protagonista accertato finendo inspiegabilmente oscurate da una cortina di silenzio protratta sino ad oggi https://files.acrobat.com/a/preview/51a4c2da-15ed-473d-8cf3-ab50062f06e2.
Una dinamica che ha generato una serie di teorie complottistiche che continuano a circolare nei siti web ma che comunque non hanno fatto breccia nel sistema mediatico.
Le tre tesi più inquietanti poggiano su alcuni fatti ed indizi poco esplorati, almeno in apparenza.
In quell’albergo, infatti, era presente Mohammed Bin Selman, l’erede di Casa Saud attualmente reggente della dinastia regnante in Arabia Saudita; aveva occupato gli ultimi due piani dell’edificio.
La possibilità che fosse il bersaglio di quella azione terroristica, militarmente così efficace, è quindi molto concreta.
Probabile che, grazie alla attenta vigilanza e all’efficace sistema di protezione dell’eminente personaggio, l’azione abbia assunto un carattere indiscriminato e si sia rivolta verso la massa sottostante l’edificio.
In quel momento, infatti, furono ricorrenti le voci di un atto terroristico compiuto dall’ISIS. L’attacco in effetti fu rivendicato dall’organizzazione, senza per altro ricevere credito.
Va ricordato che l’ISIS è sempre stato attendibile nelle proprie rivendicazioni; a maggior ragione desta sorpresa l’immediatezza della smentita dei vertici del FBI.
Sta di fatto che l’efficacia delle indagini ha sofferto pesantemente di un conflitto istituzionale che in altre situazioni simili i corpi inquirenti hanno saputo affrontare in maniera costruttiva. Il pesante intervento del FBI più che dare una spinta all’accertamento della verità, ha contribuito a minimizzare la portata dell’azione e a neutralizzare il lavoro di indagine delle forze di polizia locale indirizzato già verso direttive ben precise.
Non solo! FBI ha ritardato colpevolmente la consegna alle parti offese dei referti legali. Una prassi altrimenti sollecita in quel paese.
Non è la sola ipotesi sul campo. Ve ne è un’altra non necessariamente in conflitto con la prima; quella di una azione destabilizzatrice nel pieno di un conflitto politico durissimo sul quale il blog ha offerto una gran quantità di informazioni e valutazioni.
Va sottolineato che i frequentatori dei concerti country appartengono nella stragrande maggioranza al bacino elettorale e politico più militante del Presidente Trump. Segue all’attentato del giugno 2017 ai deputati repubblicani della Camera avvenuto nei pressi di Alexandria, in Virginia. Circa due dozzine di deputati, i più radicali del movimento, rimasero feriti; tra essi Steve Scalise ebbe la peggio, rimanendo temporaneamente paralizzato. L’autore fu James Hodkinson, a sua volta eliminato dalla polizia nel corso dell’azione. Hodkinson era un fan sfegatato di Bernie Sanders.
In quel periodo avvenne anche l’uccisione di un attivista democratico a Charlottesville, investito proditoriamente dall’auto di un attivista di Trump dopo una intera giornata di provocazioni con la accertata presenza attiva di agenti di intelligence.
Qualche dubbio suscita anche l’episodio del ferimento del senatore repubblicano Rand Paul, ricondotto ufficialmente ad una controversia tra vicini di casa.
Il contesto di questi eventi sembra suggerire la presenza di una vera e propria strategia della tensione tesa a provocare reazioni inconsulte nei settori politici più radicali e difficilmente incontrollabili e a giustificare interventi repressivi verso la nuova maggioranza politica in via di formazione negli States.
La diffusione di un recente rapporto della polizia di Las Vegas non aiuta a costruire unaversione definitiva attendibile di quell’evento. Alimenta piuttosto numerosi dubbi.
La società di trasporto Uber ha accertato la presenza di una donna a fianco di Paddock nel suo tragitto verso l’albergo. La testimonianza fu raccolta tre giorni dopo l’attentato, ma non fu recepita nei rapporti giudiziari. Lo stesso autista avrebbe raccolto dichiarazioni di Paddock riguardanti l’eventualità di un prossimo attentato. Una informazione sino ad ora tenuta riservata. Nell’irruzione della polizia nell’appartamento occupato da Paddock, con l’attentato ancora in corso, gli agenti hanno riscontrato la presenza di tre donne. Le generalità delle donne furono accertate ma depennate nel rapporto finale. La stessa compagna di Paddock, Marilou Damley, al momento dell’attentato era nelle Filippine, ma numerose sue impronte digitali sono state riscontrate sulle munizioni utilizzate. Tra i seguaci della donna sul suo sito facebook c’erano numerosi sostenitori dell’ISIS. Dopo l’attentato la pagine è stata prontamente riimossa.
Tutti elementi che favorirebbero la tesi di una manipolazione della fragile psiche di Paddock per istigarlo all’azione. I componenti dell’ISIS sarebbero entrati contestualmente per eliminare Paddock ed utilizzare le sue armi per compiere la strage e attentare alla vita di Ben Selman.
Rimane il fatto che FBI tarda colpevolmente a chiarire tutti questi aspetti. Le primavere arabe, il colpo di mano in Ucraina e nel Caucaso hanno del resto ormai rivelato che i cosiddetti movimenti di opposizione democratica sono stati spesso sostenuti, innescati e stravolti, coadiuvati in qualche maniera, da azioni estreme di provocazione fomentate dagli stessi paladini della democrazia. La novità assoluta sarebbe che tali sistemi siano alla fine adottati anche all’interno degli stessi Stati Uniti. Il demone da esorcizzare è questa volta, manco a dirlo, Trump. Su questo Soros, tra altri ben più eminenti, si è rivelato un profeta e non solo.
L’inchiesta sul Russiagate, con i suoi corollari, procede ormai stancamente e a tentoni. Rappresenta l’emblema dei pesanti e sistematici interventi in grado di condizionare pesantemente la condotta del Presidente Trump e di snaturare le finalità politiche originarie specie nell’agone geopolitico. Lo hanno spinto e costretto a stringere e saldare alleanze, specie in Medio Oriente, con modalità talmente ostentate da pregiudicare quasi irreparabilmente il ruolo di arbitro, sia pure di arbitro-giocatore, già compromesso con le politiche destabilizzatrici dei precedenti Presidenti Bush e Obama; ma non lo hanno atterrato e neutralizzato definitivamente. L’inerzia dello scontro, piuttosto, sta mettendo a nudo progressivamente la vana e sterile potenza del vecchio establishment. Uno ad uno i pilastri sui quali ha poggiato il proprio predominio trentennale cominciano a mostrare l’usura e crepe preoccupanti. Dal multipolarismo all’ambientalismo catastrofista, dall’interventismo esibito e giustificato dal vessillo dei cosiddetti diritti umani al globalismo fondato sullo scambio perverso tra estorsione finanziaria e deindustrializzazione di importanti aree e settori della formazione dominante, dalla cosiddetta libertà delle reti alla cosiddetta libertà di migrare, uno ad uno tutti i tabù cominciano ad essere contestati e la fede euforica in quei principi si trasforma sempre più apertamente in dubbio e in contestazione sempre più aperta.
Non solo! Lo stallo nello scontro e la perdita duratura di controllo di alcune leve fondamentali di potere e di trasmissione delle direttive stanno compromettendo la già scarsa coerenza delle condotte politiche e paralizzando la fiducia e l’efficacia dell’azione delle seconde linee sparse per il mondo. La crisi della Unione Europea, la situazione traballante di dirigenti politici sino a pochi mesi fa indiscussi, come Merkel e Macron, sono gli indizi della crisi di una intera classe dirigente e di un intero sistema di relazioni, ormai aggrappato all’esito delle prossime elezioni di medio termine negli USA, nel frattempo vagante come pecorelle smarrite. Fosse anche largamente positivo per il vecchio schieramento neocon e democratico, nulla però potrà ormai tornare come prima. La coperta americana si sta rivelando sempre più stretta per coprire l’intero planisfero. La stessa Europa è sempre meno un campo unitario di azione. Ossessionata dalla capacità di resistenza della Russia, vede con difficoltà l’emergere di altre forze concorrenti.
Sarebbe ormai più interesse del vecchio establishment americano, costretto sempre più a mettere a repentaglio la credibilità di intere istituzioni e dei personaggi chiave ad esse connessi, che del nuovo establishment in via di formazione cercare di chiudere la messinscena. La dinamica della rappresentazione ha però assunto una propria inerzia difficile da governare sino a coinvolgere autorità sino ad ora indiscusse e indiscutibili come Obama. Se vittoria potrà essere, rischia di rivelarsi una vittoria di Pirro. La vecchia talpa ha già scavato abbastanza. Buon ascolto_Giuseppe Germinario
Il Giappone sta già andando per conto suo (nuovo TPP) dovendosi anche ricentrare sul suo quadrante geo-naturale che è l’Asia, non l’occidente (ah, la geografia …).
L’Italia, nella nuova configurazione di governo, si presta a ruolo di quinta colonna che vorrebbe usare la spinta americana, per modificare i rapporti di forza interni all’Europa.
La Gran Bretagna è al momento silente e paralitica poiché a sua volta in transizione non avendo ancora mani completamente libere data la procedura in corso di divorzio con l’UE.
Il Canada è sotto bombardamento dazi-NAFTA e comunque, con tutta la simpatia per quel bel Paese, conta quanto il due di coppe a briscola quando regna bastoni. Rimangono così Francia e Germania.
Sulla Germania già sappiamo molte cose. Accusata di eccesso mercantilista, di far la vergine delle rocce con la Russia con cui continua a fare affari e soprattutto condotte di gas, reticente a finanziarie la NATO da par suo, altrettanto avviluppata in amorosi sensi con la Cina, attaccata con violenza su Deutsche Bank, acciao e suoi derivati manifatturieri, adesso si beccherà le fatidiche barriere sulle auto, core business della sua industria metallica ovvero core economy. Altresì, la Germania è il perno sia del’euro che della UE che sono intesi come suoi sistemi di egemonia.
L’euro occupa il 30% delle riserve mondiali, percentuale sottratta soprattutto al dollaro e visto che volenti o nolenti, si dovrà far spazio allo yuan (che tanto concesso o conquistato, il suo spazio naturale se lo prenderà per semplici ragioni di volumi), converrebbe a gli americani distruggerlo perché vaso di coccio tra vasi di ferro. Moneta epifenomeno di un mercato che non ha dietro una “potenza”.
Già da tempo gli americani flirtano apertamente con la nuova fascia Visegrad-Intermarium-Trimarium, che ha nella Polonia il suo centro di gravità. Ora ci si mette pure l’Italia schiacciata da una egemonia tedesca molto ottusa e poco flessibile, peccati di mentalità atavica dei germani, peccato gravi in tempi complessi che richiedono adattamento veloce e flessibile, grande tattica e solida strategia.
Ora Trump cala l’ennesimo asso: non volete i dazi? Bene, facciamo libero mercato, totalmente però, voglio vedere come la mettete con la mie auto a -10% ed i pick up a -25% ed i prodotti agricoli e molto altro. Togli le barriere su i prodotti agricoli e Macron si trova Parigi sommersa di letame. Nel mentre Macron ha passato le ultime settimane ad allenarsi con la pinza rinforzante la stretta di mano per “lasciare il segno” al vertice appena concluso, chissà se la sua fedeltà liberale rimarrà altrettanto ferrea.
E’ noto che i circoli liberal americani hanno chiesto a francesi e tedeschi di resistere strenuamente, ancora fino a novembre, poi con le elezioni di mid-term il bestione pazzo sarebbe stato ingabbiato e derubricato ad anatra zoppa. Epperò i nuovi sondaggi danno Trump vincente e questo va come un treno, il mondo cambia velocemente, i “populisti” crescono come lumache dopo le prime piogge settembrine, serpeggia il dubbio che quella stagione sia finita, finita per sempre. Guarda la May che figuraccia planetaria ha fatto con la storia di Skripal. Era solo tre mesi fa che Londra costringeva tutti i partner occidentali ad allinearsi al “espelli anche tu il diplomatico russo” sognando il boicottaggio dei mondiali, ed oggi Trump e gli italiani vogliono portarlo al tavolo del salotto buono a discutere dei destini del mondo.
L’Internazionale liberale è in via di scioglimento. Dà sempre più deboli segni di vita in America dove i democratici stanno accarezzando l’idea di far proprio leader il proprietario di Starbucks (complimenti vivissimi, questo sì che si chiama intelligenza adattiva!), spianati in Gran Bretagna dove ormai solo Soros crede possibile ripetere il referendum sull’exit (ma nel frattempo che prova a metterlo in piedi sarà proprio l’UE a non esserci più o almeno non così), finanzia il tour dell’avvenir a Renzi ma forse si sta rendendo conto che non lì non c’è nessun avvenir. Quando è finita, è finita.
Sono tutte cose che sappiamo e sapevamo. Un oscuro pensatore indipendente (il sottoscritto) ha scritto tutto ciò già un anno e mezzo fa nel suo libro. Bastava leggersi le interviste elettorali di Trump, i deliri di Bannon, guardare i numeri, avere due nozioni in croce di storia e geografia, osservare le carte in mano ai giocatori ed i soldi sul tavolo verde, capire che si andava al prepotente ritorno dei principi realisti dopo la stucchevole sbornia di idealismi a copertura di una visione del mondo anni ’90, l’epoca in cui massimi intellettuali occidentali profetavano la “fine della storia”. Forse della loro.
Così siamo qui, in mezzo alla transizione, quando il vecchio muore ed il nuovo non si sa se sta nascendo promettente o come “fenomeno morboso”. Se non si hanno le idee chiare su di noi, chi siamo, cosa vogliamo ma soprattutto cosa è possibile (l’ostinato ritorno del principio di realtà), se non si sa del mondo e come funziona e funzionerà il gioco, faremo la fine che tocca a tutte le civiltà che hanno resistito al cambiamento dei tempi. Anche se alcuni di noi si sentono assolti, siamo lo stesso tutti coinvolti: che facciamo?
[Grazie a Claudio Di Mella per avermi ricordato la nota sulla lotta tra valute int’li]
AQUARIUS
ITALIA: 12% POPOLAZIONE UE, HA RICEVUTO IL 70% DEI MIGRANTI -VIA MARE- 2017 VERSO L’EUROPA. (Dati Organizzazione Internazionale per le migrazioni di Ginevra, 165 paesi aderenti, Italia co-fondatrice).
Dopo questo dato viene tutto il resto. Viene Salvini che non ci piace, viene la tabella che molti postano che mostra che l’Italia è ultima in Europa per accoglienza (ma si riferisce ai rifugiati, non ai migranti e forse quel dato basso è spiegato da questo molto alto sebbene non altrettanto diffuso), viene il sì però non rimangono tutti qui (si però arrivano tutti qui), viene il giusto cruccio etico e morale per l’altrui disgrazia, la destra e la sinistra, la manipolazione politica, viene la Chiesa cattolica, vengono le ipotesi sulle ONG o su Soros, vengono i maestri di pietà e quelli di giustizia, viene Saviano, viene il Vangelo, e tutto il resto che postate comunicando la vostra identità ed opinione spesso vibrante ed appassionata se non indignata magari per opposte ragioni. Buoni e cattivi.
In Africa e non con intenti umanitari, sono presenti con interessi economici forti e con pratiche spesso oltre la legalità: Belgio, Gran Bretagna, Francia e molti altri. Noi forniamo soprattutto preti per le missioni cattoliche che scavano pozzi ed aprono scuole. Ma abbiamo anche imprese dedite al “land grabbing” sebbene in questo caso l’unione degli europei funzioni alla grande visto che ci sono anche UK-FRA-FIN-SPA-POR-OLA e pure il Lussemburgo. Buoni e cattivi.
L’Africa è in credito col resto del mondo per 43,1 miliardi di US$, nello sbilancio tra aiuti e rapine di multinazionali che poi portano i profitti nei paradisi fiscali (Rapporto Honest Account 2017 – Global Justice Now). Nel 2015, le Nazioni Unite avevano avviato una procedura di ristrutturazione del debito africano votato con 135 sì e 5 no. Cinque no? E chi mai saranno questi cinque disgraziati che volevano mantenere il laccio al collo del disgraziato continente? Stati Uniti d’America (Obama), Gran Bretagna (Cameron), Germania (Merkel), Israele (Nethayahu) Giappone (Shinzo Abe) e l’inaspettato Canada. Già, buoni e cattivi.
L’oggetto di tanta indignazione è la nave Aquarius, e l’acquario è la giusta metafora. Sembra trasparente ma distorce quello che c’è dietro.
Qui sotto la traduzione di un importante rapporto di fonte governativa americana riguardante l’attività di estrazione e produzione di materie prime energetiche nel paese. Con grande enfasi annuncia gli incrementi dei livelli di produzione di vari tipi e qualità di prodotti; talmente significativi e costanti da trasformare gli Stati Uniti da importatore a paese esportatore sino a raggiungere e consolidare addirittura il primato produttivo mondiale di un gran numero di queste fonti strategiche sino al 2050.
Un primato, quindi, apparentemente poco duraturo e reso apparentemente fragile dal vincolo dei costi elevati di estrazione, resi compatibili solo da un regime di prezzi di vendita relativamente sostenuti. Si potrebbe definire, quindi, un primato effimero in un ambito in continuo mutamento e dalle straordinarie novità. Basti osservare le recenti scoperte di giacimenti nel Mediterraneo Orientale.
La valenza strategica di questa nuova ed inaspettata condizione è in realtà molto più pregnante per vari motivi:
avviene in una fase di incipiente affermazione del multipolarismo durante la quale la produzione e il controllo delle rotte energetiche sono ambiti fondamentali del confronto geopolitico e della manipolazione delle alleanze
copre un periodo significativo della transizione, più o meno lunga secondo le diverse stime, verso la produzione predominante di fonti energetiche rinnovabili durante il quale sia il petrolio che, in misura sempre crescente, il gas continueranno ad avere una importanza centrale
ad un peso crescente degli Stati Uniti corrisponde un peso decrescente ed in via di esaurimento di paesi sinora strategici nella produzione come l’Arabia Saudita
il livello relativamente sostenuto dei prezzi è una condizione necessaria alla produzione energetica negli Stati Uniti; è però di vitale importanza alla sopravvivenza di quei numerosi paesi che fondano la propria esistenza e stabilità sulla monocoltura dell’estrazione di materie prime energetiche. Una cointeressenza che accentua le capacità manovriere del gigante americano
l’acquisita indipendenza in gran parte dei prodotti estrattivi gasiferi e di idrocarburi consentirà agli Stati Uniti politiche ancora più spregiudicate e meno vincolanti in aree geopolitiche cruciali come il Medio Oriente, il Nord-Africa, l’area caraibica, l’Africa Equatoriale, la zona artica
in una eventuale affermazione di una fase di suddivisione policentrica delle diverse aree geopolitiche, l’offerta di materie prime energetiche e di loro derivati costituisce un fattore importante per la formazione di una propria area di controllo e influenza sufficientemente delimitata e coesa. L’attuale duro confronto con la Russia rappresenta solo un prodromo illuminante di quello che ci aspetterà nel futuro, ivi comprese le offerte di forniture alternative a quelle russe.
Buona lettura_ Giuseppe Germinario-La Redazione
GLI STATI UNITI RIMANGONO IL PRIMO PRODUTTORE MONDIALE DI IDROCARBURI, PETROLIO E GAS NATURALE
Gli Stati Uniti consolidano, raggiungendo un livello record nel 2017, il loro primato come primo produttore mondiale di idrocarburi, di petrolio e gas naturale. Gli Stati Uniti sono il primo produttore mondiale di gas naturale ormai dal 2009, quando l’estrazione negli Stati Uniti ha superato quella della Russia e il primo produttore mondiale di idrocarburi e di petrolio dal 2013, quando la produzione americana ha superato quella dell’Arabia Saudita. Dal 2008, la produzione di petrolio e gas naturale negli USA è aumentata di quasi il 60%.
Confrontando gli Stati Uniti e la Russia, la produzione totale di idrocarburi di petrolio e gas naturale, misurata in termini di contenuto energetico, è praticamente equamente divisa tra petrolio e gas naturale, mentre la produzione dell’Arabia Saudita si concentra pesantemente nel petrolio. La produzione totale di petrolio è composta da diversi tipi di combustibili liquidi, tra i quali petrolio greggio e condensato per leasing, olio a tenuta stagna, olio extra-pesante e bitume. Inoltre, vari processi producono liquidi per impianti di gas naturale (NGPL), biocarburanti e altri combustibili liquidi, alcuni derivati del processo di raffinazione.
La produzione di petrolio negli Stati Uniti è aumentata di 745.000 barili al giorno (b / g) nel 2017, trainata da un aumento del 21% dei prezzi del petrolio, pari a circa $ 65 al barile. Negli Stati Uniti, il condensato di petrolio greggio e leasing ha rappresentato il 60% della produzione totale di idrocarburi di petrolio nel 2017 e i liquidi delle centrali a gas naturale hanno rappresentato il 24%. L’Arabia Saudita e la Russia hanno volumi molto più piccoli di liquidi per impianti di gas naturale, così come la produzione da raffineria e biocarburanti, che insieme rappresentano la parte rimanente della produzione di petrolio degli Stati Uniti.
La produzione di gas naturale secco negli Stati Uniti è cresciuta lentamente sino all’inizio del 2017 a causa di condizioni economiche in origine sfavorevoli. La produzione è aumentata negli ultimi nove mesi dell’anno, portando a una differenza di 5,7 miliardi di metri cubi al giorno (Bcf / d) tra il primo trimestre e il quarto trimestre del 2017. Dal 2016 al 2017, la produzione di gas naturale secco domestico è aumentata di 1 % e le esportazioni di gas naturale liquefatto negli Stati Uniti sono quadruplicate. La domanda di gas naturale dei consumatori è stata composita, a causa del clima invernale più mite rispetto al 2016 e dei prezzi del gas naturale più elevati fattori i quali hanno contribuito a una riduzione del 7% del consumo di gas naturale per la produzione di energia.
La produzione di gas naturale russo e saudita è aumentata significativamente nel 2017, con una crescita rispettivamente dell’8% e del 6% su base annua. Al contrario, la produzione di liquidi totali russi e sauditi è diminuita nel 2017 rispetto al 2016. Arabia Saudita e Russia hanno abbassato la produzione di petrolio come parte di un accordo dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) e di alcuni produttori non OPEC (compresa la Russia) teso a ridurre la produzione totale di greggio nel tentativo di ridurre gli stock petroliferi globali.
La produzione petrolifera dell’Arabia Saudita è fondamentale per l’economia saudita, ma è particolarmente importante anche come fonte di energia domestica perché nel 2017 il paese ha consumato quasi 0,5 milioni di barili al giorno per la produzione di elettricità. Il continuo sviluppo di Wasit, Hasbah, e i giacimenti di gas naturale dell’Arabia dovrebbero ridurre la dipendenza a lungo termine del paese dalla produzione di energia dal petrolio greggio.
Nel caso di STEO ( Short Term Term Outlook) di Maggio, la produzione americana di petrolio e altri combustibili liquidi dovrebbe aumentare, raggiungendo 17,6 milioni di barili al giorno nel 2018 e 19,1 milioni di barili al giorno nel 2019, rispetto ai 15,6 milioni di barili al giorno nel 2017 .
Lo STEO di Maggio prevede che la produzione di combustibili liquidi russi raggiunga una media di 11,2 milioni di barili al giorno nel 2018 e nel 2019, lo stesso del livello di produzione del 2017. Lo STEO fornisce una previsione di produzione per i membri dell’OPEC nel suo insieme piuttosto che per i singoli paesi. La produzione totale di liquidi per l’OPEC, che nel 2017 era di 39,3 milioni di barili al giorno, è prevista in 39,2 milioni di barili al giorno nel 2018 e 39,5 milioni di barili al giorno nel 2019. Questa previsione tiene conto degli accordi recenti tra i paesi membri dell’OPEC, degli impegni di alcuni produttori non OPEC, come la Russia, a ridurre la produzione. Tuttavia, la non conformità dovrebbe aumentare verso la fine del 2018.
GLI STATI UNITI CRESCONO COME ESPORTATORE ENERGETICO E PER LA PRIMA VOLTA NEL XXI SECOLO DIVENTERANNO NUOVAMENTE POTENZA ESPORTATRICE.
All’inizio del XX secolo gli Stati Uniti divennero un importante fornitore di petrolio per il mondo. La seconda guerra mondiale ha indotto un programma di combustibili liquidi sintetici, ma non è andato oltre la ricerca. Verso la metà del secolo il paese passò dall’essere un grande esportatore a un importatore netto.
L’U.S. Energy Information Administration (EIA) ha pubblicato oggi il suo Annual Energy Outlook 2018 (AEO2018), che include il suo caso di riferimento e una serie di casi di sensibilità. Il caso di riferimento AEO2018 mostra un continuo sviluppo dello shale statunitense e delle risorse petrolifere e gassose associate a una modesta crescita del consumo di energia, portando alla transizione degli Stati Uniti da importatore netto di energia ad esportatore netto di energia nella maggior parte dei casi esaminati in AEO2018. “Il sistema energetico degli Stati Uniti continua a subire un’incredibile trasformazione”, ha affermato l’amministratore EIA Linda Capuano. “Questo è più ovvio se si considera che l’AEO mostra che gli Stati Uniti stanno diventando un esportatore netto di energia durante il periodo di proiezione nel caso di riferimento e nella maggior parte dei casi di sensibilità – un insieme di aspettative molto diverse da quelle che immaginavamo persino cinque o dieci anni fa. ”
Gli Stati Uniti sono stati importatori netti di energia dal 1953, ma AEO2018 prevede che gli Stati Uniti diventeranno un esportatore netto di energia entro il 2022 nel caso di riferimento. Nei casi di sensibilità AEO2018 che incorporano ipotesi a sostegno di una maggiore crescita della produzione di petrolio e gas naturale o che hanno prezzi del petrolio più elevati, si prevede che questa transizione si verifichi prima. Nel caso dell’Alta industria petrolifera e del gas e della tecnologia, la geologia favorevole e gli sviluppi tecnologici consentono la produzione di petrolio e gas naturale a prezzi inferiori, sostenendo le esportazioni crescenti nel tempo. Nel caso del prezzo elevato del petrolio, prima del 2040, le condizioni economiche sono favorevoli per i produttori di petrolio, supportano quindi livelli più elevati di esportazioni, ma un minore consumo interno. Dopo il 2040, le esportazioni diminuiscono a causa della mancanza di miglioramenti sostanziali nella tecnologia e nei trasferimenti di produzione verso regioni meno produttive.
L’AEO2018 presenta proiezioni aggiornate per i mercati energetici statunitensi fino al 2050 sulla base di sette casi (riferimento, bassa e alta crescita economica, prezzo del petrolio basso e alto, risorse petrolifere e del gas basse e alte e tecnologia). Il caso di riferimento AEO2018, che incorpora solo leggi e politiche esistenti, non intende essere una previsione più probabile del futuro. I casi alternativi incorporano diverse ipotesi chiave, che riflettono le incertezze del mercato, della tecnologia, delle risorse e della politica che possono influenzare i futuri mercati energetici.
L’aumento dell’efficienza energetica aumenta la crescita della domanda di energia durante la proiezione. Il consumo di energia cresce in media dello 0,4% / anno nel caso di riferimento dal 2017 al 2050. La crescita annua del PIL reale dovrebbe attestarsi al 2,0% a tutto il 2050 nella causa di riferimento.
Quasi tutta la nuova capacità di produzione di energia elettrica è alimentata dal gas naturale e dalle fonti rinnovabili dopo il 2022 nel caso di riferimento. Questo è il risultato dei prezzi del gas naturale che rimangono sotto i $ 5 / milioni di unità termiche britanniche fino alla fine del periodo di proiezione e il continuo declino nel costo delle energie rinnovabili, in particolare il solare fotovoltaico.
La produzione di liquidi negli Stati Uniti e di gas naturale continua a crescere nel 2042 e nel 2050, rispettivamente. Nel caso di riferimento, si prevede che la produzione di risorse di gas di scisto aumenterà fino alla fine del periodo di proiezione. La produzione di liquidi negli Stati Uniti inizia a declinare verso la fine del periodo di proiezione poiché vengono sviluppate aree meno produttive.
AEO2018 è una versione completa di AEO e incorpora aggiornamenti sulle modifiche legislative e normative e include un ampio set di casi di sensibilità e scenari con tabelle browser e fogli di calcolo per tutti i casi. Nei prossimi mesi verranno pubblicati una serie di articoli in merito. Iscriviti per ricevere una notifica via email del rilascio dei prossimi articoli Issues in Focus su: https://www.eia.gov/tools/emailupdates/#forecast.
NONOSTANTE L’USCITA DAL TRATTATO CLIMATICO DI PARIGI GLI STATI UNITI SONO LA SECONDA POTENZA PRODUTTRICE DI ENERGIE RINNOVABILI
L’esplorazione, lo sviluppo e la domanda di energia rinnovabile hanno sempre avuto una spiccata tendenza al rialzo. Fattori quali l’impatto ambientale, l’esaurimento delle scorte di combustibili fossili e i prezzi volatili del petrolio hanno avuto un impatto significativo sulla volontà di aumentare la produzione di energia rinnovabile. Tra il 2010 e il 2014, il consumo di energia rinnovabile dei principali paesi è effettivamente raddoppiato da 168 milioni di tonnellate a 316 milioni di tonnellate di petrolio equivalente.
Gli Stati Uniti sono diventati anche il secondo paese produttore di energie alternative dopo la Cina anche se la Cina manca delle risorse naturali che possiede l’America. Fatto sta che la Cina apre la strada con 1.425.180 GWh (Gigawatt ore) di energia rinnovabile prodotta. Anche se la Cina è un paese inquinante a causa del sue pesanti emissioni, in realtà è al primo posto nel mondo per la produzione di energia rinnovabile. L’espansione del consumo di energia rinnovabile è dovuta alla posizione unica della Cina come innovatore tecnologico. Ciò ha comportato una riduzione dei costi di installazione di celle solari e centrali eoliche. Gli Stati Uniti si piazzano secondi con 598.949 GWh. Negli ultimi anni, la generazione di energia non fossile o elettricità nucleare negli Stati Uniti è aumentata costantemente. Questa spinta all’energia pulita negli Stati Uniti è dovuta all’ American Recovery and Reinvestment Act del 2009.
Sotto trovate la tabella dei paesi produttori di energie rinnovabili:
Rango Paese Energia rinnovabile totale (GWh)
1 China 1.425.180
2 Stati Uniti 598.949
3 Brasile 430.410
4 Canada 422.539
5 India 213.020
6 Germania 195.900
7 Russia 168.616
8 Giappone 154.586
9 Norvegia 140.638
10 Italia 122.556
11 Spagna 110.550
12 Svezia 96.967
13 Francia 95.110
14 Venezuela 81.188
15 Regno Unito 75.721
16 Turchia 64.637
17 Paraguay 59.630
18 Vietnam 52.994
19 Austria 50.881
20 Colombia 47.661
ALLA LUCE DEI DATI SOPRA ILLUSTRATI QUALI SARANNO LE CONSEGUENZE A LIVELLO GEOPOLITICO MONDIALE A SEGUITO DELLA CRESCENTE POTENZA PRODUTTIVA ENERGETICA E DI RISORSE NATURALI DEGLI STATI UNITI? COME CAMBIERANNO GLI SCENARI E I GIOCHI GEOPOLITICI SU SCALA MONDIALE?