UNA TANGENTOPOLI PER UNA NUOVA ARCHITETTURA ISTITUZIONALE E TERRITORIALE DELL’UNIONE EUROPEA (UE). di Luigi Longo

UNA TANGENTOPOLI PER UNA NUOVA ARCHITETTURA ISTITUZIONALE E TERRITORIALE DELL’UNIONE EUROPEA (UE).

di Luigi Longo

 

 

E’ noto anche se non conosciuto che i vaccini non proteggono dal virus Sars Cov-2 né tantomeno impediscono il diffondersi della malattia da Covid-19 soprattutto quando vengono iniettati in piena pandemia! (1)

Tutti ricordiamo le parole terroristiche di Mario Draghi, che non si discostano da quelle usate dagli altri sub-decisori europei, << Due cose. L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire sostanzialmente – non ti vaccini, ti ammali, muori – oppure fai morire – non ti vaccini, ti ammali, contagi lui lei muore -, questo è. Secondo. Senza vaccinazione si deve chiudere tutto, di nuovo. Noi sappiamo ora che il vaccino si sta diffondendo. Sappiamo anche che grazie alla vaccinazione le conseguenze sui ricoverati in terapia intensiva e sui morti sono molto, molto meno serie di quelle che abbiamo visto, fino a 4 mesi fa. Mi fermo qua.>> (2).

Sono note, perché vissute sulla pelle della popolazione, le nefaste conseguenze delle scelte di politica sanitaria fatte ai diversi livelli nazionale, europeo e mondiale per arginare la cosiddetta pandemia. Scelte che nulla hanno avuto a che fare con la salute della popolazione ma molto hanno avuto a che fare con il conflitto tra le potenze mondiali nell’attuale fase multicentrica (3). A tal proposito riporto quanto ho scritto di recente << L’intervento di politica sanitaria per bloccare la pseudo pandemia tramite i soli vaccini prodotti in maniera superficiale, rozza e antiscientifica è la prova provata dell’utilizzo della malattia covid-19 per altri fini (politici, economici, sociali, istituzionali, geopolitici) e non certamente per tutelare la salute delle popolazioni. Parlo di sieri genici, non vaccini, avallati oltre che dalle interessate Big Pharma, soprattutto da tutte le istituzioni mondiali scientifiche e non: si pensi, per esempio, alla formazione dei protocolli secretati della produzione dei cosiddetti vaccini, al non controllo pubblico degli effetti sulla popolazione, all’assurdità antiscientifica di vaccinare una popolazione in piena pandemia, al divieto di curare con farmaci efficaci (comuni antivirali, antibiotici, anti-infiammatori e immunostimolanti/modulanti, eccetera) la malattia, salvando vite umane così come hanno dimostrato, nella pratica e scientificamente, i medici italiani che hanno rifiutato le indicazioni del Ministero della Sanità (quale decisore servile risponderà di questo genocidio?!), fino alla durata della produzione dei vaccini: occorrono mediamente 10 anni per produrre seriamente e scientificamente un vaccino! >>

Oggi la Covid-19 è diventata endemica e dovrebbe essere trattata come una normale influenza, salvo riutilizzarla come strumento per completare le strategie dei sub-decisori in tema di ristrutturazione economica, di rimodellamento della sanità, di riconsiderazione della mobilità sociale, di riscrittura delle leggi di stato di eccezione, di un riuso diverso della città e del territorio, eccetera. A tal riguardo sottolineo che << il virus Sars Cov-2 è lo strumento per ridisegnare, nella fase multicentrica, una nuova architettura economica (conflitto nelle sfere economica e finanziaria), sociale, politica, istituzionale (conflitto nelle sfere istituzionale, politica, lavoro, giuridica) e territoriale dei singoli Paesi (conflitto nelle sfere geopolitica, geoeconomica e geoideologica) e per rideterminare le aggregazioni di Paesi e di aree intorno ai centri-potenza (USA in relativo declino, Cina e Russia in ascesa) in conflitto per l’egemonia mondiale (dominio assoluto per gli USA, dominio condiviso per la Cina e per la Russia) >>.

In questi giorni circolano sui mass-media due notizie: la prima riguarda la dichiarazione dell’eurodeputato olandese Rob Roos che svela tramite la dichiarazione della Janine Small (presidente della sezione Pfizer dedicata allo sviluppo dei mercati internazionali) che il cosiddetto vaccino Pfizer non ferma la trasmissione del virus Sars-Cov-2 (4); la seconda concerne l’attacco alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sulle trattative parallele per l’acquisto di dosi di vaccino Pfizer (l’Ufficio del Procuratore pubblico europeo (EPPO) (5) ha aperto un’inchiesta sulla fornitura di vaccini all’Unione europea) (6).

E’ utile sottolineare che l’attacco alla Presidente della Commissione europea è partito da una rivelazione del quotidiano statunitense The New York Times (7).

Perchè proprio ora viene lanciato un pesante attacco alla Presidente della Commissione europea, l’organo preposto alla gestione e alla esecuzione delle strategie statunitensi nel conflitto apertosi in questa fase mondiale multicentrica? Perché gli USA, proprio in questa fase della loro guerra contro la Russia, via Ucraina-Nato-UE, tentano di destabilizzare l’organo di esecuzione e di gestione delle loro strategie di dominio?

La mia ipotesi, tutta da approfondire, è che gli USA, terminato il progetto UE e sostituito con il progetto-trasformazione Nato (8), hanno bisogno di cambiare, di costruire una nuova architettura istituzionale e territoriale (di potere, non di dominio!) più adatta alla Nato e alle esigenze della fase multicentrica. Non occorre più l’unità economico-finanziaria della UE (coordinata dal vassallo tedesco e dal valvassore francese) con la sua architettura istituzionale e territoriale finalizzata ad un modello di sviluppo, subordinato e integrato a quello egemonico statunitense (americanizzazione del territorio europeo), proprio della fase monocentrica occidentale fino al 1990-1991 (implosione URSS) e mondiale fino al 2011 (chiara ascesa delle due potenze mondiali Cina e Russia). Parlo di unità economico-finanziaria dell’UE e non di unità politica perché l’UE non è mai stata, per ovvi motivi, un soggetto politico autonomo e autodeterminato in relazione ad altri territori mondiali (occidentali ed orientali); ne è una conferma ulteriore il ruolo che sta svolgendo nella guerra contro la Russia che, in maniera servile, si sta autodistruggendo socialmente, economicamente, territorialmente e culturalmente seguendo la crisi del declino irreversibile degli Usa (che è crisi dell’intera civiltà occidentale).

Può l’Europa, intesa come territorio geografico e spazio geopolitico, essere autonoma e libera quando è occupata dalle basi militari Usa-Nato? Ma davvero si può essere liberi con una occupazione militare di fatto? E’ difficile capire questa semplice e nello stesso tempo complessa situazione oggettiva che preclude qualsiasi idea di sviluppo altro e impedisce di avere un ruolo di interconnessione nelle relazioni tra Occidente e Oriente?

Il progetto Nato per il controllo e la presa sull’Europa è quello che più si addice nella fase multicentrica dove la sfera militare assume un ruolo particolare nelle strategie degli agenti strategici egemonici statunitensi (9). Per questa ragione la nuova strategia Usa, iniziata con Donald Trump, punta ad avere una relazione asimmetrica bilaterale con le singole nazioni europee (si veda l’esempio dell’attuale crisi della Germania (10)) sotto il coordinamento della Nato (11).

La gravità per le nazioni europee è data dal fatto che mentre nella suddetta fase monocentrica gli Usa avevano un modello economico, sociale, politico e culturale capace di egemonia mondiale; nell’attuale fase multicentrica gli Usa (in declino relativo ma irreversibile) non sono più in grado, per il conflitto non più componibile degli agenti strategici, di proporre un nuovo modello di sviluppo, capace di fare sintesi nazionale e proiettarsi come potenza mondiale, da contrapporre a quello avanzato dalla Cina, motore del costituendo polo asiatico in grado di sfidare gli Usa per un mondo multicentrico e non monocentrico ad immagine e somiglianza statunitense (12).

L’attacco alla Presidente della Commissione europea può essere considerato, fatte le dovute differenze storicamente date, come una tangentopoli europea (preciso, a mio modo di vedere, che la separazione dei poteri nella realtà non esiste, ma esiste lo scontro tra i poteri per il dominio) che dà la stura formale ad un processo di cambiamento per una nuova architettura di controllo e gestione del territorio europeo che passa attraverso il progetto Nato strumento fondamentale a livello mondiale delle strategie statunitensi per contrastare la configurazione e l’ascesa del polo asiatico.

All’interno di questo quadro (proprio in virtù del fatto che l’UE è un processo di integrazione per competizione e non per cooperazione di sistemi nazionali, nel quale ci sono precise gerarchie statunitensi che impediscono una Europa delle nazioni) leggo il ruolo che possono svolgere i sub-decisori europei cosiddetti sovranisti. Essi possono distruggere la vecchia struttura e costruirne una nuova finalizzata non ad un nuovo modello sociale europeo autodeterminato con uno sviluppo a tutto tondo ma a eseguire gli ordini per la costruzione di un nuovo spazio europeo utile alle strategie di dominio degli agenti strategici statunitensi; e, in specifico, i sub-decisori sovranisti italiani (supportati dal Presidente Sergio Mattarella e da Mario Draghi, l’attuale e futuro presidente della Repubblica, i veri garanti della servitù volontaria verso gli Usa) possono svolgere un ruolo non secondario per la realizzazione di una nuova Europa nella fase multicentrica.

 

 

 

NOTE

 

1.Per una storia delle pandemie si rinvia a Mark Honigsbaum, Pandemie. Dalla Spagnola al Covid-19, un secolo di terrore e ignoranza, Ponte alle Grazie, Milano, 2020. Si suggerisce una lettura critica soprattutto per quanto concerne sia la mancanza delle relazioni tra pandemie e rapporti sociali sia l’assenza delle pandemie come strumento di conflitto tra potenze mondiali; per un’ottima descrizione del conflitto nella scienza e nella sanità si rimanda al racconto fatto da Louis-Ferdinand Cèline sulla vita di uno degli eroi scientifici dell’Ottocento: Ignazio Filippo Semmelweis, il debellatore dell’infezione puerperale. Lo stesso conflitto è successo, fatte le dovute differenze storiche, con la Covid-19: della serie tutto torna, ma in maniera diversa. Il libro è Louis-Ferdinand Cèline, Il dottor Semmelweis, Adelphi edizioni, Milano, 2022.

2.Conferenza stampa del Presidente Draghi e dei ministri Cartabia e Speranza, www.governo.it/articolo/conferenza-stampa-draghi-cartabia-speranza/17515 , 22/7/2021.

3.Sono inquietanti le logiche del potere e del dominio quando negli USA (scienziati della Boston University) si continua a sviluppare la branca della scienza mefitica della Gain of Function, che producono virus chimerici, cioè manipolati geneticamente, per inventare una malattia nell’eventualità che un giorno esista davvero, si veda Redazione Adnkronos, Covid, più ceppo Omicron Wuhan: creato virus mortale all’80%, www.adnkronos.com/covid-omicron-piu-ceppo-wuhan-creato-virus-mortale-all80_5VZlE0SrurJ9z7EnOt2tZ0, 18/9/2022.

4.Si veda l’ottima ricostruzione della Enrica Parucchietti, Vaccini mai testati sulla trasmissione: l’ammissione di Pzifer sbugiarda media e autorità, https://www.lindipendente.online/2022/10/13/vaccini-mai-testati-sulla-trasmissione-lammissione-di-pfizer-sbugiarda-media-e-autorita/ , del 13/10/2022.

5.Per informazione ideologica sull’EPPO si rimanda al sito europeo https://www.consilium.europa.eu/it/policies/eppo/. Per svelare il ruolo dell’EPPO riporto quanto affermato su di esso da Cesare Sacchetti << Vedo che alcuni stanno esultando perché l’ufficio del procuratore pubblico europeo (EPPO) ha aperto una inchiesta sulla fornitura di vaccini all’Unione europea. Non vorrei essere troppo brutale, ma probabilmente alcuni non sanno che tale ufficio non è un corpo indipendente come dichiara.

Questo organo lavora per l’UE ed è pagato dall’UE. La sua regolamentazione è prevista nei trattati. L’UE voleva dimostrare ipocritamente di essere trasparente e ha creato questo ufficio il cui compito non è quello di scoprire i crimini commessi dai commissari europei, ma di certificare, su mandato della stessa UE, che nulla è accaduto.

A Bruxelles sono anni che i presidenti della Commissione e i commissari ricevono tangenti da case farmaceutiche e potentati industriali. Sapete quanti grossi affari illeciti comunitari ha fatto scoprire l’EPPO? Zero. I deputati europei che vendono l’inchiesta dell’EPPO come un grande “successo” non stanno aiutando a far venire fuori la verità sui vaccini. Stanno proteggendo la Pfizer >> in https://www.maurizioblondet.it/a-noi-che-abbiamo-sperato-nella-incriminazione-di-ursula/, 16/10/2022.

6.Sull’inchiesta dell’EPPO si veda Tommaso Lecca, La Procura europea apre un’indagine sull’acquisto dei vaccini contro il Covid da parte di Bruxelles, https://europa.today.it/attualita/procura-europea-indagine-vaccini-von-der-leyen.html.

7.https://www.nytimes.com/2021/04/28/world/europe/european-union-pfizer-von-der-leyen-coronavirus-vaccine.html.

8.Luigi Longo, Il progetto dell’Unione europea è finito, la Nato è lo strumento degli Usa nel conflitto strategico della fase multicentrica, www.italiaeilmondo.com, 26/11/2018.

9.Luigi Longo, La Nato è lo strumento degli Usa nel conflitto strategico della fase multicentrica, www.italiaeilmondo.com, 30/7/2022.

10.Thierry Meyssan, Che giochi fanno Stati Uniti e Germania?, www.voltairenet.org, 18/10/2022.

11.Luigi Longo, L’Europa tra le vie della Nato, le vie della seta e le vie dell’energia. Prima parte, www.italiaeilmondo.com, 19/11/2019.

12.Sul ruolo della Cina considerata dagli Usa “l’unico concorrente con l’intento e, sempre più, la capacità di rimodellare l’ordine internazionale.”, si veda Mike Whitney, La guerra tecnologica di Biden diventa nucleare, www.comedonchischiotte.org ,19/10/2022.

 

 

Ancora un mondo unipolare_ Di: George Friedman

Un articolo perfettamente in linea con il pensiero dominante nelle élites dominanti statunitensi, ma va interpretato. Distrugge la retorica in voga nelle leadership europee, le più asservite, ma anche in alcune frange più autonome, annidate ad esempio negli ambienti militari francesi, del disinteresse americano verso l’Europa. Conferma l’indirizzo prevalente negli Stati Uniti di una sorta di unipolarismo ibrido o di un bipolarismo sbilanciato con un parziale riconoscimento del ruolo della Cina e un ostracismo dichiarato verso la Russia. Non sono da escludere errori, anche pesanti, di valutazione da parte degli strateghi russi. Quello che traspare, però, inconfessato, è l’effettivo pericolo rappresentato dalla Russia; quello di essere, magari insieme all’India, il possibile pivot di un mondo multipolare. Quello che è certo è che non va assolutamente sottovalutata la capacità operativa statunitense di agire su più fronti e con un bagaglio disponibile ancora particolarmente sofisticato. La situazione di stallo a Taiwan, la capacità di reazione in Ucraina, i focolai di crisi attorno al perimetro russo so lì ad attestarlo. Di certo la corda è sempre più tesa; vedremo in quale punto e a danno di chi si spezzerà. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Nelle ultime settimane, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che gli Stati Uniti stanno cercando di imporre un nuovo ordine mondiale, progettato per controllare la Russia, la Cina e l’Europa, nonché le potenze minori del mondo. Si è tentati di rimuoverlo come lo sfogo di un leader in guerra, ma c’è di più. Ignorate il fatto che la ricerca di un mondo unipolare da parte di Washington presuppone un livello di pianificazione contrario alla realtà americana. Ciò con cui Putin sta cercando di venire a patti è che nella pianificazione della guerra in Ucraina, Mosca ha completamente frainteso la natura del mondo.

In particolare, la Russia ha frainteso la sottigliezza americana. Gli Stati Uniti non hanno impegnato grandi forze militari per bloccare l’avanzata della Russia, né hanno ceduto alcuna parte dell’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno compreso la minaccia rappresentata dalla Russia al confine con la NATO – cioè una nuova Guerra Fredda – e hanno compreso l’Ucraina meglio della Russia. Quindi ha inviato enormi quantità di armi in Ucraina, la cui potenza e raffinatezza non potevano essere eguagliate. Ha colpito in modo indiretto colpo su colpo.

Ancora, Mosca non è riuscita a capire  il rapporto dell’America con l’Europa. Più e più volte, gli europei si sono lamentati del fatto che Washington avesse abbandonato i suoi impegni europei. Il fatto che non sia mai stato così, non ha impedito ai think tank statunitensi di convalidare l’idea, né ha dissuaso la Russia dal crederci. In tempo di pace, gli Stati Uniti potrebbero fare a meno delle precedenti relazioni con l’Europa, dei litigi sulle regole commerciali e della dipendenza energetica della Russia. Ma quando è scoppiata la guerra, il rapporto si è trasformato rapidamente. La Germania, ad esempio, non apprezzava il carburante russo tanto quanto le garanzie di sicurezza americane. Gli europei sapevano che la Russia avrebbe potuto far loro del male e non si fidavano davvero dei russi, ma quando è arrivata la spinta, hanno capito che gli interessi americani erano in Europa. Putin, credo, è rimasto sbalordito quando ha appreso che i tedeschi erano con gli americani. Gli mancava una comprensione sofisticata che esistono diversi tipi di potere e che il potere proiettato dalla Russia era troppo schietto per funzionare. Putin non riusciva a capire il potere di apparire incerto.

Tuttavia, l’errore più grave commesso da Putin riguarda le relazioni degli Stati Uniti con la Cina, Paese in profonda crisi economica. Mosca non poteva né ferire né aiutare la Cina. Gli Stati Uniti possono fare entrambe le cose: aiutare aumentando gli investimenti e acquistando più beni, e danneggiando bloccando la vendita, ad esempio, di alcuni microchip. La Cina credeva di non aver bisogno degli Stati Uniti per riprendersi e si convinse che Washington potesse essere intimidita dalla potenza navale e connessa. Invece, Pechino ha scoperto che le sue minacce intorno a Taiwan e in altre aree hanno semplicemente generato più navi e armi da schierare contro di essa. L’utilità di un’alleanza con la Russia è stata infranta dalla consapevolezza che gli Stati Uniti avrebbero potuto rispondere militarmente in Ucraina e, contemporaneamente, nel Mar Cinese Meridionale.

Tutto ciò avrebbe dovuto essere ovvio e penso che la Cina fosse più consapevole delle capacità degli Stati Uniti rispetto alla Russia. Il presidente cinese Xi Jinping sapeva quando ridurre le sue perdite. Putin ha continuato a raddoppiare. Ciò sembrava essere stato convalidato nel fine settimana da un portavoce del 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, le cui dichiarazioni sono state parafrasate dal quotidiano cinese Global Times come segue:

“Se uno degli eventi più importanti nelle relazioni internazionali degli ultimi 50 anni è il ripristino e lo sviluppo delle relazioni Cina-USA, di cui hanno beneficiato sia i paesi che il mondo, allora la cosa più importante nelle relazioni internazionali per i prossimi 50 anni è che la Cina e gli Stati Uniti devono trovare il modo giusto per andare d’accordo. La chiave per la Cina e gli Stati Uniti per trovare il modo giusto di andare d’accordo è il rispetto reciproco, la convivenza pacifica e la cooperazione vantaggiosa per tutti, proposte dal Segretario generale Xi Jinping. Gli interessi comuni tra Cina e Stati Uniti superano di gran lunga le differenze e una relazione Cina-USA solida e stabile serve gli interessi comuni dei due popoli”.

Siamo abituati alla Cina che lancia minacce contro gli Stati Uniti. Ora sta cercando modi per accogliere gli Stati Uniti. Ha notato la performance americana in Ucraina, sia sottile che brutale, e ha deciso che un’alleanza con gli Stati Uniti, per quanto vagamente definita o temporanea, è molto più attraente.

Non sorprende, quindi, che Putin veda gli Stati Uniti come una forza che cerca di creare un mondo unipolare, perché per certi versi è un mondo unipolare. Gli Stati Uniti sono la più grande economia del mondo, nonostante i problemi attuali. Ha anche un esercito sofisticato, in grado di portare una forza schiacciante, addestrare un esercito in guerra con nuove armi e usare la forza sottile per plasmare il mondo. Il potere americano non è assoluto e può essere superato. Ma è sufficientemente mobile per agire in sequenza quando l’azione simultanea è impossibile. In parole povere, gli Stati Uniti sono la forza economica e militare più potente del mondo, quando scelgono di agire. L’inerzia può essere confusa da uomini come Putin come debolezza. Gli Stati Uniti hanno imparato che con il loro potere intrinseco hanno il tempo di reagire.

Il pubblico americano vede spesso gli Stati Uniti come deboli e mal gestiti. C’è la tendenza a etichettare Joe Biden, Donald Trump, Barack Obama, Bill Clinton e George W. Bush come criminali o idioti o entrambi. Le stesse accuse furono mosse contro Andrew Jackson, Abraham Lincoln e Franklin Roosevelt. Il disprezzo per i comandanti in capo è un prerequisito per prevenire la tirannia, anche se ha i suoi svantaggi. Il movimento America First che si opponeva alla partecipazione degli Stati Uniti alla seconda guerra mondiale ha interferito con la capacità di Roosevelt di prendere decisioni. Ha avuto un impatto diretto su Pearl Harbor e ha causato un doloroso inizio per gli Stati Uniti alla guerra da parte dei giapponesi, che ovviamente si è conclusa in una catastrofe per loro.

La percezione della debolezza americana è globale, condivisa anche tra gli americani. Essere sottovalutati ha i suoi usi, così come esibire un pubblico che non si fida del suo presidente. Ma solo nazioni enormemente potenti possono permettersi il disprezzo. Gli ultimi mesi non ci hanno insegnato che gli Stati Uniti stanno finendo per un nuovo ordine mondiale. Ci ha insegnato che la Russia si sta indebolendo, che la Cina sta gestendo con attenzione le sue relazioni con gli Stati Uniti e che l’architettura internazionale creata dopo la seconda guerra mondiale, sebbene più complessa, rimane sostanzialmente al suo posto. È un mondo unipolare.

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Ucraina, il conflitto 18a puntata Cambi di strategia_con Max Bonelli e Stefano Orsi

Il generale Surovikin, comandante in capo alle operazioni russe in Ucraina, ha appena parlato di “situazioni difficili” e quindi di “decisioni difficili”. Nel frattempo è in corso l’evacuazione di civili dagli insediamenti urbani prossimi al fronte di Kherson. E’ chiaro che al cambio di tattica adottato dall’esercito ucraino ha corrisposto un allargamento del conflitto con le operazioni aeree su tutto il territorio ucraino e un cambiamento al momento efficace delle tattiche adottate dal comando russo. Si tratta comunque di una fase interlocutoria prodromica alla offensiva ucraina appena ricominciata su più vasta scala in queste ore. La differenza rispetto alle settimane scorse è che i russi hanno questa volta definito la linea di resistenza e di eventuale reazione. Il carattere della guerra è sempre più totale con gli ucraini ridotti sempre più a comparse e fantocci di giochi che si dispiegano nella sfera geopolitica e geoeconomica in termini sempre più complessi e sempre più legati alle dinamiche politiche interne ai tre attori principali dell’agone internazionale. Se in Russia e in Cina gli equilibri al momento sembrano definiti, la situazione negli Stati Uniti è ancora appesa all’esito delle elezioni a medio termine. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v1opga6-ucraina-il-conflitto-18a-puntata-cambi-di-strategia-con-max-bonelli-e-stefa.html

Wang Ruoyu: Dieci anni di riforma militare per costruire un esercito moderno e potente

Percorsi al momento paralleli_Giuseppe Germinario

Per quanto riguarda l’esercito cinese, se parliamo del cambiamento più grande e della mossa più iconica dell’ultimo decennio, credo che molte persone daranno una risposta comune: la riforma militare.

La durata, l’intensità e il successo di questa riforma militare hanno superato le aspettative di molti osservatori. La sesta sessione plenaria del 19° Comitato Centrale, tenutasi lo scorso anno, ha valutato “la più ampia e profonda riforma militare e nazionale dalla fondazione della Repubblica popolare cinese”.

Il 16 ottobre, nel rapporto del 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, la riforma militare era un aspetto importante. Nel riassumere i grandi cambiamenti nella nuova era negli ultimi dieci anni, il segretario generale Xi Jinping ha sottolineato che “la riforma della difesa nazionale e dell’esercito sarà drasticamente approfondita e l’esercito popolare avrà un nuovo sistema, una nuova struttura, un nuovo modello e un nuovo aspetto.” Rafforzare la governance militare in modo completo, consolidare ed espandere i risultati della difesa nazionale e delle riforme militari, migliorare la composizione delle forze militari e ottimizzare sistematicamente le politiche e i sistemi militari”. Anche questo ha lanciato un chiaro segnale: la riforma militare è solo in corso e continuerà.

“Senza la riforma, non possiamo combattere o vincere battaglie!” Alla fine del 2013, il segretario generale Xi Jinping ha lanciato un simile avvertimento. Negli ultimi dieci anni, la riforma militare ha creato un esercito con caratteristiche più moderne e una maggiore efficacia di combattimento; guardando al futuro, l’esercito popolare diventerà sempre più forte, avanzerà verso la classe mondiale e fornirà un forte supporto strategico per il ringiovanimento di un paese forte.

La parata militare della Giornata Nazionale del 2019 ha mostrato un nuovo aspetto dopo la riforma militare (Foto/Xinhua)

“Architettura”: big break e big stand

Le riforme riguardano tutti i problemi, il rilascio di energia e l’aumento dell’efficienza mentre risolvono costantemente i problemi. Durante i dieci anni di riforma militare, le “tre grandi battaglie” sono state combattute in modo concentrato, vale a dire la riforma del sistema di comando e comando, la riforma della scala, della struttura e della composizione delle forze e la riforma del sistema di politica militare, corrispondenti rispettivamente a ostacoli istituzionali, contraddizioni strutturali e problemi politici.

Il primo è attuare la riforma del sistema di comando e comando e stabilire il principio generale per cui “il comitato militare gestisce il generale, il teatro è la battaglia principale e il servizio è la costruzione principale”.

Qualche tempo fa, l’autore si è recato al Beijing Exhibition Centre per visitare la mostra delle realizzazioni sul tema “Endeavoring a New Era” in cui era allestita una vetrina speciale, che esponeva i nuovi braccialetti dopo la riforma militare, che rifletteva direttamente il nuova leadership e gerarchia di comando.

Braccialetti di 15 dipartimenti funzionali della Commissione militare (Foto/Xinhuanet)

I risultati della riforma del sistema di leadership e comando possono essere riassunti in “Tre interruzioni e tre posizioni”.

In primo luogo, abolire il sistema di quartier generale di vecchia data e istituire un sistema multidipartimentale della Commissione militare.

Il cosiddetto sistema di sedi centrali significa che prima della riforma, l’EPL aveva “quattro sedi”: il Dipartimento di Stato Maggiore, il Dipartimento di Politica Generale, il Dipartimento di Logistica Generale e il Dipartimento di Armamento Generale. Nel novembre 1931 fu istituito il Comitato Militare Rivoluzionario della Repubblica Sovietica Cinese, che per la prima volta cercò di implementare il sistema di leadership del quartier generale, istituendo il Dipartimento di Stato Maggiore, il Dipartimento di Politica Generale, il Dipartimento di Direttore Generale e il Dipartimento di Dipartimento generale della stazione militare. Da allora il sistema delle sedi ha subito adeguamenti, riforme e modifiche.Nel 1958 è stato costituito il sistema delle “tre sedi” del Dipartimento di Stato Maggiore, del Dipartimento di Politica Generale e del Dipartimento di Logistica Generale. Successivamente ha operato stabilmente per 40 anni fino a quando il Dipartimento generale degli armamenti è stato istituito nel 1998 e alla fine ha formato il sistema dei “quattro quartier generali”.

Il sistema delle sedi centrali ha svolto un ruolo importante nella storia, ma con il passare del tempo sono emersi gradualmente i suoi inconvenienti. Wu Qian, portavoce del Ministero della Difesa Nazionale, una volta disse: “Il sistema di comando e comando del quartier generale e della regione militare integra le funzioni decisionali, esecutive e di supervisione ed espone molti inconvenienti. In particolare, il potere di i quattro quartier generali sono troppo concentrati e di fatto sono diventati un livello di leadership indipendente. Ha svolto molte funzioni della Commissione militare centrale e ha obiettivamente influenzato la leadership centralizzata e unificata della Commissione militare centrale”.

Nel 2016 è stata istituita una nuova Commissione militare, con un totale di 15 dipartimenti, ovvero 7 ministeri (dipartimenti), 3 comitati e 5 istituzioni direttamente affiliate. Ciò ha cambiato l’orientamento funzionale degli organi del CMC ed è diventato un “ufficio del CMC” con poteri limitati l’uno dall’altro. Ad esempio, sono stati istituiti la nuova Commissione militare per l’ispezione e la supervisione della disciplina e il Comitato politico e giuridico della Commissione militare e la Commissione militare centrale ha inviato 10 squadre di ispezione e supervisione disciplinare agli organi e ai dipartimenti della Commissione militare centrale e ai teatri, formando un rigoroso sistema di controllo e supervisione per il funzionamento del potere.

In secondo luogo, rompere il sistema di lunga data delle grandi regioni militari e stabilire un sistema di comando di combattimento congiunto.

Prima della riforma, il PLA aveva sette regioni militari tra cui Shenyang, Nanchino e Guangzhou.Le sue funzioni includevano la guida e la gestione dell’esercito di gruppo, le regioni militari provinciali e le truppe di stanza a Hong Kong e Macao, l’organizzazione della coscrizione e dell’addestramento della milizia ed essere responsabile per la costruzione di campi di battaglia. Secondo il progetto politico, la regione militare è anche un teatro ed è responsabile del comando di operazioni congiunte durante la guerra. Tuttavia, la regione militare è in realtà dominata dall’esercito, con funzioni miste di costruzione del combattimento, e non può assumere il compito di comando di combattimento congiunto integrato di vari servizi e armi.Se succede qualcosa, deve costruire temporaneamente istituzioni e guidare squadre, e è difficile garantire la capacità di comando e l’efficienza.

Dopo la riforma, è stato istituito il Centro di comando dell’operazione congiunta della Commissione militare centrale, con cinque teatri a est, sud, ovest, nord e centro, ed è stata migliorata la struttura di comando dell’operazione congiunta del teatro.

Il Joint Reference Center della CMC è il centro di comando strategico della CMC, da cui ogni giorno viene emesso un gran numero di ordini di azione militare. Il 20 aprile 2016, il segretario generale Xi Jinping ha ispezionato il Joint Operations Command Center della Commissione militare e per la prima volta è stata divulgata pubblicamente la sua identità di “comandante in capo del Joint Command Center of the Military Commission”, cosa che ha inviato un chiaro segnale al mondo: il nuovo sistema di comando di combattimento congiunto dell’esercito cinese corre a terra. Il 3 novembre 2017, il decimo giorno dopo la chiusura del 19° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, il Segretario Generale Xi Jinping si è recato in uniforme al Centro di Riferimento Congiunto della Commissione Militare e ha guidato un gruppo di membri del Commissione Militare per studiare la costruzione del Centro di Riferimento Congiunto della Commissione Militare.Questo lavoro si concentra sulla capacità di combattere e vincere guerre con un atteggiamento chiaro.

Rispetto al misterioso Centro di riferimento congiunto della Commissione militare, il Centro di riferimento congiunto del Comando del teatro ha mantenuto un alto grado di visibilità sin dalla riforma militare.

Il teatro è l’unica più alta organizzazione di comando di combattimento congiunto in questa direzione strategica.Svolge funzioni di comando di combattimento congiunto in conformità con i requisiti di tempo di pace e tempo di guerra integrato, funzionamento normale, specializzazione negli affari principali ed essere capace ed efficiente. Un compito importante del teatro è organizzare risposte realistiche a varie minacce alla sicurezza e affrontare le azioni provocatorie militari da parte dei militari.

Ad esempio, da gennaio a settembre di quest’anno, il portavoce dell’Eastern Theatre Command ha rilasciato sette dichiarazioni sul passaggio di navi da guerra e aerei stranieri attraverso lo stretto di Taiwan, contrastando tutte le minacce e le provocazioni e difendendo risolutamente la sovranità nazionale e l’integrità territoriale”.

Nell’agosto 2022, Gu Zhong, vice capo di stato maggiore dell’Eastern Theatre Command, ha introdotto la situazione dell’esercitazione militare “Lock Taiwan” (screenshot dal notiziario CCTV)

Terzo, rompere il sistema di lunga data dell’esercito continentale e stabilire un nuovo sistema di leadership e gestione per i servizi militari e le forze di polizia armate.

Prima della riforma militare, l’esercito era la forza principale dell’EPL, ma per molto tempo non esisteva un’agenzia indipendente.Le funzioni di comando erano svolte dai “quattro quartier generali” e la proporzione della marina, dell’aviazione e la seconda artiglieria era relativamente bassa. Dopo la riforma, è stata istituita la leadership dell’esercito, sono state istituite 5 agenzie dell’esercito teatrale, la seconda forza di artiglieria è stata ribattezzata Armata missilistica e le armi indipendenti strategiche originali sono state aggiornate in armi indipendenti e una forza di supporto strategico e una forza di supporto logistico congiunta si sono formati. Attualmente, l’Esercito popolare di liberazione ha un totale di 6 armi e armi, la proporzione di armi e armi è stata adattata e ottimizzata e lo schema di sviluppo è diventato più equilibrato, il che decreta anche la fine del sistema dell’esercito continentale.

Conformemente al principio “l’esercito è l’esercito, la polizia è la polizia e il popolo è il popolo”, è stata completata la riforma intermilitare delle forze di polizia armate. Dalle 00:00 del 1 gennaio 2018, le forze di polizia armate sono sotto la guida centralizzata e unificata del Comitato centrale del partito e della Commissione militare centrale e viene implementata la Commissione militare centrale – Forza di polizia armata – Sistema di comando e comando dell’unità. Allo stesso tempo, anche il sistema di gestione della forza di riserva è stato riformato per garantire la leadership assoluta del Partito sulle forze armate nazionali.

“Shaping”: snello e potente

La seconda grande battaglia è la riforma della struttura della scala e della composizione delle forze. Se usi il termine di fitness per descriverlo, è perdere grasso e aumentare i muscoli, in modo che il corpo dell’esercito diventi più forte e snello.

Dopo la riforma, il personale militare è stato ridotto di 300.000, principalmente a causa della razionalizzazione del personale negli organi e nelle agenzie non combattenti: oltre 1.000 unità organizzative al di sopra del corpo sono state ridotte di oltre 1.000 e il numero di il personale in servizio attivo nelle agenzie non combattenti è stato ridotto di quasi la metà, arricchito.

Il risultato più diretto di questa riforma è che molte “nuove designazioni” che non sono mai apparse nella storia dell’Esercito popolare di liberazione sono state aggiunte una dopo l’altra alla sequenza di battaglia, rendendo l’esercito più moderno e più adatto alle esigenze della moderna guerra.

Il nuovo badge sul petto dell’esercito è cambiato dalla Grande Muraglia e dai fucili agli ingranaggi e alle ali dei veicoli corazzati, che è una rappresentazione intuitiva dell’esercito che ha più veicoli corazzati ed elicotteri e “vola in alto”.

Sopra: il vecchio badge sul petto dell’esercito; In basso: il nuovo badge sul petto dell’esercito

Dopo la riforma militare, l’esercito di gruppo dell’esercito è stato modificato da 18 a 13, il corpo principale ha implementato il sistema “militare-brigata-battaglione” e le brigate combinate e i battaglioni combinati sono diventati la corrente principale. Una varietà di nuovi tipi di battaglioni sintetici come battaglioni pesanti, leggeri, aerei, da montagna e anfibi sono incorporati nel sistema di combattimento dell’esercito, realizzando la percezione multi-sorgente del comando di combattimento, un’elevata integrazione degli elementi di combattimento e l’espansione multidimensionale di spazio di combattimento.

Le divisioni e le brigate d’assalto aereo sono lo “standard” per alcune potenze militari. Dopo questa riforma, il PLA è stato equipaggiato con diverse brigate d’assalto aereo, equipaggiate con Z-20, Z-10, Z-19 e altri elicotteri da trasporto avanzati ed elicotteri armati, nonché obici montati su veicoli, veicoli fuoristrada Lynx e altre attrezzature avanzate , per implementare una serie di nuove tattiche come operazioni oltre l’attacco, operazioni di assalto a cavallo e operazioni di controllo di punti chiave. Lo sviluppo da una tradizionale brigata dell’aviazione dell’esercito a una brigata d’assalto aereo segna il rapido miglioramento delle capacità offensive e difensive tridimensionali del PLA.

La formazione portaerei della nave Shandong salpa in mare (foto/rete militare cinese)

Alla sequenza della Marina è stata aggiunta anche molta “potenza del pugno”, la più rappresentativa è la formazione della portaerei.

Dall’ingresso della nave Liaoning nel 2012, la Marina Militare è entrata nell’era delle “tre portaerei” e spesso vengono divulgate le notizie di formazioni di portaerei che si addestrano in mare e svolgono missioni militari. 1 formazione di portaerei, che di solito include diversi cacciatorpediniere 055, 052C, 052D e altri, 054A e altre fregate, navi da rifornimento complete di tipo 901 e sottomarini, che formano un sistema di difesa aerea completo a lungo raggio, medio raggio e corto raggio, e ha una forte capacità di guerra anti-nave e anti-sottomarino.

L’aumento della formazione delle portaerei richiederà inevitabilmente più piloti di aerei basati su portaerei. Secondo i resoconti dei media militari, i percorsi di crescita e i collegamenti di addestramento dei piloti di aerei basati su portaerei sono stati completamente collegati e i percorsi paralleli a doppio binario di “modalità di riparazione” e “modalità di crescita” sono stati completamente aperti.

La cosiddetta “modalità refit” si riferisce alla selezione di talenti da parte di piloti di caccia attivi per l’addestramento. Hanno una buona base di abilità, ma a causa della grande differenza nella gestione degli aerei basati su portaerei, hanno bisogno di riadattarsi e superare le azioni abituali, che richiedono molto tempo; Il modello di crescita consiste nel reclutare piloti di aerei basati su portaerei direttamente dagli studenti delle scuole superiori e formarli direttamente, cosa che può essere eseguita in un solo passaggio e ridurre i tempi di formazione. Alla fine del 2020, il primo lotto di piloti di caccia basati su portaerei in modalità crescita della Marina ha superato la certificazione di qualificazione all’atterraggio e negli ultimi due anni sono stati coltivati ​​​​più talenti.

Nell’Aeronautica ci sono sempre più “veicoli aerei senza pilota”, che rappresentano un’approfondita comprensione della tendenza allo sviluppo dell’intelligence militare e del continuo sviluppo di nuove forze di combattimento.

Il portavoce dell’Air Force Shen Jinke una volta ha dichiarato alla conferenza stampa dell’Air Force Aviation Open Event: “L’equipaggiamento senza pilota è una direzione importante per lo sviluppo dell’equipaggiamento militare in futuro. Lo sviluppo dell’equipaggiamento per veicoli aerei senza pilota del mio paese ha raggiunto l’avanzato livello mondiale livello.” I militari hanno equipaggiato vari tipi di droni, come droni di sorveglianza, droni da ricognizione sciame e droni ad ala fissa. Tra di loro viene svolto un addestramento collaborativo per dare pieno gioco all’efficacia in combattimento degli UAV.

La riforma della Rocket Force, in conformità con i requisiti strategici di “deterrenza sia nucleare che convenzionale, su tutta l’area” e i requisiti standard fondamentali di “pronto al combattimento, lancio puntuale e danno effettivo”, accelererà il miglioramento della capacità di attacco strategico. Le truppe da combattimento in prima linea hanno realizzato la trasformazione da “lancio fisso” a “lancio mobile”, “lancio selezionato” a “lancio casuale”, “lancio di munizioni vere” a “lancio effettivo”, che è più adatto alle esigenze di combattimento e migliora la sopravvivenza sul campo di battaglia.

Dopo la riforma, l’esercito missilistico ha inizialmente formato un sistema di forze di combattimento con armi sia nucleari che convenzionali, modelli corrispondenti, connessione di portata ed efficacia di attacco. I missili Dongfeng-17 e Dongfeng-41, che hanno fatto il loro debutto pubblico nella parata militare della Giornata Nazionale nel 2019, sono apparsi anche nell’area espositiva all’aperto della mostra dei risultati con il tema “Endeavoring a New Era”, attirando molti pubblico di fermarsi e scattare foto. “Dongfeng Express, la missione deve essere compiuta”, questa “compagnia espressa” specializzata nell’invio di merci pericolose è davvero straordinaria.

L’area espositiva all’aperto della mostra sui risultati a tema “Endeavour New Era” mostra un lotto di armi e attrezzature avanzate, inclusi i missili Dongfeng-17 e Dongfeng-41 (fotografati dall’autore)

Ci sono anche molti punti positivi nella riforma della forza di supporto strategico, della forza congiunta di supporto logistico e della forza di polizia armata. Ad esempio, in questo round di riforma, sono state istituite cinque brigate di supporto logistico congiunte.A differenza delle brigate di combattimento tradizionali, la brigata di supporto logistico congiunto è un’organizzazione di comando inviata dal centro di supporto logistico congiunto. La Joint Logistics Support Brigade non è responsabile del supporto quotidiano delle truppe, ma è specificamente responsabile del supporto al combattimento, saldando perfettamente servizi medici, carburante e munizioni nel sistema di combattimento congiunto.

Attraverso la riforma della struttura della scala e della composizione delle forze, l’esercito è stato profondamente trasformato da una scala quantitativa a una di qualità ed efficiente, e da una ad alta intensità di manodopera a una ad alta intensità di tecnologia, creando un moderno sistema di forze militari con caratteristiche cinesi .

Dall’inizio di quest’anno, sono state distribuite una dopo l’altra 21 divise mimetiche.Molti netizen hanno commentato che il PLA che indossa le nuove divise mimetiche sembra molto moderno e pieno di stile internazionale. Le nuove divise mimetiche non distinguono più i colori per servizio, ma sono abbinate alle aree di combattimento, che riflette anche una direzione di riforma: tutto è per il combattimento vero e proprio.

“Rispetto”: vitalità ispiratrice

A partire dal 31 dicembre 2021, una rubrica “Reform Moment” incentrata sulla riforma del sistema di politica militare è stata trasmessa sul canale militare e di difesa nazionale della CCTV, introducendo il significato della riforma, i punti salienti dei cambiamenti e i risultati pratici, diventando il terzo più grande programma per comprendere la “riforma”. Una finestra sulla battaglia”.

La riforma del sistema politico militare copre principalmente quattro aspetti: il sistema di costruzione del partito del nostro esercito, il sistema politico di utilizzazione delle forze militari, il sistema politico di costruzione delle forze armate e il sistema politico di gestione militare.

Per gli ufficiali e i soldati di base in prima linea, il sentimento più diretto è l’attuazione di un pacchetto di politiche e sistemi per la gestione degli ufficiali attivi e l’introduzione di misure di riforma come l’istruzione preferenziale per i bambini, il recupero medico e impiego dei membri della famiglia militare che ufficiali e soldati si aspettano Il rispetto del loro status rafforza il loro senso di onore professionale e di successo.

Ad esempio, da gennaio di quest’anno, cure mediche gratuite per i coniugi militari, e cure mediche preferenziali per genitori e coniugi di ufficiali e sergenti militari. Inoltre, pagare gli alimenti ai genitori idonei, pagare onorari ai coniugi, aumentare l’importo delle tasse per l’assistenza all’infanzia, attuare politiche prioritarie militari nei trasporti pubblici, cure mediche, ecc. e garantire garanzie politiche per i veterani, ecc. Ci sono molti trucchi duri e pratici per risolvere il problema delle generazioni future nel cortile di casa, che ha ottenuto gli elogi di ufficiali e soldati.

Ai soldati viene data la priorità in conformità con la legge (Photo/China Military Network)

Il 21 settembre di quest’anno si è tenuto a Pechino il seminario sulla difesa nazionale e la riforma militare. L’incontro ha riassunto i principali risultati ed esperienze di questo ciclo di riforme militari e di difesa nazionale e ha implementato il lavoro di pianificazione delle riforme di follow-up. Nella fase successiva, la riforma dell’esercito continuerà ad essere attuata, ad attuare in modo completo tutte le decisioni e gli schieramenti di riforma stabiliti e continuerà a promuovere l’attuazione, il miglioramento e l’ottimizzazione della riforma; approfondire la pianificazione e la progettazione della modernizzazione della forma organizzativa dell’esercito e migliorare e innovare continuamente il sistema di comando militare, il sistema di gestione, il sistema di alimentazione, il sistema istituzionale.

Il 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese ha lanciato un appello a “raggiungere l’obiettivo del 100° anniversario della fondazione dell’esercito come previsto e creare una nuova situazione per la modernizzazione della difesa nazionale e dell’esercito”. . Potremmo essere in grado di guardare avanti e indovinare quali nuove falangi di forza e nuove armi ed equipaggiamenti verranno mostrati sulle piazze d’armi quando l’esercito celebrerà il suo centenario nel 2027!

Riferimenti:

Zhong Xin: “L’esercito popolare realizza un intero rimodellamento rivoluzionario”;

Wu Ming: “Rimodellare la leadership e il sistema di comando del nostro esercito è una scelta inevitabile per rafforzare l’esercito e ringiovanire l’esercito”;

Mei Changwei et al.: “La grande pratica di riformare e rafforzare l’esercito nella nuova era”;

Li Diansheng: “Se non ti riformi, non puoi combattere, non puoi vincere”; e così via.

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È ora di ricominciare a preoccuparsi!_di gilbertdoctorow

Alcuni lettori mi hanno commentato in e-mail dirette di aver tratto conforto dai miei scritti in quanto sono stato una voce moderata, evitando allarmismi per le notizie quotidiane spesso fastidiose sulla guerra russa con l’Ucraina e intorno alla guerra, o più propriamente parlando oggi, la Russia guerra per procura con la NATO in e intorno all’Ucraina.

Proprio per questo, ho esitato a condividere con i lettori il profondo pessimismo che mi ha sopraffatto un paio di giorni fa sulle nostre possibilità di evitare l’Armageddon nucleare. Questo è seguito alla mia visione dell’ultimo talk show politico di Solovyov alla televisione di stato russa. Ho usato regolarmente questo spettacolo come cartina di tornasole dell’umore delle élite sociali e politiche russe: quell’umore è diventato nero.

Mentre in passato, indietro di sei mesi o più, avevo riferito del disprezzo aperto che accademici russi di spicco e altamente responsabili dei circoli universitari e dei gruppi di riflessione hanno mostrato nei confronti della leadership politica americana nelle loro dichiarazioni sui talk show politici, questo disprezzo è entrato in una fase perseguibile, con il che intendo dire che i russi seri e timorati di Dio sono così furiosi con la propaganda spazzatura proveniente da Washington, ripetuta con megafoni in Europa che, se ne avessero la possibilità, “premerebbero il pulsante” personalmente e scatenerebbero attacchi nucleari contro gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, in quest’ordine nonostante la possibilità, anche la probabilità di un attacco di ritorno, che, per quanto indebolito, sarebbe devastante per il proprio paese. Vale a dire,

Qualunque siano le parole dell’amministrazione Biden sul fatto che la guerra nucleare sia “fuori discussione”, il comportamento aggressivo e minaccioso dell’America, compreso il continuo “addestramento alle armi nucleari” attualmente in corso in Europa sotto la direzione degli Stati Uniti, ha reso i russi razionali e molto seri pronti a Provaci.

Uno degli esperti di affari internazionali più sobri ad apparire nello show di Solovyov, Yevgeny Satanovsky, presidente del think tank dell’Istituto del Vicino Oriente, ha contenuto la sua rabbia con una certa difficoltà, dicendo solo che mentre una volta aveva nutrito una certa simpatia per il Stati Uniti, ora vedrebbe la sua totale distruzione con poco rimpianto; non ha lasciato alcuna menzione su dove sono puntati i piedi quando ha aggiunto che non poteva dire altro in onda per paura di essere censurato e le sue parole rimosse dal video.

Per queste ragioni ho dato a questo saggio rivolto al Collective West, e in particolare ai fomentatori del disordine mondiale a Washington e Londra, un titolo che si adatta alla situazione attuale.

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Come abbiamo visto anche prima del lancio dell'”operazione militare speciale”, i programmi di conversazione russi identificano per nome le persone nella squadra di Biden la cui eccezionale stupidità, ottusità e ignoranza di rango trovano insopportabili, con artisti del calibro di Antony Blinken, Jake Sullivan e Lloyd Austin tra coloro che verranno per una menzione speciale. Ci rimane l’impressione che quando Biden chiama i suoi consiglieri allo Studio Ovale, lui, ottuso senile com’è, sia la luce brillante nella stanza. I russi ne concludono che non hanno nessuno con cui negoziare.

Ora la nomina degli idioti ai vertici si trasferisce a tutte le discussioni sull’Unione Europea e sui leader britannici. La denuncia dell’incompetenza, della stupidità di rango e, sì, delle mentalità neocolonialiste o fasciste tra i leader europei si è ben riflessa nell’ultimo spettacolo di Solovyov. Il frustino più discusso è stato il commissario Ue per l’azione esterna, Josep Borrell, che sembra parlare quotidianamente al mondo e non riconosce limiti a ciò che può proclamare, come se fosse la politica ufficiale dell’Ue in difesa oltre che in diplomazia.

Lo spettacolo di Solovyov ha mostrato sullo schermo una breve registrazione video di Borrell che espone compiaciuto della posizione privilegiata dell’Europa come “un giardino di democrazia liberale, buone prospettive economiche e solidarietà sociale” che è circondato dalla “giungla”. Quel riferimento alla giungla si adatta bene, ha osservato Solovyov, con la mentalità colonialista di Rudyard Kipling ed è profondamente offensivo per il resto del mondo, di cui la Russia fa parte. Più precisamente, Borrell era noto anche in Russia la scorsa settimana per la sua affermazione secondo cui qualsiasi uso da parte della Russia di armi nucleari in Ucraina sarebbe stato contrastato da un massiccio attacco non nucleare dall’Europa che avrebbe “annientato” l’esercito russo. Tuttavia, Borrell non era solo in borsa:

Quindi non hai un rifugio antiaereo? Quindi, come hanno detto i russi decenni fa, è giunto il momento di gettarsi un lenzuolo sulle spalle e camminare lentamente verso il cimitero più vicino.

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Una delle ultime due notizie false diffuse contemporaneamente e in modo onnipresente sui principali media occidentali la scorsa settimana è che la Russia sta considerando di usare contro l’Ucraina “armi nucleari tattiche”, ovvero testate con una forza distruttiva equivalente alle bombe di Hiroshima-Nagasaki montate in crociera o missili balistici a medio raggio. La nostra carta stampata ed elettronica speculano sul numero di testate che la Russia possiede attualmente (2.000 o più), come se ciò potesse fare la differenza in un assalto all’Ucraina.

Spazzatura dicono i russi nello show di Solovyov: non abbiamo bisogno di armi nucleari per finire gli ucraini. Le uniche forze nucleari che dispiegheremmo nella situazione attuale sono le armi strategiche, e sono dirette contro… Washington con l’aiuto dei sistemi di consegna Sarmat e Poseidon.

L’altra grande fake news diffusa in maniera massiccia dai media occidentali negli ultimi giorni è stata l’accusa che i russi stiano cercando di congelare a morte gli ucraini con i loro attacchi contro le infrastrutture di produzione di energia. Le immagini di Stalingrado sono state evocate dalle nostre emittenti. Si dice che un blocco simile sia stato inflitto all’Europa occidentale dal taglio delle forniture energetiche russe all’UE.

Altre sciocchezze dicono i relatori del programma Solovyov. L’attacco alla rete elettrica in Ucraina non è diretto contro i civili di per sé; ha lo scopo di fermare le consegne ferroviarie di sistemi d’arma avanzati e munizioni in arrivo in Ucraina al confine con la Polonia e spostate in treno ai fronti nell’est e nel sud del paese. Senza questi input, l’esercito ucraino sarà kaput e la guerra potrà giungere a una conclusione anticipata con la capitolazione di Kiev. Per quanto riguarda l’UE, qualunque chill out possa arrivare quest’inverno è dovuto esclusivamente alle decisioni poco professionali e ignoranti della Commissione sulle importazioni di idrocarburi russi che sono state seguite ciecamente dagli Stati membri senza debita considerazione delle conseguenze per le proprie popolazioni.

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Il Collective West parla di referendum “falsi” nelle quattro oblast ucraine che ora sono state reintegrate (o annesse, a seconda della politica) della Federazione Russa. In questo spirito, a metà della scorsa settimana l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato in modo schiacciante una risoluzione sponsorizzata dagli Stati Uniti che rifiuta di riconoscere la legalità di questa annessione. Tra coloro che hanno votato contro la Russia c’erano importanti “stati amici” come Serbia e Ungheria. Centoquaranta stati hanno votato con gli Stati Uniti; quattro stati, compresi i regimi paria in Venezuela e Corea del Nord, si sono uniti alla Russia votando “nyet” e trentacinque stati si sono astenuti.

Gli Stati Uniti hanno strombazzato questa vittoria all’ONU sui russi dispettosi e che infrangono le regole. Anche il capo della diplomazia dell’UE Borrell ha gongolato, anche se ha espresso rammarico per il fatto che il 20% degli Stati membri non avesse votato a favore della risoluzione.

I russi, dal canto loro, insistono sul fatto che questo voto è stato una farsa, viste le carote e i bastoni che i diplomatici americani ed europei hanno usato per ottenere i risultati sperati. Sono stati applicati ricatti di ogni tipo, dicono i russi. Inoltre, il numero di Stati in ogni conteggio racconta solo una parte della storia: tra i 35 paesi astenuti c’erano India e Cina, che da sole rappresentano il 35% dell’umanità.

Intanto, oltre in Europa, il giorno successivo l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa riunita a Strasburgo ha adottato una risoluzione che condanna la Russia per la sua presunta aggressione contro l’Ucraina con un atto particolare lungo diverse pagine e comprendente un appello ai 46 Stati membri a dichiarare la Russia uno “stato terrorista” come aveva chiesto loro Zelensky. Il voto pubblicato sarebbe stato 99 per la risoluzione, 1 contrario. Nell’annuncio dei risultati delle votazioni non è stato fatto menzione del fatto che il numero effettivo di deputati in PACE è 306. Il punto non è sfuggito alla giuria di Solovyov, che anche qui ha gridato “fallo”.

Mettendo da parte questi due voti che hanno raccolto così tanta attenzione nei media propagandistici occidentali, ci sono stati altri sviluppi internazionali relativi alla posizione relativa della Russia nella comunità globale che i media occidentali hanno scelto di ignorare, ma i media russi hanno avuto un posto di rilievo.

Penso in particolare ai tre giorni di vertice ad Astana, capitale del Kazakistan. Il primo di questi incontri ha riunito 27 capi di stato provenienti da tutta l’Asia, che vanno da Israele e Palestina, Qatar ed Emirati a ovest fino alla Corea a est. Ricordiamoci che un buon numero di partecipanti proveniva da paesi che hanno votato contro la Russia all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La loro presenza ad Astana ha smentito l’idea che stessero espellendo la Russia dalla società educata.

La personalità chiave dell’incontro del 27 è stato chiaramente Vladimir Putin. I filmati della televisione russa lo hanno mostrato in una conversazione animata con questi leader in formati di gruppo e bilaterali. Di questi il ​​più significativo è stato probabilmente il faccia a faccia con il presidente turco Erdogan, durante il quale i due hanno discusso i passi immediati per attuare la proposta russa di aggiungere un nuovo gasdotto al Turk Stream in modo da aumentare notevolmente le possibilità di consegna del gas all’Europa da questa rotta meridionale attraverso i Balcani. In questo concetto, la Turchia diventerà un importante hub del gas, che rappresenta la realizzazione di un sogno di lunga data dal leader turco.

Nella sua qualità di hub, la Turchia sarebbe in grado di mescolare il gas russo con i flussi dall’Azerbaigian e forse successivamente dal Turkmenistan, in modo che il prodotto venduto come esportazione turca sarebbe a prova di proiettile contro le sanzioni americane o europee. La linea aggiuntiva potrebbe essere posata probabilmente entro un anno, vale a dire più rapidamente rispetto alle problematiche riparazioni dei gasdotti Nord Stream 1 danneggiati.

Il giorno successivo ad Astana si è tenuto un altro vertice tra i leader della Comunità degli Stati Indipendenti. Questa ristretta cerchia di membri è stata anche di grande importanza nella misura in cui conferma la posizione della Russia come facilitatore di soluzioni diplomatiche tra gli Stati membri in conflitto armato tra loro, con gli azeri e gli armeni in prima linea. E il vertice finale, tra i leader delle repubbliche dell’Asia centrale con la Russia aveva ancora un altro importante programma: concordare misure di sicurezza per difendersi dalle ricadute nella loro regione della guerra civile in via di sviluppo in Afghanistan, dove gli Stati Uniti e la Gran Bretagna stanno aiutando i gruppi estremisti che cercano di rovesciare governo talebano. Dal linguaggio del corpo dei leader, sembrerebbe che l’orecchio di Putin fosse molto richiesto.

Nel considerare il senso di questi raduni, mi pare che un’osservazione fatta qualche giorno fa su un altro spettacolo di Solovyov e sulla decisione dei sauditi e degli Stati del Golfo di snobbare le insistenti richieste di Biden di aumentare la produzione di petrolio: la decisione di la causa comune con la Russia non è nata per pietà per i deboli ma per realismo, vale a dire la valutazione che la Russia vincerà la gara militare con NATO/Ucraina. Questi governanti dell’Opec, come i governanti che sono venuti ad Astana la scorsa settimana, tornano vincitori e non potenziali perdenti.

Se posso trarre conclusioni positive dall’analisi altrimenti deprimente di cui sopra, sono che la Russia sta resistendo con successo alle massicce pressioni degli Stati Uniti e dell’UE e che il mondo si sta riallineando davanti ai nostri occhi in una direzione più multipolare e democratica. Eppure, i timori di errori di calcolo da una parte o dall’altra in questa gara tesa e senza precedenti significano che l’Armageddon minaccia costantemente in background.

©Gilbert Doctorow, 2022

https://gilbertdoctorow.com/2022/10/15/time-to-start-worrying-again/

OLTRE IL GIARDINO, di Andrea Zhok

Ieri il responsabile della politica estera dell’Unione Europea Joesp Borrell ha spiegato in un’intervista come in Europa vi sia “la migliore combinazione di libertà politica, prosperità economica e coesione sociale che l’umanità è stata in grado di costruire: tutte e tre le cose insieme”, e prosegue paragonando l’Europa a “un giardino” e il resto del mondo ad una “giungla che potrebbe invadere il giardino”. È per questa ragione che gli europei devono “andare nella giungla”, devono “essere molto più coinvolti nel resto del mondo. Altrimenti, il resto del mondo ci invaderà”.
Questo discorso nella sua schiettezza ideologica rivela molte più cose delle circostanze in cui ci troviamo di qualunque sottile analisi geopolitica. Certo, vi saranno strateghi che operano dietro le quinte ed esaminano la realtà con freddo realismo in termini di mero potere, economico e militare, ma ogni epoca, ogni civiltà poggia sempre su una qualche visione fondamentale, cui aderiscono i più, che operano al di fuori della “stanza dei bottoni”. Le parole di Borrell ci rammentano gli estremi di questa visione portante, che sta al fondo dell’attuale conflitto mondiale ibrido (noi siamo già nella Terza Guerra Mondiale, ma in una forma per ora ibrida, in cui le componenti economica e di manipolazione cognitiva sono almeno altrettanto importanti di quella militare).
Borrell ci ricorda, involontariamente, come l’Occidente abbia costruito la propria autocoscienza negli ultimi due secoli in una forma “progressista” (condivisa, beninteso, anche da quelli che si dicono “conservatori” in politica), una forma in cui il mondo “va avanti”, e individui e popoli si distinguono in “avanzati” e “arretrati”.
Noi occidentali, in quanto avanzati e progrediti, possiamo legittimare ai nostri occhi fondamentalmente ogni abuso ed ogni prevaricazione nei confronti degli arretrati, giacché il progresso funziona come un dispositivo di giustificazione morale. Il progressismo occidentale è in effetti una forma di razzismo culturale, straordinariamente arrogante ed aggressivo, che riveste la primitiva “legge del più forte” con decorazioni ideologiche di altissima parvenza morale (i diritti umani, i diritti civili, ecc.).
L’intero apparato intellettuale e propagandistico organico a questa visione produce a getto continuo giustificazioni ad hoc per qualunque violenza e abuso, adottando con sistematicità doppiopesismi mirabolanti e sofismi iperbolici (dal Congo belga a Wounded Knee, dalla Shoah a Hiroshima, dal Vietnam all’Iraq, ecc. è un libro degli orrori punteggiato di appelli al progresso). Al fondo di tutto ciò c’è un assunto roccioso, l’unica cosa davvero stabile e inconcussa: il senso della nostra superiorità. Ciascuna delle infinite prove del carattere aggressivo, predatorio, disumanizzante della civiltà occidentale contemporanea vengono automaticamente lette dall’apparato come errori di percorso, incidenti inessenziali, danni collaterali nel processo verso l’avanti, il di più, il meglio, il progresso.
Noi, gli Eloi, viviamo nel giardino, gli altri, i Morlock, nella giungla.
È interessante ricordare come l’intera fondazione storica di questo senso di superiorità è esclusivamente fondata sulla superiorità tecnologica, militare e poi industriale, maturata compiutamente negli ultimi due secoli. È con la rivoluzione industriale e la capacità di produrre in serie grandi quantità di armi micidiali che il senso di superiorità e avanzamento diviene pienamente convincente.
Non è certo sul piano spirituale, né su quello dell’armonia delle forme di vita, né su quello della felicità, né su quello della raffinatezza artistica, né su nient’altro che l’Occidente ha maturato la propria autocoscienza di superiorità, nient’altro salvo la forza tecnologicamente supportata. Per dire, non abbiamo elaborato niente di comparabile alle tecniche del corpo e della mente che possiamo trovare nella cultura indiana, cinese, giapponese, ecc. ma noi avevamo le mitragliatrici, loro no.
In effetti l’unica cosa che nutre e permette di definire uno standard di “progresso” è l’accumulo di potenza tecnologica. Se sia migliore, “più progredita” la poesia giapponese o quella tedesca è questione che nessuna persona sana di mente si metterebbe seriamente a discutere, ma che la tecnologia tedesca fosse superiore a fine ‘800 era dimostrabile sul campo, e ciò, ad esempio, spinse il Giappone (nonostante grandi resistenze) ad adeguarsi agli standard europei.
L’Occidente è dunque la forza storica che ha spinto il mondo nella direzione di una competizione infinita, illimitata, giacché ha creato un campo di gioco dove non c’era pietà per chi restava “indietro”. L’Occidente ha indotto il pianeta ad una sistematica “corsa agli armamenti”, in senso bellico o economico, sulla scorta della propria visione progressista di un avanzamento assoggettante.
Al contempo, sin dall’inizio e con sempre maggiore intensità, l’Occidente (che non coincide con la cultura, o meglio le culture, europee) ha dato mostra di entrare in ricorrenti crisi di autofagia, di destabilizzazione ed autodistruzione. Gli anni che precedono la Prima Guerra Mondiale sono anni culturalmente affascinanti per lo studioso perché sono una straordinaria, insistente elaborazione sul tema della disperazione, della decadenza e del nichilismo (esattamente in parallelo con il simultaneo levarsi delle lodi positivistiche al progresso, all’illuminazione elettrica, ai nuovi “comfort”). Le due guerre mondiali – gli eventi ad oggi più distruttivi che la storia dell’umanità registri – hanno semplicemente portato le lancette dell’orologio della storia di nuovo indietro di mezzo quadrante: e dagli anni ’80 del XX secolo le stesse dinamiche di un secolo prima iniziano a profilarsi.
Oggi e da tempo nel “giardino” occidentale la percezione di precarietà e di mancanza di futuro è generalizzata; siamo alla seconda generazione che nasce e cresce in una condizione di perenne crisi, di totale disorientamento, di sradicamento, di liquefazione dei rapporti, degli affetti, delle identità, di incapacità di identificarsi con un qualunque processo sovraindividuale, che sia storico o trascendente.
Questa condizione di degrado sociale e antropologico viene camuffato ideologicamente facendo di ogni ferita un vanto, di ogni cicatrice una decorazione: l’instabilità è “dinamicità”, la sradicatezza è “libertà”, lo sfaldamento identitario è gioiosa “fluidità”, ecc. Il male di vivere nelle generazioni più giovani, quelle tradizionalmente più disposte alla contestazione e alla protesta, è tenuto sotto controllo con la disponibilità di un sempre crescente mercato di intrattenimento standardizzato, funzionale a distogliere la mente da qualunque durevole forma di autocoscienza o generale consapevolezza. Quello che un tempo era il gin delle distillerie clandestine per l’operaio della rivoluzione industriale è ora fornito in forma di intrattenimento a domicilio da variegati schermi. Anche questo è progresso: in questo modo la forza lavoro dura di più.
Collocandoci in una posizione superiore e avanzata, questa visione consente di delegittimare in partenza ogni lamento, giacché per definizione, quand’anche noi in prima classe avessimo problemi, figuratevi tutti gli altri miserabili, in altri luoghi o tempi. Dunque smettete di lamentarvi e tornate al lavoro.
Questa concezione onnicomprensiva, in cui siamo immersi ad una profondità quasi insondabile, rappresenta una bolla al di là della quale non siamo in grado di immaginare che possa esistere alcun mondo degno di essere abitato (c’è solo l’oscurità della “giungla”). È per questo motivo che nel momento in cui, per la prima volta da due secoli, compare all’orizzonte l’ombra di competitori non facilmente assoggettabili, la sfida, per chi è imbevuto di questa visione, diventa qualcosa di assoluto, di esistenziale. Non si può cedere perché cedere significherebbe aprire la strada ad una relativizzazione del nostro sguardo, e questo solo fatto aprirebbe le cateratte dello scontento represso, del disagio covante sotto le ceneri, della disperazione dietro a mille insegne luminose.
È per questo che si tratta di un momento di particolare pericolosità: l’Occidente, traendo tutta la propria resistenza psicologica residua dalla propria immagine di superiorità non è nelle condizioni culturali di immaginare per sé una forma di vita differente. Perciò le oligarchie, che della forma di vita occidentale percepiscono solo i benefici, sono disposte a sacrificare fino all’ultimo plebeo pur di non cedere terreno, pur di non lasciar crescere alcuna vegetazione spontanea dentro il “giardino”.

da https://www.facebook.com/andrea.zhok.5

Fermare la guerra! A quali condizioni?_di Giuseppe Germinario

Siamo al nono mese di guerra in Ucraina. Al progressivo e sempre più evidente coinvolgimento degli Stati Uniti e al trascinamento dei paesi della Alleanza Atlantica in Europa, corrisponde un affievolimento dell’entusiasmo, che in Italia per la verità non ha raggiunto mai vette eccelse, nel sostegno al regime ucraino. Non è ancora una opposizione aperta, anche perché in Italia manca totalmente una leadership politica in grado di alimentarla, sostenerla e dirigerla con discernimento. Il senso di inquietudine e di malessere, però, è palpabile e crescente.

Sarà il rischio sempre più evidente di uno scontro militare aperto che vedrebbe per la terza volta l’Europa come il campo di battaglia di un confronto che vede questa volta, a differenza delle altre due, negli Stati Uniti, un paese separato da un oceano e nella Russia, un paese immerso in due continenti con un piede ben saldo nel 40% del territorio europeo; sarà per le drammatiche conseguenze delle sanzioni, nominalmente volte a punire la Russia, di fatto a stroncare l’Europa, in primis Germania, Francia e Italia. Persino il nostro ceto politico, così entusiasticamente ed acriticamente schierato nel sostenere l’avventurismo statunitense, comincia a intravedere l’arrivo di fosche nubi all’orizzonte e a percepire la difficoltà nel dover gestire una situazione potenzialmente esplosiva.

Flebili voci iniziano ad alzarsi per “fermare la guerra” e “raggiungere la pace”. Un coro al quale partecipano anche i partigiani più oltranzisti nel sostegno al regime ucraino, alimentando con questo la confusione e gli equivoci nei quali rischierà di affogare ogni iniziativa seria e realistica. Una situazione non nuova nel panorama politico italiano così magmatico e paludoso.

Su questo tocca dare ragione a Calenda e alla sua chiarezza inequivocabile di schieramento. Ci è toccato vedere addirittura il PD manifestare per la pace di fronte alla ambasciata russa, dimenticandosi degli altri attori geopolitici coinvolti a pieno titolo. L’unico segno di cautela, dubito di ritegno, la fine di ogni velleità di assunzione di un ruolo di mediatore, resa provocatoria dall’atteggiamento del Governo Draghi.

Ogni presa di posizione credibile ed ogni iniziativa realistica non può prescindere dalle risposte da dare a tutta una serie di interrogativi rimossi dai facitori di opinione pubblica e dai costruttori di consenso:

  • Come mai gli Stati Uniti non hanno sottoscritto gli accordi di Minsk?

  • Come mai gli Stati Uniti hanno pesantemente armato, organizzato ed integrato, nella fase di latenza degli accordi, l’esercito ucraino con caratteristiche sempre più offensive e si sono spinti sino a sottoscrivere con il regime ucraino, nell’ottobre 2021, un accordo di mutuo soccorso che prevedeva addirittura l’insediamento di un consolato in Crimea?

  • Con quali finalità gli Stati Uniti hanno finanziato ed insediato, con la partecipazione del Pentagono e dei Servizi, decine di laboratori bio-chimici a ridosso dei confini con la Russia?

  • Come mai Francia e Germania hanno dimenticato di esercitare il proprio ruolo di garanti, previsto dagli accordi di Minsk?

  • Quale il motivo della rimozione riguardo alla natura del regime ucraino, nato dal peccato originale di un colpo di stato nel 2014, mosso da una strage ad opera di provocatori ormai in gran parte noti a piazza Maidan, proseguita con altre stragi ed esecuzioni ad Odessa, Melitopol e in tutta l’area russofona e russofila del paese, andata avanti con la progressiva messa al bando di partiti dell’opposizione, siano essi russofili, neutralisti o solo critici del crescente interventismo del regime ucraino?

  • Quale il motivo del silenzio sulle aperte discriminazioni nei confronti della componente russa e russofona, pari a ben oltre il 40% della popolazione originaria dell’Ucraina al 2014, culminata col la legge di tutela delle sole minoranze prive di statualità o con statualità interne alla Unione Europea?

  • Perché il sistema mediatico e politico, nella quasi totalità, continua ad omettere la esistenza e la dimensione reale delle stragi di propri civili, perpetrate coscientemente dall’esercito ucraino a fronte della continua segnalazione di stragi da parte russa, per altro in gran parte smentite dalla documentazione disponibile?

Tutti interrogativi posti non solo in nome di una esigenza astratta di verità o nel caso peggiore da una inconscia e acritica partigianeria e tifoseria a favore di uno dei contendenti, quanto dalla risposta dalla quale dipende una corretta e realistica azione tesa ad una tregua e ad un accordo possibile tra le parti.

Una tregua e un accordo che dipendono sostanzialmente da una premessa e da quattro determinanti necessarie a definire l’ambiente ecologico del teatro ucraino.

La premessa è che nel diritto e nelle convenzioni internazionali viene riconosciuta la facoltà di intervento bellico preventivo in caso di minaccia diretta, così come argutamente stigmatizzato dal professor Sinagra. Una situazione che andrebbe quantomeno approfondita, ma che i politici e l’informazione occidentale si sono ben guardati dall’analizzare sul campo. A questa segue il fatto che il principio di integrità territoriale di uno stato è contemperato dal diritto di autodeterminazione dei popoli, meglio se regolato secondo dinamiche concordate e vigilate nella loro osservanza dagli organismi internazionali. Nel contesto post-sovietico vi è comunque una fase di transizione che dovrebbe essere regolata secondo accordi politici che considerino i contenziosi inevitabili e le implicazioni per le nuove minoranze venutesi a determinare. Quello della discriminazione delle minoranze russe nei paesi seceduti dalla Unione Sovietica, poi denominata CSI, in particolare. L’azione statunitense, della NATO e della Unione Europea ha alimentato queste contrapposizioni piuttosto che risolverle o contenerle in funzione delle sue politiche espansive e russofobiche.

Quanto alle determinanti da tenere conto quanto segue:

  • non si può prescindere dal carattere di guerra civile, col tempo sempre più virulento, assunto dal conflitto militare in Ucraina;

  • né si deve sottovalutare la capacità operativa e di supporto delle forze militari e del complesso militare-industriale russo; sopravvalutare, sino a ritenerlo illimitato, quelli degli Stati Uniti e dell’Alleanza Atlantica;

  • riuscire ad individuare i limiti e la soglia sulla quale è disposta a fermarsi la leadership statunitense. Limiti e soglia non predeterminati dalla amministrazione americana, ma dipendenti dall’andamento del feroce scontro politico in corso all’interno della stessa e tra questa e l’opposizione sempre più strutturata del movimento trumpiano;

  • dalla volontà di una qualche parte delle élites politiche europee di inserirsi in quello scontro per far uscire il continente o almeno parte di esso dalla morsa mortale e suicida in cui si è progressivamente cacciato in un contesto paradossale nel quale la Russia sembra subire i maggiori problemi nel proprio vicinato prossimo, ma, assieme a Cina e India, sembra acquisire crescenti consensi nel resto del mondo a discapito del mondo occidentale.

Tutti fattori che rendono improponibile un mero ritorno agli accordi di Minsk, ma la cui azione protratta nel tempo renderà sempre più costoso il prezzo da pagare in caso di cedimento e più rischiosa l’eventualità di un azzardo.

Una cornice realistica che potrebbe definire un “manifesto alla nazione”, una piattaforma in grado di fermare la corsa alla guerra e al disastro socioeconomico cui stiamo andando incontro e che superi le due tare che inibiscono lo sviluppo di un movimento politico maturo ed efficace: la partigianeria e la tifoseria che, ad armi impari, comunque pervade gli schieramenti in campo; il massimalismo di una opposizione strisciante ma irrilevante che, sull’onda di slogan facili quali l’uscita dalla NATO, senza comprendere le pesanti, probabilmente drammatiche, implicazioni nel tempo e nel merito che una tale decisione comporterebbe, è destinata a rinchiudersi nel ruolo di testimonianza, di contestazione di comodo o di azioni avventate; la strumentalizzazione a fini di gestione partitica interna di iniziative per altri versi significative.

La leadership turca, ungherese, probabilmente quella futura bulgara e moldava, il passato gaullista della Francia mostrano la possibilità di azione entro i comunque angusti spazi offerti dal sistema di Alleanza Atlantica: offrono spazi, per di più, anche a quei settori sempre più presenti, che pur intendendo rimanere fedeli all’alleanza, intendono garantire un ruolo più autonomo al proprio paese. E qualche pallidissima traccia di questo atteggiamento lo si può rilevare persino nei programmi elettorali di alcuni partiti, quali la Lega. Che poi nel tempo, questa sia una posizione realistica, sarà tutta da dimostrare.

L’importante è sapere che più va avanti il processo di integrazione della alleanza, più sarà difficile e doloroso districarsi dai suoi tentacoli; in tutti gli ambiti, non solo quello militare. Ne parleremo quando approfondiremo il contenuto del NSS, appena prodotto dalla amministrazione statunitense

La guerra in Ucraina è una strana nebbia: sappiamo tutto sui dettagli, niente sull’essenza_di Vincze Hajnalka

Il termine “nebbia di guerra” si riferisce originariamente alla difficoltà di un accurato allineamento nel fervore della battaglia, quando si può solo brancolare alla cieca nel mezzo dell’incertezza generale. A prima vista, ciò che sta accadendo in Ucraina è l’esatto opposto. Non solo gli operatori di telefoni cellulari e i blogger locali condividono ogni minimo dettaglio, ma anche alcune agenzie di intelligence occidentali stanno gentilmente rendendo pubbliche le loro ultime valutazioni. Tuttavia, l’oscurità non si è dissipata, ma solo trasferita dalle briciole di cronaca del presente alle forze trainanti del passato e agli scenari del futuro. Di certo non spontaneamente. L’occultamento del quadro analitico a fini politici, tuttavia, non è privo di pericoli. I decisori – ora anche in Occidente – possono essere sempre più prigionieri della nebbia che hanno creato loro stessi. Nel frattempo, la posta in gioco continua a salire.

Una delle novità della guerra in corso è che le agenzie di intelligence occidentali (soprattutto americane e britanniche) sono diventate attori attivi nella comunicazione strategica, con un’apertura e una regolarità mai viste prima. Il ministero della Difesa britannico condivide quotidianamente “rapporti aggiornati dell’intelligence militare” sull’Ucraina su Twitter, Facebook e LinkedIn. Con il suo logo imponente e tutti i segni esterni di professionalità, crea contemporaneamente l’illusione di un’informazione imparziale e di un’iniziazione ai segreti più intimi. Naturalmente, gli agenti dell’intelligence non sono diventati improvvisamente tali stronzi per pura gentilezza, svolgendo una sorta di compito di servizio pubblico globale. Anche se non assumiamo una disinformazione intenzionale, possiamo supporre che le loro informazioni siano pesantemente filtrate in base alle priorità del loro governo prima di essere condivise.

Mentre il linguaggio delle organizzazioni di intelligence occidentali si è notevolmente irrigidito, tra gli esperti è successo il contrario: o si allineano o sono stigmatizzati. Ci si sta pian piano abituando alle obbligatorie cautele che vanno aggiunte a dichiarazioni analitiche che vogliono essere un po’ più indipendenti: “La Russia è l’aggressore”, “nessuno ha provocato” l’attacco , “la responsabilità dell’intero corso della il conflitto è esclusivamente con Mosca”.. Mentre la prima affermazione è un’evidenza ovvia, le altre due sono affermazioni che – in circostanze normali – sarebbero oggetto di infiniti dibattiti tra esperti. Prima dello scoppio della guerra, un buon numero dei più famosi ricercatori americani e dell’Europa occidentale, ad esempio, ammetteva: dal crollo dell’Unione Sovietica, le politiche dell’Occidente – soprattutto, la deliberata mancata chiusura dell’espansione della NATO – ha fortemente contribuito a far arrabbiare Mosca.

Quanto all’andamento del conflitto: l’inizio dell’attacco armato è sfociato davvero in una nuova – drammatica – situazione. Tuttavia, in risposta a ciò, non c’era ovviamente un unico percorso, ma una moltitudine di opzioni. Come sempre, i decisori hanno scelto tra questi quello che consideravano il più adatto dal proprio punto di vista. E da allora è stato così ogni giorno. Tuttavia, anche la qualità e l’entità delle sanzioni, delle spedizioni di armi e del linguaggio utilizzato come reazione occidentale alle azioni della Russia hanno delle conseguenze. E proprio come può plasmare la dinamica della crisi nella direzione della risoluzione, può anche portare a un’escalation. Tuttavia, menzionare tutto questo è attualmente un grave peccato, adducendo la stessa mentalità di natura diversa degli ultimi due anni e mezzo: la negazione del dogma russo.Come se non fosse evidente che la sfumatura non è parzialità, la spiegazione non è addolcimento.

Da ciò, è chiaro che ci sono parecchi casi in cui lo scopo è distorcere deliberatamente i fatti: per quanto ne sappiamo, il regime di Putin non risparmia soldi ai politici e agli opinionisti occidentali per sostenerlo e fargli luce. D’altra parte, è un male in passato – e usando il noto colpo di scena: vincerebbe il nemico – se dovessimo usarlo come riferimento al principio del pluralismo di opinione, e il dibattito legittimo diventerebbe impossibile . La “cultura della cancellazione” può imperversare contro coloro che sono fuori dal mainstream, e può emergere il metodo utilizzato più di recente in caso di epidemia: screditare e mettere a tacere. Michele BrenneroProfessore, noto specialista in relazioni transatlantiche e politica estera americana, ha anche annunciato: non continuerà. Anche negli ambienti professionali, le sue posizioni pubblicate, tipicamente dubbiose, sulla guerra in Ucraina sono state accolte con un conformismo così intenso e unanime, e sono state accolte con un’accoglienza incline agli attacchi personali, in cui non c’era possibilità di una discussione significativa. Come ha detto: ci sono stati segni di “nichilismo intellettuale” negli ultimi tempi, ma durante la sua lunga carriera non ha vissuto niente del genere.

Il presidente Zelensky è arrivato al punto di pubblicare una lista nera di esperti e politici americani che non gli piacevano.E chi l’ha preso e perché? Il senatore Rand Paul, per esempio, perché, secondo lui, l’America ha provocato la Russia con l’espansione della NATO. Da allora, ha anche affermato: se i soldi dei contribuenti americani vengono spesi per sostenere l’Ucraina, allora dovrebbe almeno essere discusso quali siano esattamente gli interessi e gli obiettivi degli Stati Uniti nel conflitto. Edward Luttwak, un esperto militare, una volta disse che varrebbe la pena indire un referendum nelle repubbliche separatiste, e ha anche osato parlare dei rischi della guerra nucleare, diventando così anche un “propagandista russo”. E non importa che fin dal primo giorno sostenga personalmente e faccia pressioni per un aumento delle spedizioni di armi in Ucraina. John Mearsheimer, figura di spicco della scuola realista delle relazioni internazionali, è stato messo nella lista della vergogna per aver menzionato il senso di minaccia russo.

OBIETTIVI, RISCHI, QUADRO INTERPRETATIVO COMPLESSO? CI SONO MOLTE COSE CHE POSSONO ATTIRARE L’ETICHETTA DI “TRADITORE” O “MERCENARIO PUTIN” AL MOMENTO.

Scenari cattivi e peggiori
La contestualizzazione sarebbe essenziale per una valutazione fattuale delle varie opzioni. Conoscendo gli antecedenti e le forze trainanti, si può solo dire per chi e dove vengono tracciate le linee rosse veramente invalicabili, e quali concessioni possono essere ancora accettabili . Ciò è particolarmente importante in un momento in cui la guerra è chiaramente entrata in una nuova fase con il contrattacco ucraino, l’aumento del supporto militare occidentale, i “referendum” di adesione e la mobilitazione russa. Quella in cui Mosca dice sempre più apertamente: a quanto pare, non è contro Kiev, ma contro Washington (e dietro la Nato) in Ucraina. E dove i protagonisti non si sottraggono più alle offerte nucleari. E dove anche il presidente Putin – e l’Occidente – devono fare i conti con la politica interna russa improvvisamente esplosiva.

In questa situazione, la prima domanda logica è cos’altro ha Mosca in termini di capacità militari. Per quanto strano, nulla è certo: gli analisti militari – anche sulle colonne dell’eccellente rivista britannica Survival – ammettono di oscillare tra gli estremi della sopravvalutazione e della sottovalutazione. Ma supponiamo che dopo questa esibizione, il presidente Putin sorprenderà tutti. Tira fuori le armi iper-super mai menzionate, le schiera in modo massiccio ed efficiente e tutto questo con un esercito coeso ed entusiasta. La NATO/America potrebbe fare due cose al riguardo. O si fa avanti e aumenta la sua partecipazione ai combattimenti (ma l’Alleanza, che è stata tenuta insieme fino ad ora, probabilmente va in pezzi al solo pensiero, cioè un conflitto nucleare si concluderebbe tangibilmente per sua stessa decisione), oppure lasciare in pace i difensori della loro patria, finora “costa quel che costa, dura finché dura”. In fondo incoraggiava e appoggiava gli ucraini (questo, però, non richiederebbe solo una spiegazione imbarazzante davanti al proprio pubblico parere, ma l’avversario principale è la Cina.

Tuttavia, se il presidente Putin non può tirare fuori nulla dal cilindro che possa chiaramente ribaltare la situazione a suo favore militarmente, allora teoricamente ci si possono aspettare due sviluppi estremi.

Uno di questi è l’opzione nucleare, di cui si è molto parlato di recente. Le riflessioni su questo portano tutte allo stesso punto: la sua probabilità può essere solo indovinata, nessuno può vedere nella mente del presidente. Nel caso di una centrale nucleare, è in definitiva una questione soggettiva quando considera che il Paese è in pericolo terminale, e quando decide – contro quale obiettivo e in quale forma – che il vantaggio di ribaltare il tabù nucleare è superiore a quello rischi. L’altra possibilità che si presenta sempre più spesso è la caduta di Putin.Mentre molte persone in Occidente sperano nella salvezza da questo, i baltici, che conoscono più da vicino la situazione russa, si raffreddano. Il segretario di Stato del ministero della Difesa lettone ha recentemente avvertito i suoi visitatori americani che “il periodo post-Putin sarà anche peggiore di quello attuale”. Ha delineato tre possibilità: o una leadership ancora più “stalinista” di quella odierna arriverà a Mosca, o le lotte di potere interne si trascineranno, o una completa disintegrazione con piccoli signori della guerra e milizie qua e là. Né è una prospettiva molto rassicurante in un paese con quasi seimila testate nucleari.

La soluzione è la stessa dall’inizio
Alla luce di ciò, uno degli aspetti più sorprendenti del conflitto in Ucraina è particolarmente bizzarro: finora non c’è stata alcuna seria iniziativa esterna per avviare negoziati di pace. Il momento più vicino alle parti per raggiungere un accordo basato su concessioni reciproche è stato ai colloqui di cessate il fuoco a Istanbul alla fine di marzo: le potenze occidentali hanno agito dappertutto come attive contropressioni. Come allora, come da allora , e anche prima della guerra, si conoscevano le linee fondamentali di un accordo equilibrato e sostenibile a lungo termine.

TUTTAVIA, MAN MANO CHE IL CONFLITTO SI TRASCINA, QUESTO DIVENTA SEMPRE PIÙ DIFFICILE: AUMENTANO IL NUMERO DELLE RIMOSTRANZE E IL DESIDERIO DI VENDETTA DA PARTE UCRAINA, MENTRE LA PARTE RUSSA È SEMPRE PIÙ CHIUSA IN UNA SPIRALE DI VIOLENZA.

Mosca – in preda al panico palpabile – si mobilita, chiede un referendum sull’annessione dei territori e grida “non sto bluffando” dispiegando “tutti i mezzi a sua disposizione”. Nel frattempo, il presidente Zelensky rifiuta l’idea di qualsiasi tipo di negoziazione sulla Cnn, e ovunque, anche all’Onu, grida che la Russia sia “punita”. E Washington – senza la quale l’Ucraina non sarebbe in piedi economicamente e militarmente, nonostante tutta la sua perseveranza e coraggio – lascia le cose così. Non si ferma nemmeno quando il governo ucraino propone sulle colonne del quotidiano britannico Guardian un attacco nucleare preventivo contro Mosca. Il che, nella logica del dare e avere delle strategie nucleari, equivarrebbe al suicidio per gli Stati Uniti.

Non c’è da stupirsi che, di fronte al tono sempre più aspro e alle prospettive sempre più cupe, la politica estera francese, che con discrezione ed entusiasmo ha preso strade separate e ha mantenuto il dialogo con il presidente Putin, sia ora ripresa. All’inizio di settembre, alla conferenza annuale degli ambasciatori, Emmanuel Macron ha dichiarato:

“Diplomazia significa parlare con tutti, compresi quelli e soprattutto quelli con cui non siamo d’accordo. Non possiamo lasciarci impantanare dal falso moralismo”.

Come in risposta a ciò, l’ex primo ministro danese e segretario generale della NATO Rasmussen (che è stato definito dal defunto presidente francese Jacques Chirac solo come “l’uomo degli americani”) ha recentemente affermato: Il presidente Macron ha “danneggiato l’Ucraina, indebolito Kiev “durante la sua ricerca di una soluzione diplomatica. Al ritorno dall’annuale Assemblea generale dell’Onu, però, il presidente francese ha ripetuto ancora: “il conflitto non può che finire al tavolo delle trattative”. La domanda è quanto dovremmo sbrigarci.

https://www.portfolio.hu/global/20220929/az-ukran-haboru-furcsa-kode-a-reszletekrol-mindent-tudhatunk-a-lenyegrol-semmit-sem-569741

 

 

 

 

Sulla geoeconomia: sfide sistemiche, di Antonia Colibasanu

Non è un segreto che le banche centrali e i governi di tutto il mondo stiano affrontando l’aumento dell’inflazione e l’incertezza economica , che devono essere affrontate entrambe frontalmente se vogliono mantenere la stabilità interna. Per fare ciò, stanno iniziando a prendere in considerazione misure al di fuori del consueto kit di strumenti monetari e che affrontano gli eventi geopolitici stimolando gli investimenti nazionali in modo più creativo.

Il governo britannico, ad esempio, ha proposto una politica fiscale espansiva finanziata dal disavanzo, mentre la Banca d’Inghilterra ha alzato i tassi di interesse e ridotto il proprio bilancio per combattere l’inflazione elevata. La stessa settimana, il ministero delle Finanze giapponese ha speso 2,84 trilioni di yen (19,5 miliardi di dollari) per rallentare il deprezzamento della valuta, il primo intervento di questo tipo dal 1998. I due paesi sono la terza e la quinta economia più grande del mondo, nonché gli Stati Uniti chiave alleati nelle rispettive regioni. Tali notizie inquadrano la prossima fase dell’economia globale, fornendo diversi spunti per capire come i diversi paesi cercheranno di ristrutturare le proprie economie, una tendenza di cui abbiamo scritto dal 2021 .

Numero di banche centrali che aumentano il tasso di interesse
(clicca per ingrandire)

In altre parole, gli attori statali iniziano a comportarsi in modo più simile agli investitori (aggressivi) nei mercati finanziari mentre difendono i propri interessi. Questo era abbastanza comune negli anni ’90, prima che la globalizzazione legasse strettamente le economie nazionali l’una all’altra. Ma i tempi sono cambiati. Le economie mondiali sono meno globalizzate di una volta, una tendenza accelerata ma non iniziata dalla pandemia di COVID-19 e resa ancora più evidente dalle ricadute sull’invasione russa dell’Ucraina. Anche così, le dipendenze commerciali e tecnologiche esistenti limitano la misura in cui i governi centrali possono difendere i propri interessi e tutte le misure che prenderanno influenzeranno gli altri più velocemente di quanto avrebbero fatto prima.

Ci sono diverse sfide sistemiche che il mondo sta affrontando contemporaneamente. Il primo e più consequenziale è l’armamento dei legami economici. La guerra economica globale continua e l’attuale crisi energetica è solo uno dei suoi principali teatri. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, pochi prevedevano una guerra a lungo termine, così pochi credevano che la guerra economica globale sarebbe continuata nell’inverno del 2022.

Le sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia avrebbero dovuto costringere Mosca alla sottomissione. Invece, hanno balcanizzato l’economia globale. Prima dell’imposizione delle sanzioni, le riserve valutarie erano ritenute intoccabili. Allo stesso tempo, si pensava che il dollaro USA, la valuta di riserva mondiale, fosse una sorta di bene pubblico, così come lo SWIFT, il meccanismo accettato a livello mondiale per gli scambi finanziari internazionali. Bloccare l’accesso della Russia ad entrambi è stato, in un certo senso, senza precedenti: l’Occidente lo ha già fatto (a paesi come Iran e Venezuela) ma non a un’economia così importante come quella russa.

Affinché le sanzioni avessero successo, la Russia doveva essere colta alla sprovvista. Non lo era. Il rublo inizialmente è crollato, l’inflazione è salita alle stelle, i tassi di interesse sono saliti alle stelle e la produzione è diminuita. Ma sei mesi dopo, l’economia russa, sebbene negativa, sembra funzionare meglio del previsto. La Russia si era preparata a misure come queste dal 2014, quando ha invaso la Crimea ed è stata quindi soggetta alla prima ondata di sanzioni occidentali. Da allora, il Cremlino ha investito molto nel sostegno dell’industria nazionale e ha condotto una campagna interna per la necessità di aumentare l’imprenditorialità russa e per i prodotti di fabbricazione russa. La strategia energetica della Russia nei confronti dell’Europa dall’inizio degli anni 2000, nel frattempo, l’ha isolata dalla punizione.

Dopo gli shock iniziali, il mondo è arrivato a capire che sia SWIFT che il dollaro USA sono beni pubblici condizionati. L’Occidente non è riuscito a garantire alleanze al di là del G-7 in modo rapido (il che l’avrebbe aiutato a vincere rapidamente il conflitto economico contro la Russia), e sebbene le economie sviluppate e il nord globale abbiano coordinato le loro azioni contro la Russia, il mondo il sud è in gran parte indeciso. In effetti, la maggior parte dei paesi del G-20 non allineati ha più da guadagnare giocando l’uno contro l’altro Russia e Occidente. Tuttavia, alcuni stanno cercando di trovare alternative a SWIFT, mentre altri ne hanno già trovati alcuni. In parole povere, il controllo occidentale sui mercati finanziari globali è messo in discussione e, mentre le alleanze sono ancora in preparazione, l’incertezza continua a influenzare l’economia globale.

Fattori che guidano l'inflazione
(clicca per ingrandire)

La seconda sfida sistemica che deve affrontare l’economia globale è l’incertezza post-pandemia. Ricordate che l’attuale crisi energetica non è l’unica responsabile dell’elevata inflazione . Nel 2021, politiche monetarie, fiscali e creditizie eccessivamente accomodanti e shock dell’offerta hanno causato un aumento dei prezzi. La guerra in Ucraina ha solo peggiorato le cose, ovviamente, ma una drammatica diminuzione dei consumi, più di ogni altra cosa, ha cambiato l’equazione dell’inflazione nel 2022. Con tutti i dati dei sondaggi che indicano pessimismo per quanto riguarda il futuro, è improbabile che i consumi si riprendano presto . Gli stessi shock dell’offerta, nel frattempo, stanno ancora mettendo in difficoltà i mercati. Alcuni settori come il trasporto marittimo si sono lentamente adattati alla nuova realtà, ma cose come i continui blocchi dei porti principali da parte della Cina hanno creato nuovi colli di bottiglia difficili da affrontare.

Esperienza negativa insieme a stress e preoccupazione
(clicca per ingrandire)

In effetti, l’incertezza economica della Cina è la terza grande sfida sistemica per l’economia mondiale. Il paese ha lottato, ovviamente, ma il modo in cui gestisce la sua ripresa è un punto di grande contesa all’interno del Partito Comunista Cinese, così forte che ci sono voci di una valida opposizione al presidente Xi Jinping al prossimo Congresso nazionale del Partito. Il rapporto tra la Cina e il mondo, e in particolare tra la Cina e gli Stati Uniti, il suo cliente più importante, dipende dalla politica cinese e dalla sua socioeconomia.

La quarta sfida sistemica è la fragilità europea. Una Cina e una Russia economicamente indebolite sono dannose per l’Europa, che dipende da entrambe in modi diversi. L’economia europea non ha mai davvero superato la pandemia, quindi non ha mai davvero trovato un modo per mitigare i danni degli shock della catena di approvvigionamento cinese. La crisi energetica è peggiore, politicamente ed economicamente, e, con l’arrivo di un freddo inverno, rischia di innescare maggiori conseguenze socio-economiche sul Continente. La domanda chiave è in che misura l’industria tedesca sarà colpita dal taglio delle forniture del Nord Stream 1 all’inizio di questo mese, e quindi in che misura l’economia europea sarà colpita. Ma altri da tenere d’occhio sono Francia e Italia. Molti hanno criticato Parigi per la sua incapacità di lanciare un nuovo programma di riforme, mentre l’Italia ha appena eletto un nuovo governo di destra. L’Europa centrale e orientale è per lo più preoccupata dalle minacce militari provenienti dalla Russia, sebbene non sia esente da problemi socio-economici .

L’ultima ma probabilmente la più importante sfida sistemica è l’armamento del dollaro USA da parte di Washington. La Federal Reserve statunitense sta usando tutte le solite politiche per costringere domanda e offerta monetaria a un migliore equilibrio, concentrandosi soprattutto sui tassi di interesse. Mentre l’inflazione è alta e il mercato del lavoro continua a essere teso, la Fed probabilmente continuerà a inasprire le condizioni finanziarie per rallentare la crescita abbastanza da raffreddare l’economia, anche se ciò rende i mercati difficili e volatili.

L’aumento dei tassi della Fed per ridurre l’inflazione sta avendo effetti di ricaduta per il resto del mondo attraverso l’apprezzamento e la domanda del dollaro. Il problema è che questo tipo di armi non discrimina tra amico e nemico. Quando l’economia globale sarà stabile, questo potrebbe dare a paesi come Germania, Regno Unito e Giappone una scintilla per aumentare le loro esportazioni verso il mercato americano. Ma l’economia globale non è stabile e tutti questi paesi stanno combattendo l’inflazione e affrontando problemi simili a quelli degli Stati Uniti.

Allo stesso modo, la Banca centrale europea, che ha il compito di stabilizzare l’eurozona, ha fatto eco alla politica della Fed di aumentare i tassi di interesse. Allo stesso tempo, ha ritardato i suoi programmi di quantitative easing e di acquisto di obbligazioni per assicurarsi che i paesi dell’Europa meridionale come l’Italia e la Grecia abbiano la flessibilità di cui hanno bisogno per far fronte alle condizioni di mercato in rapido cambiamento. Per loro, tassi di interesse elevati, uniti a livelli di indebitamento elevati, creerebbero scarsa liquidità nei mercati in cui le imprese si stanno ancora riprendendo dalla crisi economica dell’ultimo decennio. Mantenere uno stimolo monetario è ancora fondamentale affinché le imprese continuino a lavorare nella periferia europea, almeno fino a quando l’inflazione non sarà sotto controllo.

Il Regno Unito e il Giappone, come accennato, stanno prendendo strade completamente diverse. Stanno scommettendo su uno stimolo fiscale espansivo, garantendo al contempo finanziamenti per progetti energetici e infrastrutturali critici. Invece di aumentare i tassi di interesse, stanno aumentando l’indebitamento da parte dei governi, cercando di sovvenzionare sia i consumi che gli investimenti. In sostanza, stanno sostituendo la crisi economica con una crisi valutaria, il che spiega i recenti rapporti sulla sterlina e lo yen in calo ai minimi storici rispetto al dollaro. In questo modo, hanno una serie più ampia di strumenti che possono utilizzare per affrontare gli squilibri economici, che sono legati sia alla realtà post-pandemia che alla guerra in Ucraina. In particolare, stanno esaminando settori ciclici come l’industria e l’edilizia per sostenere il rimbalzo dell’attività economica.

Considerando le sfide sistemiche che l’economia globale sta affrontando, il prossimo inverno sarà difficile. Con la liquidità bassa e il credito costoso, è probabile che una recessione sia dietro l’angolo. La recessione può essere un vecchio gioco, ma la deglobalizzazione non lo è. Ciò significa che nei prossimi mesi inizieremo a vedere i primi segnali dei processi di ristrutturazione che anticipavamo dal 2021. Con molte aziende che riducono le operazioni e con i governi che diventano più attivi nel plasmare l’economia nazionale, la spesa pubblica successiva aumenta. Poiché la maggior parte del mondo sviluppato ha una popolazione che invecchia e quindi un risparmio in eccesso, la spesa per la difesa e le infrastrutture energetiche potrebbe comportare tassi di interesse reali ancora bassi per i governi. Ma una maggiore spesa pubblica non significa necessariamente spesa responsabile o minore inflazione. Aspettatevi più incertezza e ansia degli investitori nei prossimi mesi. Ulteriori shock determineranno se (e come) gli stati diventeranno più aggressivi nella protezione delle risorse strategiche e delle infrastrutture critiche. Il protezionismo diventerà probabilmente una politica commerciale preferita, con tutto il sentimento populista e nazionalista che ne deriva.

Stati Uniti! Fratelli coltelli_con Gianfranco Campa

Novanta minuti lunghi, ma ben spesi. Le due principali anime oltranziste che sorreggono la figura di un presidente traballante e vacuo, superata, almeno per ora, in qualche maniera e con parecchio affanno la sfida di Trump, per oltre un anno hanno trovato nel conflitto in Ucraina il punto di accordo sul quale procedere nel tentativo di eliminare uno dei fautori di un mondo multipolare e, particolare non secondario, avvolgere in catene sempre meno dorate gli alleati europei da spremere ormai senza tanti infingimenti. Stiamo conoscendo sempre più il lato oscuro del “american way of life” e l’aspetto costrittivo della gabbia atlantica. Al crescere della tensione in un conflitto da tempo coscientemente atteso e provocato, ne parliamo con cognizione di causa, si pone il problema di quale sia la soglia da non oltrepassare per evitare l’innesco di un conflitto aperto e totale dagli esiti disastrosi per tutti i contendenti. Su questo le due anime presenti nella amministrazione Biden hanno innescato uno scontro politico sempre più difficile da mimetizzare. Un conflitto all’interno del quale non esiste una accettazione e un riconoscimento a condurre il gioco alla componente al momento prevalente. Piuttosto, l’utilizzo delle leve disponibili di ogni fazione per forzare il corso degli eventi. Leve che, purtroppo, si estendono e ramificano, soprattutto in Europa, anche in gruppi e centri decisori esterni al paese. In primo luogo tra i comandi della NATO, nei centri più ottusamente nazionalisti dei paesi dell’Europa Orientale in maniera esplicita e in maniera più silente nei centri decisori, si fa per dire, dei paesi chiave, almeno una volta, della Unione Europea.

ancore parigine di democratici statunitensi

Una dinamica che finisce per ridurre, tranne rare eccezioni, i centri europei a veicolo e strumenti di provocazione e forzature delle provocazioni della componente più avventurista dell’amministrazione statunitense. I nomi, i portatori espliciti, di tale condotta li abbiamo conosciuti nel corso di questi anni. Altri emergeranno con l’intensificarsi della crisi e con la resa dei conti ad essa connessa. Sino a quando in Europa non si farà, almeno in qualche misura, pulizia negli apparati, non sarà possibile un mutamento di linea e l’assunzione di un ruolo quantomeno moderatore nella vicenda di casa nostra. Paradossalmente, proprio negli Stati Uniti si annunciano crescenti scricchiolii; da lì potrebbe pervenire finalmente un rivolgimento che investirà direttamente anche l’Europa, senza che le nostre classi dirigenti desiderino e abbiano le capacità di affrontarlo adeguatamente. Comunque si risolverà la crisi Ucraina, peggio nel caso di successo dell’amministrazione Biden, per l’Europa si annuncia un declivio sempre più ripido e caotico. Negli Stati Uniti, quantomeno, i termini del conflitto sono sempre più trasparenti e definiti. Mala tempora currunt. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

 Ocasio Cortez

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