Avvertimento sull’Armageddon di Biden: valutazione realistica o spavalderia politica? Andrea Korybko

Per coincidenza, il suo avvertimento è arrivato prima del 60° anniversario della crisi dei missili cubani durante quella che molti ora in retrospettiva descrivono come la Vecchia Guerra Fredda.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha avvertito all’inizio di questo mese che “[Per la] prima volta dalla crisi dei missili cubani, abbiamo una minaccia diretta dell’uso [di] un’arma nucleare se in effetti le cose continuano lungo il percorso che stanno andando. Non abbiamo affrontato la prospettiva dell’Armageddon dai tempi del [presidente degli Stati Uniti John F.] Kennedy”. Per coincidenza, questo avviene prima del sessantesimo anniversario di quella stessa crisi durante quella che molti ora in retrospettiva descrivono come la Vecchia Guerra Fredda.

Per ricordare al lettore, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno affrontato pericolosamente l’isola caraibica di Cuba durante quel periodo. L’intelligence americana ha rivelato che l’URSS aveva schierato missili nucleari sul territorio del suo alleato, il che li ha spinti a bloccare l’isola. La situazione di stallo tesa avrebbe potuto portare a una guerra nucleare, ma alla fine è stata disinnescata. Mosca ha ritirato quelle armi mentre Washington ha ritirato silenziosamente le proprie da Turkiye, che ha posizionato lì per prima e quindi aveva effettivamente provocato la crisi.

Oggi le dinamiche sono molto diverse ma non per questo meno pericolose. La costante espansione della NATO verso est dopo la fine della Vecchia Guerra Fredda allarmò la Russia. Mosca iniziò ad avvertire di questo all’inizio del secolo, soprattutto quando Washington iniziò a costruire le cosiddette infrastrutture “antimissilistiche” sul territorio dei paesi dell’ex Patto di Varsavia che furono assorbiti da questa alleanza antirussa. Il Cremlino sospettava che gli Stati Uniti volessero alla fine erodere le loro capacità di secondo attacco nucleare.

Ciò a sua volta ha spinto quel paese a dare priorità alla ricerca e allo sviluppo di missili ipersonici e veicoli alianti al fine di neutralizzare la minaccia alle sue capacità di deterrenza, senza le quali sarebbe stato messo in una posizione di ricatto nucleare. Da lì, la NATO avrebbe anche potuto attaccarla con mezzi convenzionali – anche attraverso un’invasione terrestre – o almeno minacciare di farlo per costringere la Russia a una serie infinita di concessioni unilaterali volte al suo smembramento.

Il presidente russo Vladimir Putin ha messo in guardia su questo scenario emergente alla fine dell’anno scorso, periodo durante il quale il suo governo ha condiviso le sue richieste di garanzia di sicurezza con Stati Uniti e NATO, anche se alla fine invano. Si è quindi sentito costretto a ricorrere all’azione militare per difendere le linee rosse della sicurezza nazionale del suo paese in Ucraina dopo aver accusato quei due di averle attraversate per portare avanti il ​​loro complotto di ricatto nucleare a lungo termine, dando così inizio all’operazione speciale della Russia in quella ex Repubblica sovietica.

Si è trasformata quasi immediatamente in una guerra per procura NATO-Russia dopo che la prima menzionata ha sostenuto Kiev senza precedenti attraverso mezzi economici, informativi, di intelligence, logistici, militari e politici. Il conflitto ucraino ha recentemente raggiunto una nuova fase alla fine di settembre dopo che le quattro regioni ucraine di Donetsk, Kherson, Lugansk e Zaporozhye hanno tenuto referendum che hanno portato alla loro incorporazione nella Federazione Russa e all’estensione dell’ombrello nucleare di Mosca su di loro.

Il presidente Putin ha avvertito alla fine del mese scorso senza mezzi termini che il suo paese difenderà la sua integrità territoriale con tutti i mezzi a sua disposizione, alludendo così all’uso di armi nucleari se la sua leadership ne avesse sentito la necessità. A questo proposito, la dottrina correlata della Russia lo consente in caso di un schiacciante attacco convenzionale che minaccia la sua integrità territoriale e quindi l’esistenza come stato unificato, come se una forza d’invasione sostenuta dalla NATO ma con la fronte ucraina attraversasse i suoi nuovi confini.

Nel contesto della parziale mobilitazione di riservisti esperti che ha preceduto l’avvertimento del presidente Putin e l’incorporazione da parte della Russia di quei quattro ex territori ucraini, l’Occidente ha iniziato a chiedersi se la Russia potesse effettivamente prepararsi a utilizzare armi nucleari, anche se solo le cosiddette “bombe nucleari tattiche” nello scenario credibile appena descritto. È stato con queste dinamiche militari-strategiche in rapida evoluzione in mente che Biden ha condiviso il suo avvertimento sull’Armageddon.

La realtà, tuttavia, è che tutto non è così semplice come il presidente americano ha interpretato male. Lungi dal fatto che la Russia sia responsabile di questa drammatica svolta degli eventi, in realtà è colpa degli Stati Uniti. Questo perché ha continuato ad espandere la NATO più vicino ai confini del suo avversario, parallelamente allo sviluppo di infrastrutture “antimissilistiche” volte a neutralizzare le sue capacità di secondo attacco nucleare. Questo blocco anti-russo e il suo egemone statunitense hanno anche ignorato le richieste di garanzia di sicurezza di Mosca lo scorso anno.

In assenza di qualsiasi mezzo credibile per risolvere diplomaticamente quello che gli studiosi di Relazioni internazionali potrebbero descrivere con precisione come il dilemma di sicurezza tra queste due superpotenze nucleari, la Russia non ha avuto altra scelta che ricorrere a mezzi militari limitati per garantire l’integrità delle sue linee rosse di sicurezza nazionale. Vale anche la pena ricordare che il Cremlino ha accusato l’Occidente di sabotare i precedenti colloqui di pace con Kiev che avrebbero potuto porre fine al conflitto durante le sue fasi iniziali al fine di perpetuare una guerra per procura.

Il 21 settembre lo stesso presidente Putin ha minacciosamente avvertito che “questo non è un bluff” ricordando all’Occidente che la Russia utilizzerà tutti i moderni sistemi d’arma per proteggere la propria integrità territoriale. Nessuno dovrebbe quindi dubitare della sua determinazione a proteggere quelli che il suo Paese considera i suoi nuovi confini nelle quattro ex regioni dell’Ucraina. Pertanto, la realtà oggettiva è che saranno gli Stati Uniti a decidere se portare o meno il conflitto ucraino a quel livello provocando la Russia a usare tali armi.

Dopotutto, il consigliere presidenziale ucraino Alexey Arestovich ha ammesso alla fine di marzo che la Russia aveva già distrutto il complesso militare-industriale del suo paese a quel tempo. L’unico motivo per cui Kiev combatte ancora è perché è completamente armata dalla NATO, rendendola così un proxy di quell’alleanza anti-russa. Ne consegue quindi che il leader statunitense del blocco è quello che ha il potere di decidere se ordinare a questa forza sostenuta dalla NATO ma con fronte ucraina di invadere i nuovi confini della Russia e quindi rischiare che risponda con armi nucleari tattiche.

Anche nel peggiore dei casi in cui ciò accade, ciò non significa che l’Armageddon sia inevitabile. L’America non ha obblighi di mutua difesa nei confronti dell’Ucraina come fa con gli altri membri della NATO. Ciò significa che l’egemone unipolare in declino potrebbe non reagire bombardando la Russia o addirittura lanciando un attacco convenzionale contro di essa, sia all’interno dei suoi confini pre-2014 che oltre. Pertanto, la fine del mondo non dovrebbe essere data per scontata anche se la Russia viene indotta a difendersi con armi nucleari tattiche.

Tutto sommato, l’avvertimento di Biden sembra essere un allarmismo politico volto a spaventare l’Europa affinché si unisca attorno agli Stati Uniti, non una valutazione realistica. Decontestualizza anche di proposito l’ultima fase del conflitto ucraino omettendo qualsiasi accenno alla colpevolezza dell’America nel creare le condizioni che hanno costretto la Russia a impiegare mezzi militari per difendere le sue linee rosse di sicurezza nazionale lì. Se c’è un lato positivo, potrebbe essere che questo dramma riviva il processo di pace al fine di attenuare la crisi.

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Troppe Bibbiano, una filiera_Con Gianluigi Matta e Paolo Roat

E’ ormai evidente che la vicenda di Bibbiano non si può considerare un caso isolato, ma una prassi diffusa sul territorio nazionale e purtroppo nel tempo. Si tratta della pratica diffusa di allontanamento di minori dalle famiglie guidata da una visione distorta, patologizzante, delle problematiche legate alla responsabilità genitoriale e alle modalità di educazione e cura dei minori. Pratiche che presuppongono una visione totalitaria del ruolo dello Stato e delle pubbliche amministrazioni. Pratiche che agiscono attraverso procedure opache che alimentano interessi economici, commistioni paradossali di funzioni di controllo e operative, visioni dogmatiche che trasformano un problema sociale in uno medicale. Il tutto, il più delle volte, ai danni delle vittime delle quali si vorrebbe sollevare le sorti: i genitori, quasi sempre con scarsa voce in capitolo e, soprattutto, i minori. Pratiche ormai incancrenite nel tempo, che hanno consentito la formazione di una vera e propria filiera che si deve continuamente riprodurre ed alimentare sino a situazioni di terribile degrado e di spregevole speculazione ricondotte a normalità. Tutto ciò è evidente, ma non ancora di dominio pubblico. L’ultima relazione della apposita Commissione Parlamentare ha finalmente messo in luce le carenze e le omissioni di questo sistema. Un primo passo, ma semplicemente propedeutico ad individuare le soluzioni. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Korybko a Mihir Sharma: la legge sull’equilibrio dell’India si sta avvicinando alla perfezione

A differenza di Sharma, che incolpa l’India per i recenti attriti nelle sue relazioni con l’Occidente, attribuisco la colpa interamente ai piedi degli Stati Uniti. Speriamo che i nostri due pezzi possano aiutare tutti ad arrivare alla propria conclusione.

Il ricercatore senior presso la celebre Observer Research Foundation dell’India e l’editorialista di Bloomberg Mihir Sharma hanno pubblicato lunedì un articolo di opinione su come ” l’India’s Balancing Act sulla Russia sta diventando più ingannevole “. Descrive la posizione ufficiale dell’India nei confronti del conflitto ucraino come “notoriamente difficile da definire” a causa della sua dipendenza dagli interessi nazionali, che quell’esperto concepisce in modo molto diverso dal suo governo.

Sostiene nel suo articolo che “alcune delle ipotesi che New Delhi ha fatto per rafforzare la sua posizione sull’Ucraina sembrano più traballanti di quanto non fossero all’inizio di quest’anno”. Ciò include la qualità delle armi russe, che Sharma dice “è stata sparata all’inferno a Kiev, Kharkiv e ora Kherson”. Critica anche coloro che suggeriscono di allontanare l’India dagli Stati Uniti in risposta alla recente ricalibrazione regionale di questi ultimi nei confronti del Pakistan, che secondo lui potrebbe essere solo un’errata percezione.

Lo spirito del pezzo di Sharma è essenzialmente quello di dissuadere i politici dal reagire all’ultima tendenza menzionata, che lui stesso sostiene potrebbe anche non verificarsi realmente, o che finirà “entro un decennio” anche se è attualmente in corso. A tal fine, ha anche espresso la sua opinione sulle armi russe poiché alcuni pensano che l’acquisto storico di queste armi da parte dell’India sia uno dei motivi per cui è stata riluttante a condannare pubblicamente Mosca. Prima di spiegare perché non sono d’accordo con i suoi punti, suggerisco di rivedere il mio lavoro precedente:

Korybko a Happymon Jacob: i legami russo-indiani si stanno evolvendo qualitativamente

Quel pezzo si collega a molte analisi correlate per sostenere in modo completo che l’atto di bilanciamento dell’India si sta avvicinando alla perfezione. Non è guidato da una presunta dipendenza dalle armi russe, né è controproducente, ma è avanzato dal desiderio di Delhi di accelerare le tendenze veramente multipolari nel mezzo della transizione sistemica globale in corso . Posizionandosi come l’attore più neutrale nella Nuova Guerra Fredda , l’India sta magistralmente bilanciando tra i miliardi d’oro dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti e il Sud globale guidato dai BRICS .

Avendo condiviso il paradigma attraverso il quale sto analizzando tutto, che i lettori possono approfondire facendo riferimento al mio lavoro di cui sopra e ai collegamenti ipertestuali in esso contenuti, esporrò ora le mie controargomentazioni a ciascuno dei punti di Sharma:

 

* “La posizione ufficiale dell’India sull’invasione russa dell’Ucraina è notoriamente difficile da definire”.

– La posizione dell’India è stata chiaramente articolata dai suoi funzionari, come lui stesso ha poi ammesso nel suo articolo.

 

* “L’India, in quanto membro del Consiglio di sicurezza dell’ONU, si è astenuta dal voto di condanna dell’”annessione” del territorio ucraino da parte di Mosca. Per aggiungere al danno la beffa, Modi ha anche detto al presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy che non c’era “una soluzione militare” al conflitto, proprio mentre l’esercito ucraino stava facendo un blitz attraverso parti dell’Ucraina nord-orientale e meridionale”.

– L’ astensione dell’India era in pieno allineamento con la sua politica pragmatica di neutralità di principio , così come la dichiarazione del suo Primo Ministro a Zelensky, che è la stessa che ha condiviso con il presidente Putin. Non è quindi corretto interpretare questo come un “insulto” o una “lesione” poiché nessuno era inteso. Delhi stava semplicemente ricordando a tutti che non sta prendendo posizione nel conflitto ucraino.

 

* “La Russia chiuderà il 2022 come partner molto meno attraente per l’India di quanto non fosse all’inizio dell’anno. Il suo fascino come fonte di armi è stato sparato all’inferno a Kiev, Kharkiv e ora Kherson. A differenza della Cina, l’India difficilmente può fare affidamento sugli idrocarburi russi a lungo termine, anche se negli ultimi mesi ha raggiunto alcuni accordi a breve termine”.

– La Russia finirà effettivamente il 2022 come il partner più attraente dell’India in tutto il mondo. Il suo appello come fonte di armi è stato casualmente confermato lo stesso giorno dell’articolo di Sharma dal ministro degli Esteri Jaishankar. Per quanto riguarda l’energia, il commercio senza precedenti tra loro dall’inizio dell’operazione speciale della Russia getterà le basi per una cooperazione energetica strategica a lungo termine.

 

* “Soprattutto, l’India apprezza la stabilità globale e Mosca ha dimostrato di essere una forza profondamente destabilizzante”.

– Come ho affermato alla fine del mese scorso qui , l’India molto probabilmente simpatizza più con la Russia che con l’Occidente o l’Ucraina in questo conflitto.

 

* “Gli Stati Uniti possono ritenere di avere ragioni giustificate per lamentarsi dell’equivoco dell’India sull’Ucraina, ma sarebbe più saggio non farlo abbracciando in modo trasparente il Pakistan. Ogni tanto qualcuno a Washington pensa che sia giunto il momento di ristabilire i rapporti con Islamabad, e nel giro di un decennio i loro successori scoprono che è stata un’idea terribile”.

– Il bullismo degli Stati Uniti nei confronti dell’India sulla sua neutralità di principio nei confronti del conflitto ucraino e la conseguente rotazione verso il Pakistan come punizione è solo “giustificabile” dalla posizione dei suoi interessi egemonici unipolari. Questa traiettoria non sembra che cambierà presto, poiché sembra essere parte del previsto grande riorientamento strategico dell’Asia meridionale previsto dall’America che durerà più di un decennio.

 

* “Noi in India dovremmo anche considerare più attentamente se vale davvero la pena alienare gli Stati Uniti e l’Occidente”.

– La reazione dell’India alle recenti provocazioni degli Stati Uniti non la sta “alienando”, ma è l’orgogliosa difesa degli interessi nazionali.

 

* “Se il prossimo decennio trasformerà la nostra economia e il futuro dei giovani indiani, avremo bisogno di investimenti, tecnologia e mercati occidentali. Se vogliamo proteggerci dal Pakistan e dalla Cina, avremo bisogno di armi occidentali, almeno a breve termine”.

– L’insinuazione che l’Occidente ridurrà gli investimenti, la tecnologia e l’accesso al mercato in India come punizione per la sua neutralità di principio mostra che non rispetta gli interessi nazionali di Delhi. Pertanto non si può fare affidamento su di essa per far crescere la sua economia o migliorare le capacità di deterrenza militare.

 

* “Forse Washington non stava davvero ricordando a New Delhi la scorsa settimana che due possono giocare al gioco del bilanciamento degli interessi”.

– No, gli Stati Uniti stavano davvero punendo l’India per la sua neutralità di principio e hanno chiaramente deciso di orientarsi verso il Pakistan come punizione.

 

* “Noi in India dovremmo tuttavia ricordare perché, da più di un decennio, abbiamo sottolineato i ‘valori condivisi’ con l’Occidente. È un modo per nascondere disaccordi temporanei, che non sono disponibili in una relazione fredda, transazionale e basata sugli “interessi”.

– È l’Occidente che dovrebbe ricordarlo poiché sono loro che stanno punendo l’India per il loro cosiddetto “disaccordo temporaneo”. Gli Stati Uniti sono anche quelli con la mentalità “fredda, transazionale, basata sugli “interessi” poiché stanno reagendo con rabbia al rifiuto dell’India di sottomettersi alle sue richieste invece di rispettarlo.

 

* “Nei prossimi decenni, avremo bisogno dell’Occidente anche se non siamo d’accordo con esso. Attenersi ai nostri valori potrebbe essere solo il vero interesse nazionale dell’India”.

– Nei prossimi decenni, l’Occidente ha bisogno dell’India più dell’inverso poiché sono loro i più ossessionati dal “contenere” la Cina. I loro interessi sono quindi serviti rispettando l’India, non punindola.

 

Da quanto sopra, il lettore può vedere il diverso paradigma attraverso il quale sto analizzando tutto. A differenza di Sharma, che incolpa l’India per i recenti attriti nelle sue relazioni con l’Occidente, attribuisco la colpa interamente ai piedi degli Stati Uniti. Speriamo che i nostri due pezzi possano aiutare tutti ad arrivare alla propria conclusione.

L’IPOTESI DI PACE (PROVVISORIA)_di Pierluigi Fagan

L’IPOTESI DI PACE (PROVVISORIA). [Ragionamento ipotetico] Nel post di qualche giorno fa abbiamo messo assieme un pacchetto di considerazioni, su fatti ed ipotesi, che andavano in direzione di una possibile de-escalation sul campo. Ho poi scoperto essere un “quasi-fatto” dato per tale da alcuni geopolitici televisivi, immagino meglio informati di me o meglio informati direttamente di ciò che circola in certi ambienti che io certo non frequento. Io mi limito ad osservare ed interpretare da lontano. Questo “da lontano” vale anche per coloro che non capisco bene perché, si sentono mobilitati fortemente in favore di questa o quella parte, come se quella parte fosse la “loro” parte. Comunque, un po’ di pathos ci sta, si comprende a livello ideologico, basterebbe non farlo tracimare.
Ad ogni modo. Questa ipotesi ci sia una trattativa su come trattare tra russi ed americani, è stata ripresa da più parti ed a questo punto la si potrebbe ritenere non un wishful thinking, ma qualcosa che siccome “circola” senza grandi contrasti, evidentemente ha dei fondamenti.
In tal senso, la attesa reazione russa all’attentato al ponte dirà del suo stato. Se i russi saranno poco meno o almeno proporzionati, vorrà dire che la cosa ha sostanza, se eccederà di un po’ vorrà dire che ha sostanza ma tende ad incagliarsi, se sarà amplificata vorrà dire che le cose non vanno bene.
Vediamo però di ragionare sul proseguo dell’ipotesi.
1. Una trattativa sarà più che altro una possibile sospensione del conflitto. Sospensione che sarà poi interrotta tutte le volte che una parte vuole forzare in un senso o mandare un messaggio di intransigenza. Una trattativa non porterà pace soluta, porterà solo de-escalation sul campo e raffreddamento relativo del conflitto.
2. Ciò perché il numero di variabili che debbono andare a posto per dirsi pace firmata, sono innumerevoli e le parti, soprattutto russi ed ucraini, partono da posizioni assai lontane ed inconciliabili.
3. In ordine di rigidità, gli US hanno conseguito almeno metà dei propri obiettivi ovvero la cattura egemonica completa dell’Europa (inclusa nuova clientela per shale ed armi), compattamento NATO e l’irreversibilità (per qualche anno) della rottura di relazioni UE con la Russia oltreché qualche danno alla stessa Russia.
4. I russi hanno conseguito anche loro poco più o poco meno dei loro obiettivi in termini di territorio. Sul resto ovvero la normalizzazione dell’Ucraina in termini politici e militari, la questione sarà sospesa per un bel po’. Hanno anche pagato dei prezzi, ma penso li abbiano messi in conto nella strategia iniziale.
5. Per gli ucraini il discorso è complesso. Ci sono almeno tre problemi: a) la perdita (provvisoria) di un 15-20% di territorio che vale. Si poteva dare per perso comunque il Donetsk ed il Lugansk, meno la zona di Zaporizhzhya e Kherson; b) per “resistere”, il governo di Kiev ha dovuto militarizzare la popolazione, accendere gli animi, dar libero sfogo ai nazionalisti. Sarà molto difficile ora riportarli al guinzaglio. Dato il blackout informativo sullo stato politico, sociale ed economico interno all’Ucraina, non sappiamo del livello delle contraddizioni interne che però si possono immaginare molto alte anche se sopite dal momentaneo allineamento a difesa della propria nazione con sopra la legge marziale; c) il problema più grosso e complesso è un misto di questioni geopolitiche ed economiche. Chi e cosa garantirà il futuro ucraino stante l’impossibilità che i russi accettino la sua integrale entrata nella NATO? Chi, come e quanto si farà carico della ricostruzione di una Paese già ai minimi termini prima della guerra e con oggi danni materiali ed immateriali enormi, più qualche milione di profughi prima o poi da rimpatriare? Questo secondo punto è anche più difficile da risolvere del primo.
Per gli ucraini i tre punti sono collegati. Possono accettare di lasciarti dei territori o parte di, ma in cambio cosa ottengo e non cosa ottengo dai russi, cosa ottengo dall’Europa e dagli USA? Cosa ottengo, valutato da chi? Ovvero “cosa ottengo” per il governo in carica, ma anche cosa ottengo come classe impreditorial-oligarchica e soprattutto “cosa ottengo” per le frange più estremiste e belliciste? Qui oltre alla cosa in sé c’è il problema della vendibilità di certi accordi, come ogni parte può sopravvivere ad eventuali concessioni, ognuno a cascata ha qualcuno più scontento che può impuntarsi, cosa che renderebbe molto problematica una trattativa. Se si mina l’equilibrio interno ovvero si mette in difficoltà l’attuale dirigenza, c’è sempre il rischio ci possa trovare con una più intransigente, il colpo di stato militar-nazionalista dopo un conflitto del genere è rischio certo. A meno non vi sia una contro-parte più votata al “puntiamo ad ottenere il massimo e diamoci un futuro normale”. Ma anche in questo caso il rischio di conflitto civile per parti imbottite di armi è dietro l’angolo.
La variabile territori, non del tutto ma in parte, potrebbe esser mediata da US-NATO-EU direttamente con i russi muovendo la leva de-sanzionatoria, in senso parziale ovvio. Sulla protezione militare o meglio garanzia di protezione dissuasiva una ripresa del conflitto, l’accordo è più semplice, si era già quasi trovato ai primi tentativi di colloquio tra le parti. Il “referendum legale” proposto da Musk (ovviamente Musk ripeteva ipotesi che girano in certo ambienti americani, sappiamo come i destini personali di Musk siano collegati alla macchina militar-aerospaziale di Washington, certo Musk non ha tutti i miliardi che spende e spande in missili e satelliti perché ha venduto un sacco di automobiline elettriche) è una possibilità. Nei fatti, soprattutto nel Donetsk e Lugansk, sono rimasti solo coloro che vedono con favore o non con sfavore l’annessione russa, far tornare indietro quelli scappati la vedo molto complicata. Un “referendum legale” è ciò che serve a tutti per mettersi al riparo da critiche interne ed esterne. I russi dovrebbero rivedere un punto della loro Costituzione per rimettere in giudicata l’annessione, ma anche qui dipende da cosa otterrebbero in cambio. Sulla Crimea si può accettare il dato di fatto al di là dei proclami.
Ma, ripeto, il nucleo delicato e decisivo della questione, dopo i territori, è nei soldi. Come ogni altro caso nelle crisi di società moderne, pioggia di soldi o meno lenisce molte ferite. C’è qualche altra decina di punti da quadrare, dagli equilibri sul Mar Nero alla interposizione di forze terze ai confini reciproci, dalla relativa normalizzazione o meno delle relazioni dirette tra russi ed ucraini alla revisione interna di leggi e costituzioni. Ma paradossalmente, più punti ci sono meglio è in quanto una trattativa con molti punti permette più flessibilità nel gioco “ti do, mi dai”.
I soldi da dare all’Ucraina andrebbero sostanzialmente considerati come “a fondo perduto”. Molto improbabile riceverne il saldo, l’Ucraina era una economia ai minimi termini prima della guerra e la perdita di buona parte delle industrie nelle zone occupate ed annesse da Mosca certo non ha migliorato le cose. Ricordo un discorso fatto da Zelensky un paio di mesi dopo l’inizio del conflitto, il quale citava il “modello Israele” ovvero un paese pronto al conflitto permanente e perciò votato alla ricerca avanzata soprattutto in ambito digital-tecnologico. Forse un sogno dell’élite più giovane ed liberal-cosmopolita di Kiev che circonda il soggetto Z, non so come questo potrebbe far quadrare i conti per un Paese che comunque ha tra 30-40 milioni di persone, in media, povere. A riguardo, “amici dell’est europeo” ed anglosassoni sarebbero senz’altro disponibili anche per ampliare influenza e delocalizzare a basso costo. Qualcosa si può scaricare su casseforti int’li come IMF-WB, inclusi cinesi ed indiani chiamati a fare meno gli “indiani”. Temo però che la richiesta di soldi e riconoscimento sarà per lo più scaricata sull’Europa e non so dire quanto l’Europa potrà credibilmente farsene carico.
Semmai così andasse, US e Russia avrebbero ognuna preso il proprio come si conviene tra potenze, la prima più dei secondi ma, ripeto, credo sia stato previsto date le condizioni di partenza o meglio quelle questioni invisibili ai più che stavano per stritolare geo-militarmente la Russia ed a cui la Russia non ha potuto che reagire. Il saldo eventuale per l’Ucraina o forse solo per l’attuale élite ucraina, sarà da calcolare a bocce ferme. Sicuramente chi alla fine avrà il bilancio più negativo sarà l’Europa.
Dal che il mio sconcerto nel vedere tanti prodi tifosi per guelfi e gabellini visto che nei fatti siamo tutti iscritti di dovere nel sistema che pagherà il prezzo più alto. Del resto, se mediamente ci fosse stata -non dico tanto ma- almeno un minimo livello di comprensione di ciò che stava succedendo, non certo quello che hanno raccontato stava succedendo, le cose sarebbe andate diversamente sin dall’applicazione degli accordi di Minsk.
La stupidità costa, costa morti, migranti, sofferenze, distruzione materiale, ferite materiali ed immateriali ed un sacco di soldi, di restrizione delle condizioni di possibilità per lo sviluppo delle nostre forme di vita associata. Ma tanto tutto ciò lo stupido non lo sa altrimenti non sarebbe stupido.

Gli Stati Uniti devono cambiare rotta in questo momento in Ucraina, di JOSH HAMMER

Chi decide, discute seriamente. Chi obbedisce scimmiotta. Giuseppe Germinario

Siamo ormai lontani da più di sette mesi dalla deplorevole incursione di Vladimir Putin nell’Ucraina orientale e in Crimea. Ma nonostante quel tempo trascorso e tutti i vari sviluppi da allora, la posizione formale degli Stati Uniti sul conflitto è cambiata notevolmente poco. Quella posizione eccessivamente semplificata e manichea, insomma, è quella del massimalismo ucraino: Putin è malvagio, Volodymyr Zelensky è nobile, e — ecco il grande salto logico — gli Stati Uniti sosterranno così lo sforzo ucraino di riconquistare ogni centimetro quadrato di territorio nel Donbas e in Crimea dal suo avversario armato di armi nucleari, apparentemente a prescindere dal costo per i contribuenti statunitensi.

La “lettura” formale della Casa Bianca della chiamata del martedì del presidente Joe Biden con Zelensky riassume in modo appropriato la posizione degli Stati Uniti: “Il presidente Joseph R. Biden, Jr., insieme al vicepresidente Kamala Harris , ha parlato oggi con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per sottolineare che gli Stati Uniti non riconosceranno mai la presunta annessione del territorio ucraino da parte della Russia. Il presidente Biden si è impegnato a continuare a sostenere l’Ucraina mentre si difende dall’aggressione russa per tutto il tempo necessario…” (Enfasi aggiunta.) Traduzione: Difenderemo la tua guerra per riconquistare ogni centimetro quadrato di territorio storicamente conteso ed etnicamente misto, non importa quello che le persone che vivono lì dicono di volere, non importa il costo, e nonostante il fatto che il Il destino del regime di Zelensky a Kiev è sicuro.

In questa fase della guerra, praticamente tutto questo pablum è stupido e controproducente per l’effettivo interesse nazionale degli Stati Uniti in queste aree contese. Il nostro interesse nazionale per il teatro ucraino non coincide con la posizione assolutista di Zelensky; il nostro interesse è per la de-escalation, la distensione e la pace. Ma se vogliamo raggiungere questi obiettivi, specialmente quando la minaccia di una guerra nucleare sta emergendo allo scoperto, molti in Occidente raddoppiano incautamente gli appelli per l’ascesa dell’Ucraina alla NATO , e lo stesso Zelensky, affamato di guerra, sta chiedendo una NATO -ha guidato un “attacco preventivo” contro la Russia —Biden ha bisogno di riconoscere la realtà e cambiare immediatamente la rotta strategica.

Dal primo giorno dell’incursione russa, questa colonna ha sostenuto che (1) l’Ucraina, come la Russia, è un paese profondamente corrotto e oligarchico, e Zelensky è un leader altamente imperfetto; ma (2) nonostante i suoi numerosi difetti e il suo status di pedina della classe globalista di Davos/ONG , Zelensky che rimane al potere a Kiev è preferibile all’ovvia alternativa di uno stato fantoccio di Mosca in stile bielorusso/Alexander Lukashenko. Ma la Russia, con l’eccezione di poche riacutizzazioni qua e là nelle vicinanze, si è ritirata da Kiev e dalle aree circostanti già a maggio. Detto in altro modo, è chiaro al di là di ogni ragionevole dubbio, a questo punto, che Zelensky non sta andando da nessuna parte; lui e il suo governo sono qui per restare. Il destino di Kiev è sicuro.

In questo momento, i combattimenti – e, nel caso della Russia, le recenti (probabilmente fittizie) annessioni – si stanno svolgendo in quattro subregioni dell’estremo oriente dell’Ucraina e, in misura minore, in Crimea. Quelle sono le terre contese che l’amministrazione Biden, e più in generale i tipi di “democrazia liberale occidentale”, hanno ritenuto così esistenzialmente importanti per l’Ucraina e per l’integrità dell ‘”Occidente” che riconquistarle vale apparentemente qualsiasi cosa militare, economica e umanitaria costo, fino a, e molto compreso, lo spettro straziante di una guerra nucleare aperta tra NATO e Russia.

Ancora peggio, quando si tratta delle stesse terre contese, il rinomato sondaggio Gallup del 2014 – l’anno in cui Putin ha marciato per la prima volta in Crimea – ha mostrato che il 73,9% dei Crimea pensava che entrare a far parte della Russia avrebbe migliorato la propria vita e quella delle proprie famiglie (solo il 5,5 % in disaccordo). Per quanto riguarda le varie enclavi del Donbas, come Luhansk e Donetsk, sono molto divise tra ucraini di etnia e russi di etnia; Luhansk, ad esempio, ha una divisione demografica quasi uniforme, 50-50.

Cerchiamo di essere i più chiari possibile: al cittadino americano medio non importa e non dovrebbe importare se una o due sottoregioni slave etnicamente divise, strategicamente irrilevanti e storicamente contestate nell’Ucraina orientale ricevano ordini da Kiev o Mosca. Elon Musk , in un tweet molto criticato all’inizio di questa settimana , ha avuto l’idea giusta: “La pace Ucraina-Russia”, ha affermato, può essere raggiunta al meglio “rifacendo [ing] le elezioni delle regioni annesse [come Luhansk e Donetsk] sotto supervisione delle Nazioni Unite” e “la Russia se ne va se questa è la volontà del popolo”; “La Crimea formalmente parte della Russia, come lo è stata dal 1783 (fino all’errore di Krusciov)”; “Assicurazione dell’acqua in Crimea”; e “L’Ucraina rimane neutrale [tra Russia e NATO]”.

Si può certamente cavillare con i dettagli di Musk: le Nazioni Unite , per esempio, non possono essere un arbitro o un supervisore fidato e neutrale di qualsiasi cosa. Ma questa è certamente l’idea giusta per ciò che gli Stati Uniti, e per estensione l’Occidente, dovrebbero fare e dovrebberomirare a. L’amministrazione Biden, se avesse un po’ di buon senso, userebbe qualsiasi leva per portare Zelensky e Putin al tavolo dei negoziati il ​​prima possibile, eliminando così inequivocabilmente la minaccia di una catastrofe nucleare e districando gli Stati Uniti e la NATO dal la prospettiva straziante di qualcosa che nessun presidente dell’era della Guerra Fredda avrebbe mai accettato: un confronto militare aperto e diretto con il più grande arsenale nucleare del mondo. Ciò comporta certamente il disconoscimento della possibilità dell’adesione dell’Ucraina alla NATO.

Il fatto che la nostra attuale classe dirigente non dimostri alcun interesse per la riduzione del buon senso, e invece dimostri un interesse apparentemente interminabile per l’escalation e il massimalismo territoriale ucraino, la dice lunga su quanto sia lontana quella classe dirigente . Se non altro, si spera che il popolo americano parli e cominci a tenere a freno la nostra sordida classe dirigente assetata di guerra alle urne il mese prossimo.

Josh Hammer è opinionista di Newsweek , conduttore di ” The Josh Hammer Show “, editorialista sindacato e ricercatore presso la Edmund Burke Foundation. Twitter: @josh_hammer .

HOMO VOLUNTARIUS, di Pierluigi Fagan

HOMO VOLUNTARIUS. Non ho sottomano un affidabile vocabolario italiano-latino, GT mi restituisce questa tradizione per “uomo intenzionale”. L’intenzionalità, in filosofia, è spesso ricondotta ad una particolare definizione di Brentano per il quale ogni pensare è pensare a qualcosa. Il pensiero sarebbe quindi intenzionato. Ma noi qui usiamo “intenzionalità” nel verso più di senso comune “avere l’intenzione cosciente di…”. In tal senso, l’intenzione è un attributo della volizione, è volere qualcosa di prima pensato. Vi prego qui di non farvi distrarre dalle polemiche sulla “libera” volontà, concentratevi solo sulla volontà che ovviamente non sarà libera come non lo è il portatore del cervello-mente-corpo.
Non ho la mia biblioteca sottomano quindi tratto l’argomento a braccio, che per andare al sodo è anche meglio. È un argomento complicato, stranamente poco trattato. Attiene alla coscienza e l’autocoscienza. Su cosa sia la coscienza c’è voluminoso dibattito. Di recente, un neuroscienziato italiano trapiantato lì dove si fa ricerca seria, quindi negli Stati Uniti, Giulio Tononi, ha proposto la definizione di “informazione integrata”. Sarebbe lo stato integrato di funzionamento in stato di veglia del cervello a definire lo stato di coscienza. Afferenza dei cinque sensi (più il senso interno), memorie, pensiero, tutte attività sincronicamente operanti, darebbero lo stato mentale cosciente. Quando dormiamo, ad esempio, non tutte queste operatività funzionano. Ne consegue che lo stato cosciente lo condividiamo, perlomeno con tutti gli animali superiori, ognuno con la sua specifica qualità differente rispetto alle rispettive menti, quindi cervelli.
Purtroppo, tutto questo argomento è spezzettato in un gran numero di discipline ed ogni disciplina ha la moda di pensiero del momento, inclusi termini, concetti, luoghi comuni del pensiero. La conoscenza è attività sociale e quindi ci sono vari livelli: quello cerebrale, quello mentale, sarebbe meglio dire mentale incorporato (la mente sopravviene all’attività cerebrale che è un organo connesso ad altri organi facenti assieme il corpo) ed appunto quello sociale. Negli Stati Uniti, ad esempio, la ricerca su questi concetti è fortemente influita dagli interessi di sviluppo dell’AI, quindi è tutta “informazione”. Ricordo di aver letto una lunga intervista sul FT a quello che è considerato il più grande neurochirurgo del mondo (o almeno uno dei…), il quale ha aperto e messo mano dentro centinaia di cervelli, il quale sosteneva che quando leggeva i saggi di questo tipo di ricerche per lo più non capiva niente del cosa stessero parlando. È un fatto da me verificato più volte quello per il quale in gran parte di questa ampia e variegata comunità di ricerca, mancano i biologi. Vorrebbero replicare l’attività del cervello umano ma spesso sanno poco o niente proprio di cervello.
Non è questo il caso del Tononi che ha collaborato per vari anni con Gerald Edelman che quanto a cervello e mente sa bene di cosa parla, eccome. Però poi la sua comunità di ricerca l’ha consigliato a trasferire i discorsi in informazione, magari con qualche equazione perché così si fa.
Noi ce ne freghiamo di mostrare il nostro expertise specifico in questo o qual campo di ricerca su questo argomento usando i concetti di moda nel momento. Li abbiamo, studio questo argomento da anni ed anni, conosco la topografia di tutta la vasta comunità che ricerca intorno a questo sfuggente problema, definito “hard problem”, ma ci interessa andare al sodo non la sociologia delle cucine che cuociono le uova sode.
Se la coscienza è considerata l’”hard problem” per antonomasia (che lo sia davvero ci sarebbe da discutere), in ambito anglosassone è del tutto escluso voi possiate parlare di auto-coscienza, coscienza riflessiva, coscienza di secondo grado, coscienza che ha per oggetto sé stessa. Non è cosa scientifica e quindi ciccia, ragionano così. Il discrimine non è se un argomento esiste o meno, esiste solo se lo potete trattare in maniera scientifica. Storia lunga quella di spiegare come si passa dal Circolo di Vienna alla filosofia analitica anglosassone ed al dominio dello scientismo più ottuso che qui non possiamo trattare.
Sta di fatto che è proprio l’autocoscienza a dare all’intenzionalità umana una diversa qualità rispetto a quella degli animali superiori, inizialmente differenza di grado che poi diventa di modo. In pratica, è la differenza tra fare una cosa più o meno d’acchito o pensandoci su più o meno a lungo dopo di che liberate l’intenzione, fate la cosa che avete lungamente valutato e pensato di fare. Tutto questo pensiero che precede l’azione, si svolge da qualche parte nel nostro cervello e pare sia, sin dagli esordi dell’homo habilis che in inglese è detto “handy man”, il nostro più peculiare tratto distintivo. Marx, andando appresso agli inglesi per certi versi della sua mentalità, parlava di homo faber. Ma che sia “faber” perché fa e che fa perché ha le mani, quelle mani sono collegate ad un peculiare modo di funzionare del cervello.
C’è uno scavo di due milioni di anni fa, in iniziale habilis, in cui si trovano i resti di lavorazione di decine e decine di pietre scheggiate per una comunità il cui numero dedotto è assai contenuto. Se ne è dedotto che: a) preparavano le pietre non per un uso immediato, ma in previsione di…, anche con una certa propensione all’accumulo; 2) lavoravano in gruppo, una sorta di primordiale divisione del lavoro per specializzazione; 3) soprattutto, si procuravano la materia prima andando a 15 chilometri da dove poi l’hanno lavorata, lì nei dintorni non c’erano depositi di pietre. Quest’ultimo punto rivela la forma inedita della prima mente umana. Si doveva elaborare l’intera sequenza nella mente e tra l’altro comunicandola ai simili, prima di compierla: -se- alcuni di noi vanno a prendere tante pietre lì e le portano qui, -allora- le possiamo lavorare assieme in vista di… . Questo è il pensare prima di fare. L’intenzionalità è l’intera sequenza del pensare e poi fare.
Questo “pensare” si svolge in un sistema che qui chiamiamo “immagine di mondo”, l’intero sistema di logiche, memorie, concetti, esperienze, modelli e conoscenze stratificate messe a sistema che fanno la nostra mente. Chi controlla il pensare, controlla il fare.
Tutto il problema del campo di conoscenza che chiamiamo “politica”, attiene al come i membri di una comunità pensano prima di deliberare l’azione, individuale e collettiva. Dopo ci sono tradizioni, forme sociali, modi di produzione della sussistenza e tutta la complessità nota in filosofia e sociologia politica, prima però c’è individuo e gruppi che pensano, giudicano ed agiscono in base a ciò che hanno in testa.
Il primo, generativo campo del comportamento politico, è nella mente umana. Alcuni filosofi hanno duramente lavorato sulla forma della propria mente per arrivare a pensare in maniera indipendente ed emancipata. Nessuno ha elaborato una teoria emancipativa sul come aiutare masse critiche a condividere lo stesso processo di indipendenza ed emancipazione. Ne ha sentito chiara l’esigenza il Gramsci, ma il suo lascito non è stato ripreso, qualcun altro con interessi in pedagogia tipo Dewey ma poco altro. Se non si riprende quel lascito, non avremo mai una teoria politica emancipativa che funzioni ovvero produca cambiamento sociale e politico.
Le élite compaiono all’inizio della civiltà e da allora tali sono perché controllano la formazione dell’immagine di mondo. Se la democrazia dipende dalla sovranità, la sovranità mentale è la precondizione per ogni altra.
 Aggiungo un’altra considerazione sulla ricerca di nuove teorie emancipative. Così come la divisione del lavoro è propedeutica al controllo, quindi al potere dei processi produttivi, la divisione delle conoscenze come unica forma del nostro “conoscere”, lo è nel campo delle immagini di mondo. Veniamo da decenni di dominio dell’economico, ora stiamo scoprendo che il geopolitico sopravviene all’economico. Forse le due cose andavano ed andrebbero trattate assieme? Assieme a parecchie altre visto che sono in ballo questioni sociali, comportamentali, culturali, politiche, tecnologiche, militari etc etc?
CHE FARE NEL CASO DI “SONNO DELLA RAGIONE”? Nel suo “Sulla vocazione politica della filosofia” (Bollati Boringhieri, 2018), Donatella Di Cesare riprende una vecchia questione agitata a suo tempo anche dall’ultima opera del filosofo Costanzo Preve ovvero il fatto che il secondo libro di Metafisica in cui Aristotele compendiava la filosofia c.d. pre-socratica, ha condizionato la nostra interpretazione e tutta la successiva catena di trasmissione del sapere e dei suoi significati di quell’inizio del “pensiero che pensa se stesso”.
Nella filosofia pre-socratica c’era dell’interrogazione fisica (quasi tutte le opere dei pensatori del tempo a noi per altro non pervenute pare s’intitolassero “Sulla Natura” ed i primi filosofi di Mileto erano detti “fisici”) e sulla logica ed il linguaggio. Ma seguendo quanto sosteneva lo stoico Diodoto a proposito di Eraclito, molto altro invece riguardava faccende politiche.
Per altro, capire la logica della natura, la logica dello strumento con cui gli umani hanno interazioni (pensiero, logica e linguaggio) e la logica della forma di vita associata (polis), sono cose chiaramente intrecciate assieme. Le poleis erano fatte di uomini che dialogavano su come ordinare la città-Stato nel contesto più generale dell’ordine del mondo. Siamo tutti soci naturali della società detta Stato e lo Stato è la forma collettiva che usiamo per adattarci alla grande complessità del mondo. Da soli, moriremo in poco tempo e per questo, come molte altre specie, seguiamo la strategia del “totale più della somma delle parti”.
Lo stesso Socrate, per quanto difficile ricostruire il vero Socrate che non fu del tutto il pupazzo usato dal ventriloquo Platone per dire quello che preferiva dire usando la storica vittima della dissennatezza democratica come testimonial, era fino in fondo politico. Così molti altri dopo di lui, incluso Platone la cui Accademia, secondo il Berti, era una vera e propria scuola di preparazione all’attività politica e così il Liceo di Aristotele di cui si narra la collezione di poco meno di duecento diverse Costituzioni di altrettante poleis greche.
Il filosofo del tempo, sembra quindi si sentisse incaricato di svolgere una funzione di guardiano della polis e poiché i cittadini pensavano e discutevano, il filosofo si occupava di capire meglio come pensavano e come discutevano. Non il “cosa” pensavano e discutevano, ma il “come”.
Il famoso primo frammento di Eraclito in cui c’è una famosa questione interpretativa su una virgola che non c’è ma che se ci fosse, a seconda di dove la ponete cambia un po’ il significato della prima frase, l’efesino diceva che “unico e comune è il mondo per coloro che sono desti, mentre nel sonno ciascuno si rinchiude in un mondo suo particolare”. “Non solo l’intelligenza è comune, ma è sull’intelligenza che si basa (o dovrebbe) quello che è comune”, chiosa la Di Cesare. Avere la stessa percezione del mondo (intelligenza) poi non implica affatto si abbia la stessa opinione politica su come condurre gli affari della polis, ma se non si ha la stessa percezione del mondo non c’è alcuna possibilità di dialogo politico, quindi di democrazia. In più si scambiano sogni per fatti, desideri per opinioni, favole per realtà.
Da sette mesi, la nostra polis stretta ovvero l’Italia e quella larga ovvero l’Europa dentro quella più larga ancora che è la sfera occidentale, è saltata in una nuova fase storica aperta dall’atto compiuto dai russi di invadere un vicino con la forza armata. Prima o poi qualcosa del genere doveva accadere, chi studia il mondo sapeva che il fascio di contraddizioni interagenti con attrito, prima o poi avrebbe fatto “emergere” il conflitto esplicito che condurrà ad un nuovo stato del mondo. Quale? è appunto l’oggetto del contendere.
Chi scrive, sette mesi fa reagì ai fatti subito con molto allarme, tant’è che ripresi a pubblicare sul mio blog cosa che non facevo da tempo. Reagii con molto allarme non per il fatto in sé, ma per come si cominciò a reagire al fatto stesso. La cosa più allarmante era quella che immediatamente qualcuno cominciò a schierarsi da una parte e qualcun altro da un’altra. Si dirà, be’ è normale esprimere un giudizio di parte in queste cose. Forse, ma dopo aver capito su cosa. A me pare che da subito, una potente macchina del pensiero pubblico, ha fatto di tutto per non far capire cosa stesse succedendo, quali le dinamiche reali, i pregressi, le conseguenze. Mi sembrava, e da qui l’allarme, che si facesse di tutto per NON rendere “unica e comune” la percezione del mondo, dei fatti che accedevano.
Qualche giorno fa ho ascoltato una intervista di Mentana alla Meloni su questo argomento. La Meloni ha argomentato la sua visione geopolitica dicendo, in breve: 1) noi siamo occidentali, nel bene e nel male questo è il nostro sistema e vogliamo rimanere ben saldi in questo sistema; 2) anche perché fuori da questo sistema saremmo facile preda dell’unica altra egemonia possibile, quella cinese, cosa che aborro. Ora, io non sono d’accordo con la visione geopolitica e quindi politica della Meloni, però le riconosco almeno il merito di esser andata dritta al punto. Potrei dire che con lei condivido la stessa percezione del mondo, il mondo è comune e la condizione di vigilanza razionale, altrettanto comune. C’è una crisi grave che ci dovrebbe portare a discutere cos’è Italia in Europa ed Europa in Occidente ed Occidente vs Resto del mondo. Differiamo da qui in poi, ma c’è un “in comune” di partenza, il che è precondizione per avere un dialogo politico. Questo intendo per “mondo comune in stato di veglia” alla Eraclito.
Ieri stavo più volte per perdere le staffe a proposito della questione del gasdotto. Molti, anche insospettabili utilizzatori della ragione magari solo quando si occupano del ristretto del loro piccolo campo di conoscenze, vagavano in stato di sonno indotto. Dopo che i giornali hanno capito che dire che erano stati sicuramente i russi era troppo assurdo, hanno cominciato ad alludere. E si sono viste strane manovre di navi russe in quelle acque, e sappiamo che i russi hanno robot sottomarini, e chissà chi è stato anche se “molti” (molti chi?) indicano i russi etc. Una epidemia di sonno della ragione indotta che trasformava prontamente in zombie molti che non sono usi riflettere, che si espongono al flusso delle tecniche sofisticate di manipolazione del discorso pubblico e diventano amplificatori portatili di assurdità e difese sofistiche delle assurdità. Tipo: che prove hai che non sono stati i russi? Prove da tribunale giuridico nessuna, prove da tribunale della ragione quante ne vuoi anche perché di contro so che invece tu non hai nessuna, neanche una, neanche mezza che resista al vaglio della ragione.
Come avvertire i concittadini “hei, svegliati, stai dicendo cose assurde che ti hanno ficcato in testa a forza, riprenditi, riprenditi la tua ragione!”. Abbiamo tutti l’intelligenza, ma senza comune intelligenza non c’è comune, non c’è politica, non c’è democrazia, non c’è polis. Ribadisco, si può dire “ok NON sono stati i russi, ma comunque tutto sommato è un bene ciò che è successo perché a, b, c”, ci sta, ne discutiamo. Ma non si può discutere con chi nega l’uso della ragione poiché il dialogo è basato sul comune logos. Dal comune logos si possono poi trarre diversi giudizi, per carità, come nel caso della visione geopolitica mia e della Meloni. Ma senza comune logos, non c’è alcuna possibilità la polis discuta e decida sa sé, discuterà quello cha altri hanno deciso discuta, giudicheranno secondo gli interessi di questo o di quello, penseranno mischiando orribilmente ragione ed emozione, non sarà una polis ma una torma di invasati emotivi caricati a molla da qualcuno.
Poiché tutto ciò avviene nel menzionato passaggio storico decisivo che implica a cascata decine e decine di questioni delicatissime su decine e decine di aspetti della nostra forma di vita associata da domani ai prossimi trenta anni, forma che crediamo esser regolata su convenzione democratica, quindi sul dialogo su base di comune logos, che fare? Che fare se la “democrazia” non discute cosa fare della polis sul fatto storico più importante da decenni e con conseguenze per i prossimi decenni?
Eraclito diede la partita per persa, mandò a quel paese i concittadini e si rifugiò in campagna a scrivere il suo libro. Stanchi di esser pungulati da Socrate che dimostrava loro che neanche sapevano di non sapere le cose, gli ateniesi gli fecero bere la cicuta. Protagora ed Anassagora andarono in esilio e ne morirono. Platone morì nel suo letto tanto era un aristocratico elitista la cui carica sovversiva era negativa. Aristotele, pur tipo molto cauto, scappò prima che lo facessero a fette poiché sospettato di intelligenza col nemico macedone. Cosa deve fare un guardiano della polis quando la polis perde la ragione?
Come si fa a dire “guarda che non stai usando la ragione” ad uno che non sta usando la ragione?
Sono secoli e secoli che ci si fa la domanda e sono secoli e secoli che non troviamo la risposta. Forse il problema è il tempo. Forse non ci si dovrebbe trovare in tale situazione poiché lì non c’è soluzione. Forse ci si dovrebbe agitare quando i tempi sono calmi, forse si dovrebbe curare la ragione quando tutto sembra andare bene, forse si dovrebbe fare come gli agricoltori e lavorare molto ma molto intensamente molto prima del raccolto poiché porsi domande quando c’è il raccolto è tardi.
Scusate questo post, pesante, amaro e come si conviene nello stile antico greco, con un fondo aporetico, inconcluso.
[Il libro della Di Cesare è interessante, almeno la prima metà. Lo posto solo perché nei post ci va un’immagine ed il suo taglio è ben in tema]

La Russia vincerà strategicamente anche nello scenario di una situazione di stallo militare in Ucraina, di Andrew Korybko

Tutto ciò che la Russia deve fare è semplicemente continuare ad esistere a dispetto dei complotti politicamente irrealistici della “balcanizzazione” degli Stati Uniti al fine di garantire l’ultima evoluzione della transizione sistemica globale verso la multiplexità.

Il conflitto ucraino , che in realtà è una guerra per procura della NATO guidata dagli Stati Uniti contro la Russia che viene condotta in e attraverso l’ex Repubblica sovietica, sta tendendo a una situazione di stallo militare. Questa osservazione si basa sulla probabilità che la mobilitazione parziale da parte della Russia di riservisti esperti alla fine stabilizzerà la linea di controllo (LOC) tra le regioni recentemente riunificate di Mosca in Novorossiya e i suoi oppositori sostenuti dalla NATO ma con la fronte ucraina.

Non è previsto alcun grande passo avanti da nessuna delle due parti. La NATO è più che in grado di prevenirlo nei confronti della Russia continuando a investire risorse infinite nei suoi delegati mentre Mosca può ricorrere a armi nucleari tattiche per autodifesa come ultima risorsa assoluta per sostenere la sua integrità territoriale . Per questi motivi, la LOC probabilmente rimarrà più o meno la stessa, con solo piccole revisioni che potrebbero al massimo portare la Russia a estendere il suo mandato ai confini amministrativi delle sue quattro regioni più recenti.

Visto come questo risultato emergente non soddisferebbe gli obiettivi che la Russia ha dichiarato all’inizio della sua operazione speciale per quanto riguarda la smilitarizzazione, la denazificazione e la neutralità militare dell’Ucraina , per non parlare della piena liberazione del Donbass, è comprensibile il motivo per cui la maggior parte degli osservatori concluderebbe che un lo stallo equivale a una perdita strategica per la Russia. C’è anche un’altra ragione per questa opinione, vale a dire il fatto che gli Stati Uniti hanno sfruttato il conflitto per riaffermare con successo la loro egemonia sull’Europa.

L’UE non può più essere considerata un attore strategicamente autonomo nella transizione sistemica globale alla multipolarità , essendo invece diventata il più grande stato vassallo degli Stati Uniti e quindi una piattaforma a livello continentale per minacciare perennemente gli interessi di sicurezza nazionale della Russia, anche attraverso mezzi ibridi. In altre parole, le stesse identiche minacce alla sicurezza che la Russia considerava provenienti dall’Ucraina sono state ampliate per includere l’intera Europa, il che rafforza la conclusione di cui sopra.

Tuttavia, quella stessa conclusione è ancora falsa per ragioni che verranno ora spiegate. In primo luogo, la Russia rimane più che in grado di proteggere i suoi interessi fondamentali di sicurezza nazionale, specialmente attraverso la sua leadership globale di tecnologie ipersoniche che garantiscono l’integrità delle sue capacità di secondo attacco nucleare e quindi le impediscono di diventare suscettibile al ricatto nucleare degli Stati Uniti. Ciò significa che è garantita la sua autonomia strategica durante tutto il corso della transizione sistemica globale.

In secondo luogo, la suddetta transizione è stata accelerata senza precedenti a causa delle conseguenze del cambiamento di paradigma a tutto spettro catalizzate dalla sua operazione speciale, in particolare in tutto il Sud del mondo. I tre risultati rilevanti sono che i paesi in via di sviluppo hanno riaffermato la loro autonomia strategica rifiutandosi di sanzionare la Russia; L’ India è intervenuta con decisione per scongiurare preventivamente la sproporzionata dipendenza della Russia dalla Cina; e la traiettoria della superpotenza cinese è stata così deragliata .

In terzo luogo, l’ attuale fase intermedia bipolare della transizione sistemica globale si sta quindi evolvendo verso la tripolarità molto più rapidamente del previsto prima della sua forma finale di multipolarità complessa (“multiplessità”) Sia le superpotenze americane che quelle (aspiranti) cinesi associate al concetto bipolare stanno quindi perdendo la loro smisurata influenza nel plasmare le relazioni internazionali a causa dell’accelerazione della loro ascesa da parte di grandi potenze multipolari come India Iran Turkiye e altre.

In quarto luogo, la rapida evoluzione verso la tripolarità e la multiplexità crea innumerevoli opportunità per stati del Sud del mondo relativamente medi e più piccoli, che naturalmente praticheranno complessi atti di bilanciamento tra loro, crescenti Grandi Potenze multipolari e le due superpotenze. Questa interazione accelererà ulteriormente i processi multipolari, riducendo così l’influenza precedentemente smisurata delle due superpotenze, migliorando le Grandi Potenze e infine dando ai giocatori minori la propria influenza.

E infine, il manifesto rivoluzionario del presidente Putin che ha condiviso il 30 settembre prima di firmare i documenti relativi alla riunificazione di Novorossiya con la Russia continuerà a ispirare processi multipolari in tutto il Sud del mondo, assicurando che le tendenze precedenti rimangano sulla buona strada. L’impatto cumulativo di questi cambiamenti sistemici accelererà quindi la transizione sistemica globale alla multipolarità che è parte integrante dei grandi interessi strategici della Russia.

Se non fosse stato per le scoperte intrecciate di tripolarità-multiplessità create come risultato delle conseguenze sistemiche catalizzate dal suo funzionamento speciale, l’attuale fase intermedia bipolare della transizione sistemica globale sarebbe rimasta lo status quo indefinitamente. In quelle condizioni, la Russia sarebbe stata inevitabilmente costretta a concludere accordi sbilanciati con la Cina per disperazione a scapito della sua autonomia strategica , trasformandosi così nel “junior partner” di Pechino.

A sua volta, l’India sarebbe stata costretta a diventare il “partner minore” degli Stati Uniti per la sua stessa disperazione di ristabilire un senso di equilibrio con la Cina, dopo aver temuto le conseguenze della Russia che avrebbe inavvertitamente sovralimentato la traiettoria di superpotenza del suo vicino. Anche i pari della Grande Potenza dello stato dell’Asia meridionale si sarebbero trovati in situazioni simili legate alla scelta a somma zero di diventare il “partner minore” di una delle due superpotenze a causa della reazione a catena creata dalle scelte di Russia e India.

All’interno di quel sistema bipolare, gli unici stati veramente sovrani sarebbero le due superpotenze poiché la sovranità delle Grandi Potenze sarebbe limitata dal fatto che esse sarebbero costrette a sottomettersi allo status di “partner junior”, che a sua volta condannerebbe relativamente medie e piccole- stati di dimensioni Quel livello più basso della gerarchia internazionale sarebbe stato privato di qualsiasi parvenza di sovranità al di là di qualunque cosa potesse essere loro offerta dalle superpotenze per impedire la loro “defezione” verso l’altro.

Al posto di quel futuro oscuro, che è essenzialmente bipolare e molto più rigido del sistema che c’era durante la Vecchia Guerra Fredda poiché l’aspetto multipolare sarebbe semplicemente superficiale visto che sarebbe essenzialmente controllato dalle due superpotenze, la vera multipolarità è emergente. Ciò rappresenta una grande vittoria strategica non solo per la Russia, ma per l’intera comunità internazionale, il che la rende così una grande sconfitta strategica per gli Stati Uniti.

Mantenendo l’emergente stallo militare in Ucraina, sia attraverso mezzi convenzionali legati alla sua parziale mobilitazione di riservisti esperti come intende, sia ricorrendo a armi nucleari tattiche per autodifesa come ultima risorsa assoluta, se necessario, alla Russia è ancora assicurato il successo strategico a lungo correre. Tutto ciò che deve fare è semplicemente continuare ad esistere a dispetto dei complotti politicamente irrealistici della “ balcanizzazione ” degli Stati Uniti al fine di garantire l’ultima evoluzione della transizione sistemica globale verso la multiplexità.

https://korybko.substack.com/p/russia-will-still-strategically-win?utm_source=post-email-title&publication_id=835783&post_id=76627659&isFreemail=true&utm_medium=email

PUNTO CRITICO?_di Pierluigi Fagan

Siamo ad un punto critico della guerra in Ucraina? Proverò a sviluppare una tesi ipotetica, troppe cose non sappiamo per aver certezze e sebbene esplorerò una tesi, si potrebbe interpretare le stesse cose in altro modo. Il punto è: si inizia a pensare a come uscirne?
I fatti, almeno quelli pubblicamente noti. Biden, ad un fundraising a casa del figlio di Murdoch, ha detto: 1) siamo nella più grave crisi di rischio atomico dai tempi dei missili a Cuba; 2) conosco personalmente Putin, non scherza; 3) se in virtù di una sostanziale non vittoria sul campo sente minacciato il suo potere e si mette ad usare l’atomico tattico, da lì in poi è escalation senza via di uscita; 4) sto allora pensando quale potrebbe essere una via d’uscita.
Blinken ha rilanciato “noi siamo pronti a trovare una soluzione diplomatica, ma i russi vanno in direzione opposta”. I russi, nei giorni scorsi, hanno detto più o meno lo stesso, dal loro punto di vista. Alcuni sostengono che da tempo i due si parlano dietro le quinte e quindi quello che noi vediamo è schiuma quantistica sopra fatti ignoti. Se veramente di tratta, le dichiarazioni pubbliche vanno interpretate, sono spiragli, tentativo di delimitare il campo, trattativa su come fare una trattativa, porre linee rosse che poi diventano rosa e svaniscono quando effettivamente si finisce al tavolo? Cos’è irrinunciabile per l’uno e per l’altro?
Alcuni hanno voluto leggere una nuova volontà di abbassare i toni da parte americana nel far uscire dichiarazioni CIA su NYT a proposito dell’attentato alla figlia di Dugin per colpa di una parte dell’establishment ucraino (c’è una parte trattativista ed una oltranzista com’è ovvio ci sia in questi frangenti?).
Altri hanno evidenziato il crescente fastidio americano per le continue richieste ucraine sempre molto pretendenti, oltretutto con una situazione sul campo che mostra una certa autonomia operativa ucraina, pare, non sempre gradita a Washington.
C’è anche chi ha osservato che l’uscita di Elon Musk, che ha fatto imbestialire Kiev, potrebbe esser pilotata.
Ieri abbiamo scritto un post sul fatto che sta montando una forte insofferenza per l’annunciato Armageddon economico-finanziario planetario. Per ora si sono espressi a mezza voce cinesi, indiani, i 24 dell’Opec. Sempre ieri alla Commissione diritti umani delle UN è stata negata la proposta americana di istruire una indagine ufficiale per il maltrattamento degli uiguri da parte dei cinesi nel Xinjiang. Voti contrari su asse musulmano-africano ma con aggiunte asiatiche. La questione del missile di Kim ha portato i coreani del sud a spararsi un missile vero (armato) addosso, brutta performance.
Giorni fa, funzionari ucraini si sono lamentati con una certa disperazione per il fatto che l’Europa non fa arrivare i fondi promessi (notoriamente a Bruxelles non sono così disponibili quando si tratta di cacciare i soldi) e non promette bene anche per i mesi a venire. La macchina statale e bellica ucraina mangia miliardi al mese, poi c’è la ricostruzione e così sarà molto a lungo. Di contro, sappiamo l’Europa a cosa va incontro nei prossimi mesi e pensare di destinare congrui fondi alla guerra mentre qui imperversa freddo e disoccupazione, va oltre il realistico.
Sempre qualche giorno fa è uscito su Rep un interessante articolo di Franceschini, portavoce degli ambienti strategici americani. L’articolo riferiva delle preoccupazioni che circolerebbe nei pensatoi strategici americani, Atlantic Council e Carnegie Endowment, a proposito della possibile frammentazione della Russia sconfitta nella guerra con crollo del potere centrale e scomparsa di Putin. Nuovi stati e staterelli, alcuni “canaglia” (vedi Kadyrov, non a caso promosso da Putin l’altro giorno, della serie “se non vi piaccio io potreste sempre trovarvi un Kadyrov in futuro”), ma con l’atomica, un incubo.
In più, un enorme spazio di possibile allargamento dell’egemonia cinese ad est, nessun alleato nell’area su cui far perno per pilotare gli eventi. In verità, queste cose erano note da tempo ed erano solo metà della questione che invece prometteva anche molti vantaggi geostrategici per gli americani. Sintomatico però oggi si faccia uscire solo il lato preoccupante.
In più, va notata la montante paranoia nucleare qui in Europa ed in parte negli stessi US. Quanto è reale il rischio? Se è reale ma non così probabile, perché monta la paranoia? È un effetto amplificazione mediatica tipo paranoia da Covid su legge delle audience o c’è un interesse ad avanzare questa “causa di forza maggiore” per aprire ad un ripensamento del “credere, ubbidire e combattere” in auge fino ad oggi?
Che calcoli reali di sostenibilità economico, sociale e politica si stanno facendo a proposito dell’Europa ma a questo punto anche degli USA che vanno ad elezioni a novembre? Dopo la Svezia e l’Italia, si teme che ci saranno elezioni anticipate anche in Danimarca ed anche lì pare che la destra abbia significative ed inedite chance di vittoria. Ci sono state elezioni in Bulgaria domenica scorsa ed ha perso la parte europeista-liberale, si è affermato il centro-destra, ma si è formato anche un partito contro le sanzioni, stile Orban. Pare non riusciranno comunque a fare un governo, dovranno andare – credo la quarta volta- ad elezioni in breve tempo, ma la tenuta del fronte scricchiola in tutta evidenza. E quando Orban farà il tenuto referendum per chiedere “democraticamente” al popolo se supporta o meno le sanzioni e relativo peso, che succederà? E siamo solo ai primi di ottobre.
Ripeto, questa è una selezione di fatti, ce ne sono anche altri e di senso diverso. Questi stessi potrebbero esser diversamente interpretati. Però rimane il fatto delle dichiarazioni aperturiste di ieri di Biden e questo è una “prima volta”, di cui pender nota. Vedremo.
Putin si è arroccato con il suo piccolo bottino del suo 15-20% di territorio ucraino mettendoci sopra l’ombrello nucleare e dicendo “io mi accontento così, parliamo?”. Zelensky ha risposto portando a legge una sorta di impossibilità a trattare. Biden dice: attenzione perché quello mena se perde di brutto. Così i think tank paventano Balcani nucleari pieni di coatti islamici o siberiani assai pazzerelli. Pe ora è tutto, vediamo come si svolge.
L’America ha ottenuto molto, rilancio NATO in grande stile, Finlandia e Svezia, cattura egemonica dell’Europa totale ed irreversibile almeno per qualche anno, comunque una bella botta per i russi e con prospettive di sanzioni lunghe un bel tarlo che agirà nel tempo. In più sanno tutti che la vera partita strategica è in Asia. Quanto le costerebbe provare ad ottenere di più?
LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE. I 24 Paesi OPEC+, hanno l’altro giorno deciso di dare un sostanzioso taglio alla produzione petrolifera, pare lo abbiano deciso in una riunione di mezzora; quindi, la decisione era comune e preparata in anticipo. La decisione è stata motivata come sostegno al prezzo dal momento che la recessione globale diminuisce la domanda. Ma si tratta di una preventiva poiché, all’altro giorno, il prezzo era sceso a livelli di gennaio stante che allora era in tendenza ascensionale dall’inverno del 2020. Cioè, campavano due anni fa senza tagli alla produzione col prezzo sotto i 25 dollari, sembra strano ora si fascino la testa perché è “solo” a 91 US$.
C’è l’interpretazione politica o meglio geopolitica. L’ha data Biden il quale ha strepitato dicendo che è una manovra ispirata dalla Russia. Colpiscono due cose di questa dichiarazione, la prima è che l’ha data quando avrebbe fatto meglio a tacere, la seconda è la ragione data che è stupida. L’ha data e con quella ragione, probabilmente per il pubblico interno, gli americani vanno ad elezioni a novembre ed il prezzo della benzina che notoriamente è il primo drive dell’inflazione è già un problema e viepiù lo sarà quando si voterà. Ma quando il presidente degli US parla, non ascolta solo il pubblico interno. I sauditi hanno risposto che è ora di dismettere questa “arroganza della ricchezza” (!).
Vediamo allora meglio cosa può esserci sotto. I paesi OPEC+ sono 24, centro e sudamericani, africani, asiatici ed ovviamente mediorientali, più la Russia. I “+” sono 13, aggiunti al nucleo storico degli 11 mediorientali originari che rimangono quelli che trainano l’associazione. Alcuni hanno cattivi rapporti con gli US (Iran, Venezuela, Russia), molti non hanno simpatia, molti altri hanno invece normali o anche cordiali rapporti. L’Arabia Saudita, nonostante il viaggio di Biden ad inizio guerra per cercare di strappare un aumento di produzione a compensazione del ban alla Russia, è in posizione piuttosto critica. Ma UAE, Qatar, Kuwait no. Assolutamente fantasioso pensare che la Russia possa decidere cosa gli OPEC+ fanno o non fanno. Tuttavia, rimane il fatto che la decisione è tecnicamente un po’ strana se guardiamo al prezzo a meno di non considerare la manovra preventiva e che la tempistica dice appunto che s’è voluto mandare un segnale.
Veniamo allora al titolo del post. Noi qui vediamo usare il concetto di “comunità internazionale” a sproposito per dar l’impressione alle nostre opinioni pubbliche che tutto il mondo o per lo meno il mondo che conta tranne Stati delinquenziali, approva quello che l’Occidente collettivo sta facendo nella guerra Ucraina. Non è affatto così, lo abbiamo sezionato a proposito del secondo voto alle UN a marzo e via via, analizzando le varie posizioni degli attori internazionali non occidentali. I giornali occidentali fanno sforzi di sottolineare come le astensioni ai voti di condanna al Consiglio di sicurezza da parte di India e Cina, dicano dell’isolamento della Russia. Ma questa è propaganda. Nelle dinamiche diplomatiche, stante che certo nessuno può credibilmente votare a favore di quello che i russi fanno se non schierandosi come alleati organici, tra l’altro in favore di palesi infrazioni che teoricamente nessuno può approvare davvero, astenersi significa “non posso votare contro, ma scordati il mio voto a favore”. Cosa pensa allora la vera “comunità internazionale” fuori di quel 16% di popolazione (o poco più: Europa + Anglosfera) terrestre embedded nel sistema a guida americana?
La reale comunità internazionale era bella felice e contenta dentro una tendenza mossa dalla globalizzazione. Giravano i soldi, si facevano progetti, le economie-Paese crescevano, così i popoli se non del tutto felici avrebbero potuto almeno coltivare speranze. Popoli se non felici speranzosi, governi stabili. Tutta la comunità internazionale, che è da considerare in macro “non allineata”, sa perfettamente che la guerra è scoppiata per colpa operativa di Putin ma in reazione a insostenibili pressioni americane via NATO-Ucraina. L’altro giorno l’economista americano J. Sachs diceva che tutta la comunità internazionale sa e dice apertamente che i due condotti Nord Stream sono stati sabotati dagli americani, ma qui non si può dire, si insulta la logica di base nel sostenere “non sappiamo chi è stato”. Ieri leggevo un articolo di Rampini che ormai è diventato un impazzito propagatore di assurdità lampanti e senza ritegno, sostenere tre valide ragioni per pensare siano stati in realtà i russi. Stiamo vivendo tempi surreali e ciò è allarmante anche più che non il vivere tempi conflittuali ad altissima tensione. La qualità delle narrazioni stese su i fatti è talmente assurda anche per chi sa che il conflitto interpretativo ovviamente manipola le idee ed i giudizi, che lancia un doppio allarme. È normale raccontarsela così e cosà, lo fanno i russi, lo fanno gli americani, lo fanno le nostre élite e va bene. Ma c’è modo e modo di confezionare le favole, quelle che girano sono scombinate in maniera troppo assurda, di una assurdità esasperata.
Ma torniamo alla comunità internazionale. La comunità internazionale, pur sapendo come stanno le cose in Ucraina, non sarebbe poi più di tanto interessata e tantomeno mossa a prender le parti di tizio o di caio. Vede però arrivare uno tsunami di ritorno che la inquieta e terrorizza. Niente più mercati globali, “tu si e tu no” nei circuiti SWIFT dove circolano i bonifici di pagamento, dollaro alle stelle che per Paesi quasi sempre indebitati è un gran bel problema, rottura delle catene logistiche, rottura del sistema detto “catena del valore” basato su delocalizzazioni di segmenti di produzione (non intere produzioni, pezzi di…), tempeste inflattive, esportazione del conflitto in Asia (US, Jap, CdS hanno fatto manovre navali davanti alla CdN una settimana prima che Kim gli lanciasse un missile vuoto sulla testa, forse la cosa è poco nota qui. Per non parlare di Taiwan etc.).
Su stampa asiatica, ho letto più di un analista segnalare la profonda preoccupazione per quello che qui da noi sembra non preoccupare sul serio nessuno ovvero l’entrata dell’Europa in un profondo buco nero recessivo. L’Europa è semplicemente la più grande economia aggregata del mondo, è il cuore che succhia e pompa sangue finanziario e commerciale a tutto il sistema-mondo. È ovvio che il sistema-mondo che è indifferente alle narrazioni americane e guarda ai fatti duri, si preoccupi come ognuno di noi si preoccuperebbe se il dottore gli dicesse “guardi che lei avrà sicuramente un infarto”. Il nostro infarto sarà il loro ictus.
La lettura solo geopolitica della decisione OPEC+ è sbagliata, è una questione che ha origine in geoeconomia. E tale questione, è dall’inizio, il vero tallone d’Achille della strategia americana, gli americani non hanno tenuto in debito conto lo scenario mondo. Lo si è capito e l’abbiamo scritto i primi giorni, con i voti alle UN e gli improvvisi e poco concludenti viaggia di Blinken in M.O. e poi di Biden in Arabia Saudita, nonché le profferte di “nuova amicizia” con Maduro, se non l’iniziale boutade di nuovi accordi per ul nucleare iraniano ed il fallimento imbarazzante del forum degli “americans” a cui non è andato quasi nessuno. Lo si è visto con la comparsa di articoli arrabbiati contro l’India che fa Ponzio Pilato, lo si è visto col disastro diplomatico dell’improvvisata della Pelosi a Taiwan, cose che non si fanno se devi fare diplomazia con asiatici a forte matrice confuciana.
Sospetto che il nucleo neocon promotore di questa strategia “o la va o la spacca” che è iniziata con la lunga penetrazione in Ucraina prima del 24 febbraio, sia caduto nella trappola del confondere “quello che voglio il mondo sia” con il più concreto “quello che il mondo può realisticamente essere”. S’è messo contro troppa gente, ha fatto male i calcoli, non ha dato il giusto peso ad alcune variabili. La cattura egemonica totale dell’Europa che pare ormai irreversibile, è un bel bottino, ma quanto varrà lo sapremo solo dopo aver dedotto il prezzo il cui conto si farà alla fine.
Intanto, prepariamoci al secondo shock petrolifero (gasifero, carbonifero, elettrico, energetico, produttivo etc.), cinquanta anni dopo il primo.
[Alcune info riportate sono tratte da articoli BBC e Reuters di ieri, più tardi vediamo gli aggiornamenti]

COME, ATTRAVERSO LA SUA PRESENZA IN LIBIA, LA TURCHIA RICATTA L’UE, di Bernard Lugan

Il conflitto ucraino e la politica sanzionatoria imposta dagli Stati Uniti alla Russia hanno accresciuto enormemente l’importanza e la competizione dei paesi, in particolare quelli europei e in primis l’Italia, nell’area sud-orientale del Mediterraneo. Una regione già di per sé altamente instabile. Ad un accresciuto interesse, corrisponde però un drammatico ridimensionamento del peso geopolitico di Francia, Spagna, Grecia e Italia e l’intenzione della attuale leadership statunitense di accontentare e ricondurre in qualche modo le ambizioni turche e di fare dell’Ucraina e di alcuni paesi dell’Europa Orientale i veri pivot, anche energetici, in grado di controllare e condizionare pesantemente eventuali ambizioni autonome della Germania e della Francia. L’Italia è come non data, irrilevante. La Nuland, potente e famigerata sottosegretaria agli esteri americana, ha infatti più volte affermato che si deve semplicemente arrangiare. L’ennesimo scorno per chi, come l’ENI, è stata protagonista delle ricerche di giacimenti in quell’area. Ma forse anche persino l’ENI volge uno sguardo sempre più distratto verso il nostro paese. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Certamente non rimprovereremo al Presidente Erdogan di aver difeso gli interessi nazionali del suo Paese, ma gli ectoplasmi dell’UE per essersi piegati alla sua politica.

Per l’UE l’unica seria alternativa al gas russo è quella offerta dal gigantesco giacimento situato nelle acque territoriali di Egitto, Gaza, Israele, Libano, Siria e Cipro (vedi mappa a pagina 9). Riserve di 50 trilioni di m3, o ¼ dei 200 trilioni di m3 stimati di riserve mondiali, più riserve di petrolio stimate in 1,7 miliardi di barili. Tuttavia, è attraverso il gasdotto EastMed che devono avvenire le future esportazioni verso l’Italia e l’intera Ue. Ma, dal 1974, la Turchia, che occupa militarmente e illegalmente la parte settentrionale dell’isola di Cipro, afferma di fatto di avere dei “diritti” territoriali su questo giacimento di gas. Per essere riconosciuta, Ankara blocca il progetto EastMed ricattando l’UE. Per “facilitare” la “riflessione” degli europei, la Turchia ha preso un solido impegno in Libia. Torna indietro. Il 7 novembre 2019, messo alle strette militarmente a Tripoli dalle forze del maresciallo Haftar, il governo di unità nazionale (GUN) guidato da Fayez el-Sarraj, ha chiesto alla Turchia di intervenire per salvarla. Il presidente Erdogan ha accettato in cambio della firma di un accordo marittimo che gli permettesse di ampliare l’area della sua area di sovranità, tagliando la zona economica marittima esclusiva (ZEE) della Grecia situata tra Creta e Cipro, proprio dove deve passare il futuro gasdotto EastMed. Questo accordo, che quindi traccia artificialmente e illegalmente un confine marittimo turco-libico nel mezzo del Mediterraneo, consente alla Turchia di tagliare l’asse del gasdotto EastMed da Cipro poiché quest’ultimo passerà attraverso acque divenute unilateralmente turche. Il presidente Erdogan sa benissimo che questo accordo viola la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), ma la Turchia, il cui obiettivo è l’ampliamento del proprio spazio marittimo, non l’ha firmato, quindi ha potuto affermare che qualsiasi futuro gasdotto o gasdotto richiederà ora un accordo turco. Il 17 dicembre 2019 l’Egitto ha reagito all’accordo turco-pistola con la voce del maresciallo Sisi che ha dichiarato che la crisi libica era una questione di “sicurezza nazionale egiziana”. Essendo economicamente in una situazione disastrosa, l’Egitto, che conta sull’inizio della costruzione del gasdotto verso l’Europa, non può infatti tollerare che questo progetto, per esso vitale, venga messo in discussione dall’annessione marittima della Turchia. Quanto agli europei, a parte le loro solite affermazioni relative al crawling semantico, le loro proteste erano solo circostanziali. C’è da dire che all’epoca il gas russo si stava riversando nell’UE e che lì sarebbe stato versato ancora di più grazie ai gasdotti del Nord Europa… Ma, da allora, in Ucraina è scoppiata la guerra e, dato la “crociata democratica” decisa contro Mosca e le sanzioni contro la Russia, è facile capire che l’Ue ora farà di tutto per accelerare la messa in servizio del gasdotto EastMed, e questo, a costo della capitolazione alle richieste turche. La guerra in Ucraina ha infatti “aperto il gioco”, consentendo alla Turchia di scommettere su tutti i fronti contemporaneamente: – Mantiene buoni rapporti con la Russia, che le fornisce il 60% del proprio fabbisogno di gas e alla quale è legata da un partnership instaurata attraverso il gasdotto Turkstream che, attraverso il Mar Nero, aggira l’Ucraina. Pur sapendo che geopoliticamente, un giorno o l’altro scoppierà una grave crisi tra i due paesi del Mar Nero…

– Sa che, presi per la gola dalle proprie sanzioni, gli europei faranno di tutto per mettere in servizio il gasdotto EastMed. Ma, per questo, la Turchia dovrà avere la sua “quota” nello sfruttamento del giacimento del Mediterraneo orientale. Ciò avverrà a costo del riconoscimento, in forma diretta o indiretta, dell’annessione della parte settentrionale di Cipro da parte della Turchia? Ciò sarebbe singolare in un momento in cui una vera guerra è stata lanciata contro una Russia che cerca di recuperare il Donbass, la vecchia terra russa staccata artificialmente dalla madrepatria dai bolscevichi per indebolire il peso nazionale russo all’interno dell’URSS (Unione dei Soviet Repubbliche Socialiste)… In una UE senza memoria e senza spina dorsale, tutto è davvero possibile…

http://www.bernard-lugan.com

Weng Mingjiang: “Pace sotto il dominio cinese”, come sarà?

[editorialista di Text / Observer Network Weng Mingjiang]

Perché lottare per la “pace mondiale sotto il dominio cinese (Pax Sinica)”

Abbiamo sempre avuto idee diplomatiche che non sono leader mondiali. Nel pensiero tradizionale cinese c’è un detto che “i poveri possono essere soli e i buoni possono aiutare il mondo”. Agli occhi di alcuni cinesi, la stessa Cina non si è sviluppata bene, ed equivale a pensare al di là delle proprie capacità di pensare a qualsiasi cambiamento nell’ordine e nelle regole internazionali.

Inoltre, il mondo di oggi non è più un mondo in cui “la verità è solo nel raggio dei cannoni”. È impossibile praticare la legge della giungla senza scrupoli e preda sfrenata dei deboli. Oggi, voler essere il mondo capo è probabilmente una cosa ingrata in sé.

Inoltre, come si suol dire, “maggiore è il potere, maggiore è la responsabilità”. Inoltre, la maggior parte dei cinesi è di buon cuore. Secondo l’istruzione tradizionale, gli piace essere severi con se stessi ed essere indulgenti con gli altri. L’occidente ” sovrani” hanno più fardelli sulle spalle… Molti cinesi non vogliono approfittare degli altri, ma non vogliono nemmeno essere influenzati dagli altri.

È proprio per questo che abbiamo sempre assunto un atteggiamento pragmatico nei confronti dell’ordine e delle regole internazionali. La Cina rispetterà l’ordine internazionale e le regole adatte alle condizioni nazionali o in linea con gli interessi nazionali (“in linea con la pratica internazionale”). Per coloro che non sono adatti alle condizioni nazionali e agli interessi nazionali, la Cina adotta principalmente un atteggiamento di ricerca di un terreno comune, pur riservando le differenze.

Tuttavia, quando la Cina era debole in passato, gli Stati Uniti e altri paesi sviluppati occidentali potevano ancora chiudere un occhio sulla “cerca di un terreno comune pur riservando le differenze”. Con l’ascesa del potere della Cina, porta naturalmente all’insoddisfazione per la Cina nell’attuale società occidentale, che considera le pratiche cinesi come “applicazione selettiva”.

Da un lato, da una prospettiva di destra in Occidente, le azioni della Cina stanno sfruttando e sfruttando le regole internazionali, ma non adempiono agli obblighi e alle responsabilità corrispondenti. Ritengono che la Cina sia chiaramente classificata tra i primi paesi al mondo in termini di forza scientifica, tecnologica, militare ed economica totale, ma si considera ancora un paese in via di sviluppo nelle organizzazioni internazionali come l’OMC e “free ride” ovunque .

Secondo la comprensione di studiosi americani come Joseph Nye, se l’attuale Cina non cerca di rovesciare le regole e l’ordine mondiale di cui beneficia, ma vuole solo aumentare la sua influenza politica ed economica all’interno delle regole e dell’ordine, allora gradualmente diventerà un “free rider” che ha un effetto distruttivo sulle regole e sull’ordine internazionali esistenti.

In particolare, poiché gli Stati Uniti sono diventati sempre più incapaci di essere responsabili della fornitura di importanti beni pubblici internazionali, se la Cina non partecipa ancora ai processi decisionali sugli affari internazionali dopo la sua ascesa al potere, il mondo cadrà inevitabilmente nel pericolo di leadership vacante e crisi.

Questo è il cosiddetto problema della “trappola di Kindleberger”. Secondo questa ipotesi teorica, già nel 1894 gli Stati Uniti sostituirono economicamente il Regno Unito come numero uno al mondo. Tuttavia, prima della prima e della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti erano sempre riluttanti ad assumersi la corrispondente responsabilità di guidare il mondo per i propri interessi egoistici, il che ha portato all’autogoverno di ogni paese, al mendicante, alle crisi economiche. dopo l’altro, la “guerra commerciale” e la “guerra valutaria” e così via hanno persino distrutto la potenziale cooperazione internazionale, che alla fine ha accelerato lo scoppio di due guerre mondiali.

Chiedere però agli Stati Uniti di assumersi rapidamente responsabilità internazionali è solo un’ipotesi teorica, infatti il ​​Regno Unito, in quanto boss, deve chiarire anche i rapporti tra i due Paesi. Dal 1895 al 1915, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno gradualmente ridotto le loro differenze, un periodo noto come il ” Grande riavvicinamento”, fonte immagine: wiki

Pertanto, a loro avviso, l’attuale pratica cinese di applicare selettivamente le regole internazionali occidentali è vantaggiosa solo per la Cina, ma non è buona per altri paesi del mondo e non è un grande paese “responsabile”.

Per dirla in modo più schietto, sebbene l’ala destra occidentale si fa beffe dell’ideale della “sinistra bianca”, ha ancora la stessa virtù dell’ala sinistra, ovvero si considera sempre superiore agli altri. Per loro, l’Occidente sarà sempre il migliore. Rispetto alla Cina prima, la velocità di sviluppo è relativamente arretrata, questo perché gli Stati Uniti e altri paesi occidentali hanno aiutato e favorito troppo i paesi arretrati, piuttosto che i problemi stessi dell’Occidente. Ora gli Stati Uniti devono scaricare tutti i loro oneri per competere con la Cina e devono fare tutto il possibile per competere con la Cina per potere e profitto.

Inoltre, agli occhi di quella destra, mantenere la pace e lo sviluppo nel mondo è un pasticcio.Anche se gli Stati Uniti non vogliono, né hanno l’energia o la capacità per affrontarlo, questo onere dovrebbe essere ingannato dalla Cina, anche se non può essere ritardato Per rompere la Cina, è meglio lasciarla affondare e non capovolgersi.

D’altra parte, da una prospettiva di sinistra in Occidente, un mondo liberale e democratico in stile occidentale è la giusta direzione per lo sviluppo della società umana, mentre la Cina è un revisionista che intende sfidare l’ordine liberale. Credono che molti dei modi in cui la Cina fa le cose da soli non sia conforme al cosiddetto “ordine basato sulle regole” in Occidente.

Soprattutto sotto la tendenza generale che l’ala sinistra occidentale chiede sempre più l’espansione dei diritti individuali, e la visione mainstream sta diventando sempre più “desideri umani esistenti e distrugge i principi della natura”, la Cina si attiene ancora al principio della sovranità sull’uomo diritti, compresi quelli adottati nello Xinjiang, Hong Kong e Taiwan Una serie di politiche intransigenti tendenti al nazionalismo, ecc., hanno indubbiamente toccato le scale inverse di quelle “vergini morali” della sinistra occidentale.

Agli occhi della sinistra occidentale, in quanto nuova potenza emergente, se le pratiche attuali della Cina sono diverse dagli standard e dalle regole occidentali, la divergenza tra la futura direzione di sviluppo della Cina e quella dell’Occidente diventerà sempre più ampia. Se le cose andranno così, non solo il confronto tra Cina e Occidente diventerà sempre più evidente, ma la Cina sfiderà anche gli Stati Uniti, la più grande potenza del mondo, e l’intero mondo occidentale dietro di essa, che poi riguarderà tutti gli aspetti della società occidentale il rischio della trappola di Tucidide.

Pertanto, per la sinistra occidentale, la società liberale occidentale non solo ha bisogno di seguire “l’ordine basato sulle regole” dell’Occidente, ma deve anche adottare costantemente vari mezzi e misure per rispondere all’ascesa della Cina. Il cosiddetto ” minaccia”.

Naturalmente, sia a sinistra che a destra in Occidente, sono tutti d’accordo sul fatto che la forte ascesa della Cina ha portato serie sfide all’ordine e alle regole mondiali guidati dagli Stati Uniti. Secondo il presidente degli Stati Uniti Biden, il mondo si trova bloccato in un’enorme competizione tra “democrazia” e varie forme di “autoritarismo”. Questa non è solo una lotta tra sistemi politici, ma una competizione che comprende simultaneamente la concorrenza economica, culturale, intellettuale e politica, una competizione tra forze “progressiste” e “reazionarie”.

Pertanto, in questa competizione, lotta, competizione e contesa tra Cina e Stati Uniti, destinata a decidere il destino della Cina, gli Stati Uniti possono essere sia un atleta che un arbitro? Questo può mantenere la concorrenza “leale”? La Cina obbedirà e rispetterà sempre l’ordine mondiale e le regole guidate dagli Stati Uniti? Queste sono tutte domande che dobbiamo affrontare.

Il nucleo di queste domande è se la Cina abbia le proprie opinioni e proposte ragionevoli per guidare l’ordine e le regole mondiali. In altre parole, nel contesto di qualcuno che cerca di disaccoppiare Cina e Stati Uniti, la Cina è cauta per evitare di dare l’impressione di voler “guidare il mondo”, oppure è ancora necessario partecipare attivamente all’esistente regole e ordine internazionali, e creare e costruire cose che siano in linea con le persone del mondo Nuove regole internazionali e ordine degli interessi, e poi sfruttare la tendenza a raggiungere la “pace mondiale sotto il dominio della Cina”? La risposta è ovviamente ovvia.

Se chiamiamo “vecchio ordine” le regole e l’ordine internazionali esistenti dominati dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali, sarà necessario per noi costruire un “nuovo ordine” di “pace mondiale sotto il dominio della Cina” per molto tempo tempo a venire”.

A proposito, la Cina non sarà certo come gli Stati Uniti, che sono stati a lungo una testa di pecora della cosiddetta “democrazia liberale” in superficie, ma in realtà stanno vendendo la carne di cane del vecchio ordine egemonico unilaterale. In quanto paese in via di sviluppo, la Cina non farà sicuramente affidamento sulle proprie forze per formulare e attuare tutte le regole del futuro “nuovo ordine” del mondo. La Cina promette di “costruire un nuovo tipo di relazioni internazionali con una cooperazione vantaggiosa per tutti come fulcro e costruire un nuovo ordine di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità”. Come hanno capito alcuni esperti di affari internazionali interni, la Cina vuole guidare il mondo verso un ordine globale più etico e umano.

Inoltre, anche se la Cina può essere l’unico paese al mondo oggi che può convincere e insistere nel rivaleggiare con gli Stati Uniti, il nuovo ordine mondiale guidato dalla Cina non è affatto l’ultima parola della Cina in tutto. Almeno per molto tempo, il nuovo ordine guidato dalla Cina deve rispettare le richieste dei paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti, del resto il potere dell’Occidente è ancora lì.

Tuttavia, il nuovo ordine guidato dalla Cina deve basarsi su un partenariato di uguaglianza sovrana e “parità di trattamento” di tutti i paesi. La più grande differenza tra la “pace mondiale sotto il dominio cinese” e il vecchio ordine è che tutti i paesi dell’Est e dell’Ovest devono abbandonare la loro arroganza e pregiudizio e tornare dall’unilateralismo al multilateralismo e alla cooperazione che le organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, hanno sempre sostenuto.Inizio.

Caratteristiche della “Pace mondiale sotto il dominio cinese”

Nello specifico, almeno dalle tre prospettive seguenti, possiamo discutere le differenze e le differenze tra il nuovo ordine guidato dalla Cina e il vecchio ordine guidato dagli Stati Uniti.

Ci saranno sempre più discussioni sulla “pace mondiale sotto il dominio della Cina” dal mondo esterno, ed è inevitabile

In primo luogo, dal principio del “cloneismo” al principio del pragmatismo.

Il punto di vista centrale del vecchio ordine internazionale liberale rappresentato dagli Stati Uniti può essere riassunto in una frase: “Qui sono tutti spazzatura”. Il liberalismo tradizionale occidentale ha la sua arroganza e il suo pregiudizio con gli occhi al soffitto. Se c’è un paese che non accetta la pretesa degli Stati Uniti sull’ordine internazionale liberale, allora il 100 percento della colpa è di quel paese.

Fin dall’inizio della sua ascesa, la civiltà capitalista occidentale ha colonizzato tutto il mondo. La parola colonia in inglese è molto vicina alla parola per un clone autoreplicante. In effetti, il processo di espansione della civiltà occidentale nel mondo è come un processo di estensione della civiltà madre occidentale ad altri luoghi sotto forma di cloni. Per le colonie controllate dai paesi occidentali, la civiltà occidentale raramente considera il governo e lo stile di vita originali delle persone nelle aree colonizzate.

Anche ora, la clonazione coloniale occidentale ha sostanzialmente cessato di esistere in senso fisico, ma l’espansione della “clonazione” delle società occidentali ad altre società non occidentali in termini di sistema, cultura, ideologia e spirito è ancora profondamente radicata. Soprattutto agli occhi di molti occidentali rappresentati dagli Stati Uniti, la modernizzazione è occidentalizzazione e il mondo occidentale sviluppato è il “comune” di tutta l’umanità. L’ordine e le regole mondiali guidati dall’Occidente, la cosiddetta democrazia e libertà dei liberali sistema, sono “la fine della storia umana”.”.

In Cina, ancora oggi, ci sono ancora molte persone che hanno subito il lavaggio del cervello e sono state colonizzate spiritualmente dall’ideologia occidentale e abituate a “controllare la Cina con la Cina”. A loro avviso, il mondo occidentale non rappresenta solo la direzione dello sviluppo della civiltà umana, ma le idee e i valori occidentali sono il “faro guida” della società umana. Qualsiasi altra civiltà, paese o regione che non adotti idee, istituzioni e valori liberali in linea con l’Occidente è tutta “spazzatura” e destinata a fallire.

Al contrario, la civiltà cinese non ha mai avuto una tale tendenza alla “clonazione” in termini di espansione e relazioni estere. Per migliaia di anni, anche se i paesi delle pianure centrali cinesi hanno raggiunto un livello di leadership mondiale, si può vedere che la Cina non ha molta volontà di clonare e promuovere la civiltà cinese all’estero. Nel processo di governo delle frontiere, dal sistema di capitale e vassallo delle dinastie Han e Tang, ai regimi post-Ming e Qing di guardie, capi, custodi, riformando la terra e tornando al sistema attuale, ecc., la civiltà cinese ha ha sempre adottato un pragmatismo che si adatta alle condizioni locali e cerca la verità dai fatti. Il principio è generalmente quello di proteggere il suolo come obiettivo primario. Quanto all’espansione dell’influenza della civiltà cinese, dipende principalmente dall’attrattiva della civiltà stessa .

Per la civiltà cinese, del resto, la frontiera e le aree al di fuori della frontiera hanno le loro circostanze particolari, ed è necessario adottare metodi di lavorazione diversi dalla civiltà delle Pianure Centrali in tempi diversi e secondo diverse condizioni oggettive. Infatti, ancora oggi, la politica cinese di autogoverno nelle aree minoritarie di frontiera e la politica “un Paese, due sistemi” adottata a Hong Kong, Macao e Taiwan sono ancora vagamente seguite. Nelle relazioni estere, dai Cinque principi di pacifica convivenza durante la fondazione della Repubblica popolare cinese all’attuale teoria della “Comunità con un futuro condiviso per l’umanità”, tutti si basano sull’uguaglianza, rispettano la particolarità dello sviluppo di ciascun paese e si concentrano sugli effetti concreti dei diversi sistemi e politiche.

I cinesi credono nella semplice verità che “Huainan è arancione e Huaibei è arancione”. Lo stesso è un sistema di lavoro a vita. In Giappone, un tempo era una panacea per promuovere il decollo economico ed è ancora una panacea per mantenere la stabilità sociale. Tuttavia, in Cina prima della riforma e dell’apertura, è diventato un “grande vaso di riso e di lavoratori stranieri”.

In alcuni paesi che rispettano le leggi tradizionali islamiche, ci sono disposizioni secondo cui i ladri tagliano le mani e gli adulteri sono puniti con la lapidazione, che può essere troppo crudele e barbara agli occhi di alcuni cinesi; tuttavia, il sistema della pena di morte adottato dalla Cina e da alcuni stati negli Stati Uniti è stato abolito in Europa.Agli occhi della maggior parte delle persone nei paesi condannati a morte, lo stesso è arretrato e irragionevole.

La stessa politica di concessione del welfare e di sviluppo dell’istruzione è la pietra angolare della promozione dello sviluppo economico nei paesi dell’Europa settentrionale; in alcuni paesi sudamericani, questo è il peronismo, che è uno dei colpevoli che provoca inflazione e il paese alla fine cade nella fascia di reddito medio trappola.

Come si suol dire, “il nettare degli altri, il mio arsenico”, paesi diversi hanno condizioni nazionali, background e fasi di sviluppo diverse. È impossibile in questo mondo trovare una panacea che possa risolvere tutti i problemi. Inoltre, anche quei principi che valgono per tutti possono avere risultati diversi se implementati in luoghi diversi. Proprio come i quasi 200 paesi e regioni del mondo, la maggior parte di loro ha adottato le politiche dell’economia di mercato, ma dal punto di vista dell’efficacia, ci sono solo poche decine di paesi che hanno raggiunto il livello di ricchezza ora.

Pertanto, prima dell’ascesa della Cina, gli Stati Uniti, in quanto rappresentanti dei paesi sviluppati in Occidente, predicavano sempre che la modernizzazione è occidentalizzazione. C’è un certo potere demagogico, dopotutto ci sono esempi di paesi sviluppati come l’Europa e Giappone. Tuttavia, poiché la Cina sta per diventare di nuovo il paese con il più grande aggregato economico del mondo, sempre più persone si renderanno conto che anche un paese come la Cina il cui sistema economico e politico è completamente diverso dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali può ancora passare da una carreggiata verso la prosperità e il potere. .

Inoltre, sempre più persone scopriranno gradualmente che il nuovo ordine di sviluppo del mondo in futuro non si baserà sulla copia della “clonazione”, né “crederà nella libertà e otterrà la vita eterna”, ma dovrebbe lasciare e non mangiare ciò che viene, e adottalo. La strada giusta verso il principio pragmatismo del recupero. Dopotutto, alcuni paesi sono adatti ad adottare politiche più liberali, mentre altri possono ottenere risultati migliori dopo aver applicato politiche orientate allo statismo. Come abbinare e mettere a punto l’applicazione delle due politiche ideologiche sarà un processo lungo e arduo in qualsiasi paese.

Dopotutto, non esiste una soluzione valida per tutti in questo mondo.La democrazia liberale in stile occidentale può superare permanentemente tutte le difficoltà della società umana.È troppo stupida o ingenua, o ha secondi fini. Anche se ci sono alcuni sistemi e politiche che possono essere appresi gli uni dagli altri, ogni paese ha i suoi modi e mezzi unici per intraprendere la strada della prosperità. Pertanto, il nuovo ordine del mondo futuro dovrebbe essere il “pragmatismo” meglio della “clonazione”. Ogni paese ha bisogno di esplorare il proprio percorso di sviluppo pragmatico in base alle sue diverse condizioni nazionali, background e fasi di sviluppo.

In secondo luogo, dall’interventismo attivo all’interventismo aggressivo passivo.

L’ordine internazionale liberale dominato dagli Stati Uniti è intrinsecamente incline all’interventismo attivo. Agli occhi degli americani, l’ordine e le regole liberali sono essi stessi un insieme delle idee più “progressiste” basate sulla dignità individuale. Anche se il raggiungimento dell’egemonia americana è la sua più forte forza militare, economica e tecnologica nel mondo. Tuttavia, l’astuzia degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali è che interpretano la libertà, la democrazia e i diritti umani in base alle loro esigenze ed etichettano la giustizia procedurale piuttosto che “libertà, democrazia e diritti umani” sostanziali come “quelli che promuovono lo sviluppo della società e dell’economia umana.” Il segreto” e la “rettitudine” dell’intera società umana.

La pratica degli Stati Uniti di “rettitudine in mano, ho il mondo” ha evidenti vantaggi per l’Occidente. Uno dei punti più importanti è che si è posizionato direttamente sulle alture della moralità umana, che può essere usata per riferirsi a dove combattere e interferire con altri paesi a piacimento. Qualsiasi Paese che assume una posizione diversa dagli Stati Uniti corre il rischio di essere moralmente svantaggiato.

Inoltre, dopo la rottura del vecchio modello bipolare, questo intervento attivo degli Stati Uniti e dell’Occidente potrebbe provenire non solo da aspetti militari, ma anche economici, culturali e geopolitici. Di conseguenza, secondo la politica statunitense di interventismo attivo, a parte alcuni paesi come Cina, Russia e Iran, nessun altro paese può veramente mantenere l’uguaglianza sovrana con gli Stati Uniti e obbedire alla libertà della leadership americana nelle relazioni internazionali. è diventata una tendenza inevitabile.

Tuttavia, il problema qui è che la rettitudine della società umana dovrebbe essere qualcosa che abbia reali benefici e interessi per tutti noi, come la pace nel mondo, i più grandi interessi del maggior numero di persone, un buon ambiente, ecc. Il pozzo di base -essere della società umana. L’ordine e le regole liberali occidentali sono nella migliore delle ipotesi i mezzi e le misure utilizzati da alcuni occidentali per realizzare la rettitudine, non il vero scopo e rettitudine della società umana. Prendere i mezzi come fine commette naturalmente l’errore di invertire causa ed effetto.

Tanto meno è dire che un sistema democratico o un ordine neoliberista sono il “segreto” dello sviluppo economico e della crescita. Tra i pochi paesi che divennero paesi sviluppati dopo la seconda guerra mondiale, Israele e Irlanda erano culturalmente e tradizionalmente occidentali a pieno titolo, mentre la Corea del Sud e Singapore differivano in molti modi dall’ordine occidentale liberale. La Corea del Sud e molti altri paesi e regioni dell’Asia orientale hanno raggiunto l’ascesa economica prima della democratizzazione in stile occidentale, il che dimostra che lo sviluppo economico ha poco a che fare con i sistemi democratici liberali di stile occidentale.

I fatti hanno dimostrato che dopo la seconda guerra mondiale, nessuno dei paesi in via di sviluppo in Asia, Africa e America Latina che hanno implementato un sistema liberale e democratico di stile occidentale potrebbe trasformarsi in un paese sviluppato. Per questi paesi, il liberalismo e la democrazia in stile occidentale sono addirittura fattori che ostacolano piuttosto che promuovere la crescita economica, con l’India che ne è un buon esempio.

Dopo tre ondate di “democratizzazione”, la maggior parte dei paesi in Asia, Africa e America Latina che hanno adottato sistemi democratici in stile occidentale non hanno prosperato. Fonte immagine: wiki di Piotrus

Ecco perché, quando Angelina Jolie si è fermata davanti alle rovine in Medio Oriente, annusando i cadaveri, e parlando di “non hanno niente, ma sono liberi”, più persone nel mondo, tra cui sempre di più Gli stessi americani , iniziò lentamente a rendersi conto che la guerra in Iraq iniziata dagli Stati Uniti e da altri era una decisione completamente sbagliata.

Come si suol dire, “il bambino non è un pesce e la gioia di conoscere il pesce è al sicuro”. L’errore più comune che fanno gli occidentali, anche includendo i bonari tra loro, è che gli piace imporre le proprie opinioni agli altri. Pertanto, questo approccio interventista attivo nella società occidentale, che preconcedeva ciò che vogliono come ciò che vogliono gli altri e costringe gli altri ad accettare, ha in realtà portato a innumerevoli tragedie “libertà, quanti mali e falsità” Agire in nome”. Anche se il loro punto di partenza è risolvere il problema, finiscono per peggiorare il problema. Questo vale dall’Iraq ai paesi dell’ex Jugoslavia, dal Medio Oriente dopo la “primavera araba” al recente Afghanistan.

Rispetto alla politica interventista aggressiva e propositiva degli Stati Uniti, la politica cinese in questo senso è ovviamente più in linea con gli interessi dei popoli del mondo. Prendendo come esempio le politiche nucleari di base della Cina e degli Stati Uniti, come base per gli Stati Uniti per promuovere la loro egemonia nel mondo, gli Stati Uniti adottano una politica interventista attiva che mantiene il principio del “primo utilizzo delle armi nucleari” Chiunque sia disobbediente, gli Stati Uniti possono anche essere i primi a usare armi nucleari Usa armi nucleari per attaccarli.

Al contrario, la Cina adotta il principio del “nessun primo utilizzo di armi nucleari”. Questo principio della Cina non solo può riflettere la responsabilità attiva della Cina per l’ordine internazionale e la pace internazionale, ma ha anche un certo grado di flessibilità. Per i paesi non nucleari e le regioni non nucleari, la Cina non sarà sicuramente la prima a utilizzare armi nucleari; per i paesi dotati di armi nucleari, in linea di principio, è anche incondizionato non essere i primi a usarle. Tuttavia, se un paese dotato di armi nucleari osa invadere sconsideratamente la Cina e violare palesemente la pace nel mondo e la rettitudine dell’umanità, è chiaramente oggetto di discussione se ci debba essere un’eccezione al principio cinese del “nessun primo utilizzo di armi nucleari”.

Questa è la caratteristica del nuovo ordine internazionale della futura “Pax Sinica”, che possiamo semplicemente chiamare “interventismo aggressivo passivo”. Nello specifico:

Da un lato, abbiamo urgente bisogno di aggiustare le cose, e dobbiamo riporre la rettitudine della società umana sul benessere fondamentale degli esseri umani, come lo sviluppo dell’economia e la ricerca di benefici per la gente comune. Non abbiamo bisogno di negare il significato e il valore del sistema democratico occidentale o dell’ordine neoliberista alla stessa società occidentale (a parte il saccheggio e l’aggressione del mondo occidentale contro il mondo non occidentale per più di cinquecento anni), ma noi sappiate chiaramente che un’adeguata giustizia formale in Occidente (la cosiddetta “democrazia” e “libertà in stile occidentale”) non è necessariamente adatta ad altri luoghi, non è la stessa giustizia sostanziale.

Pertanto, nel nuovo ordine internazionale auspicato dalla Cina, il fulcro del confronto tra paesi non è solo su procedure e forme, ma anche su sostanza ed effetti pratici. Dopotutto, se un paese o una società adotti l’apparenza di valori liberali e di una democrazia in stile occidentale non è la questione principale. Ciò che dobbiamo confrontare e discutere di più sono le questioni specifiche del benessere sociale umano: come il livello e la velocità dello sviluppo economico, il miglioramento degli standard di istruzione, il livello di governo del governo, la convenienza e l’efficacia delle cure mediche, il livello dello stato di diritto nella società, livello di corruzione Il grado, la polarizzazione dei ricchi e dei poveri, il benessere della società, l’unità e l’unità dello stato e della società, ecc., sono legati a questioni specifiche come gli interessi vitali di ogni individuo nella società.

D’altra parte, non dovremmo usare la “pseudo-rettitudine” del cosiddetto “ordine basato sulle regole” del neoliberismo per interferire e sconvolgere altri paesi come l’Occidente. Il nuovo ordine mondiale in futuro dovrebbe prendere il benessere della società umana come suo principio principale, e quindi risolvere passo dopo passo i problemi specifici della società umana come la guerra, le malattie, la povertà, l’ignoranza e l’arretratezza. Inoltre, se un paese osa violare e distruggere arbitrariamente la rettitudine della società umana, allora quei paesi violati e distrutti dovrebbero avere il diritto di usare tutti i mezzi legali per intervenire e sanzionare in tutto il mondo.

Negli ultimi anni, infatti, la Cina ha gradualmente approvato leggi (come la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong) e sanzioni internazionali su questioni di giustizia sociale umana che coinvolgono la riunificazione di paesi e nazioni come Xinjiang, Hong Kong e Taiwan, misure che hanno ha scioccato e dissuaso le persone in tutto il mondo e i risultati sono stati molto significativi. Sebbene la Cina sia nella fase attuale, generalmente non ha attraversato i confini della Cina per cercare attivamente problemi con gli altri. Tuttavia, poiché la legislazione cinese in questo senso sta migliorando e la forza della Cina sta gradualmente aumentando, una serie di misure di intervento come la giurisdizione sul braccio lungo e le sanzioni secondarie possono anche essere prese in considerazione per l’adozione su scala globale in futuro.

Inoltre, a differenza della politica interventista degli Stati Uniti, che attacca attivamente ovunque, la premessa della politica interventista passivo-aggressiva della Cina deve essere “se qualcuno commette un crimine contro di me, commetterò il crimine”, che a sua volta ha la legittimità di autodifesa; fintanto che il principio passivo è mantenuto, è completamente Non preoccuparti degli “ammazzadraghi diventano draghi”.

Pertanto, “pace mondiale sotto il dominio della Cina” significa che la Cina ha bisogno di lavorare con tutti gli altri paesi del mondo per procedere dall’alto della vera rettitudine della società umana, ed essere con i piedi per terra quando c’è “disobbedienza a coloro che sono lontani, poiché coltivano la moralità”. L’atteggiamento del fare le cose, gli stranieri adottano lo scopo di promuovere lo sviluppo pacifico degli affari internazionali di “non causare problemi, non aver paura dei problemi”. Un tale nuovo ordine internazionale guidato dalla Cina è ovviamente più in linea con gli interessi delle persone di tutto il mondo.

Terzo, da una cooperazione internazionale basata su transazioni a una cooperazione internazionale basata su abilitanti.

Il vecchio ordine internazionale liberale dominato dagli Stati Uniti non ha in realtà infranto il tradizionale principio anglo-americano dell'”interesse prima di tutto”. Come disse duecento anni fa Lord Henry Palmerston in Gran Bretagna: “Non abbiamo alleati permanenti e nemici permanenti. Solo i nostri interessi sono permanenti, ed è nostro compito seguirli. responsabilità”.

Pertanto, agli occhi dei paesi occidentali come gli Stati Uniti, le relazioni internazionali sono tutti i tipi di transazioni, grandi e piccole: non ci sono amici permanenti tra paesi, ma solo interessi permanenti. Anche tra i cosiddetti “alleati”. Di recente, Stati Uniti e Regno Unito hanno estorto ordini per decine di miliardi di dollari per la produzione di sottomarini per l’Australia direttamente dalla Francia, che ne è il miglior esempio.

Alla sua radice, il sistema economico determina la sovrastruttura. La natura del capitale in cerca di profitto nel sistema capitalista occidentale ha determinato che lo scopo della cooperazione internazionale guidata dall’Occidente è di beneficiare degli scambi e degli scambi, cioè di massimizzare le plusvalenze. Pertanto, anche se l’Occidente tiene sempre alti i cosiddetti “diritti umani”, “libertà” e “democrazia” e altri falsi vessilli della società umana, questi possono essere abbandonati in qualsiasi momento di fronte al denaro e agli interessi .

Ancora più deplorevole è che, come una volta il presidente Eisenhower ha avvertito il mondo nel suo discorso di addio, gli Stati Uniti hanno ampiamente sviluppato un’economia di guerra. Per la maggior parte del tempo dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti sono stati a lungo nel mezzo di guerre di varie dimensioni, uccidendo circa 20 milioni di persone in quasi 40 paesi. Di conseguenza, oltre a realizzare il complesso industriale militare occidentale (MIC) e i suoi appaltatori di armi affiliati, nonché altre industrie correlate e capitale finanziario, la stragrande maggioranza dei paesi e delle persone negli Stati Uniti e in Occidente ha realizzato enormi profitti Con “aiuto”, non si sono sbarazzati del tragico destino della povertà e dell’arretratezza.

Il discorso di addio di Eisenhower è diventato una previsione accurata.Credit: NPR

Pertanto, quando la Cina sostiene il concetto di “comunità con un futuro condiviso per l’umanità” in tutto il mondo, il nuovo ordine internazionale che immaginiamo non dovrebbe essere una cooperazione puramente internazionale basata sugli interessi. Come dice il proverbio, “Coloro che beneficiano l’uno dell’altro saranno dissipati quando i benefici saranno esauriti.” I cinesi immaginavano “tu hai me, io ho te” e una “comunità con un futuro condiviso per l’umanità” che dipende l’uno dall’altro non si basa solo sugli interessi, ma anche sulla base degli interessi È importante prestare attenzione all’interazione tra di essi, nonché alle prospettive di cooperazione a lungo termine tra le parti interessate. Nello specifico, può essere visualizzato da tre livelli.

In primo luogo, l’instabilità del sistema di regime occidentale ha portato le ali sinistra e destra del partito al governo a alternarsi al potere. Ciò rende spesso incerta anche la continuità della politica occidentale. In particolare, la cooperazione internazionale transazionale basata sugli interessi occidentali spesso guarda solo agli interessi correnti e non può tenere conto del lungo termine. C’erano una volta al-Qaeda, Saddam, i curdi, ecc. erano ancora gli oggetti di sostegno e gli ospiti del governo statunitense, ma quando gli interessi dei paesi occidentali come gli Stati Uniti cambiarono, i cosiddetti amici si trasformarono in nemici.

Al contrario, il sistema cinese è relativamente stabile. Pertanto, nella politica generale della cooperazione internazionale, non vedremo solo gli interessi attuali, ma ci concentreremo anche su interessi a lungo termine. La cooperazione dalla Cina tende ad essere coerente e persistente, a meno che l’altra parte non cambi idea da sola. Come la cooperazione tra Cina e Pakistan, i progetti africani sostenuti dalla Cina, ecc., il lasso di tempo è molto lungo.

Inoltre, anche se si tratta esclusivamente di un progetto di investimento estero aziendale, le grandi imprese cinesi di solito considerano interessi a lungo termine. Anche se ci sono guadagni e perdite in alcuni progetti, il risultato complessivo sarà una situazione vantaggiosa per tutti. Ad esempio, una società cinese una volta ha perso diversi miliardi di RMB in un progetto ferroviario in un paese arabo per vari motivi. Tuttavia, la buona immagine e il rapporto di fiducia instaurato da questa società cinese da questo progetto ha portato anche a un flusso infinito di progetti di follow-up, che non solo hanno comportato un notevole ritorno sull’investimento, ma hanno anche aumentato l’influenza di altre società cinesi nel Medio Oriente Stabilito rapporto d’affari a lungo termine.

Pertanto, la cooperazione dalla Cina non è solo un puro scambio di interessi, ma attraverso una cooperazione a lungo termine può creare l’effetto di un reciproco potenziamento per tutte le parti coinvolte. Di conseguenza, la cooperazione internazionale a breve termine del tipo di transazione semplice è stata trasformata in una cooperazione internazionale a lungo termine di reciproco potenziamento.

In secondo luogo, sebbene la stessa economia di mercato persegua gli interessi, è comprensibile; tuttavia, gli interessi dell’Occidente nella cooperazione internazionale basata sulle transazioni basate sugli interessi spesso danno la priorità agli interessi dell’Occidente stesso e non agli interessi del partner . Oltre alla cooperazione e all’assistenza del modello nordico, che tiene conto anche degli interessi dei paesi beneficiari e riflette un certo grado di altruismo e requisiti di neutralità, la maggior parte dei paesi occidentali trasformerà direttamente la cooperazione e l’assistenza in affari che sono principalmente vantaggiosi per se stessi .

I casi tipici più estremi qui, come lo scandalo degli Stati Uniti che hanno acquistato uniformi mimetiche nella giungla per i commando dell’esercito nazionale afgano alcuni anni fa, quando il Pentagono ha trovato appositamente una piccola azienda sconosciuta da acquistare e ha anche speso 93,81 milioni di dollari USA. Ma se acquisti la stessa quantità di camuffamento ACU al prezzo di mercato nordamericano, costerà solo meno di $ 64 milioni. Ciò che è ancora più ironico è che l’Afghanistan è un paese senza sbocco sul mare in Asia centrale. La maggior parte del paese e delle aree circostanti sono deserti montuosi e il tasso di copertura forestale è solo del 2,1%. Pertanto, l’esercito afgano che indossa uniformi mimetiche forestali non ha quasi alcun effetto .

Un altro esempio estremo è che nel 2005 USAID ha stanziato 80 milioni di dollari nel suo budget per sostenere un programma chiamato Roll Back Malaria per aiutare i paesi africani.Il sondaggio ha rilevato che solo il 5% di questo budget è stato speso.Per l’acquisto di zanzariere, solo 1 La % va all’acquisto di medicinali e la stragrande maggioranza del resto va all’USAD stessa ea consulenti di assistenza al lavoro ben pagati.

Anche escludendo i casi estremi, la normale cooperazione e assistenza dall’Occidente sono problematiche. Prendendo gli interessi come fulcro, i paesi occidentali considerano la cooperazione e gli aiuti come “affari”. Uno dei risultati oggettivi è che i paesi in via di sviluppo dipendono fortemente dai prestiti e dagli aiuti occidentali. In considerazione dei prestiti e degli aiuti occidentali, la maggior parte di essi sarà utilizzata per acquistare servizi e prodotti una tantum dall’Occidente, il che crea direttamente il dilemma del “più povero è più preso in prestito, più povero è più preso in prestito”. Per non parlare del fatto che gli Stati Uniti e altri paesi “infetteranno” deliberatamente alcuni paesi sovrani con problemi di debito nel sud-est asiatico, in America Latina e in altri luoghi, in modo che cadranno gradualmente nella trappola economica progettata dagli Stati Uniti e da altri occidentali.

Al contrario, la cooperazione e gli aiuti esteri della Cina sono più altruistici, non solo per raggiungere gli interessi di una parte, ma anche per responsabilizzare tutte le parti coinvolte e aiutarle a svilupparsi. Proprio come i progetti di investimento “Belt and Road” lanciati dalla Cina, stanno praticamente portando tutti i progetti infrastrutturali tanto necessari ai paesi lungo il percorso. Non solo il prezzo è giusto e ragionevole, ma anche la velocità e la qualità ingegneristica sono più garantite. Prendiamo come esempio il progetto della metropolitana del Vietnam inaugurato di recente: il prezzo del progetto è solo un terzo di quello di un progetto simile intrapreso da un’azienda giapponese in Vietnam e il completamento è molto prima del progetto dell’azienda giapponese.

Pertanto, la cooperazione e gli aiuti esteri della Cina non sono solo un semplice scambio di interessi “transazionale”. Perché costruendo infrastrutture favorevoli per questi paesi lungo la “Belt and Road”, non solo la qualità del progetto stesso è affidabile, ma anche molti risparmi sui costi per questi paesi; dà a questi paesi la possibilità di svilupparsi ulteriormente, ottenendo così l’effetto energetico della dotazione.

Infine, la cooperazione internazionale transazionale basata sugli interessi occidentali spesso include la promozione dei valori occidentali come parte della transazione. Non si tratta di ciò che pensi, ma di ciò che penso sia giusto o sbagliato prima. Come aiuto condizionato, quasi tutti i paesi occidentali (compresi i paesi nordici) considereranno la “democrazia”, ​​la “libertà” e altri “valori universali” di stile occidentale come condizioni per fornire aiuti ai paesi in via di sviluppo, richiedendo ai paesi beneficiari di svolgere attività politiche in stile occidentale riforme, attuare la democratizzazione, ecc. Per quanto riguarda la cosiddetta “democrazia e libertà” instillata nel paese, se la sua costituzione interna possa adattarsi alla democrazia e alla libertà di stampo occidentale, ecc., non rientra nell’ambito della considerazione dell’Occidente.

Inoltre, molti progetti di cooperazione e aiuto occidentali prescriveranno casualmente anche le cosiddette prescrizioni di “Washington Consensus”, richiedendo all’altro paese di ridurre le tariffe, smantellare le imprese statali, aprire il mercato, ecc., il che porterà ulteriormente al crollo delle industrie locali di questi paesi. .

Al contrario, la cooperazione e l’assistenza dalla Cina sono senza dubbio un chiaro flusso per la comunità internazionale. È diverso dalla falsa “rettitudine” di “legare con la forza” alcune cose disordinate e irrilevanti nella cooperazione internazionale occidentale e cogliere l’occasione per promuovere la cosiddetta “democrazia e libertà” in stile occidentale della società umana. Se la cooperazione e l’assistenza dalla Cina promuove anche l’idea di valori. , quindi l’unico valore che promuoviamo è la vera rettitudine della società umana, che è migliorare efficacemente il benessere delle persone dell’altro paese. Che si tratti di costruire ponti, costruire strade, costruire porti o investire in telecomunicazioni di base, logistica, ecc., la Cina non si basa solo sullo scambio di interessi, ma rafforzerà ulteriormente le capacità e i punti di forza dell’altro paese in vari aspetti . Pertanto, per la parte partner, non solo riflette i vantaggi di una cooperazione reale e reciprocamente vantaggiosa, ma ha anche l’effetto di “potenziare” l’altra parte.

Proprio per questo, sebbene ai media occidentali piaccia sempre lamentarsi delle “trappole” degli investimenti dalla Cina, la maggior parte dei paesi del mondo è sempre stata interessata agli investimenti dalla Cina e la cooperazione è benvenuta (ad esempio la Cina convocato una conferenza internazionale sulla Belt and Road, e il numero di leader nazionali che sono venuti a partecipare ha persino superato la normale conferenza delle Nazioni Unite). Ciò dimostra anche che il leader della cooperazione internazionale in futuro avrà sicuramente un posto in Cina. Inoltre, i paesi che apprezzano veramente i vantaggi della cooperazione internazionale abilitata dalla Cina, saranno anche molto disposti a collaborare con la Cina per riscrivere e formulare nuovi ordini e nuove regole per la futura cooperazione internazionale.

Il futuro dell’ordine internazionale e delle regole

Due recenti casi storici possono ulteriormente vedere il posto della Cina nelle regole e nell’ordine internazionale.

In primo luogo, negli ultimi anni, il governo degli Stati Uniti ha sistematicamente obbligato le società cinesi controllate dallo stato a rimuovere le liste negli Stati Uniti. Inoltre, il governo degli Stati Uniti continua a richiedere ad altre società cinesi quotate negli Stati Uniti di rivelare ulteriormente i propri conti alle società di revisione statunitensi, altrimenti saranno espulse dalla borsa statunitense. Al contrario, il governo cinese ha anche iniziato a inasprire gradualmente le normative sulle società cinesi quotate all’estero, in particolare quelle quotate negli Stati Uniti. Diventa sempre più evidente anche l’intenzione di utilizzare Hong Kong e altri luoghi per sostituire gli Stati Uniti come piattaforma principale per il finanziamento all’estero delle imprese cinesi.

Un’altra cosa è che a seguito dell’iniziativa “One Belt, One Road” lanciata da Cina, Stati Uniti e Unione Europea hanno successivamente proposto i propri piani infrastrutturali globali. Naturalmente, che si tratti della “Build Back Better World Initiative” (B3W) proposta dagli Stati Uniti, o del programma “Global Gateway” (Global Gateway) lanciato dall’Unione Europea, tutti sottolineano le proprie caratteristiche. Per differenziarsi dall’iniziativa cinese “Una cintura, una strada”, questi piani esaltano concetti come “valori”, “standard elevati” e “sostegno al settore privato”. Per quanto riguarda la reale attuazione, l’effettiva portata degli investimenti e i benefici che porterà ad altri paesi in via di sviluppo, si stima che per un po’ non vedremo risultati concreti.

Attraverso questi due eventi, possiamo vedere i cambiamenti nell’ordine internazionale e nelle regole del mondo in futuro, e ci sono due possibili tendenze. In particolare, il crescente confronto tra Cina e Stati Uniti riflesso nel primo esempio mostra il futuro ordine e regole internazionali: nel breve termine, si tende a continuare ad ampliare il confronto e il conflitto. Tuttavia, quest’ultimo evento mostra che, almeno nel campo della cooperazione internazionale, nel lungo periodo c’è anche la possibilità che il mondo si stia allineando all’ordine e alle regole stabilite dalla Cina.

Il primo incidente è un microcosmo di Cina e Stati Uniti che iniziano a lottare per il predominio dell’ordine e delle regole internazionali mondiali sullo sfondo degli Stati Uniti che cercano unilateralmente di disaccoppiarsi dalla Cina. In apparenza sembra che sempre più aziende cinesi si stiano ritirando dal mercato azionario statunitense, ma in realtà si riflette anche dal lato che anche Wall Street, attuale centro della finanza globale, sta diventando sempre più accessibile alle aziende e agli investitori cinesi .Facoltativo.

Dopotutto, dal punto di vista della parità del potere d’acquisto (PPP), la Cina era la più grande economia del mondo molti anni fa; anche in termini di tassi di cambio, secondo le previsioni economiche tradizionali, la forza economica complessiva della Cina ha superato quella degli Stati Uniti in circa dieci anni. . Il mercato interno cinese è abbastanza forte da essere ben finanziato e non è difficile attrarre di più dal resto del mondo. Pertanto, sebbene questa questione sia stata inizialmente provocata dagli Stati Uniti, non spetta agli Stati Uniti decidere quando finirà. I mercati azionari della Cina continentale e di Hong Kong hanno utilizzato la propria serie di ordini e regole per competere con il mercato azionario statunitense e hanno iniziato a competere per il predominio della finanza e degli investimenti internazionali, ma non è chiaro chi li ucciderà.

In ultima analisi, finché non ci saranno nuove rivoluzioni industriali o innovazioni tecnologiche, l’Occidente, in quanto mercato maturo, ha possibilità limitate di generare affari incrementali; e il vantaggio della Cina sta proprio nel fatto che la Cina è il mercato incrementale più grande del mondo e la Cina è un mercato maturo nel campo della tecnologia e dell’esercito. , le industrie di front-end, ecc. si sono avvicinate o addirittura superate l’Occidente in alcune aree. Anche ora, il botteghino complessivo dei film cinesi ha superato quello degli Stati Uniti. Le vendite di auto in Cina sono state le più grandi al mondo per 12 anni consecutivi. Recentemente, la Cina ha superato gli Stati Uniti diventando il più grande paese consumatore del mondo, e così via .

Attualmente, il PIL pro capite cinese è solo un sesto di quello degli Stati Uniti.Se il PIL pro capite cinese può raggiungere la metà di quello degli Stati Uniti in futuro, l’aggregato economico cinese sarà più grande dell’intera UE e degli Stati Uniti Stati uniti. Pertanto, il futuro mercato cinese sarà così ampio da poter supportare non solo le società locali, ma anche un certo numero di società straniere e straniere. Per molte aziende eccezionali in Europa e in America, se continuano a fare affari in Cina, potrebbe essere solo questione di tempo prima che i vantaggi del mercato cinese superino in futuro il loro mercato interno.

E le aziende americane come General Motors, Tesla e Apple hanno storicamente raccolto molto di più che semplici ritorni redditizi dai loro investimenti cinesi. Queste aziende hanno assicurato la loro posizione di leadership internazionale nel settore integrando le loro attività in Cina, sfruttando il talento e i vantaggi della produzione cinese e gli scambi tecnici.

Elon Musk ha più volte sottolineato che l’azienda più competitiva per Tesla potrebbe venire dalla Cina. Ciò significa anche che se le aziende straniere e straniere non possono sopravvivere nella forte concorrenza del mercato cinese, c’è il rischio di diventare aziende di secondo e terzo livello nel mondo. È proprio per questo che la serie di tentativi degli Stati Uniti dai tempi di Trump di disaccoppiarsi economicamente dalla Cina, sperando che le vere industrie tornino negli Stati Uniti o almeno si trasferiscano dalla Cina, sono in realtà in gran parte un pio desiderio.

Pertanto, anche i media conservatori che rappresentano il capitale nazionale e le imprese negli Stati Uniti sostengono ogni giorno la minaccia della Cina, considerano l’investimento di capitali e imprese multinazionali in Cina un comportamento da “capitale nemico” e esercitano molta pressione su alcune persone che “scommettono da entrambe le parti” in Cina e negli Stati Uniti. Gli investitori si scatenano, ma il futuro dell’economia mondiale è in definitiva in Cina. Ci sono molte persone ragionevoli negli Stati Uniti, proprio come Joseph Nye, famoso per aver proposto il concetto di “soft power”, ha detto francamente: “È sbagliato pensare che possiamo disaccoppiare completamente l’economia dalla Cina senza pagare un costo economico enorme . di”. Dopotutto, non è solo la Cina ad aver beneficiato della globalizzazione del commercio e il mondo occidentale non è monolitico.

È anche in questo contesto che il leader che cambia l’ordine e le regole in realtà non è un grosso problema per le aziende e gli investitori di tutto il mondo. Inoltre, negli ultimi anni la Cina ha compiuto grandi progressi nella costruzione dello Stato di diritto: la tutela dei diritti privati ​​e del capitale privato fornita da una serie di leggi e regolamenti come il codice civile e la legge sugli investimenti esteri non è più in vigore in linea con la prassi internazionale qualsiasi differenza sostanziale.

Poiché il confronto e il conflitto tra Cina e Stati Uniti continuano a intensificarsi, nel peggiore dei casi, la Cina può persino rinunciare al mercato statunitense (compreso andare negli Stati Uniti per il finanziamento del mercato dei capitali, ecc.); tuttavia, è improbabile che gli Stati Uniti rinunciare volontariamente al capitale e alle imprese statunitensi E gli investitori hanno un crescente interesse economico nel mercato cinese.

Questo è il motivo per cui, nel breve termine, il confronto punto a punto e il conflitto tra Cina e Stati Uniti causeranno il cosiddetto problema del “fare la fila”. Anche così, la maggior parte dei paesi del mondo non ha seguito la cieca obbedienza del confronto tra USA e Unione Sovietica. Prima del 1980, l’Unione Sovietica ha speso ingenti somme di denaro per organizzare grandi Giochi Olimpici a Mosca e più di 60 paesi hanno partecipato al boicottaggio diplomatico avviato dagli Stati Uniti; alle Olimpiadi invernali di Pechino di quest’anno, solo pochi paesi hanno seguito gli Stati Uniti States e ha affermato di non inviare funzionari.

Naturalmente, gli Stati Uniti, attraverso la loro cerchia di amici, perseguono e intercettano la Cina attraverso alcuni piccoli mezzi, che causeranno temporaneamente alcune difficoltà allo sviluppo di alcune delle società cinesi colpite. Tuttavia, a lungo termine, fintanto che il mercato cinese può sostituire il mercato statunitense come mercato più grande del mondo, e può diventare costantemente la principale forza trainante per la crescita economica di tutti i paesi del mondo, la voce e la posizione della Cina a livello internazionale le regole e l’ordine inevitabilmente aumenteranno e supereranno persino gli Stati Uniti e l’Unione Europea, che è la tendenza generale.

Infatti, nell’ambito della cooperazione internazionale, attraverso il secondo evento sopra citato, si intravede già l’indizio che il vento di levante prevarrà su quello di ponente. Per quanto riguarda gli investimenti infrastrutturali globali, non si considerano le motivazioni geopolitiche dell’iniziativa “Return to a Better World Initiative” proposta dagli Stati Uniti e del piano “Global Gateway” lanciato dall’Unione Europea. , Medio Oriente e Centro e il Sud America per rallentare il crescente problema dei profughi e dell’immigrazione clandestina negli Stati Uniti e nell’Unione Europea. Ciò è paragonabile alla difesa della Cina di costruire una “comunità con un futuro condiviso per l’umanità” e al suo sincero desiderio di includere i paesi “Belt and Road” sulla strada di un rapido sviluppo con la Cina.

Tuttavia, come accennato in precedenza, la cooperazione e l’assistenza del mondo occidentale rappresentato dagli Stati Uniti nei paesi in via di sviluppo è sempre stata in passato orientata all’interesse personale. Anche se la quantità e il numero di progetti superano quelli cinesi, l’approccio “dare un pesce a un uomo” basato su prestiti e assistenza non può risolvere i problemi di sviluppo che i paesi in via di sviluppo devono affrontare urgentemente. Infatti, se il Canale di Panama viene conteggiato a malincuore come un progetto di costruzione realizzato dagli Stati Uniti per i paesi in via di sviluppo, a più di 100 anni dal completamento di questo progetto, gli Stati Uniti non hanno altri importanti progetti infrastrutturali a beneficio di altri paesi in via di sviluppo. . Questo è molto diverso dal fatto che la Repubblica popolare cinese ha iniziato a investire molto in progetti come la ferrovia Tazara in Africa poco dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese ed è stata entusiasta di aiutare i paesi in via di sviluppo sin dall’inizio.

Pertanto, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno successivamente lanciato le proprie versioni dei loro piani di cooperazione con le infrastrutture, che è essa stessa una risposta alla Belt and Road Initiative della Cina e una revisione direzionale della sua passata cooperazione e assistenza internazionale. Se il mondo occidentale come gli Stati Uniti e l’Unione Europea inizia davvero a imparare dalla Cina e ad aiutare i paesi in via di sviluppo nella costruzione di infrastrutture, una volta che questa tendenza di cooperazione internazionale sarà effettivamente attuata e attuata, allora dal punto di vista del vero significato di migliorare il benessere della società umana, indubbiamente è cosa meritoria.

Inoltre, nel campo della cooperazione internazionale, la Cina è diventata di fatto il leader di standard e ordini internazionali pertinenti attraverso l’iniziativa “One Belt, One Road”. Non importa come gli Stati Uniti e l’UE intrecciano la loro pseudo “rettitudine” e “valori”, la cooperazione internazionale orientata ai risultati diventerà sicuramente un nuovo indicatore fintanto che le perle della Cina saranno avanti. In futuro, in base al principio generale dello sviluppo indipendente di tutti i paesi, l’ordine e le regole internazionali considereranno veramente lo sviluppo del benessere della gente comune in tutto il mondo come la rettitudine della società umana, e tutti i metodi benefici possono essere adottata, invece della sola democrazia liberale in stile occidentale.

In breve, “pace mondiale sotto il dominio della Cina” non significa che la Cina voglia competere con il mondo occidentale per l’egemonia, perché la nostra visione di una “comunità con un futuro condiviso per l’umanità” si basa sull’idea di co -prosperità, convivenza e cooperazione vantaggiosa per tutti. Purtroppo, i paesi occidentali guidati dagli Stati Uniti sono ancora immersi, come sempre, nel mito della Guerra Fredda, provocando dispute ideologiche sempre più insignificanti con Cina, Russia e altri paesi. Inoltre, la società occidentale tradizionale considera ancora ostinatamente qualsiasi politica con ideologia socialista o tendenze stataliste come una “grande erba velenosa” indipendentemente dalla sua efficacia.

Al contrario, l’odierna società cinese è abbastanza matura e sicura di sé da non considerare più l’ordine e il pensiero liberali come una bestia mostruosa. In realtà, l’atteggiamento fattuale di “la pratica è l’unico criterio per verificare la verità” significa anche che aderiamo all’approccio orientato ai risultati e adotteremo attivamente qualsiasi politica liberale che sia veramente vantaggiosa per la Cina. Possiamo anche accettare umilmente critiche costruttive, comprese quelle del mondo occidentale.

Questi sono anche uno dei motivi più importanti per cui il mondo occidentale è diventato sempre più difficile negli ultimi anni, mentre la Cina è stata in grado di crescere con la tendenza. “Mille vele passano accanto a una barca che affonda e mille alberi spuntano davanti a un albero malato.” Quando ci troviamo di fronte a tali “barche che affondano” e “alberi malati” in Occidente, il futuro è arrivato e “il mondo la pace sotto il dominio della Cina” può anche essere pienamente prevista.

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