Apostasia di SynthWorld, di Simplicius

La società che ci circonda assomiglia sempre di più a un artificio sintetico e privo di passione. Ovunque si guardi, la nostra realtà è manipolata con tutti i trucchi moderni del mestiere, direttamente dalla linea dell’innovazione. L’intelligenza artificiale deve ancora sfoggiare la sua prima mano di vernice, e sta già subendo le sue prove nel plasmare una realtà Potemkin attorno a noi per impedire a quella reale e ammuffita di mostrare le sue macchie di fegato.

Sebbene di solito non mi preoccupi di questi podcast normali, Peter Thiel ha fatto una buona osservazione nella sua recente apparizione al Joe Rogan Show. Ha osservato che il progresso della società è presumibilmente in regressione dagli anni ’70 e che la maggior parte del progresso tecnologico è stato riversato in uno stretto “cono” di tecnologia digitale esclusivamente, trascurando completamente tutto il resto. Ha citato il jet supersonico Concord come esempio di un lusso che le persone avevano per attraversare l’oceano a velocità senza pari, cosa che ora non solo non possiamo fare, ma le nostre dinamiche di viaggio sono state ulteriormente peggiorate con l’avvento della TSA e dell’industria aerea iper-managerializzata.

Ho sostenuto questo concetto io stesso per molti anni, dopo aver scoperto uno strano paradosso sulla società moderna. Mi è venuto in mente che spesso, nonostante i lodati “progressi” che ci circondano, la qualità della nostra esperienza spesso peggiora. Ad esempio, i cellulari sono computer estremamente avanzati nelle nostre mani, e tuttavia la loro qualità audio quando si parla con qualcuno è spesso di gran lunga peggiore rispetto ai vecchi telefoni fissi analogici. Il telefono è migliore nell’essere tutto tranne che un telefono; le chiamate spesso si interrompono, oppure ci sono infinite interferenze, rumore e ritardi che rendono difficile la comunicazione.

Thiel sottolinea come la tecnologia ci distragga dalle infrastrutture fatiscenti e dalla regressione che ci circondano: cita le persone incollate ai loro telefoni nella metropolitana di New York, senza dubbio affascinate dalla corsa al digitale che li ha invasi, ma ignare del fatiscente treno della metropolitana centenario che li circonda, che arranca sui binari squallidi.

Stiamo assistendo a una sorta di disaccoppiamento senza precedenti nella modernità: mentre il mondo reale va a male intorno a noi, la classe dirigente è costretta a puntellarlo con un dolcetto alla Potemkin per convincerci che va tutto bene. Ma porta solo a una crescente sensazione di alterità, una sorta di disconnessione surreale, come trovarsi in un sogno orribile.

Tutto ciò che riguarda il nostro attuale regime pseudocratico al potere a livello mondiale è una costruzione fasulla, che serve a mascherare lo stato amaramente desolante delle cose.

Un recente rapporto di Axios ha scoperto che la campagna presidenziale del vicepresidente Kamala Harris è stata sorpresa a pagare Google per mostrare, come annunci, titoli di notizie false favorevoli alla sua campagna. Sta letteralmente *pagando* per la comparsa dei titoli che desidera, e Google sta accogliendo la richiesta.

L’intelligenza artificiale ha semplicemente aggiunto il tocco fantasmagorico finale al filtro che piega la mente. Le nostre élite si sono precipitate a sfruttare con gioia il loro nuovo “giocattolo” al massimo. In qualsiasi angolo della società in cui si possa ricavare il minimo vantaggio nel mantenere il velo sugli occhi del pubblico, loro schiereranno il loro strumento con prontezza. Sia il grottesco circo delle recenti Olimpiadi, sia il teatro artificiale del DNC hanno recentemente utilizzato tecniche simili per simulare uno spettacolo di pubbliche relazioni che crea consenso:

Synthworld si estende ben oltre il semplice utilizzo nascente dell’intelligenza artificiale. In ogni altro aspetto dell’esperienza, siamo ora immersi in un vortice di inganni sintetici tali che la realtà stessa sta iniziando ad assomigliare a una foschia involontaria di un quiz show o a Matrix sceneggiato. Proprio questa settimana i numeri fraudolenti del lavoro di Biden sono stati nuovamente rivisti al ribasso di quasi 1 milione; ogni parola che esce dalla bocca del regime al potere è ora, di regola, una vile parodia di gaslighting e bugie, e la totalità del leviatano digitale è sfruttata per recuperare la loro barcollante costruzione della realtà.

Lo stesso vale per le aziende, che si affannano per sfruttare gli ultimi progressi tecnologici per estrarre fino all’ultimo centesimo dalle nostre finanze in emorragia:

Quando non lo fanno, ci inondano con una tempesta sintetica di pubblicità e “assistenza” al cliente.

Il primo spot pubblicitario di McDonalds generato interamente dall’intelligenza artificiale:

È ironico, non è vero? Che l’intelligenza artificiale avrebbe dovuto rendere le cose più economiche, eppure il prezzo del fast food come McDonald’s è salito alle stelle, raggiungendo i livelli dei ristoranti:

Come ha detto qualcuno di recente: “L’IA avrebbe dovuto fare tutto il lavoro mentre noi restiamo a casa a creare arte. Invece, ora l’IA crea tutta l’arte mentre noi lavoriamo più che mai per salari in calo”.

È curioso come funziona.

Stiamo entrando in un periodo di guerra contro la realtà stessa.

L’élite al potere ha trascorso secoli a modellare una rete di controllo occulto incredibilmente intricata che per la prima volta nella storia si sta lentamente srotolando. Per preservare lo status quo, sono sempre più costretti a trapiantare le nostre realtà come un innesto di pelle artificiale e per assicurarsi che non iniziamo a fare domande, ci riempiono di datamosh sensoriale generato dall’intelligenza artificiale.

Può sembrare divertente, ma gli ultimi test Neuralink di Elon Musk hanno registrato notevoli successi, tra cui il secondo paziente sottoposto a impianto cerebrale ufficiale che ora è in grado di giocare al classico gioco per PC Counter-Strike 2 con il suo cervello .

Controllate il brain-jack: non è molto diverso dalle prese Matrix che pensavamo fossero così improbabili negli anni ’90.

Musk ora prevede con ottimismo l’ubiquità di massa delle interfacce cerebrali entro un decennio o meno:

Che ci piaccia o no, questa è la rotta che abbiamo intrapreso, e molto di essa può effettivamente essere per una buona causa. Ad esempio, il team di Musk sta lavorando a uno spin-off di Neuralink che curerà in modo permanente la cecità, restituendo la vista ai pazienti che hanno perso la capacità di vedere in uno o entrambi gli occhi.

Ha anche affermato che Neuralink potrà presto essere utilizzato per dare agli amputati la possibilità di usare di nuovo gli arti, collegando un arto del futuro robot Tesla Optimus e dandogli il pieno controllo tramite Neuralink. Le ultime demo di prova hanno mostrato che i nuovi arti robotici hanno articolazioni notevolmente simili a quelle umane, mini-articolazioni come le dita, ecc., e darebbero una capacità senza precedenti ai disabili di riavere indietro la loro vecchia vita funzionale.

Naturalmente, tutto questo ha un prezzo: collegare in modo permanente il proprio cervello all’hardware di un oligarca miliardario e al suo vasto impero aziendale legato al governo.

Questo colpisce al cuore il nostro prossimo bivio e la grande prova umana. Che ci piaccia o no, la società si digitalizzerà progressivamente fino al punto in cui le realtà potrebbero diventare del tutto soggettive. Impianti cerebrali come il Neuralink alla fine, e forse prima di quanto pensiamo, saranno in grado di biohackerarci, dove qualsiasi forma di realtà virtuale o aumentata può essere sovrapposta direttamente alla nostra corteccia visiva, il che alla fine includerà la capacità di controllare le sensazioni e ci consentirà essenzialmente di abitare i nostri sogni. Coloro che hanno a lungo desiderato ardentemente un “sogno lucido” senza restrizioni saranno entusiasti di connettersi e vivere le loro scorribande più sfrenate tutte nella loro mente, forse degenerando gradualmente in una brodaglia euforica, come un tossicodipendente di eroina che vegeta in qualche angolo affamato di luce di una stanza ammuffita.

Trasfigurazione

Andando ancora più avanti, arriviamo all’ultima grande domanda scottante dell’umanità: se la simulazione raggiunge un punto di totale convergenza con la realtà, in cui non è più possibile distinguere le due, allora esistere in tale stato equivale moralmente e spiritualmente a ciò che un tempo era noto come “vita” fisica e corporea?

Pensatela in questo modo: se Dio, che si dice abbia creato ogni cosa, ci ricompensa per il nostro servizio a Lui assegnandoci una fetta di Paradiso al suo fianco, e se la tecnologia avanza abbastanza da non avere praticamente più limiti ai tipi di stati eternamente euforici che possiamo occupare nei nostri mondi virtuali interconnessi, allora arriva un punto in cui la religione terrena, e per estensione tutte le nostre attività “spirituali” terrene, semplicemente diventano obsolete? Se la tecnologia può avanzare fino al punto di una totale surrogazione della realtà innata in ogni modo, forma e aspetto, allora la nostra precedente esperienza religiosa o progressione spirituale manterrebbe ancora un significato?

Cosa può darti il tuo Dio che l’esperienza del synth collegato e portato alla sua massima espressione non può? Immortalità, dici, poiché l’aldilà è immortale e questo nostro regno tellurico, purtroppo, non lo è. Ma porta l’ipotetico alla sua conclusione completa, che potrebbe benissimo non essere troppo lontana, persino in questo secolo forse: tecnologia al livello in cui possiamo “caricare” la nostra coscienza nella nuvola eterica, “trasfigurandoci” in uno stato immortale e onnipervasivo. A che punto ciò diventa indistinguibile dalle promesse bibliche che hanno guidato l’umanità per eoni? Quale possibile “significato” può avere la religione in tale stato? La religione, quel narcotico terreno e quell’afrodisiaco spirituale immemorabile, che ha percorso il nostro corso fin dall’inizio e ha servito come ritornello collettivo alla nostra menzogna umana, quale ulteriore nutrimento può offrire di fronte a un facsimile indistinguibile e forse persino superiore?

Si può fare il capello in quattro e dire che questa non è vera immortalità: persino questa “coscienza” distribuita della nuvola può essere distrutta, sia da un fatto compiuto di gioco scorretto, sia da un tragico incidente. Ma tutto è una questione di prospettiva: trascorre abbastanza tempo e possiamo immaginare un futuro in cui la nanotecnologia ha rimodellato il nostro stesso cosmo in un substrato inestirpabile di intelligenza, una sorta di blockchain di coscienza delle dimensioni di un universo, infinitamente ricorsiva, replicabile e persistente.

E allora? Quale ulteriore argomento potrebbero avere a quel punto la religione e la spiritualità classiche?

L’esperimento mentale ci consente di speculare su dove in quel lungo margine grigio si capovolge dall’uno all’altro: a che punto i nostri preconcetti temporali si riversano in una concezione metafisica totalmente nuova? O, più precisamente: a che punto accettiamo la realtà appena evocata come il nostro destino inevitabile, da abbracciare piuttosto che rifiutare come un abominio apostata?

La “Divinità” e l’universo stesso potrebbero non essere altro che la realtà preprogrammata costruita come apice tecnologico di qualche civiltà precedente. I religiosi tra noi temono innatamente la tecnologia come un male innaturale, ma come ha posto la domanda precedente: a quale punto di verosimiglianza totale sei disposto ad accettarla?

La verità è che non è la tecnologia in sé che dobbiamo temere: di per sé, è una scienza inerte plasmata da attori potenzialmente cattivi; sono quegli attori e le loro intenzioni di cui dobbiamo stare attenti. Un giorno la tecnologia avanzerà fino al punto di non essere più vista come “tecnologica” ma piuttosto come una parte organica del nostro ambiente naturale, fondendosi con la natura e la realtà stessa, proprio come l’argomento per il “disegno intelligente” è in sostanza un argomento tecnologico nel suo nucleo; semplicemente rivestiamo i termini di abiti “magici” più oscuri quando non li capiamo.

Il punto più ampio è che non è lo strumento, ma chi lo impugna. Attualmente, la società non si è evoluta a un livello di maturità collettiva necessario per produrre individui capaci di impugnare eticamente strumenti così potenti con piena immunità. Se si guarda indietro nel tempo, si noterà che alle persone non importa molto delle loro élite, o dei loro “superiori” , finché credono che rappresentino i loro migliori interessi, o siano in sintonia culturale con loro. La ragione principale per cui il nostro mondo moderno è andato fuori dai binari è perché le nostre élite non ci rappresentano più in alcun modo: non ci assomigliano, non parlano come noi, non provengono dallo stesso background culturale; e questo è voluto.

I cittadini comuni amavano spesso i loro zar, i loro re e le loro regine, persino i rampolli inferiori e i loro seguiti reali. Erano del nostro sangue, della nostra terra, della nostra eredità, o almeno così in teoria. Basta guardare la venerazione duratura dei britannici per i loro reali fino a oggi.

Ma i nostri attuali tecno-arconti sono internazionalisti, cosmopoliti, globalisti: persone che vedono i nostri innati tessuti sociali come nient’altro che brandelli di stoffa malconcia da mercatino delle pulci, da cucire insieme per creare qualche orrore.

Basilisco di Simplicius

Peter Thiel ha fatto un altro punto tagliente nel suo discorso su Rogan. Ha osservato come l’esistenza di un motore più veloce della luce in una data civiltà aliena avrebbe logicamente reso necessario che questa civiltà diventasse uno dei due estremi polari: demoni o angeli. Questo perché la tecnologia più veloce della luce consente all’utente di esercitare una sorpresa strategica totale contro chiunque, senza possibilità di difesa o sopravvivenza contro un’arma che può essere lanciata ovunque e arrivare istantaneamente. Pensa a un’ipotetica mega-bomba nucleare da cui è impossibile difendersi perché, viaggiando più veloce della luce, può arrivare al centro strategico di una data civiltà e spazzarla via all’istante senza ricorso.

La logica segue che una civiltà che possiede una tecnologia più veloce della luce deve essere controllata da un regime totalitario simile a una mente alveare che preclude ogni possibilità che un attore “canaglia” all’interno della loro società utilizzi tale arma per annientarli; oppure: questa civiltà deve aver raggiunto una qualche forma di società imponderatamente utopica ad alta fiducia in cui la sintonia culturale è così inequivocabile che nessuno oserebbe utilizzare questa tecnologia inarrestabile per portare a termine un devastante attacco terroristico contro i propri simili. Certo, questo richiederebbe livelli di totale conformità e perdita di individualità pari a quelli del Partito Democratico, ma sto divagando…

Ora, giriamo questa cornice sul nostro mondo sintetico in costante crescita. Supponiamo che le élite riescano a creare un tipo di realtà sintetica utopica per se stesse, e a raggiungere l’immortalità caricando la loro coscienza nella matrice, fondendola in qualche modo con l’IA o semplicemente utilizzando la prossima generazione di ASI (superintelligenza artificiale) per inventare biomedicine all’avanguardia, nanobot per il ringiovanimento dei tessuti, ecc., che possono biohackerarci per prolungare la vita umana indefinitamente.

Il CEO di Anthropic Dario Amodei afferma che l’intelligenza artificiale potrebbe aumentare il tasso di scoperta in biologia di 100 volte, comprimendo la quantità totale di progressi verificatisi nel XX e XXI secolo in soli pochi anni

Di conseguenza, possiamo supporre che anche la tecnologia dell’intelligenza artificiale abbia raggiunto un livello tale per cui quasi tutto il sostentamento umano sarebbe fornito indefinitamente senza molto lavoro: non solo “caricare” la propria coscienza presuppone praticamente che non dovremo più consumare cibo o calorie per sopravvivere, ma i robot possono anche produrre cibo sintetico in perpetuo.

Uno scenario del genere solleva la questione fondamentale: a cosa servirebbero ancora le élite del resto dell’umanità, di quegli “inutili mangiatori” ?

Se le nostre élite tecnologiche riuscissero a realizzare questo scenario, la stessa ferrea logica richiederebbe che:

  1. Le élite devono sterminare il resto dell’umanità per il bene della continuità. Gli umani non sarebbero più necessari per la sopravvivenza delle élite, per produrre il loro cibo, per il surplus di estrazione di rendita dal loro lavoro, ecc. Le élite ora avrebbero tutto ciò di cui hanno bisogno, sia dal loro mondo sintetico digitale tramite la coscienza caricata, sia tramite bot di lavoro in grado di produrre tutto ciò che è necessario. Quindi, gli umani rimasti non lasciano nulla da offrire, ma in realtà presentano almeno un rischio quantificabile , poiché possono provare risentimento e tentare di interrompere o distruggere il nuovo mondo sintetico utopico delle élite, o uccidere alcune delle élite altrimenti immortali.
  2. L’unica altra alternativa allo sterminio sarebbe una qualche forma di sottomissione totale e irrevocabile, tale che nessun essere umano possa in alcun modo sfuggire al continuum utopico dell’élite e rappresentarne una minaccia; ne parleremo più avanti.

Così, ci dirigiamo verso un punto in cui l’umanità stessa si trasforma in una responsabilità per l’élite frazionaria che sta lentamente costruendo il suo regno eterno sotto le mentite spoglie di una visione egualitaria. In realtà, una volta raggiunta una certa soglia tecnologica in cui la maggioranza degli umani è ridondante, diventa non solo prudente, ma necessario eliminarli. Esiste una lunga tradizione di proposizioni correlate alla teoria dei giochi, come la famosa Trappola di Tucidide o l’ Ipotesi della Foresta Oscura .

Un’altra ipotesi più vicina è l’ ipotesi Katechon :

Abstract : Un corollario dell’argomento della simulazione è che la capacità computazionale dell’universo potrebbe essere limitata. Di conseguenza, le civiltà aliene avanzate potrebbero avere incentivi a evitare la colonizzazione dello spazio per evitare di occupare troppo “spazio di calcolo” e forzare l’arresto della simulazione. Una possibile soluzione al paradosso di Fermi è che considerazioni analoghe potrebbero spingerle a evitare di trasmettere la loro presenza al cosmo e a tentare di distruggere o paralizzare permanentemente le civiltà emergenti a vista. Questo equilibrio della teoria dei giochi potrebbe essere interpretato come il “katechon”, ciò che trattiene l’eschaton, la rovina, l’oblio, la fine del mondo. Lo stato risultante di xenocidio reciprocamente assicurato si tradurrebbe in un universo oscuro e apparentemente vuoto, popolato a intermittenza da piccole civiltà “eremite” isolazioniste.

Ciò è correlato all’ipotesi Berserker , secondo la quale civiltà aliene potrebbero programmare sonde robotiche quiescenti sparse in tutto l’universo affinché “prendano vita” quando rilevano forme di vita senzienti e le distruggano a vista.

Ipotesi del Berserker

Simile alla teoria della Foresta Oscura, questa ipotesi suggerisce l’esistenza di macchine autoreplicanti programmate per distruggere qualsiasi forma di vita intelligente emergente. Questi “berserker” potrebbero essere:

Creato da una civiltà estinta da tempo

Progettato per prevenire l’ascesa di potenziali concorrenti

Diffuso in tutta la galassia, rimanendo dormiente fino a quando non rileva segnali di intelligenza

Qui si applica lo stesso ragionamento della teoria dei giochi: le élite non avrebbero altra scelta che proteggere il loro regno immortale e la loro utopia celeste a tutti i costi, e l’unico modo per garantire che non possano essere minacciati è l’eliminazione preventiva di tutte le minacce latenti, una volta per tutte .

Qual è l’unica alternativa possibile? Similmente alla teoria della simulazione degli antenati di Nick Bostrom , possiamo supporre che piuttosto che sterminare l’umanità, le élite potrebbero costringere l’umanità a una sorta di simulazione VR controllata che ci darebbe l’impressione di libero arbitrio, ma ci terrebbe legati per sempre alla sua realtà annidata senza la possibilità di “staccare” e minacciare la “realtà di base” auto-creata dalle élite. Questa è, ovviamente, una stretta approssimazione della trama del film Matrix originale.

Proprio mentre scriviamo, 1X Tech ha pubblicato un nuovo spot pubblicitario per il suo imminente robot domestico personale, simile all’Optimus di Tesla:

La splash page del loro sito mostra con orgoglio le loro intenzioni:

Si dice che questo bot in particolare sia fatto di un materiale più “naturale” che si avvicina ai muscoli umani, piuttosto che a rigide strutture metalliche. In coppia con le prossime innovazioni AGI, questi robot potrebbero presto moltiplicarsi in tutta la società, svolgendo praticamente ogni lavoro che in precedenza era di dominio degli umani. Sarebbe solo questione di tempo prima che la classe dirigente abbia il suo eterno esercito di cloni di fedeli servitori con cui costruire e amministrare il suo imminente regno di ascensione. Dopo di che, gli umani antichi non saranno altro che fastidiosi parassiti che si annidano nelle assi del pavimento di una villa impeccabile, che richiedono la rimozione professionale, per paura che rosicchino i cavi o sporchino le fondamenta.

La domanda diventa: quale carta vincente può escogitare l’umanità per anticipare i tecno-farisei d’élite e fargli pensare due volte prima di sterminarci quando verrà il momento e avranno raggiunto la loro utopica autosufficienza?


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L’ingenuità di Pavel Durov è stata il suo tallone d’Achille, di Andrew Korybko

L’ingenuità di Pavel Durov è stata il suo tallone d’Achille

La sovranità dello Stato è una realtà delle Relazioni Internazionali, e chi la nega lo fa a proprio rischio e pericolo, indipendentemente dal fatto che non sia d’accordo con le forme in cui viene espressa, cosa che Durov ha appena imparato a sue spese dopo aver ingenuamente creduto di essere invincibile per motivi di ricchezza e ideologia.    

L’arresto del cofondatore e amministratore delegato di Telegram Pavel Durov, avvenuto in Francia lo scorso fine settimana nell’ambito di un’indagine sulla presunta agevolazione della sua piattaforma a crimini come la pedopornografia e il traffico di droga, ha suscitato una protesta globale contro l’ipocrita repressione della libertà di parola da parte dell’UE. Da allora è stato rilasciato su cauzione, ma le circostanze esatte del suo arresto rimangono ancora oscure. Quello che si sa per certo è che è stato arrestato dopo essere atterrato a Parigi, per fare rifornimento di carburante, cenare con un’amica o cenare con Macron.

In ogni caso, l’ingenuità di Durov è stata il suo tallone d’Achille, poiché non avrebbe mai immaginato di essere detenuto per qualsiasi pretesto – tanto meno dal suo Paese naturalizzato, la Francia (è cittadino di più Stati) – a causa della sua immensa ricchezza. Credeva inoltre che l’era degli Stati stesse inevitabilmente finendo e che sarebbe stata sostituita da un’era in cui aziende come la sua hanno più potere di molti Stati. Nonostante sapesse che Telegram era oggetto di indagini da parte dell’UE, non temeva di andarci.

Un altro fattore che ha influenzato il suo pensiero è stato lo status di celebrità che ha ottenuto in Occidente per aver tristemente sfidato la richiesta della sua nativa Russia, più di dieci anni fa, di consegnare informazioni su alcuni utenti presumibilmente impegnati in attività terroristiche su ordine del tribunale. In quanto socialite transnazionale, la cui piattaforma criptata ha svolto un ruolo chiave nell’organizzazione di rivoluzioni colorate in tutto il mondo, Durov sentiva davvero di essere troppo prezioso per l’Occidente per essere detenuto, figuriamoci per essere perseguito.

Whatever problems their governments may have with his platform could presumably be addressed through some sort of deal, including bribery but ideally without handing over users’ information per his principled opposition to this, or so he might have thought in accordance with his worldview. What Durov never considered was that the West’s lack of control over Telegram, unlike Facebook and the former Twitter (and to an extent with X due to its compliance with most legal requests), made him their enemy.

The same New Cold War bloc that he’d thrown his weight behind out of misguided ideological zeal is the one that ultimately ended up persecuting him, not Russia despite his prior fears of that scenario. Not only must this have been a deep personal shock for Durov, but it shattered any pretense of political consistency by the EU, which previously condemned Belarus for jailing some of its citizens due to their anti-state posts on Telegram. President Alexander Lukashenko predictably spoke up after Durov’s arrest.

According to him, “We saw how France… and I do not blame them – they are doing the right thing. Durov or not Durov, if you are guilty, you should be made to answer…(but) why should you make claims against us [Belarus] when we defend ourselves using the same methods as you do?” He has a valid point regardless of however one might feel about Durov’s arrest since the expression of state sovereignty – no matter one’s views about the form that it takes like in this case – is a reality of International Relations.

The difference between Belarus (and other non-Western states with their own national forms of democracy) and the West is that the first explicitly restricts the expression of free speech for national security reasons (irrespective of one’s opinion about this) while the second still pretends not to. As the saying goes, “the devil that you know is better than the one that you don’t know”, meaning that it’s better to be aware of legal limits to free speech and stay out of jail than to be unaware and jailed.

L’ingenuità di Durov sulla percepita “virtuosità” dell’Occidente nei confronti della Russia ha avuto come conseguenza diretta il suo arresto, poiché non avrebbe mai più messo piede nell’UE se avesse smaltito la sbornia ideologica e si fosse reso conto di essere diventato un nemico di questo nuovo blocco della Guerra Fredda a causa della mancanza di controllo su Telegram. In particolare, ha fatto miracoli nel denunciare i crimini di guerra ucraini e israeliani sostenuti dall’Occidente, oltre a essere una delle piattaforme preferite dalla Alt-Media Community (AMC), ergo il motivo per cui è diventato un bersaglio.

Sarebbe stato meglio per Durov se avesse avuto fiducia nel fatto che i servizi di sicurezza e il sistema giudiziario del suo Paese non avrebbero abusato di pretesti antiterroristici per perseguitare dissidenti pacifici, invece di diffidare di loro e abbandonare la Russia per l’Occidente (tra gli altri luoghi in cui ha vissuto). In fin dei conti, la “sovranità digitale” è un’altra realtà delle relazioni internazionali, e le piattaforme di messaggistica che non rispettano la legislazione nazionale (a prescindere dalla propria opinione in merito) rischiano di essere perseguite.

I loro proprietari devono quindi “scegliere il loro veleno” per quanto riguarda le leggi dei Paesi che decidono di rispettare a questo proposito, scegliendo ovviamente quello che considerano il “male minore”, ovvero il luogo in cui decidono di risiedere permanentemente. Durov considerava la Russia il “male maggiore”, eppure si è scoperto che è stato l’Occidente per tutto questo tempo, anche se non ha avuto motivo di reprimerlo fino a poco tempo fa, quando Telegram è diventato parte integrante della denuncia dei crimini di guerra sostenuti dall’Occidente e dell’aiuto all’AMC.

Una volta che la popolarità della sua piattaforma ha iniziato a esplodere in Occidente e a rivoltarsi contro gli interessi delle sue élite, proprio come è stata usata inizialmente contro quei Paesi non occidentali in cui è stata determinante per organizzare le Rivoluzioni Colorate, avrebbe dovuto sapere che sarebbe stato preso di mira con tutto il peso della legge. Ancora una volta, tutto torna all’ingenuità di Durov e alla sua visione del mondo irrealistica, che è stata decisamente screditata dall’Occidente dopo che il blocco della Nuova Guerra Fredda ha appena screditato se stesso con il suo arresto.

La Palianytsia è più un’arma psicologica che tattica, dato il suo ruolo previsto nel rimodellare le percezioni e nel convincere l’America a revocare le restrizioni sull’uso dell’ATACMS per colpire in profondità nel territorio russo.

L’Associated Press ha riferito che ” l’Ucraina conta su una nuova arma a lungo raggio per aggirare le restrizioni occidentali e colpire in profondità la Russia ” dopo che Zelensky ha annunciato la “Palianytsia” durante le celebrazioni del 33 ° Giorno dell’Indipendenza dell’Ucraina sabato. Il ministro della Difesa Umerov è stato anche citato mentre scriveva su Facebook che “Questo dimostra ancora una volta che per la vittoria, abbiamo bisogno di capacità a lungo raggio e della revoca delle restrizioni sugli attacchi alle strutture militari del nemico”. La gittata della Palianytsia è equivalente a quella dell’ATACMS.

Ecco il motivo dietro il clamore mediatico su questa nuova arma. Sebbene Kiev affermi che si trattava di una creazione interamente indigena, è difficile credere che i paesi della NATO non vi abbiano contribuito. Più che probabile, specialisti tecnico-militari occidentali hanno partecipato alla sua produzione, anche se questo potrebbe essere stato fatto senza che la loro leadership politica ne fosse a conoscenza. L’obiettivo sembra essere stato quello di fare pressione su di loro affinché revocassero le restrizioni imposte dall’Ucraina all’uso delle loro armi dopo questo fatto compiuto.

Il rappresentante speciale cinese per gli affari eurasiatici Li lo ha fortemente lasciato intendere dopo aver avvertito all’inizio di questa settimana che i “super falchi” occidentali e i membri del complesso militare-industriale sono dietro la spinta per consentire all’Ucraina di usare le proprie armi per colpire in profondità nel territorio russo. A proposito di questo scenario, anche il ministro degli Esteri russo Lavrov è intervenuto e ha accusato Zelensky di “ricattare” l’Occidente, il che, secondo lui, equivarrebbe a “giocare col fuoco” se finissero per farlo.

Gli USA non lasciano ancora che l’Ucraina colpisca obiettivi in profondità all’interno della Russia, nonostante il precedente sia che dia sempre a Kiev tutto ciò che chiede dopo un po’ di tempo. Questo ritardo è attribuibile sia al desiderio di controllare l’escalation con la Russia sia al semplice pragmatismo. Dopo tutto, se le armi migliori fossero state fornite e schierate subito (dopo aver completato l’addestramento, ovviamente) ma non avessero fatto molta differenza, allora non ci sarebbe stato niente di meglio da darle una volta esaurite e la sconfitta sarebbe seguita presto.

Pertanto, ha senso iniziare in piccolo ed esercitare moderazione prima di aumentare e allentare le restrizioni. Per quanto riguarda la Palianytsia, mentre potrebbe avere un importante scopo tattico se la sua gittata dichiarata è accurata, il suo vero significato è giustificare l’allentamento delle suddette restrizioni sull’uso delle armi americane. L’Ucraina vuole che i decisori politici e l’opinione pubblica credano che la Palianytsia è già stata utilizzata e che la Russia non ha “reagito in modo eccessivo” come alcuni si aspettavano, quindi non “reagirà in modo eccessivo” se le restrizioni ATACMS saranno presto revocate.

Sebbene questo stratagemma potrebbe rivelarsi efficace, due dei punti impliciti contenuti nella narrazione precedente sono controproducenti per la causa del soft power ucraino. Ad esempio, alcuni potrebbero mettere in dubbio la necessità di più armi e finanziamenti americani se l’Ucraina è già in grado di creare presumibilmente missili a lungo raggio da sola senza alcun aiuto, come sostiene sia appena successo. C’è anche la questione del perché la revoca delle restrizioni sia così urgente se l’Ucraina sta vincendo, come sostiene anche lei.

Se il suo complesso militare-industriale sta andando avanti senza alcun supporto occidentale e la sua invasione di Kursk è stata davvero il punto di svolta che alcuni hanno presentato, allora ne consegue che gli aiuti esteri potrebbero essere ridotti e non c’è motivo di rischiare un’escalation con la Russia allentando le restrizioni. Nessuna delle due è ovviamente vera, ma il fatto che l’Ucraina stia ancora spingendo questa narrazione mostra quanto stia diventando più disperata, nonché l’importanza dell’élite e dell’opinione pubblica su questa delicata questione.

La Palianytsia è quindi più un’arma psicologica che tattica, a causa del suo ruolo previsto nel rimodellare le percezioni e nel convincere l’America a revocare le sue restrizioni sull’uso dell’ATACMS per colpire in profondità nel territorio russo. Anche se avesse successo, tuttavia, ciò probabilmente non cambierebbe le dinamiche militare-strategiche di questo conflitto a favore di Kiev, poiché la Russia continua a guadagnare gradualmente terreno nel Donbass e la sua imminente cattura di Pokrovsk potrebbe portare a una reazione a catena di vittorie nel prossimo futuro.

Ora l’Ucraina è disperata e vuole coinvolgere la Polonia in una guerra calda con la Russia.

Il presidente polacco Duda ha rivelato lunedì che il suo paese ha già speso un enorme 3,3% del suo PIL per fornire supporto militare, umanitario e di altro tipo all’Ucraina negli ultimi due anni e mezzo, il che ammonta a circa 25 miliardi di dollari finora. Ha poi aggiunto che finora ha anche donato quasi 400 carri armati. Il giorno dopo, Zelensky ha chiesto ancora di più e ha lasciato intendere che la Polonia si stava ancora trattenendo dal dare tutto ciò che poteva realmente.

Nelle parole del leader ucraino , “Oggi, l’attenzione della parte polacca alle nostre capacità di difesa è leggermente diminuita. Voglio dire, la Polonia ha probabilmente dato ciò che poteva, e ci sono probabilmente alcune cose che rimangono in Polonia oggi. Sto sollevando una domanda… C’è una domanda specifica: abbiamo davvero bisogno dei vostri MiG, dei vostri aerei”. Ha poi ipotizzato che “la Polonia … esita a stare da sola con [il lancio di missili russi]. Vuole il supporto di altri paesi nella NATO. Penso che questo porterebbe a una decisione positiva da parte della Romania”.

Il ministro della Difesa polacco Kosiniak-Kamysz ha risposto a Zelensky chiarendo nei commenti all’agenzia di stampa polacca finanziata con fondi pubblici che “Il governo polacco, sia il nostro governo che i nostri predecessori, hanno donato miliardi di dollari in equipaggiamento all’Ucraina. Questo è tutto ciò che siamo stati in grado di donare. Ma la sicurezza dello stato polacco è sempre la mia massima priorità e tutte le decisioni che prendiamo in questa materia vengono prese attraverso il prisma della sicurezza dello stato polacco”.

Poi ha continuato a rispondere all’appello di Zelensky affinché la Polonia intercetti i missili russi sull’Ucraina dicendo che “Nessun paese prenderà tali decisioni individualmente. Non ho visto alcun sostenitore di questa decisione nella NATO. Non mi sorprende che il presidente Zelensky farà appello perché questo è il suo ruolo. Ma il nostro ruolo è prendere decisioni in linea con gli interessi dello stato polacco. Ed è quello che stiamo facendo oggi”.

Per dare un contesto, a metà luglio è stato spiegato perché ” L’Ucraina probabilmente si sente annoiata dopo che la NATO ha detto che non permetterà alla Polonia di intercettare i missili russi “, vale a dire perché il loro nuovo patto di sicurezza, di cui i lettori possono saperne di più qui e qui , menzionava esplicitamente questo scenario. Mentre una soluzione ai problemi di armi dell’Ucraina sarebbe che l’UE coordinasse la sua produzione militare-industriale, è stato anche messo in guardia sul fatto che ” La trasformazione pianificata dell’UE in un’unione militare è un gioco di potere federalista “.

Diversi fattori sono quindi in gioco per quanto riguarda le ultime richieste di Zelensky. In primo luogo, sta cercando di correggere le percezioni della loro partnership sbilanciata tramite la “diplomazia del megafono” nella speranza che l’ottica di richiedere più armi nonostante l’enorme quantità di armi che la Polonia ha confermato di aver già dato all’Ucraina possa apparire come una sorta di dimostrazione di potere. In secondo luogo, l’insinuazione è che la Polonia dovrebbe sacrificare una parte maggiore della sua sovranità partecipando all’unione militare pianificata dall’UE al fine di aumentare la produzione.

E infine, ovviamente vuole fare pressione sulla Polonia affinché faccia più pressioni sulla NATO a favore dell’Ucraina per raggiungere un accordo che le permetta di intercettare i missili russi oltre confine. Tuttavia, la risposta di Kosiniak-Kamysz mostra che Zelensky sta sorprendentemente incontrando una certa resistenza da parte del governo liberal-globalista sostenuto dalla Germania di Tusk . Il suo riferimento positivo al precedente governo conservatore-nazionalista e la ripetuta riaffermazione degli interessi dello Stato inviano un messaggio molto potente.

Sembra che ci siano ancora influenti conservatori-nazionalisti all’interno della burocrazia militare permanente della Polonia, che è parte del suo “stato profondo”, che hanno alcune linee rosse in termini di quanto lontano si spingeranno a sostegno dell’Ucraina. L’esistenza di queste figure può essere intuita dalle parole di Kosiniak-Kamysz sopra menzionate che contraddicono l’approccio previsto del team di Tusk. Non vogliono sacrificare le minime esigenze di difesa della Polonia né provocare una guerra con la Russia e poi rischiare di essere lasciati a secco dalla NATO.

In altre parole, hanno esaurito il loro supporto militare all’Ucraina, anche se questo non significa che la Polonia la abbandonerà. Il suo “stato profondo” – sia la fazione liberal-globalista rappresentata da Tusk sia quella (molto imperfetta) conservatrice-nazionalista rappresentata dal precedente governo – odiano la Russia più di quanto amino la Polonia, quindi rimarranno coinvolti in questa guerra per procura finché non sarà finalmente finita. Di conseguenza, probabilmente troveranno comunque un modo per continuare ad aiutare l’Ucraina, anche se meno di prima.

Detto questo, il fatto che la Polonia abbia già praticamente dato all’Ucraina tutto ciò che poteva e non rischierà unilateralmente di scatenare la Terza guerra mondiale intercettando i missili russi oltre confine fa presagire un male per Kiev proprio nel momento in cui ha bisogno di tutto il supporto possibile. La sua invasione di Kursk non è riuscita a rallentare il ritmo dell’avanzata della Russia nel Donbass, che in realtà è accelerata da allora, e l’imminente cattura di Pokrovsk potrebbe rimodellare le dinamiche del conflitto come spiegato qui .

Ecco perché Zelensky è così determinato a far sì che la Polonia intercetti i missili russi sull’Ucraina nonostante il rischio che scoppi la Terza guerra mondiale, poiché si aspetta che la crisi risultante porterebbe Mosca a impegnarsi in una serie di concessioni per il bene della pace. La NATO non condivide le sue opinioni, tuttavia, non importa quanto i suoi propagandisti prendano in giro Putin per la sua tiepida risposta a ogni linea rossa che l’Ucraina ha superato finora, altrimenti l’avrebbero già approvato e Zelensky non avrebbe dovuto implorarlo.

La suddetta intuizione riguardante la continua riluttanza della NATO ad aumentare le tensioni con la Russia tramite il coinvolgimento diretto nella loro guerra per procura suggerisce anche che potrebbe non intervenire in modo convenzionale se l’Ucraina provocasse la Bielorussia a compiere attacchi transfrontalieri per autodifesa. Questo scenario è stato toccato qui quando si metteva in guardia sui possibili piani di Kiev di attaccare o tagliare fuori la città sud-orientale del suo vicino settentrionale di Gomel, che potrebbe essere parzialmente basato sulla sollecitazione dello scenario di intervento.

È improbabile che la NATO inizi un intervento convenzionale a meno che la Polonia non accetti di svolgere un ruolo di primo piano, ma il suo “stato profondo” sembra ancora spaventato che il suo paese possa essere lasciato a secco a giudicare dalle osservazioni di Zelensky e Kosiniak-Kamysz sul perché non vuole intercettare i missili russi oltre confine. La Polonia potrebbe quindi non fare pressioni per nessuno dei due scenari nonostante la richiesta dell’Ucraina, e potrebbe anche rifiutarsi di svolgere tale ruolo anche se la NATO lo suggerisse e offrisse le garanzie dell’articolo 5.

Naturalmente, non si può escludere che le dinamiche dello “stato profondo” della Polonia possano cambiare, determinando così la formulazione di politiche completamente diverse. Non ci sono indicazioni che ciò possa accadere presto con la sua parte militare, tuttavia, che è la più importante in questo senso. Dopo tutto, le osservazioni di Kosiniak-Kamysz sono state una sorpresa proprio perché contraddicevano le aspettative. Se le dinamiche militari del suo “stato profondo” rimangono le stesse, allora l’Ucraina non dovrebbe contare sul fatto che la Polonia cerchi di “salvarla” dalla Russia.

Questo può dare il via a una discussione sulla polinesità come parte dei piani dell’élite polacca per rimodellare la percezione popolare della stessa, con l’obiettivo di giustificare l’immigrazione di massa di ucraini nel loro Paese a favore di obiettivi geopolitici ed economici.

Il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba ha suscitato uno scandalo durante la sua ultima visita in Polonia quando ha paragonato il genocidio dei polacchi da parte dell’Ucraina durante la Seconda Guerra Mondiale al successivo reinsediamento forzato degli ucraini da parte della Polonia. Gli è stato chiesto quando i resti delle vittime di quel genocidio potranno finalmente essere riesumati alla luce di tutto ciò che la Polonia ha fatto per l’Ucraina, ma invece di rispondere chiaramente, ha sviato tirando in ballo l'”Operazione Vistola” di Varsavia del dopoguerra. Ecco le sue esatte parole come riportate dai media polacchi:

“Lei è consapevole di cosa sia stata l’Operazione Vistola e sa che tutti quegli ucraini sono stati espulsi con la forza dai territori ucraini per vivere, tra gli altri, a Olsztyn. Ma non sto parlando di questo. Se iniziassimo a scavare nella storia oggi, la qualità della conversazione sarebbe completamente diversa e potremmo andare molto in profondità nella storia e ricordare le cose brutte che i polacchi hanno fatto agli ucraini e gli ucraini hanno fatto ai polacchi.

Non abbiamo alcun problema a continuare l’esumazione.

Abbiamo solo chiesto al governo polacco di commemorare anche gli ucraini. Vogliamo che sia bilaterale. Se le nostre relazioni fossero dominate dalle emozioni, ci troveremmo in una situazione in cui la Russia vincerebbe. Ci sono provocazioni nel campo della storia, che sono organizzate dalla Russia. Quindi penso: lasciamo la storia agli storici e costruiamo il futuro insieme. Che il futuro sia per voi”.

Il suo omologo polacco Sikorski ha dato credito a questo paragone in un’intervista dopo il loro incontro:

“Nel corso di diverse centinaia di anni, il calcolo dei torti tra vicini non è mai ‘unilaterale’. Quindi abbiamo una scelta: o possiamo occuparci del passato, che è importante, le nostre vittime meritano una sepoltura cristiana, ma purtroppo non siamo in grado di riportarle in vita.

Oppure possiamo concentrarci sulla costruzione di un futuro comune, in modo che i demoni non parlino nelle nostre società e che il nemico comune non ci minacci in futuro. Preferisco il secondo approccio. [La questione dell’esumazione è un problema nelle nostre relazioni, che spero l’Ucraina risolva in uno spirito di gratitudine per l’aiuto che la Polonia le fornisce”.

Prima di analizzare questo scandalo, è importante condividere alcune informazioni di base:

* 6 agosto 2023: “La previsione di Kiev di una competizione post-bellica con la Polonia non fa presagire nulla di buono per i legami bilaterali

* 4 giugno 2024: “La Polonia teme che l’Ucraina possa un giorno avanzare pretese irredentistiche nei suoi confronti? 

* 10 luglio 2024: “Patto di sicurezza polacco-ucraino

* 20 agosto 2024: “Perché la Polonia sta riaprendo le indagini sul reinsediamento degli ucraini etnici nel dopoguerra? 

* 30 agosto 2024: “La Polonia ha finalmente esaurito il suo sostegno militare all’Ucraina

L’intuizione di cui sopra verrà ora riassunta per mettere rapidamente al corrente gli ignari lettori.

L’Ucraina è diventata a malincuore il “junior partner” della Polonia, ma spera di ristabilire almeno la percezione di parità con vari mezzi. A tal fine, ha chiesto alla Polonia più armi e una bolla di difesa aerea sulle sue regioni più occidentali. L’Ucraina ha anche chiesto alla Polonia di rivedere le conclusioni dell'”Istituto per la Memoria Nazionale” (IPN), secondo cui l'”Operazione Vistola” non fu un crimine, come parte della clausola del loro nuovo patto di sicurezza sulla standardizzazione delle narrazioni storiche.

È quest’ultimo dettaglio che è più rilevante per lo scandaloso paragone di Kuleba tra il Genocidio di Volhynia e l'”Operazione Vistola”, dal momento che sta chiaramente giocando duro nel senso che l’Ucraina si rifiuta di cedere sul primo se la Polonia non commemora il secondo con la stessa solennità. La differenza, tuttavia, è che durante la prima sono stati uccisi oltre 100.000 polacchi sulla base della loro identità, mentre durante la seconda sono stati reinsediati circa 140.000 ucraini e polacchi per motivi di sicurezza.

Anche se si considera l'”Operazione Vistola” come un atto di “pulizia etnica”, che è una conclusione controversa per essere sicuri, ma comunque ciò che gli ucraini credono, questo non è comunque paragonabile al Genocidio di Volhynia per ovvie ragioni: il primo ha reinsediato le persone mentre il secondo le ha uccise. Non c’è equivalenza tra l’uccisione di persone e il loro reinsediamento, eppure Kuleba e persino Sikorski vogliono in qualche modo far credere a tutti che ci sia, per seppellire l’ascia di guerra secondo lo spirito del loro nuovo patto.

L’IPN probabilmente concluderà che l'”Operazione Vistola” fu un “crimine”, dopo di che le sue “vittime” di etnia ucraina saranno commemorate solennemente in modo da facilitare la riesumazione dei resti delle vittime del Genocidio di Volhynia. Le “vittime” di etnia polacca del primo genocidio potrebbero invece non essere menzionate affatto, in quanto ciò potrebbe “provocare” Kiev a pensare che Varsavia stia “sbianchettando” questa “pulizia etnica”, ostacolando così i progressi in merito, ma entrambe le “vittime” erano cittadini polacchi e quindi uguali agli occhi della legge.

In ogni caso, la falsa equivalenza della Polonia tra il Genocidio di Volhynia dell’Ucraina e la propria “Operazione Vistola” rischia di legittimare la tacita ripresa da parte di Kiev delle rivendicazioni territoriali dell’effimera “Repubblica Popolare Ucraina”, che si estendevano anche nella Polonia orientale e sud-orientale. Dopo tutto, Kuleba ha appena descritto quelle regioni come “territori ucraini” da cui “gli ucraini sono stati espulsi con la forza”, e il probabile riconoscimento da parte dell’IPN dell'”Operazione Vistola” come “crimine” può delegittimare il controllo della Polonia su queste terre.

Ciò non significa che Kiev rivendicherà formalmente tali terre, ma solo che questa prevedibile sequenza di eventi potrebbe incoraggiare gli ultranazionalisti ucraini di entrambi i Paesi a compiere disordini – compresi atti di sabotaggio e terrorismo – a sostegno delle rivendicazioni della loro ex entità. Da parte polacca, questo potrebbe essere sfruttato dall’élite per generare una discussione sull’identità nazionale con l’intento di decostruirla per poi giustificare l’immigrazione ucraina di massa.

Per spiegare, la probabile conclusione dell’IPN che l'”Operazione Vistola” è stata un “crimine” legittimerà la descrizione di Kuleba della Polonia orientale e sudorientale come “territori ucraini”, sollevando così la questione di cosa significhi essere polacchi dal momento che quelle persone e la loro terra sono ora parte integrante della Polonia. A questo proposito, qualcuno potrebbe anche ricordare che alcune parti dell’odierna Polonia nord-orientale erano controllate dal Granducato di Lituania, il che completa la domanda precedente.

La risposta predeterminata è che i “lituani” (che storicamente si riferivano anche agli abitanti a maggioranza slava e ortodossa dell’omonimo Granducato dell’odierna Bielorussia) e gli “ucraini” (i discendenti dell’antico cuore della Rus’ di Kiev) possono “trasformarsi in polacchi”. Il famoso nazionalista interbellico Roman Dmowski riteneva che solo i cattolici di lingua polacca dovessero essere considerati polacchi, mentre il suo rivale, il maresciallo Jozef Pilsudski, promuoveva la visione liberale di includere tutti i popoli orientali dell’ex Commonwealth.

Dmowski alla fine vinse dopo la Seconda Guerra Mondiale, anche se non visse per vederla, ma ora la scuola di pensiero di Pilsudski, che rappresentò la posizione ufficiale della Seconda Repubblica polacca tra le due guerre per la maggior parte della sua breve esistenza, è tornata in auge a seguito della massiccia migrazione di ucraini in Polonia dal 2022. Il patto di sicurezza di quest’estate rappresenta la parziale manifestazione moderna, pianificata da tempo, della visione “Intermarium” di Pilsudski, che mirava a ripristinare il Commonwealth nelle condizioni attuali.

Per perseguire questo obiettivo, l’élite polacca – sia la coalizione liberal-globalista al potere che il precedente governo conservatore-nazionalista (molto imperfetto) – vuole implementare il modello liberale di polesità di Pilsudski per questi fini geopolitici ma anche economici legati alla “migrazione di sostituzione”. L’analisi precedente, collegata ad un link, approfondisce la seconda dimensione, ma il punto è che i polacchi devono accogliere gli ucraini nella loro società per raggiungere questi due obiettivi interconnessi.

Sarà comunque una sfida, dato che un enorme 40% dei polacchi vede gli immigrati ucraini come una minaccia, rispetto ad appena il 27% che li vede come un’opportunità, secondo il sondaggio dell’European Council on Foreign Relations del gennaio 2024. Tuttavia, se questi ultimi abbracciano il modello liberale di polacchizzazione di Pilsudski, in seguito alla decostruzione della loro identità che ha portato alla prevedibile sequenza di eventi descritta in questa analisi, gli obiettivi geopolitici ed economici delle loro élite possono essere più facilmente raggiunti.

Qui sta la vera importanza del fatto che Kuleba abbia equiparato il Genocidio di Volhynia dell’Ucraina all'”Operazione Vistola” della Polonia, a cui Sikorski ha dato credito in seguito, poiché si tratta di catalizzare il processo di rimodellamento della percezione che i Polacchi hanno della Polinesia a favore degli obiettivi sopra menzionati. Tuttavia, può anche ritorcersi contro di loro se viene spinto in modo troppo aggressivo, nel qual caso questi piani dovrebbero essere accantonati per qualche tempo prima di riprovarci, ma c’è anche una discreta possibilità di successo.

Lo scenario migliore è che l’Algeria spieghi candidamente alla Russia i suoi interessi in questo conflitto e si impegni a non fornire alcun sostegno materiale ai Tuareg come gesto di buona volontà per mantenere la loro partnership strategica.

Il rappresentante permanente dell’Algeria presso l’ONU, Ammar Benjamaa, ha dichiarato la scorsa settimana al Consiglio di sicurezza che “dobbiamo fermare le violazioni commesse dagli eserciti privati impiegati da alcuni paesi” in Mali dopo un mortale attacco con droni contro la città di confine di Tinzaouaten, dove Wagner è stato vittima di un’imboscata a fine luglio. Le sue parole hanno lasciato intendere che questa PMC russa era da biasimare per le morti di civili, il che è avvenuto nel bel mezzo di tensioni russo-algerine in merito al suo ruolo nell’aiutare il Mali a sconfiggere i separatisti designati come terroristi.

L’Algeria non era d’accordo con la decisione del Mali di smantellare l’ Accordo di Algeri del 2015 all’inizio di gennaio, che avrebbe dovuto dare ai Tuareg una parziale autonomia dopo i vari conflitti che avevano avviato nel corso dei decenni a tal fine. Tale sviluppo ha innescato la ripresa delle ostilità che hanno raggiunto il culmine durante l’estate con l’imboscata sopra menzionata che sarebbe stata sostenuta da Ucraina e Polonia . I lettori possono saperne di più sull’ultima guerra per procura della Nuova Guerra Fredda qui .

L’analisi precedente con collegamento ipertestuale ha avvertito che l’Algeria potrebbe allinearsi con gli interessi occidentali in questo conflitto a causa delle sue preoccupazioni per la sicurezza nazionale nonostante dipenda dalle forniture militari russe, cosa che sta gradualmente accadendo come dimostrato dalla dichiarazione provocatoria di Benjamaa al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Non importa che l’abbia espressa “diplomaticamente” poiché anche gli osservatori occasionali hanno potuto vedere che stava facendo riferimento a Wagner e sostenendo che è responsabile delle morti di civili in Mali come gli Stati Uniti hanno precedentemente affermato .

Tuttavia, ci sono dei limiti a quanto lontano l’Algeria si spingerà in questo senso, poiché è anche contemporaneamente in contrasto con l’Occidente e in particolar modo con gli Stati Uniti per il loro sostegno al Marocco, con cui l’Algeria è in lotta da decenni per l’irrisolto conflitto del Sahara Occidentale. Qualunque sostegno materiale che potrebbe fornire ai Tuareg (o forse sta già fornendo) non sarebbe quindi coordinato con l’Occidente, ma potrebbe benissimo coordinare il sostegno politico per loro così come la propaganda anti-Wagner.

Dal punto di vista dell’Algeria, la concessione di una parziale autonomia ai Tuareg da parte dell’Accordo di Algeri è l’unico modo per risolvere in modo sostenibile questo conflitto di lunga data alle porte del Paese, motivo per cui si è opposta all’annullamento di tale accordo da parte del Mali ed è anche contraria agli sforzi di Wagner per aiutarlo a sconfiggere quei separatisti. La conseguente ripresa delle ostilità ha anche visto i Tuareg schierarsi di nuovo con gli estremisti religiosi e ha causato una crescente crisi umanitaria che si sta riversando nel suo confine meridionale.

È stata quest’ultima dimensione a spingere Benjamaa a esprimere la sua lamentela appena velata su Wagner all’UNSC, in un segnale che l’Algeria ritiene che l’accordo di Algeri potrebbe essere ripristinato se solo la Russia smettesse di fornire aiuti militari al Mali tramite il suo famoso PMC. Dal punto di vista della Russia, tuttavia, il Mali è un partner militare-strategico privilegiato che merita pieno supporto dopo aver promosso processi multipolari regionali attraverso il suo ruolo di nucleo della neonata Alleanza / Confederazione Saheliana .

Di conseguenza, è diventato il perno del “Pivot to Africa” della Russia, di cui i lettori possono saperne di più qui e qui , quindi non c’era modo che Mosca potesse negare la richiesta di Bamako di aiuti militari contro i suoi separatisti. Anche la dichiarazione di guerra della branca regionale di Al Qaeda alla Russia nell’estate del 2022 ha contribuito a questi calcoli. Il risultato finale è che non si ritirerà, né in risposta all’imboscata di fine luglio né sotto la pressione algerina, il che potrebbe quindi peggiorare i legami con Algeri.

Pur rispettando il diritto sovrano dell’Algeria di determinare i propri interessi di sicurezza nazionale e di agire di conseguenza, dovrebbe anche rispettare lo stesso diritto del Mali e quindi fare del suo meglio per evitare di essere trascinato nell’ultima guerra per procura della Nuova Guerra Fredda. L’estensione del sostegno politico ai Tuareg e lo sputare propaganda anti-Wagner sono una cosa, ma qualsiasi sostegno materiale a loro supererebbe una linea rossa nei suoi legami con il Mali e forse anche con la Russia, visto che hanno già ucciso alcuni dei suoi PMC.

Inoltre, non convincerebbe l’Occidente a schierarsi dalla parte dell’Algeria nella disputa sul Sahara Occidentale, dal momento che Rabat è stata il loro fedele alleato per decenni, a differenza di Algeri, quindi non ha senso pensare che ciò sia possibile. Lo scenario migliore è quindi che l’Algeria spieghi candidamente i suoi interessi in questo conflitto alla Russia e si impegni a non fornire alcun supporto materiale ai Tuareg come gesto di buona volontà per mantenere la loro partnership strategica . Qualsiasi cosa di meno potrebbe peggiorare il dilemma della sicurezza regionale e trasformare questi due in rivali.

Quegli influencer della comunità dei media alternativi che hanno aggressivamente censurato tutte le precedenti critiche alla politica estera di Lula 3.0 e poi “cancellato” coloro che condividevano tali opinioni, continuando a insistere sul fatto che non si sarebbe mai allineato alle operazioni di cambio di regime degli Stati Uniti nella regione, sono stati appena smascherati come truffatori.

La Alt-Media Community (AMC), che si riferisce alla variegata raccolta di media e individui non mainstream, ha generalmente una visione positiva del presidente brasiliano Lula. Il suo arresto a seguito dell'”Operazione Car Wash” sostenuta dagli Stati Uniti lo ha trasformato in un martire politico. Molti hanno poi celebrato la sua vittoria su Bolsonaro durante le elezioni dell’autunno 2022 dopo il suo sorprendente rilascio dalla prigione 18 mesi prima. Ai loro occhi non poteva sbagliare e attendevano con ansia la successiva iterazione della sua politica estera.

Con loro grande sorpresa, è diventato il primo leader dei BRICS a condannare la Russia e poi lo ha fatto ancora una volta in una dichiarazione congiunta con Biden, confermando così che ” La visione multipolare ricalibrata di Lula lo rende favorevole ai grandi interessi strategici degli Stati Uniti ” esattamente come spiegato all’epoca dall’analisi precedente. È stato poi sostenuto da Soros per essere “in prima linea nel conflitto tra società aperte e chiuse” e, a quanto si dice, sta persino considerando di creare una rete di influenza globale con i democratici statunitensi.

L’unica spiegazione che giustifica queste inaspettate mosse di politica estera è che o si è trasformato durante la sua prigionia da orgoglioso socialista multipolare in una copia brasiliana a buon mercato dei democratici statunitensi o ha finalmente smesso di fingere di essere ciò che avrebbe potuto essere sempre stato. In ogni caso, queste mosse contrastavano nettamente con ciò che molti si aspettavano da lui, eppure i suoi seguaci più zelanti, che possono essere descritti come i “liberali di Lula”, hanno fatto gaslighting e attaccato tutti i dissidenti online.

La realtà è diventata tale che ” L’ultima guerra ibrida contro il Brasile è ora condotta da forze presumibilmente pro-Lula “, non anti-Lula, come spiegato nell’analisi precedente. In pratica, il Partito dei lavoratori (PT) si è diviso in fazioni liberal-globaliste e multipolari-socialiste durante la prigionia di Lula, con la prima che oggigiorno supera di gran lunga la seconda in termini di influenza. I liberal-globalisti si allineano in gran parte con la politica estera dei democratici statunitensi, mentre i multipolari-socialisti ne sono in gran parte indipendenti.

Questa sorta di “colpo di stato intra-partitico” dietro le quinte spiega le altre mosse di politica estera apparentemente sconcertanti di Lula 3.0 per quanto riguarda Nicaragua e Venezuela, la prima delle quali è stata affrontata all’inizio del 2023 qui e qui , mentre la seconda ha preso forma durante l’estate dopo le elezioni. Entrambe comportano l’ingerenza nel sostegno alle operazioni di cambio di regime sostenute dagli Stati Uniti. Per quanto riguarda il Venezuela, che è il più significativo geostrategicamente dei due, Lula ha iniziato avvertendo il presidente Maduro di rispettare i risultati.

Nelle sue stesse parole prima delle elezioni, “Mi sono spaventato con la dichiarazione di Maduro che diceva che ci sarebbe stato un bagno di sangue se avesse perso. Quando perdi, torni a casa e ti prepari a candidarti a un’altra elezione”. Dopo che Maduro ha vinto, Lula ha chiamato Biden e quei due hanno quindi chiesto congiuntamente che pubblicasse i risultati completi delle elezioni, che sono stati seguiti da loro separatamente chiedendo di rifare. Lula ha anche condannato il Venezuela come “un regime con tendenze autoritarie”, spingendo Maduro a ricordargli la sovranità del suo paese.

Il presidente nicaraguense Ortega è stato molto più schietto nelle sue osservazioni all’incontro virtuale del blocco multipolare-socialista ALBA di lunedì, che può essere letto integralmente qui (la versione inglese è in fondo) e sono state riassunte in spagnolo qui . Ha iniziato dicendo che “governi servili, traditori, servili, governi che si sono presentati come molto progressisti, come molto rivoluzionari, ora dicono che le elezioni devono essere ripetute… Ah! Lo dice il Brasile”.

Ha poi aggiunto che “chiunque sostenga il dialogo con voi, dialogherà per i Gringos, e i Gringos non accetteranno mai il governo che il popolo bolivariano ha eletto e deciso”. Ortega ha continuato affermando che “ora volete diventare i rappresentanti degli Yankees in America Latina” e che il comportamento di Lula è “vergognoso, ripete i discorsi degli Yankees, quelli degli Europei, dei governi striscianti e servili dell’America Latina”.

“Adesso anche tu stai strisciando, Lula! Stai strisciando, Lula!”, ha esclamato Ortega, prima di concludere con il suggerimento che “Se vuoi che il popolo bolivariano ti rispetti, rispetta la Vittoria del Presidente Nicolás Maduro e non strisciare”. Ha anche intervallato i suoi commenti con critiche all’approccio ostile di Lula nei confronti del governo multipolare-socialista del Nicaragua, ma ha riservato le sue parole più dure per condannare lo stesso approccio di Lula nei confronti del Venezuela, che è più significativo dal punto di vista geostrategico.

Quegli influencer di AMC che hanno aggressivamente bloccato tutte le critiche precedenti alla politica estera di Lula 3.0 e poi “cancellato” coloro che condividevano tali opinioni, continuando a insistere sul fatto che non si sarebbe mai allineato alle operazioni di cambio di regime degli Stati Uniti nella regione, sono stati appena smascherati come frodi. Ortega è una leggenda latinoamericana la cui lotta rivoluzionaria e la successiva difesa del suo governo socialista contro la controrivoluzione dei “Contra” sostenuta dagli Stati Uniti hanno trasformato il Nicaragua in uno dei principali campi di battaglia della vecchia Guerra Fredda.

Non può essere diffamato dai suddetti gatekeeper come “fascista”, “spia” o come altro hanno chiamato quelli dell’AMC che hanno dissentito dalla loro deificazione di Lula condividendo critiche basate sui fatti e ben intenzionate sulla politica estera del suo terzo mandato. Farlo significherebbe screditare immediatamente se stessi agli occhi della comunità più ampia i cui membri diversi sono uniti nella loro visione condivisa di un futuro multipolare. In effetti, solleverebbero domande sul fatto che siano loro i veri “fascisti”, “spie” o come altro.

Il loro gatekeeping ideologico, che è stato eseguito per sostenere la percezione obsoleta di Lula come orgoglioso socialista multipolare che presumibilmente non si sarebbe mai allineato alle operazioni di cambio di regime sostenute dagli Stati Uniti nella regione, ha reso un tremendo disservizio all’AMC e alla sua causa multipolare. La gente comune è stata intimidita nell’autocensurare le proprie critiche alla politica estera di Lula per paura di essere brutalmente “cancellate” dagli influencer di sinistra dell’AMC, proprio come in precedenza erano stati i commentatori dissidenti e gli analisti dell’AMC.

Questo controllo totalitario sul discorso dell’AMC su Lula negli ultimi 18 mesi ha creato una falsa percezione della sua politica estera, motivo per cui il suo sostegno al tentativo di colpo di stato in Venezuela in evoluzione degli Stati Uniti li ha colpiti così duramente, poiché sono stati ingannati nel pensare che tutta questa collusione fosse una “teoria del complotto”. I membri onesti dell’AMC, che siano commentatori, influencer o analisti, ora vedono che coloro che hanno vomitato tali affermazioni non stavano spacciando altro che propaganda politicamente egoistica.

È improbabile che ci si fiderà di loro ancora, anche su altre questioni su cui potrebbero non mentire, come l’ Ucraina. Conflict e Gaza dopo aver tradito la fiducia del loro pubblico nei confronti del Brasile. Un numero imprecisato di membri dell’AMC potrebbe anche essere stato indotto a pensare la stessa cosa di quei dissidenti che sono stati “cancellati” da questa cricca di gatekeeping di sinistra. Potrebbero quindi aver smesso di seguirli o, peggio ancora, aver iniziato a dubitare della loro sincerità e poi aver iniziato a diffamarli davanti ad altri.

Parti dell’AMC sono state dilaniate da ciò che alcune persone con un’influenza sproporzionata hanno fatto dal momento in cui Lula è tornato al potere fino a oggi. Le reputazioni sono state distrutte, sia la loro (e giustamente) ma anche quella di dissidenti ben intenzionati le cui critiche basate sui fatti sono state ora giustificate, e il danno si rivelerà probabilmente irreparabile a meno che questi guardiani non emettano mea culpa. Tuttavia, ci si aspetta che pochi, se non nessuno, lo facciano poiché erano guidati dall’ideologia e dall’ego , e molti lo sono ancora, il che è altamente deplorevole.

In chiusura, quei membri dell’AMC i cui occhi si sono finalmente aperti alla realtà di Lula 3.0 come risultato della sua sfacciata collusione con gli Stati Uniti nel rovesciamento del governo venezuelano attraverso un tipico approccio poliziotto buono-poliziotto cattivo possono esaminare le seguenti analisi che documentano la sua politica estera. Includono alcuni dei pezzi che erano collegati tramite collegamento ipertestuale sopra ma che vengono condivisi di seguito in ordine cronologico in modo che gli osservatori possano vedere come l’intuizione si è evoluta ed è stata infine rivendicata:

* 31 ottobre 2022: “ Le conseguenze geostrategiche della rielezione di Lula non sono così nette come alcuni potrebbero pensare ”

* 1 novembre 2022: “ La reazione di Biden alle ultime elezioni in Brasile dimostra che gli Stati Uniti preferiscono Lula a Bolsonaro ”

* 24 novembre 2022: “ Korybko a Sputnik Brasil: il Partito dei lavoratori è infiltrato dai liberal-globalisti filo-USA ”

* 9 gennaio 2023: “ Tutti dovrebbero prestare attenzione prima di affrettarsi a giudicare ciò che è appena accaduto in Brasile ”

* 12 gennaio 2023: “ Korybko a Sputnik Brasil: gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo decisivo nell’incidente dell’8 gennaio ”

* 19 gennaio 2023: “ La spiegazione del Brasile per il ritardo della sua presidenza dei BRICS è estremamente sospetta ”

* 24 gennaio 2023: “ Lula è appena diventato il primo leader dei BRICS a condannare pubblicamente l’operazione speciale della Russia ”

* 28 gennaio 2023: “ La visione multipolare ricalibrata di Lula lo rende favorevole ai grandi interessi strategici degli Stati Uniti ”

* 2 febbraio 2023: “ Un ex diplomatico del Donbass ha gettato acqua fredda sulla proposta di pace di Lula simile a quella del G20 ”

* 3 febbraio 2023: “ Perché Lavrov e la sua controparte brasiliana non hanno discusso la proposta di pace di Lula in stile G20? ”

* 7 febbraio 2023: “ L’ambasciatore russo in India ha indirettamente stroncato la proposta di pace di Lula simile a quella del G20 ”

* 8 febbraio 2023: “ Ha perfettamente senso il motivo per cui la Russia non sostiene la proposta di pace di Lula simile a quella del G20 ”

* 11 febbraio 2023: “ Lula ha suggellato il suo patto col diavolo condannando la Russia durante il suo incontro con Biden ”

* 11 febbraio 2023: “ Sfatando le bugie dei #LulaLiberals per aver nascosto la sua condanna della Russia ”

* 12 febbraio 2023: “ La condanna della Russia da parte di Lula nella sua dichiarazione congiunta con Biden lo squalifica come mediatore ”

* 17 febbraio 2023: “ Il forte sostegno di Soros a Lula scredita le credenziali multipolari del leader brasiliano ”

* 21 febbraio 2023: “ L’ambasciatore brasiliano in India ha minimizzato una differenza fondamentale nelle loro posizioni nei confronti dell’Ucraina

* 23 febbraio 2023: “ Korybko al PCO del Brasile: siete degli utili idioti dell’imperialismo statunitense per avermi accusato di esserlo ”

* 24 febbraio 2023: “ Lula ha appena pugnalato alle spalle Putin ordinando al Brasile di votare contro la Russia all’ONU ”

* 24 febbraio 2023: “ La rabbia della Russia per l’ultima risoluzione delle Nazioni Unite dimostra che Lula ha sbagliato a sostenerla ”

* 25 febbraio 2023: “ Brasile e Cina sono agli antipodi quando si tratta dei loro previsti finali in Ucraina ”

* 3 marzo 2023: “ Lula ha chiarito nella sua chiamata con Zelensky che è contrario all’operazione speciale della Russia ”

* 4 marzo 2023: “ L’ultima guerra ibrida contro il Brasile è condotta da forze presumibilmente pro-Lula ”

* 8 marzo 2023: “ Lula si intromette in Nicaragua su ordine di Biden ”

* 10 marzo 2023: “ Smascherare la campagna di disinformazione del culto del PCO che copre la politica nicaraguense di Lula allineata agli Stati Uniti ”

* 16 marzo 2023: “ Lula sta mentendo: la guerra per procura tra NATO e Russia non si sta combattendo ‘per piccole cose’ ”

* 18 marzo 2023: “ Il Brasile si è screditato esprimendo fastidio per il fatto che Mosca abbia discusso di russofobia all’ONU ”

* 22 marzo 2023: “ Il ministro degli Esteri di Lula ha fortemente lasciato intendere che Putin verrà arrestato se verrà in Brasile ”

* 26 marzo 2023: ” Perché Lula ha rimandato a tempo indeterminato il suo viaggio in Cina e non ha tenuto al suo posto un summit virtuale? ”

* 28 marzo 2023: “ Il sostegno del Brasile alle indagini sull’attacco al Nord Stream non significa che Lula sia filo-russo ”

* 30 marzo 2023: “ Lula deporterà una sospetta spia in Russia o lo estraderà negli Stati Uniti per affrontare le accuse? ”

* 31 marzo 2023: “ La dichiarazione di Lula sul ‘Summit per la democrazia’ è uno spettacolo di pubbliche relazioni ”

* 1 aprile 2023: “ La de-dollarizzazione del commercio brasiliano-cinese getta nuova luce sulla grande strategia di Lula ”

* 5 aprile 2023: “ L’incontro tra il consigliere capo di politica estera di Lula e il presidente Putin è stato molto importante ”

* 7 aprile 2023: “ Non fatevi ingannare dalle ultime dichiarazioni di Lula sulla guerra per procura tra NATO e Russia ”

* 14 aprile 2023: “ La rete di influenza pianificata da Lula con i democratici statunitensi servirà gli interessi liberali-globalisti ”

* 15 aprile 2023: “ Non lasciate che il successo della de-dollarizzazione di Lula vi distragga dal fallimento del suo ‘Peace Club’ ”

* 16 aprile 2023: “ L’astensione del Brasile dal voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2014 sull’Ucraina dimostra che Lula ha cambiato la politica del PT ”

* 16 aprile 2023: “ Sfatando l’ultima bugia di Lula secondo cui il presidente Putin non sarebbe interessato alla pace ”

* 18 aprile 2023: “ I cinque dettagli più importanti che molti osservatori hanno perso della visita di Lavrov in Brasile ”

* 19 aprile 2023: “ Ecco perché Lula ha parlato male della Russia subito dopo che Lavrov ha lasciato il Brasile ”

* 19 aprile 2023: “ Il consigliere capo di politica estera di Lula ha articolato la visione del mondo del suo capo in una lunga intervista ”

* 22 aprile 2023: “ Korybko a Sputnik Brasil: la de-dollarizzazione di Lula, non la sua retorica pacifista, fa infuriare gli Stati Uniti ”

* 23 aprile 2023: “ Lula ha appena screditato la politica estera del Brasile ponendo condizioni alla sua visita in Russia ”

* 2 maggio 2023: “ Il viaggio in Brasile dell’ambasciatore degli Stati Uniti all’ONU rafforzerà ulteriormente le relazioni bilaterali ”

* 1 luglio 2023: “ Lula ha paura che i brasiliani possano rieleggere Bolsonaro ”

* 18 luglio 2023: “ L’ultima intervista del ministro degli Esteri brasiliano con i media russi è stata una vera noia ”

* 11 settembre 2023: ” Perché Lula ha cambiato idea sulla possibilità che il Brasile arresti Putin in caso di visita? ”

* 6 dicembre 2023: “ È improbabile che Putin partecipi al G20 del prossimo anno a Rio poiché Lula non può garantire la sua sicurezza ”

* 20 febbraio 2024: “ Il paragone di Lula con l’Olocausto è storicamente inaccurato anche se si è d’accordo con il succo ”

* 12 aprile 2024: “ È Alexandre De Moraes, non Elon Musk, a intromettersi nella democrazia brasiliana per volere degli Stati Uniti ”

Se la fonte dell’Hindu Business Line è corretta, il prossimo vertice riaffermerà il diritto volontario dei suoi membri a de-dollarizzare i loro scambi commerciali reciproci (non obbligandoli quindi a essere attratti nell’orbita dello yuan) e, possibilmente, a compiere progressi su un paniere di valute BRICS.

The Hindu Business Line ha citato un funzionario anonimo per riferire lunedì che il vertice BRICS di ottobre a Kazan in Russia potrebbe vedere un accordo non vincolante sulla de-dollarizzazione del commercio tra gli stati membri. Hanno anche affermato che la tanto pubblicizzata “valuta BRICS” sarà nozionale e avrà il suo valore derivato da un paniere di valute. Di seguito sono riportate le parole esatte della loro fonte, che saranno poi analizzate per inserirle nel contesto e valutare la fattibilità di queste proposte segnalate:

“Nuova Delhi sta valutando una risposta appropriata basata sulla misura in cui trarrebbe vantaggio economico e diplomatico dalle proposte senza aumentare la propria vulnerabilità nei confronti della Cina.

Dipende da ognuno il suo livello di comfort. All’interno dei BRICS, se accetti un accordo sulla valuta, puoi scegliere di non farlo con il paese x, mentre lo fai con gli altri.

Se l’India sceglie di non fare con la Cina in yuan e rupie, va bene. Ma potrebbe farlo con altri paesi, ad esempio con il rublo o il rand. Ad esempio, la Russia può spedire la rupia in eccesso che viene raccolta nei suoi conti correnti in India, convertirla in [real] brasiliani per pagare il Brasile per qualche transazione. Oppure può convertirla in rand sudafricani per effettuare il pagamento in Sudafrica.

La valuta BRICS sarà una valuta nozionale e non una valuta in forma fisica. Il problema è come si fissa il valore per essa. Naturalmente, il valore deriverà dal valore di tutte le valute nel paniere messe insieme. In teoria, si ha l’impressione che lo yuan sia una valuta dominante. Quindi, avrà un peso maggiore. L’India deve vedere se ciò sarà accettabile per lei.”

Per cominciare, i BRICS sono una raccolta volontaria di paesi con un interesse comune nell’accelerare i processi di multipolarità finanziaria. Non hanno un segretariato né una carta, ma le loro dichiarazioni congiunte nel corso degli anni consentono agli osservatori di comprendere la loro cultura lavorativa. Non esiste alcun meccanismo per far rispettare le loro dichiarazioni, quindi la cooperazione deve essere basata sulla fiducia. Ecco perché tutto ciò che concordano è già non vincolante e lo sarà sempre.

Ciò è molto rilevante per quanto riguarda l’obiettivo comune dei loro membri di de-dollarizzazione. L’India è la quinta economia mondiale ed è sulla buona strada per diventare la terza entro la fine del decennio. Di conseguenza, prevede che la rupia svolga un ruolo più importante nel commercio globale, ma ciò sarebbe difficile da realizzare se il sistema finanziario globale si dividesse tra le superpotenze americana e cinese. In tale scenario, la Cina potrebbe ottenere un vantaggio sull’India in mezzo alla loro rivalità , inoltre la sovranità degli altri paesi verrebbe ridotta.

L’India vuole quindi una vera multipolarità finanziaria, non una bipolarità finanziaria, ma capisce anche che lo yuan accelererà la sua internazionalizzazione attraverso gli sforzi di de-dollarizzazione dei BRICS. Tuttavia, l’India è a disagio nel contribuire a questa tendenza a causa dei suoi interessi nazionali sopra menzionati, motivo per cui la fonte ha suggerito modi in cui lo yuan potrebbe essere evitato nel commercio con gli altri membri dei BRICS. Tuttavia, la Cina è ancora una volta il principale partner commerciale dell’India, quindi ci sono dei limiti a quanto lontano questa politica può arrivare.

Lo stesso vale per i piani monetari dei BRICS, poiché non c’è dubbio che lo yuan diventerà la valuta dominante in qualsiasi paniere di questo tipo. L’India dovrà valutare se guadagnerebbe di più contribuendo con la rupia o meno, ma l’assenza di dettagli su questa proposta rende impossibile per gli osservatori fare altro che speculare in questo momento. Da un lato, potrebbe aiutare a internazionalizzare la rupia, ma lo svantaggio è che l’India aiuterà anche a internazionalizzare lo yuan.

Poiché l’internazionalizzazione dello yuan è inevitabile, l’India potrebbe concludere che è meglio per la rupia internazionalizzarsi insieme allo yuan attraverso un paniere di valute BRICS piuttosto che non trarre alcun beneficio da questa proposta, visto che la Cina continuerà a farlo anche se l’India non lo fa. L’India potrebbe quindi concentrarsi sulla de-dollarizzazione del suo commercio con i paesi indo-pacifici attraverso l’uso di valute nazionali al posto di quelle cinesi per tenere sotto controllo l’internazionalizzazione dello yuan e internazionalizzare ulteriormente la rupia.

In linea di principio, l’approccio dell’India è condiviso dal resto del mondo, a parte ovviamente le superpotenze americana e cinese, ognuna delle quali preferisce che la propria moneta sia quella dominante nel mondo. Tutti gli altri, tuttavia, trarrebbero maggiori benefici dall’equilibrio tra dollaro, yuan, forse anche euro e sicuramente anche la propria moneta nazionale. I primi tre facilitano il commercio con le maggiori economie del mondo, mentre l’ultimo può essere utilizzato bilateralmente con tutti gli altri per rafforzare la propria economia nazionale.

La sfida è de-dollarizzare senza sostituire la dipendenza dal dollaro con la dipendenza dallo yuan, ma le economie più piccole hanno molte più difficoltà a farlo rispetto a quelle più grandi come l’India. Ciò che l’India può fare, tuttavia, è internazionalizzare la rupia il più possibile, dati i vincoli del sistema finanziario globale in evoluzione, per indebolire sia il predominio del dollaro sia l’ascesa dello yuan. L’eventuale ascesa di un’altra valuta aiuterà a far progredire la vera multipolarità finanziaria e a scongiurare la bipolarità.

Ci vorrà certamente molto tempo prima che la rupia abbia un impatto del genere, ed è sempre possibile che una cattiva pianificazione finanziaria e la priorità data alla convenienza rispetto agli interessi nazionali possano affossare questi nobili piani, ma il mondo trarrebbe oggettivamente vantaggio dal fatto che l’India contrastasse i processi di bipolarismo finanziario. In quanto principale economia in più rapida crescita, che è sulla buona strada per diventare la terza più grande entro la fine del decennio, l’India ha un ruolo enorme da svolgere in questo senso, e i BRICS possono fare molto per aiutarla.

Se la fonte dell’Hindu Business Line è corretta, allora il prossimo summit riaffermerà il diritto volontario dei suoi membri a de-dollarizzare i loro scambi commerciali tra loro (non obbligandoli quindi a essere trascinati nell’orbita dello yuan) e forse a fare progressi su un paniere di valute BRICS. Il primo serve indiscutibilmente gli interessi dell’India mentre il secondo potrebbe benissimo farlo, ma è ancora troppo presto per dirlo senza conoscere i dettagli. In ogni caso, questi piani segnalati eroderanno ulteriormente il predominio del dollaro, indebolendo così l’egemonia degli Stati Uniti.

L’India si è sempre impegnata per la pace.

L’India è il paese più popoloso del mondo, la Voce del Sud globale e la quinta economia più grande, quindi la sua posizione sulle questioni internazionali ha un peso. Ecco perché il viaggio di Modi a Kiev è stato così significativo, poiché ha dimostrato la neutralità di principio del suo paese nella Conflitto . Invece di schierarsi, l’India ha sempre sostenuto la pace , e a tal fine Modi ha esortato Zelensky a prendere parte a un “impegno sincero e pratico tra tutte le parti interessate” in un’allusione alla Russia, secondo la loro dichiarazione congiunta .

Il problema però è che Zelensky ha avviato la sua campagna sostenuta dagli Stati Uniti invasione di Kursk due settimane prima della visita di Modi, nonostante sapesse che voleva facilitare i colloqui di pace. Ciò ha messo i bastoni tra le ruote ai piani del leader indiano, poiché Putin ha successivamente escluso qualsiasi colloquio con l’Ucraina, fintantoché continua a colpire i civili e a minacciare le centrali nucleari. Anche l’ex ambasciatore indiano in Russia e attuale cancelliere della Jawaharlal Nehru University Kanwal Sibal ha criticato l’atteggiamento arrogante di Zelensky nei confronti dell’India.

Anche così, l’India potrebbe ancora sostituire il ruolo previsto dalla Cina nel processo di pace, almeno secondo quanto ha lasciato intendere Zelensky. Ha detto che “la visita di Modi è stata storica. Ho molto bisogno che il vostro paese sia dalla nostra parte, non che si metta in bilico tra Stati Uniti e Russia… Non si tratta della vostra scelta storica, ma chissà, forse il vostro paese può essere la chiave di questa influenza diplomatica. Ecco perché sarò felice di venire in India non appena il vostro governo, il Primo Ministro, sarà pronto a vedermi… Il Primo Ministro Modi vuole la pace più di Putin”.

Di sicuro, è un pio desiderio da parte sua immaginare che l’India si schiererà dalla parte dell’Ucraina rispetto alla Russia, dato che è impegnata a un multi – allineamento tra tutti i paesi, ma questo dimostra comunque che l’Ucraina riconosce finalmente l’influenza globale dell’India. Ciò era già stato implicito in precedenza quando Zelensky aveva insultato Modi per aver abbracciato Putin durante il suo viaggio a Mosca all’inizio di quest’estate, il che era poco diplomatico ed estremamente maleducato, ma dimostrava comunque che le parole e le azioni di Modi a favore dell’India hanno molto peso.

Dopo la cattura di Pokrovsk da parte della Russia, che getterà l’Ucraina in un dilemma strategico-militare come spiegato qui , Zelensky potrebbe richiedere i servizi diplomatici di Modi per scambiare messaggi con la Russia come i media hanno riferito che il leader indiano si è offerto di fare. Che si tratti di scambiare il territorio controllato dagli ucraini a Kursk con il territorio controllato dai russi a Kharkov, di riprendere i colloqui di pace o di qualsiasi altra cosa, il punto è che Modi ha l’orecchio di Putin e può chiamarlo in qualsiasi momento.

È prematuro prevedere quando ciò avverrà, il contesto in cui potrebbe verificarsi e i dettagli della loro conversazione, ma gli osservatori farebbero bene a ricordare che qualsiasi cosa faccia l’India ha un peso, come menzionato nell’introduzione, quindi il suo intervento diplomatico sarà significativo ogni volta che accadrà. Anche gli Stati Uniti preferirebbero che l’India svolgesse un ruolo in questo processo, poiché non vogliono che il suo rivale cinese sistemico ottenga la vittoria diplomatica che seguirebbe al riavvicinamento di quei due combattenti.

La Russia potrebbe anche non voler essere diplomaticamente indebitata con la Cina, soprattutto perché la loro disputa sui prezzi del gasdotto Power of Siberia II rimane aperta. irrisolto , quindi anche questo potrebbe preferire che l’India svolga questo ruolo invece della Repubblica Popolare. La convergenza degli interessi americani e russi in questo senso sarebbe di buon auspicio per il successo di qualsiasi cosa l’India finisca per fare, qualunque cosa accada, spostando così le dinamiche diplomatiche dell’incipiente processo di pace non occidentale lontano dalla Cina.

L’affermazione della comunità dei media alternativi secondo cui il colpo di stato faceva parte di un complotto degli Stati Uniti per contenere la Cina non regge a un esame approfondito.

C’è la percezione tra alcuni nella Alt-Media Community (AMC) che il cambio di regime sostenuto dagli Stati Uniti in Bangladesh fosse mirato a contenere la Cina, ma ciò non regge all’esame. Per cominciare, è stato spiegato qui come il Bangladesh abbia coltivato legami commerciali e militari più stretti con la Cina che con l’India sotto l’ex Primo Ministro Sheikh Hasina, che sono così stretti che Dhaka infliggerebbe danni enormi ai propri interessi se cercasse di “sganciarsi” da Pechino. Gli Stati Uniti non possono facilmente sostituire il ruolo della Cina.

Sebbene potrebbe verificarsi una certa “ricalibrazione”, sarà probabilmente fatta gradualmente e potrebbe non finire per essere una politica a lungo termine, ma piuttosto alcune mosse superficiali fatte sotto la pressione degli Stati Uniti. Il secondo punto è che anche l’ eventuale ottenimento da parte degli Stati Uniti di una base a St. Martin Island non avrebbe un effetto negativo sulla Cina poi così tanto. Non è abbastanza vicina allo Stretto di Malacca da fare la differenza, inoltre gli Stati Uniti hanno già accesso alle basi di Singapore fino al 2035 , che sono molto più rilevanti per tali scenari di contenimento.

Per quanto riguarda il terzo punto, alcuni nell’AMC credono che l’influenza americana in Bangladesh potrebbe consentire a Washington di indebolire simultaneamente il corridoio Bangladesh-Cina-India-Myanmar (BCIM) e il corridoio economico Cina-Myanmar (CMEC), ma ancora una volta le cose non sono così semplici come sembrano. Il BCIM non è mai decollato da quando l’India si è rifiutata di unirsi alla Belt & Road Initiative cinese, mentre parti del CMEC sono ora sotto il controllo delle forze antigovernative in Myanmar che Naypyidaw considera terroristiche .

È interessante notare che la Cina ha relazioni politiche con alcuni di questi stessi gruppi e ha persino mediato un cessate il fuoco ormai defunto tra loro e il governo centrale all’inizio dell’anno, ma sono ancora considerati più filo-occidentali che filo-cinesi. Il futuro del CMEC dipende quindi dall’esito dell’ultima fase della guerra civile decennale del Myanmar , che è la più lunga al mondo. L’influenza degli Stati Uniti in Bangladesh può plasmare parte del conflitto, ma non le sue dinamiche principali.

La realtà è che l’India è la più colpita negativamente dal cambio di regime sostenuto dagli Stati Uniti in Bangladesh, non la Cina. La sostituzione di forze politiche amiche con altre tradizionalmente avversarie potrebbe portare il Bangladesh a ospitare di nuovo terroristi-separatisti designati da Delhi per destabilizzare i diversi stati del Nord-Est dell’India che sono stati teatro di molteplici insurrezioni sin dall’indipendenza. Un Bangladesh politicamente ostile potrebbe anche rescindere l’accordo di Hasina per i diritti di transito indiani verso il Nord-Est.

Una base americana a St. Martin Island potrebbe svolgere un ruolo cruciale nell’organizzazione clandestina di un’ondata di separatismo terroristico basata in Bangladesh anche lì, come vendetta per il rifiuto dell’India di prendere le distanze dalla Russia. Nessun ibrido equivalente Uno scenario di guerra contro la Cina è possibile dal Bangladesh, ma qualcosa di simile potrebbe verificarsi dal Myanmar se le sue forze antigovernative cadessero completamente sotto l’influenza degli Stati Uniti, ergo perché la Cina mantiene legami politici con alcune di queste forze e ha tentato senza successo di mediare nel conflitto.

Considerando questo, l’AMC dovrebbe correggere la sua affermazione secondo cui il cambio di regime sostenuto dagli USA in Bangladesh mirava a contenere la Cina e concentrare i suoi sforzi nel spiegare perché questa mossa mirava in realtà a contenere l’India. Gli interessi cinesi non saranno troppo influenzati negativamente dal colpo di stato, ma quelli dell’India potrebbero presto essere seriamente minacciati. A giudicare da come hanno appena mentito in modo ridicolo sul fatto che l’India fosse responsabile delle ultime inondazioni, i legami bilaterali probabilmente continueranno a deteriorarsi mentre quelli con la Cina rimarranno ancora forti .

L’ex posizione di alto rango ricoperta da Pavel nella NATO gli conferisce una profonda conoscenza del pensiero strategico-militare occidentale, motivo per cui vale la pena di esaminare la sua intervista.

Il presidente ceco Petr Pavel, che in precedenza ha ricoperto la carica di presidente del Comitato militare della NATO ed è tra i più convinti falchi anti-russi del blocco, è stato recentemente intervistato sulla questione ucraina. Conflitto . Alcune delle cose che ha detto hanno già fatto notizia, come la sua difesa del bombardamento del Nord Stream e la proposta di far entrare l’Ucraina nella NATO senza prima riprendere il controllo dei suoi confini pre-2014, ma anche altre parti della sua intervista che non sono state ampiamente riportate sono piuttosto importanti. Ecco le cinque principali conclusioni:

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* Le condutture e, per estensione, altre infrastrutture sono obiettivi legittimi

La difesa di Pavel del bombardamento del Nord Stream si basava sulla sua visione esplicitamente dichiarata secondo cui “gli oleodotti sono sempre stati e saranno un obiettivo perché hanno il potenziale per influenzare il conflitto in una direzione o nell’altra”. Estrapolando da ciò, si può quindi affermare che i sospetti atti di Anche i sabotaggi in Europa contro obiettivi militari-industriali e di altro tipo sono legittimi per lo stesso motivo legato all’influenza sull’andamento del conflitto, anche se l’Occidente non lo riconoscerà mai.

* Si presume che partner russi non specificati stiano armando l’Ucraina in segreto

In precedenza era stato riferito che Pakistan e Sudan , le cui relazioni con la Russia potrebbero diventare strategiche se venissero rispettivamente conclusi un accordo energetico e una base navale , sono tra i paesi che presumibilmente stanno armando l’Ucraina in segreto. Sebbene Pavel non li abbia nominati, ha comunque affermato che alcuni partner russi sono effettivamente coinvolti in questo commercio ma non vogliono rovinare i loro legami, motivo per cui ha respinto la richiesta del suo interlocutore di rilasciare maggiori informazioni sulle munizioni che la Repubblica Ceca sta acquistando dall’estero per l’Ucraina.

* Il conflitto ucraino potrebbe continuare a imperversare per altri anni

Pavel è dell’opinione che il conflitto ucraino non finirà per almeno altri anni, quando entrambe le parti si renderanno conto che nessuna delle due è in grado di raggiungere i propri obiettivi massimi. Gli Stati Uniti, l’UE e la Cina potrebbero quindi dare contributi significativi al processo di pace. Ciò rivela che l’Occidente si aspetta un conflitto prolungato, il processo di pace sarà in una certa misura internazionalizzato e la Cina ha un ruolo da svolgere in tal senso, con l’insinuazione che l’Occidente si aspetta che faccia pressione sulla Russia.

* L’Occidente sa già che un compromesso di qualche tipo è inevitabile

La precedente retorica sulla massima vittoria dell’Ucraina che ha caratterizzato il primo anno e mezzo prima della sua fallita controffensiva è stata vistosamente assente dall’intervista di Pavel e sostituita dalla sua spiegazione del perché una cosiddetta “pace giusta” sia un'”illusione”, secondo le sue parole. Si aspetta invece che “molto probabilmente parleremo dell’occupazione russa di una parte del territorio ucraino per molto tempo”, con l’obiettivo dell’Occidente solo che “l’Ucraina liberi quanto più territorio possibile” prima che riprendano i colloqui di pace.

* Il precedente della Germania Ovest per l’adesione alla NATO potrebbe essere applicato all’Ucraina

La parte più significativa dell’intervista di Pavel è stata quando ha spiegato come il precedente della Germania Ovest di entrare nella NATO senza prima ripristinare il controllo sui confini che rivendica come propri potrebbe essere applicato all’Ucraina nel caso in cui il conflitto si congeli. L’ unica vera differenza che ciò farebbe dopo la serie di “garanzie di sicurezza” che l’Ucraina ha raggiunto con gli stati della NATO è che potrebbe – ma non lo farebbe automaticamente – portare loro a inviare truppe se le ostilità con la Russia dovessero riemergere.

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L’ex posizione di alto rango di Pavel nella NATO gli conferisce una profonda conoscenza del pensiero strategico-militare occidentale, motivo per cui valeva la pena di esaminare la sua intervista. Non è stata una sorpresa che abbia difeso il bombardamento del Nord Stream o che si aspetti che il conflitto duri ancora qualche anno, ma pochi avrebbero potuto prevedere che avrebbe ammesso che un compromesso è inevitabile e poi avrebbe proposto il precedente della Germania occidentale per l’adesione dell’Ucraina alla NATO. La Russia deve quindi stare attenta che i colloqui futuri non rendano questo un fatto compiuto.

L’ultimatum minacciosamente implicito del Ministero degli Esteri a Minsk e la riaffermazione del diritto dell’Ucraina all’autodifesa suggeriscono che Kiev potrebbe invadere la regione bielorussa di Gomel e/o la regione russa di Bryansk.

Il Ministero degli Esteri ucraino ha rilasciato una dichiarazione domenica, mettendo in guardia su quella che ha descritto come la “minaccia” rappresentata dall’accumulo militare della Bielorussia lungo il confine, le cui motivazioni sono state analizzate qui all’inizio di agosto. Il presidente bielorusso Lukashenko ha anche attirato l’attenzione la scorsa settimana sulle enormi 120.000 truppe ucraine che, a suo dire, sono state le prime a essere schierate lì. Per riferimento, la Bielorussia ha solo circa 65.000 soldati attivi , un terzo dei quali è di stanza lungo il confine ucraino.

Meno di una settimana fa, una piccola forza ucraina ha tentato senza successo di invadere un piccolo villaggio nella regione russa di Bryansk, a soli 30 chilometri dal confine bielorusso. Col senno di poi, è stato probabilmente un tentativo di sondaggio, ma qualsiasi invasione simile a quella di Kursk lungo quel fronte potrebbe rischiare di ostacolare o addirittura tagliare fuori la logistica militare russa per la città sud-orientale di Gomel in Bielorussia. Questo perché c’è un’autostrada vicina che corre tra lì e l’omonima capitale di Bryansk, a soli 30-50 chilometri all’interno della Russia dal confine.

L’Ucraina potrebbe prepararsi ad attaccare Gomel (che si trova a soli 30 chilometri dal confine) o almeno a minacciare la logistica militare della Russia da Bryansk, a giudicare dalla dichiarazione del suo Ministero degli Esteri, che il ” Kyiv Independent ” ha notato essere la prima sulla Bielorussia da settembre scorso. Hanno lasciato intendere in modo sinistro un ultimatum scrivendo che “sollecitiamo le sue forze armate a cessare le azioni ostili e a ritirare le forze dal confine di stato dell’Ucraina a una distanza maggiore del raggio di tiro dei sistemi della Bielorussia”.

Ciò è stato sostenuto dal fatto che hanno ricordato alla Bielorussia che “Avvertiamo che in caso di violazione del confine di stato dell’Ucraina da parte della Bielorussia, il nostro stato adotterà tutte le misure necessarie per esercitare il diritto all’autodifesa garantito dalla Carta delle Nazioni Unite. Di conseguenza, tutte le concentrazioni di truppe, le strutture militari e le rotte di rifornimento in Bielorussia diventeranno obiettivi legittimi per le Forze armate dell’Ucraina”. Il palcoscenico è quindi pronto per aprire un altro fronte con questo falso pretesto se Kiev ha la volontà politica di farlo.

Ci sono argomenti a favore e contro i cinque scenari più probabili. Il primo è che l’Ucraina non invada né la regione di Gomel né quella di Bryansk, accontentandosi invece di continuare a inviare droni oltre il confine della prima e possibilmente continuando a effettuare raid su piccola scala nella seconda. Il vantaggio è che l’Ucraina non si estenderebbe ulteriormente, ma lo svantaggio è che non estenderebbe ulteriormente neanche i suoi avversari. Questo è lo scenario meno rischioso dei cinque.

Per quanto riguarda il secondo scenario, l’Ucraina potrebbe provocare la Bielorussia a dare inizio a ostilità convenzionali o orchestrare una falsa bandiera a tale scopo. Entrambi potrebbero fare pressione sull’Occidente affinché intervenga in modo convenzionale, come ha riferito il quotidiano italiano La Repubblica , se la Bielorussia si fosse formalmente coinvolta in questo conflitto. L’Ucraina potrebbe aver disperatamente bisogno dell’alleggerimento della pressione che un simile intervento potrebbe portare, ma potrebbe essere lasciato lì ad asciugare o l’intervento potrebbe portare a tensioni fuori controllo.

Il terzo, il quarto e il quinto scenario sono simili in quanto l’Ucraina potrebbe attaccare Gomel, Bryansk o entrambi. Ciò porrebbe gli stessi rischi che il primo eviterebbe per quanto riguarda l’ulteriore estensione delle proprie forze e/o di quelle dei propri avversari. È la serie di scenari più drammatica a causa di quanto peggiorerebbe il conflitto, ma potrebbe essere esattamente ciò che l’Ucraina vuole se crede che questo potrebbe indurre l’Occidente a intervenire in modo convenzionale a suo sostegno, il che implica che perderà presto se non lo faranno.

Di queste cinque, mentre la prima sarebbe presumibilmente la migliore, sembra essere la meno probabile. Il Ministero degli Esteri ucraino non avrebbe rilasciato la sua prima dichiarazione sulla Bielorussia in quasi un anno se non avesse creduto che ciò gli avrebbe portato una sorta di beneficio, per non parlare di implicare sinistramente un ultimatum e poi riaffermare il suo diritto all’autodifesa, che sarebbe distorto per giustificare l’aggressione nel caso in cui decidesse di attaccare Gomel e/o Bryansk. Qualcosa bolle in pentola e non promette nulla di buono per la Bielorussia.

L’Ucraina post-indipendenza non è riuscita a realizzare il suo promettente potenziale socio-economico iniziale a causa di una corruzione incorreggibile e quando la gente ha finalmente iniziato a protestare contro questo problema sistemico, i suoi movimenti sono stati cooptati dall’Occidente come parte di un gioco di potere geopolitico contro la Russia.

Sabato l’Ucraina ha celebrato il suo 33 ° Giorno dell’Indipendenza, durante il quale Zelensky ha tenuto un discorso iper-aggressivo, vantandosi dell’invasione in corso di Kursk da parte delle sue forze . Sono successe così tante cose negli oltre 900 giorni dall’inizio dell’ultima fase di questo conflitto che dura ormai da un decennio che molti hanno dimenticato come tutto sia arrivato a questo punto. Il terzo di secolo trascorso da quando l’Ucraina ha dichiarato la sua indipendenza dall’URSS è quindi un momento appropriato per condividere alcune riflessioni su questo paese:

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1. Un paese nato da un concetto

“Ucraina” significa “terra di confine”, ma un tempo era il cuore della Rus’ di Kiev. Fu solo dopo la distruzione di quella civiltà da parte dei Mongoli, il successivo controllo del Granducato di Lituania sui suoi resti centro-occidentali e poi la fusione di quella politica con la Polonia che il concetto di terra di confine iniziò a prendere forma una volta che quella che oggi è l’Ucraina divenne la frontiera tra il loro Commonwealth e la Russia. Questo processo lungo secoli portò alla creazione di un’identità distinta e infine di un paese.

2. L’identità nazionale resta controversa

Sono emerse due scuole di pensiero riguardo all’identità nazionale: quella radicale è ossessionata dalle differenze con la Russia e la odia ferocemente, mentre quella moderata è più focalizzata sullo sviluppo socio-economico e non esclude la cooperazione con la Russia. La lotta tra queste due ha definito il movimento nazionale ucraino sin dal suo inizio. I radicali sono predominanti in questo momento, ma sono nervosi che i moderati possano fare un ritorno, ergo perché continuano a perseguitarli .

3. Il crollo socio-economico era evitabile

L’Ucraina aveva oltre 50 milioni di persone al momento dell’indipendenza e una ricca eredità industriale sovietica che fu poi alimentata da risorse russe generosamente sovvenzionate, il tutto avrebbe potuto trasformarla in uno dei paesi più prosperi d’Europa, ma l’opportunità è stata sprecata. La sua popolazione è ora stimata in 36 milioni di persone e la sua deindustrializzazione incessante l’ha resa il paese più povero d’Europa . Tutte le previsioni credibili suggeriscono che il crollo socio-economico dell’Ucraina peggiorerà ulteriormente.

4. La corruzione incorreggibile ha ucciso il Paese

Il crollo sopra menzionato è stato causato dall’incorreggibile corruzione dell’Ucraina, poiché le cricche oligarchiche concorrenti si preoccupavano più dei propri interessi economici personali che di quelli oggettivi della nazione. Diverse cricche hanno finito per controllare diversi leader ucraini e, con il tempo, queste cricche e i loro politici sono stati influenzati, e in alcuni casi addirittura controllati, anche da forze straniere. La diffusa consapevolezza di questo problema sistemico ha dato origine a movimenti di protesta ben intenzionati che sono stati anche in seguito cooptati.

5. Le rivoluzioni colorate non sono mai state la soluzione

Molti ucraini pensavano sinceramente che le rivoluzioni colorate del 2004-2005 e del 2013-2014 avrebbero liberato il loro paese dagli oligarchi corrotti e finalmente avrebbero dato loro il futuro che meritavano dal 1991, ma questa non è mai stata la soluzione poiché si trattava in realtà di proteste armate orchestrate dall’Occidente. Il punto era cooptare la rabbia del pubblico capitalizzando legittime lamentele per aiutare le fazioni oligarchiche alleate in un colpo di grazia contro la Russia come parte di un gioco di potere geopolitico.

6. Gli obiettivi egemonici hanno predeterminato la guerra per procura

“EuroMaidan” era uno stratagemma per far virare l’Ucraina verso gli Stati Uniti a spese della Russia, trasformandola nell’avanguardia più orientale della NATO. Questo obiettivo egemonico mirava a costringere la Russia a una serie di concessioni incessanti che avrebbero alla fine neutralizzato la sua sovranità ed era influenzato dal precetto di Brzezinski secondo cui la Russia cessa di essere un “impero” senza l’Ucraina nella sua sfera di influenza. Il più grande conflitto in Europa dalla seconda guerra mondiale non sarebbe mai scoppiato se non fosse stato per la ricerca di questo obiettivo da parte degli Stati Uniti.

7. Dalla democrazia fasulla alla dittatura vera e propria

L’Ucraina era una democrazia fasulla prima di “EuroMaidan”, ma è stato solo con quella Rivoluzione colorata sostenuta dall’Occidente che è diventata finalmente una dittatura. Inoltre, gli Stati Uniti hanno fatto in modo che la scuola di pensiero radicale sull’identità nazionale ucraina diventasse l’ideologia de facto del paese, che, unita alla dittatura appena imposta, ha impedito ai loro rivali moderati amici della Russia di tornare al potere. L’Ucraina è oggi molto meno libera politicamente di quanto non lo fosse un decennio fa.

8. Bruciare il ponte terrestre dell’Europa verso la Cina

I cambiamenti regionali militari e politici interni nell’Ucraina post-“EuroMaidan” sono stati accompagnati anche da cambiamenti geoeconomici più ampi per quanto riguarda la rovina della possibilità che l’Ucraina funzionasse mai come ponte dell’Europa verso la Cina. Le tensioni russo-ucraine incoraggiate dall’Occidente hanno precluso la possibilità di una loro cooperazione lungo il “ponte terrestre eurasiatico”, promuovendo così il grande obiettivo strategico degli Stati Uniti di “scollegare” l’UE dalla Russia e dalla Cina.

9. Il parco giochi neoliberista dell’élite occidentale

Il crollo socio-economico accelerato dell’Ucraina da “EuroMaidan” in poi ha portato al culmine logico del suo regime oligarchico dittatoriale dopo che il paese si è venduto negli ultimi due anni e mezzo per diventare il parco giochi neoliberista dell’élite occidentale. I paesi del G7 , BlackRock , gli investitori agricoli stranieri e altri ora controllano settori strategici dell’economia. La sovranità dell’Ucraina è quindi diventata nominale poiché probabilmente non sarà mai in grado di riguadagnare il controllo nazionale su quelle industrie.

10. Gli ucraini stanno raggiungendo il punto di rottura?

Gli ucraini hanno vissuto una tale devastazione e delusione dall’indipendenza che non si può fare a meno di chiedersi se raggiungeranno mai un punto di rottura. Finora non lo avevano fatto, perché non stavano letteralmente morendo per il loro regime oligarchico dittatoriale, ma la crescente resistenza alla sua politica di coscrizione forzata suggerisce che alcune persone hanno finalmente deciso di reagire. Non è chiaro se questo potrebbe evolversi in una rivolta a tutti gli effetti, tuttavia, poiché la polizia segreta reprime brutalmente ogni forma di opposizione.

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L’Ucraina post-indipendenza non è riuscita a realizzare il suo potenziale socio-economico inizialmente promettente a causa di una corruzione incorreggibile e quando le persone hanno finalmente iniziato a protestare contro questo problema sistemico, i loro movimenti sono stati cooptati dall’Occidente come parte di un gioco di potere geopolitico contro la Russia. Il paese è ora un guscio di se stesso dopo aver rinunciato alla sua sovranità, venduto le sue industrie ed essere sprofondato in una dittatura oligarchica ossessionata dal suo ruolo di anti-Russia.

Ma nessuno dovrebbe illudersi che gli Stati Uniti possano costringere l’Ucraina a ritirarsi.

Il Washington Post ha citato fonti amministrative anonime per riferire che ” Gli USA dibattono sul sostegno all’offensiva a sorpresa dell’Ucraina in Russia “, il che suggerisce che alcuni decisori politici dubitano che l’invasione di Kursk da parte dell’Ucraina favorisca gli interessi americani. Di sicuro, gli USA erano a conoscenza di questa mossa in anticipo (se non hanno partecipato attivamente alla sua pianificazione) ma non l’hanno ostacolata, approvandola quindi tacitamente. Tuttavia, esistono cinque argomenti per cui questo in realtà danneggia gli interessi americani, e sono i seguenti:

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1. La Russia potrebbe guadagnare più facilmente terreno nel Donbass

Uno dei motivi per cui l’Ucraina ha invaso Kursk era quello di costringere la Russia a dirottare alcune delle sue forze dal Donbass verso questo nuovo fronte, ma ciò non è accaduto. Invece, l’Ucraina ha dirottato alcune delle sue forze altamente addestrate da lì a Kursk, il che potrebbe rendere più facile per la Russia guadagnare terreno nel Donbass. L’immagine di una Russia che continua ad avanzare è già abbastanza negativa per gli interessi di soft power degli Stati Uniti, ma potrebbe anche influenzare negativamente i piani elettorali dei Democratici se questa tendenza accelerasse prima di novembre.

2. Una soluzione diplomatica è ora molto più difficile

Qualunque flebile speranza potesse esserci stata in precedenza di risolvere diplomaticamente questo conflitto è stata infranta dall’invasione di Kursk da parte dell’Ucraina, poiché ha spinto Putin a escludere la ripresa dei colloqui di pace. Alcuni politici americani vogliono “tornare (di nuovo) in Asia” prima piuttosto che dopo per contenere più muscolosamente la Cina, ergo il loro interesse in una sorta di compromesso con la Russia, ma ciò non è possibile finché l’Ucraina continua a occupare il territorio universalmente riconosciuto della Russia.

3. L’Ucraina potrebbe sentirsi incoraggiata ad espandere il conflitto

Indipendentemente dal grado in cui gli USA potrebbero aver contribuito a pianificare l’invasione ucraina di Kursk, il fatto stesso che non sia stato fatto nulla per fermarla nonostante gli USA ne fossero ovviamente a conoscenza in anticipo potrebbe incoraggiare Kiev a espandere ulteriormente il conflitto in Bielorussia, Moldavia e/o altre regioni russe. Ora sa che gli USA accetteranno qualsiasi cosa facciano, indipendentemente dal timore di alcuni decisori politici che le tensioni con la Russia possano andare fuori controllo, e qui sta il pericolo supremo.

4. Le tensioni tra Russia e Stati Uniti rischiano di sfuggire al controllo

Putin non risponderà in modo radicale all’invasione ucraina di Kursk, poiché non ha ancora oltrepassato nessuna delle sue linee rosse non negoziabili, ma nel caso in cui lo facesse (ad esempio se Kiev catturasse più territorio o espandesse il conflitto), allora le tensioni tra Russia e Stati Uniti potrebbero sfuggire al controllo, a seconda di cosa fa. Questo scenario rimarrà finché durerà l’invasione, inoltre aumenta le possibilità che Putin possa iniziare ad ascoltare i “falchi” e prendere in considerazione una risposta radicale senza che nessuna delle suddette linee venga oltrepassata.

5. Altri stati clienti degli Stati Uniti potrebbero seguire l’esempio dell’Ucraina

L’ultimo modo in cui l’invasione ucraina di Kursk danneggia effettivamente gli interessi americani è che altri stati clienti potrebbero seguire l’esempio dell’Ucraina colpendo o invadendo i loro vicini con cui sono in conflitto per creare un fatto compiuto nell’aspettativa che gli Stati Uniti si sentano quindi pressati a sostenerli. Gli Stati Uniti non vogliono che scoppino conflitti a meno che non siano in grado di controllare le dinamiche in larga misura, cosa che farebbero fatica a fare se uno stato cliente come la Somalia ne scatenasse improvvisamente uno.

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Nonostante i cinque argomenti di cui sopra sul perché l’invasione ucraina di Kursk non favorisca gli interessi americani, nessuno dovrebbe farsi illusioni sul fatto che gli USA costringano il loro rappresentante a ritirarsi. L’Ucraina potrebbe anche rifiutare qualsiasi richiesta ipotetica del genere, esporla pubblicamente per mettere in imbarazzo gli USA e forse espandere il conflitto per dispetto nel tentativo di provocare la Terza guerra mondiale. Per queste ragioni, è improbabile che gli USA facciano ciò che è necessario per porre fine a questa operazione e persino Trump potrebbe pensarci due volte se vincesse.

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L’ultimo dei Wunderwaffen? L’F-16 è stato abbattuto dal cielo nella prima missione, di Simplicius

Ebbene, il ‘game-changer’ per eccellenza tra tutti i game-changer è stato abbattuto senza tante cerimonie durante la sua prima missione.

Come avevo affermato fin dall’inizio, gli F-16 venivano utilizzati solo in ruoli difensivi “sicuri” nell’estrema parte posteriore del paese per aiutare ad abbattere i droni russi. A quanto pare anche questo compito era troppo arduo per il povero F-16.

Rapporto ufficiale dello Stato Maggiore ucraino:

Ma il dettaglio più scioccante è stato rivelato quando la rappresentante ucraina della Rada Mariana Bezuglaya ha dichiarato sul suo account ufficiale che l’F-16 non è stato abbattuto da nessun altro che da un sistema missilistico Patriot amico di fabbricazione americana. Faccia palmata.

La portavoce del Pentagono Sabrina Singh ha confermato la perdita, ma ha rifiutato di commentare se a far precipitare l’aereo sia stato effettivamente un Patriot:

Un altro importante canale ucraino ha dichiarato che gli F-16 ucraini hanno ricevuto di fatto i più avanzati pacchetti di guerra elettronica della NATO, che avrebbero reso l’F-16 completamente “invisibile” alla tecnologia radar russa inferiore:

Beh, o il Patriot è un radar superlativo oppure l’aereo non era poi così invisibile come pubblicizzato.

La verità è che questo incidente dimostra diverse cose:

1. L’IFF è più difficile di quanto sembri. O i sistemi IFF (Identity Friend Foe) della NATO non funzionano bene, il che è divertente considerando tutti gli scherni all’IFF russo durante i presunti abbattimenti di A-50 con fuoco amico, ecc.; oppure gli USA semplicemente non si sono mai preoccupati di dare all’Ucraina i codici IFF tra il Patriot e l’F-16.

2. La folla pro-UA ha riso anche di altri abbattimenti di fuoco amico russi, in particolare quelli avvenuti durante missioni di difesa aerea estremamente contestate quando decine di missili e droni ucraini erano in cielo. Ora hanno un assaggio della loro stessa medicina, perché possono vedere che le cose diventano piuttosto frenetiche e persino i migliori di loro possono accidentalmente abbattere i propri aerei quando gli schermi radar sono pieni di decine di bersagli.

È anche abbastanza possibile, e in effetti probabilmente più plausibile della versione ufficiale, che l’F-16 non sia gloriosamente caduto a terra, dopo aver eroicamente abbattuto diversi droni e missili russi, ma che sia stato in realtà distrutto a terra, proprio come aveva dichiarato il MOD russo. Ricorderete che durante gli attacchi su larga scala di giorni fa, il MOD russo ha affermato che due F-16 sono stati potenzialmente distrutti nei loro hangar.

Come sarebbe stato ucciso il pilota, vi chiederete?

La penserei così: quando sono stati registrati i primi lanci di missili, i piloti ucraini sono stati inviati a far decollare i jet verso il cielo per tenerli lontani dai pericoli, come è normale per entrambe le parti. Conoscono la velocità e la traiettoria esatte dei missili da crociera russi e possono calcolare il tempo preciso che hanno prima che i missili raggiungano potenzialmente l’aeroporto nella parte occidentale del paese.

Il problema è che non possono calcolare i Kinzhal nello stesso modo. Mentre stavano avviando le procedure di scrambling, la Russia potrebbe aver lanciato alcuni Kinzhal che avrebbero raggiunto l’aeroporto in meno di 3 minuti. Un missile ipersonico del genere avrebbe potuto colpire gli hangar mentre i piloti ucraini stavano preparando i jet.

Tutto sommato, è una testimonianza del fatto che il moderno conflitto quasi pari ad alta intensità non riguarda wunderwaffe e giocattoli “rivoluzionari”. Non esiste una cosa come un proiettile d’oro o un’arma unicorno che possa davvero spostare l’ago in un conflitto quasi pari. Riguarda la totalità di ciò che la tua nazione nel suo insieme può portare sul tavolo, economicamente, militarmente, produttivamente e in termini di forza di volontà, influenza politica, morale, ecc. Ogni singolo sistema di armi è privo di significato nel grande schema delle cose e può essere distrutto facilmente dalla pletora di moderni controsistemi disponibili.

Ora, la narrazione centrale si è completamente spostata sulla questione degli “attacchi a lungo raggio” sulla Russia. È più chiaro che mai che questo è l’ultimo espediente strategico che Zelensky ha lasciato in serbo per alimentare un conflitto tra NATO e Russia.

Ascolta la CNN mentre spiega come i massimi funzionari ucraini siano in viaggio per parlare direttamente con Biden riguardo all’apertura di questo ultimo vaso di Pandora:

Non resta altro che lanciare massicce provocazioni inviando ATACMS e Storm Shadow il più possibile in profondità nella Russia.

Ma ecco il problema finale che la stragrande maggioranza degli osservatori non capisce: l’esitazione degli Stati Uniti non è dovuta alla paura che la Russia perda e al caos “incontrollabile” che ciò comporterebbe, come continuano a dirci i commentatori ucraini. No, piuttosto è il contrario: gli Stati Uniti temono che l’Ucraina possa provocare la Russia a “dare tutto”, il che libererebbe Putin dal suo approccio “soft” per scatenare una sorta di guerra totale che porterebbe l’Ucraina alla distruzione o alla totale sottomissione.

Vedete, i più intelligenti consiglieri politici americani sanno che l’unica possibilità che ha l’Occidente di rovesciare la Russia è quella di mantenere questo conflitto a lenta ebollizione, in modo che Putin “cammini come un sonnambulo” in una trappola, guadagnando tempo affinché il regime fomenti l’opposizione contro di lui. Ma l’Ucraina rischia di scatenare accidentalmente l’intera portata della macchina da guerra russa, il che potrebbe comprendere una dichiarazione ufficiale di guerra o semplicemente l’abrogazione di tutte le precedenti “regole” contro l’attacco a obiettivi civili, edifici governativi, leadership, Kiev in generale, ecc. Questo, come sa Washington, porterebbe la Russia a occupare definitivamente tutta l’Ucraina, il che significherebbe la fine dell’intero progetto ucraino in lavorazione da 70 anni da parte della CIA e soci.

In breve: vogliono dissanguare lentamente l’orso punzecchiandolo più e più volte, in modo che l’orso non si accorga nemmeno di stare sanguinando; ciò che non vogliono è pungerlo così forte da farlo esplodere in una rabbia schiumosa e decapitarlo con un raccapricciante colpo di artigli.

È interessante notare che un nuovo articolo del Foreign Affairs, redatto dai membri del Council on Foreign Relations, sostiene che sarebbe militarmente inutile consentire attacchi in profondità in Russia:

L’apparatchik di carriera Stephen Biddle sostiene che per avere un vero effetto strategico, l’Ucraina dovrebbe combinare attacchi a lungo raggio con alcune manovre di guerra di grande successo, cosa che al momento non ha la capacità di fare:

Da una prospettiva strettamente militare, le restrizioni non aiutano mai. Dare all’Ucraina i mezzi e il permesso di lanciare attacchi in profondità nel territorio controllato dalla Russia migliorerebbe sicuramente la potenza di combattimento ucraina. Ma è improbabile che la differenza sia decisiva. Per ottenere un effetto di svolta, l’Ucraina dovrebbe combinare questi attacchi con manovre di terra strettamente coordinate su una scala che le sue forze non sono state in grado di padroneggiare finora in questa guerra. Altrimenti, i benefici che l’Ucraina potrebbe trarre da una capacità di attacco in profondità aggiuntiva probabilmente non sarebbero sufficienti a cambiare le sorti della guerra.

Per sostenere la sua tesi, egli cita diversi precedenti storici, tra cui i bombardamenti alleati sulla Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, durante i quali oltre 700.000 aerei sganciarono milioni di bombe, per poi vedere la produzione tedesca aumentare in seguito :

Durante la seconda guerra mondiale, le potenze alleate utilizzarono più di 710.000 aerei per sganciare oltre due milioni di tonnellate di bombe sulla Germania in tre anni e mezzo, e la produzione di armi tedesca continuò a crescere tra gennaio 1942 e luglio 1944. Solo negli ultimi mesi della guerra, dopo che l’aeronautica tedesca era stata in gran parte distrutta, questa enorme campagna rese inabili le forze di terra tedesche. Anche con il vantaggio della tecnologia moderna, nessun plausibile trasferimento di armi occidentali oggi consentirebbe all’Ucraina di condurre una campagna che è lontanamente paragonabile nella portata.

Nel suo paragrafo finale accenna alla mia tesi, chiedendosi se valga la pena correre il rischio crescente per un guadagno così esiguo:

Con questo in mente, i partner di Kiev dovrebbero ora chiedersi se i modesti benefici militari valgano il rischio di escalation. La risposta dipenderà dalle valutazioni della probabilità di espansione del conflitto e dalla tolleranza al rischio dei governi e dei cittadini occidentali. Quest’ultimo è in ultima analisi un giudizio di valore; l’analisi militare da sola non può dettare dove tracciare il limite. Ciò che può fare è prevedere le conseguenze sul campo di battaglia delle decisioni politiche. Se l’Occidente allenta le sue restrizioni sulla capacità di attacco profondo ucraina, è improbabile che le conseguenze includano un cambiamento decisivo nella traiettoria della guerra.

La linea del fronte ucraina continua a crollare e stiamo iniziando a vedere crepe formarsi in altri luoghi, il che, se si sviluppassero, sarebbe un pessimo segno per l’AFU. Al momento il crollo è ancora localizzato su un fronte, sebbene il fronte più significativo della guerra. Tuttavia, implica comunque che, mentre la Russia ha radunato il suo pugno più potente in questa direzione, potrebbe averlo fatto a spese di altri fronti, i cui raggruppamenti sono troppo deboli per andare avanti.

Una fonte ucraina:

Un volontario dell’AFU scrive delle bugie e dell’incompetenza responsabili del crollo in corso di Pokrovsk:

La difesa in direzione Pokrovsky è così disorganizzata che gli stessi russi non credono più alle loro avanzate.

Purtroppo, il comando superiore continua a ricevere segnalazioni sulla “situazione controllata”, che è ben lungi dall’essere controllata. Tra i principali problemi nella direzione:

– scarsa interazione tra le brigate e le unità adiacenti più piccole.

– carenza di personale e sua distribuzione sproporzionata in posizioni difensive.

– la nostra EW sopprime i nostri droni meglio di quella nemica.

– disorganizzazione delle rotazioni di brigata. Uno può andarsene prima che l’altro sia entrato. Il nemico usa questo e colpisce proprio lì.

– il comando OTU non gestisce effettivamente le truppe, non ha stabilito interazioni e non ha informazioni sulle nostre posizioni reali. Ci sono spesso casi di unità inviate in posizioni che sono già dietro i russi, perché l’OTU pensa che siano dietro di noi.

– bugie, bugie e ancora bugie.

Ma la mia tesi è che, se e quando inizieremo a vedere più fronti ucraini crollare contemporaneamente, quello sarà il canto della sirena finale che ci avviserà che l'”effetto valanga” è veramente iniziato e che la forza lavoro russa è ora nettamente superiore in generale. Questo perché, come ultima mossa disperata, l’Ucraina sarebbe costretta a ritirare le forze da altri fronti solo per tappare i buchi ed evitare di essere completamente invasa e circondata. Il fatto che non lo stiano ancora facendo significa probabilmente che ci sono ancora delle riserve disponibili. Quando quelle riserve si esauriscono, può creare un effetto a cascata in cui le riserve vengono ritirate da altri fronti, e poi quei fronti iniziano a crollare con la stessa rapidità di quello di Pokrovsk. Solo allora potremo dire che l’ultima strofa dell’AFU è iniziata.

Al momento, non è ancora chiaro, ma ci sono alcuni brontolii, come se le fondamenta stessero dando una piccola scossa o due. Ad esempio, le forze russe sono avanzate a Urozhayne, Zaporozhye; a Kupyansk, si sono improvvisamente lanciate in avanti e hanno catturato Sinkovka, o almeno la maggior parte di essa, una città che si contendevano da circa un anno o più:

Ciò è ora confermato, tra l’altro: questa città era stata prematuramente dichiarata “catturata” diverse volte nel lontano passato, ma questa volta abbiamo il video effettivo delle truppe russe che piantano una bandiera sul tetto dell’amministrazione.

Poi ci sono stati degli avanzamenti a sud di lì, a Pischane. Seguiti da alcuni guadagni a Chasov Yar, e il solito: a Toretsk, direzione Pokrovsk, Selidove, ecc. Non voglio essere prematuro, dobbiamo ancora aspettare un po’ e vedere: ma per ora, si comincia quasi a percepire che siamo nel momento in cui l’acqua filtra attraverso le crepe nello scafo di legno, segnalando che potrebbe presto scoppiare, allagando la barca fino ad affondare.

Certo, la situazione rimane pericolosa e insidiosa mentre Zelensky continua a puntare tutte le sue carte sulla direzione di Kursk, con voci che continuano a circolare secondo cui alcune brigate di riserva rimaste si stanno preparando per quell’ultimo azzardo di Zaporozhye. La Russia potrebbe ancora essere colta con i pantaloni calati se lo staff di comando non è completamente vigile in ogni momento. Ma sembra che ci stiamo avvicinando sempre di più al punto di rottura dell’AFU. Certo, tutto ciò potrebbe cambiare, ci sono ancora alcune misure di emergenza a disposizione di Zelensky, come la mobilitazione di tutti dai 18 o anche 16 anni in su; o, per quanto ne sappiamo, le forze russe potrebbero ancora esaurirsi per le perdite e fermarsi, quindi non pensare che significhi necessariamente che la guerra sia finita. Ma le cose stanno sicuramente iniziando a rompersi.

Un’analisi rispettabile di come i prossimi progressi della Russia andranno nella direzione di Kurakhove:

In direzione Pokrovsk, Selidovo è sotto attacco. Tuttavia, la dinamica degli eventi è molto rapida (Novogrodovka è stata presa in 3 giorni), oggi le truppe russe stanno già sfondando nelle zone centrali della città. Pertanto, c’è la possibilità che la città non resista a lungo. Simuliamo cosa potrebbe succedere dopo.

Se prendono Selidovo, i russi probabilmente inizieranno l’operazione Kurakhovo. Infatti, sta già avanzando parzialmente. A sud-est di Mikhailovka (adiacente a Selidovo), le truppe nemiche stanno avanzando da Memrik catturata verso la periferia di Ukrainsk e Galitsinovka. I russi hanno cercato di entrare in quest’ultima, ma sono stati respinti dalle Forze di difesa. Ovviamente, gli assalti continueranno, poiché le Forze armate russe intendono conquistare le alture per assumere il controllo del fuoco sulla strada Karlovka-Kurakhovo, lungo la quale passa il principale rifornimento del gruppo Karlovka.

Dopo aver preso Selidovo e, di conseguenza, Mikhaylovka (è quasi interamente sotto il controllo russo), le forze russe si sposteranno a Ukrainsk. E dopo aver preso Ukrainsk e Galitsinovka, le unità ucraine nell’area del bacino di Karlovskoye dovranno ritirarsi per evitare di essere circondate. Le truppe ucraine saranno costrette a ritirarsi dietro il bacino di Kurakhovskoye fino al principale centro nodale qui – Kurakhovo. E il nemico occuperà la sponda settentrionale di questo bacino.

Allo stesso tempo, la seconda fase dell’offensiva russa qui sarà probabilmente la deviazione del bacino idrico di Kurakhovo. Quindi, l’esercito russo entrerà a Kurakhovo da ovest. L’esercito ucraino non si aspetta una simile manovra ora e, di conseguenza, non ha costruito strutture difensive (probabilmente, verrà costruita solo una difesa frettolosamente equipaggiata). Pertanto, le Forze armate ucraine saranno costrette a lasciare la città senza combattimenti seri.

Nella terza fase, a quanto pare, le Forze armate russe stanno pianificando l’operazione Ugledar. Dopo la caduta di Kurakhovo, la città sarà in un semi-anello e per non finire in un calderone, le unità ucraine lì probabilmente saranno ritirate.

In sostanza, l’intera area si sta trasformando in una grande caldaia:

Video di oggi:

I marines della flotta russa del Pacifico dimostrano la nuova guerra mobile:

Attività di combattimento delle unità d’assalto della Brigata dei Marines della Flotta del Pacifico del gruppo di forze Vostok. Le unità d’assalto dell’unità del Corpo dei Marines della Flotta del Pacifico del gruppo di forze Vostok hanno applicato con successo nuove tattiche per catturare le roccaforti nemiche utilizzando veicoli corazzati per il trasporto di personale e gruppi mobili su motociclette.

Il gruppo corazzato d’assalto si avvicina alle posizioni nemiche sul veicolo corazzato per il trasporto di truppe alla massima velocità, mentre spara continuamente al punto forte da un cannone automatico da 30 mm e da una mitragliatrice PKT. Il compito delle truppe d’assalto è quello di tenere il passo con i veicoli corazzati. Allo stesso tempo, gruppi mobili vengono schierati su motociclette sui fianchi del punto forte, che immediatamente, non consentendo al nemico di alzare la testa, entrano nelle trincee e iniziano ad avanzare l’uno verso l’altro, distruggendo la forza lavoro nemica.

Ora le unità d’assalto della Pacific Fleet Marine Brigade della Kamchatka stanno respingendo il nemico nell’area del saliente di Vremyevsk. Gli insediamenti qui sono stati trasformati dalle forze armate ucraine in enormi aree fortificate, gli accessi ad essi sono inondati di roccaforti nemiche. Inoltre, la maggior parte degli accessi è minata. Secondo i combattenti, i droni nemici sono quasi sempre in cielo, attaccando alla minima opportunità. Ma i Marine hanno imparato a eludere il pericolo dall’aria, usando la velocità e la manovrabilità dei veicoli motorizzati.

Gli assalti riusciti sono preceduti da una seria preparazione di ogni operazione nella zona retrostante. Gli ultimi successi nella direzione South Donetsk dell’operazione speciale sono stati possibili, tra le altre cose, grazie ai volontari che hanno firmato contratti per il servizio militare con il Ministero della Difesa russo.

Un Iskander ha colpito un complesso AFU a Krivoy Rog:

Il profilo caratteristico può essere visto in un fermo immagine:

Kurganmashzavod ha spedito al fronte il suo ultimo scaglione di nuovi BMP-3 e BMD-4M:

Infine, un aggiornamento sulla misteriosa luce verde UFO avvistata dai militari dell’AFU sul fronte: la stessa fonte dell’ultima volta ci informa che si tratta di un nuovo drone russo di puntamento laser Zala:

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L’insostenibilità della svolta green (e i reattori autofertilizzanti russi), di Massimiliano Bonavoglia

L’insostenibilità della svolta green (e i reattori autofertilizzanti russi)

di Massimiliano Bonavoglia – docente di Geopolitica e Diritto.

Tenteremo di rispondere alle seguenti domande: Quanto è sostenibile la Transizione Green? La produzione dell’energia pulita rispetta l’ambiente? Rispetta i diritti umani, quelli dei lavoratori e quelli dei minori? Lo stoccaggio e lo smaltimento delle batterie in aumento iperbolico, costituisce un problema? La svolta ecologica aiuta l’agricoltura, l’allevamento e l’occupazione nell’eurozona? Trasformare la dieta tradizionale in insettivora, è sano ed è a qualche impatto occupazionale? Quali Paesi avvantaggia la transizione ecologica per il settore auto? Il decreto green migliora il mercato immobiliare nazionale, o lo mortifica? Lanceremo poi alcuni brevissimi spunti di riflessione.

La transizione verso un futuro energetico più verde è presentata dall’establishment come una necessità ineludibile, per affrontare le sfide del cambiamento climatico. Tuttavia, mentre ci impegniamo in questa trasformazione, è cruciale che esaminiamo attentamente le conseguenze ambientali, sociali etiche e morali legate alla produzione e allo smaltimento delle tecnologie verdi. Per di più, dovremmo riflettere non solo sull’impatto ambientale e sociale di queste, ma anche su come le regolamentazioni green stiano trasformando radicalmente l’agricoltura tradizionale, gli allevamenti e l’uso delle terre fertili in Europa. Il progetto di cui parliamo, coinvolge al massimo 450 milioni di persone, su un pianeta di più di otto miliardi di abitanti. Quindi una soluzione per tutti, adottata da una esigua minoranza.

La produzione di batterie e materiali per l’energia rinnovabile, sarebbe essenziale per ridurre le emissioni di carbonio, ma sta generando gravi conseguenze ambientali nei Paesi dove avviene l’estrazione delle materie prime. Appare come un paradosso: per inquinare meno nelle aree metropolitane del mondo più ricco, si deteriora l’ambiente di quello più povero, che in una logica globalista e in un’ottica olistica, risulta in ultima istanza controproducente. Altro paradosso. Per produrre batterie elettriche e la loro componentistica, si usano i combustibili fossili: nella grande maggioranza dei casi le imprese che estraggono sono alimentate a carbone[1], in una prima contraddizione, che fa solo da capofila ad una lunga serie. In secondo luogo, si disboscano irreparabilmente territori grandi quanto interi Stati. Nelle Filippine e in Indonesia, l’estrazione del nickel sta causando deforestazione, erosione del suolo e inquinamento delle risorse idriche, emissioni di CO2[2] in enormi quantità per i metodi estrattivi adottati, nonché sterilizzazione del suolo fertile, disboscamento, distruzione della biodiversità[3] e inquinamento delle coste[4] come è denunciato da anni invano da CRI e l’AI Research Climate Initiative presso l’Università della California, Berkeley[5]. Allo stesso modo, in Cile e Argentina, la produzione mediante l’estrazione del litio è non solo inquinante, ma necessita di ingenti risorse idriche: “La produzione di litio tramite bacini di evaporazione utilizza molta acqua, circa 21 milioni di litri al giorno. Per produrre una tonnellata di litio sono necessari circa 2,2 milioni di litri d’acqua”[6]. Il tutto in regioni spesso aride, compromettendo ecosistemi fragili e la sopravvivenza delle comunità locali, le cui proteste non fanno notizia nel mondo, perché mettono in dubbio la “nuova religione” della transizione ecologica occidentale[7].

Questi aspetti tutt’altro che green, non sono limitati ai territori di estrazione. L’inquinamento delle acque e del suolo causato dall’estrazione di metalli pesanti come il cobalto in Congo e la grafite in Cina, hanno conseguenze a lungo termine per la salute umana e per l’ambiente, contribuendo alla contaminazione delle catene alimentari e alla perdita di biodiversità globale[8].

Non possiamo ignorare il costo ambientale e umano nascosto dietro le tecnologie verdi. In Paesi come la Repubblica Democratica del Congo il cobalto, essenziale per le batterie al litio, è spesso estratto attraverso il lavoro minorile: “Lo ha ripetutamente denunciato anche Amnesty International che, dopo un primo rapporto nel 2016, ne ha pubblicato un secondo l’anno scorso, lanciando anche un appello internazionale per mettere fine allo sfruttamento del lavoro minorile. “- Questi bambini – vi si legge – lavorano in condizioni estreme, alcuni di loro più di dodici ore al giorno, senza alcuna protezione e percependo salari da fame. Si ammalano prima e più dei loro coetanei. Rischiano ogni giorno incidenti sul lavoro, a causa di carichi troppo pesanti fino alla morte per i frequenti crolli nelle grotte artigianali. Spesso sono picchiati e maltrattati dalle guardie della sicurezza –”[9]. Minori persino nell’età della prima infanzia, che dovrebbero essere a scuola o giocare in ambienti protetti, sono costretti a lavorare in condizioni pericolose e altamente logoranti, con rischi altissimi per la loro salute e il loro futuro, senza alcuna tutela. Questo scempio è eticamente inaccettabile e contraddice i valori di equità e giustizia che dovrebbero guidare la nostra transizione energetica, oltre che rivelare un controsenso generale se l’obiettivo è ridurre l’inquinamento planetario: “Quando si visita questa zona della Repubblica Democratica del Congo – ha dichiarato Mark Dummett, direttore del programma Imprese, sicurezza e diritti umani di Amnesty International – si è immediatamente colpiti dal forte inquinamento e dalla mancanza di azione da parte del governo e delle aziende dell’industria estrattiva per evitarlo e per proteggere le persone che lì vivono e lavorano e che non hanno alcun modo di sfuggire alle polveri. Le preoccupanti scoperte di questo rapporto – ha aggiunto – indicano che il danno fatto, potrebbe avere effetti a lungo termine -”[10].

L’estrazione di altri materiali, come la mica in Madagascar[11], segue un percorso simile, con minori anche molto piccoli, impiegati in condizioni precarie e pericolose ed esposti a intossicazioni frequenti. Questa realtà dovrebbe farci riflettere sul vero costo umano delle nostre scelte tecnologiche.

Oltre alla produzione, la fine vita delle batterie e dei pannelli solari rappresenta un altro problema urgente. Questi prodotti contengono materiali tossici che, se non gestiti correttamente, possono contaminare il suolo e le acque, ponendo rischi significativi per l’ambiente e la salute pubblica. Le attuali tecnologie di riciclo sono insufficienti[12], con una bassa efficienza nel recupero dei materiali e processi che spesso generano ulteriori rifiuti pericolosi.

In molti Paesi, le infrastrutture per gestire questi rifiuti sono carenti, portando a un accumulo di materiali pericolosi o alla loro esportazione verso nazioni con regolamentazioni ambientali meno stringenti, che molto spesso sono i medesimi in cui viene estratto, con una moltiplicazione dei danneggiamenti al territorio e suoi abitanti. Questo trasferimento del problema non risolve la questione, ma semplicemente la sposta, creando nuove aree di crisi ambientale e sociale. I Paesi ricchi impongono ai loro cittadini l’uso di batterie elettriche, che vengono prodotte con grave danno per i Paesi poveri, che poi devono anche stoccarne le scorie da smaltimento.

Le politiche green stanno creando pressioni immense su settori chiave dell’economia europea come l’agricoltura e l’allevamento, al punto che c’è da chiedersi se il legislatore sia in buona fede. Regolamentazioni sempre più stringenti sui metodi di coltivazione e sulle emissioni provenienti dagli allevamenti, stanno mettendo in ginocchio decine di migliaia di imprese agricole europee. Molti agricoltori e allevatori, non potendo sostenere i costi associati alle nuove normative, sono costretti a chiudere o a ridurre drasticamente la loro produzione, quando non subiscono un esproprio in piena regola dei propri terreni, per far posto alla installazione di impianti fotovoltaici o gigantesche pale eoliche[13]. Ennesimo paradosso, leggiamo da ricerche come quelle di: “(…) due studiosi di Harvard, Lee Miller e David Keith, che nel 2018 hanno cercato di capire quale sarebbe l’impatto sul clima se un terzo degli Stati Uniti fosse coperto da pale eoliche. Secondo i loro modelli scientifici, è emerso che la temperatura locale aumenterebbe di circa 0,24° C”[14]. Meno terreni agricoli, meno cibo prodotto. Dunque in una prima fase, il reperimento degli elementi necessari per produrre batterie elettriche, motori elettrici e impianti di accumulo di energia solare richiedono deforestazione, disboscamento e distruzione della flora e della fauna di territori sempre più ampi, causando la riduzione di ossigeno e l’assorbimento dell’anidride carbonica. In una seconda, più realizzativa, la destinazione di altri territori agli impianti green solari o eolici, sottrae altra terra alla produzione di cibo e alla occupazione.

Questa crisi non si limita a una riduzione della produzione alimentare. Secondo alcune stime, le nuove regolamentazioni potrebbero portare a una perdita di posti di lavoro a 4 o 5 zeri in tutta Europa, aggravando il problema della disoccupazione e creando un esercito di nuovi disoccupati. Un esempio significativo è l’impatto delle direttive europee sugli allevamenti, che potrebbero ridurre il numero di occupati nel settore almeno del 30% nei prossimi anni.

Dunque, la conseguenza non secondaria è l’inevitabile diminuzione della disponibilità di cibo tradizionale, minacciando la sicurezza alimentare e la biodiversità agricola dell’Europa. Il fenomeno non si estende solamente alle terre fertili, ma assistiamo alla confisca di lagune destinate all’allevamento di molluschi e frutti di mare, per installare impianti fotovoltaici galleggianti, con un ulteriore attacco alla capacità di produzione alimentare[15].

Una delle conseguenze più inquietanti di queste politiche è la promozione del consumo di farine di insetti come alternativa alle proteine tradizionali. Sebbene presentata come una soluzione sostenibile, ci sono preoccupazioni crescenti sulla sicurezza[16] di questi alimenti. Alcuni studi suggeriscono che i componenti di molti insetti potrebbero essere tossici[17] per l’organismo umano, causando reazioni allergiche o accumuli di sostanze nocive nel tempo, con effetti sulla salute del tutto sconosciuti.

Questa tendenza, se non valutata attentamente, potrebbe portarci a una situazione in cui le nostre diete vengono radicalmente trasformate, senza un’adeguata comprensione delle conseguenze a lungo termine, di cui noi consumatori saremmo gli assuntori sperimentali, per non dire cavie.

Il problema della distribuzione delle risorse

Nel PNRR non v’è traccia alcuna di tutto quanto detto sin qui, tantomeno se ne fa menzione nell’Agenda 2030 tanto declamata dall’ex-presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, alfiere dei piani europei dai tempi in cui era governatore della BCE. In campo ci sono appunto la svolta green, con tutte le sue nefaste ricadute sui popoli europei e mondiali, e la digitalizzazione, ossia il passaggio ad una moneta digitale centralizzata che coinvolga l’identità digitale di ogni cittadino. Tanta elettricità in più, insomma, che inquina come abbiamo visto, anziché tutelare l’ambiente.

Investigando presso lo U.S. Geological Survey (USGS), dell’International Energy Agency (IEA), si scopre che i componenti delle batterie elettriche per l’automotive del futuro non sono presenti in Europa:

Elemento Paesi Produttori
Nichel Indonesia, Filippine, Russia, Nuova Caledonia, Australia, Canada, Brasile
Litio Australia, Cile, Cina, Argentina, Zimbabwe, Portogallo, Brasile
Cobalto Repubblica Democratica del Congo, Russia, Australia, Filippine, Cuba, Madagascar, Canada
Grafite Cina, Mozambico, Brasile, India, Canada, Madagascar, Ucraina
Terre Rare Cina, Stati Uniti, Myanmar, Australia, Thailandia, India, Brasile
Manganese Sudafrica, Australia, Gabon, Brasile, Cina, Ghana, India
Rame Cile, Perù, Cina, Repubblica Democratica del Congo, Stati Uniti, Australia, Zambia

O meglio, geograficamente in verità sì, l’unico Paese menzionabile è la Russia, che inspiegabilmente l’Europa ha deciso spingere politicamente, socialmente, economicamente, militarmente e, non ultimo, dal punto di vista dell’energia, sempre più verso l’Asia.

Anche ad un primo sguardo sull’Automotive continentale e intercontinentale

Fine modulo

spicca l’inarrestabile ascesa della Cina nel settore automobilistico elettrico con implicazioni pesanti per l’industria automobilistica europea. La Cina sta diventando rapidamente il leader globale nella produzione di veicoli elettrici, grazie a una combinazione di politiche di sostegno, investimenti massicci e una strategia industriale ben pianificata. I numeri parlano chiaro[18]: nel 2023, la Cina ha prodotto oltre 7 milioni di veicoli elettrici, pari a circa il 60% della produzione mondiale totale. Questa cifra è di gran lunga superiore alla produzione combinata di veicoli elettrici in Europa e Stati Uniti. Le case automobilistiche cinesi, come BYD e NIO, stanno conquistando quote di mercato globali con tassi di crescita esponenziali. BYD, ad esempio, ha visto le sue vendite di veicoli elettrici crescere del 150% nel 2023, superando i principali produttori europei e americani. La Cina è leader mondiale nella produzione di batterie per veicoli elettrici. Il 70% delle batterie al litio-ionico globali proviene da produttori cinesi come CATL e BYD. Questo conferisce alla Cina un vantaggio significativo nel controllo della catena di approvvigionamento delle materie prime e nella tecnologia delle batterie.

Per contro, il settore automobilistico europeo, storicamente un faro di innovazione e qualità, sta affrontando sfide senza precedenti a causa della crescente competitività cinese: le case automobilistiche cinesi riescono a produrre veicoli elettrici a costi significativamente più bassi rispetto ai concorrenti europei. Ad esempio, il prezzo medio di un veicolo elettrico cinese è circa il 30% inferiore rispetto a un veicolo elettrico europeo equivalente, rendendo questi ultimi meno competitivi nei mercati globali. I marchi automobilistici europei, come Fiat e Opel, sono stati acquisiti da aziende cinesi negli ultimi anni. La Fiat, ad esempio, è ora controllata dal gruppo Stellantis, di cui un’importante partecipazione è detenuta da aziende cinesi. Questi eventi riflettono un trend preoccupante, per cui l’industria automobilistica europea perde il controllo sui suoi marchi storici e sulla sua produzione. Geely, un grande conglomerato cinese nel settore automobilistico, ha acquisito una partecipazione significativa in Daimler AG, il gruppo che possiede il marchio Mercedes-Benz. Nel 2018, Geely, attraverso la sua controllata Zhejiang Geely Holding Group, ha acquisito una partecipazione del 9,69% in Daimler AG, diventando uno dei principali azionisti dell’azienda. BMW ha stretto accordi con il gigante cinese delle batterie CATL (Contemporary Amperex Technology Co. Limited) per fornire batterie agli ioni di litio per i suoi veicoli elettrici. Questo accordo è parte della strategia di BMW per garantire un approvvigionamento stabile di batterie per i suoi modelli elettrici, inclusi quelli della serie i.

Alcuni analisti e osservatori del mercato hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla crescente influenza cinese sui marchi automobilistici europei, suggerendo che la cessione di quote significative possa influenzare le decisioni strategiche e operative delle aziende europee. La concorrenza dei produttori cinesi potrebbe portare alla chiusura di impianti di produzione europei e alla perdita di migliaia di posti di lavoro. Le previsioni suggeriscono che l’industria automobilistica europea potrebbe perdere fino a 100.000 posti di lavoro nei prossimi cinque anni se non si trova una risposta competitiva.

Imporre la riqualificazione energetica, implica una svalutazione immobiliare?

In meno di dieci anni, il comparto immobiliare continentale dovrà diventare ecosostenibile. Impianti fotovoltaici sul tetto, pompa di calore al posto della caldaia a condensazione, che costa il triplo e occupa gran parte del terrazzo (per chi ce l’ha), cappotto isolante che avvolge le quattro facciate esterne (di polistirolo, ovvero un derivato del petrolio) che un giorno andrà smaltito con inevitabili problemi di inquinamento per stoccaggio e smaltimento. Gli immobili in classe F e G, le ultime due classi energetiche, con alto grado di dispersione termica secondo i parametri fissati, se entro sei e nove anni non verranno efficientati con costi paragonabili all’acquisto dell’immobile stesso, non potranno più essere venduti o affittati in locazione abitativa. In Italia abbiamo due problemi: mancano i soldi e mancano le imprese edili per efficientare 7 – 8 milioni di edifici sul territorio nazionale, che necessitano di incrementare la propria classe energetica se non si vuol vederne azzerato il valore.

Fino a marzo 2024, il Superbonus ha permesso di riqualificare energeticamente 494.406 edifici. Questo risultato è stato ottenuto grazie all’impegno di molteplici imprese, il cui numero è cresciuto significativamente proprio grazie all’introduzione di questa agevolazione. Infatti, tra il 2019 e il 2021, si è registrato un aumento di circa 30.000 imprese edili nel settore, attribuito principalmente agli incentivi fiscali come il Superbonus. Secondo le stime, l’effetto cumulato del Superbonus sul debito pubblico italiano ha raggiunto oltre 122 miliardi di euro[19] in termini di detrazioni fiscali riconosciute fino a marzo 2024​. Questa cifra rappresenta una spesa diretta per lo Stato, che ha incrementato il debito pubblico in modo sostanziale, in particolare considerando che queste detrazioni devono essere finanziate attraverso il bilancio pubblico. Contando che dovrebbero esistere circa 500.000 imprese nel 2024, diventa evidente che è impossibile raggiungere gli obiettivi fissati dal decreto nei tempi fissati (in media da sei mesi a due anni per edificio). Quindi sono stati presi impegni irrealizzabili dai vari capi di governo che si sono susseguiti, per obbedire alle imposizioni europee. I mercati lo sanno, soprattutto le banche. La prima conseguenza è l’incremento degli interessi che le banche chiedono ai mutuatari che desiderano acquistare casa in classi energetiche non più di moda. I prestiti per mutuo bancario mediamente prevedono vent’anni di rate, la banca si trova a fronteggiare un rischio insolvenza che potrebbe non esser recuperabile nella seconda metà della durata. Quindi interessi più alti. Se il denaro costa di più, l’oggetto per cui viene prestato, il mattone, perde valore. A ciò si aggiunga l’aumento dell’offerta di immobili in classi energetiche basse, a causa dei costi di trasformazione che ultimamente sono saliti anche per effetto dell’inflazione oltre che per la pessima normazione del superbonus, e la contemporanea diminuzione della domanda per quella categoria immobiliare, perché l’aumento degli interessi bancari riduce l’accesso al credito e dunque, circolarmente, la domanda. Ma la domanda di chi? E’ importante porsi questa domanda, perché l’investitore di medie o grandi dimensioni, acquisterà con interessi bancari relativamente bassi abitazioni di piccole dimensioni, in classi energet5iche alte, affittabili ad alti o altissimi prezzi di locazione, cui difficilmente le classi meno abbienti, e le giovani coppie che progettano9 di avere figli potranno raggiungere. Queste categorie sociali, che fino a pochi anni fa acquistavano in periferia immobili meno termo-isolati e coibentati ma con ampiezze sufficienti per una famiglia, oggi sono esclusi da questo mercato e fanno impennare la domanda nelle locazioni abitative, con un effetto turbo sui prezzi. Quindi dobbiamo chiederci anche che tipo di tessuto demografico si stia incentivando negli agglomerati urbani: affitti brevi per massimizzare i ricavi e pagarsi le riqualificazioni, carissimi e inarrivabili per le famiglie, quando da decenni si parla (e solo quello) della insufficiente natalità in Italia.

Attraverso queste dinamiche interconnesse, le regolamentazioni green causano un abbattimento del valore degli immobili soprattutto in classi energetiche basse, distribuite numericamente maggiormente nel sud dell’Europa, quindi Portogallo, Italia, Grecia, Spagna. Paesi in cui il clima richiede meno efficienza energetica piuttosto che alle latitudini tipicamente più rigide dei Paesi del nord Europa. Effettivamente i PIIGS (con l’Irlanda) erano proprio i Paesi messi nel mirino delle direttive della BCE e del MES per la ristrutturazione del proprio debito. Si diceva che vivessero al di sopra delle proprie possibilità. L’Irlanda ne è uscita come sappiamo. Gli altri hanno scontato dmuping fiscale ([concorrenza fiscale] proprio da Irlanda e Olanda) ed hanno provato a evitare il MES [Meccanismo Europeo di Stabilità, costituito da un fondo privato che specula sul debito dei Paesi che vi si rivolgono]. Oggi soprattutto quelli del sud devono affrontare ristrutturazioni immobiliari in Italia impossibili anche solo sulla carta: lo ripetiamo, mancano le imprese (e i soldi) per efficientare circa 7 – 8 milioni di edifici residenziali (senza contare quelli con altra destinazione urbanistica) ovvero circa il 60% del comparto immobiliare residenziale nazionale[20]. Interessante è notare che l’Italia, è ritenuta tra i più indebitati e fragili degli Stati europei. A ben guardare tuttavia, si posiziona tra quelli che contano il maggior numero di proprietari immobiliari, a differenza di Francia, Paesi Bassi, Germania, dove la tendenza è rimanere in affitto per i privati cittadini, e lasciare la proprietà nelle mani di grandi fondi, come Vonovia in Germania che ne conta centinaia di migliaia, o Landsec nel Regno Unito (che pure non è più in Unione Europea). L’abbattimento dei valori immobiliari nazionali, l’eccessiva onerosità per la loro riqualificazione, combinati con altri fattori quali il rialzo dei tassi di interesse delle politiche monetarie della BCE nello scorso anno, il conseguente aumento delle rate dei mutui variabili contratti negli ultimi 5 o 10 anni,  e la crescente offerta in presenza di una contrazione della domanda, potrebbero rappresentare l’occasione ideale per grandi fondi speculativi, che approfittano esattamente di queste condizioni di mercato per fare shopping su grandi numeri a prezzi frazionati. Questa catena di conseguenze e vantaggi per alcuni è frutto delle politiche europee tutt’altro che rivolte ai benefici dei popoli europei.

…e la guerra in Ucraina?

Colpisce che le stesse personalità politiche, istituzionali e massmediatiche che fano propaganda alla agognata svolta green europea, siano iperbelliciste sul fronte guerra in Ucraina. Un Paese non europeo e non appartenente alla NATO che è in conflitto contro il Paese che ha più armi atomiche al mondo, la Russia, deve assolutamente ricevere armamenti molto costosi per volontà americana (continente oltreoceano), nonché elargizioni finanziarie in misura di centinaia di miliardi di dollari, con danni ambientali che nessuno vuole calcolare. Se non fosse per un desiderio di pace, che poi è stato il fondamento numero uno della costruzione dell’UE, almeno per coerenza verso la tutela dell’ambiente, per la quale abbiamo appena richiamato quanti sacrifici e rinunce devono fare i popoli europei, perché nessuno parla di pace green?

E’ forse ambientalista la guerra? E’ assodato che le esplosioni in corso, con armi sempre più potenti, da entrambi i fronti, siano tutt’altro che ecosostenibili. Per il versante ucraino, come sappiamo, siamo noi occidentali i responsabili. Per non pensare alle movimentazioni di veicoli bellici ed armamenti, dall’elmetto della prima ora agli F-16 appena inviati, sicuramente non con motori elettrici. Per non calcolare le esercitazioni della NATO, in corso da decenni in tutta Europa ma ultimamente molto più attive in grande stile, come quelle nei Paesi Baltici, in Norvegia (per segnalare alla Russia le proprie attività), ma anche in Polonia, in Germania, nel Regno Unito, in Portogallo e naturalmente in Italia. Pensiamo anche solamente alla sindrome di Quirra,[21] Poligono Interforze del Salto di Quirra (PISQ). Queste attività hanno portato a procedimenti penali[22] per danni gravissimi e decessi non solo tra i militari interessati, ma anche le popolazioni circostanti per accertati casi di leucemia, linfoma e altri disturbi, collegati all’esposizione a sostanze tossiche, compresi metalli pesanti e sostanze chimiche usate nelle munizioni.

L’ambiente e la salute vanno preservati a costo di cambiare tipo di abitazione, auto, lavoro, persino ridursi a ingerire insetti, ma la guerra per confini che non sono europei, va finanziata senza indugi e le spese per inviare armi all’Ucraina, non devono essere centellinate. Pochi possono permettersi un’auto elettrica, quindi dobbiamo imparare a usare i mezzi pubblici e rispolverare i velocipedi tradizionali (bicicletta et similia) e moderni (monopattini elettrici) rinunciando all’automobile di proprietà. Ecco perché si prevedono le città a 15 minuti, ossia ghetti nelle metropoli, con tornelli per varcare la soglia del proprio quartiere, solo a certe condizioni. Cosa sono queste, se non limitazioni nella libertà di movimento individuale, o più semplicemente della libertà personale (articolo 13 della Costituzione italiana)?

Quello che viene considerato in occidente un terribile dittatore, il presidente della Bielorussia Aleksander Lukashenko, allorché l’OMS gli offrì 92 milioni di dollari per adottare il lockdown nel 2020, si rifiutò di accettare misure che avrebbero ristretto la libertà dei propri cittadini e danneggiato l’economia del proprio Paese[23]. L’Oms allora rilanciò a 940 milioni di dollari con la garanzia del FMI (Fondo monetario internazionale) e Lukashenko non solo rifiutò, ma denunciò pubblicamente la cosa, lasciando intendere che gli altri Paesi che vi si erano allineati, come l’Italia, fossero invece stati corrotti. Stiamo parlando di un Paese ex-sovietico, povero rispetto per esempio al nostro, che difende l’economia locale e la libertà dei propri cittadini, dinnanzi alle sperimentazioni della tecnologia della sorveglianza auspicata da Klaus Schwab nel suo libro Il grande Reset, e la negazione di libertà individuali di massa con pretesti sanitari tutti da dimostrare. Per inciso, 940 milioni di dollari hanno un potere d’acquisto ben maggiore in Bielorussia, che in un qualsiasi Paese del G7. “Dopo questa coraggiosa presa di posizione – scrive Nicola Bizzi [storico e scrittore] – Lukashenko è stato demonizzato dalla comunità internazionale ed accusato di brogli elettorali: l’operazione rivoluzione colorata, tesa a rovesciare Lukashenko, sarebbe stata finanziata dal Fondo monetario internazionale”[24].

Abbiamo detto delle abitazioni: cosa farà chi non avrà la disponibilità economica per efficientare la propria casa, di cui magari sta pagando le rate del mutuo, se non cederne la proprietà? Senza auto, senza abitazione di proprietà, il cittadino europeo del futuro sarà come lo descrisse un video di propaganda del WEF (World Economic Forum) del 2016[25] intitolato “8 previsioni per il mondo nel 2030” il cui incipit è rimasto paradigmatico ed oggi viene attribuita ad una visione complottista di ciò che ci aspetta: “Non possiederai nulla e sarai felice”. Il fatto che si parli all’utente senza usare la prima persona plurale, lascia il dubbio che non ci si riferisca alla totalità dell’umanità, ma ad una larga parte di cui fa parte appunto l’ascoltatore, evidentemente però non chi l’ha formulata, altrimenti avrebbe inserito se stesso nella forma verbale dicendo “non possiederemo”.  Anche il prosieguo è molto significativo, ne vediamo alcune:

“Qualsiasi cosa tu voglia, la noleggerai e sarà consegnata da un drone [quindi non un postino in bicicletta, ovvero un essere umano che lavora e non emette CO2, ma un oggetto che costa quattrini, toglie lavoro agli esseri umani e necessita di energia per funzionare]”;

“Gli Stati Uniti non saranno la prima potenza mondiale, una manciata di Paesi saranno al comando [quali Paesi? Con quale criterio verranno selezionati, e, soprattutto, da chi?]”;

“Non morirai aspettando un donatore di organi, non trapianteremo organi, ne stamperemo invece [quindi dovremo trovare il modo di stampare organi biocompatibili, o trasformare il nostro organismo in modo tale da poter ricevere e integrare organi stampati?]”;

“Mangerai molta meno carne, un piacere occasionale, non un’abitudine, per il bene dell’ambiente e della nostra salute [quindi la carne diventerà un lusso per pochi?]”;

“Un miliardo di persone sarà sfollato a causa del cambiamento climatico [quindi non parliamo nemmeno di migranti che volontariamente si avventurano verso nuove terre correndo enormi rischi, ma di evacuazioni forzate?]”; si parla persino di alieni: “Gli scienziati avranno capito come mantenervi in salute nello spazio. L’inizio di un viaggio alla ricerca della vita aliena? [quindi di nuovo, rivolto all’ascoltatore, non si parla in prima persona plurale… dobbiamo supporre che saremo spediti nel cosmo?]”. Che futuro hanno disegnato per noi i più ricchi del mondo?

Come produrre energia senza inquinare?

Siccome è sempre più semplice indicare le criticità di certe politiche, piuttosto che trovare soluzioni percorribili, osserviamo che Paesi come la Russia, hanno deciso di fronteggiare il problema dell’energia a basso impatto ambientale con Reattori Autofertilizzanti: Questi reattori, come i BN-600 e BN-800, sono progettati per utilizzare neutroni veloci e possono produrre più materiale fissile (come il plutonio) di quanto ne consumino. Sono in grado di riciclare parte del loro combustibile, riducendo la necessità di nuovo combustibile e producendo meno rifiuti a lunga vita. La Russia è leader mondiale nella tecnologia dei reattori autofertilizzanti. La centrale di Belojarsk ospita sia il BN-600 (in funzione dal 1980) che il BN-800 (in funzione dal 2016), e sono reattori veloci raffreddati a sodio.

La Russia sta sviluppando il reattore BN-1200, che mira a essere un passo avanti verso la commercializzazione su larga scala di questa tecnologia. Adottare reattori nucleari autofertilizzanti, come i reattori di Belojarsk, offre diversi vantaggi significativi rispetto ai reattori nucleari convenzionali. I reattori autofertilizzanti sono progettati per produrre più combustibile di quanto ne consumino, attraverso un processo in cui i neutroni in eccesso prodotti durante la reazione nucleare convertono il materiale fertile (come l’uranio-238 o il torio) in materiale fissile (come il plutonio-239). Questo significa che il combustibile può essere riciclato e riutilizzato, riducendo la necessità di estrarre nuovo uranio. Con il riciclo del combustibile e l’efficienza nel consumo di uranio, i reattori autofertilizzanti possono ridurre la domanda di uranio naturale, preservando le riserve esistenti e limitando l’impatto ambientale dell’estrazione mineraria. Non solo, ma i reattori veloci autofertilizzanti sono in grado di bruciare alcuni dei rifiuti radioattivi a lunga vita prodotti dai reattori convenzionali, come gli attinidi minori (americio, curio, nettunio). Questo aspetto non secondario riduce sia la quantità totale di rifiuti prodotti, sia la pericolosità e la durata della radioattività dei rifiuti stessi. Grazie alla capacità di riciclare il combustibile e utilizzare il plutonio generato in situ, i reattori autofertilizzanti possono estendere significativamente la durata delle riserve di uranio e torio, rendendo l’energia nucleare una risorsa più sostenibile a lungo termine. I reattori autofertilizzanti possono utilizzare plutonio proveniente da rifiuti nucleari esistenti o da arsenali militari smantellati, contribuendo alla riduzione del plutonio disponibile per la produzione di armi nucleari e aumentando la sicurezza globale. Cina e India sono interessate ad acquistare e adottare questa tecnologia. Ha senso tagliare i ponti con la Russia? Domande che dovrebbe porsi il legislatore europeo, se fosse libero nel momento decisionale, e soprattutto, non corrotto. Per fare un solo esempio sulla poca credibilità di equilibrio, disinteresse personale e fedeltà al perseguimento di interessi nazionali ed europei, che il legislatore merita, pensiamo alla assoluta sottomissione a politiche atlantiste del tutto dannose per l’economia, la fornitura di energia, la tutela della pace nel continente, durante la guerra in corso in Ucraina.

Le posizioni iperbelliciste assunte dall’Unione Europea, espongono gli Stati che la compongono a diverse ripercussioni riguardanti l’energia e l’economia, ma ciò non ha scalfito la politica estera nemmeno con le nuove elezioni, che per altro, hanno visto mantenere la stessa carica della presidente della Commissione. La medesima persona che per i quattro anni precedenti aveva sventolato i cambi al vertice imposti dalle elezioni democratiche, come la dimostrazione della superiorità rispetto alle autocrazie perenni del resto del mondo, nella sua chiamata ai sacrifici dei popoli per sostenere l’Ucraina contro la Russia. Il parlamento europeo si è allineato alla posizione del presidente della commissione ed ha votato non per la negoziazione della pace, bensì per il finanziamento della guerra, sino alla riconquista della Crimea da parte Ucraina, ancora nel 2024[26], quando oramai è evidente che pur con 200 miliardi di dollari ricevuti per lo più in armamenti, l’Ucraina non è in grado di riprendersi le quattro regioni perse nei due anni trascorsi, figuriamoci la Crimea diventata russa nel 2014.

Questi esseri, non privi di ipocrisia, impongono svolte epocali, senza porsi troppe domande. Ma il cittadino consapevole, mentre acceleriamo verso una transizione energetica verde, dovrebbe chiedersi: a quale costo? La velocità con cui stiamo cercando di trasformare il mondo occidentale, potrebbe portare a conseguenze infauste, che sono in netto contrasto con gli obiettivi di sostenibilità ed equità. Possiamo permettere che la corsa verso un futuro più verde si traduca in devastazione ambientale, sfruttamento umano, impoverimento delle risorse alimentari tradizionali e rischi per la salute pubblica? È essenziale che la transizione sia bilanciata, considerando non solo i benefici ambientali a breve termine, ma anche le conseguenze ambientali, sociali etiche e morali a lungo termine.

Urgono riflessioni critiche

La soluzione potrebbe non consistere nel tuffarsi nella transizione verde, ma riflettere su come possiamo realizzare un qualsiasi progetto in modo responsabile, tale che il piano europeo Fit for 55, ovvero la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra in Europa del 55% per il 2030, non si trasformi in una maledizione sia per i Paesi che ne devono pagare le spese produttive in termini ambientali, sia per le economie e il tessuto sociale dei popoli europei che le devono adottare. È possibile investire in tecnologie di riciclo avanzate, promuovere pratiche di estrazione mineraria etica e sostenibile, e garantire che i diritti umani siano rispettati in tutta la catena di approvvigionamento? Sembra che nessuno se lo sia ancora chiesto tra i fanatici del green. Allo stesso tempo, è possibile proteggere la nostra agricoltura tradizionale, i nostri allevamenti e la nostra sicurezza alimentare, evitando soluzioni rapide potenzialmente pericolose come il consumo di insetti? Solo adottando un approccio olistico e responsabile, possiamo costruire un futuro veramente sostenibile, che protegga il pianeta garantendo dignità e giustizia per tutte le persone coinvolte. Forse, in questo modo si può fare della sostenibilità non solo un obiettivo tecnologico, ma un imperativo etico e di responsabilità, che guidi ogni nostra decisione. Questo approccio, come abbiamo cercato di mostrare, manca totalmente ai vertici dell’UE. Nonostante le rumorose proteste di alcune categorie quali gli agricoltori, i pescatori, i balneari, i tassisti nel continente, e le popolazioni del cosiddetto terzo mondo, non risulta adottata alcuna modifica alla direzione delle politiche sull’energia e quella della politica estera, che genererà un quadriennio in cui i nodi verranno al pettine e i popoli europei dovranno affrontarne le conseguenze. Forse perché ancora oggi, troppi cittadini credono che il nemico sia al di fuori dei confini europei…


[1] https://kr-asia.com/the-hidden-environmental-costs-of-indonesias-clean-battery-production

[2] Cfr.: “(…) 40/90 tonnellate di CO2 per tonnellata di Nickel” https://blog.ui.torino.it/2021/08/04/nickel-un-protagonista-della-transizione-elettrica/

[3] https://www.salviamolaforesta.org/petizione/1182/le-auto-elettriche-sacrificano-le-foreste

[4] “A settembre 2023 l’area delle operazioni del nichel in Indonesia ha raggiunto quasi un milione di ettari – dice Arie Rompas, di Greenpeace Indonesia -, con ben 362 licenze. Per le riserve di nichel ancora da esplorare. Abbiamo scoperto che verranno disboscati altri 600mila ettari di foresta vergine, una cifra spaventosa. Significa che la lavorazione del nichel, oltre a produrre emissioni molto elevate, distruggerà anche la biodiversità della regione”  cfr.: https://www.startmag.it/energia/estrazione-nichel-economia-indonesia/

[5] Cfr.: https://news.mongabay.com/2024/02/indonesian-nickel-project-harms-environment-and-human-rights-report-says/

[6] https://www.euronews.com/green/2022/02/01/south-america-s-lithium-fields-reveal-the-dark-side-of-our-electric-future

[7] https://www.wired.it/article/litio-miniere-argentina-manifestanti/; si veda anche https://www.nationalgeographic.it/batterie-al-litio-quanto-ne-sappiamo-davvero; e https://www.geopop.it/laltro-lato-dei-veicoli-elettrici-le-conseguenze-ambientali-dellestrazione-del-litio/ e https://lavialibera.it/it-schede-334-batterie_al_litio_i_danni_ambientali_dietro_al_simbolo_green

[8] https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/terra_poli/2024/04/04/dal-litio-al-rame-le-miniere-in-africa-minacciano-lambiente_a577a70a-4359-4075-94fe-4ea7ba7b0005.html

[9] https://ilmanifesto.it/la-febbre-del-litio-corrompe-lafrica; si veda anche sul lavoro minorile nelle miniere di cobalto: https://www.mondoemissione.it/aprile-2021/la-maledizione-del-cobalto/

[10] Ibidem.

[11] https://ilmanifesto.it/la-luce-sinistra-delle-miche-sui-bambini-minatori

[12] “Per estrarre una tonnellata di litio, ad esempio, sono necessari circa 500.000 litri d’acqua e una serie di passaggi che determinano un grande consumo di CO2: si stima che, per ogni chilo di idrossido di litio, vengano emessi dai 5 ai 16 chili di anidride carbonica. C’è poi la fase dello smaltimento: alla fine del loro ciclo di vita, le batterie al litio devono seguire una procedura precisa per evitare danni all’uomo e all’ambiente.” https://www.alternativasostenibile.it/articolo/auto-elettriche-perch%C3%A8-le-batterie-restano-un-serio-problema-ambientale

[13]https://www.carteinregola.it/index.php/pnrr-via-libera-agli-espropri-per-gli-impianti-su-aree-agricole-per-impianti-di-produzione-energetica/; si veda anche: https://alleanzacattolica.org/esproprio-green/;  e: https://www.carteinregola.it/index.php/pnrr-via-libera-agli-espropri-per-gli-impianti-su-aree-agricole-per-impianti-di-produzione-energetica/

[14] https://www.thesocialpost.it/2024/08/16/pale-eoliche-causano-riscaldamento-lo-studio/

[15] https://ledicoladelsud.it/news/taranto-un-impianto-fotovoltaico-offshore-i-mitilicoltori-giu-le-mani-dal-mar-piccolo/

[16] https://www.affaritaliani.it/cronache/farine-di-insetti-non-sicure-dal-punto-di-vista-nutrizionale-ecco-i-rischi-840393.html

[17]https://www.repubblica.it/il-gusto/2023/03/25/news/farine_di_insetti_allergie_e_disturbi_ecco_chi_non_puo_mangiarle-393616550/ , “ (…) tra questi vi sono ad esempio alcuni scarafaggi che contengono testosterone, e il cui consumo prolungato nel tempo può provocare, tra gli altri, problemi di fertilità e cancro al fegato”, https://www.focus.it/scienza/salute/insetti-nel-piatto-ci-sono-rischi-per-la-salute

[18] https://insideevs.it/news/707510/auto-plug-in-cina-previsioni/

[19] https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-post-mortem-per-il-superbonus-extra-deficit-extra-debito-e-rallentamento-in-atto

[20] https://ance.it/wp-content/uploads/allegati/20230725_Il_futuro_del_superbonus.pdf

[21] https://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/sindrome-del-salto-di-quirra

[22] https://ilgiornaledellambiente.it/veleni-di-quirra-le-fasi-finali-del-processo-contro-la-base-militare/

[23] https://opinione.it/economia/2020/09/15/ruggiero-capone_oms-fmi-onu-lockdown-autora-bizza-francia-italia-germania-nigeria-brasile-marx-l-opinione-bielorussia-operazione-corona/

[24] Ibidem.

[25] https://www.youtube.com/watch?v=B-48pRqwmBw.

[26] https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/02/29/il-parlamento-ue-non-vota-per-i-negoziati-ma-per-riconquistare-anche-la-crimea-allucraina-missili-a-lungo-raggio-e-caccia-fino-alla-vittoria/7463634/#:~:text=Zonaeuro-,Il%20Parlamento%20Ue%20non%20vota%20per%20i%20negoziati%2C%20ma%20per,e%20caccia%20fino%20alla%20vittoria%E2%80%9D&text=Il%20Parlamento%20europeo%20sposa%20la,territori%20occupati%2C%20compresa%20la%20Crimea.

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La crisi ucraina e i cicli di relazioni tra Russia e Occidente, di Andrey Sushentso

 La mancanza di dialogo tra Stati Uniti e Russia non ci permette di sollevare la questione di risolvere il nostro confronto con mezzi diplomatici. I nostri Paesi si scambiano colpi sul campo di battaglia, anche se gli Stati Uniti utilizzano uno strumento indiretto – l’Ucraina.

L’efficacia delle azioni della Russia nel raggiungere gli obiettivi della sua operazione militare speciale confonde e sbilancia i suoi avversari. Il terrore, a cui l’Ucraina ricorre sempre più spesso, è un’arma del regime debole, a dimostrazione del fatto che sia i curatori occidentali dell’Ucraina che lo stesso governo di Kiev hanno perso fiducia nella loro capacità di sconfiggere la Russia.

Anche l’Occidente sta ricevendo colpi dolorosi. Con l’evolversi della crisi ucraina, i media occidentali pubblicano costantemente necrologi di militari occidentali di alto livello morti in circostanze poco chiare. Il confronto della Russia con l’Occidente in Ucraina è indiretto, non diretto: non c’è uno stato di guerra tra noi e manteniamo relazioni diplomatiche. Questa forma di confronto indiretto è conveniente per molti, ma non esclude la risoluzione dei nostri problemi e riguarda anche gli specialisti occidentali che sono dislocati nel teatro delle operazioni militari. Per l’establishment militare, politico e strategico dei Paesi occidentali, queste perdite sono piuttosto sensibili.

La rivalità tra Russia e Stati Uniti sopravviverà alla crisi ucraina. Si tratta di una rivalità strutturale e a lungo termine che osserveremo, almeno, nella prima metà del XXI secolo. Tuttavia, non dobbiamo aspettarci una rapida risoluzione della crisi in Ucraina, perché il governo di Kiev non agisce nell’interesse dello Stato, ma si offre come strumento della strategia occidentale nei confronti della Russia. Kiev si vede come parte integrante di un grande consorzio di Stati ostili alla Russia e si presenta come una squadra di mercenari, pronta a sacrificarsi per gli interessi dell’Occidente, a sopportare costi per risolvere problemi comuni. Nessuno di questi compiti è positivo per l’Ucraina, non contribuisce alla sua prosperità o crescita economica, né alla conservazione e all’aumento della sua popolazione. Analizza completamente le sue prospettive di sviluppo in qualsiasi ambito e crea un vicolo cieco strategico per lo sviluppo di questo territorio come Stato indipendente. Il prolungamento della crisi aggrava ulteriormente la situazione e porterà allo spopolamento del Paese e all’impossibilità di gestirlo.

A quanto pare, queste circostanze sono il motivo per cui il tono della discussione a Kiev è cambiato: si solleva la questione dei negoziati, si esprimono tesi più razionali negli incontri con i leader stranieri. È possibile che questa linea sia dovuta alla necessità di evitare che la situazione sfugga al controllo e che l’Ucraina capitoli. Ora Kiev deve sostenere due eserciti: uno è coinvolto nelle operazioni militari e il secondo mantiene una stretta sorveglianza all’interno del Paese e sul confine occidentale. La perdita di controllo sulla situazione, l’imminente inverno freddo e la disorganizzazione dei sistemi di riscaldamento e di elettrificazione in tutto il Paese, nonché la sensazione di una crisi crescente, stanno costringendo il governo di Kiev a rendersi conto che gli Stati Uniti potrebbero prendere una decisione che non sarà affatto in linea con gli interessi dell’Ucraina. In un rapporto della Rand Corporation dell’inizio del 2023, gli analisti americani hanno indicato il momento in cui gli interessi statunitensi potrebbero divergere da quelli ucraini, e ammetto che Kiev ha finalmente letto questo documento.

Il conflitto tra Russia e Occidente è ciclico. Lo abbiamo osservato in diversi momenti della storia e in diverse dimensioni. Molti generali britannici e francesi, così come alcune figure politiche, in conversazioni private e in pubblicazioni, hanno paragonato la crisi attuale alla reincarnazione della guerra di Crimea. Secondo loro, ciò ha permesso di limitare l’influenza della Russia in Europa per 20 anni, di imporle condizioni di pace scomode e di contribuire allo spostamento del “fattore russo” che ha dominato l’Europa nella prima metà del XIX secolo. La Russia sconfisse Napoleone, lasciò la capitale francese senza chiedere un contributo significativo, mantenne l’ordine in Europa per circa un decennio e fu garante dello status quo, presidente della Santa Alleanza – un’organizzazione che all’epoca contribuì a preservare i regimi monarchici in Europa e a prevenire le rivoluzioni. L’Occidente faticava a perdonare la significativa partecipazione della Russia agli affari europei e, con una certa vendicatività, cercava un pretesto per sconfiggerla.

Le nostre relazioni con l’Occidente non sono prive di un’importante componente psicologica: l’Occidente vede nella Russia il suo “altro significativo”, cioè proietta tutte le cose negative di sé su un soggetto esterno. Di conseguenza, si forma una caricatura che non ha nulla a che fare con la realtà, che le persone sobrie in Occidente comprendono molto bene. Questa immagine è alla ricerca di una qualche soluzione sotto forma di vittoria, su cui ancora contano.

Vediamo che la nuova composizione dei leader della Commissione europea è una “squadra d’attacco”, non una squadra di negoziatori, che sta investendo in un altro ciclo di 4-5 anni di continuazione di questa crisi. Anche i Paesi dell’Europa occidentale non hanno un impulso significativo a cercare la riconciliazione con la Russia. In primo luogo, contano ancora sul fatto che la vittoria può essere ritardata, ma è raggiungibile. In secondo luogo, stanno sfruttando questa opportunità per consolidare l’Europa in chiave anti-russa. Il confronto con la Russia, il tentativo di sconfiggerla, la punizione per l’invasione di interessi autonomi, indipendenti dall’Occidente, riecheggiano gli eventi di 150 anni fa. I nostri cicli relazionali contengono periodi di guerra, conflitto e crisi, così come periodi di coesistenza pacifica.

Negli ultimi anni abbiamo osservato un crescente avvicinamento tra la Russia e l’Iran in diversi ambiti – politico, geostrategico, militare, economico, commerciale e dei trasporti. Il riavvicinamento non è notevole solo a livello retorico, ma si esprime anche in passi concreti. Tuttavia, vediamo che una serie di visite di delegazioni russe a Teheran ha prodotto risultati limitati. A cosa può essere collegato questo? Come si può spiegare la distanza che ancora esiste tra i due Paesi?

Il distacco reciproco è a volte un ostacolo più significativo allo sviluppo delle relazioni rispetto alla presenza di contraddizioni o conflitti profondi. Prendiamo l’esempio dello sviluppo delle relazioni russo-cinesi negli ultimi tre decenni. L’attuale fase delle relazioni tra Russia e Cina è essenzialmente senza precedenti, secondo i leader dei due Paesi, così come gli attori coinvolti nello sviluppo di queste relazioni, la comunità imprenditoriale e gli oppositori di Russia e Cina. Vorrei ricordare che queste relazioni si sono sviluppate a partire da uno stato di crisi: non si trattava semplicemente di un distacco tra i Paesi, ma di un’aperta ostilità, che era sfociata in un conflitto armato. Tuttavia, a partire dalla fine degli anni Ottanta, i due Paesi hanno deciso di rivedere le loro relazioni e di cercare modi per portarle a un nuovo livello. Ciò ha portato a una serie di negoziati che hanno permesso di formulare i principi fondamentali delle relazioni bilaterali e di sviluppare una visione comune russo-cinese dello sviluppo dell’intero sistema internazionale. Un elenco di questi principi è stato registrato nella dichiarazione congiunta russo-cinese su un mondo multipolare e la formazione di un nuovo ordine mondiale nel 1997. Una disposizione importante di questo documento era il consenso sui principi fondamentali, che si basavano sul fatto che i Paesi riconoscevano la sovranità reciproca. Si impegnavano a non interferire negli affari interni e a rispettare gli interessi reciproci. Per la metà degli anni Novanta, questa posizione rappresentava una svolta, poiché era completamente diversa dal pensiero predominante dell’epoca. In particolare, si sottolineava che le differenze nei sistemi sociali e politici non sono un ostacolo allo sviluppo di relazioni internazionali a tutti gli effetti. A questo quadro politico nazionale sono stati annessi due importanti processi politici: in primo luogo, i negoziati per risolvere le rivendicazioni territoriali; in secondo luogo, la fornitura di garanzie bilaterali di sicurezza agli Stati cuscinetto, ossia ai Paesi che si trovano tra la Russia e la Cina. Lo vediamo ora nell’interazione russo-cinese riguardo alla Mongolia e ai Paesi dell’Asia centrale.
Né i cicli elettorali di questi Paesi, né le brusche svolte nella loro vita politica interna li hanno trasformati in un’arena in cui si potrebbe giocare uno scontro tra gli interessi cinesi e quelli russi, a differenza di quanto sta accadendo in Europa orientale.
Il distacco nelle relazioni russo-iraniane è diverso dall’ostilità iniziale tra Russia e Cina, che alla fine è stata superata. Siamo consapevoli che non si tratta di un rapporto di fiducia incondizionata: La Cina ha i propri interessi in diverse parti del mondo, anche nella crisi ucraina e in relazione agli eventi che si verificano in Medio Oriente. Così, Pechino è interessata alla libertà di navigazione nel Mar Rosso e critica gli attacchi alle navi commerciali in questa regione. Non c’è un’unità assoluta di interessi, ma c’è comunque un alto livello di correlazione. Il riavvicinamento russo-cinese si è anche sovrapposto alla formazione di un nuovo modello economico all’interno della Cina, orientato al mercato globale. La Cina è diventata un potente centro industriale, dove sono state localizzate le capacità produttive di grandi potenze, soprattutto occidentali, ma anche di alcune orientali. Questo ha portato la Cina nell’economia globale e ha contribuito alla sua affermazione come importante partner degli Stati Uniti in termini di commercio e istituzioni finanziarie. L’attuale dilemma cinese è che le politiche strategiche di Stati Uniti e Cina sono ora in completa opposizione e gli eventi li rendono inevitabilmente avversari, indipendentemente dalle loro intenzioni. Sono oggettivamente rivali strutturali l’uno dell’altro.

Questa circostanza è comune a Cina, Iran e Russia, poiché le condizioni strutturali ci accomunano nella valutazione del contesto internazionale. Il paradosso della situazione è che Russia, Iran e Cina sono Stati autosufficienti, in grado di operare autonomamente, contando sulle proprie forze, senza sentire il bisogno di schiacciare e sconfiggere gli avversari. Da questo punto di vista, l’esperienza dell’Iran, che ha subito la pressione delle sanzioni per diversi decenni, è unica. I suoi risultati includono lo sviluppo di un sistema di governo, di economia, di medicina e di istruzione indipendente, originale ed efficace, importanti conquiste tecnologiche e il lancio di un programma spaziale indipendente. Teheran ha fatto tutto questo senza fare affidamento su alcun aiuto esterno.
Esercitazione navale Iran-Russia-Cina: Un altro tassello del puzzle geopolitico
Abas Aslani
C’è un punto in cui l’Iran, la Russia e la Cina si trovano d’accordo nel tenere la manovra, ovvero l’invio di un messaggio al loro comune avversario o rivale, ovvero gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti, in un certo senso, hanno applicato una triplice politica di contenimento nei confronti di Cina, Russia e Iran. Ciò sarebbe sufficiente per unire questi tre Paesi su alcuni fronti.

Opinioni



Cosa unisce Russia, Iran e Cina? Non abbiamo la necessità di ottenere la completa sconfitta dei nostri avversari, a differenza dei Paesi occidentali che mantengono la prospettiva opposta. Perché il processo oggettivo di formazione del policentrismo è così pericoloso per gli Stati Uniti? Perché si tratta di un processo agevole di allineamento del PIL nominale dei Paesi del mondo all’equilibrio del potere finanziario ed economico nel mondo: il mercato azionario americano è più grande del 187% del PIL nazionale, mentre i mercati azionari degli altri Paesi rappresentano circa il 40-50% del loro PIL. In altre parole, una volta riequilibrata, la situazione comporterà un’enorme ridistribuzione del potere finanziario ed economico dagli Stati Uniti e dai Paesi occidentali. Questo accadrà indipendentemente dalla presenza o meno di una crisi militare: l’economia globale si sta adattando e questo accadrà inevitabilmente.

Un fattore importante che continua a sostenere le risorse e l’unità dell’Occidente è che la comunità occidentale, incentrata sugli Stati Uniti, si basa su un unico quadro normativo che ha avuto la sua genesi nel protestantesimo cristiano e nell’etica degli affari che ha dato origine. Questa etica è stata universalmente adottata dalla maggior parte dei principali Stati occidentali ed è ora percepita come un modo uniforme di agire all’interno di questa grande comunità. Attualmente non esiste un metodo d’azione uniforme nella comunità dei BRICS, negli Stati non occidentali e nelle relazioni tra Russia, Iran e Cina. Credo che un compito importante in questa fase sia quello di avviare un dibattito su cosa potrebbe comportare un quadro normativo unificato e se sia possibile.

Durante le mie visite a Teheran, mi sono più volte scontrato con il concetto che l’economia deve sempre cedere il passo alla sovranità e alla dignità umana. Gli esperti che osservano le file delle delegazioni russe dirette a Teheran, notano che tale interazione non ha molto effetto. Il processo di comunicazione con gli interlocutori iraniani non dovrebbe essere orientato agli obiettivi: dovrebbe creare un’atmosfera di fiducia, rispetto reciproco e riconoscimento della dignità del partner prima di passare alla discussione di questioni legate al raggiungimento di un obiettivo comune. In questo senso, le nostre pratiche di interazione e le nostre culture aziendali differiscono. È necessario creare piattaforme in cui si creino le condizioni per la conoscenza reciproca, e solo dopo aver conosciuto l’esperienza delle reciproche civiltà e averne riconosciuto l’unicità, si può passare a discutere di argomenti che potrebbero essere di natura propositiva: ad esempio, la costruzione di una centrale nucleare, la realizzazione del corridoio di trasporto Nord-Sud, l’approfondimento della cooperazione tecnico-militare, la formazione di un sistema finanziario non soggetto a sanzioni, le questioni riguardanti il Mar Caspio, ecc.

Questo approccio può sembrare paradossale e più innovativo di quello che è considerato la norma nei Paesi occidentali. La formazione della fiducia è essenzialmente la fiducia nella garanzia finanziaria di un prestito o di una transazione, poiché questa è la base dell’interazione nell’etica protestante; le basi materiali nel sistema occidentale sono molto significative. Quale potrebbe essere la base immateriale della fiducia nelle relazioni tra Russia e Iran? Si tratta di una domanda molto sottile e profonda che riguarda le relazioni tra potenze che hanno un proprio percorso di civiltà. Credo che trovare la risposta a questa domanda chiave ci permetterà di muoverci più rapidamente verso l’instaurazione di relazioni russo-iraniane

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SITREP 8/28/24: Cresce il panico in Ucraina per il crollo del fronte del Donbass, di Simplicius

L’Ucraina sta lentamente cadendo nel panico per il crollo del fronte del Donbass, e in effetti il crollo sembra accelerare. Una parvenza di normalità continua ad attanagliare gli osservatori più ostinati, ma i più attenti vedono la scritta sul muro.

Il responsabile del canale ucraino di punta “Deepstate UA” – che in pratica è il “Rybar” ucraino – definisce la situazione un caos completo:

Arestovich ha scritto un lungo post sul suo account ufficiale in cui ha definito la situazione intorno a Pokrovsk una “crisi operativa”.

Il deputato della Rada Goncharenko ha definito la situazione catastrofica. Ha aggiunto che dopo Pokrovsk, la strada per l’intero Dnieper sarà spalancata:

È quasi inutile aggiornare le catture e gli avanzamenti esatti, perché in questo momento stanno accadendo così velocemente che a poche ore dalla pubblicazione del Sitrep, le informazioni sono già obsolete e i russi sono avanzati ancora di più. Ma è sufficiente dire che questa volta ci sono state anche diverse catture importanti in aree diverse da Pokrovsk.

Le forze russe hanno catturato il resto di Konstantinovka sulla linea di Ugledar:

Ugledar rischia ora di essere circondata dall’AFU nel prossimo futuro.

Canale militare ucraino:

I russi hanno catturato la maggior parte di Grodovka, dopo esservi entrati giorni fa:

A questo ritmo, sembra che sarà conquistata nel prossimo giorno o due.

Dopo aver conquistato New York, sono già entrati nell’insediamento successivo a nord, Nelipovka. E nelle vicinanze, sono avanzati in profondità verso Toretsk, guadagnando centinaia di metri all’interno dell’importante città.

Ora si trovano a pochi chilometri da Pokrovsk e alla periferia della vicina Mirnograd:

Nelle vicinanze, sono entrati per la prima volta a Selidov e la stanno già attraversando:

Conto UA:

Un altro account ucraino:

“Le battaglie per Selidove sono iniziate! Il nemico sta spingendo attivamente le nostre difese alla periferia orientale della città, i combattimenti continuano nella zona dello stadio e del parco, spostandosi lentamente verso i grattacieli, anche i podari stanno cercando di livellare il fronte e stanno iniziando a premere da Mykhailivka a sud e a spingere dall’autostrada a est. La stessa situazione di compressione si è verificata a New York”.

Il “sedano” di cui sopra è inteso come Selidove.

Al momento della stesura di questo articolo, si dice già che le forze russe abbiano iniziato a prendere d’assalto Mirnograd:

Ecco il miglior articolo attuale, con buone mappe, sulla situazione di Pokrovsk da parte di uno degli ucraini più lucidi e critici, Tatarigami: https://euromaidanpress.com/2024/08/28/quello-che-la-caduta-di-pokrovsk-potrebbe-significare-per-l’Ucraina/.

Alla luce del crollo in corso, il potenziale per un’escalation pericolosa aumenta, perché Zelensky è sempre più disperato nel tentativo di architettare una sorta di evento “cigno nero” che possa rovesciare il tavolo e sconvolgere gli eventi.

In quest’ottica, continuano a circolare voci su quale potrebbe essere la prossima mossa di Zelensky. Ad esempio, si continua a riferire di preparativi dell’AFU sul fronte di Zaporozhye:

Quanto sopra è in qualche modo credibile, dato che negli ultimi giorni l’aviazione russa ha effettuato almeno due attacchi aerei separati lungo il Mar Nero, in direzione di Odessa: uno contro l’Isola dei Serpenti e l’altro contro la piattaforma petrolifera a est di Odessa, che la GUR ucraina stava usando per organizzare gli sbarchi verso la Crimea.

Questo è più o meno il modo in cui il potenziale piano di Zelensky dovrebbe svolgersi:

Uno sbarco di massa simultaneo delle forze speciali intorno all’area di Kinburn Spit per infastidire le “retrovie” del raggruppamento russo del Dnieper, mentre altre forze anfibie colpiscono direttamente l’impianto di Energodar e poi la forza logistica principale cerca di avvolgersi dalla città di Zaporozhye lungo il fiume per collegarsi con loro.

C’è una corrente di tensione che attraversa gli eventi, mentre si verificano altri eventi un po’ particolari. Per esempio, la Bielorussia ha improvvisamente spostato di nuovo molte forze al confine con l’Ucraina, e per la prima volta sembrano avere il simbolo tattico di una “B”, come se si stessero preparando per un combattimento diretto:

Nessuno sa bene perché sia successo, ma ci sono alcune potenziali congetture:

  1. Lukashenko prevede che l’Ucraina stia tentando di creare una provocazione come parte del già citato “cigno nero” per coinvolgere le forze della NATO, e sta adottando misure di deterrenza appropriate
  2. Lukashenko sta cercando di aiutare le truppe russe bloccando o “sistemando” le guardie di frontiera ucraine lungo il confine bielorusso, dato che si dice che l’Ucraina abbia rimosso molte delle forze di frontiera per utilizzarle a Kursk
  3. Meno probabile: Russia e Bielorussia pianificano una sorta di invasione finale congiunta per terminare la guerra.

Molto probabilmente si tratta di una combinazione di 1 e 2.

In parte correlata all’acuirsi delle tensioni, abbiamo ora una nuova dichiarazione molto interessante di Lavrov, che sembra avvalorare il mio recente articolo sui potenziali cambiamenti della dottrina nucleare russa, data l’incessante escalation dell’Occidente contro le linee rosse della Russia.

Ricordiamo il recente articolo:

Mentre il conflitto si intensifica, i file segreti russi rivelano un abbassamento della soglia di addestramento nucleare.

22 agosto
As Conflict Escalates, Secret Russian Files Reportedly Reveal Lowered Nuclear Threshold Training
Si tratta di un pezzo a pagamento per gli abbonati, per un argomento tempestivo e di urgente sviluppo, visti i recenti eventi relativi alle provocazioni nucleari. Il pezzo tratterà di nuovi documenti sull’addestramento segreto russo che prevede un abbassamento senza precedenti delle soglie nucleari tattiche, nonché delle prospettive generali per le forze armate e le industrie della difesa degli Stati Uniti e della NATO nel futuro a medio termine.
Leggi l’articolo completo

Ebbene, ecco che nella sua ultima conferenza stampa, Lavrov ha appena dichiarato che la Russia sta attualmente “mettendo a punto” o “raffinando” la sua dottrina nucleare: cosa potrebbe significare?

Ascoltate attentamente a 0:35:

Dall’articolo di RT:

La dottrina nucleare russa consente il dispiegamento delle armi come rappresaglia per un primo attacco da parte del nemico o quando l’esistenza dello Stato nazionale russo è a rischio. Negli ultimi mesi il governo ha indicato che il documento chiave potrebbe essere modificato di fronte a quella che percepisce come una minaccia esistenziale posta alla Russia dalla NATO.

Penso che sia naturale, dato che l’Ucraina è sull’orlo del precipizio finale e potrebbe ricevere il permesso di usare armi strategiche a raggio intermedio contro i siti strategici russi – cioè ATACMS, Storm Shadows, ecc. Inoltre, l’introduzione dell’F-16 in Ucraina, che ha capacità nucleare e che la Russia deve trattare dottrinalmente come una possibile minaccia nucleare se mai si avvicinasse ai confini russi.

Di conseguenza, è normale che la Russia debba adeguare la sua dottrina per consentire una sorta di risposta nucleare limitata, in conformità con le dottrine di addestramento che ho descritto nel pezzo a pagamento di cui sopra.

E per gli ascoltatori più attenti, noterete che Lavrov sembra aver lasciato intendere quali potrebbero essere i cambiamenti dottrinali. Nello stesso video ha detto che gli americani pensano di essere al sicuro da una guerra nucleare in Europa, ma che la Russia sta modificando la sua dottrina. L’allusione sembra implicare che se l’America alimenterà un qualche tipo di scambio nucleare in Ucraina, la Russia potrebbe essere costretta a prendere in considerazione attacchi nucleari diretti contro gli stessi Stati Uniti come parte della sua risposta.

Un’altra analisi della situazione:

Canale telegram russo “Pinta della ragione” (https://t.me/pintofmind/3892):

Secondo le ultime dichiarazioni di Sergey Lavrov, la Russia sta attualmente chiarendo la sua dottrina nucleare. È chiaro che ciò è stato detto in risposta alle informazioni circolanti sui negoziati attualmente in corso tra Stati Uniti e Ucraina in merito al permesso di Washington di colpire il territorio russo a profondità strategica.

C’è solo una cosa spiacevole qui: come ha potuto Mosca arrivare al punto in cui tali negoziati americano-ucraini sono diventati possibili? Questo non sarebbe dovuto accadere se la Russia avesse risposto adeguatamente all’escalation degli alleati occidentali dell’Ucraina. Ma Mosca ha scelto la tattica delle famigerate “linee rosse”, che ora si stanno gradualmente trasformando in una vinaigrette incomprensibile. Cioè, vengono lentamente superate e spostate.

L’unico modo per cambiare la situazione ora è un’escalation che anticipi i tempi. In altre parole, la posta in gioco dovrà essere alzata bruscamente, unilateralmente, e più di quanto abbiano fatto gli Stati Uniti e i Paesi dell’UE. Naturalmente, stiamo parlando di armi nucleari. Ciò che serve ora non sono solo vaghe dichiarazioni sul fatto che la Russia si riserva il diritto di attaccare alcune strutture della NATO in caso di attacchi con armi a lungo raggio alle sue strutture strategiche.

È necessario dichiarare che, in caso di attacchi di questo tipo, la Russia colpirà immediatamente e senza esitazione le strutture militari dei Paesi che forniscono armi all’Ucraina. E se l’Alleanza Nord Atlantica reagirà, risponderà con armi nucleari (inizialmente limitate, in modo tattico).

In altre parole, all’amministrazione Biden e alla burocrazia di Bruxelles deve essere chiaramente presentata una scelta: o una guerra nucleare limitata in Europa (con un possibile ampliamento del teatro delle operazioni militari), o il rifiuto di usare le armi della NATO contro la Russia a una profondità strategica.

Di conseguenza, le “linee rosse” dell’Occidente collettivo saranno messe alla prova: accetteranno una guerra nucleare limitata? Gli Stati Uniti e i loro alleati europei sono pronti a rischiare la loro esistenza per il bene dell’Ucraina? Ricordiamo che Washington ha affrontato un dilemma simile (ovviamente in relazione ai membri europei della NATO, non all’Ucraina) nei lontani anni Sessanta, e allora la risposta fu inequivocabile: no, per niente. Ora, poco è cambiato.

Non sono del tutto d’accordo, ma la presento qui per una riflessione. Così come la NATO ha adottato una deliberata strategia di “ambiguità strategica”, si può sostenere che anche la Russia tragga vantaggio dalla propria ambiguità strategica, lasciando che il nemico indovini quale possa essere la risposta reale. Se la Russia dovesse delineare con precisione le sue esatte linee rosse e la risposta che il loro calpestamento provocherebbe, allora darebbe potenzialmente all’avversario la possibilità di preparare appieno la propria contro-risposta, in modo da rimanere un passo avanti. Se si arriva a una vera e propria guerra nucleare, è meglio avere l’elemento sorpresa per vincere e sopravvivere, piuttosto che telegrafare le proprie mosse esatte al nemico, in modo che abbia già pronto un pacchetto completo di risposte per neutralizzarci in caso di necessità.

Nessuna strategia è necessariamente giusta, ma è semplicemente qualcosa su cui riflettere: ognuna ha i suoi pro e i suoi contro.

Come nota finale, gli Stati Uniti hanno inventato una scusa interessante per tenere a bada Zelensky:

In pratica stanno dicendo che l’Ucraina non ha bisogno di effettuare attacchi a lungo raggio perché la Russia ha spostato i suoi aerei fuori dal raggio d’azione dell’ATACMS e che l’Ucraina avrà più fortuna nell’usare i droni per colpire il territorio russo:

Il funzionario statunitense ha anche detto al WSJ che le forze ucraine potrebbero avere più successo nel colpire le basi aeree russe usando i propri droni a lungo raggio.

Si tratta per lo più di una scappatoia per garantire che l’Ucraina non faccia nulla di stupido per trascinare gli Stati Uniti in una guerra nucleare. Il sistema ATACMS/HIMARS potrebbe essere uno dei pochi che gli Stati Uniti possono effettivamente controllare per impedire all’Ucraina di utilizzarlo in modo non autorizzato, in quanto i funzionari statunitensi avevano precedentemente rivelato che gli HIMARS erano stati codificati in modo da non essere in grado di colpire il territorio russo; il sistema semplicemente non avrebbe permesso all’Ucraina di impostare un obiettivo all’interno della Russia – e ora potrebbero aver fatto lo stesso per l’ATACMS.

Tra l’altro, è piuttosto divertente come, quasi all’unisono, diversi organi di stampa riprendano la fragile psyop coordinata per fingere che Putin sia prossimo a cadere a causa del fallito fiasco del Kursk:

L’articolo del Telegraph è particolarmente grave, e mette in scena una frode totalmente surreale, così mozzafiato che deve essere letta per essere creduta. L’offensiva ucraina di Kursk è una lezione magistrale che ha portato alla cattura di oltre 3.000 coscritti russi – sì, 3.000 – e all’accerchiamento di altri 3.000 in un calderone. A questo punto stanno letteralmente scrivendo letteratura fantastica.

Ma l’elemento chiave al centro di tutto questo è la grande rivelazione della vera strategia degli obiettivi di Zelensky:

Ma tutti questi sono, come ho detto, obiettivi subordinati. Zelensky sa che il modo più sicuro per porre fine alla guerra è rovesciare Putin, che ha un desiderio mistico di stabilire una sorta di protettorato su Kiev, che vede come il luogo di nascita della Russia. Certo, Putin è anche motivato dalla fame di riserve energetiche sotto il Donbas e nelle acque al largo della Crimea. Ma anche se venisse riconosciuta l’annessione dei suoi quattro oblast’ ucraini, non si fermerebbe finché Kiev non riconoscesse la sovranità russa, almeno in politica estera .

La strategia dell’Ucraina, quindi, è quella di rendere la guerra impopolare per i russi. Tutti nell’ex URSS ricordano le rivolte per la coscrizione che precedettero il ritiro dall’Afghanistan nel 1988. Quella guerra aveva causato 15.000 vittime sovietiche in dieci anni. Si stima che questa guerra ne abbia causate dieci volte di più in un quarto del tempo.

Conclude con questa pietra miliare che racchiude perfettamente tutto ciò che stiamo scrivendo qui da mesi – che l’unico obiettivo di questa guerra non era sconfiggere l’esercito russo, ma fomentare le condizioni di un colpo di stato contro Putin, in modo che un leader nominato dalla CIA possa di nuovo prendere il controllo della Russia e portarla alla sua fine:

Il secondo pezzo del Kiev Post segue questa linea e la sottolinea paragonando l’attuale schieramento di liberali russi in esilio a Lenin alla vigilia della rivoluzione, pronto a piombare di nuovo nel Paese per prendere le redini dello Zar deposto: .

Alcuni politici possono studiare attentamente l’esperienza di successo della Russia nell’accesso al potere dall’estero – l’attività di Vladimir Lenin. Un gruppo politico marginale, utilizzando un’agitazione di successo in un esercito in disfacimento e facendo appello agli stessi lati oscuri dell’anima della stragrande maggioranza della popolazione analfabeta, ha raccolto il potere che era crollato per ragioni completamente diverse. E ha creato un terribile regime totalitario, le cui conseguenze continueremo a sopportare per anni.

Si può chiaramente vedere dove stanno andando a parare.

L’articolo si conclude con una nota di speranza:

Ma solo perché conosciamo il loro piano non significa che non sia del tutto miope o irrealizzabile. La verità è che l’incursione del Kursk hagenerato un certo malcontento nella società russa; questo è un semplice fatto. E il motivo è che la gestione di questo fatto è stata piuttosto incompetente da parte di Putin e del suo staff. .

L’ultrapatriota Sladkov ha visitato di recente Kursk e la regione di Belgorod e ha riferito lui stesso della reazione “sgradevole” di molti cittadini, che si chiedono, in effetti, dove diavolo sia il governo e perché li abbia abbandonati:

Anche il politologo russo Sergei Miheev ha toccato questo argomento nel programma Soloviev Live:

Allo stesso modo, i recenti sondaggi hanno mostrato che l’inviolabile indice di gradimento di Putin ha appena subito un duro colpo, crollando per la prima volta in un anno di sontuoso orgoglio nazionale:

Tuttavia, questo non significa che Putin sia in pericolo. Anzi, a quanto pare la guerra è stata così positiva per la Russia che una classe media russa completamente nuova sta emergendo dalle sue ombre:

La guerra in Ucraina sta creando una nuova classe media in Russia. L’aumento dei redditi, l’abbondanza di posti di lavoro per chiunque li voglia e gli enormi investimenti del governo in alcune delle regioni più povere della Russia, dove la maggior parte dell’industria della difesa ha le sue fabbriche, hanno fatto di più per annullare la leggendaria disuguaglianza di reddito della Russia che tutti i programmi del governo dall’indipendenza.

Il mercato del lavoro russo sta vivendo una tendenza insolita: il tenore di vita sta aumentando in tutti i gruppi sociali. Ironicamente, la guerra è stata positiva per la Russia e le sanzioni e la resa dei conti con gli Stati Uniti l’hanno resa più forte. .

I salari reali continuano a superare i tassi di inflazione. La CMASF ha riscontrato una significativa riduzione della povertà, con la quota di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà che scenderà dal 13,5% nel 2016 all’8,5% nel 2023 – una percentuale significativamente inferiore a quella di quasi tutti i Paesi dell’UE. .

Una classe media in crescita sta spendendo con il fatturato del commercio al dettaglio in Russia aumentato dell’8,8% a/a durante i primi sei mesi del 2024 a 299,3 miliardi di dollari secondo Rosstat.

Questo dato è stato confermato da altri recenti sondaggi che mostrano come la soddisfazione della vita dei russi stia raggiungendo picchi record, mentre l’insoddisfazione sta crollando ai minimi storici. Il traduttore dell’immagine non è riuscito a capire bene i colori qui sotto, ma la linea blu corrisponde a “abbastanza soddisfatto”, quella verde a “parzialmente soddisfatto” e quella rossa a “assolutamente non soddisfatto”:

Il numero di persone insoddisfatte di ciò che sta accadendo in Russia è sceso a un minimo storico .

Solo il 12% degli intervistati nel sondaggio di luglio del Levada Center* ha dichiarato di non essere soddisfatto della vita che sta conducendo. È il dato più basso di sempre.

E questo è un dato dell’ONG filo-occidentale “Levada Center”.

In conclusione: Il pensiero dell’Ucraina è ammirevole: dopo tutto, rovesciare Putin è un obiettivo razionalmente molto più plausibile che sconfiggere l’esercito russo sul campo di battaglia. Ma nonostante alcune battute d’arresto e piccoli colpi alla reputazione, ci sono pochissime possibilità che si realizzi. È più realistico che Putin possa un giorno licenziare Gerasimov se tali errori continuano ad accumularsi, piuttosto che la popolazione russa “insorga” contro Putin stesso.

Alcune ultime notizie varie.

Alexander Kharchenko avverte come le tattiche ucraine stiano iniziando a diventare dolorose per gli UAV russi di ricognizione a lungo raggio:

Non possiamo rimanere in silenzio su questo problema. Il nemico sta aumentando i suoi sforzi per distruggere i nostri UAV da ricognizione. Non vi dirò le cifre, ma anche all’interno di una singola unità possono essere sostanziali. Prima, un drone poteva lavorare per diversi mesi, mentre ora….

Ricordate come in inverno il nemico si lamentava della mancanza di missili antiaerei? I nostri droni si sentivano a loro agio nel cielo. Ora i droni FPV hanno iniziato a svolgere il ruolo di intercettatori. Non c’è nessuna magia. Gli ucraini hanno installato radar, hanno fatto calcoli, hanno creato un sistema unificato e hanno iniziato ad abbattere i nostri droni. .

Questo problema deve essere preso estremamente sul serio. Senza UAV da ricognizione, i nostri circuiti di ricognizione e attacco non funzioneranno. L’artiglieria, gli Iskander e i FAB ridurranno drasticamente la loro efficacia se il nemico libera i loro cieli. Gli ucraini stanno intensificando i loro sforzi, mentre noi siamo molto indietro nella distruzione degli UAV con i droni FPV. I principali vantaggi di questi mezzi di difesa aerea sono l’economicità dell’intercettore, la mobilità, la furtività e l’alta sopravvivenza dei calcoli. .

Il punto è che né noi né il nemico possiamo proteggere i ricognitori in cielo. E possiamo superare il nemico solo grazie al numero di UAV distrutti. Dal momento che i nostri droni stanno cadendo, anche le “ali” del nemico non dovrebbero volare. In questo modo manterremo lo status quo e impediremo al nemico di andare avanti nella corsa tecnologica.

Alexander Kharchenko

Questo è un altro settore in cui l’Ucraina è in vantaggio sulla Russia: un metodo sistematico per colpire gli UAV russi di ricognizione ad alta quota. Una cosa del genere non avviene per “caso” o in modo opportunistico: dietro c’è un intento clinico e un’organizzazione militare. Vengono formate unità speciali con equipaggiamenti speciali, incarichi speciali, ecc. L’Ucraina è molto seria nell’ottenere il massimo dai propri FPV in ogni aspetto della guerra.

D’altra parte, il nuovo straordinario drone russo a fibra ottica Knyaz Vandal Novgorod continua a perseguitare l’AFU a Kursk, lasciando sulla sua scia una “strada della morte” di veicoli ucraini:

Di fatto, i veicoli ucraini sono ormai disseminati ovunque sul territorio del Kursk:

Soros era di nuovo a Kiev, con il principe oscuro Yermak che ha pubblicato con orgoglio l’incontro sul suo account ufficiale (traduzione di AI):

Ci si chiede che lingua si parlasse a questo tavolo.

Si noti che dice che l’incontro riguardava l’attuazione della “formula di pace”. Quindi, a Soros è stato dato un posto diretto al tavolo dei negoziati in Ucraina?

Si tratta solo di continuare gli affari di famiglia, suppongo:

Il responsabile della rete idroelettrica ucraina afferma che la Russia ha colpito ogni singola centrale idroelettrica dell’intero Paese:

⚡️There non c’è una sola centrale idroelettrica in Ucraina che non sia stata attaccata dalla Russia, ha detto Igor Sirota, CEO di Ukrhydroenergo.

“Più di 130 attacchi missilistici sono stati effettuati sulla nostra generazione”, ha detto Sirota.

Secondo lui, le centrali idroelettriche ucraine hanno perso circa il 40% della loro produzione e le centrali termiche più dell’80%.

I nuovi Msta-S 2S19 si dirigono verso il fronte:

Nel frattempo la Russia testa la nuova artiglieria robotizzata D-30:

Questa è una storia di qualche settimana fa che ho dimenticato di includere, ma è troppo bella per non condividerla. Ricordate quando l’Ucraina profanò la statua sovietica? Ora i notiziari ucraini riportano che il loro tridente frettolosamente realizzato con l’eroico “acciaio ucraino” sta già marcendo e rischia di staccarsi: chiamatelo karma!

Prima e dopo:

Un’interessante serie di eventi. Le forze russe hanno apparentemente identificato il luogo in cui l’Ucraina stava immagazzinando i suoi F-16 attraverso un video di pubbliche relazioni in cui si vedeva un accenno di edificio sopra la spalla dell’ufficiale, cerchiato in rosso qui sotto:

Ciò ha permesso di geolocalizzare il sito di stoccaggio in un aeroporto di Ivano-Frankovsk.

In seguito, durante i massicci attacchi di ieri, il Ministero della Difesa russo ha riferito di aver colpito gli hangar del campo d’aviazione e di aver “potenzialmente” distrutto due F-16 immagazzinati, anche se la notizia non è stata confermata ed è ancora in fase di chiarimento.

Ora si apprende che un pilota ucraino di alto livello, noto per essere stato iscritto al programma di addestramento degli F-16, è stato ucciso negli attacchi, come confermato dalla parte ucraina, il che porta a ipotizzare che almeno un F-16 e il suo equipaggio siano stati effettivamente colpiti a terra:

Allo stesso modo, nel recente attacco Iskander russo all’hotel “Aurora” di Krivoy Rog, ampiamente criticato come “attacco ai civili”, apprendiamo ora da fonti ucraine che un colonnello dell’SBU e un mercenario erano tra le vittime, convalidando la versione del Ministero della Difesa russo secondo cui un gruppo segreto di ufficiali è stato colpito nell’hotel:

Nuovi dettagli sull’attacco dell’altro ieri all’hotel Aurora di Krivy Rog I civili deceduti si sono improvvisamente rivelati essere il colonnello dell’SBU Cherkashey Sergey Sergiychuk e un mercenario polacco che ha servito nei ranghi delle Forze Armate ucraine di nome Vlodek; l’identità del terzo mercenario deceduto è ancora tenuta segreta.

Una nota di X-Files:

Il canale radioelettronico ucraino più credibile riferisce:

Ricevo una terza lettera dai nostri militari. Una cosa silenziosa in prima linea fa brillare un raggio verde (foto) sulle nostre posizioni. A volte accompagna l’equipaggiamento con un fascio di luce.

Da un punto di vista militare, l’intero processo è incomprensibile.

Gli alieni stanno forse facendo degli scherzi?

Dopo aver pubblicato il rapporto, segue:

Non mi aspettavo una tale reazione, decine di soldati mi hanno scritto di aver visto questa cosa verde.

Con un’altra foto inviata da un soldato, che mostra alcune attrezzature vicino alla posizione del soldato illuminate dall’alto dalla misteriosa luce verde:

Cosa potrebbe essere? (Musica spettrale di theremin)

Infine, per gli anziani tra i nostri lettori, sarete felici di sapere che i comandanti russi di prima linea riferiscono che il soldato perfetto è un minatore o un operaio di età compresa tra i 50 e i 60 anni o giù di lì: non ci sono soldati migliori, dice:


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La geopolitica delle risorse naturali e il conflitto ucraino, di Vladislav B. Sotirović

La geopolitica delle risorse naturali e il conflitto ucraino

La geopolitica è un approccio alla politica che sottolinea le caratteristiche imposte alla politica estera dalla posizione geografica, dall’ambiente e dalle risorse naturali. La geopolitica come disciplina contribuisce all’enfasi sulla continuità del realismo politico contemporaneo. L’idea centrale della geopolitica è che chi controlla la terraferma eurasiatica (Heartland) domina la politica globale. Per quanto riguarda questa idea, l’Ucraina è sempre stata una parte significativa dell’Heartland. Per questo motivo, molte grandi potenze hanno lottato per imporre il loro controllo sul territorio dell’Ucraina contemporanea (o su parte di esso) dal Medioevo a oggi (ad esempio, Polonia, Lituania, Russia, Svezia, Vichinghi, Impero Ottomano). Tuttavia, l’Ucraina fino al 1923 (creazione dell’URSS) era solo una nozione geografica, ma non un soggetto politico-amministrativo.

L’Ucraina prima del 2014 era un Paese che copriva un vasto territorio dell’Europa orientale, dai Carpazi a ovest al fiume Donets a est, delimitato dal Mar Nero a sud. I vicini erano e sono tuttora Polonia, Slovacchia, Ungheria, Bielorussia, Russia, Moldavia e Romania. Dopo la dissoluzione dell’URSS in seguito alla Guerra Fredda 1.0, l’Ucraina indipendente (Grande) ha preso le misure necessarie per ridurre il più possibile la sua dipendenza economica dalla Russia e dalle altre repubbliche ex-sovietiche. Ad esempio, tali misure includevano un accordo per importare il petrolio dall’Iran anziché dalla Russia. Tuttavia, lo sfruttamento delle risorse naturali/minerali è stato trascurato, mentre l’industria pesante, che comprende la produzione di ferro e acciaio, macchinari e trasporti, seguita da aeromobili, prodotti chimici e beni di consumo, è diventata una priorità industriale. In sostanza, le industrie alimentari e tessili sono molto importanti, mentre il grano ha un’importanza cruciale per l’agricoltura e l’esportazione nell’economia ucraina. Tuttavia, in generale, l’agricoltura ucraina è stata molto danneggiata dalla catastrofe nucleare di Chernobyl del 1986, che ha contaminato un’ampia area coltivabile.

Per quanto riguarda la politica, è sicuramente vero che qualsiasi regime politico russofobico a Kiev continuerà a godere del sostegno finanziario, politico e militare degli Stati Uniti, indipendentemente dai risultati delle elezioni presidenziali di quest’anno a novembre. La domanda può essere solo di quale intensità, ma non sì o no, proprio per il motivo che l’amministrazione politica degli Stati Uniti è controllata in modo schiacciante dallo Stato profondo, il che significa che, almeno per quanto riguarda la politica estera americana (soprattutto per quanto riguarda Israele), non importa di quale dei due partiti sia il Presidente o quale partito abbia la maggioranza al Congresso (repubblicani o democratici). Questa posizione nei confronti della Russia e dell’Ucraina può essere spiegata con la necessità per gli Stati Uniti di sostenere l’Ucraina a qualsiasi costo nel lungo termine, almeno per chiare ragioni geopolitiche, dato che molti anni fa il noto russofobo polacco-americano Zbigniew Brzezinski scrisse che un fatto indiscutibile è che senza il territorio dell’Ucraina (sovietica), qualsiasi forma di Russia non può essere un impero o, in altre parole, se l’Ucraina diventasse subordinata all’influenza cruciale russa o fosse annessa da Mosca, la Russia tornerebbe ad essere un impero.

Tuttavia, un’altra ragione della politica russofoba americana in Ucraina è di natura più globale, in quanto Washington vuole combattere qualsiasi nuovo ordine mondiale emerso (o potenziale) nelle relazioni internazionali guidato dalla Russia e/o dalla Cina (ad esempio, formato attorno al quadro dei Paesi BRICS+ o giù di lì). In altre parole, per i responsabili politici americani, qualsiasi divisione delle zone d’interesse in una prospettiva globale danneggerà la posizione dominante dell’America (goduta dopo la fine della Guerra Fredda 1.0) nella politica internazionale e nell’economia, proprio perché ridurrebbe il mercato globale per i prodotti e gli investimenti finanziari americani. Pertanto, tali interessi geopolitici, economici e finanziari degli Stati Uniti stanno guidando la politica americana in Ucraina per armare e addestrare le truppe militari e paramilitari ucraine al fine di vincere la guerra contro la Russia (che, in realtà, secondo molti autori, un regime putschista filo-occidentale a Kiev ha iniziato nel 2014 durante e dopo la rivoluzione di Euro-Maidan). Ufficialmente, l’esercito statunitense non è coinvolto nel conflitto, ma in realtà i soldati ucraini combattono per diversi interessi e benefici dell’amministrazione e delle aziende americane. Ovviamente, Washington sta conducendo una guerra per procura contro la Russia sul territorio dell’Ucraina (sovietica), ma non perché l’operazione militare speciale russa (dalla fine di febbraio 2022) minacciasse la sicurezza nazionale americana, bensì perché gli Stati Uniti minacciavano direttamente la sicurezza della Federazione Russa, l’esistenza della cultura russa e soprattutto dell’etnia russa nelle zone orientali e meridionali dell’Ucraina (compresa la Crimea). Per l’amministrazione americana è ovvio che il ritorno dell’Ucraina nel quadro dell’influenza predominante russa significherebbe, in realtà, l’inizio dell’allontanamento degli Stati Uniti e dei loro partner occidentali (il cosiddetto Occidente collettivo) prima dalla porzione più grande dell’Eurasia e poi, probabilmente, da molti Paesi del Sud globale (soprattutto dall’Africa). In questo contesto, si può dire che i distaccamenti militari e paramilitari ucraini stanno combattendo per la continuazione della posizione egemonica post-Guerra Fredda 1.0 degli Stati Uniti nella politica globale.

Non si nasconde che molti esperti di relazioni internazionali collegano il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina contro la Russia agli interessi economici molto specifici di diverse società internazionali, multinazionali e finanziarie occidentali. Tuttavia, già dopo il 2014 l’economia dell’Ucraina è stata messa nelle mani di aziende occidentali e, di conseguenza, è per questo che il Collettivo Occidentale, guidato dagli Stati Uniti, non è pronto a cedere pacificamente alla Russia alcuni territori che storicamente appartenevano alla Russia ed erano abitati da una popolazione a maggioranza russa. Si stima, ad esempio, che circa la metà di tutti i terreni coltivabili in Ucraina sia stata venduta a società occidentali prima del 2022. Fonti occidentali affermano apertamente che il conflitto in Ucraina è una battaglia per le ricchissime risorse naturali/minerali che questo Paese dell’Europa orientale possiede, ma che non possono essere sfruttate dall’Occidente perché una parte enorme di esse è già sotto il controllo russo (nella regione del Donbas, ad esempio).

La domanda è: che importanza hanno le risorse naturali (probabilmente cruciali?) nell’attuale guerra tra la NATO e la Russia sul suolo dell’Ucraina (sovietica)? Probabilmente lo si può capire dal fatto che, essendo consapevoli della nuda realtà che l’esistenza di un regime politico cliente (dell’Europa dell’Est) dipende principalmente dal sostegno (in una varietà di forme) da parte delle potenze straniere (occidentali), i funzionari delle autorità ucraine dal 2014 hanno invocato l’argomento delle significative riserve di minerali rari per assicurarsi il costante sostegno dei boss occidentali, sostenendo ufficialmente che circa il 5% di tutte le riserve globali di materie prime critiche si trovano in Ucraina (prima del 2014). Sostengono, ad esempio, che circa 500.000 tonnellate di riserve di litio si trovano nella regione del Donbas. L’Ucraina è uno dei primi 10 produttori di titanio, ferro, caolino, manganese, zirconio e grafite. Secondo fonti occidentali rilevanti, (prima del 2014) l’Ucraina possiede circa 20.000 depositi di 116 risorse minerarie diverse, di cui solo 3.055 depositi erano attivi prima del 2022, ovvero solo il 15% circa di tutti. In altre parole, se le aziende occidentali vogliono sfruttare tali risorse naturali, i loro governi devono sostenere il regime di Kiev nella guerra contro la minoranza russa nell’Ucraina orientale e la Russia stessa.

Secondo alcune stime, il territorio dell’Ucraina prima del 2014 (territorio sovietico) possedeva circa il 20% delle riserve mondiali di tutti i minerali di titanio. Va notato che il minerale di titanio è necessario per l’industria aerospaziale, medica, automobilistica e navale da una prospettiva globale. Oltre a disporre di almeno 500.000 riserve scoperte di litio, necessario per la produzione di batterie per auto (in realtà, le riserve di litio sono maggiori), l’Ucraina è tra i primi 5 produttori mondiali di gallio, necessario per la produzione di semiconduttori. Il territorio dell’Ucraina prima del 2014 possedeva grandi riserve di berillio, utilizzato per la produzione di energia atomica, industria aerospaziale, militare ed elettronica. Inoltre, l’Ucraina possiede notevoli riserve di zirconio e apatite, necessari per la produzione di energia atomica. In altre parole, secondo alcune statistiche, l’Ucraina è al terzo posto nel mondo in termini di riserve di ossido di zirconio, subito dopo il Sudafrica e l’Australia, e possiede anche circa il 20% delle riserve mondiali di grafite. L’Ucraina possiede importanti riserve di metalli non ferrosi: rame (quarto posto in Europa), piombo (quinto posto), zinco (sesto posto) e argento (nono posto). Infine, l’Ucraina possiede riserve significative anche di nichel e cobalto.

Perché le risorse naturali ucraine sono importanti per il Collettivo Occidentale che sostiene e finanzia la guerra ucraino-nato contro i russi e la Russia dal 2014 in poi? Lo si può capire dal fatto stesso che 1) oggi la Cina controlla fino al 90% della produzione totale mondiale di minerali di terre rare, dall’estrazione alla lavorazione, e 2) l’UE importa il 40% di tutti i minerali critici proprio dalla Cina. Tenendo conto delle rare riserve naturali/minerali dell’Ucraina, l’Ucraina può aiutare notevolmente le economie occidentali a ottenere un maggiore livello di indipendenza dalla Cina e dalla Russia nel campo dell’energia.

Tuttavia, tra tutte le altre risorse naturali/minerali dell’Ucraina, il titanio è il più interessante per i politici statunitensi in relazione all’attuale conflitto militare nel Paese. Va sottolineato che i maggiori depositi di minerale di titanio in Ucraina sono ancora sotto il controllo del regime di Kiev. È significativo che l’Ucraina abbia enormi riserve di titanio (al secondo posto nel mondo), mentre allo stesso tempo gli Stati Uniti sono costretti a importare circa il 90% del titanio per i loro scopi economici. Il titanio è imprescindibile nell’industria aerospaziale e nella produzione di aerei da trasporto, per cui, a titolo di esempio, l’americana Boeing si rifornisce di titanio dalla Russia fino al 30% del suo fabbisogno (nel 2021, la Russia era il secondo esportatore mondiale di titanio dopo la Cina), ma principalmente lavorando minerali provenienti dall’Ucraina e, dopo il febbraio 2022 (inizio dell’Operazione militare speciale-SMO), dall’Africa e dall’Asia. Tuttavia, durante la SMO russa, alcuni dei più importanti giacimenti minerari dell’Ucraina orientale sono passati sotto il controllo di Mosca.

La regione del Donbas è di primaria importanza per quanto riguarda le risorse minerarie e naturali ucraine e, pertanto, è nota soprattutto per le sue enormi riserve di carbone, motivo per cui si stima che la Russia controlli attualmente l’80% della produzione di carbone dell’Ucraina. Nella parte dell’area di Zaporozhie annessa alla Russia, si trova una delle più grandi miniere di ferro dell’ex Ucraina (territorio sovietico). Il Mar d’Azov possiede notevoli riserve di petrolio e gas. Sia l’area di Zaporozhie che quella di Donetsk possiedono due dei tre maggiori depositi di litio dell’ex Ucraina, che finora non sono stati sfruttati. Tuttavia, il punto cruciale è che la Russia sarebbe tra i primi produttori mondiali di litio avendo il controllo delle aree di Donetsk e Zaporozhie e delle loro riserve di litio. Pertanto, molti esperti occidentali hanno collegato il futuro della questione energetica europea con la riconquista ucraina del Donbas, proprio perché questa regione possiede alcuni dei più grandi depositi di litio (e di altro tipo) in Europa.

In conclusione, il caso dell’Ucraina chiarisce che la questione dello sfruttamento dei metalli rari è, in realtà, di natura geopolitica, sostenuta dalla reale paura dell’Occidente collettivo di perdere il dominio economico-politico globale. Di conseguenza, per ottenere lo sfruttamento di diverse risorse naturali/minerali critiche, l’Occidente collettivo è pronto a combattere la Russia fino all’ultimo soldato ucraino (mobilitato con la forza).

Dr. Vladislav B. Sotirović

Ex professore universitario

Vilnius, Lituania

Ricercatore presso il Centro di Studi Geostrategici

Belgrado, Serbia

www.geostrategy.rs

sotirovic1967@gmail.com

© Vladislav B. Sotirović 2024

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Trump strattonato_a cura di Giuseppe Germinario

Alcune settimane fa abbiamo sottolineato il pesante tentativo di tirare per la giacca Trump, forzando l’interpretazione dei suoi propositi e del suo programma politico. Abbiamo pubblicato anche alcuni testi di “Foreign Affairs”, però non più disponibili pubblicamente sul nostro sito, i cui autori, spacciandosi per suoi ispiratori, hanno delineato le linee di una futura politica estera di chiaro stampo neoconservatore-democratico. L’autore dell’articolo in calce, pubblicato sulla rivista francese “Conflits”, pur con sottili ambiguità e forzature, ha comunque il merito, del tutto raro qui in Europa, di mettere in chiaro le strumentalizzazioni in atto oltre che le perduranti ambiguità. Abbiamo più volte sottolineato che questa condizione non è solo dovuta alla vera e propria delegittimazione e criminalizzazione dell’avversario posta dal campo avverso demo-neocon-radicalprogressista, ma determinata anche dalla permanente, anche se progressivamente attenuata, fragilità del programma politico e della struttura organizzativa del movimento MAGA, parte della stessa compagine a sostegno della candidatura di Donald Trump. Limiti accentuati dalle caratteristiche dello stesso Trump, pur compensate dal grande coraggio e dalla sorprendente determinazione del personaggio, da tempo protagonista e bersaglio di attenzioni di ogni genere. La recente alleanza con Bob Kennedy e Tulsi Gabbard, un tempo esponenti ed icone del panorama democratico statunitense, ed altri probabili futuri ingressi di personalità analoghe nella compagine trumpiana, rappresentano, comunque, unitamente al crescente peso della componente neocon nell’area demo-progressista, un grande passo chiarificatore dei termini reali del conflitto politico sempre meno corrispondenti alle tradizionali rappresentazioni che funestano ancora il panorama politico. Nei prossimi giorni uscirà, appena completato il montaggio, un’altra puntata con Gianfranco Campa sull’argomento. Vogliamo sottolineare una volta di più che la nostra particolare attenzione sulle vicende politiche statunitensi non è dettata da tifoseria acritica verso una delle parti in conflitto in quel paese, propensione purtroppo ben radicata nel dibattito politico italiano ed europeo, quanto dalla necessità di individuare le ripercussioni sulla attuale nostra condizione e sugli spazi che la prevalenza di uno o l’altro degli schieramenti o il perdurare paralizzante di quel conflitto potrebbero aprire nel contesto europeo. Giuseppe Germinario

Scritto sotto l’egida della conservatrice Heritage Foundation, questo testo di oltre 900 pagine fornisce un piano d’azione per il futuro mandato di Trump, secondo una linea dura e ultra-radicale. La sinistra americana denuncia il fascismo strisciante. I repubblicani fanno finta di non saperlo. .

Agente osservatore degli Stati Uniti, che non smette mai di visitare sia negli spazi rurali che in quelli urbani, Alexandre Mendel consegna ogni settimana, in esclusiva per Conflits, una ” Lettre d’Amérique ” per decifrare le attuali elezioni.

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È diventato un classico dei raduni democratici. Con un berretto Make America Great Again in testa, una parrucca bionda e una cravatta rossa troppo lunga, un sosia di Donald Trump è sempre a disposizione per rallegrare i sostenitori di Kamala Harris. Davanti al gigantesco United Center di Chicago, dove la settimana scorsa si è tenuta la convention dei Democratici, un gemello poco curato del miliardario firmava enormi libri, con bordi spessi quanto l’elenco dei funzionari eletti che poche settimane prima hanno sacrificato Joe Biden. ” Venite a farvi autografare il Progetto 2025 ! “ : la battuta si riferisce a un documento intitolato Progetto 2025, lungo 920 pagine e il cui titolo deve essere stato ripetuto, durante i tre giorni di questo grande rave, un buon centinaio di volte dalle personalità invitate a parlare davanti a oltre 5.000 delegati del partito.

Il marchio del complotto

Tanto che il Progetto 2025 è diventato un marchio  quello della cospirazione per la sinistra, che vede in questo grimorio conservatore una tabella di marcia per l’installazione del fascismo in America, e quello dell’imbarazzo per i trumpisti, che giurano, mano sul cuore, di non avere nulla a che fare con questo manuale di istruzioni per conservatori. Senza dubbio Kamala Harris riprenderà gli argomenti della stampa liberale americana contro Donald Trump il 10 settembre (se il dibattito andrà avanti). Vale a dire che Donald Trump ha attinto alle proposte del Progetto 2025 per alimentare la sua Agenda 47, il nome del suo programma ufficiale. Ma che il vero progetto presidenziale del repubblicano è l’intero Progetto 2025.

” Salvare il paese dalla presa della sinistra radicale. “

Come spesso accade negli Stati Uniti (con il loro sistema bipartitico), le versioni dei due schieramenti sono molto esagerate. Donald Trump era certamente a conoscenza dell’esistenza di questo documento e le sue attuali smentite non reggono. Peraltro, i trumpisti, per quanto possano essere talvolta affascinati dall’autorità e persino dai regimi autoritari, non sono in procinto di installare segretamente una dittatura in America. Gli autori del Progetto 2025 sono ben noti ai repubblicani. Non c’è nulla di illuminante nel fatto che si siano incontrati in segreto per fomentare un colpo di Stato: molti di loro lavoravano nell’amministrazione Trump quando era presidente, e non sono quelli che avrebbero potuto evitare due impeachment e una sconfitta.Ma quando Trump afferma, sul suo social network Truth, di ” non avere idea di chi ci sia dietro il Progetto 2025 “, sta mentendo, tanto più che cena regolarmente con i suoi autori, che non scrivono solo perché sono anche bravi a raccogliere fondi… per la sua campagna ! Tra gli autori figurano l’ex capo dello staff della Casa Bianca Mark Meadows e il consigliere senior di Trump Stephen Miller.

La Heritage Foundation, think tank che sta dietro a questo sulfureo pamphlet pubblica questi ricordi, fatti di raccomandazioni, per i repubblicani al ritmo di circa ogni due o tre anni dal primo mandato di Ronald Reagan. Il loro obiettivo è scritto nero su bianco: ” Salvare il Paese dalle grinfie della sinistra radicale. “ La differenza, questa volta, è che il Progetto 2025 sembra essere fatto su misura per Trump, qualora dovesse essere eletto. Il libro cita Trump più di cento volte. Soprattutto dedica alcuni temi cari al candidato repubblicano che promette, in incontri e interviste, “ di essere un dittatore il primo giorno “. La Heritage Foundation non fa mistero delle sue intenzioni, suggerendo la fine dell’onnipotenza dello Stato, un tema classico dei repubblicani, ma che qui assume una dimensione molto regale, in controtendenza rispetto alla tradizione americana. Il piano è quindi quello di ” smantellare il governo federale “ attuando ” un’espansione radicale del potere presidenziale sull’apparato di governo “ nel corso di una transizione di 180 giorni soprannominata ” playbook “. In termini pratici, ciò significherebbe portare tutte le agenzie federali (FBI e CIA, per esempio) sotto la sola responsabilità dell’esecutivo, cioè di Trump. Per giustificarsi, gli estensori del testo interpretano l’articolo 2 della Costituzione degli Stati Uniti, che afferma che il potere esecutivo del Paese ” è conferito al Presidente “. Questa è la teoria dell'” esecutivo unitario ” che mette in disparte il Congresso nel controllo delle agenzie federali e nelle nomine degli alti funzionari che le gestiscono.

Il Progetto 2025 si spinge oltre, consentendo una sorta di caccia alle streghe con test di fedeltà per i futuri funzionari pubblici o addirittura la creazione di un’accademia presidenziale per formare i nuovi dirigenti trumpiani destinati a rimanere a Washington molto tempo dopo la scadenza del secondo mandato di Trump. Nulla di tutto ciò, ovviamente, è menzionato nell’Agenda 47. Lo stesso Trump parla di ” stupidità abissale “, ma il danno è stato fatto : associandolo così fortemente al candidato repubblicano, i democratici ne hanno fatto un repulsore, votare per Trump significa attaccare direttamente la democrazia.

E se fosse solo questo il problema! Cercando il sostegno cruciale delle donne dei sobborghi, Donald Trump, che sta cercando di dare promesse a questo segmento di elettorato, deve anche spiegare la sezione ” famiglia ” del Progetto 2025 che afferma che tutte le gravidanze devono essere portate a termine, anche se la madre è in pericolo di vita, o che il matrimonio eterosessuale è l’unica forma di unione possibile. Un po’ troppo per un candidato che ha promesso, con grande disappunto degli evangelici, di ” garantire i diritti riproduttivi delle donne “, arrivando a usare quella terminologia democratica che tanto fa inorridire i conservatori.

Qui sotto il testo dei due documenti citati. Progetto 2025 è troppo lungo per poter essere tradotto con i nostri scarsi mezzi. Si può, comunque, risalire al sito originario e utilizzare un traduttore. Giuseppe Germinario

2024 PIATTAFORMA DEL GOP MAKE AMERICA GREAT AGAIN!

  Dedica: Agli uomini e alle donne dimenticati d’America

   PREAMBOLO L’America prima di tutto: un ritorno al buon senso

La storia della nostra nazione è piena di storie di uomini e donne coraggiosi che hanno dato tutto quello che avevano per trasformare l’America nella più grande nazione della storia del mondo. Generazioni di patrioti americani hanno fatto appello allo spirito americano di forza, determinazione e amore per la patria per superare sfide apparentemente insormontabili. Il popolo americano ha dimostrato più volte di essere in grado di superare qualsiasi ostacolo e qualsiasi forza messa in campo contro di noi. Agli albori della nostra Repubblica, la generazione dei fondatori ha sconfitto quello che allora era l’Impero più potente che il mondo avesse mai visto. Nel XX secolo, l’America ha sconfitto il nazismo e il fascismo, per poi trionfare sul comunismo sovietico dopo quarantaquattro anni di guerra fredda. Ma ora siamo una nazione in grave declino. Il nostro futuro, la nostra identità e il nostro stesso stile di vita sono minacciati come mai prima d’ora. Oggi dobbiamo ancora una volta fare appello allo stesso spirito americano che ci ha portato a prevalere in ogni sfida del passato, se vogliamo guidare la nostra nazione verso un futuro più luminoso. Per decenni, i nostri politici hanno venduto i nostri posti di lavoro e i nostri mezzi di sussistenza ai migliori offerenti d’oltreoceano con accordi commerciali iniqui e una fede cieca nel canto delle sirene del globalismo. Si sono isolati dalle critiche e dalle conseguenze delle loro azioni sbagliate, permettendo che i nostri confini venissero invasi, che le nostre città fossero invase dal crimine, che il nostro sistema di giustizia venisse armato e che i nostri giovani sviluppassero un senso di disperazione e di mancanza di speranza. Hanno rifiutato la nostra storia e i nostri valori. In poche parole, hanno fatto tutto ciò che era in loro potere per distruggere il nostro Paese. Nel 2016, il Presidente Donald J. Trump è stato eletto come campione inamovibile del popolo americano. Ha riacceso lo spirito americano e ci ha invitato a rinnovare il nostro orgoglio nazionale. Le sue politiche hanno stimolato una crescita economica storica, la creazione di posti di lavoro e la rinascita dell’industria manifatturiera americana. Il Presidente Trump e il Partito Repubblicano hanno condotto l’America fuori dal pessimismo indotto da decenni di leadership fallimentare, dimostrando che il popolo americano vuole di nuovo la grandezza per il nostro Paese. Eppure, dopo quasi quattro anni di amministrazione Biden, l’America è ora scossa da un’inflazione impetuosa, frontiere aperte, criminalità dilagante, attacchi ai nostri figli e conflitti globali, caos e instabilità. Come gli eroi che hanno costruito e difeso questa nazione prima di noi, non ci arrenderemo mai. Ripristineremo la nostra Nazione del, dal e per il popolo. Saremo una nazione basata sulla verità, sulla giustizia e sul buon senso. Il buon senso ci dice chiaramente, nelle parole del Presidente Trump, che “se non abbiamo un confine, non abbiamo un Paese”. Il ripristino di una ragionevole sicurezza delle frontiere e di una politica dell’immigrazione richiede molti passi, che sarebbero stati e sono stati dati per scontati dalle generazioni precedenti come ovviamente necessari e buoni. Dobbiamo rendere sicuro il nostro confine meridionale completando il muro di confine iniziato dal Presidente Trump. Centinaia di chilometri sono già stati costruiti e funzionano magnificamente. La restante costruzione del Muro può essere completata in modo rapido, efficace e poco costoso. Dobbiamo anche controllare attentamente coloro che entrano nel nostro Paese per altre vie e garantire che nessuno possa entrare nel nostro Paese senza averne il diritto legale, e dobbiamo deportare i milioni di immigrati clandestini che Joe Biden ha deliberatamente incoraggiato a invadere il nostro Paese. Inizieremo dando priorità ai criminali più pericolosi e collaborando con la polizia locale. Non dobbiamo permettere che l’invasione di migranti di Biden alteri il nostro Paese. Non deve restare in piedi. Con l’amministrazione Trump e un Congresso repubblicano, sarà immediatamente sconfitto. Il buon senso ci dice chiaramente che se non abbiamo un’industria nazionale con una bassa inflazione, non solo la nostra economia – e persino le nostre attrezzature e forniture militari – sarà alla mercé di nazioni straniere, ma le nostre città, comunità e persone non potranno prosperare. Il Partito Repubblicano deve tornare alle sue radici di partito dell’industria, della produzione, delle infrastrutture e dei lavoratori. La politica economica del Presidente Trump, volta a porre fine all’inflazione e a ripristinare i posti di lavoro nel settore manifatturiero, non è solo ciò di cui l’economia americana e i lavoratori americani hanno bisogno in questo momento, ma è anche ciò che vogliono in questo momento. Il buon senso ci dice chiaramente che dobbiamo liberare l’energia americana se vogliamo distruggere l’inflazione e abbassare rapidamente i prezzi, costruire la più grande economia della storia, rilanciare la nostra base industriale di difesa, alimentare le industrie emergenti e affermare gli Stati Uniti come la superpotenza manifatturiera del mondo. Trivelleremo, BABY, trivelleremo e diventeremo di nuovo indipendenti dal punto di vista energetico, se non addirittura dominanti. Gli Stati Uniti hanno sotto i piedi più oro liquido di qualsiasi altra nazione, e non c’è nemmeno da girarci intorno. Il Partito Repubblicano sfrutterà questo potenziale per alimentare il nostro futuro. Il buon senso ci dice chiaramente che se non abbiamo un esercito forte, non saremo in grado di difendere i nostri interessi e saremo alla mercé di nazioni ostili. La politica del Partito Repubblicano deve essere quella di garantire che l’esercito americano sia il più forte e meglio equipaggiato del mondo e che il nostro Governo usi questa grande forza con parsimonia e solo in casi chiari in cui i nostri interessi nazionali sono minacciati. Il buon senso ci dice chiaramente che il Partito Repubblicano deve essere a favore della parità di trattamento per tutti. Allo stesso modo, il Partito Repubblicano deve garantire la pari applicazione della legge a tutti, indipendentemente dall’affiliazione politica o dalle convinzioni personali. Le recenti persecuzioni politiche guidate dai Democratici minacciano di distruggere 250 anni di principi e pratiche americane e devono essere fermate. L’America ha bisogno di una decisa leadership repubblicana ad ogni livello di governo per affrontare le minacce fondamentali alla nostra stessa sopravvivenza: la nostra disastrosa apertura delle frontiere, la nostra economia indebolita, le paralizzanti restrizioni alla produzione di energia americana, le nostre forze armate esaurite, gli attacchi al sistema di giustizia americano e molto altro ancora. Per rendere chiaro il nostro impegno, offriamo al popolo americano la Piattaforma del Partito Repubblicano 2024 per rendere l’America di nuovo grande! Si tratta di un programma lungimirante che inizia con le seguenti venti promesse che realizzeremo molto rapidamente una volta conquistata la Casa Bianca e la maggioranza repubblicana alla Camera e al Senato;

1. SIGILLARE LA FRONTIERA E FERMARE L’INVASIONE DEI MIGRANTI

2. REALIZZARE LA PIÙ GRANDE OPERAZIONE DI DEPORTAZIONE DELLA STORIA AMERICANA

3. FINIRE L’INFLAZIONE E RENDERE L’AMERICA DI NUOVO AFFIDABILE

4. RENDERE L’AMERICA IL PRODUTTORE DI ENERGIA DOMINANTE NEL MONDO, DI MOLTO!

5. FERMARE LA FUORIUSCITA E TRASFORMARE GLI STATI UNITI IN UNA SUPERPOTENZA MANIFATTURIERA;

6. GRANDI TAGLI ALLE IMPOSTE PER I LAVORATORI E NESSUNA IMPOSTA SULLE MANCE!

7. DIFENDERE LA NOSTRA COSTITUZIONE, LA NOSTRA LEGGE DEI DIRITTI E LE NOSTRE LIBERTÀ FONDAMENTALI, TRA CUI LA LIBERTÀ DI PARLARE, LA LIBERTÀ DI RELIGIONE E IL DIRITTO DI TENERE E PORTARE ARMI

8. PREVENIRE LA TERZA GUERRA MONDIALE, RIPRISTINARE LA PACE IN EUROPA E IN MEDIO ORIENTE E COSTRUIRE UN GRANDE SCUDO DI DIFESA MISSILE A CUPOLA DI FERRO SU TUTTO IL NOSTRO PAESE – TUTTO FATTO IN AMERICA;

9. Porre fine all’armamentario del governo contro il popolo americano;

10. FERMARE L’EPIDEMIA DELLA CRIMINALITÀ MIGRANTE, SMANTELLARE I CARTELLI DELLE DROGHE STRANIERE, STRAPPARE LA VIOLENZA DELLE BANDE E OBBLIGARE I REATI VIOLENTI 5

11. RICOSTRUIRE LE NOSTRE CITTA’, COMPRESA WASHINGTON DC, RENDENDOLE DI NUOVO SICURE, PULITE E BELLE.

12. RAFFORZARE E MODERNIZZARE IL NOSTRO MILITARE, FACENDOLO DIVENTARE, SENZA DOMANDE, IL PIÙ FORTE E PIÙ POTENTE DEL MONDO;

13. MANTENERE IL DOLLARO USA COME VALUTA DI RISERVA DEL MONDO

14. LOTTARE PER E PROTEGGERE LA SICUREZZA SOCIALE E MEDICARE SENZA TAGLI, COMPRESO CHE NON SI CAMBIA L’ETA’ DI RIPENSAMENTO

15. ANNULLARE L’OBBLIGO PER I VEICOLI ELETTRICI E TAGLIARE LE REGOLAMENTAZIONI COSTOSE E INFANTILI

16. TAGLIARE I FINANZIAMENTI FEDERALI A TUTTE LE SCUOLE CHE INSEGNANO TEORIA CRITICA DELLA RAZZA, IDEOLOGIA RADICALE DEL GENERE E ALTRI CONTENUTI INAPPROPRIATI DI TIPO RAZZIALE, SESSUALE O POLITICO AI NOSTRI BAMBINI;

17. TENERE GLI UOMINI FUORI DAGLI SPORT FEMMINILI

18. DEPORTIAMO I RADICALI PRO-HAMAS E RENDIAMO I NOSTRI CAMPUS COLLEGIALI DI NUOVO SICURI E PATRIOTICI

19. SICUREZZA DELLE ELEZIONI, COMPRESO IL VOTO IN GIORNATA, L’IDENTIFICAZIONE DEI VOTANTI, I BALLOTTAGGI CARTACEI E LA PROVA DI CITTADINANZA

20. UNIRE IL NOSTRO PAESE PORTANDOLO A NUOVI RECORD DI SUCCESSO *****

Quando l’America è unita, fiduciosa e impegnata nei suoi principi, non fallirà mai. Oggi e insieme, con l’amore per il nostro Paese, la fede nel nostro popolo e la fiducia nella buona grazia di Dio, faremo di nuovo grande l’America!

Indice dei contenuti 

1. SCONFIGGERE L’INFLAZIONE E ABBASSARE RAPIDAMENTE TUTTI I PREZZI.

2. SIGILLARE LA FRONTIERA E FERMARE L’INVASIONE DEI MIGRANTI;

3. COSTRUIRE LA PIÙ GRANDE ECONOMIA DELLA STORIA;

4. RIPRENDERE IL SOGNO AMERICANO E RENDERLO DI NUOVO ACCESSIBILE PER LE FAMIGLIE, I GIOVANI E TUTTI;

5. PROTEGGERE I LAVORATORI E GLI AGRICOLTORI AMERICANI DAL COMMERCIO INGIUSTO;

6. PROTEGGERE GLI ANZIANI;

7. COLTIVARE GRANDI SCUOLE K-12 che portino a grandi lavori e a grandi vite per i giovani;

8. RIPRENDERE IL SENSO COMUNE NEL NOSTRO GOVERNO E RINNOVARE I PILASTRI DELLA CIVILTA’ AMERICANA 

9. GOVERNO DEL, DAL E PER IL POPOLO. 

10. RITORNO ALLA PACE ATTRAVERSO LA FORZA.

  CAPITOLO PRIMO: SCONFIGGERE L’INFLAZIONE E ABBATTERE RAPIDAMENTE TUTTI I PREZZI 

Il nostro impegno: il Partito Repubblicano invertirà la peggiore crisi inflazionistica degli ultimi quarant’anni, che ha schiacciato la classe media, devastato i bilanci familiari e reso irraggiungibile per milioni di persone il sogno di possedere una casa. Sconfiggeremo l’inflazione, affronteremo la crisi del costo della vita, miglioreremo la sanità fiscale, ripristineremo la stabilità dei prezzi e li faremo scendere rapidamente. L’inflazione è una tassa schiacciante sulle famiglie americane. La storia dimostra che l’inflazione non scomparirà magicamente se le politiche rimarranno invariate. Ci impegniamo a liberare l’energia americana, a ridurre gli sprechi, a tagliare le regolamentazioni eccessive, a proteggere i nostri confini e a ripristinare la pace attraverso la forza. Insieme, ripristineremo la prosperità, garantiremo la sicurezza economica e costruiremo un futuro più luminoso per i lavoratori americani e le loro famiglie. La nostra dedizione a queste politiche renderà l’America più forte, più resistente e più prospera che mai;

1. Liberare l’energia americana Sotto il Presidente Trump, gli Stati Uniti sono diventati il primo produttore di petrolio e gas naturale al mondo – e presto lo saranno di nuovo – eliminando le restrizioni sulla produzione energetica americana e ponendo fine al New Deal verde socialista. I Repubblicani libereranno la produzione di energia da tutte le fonti, compreso il nucleare, per ridurre immediatamente l’inflazione e alimentare le case, le auto e le fabbriche americane con energia affidabile, abbondante e conveniente. 2. Ridurre gli sprechi della spesa federale. I Repubblicani stabilizzeranno immediatamente l’economia tagliando gli sprechi della spesa pubblica e promuovendo la crescita economica;

3. Ridurre i regolamenti costosi e onerosi I repubblicani ripristineranno le politiche di deregolamentazione del Presidente Trump, che hanno fatto risparmiare agli americani 11.000 dollari per famiglia, e porranno fine all’assalto normativo dei democratici che danneggia in modo sproporzionato le famiglie a basso e medio reddito;

4. Stop all’immigrazione clandestina I Repubblicani metteranno in sicurezza il confine, espelleranno gli stranieri illegali e invertiranno le politiche di apertura delle frontiere dei Democratici, che hanno fatto lievitare il costo delle case, dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria per le famiglie americane. 5. Ripristinare la pace attraverso la forza La guerra genera inflazione, mentre la stabilità geopolitica porta alla stabilità dei prezzi. Ripristinare la pace attraverso la forza La guerra genera inflazione, mentre la stabilità geopolitica porta alla stabilità dei prezzi. I Repubblicani porranno fine al caos globale e ripristineranno la pace attraverso la forza, riducendo i rischi geopolitici e abbassando i prezzi delle materie prime.

CAPITOLO 2: SIGILLARE LA FRONTIERA E FERMARE L’INVASIONE DEI MIGRANTI 

Il nostro impegno: i repubblicani offrono un piano aggressivo per fermare le politiche di apertura delle frontiere che hanno aperto le porte a un’ondata di stranieri illegali, droghe letali e criminalità migratoria. Metteremo fine all’invasione al confine meridionale, ripristineremo la legge e l’ordine, proteggeremo la sovranità americana e garantiremo un futuro sicuro e prospero a tutti gli americani;

1. I Repubblicani ripristineranno tutte le politiche di confine dell’amministrazione Trump e bloccheranno tutti i rilasci di stranieri illegali all’interno. Completeremo il muro di confine, trasferiremo una parte massiccia delle forze dell’ordine federali all’applicazione della legge sull’immigrazione e utilizzeremo tecnologie avanzate per monitorare e rendere sicuro il confine. Utilizzeremo tutte le risorse necessarie per fermare l’invasione, compreso il trasferimento di migliaia di truppe attualmente di stanza all’estero verso il nostro confine meridionale. Dispiegheremo la Marina degli Stati Uniti per imporre un blocco totale del fentanyl nelle acque della nostra regione, imbarcando e ispezionando le navi alla ricerca di fentanyl e precursori del fentanyl. Prima di difendere i confini dei Paesi stranieri, dobbiamo prima mettere in sicurezza i confini del nostro Paese;

2. I Repubblicani rafforzeranno l’ICE, aumenteranno le pene per l’ingresso illegale e per il superamento dei visti e ripristineranno il “Remain in Mexico” e altre politiche che hanno contribuito a ridurre l’immigrazione illegale ai minimi storici durante il primo mandato del Presidente Trump. Invocheremo anche l’Alien Enemies Act per rimuovere dagli Stati Uniti tutti i membri di bande, spacciatori o membri di cartelli conosciuti o sospettati, ponendo fine alla piaga della violenza delle bande di stranieri illegali una volta per tutte. Riporteremo il Travel Ban e useremo il Titolo 42 per porre fine alla crisi del traffico di bambini, restituendo immediatamente tutti i bambini trafficati alle loro famiglie nei Paesi d’origine;

3. Il Presidente Trump e i Repubblicani invertiranno le distruttive politiche di apertura delle frontiere dei Democratici, che hanno permesso alle bande criminali e agli stranieri illegali di tutto il mondo di vagare per gli Stati Uniti senza conseguenze. Il Partito Repubblicano si impegna a rimandare a casa gli stranieri illegali e a rimuovere coloro che hanno violato le nostre leggi;

4. I repubblicani utilizzeranno le leggi federali esistenti per tenere fuori dall’America i comunisti, i marxisti e i socialisti stranieri che odiano i cristiani. Chi entra nel nostro Paese deve amare il nostro Paese. Useremo un controllo estremo per garantire che i jihadisti e i simpatizzanti dei jihadisti non siano ammessi. 

5. Stop alle città santuario I repubblicani taglieranno i fondi federali alle giurisdizioni santuario che rilasciano pericolosi criminali stranieri illegali sulle nostre strade, invece di consegnarli all’ICE. Richiederemo la cooperazione locale con le autorità federali preposte all’immigrazione;

6. Garantire che il nostro sistema di immigrazione legale metta al primo posto i lavoratori americani I repubblicani daranno priorità all’immigrazione basata sul merito, assicurando che coloro che sono ammessi nel nostro Paese contribuiscano positivamente alla nostra società e alla nostra economia e non diventino mai un salasso per le risorse pubbliche. Metteremo fine all’immigrazione a catena e metteremo al primo posto i lavoratori americani!

CAPITOLO 3: COSTRUIRE LA PIÙ GRANDE ECONOMIA DELLA STORIA

Il nostro impegno: i lavoratori americani sono i più produttivi, talentuosi e innovativi del pianeta. L’unica cosa che li trattiene è la politica asfissiante del Partito Democratico. Il nostro programma economico America First si basa su cinque pilastri: Ridurre i regolamenti, tagliare le tasse, garantire accordi commerciali equi, assicurare energia affidabile e abbondante a basso costo e promuovere l’innovazione. Insieme, ripristineremo la prosperità economica e le opportunità per tutti gli americani;

1. I Repubblicani taglieranno le norme che soffocano l’occupazione, la libertà e l’innovazione e rendono tutto più costoso. Implementeremo la trasparenza e il buon senso nella definizione delle regole;

2. I repubblicani renderanno permanenti le disposizioni del Trump Tax Cuts and Jobs Act che hanno raddoppiato la deduzione standard, ampliato il credito d’imposta per i bambini e stimolato la crescita economica per tutti gli americani. Elimineremo le tasse sulle mance per milioni di lavoratori dei ristoranti e dell’ospitalità e perseguiremo ulteriori tagli fiscali;

3. Accordi commerciali equi e reciproci I Repubblicani continueranno a forgiare una politica commerciale “America First”, come indicato nel Capitolo 5, opponendosi ai Paesi che imbrogliano e dando priorità ai produttori americani rispetto ai fornitori stranieri. Riporteremo a casa le nostre catene di approvvigionamento critiche. Il Presidente Trump ha dato una svolta alla politica commerciale americana, proteggendo i produttori statunitensi e rinegoziando gli accordi falliti;

4. I Repubblicani aumenteranno la produzione di energia in tutti i settori, snelliranno le autorizzazioni e porranno fine alle restrizioni che distorcono il mercato del petrolio, del gas naturale e del carbone. Il Partito Repubblicano renderà ancora una volta l’America indipendente dal punto di vista energetico e poi dominante dal punto di vista energetico, abbassando i prezzi dell’energia anche al di sotto dei minimi storici raggiunti durante il primo mandato del Presidente Trump;

5. Campione dell’innovazione I Repubblicani apriranno la strada alla futura grandezza economica guidando il mondo nelle industrie emergenti. 6. Criptovalute I Repubblicani porranno fine al giro di vite illegale e antiamericano dei Democratici sulle criptovalute e si opporranno alla creazione di una banca centrale per le valute digitali. Difenderemo il diritto di estrarre Bitcoin e garantiremo a tutti gli americani il diritto di custodire autonomamente i propri beni digitali e di effettuare transazioni libere dalla sorveglianza e dal controllo del Governo. Intelligenza Artificiale (AI) Abrogheremo il pericoloso Ordine Esecutivo di Joe Biden che ostacola l’innovazione dell’AI e impone idee di sinistra radicale allo sviluppo di questa tecnologia. Al suo posto, i Repubblicani sosterranno uno sviluppo dell’IA radicato nella libertà di parola e nel benessere umano. Espansione della libertà, della prosperità e della sicurezza nello spazio Sotto la guida dei Repubblicani, gli Stati Uniti creeranno una solida industria manifatturiera nell’orbita terrestre, rimanderanno gli astronauti americani sulla Luna e su Marte e rafforzeranno le partnership con il settore spaziale commerciale in rapida espansione per rivoluzionare la nostra capacità di accedere, vivere e sviluppare beni nello spazio.

CAPITOLO QUARTO: RIPRENDERE IL SOGNO AMERICANO E RENDERLO DI NUOVO AFFIDABILE PER LE FAMIGLIE, I GIOVANI E TUTTI 

Il nostro impegno: i repubblicani offrono un piano per rendere il sogno americano nuovamente accessibile. Ci impegniamo a ridurre i costi degli alloggi, dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria, diminuendo le spese quotidiane e aumentando le opportunità;

1. Per aiutare i nuovi acquirenti di case, i Repubblicani ridurranno i tassi dei mutui riducendo l’inflazione, apriranno porzioni limitate di terreni federali per consentire la costruzione di nuove case, promuoveranno la proprietà di case attraverso incentivi fiscali e sostegno a chi acquista per la prima volta, e taglieranno le regolamentazioni inutili che aumentano i costi degli alloggi;

2. Istruzione superiore accessibile Per ridurre il costo dell’istruzione superiore, i Repubblicani sosterranno la creazione di ulteriori alternative, drasticamente più accessibili, alla tradizionale laurea quadriennale;

3. Assistenza sanitaria accessibile I costi dell’assistenza sanitaria e dei farmaci da prescrizione sono fuori controllo. I Repubblicani aumenteranno la trasparenza, promuoveranno la scelta e la concorrenza e amplieranno l’accesso a nuove opzioni di assistenza sanitaria e di farmaci da prescrizione a prezzi accessibili. Proteggeremo Medicare e garantiremo che gli anziani ricevano le cure di cui hanno bisogno senza essere gravati da costi eccessivi;

4. Riduzione dei costi quotidiani I Repubblicani ridurranno il carico normativo, abbasseranno i costi dell’energia e promuoveranno politiche economiche che facciano scendere il costo della vita e i prezzi dei beni e dei servizi quotidiani.  

CAPITOLO QUINTO: PROTEGGERE I LAVORATORI E GLI AGRICOLTORI AMERICANI DAL COMMERCIO INGIUSTO

Il nostro impegno: il Partito Repubblicano sostiene una politica economica patriottica “America First”. I Repubblicani offrono un solido piano per proteggere i lavoratori, gli agricoltori e le industrie americane dalla concorrenza straniera sleale. Ci impegniamo a riequilibrare il commercio, a garantire l’indipendenza strategica e a rivitalizzare la produzione. Daremo priorità alla produzione nazionale e garantiremo l’indipendenza nazionale per quanto riguarda i beni e i servizi essenziali. Insieme, costruiremo un’America forte, autosufficiente e prospera;

1. Riequilibrare il commercio Il nostro deficit commerciale di beni è cresciuto fino a superare il trilione di dollari l’anno. I Repubblicani sosterranno le tariffe di base sui beni prodotti all’estero, approveranno la legge sul commercio reciproco di Trump e risponderanno alle pratiche commerciali sleali. Mentre le tariffe sui produttori stranieri aumentano, le tasse sui lavoratori, le famiglie e le imprese americane possono diminuire;

2. Assicurare l’indipendenza strategica dalla Cina I repubblicani revocheranno lo status di nazione più favorita alla Cina, elimineranno gradualmente le importazioni di beni essenziali e impediranno alla Cina di acquistare beni immobili e industrie americane;

3. Salvare l’industria automobilistica americana I repubblicani faranno rinascere l’industria automobilistica statunitense invertendo i regolamenti dannosi, annullando i mandati per i veicoli elettrici e altri mandati di Biden e impedendo l’importazione di veicoli cinesi;

4. Riportare in patria le catene di approvvigionamento critiche I Repubblicani riporteranno negli Stati Uniti le catene di approvvigionamento critiche, garantendo la sicurezza nazionale e la stabilità economica, creando al contempo posti di lavoro e aumentando i salari dei lavoratori americani;

5. I Repubblicani rafforzeranno le politiche Buy American e Hire American, vietando alle aziende che esternalizzano i lavori di fare affari con il Governo federale. 6. Diventare la Superpotenza manifatturiera Proteggendo i lavoratori americani dalla concorrenza straniera sleale e liberando l’energia americana, i Repubblicani ripristineranno la produzione americana, creando posti di lavoro, ricchezza e investimenti. Proteggendo i lavoratori americani dalla concorrenza straniera sleale e liberando l’energia americana, i Repubblicani ripristineranno l’industria manifatturiera americana, creando posti di lavoro, ricchezza e investimenti.  

CAPITOLO 6: PROTEGGERE I SENIORES 

Il nostro impegno: il Presidente Trump ha detto chiaramente che non taglierà un solo centesimo da Medicare o dalla Social Security. I cittadini americani lavorano duramente per tutta la vita, contribuendo alla Social Security e a Medicare. Questi programmi sono una promessa per i nostri anziani, che possono vivere i loro anni d’oro con dignità. I Repubblicani proteggeranno questi programmi vitali e garantiranno la stabilità economica. Lavoreremo con i nostri grandi anziani, per consentire loro di essere attivi e in salute. Ci impegniamo a salvaguardare il futuro dei nostri anziani e di tutte le famiglie americane;

1. Proteggere la previdenza sociale La previdenza sociale è un’ancora di salvezza per milioni di pensionati, ma i politici corrotti hanno derubato la previdenza sociale per finanziare i loro progetti personali. I repubblicani ripristineranno la stabilità economica per garantire la sostenibilità a lungo termine della previdenza sociale;

2. Rafforzare Medicare I Repubblicani proteggeranno le finanze di Medicare dal rischio di essere schiacciate dal piano dei Democratici di aggiungere decine di milioni di nuovi immigrati illegali ai registri di Medicare. Giuriamo di rafforzare Medicare per le generazioni future;

3. I repubblicani sosterranno una maggiore attenzione alla prevenzione e alla gestione delle malattie croniche, all’assistenza a lungo termine e alla flessibilità delle prestazioni. Amplieremo l’accesso alle cure primarie e sosterremo le politiche che aiutano gli anziani a rimanere nelle loro case e a mantenere la sicurezza finanziaria;

4. Proteggere l’assistenza domiciliare agli anziani I Repubblicani sposteranno le risorse verso l’assistenza domiciliare agli anziani, annulleranno i disincentivi che portano alla carenza di personale di assistenza e sosterranno i caregiver familiari non retribuiti attraverso crediti d’imposta e riduzione della burocrazia;

5. Proteggere le basi economiche per sostenere gli anziani I Repubblicani affronteranno l’inflazione, libereranno l’energia americana, ripristineranno la crescita economica e metteranno in sicurezza i nostri confini per preservare i fondi per la sicurezza sociale e Medicare per la prossima generazione e oltre. Assicureremo che questi programmi rimangano solvibili a lungo nel futuro, invertendo le dannose politiche dei Democratici e scatenando un nuovo boom economico.  

CAPITOLO SETTIMO: COLTIVARE SCUOLE K-12 DI GRANDE QUALITÀ CHE PORTINO A GRANDI LAVORO E A VITE DI GRANDE QUALITÀ PER I GIOVANI 

Il nostro impegno: i Repubblicani offrono un piano per coltivare grandi scuole K-12, garantire ambienti di apprendimento sicuri e liberi da ingerenze politiche e ripristinare i diritti dei genitori. Ci impegniamo per un sistema educativo che dia potere agli studenti, sostenga le famiglie e promuova i valori americani. Il nostro sistema educativo deve preparare gli studenti a una vita di successo e a un lavoro ben retribuito;

1. Grandi presidi e grandi insegnanti I repubblicani sosterranno le scuole che si concentrano sull’eccellenza e sui diritti dei genitori. Sosterremo l’abolizione della cattedra, l’adozione della retribuzione di merito e l’adozione di vari modelli educativi sostenuti pubblicamente;

2. Scelta scolastica universale I repubblicani ritengono che le famiglie debbano avere la possibilità di scegliere la migliore istruzione per i propri figli. Sosteniamo la scelta scolastica universale in tutti gli Stati americani. Espanderemo i conti di risparmio per l’istruzione 529 e sosterremo ugualmente le famiglie che studiano a casa;

3. Preparare gli studenti a lavori e carriere I Repubblicani daranno risalto all’istruzione per preparare gli studenti a lavori e carriere eccellenti, sostenendo l’apprendimento basato su progetti e scuole che offrono esperienze lavorative significative. Smaschereremo i modelli educativi politicizzati e finanzieremo programmi di formazione professionale comprovati;

4. Scuole sicure, protette e libere da droghe I repubblicani sosterranno la revisione degli standard di disciplina scolastica, la sospensione immediata degli studenti violenti e l’irrigidimento delle scuole per tenere la violenza lontana dai nostri luoghi di apprendimento;

5. Ripristino dei diritti dei genitori I repubblicani ripristineranno i diritti dei genitori nell’istruzione e applicheranno le nostre leggi sui diritti civili per impedire alle scuole di discriminare sulla base della razza. Ci fidiamo dei genitori!

6. Conoscenza e competenze, non indottrinamento CRT e di genere I repubblicani si assicureranno che ai bambini vengano insegnate nozioni fondamentali come lettura, storia, scienze e matematica, non la propaganda di sinistra. Disinfetteremo le scuole che si impegnano in un indottrinamento politico inappropriato dei nostri figli usando i dollari dei contribuenti federali;

7. Promuovere l’amore per la patria con un’autentica educazione civica I Repubblicani ripristineranno la Commissione 1776, promuoveranno un’educazione civica equa e patriottica e si opporranno ai tentativi di nazionalizzare l’educazione civica. Sosterremo le scuole che insegnano i principi fondanti dell’America e la civiltà occidentale;

8. Libertà di preghiera I Repubblicani sosterranno il diritto del Primo Emendamento di pregare e leggere la Bibbia a scuola e si opporranno a coloro che violano le libertà religiose degli studenti americani;

9. Gli Stati Uniti spendono per l’istruzione più soldi per alunno di qualsiasi altro Paese al mondo, eppure siamo in fondo a tutte le classifiche sull’istruzione in termini di risultati. Chiuderemo il Dipartimento dell’Educazione a Washington D.C. e lo rimanderemo agli Stati, a cui appartiene, e lasceremo che gli Stati gestiscano il nostro sistema educativo come dovrebbe essere gestito. I nostri grandi insegnanti, che sono così importanti per il futuro benessere del nostro Paese, saranno tutelati e protetti dal Partito Repubblicano affinché possano svolgere il lavoro di educazione dei nostri studenti che tanto desiderano. Il nostro obiettivo è quello di portare l’istruzione negli Stati Uniti ai massimi livelli, mai raggiunti prima d’ora!

CAPITOLO 8: RIPRENDERE IL SENSO COMUNE NEL GOVERNO E RINNOVARE I PILASTRI DELLA CIVILTA’ AMERICANA 

Il nostro impegno: i repubblicani offrono un piano per rinnovare la civiltà americana con politiche di buon senso che sostengono le famiglie, ripristinano la legge e l’ordine, si prendono cura dei veterani, promuovono la bellezza e onorano la storia americana. Ci impegniamo a rafforzare le fondamenta della nostra società per un futuro più luminoso;

1. I repubblicani promuoveranno una cultura che valorizzi la santità del matrimonio, la benedizione dell’infanzia, il ruolo fondamentale delle famiglie e sostenga i genitori che lavorano. Metteremo fine alle politiche che puniscono le famiglie;

2. Ricostruire le nostre città e ripristinare l’ordine pubblico I repubblicani ripristineranno la sicurezza nei nostri quartieri rifornendo i dipartimenti di polizia, ripristinando la polizia del buon senso e proteggendo gli agenti da cause legali futili. Ci opporremo ai procuratori marxisti, difenderemo con forza il diritto di ogni americano a vivere in pace e affronteremo con compassione il problema dei senzatetto per riportare l’ordine nelle nostre strade;

3. Rendere Washington D.C. la capitale più sicura e più bella I Repubblicani riaffermeranno un maggiore controllo federale su Washington D.C. per ripristinare la legge e l’ordine nella nostra capitale e garantire che gli edifici e i monumenti federali siano ben mantenuti;

4. Prendersi cura dei nostri veterani I repubblicani porranno fine agli alloggi di lusso e ai benefici per i contribuenti degli immigrati clandestini e utilizzeranno questi risparmi per ospitare e curare i veterani senzatetto. Ripristineremo le riforme dell’Amministrazione Trump per espandere le scelte sanitarie dei veterani, proteggere gli informatori e ritenere responsabili i dipendenti con scarso rendimento che non danno ai nostri veterani le cure che meritano;

5. Rendere i college e le università sani di mente e accessibili I repubblicani licenzieranno gli accreditatori della sinistra radicale, ridurranno i costi delle tasse scolastiche, ripristineranno le protezioni del giusto processo e perseguiranno i casi di diritti civili contro le scuole che discriminano;

6. Lotta all’antisemitismo I Repubblicani condannano l’antisemitismo e sostengono la revoca dei visti ai cittadini stranieri che sostengono il terrorismo e il jihadismo. Riteniamo responsabili coloro che perpetrano violenza contro il popolo ebraico;

7. Superare la crisi dell’educazione alle arti liberali I repubblicani sostengono il ripristino dell’educazione classica alle arti liberali;

8. I Repubblicani promuoveranno la bellezza nell’architettura pubblica e preserveranno i nostri tesori naturali. Costruiremo i simboli più cari della nostra nazione e ripristineremo i veri sforzi di conservazione;

9. Onorare la storia americana I repubblicani celebrano i nostri grandi eroi americani e sono orgogliosi che la storia dell’America renda tutti liberi. Organizzeremo una celebrazione nazionale in occasione del 250° anniversario della fondazione degli Stati Uniti d’America.

CAPITOLO 9: GOVERNO DEL, DAL E PER IL POPOLO 

Il nostro impegno: i Repubblicani offriranno un piano chiaro, preciso e orientato agli Stati Uniti per fermare l’armamento del governo da parte della sinistra radicale dei Democratici e il suo assalto alla libertà americana. Ripristineremo il governo di, da e per il popolo, garantendo la responsabilità, proteggendo le libertà individuali e correggendo le nostre elezioni, un tempo molto corrotte. Ci impegniamo a sostenere la Costituzione degli Stati Uniti, a nominare giudici che rispettino lo Stato di diritto e a difendere i diritti di tutti gli americani alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità. Manterremo la Corte Suprema come è sempre stata concepita, a 9 giudici. Non permetteremo al Partito Democratico di aumentare questo numero, come vorrebbero fare, di 4, 6, 8, 10 e persino 12 giudici. Li bloccheremo in ogni occasione;

1. I repubblicani fermeranno il governo debole e armato Riteniamo responsabili coloro che hanno abusato del potere del governo per perseguire ingiustamente i loro avversari politici. Declassificheremo i documenti del governo, staneremo i malfattori e licenzieremo i dipendenti corrotti;

2. I Repubblicani smantelleranno la censura e proteggeranno la libertà di parola Vieteremo al governo federale di collaborare con chiunque per censurare il linguaggio lecito, disinnescheremo le istituzioni impegnate nella censura e riterremo responsabili tutti i burocrati coinvolti nella censura illegale. Proteggeremo la libertà di parola online;

3. I repubblicani difenderanno la libertà religiosa Siamo i difensori del diritto alla libertà religiosa sancito dal Primo Emendamento. Esso protegge il diritto non solo di praticare il proprio culto secondo i dettami della coscienza, ma anche di agire in conformità con tali convinzioni, non solo nei luoghi di culto, ma anche nella vita quotidiana. Tra le nostre fila ci sono uomini e donne di ogni fede e tradizione e rispettiamo il diritto di ogni americano di seguire le proprie convinzioni. Per proteggere la libertà religiosa, i Repubblicani sostengono una nuova Task Force federale per la lotta ai pregiudizi anticristiani che indagherà su tutte le forme di discriminazione illegale, molestie e persecuzioni contro i cristiani in America;

4. I repubblicani proteggeranno e difenderanno il voto del popolo, all’interno degli Stati, sulla questione della vita Siamo orgogliosamente a favore delle famiglie e della vita. Crediamo che il 14° Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti garantisca che a nessuna persona possa essere negata la vita o la libertà senza un giusto processo e che gli Stati siano quindi liberi di approvare leggi che proteggano tali diritti. Dopo 51 anni, grazie a noi, questo potere è stato dato agli Stati e al voto del popolo. Ci opporremo all’aborto tardivo e sosterremo le madri e le politiche che promuovono l’assistenza prenatale, l’accesso al controllo delle nascite e la FIV (trattamenti per la fertilità);

5. I Repubblicani porranno fine alla follia di genere della sinistra Terremo gli uomini fuori dagli sport femminili, vieteremo i finanziamenti dei contribuenti per gli interventi chirurgici di cambio di sesso e impediremo alle scuole finanziate dai contribuenti di promuovere la transizione di genere, annulleremo la radicale riscrittura di Biden dei regolamenti educativi del Titolo IX e ripristineremo le protezioni per le donne e le ragazze;

6. I Repubblicani garantiranno l’integrità delle elezioni Implementeremo misure per rendere sicure le nostre elezioni, tra cui l’identificazione degli elettori, schede cartacee altamente sofisticate, prove di cittadinanza e voto in giornata. Non permetteremo ai Democratici di dare il diritto di voto agli stranieri illegali;

7. I territori di Guam, del Commonwealth delle Isole Marianne Settentrionali, delle Samoa Americane, delle Isole Vergini Americane e di Porto Rico sono di vitale importanza per la nostra sicurezza nazionale e accogliamo con favore una loro maggiore partecipazione a tutti gli aspetti del processo politico.

CAPITOLO 10: RITORNO ALLA PACE ATTRAVERSO LA FORZA 

Il nostro impegno: per garantire la sicurezza del popolo americano è necessaria un’America forte. La debole politica estera dell’amministrazione Biden ci ha reso meno sicuri e uno zimbello in tutto il mondo. Il piano repubblicano consiste nel riportare la pace attraverso la forza, ricostruendo le nostre forze armate e le nostre alleanze, contrastando la Cina, sconfiggendo il terrorismo, costruendo uno scudo missilistico Iron Dome, promuovendo i valori americani, proteggendo la nostra patria e i nostri confini e rilanciando la nostra base industriale della difesa. Costruiremo un esercito più grande, migliore e più forte che mai. Il nostro impegno è quello di proteggere l’America e di garantire un futuro sicuro e prospero per tutti;

1. L’interesse nazionale I repubblicani promuoveranno una politica estera incentrata sugli interessi americani più essenziali, a cominciare dalla protezione della patria americana, del nostro popolo, dei nostri confini, della nostra grande bandiera americana e dei nostri diritti sotto Dio;

2. Modernizzare l’esercito I repubblicani faranno in modo che il nostro esercito sia la forza più moderna, letale e potente del mondo. Investiremo in ricerca all’avanguardia e tecnologie avanzate, tra cui lo scudo di difesa missilistico Iron Dome, sosterremo le nostre truppe con stipendi più alti e faremo licenziare al più presto i Democratici di sinistra;

3. Rafforzare le alleanze I Repubblicani rafforzeranno le alleanze garantendo che i nostri alleati debbano rispettare i loro obblighi di investire nella nostra difesa comune e ripristinando la pace in Europa. Saremo al fianco di Israele e cercheremo la pace in Medio Oriente. Ricostruiremo la nostra rete di alleanze nella regione per garantire un futuro di pace, stabilità e prosperità. Allo stesso modo, sosterremo nazioni forti, sovrane e indipendenti nell’Indo-Pacifico, che prosperino in pace e commercio con gli altri;

4. Rafforzare le capacità economiche, militari e diplomatiche I Repubblicani rafforzeranno le capacità economiche, militari e diplomatiche per proteggere lo stile di vita americano dalle influenze maligne dei Paesi che si oppongono a noi nel mondo;

5. Difendere i confini dell’America Contro ogni previsione, il Presidente Trump ha completato centinaia di chilometri di muro e terminerà rapidamente il lavoro. I repubblicani mobiliteranno il personale militare e i mezzi necessari per reprimere duramente i cartelli che trafficano droga e persone nel nostro Paese;

6. Rilanciare la nostra base industriale La nostra base industriale è fondamentale per garantire buoni posti di lavoro ai nostri cittadini, ma anche la produzione affidabile di piattaforme e forniture vitali per la Difesa. La nostra politica deve essere quella di rilanciare la nostra base industriale, dando priorità alle industrie critiche per la Difesa. Le attrezzature e le parti critiche per la sicurezza americana devono essere MADE IN THE USA;

7. Proteggere le infrastrutture critiche I Repubblicani utilizzeranno tutti gli strumenti del potere nazionale per proteggere le infrastrutture critiche e la base industriale della nostra nazione da attori informatici malintenzionati. Questa sarà una priorità nazionale, e aumenteremo gli standard di sicurezza per i nostri sistemi e le nostre reti critiche e li difenderemo dai cattivi attori.  

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ONS DEL REGNO UNITO: L’eccesso di morti nel Regno Unito non può essere causato dagli scatti COVID, Steve Kirsch

ONS DEL REGNO UNITO: L’eccesso di morti nel Regno Unito non può essere causato dagli scatti COVID

Un articolo di Lancet elenca le possibili cause dell’eccesso di mortalità dell’8% nel Regno Unito. Il vaccino COVID non è elencato. Non si può trovare ciò che non si cerca.

Il vaccino COVID non è elencato come possibile causa di decessi in eccesso in questo commento co-autore di un dipendente dell’ONS del Regno Unito

Riassunto

Un commento sulle ragioni dell’enorme numero di decessi in eccesso nel Regno Unito, scritto da una collaboratrice dell’ONS britannico (Sarah Caul), è stato pubblicato su Lancet con il titolo Mortalità in eccesso in Inghilterra dopo la pandemia COVID-19: implicazioni per la prevenzione secondaria.

Il documento afferma: “Le cause di questi eccessi di mortalità sono probabilmente molteplici e potrebbero includere gli effetti diretti dell’infezione da Covid-19, le pressioni acute sui servizi per acuti del Servizio sanitario nazionale, con conseguenti esiti peggiori degli episodi di malattia acuta, e l’interruzione dell’individuazione e della gestione delle malattie croniche”.

Si noti che il vaccino COVID non è elencato come possibile causa di decessi in eccesso.

Ecco perché non troveranno mai un segnale: perché si rifiutano di cercarlo.

Il documento dell’ONS ha ragione a ignorare gli scatti del COVID?

No. Norman Fenton e Martin Neil hanno esaminato tutte le cause dell’eccesso di decessi e l’unica spiegazione che aveva senso era il vaccino COVID.

Quindi stanno cercando in tutti i posti tranne che in quello più probabile.

Sintesi

Le autorità sanitarie semplicemente non considerano la possibilità che il vaccino COVID possa essere la causa di un eccesso di decessi. Non si può trovare ciò che non si cerca.

L’analisi di Fenton/Neil chiarisce che gli spari sono la causa più probabile dell’eccesso di morti.

19 Commenti

Commento sulla correlazione/causazione…

Se si verifica una correlazione 1:1 in una singola relazione, i critici piantano le loro bandiere sulla premessa che esiste la plausibilità che il rapporto di causalità non esista.

Se, invece, una correlazione 1:1 si verifica attraverso il tempo e lo spazio in base alla scala, sempre, allora si è incontrata una “relazione” che deve essere investigata per essere compresa.

Si potrebbero porre alcune domande che indicherebbero la necessità di un’indagine se le risposte risultassero ordinate e non casuali, come ad esempio: quali sono le leggi/politiche statali sulla vaccinazione degli studenti e la forza del programma di vaccinazione rispetto alla prevalenza dell’autismo e delle allergie in ogni Stato dell’Unione? Casuale o ordinato per forza? Qualcuno ha i dati?

Quali sono i tassi di adozione dei vaxx rispetto all’aumento della mortalità per ogni nazione del pianeta? A caso, o ordinati in base al tasso di adozione?

Risposta
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E ancora una volta, se i vaccini erano così bravi a prevenire le malattie gravi e la MORTE, perché ci sono più morti attribuite a Covid dopo la vaccinazione quando le varianti erano più lievi?

Questi imbecilli non riescono nemmeno a correggere la loro stessa propaganda e narrazione.

Eccesso di mortalità in Inghilterra dopo la pandemia di COVID-19: implicazioni per la prevenzione secondaria

Open AccessPubblicato:Dicembre 01, 2023DOI:https://doi.org/10.1016/j.lanepe.2023.100802

Molti Paesi, tra cui il Regno Unito, hanno continuato a registrare un apparente eccesso di decessi molto tempo dopo i picchi associati alla pandemia COVID-19 nel 2020 e 2021.

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I numeri dei decessi in eccesso stimati in questo periodo sono notevoli. L’Office for National Statistics (ONS) del Regno Unito ha calcolato che, rispetto alla media quinquennale (escluso il 2020), nel 2022 sono stati registrati 44.255 decessi in più, pari al 7,2%.

Le cause di questi eccessi di mortalità sono probabilmente molteplici e potrebbero comprendere gli effetti diretti dell’infezione da Covid-19,

Dal luglio 2020, l’Office for Health Improvement and Disparities (OHID) pubblica stime di mortalità in eccesso basate su un modello di regressione di Poisson per l’Inghilterra settimana per settimana, complessivamente e scomposte per età, etnia, regione e causa.

Questo modello rileva che nel periodo compreso tra la settimana che termina il 3 giugno 2022 e il 30 giugno 2023, l’eccesso di decessi per tutte le cause è stato relativamente maggiore per le persone di 50-64 anni (15% in più del previsto), rispetto all’11% in più per le persone di 25-49 e < 25 anni, e circa il 9% in più per i gruppi di età superiore ai 65 anni. Sebbene l’età mediana di questi gruppi sia cambiata rispetto al 2020, l’analisi della mortalità standardizzata per età, suddividendo i tassi di mortalità per sesso, ha rilevato ancora differenze di età più chiare. Il CMI standardizzato per età ha rilevato modelli simili, con i maggiori eccessi di mortalità relativa per il 2022 osservati negli adulti giovani (20-44 anni) e di mezza età (45-64 anni).

Diverse cause, tra cui le malattie cardiovascolari, mostrano un eccesso relativo superiore a quello osservato nei decessi per tutte le cause (9%) nello stesso periodo (settimana che termina il 3 giugno 2022-30 giugno 2023), in particolare: tutte le malattie cardiovascolari (12%), insufficienza cardiaca (20%), malattie ischemiche del cuore (15%), malattie del fegato (19%), infezioni respiratorie acute (14%) e diabete (13%).

Per gli adulti di mezza età (50-64) in questo periodo di 13 mesi, l’eccesso relativo per quasi tutte le cause di morte esaminate è stato superiore a quello osservato per tutte le età. I decessi per malattie cardiovascolari sono stati superiori del 33% rispetto a quelli attesi, mentre per quanto riguarda le malattie cardiovascolari specifiche, i decessi per cardiopatie ischemiche sono stati superiori del 44%, per malattie cerebrovascolari del 40% e per insufficienza cardiaca del 39%. I decessi per infezioni respiratorie acute sono stati superiori del 43% rispetto al previsto, mentre per il diabete i decessi sono stati superiori del 35%. I decessi per malattie del fegato sono stati del 19% più alti del previsto per le persone di età compresa tra 50 e 64 anni, come per i decessi a tutte le età.

Se si considera il luogo di decesso, dal 3 giugno 2022 al 30 giugno 2023 si è registrato il 22% in più di decessi in case private rispetto al previsto, contro il 10% in più negli ospedali, ma non c’è stato alcun eccesso di decessi nelle case di cura e il 12% in meno di decessi rispetto al previsto negli hospice. Per quanto riguarda i decessi per malattie cardiovascolari, l’eccesso relativo nelle case private è stato più alto rispetto a tutte le cause, con il 27%. I decessi in ospedale erano superiori dell’8% e quelli nelle case di cura solo del 3%.

Il maggior numero di decessi in eccesso nella fase acuta della pandemia ha riguardato gli adulti più anziani. Ora il modello è quello di un eccesso persistente di decessi che, in termini relativi, è più evidente negli adulti di mezza età e in quelli più giovani, con i decessi per cause CVD e i decessi in case private che sono i più colpiti. Sono necessarie analisi tempestive e granulari per descrivere queste tendenze e informare così gli sforzi di prevenzione e gestione della malattia. Sfruttare queste conoscenze granulari ha il potenziale per mitigare quello che sembra essere un impatto continuo e diseguale sulla mortalità, e probabilmente un impatto corrispondente sulla morbilità, in tutta la popolazione.

Contributori

Tutti gli autori hanno contribuito alla progettazione dell’articolo, JP-S ha scritto la prima bozza, SC, SM e JN hanno redatto ulteriori sezioni, tutti gli autori hanno rivisto e commentato le bozze.

Dichiarazione di interessi

JP-S è Partner di Lane Clark & Peacock LLP, presidente della Royal Society for Public Health e riferisce di aver ricevuto compensi personali da Novo Nordisk e Pfizer Ltd al di fuori di questo lavoro. SM è Partner di Lane Clark &; Peacock LLP e vicepresidente della Continuous Mortality Investigation. Tutti gli altri autori non dichiarano interessi in competizione.

Riferimenti

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    L’impatto della pandemia COVID-19 sulla prevenzione e la gestione delle malattie cardiovascolari.

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    • Ufficio per il miglioramento della salute e le disparità
    Eccesso di mortalità in Inghilterra e nelle regioni inglesi.

    2023

  7. 7.
    • Istituto e Facoltà degli Attuari
    Monitoraggio della mortalità CMI – 4° trimestre 2022.

    2023

  8. 8.
    • Istituto e Facoltà degli Attuari
    Monitoraggio della mortalità CMI – 3° trimestre 2023.

    2023

  9. 9.
    • Ufficio per il miglioramento della salute e le disparità
    Eccesso di mortalità: analisi su misura.

    2023

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Potenti attacchi russi inaugurano la stagione del malcontento ucraino, di Simplicius

Questa mattina la Russia ha colpito l’Ucraina con quello che è stato definito il più grande attacco aereo della guerra. Potrebbe essere un’esagerazione, ma è probabile che siano almeno tra i 3 e i 5 più importanti.

L’obiettivo principale degli attacchi sembra essere quello di colpire importanti sottostazioni energetiche, in particolare quelle da 750kv, che, a quanto mi risulta, sono molto più importanti e insostituibili delle sottostazioni più piccole.

Dichiarazione ufficiale del Ministero della Difesa russo sugli attacchi odierni in territorio ucraino: “Questa mattina, le Forze Armate della Federazione Russa hanno lanciato un attacco massiccio con armi di precisione a lungo raggio di origine aerea e marittima, con l’aviazione operativo-tattica delle Forze Aerospaziali Russe e con veicoli aerei senza pilota d’attacco contro le strutture critiche dell’infrastruttura energetica che assicurano il funzionamento del complesso militare-industriale dell’Ucraina”.

Colpiti:

– sottostazioni elettriche nelle regioni di Kiev, Vinnytsia, Zhitomir, Khmelnytskyi, Dnepropetrovsk, Poltava, Nikolaev, Kirovograd e Odessa;

– stazioni di compressione del gas nelle regioni di Leopoli, Ivano-Frankivsk e Kharkiv, che garantiscono il funzionamento del sistema di trasporto del gas in Ucraina;

– siti di stoccaggio per le armi dell’aviazione trasferite a Kiev dai Paesi occidentali presso gli aeroporti delle regioni di Kiev e Dnepropetrovsk.

Il colpo più significativo è stato naturalmente quello alla centrale idroelettrica di Kiev, situata a 50.588256, 30.512125: 50.588256, 30.512125

Immediatamente tutte le regioni dell’Ucraina sono piombate nel buio, mentre Zelensky ha promesso che si sta lavorando per ripristinare la corrente. Le stazioni di notizie hanno persino perso la corrente in diretta:

Molti avevano ipotizzato che si trattasse dell’attesa vendetta per Kursk, ma è interessante notare che in un’intervista dopo che gli attacchi erano già iniziati, Peskov ha dichiarato che la vendetta per Kursk era ancora in corso:

Questo sembrerebbe suggerire che gli attacchi di oggi non abbiano nulla a che fare con Kursk, ma che siano in realtà la ripresa pre-pianificata dello svuotamento della rete elettrica ucraina, che sarebbe dovuto iniziare intorno all’autunno, secondo le indiscrezioni. In effetti, un personaggio ucraino ha espresso proprio questo pensiero su X, affermando che un’operazione di questo tipo può essere pianificata per settimane o mesi e che probabilmente la sua fase di raccolta di informazioni risale a prima ancora che si verificasse il Kursk, il che darebbe credito all’idea che gli attacchi fossero in realtà di routine.

Si dice che gli attacchi siano stati particolarmente dolorosi perché Kiev ha spostato molte delle sue rimanenti risorse di difesa aerea verso l’asse Sumy-Kursk, pensando che la Russia fosse a corto di missili. Più significativa dell’elettricità è stata l’interruzione dell’acqua in molte aree urbane, che è una delle grandi pietre miliari previste per quando la rete si romperà davvero quest’inverno.

Sarà interessante vedere quante persone rimarranno in Ucraina entro il prossimo anno, dato che un nuovo rapporto sostiene che i dati delle schede SIM mostrano che il calo della popolazione è già sceso a livelli catastrofici, se vero:

Metà della popolazione ucraina è scomparsa! “Secondo dati chiusi, il numero di utenti mobili attivi in Ucraina è di 16 milioni, le schede SIM attive sono circa 25 milioni. Ora ci sono circa 18-19 milioni di persone in Ucraina” – ex PM ucraino Azarov. Azarov L’Ucraina aveva 38 milioni di abitanti nel 2022.

Anche la “distrutta” Flotta del Mar Nero ha giocato un ruolo importante, lanciando ieri decine di missili Kalibr:

Questo potrebbe essere l’inizio della prossima fase, e l’inizio della fine dell’Ucraina, se la Russia continuerà la pressione sistematica sulla rete elettrica da qui al prossimo anno.

Nel frattempo, Kursk rimane in stallo, con l’Ucraina che afferma di aver catturato un altro o due piccoli insediamenti, mentre le forze russe ne hanno riconquistati alcuni, senza che il fronte generale si sposti in modo significativo. Per esempio, ecco il 1427° Reggimento russo e l’unità “Arbat” che liberano oggi Nizhnyaya Parovaya:

Che si trova più o meno qui su questa mappa centrata su Sudzha:

L’unico vero cambiamento che si sta verificando su questo fronte è che le forze russe ora fanno regolarmente a pezzi gli ucraini, infliggendo loro pesanti perdite ogni giorno nella familiare guerra statica di posizione.

Account affiliato a Wagner:

Condottiero scrive: Le forze armate ucraine sono in una triste condizione nella zona di confine. Hanno occupato il territorio, non possono avanzare, i luoghi di concentrazione delle forze per uno sfondamento sono stati tutti copiati, in particolare, il luogo di concentrazione degli uomini nel distretto di Glukhovsky della regione di Sumy, da dove il nemico intendeva saltare a Rylsk e Lgov, è stato copiato e stirato. Lì tutto è ancora difficile, ma il nemico è in una situazione critica, le riserve si stanno sciogliendo. Il prezzo della questione sembra catastrofico.

D’altra parte, continuano i progressi significativi sul fronte Pokrovsk-New York-Toretsk. I conti militari ucraini restano furiosi per lo spreco dell’operazione a Kursk, che va a scapito di ogni altro fronte:

Julian Ropcke sottolinea che le forze russe non hanno quasi più bisogno di danneggiare le città e le catturano senza problemi, mentre le forze ucraine fuggono per salvarsi la vita:

Ciò è stato confermato da un altro popolare account militare ucraino, che lamenta il fatto che le forze russe non subiscono nemmeno perdite mentre si fanno strada tra le posizioni dell’AFU:

Qui Ropcke sottolinea addirittura che l’AFU su questo fronte è costretta a usare gli operatori dei droni come fanteria a causa della terribile mancanza di uomini:

L’articolo del Sunday Times sopra citato ripropone una storia già nota:

Nelle telefonate con il Sunday Times, i comandanti militari ucraini si sono affannati a spiegare l’apparente crollo intorno a Pokrovsk, alcuni dando la colpa alla mancanza di proiettili d’artiglieria, altri alle nuove tattiche russe o all’uso di bombe plananti e alla guerra elettronica. Tuttavia, concordano sul fatto che uno dei maggiori problemi che devono affrontare è la forte inferiorità numerica.

“La situazione è difficile, stiamo perdendo posizioni, il nemico ci sta respingendo”, ha detto il capitano Dzvenyslava Rymar della 47esima brigata, che sta combattendo vicino a Pokrovsk.

“La gente è esausta”, ha aggiunto. “Abbiamo bisogno di gente fresca. Per quanto i nostri combattenti siano ben addestrati, i russi riescono sempre a schiacciarci con il loro numero. Non è possibile tenere la linea quando si è solo in due o tre e loro sono da dieci a venti”.

I dati confermano inevitabilmente la fatale verità sull’effetto dell’operazione Kursk su Pokrovsk:

L’Ucraina sperava che la sua recente invasione transfrontaliera della regione russa di Kursk, 200 miglia a nord-ovest, potesse alleviare la pressione sulle sue truppe nella regione del Donbas, dove le forze di Mosca sono state tenute a bada per la maggior parte della guerra, ma ora stanno esercitando una pressione quasi intollerabile.

Non è stato così. “Non ha avuto alcun effetto sulla nostra parte del fronte”, ha detto Rymar. “Gli assalti russi continuano ininterrottamente”.

Per ricordare che Pokrovsk sarà la più grande città conquistata dalla Russia in quasi un anno e mezzo:

Se Pokrovsk cadrà, sarà il più grande centro abitato conquistato dal nemico da quando i russi hanno preso Bakhmut nel maggio dello scorso anno. L’amministrazione locale se n’è andata e i 53.000 abitanti si stanno preparando al peggio.

Avdeevka aveva solo circa 30.000 abitanti prima della guerra. In effetti, Bakhmut era solo leggermente più grande di Pokrovsk, con 60.000 abitanti contro 53.000. E dato che proprio accanto a Pokrovsk si trova Mirnograd, una città di circa 43.000 abitanti che le forze russe potrebbero dover catturare per prime, si tratterebbe di un agglomerato urbano di quasi 100.000 abitanti.

Un’ultima cosa interessante che l’articolo lascia intendere è che l’operazione Kursk ora serve solo a convincere gli alleati a superare le linee rosse di Putin autorizzando attacchi a lungo raggio sul territorio russo – una narrazione che ora ha preso completamente il sopravvento sul discorso, come da piano. Questo ci fa capire quale sembra essere la strategia rimanente: Zelensky vuole semplicemente usare l’incursione di Kursk come trampolino di lancio per portare la NATO un passo più vicino al confronto con la Russia, utilizzando ATACMS e Storm Shadows su qualche oggetto sensibile nel profondo del territorio russo.

Ma sembra che una delle ragioni per cui gli Stati Uniti rimangono freddi sia la consapevolezza che le linee rosse della Russia sono reali e che più vengono superate, meno possibilità ci sono di negoziare – un “non ritorno” che alcuni membri dell’establishment statunitense temono profondamente. Peskov ha già dichiarato oggi che, al momento, i negoziati sono completamente fuori discussione.

Un altro importante sviluppo che volevo trattare è il fattore che sta dietro ad alcune delle recenti distruzioni di massa di equipaggiamenti ucraini da parte della Russia sul fronte del Kursk. Innanzitutto, per contestualizzare: ora sappiamo che l’Ucraina ha utilizzato brigate altamente elitarie, che comprendevano molti mercenari occidentali armati con attrezzature all’avanguardia, per violare i confini della Russia, sorvegliati da soldati di basso livello e guardie di frontiera.

Inizialmente sono stati sopraffatti, in parte a causa del fatto che gli ucraini avevano molti sistemi EW sofisticati per disturbare i droni, le comunicazioni, ecc. Si dice anche che abbiano portato con sé alcuni sistemi EW europei più segreti e avanzati da testare, che hanno disturbato molte comunicazioni russe. In breve: l’area è stata inondata dalla più alta saturazione di guerra elettronica ucraina di tutti i fronti.

Nella direzione di Orekhovsky è apparso un sistema di guerra elettronica proveniente dall’Europa, che è stato utilizzato all’inizio di agosto dalle forze armate ucraine per sfondare a Sudzha; sistemi NATO che disturbano selettivamente le comunicazioni russe e le frequenze dei droni, ma non bloccano quelle ucraine.

Come hanno reagito le forze russe? Come se se lo aspettassero, hanno immediatamente messo in campo un nuovo sistema rivoluzionario di droni FPV che operano su cavi ottici totalmente immuni ai disturbi. Si tratta di droni che fungono da ATGM, collegati con un filo sottile fino a 5-10 km che trasmette segnali ad alta fedeltà e impermeabili alle contromisure elettroniche.

Forbes è stato persino costretto a scrivere un articolo su questi nuovi droni:

Ecco un video che mostra i droni: noterete l’alta qualità del segnale video anche quando scende verso il suo punto terminale, dove di solito gli FPV lampeggiano fuori dalla portata del segnale e iniziano ad appannarsi di rumore statico:

In questo video, prestate attenzione al minuto 1:20 esatto: guardate in fondo al video mentre il drone entra, potete vedere la luce del sole scintillare sul filo sottile che gli sta dietro:

Ecco un video che mostra anche i due diversi feed video uno accanto all’altro: uno via segnale wireless, l’altro in basso trasmette attraverso il cavo ottico:

Dall’articolo di Forbes:

Sembra che per una volta la Russia abbia fatto un balzo in avanti nella tecnologia FPV. Sebbene in passato siano state utilizzate periodicamente versioni autocostruite di questi droni, questa è la prima variante prodotta in serie e vista in combattimento. I russi chiamano questa nuova linea di droni “Knyas Vandal of Novgorod” o Principe Vandalo di Novgorod (KVN).

Per chi è curioso di vedere come funzionano davvero, ecco un video di un progetto cinese simile e modulare chiamato Skywalker che mostra il concetto in modo più chiaro:

Questi droni sono dicono di avere alcune limitazioni, come il fatto di non essere così manovrabili nella configurazione attuale, ma in un ambiente di contestazione EW sono il bacio del cuoco.

L’altro grande vantaggio sottovalutato di questi droni è che non emettono alcun segnale nell’ambiente, il che significa che sono totalmente stealth e non rilevabili quando si avvicinano:

Poiché non sono coinvolti segnali radio, i droni a fibre ottiche e i loro operatori sono impossibili da individuare e localizzare con le consuete tecniche di ricerca della direzione. Sono ovviamente immuni alle misure di disturbo elettronico e di spoofing utilizzate per proteggere i siti civili dai droni. È probabile che l’uso civile di questi droni sia fortemente limitato.

Ciò significa che i comuni rilevatori di droni che entrambe le parti indossano per segnalare al soldato la presenza di un FPV nelle vicinanze non funzioneranno contro questi. In ultima analisi, questa è la prova positiva che gran parte della propaganda occidentale sul fatto che la Russia sia così “indietro” anche specificamente nel campo dell’FPV è falsa, come ho detto innumerevoli volte qui. Certo, è ancora un po’ indietro in senso generale, in termini di sistematizzazione e integrazione della guerra con i droni in strutture di piccole unità, ma non è affatto così netta o in bianco e nero come alcuni vogliono far credere.

Per sgombrare il campo da alcune informazioni interessanti che sono rimaste in sospeso, permettetemi di condividere un ultimo episodio molto affascinante.

Un paio di settimane fa è stato diffuso questo audio intercettato, che ritrae un pilota russo di Su-34 in missione con bomba a volo radente sulla regione di Zaporozhye-Donetsk che viene agganciato da un sistema Patriot statunitense. Ciò che accade è intensamente avvincente e piuttosto chiarificatore:

Disclaimer, anche se alcuni si sono chiesti se l’audio potesse essere falso, non c’è motivo che lo sia perché non serve come propaganda positiva per nessuna delle due parti: non fa apparire né la parte russa né quella ucraina particolarmente buone o cattive.

Facciamo una piccola analisi, dal momento che il video offre alcuni sguardi perspicaci sulle corse di bombardamento russe.

In primo luogo, la cosa più interessante che salta all’occhio è che il loro controllore aereo notifica immediatamente al Su-34, al minuto 0:54, che, in particolare, è stato sparato un Patriot. Ci vuole un’estrema quantità di progressi tecnologici per conoscere l’esatto tipo di missile da una tale distanza come probabilmente si trova questo controllore. È all’interno di un A-50 AWACS russo, o forse di un’unità di comando S-300/400 a terra? Non lo sappiamo con certezza, ma dati gli orizzonti radar necessari per rilevare un missile sparato da terra da una distanza così lunga, sarebbe più sensato che si trattasse di un AWACS con una certa altitudine, che scansiona con un radar di tipo look down.

Soprattutto, sfata subito il mito che le reti radar russe nella regione non siano sofisticate o altamente sensibili.

All’1:45, otteniamo il nostro prossimo indizio tangibile. Il controllore afferma che il Patriot si trova all’azimut 350, cioè quasi in direzione nord, e alla distanza di 80 km. Il missile è probabilmente il Pac-3 MSE, perché è l’unica variante del Patriot che ha la gittata richiesta per gli oltre 80 km, e ha una testata di homing radar attiva, che in seguito si scoprirà essere utilizzata da questo missile.

Il controllore dice quindi al pilota di effettuare immediatamente il notch – per chi non ha familiarità con questo termine, una rapida definizione dell’AI:

Si noti che la direzione a cui il pilota viene istruito è quasi un angolo retto rispetto alla direzione del missile. Gli dice anche di scendere il più in basso possibile, perché il trucco dell’intaglio funziona solo se ci si trova in prossimità del terreno, il che significa essere vicini al suolo. Tenete presente che a 80 km e a una velocità stimata di Mach 3,5+ (4.280 km/h), ci vorrebbe circa un minuto per percorrere quegli 80 km, supponendo che il jet non stia scappando ad alta velocità.

Al minuto 2:07 indica che la distanza è già di 70 km e che il missile Patriot si trova a un’altitudine di 2.500 m e a una velocità di 4.000 km/h, che è vicina a Mach 3,2 e corrisponde alle caratteristiche note del Patriot. Il missile ha impiegato più tempo per passare da 80km a 70km di quanto si possa pensare solo perché non sta percorrendo una traiettoria perfettamente rettilinea, ma prima una ripida diagonale verso l’alto per guadagnare quota.

A questo punto la situazione si fa intensa, perché il pilota sta respirando molto pesantemente a causa della natura delle virate ad altissimo G per cercare di allontanare il missile e allo stesso tempo probabilmente si sta tuffando con un angolo ripido per perdere quota e potenzialmente andare dietro l’orizzonte radar del missile o ostruire il suo radar attraverso qualche oggetto come una collina, una montagna, edifici, ecc.

A 3:36 il pilota sembra vedere uno dei Patriot autodistruggersi dopo aver perso forse troppa energia a causa delle sue manovre riuscite, o forse ha perso la sua traccia radar, anche se ci sono stati diversi lanci di missili.

Alle 3:58, il controllore rivela che si trovano appena a nord di Mariupol, il che ci fornisce molti indizi forensi pertinenti. A 5:50 il pilota dichiara addirittura di vedere la costa del Mar d’Azov. Lo scenario probabile è quindi che il Su-34 stesse effettuando il rilascio dell’UMPK da qualche parte vicino all’area di Volnovakha, che si trova a circa 40-50 km dalla prima serie di fronti attivi:

Il raggio d’azione dell’UMPK si aggira intorno ai 40-60 km, più o meno, quindi è un’ipotesi corretta.

Poi, sappiamo che il Patriot è stato lanciato da 80 km, il che lo metterebbe al sicuro nelle retrovie dell’Ucraina da qualche parte qui, più o meno:

Il Su-34 ha poi trascorso 6 minuti ad evadere per i restanti 50-60 km fino a Mariupol. Si è ipotizzato che l’equipaggiamento audio sia stato danneggiato dall’esplosione del missile finale, che sembrava essere avvenuto abbastanza vicino al jet, come da reazione del pilota alla fine. Ma è più probabile che si sia trattato semplicemente di qualcosa che è andato storto a causa delle estreme e improvvise sollecitazioni a cui ha sottoposto l’aereo, dato che il missile è probabilmente esploso troppo dietro di lui.

Nel complesso, si tratta di un episodio interessante che per certi versi rende merito a entrambe le parti. Gli ucraini sono in grado di individuare i jet russi con i Patriot a distanze estreme, mentre l’aeronautica russa è apparsa altamente professionale, esperta e complessivamente ben preparata nelle manovre evasive e nella dottrina antimissile, avendo schivato con successo una minaccia così potente, soprattutto se si tratta del Pac-3 MSE, come sospetto, che è più o meno la variante più avanzata. L’unica sorpresa è che non sembra essere stata utilizzata la suite Khibiny ECW, il che potrebbe essere un’ammissione indiretta del fatto che non è del tutto utile contro il Patriot. O forse era già in funzione in automatico, o era azionato dal copilota, ed è stato il Khibiny ad abbattere i Patriot ben dietro il jet – non lo sapremo mai.


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