ELEZIONI MIDTERMS-LA DIRETTA

INIZIA LA DIRETTA SULLE ELEZIONI DEL MIDTERM AL CONGRESSO AMERICANO. LA DIRETTA CONTINUERÀ FINO ALLO SPOGLIO FINALE DELLE SCHEDE

Mercoledì 9 Novembre,  Ore 17:15

Manca il responso ancora in cinque stati per sancire il risultato finale al Senato. Il conseguimento della maggioranza a favore dei due partiti si deciderà nelle prossime 48 ore, se non addirittura con il probabile ballottaggio in Georgia, in quanto difficilmente uno dei due candidati riuscirà a superare il 50% dei consensi. Alla Camera la maggioranza in mano ai repubblicani è praticamente acquisita nella sostanza, ma non nelle dimensioni. Il dato finale, probabilmente, confermerà le nostre previsioni di un saldo favorevole tra i 10 e i 20 rappresentanti. Il movimento MAGA, quindi Trump, ha consolidato notevolmente il proprio controllo nel partito ed ora al Congresso. Non ha sfondato, ma questa previsione correva soprattutto nella narrazione dei suoi avversari interni ed esterni, pronti a rappresentare un esito positivo come una cocente sconfitta e a creare, quindi, il terreno favorevole ad una candidatura alternativa a Trump alle prossime presidenziali. Acquisita, purtroppo, la notizia della opacità delle operazioni di voto nei distretti chiave, già riscontrata nelle elezioni passate e non ostante il sistema di controllo più capillare messo all’opera da MAGA. Lo scontro politico futuro, probabilmente, si concentrerà maggiormente all’interno dei due partiti. Nel Partito Repubblicano si concentrerà nella ricerca di un competitore, al quale, comunque, Trump, in fase ascendente, potrebbe essere in grado di offrire qualcosa di sufficiente a rinviare la resa dei conti a dopo le presidenziali; nel Partito Democratico, invece, il prezzo da pagare per una eventuale defenestrazione del duo Biden-Harris si rivelerà molto più sanguinoso e salato. Con queste note chiudiamo la rubrica e proseguiamo con la programmazione normale delle pubblicazioni. Entro la settimana pubblicheremo la consueta videointervista di approfondimento con a disposizione i dati definitivi e con considerazioni più approfondite; nel prosieguo probabilmente qualche scritto.

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 14:00

Cleta Mitchell,
il grande occhio di Trump sugli scrutini degli stati-chiave
L’avvocato gestisce una vasta rete di attivisti responsabili di garantire
l’integrità delle elezioni di medio termine

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 11:45

Seggi in bilico al Senato

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 10:45

Risultati totali parziali (grafica):

rilevati alle 04:46

alla Camera

 

al Senato

al Senato (in evidenza gli stati critici in bilico)

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 06:15

Risultati totali parziali:

 

Senato

Democratici

46 seggi

Republicani

46 seggi

 

Camera

Democratici

184 seggi

Republicani

207 seggi

 

Governatori

Democratici

18 sedie

Republicani

24 sedie

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 05:35

Risultati totali parziali:

 

Senato

Democratici

46 seggi

Republicani

46 seggi

 

Camera

Democratici

178 seggi

Republicani

204 seggi

 

Governatori

Democratici

16 sedie

Republicani

24 sedie

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 05:30

Una veloce analisi fin qui del voto:

Il Senato non appare al momento in pericolo per i Democratici, se i Repubblicani vincono il controllo del senato lo faranno al massimo di un seggio, non di più, tutto ciò in linea con quello che avevamo previsto.

Alla Camera invece, la scia elettorale appare fermamente favorire i Repubblicani, l’unico punto interrogativo è vedere di quanti seggi vinceranno i Repubblicani. I numeri che certi analisti politici prevedevano di 35-40 seggi guadagnati dai repubblicani alla camera, appare un miraggio. Probabilmente se vittoria sarà,  il guadagno repubblicano sarà più in linea con le nostre previsioni di 10-20 seggi massimo.

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 05:16

Il repubblicano JD Vance vince la corsa al Senato degli Stati Uniti in Ohio

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 05:15

Risultati totali parziali:

 

Senato

Democratici

44 seggi

Republicani

46 seggi

 

Camera

Democratici

173 seggi

Republicani

202 seggi

 

Governatori

Democratici

14 sedie

Republicani

24 sedie

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 05:00

Risultati totali parziali:

 

Senato

Democratici

43 seggi

Republicani

45 seggi

 

Camera

Democratici

173 seggi

Republicani

202 seggi

 

Governatori

Democratici

13 sedie

Republicani

23 sedie

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 04:35

Risultati totali parziali:

 

Senato

Democratici

41 seggi

Republicani

41 seggi

 

Camera

Democratici

126 seggi

Republicani

188 seggi

 

Governatori

Democratici

11 sedie

Republicani

22 sedie

 

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 04:23

Risultati totali parziali:

 

Senato

Democratici

40 seggi

Republicani

41 seggi

 

Camera

Democratici

122 seggi

Republicani

181 seggi

 

Governatori

Democratici

10 sedie

Republicani

18 sedie

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 04:11

Il repubblicano Chuck Grassley sconfigge il democratico Michael Franken in Iowa per il senato.

Il repubblicano Kevin Stitt vince la rielezione a governatore dell’Oklahoma. 

Il democratico Michael Bennet vince la rielezione al Senato degli Stati Uniti dal Colorado.

Il democratico Jared Polis vince la rielezione a governatore del Colorado.

Il repubblicano Phil Scott vince la rielezione per il governatore del Vermont.

Il repubblicano Eric Schmitt vince le elezioni per il Senato degli Stati Uniti dal Missouri.

I democratici Jerry Nadler, Alexandra Ocasio-Cortez e Ilhan Omar vincono la rielezione alla Camera degli Stati Uniti.

Il senatore democratico Chuck Schumer vince la rielezione a New York.

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 04:07

Risultati totali parziali:

 

Senato

Democratici

40 seggi

Republicani

41 seggi

 

Camera

Democratici

122 seggi

Republicani

181 seggi

 

Governatori

Democratici

10 sedie

Republicani

18 sedie

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 03:15

Risultati totali parziali:

 

Senato

Democratici

38 seggi

Republicani

39 seggi

 

Camera

Democratici

120 seggi

Republicani

180 seggi

 

Governatori

Democratici

8 sedie

Republicani

15 sedie

 

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 03:00

Risultati totali parziali:

 

Senato

Democratici

37 seggi

Republicani

37 seggi

 

Camera

Democratici

77 seggi

Republicani

116 seggi

 

Governatori

Democratici

7 sedie

Republicani

14 sedie

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 02:45

Il senatore repubblicano Marco Rubio ha vinto la rielezione in Florida.

Il repubblicano Chris Sununu vince la rielezione a governatore del New Hampshire.

La democratica Maura Healey è diventata la prima governatrice gay nella storia del Massachusetts. È anche la prima donna eletta governatore del Massachusetts.

La repubblicana Sarah Huckabee Sanders è stata eletta governatore dell’Arkansas, diventando la prima donna governatrice dello stato.

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 02:16

Il repubblicano Ron DeSantis vince la rielezione a governatore della Florida.

Il repubblicano Bill Lee vince la rielezione a governatore del Tennessee.

Il democratico Richard Blumenthal vince la rielezione al Senato degli Stati Uniti dal Connecticut.

La repubblicana Katie Britt vince le elezioni per il Senato degli Stati Uniti dall’Alabama.

Il repubblicano Kay Ivey vince la rielezione a governatore dell’Alabama.

Il democratico JB Pritzker vince la rielezione a governatore dell’Illinois.

Il democratico Tammy Duckworth vince la rielezione al Senato degli Stati Uniti dall’Illinois.

Il democratico Chris Van Hollen vince la rielezione al Senato degli Stati Uniti dal Maryland.

Il democratico Wes Moore vince le elezioni per il governatore del Maryland.

La democratica Maura Healey vince le elezioni per il governatore del Massachusetts.

Il repubblicano James Lankford vince la rielezione al Senato degli Stati Uniti dall’Oklahoma.

Il repubblicano Markwayne Mullin vince le elezioni per il Senato degli Stati Uniti in Oklahoma.

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 01:46

Risultati del Senato in Indiana: Il repubblicano Todd Young vince le elezioni

Il democratico Peter Welch vince le elezioni per il Senato degli Stati Uniti nel Vermont.

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 01:22

Marjorie Taylor-Greene (R) vince la rielezione

Il repubblicano Rand Paul vince la rielezione al Senato degli Stati Uniti dal Kentucky

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 00:30

Senato: Kentucky

Candidati % Voti
Rand Paul

REPUBBLICANO ATTUALE SENATORE

72.0% 3,366

 

Booker

DEMOCRATICO SFIDANTE

28.0% 1,309

 

Mercoledi 9 Novembre,  Ore 00:23

Le supposizioni sono finite, arrivano i primi risultati:

Senato: Indiana

 

Candidati % Voti
Young

REPUBBLICANO ATTUALE SENATORE

64.0%  

22,945

 

McDermott

DEMOCRATICO SFIDANTE

32.9% 11,775

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 23:24

La calma prima della tempesta. Ora siamo solo in attesa dei primi risultati alla chiusura dei primi seggi.

Sotto gli orari di chiusura dei seggi, in alcuni stati i seggi hanno chiusure diverse, ecco perché lo stesso stato può avere due orari di chiusura diversi:

24:00 

  • Indiana 
  • Kentucky

01:00 

  • Georgia 
  • Indiana
  • Kentucky 
  • South Carolina 
  • Vermont 
  • Virginia 
  • Florida 

01:30

  • North Carolina 
  • Ohio 
  • West Virginia

02:00

  • Alabama 
  • Connecticut 
  • Delaware 
  • Florida 
  • Illinois 
  • Kansas
  • Maine 
  • Maryland 
  • Massachusetts
  • Michigan
  • Mississippi
  • Missouri 
  • New Hampshire 
  • New Jersey 
  • Oklahoma 
  • Pennsylvania 
  • Rhode Island
  • Tennessee
  • Texas

02:30 

  • Arkansas 

03:00 

  • Arizona
  • Colorado
  • Iowa
  • Kansas 
  • Louisiana 
  • Michigan 
  • Minnesota
  • Nebraska 
  • New Mexico 
  • New York 
  • North Dakota
  • South Dakota 
  • Texas 
  • Wisconsin 
  • Wyoming 

04:00 

  • Idaho:
  • Montana 
  • Nevada 
  • Utah 

 

05:00 

  • California 
  • Idaho 
  • Oregon 
  • Washington

 

06:00 

  • Hawaii

07:00

               Alaska 

 

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 22:51

Il 98,7% delle donazioni dei dipendenti di Twitter ai candidati politici, nelle elezioni di medio termine del 2018, è stato destinato ai candidati del Partito Democratico.

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Martedì 8 Novembre,  Ore 22:37

“Quello di cui mi preoccupa… se i repubblicani prenderanno il controllo… ci saranno udienze… indagheranno su Hunter Biden… vorranno fare l’impeachment a Biden… mi preoccupo che sarà molto, molto brutto”.

Martedì 8 Novembre,  Ore 22:32

Il funzionario elettorale della contea di Maricopa (Arizona), Stephen Richer,  si scusa pubblicamente per problemi ai seggi.

Promette che tutti i voti legali verranno conteggiati

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Martedì 8 Novembre,  Ore 22:25

Un uomo di 38 anni, armato di coltello, ha cercato di fermare il processo di voto a uno dei seggi elettorali in West Bend, Wisconsin.

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 22:11

Quasi 1,2 milioni di persone hanno votato a New York fino alle 15:00 ora locale. 

Nel 2018, il numero finale dei votanti di New York era stato di 2,1 milioni.

Questo potrebbe essere un buon dato per i Democratici. Vuol dire che la paurosa onda rossa non si sta`materializzando.

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 22:02

La marijuana potrebbe diventare legale in quasi la metà degli Stati Uniti dopo le elezioni di oggi, se gli elettori di cinque stati approvano oggi i rispettivi referendum.

Martedì 8 Novembre,  Ore 22:00

I primi risultati parziali dovrebbero cominciare ad uscire nei prossimi minuti in seggi di stati come la Carolina del Nord

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 21:46

Le autorità di Filadelfia, responsabili del voto, hanno dichiarato che ritarderanno il conteggio di migliaia di schede cartacee a causa di una citazione in giudizio che li accusa di conteggiare doppiamente alcune schede.

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Martedì 8 Novembre,  Ore 21:36

Il presidente Trump alla protesta dopo che sono stati segnalati problemi di voto in molti stati e città incluso Detroit, Arizona, Pennsylvania: 

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Martedì 8 Novembre,  Ore 21:19

Il giornalista chiede a Kari Lake; “Se eletta ha intenzione di terminare il suo mandato come governatore in caso Trump le chiedesse di diventare la vicepresidente?”

“Non solo sarò governatore dell’Arizona per quattro anni, ma farò anche due mandati e sarò il vostro peggior incubo”

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 21:10

La California fa quello che sa fare meglio…

“I risultati delle elezioni in california saronno soggetti a ritardo di giorni, nell’area di Los Angeles, in alcuni casi, anche settimane ”

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Martedì 8 Novembre,  Ore 20:46

Appello accorato del Senatore Warnock:

“Andiamo gente, non posso avere Herschel Walker che rappresenta mia madre!”

Martedì 8 Novembre,  Ore 20:38

L’Onda Rossa parte da Guam! La prima vittoria per i repubblicani in 32 anni. Il repubblicano James Moylan prossimo delegato al Congresso degli Stati Uniti.

Questo è un delegato senza diritto di voto, ma è comunque un segno dei guai che aspettano i democratici stanotte…

James Camacho Moylan announces candidacy for Guam Legislature

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 20:25

Ecco trovato il motivo dei “problemi” alle apparecchiature di voto in Arizona…

Aggiornamento sull’affluenza alle elezioni dell’Arizona alle 13:00 ora locale

Gli aventi diritto al voto repubblicani superano di gran lungo i Democratici nel voto ai seggi

I seggi chiuderanno in Arizona alle 22:00 ora locale

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Martedì 8 Novembre,  Ore 20:25

La “battaglia” per il conteggio dei voti in Pennsylvania potrebbe protrarsi per molti giorni, Migliaia di voti potrebbe essere in limbo…

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Martedì 8 Novembre,  Ore 20:11

Gli elettori di Harveys Lake, contea di Luzerne, Pennsylvania, in fila che aspettano di votare. Già alle 9:30, questo seggio elettorale, ha esaurito i tabulati delle schede da inserire nelle macchine Dominion. Agli  elettori è stata consegnata una scheda provvisoria da compilare a mano causando apprensione tra gli elettori. 

Guarda caso la Pennsylvania e uno stato Battleground…

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Martedì 8 Novembre,  Ore 20:05

Le lunghe file a Maricopa County (Arizona), quella dei problemi con i Dominion. Questa è una foto fatta a Scottsdale alle 9:00 ore locali. L’affluenza nei vari stati appare altissima a livelli di elezioni presidenziali.

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Martedì 8 Novembre,  Ore 19:59

La storia ci dice che le elezioni di medio termine sono negative, a volte molto negative, per il partito che controlla la Casa Bianca.

Ecco uno sguardo indietro ad alcuni momenti importanti.

https://www.npr.org/2014/10/30/360133533/the-devastating-history-of-midterm-elections

Martedì 8 Novembre,  Ore 19:50

“La Florida sta cercando di impedire agli osservatori del Dipartimento di Giustizia di entrare nei seggi elettorali in diverse città.”

Qualcuno per caso vuole spiegare a Politico che il monitoraggio e le leggi che regolano il voto sono prerogativa dei singoli stati non del governo federale? Basta leggersi la costituzione…

https://www.politico.com/news/2022/11/08/florida-elections-doj-election-security-2022-midterms-00065649

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 19:38

Joe Biden non ha pianificato nessuna apparizione pubblica in questo giorno di elezioni. Lo nascondo perche`?

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 19:37

In circa il 20% dei 223 centri elettorali nella contea di Maricopa in Arizona, le macchine per la tabulazione delle votazioni non funzionano correttamente e non accettano le schede completate. Roba da terzo mondo, con tutto il rispetto per le nazioni più povere. Questi sono gli stessi che vogliono esportare la democrazia altrove…

https://www.wsj.com/livecoverage/election-midterms-2022/card/voting-machine-problems-arise-in-arizona-s-maricopa-county-HtzdafVJdspR2jyU39Dc?mod=e2tw

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 19:30

Notizia dell’ultimo minuto: un giudice della Pennsylvania ha deciso di consentire il conteggio delle schede che vengono ricevute dopo le elezioni, fino al 14 novembre. Accogliendo di fatto l’appello di una causa intentata, all’ultimo minuto (ieri) dalla campagna elettorale di Fetterman. Ora la palla passa alla Corte Suprema della Pennsylvania. Questo intendevano i Democratici quando parlano di molti giorni per contare il numero dei voti…

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 19:24

Un seggio elettorale in una scuola di Kenner, in Louisiana, è stato evacuato a causa di una minaccia minatoria. Problemi si stanno registrando in molti seggi nei vari stati. Da problemi di tabulazioni con le macchine, a minacce ai seggi elettorali e agli ufficiali elettorali. Si registrano anche confronti abbastanza accesi tra agenti ispettori federali e agenti statali.

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 19:22

Nella mappa gli stati con una popolazione più piccola della contea di Los Angeles. Questo per mettere in risalto il perché dell’importanza dei seggi elettorali come metro di misura per aggiudicare le elezioni Presidenziali, invece che del voto popolare. La differenza di popolazione evidenzia anche il perche`delle diverse interpretazioni della costituzione americana fra centri metropolitani e zone rurali, tra stati costieri e stati interni.

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Martedì 8 Novembre,  Ore 19:15

Il New York Post sostiene Lee Zeldin

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Martedì 8 Novembre,  Ore 19:03

Marjorie Taylor Greene ha votato!

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Martedì 8 Novembre,  Ore 19:02

Aggiornamento sull’affluenza alle elezioni in Florida 12:00 ora locale

1,2 milioni di voti contati nelle prime cinque ore, ecco a che punto siamo.

Registrati al partito Repubblicano – 657.288 (54,02%)

Registrati al partito Democratico – 294.092 (24,17%)

Registrati come Indipendenti – 265.356 (21,81%)

L’attuale vantaggio per i repubblicani nello stato è di 679.000 voti.

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 19:00

Il governatore della Florida, Ron De Santis, ha bloccato gli agenti del Dipartimento di Giustizia mandati dal procuratore generale Garland per monitorare il voto, dall’entrare nei seggi elettorali in Florida.

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 18:46

Quasi 4,8 milioni di schede elettorali sono già state tabulate in Florida. Gli iscritti al partito repubblicano superano i democratici per più di 321.000 nel voto anticipato. Il GOP spera di eleggere il governatore Ron De Santis, che è anche un probabile contendente alle elezioni presidenziali del 2024.

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 18:34

“Avremo una grande notte, penso che sarà grandiosa per il Paese”.

L’ex presidente Donald Trump si rivolge ai giornalisti dopo aver espresso il suo voto in Florida.

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Martedì 8 Novembre,  Ore 18:23

Pubblicità dell’American Museum of Natural History di New York:

“Marte non è cioccolato, anche la Via Lattea non è cioccolato, un buco nero è un tizio ucraino”. Hahahahahaha, sono stati per caso hackerati…?

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 18:21

L’Ucraina osserva nervosamente i risultati delle elezioni degli Stati Uniti,  mentre gli aiuti militari sono ora in bilico. Staremo a vedere…

https://nypost.com/2022/11/08/ukraine-nervously-watching-us-midterms-as-military-aid-hangs-in-balance/

Martedì 8 Novembre,  Ore 18:20

Questa elettrice di Biden, in Georgia, dice che quest’anno voterà repubblicano.

“Quando è troppo è troppo”

La Georgia è un altro stato importante per la conquista del senato e della camera.

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 18:08

Il dottor Oz ha votato.

Dr. Oz casts his ballot in midterm election

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 18:06

L’addetto a uno dei seggi nella contea di Maricopa conferma che “non funziona niente” Spiega che le schede rigettate dalle macchine verranno conteggiate stasera…C’e da fidarsi…

 

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 18:03

Diverse “importanti” testate mediatiche hanno pubblicato articoli nelle ultime ore sulle elezioni del 2022 sostenendo, senza prove, che hacker e bot russi interferiranno con le elezioni di medio termine. Tra questi ci sono il The New York Times, Politico, and Reuters.

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 17:52

Le “favolose” macchine dominion di tabulazione del voto continuano ad essere tutte bloccate nella contea di Mercer nel New Jersey!

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 17:50

Aggiornamento sull’affluenza alle urne nella contea di Clark, Nevada ( 8:12 ora locale)

Il Nevada e` importante per il controllo del Senato

Affluenza Totale 12,543

Iscritti al partito Democratico; 2,971 (23,7%)

Repubblicani; 6,332 (50,5%) +3.361

Indipendenti;  3,240 (25,8%)

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 17:41

Code massicce di votanti nella contea di Maricopa. La gente dice di non aver mai visto niente del genere. Sarà forse questo il motivo del problema con i Dominion machine..?

Voters wait to cast their midterm election ballots at Burton Barr Library, a polling station in Phoenix, Ariz., on Nov. 6, 2018. (Nicole Neri/Reuters)

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 17:40

SI REGISTRA UN NUMERO ALTISSIMO DI MALFUNZIONAMENTO DELLE MACCHINE DOMINION NELLA IMPORTANTISSIMA CONTEA DI MARICOPA, ARIZONA!

BREAKING: Voting machines down in New Jersey's Mercer County

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 17:33

Ieri sera delle buste piene di polvere bianca sospetta e alcuni messaggi  “minacciosi” sono stati inviati al quartier generale della campagna elettorale di Kari Lake, la candidata Repubblicana per governatore dell’Arizona.  La polizia di Phoenix e l’FBI, stanno indagando per individuare i colpevoli.

Per molti Kari Lake e la vera rappresentate ed erede del movimento di MAGA. 

 

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 17:26

“Dì NO agli aiuti militari all’Ucraina”

“Noi, come repubblicani, ci preoccuperemo solo dei nostri confini.”

“L’Ucraina dovrà rendere conto di ogni dollaro che gli Stati Uniti hanno inviato.”

Cartelli pubblicitari distribuiti dai repubblicani prima delle elezioni.

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Martedì 8 Novembre,  Ore 17:11

In questo giorno, nel 2018, la percentuale  di approvazione di Trump era di 6 punti superiore a quella di Biden oggi. Per il Rasmussen Reports

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Martedì 8 Novembre,  Ore 17:05

Macchine per il voto a Trenton, New Jersey

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Martedì 8 Novembre,  Ore 17:02

Tutte le macchine di voto sono attualmente bloccate, fuori servizio in ogni distretto della contea di Mercer, nel New Jersey. Gli elettori possono ancora votare utilizzando una scheda elettorale tradizionale nei seggi elettorali. I famosi dominion machine…

 

Martedì 8 Novembre,  Ore 16:36

Ecco la fila al voto a Boro Park, New York. Nessun consulente politico avrebbe potuto prevedere un’affluenza così alta nei quartieri ebraici ortodossi. Gli ebrei ortodossi sostengono il candidato Repubblicano Lee Zeldin. Ci sono sondaggi che vedono addirittura Lee Zeldin in vantaggio sulla democratica e attuale governatore dello stato di New York; Kathy Hochul. 

A testimoniare la debolezza di Houchul in questa tornata legislativa, si è dovuto smuovere Bill Clinton, Hillary Clinton e Kamala Harris che ha tenuto un comizio in sostegno alla Hochul. Non credo che i Repubblicani possano vincere il governatorato di New York, ma ciò dovesse avvenire sarebbe uno shock politico storico.

 

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Martedì 8 Novembre,  Ore 16:24

Ecco i maggiori donatori delle medio termine del 2022:

– George Soros: $ 120 milioni di dollari

– Elizabeth e Richard Uihlein: 80 milioni di dollari

– Ken Griffin della Cittadella: $ 70 milioni

– Sam Bankman di FTX: $ 50 milioni

– Michael Bloomberg: $ 20 milioni

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Martedì 8 Novembre,  Ore 16:07

Varie testimonianze che arrivano da Maricopa County, la contea più famosa e popolosa dell’Arizona, dove praticamente si decideranno queste elezioni in una stato che in questa tornata elettorale è di un’importanza enorme, ci dicono di diversi problemi già di mattina presto. Giusto per ricordarvi che nelle elezioni del 2020 Maricopa County ha contato 20,000 voti senza verificare le firme nelle schede per corrispondenza…

Martedì 8 Novembre,  Ore 16:00

Cominciano i primi problemi: Lunghe file ad Anthem, Arizona, con un lavoratore di seggio che spiega ai cittadini che le macchine che tabulano il voto sono fuori servizio, i famosi Dominion Machine…L’Arizona e uno stato Battleground. Sono cominciati i primi brogli?

Martedì 8 Novembre,  Ore 13:00

Aprono i primi seggi negli stati della costa dell’est. I primi risultati dovrebbero arrivare intorno alla mezzanotte.

Martedì 8  Novembre,  Ore 12:20

I 36 seggi che potrebbero determinare la nuova composizione della Camera del Congresso Statunitense. Tratto dal sito www.theepochtimes.com

 

Martedì 8  Novembre,  Ore 12:00

Il periodico democratico statunitense “Politico” rivela che “Il problema che il presidente JOE BIDEN sta affrontando con gli elettori latini non è che si siano rivolti a lui, affermano i sostenitori.

È che il suo messaggio non sta raggiungendo abbastanza di loro.

Il 44% degli elettori latini ha affermato di non essere stato contattato da nessun partito politico, da una campagna o da qualsiasi altra organizzazione, secondo gli ultimi dati dell’Associazione nazionale dei funzionari eletti e nominati latini.”

La mancanza o l’errore di comunicazione è un ritornello che sentiamo spesso dalla voce dei perdenti di una qualsivoglia elezione. Vedremo se anche questa volta il presagio si allineerà alla realtà

Martedì 8  Novembre,  Ore 08:00

Buone notizie per i Democratici: pare che la partecipazione al voto della generazione di fascia dai 18 ai 35 anni sia stata fino adesso abbastanza corposa. Questa generazione è quella che vota in grande maggioranza per i democratici. Staremo a vedere…

Lunedì 7 Novembre,  Ore 17:00

Gli ultimi sondaggi ci dicono che i repubblicani potrebbero vincere alla Camera; si parla di un vantaggio tra i 10 e i 25 seggi. Se ciò fosse vero, la vittoria Repubblicana sarebbe meno eclatante di quella ottenuta nel 2010 con il movimento Tea Party.  Sempre secondo i sondaggi , il Senato dovrebbe rimanere sotto il controllo dei Democratici. Domani notte avremo le idee più chiare.

Queste sono le corse negli Stati “Battlegrounds” che probabilmente decideranno il controllo del Senato:

ARIZONA:

Mark Kelly (Democratico, attuale senatore)

Mark Kelly Announces Campaign for U.S. Senate | Space

Blake Masters (Repubblicano, sfidante)

AZ Candidate Blake Masters: Conservatives Can't Take the Senate Without Taking Back Arizona

 

GEORGIA:

Raphael Warnock (Democratico, attuale senatore)

 Raphael Warnock May Become 11th Black Senator in Georgia Cliffhanger Shaped by Trump

Herschel Walker (Repubblicano, sfidante)

 Ex-NFL player Herschel Walker says Black Americans shouldn't get reparations - REVOLT

 

NEVADA:

Catherine Cortez Masto (Democratica, attuale senatrice)

 Nevada Sen. Catherine Cortez Masto withdraws from Biden VP consideration - POLITICO

Adam Laxalt (Repubblicano, sfidante)

 Trump Endorses Ex-Nevada GOP AG Adam Laxalt for Senate | Newsmax.com

 

OHIO:

Tim Ryan (D) e JD Vance (R) sono i candidanti alle elezioni per il Senato in Ohio.  Rob Portman (R), eletto per la prima volta nel 2010, non è in corsa per la rielezione perché ha deciso di non ricandidarsi.

Tim Ryan (Democratico)

 Opinion: I'm an elected Democrat, and I know Tim Ryan is a fraud

JD Vance (Repubblicano)

 JD Vance Is Deleting All His Anti-Trump Tweets - Web Celeb Live

 

PENNSYLVANIA:

John Fetterman (Democratico) In corsa per sostituire il senatore in carica prossimo alla pensione; Pat Toomey (R) 

 Braddock mayor John Fetterman campaigns as Senate candidate for change | Times Leader

Mehmet Oz (Repubblicano) In corsa per sostituire il senatore in carica prossimo alla pensione; Pat Toomey (R) 

 Dr. Oz defends weight-loss advice at Senate hearing on diet scams - CBS News

 

WISCONSIN:

Ronald Harold Johnson (Repubblicano, attuale senatore)

Senator Ron Johnson - How did an accountant become a politician? - contactsenators 

Mandela Barnes (Democratico, sfidante)

 Wisconsin Lt. Gov. Mandela Barnes announces run for U.S. Senate

 

 

Queste sono le sfide più importanti che decideranno il controllo della Camera:

 

ALASKA:

Mary Peltola (Democratica, attuale deputata)

Nicholas Begich (Repubblicano, sfidante)

Sarah Palin (Repubblicana. Guarda chi si rivede! Sfidante)

 

CALIFORNIA (22esimo Distretto):

David G. Valadao (Repubblicano, attuale deputato)

Rudy Salas (Democratico, sfidante)

 

COLORADO (Ottavo distretto-Un distretto congressuale di nuova creazione):

Yadira Caraveo (Democrática)

Barbara Kirkmeyer (Repubblicana)

 

NEW HAMPSHIRE (Primo Disretto):

Chris Pappas (Democratico, deputato attuale)

Karoline Leavitt (Repubblicana, sfidante)

 

OHIO (Primo distretto):

Steve Chabot (Repubblicano, attuale deputato)

Greg Landsman (Democratico, sfidante)

 

OREGON (Quinto distretto):

Jamie McLeod-Skinner (Democratica, sfidante)

Lori Chavez-DeRemer (Repubblicana, sfidante)

 

Ci sono infine 36 seggi da governatori in gioco. 20 seggi da governatore sono attualmente repubblicani e 16 democratici Sotto gli stati dove si terranno le elezioni governative:

Alabama 

Alaska

Arizona

Arkansas

California

Colorado

Connecticut

Florida

Georgia

Hawaii

Idaho

Illinois

Iowa

Kansas

Maine

Maryland

Massachusetts

Michigan

Minnesota

Nebraska

Nevada

New Hampshire

New Mexico

New York

Ohio

Oklahoma

Oregon

Pennsylvania

Rhode Island

South Carolina

South Dakota

Tennessee

Texas

Vermont

Wisconsin

Wyoming

 

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 17:27 

Nella foto l’indice di approvazione degli ultimi presidenti alla vigilia delle elezioni di Medio Termine, con a fianco i seggi persi oppure guadagnati.

I democratici, nel 1994, con Clinton (indice di approvazione 44%), hanno perso 54 seggi. 

I repubblicani, nel 2002, con Bush alla Casa Bianca  (indice di approvazione al 63%), guadagnarono 8 seggi. L’Indice alto di approvazione di Bush è dovuto all’onda emotiva degli attacchi alle torri gemelle dell’11 di settembre.

Vogliamo mettere in risalto i dati del 2010 che sotto la leadership di Barack Obama vede la perdita di ben 63 seggi da parte del partito Democratico, travolto dalla famosa onda dei Tea Party. 

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 17:51 

Elon Musk esorta gli elettori indipendenti a votare per i repubblicani nelle elezioni di medio termine.

Elon Musk Is Cash Broke, Uses Burner Phones: Pedo-Guy Lawsuit Shockers | Observer

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 17:58 

Una notizia geopolitica, ma visto che ci siamo… Il Pentagono ha annunciato che sta istituendo un nuovo comando, con sede in Germania, per supervisionare l’addestramento e l’equipaggiamento dell’esercito ucraino durante la guerra con la Russia.

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 18:03

Il Rasmussen Reports, una delle migliori agenzie di sondaggi, nel suo ultimissimo rapporto pubblicato un’ora fa contiene i seguenti dati: Il 42% degli elettori statunitensi approva l’operato del presidente Biden. Il 56% disapprova. L’85% dei probabili elettori degli indipendenti “voterà sicuramente”.I repubblicani sono in testa tra gli indipendenti di 13 punti. Solo il 29% degli elettori pensa che il Paese stia andando nella giusta direzione.

https://www.rasmussenreports.com/public_content/politics

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 18:08 

Si è conclusa la campagna elettorale democratica in Pennsylvania. Per sostenere i candidati democratici, al senato John Fetterman, e per governatore Josh Shapiro, si sono scomodati sia Biden che Obama. Obama era rimasto dietro le quinte fino a una decina di giorni prima delle elezioni, poi si è messo in moto implorato da molti per salvare il salvabile.

La presenza di Obama ci dice che la Pennsylvania è di un’importanza fondamentale e che i Democratici in Pennsylvania sono in difficoltà.

Biden, Obama and Trump converge on Pennsylvania | FREE the WORDS

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 18:20 

Per rimanere in tema Pennsylvania: Un memorandum della campagna elettorale del candidato al Senato della Pennsylvania Fetterman avverte che  “bisogna abituarsi a una lunga settimana elettorale” e prevede che potrebbero volerci “diversi giorni” prima che i risultati siano noti. Stanno mettendo le mani avanti. Brogli elettorali in vista?

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Lunedì 7 Novembre,  Ore 18:42

Secondo Politico le elezioni presidenziali del 2020 sono state piene di false accuse di brogli elettorali e di macchine di voto hackerate senza nessun fondamento reale.

Sempre per Politico in queste elezioni di Medio Termine ci sono rischi reali che gli hacker possano entrare nelle apparecchiature elettorali e in altre infrastrutture elettorali per cercare di minare il voto di martedì.

Quindi per Politico hackerare le apparecchiature di voto era “impossibile” nel 2020, quando Biden ha vinto; ora che i Democratici rischiano di perdere, diventa magicamente possibile che queste macchine vengano hackerate e manipolate. Secondo gli “esperti” le elezioni del 2020 sono state le elezioni più sicure e le accuse di brogli erano infondate…Tutto di un colpo però le elezioni del 2022 sono minacciate dagli hacker…

https://www.politico.com/news/2022/11/07/6-election-security-threats-to-watch-for-on-election-day-00065277

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 19:35

Un’analisi del Washington Post mostra che il filantropo miliardario George Soros ha investito più soldi in questa campagna politica più di chiunque altro donatore.

Secondo l’analisi, i 50 maggiori donatori hanno contribuito con circa 1,1 miliardi di dollari donati ai vari comitati elettorali e ad altri gruppi politici.

Il Post ha compilato la sua lista dei principali donatori utilizzando i dati della Commissione elettorale federale. Soros ha donato un totale di 128,5 milioni di dollari, per lo più ai candidati Democratici, sorpassando di $ 60 milioni di dollari il secondo donatore della lista.

Hungarian official retracts comparing George Soros to Hitler | KTAB - BigCountryHomepage.com

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 19:42

In Pennsylvanie e in Ohio, hanno esaurito le scorte di diesel. Nelle prossime settimane si annunciano enormi problemi per le approvvigionamenti del diesel su scala nazionale. Un problema questo già annunciato e conosciuto un mese fa, ma che per ragioni di narrativa politica, per non mettere in cattiva luce l’amministrazione Biden alla vigilia delle elezioni di medio termine, i media lo hanno completamente ignorato. Ora l’appuntamento con la catastrofe è arrivato, dopo le elezioni questo problema verrà finalmente “scoperto” dai mass media…

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Lunedì 7 Novembre,  Ore 20:00

Ultimi sondaggi, ultime previsione, ormai siamo in dirittura di arrivo. Previsione: Repubblicani 234 seggi alla Camera. Mi sembra troppo ottimistica come previsione in favore dei Repubblicani. I seggi apriranno fra qualche ora, stiamo a vedere…

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Lunedì 7 Novembre,  Ore 20:07

Ultimissimi sondaggi nella corsa per il controllo al Senato; Democratici  51 Repubblicani 49. Personalmente non condividiamo questa previsione. Riteniamo che il Nevada, la Georgia, l’Arizona, e la Pennsylvania potrebbero riservarci delle sorprese…

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 20:21

Secondo fonti non confermate Trump ha detto a i suoi alleati che potrebbe annunciare la sua candidatura per le presidenziali del 2024 già domani!

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 20:34

La deputata della Georgia, una delle poche deputate appartenenti al movimento MAGA, Marjorie Taylor Greene ha promesso che “non un centesimo andrà all’Ucraina” se i repubblicani riprenderanno il controllo del Congresso. “Sotto i repubblicani, Il nostro paese viene prima di tutto”. Una vittoria di molti dei candidati MAGA potrebbe avere un impatto importante sulla Geopolitica americana.

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 20:55

Giusto per per non dimenticare: Il New York Times alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2020 pubblica una foto con le previsione di quando sarebbero stati disponibili i voti nei vari stati: È solo una coincidenza che ogni stato battlegrounds avrebbe impiegato giorni o settimane per ‘contare’ completamente i voti mentre il resto degli stati avrebbe avuto i risultati a disposizione già la stessa notte alla chiusura dei seggi..

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 Lunedì 7 Novembre,  Ore 21:05

Un sondaggio della NBC dice che e` al 28%, il tasso di approvazione di Biden tra gli elettori indipendenti. “Questa percentuale è al minimo storico tra gli indipendenti”.

Non sono buone notizie per i democratici, di solito i voti degli indipendenti sono quelli che spostano l’ago della bilancia elettorale.

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 21:17

Ormai è chiaro che stanno mettendo le mani avanti: La portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, sulle elezioni di medio termine negli Stati Uniti: “Potremmo non conoscere i risultati completi delle elezioni per alcuni giorni, ci vuole tempo per contare tutti i voti legittimi in modo legale e ordinato.”

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 21:23

Una rara dose di onestà su come il Russiagate fosse la forma di “negazionismo elettorale” dei Democratici. In uno sprazzo di onestà giornalistica la NBC ammette che la persecuzione incessante, con le varie inchieste su Trump, durante la sua amministrazione ha portato gli elettori repubblicani a diffidare dei risultati. 

Io aggiungerei che i brogli elettorali del 2020 hanno fatto il resto

“Milioni di elettori Repubblicani sono pronti a diffidare dei risultati delle elezioni di medio termine, scrive Lev Golinkin. Ma i democratici devono essere onesti sulle conseguenze delle loro azioni dopo le elezioni del 2016”

https://www.nbcnews.com/think/opinion/trumps-denial-second-big-lie-ask-hillary-clinton-rcna55764

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 21:30

Secondo il New York Times, se eletto, il dottor Mehmet Oz sarebbe il primo senatore musulmano degli Stati Uniti. Però a detta sempre del New York Times i musulmani della Pennsylvania lo hanno invitato a eventi nelle moschee  aspettando di discutere dell’impatto della sua fede sulla sua vita. Oz però si è astenuto ad accettare gli inviti dalla comunità musulmana. 

https://www.nytimes.com/2022/11/06/us/politics/dr-oz-muslim-religion.html?smtyp=cur&smid=tw-nytimes

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 21:39

E arrivato il momento di pubblicare le previsioni nostre, di Italia e il Mondo, sulle elezioni di domani: 

Crediamo che i Repubblicani quadegnaranno + 24 sedie alla Camera. Il totale sara` 237 – 198

+1 Seggio al Senato (51 R- 49 D)

+1 Sedia da governatore (29 R -21 D)

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 22:06

Più di 10 milioni di persone hanno finora votato per posta. Altri 5 milioni circa hanno votato in anticipo e di persona.

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 22:20

Notizia importante che potrebbe influire sull’esito delle elezioni: 5,5 milioni di immigrati illegali hanno attraversato il confine con gli Stati Uniti da quando è in carica Joe Biden. Uno dei punti di discussioni in queste medio termine, insieme all’economia, l’inflazione la sicurezza e appunto l’immigrazione illegale.

Lunedì 7 Novembre,  Ore 22:31

Un segno che la sconfitta dei Democratici alla camera sia ormai certa:

Secondo la CNN, il presidente della Camera e la rappresentante della California Nancy Pelosi hanno annunciato il suo ritiro e pensionamento!

Alla vigilia del giorno delle elezioni, quando si prevede che i Democratici saranno sconfitti dai repubblicani alla Camera, il presidente della Camera ha affermato che l’attacco al marito, Paul Pelosi, ha influenzato la sua decisione di ritirarsi.

In un’intervista esclusiva con il giornalista della CNN Anderson Cooper, Pelosi ha affermato che “si è discusso molto sull’opportunità di ritirarsi se i democratici perdessero la Camera”.

Probabilmente quindi Pelosi, non sarà la presidentessa della camera nel 2023 poiché si prevede che i repubblicani riconquisteranno la maggioranza alla Camera.

Abbiamo la sensazione che la decisione del ritiro della Pelosi abbia più a che fare con la sconfitta preannunciata alle elezioni piuttosto che l’attacco al marito…

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 22:37

Ignorando diversi sondaggi che indicano come i repubblicani stanno aumentando il vantaggio su i Democratici, il senatore democratico Chuck Schumer ha previsto che il suo partito continuerà a controllare il Senato.

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 22:45

“Quello che abbiamo visto nel 2020 e in altre elezioni è che le schede elettorali per corrispondenza sono state espresse più spesso dai democratici che dai repubblicani e in molte giurisdizioni sono state contate dopo il voto di persona…” – Morgan Stanley.

In altre parole il voto per posta favorisce i brogli elettorali e di conseguenza il voto democratico sopprimendo quello Repubblicano…

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 22:46

Il Dipartimento di Giustizia ha annunciato che monitorerà i seggi di voto in 24 Stati per garantire il rispetto della legge sul voto. Con questo dipartimento di giustizia super politicizzato cosa può andare storto…?

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 23:10

L’impianto chimico di Symrise in Georgia scosso da “multiple esplosioni”

Fateci capire; una grande area geografica nello stato della Georgia verrà evacuata, per un enorme incendio chimico un giorno prima delle elezioni ? 

Un film già visto Gorgia, mi sembra di rivivere il 2020, con i tubi dell’acqua che esplodo nei seggi elettorali causando la chiusura dei seggi stessi nel mezzo dei conteggio del voto… 

https://www.foxnews.com/us/symrise-chemical-plant-georgia-rocked-multiple-explosions-fire-police

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 23:18

Le unità di sicurezza cibernetica della Guardia Nazionale saranno attivate in 14 Stati per aiutare a contrastare qualsiasi minaccia alle reti dei funzionari elettorali prima, durante e dopo le imminenti elezioni. I 14 stati includono Arizona, Iowa e Pennsylvania, oltre a Colorado, Connecticut, Delaware, Hawaii, Illinois, Louisiana, North Carolina, New Mexico, New York, Washington e West Virginia.

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 23:29

Più di 41 milioni di voti pre-elettorali sarebbero già stati espressi alle elezioni di medio termine. Numeri in linea, fino ad ora, con la partecipazione al voto delle medio termine del 2018. Vedremo Domani se la partecipazione al voto aumenta rispetto al 2018.

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 23:40

Ricordatevi di votare…Hahaha

 

Lunedì 7 Novembre,  Ore 23:51

Articolo del Wall Street Journal.

https://www.wsj.com/articles/gop-gaining-support-among-black-and-latino-voters-wsj-poll-finds-11667822481

L’analisi del WSJ viene confermata anche da John Anzalone un sondaggista che lavora per il partito democratico: “In in questa tornata elettorale si potrebbe osservare ad un cambio di paradigma, in cui i repubblicani non solo fanno breccia con il voto latino, ma ora stanno facendo breccia anche con il voto afroamericano”.

Cominciano a rendersi conto solo ora che il paradigma è cambiato. È dalle elezioni del 2016 di Trump che il partito repubblicano, o meglio la corrente di MAGA, sta facendo, lentamente, ma inesorabilmente braccio nelle comunità minoritarie americane. Come si dice in gergo hanno scoperto l’acqua santa…

 

Martedi 8 Novembre,  Ore 00:05

Tutto d’un colpo il Washington Post si ricorda improvvisamente che dovrebbe verificare le notizie prima di accettare come verità. E così come per miracolo, subito prima delle  medio termini, dà del Pinocchio a Biden, per una serie di dichiarazioni false. 

La cronica mancanza di serietà da parte di Biden, compromessa anche dal suo stato di salute mentale e fisico, sarebbe dovuta venire alla luce molto tempo fa, se solo avessero applicato lo stesso metro di misura come hanno fatto con Trump.

Avrebbero potuto tranquillamente scrivere questo articolo 2 anni fa. Il tempismo è a dir poco sospetto… 

BIDEN COME PRESIDENTE E` FINITO. I DEMOCRATICI SI PREPARANO A METTERLO DA PARTE! 

Vediamo quanto ci vuole ai geni dei giornalisti Italiani ad aggiornarsi..

 

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Martedi 8 Novembre,  Ore 00:22

Katy Perry ha votato per Rick Caruso come sindaco di Los Angeles.

Sarebbe veramente scioccante se  l’ex repubblicano Rick Caruso vincesse le elezioni a sindaco di Los Angeles.

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Martedi 8 Novembre,  Ore 00:28

Neanche un centesimo  in più` per  l’Ucraina, il nostro paese e il nostro confine vengono prima: La deputata Marjorie Taylor Greene (R-GA) 

 

Martedi 8 Novembre,  Ore 01:12

“Martedì si verificherà probabilmente un “miraggio rosso”, un vantaggio artificiale del voto dei Repubblicani.”  E cioè che dice la ABC, in altre parole, sembrerà inizialmente che stanno vincendo i Repubblicani, per poi nelle ore e giorni successivi, a seguito delle conteggio delle schede per posta, ci sarà il ribaltone…

https://abcnews.go.com/Politics/early-election-night-results-final-tallies/story?id=92762835&cid=social_twitter_abcn

 

Martedi 8 Novembre,  Ore 01:44

La sorsa notte, nel Maryland, almeno tre individui sono stati rimossi per aver contestato il presidente Biden durante un comizio per i candidati democratici.

Il presidente Biden si è unito al governatore democratico Wes Moore in una sala teatrale della Bowie State University, un college storicamente nero, per dare un’ultima spinta ai candidati del partito in vista delle elezioni di metà mandato di oggi.

I manifestanti hanno cominciato immediatamente ad urlare interrottompendo il discorso di Biden. Dope essere stati rimossi il presidente a continuato senzauleriori problemi il suo comizio.

 

Martedi 8 Novembre,  Ore 02:15

Lunedì sera, la campagna elettorale del candidato al Senato della Pennsylvania, John Fetterman, ha citato in giudizio i funzionari elettorali della Pennsylvania, chiedendo ad un giudice federale di ordinare che tutte le schede elettorali per corrispondenza vengano contate indipendentemente dal fatto che abbiano compilato correttamente la data sulla busta o meno.

Lo scorso 1 ° novembre, la Corte Suprema della Pennsylvania aveva stabilito che le schede elettorali inviate per posta senza la data richiesta sulla busta esterna non potevano essere contate.

 

Martedi 8 Novembre,  Ore 02:39

Si e ufficialmente chiusa la campagna elettorale di Kathy Houchul. A testimoniare la debolezza di Houchul in questa tornata legislativa, si èsono dovuti scomodare Bill Clinton, Hillary Clinton e Kamala Harris che hanno tenuto un comizio in sostegno alla Hochul. Non credo che i Repubblicani possono vincere il governatorato di New York, ma ciò dovesse avvenire sarebbe uno shock politico storico.

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Martedi 8 Novembre,  Ore 03:50

TRUMP chiudendo in Idaho la campagna elettorale Repubblicana: “Siamo a poche ore dalle medio termine più importanti della storia americana e abbiamo bisogno di una onda così grande che i democartici non puo truccarla o rubarla. Tutti devono andare e votare! “

 

Martedi 8 Novembre,  Ore 04:19

Il presidente Donald J. Trump  stanotte ha detto: “Farò un annuncio molto importante martedì 15 novembre a Mar-A-Lago a Palm Beach, FL”. “Non vogliamo che nulla sminuisca l’importanza del voto di domani…”

Annuncia` la sua candidatura alle presidenziali del 2024?

https://gettr.com/post/p1xby1j9241

 

Martedi 8 Novembre,  Ore 05:30

Secondo un sondaggio del Wall Street Journal:

“Alla vigilia delle elezioni di medio termine, l’inflazione sta mettendo a dura prova gli elettori a tutti i livelli di reddito”

Mentre gli americani a basso reddito ne risentono maggiormente dell’impatto dell’inflazione, anche le famiglie con reddito più alto stanno ora soffrendo l’alto indice dei prezzi. 

https://www.wsj.com/articles/inflation-strains-voters-across-income-levels-ahead-of-midterm-elections-11667817001

 

 

Martedi 8 Novembre,  Ore 06:41

Altro importante sondaggio del WSJ: “Dal 2020, i repubblicani hanno aumentato la loro influenza sui elettori neri e latini, un altro segno dei problemi che incombono sulle medio termine per i democratici”

Chi vuole dire a quelli del Wall Street Journal che la crescente popolarità del partito Repubblicano tra i latini e gli afro-americani è farina del sacco di Trump, non del partito Repubblicano?

https://www.wsj.com/articles/gop-gaining-support-among-black-and-latino-voters-wsj-poll-finds-11667822481

 

La strategia fallita di Vladimir Putin, di EDWARD LUTTWAK

Considerazioni più simili ad un auspicio. Giuseppe Germinario

Come hanno dimostrato ancora una volta i primi 250 giorni di guerra della Russia in Ucraina, la logica della strategia è paradossale. Non è mai stato lineare, come nel romano Si vis pacem para bellum: se vuoi la pace preparati alla guerra. Poiché la logica della strategia è paradossale, è molto facile sbagliarsi in materia di pace e guerra, ed è molto difficile avere ragione.

Questa è stata la prima lezione della guerra: Putin si è scontrato frontalmente con la logica paradossale della strategia. Le alleanze militari hanno bisogno di un nemico condiviso. Una volta finita la Guerra Fredda, la Nato è diventata sempre più debole, perché interessi diversi – incluso il desiderio di spendere meno – sono sorti naturalmente una volta che non c’era nessun nemico che minacciasse tutti. La Nato è diventata così debole che in Europa si è parlato di un’alleanza militare senza gli USA. Solo persone di sinistra irrilevanti lo hanno detto apertamente, ma molti politici tradizionali in tutta Europa hanno continuato a suggerire che era giunto il momento per la Nato di essere sostituita da un’alleanza dell’Unione Europea.

A febbraio 2022, la Nato evidentemente non era più abbastanza forte da scoraggiare la Russia, quindi la Russia ha attaccato l’Ucraina. Poiché la Russia ha attaccato l’Ucraina, la Nato ha improvvisamente avuto un nemico minaccioso e l’alleanza è diventata rapidamente di nuovo forte. Molti paesi della NATO hanno inviato rapidamente aiuti militari all’Ucraina, il che era essenziale dal punto di vista materiale e molto incoraggiante moralmente. Alcuni erano per lo spettacolo, ma molti erano utili e altri erano semplicemente intelligenti. La Norvegia, ad esempio, ha immediatamente inviato 5.000 razzi anticarro lanciati a mano dalla LAW. Vecchie, economiche e di portata limitata ma armi perfette per i primi giorni di questa guerra, perché chiunque le potrebbe usare anche senza addestramento. Basta puntare e sparare a un veicolo blindato.

Non solo la Nato si è svegliata, ma è anche cresciuta. Pochi giorni dopo l’invasione, l’alleanza iniziò ad espandersi. L’Australia, non un membro della Nato ma un “partner” ufficiale, ha inviato aiuti militari (compresi i blindati Bushmaster con un ponte aereo per oltre 19.600 chilometri). Il Giappone, non membro della Nato, ha inviato importanti aiuti finanziari. Anche prima di presentare domanda di adesione alla Nato, anche Svezia e Finlandia hanno inviato aiuti militari.

La seconda lezione della guerra riguardava il ruolo silenzioso della forza marittima. Ad aprile, l’affondamento dell’ammiraglia russa Moskva 80 miglia nautiche a sud di Odessa ha attirato molta attenzione. I video della nave in fiamme erano ovunque. Ma non ci sono video di battaglie aeronavali nel Nord Atlantico: anche se la Russia dispone di efficaci sottomarini d’attacco, sia a propulsione nucleare che diesel-elettrici nelle acque atlantiche, Stati Uniti e Canada sono stati in grado di sostenere l’Ucraina inviando aiuti del tutto indisturbati . Poiché le forze navali russe sono totalmente dissuase, l’Europa occidentale ha il suo materiale sicuro e la sua profondità strategica nell’Atlantico.

La terza lezione della guerra è stata una dimostrazione dei livelli di strategia. La strategia opera a diversi livelli: il livello tattico, il livello operativo, il livello del teatro di guerra e, infine, il livello della Grande Strategia. È possibile perdere una guerra a uno qualsiasi di questi livelli, ma per avere successo è necessario essere almeno adeguati a ciascuno di essi.

Il livello tattico

In questa guerra, il primo combattimento ha avuto luogo presso l’aeroporto della compagnia aerea Antonov appena fuori Kiev, una battaglia tattica faccia a faccia per la pista di atterraggio. Doveva essere utilizzato per il trasporto di truppe russe per volare nella forza d’assalto che mirava a impadronirsi rapidamente della capitale.

Le truppe russe che arrivarono erano elementi dell’11a brigata d’assalto aereo delle guardie e della 31a brigata d’assalto aereo delle guardie, le truppe d’élite russe. Gli ucraini non avevano una tale forza per opporsi a loro, solo chiunque si trovasse all’aeroporto o nelle vicinanze: alcuni membri della cosiddetta “Guardia nazionale” – solo gendarmi con armi leggere – e poi chiunque potesse arrivare subito da Kiev: alcuni truppe ucraine disperse, volontari civili con qualsiasi arma trovassero, alcuni soldati d’élite attaccati al quartier generale, persino alcuni volontari della legione georgiana in esilio…

Era una ricetta per un massacro: le unità coese e d’élite russe avrebbero dovuto ucciderli tutti rapidamente. Ma poiché non si aspettavano alcuna resistenza (come avevano previsto sia i servizi segreti russi che la CIA sempre sbagliata), furono sconvolti dalla feroce resistenza e presto dovettero fuggire nei boschi vicini. Una vittoria tattica russa non avrebbe vinto la guerra, ma la sconfitta tattica sul campo di Antonov è stata catastrofica, perché l’intero piano di guerra russo era basato su un rapido colpo di stato per impadronirsi del centro di Kiev nel giro di poche ore.

Il livello operativo

Quando le colonne corazzate invadono un paese, dovrebbero avanzare su più vettori. In questo modo, se un vettore viene fermato dal nemico (sconfitta tattica), altri vettori possono continuare ad avanzare, costringendo il nemico a ritirarsi o essere catturato, trasformando il fallimento tattico in una vittoria a livello operativo.

Ma nel piano russo c’era un solo vettore: tutte le forze disponibili dovevano guidare a Kiev. Ma quando il sequestro di Antonov fallì e migliaia di truppe aviotrasportate non poterono essere trasportate in volo, l’unico vettore in avanzamento della Russia dovette fermarsi. Ricordiamo quella doppia colonna di veicoli blindati e camion di rifornimenti in quelle immagini satellitari: non poteva né avanzare né ritirarsi senza impigliarsi in migliaia di ingombranti inversioni a U. Con carri armati e altri veicoli pesanti, lo stop-and-go consuma enormi quantità di carburante e, con molti veicoli bloccati, la doppia colonna è stata esposta a un numero crescente di attacchi audaci.

Le perdite materiali furono grandi e la sconfitta morale maggiore perché i russi non potevano riscattare il catastrofico fallimento a livello operativo che seguì la loro sconfitta tattica sul campo di Antonov, a causa di un errore ancora più fondamentale a un livello strategico superiore.

Il livello della strategia di teatro

La geografia entra in scena a livello di strategia di teatro. L’Ucraina è molto più piccola della Federazione Russa, il paese più grande del mondo. Ma l’Ucraina non è piccola: è il paese più grande d’Europa.

Nell’agosto 1968, quando l’Unione Sovietica decise di invadere la Cecoslovacchia (un quinto delle dimensioni dell’Ucraina moderna), inviò circa 800.000 soldati per invadere la Germania dell’Est, la Polonia, l’Ungheria e verso ovest dall’Ucraina. Entro la prima notte dell’invasione, c’erano truppe di occupazione ovunque, pronte a soffocare qualsiasi resistenza ceca.

Ma Putin, fino al 2022 un giocatore di poker attento che ha vinto territori senza combattere affatto, è diventato un giocatore sconsiderato. Ha invaso il paese più grande d’Europa con un esercito molto piccolo di circa 130.000 persone (compresi i dentisti sul campo), quindi non aveva potenti forze di combattimento pronte a intervenire quando la mossa d’assalto aereo di Kiev fallì.

Ciò che conta a livello di Grand Strategy sono due insiemi di fondamenti. La prima è la Messa: popolazione, economia, tecnologia. Allora Massa x Coesione = potenza. Senza coesione, non c’è affatto forza, anche con molta messa. Secondo è quello che ha un paese all’estero: alleati, neutrali, nemici.

Per quanto riguarda la sua economia, la Russia, sebbene non sia un paese ricco, è del tutto autosufficiente in termini di cibo ed energia. Questo non è vero per la maggior parte dei paesi. Le stesse sanzioni del G-7 che non sono riuscite a fermare la Russia potrebbero fermare la Cina di Xi Jinping, che deve scegliere tra combattere guerre e mangiare proteine. Sì, è possibile immagazzinare più di un anno di riserve di riso e alcuni mesi di carne di maiale congelata, ma non le immense quantità di semi di soia che la Cina importa per nutrire gli animali con latte, uova e carne.

Abbiamo visto tutti che la Russia è debole negli alleati, perché invece di attirare i neutrali dalla sua parte, li ha spaventati facendoli aderire alla Nato o almeno rimanere neutrali. La Russia è anche debole negli alleati perché, anche se ha una marina, non è una potenza marittima. Solo i vicini paesi dell’Asia centrale e la Mongolia, di fronte a una Cina espansionista, hanno ancora bisogno del contrappeso della potenza russa e temono debitamente il suo declino in Ucraina. Ma per riuscire a livello di grande strategia, servirebbe qualcos’altro: la volontaria cooperazione dei paesi insulari, peninsulari e costieri che solo una potenza marittima può avere.

Ma la Russia ha ancora un’assoluta grandezza dalla sua. Con molte più persone di qualsiasi altro paese europeo, a meno che Putin non cambi idea o perda il potere, può continuare a provare e fallire in Ucraina finché non fa le cose giuste. Dei suoi due milioni di riservisti, solo 300.000 sono stati richiamati in servizio, di cui 200.000 potrebbero raggiungere il fronte. Ma 200.000 sono sufficienti per raddoppiare le forze che ora combattono al fronte e, una volta recuperato l’esperienza di combattimento, potrebbero fermare le vittorie dell’Ucraina. In altre parole, la massa della Russia significa che può perdere molte battaglie e tuttavia continuare a combattere.

Ma la vittoria resta improbabile. I successi russi, compreso il recente attacco alle centrali elettriche ucraine, con missili da crociera e droni Shahed 136 kamikaze , sono stati troppo pochi per compensare i numerosi fallimenti operativi degli ultimi 250 giorni. Nella tradizione militare russa, che risale a secoli fa, a un anno o più di sconfitte seguì la vittoria solo con l’aiuto delle grandi potenze alleate, come avvenne da Napoleone alla seconda guerra mondiale. Questa volta, però, non ci saranno alleati per salvare Putin.

HERNAN CORTES – la SECONDA conquista (21° sec.)_di Daniele Lanza

HERNAN CORTES – la SECONDA conquista (21° sec.).
(** nota in merito all’anomala situazione geoculturale odierna nelle Americhe. Un tassello in più per la comprensione del Brasile ed altri)
[da leggere tutto, prego]
Dunque : massima parte di noi ha un’immagine scolpita, cristallizzata, del landschaft culturale latinoamericano, come di un continuum permeato di una certa cattolicità di fondo – di cui la civiltà iberica (ispano/portoghese) è storicamente intrisa – in un carosello sconfinato di cittadine e paesi dedicati a santi e numi tutelari, icone della Madre de Dios…..e processioni variopinte dalle alte sierre del Messico alle giungle amazzoniche, come 1000 documentari e pellicole del cinema ce li hanno riportati.
E’ così per la totalità dei “non preparati” tra chi mi legge (ma anche chi preparato sia, ma senza una conoscenza specifica degli equilibri culturali dell’America latina), ed è naturale che sia in fondo, dato che la cellula culturale di base di cui si parla è quella. Proprio questo tuttavia ci porta a non notare un fatto alquanto curioso : se si sfoglia un qualsiasi report statistico/demografico di un paese (a caso) di quest’area, viene fuori che 1/10 o più degli abitanti sarebbe di fede PROTESTANTE.
La prima impressione, come detto, è quanto mai curiosa (nessuno tra gli stati tradizionalmente cattolici nella storia della vecchia Europa, ha mai vantato un fenomeno demografico di questo livello – fatta eccezione per il caso ugonotto nella Francia del secolo XVI° – o per meglio dire, ha mai accettato una minoranza protestante troppo numerosa nel proprio corpo territoriale). La curiosità diventa poi stupore, andando a sfogliare in serie le statistiche di tutti i paesi circostanti : in quasi tutti la minoranza protestante “danza” tra il 10 – 15% della popolazione. In alcune fasce del continente (vicine allo strategico stretto di Panama, ossia Colombia e Venezuela) si sale ad una forbice tra il 15 -20%. Si conclude col Brasile : il maggiore stato dell’America latina intera, vanta una quota che sfiora il 25% di tutti gli abitanti.
Lo stupore a questo punto diventa attenzione (tre livelli percettivi differenti del lettore) : non si parla di un periferico staterello o provincia al confine con le Galapagos……parliamo di un paese di oltre 200 milioni di abitanti, il colosso della lusosfera (cosmo di lingua portoghese), di tradizione cattolica secolare (dalla fondazione) dove la settimana scorsa si sono concluse combattutissime elezioni (…). L’interrogativo è dunque uno : COSA STA SUCCEDENDO ?
Si ha obiettivamente l’impressione di essersi persi qualcosa, vero ? In effetti è proprio così : chi non vive nella realtà sudamericana non ha potuto notare un trend in corso nelle ultime due generazioni, che consiste nell’attività missionaria pressochè continua e metodica dei gruppi evangelici. Prendere nota di quest’ultimo termine per favore, perché è la CHIAVE di quanto seguirà : “evangelico” sta ad indicare il movimento trasdenominazionale (ossia che non si riconduce a nessuna denominazione tradizionale come “luterani”, “metodisti” o altro), nato e sviluppatori tra le maglie dell’universo protestante/anglosassone a partire dal 18° secolo.
Il protestantesimo stesso – questo tutti lo dovrebbero sapere – altro non è che termine ombrello, utilizzato spesso nella prospettiva cattolica per indicare collettivamente tutti i cristiani che rifiutano Roma come proprio faro (…) : a differenza del mondo cattolico, non esiste un’autorità spirituale universale e unica per i protestanti, i quali a tutti gli effetti non sono che un ensemble di una ventina di differenti manifestazioni senza una gerarchia centralizzata quanto quella cattolico/romana. Considerata questa struttura di base, e le legislazioni molto permissive dell’America anglosassone non deve dunque stupire il proliferare di movimenti religiosi che ne vedrà (l’allegro e talvolta violento circo spirituale di sette piccole e grandi che popola gli USA è noto a tutti). L’evangelismo – per così dire – si inserisce storicamente in questa dinamica, con fortune alterne.
Predicatori, pastori e comunità evangeliche sorgono come i funghi un po dappertutto, nell’ampio contesto anglofono nordamericano, che con i suoi spazi e le sue caratteristiche ne è il laboratorio ideale : a differenza delle correnti protestanti “standard” quelle evangeliche sono caratterizzate da un’energia non comune, una carica di proselitismo e spirito missionario che gli altri hanno perduto e che pare riportare ad antiche origini della cristianità (concetto chiave è il “BORN AGAIN” ovvero rinascita….un re-start esistenziale dell’individuo convertito). Il movimento cresce lentamente lungo tutto il secolo XIX, mentre è nel secolo ancora successivo che avverrà la vera svolta : Nel contesto oramai secolarizzato del 900 le correnti evangeliche esplodono letteralmente (complice il declino delle denominazioni standard, ormai inadeguate a intercettare i bisogni odierni) e se ad inizio secolo sono ancora un fenomeno di costume, verso la fine sono una realtà imponente. Alle soglie del 2000 gli evangelici rappresentano ormai la gran parte del mondo protestante statunitense e senza dubbio il più energico, il più fattivo (ed anche fondamentalista all’occorrenza), al punto da divenire utenza elettorale fondamentale nelle elezioni a stelle strisce, dapprima a livello locale…per arrivare sino alla Casa bianca. Il fenomeno, interno alla cultura statunitense è abbastanza noto : ad ogni elezione d’oltreoceano, decine di commentatori e sondaggisti esperti di politica yankee a spiegarci cosa sia la “BIBLE BELT” e cose simili (ci siamo sì ?).
Orbene, terminata questa (troppo breve in realtà, ma obbligatoria) parentesi introduttiva, torniamo al tema centrale del post : “COSA STA SUCCEDENDO ?” (nell’America latina). Il fatto è che l’evangelismo statunitense vive un successo di tale portata lungo il corso del 900 da non affermarsi soltanto sul suolo patrio e dintorni, ma al punto da USCIRNE, da evadere dal nativo alveo anglosassone e puntare con audacia ad una dimensione del tutto estranea come quella ispanoamericana: i primi nuclei evangelici si impiantano nei principali paesi latinoamericani nel corso della prima metà del secolo (1900-1950). In questa fase sono una realtà del tutto marginale: solite missioni e predicatori anglofoni con bibbia in mano…presenza bizzarra, senza particolare presa sulla società locale.
E’ nel segmento 1950-2000 che qualcosa si innesca. Qualcosa che probabilmente va oltre il semplice successo nell’opera di proselitismo (…) : se torniamo alle statistiche del 1970, l’insieme dei “protestanti” non supera il 3% in un paese come il Brasile, mentre oggi – ripeto – si sfiora ¼ della popolazione. Significa che quasi una persona ogni 4 ha cambiato fede in un lasso di tempo di 50 anni. Le teorie complottistiche (di parte cattolica) punto il dito contro Washington : a parere loro si tratterebbe di un ben preciso ed articolato piano di lunghissimo termine della politica statunitense ben decisa a rafforzare le propria presa politica sui paesi latinoamericani, favorendo l’affermarsi in Mesoamerica e Sudamerica di organizzate ed agguerrite minoranze protestanti, ovvero portatrici di una filosofia culturale “sorella” del protestantesimo anglosassone, con le quali vi sia una lingua comune e una perfetta sintonia di vedute. In parole povere, filiazioni culturali traverso le quali esercitare influenza e pressione nella vita interna di tali paesi. Stando alla visione complottista….la CIA ed altri poteri forti statunitensi avrebbero finanziato tenacemente e pazientemente (mentalità di lunghissimo periodo) l’evangelismo anglosassone nell’America latina a partire dal momento in cui si resero conto della non completa “affidabilità” del cattolicesimo locale : sentito l’odore delle numerose rivoluzioni reali e potenziali che covavano nel contesto latino nella generazione del secondo dopoguerra (Cuba, Cile, Bolivia, Brasile, Nicaragua, etc. nel periodo 1955-1970) lo stato di cose allarma tanto le alte sfere dell’amministrazione a stelle e strisce da indurre Richard Nixon ad approntare una politica apposita* (*tesi cospirazionista esposta ne “The Expansion of Protestantism Was Part of CIA War Plan for South America” di Jorge Rondon, stando al quale, CRUCIALE fu un memorandum del 1969 a Washington, dove si sottolineava come la chiesa cattolica – elemento cruciale della cultura latinoamericana – avesse cessato di fare gli interessi USA).
Fermiamoci un attimo dal capitolo precedente.
Solitamente non sposo le tesi cospirazioniste, anzi le evito: troppo attira l’intrigo della cospirazione o del piano segreto, la mente del lettore comune e non solo…..trasformandosi rapidamente in un morboso gioco infantile, in un processo indiziario che va avanti all’infinito. Scrivo da ANNI sul web, evitando accuratamente di farmi coinvolgere in qualsivoglia (affascinante ed oscuro) castello di carte : eppure………qui c’è qualcosa sotto e di grande. Non sottoscrivo la tesi che vi sia stato un piano accurato e definito (improbabile), ma che una politica di fondo da parte di Washington vi sia stata, posso crederlo. Signori che leggono : qui si parla di oltre 100 milioni di conversioni al protestantesimo (dato statistico reale) in un lasso di tempo di 40-50 anni. Su un terreno di gioco già occupato da un attore importante (chiesa cattolica) da svariato secoli. Da studioso di storia non mi vengono alla mente di casi di conversione (non forzata) di queste dimensioni e in una finestra cronologica così ristretta. C’è qualcosa che non quadra (anche senza voler essere complottisti).
Ritengo pertanto che qualcosa di vero vi sia e funziona più o meno così : un determinato momento (a cavallo tra gli anni 60/70) le amministrazioni statunitensi paventando il trend rivoluzionario (di matrice marxista) in tanti paesi latinoamericani, prendono atto da un lato di non potersi imporre esclusivamente con la forza (logico)…….dall’altro – cosa più critica – che non possono realmente contare sulla fragile e decadente chiesa cattolica di tali paesi per farvi fronte : quest’ultima è il VERO PROBLEMA in quanto debole e corrotta, ma cosa ancor più grave, sebbene sia contraria al marxismo è essa stessa nell’essenza una filosofia affine in un certo senso (“umanistica” se non vogliamo dire “socialista”) fatta di amore e perdono (che significa “lassismo” nella forma mentis anglosassone…) e che in fin dei conti punta alla dimensione sociale dell’uomo anziché quella individuale.
Cerco di riformulare in modo efficace ; la conclusione – e devo dire molto sottile – cui sono giunti consiglieri e decisori della casa bianca è la seguente : sebbene cattolici e comunisti si siano combattuti per generazioni (e pertanto sarebbe stato logico continuare a usare i cattolici a mo di scudo anticomunista)……..in realtà queste due entità sono interconnesse tra loro assai più di quanto non si voglia supporre, nella misura in cui la mentalità ecumenica, orientata alla società più che al singolo individuo, della cattolicità collima con le ideologie “rosse” novecentesche. Profonda è la verità in tutto questo, sebbene i sostenitori di entrambe queste entità non vogliano capacitarsene ancora oggi (la rifiutano i cattolici e ancor più la respingono i comunisti) : la contrapposizione socialismo/cattolicità, vissuta intensamente da generazioni intere, incontestabile dal punto di vista cattolico o socialista rispettivamente…..perde invece consistenza da un punto di vista anglosassone/protestante, “estraneo” ad entrambi i contendenti (ed inizia ad “avvicinarli”, associarli). Il cuore non dicibile di tutto questo è che cattolicità e comunismo sono nemici sì, ma nel senso che sono RIVALI : rivaleggiano si danno battaglia, sul medesimo piano (quello sociale), ma NON lo negano (semplicemente ognuno dei due ne vorrebbe il monopolio !). Comunismo e cattolicità condividono – sebbene da prospettive differenti (una teologica e l’altra secolare) – la medesima idea dell’uomo e del suo rapporto con la società. Idea che NON è condivisa affatto dalla più atomistica visione protestante nordamericana. Da questo assunto ne ricaviamo una conseguenza (ragionando dal punto di vista anglosassone) : la cattolicità in sé non solo non è la soluzione al problema, ma è ESSA STESSA il problema, dal momento che col proprio innato senso sociale costituisce un sostrato culturale che in fondo, involontariamente, genera e nutre il suo superamento storico costituito dal socialismo politico stesso, dal marxismo.
A questo proposito amo sottolineare come l’ortodossia slava – assai più prossima alla cattolicità che non ai protestanti, che di chiesa apostolica si tratta – con la propria anima sociale, universale ha forse, involontariamente, spianato il terreno a coloro che sarebbero venuti dopo (universalismo socialista, che potrebbe essere visto come successore desacralizzato). Forse – involontariamente – hanno preparato la strada alla rivoluzione che li travolgerà (nutrita letteratura russa in tale proposito, sui legami filosofico culturali tra ortodossia e socialismo). In parole altre le ideologie socialiste del XX secolo sono riuscite ad attecchire meglio laddove GIA’ in un certo senso regnavano filosofie sociali…..ossia cattoliche o ortodosse che fossero (contrariamente che alla fredda individualità protestante dell’anglosfera).
Arriviamo al punto, seguendo il probabile ragionamento nordamericano : posto e premesso che SIA il comunismo SIA la cattolicità sono il problema (due facce della medesima medaglia), allora conviene combatterli entrambi, con armi differenti. Se da un lato si finanziano nel breve periodo gruppi anticomunisti, contras etc. (come al solito e come ben si sa), dall’altro (questo meno si sa) inizia una possente offensiva culturale sul lungo periodo, una vera e propria guerra silenziosa, finalizzata a conquistare perlomeno uno strato della popolazione locale ad un’ideologia affine al pensiero anglosassone : a tale scopo anziché affidarsi ad un partito si affidano invece alla FEDE e anche subdolamente, potendo contare su un contesto disastrato ovvero la povertà atavica della società più arretrate del continente sudamericano. E’ tra gli strati più poveri e disperati che gli evangelici fanno proselitismo, conquistando vaste fasce della popolazione (quel 25% di brasiliani divenuti evangelici proviene dalle favelas e altri luoghi disagiati). La stessa cosa negli altri paesi : i poveri in pratica vengono sottratti alla classica “Teologia della liberazione” (socialismo cristiano sviluppatosi nell’alveo cattolico in fondo) che tanto fece parlare di sé in America latina, per darsi invece alla Teologia evangelica che promette un altro genere di liberazione (mobilità sociale, ma di stampo liberista anglosassone). Detto fatto : i sovietici avevano i partiti comunisti di ogni paese al mondo al loro servizio…..e Washington aveva invece i protestanti (evangelici) al proprio.
Il meccanismo ha un che di geniale in sé (seguitemi) : anziché ostinarsi a colpire – come al solito – i ribelli comunisti…..si è scelto invece di colpire l’alveo culturale profondo della mentalità sociale (ovvero i cattolici, supponendo che da questi – indirettamente- nascono i comunisti stessi !). Controintuitivo non è vero ? Ma formidabile se anche solo una parte della premessa su cui si fonda è vera: nel senso che non si affronta il comunista sul campo con un mitra, ma lo si “annulla”, si fa in modo che non venga mai alla luce, eliminando il terreno di coltura (che la mentalità latino cattolica è). Si instaurano quindi poderose minoranze evangelico/protestanti, le quali si rivelano (poteva essere altrimenti ?) estremamente attive in POLITICA e spesso supportando in un modo o in un altro la visione più liberista e più in linea con la mentalità nordamericana (semplifico di molto per forza di cose).
Ripeto (per la seconda volta), non si tratta di un piano preciso – dato che non si può governare con troppa sicurezza del risultato un processo di tali dimensioni – ma sicuramente una tendenza che è stata supportata con ogni mezzo dalle alte sfere di Washington. Forse la più grande manifestazione di Kulturkampf mai avvenuta (e senza che alcuno dall’Europa vi facesse troppo caso).
Washington certo, ha potuto agire contando sull’assoluta libertà di azione che gode nelle Americhe sin da prima dei conflitti mondiali e sull’assoluta supremazia economica che vanta nei confronti di paesi che comparativamente potrebbero essere considerati ancora “secondo mondo” (se non terzo), e forse i risultati raggiunti sono stati ancora più alti di quanto ci si aspettasse, forse un ordine di grandezza non completamente previsto (?), eppure è così. Se gli odierni studi di geopolitica hanno coniato l’espressione “soft power” per indicare l’ampliarsi dell’influenza di una potenza sullo spazio circostante senza l’utilizzo delle armi……direi che questo è un caso di proporzioni ciclopiche (quest’ultimo aggettivo non è esagerato considerate le dimensioni demografiche del fenomeno e ancor più che questo sta avvenendo in relativo silenzio rispetto al mondo esterno, dato che pochi al di fuori dei paesi latinoamericani ne sono veramente al corrente). Anche il lettore che non si ritrovi nelle tesi complottiste può legittimamente porsi una domanda, pensando all’ipotesi che un quarto dei suoi concittadini si converta nello spazio di 50 anni (…).
Nelle elezioni brasiliane della settimana scorsa tutto il mondo evangelico era dalla parte di bolsonaro…e LULA ha vinto per un pelo. Alla luce di quanto detto sino qui direi che non si tratta più di “destra contro sinistra”, o forse sì, ma si dovrebbe a questo punto ridefinire il significato di “destra” e “sinistra”. Bolsonaro e Lula sono entrambi fortemente riformisti, ma di segno diverso : il primo rappresenta il vessillo liberista nordamericano (il modello è quello). Lula invece propone un modello riformista affine allo spirito più “autoctono” del Brasile (si potrebbe dire così) : sebbene Lula sulla carta si di “sinistra” è a modo suo il SOVRANISTA nel contesto brasiliano, puntando ad una permanenza del modo di pensare latino e brasiliano rispetto all’influenza esterna (USA).
No, nella scelta del titolo non ho esagerato : si è di fronte ad una SECONDA conquista del nuovo mondo. Se la Germania nazista intotolò a Barbarossa il piano di conquista dell’URSS, qui si può parlare di piano CORTES.

 

Il tentativo di assassinio contro Imran Khan svela il gioco sporco dell’establishment, di Andrew Korybko

Qualunque di queste tre linee d’azione scelgano di seguire, non si può negare che l’inerzia strategica è decisamente contro i vertici dell’élite dell’establishment, che hanno già perso la loro Guerra Ibrida/Quinta Guerra Generazionale (5GW) contro il popolo pachistano. Possono seguire il flusso permettendo finalmente alle masse di scegliere democraticamente il loro leader, o ritardare temporaneamente questa inevitabilità continuando a cospirare contro di loro o addirittura rischiando letteralmente un conflitto civile attaccandole direttamente.

Minacce sponsorizzate dallo stato

L’ex primo ministro pakistano Imran Khan, che è stato estromesso a causa di un colpo di stato postmoderno orchestrato dagli Stati Uniti all’inizio della primavera come punizione per la sua politica estera indipendente, giovedì è sopravvissuto per un soffio a un tentativo di omicidio. Stava guidando la sua lunga marcia da Lahore a Islamabad insieme a migliaia di suoi sostenitori per chiedere elezioni libere ed eque il prima possibile. Prima della partenza dell’ex premier, il ministro dell’Interno Rana Sanaullah ha minacciato di “impiccarlo a testa in giù”.

Diffamare l’ex premier

Non c’è da stupirsi quindi che la figura politica più popolare in Pakistan, il cui partito continua a spazzare via tutte le elezioni suppletive a cui hanno partecipato da aprile, abbia incolpato Sanaullah, il primo ministro Shehbaz Sharif e il capo del maggiore generale di controspionaggio dell’ISI Faisal Naseer per aver tentato di ucciderlo. Il primo ha già telegrafato le sue intenzioni nell’esempio precedente e altri, il secondo ha un interesse evidente a fermare il suo avversario, e al terzo è stato evidentemente ordinato di compiere questa sporca azione.

Osservatori esterni potrebbero chiedersi perché al capo del controspionaggio del paese dovrebbe essere affidato questo compito, ma in realtà ha senso dal punto di vista attraverso il quale The Establishment – ​​che è il linguaggio pakistano per i potenti servizi di intelligence militare di questo stato – considera l’ex premier. La narrativa della guerra dell’informazione armata che i suoi livelli d’élite hanno incoraggiato i loro media e delegati politici a convincere il pubblico a credere nell’ultimo semestre è che sia un “terrorista”.

Dopotutto, Imran Khan è stato ridicolmente accusato ai sensi della “Legge antiterrorismo” del paese dopo aver annunciato la sua intenzione di intentare causa contro quei funzionari che, secondo lui, avevano abusato di uno dei suoi principali aiutanti in custodia. I vertici dell’élite dell’establishment hanno tentato di incastrare l’ex premier come un cosiddetto “estremista anti-statale” che avrebbe cospirato per “incitare all’ammutinamento” e che sta “ diffamando ” le istituzioni statali. Queste bugie sono state inventate semplicemente perché sta attivamente cercando di invertire il cambio di regime di questa primavera.

Dalle fake news a un omicidio fallito

Per essere assolutamente chiari, Imran Khan prevede di farlo attraverso mezzi puramente pacifici e politici collegati ai processi costituzionali del suo paese, non attraverso la violenza, il terrorismo o la disinformazione. Tutto ciò che lui e le sue decine di milioni di sostenitori patriottici chiedono sono elezioni libere ed eque il prima possibile in modo che lo stesso popolo pachistano possa decidere direttamente chi vuole guidarlo. Questo nobile obiettivo è perfettamente in linea con i più puri principi democratici , eppure proprio per questo è una “minaccia”.

Quei collaboratori domestici che hanno collaborato con gli Stati Uniti per rovesciare l’ex premier sanno benissimo quanto sia impopolare il loro colpo di stato postmoderno, motivo per cui hanno dovuto ricorrere a mezzi sempre più dispotici, dittatoriali e in definitiva distopici per aggrapparsi al potere. Elezioni libere ed eque il prima possibile annullerebbero il cambio di regime contro Imran Khan, dopodiché i cospiratori sarebbero probabilmente senza lavoro nel migliore dei casi o perseguiti nel peggiore dei casi se non fuggissero prima all’estero.

Dopo aver perso il controllo completo delle dinamiche socio-politiche (sicurezza morbida) del paese a causa del colpo di stato postmoderno che hanno contribuito a compiere e di tutto ciò che è avvenuto in seguito, i vertici dell’élite dell’establishment sono andati nel panico e quindi hanno deciso di eliminare Imran Khan. Presumibilmente avrebbero potuto cercare di concludere una sorta di accordo con lui per garantire il loro pensionamento anticipato con un’amnistia in cambio dello svolgimento di elezioni libere ed eque il prima possibile, ma probabilmente temevano la reazione degli Stati Uniti.

Motivi della legge marziale

Non va dimenticato che coloro che sono stati responsabili di questo cambio di regime, che include i vertici dell’élite dell’establishment che è rimasto tristemente “neutrale” e quindi “facilitato passivamente”, sono politicamente (e forse economicamente) indebitati con gli Stati Uniti. Assecondare la richiesta dell’ex premier senza prima aver ricevuto l’approvazione degli Stati Uniti – che in teoria avrebbe potuto essere accolta se avessero deciso di ridurre le perdite con elezioni anticipate invece di rischiare la destabilizzazione del Pakistan – potrebbe essere molto pericoloso.

Questo non è per scusare il loro tentativo di assassinarlo, ma semplicemente per spiegare il loro probabile processo di pensiero. In ogni caso, è stata presa la decisione di eliminare Imran Khan una volta che avesse iniziato la sua Lunga Marcia promessa poiché i vertici dell’élite dell’establishment si aspettavano che l’unico altro modo per fermarlo sarebbe stato ordinare l’uso della forza letale contro quelle migliaia di manifestanti pacifici una volta che entrato nella capitale. Il conseguente spargimento di sangue avrebbe indotto la legge marziale e portato all’isolamento internazionale.

Naturalmente, l’ovvio ricorso sarebbe stato semplicemente quello di far organizzare ai loro delegati politici elezioni libere ed eque il prima possibile come valvola di pressione più responsabile, ma questo non è mai stato preso seriamente in considerazione per le ragioni menzionate in precedenza. Andando avanti, i vertici dell’élite dell’establishment si aspettavano che l’ex premier sarebbe stato assassinato con successo, dopodiché i suoi sostenitori si sarebbero prevedibilmente ribellati e avrebbero quindi creato il pretesto per imporre la legge marziale senza isolamento internazionale.

In altre parole, era già stata presa la decisione di reimpostare formalmente il governo militare sul Pakistan al fine di impedire lo svolgimento di elezioni libere ed eque il prima possibile, sebbene i vertici dell’élite dell’establishment dovessero prima creare un pretesto cosiddetto “pubblicamente plausibile” . In assenza di ciò, e soprattutto nel caso in cui la Lunga Marcia raggiungesse la capitale e quindi li portasse a ordinare l’uso della forza letale contro i manifestanti pacifici, ci sarebbe isolamento internazionale e forse anche sanzioni.

I tre scenari più probabili

La “soluzione” era organizzare l’assassinio dell’ex premier, incolpare un idiota del “lupo solitario”, imporre la legge marziale in risposta alle prevedibili rivolte dei suoi sostenitori in seguito, e poi forse anche mettere fuori legge il suo partito sulla falsa base che sarebbero “estremisti antistatali”. Questo complotto è fallito per un colpo di fortuna, che ora pone i vertici dell’élite dell’establishment in un dilemma poiché hanno perso la loro unica possibilità di fabbricare il pretesto per imporre la legge marziale senza conseguenze internazionali.

Il loro sporco gioco è stato smascherato e il mondo intero ora sospetta che stia succedendo qualcosa di brutto poiché la sequenza di eventi che tutti si aspettavano che si verificassero nel caso in cui questo complotto dell’omicidio avesse avuto successo è ovvia per tutti gli osservatori obiettivi. Dal momento che Imran Khan è sopravvissuto e ha promesso che la sua Lunga Marcia verso Islamabad continuerà in ogni caso, i livelli d’élite dell’establishment sono ora costretti a uno zugzwang, che si riferisce a una situazione negli scacchi in cui tutte le mosse possibili sono svantaggiose.

Possono finalmente fare la cosa politicamente giusta facendo in modo che i loro delegati organizzino elezioni libere ed eque il prima possibile (sebbene a scapito dei loro interessi personali, come spiegato in precedenza); cercare di escogitare un altro pretesto chiaramente fabbricato per imporre la legge marziale (sebbene questa volta possibilmente con conseguenze internazionali poiché ora tutti sono consapevoli delle proprie intenzioni); o semplicemente “diventare canaglia” usando la forza letale contro i manifestanti pacifici dopo che non gliene fregava più niente di quello che succede.

I livelli d’élite dell’establishment sono già persi (anche se non lo sanno ancora)

Qualunque di queste tre linee d’azione scelgano di seguire, non si può negare che l’inerzia strategica è decisamente contro i vertici dell’élite dell’establishment, che hanno già perso la loro Guerra Ibrida/Quinta Guerra Generazionale (5GW) contro il popolo pachistano. Possono seguire il flusso permettendo finalmente alle masse di scegliere democraticamente il loro leader, o ritardare temporaneamente questa inevitabilità continuando a cospirare contro di loro o addirittura rischiando letteralmente un conflitto civile attaccandole direttamente.

In ogni caso, i vertici dell’élite dell’Establishment hanno perso ogni legittimità dopo il loro infruttuoso piano di assassinio contro Imran Khan. La battaglia per i cuori e le menti è finita dopo essere stata vinta in modo decisivo dall’ex premier e dai suoi sostenitori, che hanno spinto all’angolo i loro oppositori istituzionali sostenuti dall’estero con le loro proteste politiche pacifiche e quindi li hanno fatti reagire in modo esagerato dichiarando praticamente guerra allo stesso Oltre 220 milioni di persone che dovrebbero rappresentare.

Lo scenario migliore è che coloro tra i vertici dell’élite dell’establishment responsabili di questa eclatante violazione della fiducia popolare, che ha indiscutibilmente superato la linea rossa di quest’ultimo, accettino la loro sconfitta consentendo alla democrazia di prevalere senza continuare a cercare di ostacolarla pericolosamente in vano. Nessun membro sinceramente patriottico dell’Establishment rischierebbe di gettare il Pakistan nel pandemonio continuando a cospirare contro il suo popolo, per non parlare di accettare seriamente la guerra contro di loro.

Pensieri conclusivi

Il Pakistan è letteralmente alle prese con una rivoluzione politica pacifica guidata da patrioti di base che vogliono liberare il loro amato paese dal giogo straniero che gli è stato imposto dal colpo di stato postmoderno orchestrato dagli Stati Uniti. Quei membri d’élite dell’establishment che sono responsabili di quel cambio di regime e di tutto ciò che è seguito, in particolare il tentato omicidio di Imran Khan, devono fare la cosa giusta per salvare lo stesso paese a cui hanno dedicato la vita.

https://korybko.substack.com/p/the-assassination-attempt-against

Stati Uniti! Elezioni di Medio Termine_di Gianfranco Campa

Domenica, 6 novembre  ELEZIONI DI MEDIO TERMINE – I CAMBIAMENTI STORICI – IL FUTURO POLITICO, di Gianfranco Campa

Iniziamo la nostra lunga diretta sulle importantissime elezioni di Medio Termine, le cosiddette Midterms, al Congresso Americano. Gli aggiornamenti proseguiranno a partire da lunedì pomeriggio

Le midterms di martedì sono considerate da molti esperti politici come elezioni “storiche.”

Le dinamiche della propaganda tendono a descrivere tutte le elezioni politiche come “storiche”; l’importanza di queste medio termine non può essere sminuita, ricondotta ad enfasi giornalistica.

Sul nostro sito avevamo da tempo previsto che le elezioni presidenziali del 2020 sarebbero state epocali, non solo per l’America, anche per il resto del mondo. Adesso che siamo qui a contemplare l’abisso con una potenziale guerra mondiale o una guerra atomica che bussano alle porte e una crisi economica mondiale che incombe, constatiamo che quelle previsioni erano, purtroppo, giuste. A suggello dell’importanza di queste medio termine basta sapere che 10 miliardi di dollari sono stati finora spesi per annunci politici e campagne elettorali varie, la gran parte parte dai democratici. Un record assoluto per quanto riguarda le medio termine; la mostruosità della cifra basterebbe da sola a cogliere l’importanza di queste elezioni.

Sono in gioco tutti i seggi alla Camera; 435, e 35 seggi al Senato, per un totale di 470 congressisti. Sono in gioco anche i seggi di cinque dei sei membri senza diritto di voto, cioè i seggi dei distretti dell’ American Samoa, District of Columbia, Northern Mariana Islands, U.S. Virgin Islands, Puerto Rico, Guam.

Le elezioni del 2022 saranno le prime a svolgersi dopo la ripartizione e la riorganizzazione dei distretti elettorali a seguito del censimento del 2020.

Come risultato della ripartizione, sei stati: Texas, Colorado, Florida, Montana, Carolina del Nord e Oregon, hanno incrementato i seggi alla Camera a scapito di altri sette stati: California, Illinois, Michigan, New York, Ohio, Pennsylvania e West Virginia, che al contrario ne hanno perso. Il censimento del 2020 riflette il movimento migratorio della popolazione interno agli Stati Uniti. Stati come la California, New York, Michigan hanno perso residenti che si sono trasferiti in altri, quali la Florida, il Texas e il Montana.

Una tendenza che ultimamente si è accelerata. California e New York hanno perso popolazione con numeri mai prima registrati.

Emblematico è il caso della California. La sua popolazione è diminuita nel 2020, per la prima volta da quando sono iniziati i censimenti. Tra gennaio 2020 e gennaio 2021, la California ha perso più di 182.000 residenti, portando la popolazione totale a 39.466.855. Ciò rappresenta un calo dello 0,46%.

Uno shock per uno Stato che fin dalla sua fondazione ha visto la sua popolazione aumentare costantemente.

Questi movimenti sono sintomo di ciò che ormai molti in America definiscono immigrazione politica. Residenti di Stati come appunto la California, dopo il Covid, hanno deciso di lasciare lo Stato del Golden Gate per trasferirsi in Stati come la Florida, l’Arizona, l’Idaho, definendosi di fatto “rifugiati politici”. Un trend che continua inesorabile e sembra inarrestabile. Molti lasciano Stati sotto il controllo dei Democratici e si trasferiscono in Stati sotto il controllo dei Repubblicani. Quelli repubblicani sono Stati che la gente percepisce come meglio governati, dove generalmente i diritti individuali sono tutelati, le tasse sono più basse, il livello di sicurezza maggiore. Molte di queste percezioni sono però di fatto false, poiché anche gli stati Repubblicani hanno le loro, seppur differenti, problematiche.

Sull’onda di questo movimento migratorio, le elezioni di Medio Termine non sono importanti solo per la composizione del Congresso nazionale, ma anche per i singoli Stati dove sono in gioco la composizione delle sedi legislative e giudiziarie statali e le sedie dei governatori.

Gli esecutivi statali in gioco in questa scadenza includono 36 posti da governatore, 30 posti da vice governatore, 30 posti da procuratore generale e 27 posti di segretari di stato. Ci sono inoltre da scegliere 307 seggi ai vari congressi statali per un totale di 44 stati. Se si includono anche le posizioni statali che richiedono conferma, tramite le elezioni, come per esempio i sovrintendenti alle scuole, i commissari assicurativi, i commissari all’agricoltura, i commissari al lavoro, i commissari ai servizi pubblici ed etc. si arriva in totale a 748 seggi dirigenziali, soggetti a votazioni in queste elezioni.

I cambiamenti in atto a livello locale hanno enormi risvolti nelle dinamiche politiche nazionali. Le elezioni locali sono cresciute di importanza negli anni, poiché i risultati a livello locale dettano, come ho menzionato prima, anche i flussi di movimento migratorio, cambiando di conseguenza anche il volto di tutto il paese. Le divisioni e le fratture all’interno del tessuto sociale fra i diversi Stati si sono negli anni accentuati, contribuendo al caos e alla polarizzazione politica, configurata sempre più anche geograficamente. Una America in fermento, che si agita e che si piega pericolosamente al vento, investita da correnti epocali sia politiche, sia economiche, sia sociali. Queste elezioni ci diranno dove andrà questa nazione piena di risorse, opportunità, bellezze, contraddizioni, paure, pericoli e malvagità.

Le elezioni da seguire più attentamente saranno quelle condotte in alcuni Stati chiave, i cosiddetti battleground states. In questi di fatto si gioca il controllo del Congresso.

Sono il: Nevada, l’Arizona, la Georgia, l’Iowa e la Pennsylvania. Questi stati e pochi altri voti decideranno se il Congresso cambierà di mano e quanti seggi solcheranno il divario tra i partiti.

Non ci rimane che seguire con apprensione e speranza quelli che saranno i risultati del Midterms. I sondaggi ci dicono che i repubblicani dovrebbero ritornare al controllo della Camera, nonostante la possibilità concreta di brogli elettorali su larga scala.

Questa volta i brogli elettorali non dovrebbero sovvertire del tutto il responso, ma solo limitare ciò che si preannuncia come una vittoria rossa (Repubblicana).

Un’eventuale vittoria dei Repubblicani darà una spinta determinante al vento rivoluzionario di MAGA, il movimento dell’america prima di Donald Trump che ha ormai preso il controllo del partito Repubblicano.

Italia e Il Mondo seguirà in diretta con continui aggiornamenti queste storiche elezioni.

I risultati di queste elezioni determineranno la condotta politica e geopolitica degli USA nei prossimi due anni, marchiata comunque dalla presenza di Joe Biden alla Casa Bianca. Una presenza destinata ad essere “mummificata” mentre si prepara lo sdoganamento di zio Joe da parte degli stessi Democratici. Intanto, a seconda dei risultati delle medio termine, Donald Trump si appresta a rimettersi in pista con tutta la drammaticità che questo comporterà alla persona, al paese, al mondo.

Cattolicesimo da una lira o da un (euro)dollaro?_di Roberto Buffagni

Pensierino sulla manifestazione per la pace in Ucraina. Meglio che niente, ma: a) è veramente curioso, e gravemente sbagliato, che i manifestanti tutti ritengano che il loro compito principale consista in 1) dare giudizi individuando “chi ha la colpa” 2) auspicare generiche utopie, basate su concetti che sono calorie vuote (tipo “la guerra è orrenda, la pace è bella e necessaria”). Particolarmente curioso e sbagliato quando questo combo proviene da organizzazioni cattoliche, perché in teoria il cattolicesimo, almeno il cattolicesimo di una volta, diciamo il cattolicesimo da una lira, aveva ben chiari alcuni punti chiave: a) sino alla Parusia, male, disordine, ingiustizia sono realtà permanenti, il principe di questo mondo è Satana b) scopo dell’azione politica, dunque, NON è realizzare il Regno della Giustizia su questa terra, ma porre un freno al male (rinvio alle sei biblioteche dedicate al tema del “kathecon”). c) dunque emettere giudizi morali sugli avvenimenti storici è possibile, a volte anche necessario, ma non costituisce il criterio ordinatore dell’azione politica d) il criterio dell’azione politica è invece, per dirlo con le parole di un grande studioso di scuola realistica – non credente – del Politico, Julien Freund, “antivedere il peggio e sventarlo”. Ora in questo caso “il peggio” – il peggio per l’Ucraina, per i paesi europei, per l’Italia, per l’umanità in generale, è – caso raro – chiaro come il sole. Il peggio è l’escalation della guerra sino a uno scontro diretto fra due grandi potenze nucleari. Per “sventarlo” è indispensabile che qualcuno costruisca le condizioni minime necessarie per un’apertura di trattativa diplomatica tra Russia, Stati Uniti e Ucraina. Le condizioni minime necessarie sono che Kiev e Washington smettano di enunciare obiettivi strategici estremistici, es. “si tratta solo quando i russi se ne vanno dalla Crimea e Putin non è più Presidente”, perché tentare di realizzarli implica una guerra di grandi proporzioni tra Occidente e Federazione russa, che può deragliare in uno scambio nucleare strategico. Quindi, chi sostiene l’Ucraina, come la UE e i paesi che la compongono, deve SMETTERLA di sostenere questi obiettivi, e condizionare l’appoggio a una riduzione degli obiettivi strategici del proprio campo; il che per di più è atto di puro buon senso ed eticamente più che giustificato: non si può sostenere un alleato dandogli carta bianca e accettando qualunque cosa faccia come cosa buona e giusta in quanto la vittima è lui, perché la sua politica coinvolge anche te. Ma il cattolicesimo da una lira è fuori corso, oggi c’è il cattolicesimo da un euro o da un dollaro che a quanto pare ha cambiato idea.

NB_tratto da https://www.facebook.com/roberto.buffagni.35

Stati Uniti a due giorni dalle elezioni di medio termine_con Gianfranco Campa

Mancano due giorni alle elezioni di medio termine al Congresso Statunitense. Se ne sono accorti anche gli organi di informazione italiani. A loro modo, però. Hanno scelto ancora una volta di fare i ventriloqui delle peggiori manipolazioni in corso nella stampa americana senza nemmeno il sottile velo di ipocrisia che costringe, al di là dell’Atlantico, a ridimensionare o smentire a babbo morto quanto sbandierato. Servitori inutili e sempre più screditati. A giudicare dai comportamenti e dai mutamenti di umore e di rotta, sembra che i giochi siano ormai fatti. L’entità del ribaltone dipenderà più che dagli umori dell’elettorato, dall’efficacia delle manipolazioni dello spoglio elettorale. Non è la chiusura e l’epilogo di un aspro conflitto politico; cambieranno le modalità di svolgimento e le faglie attaverso le quali proseguirà. Emergono, intanto, le prime due vittime designate dal loro stesso fuoco amico: Joe Biden e Kamala Harris. Rimangono da definire i tempi della loro agonia. Più durerà, più saranno le vittime invischiate nel loro abbraccio. Un interregno denso di pericoli, ma foriero di qualche spiraglio di luce. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v1rkivi-stati-uniti-due-giorni-alle-elezioni-di-medio-termine-con-gianfranco-campa.html

Cosa ci dice l’Ucraina sulla guerra in arrivo, di Bernard Wicht

Alla fine del 2021, Bernard Wicht ha pubblicato Vers l’autodéfense: le défi des guerres internes ( Towards Self-Defense: The Challenge of Internal Wars ). Le sue riflessioni restano di grande attualità, nonostante il recente ritorno, a quanto pare, dei conflitti “interstatali”. Gli abbiamo posto alcune domande per capire meglio le nuove linee del fronte.

Nella sua recensione di questo libro, il filosofo Eric Werner ha sottolineato l’aspetto più preoccupante della guerra nel 21° secolo: la sua irruzione nello spazio interno delle società, la sua trasformazione in una guerra di “tutti contro tutti”, senza limiti e senza regole. Come storico e stratega, Wicht «non si accontenta di descrivere le trasformazioni in questione, ma le collega all’evoluzione complessiva delle nostre società, mostrando che sono la conseguenza di sconvolgimenti più profondi».

Ora siamo testimoni diretti di questi sconvolgimenti profondi, su base quotidiana. Dalla pubblicazione del suo libro si sono verificati eventi di proporzioni tettoniche. Abbiamo ritenuto utile fare il punto sullo spirito e sulle modalità dell’autodifesa in un momento in cui sta tornando la guerra “convenzionale” tra forze armate. [Questa intervista è condotta da Laurent Schang, che dirige la casa editrice Éditions Polémarque , a Nancy, in Francia, e da Slobodan Despot, con sede in Svizzera, che pubblica la rivista Antipresse .

Nell’attuale letteratura scientifica sui conflitti armati post 11 settembre in generale, e sulla guerra contro lo Stato Islamico in particolare, è consuetudine tracciare una linea più o meno esplicita tra i protagonisti coinvolti. Questo principio di distinzione si basa sul presupposto che i conflitti contemporanei siano tra due parti, una delle quali è buona e l’altra cattiva per difetto. Questa moralizzazione dello studio dei conflitti, che è originale nella scala della storia della guerra, o più precisamente nella scala del modo in cui le nazioni cosiddette “occidentali” pensano alla guerra, pone tuttavia alcuni problemi teorici. Questa tendenza è dannosa per lo studio della guerra da un lato e per lo sviluppo di una risposta adeguata dall’altro (Olivier Entraygues, Regards sur la guerre: L’école de la défaite—Viste sulla guerra: The School of Defeat).

Laurent Schang e Slobodan Despot (LS-SD): In primo luogo, una necessaria domanda preliminare. In un contesto di quasi totale disinformazione, da entrambe le parti, è possibile pensare di decifrare le operazioni militari in corso?

Bernard Wicht (BW): Se un giorno riusciremo ad arrivare alla differenza, la guerra in Ucraina verrà senza dubbio insegnata per prima come la più grande manovra di disinformazione mai condotta nella storia dell’arte della guerra. Ricordiamo a questo proposito che dalla prima guerra in Iraq (1990-1991), la disinformazione è stata parte integrante della strategia attuata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati occidentali.

Bernard Wicht.

In quell’occasione è stato il caso degli incubatori dell’ospedale di maternità di Kuwait City, che è stato dato ai media. Queste incubatrici sarebbero state disconnesse dai soldati iracheni quando hanno invaso il Kuwait, causando la morte dei neonati che vi si trovavano. È stata l’indagine post-conflitto di una squadra di giornalisti danesi a smascherare la menzogna: l’ospedale di Kuwait City non ha un reparto maternità e le donne non vanno a partorire lì. Inoltre, la giovane donna che ha denunciato questo apparente crimine di guerra davanti alle autorità dell’Onu a New York si è rivelata la figlia dell’ambasciatore kuwaitiano a Washington, studentessa per diversi anni in un’università americana. Per gli strateghi di Washington, lo scopo della manovra era quindi quello di provocare uno “shock emotivo” all’interno della comunità internazionale,

Poi, nel 2002, prima dello scoppio della seconda guerra in Iraq, la famosa “prova” delle armi di distruzione di massa possedute da Saddam Hussein è stata brandita davanti agli stessi organismi delle Nazioni Unite, sotto forma di una piccola fiala, dal segretario americano alla Stato all’epoca, l’ex capo di stato maggiore dell’esercito americano, il generale Colin Powell. Ancora una volta, l’obiettivo era convincere il mondo del grave pericolo rappresentato dall’Iraq per la stabilità internazionale. Finora queste armi di distruzione di massa non sono state ancora scoperte.

Questa strategia di disinformazione è attualmente perseguita su scala globale, principalmente dai media europei e americani e da un pugno di esperti vicini agli ambienti della NATO. Questa manovra è finora riuscita a impedire qualsiasi analisi coerente del conflitto ucraino. Gli ucraini continuano a rilasciare comunicati di vittoria, mentre i russi sono molto discreti. In altre parole, nelle parole del famoso detective (creato da Agatha Christie) Hercule Poirot, “in questo caso tutti mentono”, costringendo il nostro uomo a ricostruire gli eventi secondo la sua esperienza del crimine, del buon senso e delle domande di fondo ( cui bono , motivo, opportunità e mezzi).

In questa particolare guerra, ci troviamo in una situazione molto simile a Poirot, e siamo costretti a cercare di ricostruire il corso delle operazioni secondo alcuni frammenti di realtà e utilizzando la conoscenza dell’arte della guerra e della storia militare. Ecco perché dobbiamo chiederci, al di là delle successive narrazioni che Stati Uniti e NATO hanno cercato di imporre dall’inizio del conflitto (resistenza vittoriosa delle forze ucraine; poi crimini di guerra russi; e, più recentemente, un vasto contrasto ucraino- offensiva e ritirata dell’esercito russo), cosa si può dire con un minimo di certezza in questa fase:

  • Alla fine del 2021, alla vigilia dello scoppio della guerra, l’esercito ucraino era in uno stato di degrado (vedi inserto: “Ucraina, uno Stato fallito?”).
  • Nel giugno 2022, alti funzionari ucraini hanno riconosciuto che le loro truppe stavano subendo perdite spaventose di fronte alla potenza di fuoco dell’esercito russo, con circa 100 morti e 500 feriti al giorno .
  • A terra, dalla fine dell’estate, vediamo un esercito russo che non sembra avere alcuna fretta di porre fine alle cose, prendendo il suo tempo avanzando in alcuni punti e ritirandosi in altri. Sebbene in gran parte meccanizzata e con il completo controllo del cielo, non lancia la grande offensiva decisiva volta alla capitolazione del governo Zelensky. Al contrario, ha permesso agli ucraini di riconquistare alcune città e villaggi.

Dovremmo quindi accettare la narrazione ufficiale occidentale di una controffensiva decisiva, grazie alle armi miracolose consegnate dalla NATO (compresi i mercenari al loro servizio) e al ritiro generale delle forze russe incapaci di reagire?

Questa versione dei fatti potrebbe essere accettabile se ci trovassimo di fronte all’esercito russo degli anni ’90, quello che si è impantanato in Cecenia e il cui decadimento è stato poi equivalente a quello dell’esercito ucraino alla vigilia del 24 febbraio 2022. C’è voluto Vladimir Putin più di un decennio per ripristinare un esercito efficace e competente le cui qualità si sono viste durante l’intervento in Siria al fianco di Bashar al-Assad, a partire da settembre 2015.

Ucraina, uno Stato fallito?

Nel suo studio del 2017, Emmanuel Todd ha dato una diagnosi pessimistica dell’Ucraina. La considera una nazione “che non è stata in grado di costruirsi uno stato dalla sua separazione dalla Russia”. Aggiunge che il Paese è pericolosamente vuoto di popolazione: “sopra una certa soglia di emigrazione… in Ucraina, ad esempio… i flussi possono destabilizzare le società… senza poter prevedere molto di più della comparsa di buchi neri sociologici”. A questo proposito, evoca «l’apparenza di una zona di anarchia» e ricorda che la massiccia partenza dei ceti medi ucraini verso l’Europa o la Russia, rende molto improbabile che questo Paese si stabilizzi politicamente perché, appunto, «la costruzione di uno stato è solo la cristallizzazione istituzionale della supervisione della società da parte dei suoi ceti medi.

Dal 2014 (Euro Maidan) la classe politica ucraina si è disintegrata in liti interne tra filorussi e filoeuropei, lasciando campo libero alle organizzazioni paramilitari di estrema destra.

LS-SD: Come spiegheresti questo “gioco del gatto e del topo” in cui è impegnato l’esercito russo?

BW: Penso che questa stessa espressione ci dia la “chiave” necessaria per decifrare ciò che sta accadendo in questo momento:

  • Per la cronaca, l’obiettivo della Russia non è principalmente l’Ucraina, ma stordire e sbilanciare UE e NATO (crisi energetica=> crisi economica=> inflazione, recessione. Vedi inserto: “The Legacy of Soviet Operational Thinking” ).
  • D’altra parte, sotto la pressione dei suoi mentori occidentali, il presidente Zelensky ha ritirato le sue proposte di pace di febbraio-marzo, in modo che la guerra possa continuare fino all’esaurimento. Questo è molto probabilmente il gioco che il gatto russo sta giocando con il topo ucraino. Dal momento che una soluzione negoziata sembra impossibile oggi, solo l’esaurimento (demografico) dell’Ucraina può garantire alla Russia una relativa “tranquillità” a lungo termine sul confine sud-occidentale.
  • Questa dialettica del gatto e del topo potrebbe spiegare l’atteggiamento russo di “non voler mettere fine a tutto”. Una tale posizione strategica non è sconosciuta nella storia militare.

Spieghiamolo con un esempio storico.

Il caso della guerra civile spagnola (1936-1939) è particolarmente emblematico da questo punto di vista. Il generale Franco, comandante in capo delle forze nazionaliste, è stato a lungo considerato, certamente come un politico molto scaltro, ma come un povero stratega sul campo. Nonostante la superiorità militare a sua disposizione, fece scelte operative sbagliate, dando ai repubblicani la possibilità di effettuare disperati contrattacchi, prolungando, così, la guerra di almeno due anni.

Poi, di recente, la ricerca storica ha rivelato che queste “scelte sbagliate” sono state fatte consapevolmente al fine di esaurire il potenziale umano dei repubblicani nelle battaglie di annientamento, dove la potenza di fuoco dell’esercito nazionalista poteva raggiungere il suo pieno potenziale. Per esempio, già nel settembre del 1936, invece di prendere Madrid, allora molto poco difesa, ottenendo così la capitolazione del governo repubblicano e ponendo fine alla guerra in due mesi, Franco optò per la presa di Toledo, città certamente molto simbolica, ma la cui importanza strategica era limitata. Franco volle una lunga guerra per distruggere il bacino demografico dei repubblicani e così “ripulire” le regioni conquistate da popolazioni favorevoli al regime in atto. Sentiva che non avrebbe potuto avere la stabilità necessaria per ricostruire il paese se una generazione filo-repubblicana giovane e sufficientemente numerosa fosse sopravvissuta alla guerra. Lo ha detto esplicitamentein un’intervista : “In una guerra civile, è meglio occupare sistematicamente il territorio, accompagnato dalla necessaria pulizia, che una rapida disfatta degli eserciti nemici che lascerebbe il paese infestato da avversari”.

L’eredità del pensiero operativo sovietico

Pensare in termini di obiettivo “Ucraina” è troppo ristretto. È importante tenere presente che, geograficamente parlando, la Russia è un paese mondiale (in senso braudeliano). Né l’Europa occidentale né gli Stati Uniti lo sono. Il pensiero strategico russo si sviluppa a livello macro-spaziale e macro-culturale. Riprende le conquiste della sua sorella maggiore, il pensiero strategico sovietico, che ha sviluppato e concettualizzato quello che viene chiamato il livello operativo della guerra, che non prende più di mira principalmente obiettivi militari tattici (truppe, equipaggiamento, infrastrutture, ecc.), ma l’avversario come un sistema .

Il pensiero operativo non vede il nemico da un punto di vista strettamente militare, a differenza della classica dottrina Clausewitziana di distruggere le forze armate nemiche in una grande battaglia di annientamento considerata la chiave della vittoria. Il pensiero operativo sovietico e poi russo si avvicina all’avversario da una prospettiva sistemica: mira al suo crollo, non in una grande battaglia decisiva, ma con azioni in profondità .

Va notato che questa nozione copre diversi aspetti: il termine profonditànon si riferisce necessariamente al dispositivo difensivo dell’avversario (fortificazioni, centri logistici, reti di comunicazione), ma a tutte le strutture politiche, socio-economiche e culturali nonché alle infrastrutture che consentono il funzionamento del Paese nemico. Pertanto, dal punto di vista del pensiero operativo russo, l’obiettivo perseguito è raramente specifico; è olistico.

La Russia non sta semplicemente cercando di mettere alla prova un vicino recalcitrante, è il “nemico sistemico” a cui punta mostrando in termini concreti di essere non solo pronta, ma soprattutto capace di fare guerre, compresa quella nucleare. Questo nemico sistemico è ovviamente l’UE e la NATO. La Russia ha potuto prendere coscienza al più tardi con la guerra in Siria (dal 2011 in poi) delle scarse capacità di intervento occidentale che, in questo caso, si sono limitate all’invio di pochi contingenti di forze speciali a sostegno delle milizie curde. È stato in grado di farsi un’idea concreta dei severi limiti operativi e dell’incapacità dell’Alleanza Atlantica di condurre un’operazione militare su larga scala a causa della mancanza di manodopera e logistica.

Successivamente, Vladimir Putin e il suo staff hanno potuto pianificare il loro intervento in Ucraina. Ma l’Ucraina non è l’obiettivo principale della guerra; è solo un campo di battaglia, cioè un luogo dove si svolgono le operazioni militari. I russi hanno altri effetti e bersagli.

Quanto agli effetti , la Russia vuole dimostrare che può dichiarare una guerra convenzionale e portarla a termine. Di fronte a questa dimostrazione di forza, va notato che la NATO e l’Unione Europea (UE) sono militarmente “assenti”.

LS-SD: Credi che anche i russi vogliano una lunga guerra? Hanno davvero un interesse per questo?

BW: Mutatis mutandis, questo potrebbe essere il calcolo dei russi di fronte alla guerra (per procura) che gli Stati Uniti e la NATO stanno conducendo contro di loro attraverso gli ucraini. Questa guerra finirà alla fine a causa della mancanza di combattenti. Ma dobbiamo affrettarci ad aggiungere che, anche da parte russa, non tutto è semplice. Lo shock causato dalla parziale mobilitazione delle giovani generazioni non fa ben sperare. In effetti, una parte della società di questo grande paese assapora da più di vent’anni le “delizie” della società dei consumi: possibilità di viaggiare all’estero, un certo senso di libertà legato allo stile di vita consumistico, ecc. Per tutti di loro, improvvisamente, tutto è cambiato. Per tutti loro, all’improvviso, tutto si è fermato e chiuso. Lo spettro della guerra e della morte ora perseguita le loro vite quotidiane, da qui la domanda,

In queste condizioni, possiamo ipotizzare che Russia e Ucraina siano entrambe a rischio di un reciproco collasso. Un po’ come la dialettica tra Grecia e Roma nell’antichità, l’antinomia tra questi due mondi è riassunta dalla famosa formula – La Grecia prigioniera fece prigioniero il suo selvaggio conquistatore – esprimendo il fatto che, militarmente sconfitta, la Grecia riuscì comunque a ellenizzare completamente il mondo romano . In questo caso, un’Ucraina militarmente distrutta provocherebbe, in cambio di shock, un crollo della Russia a causa dei sacrifici richiesti o, almeno, avvertiti da una parte del popolo russo. I recenti attacchi perpetrati sul suolo russo potrebbero rafforzare questa sensazione di improvvisa fragilità?

LS-SD: Qual è l’importanza del tuo studio sull’autodifesa quando la guerra infuria alle nostre porte?

BW: Come indica il titolo, il mio ultimo libriccino è dedicato all’autodifesa, che ritengo essere il concetto operativo anziché quello di “difesa nazionale”, divenuto obsoleto con il declino dello stato-nazione (segnato in particolare dal concomitante ed esponenziale ritorno del mercenarismo.

[La sociologia weberiana relativa alla formazione dello stato moderno (Max Weber, Norbert Elias, Otto Hintze, Charles Tilly, per citare i principali) si concentra sulla costruzione del monopolio statale della coercizione , chiamato anche monopolio della violenza legittima. Evidenzia così l’evoluzione dell’apparato militare e il suo progressivo controllo da parte delle autorità statali. Dal punto di vista di questa concezione della costruzione dello stato, il ricorso ai mercenari rappresenta una tappa intermedia tra l’età feudale (caratterizzata dall’assenza dello stato oltre che da una cavalleria anarchica praticante la guerra privata – Faustrecht), e il periodo contemporaneo con l’avvento degli eserciti nazionali completamente controllati dallo stato. L’attuale ritorno del mercenarismo, attraverso il ricorso a compagnie militari private, tende a segnalare un “ritorno al passato”, e di conseguenza una relativa decostruzione del monopolio di Stato. Su questo argomento si veda Yves Déloye Sociologie historique du politique .]

Ecco perché, allo scoppio della guerra in Ucraina, pensavo che anche il mio studio fosse ipso facto divenuto obsoleto, poiché l’attacco russo sembrava indicare il grande ritorno della guerra convenzionale tra stati e quella degli eserciti regolari. La mia ipotesi di lavoro, basata su minacce di tipo “guerra civile molecolare”, con predominanza di attori non statali, come narco-gang, narcoterroristi e islamo-jihadisti, sembra quindi compromessa. Come mi ha detto il mio amico Laurent Schang la sera del 24 febbraio, “questa volta è la fine della guerra 2.0” (riferendosi alle sfide subbelliche).

LS-SD: Gli stati-nazione dell’Europa occidentale e occidentale sono ancora in grado di fare la guerra?

BW: È evidente che, a parte pochi battaglioni sparsi, la NATO non ha più alcun potere militare effettivo; che l’esercito tedesco è in avanzato stato di decadimento; che l’esercito francese (sebbene ancora molto operativo) ha solo sette giorni di munizioni in caso di scontro ad alta intensità, ed è lo stesso con tutto il resto.

Tutto ciò significa che nell’Europa occidentale lo Stato-nazione non è più in grado di “fare la guerra”, funzione che è stata il suo principale attributo regalian e la forza trainante della sua costruzione storica (secondo la famosa formula di Charles Tilly, “la guerra fa il Stato.” ( Vedi inserto “La guerra come forza trainante dietro la costruzione dello Stato-nazione” ).

Oggi, lo stato-nazione è accalcato sul suo unico privilegio di carcerazione penale. Inoltre, la tempesta di disinformazione mediatica, orchestrata dall’inizio della guerra in Ucraina, mostra che la cittadinanza ha perso ogni sostanza e che non è più importante informare uomini e donne liberi e responsabili, ma mantenere un popolo, sempre al passo con i sull’orlo di una rivolta o di una rivolta, calma.

La guerra come forza trainante dietro la costruzione dello stato-nazione

Nel suo approccio alla costruzione dello stato, Charles Tilly mette in evidenza due fattori che contribuiscono alla formazione del monopolio statale della violenza legittima: da un lato, la costrizione (la capacità di imporre l’ordine e, soprattutto, per mobilitare le risorse umane necessarie per fare la guerra); e, dall’altra parte, il capitale (la capacità di finanziare ed equipaggiare eserciti attraverso le tasse ei profitti del commercio estero).

Così, Tilly dimostra che è la combinazione di questi due fattori (da cui il titolo della sua opera) che determina il tipo di organizzazione statale in vigore, in un dato momento storico, cioè quella capace di “fare la guerra”. Nel nostro caso, a partire dal XVI secolo, le trasformazioni nell’arte della guerra (sistematizzazione dell’uso delle armi da fuoco, ricorso a soldati professionisti, crescita esponenziale del numero dei soldati) hanno portato alla necessità che le unità politiche esistenti in Europa disporre di risorse finanziarie sufficienti per poter “permettersi” questo nuovo strumento militare.

Da qui l’istituzionalizzazione della tassazione , al posto delle vecchie tasse feudali locali. Furono così poste le basi del moderno stato-nazione (una burocrazia incaricata di riscuotere le tasse, un esercito permanente). Da quel momento in poi, la dinamica vincolo-capitalesi avviava: più guerre si succedevano in Europa, più si rafforzava il suddetto fenomeno stato-nazione nelle aree geografiche interessate (Paesi Bassi, Francia, Spagna e poi Prussia e Svezia). E arriviamo così alla famosa formula: la guerra fa lo Stato .

Oggi questa analisi rimane del tutto pertinente per comprendere l’evoluzione delle unità politico-militari. Tuttavia, le dinamiche sopra descritte hanno cambiato scala: con la globalizzazione, il capitale non si trova più a livello nazionale. Di conseguenza, gli stati sono svuotati della loro sostanza e dipendono dalla finanza globale per il loro funzionamento.

Oggi, all’incrocio tra vincolo (mobilitazione delle risorse umane) e capitale(mobilitazione delle risorse finanziarie), non troviamo più eserciti regolari, ma due tipi di organizzazioni militari non statali: da un lato, il mercenarismo sotto forma di compagnie militari private (PMC) e, dall’altro, le armi gruppi paramilitari-criminali. I primi sono generalmente finanziati dal capitalismo globale, i secondi dall’economia sommersa. Da un lato, c’è la combinazione di Wall Street e PMC, e dall’altro, la combinazione del traffico di droga e di vari gruppi armati irregolari.

LS-SD: Quindi, la tua analisi rimane rilevante?

BW: Vanitas vanitatis … Sì. È quella di uno Stato-nazione svuotato della sua sostanza dal capitalismo catastrofico , di società post-nazionali soggette a una violenza interna che non è più incanalata dall’ormai obsoleto monopolio di Stato. Se fosse ancora necessario, la guerra in Ucraina e le decisioni che ha generato (in particolare le sanzioni di cui siamo le prime vittime) dimostrano che gli stati europei non si preoccupano più del benessere dei loro popoli; che le loro élite politiche sono risucchiate dalle dinamiche del capitalismo globale e da coloro che detengono le leve di controllo.

Fernand Braudel diceva : “Il capitalismo trionfa solo quando si identifica con lo Stato; quando è lo Stato”. Inoltre, la sua regolamentazione non passa più attraverso lo stato-nazione (welfare), ma attraverso la guerra (welfare => guerra), sia essa interna o contro un nemico, designata dall’apparato mediatico (Russia in casu ). È importante tenere a mente questa realtà e farne il punto di partenza di qualsiasi sforzo per comprendere i meccanismi del mondo attuale, nel quadro del capitalismo globale, lo stato-nazione a guscio vuotonon è più oggetto di guerra; è solo il teatro (l’ambientazione, si potrebbe dire), lo spazio geografico in cui si svolgono i confronti. Se proviamo a studiarlo al di là del rumore dei media, la guerra in Ucraina rivela questo nuovo stato di cose.

LS-SD: Eppure questo conflitto segna il ritorno della guerra tra gli stati-nazione. Quindi, non è contraddittorio affermare che lo stato-nazione non è più oggetto di guerra?

BW: No, e questa domanda mi permette di chiarire il mio punto. In parole povere, si può dire che fino al 24 febbraio 2022 molti analisti (me compreso) ritenevano che la guerra infrastatalerappresentava il maggior rischio in Europa: 1) scontri a livello molecolare (attentati suicidi, machete, sparatorie); 2) avvenga al di sotto della soglia tecnologica; 3) coinvolgimento di gruppi armati, bande e cellule terroristiche; 4) finanziato attraverso il traffico di droga e altri canali dell’economia sommersa. In altre parole, una rappresentazione che segue direttamente dall’osservazione di Martin van Creveld: “Gli armamenti moderni sono diventati così costosi, così veloci, così indiscriminati, così imponenti, così ingombranti e così potenti che sono sicuri di portare la guerra contemporanea in un vicolo cieco, cioè, in ambienti in cui non funzionano. ( La trasformazione della guerra , p. 52).

Come dicevo all’inizio, lo scoppio della guerra in Ucraina ha mandato in frantumi questo quadro minaccioso facendo pensare a un ritorno alla guerra convenzionale in Europa (battaglie tra eserciti regolari, scontri di carri armati, artiglieria, aviazione e missili a lungo raggio, spettro dell’uso di armi nucleari tattiche). Tuttavia, a un esame più attento, la realtà del combattimento non è così ovvia. Certamente, la guerra convenzionale è davvero presente da parte russa, con un esercito disciplinato, ben equipaggiato e ben comandato che pratica manovre congiunte.

Da parte ucraina, invece, la situazione è molto più offuscata, poiché l’esercito di leva regolare era già allo sbando prima dello scoppio del conflitto, costringendo così il governo Zelensky a fare affidamento su gruppi paramilitari, in particolare i sinistri battaglioni Azov, i cui abusi contro la popolazione civile sono ormai ben noti. Tuttavia, sono le uniche vere forze combattenti su cui il “fallito” Stato ucraino (siamo onesti e usiamo questo termine) può fare affidamento per affrontare l’offensiva russa. Precisiamo che queste unità non dipendono direttamente dallo stato ucraino; hanno una loro modalità di finanziamento, basata sulla tratta e il racket mafioso delle popolazioni locali che non esitano a usare come scudi umani. Tuttavia, furono completamente decimati nei combattimenti intorno a Marioupol e alle acciaierie Azovstal.

[Sembrerebbe che dallo scoppio del conflitto le autorità ucraine abbiano emesso otto appelli di mobilitazione per sopperire alle pesanti perdite subite. Vale quindi la pena chiedersi perché le nuove generazioni stanno ancora rispondendo a queste chiamate quando sono quasi certe di morire sul campo di battaglia. Si può evocare la seguente ipotesi: gli ucraini delle classi lavoratrici non hanno avuto la possibilità di fuggire all’estero per mancanza di mezzi; in un paese distrutto dove l’economia è dissanguata, non è irragionevole pensare che un “bel” bonus per l’impegno (finanziato dal dollaro) possa rappresentare per loro un motivo sufficiente, perché la somma così percepita permette di garantire il sopravvivenza del resto della famiglia. Come spesso accade nella storia militare, sono i poveri che pagano la tassa sul sangue.]

Oggi, dopo le spaventose perdite umane subite dalle truppe ucraine, sono i mercenari che sembrano sopportare il peso maggiore dei combattimenti, ma che, soprattutto, stanno assumendo il ruolo predatorio precedentemente svolto dai battaglioni Azov. Questi mercenari ovviamente non sono pagati dall’Ucraina, che non ha i mezzi, ma dal complesso militare-mediatico americano-NATO. Il capitalismo è al lavoro! Possiamo quindi già affermare che al momento uno Stato indebolito ( in fallimento ) – l’Ucraina in questo caso – non è più in grado di muovere guerra alle proprie forze nazionali. È obbligata a fare appello a forze esterne che non controlla. Siamo quindi in linea con la nostra precedente osservazione sull’incapacità dello stato-nazione di fare la guerra.

[Secondo l’analisi dei video disponibili, si tratterebbe di mercenari di origine latinoamericana, probabilmente reclutati dai servizi di Erik Prince (fondatore della famigerata SMP Blackwater). Quest’ultimo era stato chiamato, ai tempi della Primavera Araba, dalle monarchie petrolifere del Golfo, per dotarle di battaglioni di polizia militare, composti da mercenari colombiani. Questi ultimi non si sono fatti scrupoli a sparare sulla folla, mentre gli eserciti tunisino ed egiziano si erano rifiutati di farlo nei rispettivi paesi. Erik Prince ha i collegamenti necessari per questo pool di reclutamento].

Divaghiamo un po’ per notare quanto troviamo qui lo scenario della Guerra dei Trent’anni (1618-1648). Questa guerra è un perfetto esempio degli sviluppi sopra menzionati: la confusione tra guerra interna e guerra interstatale; la relativa debolezza degli stati coinvolti; e, di conseguenza, il ricorso esponenziale a appaltatori militari privati ​​(mercenari). Per la cronaca, i giovani regni europei (Francia e Svezia) cercarono di sfruttare la temporanea debolezza del Sacro Romano Impero per aumentare il loro territorio e la loro influenza in Europa. Infatti quest’ultimo era invischiato in una lotta interna contro i principi protestanti che sfidavano il potere imperiale.

Prima la Francia, poi la Svezia entrarono in guerra per approfittare di questa momentanea fragilità dell’Impero. Ma né il re di Francia né il re di Svezia avevano i mezzi per la loro politica. Non avevano un apparato statale-nazione sufficiente per mantenere una tale guerra per un lungo periodo di tempo e su vasti territori; la loro burocrazia, ancora agli albori, non consentiva loro di aumentare le tasse in modo efficiente e sostenibile, né di reclutare le truppe necessarie tra la popolazione.

Il Sacro Romano Imperatore aveva le stesse limitazioni. Per questo tutti si sono rivolti a imprenditori militari (Wallenstein, Tilly, Saxe-Weimar in particolare). Oltre alle loro capacità di grandi capitani , questi imprenditori militari erano anche uomini d’affari di talentocon le reti appropriate per reclutare soldati e mantenere i loro eserciti. Da quel momento in poi, e proprio per l’attuazione di questo modello di business, questa guerra è diventata un “affare commerciale”, determinato in gran parte dagli interessi di questi imprenditori e dei loro finanziatori. Furono loro a decidere gli obiettivi, non tanto secondo le priorità politico-strategiche degli Stati, quanto piuttosto secondo gli interessi “commerciali” delle rispettive compagnie (gli eserciti di mercenari messi a disposizione dei principi europei in lotta) . Per fare ciò, e data l’insufficienza dei finanziamenti pubblici, si affidarono al primo “sistema finanziario transnazionale”: la Banca di Amsterdam. Tuttavia, per quanto furbi fossero i banchieri bataviani, i crediti forniti non erano mai sufficienti a coprire tutte le esigenze, soprattutto in termini di logistica.

La durata del conflitto può anche essere spiegata per questo motivo: in un’Europa che esce dall’economia feudale ed entra nel cosiddetto “primo capitalismo”, l’imprenditoria militare ha portato profitti davvero succosi.

In breve, la Guerra dei Trent’anni offre un esempio di un confronto che può essere definito “pre-clausewitziano”, cioè un confronto in cui, sebbene iniziata dagli stati, la guerra ha presto cessato di essere la continuazione della politica con altri mezzi, per mancanza di adeguate risorse statali. Mutatis mutandis , è una situazione simile che troviamo oggi in Europa con la guerra in Ucraina.

LS-SD: Quindi, stiamo assistendo (o no) al ritorno della guerra convenzionale in Europa?

BW: Certamente, ma questa affermazione richiede qualche spiegazione, perché se c’è un ritorno alla guerra convenzionale , dobbiamo affrettarci a dire che si tratta di una guerra convenzionale NG (nuova generazione) in cui, da parte ucraina, le forze paramilitari e mercenarie , incaricati di difendere il Paese, si stanno rivelando più pericolosi per gli ucraini dell’esercito russo che li sta attaccando.

Da questo punto in poi, sembrano emergere i seguenti parametri riguardo a questa “guerra convenzionale di nuova generazione”: 1) a livello centrale, uno Stato-nazione indebolito ( fallito ) che non è più in grado di garantire la sua difesa attraverso la sua forze armate; 2) che deve fare appello a forze irregolari , paramilitari e mercenarie; 3) queste forze stanno “vivendo fuori dal paese” attraverso il racket e la predazione; 4) e sono massicciamente finanziati e attrezzati dal capitalismo globale. Inoltre, sembra che l’Ucraina non sia affatto un precursore in questa materia: all’inizio della guerra in Siria (2011), è stato l’intervento degli irregolari libanesi di Hezbollah a salvare dal collasso lo stato indebolito di Bashar El Assad.

Allo stesso modo, il caso dell’Azerbaigian indica una situazione simile: è grazie alle armi e ai mercenari messi a disposizione dalla Turchia, nonché ai contingenti di combattenti arabo-musulmani, tutti pagati dalle entrate petrolifere azere, che questo paese riesce a ottenere i successi che abbiamo visto in Nagorno-Karabakh.

Ma nonostante tutte le loro differenze, l’Ucraina, la Siria di Bashar e l’Azerbaigian non sono stati forti. Questo non è il caso degli Stati Uniti, che sono l’unico paese al mondo che ha una forte coesione sociale e un’economia prospera che avvantaggia tutti i suoi cittadini. Né nessuno di questi paesi ha una vera élite politica nazionale su cui l’apparato dello stato-nazione possa fare affidamento; il potere è detenuto da clan o cricche mafiose che cercano soprattutto di monopolizzare la ricchezza a proprio vantaggio.

LS-SD: Di conseguenza, per gli ucraini, è “una guerra nella guerra?”

BW: Sì, e questo non sorprende, se seguiamo la griglia del Leviatano di Hobbes: in assenza dello Stato, è la guerra di tutti contro tutti — che, nell’era del capitalismo globale, può durare indefinitamente perché rappresenta un affare molto redditizio, da cui il concetto di “capitalismo dei disastri”.

In altre parole, condotta da combattenti di unità paramilitari e mercenarie, questa belligeranza di NG è “illimitata” e diventa essa stessa l’obiettivo; i civili presumibilmente difesi diventano l’obiettivo principale dei suddetti gruppi armati e lo sforzo bellico è finanziato dal capitalismo globale nella sua declinazione “disastro”. Una tale guerra non rispetta le distinzioni di civile/militare, fronte/retro, guerra/crimine. È misto [non userò il termine “ibrido” perché è così abusato e frainteso]: convenzionale sul campo di battaglia, criminale nel suo funzionamento, terrorista nei suoi atti e mirato alle popolazioni. Consentitemi di sottolineare come arriviamo alle caratteristiche della guerra sub-statale sopra descritte.

LS-SD: Da questo punto di vista, quale ulteriore prospettiva generale si può trarre dalla situazione ucraina?

BW: Il caso ucraino mette in luce la profonda trasformazione dell’Europa e del mondo occidentale (di fatto la sua disintegrazione) attraverso due dimensioni specifiche: una macro-economica e l’altra macro-geografica . Il primo ci ricorda l’importanza del principio che la guerra si fa nello stesso modo in cui si produce la ricchezza : il modo di produzione economica in un dato momento ha un’influenza determinante sia sul tipo di guerra che sulla configurazione dello strumento militare. Pertanto, le guerre tra stati nel XIX e XX secolo erano essenzialmente basate su un’equazione a tre termini: Nazione + Rivoluzione industriale = eserciti di massa. Il capitalismo industriale ha formattato gli spazi nazionali (stati-nazione) e ha aumentato la concorrenza tra di loro in modo parossistico.

Oggi è definitivamente finita l’era degli eserciti nazionali regolari finanziati ed equipaggiati, grazie all’avanzare della Rivoluzione Industriale. Il capitale è mutato; è diventato interamente finanziarizzato ed è migrato al livello sovranazionale, portando a quella che di solito viene chiamata globalizzazione . È a questo livello che ora si produce ricchezza e si modifica irrevocabilmente la condotta della guerra. Ciò significa, come abbiamo già detto sopra in riferimento al ritorno del mercenarismo, che gli Stati non sono più padroni della propria difesa. Un esercito regolare, anche se apparentemente finanziato da uno stato, è diventato di fattouno strumento al servizio del capitale globale, come dimostra l’ansia (quasi surreale) dei governi europei di svuotare i loro magri arsenali, disarmando le proprie forze armate per inviare armi in Ucraina, alcune delle quali già vendute sui mercati paralleli. L’analisi di questa guerra rivela una tale realtà che era prima senza precedenti e inimmaginabile.

[In tali circostanze, e dopo l’annuncio che la Bundeswehr (esercito tedesco) aveva solo due giorni di scorta di munizioni, un commentatore tedesco ha messo in dubbio questo stato di cose e il suo riconoscimento ufficiale da parte delle autorità. Si è spinto fino a formulare l’ipotesi di una “resa di fatto”, esplicitamente ammessa, per preservare la Germania dalla distruzione in caso di allargamento della guerra verso occidente. Secondo lui, dichiarandosi “in bancarotta” a causa della liquidazione dei suoi modestissimi stock di armi e munizioni a favore delle forze ucraine, il Paese potrebbe evitare di “diventare il prossimo campo di battaglia” una volta distrutta l’Ucraina. Anche se questo può essere un po’ inverosimile, mette in evidenza la portata del disarmo dell’Europa occidentale nell’attuale conflitto.]

Per quanto riguarda la dimensione macrogeografica, il caso ucraino sottolinea il valore dell’analisi fornita da David Cosandey nel suo monumentale studio pubblicato nel 1997 e intitolato, Le secret de l’Occident: du miracolo passé au marasme présent ( Il segreto dell’Occidente : Dal miracolo passato alla palude presente ). Nella sua ricerca per comprendere questo “miracolo passato”, Cosandey si concentra sul fattore geografico come elemento decisivo del dinamismo europeo. L’Europa essendo a priori solo un promontorio dell’Eurasia, è il suo perimetro costiero, a nord come a sud, frastagliato, sinuoso e irregolare, che consente la costituzione di entità socio-politiche molto diverse, ma che praticano intensamente scambi commerciali tra queste entità prima, poi con il resto del mondo.

È quindi per questa specificità dello spazio geografico europeo che Cosandey propone la sua spiegazione del “miracolo” basandosi su due neologismi di sua creazione: “ mereupory ” e “ talassografia ”. Il primo termine mira a spiegare il progresso scientifico dell’Europa attraverso la sua stabile divisione politica e il suo dinamismo commerciale. Il secondo termine specifica che il dinamismo commerciale così come la diversità e la stabilità sono favoriti da questo particolarissimo profilo costiero, rispetto agli altri continenti. Dunque, sulla base di questa articolazione mereuporico-talassografica, Cosandey esamina l’evoluzione contemporanea del nostro continente.

In caso, non si tratta di sottoporre a critica le tesi di Cosandey, ma di considerare ciò che ci dicono dell’Europa nel quadro della guerra in Ucraina. Cosandey pensa infatti che la potenza degli armamenti sviluppati dopo la seconda guerra mondiale metta in discussione fondamentalmente la morfologia dell’Europa. In altre parole, lo spazio non è più sufficiente per assorbire la forza militare. Ora è troppo piccolo per poter formare una zona geopolitica stabile.

Di conseguenza Cosandey sostiene che il vantaggio geografico europeo è ormai obsoleto a causa del potere degli armamenti: “A causa del progresso della tecnologia militare, la talassografia del continente europeo, per quanto straordinaria possa essere, non consente più a un sistema di Stati di stabilire stesso lì in modo duraturo. Questa intuizione merita ovviamente una spiegazione.

Il riferimento al progresso della tecnologia militare si riferisce principalmente alla portata continentale e intercontinentaledi armi moderne (missili balistici, portaerei e velivoli a lungo raggio in grado di colpire qualsiasi punto del continente). Di fronte a queste capacità di proiezione della forza su distanze molto lunghe, le qualità meteoriche e talassografiche dell’Europa diventano inefficaci: la specificità della sua costa non è più sufficiente. Il continente torna ad essere una semplice lingua di terra, un promontorio eurasiatico, che può essere attraversato molto facilmente, e in tutte le direzioni (i flussi migratori sembrano confermarlo). Da qui l’impossibilità, in tali condizioni, di mantenere uno scacchiere stabile e dinamico di Stati, poiché questi non hanno più la capacità di proteggersi, ei loro confini geografici non svolgono più una funzione di difesa.

Seguendo Cosandey su questa traiettoria, la guerra in Ucraina sembra indicare che il futuro dell’Europa in termini di Stati non può che essere quello di un disordine su larga scala, una sorta di nuovo Medioevo in cui la Chiesa è sostituita dal dollaro .

LS-SD: Per concludere, torniamo alla domanda iniziale. L’autodifesa è ancora rilevante in un tale stato di caos e disordine, di guerra senza limiti?

BW: Ora più che mai, specialmente in un’Europa occidentale incapace di difendersi, dove è probabile che il modello ucraino si ripeta. Infatti, se lo Stato-nazione non è più oggetto di guerra, allora è l’individuo stesso che diventa oggetto di guerra (da qui l’autodifesa). Tale individuo, inoltre, non è più un cittadino, ma un “uomo nudo” privato di ogni protezione, senza una città ( a-polis ) e passibile di essere messo a morte dalle forze dell’ordine oltre che dalle cosche o dai suddetti attori di la guerra convenzionale NG senza limiti . Per quest’uomo nudo , d’ora in poi, l’autodifesa rappresenta l’unico orizzonte in termini di libertà e sicurezza residue, l’ultimo mezzo per preservare alcuni frammenti dello status di animale politicoquella cittadinanza in armi (la polis oplitica ) gli era stata precedentemente conferita.

[Diversi fattori fanno propendere non solo per un prolungamento della guerra, ma per una sua possibile estensione alla regione europea: l’atteggiamento della Russia, che è pronta a continuare i combattimenti fintanto che il governo ucraino non farà una proposta di pace; il possibile coinvolgimento della Bielorussia; la goffaggine e gli errori di polacchi e lituani riguardo all’enclave di Kaliningrad; l’attivismo di UE, Regno Unito e Stati Uniti per impedire la fine delle ostilità; e, ultimo ma non meno importante, il cieco desiderio della Germania di svuotare i suoi arsenali e inviare il loro contenuto in Ucraina.]

Precisiamo che la nozione di autodifesa qui intesa va oltre la semplice tecnica del combattimento a mani nude. Rappresenta il rovescio dell’autodifesa perché non è un concetto giuridico a tutela del cittadino, ma uno stato di cose , una tattica difensiva, una reazione di sopravvivenza. In questo senso, costituisce l’ultima barriera degli esiliati e dei proscritti contro la violenza a cui sono sottoposti. Per loro è il mezzo per ricostruirsi, per ridiventare persone umane e non solo corpi ( homo sacer ) che possono essere violati a piacimento.

La filosofa Elsa Dorlin parla in tal senso della costruzione di una “etica marziale del sé”, attraverso pratiche che l’individuo disarmato, senza cittadinanza, utilizza per proteggersi fisicamente dall’aggressione. E, visto il caos generalizzato e il collasso che si profila all’orizzonte delle società europee, a seguito della guerra in Ucraina, è importante insistere su questa funzione ricostitutiva dell’autodifesa. Difendersi è esistere: gli insorti del ghetto di Varsavia ne sono un esempio emblematico!

Segnaliamo però anche che anche in questo scenario di re-empowerment , il margine di manovra dell’homo sacer resta molto stretto. Per questo la messa in prospettiva degli eventi (secondo il metodo del lungo tempo storico), cioè la narrazione, occupa un posto strategico. Ciò consente di definire uno spazio, una realtà “alternativa” alla narrativa imposta dal complesso militare-mediatico del capitalismo globale. Il filosofo Eric Werner cerca di articolare questa narrativa minoritaria con il trittico – autonomia-crisi-prossimità – in risposta a quello del discorso dominante – insicurezza-crisi-resilienza . Per la cronaca, quest’ultima nozione non significa resistere, ma “accettare docilmente il proprio destino, per quanto brutto possa essere”.

Autonomia, prossimità, autodifesa , intese come “difesa il più vicino possibile”, costituiranno, con ogni probabilità, i nuovi punti di riferimento in un mondo europeo dove la guerra in Ucraina segna la fine ultima del ciclo storico occidentale: “Il il tempo delle rivoluzioni è finito. Viviamo nel tempo dello sterminio; e, di conseguenza, il tempo della sopravvivenza e dell’autodifesa. Questa è l’era delle sacche di autonomia”.

Avendo qualificato il sistema-mondo dallo stato di governo insicuro, possiamo iniziare definendo il nuovo quadro di guerra. Fa parte dell’abbattimento delle sovranità nazionali. Lo stato-nazione europeo non sembra più essere rilevante per risolvere i problemi di sicurezza dei suoi cittadini. Quest’ultimo, retaggio storico dello stato della Westfalia (1648), e teorizzato da Hobbes nel Leviatano (1651), geograficamente delimitato, è in decomposizione… Inoltre, il degrado del modello di stato-nazione vede la sua sovranità militare messa sotto la tutela di un’altra forma di sovranità, non militare, vale a dire economica, portata dal capitalismo globale (Olivier Entraygues, Regards sur la guerre: L’école de la défaite — Views on the war: The School of Defeat ).

Bernard Wicht è docente all’Università di Losanna, dove insegna strategia. È relatore regolare presso istituzioni militari, tra cui l’Ecole de Guerre, e think tank all’estero. È autore di numerosi libri, tra cui Vers l’autodéfense: Le défi des guerres internes ( Verso l’autodifesa: la sfida delle guerre interne ), Les loups et l’agneau-citoyen. Gangs militarisés, Etat policier et desarmement du peuple ( I lupi e il cittadino-agnello: le bande militarizzate, lo Stato di polizia e il disarmo del popolo ); Citoyen-soldat 2.0, Mode d’emploi ( Cittadino-Soldato 2.0: Guida per l’utente ); Europa Mad Max decadono? ritorno à la défense citoyenneMad Max Europe Tomorrow? Un ritorno alla difesa dei cittadini ); Una nuova guerra di Trentre Ans ? Réflexion et hypothèse sur la crisi actuelle ( Una nuova guerra dei trent’anni: riflessioni e ipotesi sulla crisi attuale ); L’OTAN attaque: la nouvelle donne stratégique ( Attacchi NATO: il nuovo ordine strategico ); L’Idée de milice et le modèle suisse dans la pensée de Machiavel ( L’idea della milizia e il modello svizzero nel pensiero di Machiavelli ).

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SCOTT RITTER: Un “gioco pericoloso, sanguinoso e sporco”

Il discorso di Vladimir Putin al Valdai Club la scorsa settimana, sulla scia del rilascio da parte dell’amministrazione Biden  della sua Strategia di sicurezza nazionale, mostra come sono state tracciate le linee di battaglia.  

Il 27 ottobre il presidente russo Vladimir Putin si rivolge al Club di discussione Valdai a Mosca. (Cremlino)

Di  Scott Ritter Speciale per Consortium News

Il discorso programmatico del presidente russo Vladimir Putinal Valdai Club lo scorso giovedì sembra aver messo la Russia in rotta di collisione con il “Rules Based International Order” (RBIO) guidato dagli Stati Uniti .

L’amministrazione Biden due settimane prima ha pubblicato la sua Strategia di sicurezza nazionale (NSS) del 2022, una difesa a tutto campo della RBIO che quasi dichiara guerra agli “autocrati” che “stanno facendo gli straordinari per minare la democrazia”.

Queste due visioni del futuro dell’ordine mondiale definiscono una competizione globale che è diventata di natura esistenziale. In breve, può esserci un solo vincitore.

Dato che i principali attori in questa competizione comprendono le cinque potenze nucleari dichiarate, il modo in cui il mondo gestirà la sconfitta della parte perdente determinerà, in gran parte, se l’umanità sopravviverà alla prossima generazione.

“Siamo ora nei primi anni di un decennio decisivo per l’America e il mondo”, ha scritto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden nell’introduzione alla NSS 2022. “I termini della competizione geopolitica tra le maggiori potenze saranno fissati… l’era del dopo Guerra Fredda è definitivamente finita ed è in corso una competizione tra le maggiori potenze per dare forma a ciò che verrà dopo”.

La chiave per vincere questa competizione, ha dichiarato Biden, è la leadership americana: “La necessità di un ruolo americano forte e propositivo nel mondo non è mai stata così grande”.

L’NSS 2022 ha delineato la natura di questa competizione in termini netti. Biden ha affermato: “Le democrazie e le autocrazie sono impegnate in un concorso per mostrare quale sistema di governo può offrire meglio per le loro persone e per il mondo”.

Gli obiettivi americani in questa competizione sono chiari:

“[Vogliamo] un ordine internazionale libero, aperto, prospero e sicuro. Cerchiamo un ordine che sia libero in quanto permetta alle persone di godere dei loro diritti e delle libertà fondamentali e universali. È aperto in quanto offre a tutte le nazioni che aderiscono a questi principi un’opportunità di partecipare e avere un ruolo nel plasmare le regole”.

Il presidente Joe Biden ha conferito con il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, a sinistra, durante una telefonata con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il 25 agosto. (Casa Bianca, Adam Schultz)

A ostacolare il raggiungimento di questi obiettivi, dice Biden, ci sono le forze dell’autocrazia, guidate dalla Russia e dalla Repubblica popolare cinese (RPC). “Russia”, dichiarò,

“rappresenta una minaccia immediata al sistema internazionale libero e aperto, violando sconsideratamente le leggi fondamentali dell’ordine internazionale di oggi, come ha dimostrato la sua brutale guerra di aggressione contro l’Ucraina. La Repubblica popolare cinese, al contrario, è l’unico concorrente con l’intento di rimodellare l’ordine internazionale e, sempre più, il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per portare avanti tale obiettivo”.

Russia e Cina

Naturalmente, Russia e Cina si offendono per la visione del mondo di Biden, e in particolare per il loro ruolo in essa. Questa obiezione è stata espressa il 4 febbraio, quando Putin ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping a Pechino, dove i due leader hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che è servita come una vera e propria dichiarazione di guerra contro la RBIO.

“Le parti [vale a dire, Russia e Cina] intendono resistere ai tentativi di sostituire formati e meccanismi universalmente riconosciuti che sono coerenti con il diritto internazionale [vale a dire, l’ordine internazionale basato sulla legge (LBIO)]”, si legge nella dichiarazione congiunta, “per regole elaborate in privato da parte di alcune nazioni o blocchi di nazioni [vale a dire, la RBIO], e sono contrari ad affrontare i problemi internazionali indirettamente e senza consenso, si oppongono alla politica di potere, al bullismo, alle sanzioni unilaterali e all’applicazione extraterritoriale della giurisdizione”.

Il 4 febbraio il presidente russo Vladimir Putin tiene colloqui a Pechino con il presidente cinese Xi Jinping. (Kremlin.ru, CC BY 4.0, Wikimedia Commons)

Lungi dal cercare il confronto, Russia e Cina, nella loro dichiarazione congiunta, hanno fatto di tutto per sottolineare la necessità di una cooperazione tra le nazioni:

“Le parti ribadiscono la necessità del consolidamento, non della divisione della comunità internazionale, la necessità della cooperazione, non del confronto. Le parti si oppongono al ritorno delle relazioni internazionali allo stato di confronto tra le grandi potenze quando i deboli cadono preda dei forti”.

Russia e Cina credono che i problemi che il mondo deve affrontare derivino dalle pressioni esercitate dall’Occidente collettivo, guidato dagli Stati Uniti. Questo punto è stato sottolineato da Putin nel suo discorso a Valdai.

“[Non] si può dire”, ha osservato Putin, “che negli ultimi anni, e specialmente negli ultimi mesi, questo Occidente ha compiuto una serie di passi verso l’escalation. A rigor di termini, si basa sempre sull’escalation; non è una novità. Queste sono l’istigazione alla guerra in Ucraina, le provocazioni intorno a Taiwan e la destabilizzazione dei mercati alimentari ed energetici globali”.

Secondo Putin, c’è poco da fare per evitare questa escalation, poiché la radice del problema è la natura stessa dell’Occidente. Egli ha detto:

“Il modello occidentale di globalizzazione, neocoloniale al centro, è stato costruito anche sulla standardizzazione, sul monopolio finanziario e tecnologico e sulla cancellazione di tutte le differenze. Il compito era chiaro: rafforzare il dominio incondizionato dell’Occidente nell’economia e nella politica mondiale, e a tal fine mettere al suo servizio le risorse naturali e finanziarie, le capacità intellettuali, umane ed economiche dell’intero pianeta, sotto il maschera della cosiddetta nuova interdipendenza globale”.

supremazia occidentale 

Non può più esserci alcun concetto di cooperazione tra Russia e Occidente, ha detto Putin, perché l’Occidente dominato dagli americani aderisce fermamente alla supremazia dei propri valori e sistemi, escludendo tutti gli altri.

Putin ha preso di mira questa esclusività. “Gli ideologi e i politici occidentali”, ha detto, “hanno detto al mondo intero per molti anni: non c’è alternativa alla democrazia. Tuttavia, parlano del cosiddetto modello occidentale di democrazia liberale. Rifiutano tutte le altre varianti e forme di democrazia con disprezzo e – lo sottolineo – con arroganza”.

Inoltre, ha osservato Putin, “[L]a ricerca arrogante del dominio del mondo, di dettare o mantenere la leadership per dettatura, sta portando al declino dell’autorità internazionale dei leader del mondo occidentale, compresi gli Stati Uniti”.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden incontra il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, 14 giugno 2021. (NATO)

La soluzione, ha dichiarato Putin, è rifiutare l’esclusività del modello americano RBIO. “L’unità dell’umanità non si basa sul comando ‘fai come me’ o ‘diventa come noi'”, ha detto Putin, notando piuttosto che “si forma tenendo conto e sulla base dell’opinione di tutti e nel rispetto delle identità di ogni società e nazione. Questo è il principio su cui si può costruire un impegno a lungo termine in un mondo multipolare”.

Battaglia definita dalle idee

Le linee di battaglia sono state tracciate: la singolarità guidata dagli americani da una parte e la multipolarità guidata dalla Russia e dalla Cina dall’altra.

Uno scontro diretto tra militari e militari tra i fautori della RBIO e quelli che sostengono la LBIO diventerebbe letteralmente nucleare, distruggendo proprio il mondo che stanno gareggiando per il controllo.

In quanto tale, l’incombente Armageddon non sarà una battaglia definita dal potere militare, ma piuttosto dalle idee – di cui la parte può influenzare l’opinione del resto del mondo per schierarsi dalla sua parte. Qui sta la chiave per determinare chi vincerà: l’affermato RBIO o l’emergente LBIO?

La risposta sembra sempre più chiara: è l’LBIO di gran lunga.

L’America è in declino. Il modello americano di democrazia sta fallendo in casa, e come tale è incapace di essere proiettato responsabilmente sulla scena mondiale come qualcosa di degno di imitazione. Il RBIO si sta sfaldando alle cuciture.

Su ogni fronte, si confronta con organizzazioni che abbracciano la visione LBIO e falliscono. Il G-7 sta perdendo contro i BRICS; La NATO si sta fratturando mentre l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai si espande. L’Unione Europea sta crollando, mentre la visione russo-cinese di un’unione economica transeurasiatica è fiorente.

Mappa dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, dicembre 2021. (Firdavs Kulolov, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

“Il potere sul mondo”, ha dichiarato Putin al Valdai, “è esattamente ciò su cui il cosiddetto Occidente ha scommesso. Ma questo gioco è sicuramente un gioco pericoloso, sanguinoso e, direi, sporco”.

Non si può evitare il conflitto in arrivo. Ma, come ha osservato Putin, parafrasando il passo biblico di Osea 8:7, “Chi semina vento raccoglierà, come si suol dire, la tempesta. La crisi è infatti diventata globale; colpisce tutti. Non c’è bisogno di farsi illusioni”.

A questo si deve aggiungere Matteo 24:6: “E sentirai parlare di guerre e di voci di guerre. Guarda di non essere turbato; poiché tutte queste cose devono avvenire, ma la fine non è ancora».

Tutte le cose devono accadere.

Ma la fine non è ancora.

Il declino dell’egemonia americana negli affari globali non richiede che i quattro cavalieri dell’apocalisse si scatenino sul pianeta.

L’America ha avuto i suoi momenti. Come cantava Paul Simon nella sua canzone classica, American Tune , “Noi [l’America] veniamo nell’ora più incerta dell’epoca”.

La storia non dimenticherà mai il secolo americano, dove la forza della sua industria e della sua gente non una, ma due volte, venne in aiuto del mondo “nell’ora più incerta”.

Ma l’era della supremazia americana è passata ed è tempo di passare a ciò che riserva il futuro: una nuova era di multipolarità in cui l’America è solo una tra le tante.

Possiamo, ovviamente, decidere di resistere a questa transizione. In effetti, l’NSS 2022 di Biden è letteralmente una tabella di marcia di tale resistenza. Possiamo, come scrisse il poeta Dylan Thomas, scegliere di non “andare dolcemente in quella buona notte”, ma piuttosto “rabbia, rabbia contro il morire della luce”.

Ma a quale costo? La fine della singolarità americana non deve significare la fine dell’America. Il sogno americano, una volta sottratto alla necessità di dominare il mondo per sostenerlo, può essere una possibilità realizzabile.

L’alternativa è cupa. Se gli Stati Uniti decidessero di resistere alle maree della storia, la tentazione di usare l’ultima arma della sopravvivenza esistenziale – l’arsenale nucleare americano – sarebbe reale.

E nessuno sopravviverà.

Alla fine, la decisione se “bruciare il villaggio per salvarlo” spetta al popolo americano.

Possiamo accettare il patto suicida imperfetto “democrazia contro autocrazia” inerente all’NSS del 2022, oppure possiamo insistere affinché i nostri leader utilizzino ciò che resta della leadership e dell’autorità americane per aiutare a guidare il pianeta verso una nuova fase di multilateralismo in cui la nostra nazione esiste come uno tra pari.

Scott Ritter è un ex ufficiale dell’intelligence del Corpo dei Marines degli Stati Uniti che ha prestato servizio nell’ex Unione Sovietica attuando trattati sul controllo degli armamenti, nel Golfo Persico durante l’operazione Desert Storm e in Iraq supervisionando il disarmo delle armi di distruzione di massa. Il suo libro più recente è Disarmament in the Time of Perestroika , edito da Clarity Press.

https://consortiumnews.com/2022/11/03/scott-ritter-a-dangerous-bloody-dirty-game/

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