Capi, plenipotenziari e luogotenenti, a cura di Giuseppe Germinario

La chiosa all’intervento di Putin, tradotto in calce, inizia con la dichiarazione inquietante, parte di una intervista al Corriere della Sera del 18 giugno, di un certo Pavlo Klimkin, già  oscuro Ministro del Governo Poroshenko e ambasciatore ucraino in Germania, nonché negoziatore degli accordi di Minsk: «Non voglio spaventare nessuno, ma sento che si avvicina il momento in cui le emozioni della guerra traboccheranno anche all’estero. Nel vostro Paese, ad esempio, ci sono migliaia di ucraini e anche di russi. Temo che ci saranno conflitti, personali e non. Succederà. È meglio prepararsi». Affermazioni invece che devono essere colte nel loro significato allusivo e “spaventare”. Potrebbe sembrare una delle tante rodomontate cui ci hanno abituato i dirigenti ucraini, se non fosse per i riscontri sempre più frequenti nella vita reale. 

Risse e minacce ai meno entusiasti del sostegno al regime ucraino e ai russi residenti in Italia; una sicumera tale che gli aiuti e i sostegni diventano pretese gratuite. Del resto gli ucraini sono stati eletti dalla nostra commissaria i nuovi templari a difesa della Unione Europea e della democrazia; qualche obolo bisognerà pure riconoscere al merito. Solo che questo obolo arriva a costare ormai 5 miliardi di euri al mese solo per mantenere una nazione in guerra e costerà oltre 600 miliardi di euri per una ricostruzione a spese dell’Europa, ma determinata dalle politiche provocatorie ed avventuriste statunitensi. Le prime reazioni della gente alla sicumera imperante cominciano ad affiorare con gli sfratti di nuclei ucraini ospitati da famiglie inglesi e francesi con scarsa riconoscenza e cura degli occupanti, diciamo così, delle suppellettili; con l’improvvisa cancellazione del Governo Polacco di quasi ogni forma di sostegno assistenziale ai rifugiati. Onde prevenire le scontate ed indignate, pelose critiche di razzismo, non si tratta di accusare certo la genìa di un popolo, quanto di stigmatizzare la politica “compassionevole” di accettazione a buon mercato fatta di concessioni agevolate ed approssimative di cittadinanza (vedi circolari del Ministero degli Interni), di promozioni gratuite a scuola (disposizioni del Ministero della Istruzione) e quant’altro tende a creare un atteggiamento di pretese piuttosto che di integrazione in una comunità civile. Gli Stati Uniti, la UE e gli stati europei non stanno sostenendo il popolo ucraino; stanno puntellando un regime nemico di quel popolo, apertamente nei confronti di una parte, in maniera subdola verso l’altra; tale compagine é disposta a sacrificare sino alla morte la propria gente per interessi prosaici inseriti in una economia di guerra e perché preda di un nazionalismo astratto e fanatico che per reggersi deve consegnarsi mani e piedi allo straniero. Sono dinamiche già viste in questi ultimi due secoli in quell’area e in quel vasto campionario di repubbliche delle banane conosciuto in America Latina e in Africa. Dinamiche che ridurranno il popolo ucraino superstite a diventare plebe e riserva di mercenari buoni a tutti gli usi dentro e fuori il loro paese, in un contesto europeo in cui le bande più o meno organizzate proliferano già nelle periferie; ucraini senza nemmeno la effettiva disponibilità della loro terra e delle poche competenze tecnologiche mantenute ed acquisite nella terra di nessuno delle biotecnologie, dell’informatica e degli armamenti. Simili dichiarazioni non devono passare sotto silenzio. Mettono in piena luce la imperterrita coerenza del nostro Presidente del Consiglio, nonché plenipotenziario, nonché secondino e segugio dei possibili trasgressori europei ai dictat della componente più oltranzista dei decisori statunitensi. Altrettanto ostinato e ligio come Zelenski, ma molto meno convincente nella recitazione. Altrettanto disposto a dissestare e sconvolgere il paese che governa, non solo in occasione del conflitto ucraino, ma sempre meno credibile nella capacità di ammantare il disastro e il suicidio con l’aura di valori e principi inossidabili e inoppugnabili. Dotato però di una visione più ampia; ancora più disposto di Zelenski ad estendere la logica della geopolitica ucraina ai paesi dei Balcani, con la spinta alla loro inclusione accelerata nella UE. Un modo per introdurre ulteriori situazioni di conflitto civile all’interno della istituzione europea e per ridurre ulteriormente la UE ad appendice e clone della NATO. Sarà forse l’età e il peso degli antefatti, la scontata ripetitività di un uomo che ha iniziato quarant’anni fa la propria brillante carriera partecipando a pieno titolo alla liquidazione del patrimonio industriale e finanziario del proprio paese e conta di concludere il proprio percorso di “statista” chiudendo definitivamente il ciclo con il totale e supino asservimento politico e degrado socio-economico. I nostri ventriloqui della “stampa e comunicazione” non vogliono capire o fingono di non capire che non è il nostro paese ad acquisire lustro e prestigio da Mario Draghi, ma è la sua figura esclusiva di plenipotenziario a farlo emergere nell’agone europeo. Ragion per cui, se qualche cambiamento ci sarà, sarà dovuto all’aspro confronto interno negli Stati Uniti. Mario Draghi prima se ne andrà, meglio sarà. E con lui la coorte di ministri, improbabili nella gran parte, di cui amava pavoneggiarsi, almeno sino a poco tempo fa. Certamente non gli mancherà, a missione conclusa, l’ennesimo riconoscimento di una giusta mercede. Lo ha ribadito del resto lui stesso più volte che non ha bisogno di mecenati italici per garantirsi un futuro dorato. L’importante è che, quantomeno, senza che ne arrivi uno peggiore, se ne vada nel silenzio sprezzante piuttosto che con gli allori e con l’aura del salvatore della patria. Un concetto del resto estraneo al suo bagaglio e che fatica addirittura ad esprimere con appropriatezza, tanto è distante dalla sua forma mentis.

Non mancherà certo qualche solerte alta istituzione pronta a conferire onorificenze nemmeno richieste. L’importante che si arrivi quantomeno ad evidenziare la solitudine del potere, “il re nudo”.

Intanto godetevi l’intervento di Putin, sperando che la sua lettura rafforzi la convinzione di dover uscire fuori, prima che sia troppo tardi, dal cappio, dal pantano e dalla tragedia in cui ci stiamo e ci stanno infilando. Ci sarà tempo per commentare il resto. Buona lettura, Giuseppe Germinario

 

Sessione plenaria del Forum economico internazionale di San Pietroburgo

Il Presidente ha partecipato alla sessione plenaria del 25° Forum economico internazionale di San Pietroburgo.

17:40
San Pietroburgo

Alla sessione ha preso parte anche il Presidente della Repubblica del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev . Il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping e il presidente della Repubblica araba d’Egitto Abdel Fattah el-Sisi sono intervenuti alla sessione in videoconferenza.

Il tema di quest’anno è Nuove opportunità in un nuovo mondo.

* * *

La moderatrice della sessione plenaria Margarita Simonyan: Buon pomeriggio, o quasi sera.

Come forse saprai, abbiamo avuto un piccolo problema tecnico. Per fortuna, è stato risolto rapidamente. Siamo grati a coloro che hanno risolto questo problema.

Ringraziamo anche il pubblico.

Siamo grati al nostro leader, il presidente Vladimir Putin, per aver tradizionalmente inserito questo forum nel suo programma in modo che possa parlarci delle prospettive economiche e di altri piani.

Siamo grati al presidente Kassym-Jomart Tokayev per aver partecipato al nostro forum. Sappiamo che non è una cosa facile da fare. Grazie per supportare il nostro forum e il nostro paese. Lo apprezziamo davvero.

Avremo molte domande oggi. Alcuni potrebbero non piacerti e potrei non essere felice di chiederne alcuni. Saremmo molto più felici di parlare solo di cose buone, ma questo è impossibile oggi.

Signor Presidente, vorrei chiederle di prendere posizione e di dirci cosa c’è in serbo per tutti noi. Grazie.

Presidente della Russia Vladimir Putin: Grazie mille. Presidente Tokayev, amici e colleghi,

Saluto tutti i partecipanti e gli ospiti del 25° Forum economico internazionale di San Pietroburgo.

Si svolge in un momento difficile per la comunità internazionale in cui l’economia, i mercati e gli stessi principi del sistema economico globale hanno subito un duro colpo. Molte catene commerciali, industriali e logistiche, dislocate dalla pandemia, sono state sottoposte a nuovi test. Inoltre, nozioni aziendali fondamentali come la reputazione aziendale, l’inviolabilità della proprietà e la fiducia nelle valute globali sono state gravemente danneggiate. Purtroppo, sono stati indeboliti dai nostri partner occidentali, che lo hanno fatto deliberatamente, per il bene delle loro ambizioni e al fine di preservare obsolete illusioni geopolitiche.

Oggi, la nostra – quando dico “nostra”, intendo la leadership russa – la nostra visione della situazione economica globale. Vorrei parlare in modo più approfondito delle azioni che la Russia sta intraprendendo in queste condizioni e di come intende svilupparsi in queste circostanze che cambiano dinamicamente.

Quando ho parlato al Forum di Davos un anno e mezzo fa, ho anche sottolineato che l’era di un ordine mondiale unipolare è giunta al termine. Voglio iniziare con questo, perché non c’è modo di aggirarlo. Questa era è finita nonostante tutti i tentativi di mantenerla e preservarla a tutti i costi. Il cambiamento è un processo naturale della storia, poiché è difficile conciliare la diversità delle civiltà e la ricchezza delle culture del pianeta con stereotipi politici, economici o di altro tipo: qui non funzionano, sono imposti da un centro in modo approssimativo e maniera senza compromessi.

Il difetto è nel concetto stesso, poiché il concetto afferma che esiste un potere, sebbene forte, con una cerchia ristretta di stretti alleati o, come si suol dire, paesi con accesso garantito e tutte le pratiche commerciali e le relazioni internazionali, quando è convenienti, sono interpretati esclusivamente nell’interesse di questo potere. Essenzialmente funzionano in una direzione in un gioco a somma zero. Un mondo costruito su una dottrina di questo tipo è decisamente instabile.

Dopo aver dichiarato la vittoria nella Guerra Fredda, gli Stati Uniti si proclamarono messaggeri di Dio sulla Terra, senza alcun obbligo e solo interessi dichiarati sacri. Sembrano ignorare il fatto che negli ultimi decenni si sono formati nuovi centri potenti e sempre più assertivi. Ciascuno di essi sviluppa il proprio sistema politico e le proprie istituzioni pubbliche secondo il proprio modello di crescita economica e, naturalmente, ha il diritto di proteggerli e di assicurare la sovranità nazionale.

Si tratta di processi oggettivi e di vere e proprie trasformazioni tettoniche rivoluzionarie nella geopolitica, nell’economia globale e nella tecnologia, nell’intero sistema delle relazioni internazionali, dove il ruolo di paesi e regioni dinamici e potenzialmente forti è in sostanziale crescita. Non è più possibile ignorare i loro interessi.

Per ribadire, questi cambiamenti sono fondamentali, rivoluzionari e rigorosi. Sarebbe un errore presumere che in un momento di cambiamento turbolento, si possa semplicemente lasciar perdere o aspettare che tutto ritorni in carreggiata e diventi quello che era prima. Non lo farà.

Tuttavia, l’élite dominante di alcuni stati occidentali sembra nutrire questo tipo di illusioni. Si rifiutano di notare le cose ovvie, aggrappandosi ostinatamente alle ombre del passato. Ad esempio, sembrano credere che il predominio dell’Occidente nella politica e nell’economia globali sia un valore immutabile ed eterno. Niente dura per sempre.

I nostri colleghi non stanno solo negando la realtà. Più di quello; stanno cercando di invertire il corso della storia. Sembrano pensare nei termini del secolo scorso. Sono ancora influenzati dalle proprie idee sbagliate sui paesi al di fuori del cosiddetto “miliardo d’oro”: considerano tutto un ristagno, o il loro cortile. Li trattano ancora come colonie, e le persone che ci vivono, come persone di seconda classe, perché si considerano eccezionali. Se sono eccezionali, significa che tutti gli altri sono di seconda categoria.

In tal modo, l’irrefrenabile urgenza di punire, di schiacciare economicamente chiunque non si adatti al mainstream, non vuole obbedire ciecamente. Inoltre, impongono crudamente e spudoratamente la loro etica, le loro opinioni sulla cultura e le idee sulla storia, a volte mettendo in discussione la sovranità e l’integrità degli stati e minacciando la loro stessa esistenza. Basti ricordare cosa è successo in Jugoslavia, Siria, Libia e Iraq.

Se uno stato “ribelle” non può essere soppresso o pacificato, cercano di isolare quello stato, o “cancellarlo”, per usare il loro termine moderno. Tutto va bene, anche lo sport, le Olimpiadi, i divieti di cultura e capolavori d’arte solo perché i loro creatori vengono dal Paese “sbagliato”.

Questa è la natura dell’attuale ciclo di russofobia in Occidente e delle folli sanzioni contro la Russia. Sono pazzi e, direi, sconsiderati. Non hanno precedenti nel numero di essi o nel ritmo con cui l’Occidente li sforna.

L’idea era chiara come il giorno: si aspettavano di schiacciare improvvisamente e violentemente l’economia russa, di colpire l’industria, la finanza e il tenore di vita delle persone della Russia distruggendo catene commerciali, richiamando con la forza le società occidentali dal mercato russo e congelando i beni russi.

Questo non ha funzionato. Ovviamente, non ha funzionato; non è successo. Gli imprenditori e le autorità russe hanno agito in modo raccolto e professionale e i russi hanno mostrato solidarietà e responsabilità.

Passo dopo passo, normalizzeremo la situazione economica. Abbiamo stabilizzato i mercati finanziari, il sistema bancario e la rete commerciale. Ora siamo impegnati a saturare l’economia con liquidità e capitale circolante per mantenere il funzionamento stabile di imprese e aziende, occupazione e posti di lavoro.

Le terribili previsioni per le prospettive dell’economia russa, che erano state fatte all’inizio della primavera, non si sono concretizzate. È chiaro perché questa campagna di propaganda è stata alimentata e sono state fatte tutte le previsioni del dollaro a 200 rubli e il crollo della nostra economia. Questo era e rimane uno strumento in una lotta per l’informazione e un fattore di influenza psicologica sulla società russa e sui circoli economici interni.

Per inciso, alcuni dei nostri analisti hanno ceduto a questa pressione esterna e hanno basato le loro previsioni sull’inevitabile crollo dell’economia russa e su un critico indebolimento della valuta nazionale, il rublo.

La vita reale ha smentito queste previsioni. Tuttavia, vorrei sottolineare che per continuare ad avere successo, dobbiamo essere esplicitamente onesti e realistici nel valutare la situazione, essere indipendenti nel giungere a conclusioni e, naturalmente, avere uno spirito positivo, il che è molto importante. Siamo persone forti e possiamo affrontare qualsiasi sfida. Come i nostri predecessori, possiamo risolvere qualsiasi compito. L’intera storia millenaria del nostro Paese lo conferma.

In soli tre mesi dall’imponente pacchetto di sanzioni, abbiamo soppresso i picchi dei tassi di inflazione. Come sapete, dopo aver raggiunto il picco del 17,8 per cento, l’inflazione ora si attesta al 16,7 per cento e continua a scendere. Questa dinamica economica si sta stabilizzando e le finanze statali sono ora sostenibili. Confronterò questo con altre regioni più avanti. Sì, anche questa cifra è troppo per noi: il 16,7 percento è un’inflazione elevata. Dobbiamo e lavoreremo su questo e, ne sono certo, otterremo un risultato positivo.

Dopo i primi cinque mesi di quest’anno, il bilancio federale ha un avanzo di 1,5 trilioni di rubli e il bilancio consolidato – un avanzo di 3,3 trilioni di rubli. Solo a maggio, l’eccedenza del bilancio federale ha raggiunto quasi mezzo trilione di rubli, superando di oltre quattro volte la cifra di maggio 2021.

Oggi, il nostro compito è creare le condizioni per costruire la produzione e aumentare l’offerta nel mercato interno, nonché ripristinare la domanda e il finanziamento bancario nell’economia in proporzione alla crescita dell’offerta.

Ho accennato al fatto che abbiamo adottato misure per ristabilire le attività fluttuanti delle società. Nella maggior parte dei settori, le imprese hanno ricevuto il diritto di sospendere i premi assicurativi per il secondo trimestre dell’anno. Le aziende industriali hanno ancora più opportunità: potranno ritardarle anche nel terzo trimestre. In effetti, questo è come ottenere un prestito senza interessi dallo stato.

In futuro, le aziende non dovranno pagare i premi assicurativi ritardati in un unico pagamento. Potranno pagarli in rate uguali in 12 mesi, a partire da giugno del prossimo anno.

Prossimo. Da maggio il tasso del mutuo agevolato è stato ridotto. Ora è del 9 per cento, mentre il programma è stato prorogato fino alla fine dell’anno. Come ho già detto, il programma mira ad aiutare i russi a migliorare la loro situazione abitativa, sostenendo nel contempo l’industria dell’edilizia domestica e le industrie correlate che danno lavoro a milioni di persone.

Dopo il picco di questa primavera, i tassi di interesse sono gradualmente scesi, poiché la Banca centrale ha abbassato il tasso di riferimento. Credo che ciò consenta di ridurre ulteriormente al 7 per cento il tasso del mutuo agevolato.

Cosa è importante qui? Il programma durerà fino alla fine dell’anno senza modifiche. Significa che i nostri concittadini russi che cercano di migliorare le loro condizioni di vita dovrebbero approfittare del sussidio entro la fine dell’anno.

Anche il limite di prestito non cambierà, a 12 milioni di rubli per Mosca e San Pietroburgo e 6 milioni per il resto della Russia.

Vorrei aggiungere che dobbiamo rendere più accessibili i prestiti a lungo termine alle imprese. L’attenzione deve spostarsi dai sussidi di bilancio per le imprese ai prestiti bancari come mezzo per stimolare l’attività imprenditoriale.

Abbiamo bisogno di supportare questo. Assegneremo 120 miliardi di rubli dal National Wealth Fund per aumentare la capacità della VEB Project Financing Factory. Ciò fornirà prestiti aggiuntivi per iniziative e progetti tanto necessari per un valore di circa mezzo trilione di rubli.

Colleghi,

Ancora una volta, la guerra lampo economica contro la Russia era destinata a fallire fin dall’inizio. Le sanzioni come arma si sono rivelate negli ultimi anni un’arma a doppio taglio, danneggiando i loro sostenitori e architetti solo molto, se non di più.

Non sto parlando delle ripercussioni che vediamo chiaramente oggi. Sappiamo che i leader europei in modo informale, per così dire, di nascosto, discutono della possibilità molto preoccupante che le sanzioni vengano comminate non alla Russia, ma a qualsiasi nazione indesiderabile e, in definitiva, a chiunque, comprese l’UE e le società europee.

Finora non è così, ma i politici europei hanno già assestato un duro colpo alle loro economie da soli. Vediamo che i problemi sociali ed economici peggiorano in Europa, e anche negli Stati Uniti, i prezzi di cibo, elettricità e carburante aumentano, con la qualità della vita in Europa in calo e le aziende che perdono il loro vantaggio sul mercato.

Secondo gli esperti, le perdite dirette e calcolabili dell’UE dovute alla febbre delle sanzioni potrebbero superare i 400 miliardi di dollari quest’anno. Questo è il prezzo delle decisioni che sono lontane dalla realtà e contraddicono il buon senso.

Queste spese ricadono direttamente sulle spalle delle persone e delle aziende nell’UE. Il tasso di inflazione in alcuni paesi dell’Eurozona ha superato il 20%. Ho menzionato l’inflazione in Russia, ma i paesi dell’Eurozona non stanno conducendo operazioni militari speciali, eppure il tasso di inflazione in alcuni di essi ha raggiunto il 20%. Anche l’inflazione negli Stati Uniti è inaccettabile, la più alta degli ultimi 40 anni.

Naturalmente, anche l’inflazione in Russia è finora a doppia cifra. Tuttavia, abbiamo adeguato le prestazioni sociali e le pensioni all’inflazione e aumentato i salari minimi e di sussistenza, proteggendo così i gruppi più vulnerabili della popolazione. Allo stesso tempo, gli alti tassi di interesse hanno aiutato le persone a mantenere i propri risparmi nel sistema bancario russo.

Gli uomini d’affari sanno, ovviamente, che un tasso chiave elevato rallenta chiaramente lo sviluppo economico. Ma nella maggior parte dei casi è un vantaggio per le persone. Hanno reinvestito una notevole quantità di denaro nelle banche a causa dei tassi di interesse più elevati.

Questa è la nostra principale differenza rispetto ai paesi dell’UE, dove l’aumento dell’inflazione sta riducendo direttamente i redditi reali delle persone e divorando i loro risparmi, e le attuali manifestazioni della crisi colpiscono soprattutto i gruppi a basso reddito.

Le crescenti spese delle società europee e la perdita del mercato russo avranno effetti negativi duraturi. L’ovvio risultato di ciò sarà la perdita di competitività globale e un calo a livello di sistema del ritmo di crescita delle economie europee negli anni a venire.

Nel complesso, ciò aggraverà i problemi profondi delle società europee. Sì, abbiamo anche molti problemi, ma ora devo parlare dell’Europa perché puntano il dito contro di noi anche se hanno già abbastanza dei loro problemi. Ne ho parlato a Davos. Un risultato diretto delle azioni e degli eventi dei politici europei quest’anno sarà l’ulteriore crescita della disuguaglianza in questi paesi, che, a sua volta, dividerà ancora di più le loro società, e il punto in questione non è solo il benessere, ma anche l’orientamento al valore dei vari gruppi in queste società.

In effetti, queste differenze vengono soppresse e spazzate via sotto il tappeto. Francamente, le procedure democratiche e le elezioni in Europa e le forze che salgono al potere sembrano un fronte, perché partiti politici quasi identici vanno e vengono, mentre in fondo le cose rimangono le stesse. I reali interessi delle persone e delle imprese nazionali vengono spinti sempre più alla periferia.

Tale disconnessione dalla realtà e dalle esigenze della società porterà inevitabilmente a un’ondata di populismo e movimenti estremisti e radicali, a grandi cambiamenti socioeconomici, al degrado ea un cambiamento delle élite nel breve termine. Come puoi vedere, le feste tradizionali perdono sempre. Nuove entità stanno venendo a galla, ma hanno poche possibilità di sopravvivenza se non sono molto diverse da quelle esistenti.

I tentativi di mantenere le apparenze e le chiacchiere sui presunti costi accettabili in nome della pseudo-unità non possono nascondere la cosa principale: l’Unione Europea ha perso la sua sovranità politica, e le sue élite burocratiche stanno ballando al ritmo di qualcun altro, facendo di tutto raccontato dall’alto e danneggiando la propria gente, le economie e le imprese.

Ci sono altre questioni di fondamentale importanza qui. Il peggioramento della situazione economica mondiale non è uno sviluppo recente. Ora esaminerò le cose che ritengo estremamente importanti. Quello che sta succedendo ora non deriva da quello che è successo in questi mesi, ovviamente no. Inoltre, non è il risultato dell’operazione militare speciale condotta dalla Russia nel Donbass. Dirlo è una distorsione deliberata e non nascosta dei fatti.

L’aumento dell’inflazione nei mercati dei prodotti e delle materie prime era diventato un dato di fatto molto prima degli eventi di quest’anno. Il mondo è stato trascinato in questa situazione, a poco a poco, da molti anni di politiche macroeconomiche irresponsabili perseguite dai paesi del G7, comprese l’emissione incontrollata e l’accumulo di debito non garantito. Questi processi si sono intensificati con l’inizio della pandemia di coronavirus nel 2020, quando l’offerta e la domanda di beni e servizi sono diminuite drasticamente su scala globale.

Questo fa sorgere la domanda: cosa c’entra la nostra operazione militare nel Donbass con questo? Niente di niente.

Poiché non potevano o non volevano escogitare altre ricette, i governi delle principali economie occidentali hanno semplicemente accelerato le loro macchine per la stampa di denaro. Un modo così semplice per compensare deficit di bilancio senza precedenti.

Ho già citato questa cifra: negli ultimi due anni, l’offerta di moneta negli Stati Uniti è cresciuta di oltre il 38 per cento. In precedenza, un aumento simile richiedeva decenni, ma ora è cresciuto del 38 percento o 5,9 trilioni di dollari in due anni. In confronto, solo pochi paesi hanno un prodotto interno lordo maggiore.

Anche l’offerta di moneta dell’UE è aumentata notevolmente in questo periodo. È cresciuto di circa il 20 percento, ovvero 2,5 trilioni di euro.

Ultimamente ho sentito parlare sempre di più dei cosiddetti – mi scusi, non mi piacerebbe davvero farlo qui, nemmeno menzionare il mio nome a questo proposito, ma non posso farne a meno – tutti sentiamo parlare di così -chiamata ‘inflazione Putin’ in Occidente. Quando vedo questo, mi chiedo chi si aspettano comprerebbe queste sciocchezze – persone che non sanno leggere o scrivere, forse. Chiunque sia abbastanza alfabetizzato da leggere capirebbe cosa sta realmente accadendo.

Russia, le nostre azioni per liberare il Donbass non hanno assolutamente nulla a che fare con questo. L’aumento dei prezzi, l’accelerazione dell’inflazione, la carenza di cibo e carburante, benzina e problemi nel settore energetico sono il risultato di errori a livello di sistema che l’attuale amministrazione statunitense e la burocrazia europea hanno commesso nelle loro politiche economiche. Ecco dove sono le ragioni, e solo lì.

Citerò anche la nostra operazione: sì, potrebbe aver contribuito alla tendenza, ma la causa principale è proprio questa: le loro politiche economiche errate. In effetti, l’operazione che abbiamo lanciato nel Donbass è un’ancora di salvezza a cui stanno afferrando per poter incolpare i propri errori di calcolo sugli altri, in questo caso, sulla Russia. Ma chiunque abbia almeno completato la scuola primaria capirebbe le vere ragioni della situazione odierna.

Quindi, hanno stampato più soldi, e poi? Dove sono finiti tutti i soldi? È stato ovviamente utilizzato per pagare beni e servizi al di fuori dei paesi occidentali: è qui che scorreva il denaro appena stampato. Hanno letteralmente iniziato a ripulire, a spazzare via i mercati globali. Naturalmente nessuno ha pensato agli interessi degli altri Stati, compresi quelli più poveri. Sono rimasti con gli scarti, come si suol dire, e anche quello a prezzi esorbitanti.

Se a fine 2019 le importazioni di merci verso gli Stati Uniti ammontavano a circa 250 miliardi di dollari al mese, ora sono cresciute a 350 miliardi. È interessante notare che la crescita è stata del 40 per cento, esattamente in proporzione all’offerta di moneta non garantita stampata negli ultimi anni. Stampavano e distribuivano denaro e lo usavano per spazzare via le merci dai mercati di paesi terzi.

Questo è quello che vorrei aggiungere. Per molto tempo, gli Stati Uniti sono stati un grande fornitore di cibo nel mercato mondiale. Era orgoglioso, ea ragione, delle sue conquiste, della sua agricoltura e delle sue tradizioni contadine. A proposito, questo è un esempio anche per molti di noi. Ma oggi il ruolo dell’America è cambiato drasticamente. Si è trasformata da esportatore netto di cibo in importatore netto. In parole povere, sta stampando denaro e attirando flussi di merci, acquistando prodotti alimentari in tutto il mondo.

L’Unione europea sta accumulando importazioni ancora più velocemente. Ovviamente, un così forte aumento della domanda che non è coperta dall’offerta di beni ha innescato un’ondata di carenze e inflazione globale. È qui che ha origine questa inflazione globale. Negli ultimi due anni, praticamente tutto – materie prime, beni di consumo e in particolare prodotti alimentari – è diventato più costoso in tutto il mondo.

Sì, certo, questi paesi, compresi gli Stati Uniti, continuano a importare merci, ma l’equilibrio tra esportazioni e importazioni è stato invertito. Credo che le importazioni superino le esportazioni di circa 17 miliardi. Questo è l’intero problema.

Secondo le Nazioni Unite, nel febbraio 2022 l’indice dei prezzi dei generi alimentari era del 50% più alto rispetto a maggio 2020, mentre l’indice delle materie prime composite è raddoppiato in questo periodo.

Sotto la nuvola dell’inflazione, molti paesi in via di sviluppo si pongono una buona domanda: perché scambiare beni con dollari ed euro che stanno perdendo valore proprio davanti ai nostri occhi? La conclusione si suggerisce: l’economia delle entità mitiche viene inevitabilmente sostituita dall’economia dei valori reali e dei beni.

Secondo il FMI, le riserve valutarie globali sono ora a 7,1 trilioni di dollari e 2,5 trilioni di euro. Tali riserve sono svalutate ad un tasso annuo di circa l’8 per cento. Inoltre, possono essere confiscati o rubati in qualsiasi momento se agli Stati Uniti non piace qualcosa nella politica degli stati coinvolti. Penso che questa sia diventata una minaccia molto reale per molti paesi che mantengono le loro riserve di oro e valuta estera in queste valute.

Secondo le stime degli analisti, e questa è un’analisi oggettiva, inizierà una conversione delle riserve globali proprio perché non c’è spazio per esse con tali carenze. Saranno convertiti dall’indebolimento delle valute in risorse reali come cibo, materie prime energetiche e altre materie prime. Altri paesi lo faranno, ovviamente. Ovviamente, questo processo alimenterà ulteriormente l’inflazione globale del dollaro.

Per quanto riguarda l’Europa, la loro politica energetica fallita, puntando ciecamente tutto sulle energie rinnovabili e sulle forniture spot di gas naturale, che hanno causato aumenti dei prezzi dell’energia dal terzo trimestre dello scorso anno – ancora, molto prima dell’operazione nel Donbass – hanno anche esacerbato gli aumenti dei prezzi. Non abbiamo assolutamente nulla a che fare con questo. È stato a causa delle loro stesse azioni che i prezzi sono saliti alle stelle, e ora stanno ancora una volta cercando qualcuno da incolpare.

Gli errori di calcolo dell’Occidente non solo hanno influito sul costo netto di beni e servizi, ma hanno anche comportato una diminuzione della produzione di fertilizzanti, principalmente fertilizzanti azotati derivati ​​dal gas naturale. Nel complesso, i prezzi globali dei fertilizzanti sono aumentati di oltre il 70% da metà 2021 a febbraio 2022.

Sfortunatamente, al momento non ci sono condizioni che possano superare queste tendenze di prezzo. Al contrario, aggravata dagli ostacoli all’attività dei produttori di fertilizzanti russi e bielorussi e dall’interruzione della logistica di approvvigionamento, questa situazione si sta avvicinando a un punto morto.

Non è difficile prevedere sviluppi futuri. Una carenza di fertilizzanti significa un raccolto inferiore e un rischio maggiore di un mercato alimentare globale sottofornito. I prezzi saliranno ancora, il che potrebbe portare alla fame nei paesi più poveri. E sarà pienamente sulla coscienza dell’amministrazione statunitense e della burocrazia europea.

Voglio sottolineare ancora una volta: questo problema non si è presentato oggi né negli ultimi tre o quattro mesi. E di certo non è colpa della Russia, come cercano di affermare alcuni demagoghi, spostando sul nostro Paese la responsabilità dell’attuale stato di cose dell’economia mondiale.

Forse sarebbe anche bello sentire che siamo così potenti e onnipotenti da poter far esplodere l’inflazione in Occidente, negli Stati Uniti e in Europa, o che possiamo fare cose per gettare tutto nel disordine. Forse sarebbe bello sentire questo potere, se solo ci fosse della verità in esso. Questa situazione si sta preparando da anni, stimolata dalle azioni miopi di coloro che sono abituati a risolvere i propri problemi a spese di qualcun altro e che hanno fatto affidamento e fanno ancora affidamento sul meccanismo dell’emissione finanziaria per superare le offerte e attirare flussi commerciali, aumentando così deficit e provocando disastri umanitari in alcune regioni del mondo. Aggiungerò che questa è essenzialmente la stessa politica coloniale predatoria del passato, ma ovviamente in una nuova iterazione, un’edizione più sottile e sofisticata. All’inizio potresti anche non riconoscerlo.

L’attuale priorità della comunità internazionale è aumentare le consegne di cibo al mercato globale, in particolare per soddisfare le esigenze dei paesi che hanno più bisogno di cibo.

Pur garantendo la sua sicurezza alimentare interna e fornendo il mercato interno, la Russia è anche in grado di aumentare le sue esportazioni di cibo e fertilizzanti. Ad esempio, le nostre esportazioni di grano nella prossima stagione possono essere aumentate a 50 milioni di tonnellate.

Forniremo in via prioritaria i Paesi che più hanno bisogno di cibo, dove potrebbe aumentare il numero di persone che muoiono di fame, in primis i Paesi africani e il Medio Oriente.

Allo stesso tempo, ci saranno problemi lì, e non per colpa nostra. Sì, sulla carta grano, cibo e fertilizzanti russi… Per inciso, gli americani hanno adottato sanzioni sui nostri fertilizzanti e gli europei hanno seguito l’esempio. Più tardi, gli americani li hanno sollevati perché hanno visto a cosa poteva portare. Ma gli europei non si sono tirati indietro. La loro burocrazia è lenta come un mulino nel 18° secolo. In altre parole, tutti sanno che hanno fatto una cosa stupida, ma fanno fatica a tornare sui propri passi per motivi burocratici.

Come ho detto, la Russia è pronta a contribuire all’equilibrio dei mercati globali dei prodotti agricoli e vediamo che i nostri colleghi delle Nazioni Unite, consapevoli della portata del problema alimentare globale, sono pronti al dialogo. Potremmo parlare di creare normali condizioni logistiche, finanziarie e di trasporto per aumentare le esportazioni russe di cibo e fertilizzanti.

Per quanto riguarda le forniture alimentari ucraine ai mercati globali – devo menzionarlo a causa di numerose speculazioni – non le stiamo ostacolando. Possono farlo. Non abbiamo estratto i porti ucraini del Mar Nero. Possono ripulire le miniere e riprendere le esportazioni di cibo. Garantiremo la navigazione sicura delle navi civili. Nessun problema.

Ma di cosa stiamo parlando? Secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, la questione riguarda 6 milioni di tonnellate di grano (lo stimiamo in 5 milioni di tonnellate) e 7 milioni di tonnellate di mais. Questo è tutto, del tutto. Poiché la produzione mondiale di grano è di 800 milioni di tonnellate, 5 milioni di tonnellate fanno poca differenza per il mercato globale, come puoi vedere.

In ogni caso, il grano ucraino può essere esportato, e non solo attraverso i porti del Mar Nero. Un’altra rotta è la Bielorussia, che è, per inciso, la via più economica. Oppure via Polonia o Romania, come preferisci. In effetti, ci sono cinque o sei rotte di esportazione.

Il problema non è con noi, il problema è con l’adeguatezza delle persone che controllano a Kiev. Possono decidere cosa fare e, almeno in questo caso particolare, non dovrebbero prendere l’iniziativa dai loro capi stranieri, i loro padroni dall’altra parte dell’oceano.

Ma c’è anche il rischio che il grano venga utilizzato come pagamento per le consegne di armi. Questo sarebbe deplorevole.

Gli amici,

Ancora una volta, il mondo sta attraversando un’era di cambiamenti drastici. Le istituzioni internazionali stanno crollando e vacillando. Le garanzie di sicurezza vengono svalutate. L’Occidente ha deciso di rifiutarsi di onorare i suoi precedenti impegni. È stato semplicemente impossibile raggiungere nuovi accordi con loro.

Date queste circostanze e in un contesto di crescenti rischi e minacce, la Russia è stata costretta a portare avanti l’operazione militare speciale. È stata una decisione difficile ma necessaria e siamo stati costretti a prenderla.

Questa è stata la decisione di un paese sovrano, che ha il diritto incondizionato di difendere la propria sicurezza, che si basa sulla Carta delle Nazioni Unite. Questa decisione mirava a proteggere il nostro popolo e gli abitanti delle repubbliche popolari del Donbass che per otto lunghi anni sono stati oggetto di genocidio da parte del regime di Kiev e dei neonazisti che godevano della piena protezione dell’Occidente.

L’Occidente non solo ha cercato di attuare uno scenario “anti-Russia”, ma si è anche impegnato nello sviluppo militare attivo del territorio ucraino, inondando l’Ucraina di armi e consiglieri militari. E continua a farlo ora. Francamente, nessuno presta attenzione all’economia o al benessere delle persone che vivono lì, semplicemente non se ne preoccupano affatto, ma non hanno mai risparmiato denaro per creare un punto d’appoggio della NATO nell’est diretto contro la Russia e coltivare aggressività, odio e russofobia.

Oggi i nostri soldati e ufficiali, così come la milizia del Donbass, stanno combattendo per proteggere la loro gente. Stanno combattendo per il futuro della Russia come paese multietnico grande, libero e sicuro che prende le proprie decisioni, determina il proprio futuro, fa affidamento sulla sua storia, cultura e tradizioni e rifiuta qualsiasi tentativo esterno di imporre pseudo-valori intrisi di disumanizzazione e degrado morale.

Senza dubbio, i nostri obiettivi delle operazioni militari speciali saranno raggiunti. La chiave di questo è il coraggio e l’eroismo dei nostri soldati, consolidata società russa, il cui sostegno dà forza e fiducia all’esercito e alla marina russi e una profonda comprensione della verità e della giustizia storica della nostra causa che è costruire e rafforzare la Russia come un forte potere sovrano.

Il mio punto è che la sovranità non può essere segmentata o frammentata nel 21 ° secolo. Le componenti della sovranità sono ugualmente importanti e si rinvigoriscono e si completano a vicenda.

Quindi, ciò che conta per noi non è solo la difesa della nostra sovranità politica e della nostra identità nazionale, ma anche il rafforzamento di tutto ciò che determina l’indipendenza economica, finanziaria, professionale e tecnologica del nostro Paese.

La struttura stessa delle sanzioni occidentali si basava sulla falsa premessa che economicamente la Russia non è sovrana ed è criticamente vulnerabile. Si sono talmente lasciati trasportare nel diffondere il mito dell’arretratezza della Russia e delle sue posizioni deboli nell’economia e nel commercio globali che, a quanto pare, hanno iniziato a crederci loro stessi.

Durante la pianificazione del loro blitzkrieg economico, non si sono accorti, hanno semplicemente ignorato i fatti reali di quanto il nostro Paese fosse cambiato negli ultimi anni.

Questi cambiamenti sono il risultato dei nostri sforzi pianificati per creare una struttura macroeconomica sostenibile, garantire la sicurezza alimentare, implementare programmi di sostituzione delle importazioni e creare il nostro sistema di pagamento, solo per citarne alcuni.

Naturalmente, le restrizioni delle sanzioni hanno creato molte sfide per il paese. Alcune aziende continuano ad avere problemi con i pezzi di ricambio. Le nostre aziende hanno perso l’accesso a molte soluzioni tecnologiche. La logistica è allo sbando.

Ma, d’altra parte, tutto questo ci apre nuove opportunità, se ne parla spesso ma è proprio così. Tutto questo è uno slancio per costruire un’economia con pieno e non parziale potenziale tecnologico, produttivo, umano e scientifico e sovranità.

Naturalmente, è impossibile risolvere all’istante una sfida così ampia. È necessario continuare a lavorare sistematicamente con uno sguardo al futuro. Questo è esattamente ciò che la Russia sta facendo attuando i suoi piani a lungo termine per lo sviluppo di rami dell’economia e il rafforzamento della sfera sociale. Le sperimentazioni in corso si limitano ad adeguare e modificare i piani senza cambiarne l’orientamento strategico.

Oggi vorrei parlare dei principi chiave su cui si svilupperà il nostro Paese, la nostra economia.

Il primo principio è l’apertura. Gli stati genuinamente sovrani sono sempre interessati a un partenariato equo ea contribuire allo sviluppo globale. Al contrario, i paesi deboli e dipendenti sono solitamente alla ricerca di nemici, alimentando la xenofobia o perdendo gli ultimi resti della loro identità e indipendenza, seguendo ciecamente la scia del loro sovrano.

La Russia non seguirà mai la strada dell’autoisolamento e dell’autarchia, anche se i nostri cosiddetti amici occidentali lo stanno letteralmente sognando. Inoltre, stiamo ampliando la cooperazione con tutti coloro che ne sono interessati, che vogliono lavorare con noi e continueranno a farlo. Ce ne sono molti. Non li elencherò a questo punto. Costituiscono la stragrande maggioranza delle persone sulla Terra. Non elencherò tutti questi paesi ora. È conoscenza comune.

Non dirò nulla di nuovo quando vi ricordo che tutti coloro che vogliono continuare a lavorare o stanno lavorando con la Russia sono soggetti a palesi pressioni da parte degli Stati Uniti e dell’Europa; arriva fino alle minacce dirette. Tuttavia, questo tipo di ricatto significa poco quando si tratta di paesi guidati da veri leader che conoscono la differenza tra i propri interessi nazionali, gli interessi della propria gente e quelli di qualcun altro.

La Russia rafforzerà la cooperazione economica con questi stati e promuoverà progetti congiunti. Allo stesso tempo, continueremo sicuramente a collaborare con le società occidentali che sono rimaste nel mercato russo nonostante la torsione del braccio senza precedenti: anche tali società esistono.

Riteniamo che lo sviluppo di un’infrastruttura di pagamento conveniente e indipendente nelle valute nazionali sia una base solida e prevedibile per approfondire la cooperazione internazionale. Per aiutare le aziende di altri paesi a sviluppare legami logistici e di cooperazione, stiamo lavorando per migliorare i corridoi di trasporto, aumentare la capacità delle ferrovie, la capacità di trasbordo nei porti dell’Artico e nella parte orientale, meridionale e in altre parti del paese, anche nel Bacini Azov-Mar Nero e Caspio: diventeranno la sezione più importante del corridoio nord-sud, che fornirà una connettività stabile con il Medio Oriente e l’Asia meridionale. Prevediamo che il traffico merci lungo questa rotta comincerà a crescere costantemente nel prossimo futuro.

Ma il commercio estero non è la nostra unica priorità. La Russia intende aumentare la cooperazione scientifica, tecnologica, culturale, umanitaria e sportiva basata sull’uguaglianza e sul rispetto reciproco tra i partner. Allo stesso tempo, il nostro Paese si adopererà per una leadership responsabile in tutte queste aree.

Il secondo principio del nostro sviluppo a lungo termine è la fiducia nella libertà imprenditoriale. Ogni iniziativa privata volta a beneficiare la Russia dovrebbe ricevere il massimo sostegno e spazio per l’attuazione.

La pandemia e gli eventi più recenti hanno confermato l’importanza della flessibilità e della libertà nell’economia. Le imprese private russe – in condizioni difficili, tra i tentativi di frenare il nostro sviluppo con qualsiasi mezzo – hanno dimostrato di poter competere sui mercati globali. Anche le imprese private dovrebbero essere accreditate per l’adattamento della Russia alle condizioni esterne in rapido cambiamento. La Russia deve garantire lo sviluppo dinamico dell’economia, naturalmente, basandosi su affari privati.

Continueremo a ridurre gli ostacoli amministrativi. Ad esempio, nel 2016-2018 abbiamo imposto una moratoria sugli audit di routine delle piccole imprese. Successivamente è stata prorogata fino al 2022. Nel 2020 questa moratoria è stata estesa alle medie imprese. Inoltre, il numero di audit non programmati è diminuito di circa quattro volte.

Non ci siamo fermati a questo e lo scorso marzo abbiamo annullato gli audit di routine per tutti gli imprenditori, indipendentemente dalle dimensioni delle loro attività, a condizione che le loro attività non mettano a rischio le persone o l’ambiente. Di conseguenza, il numero di audit di routine è diminuito di sei volte rispetto allo scorso anno.

Perché sto dando così tanti dettagli? Il punto è che dopo che è stata imposta la moratoria sugli audit, il numero delle violazioni da parte degli imprenditori – questo è stato il risultato – non è aumentato, anzi è diminuito. Ciò testimonia la maturità e la responsabilità delle imprese russe. Naturalmente, dovrebbero essere motivati ​​​​piuttosto che essere costretti a osservare regolamenti e requisiti.

Quindi, ci sono tutte le ragioni per fare un altro passo avanti radicale, ovvero abbandonare, per sempre e su base permanente, la maggior parte degli audit per tutte le imprese russe, ad eccezione di attività rischiose o potenzialmente pericolose. Tutti hanno capito da tempo che non c’era bisogno di controllare tutti senza eccezioni. Dovrebbe essere operativo un approccio orientato al rischio. Chiedo al Governo di sviluppare nei prossimi mesi i parametri specifici di tale riforma.

C’è un altro argomento molto delicato per le imprese, che oggi è diventato importante anche per la nostra sicurezza nazionale e la nostra resilienza economica. Per ridurre e ridurre al minimo ogni tipo di abuso e scappatoia per esercitare pressione sugli imprenditori, stiamo costantemente rimuovendo dal diritto penale le norme non valide che vengono applicate ai reati economici.

Lo scorso marzo è stata firmata una legge in base alla quale le cause penali fiscali contro gli imprenditori devono essere portate davanti a un tribunale solo dal servizio fiscale: non c’è altro modo. Presto sarà approvato un disegno di legge sulla riduzione dei termini di prescrizione per i reati fiscali e sul rigetto delle azioni legali per avviare un procedimento penale dopo che gli arretrati fiscali sono stati pagati.

Lavorando in modo completo, anche se prudente, dobbiamo depenalizzare un’ampia gamma di reati economici, ad esempio quelli che puniscono le imprese prive di licenza o accreditamento. Questa è una pratica controversa oggi perché i nostri partner occidentali si rifiutano illegittimamente di fornire tali licenze.

Le nostre stesse agenzie non devono da sole responsabilizzare penalmente le nostre attività per non aver fatto nulla di male. Il problema è questo, e le piccole imprese lo capiscono molto bene: se una licenza è scaduta e i partner occidentali si rifiutano di estenderla, cosa devono fare le aziende, concludere le operazioni? In nessun caso, lasciarli lavorare. Il controllo statale dovrebbe continuare, ma non dovrebbero esserci indebite interferenze negli affari.

Ha senso anche pensare di innalzare la soglia della responsabilità penale per dazi doganali non pagati e altre tasse simili. Inoltre, non abbiamo riconsiderato per molto tempo i parametri dei termini “grande” e “molto grande” perdita economica ai fini dei reati economici nonostante l’inflazione abbia accumulato il 50 per cento dal 2016. La legge ora non rispecchia le realtà e le esigenze attuali da correggere.

Occorre riconsiderare le condizioni per la detenzione degli imprenditori e per l’estensione delle indagini preliminari. Non è un segreto che queste pratiche siano state a lungo utilizzate in modo inappropriato.

Le aziende sono state costrette a cessare l’attività oa fallire anche prima che le indagini fossero terminate. Ne risente la reputazione dei proprietari e del marchio, senza dimenticare la perdita finanziaria diretta, la perdita di quote di mercato e di posti di lavoro.

Voglio chiedere alle forze dell’ordine di porre fine a queste pratiche. Chiedo inoltre al Governo e alla Corte Suprema di redigere una legislazione adeguata entro il 1° ottobre di quest’anno.

Inoltre, presso il Consiglio di sicurezza, è stata impartita un’istruzione speciale per esaminare le cause penali aperte senza procedere successivamente in tribunale. Il numero di tali casi è cresciuto negli ultimi anni. Conosciamo le ragioni. Un caso viene spesso aperto senza motivi sufficienti o per esercitare pressioni sui singoli. Ne discuteremo in autunno per intraprendere un’azione legislativa e cambiare il modo in cui lavorano le nostre forze dell’ordine.

Inutile dire che i governi regionali svolgono un ruolo importante nella creazione di un ambiente imprenditoriale moderno. Come è consuetudine durante il Forum di San Pietroburgo, sottolineo le regioni che hanno compiuto progressi significativi nelle classifiche nazionali di investimento sul clima compilate dall’Agenzia per le iniziative strategiche.

Ci sono stati cambiamenti nei primi tre. Mosca e Tatarstan sono rimaste al vertice e sono state raggiunte dalla Regione di Mosca che, nell’arco di un anno, è passata dall’ottavo posto alle prime tre. I leader della classifica includono anche le regioni di Tula, Nizhny Novgorod, Tyumen, Novgorod e Sakhalin, San Pietroburgo e Bashkortostan.

Separatamente, vorrei evidenziare le regioni che hanno fatto i progressi maggiori come la Regione di Kurgan, che è salita di 36 posizioni; il Territorio di Perm e il Territorio dell’Altai, in rialzo di 26 posizioni; Inguscezia, fino a 24 punti; e la regione di Ivanovo che è salita di 17 posizioni.

Voglio ringraziare e congratularmi con i nostri colleghi nelle regioni per l’ottimo lavoro svolto.

Il governo federale e i governi regionali e municipali dovrebbero concentrarsi sul sostegno alle iniziative imprenditoriali individuali nelle piccole città e nelle remote comunità rurali. Siamo consapevoli di tali storie di successo. Ciò include lo sviluppo di software popolari e la commercializzazione di alimenti biologici prodotti localmente e prodotti rispettosi dell’ambiente a livello nazionale utilizzando siti Web nazionali.

È importante creare nuove opportunità, introdurre formati di vendita al dettaglio moderni, comprese le piattaforme di e-commerce, come ho detto sopra, e ridurre la logistica, i trasporti e altri costi, anche utilizzando uffici postali russi aggiornati.

È anche importante aiutare i dipendenti delle piccole imprese, i lavoratori autonomi e gli imprenditori in fase di avvio ad acquisire abilità e competenze aggiuntive. Si prega di includere misure corrispondenti adattate specificamente alle piccole città e alle aree rurali e remote come linea separata nel progetto nazionale per la promozione delle piccole e medie imprese.

Oggi vorrei rivolgermi ai nostri funzionari, proprietari di grandi aziende, ai nostri dirigenti e dirigenti aziendali.

Colleghi, amici,

Un successo reale e stabile, un senso di dignità e rispetto di sé si ottengono solo quando colleghi il tuo futuro e il futuro dei tuoi figli con la tua Patria. Abbiamo mantenuto legami con molte persone per molto tempo e sono consapevole dei sentimenti di molti dei capi e dei proprietari delle nostre aziende. Mi hai detto molte volte che il business è molto più di un semplice profitto, e sono pienamente d’accordo. Si tratta di cambiare la vita intorno a te, di contribuire allo sviluppo delle tue città, delle regioni e del paese nel suo insieme, il che è estremamente importante per la realizzazione personale. Non c’è niente come servire le persone e la società. Questo è il senso della tua vita e del tuo lavoro.

Gli ultimi avvenimenti hanno ribadito quello che ho sempre detto: a casa sta molto meglio. Coloro che si sono rifiutati di ascoltare quel chiaro messaggio hanno perso centinaia di milioni, se non miliardi di dollari in Occidente, in quello che sembrava un rifugio sicuro per i loro beni.

Vorrei dire ancora una volta quanto segue ai nostri colleghi, sia quelli che sono in questo pubblico che quelli che non sono qui: per favore, non cadete di nuovo nella stessa trappola. Il nostro paese ha un potenziale enorme e ci sono compiti più che sufficienti che richiedono il tuo contributo. Investi qui, nella creazione di nuove imprese e posti di lavoro, nello sviluppo delle infrastrutture turistiche, nel sostegno a scuole, università, sanità e sociale, cultura e sport. So che molti di voi lo stanno facendo. Lo so, ma volevo ripeterlo.

È così che le famiglie Bakhrushin, Morozov, Shchukin, Ryabushinsky, Akchurin, Galeyev, Apanayev, Matsiyev, Mamontov, Tretyakov, Arsanov, Dadashev e Gadzhiyev hanno compreso la loro nobile missione. Molte famiglie di mercanti e imprenditori russi, tartari, buriati, ceceni, daghestani, yakutiani, osseti, ebrei, armeni e altre famiglie non hanno privato i loro eredi della loro quota dovuta, e allo stesso tempo hanno inciso i loro nomi nella storia del nostro paese.

Per inciso, vorrei sottolineare ancora una volta che resta da vedere cosa è più importante per i potenziali eredi: denaro e proprietà o il buon nome dei loro antenati e il servizio al paese. Quest’ultimo è qualcosa che non può essere sperperato o, perdonate il mio linguaggio, sprecato per bere.

Un buon nome è qualcosa che apparterrà sempre ai tuoi discendenti, alle generazioni future. Farà sempre parte delle loro vite, passare da una generazione all’altra, aiutarli e renderli più forti di quanto il denaro o la proprietà che potrebbero ereditare possano renderli.

Colleghi,

Una politica macroeconomica responsabile ed equilibrata è il terzo principio guida del nostro sviluppo a lungo termine. In effetti, questa politica ci ha ampiamente consentito di resistere alla pressione senza precedenti esercitata dalle sanzioni. Consentitemi di ribadire che questa è una politica essenziale a lungo termine, non solo per rispondere alle sfide attuali. Non seguiremo le orme dei nostri colleghi occidentali replicando la loro amara esperienza innescando una spirale inflazionistica e sconvolgendo le loro finanze.

Il nostro obiettivo è garantire una solida crescita economica per gli anni a venire, riducendo l’onere dell’inflazione sui nostri dipendenti e imprese e raggiungendo il tasso di inflazione target a medio e lungo termine del 4%. L’inflazione è stata una delle prime cose che ho menzionato durante le mie osservazioni, quindi lasciate che vi dica questo: rimaniamo impegnati a raggiungere questo obiettivo di un tasso di inflazione del quattro per cento.

Ho già incaricato il Governo di elaborare proposte in merito alle nuove linee guida di bilancio. Devono garantire che la nostra politica di bilancio sia prevedibile e ci consenta di sfruttare al meglio le condizioni economiche esterne. Perché abbiamo bisogno di tutto questo? Mettere la crescita economica su basi più stabili, realizzando al contempo le nostre infrastrutture e gli obiettivi tecnologici, che forniscono una base per migliorare il benessere delle nostre persone.

È vero, ultimamente alcune valute di riserva internazionali hanno intrapreso una strada suicida, il che è un fatto ovvio. In ogni caso, hanno chiaramente intenzioni suicide. Naturalmente, usarli per “sterilizzare” la nostra offerta di moneta non ha alcun senso. Tuttavia, il principio di pianificare la propria spesa in base a quanto si guadagna rimane rilevante. Funziona così e lo capiamo.

La giustizia sociale è il quarto principio alla base del nostro sviluppo. Ci deve essere una forte dimensione sociale quando si tratta di promuovere la crescita economica e le iniziative imprenditoriali. Questo modello di sviluppo deve ridurre la disuguaglianza invece di approfondirla, a differenza di quanto sta accadendo in altri paesi. Ad essere onesti, non siamo stati in prima linea quando si tratta di raggiungere questi obiettivi. Dobbiamo ancora risolvere molti problemi e problemi in questo senso.

Ridurre la povertà e la disuguaglianza significa creare domanda di prodotti di fabbricazione russa in tutto il paese, colmare il divario tra le regioni in termini di capacità e creare nuovi posti di lavoro dove sono più necessari. Questi sono i principali motori di sviluppo economico.

Consentitemi di sottolineare che generare uno slancio positivo in termini di crescita del reddito familiare e riduzione della povertà sono i principali indicatori di performance per le agenzie governative e lo stato in generale. Dobbiamo raggiungere risultati tangibili in questo ambito già quest’anno, nonostante tutte le sfide oggettive che dobbiamo affrontare. Ho già affidato questo compito al Governo.

Ancora una volta, forniamo un sostegno mirato ai gruppi più vulnerabili: pensionati, famiglie con bambini e persone in situazioni di vita difficili.

Le pensioni sono indicizzate annualmente ad un tasso superiore all’inflazione. Quest’anno sono stati aumentati due volte, incluso un altro 10 percento il 1 giugno.

Contestualmente è stato aumentato del 10 per cento anche il salario minimo, così come il minimo di sussistenza – una cifra di riferimento utilizzata per calcolare molte prestazioni sociali e pagamenti – di conseguenza, anche queste prestazioni dovrebbero crescere, aumentando i redditi di circa 15 milioni di persone.

Negli ultimi anni abbiamo costruito un sistema olistico per sostenere le famiglie a basso reddito con bambini. Le donne hanno diritto al sostegno statale sin dalle prime fasi della gravidanza e fino al compimento dei 17 anni di età.

Il tenore di vita e la prosperità delle persone sono i fattori demografici più importanti; la situazione attuale è piuttosto impegnativa a causa di diverse ondate demografiche negative che si sono recentemente sovrapposte. Ad aprile in Russia sono nati meno di centomila bambini, quasi il 13 per cento in meno rispetto ad aprile 2020.

Chiedo al Governo di continuare a tenere sotto controllo lo sviluppo di ulteriori misure di sostegno per le famiglie con bambini. Devono essere di vasta portata e commisurati all’entità della straordinaria sfida demografica che stiamo affrontando.

Il futuro della Russia è assicurato dalle famiglie con due, tre e più figli. Pertanto, dobbiamo fare di più che fornire un sostegno finanziario diretto: dobbiamo indirizzare e indirizzare il sistema sanitario, l’istruzione e tutte le aree che determinano la qualità della vita delle persone verso i bisogni delle famiglie con bambini.

Questo problema è affrontato, tra gli altri approcci, dalle iniziative sociali nazionali, che i team regionali e l’Agenzia per le iniziative strategiche stanno attuando insieme. Quest’autunno valuteremo i risultati del loro lavoro, esamineremo e classificheremo le regioni russe in base alla qualità della vita al fine di applicare le migliori esperienze e pratiche il più ampiamente possibile in tutto il paese.

Dare priorità allo sviluppo delle infrastrutture è il quinto principio alla base della politica economica russa.

Abbiamo aumentato la spesa di bilancio diretta per l’ampliamento dei corridoi di trasporto. L’anno prossimo sarà lanciato un piano ambizioso per la costruzione e la riparazione della rete centrale autostradale federale e regionale. Almeno l’85% delle strade deve essere regolamentato entro i prossimi cinque anni.

Il prestito di bilancio infrastrutturale è un nuovo strumento ampiamente utilizzato. I prestiti sono emessi per 15 anni con un aprile del 3 per cento. Come ho detto prima, sono molto più popolari di quanto pensassimo inizialmente. Le regioni hanno molteplici progetti ben congegnati e promettenti che dovrebbero essere lanciati al più presto. Esamineremo come utilizzare questa misura di sostegno. Abbiamo discusso di questo problema ieri sera. Quello che sto dicendo è che è uno strumento affidabile.

L’aggiornamento dei servizi abitativi e dei servizi pubblici è una questione separata con un arretrato di problemi. L’industria è cronicamente sottoinvestita per un importo di 4,5 trilioni di rubli. Oltre il 40% delle reti deve essere sostituito, il che spiega la loro bassa efficienza e le grandi perdite. Circa il 3% delle reti diventa inutilizzabile ogni anno, ma non più del 2% viene sostituito, il che aggrava ulteriormente il problema ogni anno.

Propongo di consolidare le risorse e di lanciare un programma completo per il miglioramento degli alloggi e dei servizi pubblici e di sincronizzarlo con altri piani di sviluppo delle infrastrutture e di revisione degli alloggi. L’obiettivo è capovolgere la situazione e ridurre gradualmente il numero di reti datate, proprio come stiamo facendo trasferendo persone da edifici strutturalmente non sicuri o riparando strade. Discuteremo in dettaglio di alloggi e servizi pubblici e del complesso edilizio con i governatori in una riunione del Presidium del Consiglio di Stato la prossima settimana.

In una nota a parte, propongo di aumentare le risorse per finanziare progetti per creare un ambiente urbano confortevole in piccole città e insediamenti storici. Questo programma funziona bene per noi. Propongo di destinare altri 10 miliardi di rubli all’anno per questi scopi nel 2023-2024.

Assegneremo fondi aggiuntivi per rinnovare le aree urbane nel Distretto Federale dell’Estremo Oriente. Voglio che il governo destini fondi dedicati a questo scopo nell’ambito dei programmi per il prestito di bilancio delle infrastrutture e l’ammodernamento di alloggi e servizi pubblici, così come altri programmi di sviluppo.

La promozione di miglioramenti e sviluppo globali per le aree rurali è per noi una priorità assoluta. Le persone che vivono lì stanno nutrendo il paese. Ora vediamo che stanno nutrendo anche una parte importante del mondo, quindi devono vivere con comodità e dignità. A questo proposito, chiedo al governo di stanziare fondi aggiuntivi per il programma corrispondente. I dazi all’esportazione sui prodotti agricoli possono fungere da fonte di finanziamento in questo caso. Questa è una fonte di reddito permanente. Certo, possono esserci delle fluttuazioni, ma almeno questo garantisce un flusso costante di entrate.

In una nota a parte, suggerisco di ampliare i programmi di riqualificazione e modernizzazione dei centri culturali rurali, nonché dei teatri e dei musei regionali, stanziando sei miliardi di rubli per ciascuno di questi progetti nel 2023 e nel 2024.

Quello che ho appena detto sulle istituzioni culturali è qualcosa che le persone non vedono l’ora, qualcosa a cui tengono davvero. Ti faccio un esempio recente: durante la consegna delle medaglie Hero of Labor, uno dei vincitori, Vladimir Mikhailov della Yakutia, mi ha chiesto direttamente aiuto per la costruzione di un centro culturale nel suo villaggio natale. Questo è stato durante la parte della cerimonia in cui ci siamo incontrati a porte chiuse. Lo faremo sicuramente. Il fatto che le persone sollevino questo problema a tutti i livelli dimostra che sono davvero ansiose di vedere implementati questi progetti.

A questo punto, vorrei fare una nota a margine su un argomento che è particolarmente rilevante ora, dato che siamo all’inizio dell’estate, quando i russi di solito trascorrono le vacanze estive.

Ogni anno, sempre più turisti vogliono visitare gli angoli più belli del nostro Paese: parchi nazionali, oasi faunistiche e riserve naturali. Secondo le stime disponibili, quest’anno questo flusso turistico dovrebbe superare i 12 milioni di persone. È fondamentale che tutti gli organi di governo, le imprese ei turisti siano ben consapevoli di cosa possono e non possono fare in questi territori, dove possono costruire infrastrutture turistiche, e dove tale attività è severamente vietata perché mette in pericolo ecosistemi unici e fragili.

Il disegno di legge che disciplina il turismo nei territori speciali protetti e che regola civilmente tale attività è già alla Duma di Stato.

In questo contesto, vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che dobbiamo elaborare in anticipo tutte le stime pertinenti e garantire che le decisioni siano equilibrate. Dobbiamo essere seri su questo.

Vorrei porre un accento particolare sulla necessità di preservare il lago Baikal. In particolare, esiste un progetto di sviluppo globale per la città di Baikalsk, che deve diventare un modello di governance municipale sostenibile ed eco-sensibile.

Non si tratta solo di sbarazzarsi degli impatti ambientali negativi accumulati dalla cellulosa e della cartiera di Baikalsk, ma anche di stabilire uno standard di vita più elevato per la città e trasformarla in una destinazione caratteristica per il turismo ambientale in Russia. Per realizzare questo progetto dobbiamo affidarci alle tecnologie più all’avanguardia e all’energia pulita.

Nel complesso, svilupperemo una tecnologia pulita per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati nell’ammodernamento ambientale degli impianti di produzione e per ridurre le emissioni pericolose, soprattutto nei grandi centri industriali. Continueremo anche a lavorare su progetti di economia a circuito chiuso, progetti verdi e conservazione del clima. Ho parlato di questi problemi in dettaglio in questo forum l’anno scorso.

Di conseguenza, il sesto principio trasversale di sviluppo che consolida il nostro lavoro è, a mio avviso, il raggiungimento di un’autentica sovranità tecnologica, creando un sistema integrale di sviluppo economico che non dipenda da istituzioni straniere quando si tratta di componenti di importanza critica. Abbiamo bisogno di sviluppare tutti gli ambiti della vita a un livello tecnologico qualitativamente nuovo senza essere semplicemente utenti di soluzioni di altri paesi. Dobbiamo disporre di chiavi tecnologiche per lo sviluppo di beni e servizi di prossima generazione.

Negli ultimi anni, abbiamo concentrato molta attenzione sulla sostituzione delle importazioni, riuscendo in una vasta gamma di settori, tra cui agricoltura, prodotti farmaceutici, apparecchiature mediche, produzione per la difesa e molti altri.

Ma dovrei sottolineare che nella nostra società si discute molto sulla sostituzione delle importazioni. E non è una panacea né una soluzione completa. Se imitiamo gli altri solo quando proviamo a sostituire le merci straniere con copie, anche se di altissima qualità, potremmo finire per recuperare costantemente il ritardo mentre dovremmo essere un passo avanti e creare le nostre tecnologie, beni e servizi competitivi che possono diventare nuovi standard globali.

Se ricordi, Sergei Korolyov non si è limitato a copiare o aggiornare localmente la tecnologia missilistica catturata. Si è concentrato sul futuro e ha proposto un piano unico per sviluppare il razzo R-7. Ha aperto la strada allo spazio per l’umanità e di fatto ha stabilito uno standard per il mondo intero, per decenni a venire.

In modo proattivo: è così che lavoravano all’epoca i fondatori di molti programmi di ricerca sovietici. E oggi, basandosi su queste basi, i nostri designer continuano a fare progressi e a mostrare il loro valore. È grazie a loro che la Russia ha armi supersoniche che non esistono in nessun altro paese. Rosatom rimane il leader nella tecnologia nucleare, sviluppando la nostra flotta di rompighiaccio a propulsione nucleare. Molte soluzioni di IA e Big Data russe sono le migliori al mondo.

Per ribadire, lo sviluppo tecnologico è un’area trasversale che definirà il decennio in corso e l’intero 21 ° secolo. Esamineremo in modo approfondito i nostri approcci per costruire un’economia basata sulla tecnologia rivoluzionaria – una tecnoeconomia – alla prossima riunione del Consiglio per lo sviluppo strategico. C’è così tanto di cui possiamo discutere. Soprattutto, molte decisioni manageriali devono essere prese nell’ambito della formazione ingegneristica e del trasferimento della ricerca all’economia reale e della fornitura di risorse finanziarie per le aziende high-tech in rapida crescita. Discuteremo anche lo sviluppo di tecnologie trasversali e lo stato di avanzamento dei progetti di trasformazione digitale nei singoli settori.

Per essere chiari, ovviamente è impossibile realizzare tutti i prodotti disponibili e non ce n’è bisogno. Tuttavia, abbiamo bisogno di possedere tecnologie critiche per poterci muovere rapidamente se dovessimo iniziare la nostra produzione di qualsiasi prodotto. Questo è ciò che abbiamo fatto quando abbiamo iniziato rapidamente a produrre vaccini contro il coronavirus e, più recentemente, abbiamo lanciato la produzione di molti altri prodotti e servizi.

Ad esempio, dopo che i partner disonesti di KamAZ hanno lasciato il mercato russo, il loro posto è stato preso da società nazionali, che forniscono parti per modelli tradizionali e persino veicoli avanzati, di trasporto e pesanti.

Il sistema di pagamento con carta Mir ha sostituito con successo Visa e MasterCard sul mercato nazionale. Sta espandendo la sua geografia e guadagnando gradualmente il riconoscimento internazionale.

Lo stabilimento di trattori di San Pietroburgo è un altro esempio calzante. Il suo ex partner straniero ha smesso di vendere motori e fornire manutenzione in garanzia. I costruttori di motori di Yaroslavl e Tutayev sono venuti in soccorso e hanno iniziato a fornire i loro motori. Di conseguenza, la produzione di macchine agricole presso lo stabilimento di trattori di San Pietroburgo ha raggiunto un livello record tra marzo e aprile. Non è diminuito, ma ha raggiunto il massimo storico.

Sono sicuro che ci saranno più pratiche positive e storie di successo.

Per ribadire, la Russia possiede il potenziale professionale, scientifico e tecnologico per sviluppare prodotti che godono di una forte domanda, inclusi elettrodomestici e attrezzature per l’edilizia, nonché attrezzature industriali e di servizio.

Il compito di oggi è aumentare le capacità e mettere prontamente in funzione le linee necessarie. Una delle questioni chiave sono condizioni di lavoro confortevoli per le aziende e la disponibilità di siti di produzione preparati.

Chiedo al Governo di presentare entro l’autunno i parametri chiave delle nuove linee guida operative per i distretti industriali. Cosa c’è di critico qui?

Primo: finanziamento. I progetti lanciati in questi cluster devono disporre di una risorsa di credito a lungo termine per un massimo di dieci anni a un tasso di interesse annuo inferiore al sette percento in rubli. Abbiamo discusso tutte queste questioni anche con le nostre agenzie economiche. Tutti erano d’accordo, quindi procederemo.

Secondo – la tassazione. I cluster devono avere un livello basso di tasse relativamente permanenti, compresi i contributi assicurativi.

Terzo: sostenere la produzione nella fase iniziale e di avvio, formando un pacchetto di ordini che include il sovvenzionamento degli acquisti di prodotti pronti da parte di tali imprese. Non è un problema facile, ma penso che potrebbero essere necessari sussidi. Sono necessari per garantire il mercato. Dobbiamo solo risolverlo.

Quarto: amministrazione semplificata che include ispezioni minime o assenti, nonché un comodo monitoraggio doganale non gravoso.

Quinto, e probabilmente il più importante, è necessario predisporre meccanismi di garanzia della domanda a lungo termine per i nuovi prodotti innovativi che stanno per entrare nel mercato. Ricordo al Governo che tali condizioni preferenziali e rispettivi distretti industriali devono essere varati già dal 1° gennaio 2023.

In una nota correlata, voglio dire che i punti di crescita industriale sia nuovi che già operativi devono attrarre le piccole imprese e coinvolgerle nella loro orbita. È fondamentale per gli imprenditori, per le piccole realtà, vedere l’orizzonte e cogliere le loro prospettive.

Pertanto, chiedo al governo insieme alla SME Corporation [Federal Corporation for the Development of Small and Medium Enterprises] e alle nostre più grandi aziende di lanciare uno strumento per contratti a lungo termine tra aziende a partecipazione statale e PMI. Ciò garantirà la domanda dei prodotti di tali imprese per anni a venire, mentre i fornitori possono assumere con sicurezza impegni per lanciare un nuovo impianto di produzione o ampliarne uno esistente per soddisfare quell’ordine.

http://en.kremlin.ru/events/president/news/68669

Jacques Baud, Il punto sulla situazione ucraina al 2 giugno

Va ricordato che l’offensiva russa lanciata il 24 febbraio ha seguito abbastanza fedelmente la dottrina militare russa. La fase 1 è stata articolata attorno a una linea principale di sforzo in direzione del Donbass, da una coalizione composta da forze russe, forze delle Repubbliche popolari di Donetsk (DPR) e Lugansk (LPR), e una linea di sforzo secondaria in direzione di kyiv, ingaggiando le forze russe. Logicamente, gli obiettivi dichiarati da Vladimir Putin, ovvero la “smilitarizzazione” e la “denazificazione” della minaccia al Donbass, si collocano nell’asse principale dello sforzo. Il

La “smilitarizzazione” riguarda le forze ucraine che erano state raggruppate nel Donbass per l’offensiva contro DPR e LPR. La “denazificazione” ha preso di mira principalmente le forze paramilitari dislocate a Mariupol.

I dati forniti dal Pentagono mostrano che la Russia ha lanciato la sua offensiva con circa 80 gruppi di battaglioni (BTG), per un totale di 65.000-80.000 soldati. A questi si aggiungono le milizie RPD e RPL. Considerando che le forze ucraine avevano in questo momento 200.000-250.000 uomini, vediamo che i russi hanno attaccato con una forza complessiva da 3 a 4 volte inferiore. Nel Donbass, l’equilibrio di potere può essere stimato da 1 (coalizione) a 2 (forze ucraine).

Ciò sembra contraddire le regole della strategia russa.Ma Solo in apparenza. La dottrina militare russa è divisa in tre componenti principali: tattica (taktika), arte operativa (operativnoe iskoustvo) e strategia (strategiya). L’arte operativa non è un tipo di operazione (come hanno affermato alcuni esperti) ma un quadro in cui sono concepite le operazioni militari. Secondo l’Enciclopedia militare russa, questo è il livello di creatività.

I russi sono maestri nell’arte operativa. Per attaccare una forza con mezzi di numero inferiore, creano superiorità locali. Manovrano le loro truppe in modo da ottenere superiorità limitate nel tempo e nello spazio, sufficienti per trarne vantaggio, prima di muovere nuovamente truppe per creare un’altra superiorità locale in un altro settore.

Il 24 febbraio, per sopraffare la difesa ucraina, i russi hanno utilizzato un vecchio concetto immaginato negli anni ’20 e ampiamente utilizzato durante la seconda guerra mondiale: il gruppo di manovra (OGM). Spesso confuso con il concetto

“dell’arte operativa”, l’OGM è una forza ad hoc, molto mobile, che spinge nella profondità del dispositivo nemico secondo il principio dell’“acqua che scorre”. I punti di forza ucraini e le principali località vengono aggirati senza un vero combattimento. L’OGM infatti non mira a distruggere l’avversario, ma a conquistare posizioni favorevoli per ulteriori operazioni.

Per creare superiorità locali, è necessario portare una forza sufficiente nel settore desiderato, impedendo che l’avversario venga a rinforzare il suo dispositivo. Questo è il ruolo di “Shaping Operations” (Shaping Operations nella terminologia americana). Il loro scopo è attrarre o fissare forze nemiche in determinati settori per lasciare il campo libero alle “operazioni decisive”, cioè quelle che consentono il raggiungimento degli obiettivi.

Durante la Fase 1, la coalizione russa ha iniziato la sua operazione decisiva nel Donbass mentre le operazioni di modellamento sono state effettuate nell’area di kyiv e Zaporozhye. Il 28 marzo, con l’accerchiamento dell’ultima piazza dei neonazisti ad Azovstal, questo obiettivo è stato considerato raggiunto e rimosso dalla lista degli obiettivi russi secondo il Financial Times.

Questo è ciò che ha permesso al comando russo di passare alla Fase 2: ha potuto ritirare le forze da Mariupol e concentrare i suoi sforzi sull’obiettivo della smilitarizzazione nel Donbass. Essendo ora in grado di raggiungere la superiorità nella sua decisiva area di operazione, il comando russo ha deciso di ritirare le truppe dal settore di kyiv per rafforzare la sua posizione nel sud del paese. La Russia ne ha approfittato per far passare questo movimento operativo come un gesto di buona volontà nel quadro dei negoziati di Istanbul.

Contrariamente alle dichiarazioni degli “esperti” sui nostri televisori – che ci assicuravano che Vladimir Putin stava cercando di impadronirsi di kiev, poi affermavano che i russi avevano “perso la battaglia di kyiv” – la coalizione russa non ha mai cercato di impossessarsi di kyiv. Inoltre, secondo i dati del Pentagono, i russi avrebbero schierato in questo settore solo circa 20.000-25.000 uomini. Tuttavia, in confronto, si stima che abbiano schierato circa 40.000 uomini per prendere Mariupol, una città notevolmente più piccola.

Nelle operazioni di “rosicchiamento” della Fase 2, il tasso di avanzamento delle forze russe è rallentato. Ciò è dovuto a tre fattori principali.

– In primo luogo, si tratta di affrontare i punti di appoggio che gli OGM avevano inizialmente aggirato. I russi si aspettavano quindi chiaramente un cambiamento nel ritmo delle operazioni.

– In secondo luogo, questi punti di appoggio sono generalmente costituiti da reti di trincee o località, dove i difensori sono difficili da rimuovere. A differenza degli occidentali in Afghanistan, Iraq o Siria, che hanno affrontato un avversario determinato e privo di armi pesanti, la coalizione russa sta combattendo contro un avversario di natura equivalente.

– Terzo, gran parte dei combattimenti è condotta da truppe RPD e LPR, che provengono dalla regione, che hanno conoscenti o parenti nella zona di combattimento e che, contrariamente a quanto affermano i nostri media, cercano di evitare di causare vittime tra i civili .

È probabile che la velocità di avanzamento della coalizione abbia deluso le aspettative di alcuni russi. La narrativa occidentale di una Blitzkrieg (“guerra lampo”) fuorvia al fine di creare queste aspettative e quindi rivendicare l’incapacità russa. In questo spirito le dichiarazioni che la Russia “volesse prendere Kiev” “in due giorni” e “finire la guerra entro il 9 maggio” erano solo disinformazione per “dimostrare” le carenze russe.

Pertanto, questo rallentamento non corrisponde a un calo delle capacità operative, ma alla natura dei combattimenti che è cambiata e che era stata pianificata. Resta il fatto che la guerra ha i suoi capricci e le truppe ucraine stanno combattendo valorosamente nonostante l’incapacità del loro comando di sostenerle.

La maggior parte delle forze ucraine si trova nel Donbass, intrappolato nella morsa creata dalle forze russe dall’inizio di marzo 2022. Sebbene l’esercito ucraino stia combattendo coraggiosamente a livello tattico, ci sono punti deboli nel modo in cui la sua leadership conduce le sue operazioni..

In primo luogo, addestrato da soldati della NATO la cui unica esperienza operativa è l’Iraq o l’Afghanistan, il personale ucraino – come nel 2014 – è incapace di svolgere operazioni dinamiche. La capacità delle truppe di resistere alle forze della coalizione russa deriva dalla loro preparazione del terreno più che dalla loro capacità di manovra. La relativa efficacia della difesa ucraina deriva principalmente dalla qualità delle loro reti di trincea, che ricordano quelle di Verdun.

In secondo luogo, l’azione delle forze ucraine sembra essere determinata più dalla politica che dalle realtà sul campo. Alcune decisioni sembrano essere prese contro il parere del personale. Questo è il caso dell’ordine di “tenere duro” a tutti i costi. Una situazione che ricorda – anche qui – la prima guerra mondiale. Sembra che la strategia del governo ucraino sia più in campo politico che in campo operativo.

Terzo, le perdite ucraine sembrano impressionanti. Volodymyr Zelensky riconosce vittime di 60-100 uomini al giorno, che sembra molto al di sotto realtà. Perché l’obiettivo di tenere a tutti i costi il Donbass comporta perdite significative, che sembrano essere confermate dai social network. Il comando ucraino ha dovuto inviare 7 brigate di difesa territoriale (Teroboronets), progettate per svolgere compiti di difesa locale, per rafforzare le formazioni di combattimento nell’est del Paese.

Mal preparate, queste truppe diventano facili bersagli per la coalizione russa e il loro tasso di vittime sembra essere enorme. Un media americano vicino al Partito Democratico stima queste perdite al 65% della forza combattente. Per fare un confronto, una formazione è considerata inadatta al combattimento dopo perdite del 15-25%. Iniettati senza una reale preparazione nelle zone di combattimento, i Teroboronetsi vengono decimati al loro arrivo. Questa situazione ha provocato manifestazioni di donne in tutto il nord del Paese, inclusa kiev, che i nostri media ovviamente non riportano.

Ricordiamo qui che l’obiettivo della Russia non è quello di impadronirsi del territorio, ma di distruggere la minaccia militare al Donbass. Gli occidentali sono stati un cattivo consiglio qui. Il comando ucraino sarebbe stato senz’altro meglio consigliato di non aggrapparsi a posizioni insostenibili; ritirare le sue truppe, che inevitabilmente sarebbero state distrutte, su una linea di difesa poco più arretrata, per ricostituire una vera capacità controffensiva. In altre parole, invece di costituire una forza robusta nel nord e nell’ovest del Paese, l’Ucraina invia le sue truppe per essere annientata in situazioni già disperate. A livello tattico, i soldati ucraini rendono la vita difficile ai russi, ma a livello operativo, il personale ucraino rende loro la vita più facile…

Da metà maggio 2022, la resa spettacolare di 1.000 combattenti della 36a Brigata di fanteria marina, poi di circa 2.500 paramilitari del reggimento Azov trincerati nel sito Azovstal a Mariupol, ha gravemente minato l’immagine della determinazione nei confronti dell’aggressore russo. Fu seguito da una pioggia di ammutinamenti di unità ucraine nel Donbass. Incapace di rifornire regolarmente queste truppe, di dar loro il cambio, di rifornirle di munizioni nonostante le promesse fatte, il comando ucraino perse la fiducia dei suoi uomini. Aumentano le testimonianze e i video delle truppe ucraine che si rifiutano di continuare il combattimento per la mancanza di supporto logistico, come ricorda il colonnello Markus Reisner dell’Accademia militare di Vienna nella sua presentazione sulla situazione del Donbass.

La fragilità della volontà di difesa ucraina non si riflette ovviamente nei nostri media mainstream, che sembrano rammaricarsi del fatto che questi ucraini non combattano fino alla morte. Sono sulla stessa linea dei volontari del movimento Azov, che minacciano Zelensky per aver permesso la resa di Mariupol.

Questa situazione crea tensioni che – secondo alcuni analisti – potrebbero portare a un duro colpo contro Zelensky. Non ci sono prove concrete per confermare questa ipotesi in questa fase, ma sembra che le autorità ne siano preoccupate. Continuano le eliminazioni degli oppositori e le nuove leggi puniscono severamente le opinioni che non supportano le opinioni del governo. A differenza della Russia, che ha bandito

gruppi e movimenti di opposizione sulla base dei loro finanziamenti esteri, la legge ucraina si applica sulla base della natura delle opinioni. Così, tra i partiti presi di mira c’è il partito Nachi, dell’oligarca Yevhen Muraiev, che è soggetto alle sanzioni russe.

Perché l’ordine di “tenere duro” a tutti i costi ha contribuito notevolmente a erodere la fiducia dell’esercito ucraino. Questo spiega la proposta di legge nella Verkhovna Rada per autorizzare gli ufficiali ad abbattere i loro soldati che tentano di disertare. Nel 2015, di fronte allo stesso problema, il parlamento ucraino aveva già adottato una legge del genere. Ma nel 2022, l’indignazione sui social media e i timori che avrebbe influenzato il sostegno occidentale hanno portato al ritiro del progetto. Questo potrebbe essere visto come un’illustrazione del carattere esemplare dello Stato di diritto e della democrazia in Ucraina, ma in realtà questo ritiro si spiega anche con il fatto che la legislazione in vigore consente già a un ufficiale di abbattere i suoi uomini in determinate circostanze …

Resta il fatto che l’immagine di un popolo determinato a combattere è una farsa. È molto probabile che questa determinazione esista nella parte nord-occidentale del paese. Al sud, invece, dove raramente si avventurano i giornalisti, la situazione sembra più sfumata. La popolazione è in gran parte di lingua russa o ha legami con la Russia. Gli abusi commessi dai paramilitari tra Odessa e Kharkov dal 2014 al 2015 hanno lasciato profonde cicatrici, anche se i Paesi occidentali hanno chiuso un occhio. Secondo un soldato ucraino intervistato dalla BBC a Lissitchansk, “il 30% è filo-ucraino, il 30% è filo-russo e il 40% non se ne cura” e la maggior parte dei filo-ucraini se ne sono andati. In altre parole, la volontà di resistere alla coalizione russa in questo settore è probabilmente debole.

L’esercito ucraino sta probabilmente combattendo per l’integrità territoriale del loro paese, ma non proprio per “una nazione”. Gli sforzi dei governi ucraini per differenziare i diritti dei gruppi etnici (legge sulle popolazioni indigene) e la definizione delle lingue ufficiali, solo per citarne alcuni, non danno l’immagine di uno Stato che cerca di unire la sua popolazione in un’unica nazione. Mentre gli abusi contro la popolazione di lingua russa sono i più noti, quelli che colpiscono la popolazione magiara e di lingua rumena spiegano ampiamente la riluttanza dell’Ungheria e della Romania a fornire armi all’Ucraina. La popolazione di Mariupol è di lingua russa e gli abusi subiti dal 2014 hanno fatto percepire gli ucraini – a torto oa ragione – come occupanti e i russi come liberatori.

Per questo non c’è movimento di resistenza nelle aree occupate dai russi, come abbiamo visto in Afghanistan e Iraq contro l’Occidente.

Inoltre, mentre gli ucraini maltrattano i loro prigionieri di guerra russi (senza disturbare i nostri media), il modo in cui i russi trattano i loro è noto nelle file dell’esercito ucraino, come notato dai media russi Readovka (condannato dal governo russo) . Questo aiuta a incoraggiare gli ucraini a deporre le armi. L’Occidente non sembra molto desideroso di svolgere indagini internazionali e imparziali su crimini come Boutcha e di limitarsi ad assistere gli ucraini. Questa non è una garanzia di imparzialità e funziona piuttosto contro il governo di kyiv, nonostante le accuse contro la Russia.

Continua il trend avviato da marzo 2022: la Russia sta gradualmente raggiungendo tutti i suoi obiettivi. La retorica di media senza scrupoli, come France 5 o RTS in Svizzera, che trasmettono sistematicamente le informazioni fornite dalla parte ucraina, ha avuto conseguenze perverse. Siamo più attaccati all’immagine romantica di una difesa eroica e disperata che al destino dell’Ucraina. Così, Claude Wild, ambasciatore svizzero a kyiv, ha dichiarato che “l’Ucraina ha vinto la battaglia per kiev ma nella battaglia per l’Ucraina, per il Donbass e per il sud del Paese, tutto è ancora aperto […] l’asimmetria è ancora totalmente a favore dei russi”.

Paradossalmente, è stata questa narrativa a distruggere l’Ucraina. L’illusione di un crollo della Russia con, come corollario, una vittoria ucraina, suggeriva l’inutilità di avviare un processo negoziale, ma al contrario di consegnare più armi.

Le iniziative di Zelensky per aprire un dialogo con la Russia sono state sistematicamente sabotate da Unione Europea, Regno Unito e Stati Uniti. Il 25 febbraio 2022, Zelensky ha lasciato intendere di essere pronto a negoziare con la Russia. Due giorni dopo, l’Unione Europea arriva con un pacchetto di armi da 450 milioni di euro per incitare l’Ucraina a combattere. A marzo stesso scenario: il 21 Zelensky fa un’offerta che va in direzione della Russia, due giorni dopo torna l’Ue con un secondo pacchetto da 500 milioni di euro per le armi. Il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno quindi esercitato pressioni su Zelensky affinché ritirasse la sua offerta, bloccando così i negoziati di Istanbul.

Tuttavia, la realtà sul campo spinge l’esercito occidentale a essere più realistico. Il 24 marzo il generale Mark Milley, capo dello stato maggiore congiunto, aveva tentato di chiamare il generale Valeri Gerassimov, capo di stato maggiore russo,inutilmente . Il 13 maggio 2022, Lloyd Austin, Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, ha chiamato il suo omologo russo, Sergei Shoigu, per chiedergli un cessate il fuoco. Questa è la prima volta che i due uomini si parlano dal 18 febbraio.

I soldati americani sono quindi esigenti: vedono arrivare il disastro per l’Ucraina e cercano di guadagnare tempo. Ma non hanno sufficiente credibilità perché i russi entrino nella questione. Questi ultimi sono in una dinamica per loro attualmente favorevole e le proposte dei militari americani non sembrano avere eco con la Segreteria di Stato. A questo punto, per convincere i russi servirebbero gesti concreti che nessuno è in grado o vuole compiere.

Non solo le sanzioni stanno lottando per avere un effetto concreto sull’economia russa, ma il loro impatto sulle nostre economie comincia a farsi sentire a livello politico. È il caso dell’Estonia, del Regno Unito, degli Stati Uniti e, in una certa misura, della Francia. Negli Stati Uniti, la prospettiva di medio termine spinge i repubblicani a mettere in discussione queste sanzioni che incidono sul potere d’acquisto, sul ruolo del dollaro e, più in generale, sull’economia americana.

Quanto all’economia russa, non sembra risentire delle sanzioni. Il quotidiano britannico The Guardian, feroce oppositore della Russia, deve notare che “la Russia sta vincendo la guerra economica”. L’inflazione che colpisce l’emisfero settentrionale è il risultato della giustapposizione di una flessione dell’offerta a seguito della crisi del CoViD e di un più difficile accesso alle materie prime a seguito delle sanzioni occidentali. Tuttavia, questa seconda causa non riguarda la Russia. Secondo i media Bloomberg, la Russia potrebbe avere un surplus commerciale di circa 285 miliardi di dollari nel 2022. Questo surplus però non deriva da un aumento della produzione di idrocarburi, ma essenzialmente dall’aumento dei prezzi causato dalle sanzioni europee. Quindi, secondo The Guardian, la Russia avrebbe ricevuto un surplus commerciale di 96 miliardi di dollari durante i primi quattro mesi del 2022.

Il problema è che fino a quel momento l’Occidente aveva applicato sanzioni solo ai paesi da cui dipendevano poco, il che ovviamente non è il caso della Russia. Inoltre, gli “esperti” di France 5, RTS o BFM TV, che hanno paragonato l’economia russa a quella italiana o spagnola, hanno deliberatamente liquidato un fattore essenziale: la Russia era una delle meno indebitate al mondo. In altre parole, praticamente non dipendeva dall’esterno. Per questo il rublo, di cui Bruno Lemaire ha annunciato il crollo a seguito delle sanzioni europee, sta facendo meglio che mai! È stata definita “la valuta con le migliori prestazioni dell’anno” dal media finanziario americano Bloomberg.

Quanto alle esportazioni di materie prime e cereali, contrariamente a quanto affermano i nostri media, non sono impedite dalla Russia, ma dalle sanzioni europee e… dall’Ucraina.

In teoria, il trasporto marittimo di grano e fertilizzanti non risente delle sanzioni americane. Ma in pratica, le aziende occidentali non si fidano delle decisioni occidentali che fluttuano irrazionalmente e sono riluttanti a ordinare. Inoltre, le sanzioni occidentali non solo limitano l’acquisto di grano dalla Russia colpendo i mezzi di pagamento, ma ne impediscono la consegna vietando alle compagnie assicurative (e riassicurative) di coprire le spedizioni russe.

Sono operativi i porti del Mar Nero sul versante russo, compreso quello di Mariupol che ha iniziato a riprendere le proprie attività. Quanto al porto di Odessa, non è bloccato dalla Russia, che – al contrario – ha lasciato aperti i corridoi di accesso per rifornire la città. Questi corridoi sono permanentemente aperti e le loro coordinate geografiche sono comunicate a intervalli regolari su frequenze internazionali.

Furono infatti gli ucraini che, temendo uno sbarco a Odessa, minarono loro stessi la costa con vecchie mine a fune. Queste mine, mal posizionate, tendono ad andare alla deriva, mettendo in pericolo tutta la navigazione marittima. La Marina turca ha dovuto disinnescare le mine che hanno raggiunto il Bosforo. Le accuse di un blocco russo sembrano mirare solo a giustificare un possibile intervento occidentale, come riportato dal Washington Post.

In queste condizioni, la domanda sussidiaria è perché l’Ucraina dovrebbe esportare la sua produzione via mare… Perché in effetti, il modo più economico per esportare il grano ucraino sarebbe il treno, attraverso la Bielorussia. A condizione, però, di riconsiderare le sanzioni che lo colpiscono!

Come per tutti gli altri aspetti del conflitto ucraino, i media e gli “esperti” cercano di presentarci Vladimir Putin come un individuo irrazionale. Secondo loro, l’impasse in cui si troverebbero le forze russe in Ucraina, potrebbe spingerlo a ingaggiare l’arma nucleare. All’inizio di maggio, poco dopo il lancio di prova di un missile russo RS-28 Sarmat, i nostri media hanno brandito (di nuovo) la minaccia di un uso irrazionale delle armi nucleari.

In realtà, quello che nessun media ha detto è che alla fine di aprile 2022 il presidente Joe Biden ha deciso un grande cambiamento nella politica nucleare americana abbandonando il principio del “non primo utilizzo” dell’arma nucleare. In altre parole, mentre gli Stati Uniti fino ad allora avevano considerato l’uso delle armi nucleari solo a scopo di deterrenza (politica del “Solo Scopo”), Biden ha approvato una politica “che lascia aperta la possibilità di utilizzare armi nucleari non solo per rappresaglia per un attacco nucleare, ma anche per rispondere a minacce non nucleari”. In altre parole, gli Stati Uniti si permettono in qualsiasi momento di usare armi nucleari.

La narrativa occidentale dell’annunciata sconfitta della Russia e della vittoriosa resistenza dell’Ucraina è l’argomento principale per incoraggiare l’invio di armi. Si ritiene che tutto ciò che serve sia “l’ultima piccola spinta” per ottenere la vittoria. Ma la realtà è meno romantica.

Prima di tutto, precisiamo che le armi fornite dagli Stati Uniti, sono soggette a una legge “Lend-Lease” adottata molto opportunamente il 19 gennaio 2022. In altre parole, le armi fornite dovranno essere pagate dall’Ucraina. A titolo indicativo, un tale meccanismo è stato istituito all’inizio della seconda guerra mondiale per finanziare l’armamento del Regno Unito e della Russia. Hanno finito di ripagare i loro debiti nel… 2006. E per il momento, non si tratta di cancellare il debito dell’Ucraina. Beneficenza ben organizzata…

In secondo luogo, le armi consegnate all’Ucraina non raggiungono i combattenti in prima linea. Diverse ragioni per questo.

– In primo luogo, parte di queste armi che arrivano in Polonia per essere poi inviate in Ucraina, vengono dirottate sul suolo europeo. Così i missili anticarro FGM-148 Javelin, che trasportano speranze occidentali contro le forze russe, vengono rivenduti sul darknet a 30.000 dollari ciascuno da elementi del governo ucraino.

– In secondo luogo, non esiste un vero e proprio meccanismo per la distribuzione di queste armi, le migliori delle quali vengono cedute a unità nell’ovest del Paese, a scapito dei combattenti al fronte.

– Terzo, le azioni ucraine stanno rapidamente cadendo nelle mani dei russi. Questi ultimi hanno così recuperato notevoli quantità di giavellotti che hanno consegnato alle milizie del Donbass, dove ora sono impiegati! Non sono gli unici. Così, alcuni elicotteri ucraini che cercavano di evacuare i caccia da Mariupol furono abbattuti dai missili antiaerei Stinger, forniti dagli americani…

In effetti, anche i servizi di intelligence americani non sanno dove esattamente le armi consegnate in Ucraina finiscano .Questa situazione allarma Juergen Stock, segretario generale dell’Interpol, che teme che queste armi vadano alle organizzazioni criminali. Tuttavia, ciò avviene con la complicità dei governi occidentali che sono riluttanti a mettere in atto tutele e meccanismi di verifica sull’uso di queste armi.

Per quanto riguarda la loro capacità di cambiare l’equilibrio di potere sul terreno, è discutibile. Prima di tutto, la loro quantità è lungi dal sostituire le centinaia di attrezzature ucraine simili che i russi hanno distrutto dal febbraio 2022. In secondo luogo, poiché sono diversi da quelli per i quali è stato formato l’esercito ucraino, rendono difficile standardizzare i metodi di apprendimento e richiedono una manutenzione differenziata. In altre parole, probabilmente causano perdite russe, ma rendono anche la gestione dei combattimenti più complicata per gli ucraini. I loro effetti positivi sono quindi tattici, ma i loro svantaggi sono di natura operativa. Tuttavia, come abbiamo visto, la debolezza ucraina è già a livello operativo. Questo problema è ovviamente evidente all’esercito ucraino, motivo per cui il governo sembra aver emanato una direttiva che vieta ai militari di criticare pubblicamente le attrezzature consegnate dagli occidentali!

Per alcuni, la crisi ucraina ha rafforzato l’unità europea, il collegamento transatlantico e l’importanza della NATO. Le sanzioni sono state applicate all’unanimità nell’euforia e nella prospettiva di un rapido collasso della Russia.

Ma la Russia non è crollata e le sanzioni stanno iniziando ad avere effetti perversi sui paesi occidentali, che non possono più fare marcia indietro senza perdere la faccia. L’unità europea è solo una facciata che l’inflazione creata dalle sanzioni potrebbe rompere ulteriormente nei prossimi mesi. Negli Stati Uniti e In Europa, i commentatori stanno iniziando a mettere in discussione la gestione della crisi e l’allineamento con Washington, che sembra essere stata totalmente sopraffatta dagli eventi. Per quanto riguarda la NATO, la reazione della Turchia alle candidature di Svezia e Finlandia evidenzia due cose.

Prima di tutto, l’incredibile dilettantismo dei leader svedesi e finlandesi che hanno totalmente trascurato di consultare i vari membri dell’Alleanza – e la Turchia in primo luogo – per sondare il loro sostegno. All’inizio degli anni ’90, quando la Svizzera si chiedeva di aderire al partenariato per la pace (PfP) della NATO, una delle nostre prime visite è stata a Mosca, al fine di sondare la loro percezione della neutralità svizzera in questa nuova situazione.

In secondo luogo, la leggerezza della lettura strategica dei paesi nordici, che tendono a credere di essere al centro delle preoccupazioni strategiche della Russia. La loro lettura potrebbe essere quella della Polonia, o anche della Germania. Ma per la Svezia in particolare, l’adesione alla NATO rappresenta un peggioramento della sua posizione strategica.

A differenza di coloro che annunciano perentoriamente da febbraio che la Russia sta cercando di conquistare l’Ucraina, il suo obiettivo finale non è realmente noto. Ci si può aspettare che le forze russe spingano fino alla Transnistria, come annunciato dal Ministero della Difesa russo. Così sarebbe più o meno ricostituita la Novorossiya che ha avuto un’esistenza molto effimera nel 2014. Ci stiamo muovendo verso una situazione in cui l’Ucraina e l’Occidente dovranno fare concessioni di cui non hanno ancora misurato l’importanza. L’idea che lo status della Crimea, del Donbass o persino dell’Ucraina meridionale possa ancora essere negoziabile è un’illusione. Questo era il messaggio di Henry Kissinger al World Economic Forum di Davos a maggio.

È molto probabile che se a Zelensky fosse stato permesso di negoziare come intendeva con la Russia fin dall’inizio dell’offensiva, l’Ucraina avrebbe potuto mantenere la maggior parte del sud sotto la sua sovranità. Oggi, la combinazione di implacabilità occidentale nel prolungare il conflitto e il rifiuto ucraino di impegnarsi in un processo negoziale mette la Russia in una posizione di forza. L’incapacità degli occidentali di giudicare razionalmente il loro avversario sembra portare l’Ucraina al disastro.

https://cf2r.org/documentation/le-point-sur-la-situation-militaire-en-ukraine-au-2-juin-2022/

https://centrostudistrategicicarlodecristoforis.wordpress.com/2022/06/17/jacques-baud-il-punto-sulla-situazione-ucraina/?fbclid=IwAR0jg1a-vXyZThQDsf1BhIgaV7VD6Ka-ZTMA4-YIiB12e-FRZZOZsX4zTIE

Tre uomini in treno, a cura di Giuseppe Germinario e di Claudio Martinotti Doria

Abbiamo appreso dai giornali della missione congiunta di Macron, Draghi e Scholz in treno verso Kiev. In questo sito abbiamo offerto una vasta testimonianza del dibattito e dei tormenti che stanno affliggendo le classi dirigenti e gli analisti statunitensi, russi e cinesi a proposito del conflitto ucraino. Esiste un angolo di mondo pervaso invece da certezze granitiche, pari solo alla scarsa consapevolezza riguardo all’inarrestabile declino cui sta scivolando. Gli unici coerenti, indefessi ed imperterriti nel proseguire a prescindere sulla loro linea di rigore morale, anche al prezzo di qualsiasi sacrificio se non proprio, delle proprie popolazioni, sono i nostri autorevoli statisti europei, nella quasi totalità. Dall’immagine l’allegra compagnia sembrerebbe in procinto di impegnarsi in un acceso confronto a briscola. La triade a capo della confraternita sembra in realtà essere stata colta da un sussulto di realismo. Pare che vogliano indurre Zelenski a più miti consigli. Ma delle due l’una:

  • hanno sbagliato direzione. Avrebbero dovuto allungare il viaggio verso Mosca per poi solcare l’Atlantico su un boat-love, destinazione Washington, le due sedi di insediamento dei veri decisori dei destini dell’Ucraina
  • sono stati in realtà mandati in avanscoperta da chi, comodamente insediato a Washington, come suo solito usa lanciare l’esca e nascondere la mano per concedersi ogni mano libera, anche nei confronti del proprio burattino a Kiev. Trattandosi di un pesce particolarmente grosso il pescatore ha appeso agli ami ben tre molluschi.

Staremo a vedere.

Nel frattempo abbiamo ricevuto da un volonteroso un dettagliato piano di pace che riflette la situazione sul campo, ma che sicuramente risulterà indigesto ad una parte dei commensali. Il buon esito dipenderà dall’afflizione da astinenza che perseguiterà sempre più uno dei due contendenti sul campo. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Ipotesi di un piano di pace che ponga fine al conflitto in Ucraina, che un ministro degli Esteri italiano serio e competente e con una visione realistica e prospettica della situazione avrebbe potuto fornire alle parti in causa.

Di Claudio Martinotti Doria

Ci sarebbero molte premesse da fare prima di enucleare seppur sinteticamente i punti della proposta del piano di pace, ma non voglio ripetermi, le ho scritte già una miriade di volte nei miei articoli precedenti, per cui mi limiterò a ripetere solo l’essenziale in poche righe.

Se questo piano di pace non fosse accettato dalla leadership ucraina (e dai loro burattinai anglosassoni e occidentali in genere) il conflitto proseguirà a tempo indeterminato. La Russia può reggerlo senza problemi (l’Ucraina no, fra breve sarà allo stremo) e se ulteriormente provocata potrebbe esserci un’escalation che ridurrebbe le infrastrutture ucraine a ruderi, le forze armate ucraine collasseranno, la miseria e penuria saranno sempre più gravi e irrimediabili, i razionamenti non saranno sufficienti e i prezzi saliranno alle stelle, la popolazione si rivolterà, ci saranno sommosse e la guerra civile esploderebbe ovunque nel paese, non solo nelle regioni del sud-ovest (perché di guerra civile si tratta). Inoltre se questo piano di pace non fosse accettato la Russia proseguirebbe nell’Operazione Militare Speciale fino a ricongiungersi con la Transnistria togliendo ogni sbocco al mare all’Ucraina distruggendo quel poco di economia residua che gli rimane. Vorrei che questo fosse chiaro.

Ecco in sintesi il piano di pace per ottenere quantomeno un “cessate il fuoco”, prolungato e controllato.

1-      L’Ucraina riconosce la Crimea come uno stato facente parte della Federazione Russa.

2-     L’Ucraina riconosce la Repubblica Popolare di Doneck e di Lugansk, nella loro estensione territoriale dell’intero Donbass, come stati facenti parte della Federazione Russa.

3-     L’Ucraina riconosce il diritto degli Oblast’ di Zaporižžja e di Cherson di aderire alla Federazione Russa se la maggioranza della popolazione manifestasse questo desiderio.

4-     L’Ucraina concederà il riconoscimento di regione autonoma, dotata di piena autonomia, con un proprio statuto e un proprio governo ai seguenti oblast’:

–          Odessa;

–          Mykolaïv;

–          Dnipropetrovs’k;

–          Kharkiv;

–          Poltava;

–          Sumy

–          Černihiv;

5-     Gli oblast’ elencati al punto precedente dovranno essere interamente e permanentemente “smilitarizzati”, nessun insediamento di Forze Armate ucraine sarà consentito, potranno operare solo le Forze dell’Ordine, in numero adeguato e non eccessivo, armate solo per le funzioni di servizio istituzionale. Non dovranno esserci depositi di armi di alcun genere, nessuna milizia territoriale a scopi bellici.

6-    Quanto contemplato al punto precedente si dovrà estendere a tutti i territori a ovest del fiume Dnepr negli oblast’ di Čerkasy e di Kiev.

7-     Mai e per nessun motivo le Forze Armate ucraine dovranno oltrepassare il fiume Dnepr in nessun punto del suo percorso, che svolgerà il ruolo di confine naturale tra l’Ucraina Occidentale e le regioni autonome smilitarizzate.

8-     L’Isola dei Serpenti nell’oblast di Odessa rimarrà sotto il controllo della Federazione Russa;

9-     A garanzia del rispetto di questo piano di pace, se e quando verrà sottoscritto dalle parti, stanzieranno in posizione strategica a ovest del fiume Dnepr, in particolare negli oblast autonomi, Forze di Pace di paesi Nato non invisi alla Federazione Russa e di paesi non facenti parte della NATO ma su mandato dell’ONU, con la stessa condizione precedente di non essere invisi alla Federazione Russa.

Per maggiori dettagli il sottoscritto rimane a disposizione.

15 giugno 2022

Cav. Dottor Claudio Martinotti Doria, Via Roma 126, 15039 Ozzano Monferrato (AL), Unione delle Cinque Terre del Monferrato,  Italy,

Email: claudio@gc-colibri.com  – Blog: www.cavalieredimonferrato.it 

Maria Zakharova: in Italia? Il totalitarismo liberale è evidente

L’articolo è parte delle dichiarazioni russe che hanno scatenato le ire del nostro impavido Ministro degli Esteri, particolarmente risentito dalle accuse di scarsa moralità, ma del tutto indifferente e distratto rispetto a quelle di servilismo, almeno stando ai resoconti giornalistici. Non solo le ire funeste sue, ma anche le reazioni piccate dei ventriloqui che infestano irrimediabilmente il sistema mediatico italiano. Da rileggere, a proposito, il brillante e acuto articolo di Teodoro Klitsche de la Grange apparso sul nostro sito. http://italiaeilmondo.com/2022/06/10/servilita-di-teodoro-klitsche-de-la-grange/ Buona lettura, Giuseppe Germinario
Maria Zakharova_Ricordate la recente vicenda della denuncia da parte dell’ambasciatore russo in Italia, Sergei Razov, alla procura di Roma contro il quotidiano italiano La Stampa e il suo autore Domenico Quirico? La denuncia per aver pubblicato l’articolo del 2 marzo “Il presidente. Se uccidere un tiranno fosse l’unica via d’uscita”, in cui si discuteva con tutta serietà delle possibilità, delle opportunità e degli ipotetici autori dell’assassinio del Presidente della Federazione Russa?
L’art. 414, comma 1 e comma 3 del codice penale italiano prevede “l’istigazione a delinquere”.
L’Ambasciatore russo ha richiamato questo articolo della normativa italiana. Ma i “miracoli della democrazia” non finiscono mai di stupire.
L’altro giorno sullo stesso giornale c’era la notizia che la domanda dell’Ambasciatore era stata respinta dal giudice delle indagini preliminari di Torino. Contrariamente alla prassi, non abbiamo ancora ricevuto una risposta ufficiale alla causa. A giudicare dall’articolo del giornale, la corte fa riferimento al fatto che, secondo quanto asserito, “non esiste un principio costituzionale sull’esistenza di un atto illecito”. La descrizione di un omicidio non “rappresenta una minaccia per la sicurezza dello Stato” (di chi? Nostro o dell’Italia?) e non sono “un invito a commettere un reato”, poiché “non sono stati individuati segni materiali di reato”.
Che classe, eh?
Sulla base di queste conclusioni, il caporedattore di Stampa ha dichiarato con orgoglio che il giornale ha le sue convinzioni, per le quali si batte: “le convinzioni della democrazia liberale”.
Su questo non c’è il minimo dubbio. Il totalitarismo liberale è evidente.
Non è la prima volta che scopriamo che la democrazia liberale nell’accezione occidentale moderna non escluda, ma, al contrario, addirittura incoraggi, sulle pagine di un quotidiano nazionale a grande tiratura la discussione sulla possibilità e l’opportunità dell’eliminazione fisica di un capo di uno Stato estero.
La base del pensiero liberale è la cultura della cancellazione. Se è possibile “cancellare” intere nazioni intese come fenomeno storico, allora in questa logica ben si adatta anche l’“abolizione fisica” degli statisti.
Abbastanza democratico per gli standard occidentali: il fascismo prima bruciò libri nelle piazze, bandì il dissenso e poi iniziò a eliminare le persone nelle camere a gas. La filosofia è la stessa. Questa scuola di pensiero giustifica l’abolizione della lingua madre, l’abolizione di coloro che sono contrari all’abolizione della lingua madre, l’abolizione della difesa dei propri valori se non si adattano all’attuale congiuntura dei demoni che si nascondo nel neoliberismo a stelle e strisce.
A proposito, non abbiamo trovato un punto interrogativo nel titolo dell’articolo, contrariamente a quanto affermato dal giornale, e questo non ha richiesto l’aiuto di un traduttore qualificato, cosa che il giornale ci ha consigliato di fare. Ora che c’è una soluzione legale (contro le aspettative, sorprendentemente veloce), la conclusione è ovvia: nell’Italia moderna sono state rimosse non solo le regole morali ma anche legali alla diffusione di tali materiali provocatori.
A proposito, il codice penale italiano prevede una severa punizione (fino a 1,5 anni di reclusione) per aver offese all’onore e alla dignità del Presidente della Repubblica italiana.
A mio modesto avviso, non puoi assolutamente offendere nessuno. Che sia il presidente dell’Italia, un cittadino italiano o un residente e cittadino di un altro Paese. Cosa ne pensa il liberalismo?
Ve lo dico io. Libertà è la possibilità di ideare, creare, realizzare atti meritevoli e utili. L’attuale liberalismo procede dall’ideologia opposta, glorificando la libertà come impunità per le abomini commessi.
(dal canale Telegram di Maria Zacharova)

 

LA CINA NELL’INTERREGNO, di Hu Wei

Questo articolo, sia pure al momento in gran parte contraddetto dal prosieguo degli eventi, rappresenta plasticamente l’esistenza e la vivacità del dibattito presente tra i decisori cinesi riguardo alla collocazione geopolitica del paese e in particolare al rapporto da tenere nei confronti soprattutto degli Stati Uniti e quindi, in subordine, della Russia. Non è certamente il segno di un confronto politico esploso ora, in particolare con il conflitto militare in Ucraina.

Gli albori si sono potuti intravedere già a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, in una fase di piena ostilità della Cina nei confronti della Unione Sovietica e di virulento confronto interno. I termini della discussione di allora erano del tutto diversi e riguardavano, tra le altre cose, il ruolo della pianificazione centralizzata, il rapporto centro/periferia e città/campagna, quello tra grande industia centralizzata, sul modello sovietico e sistema industriale decentrato fondato sulle comuni agricole. A farne le spese fu Liu Shaoqi, ex presidente della Repubblica Popolare Cinese; a guadagnarne, all’ombra di Mao Tze Tung, fu in realtà Zhou enLai, il vero artefice cinese dell’accordo con Nixon e Kissinger. Fu una svolta prettamente politico-diplomatica con pochi riflessi sulle scelte politiche interne al paese, quasi del tutto indipendenti. Il vero mutamento radicale avvenne alla fine degli anni ’80 con l’avvento di una politica economica aperta agli investimenti esteri e al mercato mondiale e la concretizzazione in economia della scelta di rapporti privilegiati con gli Stati Uniti. Fu una modalità di apertura paragonabile più che a quella di tanti paesi africani, dell’America Latina e dell’Europa Orientale, che portò ad una sorta di colonizzazione di quei paesi, quanto a quella piuttosto di paesi del Sud-Est Asiatico contemporanei e, storicamente, a quella degli stessi Stati Uniti, della Germania e del Giappone a fine ‘800. In quel periodo si assistette ad una sorta di congelamento della disastrata grande industria cinese e alla creazione di zone economiche aperte sulla fascia costiera, la più importante a Shangai, ma molto selettive dal punto di vista del controllo e dell’acquisizione delle capacità tecnologiche e imprenditoriali occidentali e del controllo politico del processo di trasformazione. E’ in quelle aree che si è formata una classe dirigente e una élite politica strettamente legata, anche culturalmente, ai centri decisori statunitensi e molto attiva nella lotta politica interna, usualmente molto aspra e spesso sanguinosa. La fase di ristrutturazione, sviluppo e potenziamento tecnologico dei grandi colossi industriali, piuttosto che la loro liquidazione così come avvenuta nei paesi dell’Europa Orientale, fu l’indizio e il segnale di affermazione definitiva di una classe dirigente dalle ambizioni sempre più distinte e assertive, ormai conflittuali con i disegni strategici statunitensi. Merito senza dubbio dei centri decisori dominanti cinesi, ma anche della “dabbenaggine” e presunzione, in realtà espressione anch’essa di un acceso confronto interno, statunitense. Quando si parla di “affermazione definitiva”, ci si riferisce ad una fase e non si vuole eludere l’esistenza in Cina di centri decisori in conflitto e quindi di uno scontro politico dall’esito mutevole. E’ l’esistenza dello stesso articolo qui sotto in qualche maniera a certificarlo e a collocare sotto un’altra luce l’attuale politica statunitense, avventurista sì, ma non irrazionale. Le elezioni presidenziali nel 2024, forse anche quelle di medio termine nel prossimo novenbre negli Stati Uniti e il Congresso del Partito Comunista Cinese a fine anno ci potranno dire qualcosa di più chiaro in merito all’esito del confronto. Non solo negli Stati Uniti, ma anche nella Cina stessa. La posizione espressa dall’autore è di fatto minoritaria; avrebbe però il vantaggio della soluzione in termini di conservazione e semplificazione di alcuni attuali dilemmi geopolitici storici della Cina, soprattutto nei confronti di India, Pakistan e Sud-Est Asiatico. A quale prezzo rispetto all’autonomia politica dagli Stati Uniti, è tutto da vedere. E’ la riprova ancora una volta, ma poco evidenziato da gran parte degli analisti, che il confronto geopolitico tra stati passa attraverso un confronto tra centri decisori tra di loro ostili e interconnessi nell’agone internazionale. Buona Lettura, Giuseppe Germinario

Le Grand Continent_Questo articolo, inviato dall’autore in lingua cinese al sito Usa-Cina Perception Monitor dove è stato pubblicato il 5 marzo e poi tradotto in inglese il 12 marzo, è da allora oggetto di acceso dibattito. Il suo autore, Hu Wei, è uno studioso cinese che occupa una posizione speciale nell’ecosistema delle relazioni internazionali a Shanghai. Viene presentato come vicepresidente del Centro di ricerca sulle politiche pubbliche dell’Ufficio del Consiglio di Stato, presidente dell’Associazione di Shanghai per la ricerca sulle politiche pubbliche e presidente del comitato accademico del Chahar Institute.

In questo breve testo, Hu Wei presenta possibili scenari per il resto della guerra, dieci giorni dopo l’inizio dell’offensiva russa. Per lui, il fatto che l’invasione dell’Ucraina distolga l’attenzione dagli Stati Uniti non deve essere preso troppo ottimisticamente: la Cina ha interesse a sostenere Putin se vincerà, ma Putin perderà sicuramente questa guerra e isolerà ulteriormente la Russia dal resto del Paese. il mondo. Per Hu la conseguenza sarebbe poi lineare: l’egemonia degli Stati Uniti si estenderà, parallelamente alla loro influenza sui loro alleati europei che potranno dire addio ai loro sogni di autonomia strategica; La Cina sarà isolata contro un Occidente di fronte unito; cadrà una “nuova cortina di ferro”, questa volta non più confinata in Europa ma separando le democrazie dai regimi autoritari su scala globale.

Non solo un tale risultato non distoglierebbe l’attenzione degli Stati Uniti dalla Cina nell’Indo-Pacifico, ma rafforzerebbe questo lavoro di “accerchiamento”, sia militare (NATO, Quad, AUKUS) che ideologico attraverso il sistema di valori occidentale. Drammatizzando questa sequenza come quella di una scelta storica, Hu identifica una finestra di opportunità “da una a due settimane” in cui la Cina dovrà fare una “scelta strategica” – in questo caso, smettere di sostenere Vladimir Putin.

Se non si deve dare troppa importanza all’autore negli ambienti decisionali di politica estera in Cina, il suo testo è stato censurato in questa lingua e non ha mancato di suscitare reazioni e risposte denunciando l'”eccessiva” attenzione riservata a questo articolo come un -op” guidato dall’occidente a dividere Russia e Cina… Tanti indizi che sono il segno che questo testo punta appunto ad una serie di elementi al centro del dilemma cinese che presiede gli arbitrati in questi giorni. Anche se è incerto se la Cina deciderà presto di abbandonare la sua neutralità o di smettere di alimentare la sua ambiguità strategica, come rivela la mappa delle reazioni globali all’invasione dell’Ucraina prodotto dal Geopolitical Studies Group – l’incontro di lunedì tra Jake Sullivan e Yang Jiechi potrebbe aiutare a districare alcune incognite, mentre la Russia ha chiesto aiuti economici e militari a Pechino.

Hu Wei_La guerra russo-ucraina è il conflitto geopolitico più grave dalla seconda guerra mondiale e avrà conseguenze globali di gran lunga maggiori rispetto agli attacchi dell’11 settembre . In questo momento critico, la Cina deve analizzare e valutare attentamente la direzione della guerra e il suo potenziale impatto sul panorama internazionale. Allo stesso tempo, per lottare per un ambiente esterno relativamente favorevole, la Cina dovrebbe reagire in modo flessibile e fare scelte strategiche in linea con i suoi interessi a lungo termine.

L’operazione “militare speciale” della Russia contro l’Ucraina ha suscitato aspre polemiche in Cina, con i suoi sostenitori e oppositori divisi in due campi implacabilmente opposti. Questo articolo non rappresenta nessuna delle parti ma intende fornire spunti di riflessione e costituire un punto di riferimento per il più alto livello decisionale in Cina. Presenta un’analisi obiettiva delle possibili conseguenze della guerra e delle opzioni di contromisura a nostra disposizione.

I. Prevedere il futuro della guerra russo-ucraina

1. Vladimir Putin potrebbe non essere in grado di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, che metterebbe la Russia in una situazione delicata. L’obiettivo dell’attacco di Putin era risolvere completamente la questione ucraina e distogliere l’attenzione dalla crisi interna della Russia sconfiggendo l’Ucraina in una guerra lampo, sostituendo i suoi leader e alimentando un governo filo-russo. Tuttavia, la guerra lampo è fallita e la Russia non è in grado di sostenere una guerra prolungata e gli alti costi che essa comporta. Lo scoppio di una guerra nucleare porrebbe la Russia in totale antagonismo con il resto del mondo e sarebbe quindi invincibile. Anche la situazione all’interno e all’esterno del Paese è sempre più sfavorevole. Anche se l’esercito russo è riuscito a occupare Kiev, la capitale dell’Ucraina, e a creare un governo fantoccio a caro prezzo, non significherebbe la vittoria finale. A questo punto, l’opzione migliore per Putin è quella di porre fine alla guerra in modo decente attraverso colloqui di pace, che richiedono all’Ucraina di fare concessioni sostanziali. Tuttavia, ciò che non è raggiungibile sul campo di battaglia è anche difficile da ottenere al tavolo delle trattative. In ogni caso, questa azione militare costituisce un errore irreversibile.

2. Il conflitto potrebbe intensificarsi ulteriormente e non si può escludere un possibile coinvolgimento occidentale nella guerra. L’escalation della guerra sarebbe certamente costosa, ma è molto probabile che Putin non si arrenderà facilmente dato il suo carattere e il suo potere. La guerra russo-ucraina potrebbe intensificarsi oltre l’Ucraina e potrebbe anche includere la possibilità di un attacco nucleare. Se ciò accadesse, gli Stati Uniti e l’Europa non potrebbero restare fuori dal conflitto, che scatenerebbe una guerra mondiale, anche nucleare. Il risultato sarebbe una catastrofe per l’umanità e una resa dei conti tra Stati Uniti e Russia. Questa resa dei conti finale, nella misura in cui la potenza militare russa non può competere con quella della NATO, sarebbe anche peggio per Putin.

3. Anche se la Russia riuscirà a conquistare l’Ucraina dopo una scommessa disperata, sarà comunque una “patata bollente” politica. La Russia avrebbe quindi portato un pesante fardello e sarebbe stata sopraffatta. In queste circostanze, indipendentemente dal fatto che Volodymyr Zelensky sia vivo o meno, molto probabilmente l’Ucraina istituirà un governo in esilio per affrontare la Russia a lungo termine. La Russia sarà soggetta sia alle sanzioni occidentali che a una ribellione sul territorio ucraino. Le linee del fronte si allungheranno. L’economia nazionale non sarà redditizia e alla fine sarà trascinata al ribasso. Questo periodo non supererà alcuni anni.

4. La situazione politica in Russia può cambiare o esplodere nelle mani dell’Occidente. Dopo il fallimento della guerra lampo di Putin, le speranze di una vittoria russa sono deboli e le sanzioni occidentali hanno raggiunto il massimo storico. Poiché i mezzi di sussistenza delle persone sono gravemente colpiti e le forze contro la guerra e contro Putin si uniscono, la possibilità di un ammutinamento politico su vasta scala in Russia non può essere esclusa. Con l’economia russa sull’orlo del collasso, sarebbe difficile per Putin sostenere una situazione così pericolosa, anche escludendo una sconfitta nella guerra russo-ucraina. Se Putin dovesse essere estromesso dal potere a causa di disordini civili, un colpo di stato o per qualsiasi altro motivo, la Russia sarebbe ancora meno propensa a confrontarsi con l’Occidente.

II. Analisi dell’impatto della guerra russo-ucraina sul panorama internazionale

1. Gli Stati Uniti riguadagnerebbero la leadership nel mondo occidentale e l’Occidente ne emergerebbe più unito. Attualmente l’opinione pubblica pensa che la guerra in Ucraina significhi il completo crollo dell’egemonia americana, ma la guerra riporterebbe infatti Francia e Germania, che entrambe volevano staccarsi dagli Stati Uniti, in un’architettura di difesa sotto l’egida della NATO , distruggendo il sogno dell’Europa di realizzare una diplomazia indipendente e un’autonomia strategica. La Germania aumenterebbe significativamente il suo budget militare; Svizzera, Svezia e altri paesi rinuncerebbero alla loro neutralità. Con il Nord Stream 2 sospeso a tempo indeterminato, la dipendenza dell’Europa dal gas naturale statunitense aumenterebbe inevitabilmente.

2. Una “cortina di ferro” cadrebbe di nuovo, non solo dal Mar Baltico al Mar Nero, ma più in generale in una resa dei conti finale tra il campo dominato dall’Occidente ei suoi concorrenti. L’Occidente tratterà il confine tra democrazie e stati autoritari, definendo il divario con la Russia come una lotta tra democrazia e dittatura. La nuova cortina di ferro non sarà più tracciata tra i due campi del socialismo e del capitalismo e non si limiterà alla Guerra Fredda. Sarà una battaglia all’ultimo sangue tra chi è a favore e chi è contro la democrazia occidentale. L’unità del mondo occidentale sotto la cortina di ferro avrà un effetto di travaso sugli altri paesi: si consoliderà la strategia indo-pacifica degli Stati Uniti,

3. La potenza occidentale crescerà in modo significativo, la NATO continuerà ad espandersi e l’influenza degli Stati Uniti nel mondo non occidentale aumenterà. Dopo la guerra russo-ucraina, per quanto la Russia realizzi la sua trasformazione politica, indebolirà notevolmente le forze anti-occidentali in tutto il mondo. La scena successiva agli sconvolgimenti sovietici e orientali del 1991 potrebbe ripetersi: le teorie sulla “fine dell’ideologia” potrebbero riapparire, la rinascita della terza ondata di democratizzazione perderebbe slancio e altri paesi del Terzo Mondo abbraccerebbero l’Occidente. L’Occidente otterrebbe più “egemonia”, sia in termini di potenza militare che in termini di valori e istituzioni. Il suo duro potere e il suoil soft power raggiungerà nuove vette.

4. In questo contesto, la Cina sarebbe più isolata. Per i motivi di cui sopra, se la Cina non adotta misure proattive per rispondere, dovrà affrontare un ulteriore contenimento da parte degli Stati Uniti e dell’Occidente. Una volta caduto Putin, gli Stati Uniti non dovranno più confrontarsi con due concorrenti strategici, ma dovranno solo bloccare la Cina nel contenimento strategico. L’Europa si staccherà ancora di più dalla Cina, il Giappone diventerà l’avanguardia anti-cinese, la Corea del Sud cadrà ancora di più nelle mani degli Stati Uniti, Taiwan si unirà al concerto anti-cinese e il resto del mondo dovrà scegliendo da che parte stare seguendo una logica gregaria. La Cina non sarà solo circondata militarmente dagli Stati Uniti, dalla NATO, dal Quad e dall’AUKUS, ma sarà anche sfidato dai valori e dai sistemi occidentali.

[Dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con le nostre mappe, analisi e traduzioni annotate abbiamo aiutato più di 1,5 milioni di persone a comprendere le trasformazioni geopolitiche di questa sequenza. Se trovi utile il nostro lavoro e pensi che meriti supporto, puoi  iscriverti qui .]

III. La scelta strategica della Cina

1. La Cina non può essere legata a Putin e deve staccarsi da lui il prima possibile. Nel senso che un’escalation del conflitto tra Russia e Occidente aiuta a distogliere l’attenzione degli Stati Uniti dalla Cina, la Cina dovrebbe essere felice della situazione e persino sostenere Putin, ma solo se la Russia non cade. Essere sulla sua stessa barca avrà un impatto sulla Cina se perde il potere. A meno che Putin non riesca ad assicurarsi la vittoria con il sostegno della Cina, una scarsa prospettiva per ora, la Cina non ha il potere di sostenere la Russia. Una delle leggi della politica internazionale dice che non ci sono «né eterni alleati né perpetui nemici», ma che «i nostri interessi sono eterni e perpetui». Nelle attuali circostanze internazionali, La Cina può solo salvaguardare i propri interessi, scegliere il male minore e scaricare il peso della Russia il prima possibile. Al momento, si stima che ci sia una finestra di una o due settimane prima che la Cina perda il respiro. La Cina deve agire con decisione.

2. Deve evitare di giocare contemporaneamente da entrambe le parti, rinunciare alla neutralità e scegliere la posizione dominante nel mondo. Al momento, la Cina ha cercato di non offendere nessuna delle due parti e ha preso una posizione intermedia nelle sue dichiarazioni e scelte internazionali, inclusa l’astensione dal voto in Consiglio di sicurezza e Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tuttavia, questa posizione non soddisfa le esigenze della Russia e ha fatto infuriare l’Ucraina, i suoi sostenitori e simpatizzanti, mettendo la Cina dalla parte sbagliata di gran parte del mondo. In alcuni casi, l’apparente neutralità è una scelta saggia, ma non si applica a questa guerra, dove la Cina non ha nulla da guadagnare. Poiché la Cina ha sempre sostenuto il rispetto della sovranità nazionale e dell’integrità territoriale, può solo evitare un ulteriore isolamento schierandosi con la maggior parte dei paesi del mondo. Questa posizione è anche favorevole alla risoluzione della questione di Taiwan.

3. La Cina deve realizzare la più grande svolta strategica possibile e non essere ulteriormente isolata dall’Occidente. Tagliarsi fuori da Putin e rinunciare alla neutralità aiuterà a costruire l’immagine internazionale della Cina e ad alleggerire le sue relazioni con gli Stati Uniti e l’Occidente. Sebbene sia difficile e richieda grande saggezza, è la migliore opzione possibile per il futuro. L’idea che un conflitto geopolitico in Europa innescato dalla guerra in Ucraina ritarderà in modo significativo il perno strategico statunitense dall’Europa alla regione indo-pacifica non può essere trattata con eccessivo ottimismo. Negli Stati Uniti si stanno già levando voci per dire che l’Europa è importante ma che la Cina lo è di più, e che l’obiettivo principale degli Stati Uniti è impedire alla Cina di diventare la potenza dominante nella regione indo-pacifica. In queste circostanze, la priorità assoluta della Cina è apportare di conseguenza gli adeguamenti strategici appropriati, cambiare gli atteggiamenti ostili degli americani nei suoi confronti e salvarsi dall’isolamento. La cosa principale è impedire agli Stati Uniti e all’Occidente di imporre sanzioni congiunte alla Cina.

4. La Cina dovrebbe prevenire lo scoppio di guerre mondiali e nucleari e dare un contributo insostituibile alla pace mondiale. Poiché Putin ha esplicitamente incaricato i deterrenti strategici della Russia di entrare in uno stato di speciale prontezza al combattimento, la guerra russo-ucraina potrebbe sfuggire al controllo. Una giusta causa attira molto sostegno, una causa ingiusta trova poco. Se la Russia è l’istigatore di una guerra mondiale o addirittura di una guerra nucleare, sicuramente metterà il mondo in subbuglio. Per dimostrare il suo ruolo di grande potenza responsabile, la Cina non solo non può schierarsi con Putin, ma deve anche adottare misure concrete per prevenire il suo possibile avventurismo. La Cina è l’unico paese al mondo con questa capacità e deve sfruttare appieno questo vantaggio unico. La fine del sostegno cinese a Putin molto probabilmente porrà fine alla guerra, o almeno gli impedirà di intensificarla. Di conseguenza, la Cina riceverà sicuramente molti elogi internazionali per il mantenimento della pace nel mondo, che potrebbe aiutarla a evitare l’isolamento, ma anche trovare un’opportunità per migliorare le sue relazioni con gli Stati Uniti e il mondo.

CREDITI
L’articolo originale è disponibile qui in inglese e francese: https://uscnpm.org/2022/03/12/hu-wei-russia-ukraine-war-china-choice/

LA PRIMA GUERRA DEL METAVERSO, di Shi Zhan

Una intervista  molto interessante; probabilmente un po’ troppo ottimistica sulle virtù del metaverso. Intanto bisogna distinguere sulla funzione all’interno e quella all’esterno di un paese, sia che si parli di metaverso, che della comunicazione, che in maniera più riduttiva di propaganda. Il successo di queste pratiche registrato in Ucraina e nel mondo occidentale sta producendo specularmente l’effetto contrario in Russia, visto l’evidente rafforzamento della sua dirigenza. La stessa tanto decantata flessibilità nelle tattiche ucraine di conduzione della guerra sta incontrando il limite della necessità della difesa del territorio e dell’estremo valore politico e motivazionale della difesa dell’integrità territoriale. Non a caso sta tornando in auge la dottrina militare classica con gli evidenti segni di logoramento dell’esercito ucraino.  Un ritorno in auge che deve comunque tener conto delle novità brillantemente esposte nel saggio. Buona lettura, Giuseppe Germinario

DAVID OWNBY_Nato nel 1977, Shi Zhan è Professore di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali e Direttore del World Politics Research Center presso la China Foreign Affairs University. Il lavoro di questo giovane accademico molto prolifico è interessante sotto diversi aspetti. In primo luogo nel mettere in discussione le nozioni tradizionali di cosa significhi “Cina”, ma anche nell’osservare l’impatto degli algoritmi e del metaverso sull’economia globale e sul potere degli stati nazione. Per un’introduzione al lavoro di Shi, vedere la breve recensione che ho scritto del suo libro più recente隔离,信任与未来( Coming Out of the Cocoon, Isolation, Trust and the Future , Changsha: Hunan Wenyi Chubanshe, 2021).

Il testo che qui traduciamo è stato pubblicato per la prima volta sull’account WeChat di Shi Zhan – destinato, quindi, ai suoi iscritti. È stato poi ripubblicato sul sito Exploration and Free Views , un grande quotidiano con un pubblico consistente. Il primo interesse di questo testo è quindi che non appartiene alla categoria delle pubblicazioni che sarebbero riuscite a sfuggire alla censura cinese. Anzi: i direttori di una grande testata hanno ritenuto opportuno pubblicarlo considerando che quanto Shi aveva da dire sarebbe stato di interesse per i lettori. Alla lettura, questo punto invita alla riflessione poiché Shi sembra spingere lontano la sua tesi sull’interazione tra il mondo offline e quello online.

Come una serie di altri testi emersi in Cina dopo l’invasione dell’Ucraina, la pubblicazione di Shi Zhan non rientra direttamente nel quadro utilizzato dal regime e dai suoi organi di propaganda per affrontare questa questione. Non difende né condanna nessuna delle parti. Shi vede la guerra dal punto di vista delle piattaforme e delle reti, osservando le interazioni dei mondi online e offline in battaglia e l’immagine restituita dalla guerra, in particolare l’immagine di Zelensky. Queste osservazioni lo portano a questa conclusione stupefacente: organizzando la sua resistenza, l’Ucraina avrebbe capito come si vinceranno le guerre future nell’era del metaverso.

SHI ZHAN_La guerra russo-ucraina si svolge sia online che offline, con le due dimensioni fortemente integrate e che si plasmano a vicenda, con la caratteristica di essere profondamente interconnesse . Si potrebbe dire che questa è semplicemente una guerra del metaverso, piena di metafore.

La parola che Shi usa qui è分布式, che letteralmente significa “distribuito”, come in “calcolato distribuito”. “Connesso” o “in rete” sembra avere più senso qui.

Nei miei post più recenti (“La performance è guerra”, “Ognuno è un talk show”, “Un momento in cui devi mettere le carte in tavola”), ho spiegato in più occasioni come la partecipazione in rete nell’era dei social network rendono la guerra un’esperienza individuale – e non più collettiva – il che implica una ridefinizione della guerra. Trasforma anche la politica. In termini di social media, la performance interattiva a due vie di Zelensky in un piccolo teatro è stata migliore della performance unilaterale e centralizzata di Putin sul grande schermo, perché quando Zelensky ha messo in scena la sua opera per il mondo intero, ha condotto una guerra che i suoi fan potrebbero seguire. È una metafora del metaverso.

In uno scenario del genere, il potere dei valori diventa più importante che mai. A prima vista i valori sembrano essere solo parole, come bolle galleggianti, ma sono proprio i valori che guidano l’ordine in rete che può raggiungere individui che non avrebbero mai avuto la possibilità di incontrarsi offline, mobilitandoli online in diverse forme di azione collettiva, trasformandole in una forza che è ovunque e da nessuna parte, rimodellando costantemente i confini comportamentali delle parti coinvolte (ho analizzato questo fenomeno nel mio post “Un’età per giocare a carte in tavola” attraverso diversi esempi) , che è senza precedenti. Molte persone pensano che il metaverso sia solo un espediente, nient’altro che una bozza calda, ma non capiscono che nell’era delle reti, la potenza di questa “aria calda” è maggiore di quella della nostra immaginazione tradizionale. L’era del metaverso è costruita su queste fondamenta e riorganizzerà la nostra tradizionale comprensione di elementi fondamentali come acqua, terra e fuoco.

La comunicazione in rete ha rafforzato il ruolo dei valori – attraverso la narrazione che accompagna la distribuzione delle immagini e attraverso la ludicizzazione del conflitto, che incoraggia la partecipazione e la mobilitazione in tutta la rete.

Il vice primo ministro ucraino e ministro per la trasformazione dei dati Mykhailo Albertovych Fedorov (nato nel 1991), sulla trentina, era proprietario di una società di marketing su Internet prima di entrare in politica e conosce tecniche di comunicazione di rete perfette. Quella che inizialmente sembrava una scelta strana da parte di Zelensky si è rivelata un colpo da maestro nella Guerra del Metaverso. Fedorov è estremamente fantasioso e sa come utilizzare i social media per trasformare la tragedia in commedia, come ludicizzare ciò che sta realmente accadendo, seguendo la logica di base della comunicazione nel metaverso. Esaminiamo alcuni esempi.

Volodymyr Zelensky è nel cuore del campo di battaglia di kyiv, ma può rivolgersi al Congresso degli Stati Uniti, al Parlamento europeo e ad altri, ottenendo un enorme sostegno senza fare un passo fuori dalla capitale, che è essa stessa una sorta di integrazione delle realtà online e offline in un moda del metaverso. Un breve video pubblicato dopo il suo discorso al Congresso degli Stati Uniti ha messo a confronto la bellezza della Kiev prebellica con la miseria attuale che, insieme alla commovente musica di sottofondo, ha brillantemente tradotto in termini artistici la tragedia in corso.

Secondo Shi, i mezzi di comunicazione in rete hanno il potere di fare della guerra un’esperienza individuale, poiché le immagini dei campi di battaglia possono arrivare direttamente sullo smartphone di chiunque, senza alcuna forma di mediazione da parte dei governi o dei media. Non è certo la prima volta che succede una cosa del genere, e molto si è detto sul potere dei social media nelle varie rivoluzioni colorate avvenute negli ultimi decenni. Detto questo, l’amministrazione di George W. Bush una volta ha vietato le fotografie delle bare dei soldati americani morti nella guerra in Iraq, che era solo uno dei tanti sforzi per controllare le immagini e la storia della guerra. Le comunicazioni in rete permetterebbero di “mettere le carte in tavola”, secondo la descrizione appropriata di Shi, e alla fine potrebbe rendere obsoleta la strategia di messaggistica televisiva unidirezionale impiegata dalla Russia.

Mi ha ricordato fotografie che avevo visto prima, immagini scattate da fotoreporter ucraini di parlamentari che litigavano nel palazzo del parlamento, che qualcuno ha detto gli ricordava Caravaggio, che parla a lungo della visione artistica degli europei dell’est. Nell’era del metaverso, usare la tensione delle forme d’arte per trasmettere rappresentazioni, mentre si utilizzano i social media per ottenere una circolazione virale, consente di trasmettere l’essenza di un problema, che è una capacità chiave. Ne ho discusso in dettaglio nel mio recente post intitolato “Representation as Essence, Performance as War”.

Il riferimento ai dipinti di Caravaggio potrebbe riferirsi a una tendenza Reddit, indagata in un articolo del Guardian .

Il principio del metaverso è ludicizzare la realtà . I giochi sono una potente forza trainante nella natura umana. L’uso di metodi di ludicizzazione può attirare grandi folle per costruire l’ordine del metaverso in rete a basso costo. La concorrenza è anche un potente motore della natura umana e la guerra è la forma definitiva di competizione. Il metaverso giocherà quindi la guerra per stimolare il desiderio di partecipazione delle persone; quello che stiamo vedendo oggi in Ucraina è una versione beta di quello.

Giocare alla guerra in questo modo fa sì che ancora più persone pensino e facciano rete. Un artista di Chicago ha creato le figure Lego di Zelensky che vengono vendute online per raccogliere fondi per l’Ucraina. È probabile che vedremo più situazioni di questo tipo di iniziative e tutti i giochi che le persone giocano diffonderanno di nascosto determinati valori, cambiando inconsciamente la comprensione del mondo da parte delle persone, spingendo i confini della legittimità di vari comportamenti – esattamente cosa fa il metaverso .

Il Metaverse non è solo un mondo parallelo online, ma esiste come integrazione della costruzione reciproca di mondi online e offline . Tornando alla dimensione offline della guerra del metaverso tra Russia e Ucraina, la natura in rete del metaverso si riflette in vari modi.

Innanzitutto, l’Ucraina sta conducendo la guerra in un modo molto diverso rispetto al passato. Durante le riforme militari degli ultimi anni, il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov (nato nel 1966) ha sciolto le unità combattenti al di sopra del livello di battaglione, in modo che le unità da combattimento di base diventassero estremamente disperse e appiattite, e allo stesso tempo ha notevolmente migliorato le capacità di scansione e intelligence del sistema di comando.

Il sistema di comando dell’esercito ucraino è come una super piattaforma, supportata da informazioni aerospaziali integrate, sulla base della quale piccole unità di combattimento disperse vengono schierate in attacchi flessibili, utilizzando missili guidati Javelin e Stinger, che costano centinaia di migliaia di dollari, per abbattere carri armati e aerei russi del valore di milioni, se non decine di milioni di dollari. L’esercito ucraino fa tutto il possibile per evitare battaglie frontali concentrate, e invece fa la guerra in modo disperso e frammentato, una guerra altamente asimmetrica di Davide contro Golia. Le operazioni interne dell’esercito ucraino sono a basso costo e scarsa fornitura in termini di campo di battaglia; la situazione dell’esercito russo è esattamente l’opposto .

I concetti alla base di questo nuovo metodo di guerra – disperso, digitalizzato, in rete e intelligente – fanno sembrare i metodi russi di condurre una guerra su larga scala, rispecchiando le tattiche della seconda guerra mondiale, goffi e superati. L’organizzazione dell’esercito ucraino lo rende totalmente inadatto alle guerre straniere, ma altamente adatto alle guerre locali di autodifesa, e le filosofie militari e politiche dietro di esso sono in linea con i valori in rete, in cui l’online e l’offline si fondono a livello concettuale e organizzativo, a loro volta supportati da piattaforme digitali e high-tech online e offline. La tecnologia stessa è neutra, ma certe caratteristiche di certe tecnologie spesso risuonano con particolari orientamenti valoriali o logiche organizzative, facilitando così la diffusione di specifici valori e forme organizzative, come abbiamo visto tante volte nella storia; il metaverso oggi è solo un altro esempio.

La comunicazione in rete, metaversale, secondo Shi, incoraggerebbe scelte strategiche intelligenti nel confronto di Davide contro Golia, almeno in questa guerra. Non è il primo commentatore a evidenziare il contrasto tra una strategia ucraina basata sull’agilità tattica e lo stile dell’esercito russo della seconda guerra mondiale. Questo è l’ultimo messaggio che Shi Zhan sembra voler trasmettere ai suoi lettori: schierarsi dalla parte degli ucraini, non perché siano dalla parte giusta, ma perché sono i più intelligenti.

Questa logica organizzativa permette anche di mobilitare pienamente la popolazione. Di recente ho letto qualcosa – che deve ancora essere verificato – che l’Ucraina ha lanciato un’app che il pubblico può utilizzare per fotografare le truppe russe che vedono, consentendo all’app di caricare la loro posizione e quindi all’esercito ucraino di reagire. Ancora una volta, non so se sia vero o no, ma se è vero, è estremamente ‘metaverso’, nel senso che l’online e l’offline sono completamente collegati in rete, mettendo l’esercito russo contro forze che sono ovunque e da nessuna parte, che sono difficili da combattere. Quindi, anche se l’app non esiste ancora, ci sono buone probabilità che alla fine lo sarà.

Un’altra informazione: due studenti americani, i cui nomi sembrano provenire dall’Europa dell’Est, anche se non so se siano ucraini, hanno sviluppato un sito web che consente ai rifugiati ucraini e alle famiglie europee che desiderano accogliersi di ritrovarsi rapidamente. È una specie di Airbnb in tempo di guerra, tranne per il fatto che trasforma la gig economy in gig disaster relief , in cui i valori della rete possono diventare una grande motivazione per le persone a mettersi in gioco.

L’ esperienza online può cambiare i confini del comportamento, ma è ancora nel mondo offline che le cose accadono. La guerra è tutt’altro che finita e tutto ciò che dobbiamo fare è guardare e aspettare. Lo stesso vale per il futuro metaverso, in quanto il mondo online ridefinirà il mondo offline, anche se il mondo online non può sfuggire alle varie risposte e vincoli del mondo offline: il processo è infatti reciprocamente costitutivo . In questo senso, la guerra russo-ucraina può essere vista come una versione beta del futuro, un futuro molto metaversale.

I tempi stanno cambiando.

https://legrandcontinent.eu/fr/2022/06/07/la-premiere-guerre-du-metavers/?mc_cid=905dc3d0f8&mc_eid=4c8205a2e9

Kissinger, l’Ucraina e l’Ordine del Mondo, di OLIVIER CHANTRIAUX

Proseguiamo con il dibattito seguito all’intervento di Henry Kissinger al WEF, del quale abbiamo già offerto la traduzione. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Il 23 maggio, parlando in videoconferenza al World Economic Forum, Henry Kissinger ha fatto sentire una voce discordante [1] . Il messaggio principale di Kissinger non è che l’Ucraina dovrebbe accettare concessioni territoriali. Le sue osservazioni mirano a sottolineare l’urgenza della diplomazia in un clima di superiorità.

Contrariamente a molti media, così inclini a leggere le notizie internazionali in termini manichei, Kissinger ha ricordato la necessità, per risolvere i conflitti in atto, di considerare con occhio razionale la permanenza della storia e di sostituire la logica dell’escalation delle esigenze strutturali di diplomazia.

In piena coerenza con quanto espresso nell’articolo da lui pubblicato nel 2014 durante la prima crisi ucraina, in cui sottolineava che l’Ucraina, “ponte” tra est e ovest, non doveva necessariamente scegliere tra l’una o l’altra di queste strategie strategiche polarità, Kissinger ha auspicato l’apertura di negoziati che permettano ai protagonisti di affermare i propri interessi e che la Russia riconquisti, a lungo termine, un posto o un ruolo in Europa. Ha inoltre incoraggiato i due maggiori attori della vita internazionale, Stati Uniti e Cina, a tornare sulla strada di un dialogo strutturato, disegnato con la costante preoccupazione di garantire l’equilibrio di un mondo ormai plurale.

Sottolineando la necessità di un ritorno alla storia e l’urgenza della diplomazia in un mondo afflitto da molteplici tensioni, Kissinger ha dato ancora una volta prova della costanza del suo pensiero, ha espresso le esigenze e la portata della sua lettura delle relazioni internazionali, irriducibili alle mode come nonché ad ogni facile appropriazione e che possiamo qualificare, per riassumere la formula, come realismo storico. Mostrandosi animato, all’alba del suo 99° compleanno, da un’irresistibile libertà intellettuale, ha, nel dialogo così instaurato con Klaus Schwab e con Graham Allison, criticando l’opinione più attuale, ha ricordato l’interesse universale a favorire, nella condotta delle relazioni internazionali e per garantire la pace globale, frutto di una razionalità concreta, forte del lungo tempo della storia.

Realismo storico

Agli occhi di Kissinger, innanzitutto, sembra innegabile che il popolo ucraino stia attualmente dimostrando eroismo. Ma l’ardore dispiegato nei combattimenti, da qualunque parte provenga, non basta certo a risolvere la crisi. Indica quindi che per quanto riguarda la storia e la geografia, che fanno della Russia un garante degli equilibri europei e dell’Ucraina una marcia, si dovrà trovare un compromesso diplomatico che permetta di ristabilire la pace. Facendo riferimento all’articolo da lui pubblicato nel 2014, Kissinger ritiene che “l’obiettivo ultimo” da privilegiare in vista della stabilità, anche se il contesto attuale è diverso, dovrebbe essere quello di erigere l’Ucraina in “una specie di Stato neutrale.Deplora, infatti, che invece questo Paese sia diventato o sia tornato, se si ricorda la sua storia, in prima linea tra raggruppamenti di Paesi in Europa.

Questa soluzione negoziata non va quindi ricercata, secondo lui, in una forma di escalation incontrollata, che avrebbe l’effetto di rigettare la Russia in seno alla Cina. Un simile sviluppo non mancherebbe ovviamente di apparire controintuitivo, in quanto si impadronirebbe del meccanismo del pendolo triangolare, che in precedenza aveva consentito agli Stati Uniti di controbilanciare le ambizioni di una di queste due potenze giocando un rapporto costruito con l’altra.

L’obiettivo così proposto da Kissinger, il negoziato ritorno allo status quo attraverso il riconoscimento di un’Ucraina neutrale, non va necessariamente contrapposto all’analisi che era stata quella di Zbigniew Brzeziński in The Grand Chessboard. Riprendendo, a sostegno della sua tesi, le categorie forgiate da Halford Mackinder, per il quale l’egemonia mondiale dipendeva dal predominio esercitato sul cuore della terra che è l’Eurasia, Brzeziński vedeva nello stato ucraino un importante “perno geopolitico”, la cui indipendenza poteva contenere le ambizioni imperiali russe. Conserviamo dalla sua analisi la famosa frase: “Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero eurasiatico. »

La conseguenza che Brzeziński ne trae è che l’indipendenza dell’Ucraina dovrebbe essere garantita affinché la Polonia non diventi a sua volta un perno geopolitico sul confine orientale dell’Europa unita.

In effetti, la prospettiva aperta da Kissinger, che certamente segue un metodo di analisi diverso da quello di Brzeziński e non condivide la visione del mondo di quest’ultimo, non include alcuna messa in discussione dell’indipendenza dell’Ucraina: fa semplicemente della diplomazia la chiave per ristabilire un equilibrio. E se Brzeziński metteva in guardia gli Stati Uniti e l’Europa dagli appetiti russi, per evitare che un’ipotetica annessione dell’Ucraina avesse la conseguenza di trasformare a sua volta la Polonia in un “perno geopolitico”, Kissinger comprende che, al contrario, l’integrazione dell’Ucraina nelle alleanze occidentali sarebbe portare, del resto, a una situazione equivalente, in cui, concretamente, Russia e Occidente si troverebbero a diretto contatto. La paura di vedere presto la Russia,

Si può presumere che il presidente Biden, da sempre particolarmente preoccupato per l’Ucraina, veda nel conflitto armato di cui quest’ultima è teatro un’occasione imperdibile per indebolire la Russia. È per una tale ragione geopolitica che gli Stati Uniti ei loro alleati stanno consegnando un grande volume di armi all’Ucraina. L’Occidente sotto l’egemonia americana intende quindi porre fine alle ambizioni strategiche della Russia, sottoponendola alla prova di un duro logoramento.

Dai priorità alla diplomazia

Per Kissinger, l’attrito decisivo di una grande potenza in una regione instabile, a rischio di scatenare una guerra generalizzata e catastrofica, non può costituire di per sé un obiettivo. Lungi dal sopravvalutare la geografia di Mackinder, il realismo storico kissingeriano mira all’equilibrio e favorisce la conservazione dell’ordine mondiale. Pesa la posta: un’Ucraina dello status quo ante , indipendente ma neutrale, gli sembra preferibile a un’Ucraina totalmente integrata nei gruppi occidentali, che si ritroverebbero quindi vicina di una Russia umiliata in preda al risentimento.

Allontanandosi dalla tradizione di ostilità viscerale nei confronti della Russia condivisa da molti suoi connazionali, Henry Kissinger ha mostrato la sua preferenza per la razionalità dei diplomatici e ha ritenuto necessario che i protagonisti del conflitto ucraino si impegnassero in seri negoziati entro “due mesi”.

Di fronte a questo ritorno allo stato di guerra, Kissinger ha sostenuto la diplomazia, l’unico modo per ristabilire l’equilibrio. Perché Henry Kissinger attribuisce tanta importanza al concetto di equilibrio? Perché l’equilibrio si applicava alle relazioni internazionali, come ha insistito nella sua tesi sulla composizione diplomatica della situazione in Europa dopo la caduta di Napoleone, è sinonimo di pace globale in un mondo sempre più instabile, caratterizzato dal moltiplicarsi degli attori e sotto la minaccia nucleare. L’equilibrio non passa, però, per un’alienazione degli interessi di ciascuna potenza. L’interesse nazionale resta il concetto normativo che spiega il comportamento degli enti sovrani sulla scena mondiale, ma deve essere conciliato concretamente, attraverso la diplomazia, con le ambizioni concorrenti di altri poteri.

Così il concetto di interesse nazionale rimane significativamente diverso dalla volontà di potenza, la quale, decorrelata dalla realtà plurale del mondo, può tragicamente obbedire a una motivazione molto astratta. Come sottolinea Jeremi Suri nella sua analisi della diplomazia kissingeriana, l’interesse nazionale è al centro di una vera ed essenziale “strategia del limite “.

Distinto dalla pura volontà di potenza, l’interesse nazionale, come un diamante da lucidare, deve essere rigorosamente delimitato e adattato rispetto alle forze reali a nostra disposizione e alla configurazione di potere in cui l’azione pianificata deve inserirsi. Per sua definizione molto concreta, l’interesse nazionale si distingue necessariamente dalle rivendicazioni ideologiche, il cui oggetto è per natura illimitato e che spesso sono agitate per manipolare le masse.

In hollow quindi, la scommessa kissingeriana, che in questo caso si oppone all’overbidding dei media, porta a considerare che Vladimir Putin, la cui politica è violenta e condannabile, non sarebbe per niente animato da una pura volontà di potenza. giocherebbe ancora il gioco dell’interesse nazionale. Considerato indipendentemente dalla propaganda che sta attualmente diffondendo, lo scopo geopolitico del potere russo, così come formulato almeno dal conflitto georgiano dell’agosto 2008, consentirebbe comunque di attribuirle una presunzione di razionalità, anche se questa razionalità è contraria, è vero, a quello di altri poteri. In una parola, le pretese russe sarebbero limitate ed è proprio questa limitazione che permette a Kissinger di considerare la possibilità di una soluzione diplomatica a breve o medio termine.

Riferimento alla storia

Il riferimento alla storia, così tipico della cliopolitica kissingeriana 2] , che pone il consigliere di Richard Nixon in linea con l’ Historismus di Leopold von Ranke , sembra avvalorare questa analisi, in virtù della quale si deve considerare che la Russia fa parte dell’Europa, dove essa deve svolgere un ruolo speciale, anche se l’attuale conflitto sembra tracciare i contorni di un’altra geopolitica.

Questo ruolo storico consisterebbe nel consentire l’equilibrio europeo, nell’esserne catalizzatore, come accadde alla fine dell’epopea napoleonica e negli anni successivi, poi alla Germania prima del 1939, infine, nell’ultima fase della guerra mondiale II. La chiave di lettura della crisi attuale ci verrebbe così data dalla storia.

Attraverso le sue osservazioni, Henry Kissinger colloca il conflitto armato in corso, molto localizzato, nel contesto di una più ampia evoluzione geopolitica che si manifesterebbe e la cui posta in gioco sarebbe la configurazione dell’equilibrio mondiale. Osserva che la tentazione occidentale di intensificarsi, negando la diplomazia, avrebbe il probabile effetto di indurre la Russia ad allontanarsi definitivamente dall’Europa e ad avvicinarsi alla Cina, principale concorrente degli Stati Uniti. Per Kissinger, lasciare che la Russia si appoggi alla Cina e si allontani dall’Europa, in un contesto di forte conflitto, non sembra un risultato auspicabile. Un tale sviluppo non mancherebbe di mettere l’uno contro l’altro due campi, polarizzati rispettivamente da Washington e Pechino, e di minare l’ordine mondiale,

Il rapporto tra gli Stati Uniti da un lato e la Cina dall’altro rimane infatti strutturante per l’ordine mondiale. Dà la matrice dell’equilibrio internazionale. Come fa notare Henry Kissinger, la questione centrale del rapporto sino-americano nella fase a cui è giunta è l’instaurazione di una struttura di cooperazione in grado di garantire la stabilità del mondo. La questione taiwanese sorge certamente; e Kissinger ricorda che questo è un vecchio problema, che sarà sempre preso in considerazione. Allo stesso tempo, afferma che questo problema non dovrebbe cancellare la necessità di un modus vivenditra le due potenze rivali, che hanno la reciproca capacità di distruggersi a vicenda, né l’emergere di una nuova strutturazione del concerto internazionale, che faccia spazio a potenze in divenire, come India e Brasile, e da cui dipende, in definitiva, la stabilità dell’ordine mondiale.

Le questioni sollevate dalle attuali tensioni internazionali possono essere risolte, secondo Henry Kissinger, solo attraverso i canali diplomatici.

I negoziati tra le parti presenti permetterebbero probabilmente il ritorno a una forma di stabilità nell’Europa orientale, di cui la neutralità di un’Ucraina ancora indipendente potrebbe essere la condizione principale. Così l’analisi dell’ex Segretario di Stato americano si unisce a quella del pensatore realista John Mearsheimer [10] , il quale, in occasione della crisi ucraina del 2014, aveva evidenziato l’interesse, sia per l’Alleanza Atlantica che solo per la Russia, a rimanere territorialmente separati da uno spaccato di stati neutrali.

Il messaggio principale di Kissinger non è quindi, nonostante le interpretazioni più rapide che sono state date alle sue osservazioni, che l’Ucraina dovrebbe acconsentire a concessioni territoriali. Sul punto, si può sottolineare che l’Ucraina ha acconsentito già prima dell’offensiva russa. Le sue osservazioni mirano a sottolineare l’urgenza della diplomazia in un clima di superiorità, di fronte a un mondo attraversato da tensioni, e la necessità di collegare ogni soluzione diplomatica con la più ampia definizione di un nuovo equilibrio globale tra le principali potenze, dialogo la cui strutturazione dovrebbe prevenire qualsiasi pericolosa escalation.

Con innegabile costanza, Henry Kissinger riformula la preoccupazione espressa, nel 2015, in un libro dal titolo esplicito [11] e invita i suoi ascoltatori, per il successo della pace, a non rinunciare a consolidare L’Ordre du monde .

https://www.revueconflits.com/kissinger-lukraine-et-lordre-du-monde/

 

Perché gli intellettuali russi stanno rafforzando il sostegno alla guerra in Ucraina, Scritto da Anatol Lieven

Inorridite dall’invasione, le élite centriste come Dmitri Trenin sentono comunque che gli Stati Uniti stanno usando il conflitto per distruggere il loro paese.

Un articolo di Dmitri Trenin, intitolato “Come la Russia deve reinventarsi per sconfiggere la ‘guerra ibrida’ dell’Occidente: l’esistenza stessa della Russia è minacciata”, potrebbe essere uno dei più rilevanti pubblicati in Russia negli ultimi tempi, in parte per quello che dice, e in parte per chi lo dice.

Il dottor Trenin, direttore del Carnegie Moscow Center fino alla sua chiusura da parte del governo russo ad aprile, è stato per molti anni una delle più importanti voci pragmatiche russe a sostegno della cooperazione con l’Occidente e dell’“occidentalizzazione” della Russia. Fu una delle poche figure russe a conservare ancora alcune delle speranze di Gorbaciov per una “casa comune europea”. (Devo dire che conosco il dottor Trenin da quando ero giornalista britannico a Mosca negli anni ’90, e sono stato suo collega al Carnegie Endowment for International Peace tra il 2000 e il 2004).

Il significato dell’articolo di Trenin sta nelle prove che fornisce di un consolidamento delle élite intellettuali russe a sostegno dello sforzo bellico in Ucraina. Non è in molti casi per il desiderio di conquistare l’Ucraina (molte delle figure che hanno aderito a questo nuovo consenso erano fortemente contrarie all’invasione e detestavano Putin), ma per una sensazione sempre più forte che gli Stati Uniti stiano cercando di usare la guerra in Ucraina per paralizzare o addirittura distruggere lo stato russo, e che ora è dovere di ogni cittadino russo patriottico sostenere il governo russo.

Trenin scrive:

“[Gli] Stati Uniti e i loro alleati hanno fissato obiettivi molto più radicali rispetto alle strategie di contenimento e deterrenza relativamente conservatrici utilizzate nei confronti dell’Unione Sovietica. Stanno infatti cercando di escludere la Russia dalla politica mondiale come fattore indipendente e di distruggere completamente l’economia russa. Il successo di questa strategia consentirebbe all’Occidente guidato dagli Stati Uniti di risolvere finalmente la “questione Russia” e creare prospettive favorevoli per la vittoria nel confronto con la Cina. Un simile atteggiamento da parte dell’avversario non lascia spazio ad alcun dialogo serio, poiché non c’è praticamente alcuna prospettiva di un compromesso, in primis tra Stati Uniti e Russia, basato su un equilibrio di interessi. La nuova dinamica delle relazioni russo-occidentali comporta una drammatica rottura di tutti i legami e una maggiore pressione occidentale sulla Russia (lo stato, la società, l’economia,

Così continua:

“È la stessa Russia che dovrebbe essere al centro della strategia di politica estera di Mosca in questo periodo di confronto con l’Occidente e riavvicinamento con gli Stati non occidentali. Il Paese dovrà essere sempre più da solo…” Ristabilire” la Federazione Russa su basi politicamente più sostenibili, economicamente efficienti, socialmente giuste e moralmente solide diventa urgentemente necessario. Dobbiamo capire che la sconfitta strategica che l’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, sta preparando alla Russia non porterà la pace e un successivo ripristino delle relazioni. È altamente probabile che il teatro della “guerra ibrida” si sposterà semplicemente dall’Ucraina più a est, ai confini della Russia, e la sua esistenza nella sua forma attuale sarà contestata… Nel campo della politica estera, l’obiettivo più urgente è chiaramente quello di rafforzare l’indipendenza della Russia come civiltà… Per raggiungere questo obiettivo nelle condizioni attuali – che sono più complesse e difficili di quelle recenti – è necessaria un’efficace strategia integrata – politica generale, militari, economici, tecnologici, informativi e così via. Il compito immediato e più importante di questa strategia è raggiungere il successo strategico in Ucraina entro i parametri che sono stati fissati e spiegati al pubblico”.

Questo è un appello alle riforme, comprese le misure anticorruzione; ma esplicitamente parte di una strategia di rafforzamento della Russia e della società russa al fine di resistere all’Occidente e raggiungere obiettivi strategici limitati della Russia in Ucraina. Particolarmente sorprendente è l’appello di Trenin al rafforzamento della Russia come “civiltà” separata, un’idea che non avrebbe mai sostenuto negli anni precedenti.

Sarebbe facile respingere il cambiamento di Trenin (ora membro del Consiglio per la politica estera e di difesa della Russia) semplicemente come una questione di piegarsi alle pressioni del regime. Ciò significherebbe tuttavia ignorare che egli rappresenta solo, in una forma più brusca e radicale, un cambiamento nell’intellighenzia centrista russa che si è andata consolidando gradualmente per molti anni.

Per un certo periodo, dalla caduta dell’Unione Sovietica alla metà degli anni ’90, l’atteggiamento della maggior parte dell’intellighenzia russa nei confronti dell’Occidente è stato di cieca adulazione, e il cambiamento da questo ha attraversato tutta una serie di fasi. Il cambiamento è iniziato con la decisione di espandere la NATO, generalmente vista in Russia come un tradimento. La paura dell’espansione della NATO è cresciuta con l’attacco della NATO alla Serbia durante la guerra del Kosovo. L’invasione americana dell’Iraq nel 2003 è stata ampiamente vista come una prova che gli Stati Uniti desideravano imporre regole ad altri che non avevano intenzione di mantenere.

Un punto di svolta chiave è arrivato con l’offerta di una futura adesione alla NATO all’Ucraina e alla Georgia nel 2008, seguita dall’attacco georgiano alle posizioni russe nell’Ossezia meridionale e dalla falsa rappresentazione da parte dell’Occidente di questo come un attacco russo alla Georgia. Il sostegno occidentale alla rivoluzione ucraina del 2014, generalmente vista in Russia come un colpo di stato nazionalista contro un presidente eletto, ha infine condannato il vero riavvicinamento tra gli intellettuali centristi russi e le loro controparti occidentali.

Tuttavia, le speranze russe in una qualche forma di compromesso limitato con l’America o con l’Europa sono rimaste per molti anni. Realisti fino in fondo, membri dell’establishment russo, trovarono difficile capire perché l’America, di fronte a problemi intrattabili in Medio Oriente e all’ascesa di una potente Cina, non cercasse di ridurre le tensioni con la Russia, molto meno pericolosa. Allo stesso modo, erano sconcertati da quello che hanno visto come un fallimento europeo nel capire che con la Russia come amica, non avrebbero affrontato alcuna minaccia militare nel loro stesso continente.

Tre sviluppi in particolare mantennero vive queste speranze. In primo luogo, l’intermediazione francese e tedesca dell’accordo di pace “Minsk II” sul Donbas nel 2015 ha permesso ai russi di credere nella possibilità di un accordo con Parigi e Berlino sull’Ucraina, anche se questa speranza è svanita poiché francesi e tedeschi non hanno fatto nulla per convincere l’Ucraina ad attuare effettivamente l’accordo. Poi l’elezione di Donald Trump nel 2016 ha fatto sperare in un’America più amichevole, in una divisione tra Europa e America, o in entrambe. E infine, l’assegnazione delle priorità alla Cina come minaccia da parte dell’amministrazione Biden ha riacceso le speranze di una ridotta ostilità degli Stati Uniti nei confronti della Russia.

Le speranze russe di cooperazione con Francia e Germania potrebbero rinascere se questi governi cercano una pace di compromesso in Ucraina, con o senza gli Stati Uniti. In mancanza di ciò, tuttavia, l’articolo di Trenin indica che non solo la cerchia ristretta di Putin, ma gran parte dell’establishment russo più ampio, si avvicinerà alla guerra in Ucraina con uno spirito di cupa determinazione, almeno fino a quando non ci sarà la possibilità di un accordo di pace che soddisfi i fondamentali condizioni russe.

Ora, la determinazione di un analista politico di Mosca, ovviamente, è una cosa diversa e meno impegnativa della determinazione richiesta a un soldato russo che combatte l’Ucraina. Tuttavia, è potenzialmente un importante contrappunto alla speranza in molte capitali occidentali per un crollo precoce della volontà collettiva russa di combattere, o un colpo di stato d’élite contro Putin.

Sembra esserci una crescente convinzione nelle élite russe – inclusi molti che sono rimasti inorriditi dall’invasione stessa – che gli interessi vitali, e forse anche la sopravvivenza, dello stato russo siano ora in gioco in Ucraina. A differenza delle masse russe, queste figure ben informate non hanno subito il lavaggio del cervello dalla propaganda di Putin. La maggior parte di loro vede abbastanza chiaramente lo spaventoso pasticcio in cui la Russia è finita in Ucraina e le terribili sofferenze inflitte ai comuni ucraini. Ma l’unico modo in cui sembrano vederne fuori è attraverso qualcosa che può almeno essere presentato come una vittoria.

https://responsiblestatecraft.org/2022/06/06/why-russian-intellectuals-are-hardening-support-for-war-in-ukraine/

Le spedizioni di aiuti delle Nazioni Unite vengono sfruttate per rifornire segretamente il TPLF, di Andrew Korybko

E’ iniziata la campagna d’Africa. Sarà uno dei teatri nei quali si estenderà il confronto tra Stati Uniti e potenze emergenti in un contesto nel quale gli stati africani hanno acquisito una maggiore consapevolezza della propria autonomia e costruito una capacità identitaria tale da essere soggetti attivi delle dinamiche geopolitiche locali. Le sanzioni e la progressiva e autolesionistica chiusura nei confronti della Russia costringeranno buona parte dei paesi europei a volgere l’attenzione nel peggiore dei modi verso il continente africano. Le probabilità che diventino uno strumento della contesa americana nei confronti di Russia e Cina, senza il rischio di uno scontro diretto ai confini europei sono sempre più alte anche in aree nelle quali l’Italia avrebbe ancora carte residue da giocare in proprio. Buona lettura, Giuseppe Germinario
Questo triplice smacco – la crisi alimentare fabbricata artificialmente, la campagna di guerra dell’informazione dell’Economist per provocare la guerra con il Sudan e ora le Nazioni Unite sfruttate come copertura per rifornire il TPLF – suggeriscono tutti fortemente che la Guerra Ibrida del Terrore in Etiopia che in precedenza si era acquietata dal suo apice lo scorso autunno, si sta intensificando ancora una volta.

Il vice primo ministro etiope Demeke Mekonen ha avvertito durante il fine settimana che le spedizioni di aiuti dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) vengono sfruttate per rifornire segretamente il TPLF. Ha affermato che “dovrebbe essere prestata particolare attenzione per evitare che le apparecchiature vengano trasferite al TPLF. Ho notato che ci sono sforzi per trasportare più carburante di quanto consentito e alcune attrezzature vietate che possono essere utilizzate per realizzare gli obiettivi del gruppo terroristico. Dovrebbero essere potenziati gli sforzi della commissione doganale e di altre entità per garantire il controllo e la sorveglianza delle apparecchiature vietate”.

Questo sviluppo è una chiara provocazione da parte di attori malintenzionati che operano sotto la copertura delle Nazioni Unite per portare avanti la loro agenda ostile contro l’Etiopia. Non è la prima volta che questo organismo globale viene sfruttato a tal fine, ma quest’ultimo caso dimostra che non hanno rinunciato ai loro vecchi trucchi. È politicamente conveniente operare in questo modo dal momento che possono tentare di capovolgere tutto ogni volta che l’Etiopia li chiama fuori descrivendo male il loro paese ospitante come “contro la comunità internazionale”.

In realtà, tuttavia, gli unici stati canaglia sono quelli che hanno armato l’ONU in modo così illegale. Tuttavia, poiché sono attori dominanti nella comunità internazionale, credono di poter farla franca, indenni tranne che per il danno autoinflitto che ciò causa alla loro reputazione. Questa ultima provocazione è molto più pericolosa di quelle precedenti, poiché si svolge nel contesto della transizione sistemica globale verso la multipolarità che sta accelerando senza precedenti dall’inizio dell’operazione militare speciale in corso della Russia in Ucraina.

Le sanzioni anti-russe dell’Occidente guidate dagli Stati Uniti che sono state promulgate in risposta hanno prodotto artificialmente una crisi alimentare globale che dovrebbe colpire in modo sproporzionato i paesi africani, molti dei quali, inclusa l’Etiopia, hanno respinto le pressioni americane per votare contro la Russia alle Nazioni Unite mentre nessuno di loro l’hanno sanzionato. Queste carestie forzate sono essenzialmente un’arma da guerra ibrida che viene brandita contro di loro come punizione per la loro neutralità di principio nei confronti del conflitto ucraino, che l’egemone statunitense in declino considera assolutamente inaccettabile.

L’Etiopia, che è stata storicamente la culla dei movimenti antimperialisti dell’Africa, è particolarmente antipatica agli Stati Uniti poiché la sua neutralità di principio nei confronti della Nuova Guerra Fredda americana con la Cina è stata la ragione per cui Washington l’ha vittimizzata attraverso la Guerra ibrida al terrorismo guidata dal TPLF che iniziò nel novembre 2020. Proprio la scorsa settimana, l’ambasciata etiope a Londra ha denunciato The Economist per aver costruito notizie false in quello che probabilmente era un tentativo di provocare una guerra con il Sudan, e ora è evidente che ci sono stati anche sforzi per sfruttare le spedizioni di aiuti delle Nazioni Unite al fine di rifornire il TPLF.

Questo triplice smacco – la crisi alimentare fabbricata artificialmente, la campagna di guerra dell’informazione dell’Economist per provocare la guerra con il Sudan e ora le Nazioni Unite sfruttate come copertura per rifornire il TPLF – suggeriscono tutti fortemente che la Guerra Ibrida del Terrore in Etiopia che in precedenza aveva calmato dal suo apice lo scorso autunno si sta intensificando ancora una volta. L’ultima di queste tre provocazioni suggerisce che gli stati canaglia vogliono riavviare la fase calda di quel conflitto proprio nel momento in cui l’Africa sta affrontando una carestia e, guarda caso, nello stesso momento in cui The Economist vuole una guerra etiope-sudanese.

La convergenza di queste tre minacce rende ciascuna di esse molto più pericolosa che se venissero affrontate separatamente. L’obiettivo deliberato dell’Etiopia non ha solo lo scopo di far avanzare l’agenda preesistente di quegli stati canaglia contro di essa, ma anche di punire simbolicamente tutta l’Africa per la sua neutralità di principio nei confronti del conflitto ucraino poiché Addis ospita il quartier generale dell’Unione Africana. L’America è anche infuriata per il fatto che i paesi del continente siano ancora interessati all’acquisto di grano russo nonostante la falsa notizia che sia stato rubato dall’Ucraina, ecco perché questi sforzi dannosi si stanno intensificando negli ultimi tempi.

Ancora una volta, l’Etiopia viene punita come vittima innocente delle Nuove Guerre Fredde degli Stati Uniti con la Cina e ora la Russia per inviare una dichiarazione al resto dell’Africa che non dovrebbe osare continuare a praticare una politica estera indipendente nei confronti di quei due. Tuttavia, queste tattiche delinquenziali hanno già fallito una volta, quindi c’è un precedente per aspettarsi che falliscano di nuovo, ma è comunque importante accrescere la massima consapevolezza nel mondo del modus operandi dietro queste ultime provocazioni interconnesse, in particolare quella più recente relativa allo sfruttamento delle Nazioni Unite come copertura per il rifornimento del TPLF.

Costruire un insediamento duraturo per l’Ucraina, di Gilbert Doctorow Nicolai N. Petro

Sono lieto di annunciare la pubblicazione oggi su The National Interest, Washington, DC di un piano di pace preparato insieme al mio amico Nicolai Petro, professore di scienze politiche all’Università del Rhode Island.

Una soluzione duratura deve riconoscere che questo conflitto non si concluderà con il ritiro delle truppe russe.

L’attuale strategia occidentale in Ucraina non è favorevole alla pace perché non affronta alcuni aspetti essenziali dell’attuale conflitto. Non si occupa dei diritti dei russofoni in Ucraina e non affronta il fallimento trentennale nell’istituire un sistema di sicurezza paneuropeo che includa la Russia. Entrambi sono questioni di primaria importanza per la Russia . La relazione tra loro potrebbe non essere ovvia per molti in Occidente, ma per la Russia illustrano una mentalità di promozione degli interessi e dei valori occidentali a spese della Russia.

È proprio a causa di questa mentalità che l’Occidente è stato colto alla sprovvista quando la Russia ha improvvisamente preso l’iniziativa di affermare i propri interessi con mezzi militari. Ciò ha lasciato l’Occidente in imbarazzo, con poche opzioni appetibili. I suoi mezzi di coercizione preferiti – le sanzioni economiche – sono destinati a diventare sempre meno efficaci nel tempo, proprio come lo sono stati in altri paesi , che hanno sempre trovato validi sostituti per ridurre la dipendenza dall’Occidente. L’importanza della Russia nel fornire al mondo beni essenziali, come petrolio, gas, cereali e fertilizzanti, le conferisce ancora più peso economico.

Allo stesso tempo, l’isolamento politico che l’Occidente ha cercato di imporre, mentre ha un certo fascino per le pubbliche relazioni, limita ulteriormente la capacità dell’Occidente di convincere la Russia a cooperare su altre questioni di vitale importanza e costringe la Russia a nuove alleanze che essere invariabilmente anti-occidentale. Henry Kissinger ha recentemente affermato che istituzionalizzare tale animosità sarebbe storicamente senza precedenti e dovrebbe essere evitato a tutti i costi.

Nel frattempo, nonostante la retorica di Kiev, la guerra non ha avvicinato l’Ucraina alla risoluzione dei propri conflitti interni. L’aumento del fervore patriottico ucraino è abbastanza reale, ma spesso riflette le stesse disparità regionali che hanno diviso l’Ucraina dalla sua indipendenza. Non importa come finirà il conflitto militare, quindi, è probabile che riemergano vecchi risentimenti , con i russofoni ancora una volta accusati della loro presunta lealtà divisa. Come ha affermato di recente il famoso giornalista ucraino Mikhail Dubinyanski , “ci è voluto solo un momento perché le linee del fronte si stabilizzassero, perché il tradizionale odio interno riemergesse”.

Una soluzione duratura deve riconoscere che questo conflitto non si concluderà con il ritiro delle truppe russe. Un accordo, quindi, deve affrontare contemporaneamente tre aspetti vitali del conflitto, altrimenti non durerà. In primo luogo, la competizione tra Russia e Occidente per l’Ucraina, che chiaramente non finirà dopo la fine dei combattimenti. In secondo luogo, il conflitto tra le élite russe e ucraine sulle rispettive differenze nazionali e culturali , che si intensificherà solo dopo la guerra. Terzo, il conflitto tra la metà occidentale e quella orientale dell’Ucraina, che l’attuale entusiasmo patriottico ha temporaneamente mascherato.

La nostra proposta non cerca di porre fine a questi conflitti, che sono endemici, ma piuttosto di spostare la concorrenza dall’arena militare, con i suoi concomitanti pericoli di escalation, alle arene del benessere economico e del soft power. In sostanza, questo è il tipo di competizione che l’Occidente ha intrapreso con l’Unione Sovietica durante il periodo d’oro della distensione, dopo aver deciso che la coesistenza era preferibile alla distruzione reciprocamente assicurata.

In cambio della cessazione delle ostilità e del ritiro delle sue forze, la Russia sarebbe obbligata a non annettere le regioni che occupa attualmente e ad accettare di indire lì un referendum sullo status sotto la supervisione internazionale, tra dieci o vent’anni da oggi. L’Ucraina, da parte sua, accetterebbe la sua temporanea perdita di controllo su Novorossiya (le regioni di Donbass, Lugansk, Zaporozhye, Kherson e Nikolayev), a condizione che il loro status sarà in definitiva determinato dall’esito del referendum.

Inoltre, la NATO si sarebbe formalmente impegnata a non considerare l’Ucraina per l’adesione. In ossequio all’Ucraina, tuttavia, non ci sarebbe alcuna promessa formale di neutralità ucraina. Ciò consentirebbe all’Ucraina di ricevere un’ampia varietà di assistenza e addestramento militare difensivo da altri paesi, a corto di basi straniere permanenti e sistemi d’arma in grado di colpire il territorio russo. Le preoccupazioni per la sicurezza dell’Ucraina sarebbero ulteriormente attenuate da un impegno formale della Russia a non obiettare all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea (UE), aprendo le porte all’assistenza pluriennale con investimenti e riforme che l’Ucraina avrà un disperato bisogno di riprendersi.

La sicurezza russa, nel frattempo, sarebbe rafforzata dal riconoscimento internazionale della Novorossiya (potrebbero essere applicati alcuni dei meccanismi utilizzati per disinnescare la disputa sul Territorio Libero di Trieste e Saarland ). Una zona smilitarizzata su entrambi i lati del confine russo-ucraino potrebbe essere creata e la sicurezza ulteriormente rafforzata dall’impegno di diversi stati chiave a garantire i confini sia dell’Ucraina che della Novorossiya.

Edulcoranti per l’Ucraina

Uno stato ucraino in grado di portare avanti l’ agenda nazionalista post-2014. Per ottenere garanzie di sicurezza occidentali, la Russia dovrà rinunciare al suo obiettivo di denazificare completamente l’Ucraina.

La ferma prospettiva di un’adesione all’UE nel prossimo futuro. La Russia può trarre un po’ di conforto, tuttavia, dal fatto che il regime che verrà costruito in Ucraina sarà poi il mal di testa dell’Europa ( come alcuni stanno cominciando a capire ).

Aiuti pluriennali e assistenza armamenti difensivi per l’Ucraina.

La possibilità che le regioni ora perse possano eventualmente ricongiungersi all’Ucraina se Kiev fornisce loro motivi allettanti per farlo. Ciò, ovviamente, dipenderà dalle politiche che Kiev adotterà nei confronti di quelle regioni, ma le autorità ucraine avranno la maggior parte dei due decenni e una significativa assistenza occidentale per sostenere la loro tesi.

Edulcoranti per la Russia

La perdita del territorio ucraino: la Crimea in modo permanente, Novorossiya forse solo temporaneamente.

Nessuna adesione alla NATO per l’Ucraina .

Le sanzioni occidentali sono state revocate a Russia, Bielorussia e Novorossiya. Si può ragionevolmente presumere che le regioni all’interno di Novorossiya saranno più naturalmente attratte dalla Russia. L’UE non dovrebbe quindi ripetere l’errore commesso nel 2013 di costringere gli ucraini a scegliere tra l’integrazione economica europea ed eurasiatica. Questa volta, si dovrebbe fare di tutto per creare una zona di libero scambio che incoraggi queste regioni a diventare un ponte vitale che collega entrambe.

Infine, c’è la possibilità che Novorossiya alla fine scelga di unirsi alla Russia, se dovesse rivelarsi più attraente e di successo dell’Ucraina. Senza dubbio, l’Occidente farà tutto ciò che è in suo potere nei prossimi dieci o vent’anni per assicurarsi che non sia così.

L’Occidente dovrebbe accogliere con favore un simile spostamento del fulcro della concorrenza poiché considera il successo economico e il soft power come aree di forza tradizionale. Anche la Russia dovrebbe accoglierlo con favore, poiché sostiene che in fondo russi e ucraini condividono un legame culturale e spirituale che va molto più profondo dell’economia. Questa sarebbe un’occasione per provare o smentire questa argomentazione. Anche i nazionalisti ucraini dovrebbero accoglierlo con favore poiché darebbe loro due decenni in cui costruire un’ampia base di sostegno all’interno dell’Ucraina per la loro opinione che russi e ucraini non hanno nulla in comune e per propagare questo punto di vista attraverso legami culturali ed esportazioni in Novorossiya. Inoltre, potranno farlo in una popolazione ucraina molto più omogenea, con la benedizione e il sostegno finanziario dell’Occidente.

Infine, c’è il non trascurabile vantaggio in termini di sicurezza che l’Europa e il mondo trarrebbero dalla creazione di un quadro in cui la Russia e l’Occidente possono competere in modi che sarebbero potenzialmente reciprocamente vantaggiosi, piuttosto che sicuramente reciprocamente distruttivi.

Si obietterà che un simile accordo premia l’aggressione russa. In un mondo imperfetto, tuttavia, la moralità di punire la Russia (senza, badate bene, assicurarne il ritiro) deve essere soppesata rispetto alla moralità di permettere ulteriori sofferenze in Ucraina, soprattutto quando l’alternativa non solo ferma lo spargimento di sangue, ma offre anche un meccanismo per cui , in condizioni più favorevoli, l’Ucraina potrebbe potenzialmente riconquistare i suoi territori. Il tempo, tuttavia, è essenziale. Più lunghi sono i negoziati di accordo ritardati, più territorio è probabile che l’Ucraina perderà a favore di Novorossiya.

Un’altra probabile obiezione sarà senza dubbio che non ci si può mai fidare che i funzionari russi mantengano la parola data. Coloro che la pensano in questo modo hanno un’obiezione già pronta a qualsiasi forma di negoziato, e non solo con la Russia. L’unica cosa che vorremmo sottolineare è che ponendo lo status referendum ben lontano nel futuro, i mezzi per la sua attuazione non saranno negoziati da coloro che hanno scatenato questa guerra, ma da una leadership russa post-Putin. Il tipo di relazione che avremo con quei futuri leader russi è ancora nelle mani dell’Occidente da determinare.

Gilbert Doctorow ha completato un dottorato di ricerca. nella storia russa alla Columbia, seguita da una carriera di 25 anni nel mondo degli affari internazionali incentrata sull’URSS/Russia. Le sue Memorie di un russo in due volumi , pubblicate nel 2021-22, sono state ristampate in traduzione a San Pietroburgo.

Nicolai N. Petro è Professore di Scienze Politiche all’Università di Rhode Island (USA). Durante il crollo dell’Unione Sovietica ha servito come assistente speciale per la politica presso l’Ufficio per gli affari dell’Unione Sovietica presso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. È stato Fulbright Scholar statunitense in Ucraina nel 2013-2014 ed è l’autore del prossimo libro, The Tragedy of Ukraine .

https://nationalinterest.org/feature/building-lasting-settlement-ukraine-202920

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